IL PROBLEMA DELLE ORIGINI DELLA SCULTURA PALEOCRISTIANA DI RAVENNA RAFFAELLA FARIOLI U niversità degli S tudi di Pisa Credo che il discorso su l complesso fenom eno della scultura di R avenna — visto alla luce degli stu d i più recenti e inserito nel vivo contesto storico e cu ltu rale in cui essa si dispiega — possa essere puntualizzato, in u n certo senso, al fine di p o ter d elim itare e com prendere la p o rtata dei v ari problem i circa le sue origini e i suoi sviluppi. Presuppongo gli sviluppi perchè —■ a mio avviso — proprio per in d iv id u are le origini della scultura ravennate, si deve av ere presente, nella sua to talità, il quadro delle m anifestazioni dell’arte, onde discernere in questo am bito ■ — in rapporto con la v ita in senso lato — le forze estern e non sentite, da quelle »sentite«, locali. In tal modo si p recisa il significato di »origini«, cioè da una p a rte nel senso preciso di provenienza, di im portazione del pezzo lavorato, d a ll’altra, nel senso di v a ri influssi recep iti e sviluppati e in te rp re ta ti localm ente. In o ltre il panoram a della scu ltu ra nelle sue v arie classi di m onum enti non è omogoneo e im plica quindi un discorso variam ente articolato, che in q u esta sede non è possibile sviluppare. I m onum enti della scu ltu ra rav en n ate si possono raggruppare in tre cate­ gorie: sculture architettonico-decorative; sculture relative alle esigenze litu r­ giche; sculture funerarie. N elle prim e due catagorie di m onum enti — considerati globalm ente — occorre m ettere in evidenza che intervengono indubbi e vistosi fatto ri esterni il concom itanza con i »m om enti« storici vissuti da R avenna. In questo caso quindi si deve p arlare propriam ente di »provenienza« e, in seguito, certo, di espressione locale, n atu ralm en te Sempra di a ttu a lità nel senso cioè del suo accettare e sviluppare il linguaggio aniconico, tipico dell’ Oriente. M i riferisco in m odo generale alle figurazioni astratte, sim boliche, geom etriche e deco­ rative, alle presenze di anim ali che si collegano alla m entalità cu ltu rale del­ l ’epoca, diffusa nel m ondo orientale cristiano. II discorso sulla v e ra e propria realizzazione plastica rie n tra in m olti casi nel linguaggio espressivo raggiunto dalla scuola di R avenna con un fare m eno elegante, più stringato, che ap p are anche nel rilievi p ia tti dei sarcofagi. P er quanto rig u ard a la terza categoria di m onum enti — quelli fu n e ra ri — la questione si fa m olto più complessa. Se determ in ati tipi di m onum enti si possono am bientare bene — p er quanto riguarda la loro stru ttu ra architettonica — n ella tradizione dei sarcofagi pagani dell’Italia Settentrionale, p e r altri tipi, anche in riferim ento alla qualità plastica, è indispensabile, ricercare una genesi orientale o costantinopolitana. N ei tem pi successivi ai prim i sarcofagi paleocristiani ravennati (è solo di questi prim i esem plari che tratto) riscontriam o una linea logica e consequen­ ziale di sviluppi, so pur ard u a da collocare nel tem po ,1 di im pronta del tutto occidentale, cosa che del resto si realizza nell’espressione del mosaico parientale rav en n ate .2 Ma ora occorre puntualizzare ed esem plificare p er chiarire i vari aspetti e, in secondo luogo, m ettere a fuoco la problem atica. Incomincio con le due prim e categorie di sculture che accomuno p er b re­ v ità e perchè, p er m olti lati, esse presentano a mio parere soluzioni di proveni­ enza e non problem i di origine. Sono convinta in fatti che l’adeguarsi di queste sculture (altari esclusi) al gusto e alla raffinatezza bizantina non significhi che la scuola di R avenna ne abbia recepito il senso in modo così intimo, m a im plichi, invece sem plicem ente l’im portazione dei pezzi. Q uesto fatto lo possiamo ben com prendere ad esempio n ell’am bito della scultura architettonica che è la più aggiornata e la più diffusa. Credo che la presenza così im ponente di tali sculture architettoniche3 o com unque di certi pezzi in eren ti al corredo liturgico, siano da m ettere in relazio­ ne con le necessità im pellenti della intensa politica edilizia religiosa del V e del VI secole e probabilm ente siano un segno delle direttive e della nota m unificen­ za degli im peratori b izantini.4 Collateralm ente — è interessante notarlo — la presenza di queste sculture im portate ci interessa perchè esse testim oniano citre che del commercio dei m arm i lavorati, dell’attività straordinata delle cave im periali, dato che pezzi identici sono docum entati nei paesi che gravi­ tano nell’am pia orbita di Costantinopoli. B asti pensare, per fare qualche riferim ento concreto, ai num erosi plutei con eleganti, spaziate ornam entazioni cristologiche,5 ai capitelli più aggiornati, 1 G. Bovini, S a r c o fa g i p a le o c r is tia n i d i R a v e n n a . T e n ta tiv o d i c la s s ific a z io n e c ro n o lo g ic a (C ittà d el V aticano 1954) pp. 14, ss. G. de F rancovich, S tu d i sulla sc u ltu ra ravennate. I sarcofagi, in F e lix R a v e n n a 26— 27 (1958) pp. 5, ss.; ID. in ibidem 28 (1959); » C o rp u s« d e lla sc u ltu r a p a le o c r is tia n a , b iz a n tin a e d a lto m e d io - e v a le d i R a v e n n a : i sa r c o fa g i a fig u r e e a c a r a tte r e s im b o lic o (C atalogo a cura di G. V alen ti Z ucchini e M. B ucci; in tro d u ­ zione di R. O livieri Farioli), vol. II. (Ro­ m a 1968); F. W. D eichm ann, R a v e n n a , H a u p ts ta d t d e s s p ä ta n tik e n A b e n d la n d e s : G e s c h ic h te u n d M o n u m e n te (W iesbaden 1969) pp. 79, ss. 2 V. L azarev, S to r ia d e lla p ittu r a b iz a n tin a (Torino 1967) pp. 53, ss., pp. 75, ss. 3 R. O livieri Farioli, C apitelli bizan ­ tin i di R avenna e d i Classe, in A tti del I C o n g r e s so N a z. d i S tu d i B iz a n tin i (R a­ venna, 23—25 m aggio 1965, R av en n a [1966]) pp. 153, ss.; ID., »C o r p u s « d e lla sc u ltu r a d i R a v e n n a , cit., vol. I l i : la scu ltu ra architettonica (Roma 1969); ID., O sservazioni su due capitelli d el M useo arcivescovile di R avenna, in M is c e lla n e a in O n o re d i E n rico J o si, IV (C ittà del V aticano 1969) pp. 107, ss. 4 M arco Diacono, V ita P o r p h ir ii, vd. ed. H. G régoire a M. A. K ugener, Col­ lection byzantine, Les belles L ettres (P a­ ris 1930) 43, 5, ss.; 53; 75; R. O livieri F a ­ rioli, » C o rp u s« , cit., vol. III. p. 7, ss.; Id., A m bientazione ed idee info rm atrici del m osaico p avim entale rav en n ate, in CARB (1971) p. 423 (in riferim ento ai p av im en ti ad o p u s s e c tile di edifici religiosi di p a r­ ticolare im portanza). 5 Cfr. R. O livieri Farioli, C o rp u s, cit., voi. Ill, cat. 131, ss. e bibliogr. a ll’am bone di S an t’ A pollinare Nuovo che nella sua decorazione centrale, al p ari delle basi delhom onim a chiesa di Classe, si rifà ad episodi ben noti nelle chiese costantinopolitane dal VI secolo in poi (Ss. Sergio e Bacco, S. Sofia, S. Irene, oltre che all’analogo am bone proveniente dalla basilica A di Piazza B ayazid ad Istanbul). Così le tran sen n e 6 dai preziosi trafo ri, se p u r dal lato tem atico ricalcano quegli intrecci di elem enti geom etrici e vegetali com unissim i al repertorio pavim entale, come resa q u a lita tiv a esprim ono quel gusto coloristo bidim ensio­ nale, quell’altern an za di chiaro e scuro che è proprio del raffinato riv esti­ m ento a trin a dei capitelli im posta bizantini. P e r rib ad ire la valid ità della tesi sulTim portazione dei pezzi più rag g u ­ ardevoli e aggiornati, come i capitelli imposta, basti pensare non solo alla loro qualità, m a alla loro applicazionè in S. Vitale. A pplicazione abnorm e p er la m en talità bizantina 7 che li h a creati per una precisa funzione, qui del tu tto tra sc u ra ta e negata, per q u ella esigenza di slancio e di verticalism o che ha indotto l’architetto a sovrapporvi il pleonastico pulvino, come a sottoporre alle colonne, delle basi digradanti, dinam iche. T uttavia, nonostante q u esti chiari episodi di penetrazione costantinopoli­ tan a od orientale in genere, m om enti che ben si individuano nel cam po delle sculture architettoniche o liturgiche, R avenna esprim e con forza la propria individualità artistica e cu ltu rale. I capitelli, in breve volger di tem po, sono volgarizzati, personalizzati, trasfo rm ati da quelle forze locali, occidentali, già quasi barbariche. O ltre che nella form a che diventa sem pre più squadrata, il capitello subisce sem plificazioni o altre soluzioni decorative. La form a della croce poi, in certi pezzi locali,8 perde totalm ente queli rapporti di eleganza e di proporzioni che erano tipici del m ondo bizantino. P er tu tte queste ragioni riten g o che l’am bone della C attedrale A riana — che p u r tipologicam ente si riferisce ad una form a analoga a quella che troverem o nell’ambone bizantino di S a n t’A pollinare Nuovo — sia prodotto di m aestranze locali. Q uesta personalizzazione in chiave occidentale rie n tra nella logica dello sviluppo dell’arte, nella dinam ica della storia di questa p arte dell’Im pero. Così gli anim ali dei sarcofagi sim bolici, dell’ambone di Agnello e so p rattu tto dei successivi,9 perdono quell’eleganza ed essenzialità che si riscontra nel paliotto di S. Vitale, di probabile provenienza costantinopolitana .10 Troviam o cioè in questi esem pi citati una vistosa penetrazione costantinopolitana e anche un influsso di idee aniconiche generalm ente o rien tali:11 ad esempio non si può non collegare l’am bientazione degli anim ali nelle form elle degli am boni con quella degli anim ali dei pav im en ti m usivi dell’O riente cristiano. 6 C fr. P. A ngiolini M a rtin elli, C or­ pus, cit., vol. I, cat. 120, ss. 7 W. F. D eichm ann, S tu d ie n z u r A r c h ite k tu r K o n s ta n tin o p e ls (B aden- B ad en 1956) pp. 54, ss.; R. O liv ieri F a rio ­ li, C a p ite lli b iz a n tin i d i R a v e n n a cita., p. 157; ID., C o rp u s, cit., III, p. 8. 8 vd. R. O livieri F arioli, C o r p u s , cit., voi. I ll, cat. n. 68. 9 vd. P. A ngiolini M artinelli, C o r ­ p u s , cit. vol. I, cat. 21—26. 1 0 W. F. D eichm ann, R a v e n n a , op. cit., p. 75. 1 1 P . V erzone, L a scu ltu ra d eco rativ a dell’alto M edio Evo in O riente e in O cci­ dente, in C A R B (1963) pp. 347, ss. Id., Die P la stik des frü h e n M ittelalters im O rien t in K o llo q u iu m ü b e r f r ü h m itte la lte r lic h e S k u lp tu r (1969). L ’im portanza ribadita più volte della provenienza del m ateriale m arm oreo d alle cave d’O riente si riv ela anche nel campo della scultura funeraria. Questo già si era verificato coll’im ponente fenomeno dell’im portazione in Italia S etten­ trio n ale dei sarcofagi sbozzati m a non finiti nel III e agli inizi del IV secolo.12 Q uesto dato di fatto ci deve far riflettere sulla medesima possibilità nei ri­ gu ard i della provenienza e origine dei sarcofagi cristiani di Ravenna e sulla situazione della scultura in epoca precedente al tem po di R avenna sede della corte. Credo che si possa ipotizzare che Ravenna, prim a del suo em ergere nel m ondo politico, non avesse scuole di scultori con una propria im pronta p er­ sonale, perchè — come lo dichiarano in modo evidente i capitelli13 — essa rim ane aderente al linguaggio ecumenico della scultura tardo-antica. A nche i fram m en ti di sarcofagi cristiani del Museo N azionale insieme a quello di Santo A polinare in Classe14 c i testim oniano di un aggancio forse m ilanese. Poi, ci troviam o di fronte al gruppo ben individuato dei sarcofagi »ravennati«, pezzi che si distinguono dai sarcofagi rom ani15 non solo p er il fatto del divario cronologico, m a p er u n a visione compositiva, per un determ inato gusto del rilievo e p er la loro articolazione architettonica, m entre si accostano p er la loro prerogativa di »monum ento«, di solido geom etrico decorato da tu tti e q u a ttro i lati, ai sarcofagi greci e microasiatici. Tipologicam ente si am bientano con le categorie dei sarcofagi pagani del­ l’Italia settentrionale — quelli con pilastrini angolari e tripartizione ad edicole (tipo rappresentato dal sarcofago ravennate di M. A urelio Macedone) e quelli a cassa con cornice continua (tipo del sarcofago d i O lia Tertulla) — m onum enti che a loro volta derivano la loro origine dai sarcofagi orientali. A questi due tipi principali di sarcofagi cui corrispondono i prim i esem ­ p lari cristiani (tratterò solo di alcuni: sarcofago di Onorio e sarcofago P ignatta) se ne aggiunge u n terzo tipo (sarcofago di Liberio) scandito ritm icam ente da nicchie conchigliate, tipo che si fa risalire genericam ente al gruppo m icro­ asiatico di Sidam ara, di cui però non è docum entato la continuità e la vita tra n n e che dal noto e isolato fram m ento di Psam m atia-B erlino. Considerando ora contem poraneam ente i problem i non solo in base alla diversa tipologia architettonico-strutturale, m a anche in base alla qualità e al significato plastico della lavorazione, è possibile fare un discorso più organico anche nei riguardi della provenienza od origine. Inizio col sarcofago d ella fam iglia P ig n atta .16 Questo pezzo si im pone non solo p er la tipologia architettonica e p er la sua m onum entalità, ma p er la com­ posizione ritm ica, spaziata, di contenuto m aiestatico ed aulico, p er la viva 1 2 J. B. W ard -P erk in s, Il com m ercio d ei sarcofagi in m arm o tr a G recia ed Ita lia setten trio n ale, in A t t i I C o n g r. In t. d i A rc h e o lo g ia d e ll’I ta lia s e tte n tr io n a le (T orino 1961), 1963, pp. 119, ss.; W. F. D eichm ann, K o nstantinopel u n d ra v e n ­ n a tisc h e S arkophag-problem e, in B y z. Z e its c h r ., 62 (1969) p. 302, ss. 1 3 R. O livieri Farioli, C o rp u s, cit., voi. I ll, cat. nn. 3—9. 14 G. V alenti Z ucchini e M. Bucci, C o rp u s, cit., vol. II, cat. nn. 1, 2, 3, 4, 5 e bibliogr. 1 5 G. Bovini, S a r c o fa g i p a le o c r is tia n i d i R a v e n n a , op. cit., pp. 5, ss.; R. O livieri Farioli, C o rp u s, vol. II, I n tr o d u z io n e . 1 6 G. V alenti Z ucchini e M. Bucci, C o rp u s, cit., vol. II, cat., n. 11. (e bibl.) e ibd. R. O livieri Farioli, I n tr o d u z io n e , pp. 13, ss. Fig. 1. Istan b u l, M usei A rcheologici. F ra m m e n to di sarcofago (de W. F. D eichm an n, in B y z a n tin is c h e Z e i t ­ s c h r if t 62, 1969) Sl. 1. C arigrad, A rheološki m uzeji. F ra g m e n t sarkofaga (po W. F. D eich- m a n n u v B y z a n tin is c h e Z e its c h r if t 62, 1969) sensibilità plastica del rilievo elegante e di alta qualità e per le figure cosi aristocratiche. T u tti questi caratteri che trovano u n vivo riscontro se am bientati con i rilievi della base dell’obelisco di Teodosio,17 possono fare pensare ad u n ’im por- tazione d iretta da C ostantinopoli o alla esecuzione scultorea locale da p arte di m aestranze educate negli ateliers im periali della capitale bizantina, a ttra tte a R avenna dalla corte .18 Q uesta possibilità potrebbe essere confortata anche dalla presenza a Ra­ venna, a ll’epoca di Galla Plaeidia, di un m aestro o di artisti che lavorarono ai m igliori mosaici del m ausoleo, m aestro — secondo il Lazarev19 — costanti­ nopolitano. Q uesta valutazione del sarcofago Pignatta, anche se confortata dal g iu d i­ zio del K ollw itz e del D eichm ann, è com unque personale anche se credo non si possanno disconoscere in questo m onum ento i riflessi sentiti e vivi di quella co rren te costantinopolitana di im pronta coloristica e di origine m icroasiatica che realizza la base dell’obelisco. 1 7 J. K ollw itz, R av en n a zw ischen 1 8 J. K ollw itz, art. cit., p. 383; R. O rien t u n d O ccident, in A t t i V I C o n g r. O livieri F arioli, C o r p u s, cit., vol. II, In - In t. A . C r. (R avenna 1962, C ittà d el V a- tr a d u z io n e , pp. 13, s.; W. F. D eichm ann, tican o [1965]) p. 388. op. cit., p. 82. 1 9 V. L azarev, op. cit., pp. 51, ss. Così la presenza, anticipatrice, del tergo simbolico con la composizione araldica dei due grandi anim ali, composizione che poi diverrà tipica dei sarco- fagi di scuola ravennate, è indicativa per il riferim ento alla corrente m icroasia­ tica: gli esempi dei sarcofagi di K reskin e Siwas p ortati dal K ollw itz20 sono determ inanti insieme al tergo simbolico di un sarcofago del Museo delle Term e, appartenente appunto al gruppo di Sidam ara. Fig. 2. Istanbul, M usei A rcheologici. F ram m en to di sarcofago (de W. F. D eichm ann, in B yzantinische Z e it­ sch rift 62, 1969) Sl. 2. C arigrad, A rheološki m uzeji. F ra g m e n t sarkofaga (po W. F. D eich- m a n n u v B yzantinische Z e itsc h rift 62, 1969) Nei riguardi della sua configurazione stru ttu rale, il sarcofago P ig n atta si potrebbe am bientare nella tipologia dei sarcofagi pagani dell’Italia setten trio ­ nale con pilastri angolari. Il D eichm ann21 però a questo proposito osserva che m entre i sarcofagi pa­ gani hanno sem pre p ilastri lisci, i sarcofagi cristiani di Ravenna al p ari di a ltri m icroasiatici e costantinopolitani, recano i p ilastrini scanalati. P er questa ragione egli farebbe risalire il tipo cristiano ravennate, direttam ente da Co­ stantinopoli. Il D eichm ann insiste su questa p rim a influenza costantinopolitana anche p er quanto concerne il campo della scu ltu ra dei sarcofagi sim bolici sulla base del reperim ento ad Istanbul di un fianco di sarcofago con un grande k antharos tra cipressi.22 E' sorprendente infatti 1 analogia intim a di collocazi- 2 0 J. K ollw itz, art. c it, p. 393 e fig. 10. 2 2 F. W. D eichm ann, art. cit., pp. 298, 2 1 F. W. D eichm ann, a rt. cit., pp. 296, ss. e fig. 2. 303. one, il guato e la qualità plastica del rilevo: elem enti tali che sem brano pro­ p ri della scuola ravennate (fig. 1). C om unque allo stato attu a le della nostra conoscenza e dato il fenom eno così vistoso e sentito della scu ltu ra dei sarcofagi sim bolici di Ravenna, anche se dal lato tem atico si presuppongono origini o rientali e costantinopolitane, si deve sem pre p arlare di u n a scuola locale. U n altro problem a è rap p resen tato dal tipo del sarcofago di Onorio recan te la trip artizio n e ad edicole e che in genere si fa risalire a m aestranze locali. T uttavia, nel caso specifico del sarcofago di Onorio, l’am bientazione dell’agnello nell’edicola tim p an ata la si risco n tra — come ha osservato il K ollw itz23 • — in A sia M inore. Passo ora a tra tta re del terzo tipo, quello a nicchie conchigliate, esem pli­ ficato dal sarcofago di L iberio in S. Francesco. Sono sem pre stata convinta che questo pezzo derivasse la sua tipologia dalla capitale d’O riente ,24 anche perchè non vedevo come si potesse essere realizzata a R avenna una creazione così definitiva, m isurata, ritm ica che im plica un passato artistico complesso e articolato. La stessa am bientazione della figura n ella nicchia, il senso di calm a e di bilanciato equilibrio atm osferico nei rapporti tra figura ed arcata, li senti­ vo come elem enti non-occidentali, m a solo com prensibili se riferiti a quel fare pittorico costantinopolitano che ha la sua espressione più alta all’epoca di Teo­ dosio con il sarcofago del P rincipe e col rilievo da Bakirköy. Dal lato del­ l ’articolazione ritm ica, e, in un certo senso, anche p er il proporzionam ento tra arc a ta e figura — non certo però p er la qualità di resa stilistica — gli unici confronti costantinopolitani erano costituiti dalle note lastre di Taskasap. O ra, una recente scoperta del D eichm ann25 viene a com provare questa m ia idea. Si tra tta di u n fram m ento di sarcofago a nicchie conchigliate conservato nei m agazzini dei M usei A rcheologici di Istanbul, pezzo che e stilisticam ente e tipologicam ente e anche come m isure, è identico ai sarcofagi di S. Francesco (fig. 2 ). Mi pare che in questo caso si possa a buon diritto parlare di im portazione del pezzo già lavorato nelle officine orientali, soluzione che si affianca a quella che abbiam o visto, così generale, nel campo dei pezzi più significativi della scu ltu ra architettonica, m a che bene concorda col clim a cosmopolitico della città e della corte. Che poi la scuola rav en n ate si fondi su questi prototipi e da questi prenda il suo inizio, lo dim ostra chiaram ente la visione panoram ica di tu tte le varie categorie di sculture, che, n ella loro ultim a fase, presuppongono già le espres­ sioni altom edioevali. 2 3 J. K ollw itz, a rt. cit., pp. 397, ss. e 2 5 F. W. D eichm ann, art. c it, pp. fig. 12. 292, ss. e fig. 1. 2 4 R. O livieri Farioli, In troduzione al C orpus, II voi., cit., p. 18. Problem izvora starokrščanske skulpture v Raveni K ip arsk e izdelke R avene lah k o razdelim o n a tr i skupine: na arh itek to n sk o de­ k o ra tiv n e skulpture, n a sk u lp tu re z liturgično tem o in nagrobno skulpturo. V p rv ih d v eh p rim erih lahko govorim o o izvirnosti rav en sk eg a izraza z op lajan jem o rie n ta l­ skih vplivov. P ri tr e tji k a te g o riji nagrobnih sk u lp tu r je problem bolj zapleten. A rh i­ tek to n sk o oblikovanje sam o sp riču je n ek ate re lo k aln e značilnosti poganskih sark o ­ fagov, v e n d a r je p ri reliefn em o blikovanju opaziti o rien talsk i vpliv. V p rv i dve k ateg o riji sodijo arh itek to n sk e p lastik e, k i so v R aveni najštevilnej* še in so p rav gotovo v zvezi z izredno gradbeno d ejav n o stjo n a področju sa k ra ln e a rh ite k tu re 5. in 6. stoletja. Č ep rav je v te h p lastik ah — kapitelih, tran zen ah — o p a­ ziti o rien talsk i v p liv K onstantinopola, je R avena p ra v s svojim p ridihom ru stičn o sti in vplivom zahoda dala p red m eto m lokalni kolorit. L o k aln e značilnosti lahko opazim o n a p rižn ici A rianske K ated rale, v upodobitvah živ ali n a sarkofagih, itd. T udi izvor m arm o rja je orientalski. Z anim ivo je dejstvo, da so že v 3. in 4. sto le tju dovažali iz o rien ta v R aveno nedokončane sarkofage. V tem obdobju je a n ­ tičn i v p liv prevladujoč. N ekoliko pozneje lahko govorim o o sarkofagih s tip ičn im »ravenskim « obeležjem . Č ep rav so opazni m očni v p liv i orien ta in K onstantinopla, pa lah k o v en d arle trdim o, da je v R aveni ob stajala lo k aln a k ip arsk a šola (sl. 1). P ri tr e tji k ateg o riji ra v e n sk ih p lastik lahko govorim o le o im portu, k a r p o tr ju je tu d i fra g m e n t sarkofaga iz C arig rad a (sl. 2), ki je popolnom a analogen sarkofagom iz ce rk v e sv. F ran čišk a v R aveni.