Grande grammatica italiana di consu/tazione. A cura di Lorenzo Renzi, Vol. l. La frase. 1 sintagmi nominali e preposizionali. /II Mulino/ Bologna 1988, pp. 762. Siamo in presenza del primo volume di una davvero grande grammatka della lingua italiana contemporanea. In questo primo volume troviamo trattati, oltre alla frase semplice, il nome e il pronome, mentre si annuncia, per il secondo e il terzo vo- lume, la trattazione del verbo, della subordinazione, dei tipi di frase e della forma- zione delle parole. Al primo volume e premessa la presentazione a penna del curatore e promotore spirituale dell'opera, Lorenzo Renzi, noto e rkonosciuto cultore di studi italianistki ed anche romanistki; basti rkordare, tra le tante opere, la sua Introduzione alla Ji- lologia romanza e, del 1985, la Nuova introduzione alla filologia romanza. Nella presentazione il Renzi spiega il ritardo in Italia degli studi linguistici e fa una dura requisitoria contro Croce e il crocianismo. L'analisi e certamente giusta: si sa che persino !' Accademia (della Crusca) tra le due guerre svolse piuttosto un'attivita filologica; anche sedi altissimo livello. Si potrebbe obiettare al Renzi che l'lta·lia giunge alla linguistka moderna, piu esattamente all'analisi sincronka della lirigua, con un forte ritardo, perche per le note ragioni le lingue romanze invitano, anzi spingono allo studio diacronko, che in Italia si materializzO negli studi sulla storia della lingua e in paesi tedescofoni nella grammatka storka. La romanistka, per ricordare le parole di Eugenio Coseriu al congresso di studi romanistki a Aix en Provence, scienza-pilota per gli studi linguistici ne! secolo scorso, ha perso il suo ruolo dominante; Jo conserva, pero, grazie appunto alla conoscenza della fase co- mune protoromanza, ben diversamente dalla situazione negli studi germanistki e slavistki, in dialettologia e in grammatica storica. E' noto, tuttavia, che, in Italia, sono proprio Padova e Bologna i centri di irradiazione.per Jo studio sincronko della lingua. La Grande grammatica italiana di consu/tazione e frutto di una rkerca, basata sulla grammatka generativa di ispirazione chomskiana. E' l'analisi deila situazione attuale; non e prescrittiva, anche se, pur non volendo, finisce per essere normativa per l'abbondante uso dei qualificatori, utili e indispensabili, a cominciare dall'aste- risco, · per dire, chomskianamente, che la frase - giacche si comincia, senipre chomskianamente, con la frase - e agrammatkale; affianca, tuttavia, a questo se- gno quelli di punto interrogativo, semplice ed anche doppio, tra i quali il primo, come viene spiegato, contrassegna frasi /eggermente anomale, non perfettamente accetta- 245 bili. L'arbitro, cosi pare, e- l'utente col to dei giorni nostri, e da qui altri qualificatori quali leiterario, di stile sostenuto, arcaico. · La bibliografia che conclude il volume, pp. 699-744, e ricchissima, suddivisa a seconda dei capitoli trattati. In piu, non ci sono note a pie di pagina; sono invece elencate minuziosamente le pagine che, in un'opera consultata, interessano i proble- mi trattati in un capitolo, il che rende possibile· una precisa verifica. Appaiono, nella bibliografia, oltre ai <:ontributi italiani, molte opere straniere, e non solo del mondo anglosassone, ma anche del Sud-est europeo, ungheresi, romene, stese per Jo piu in italiano. La Grande grammatica, benche dedicata all'italiano contemporaneo, non disprezza per niente le vedute delle grammatiche anterfori, a cominciare dal Forna- ciari e dal Meyer-Liibke. La consultazione e facilitata, inoltre, anche dall'indice a- nalitico, vale a dire dalla presentazione dettagliata della materia del voluine (pp. 747-758). A questi pregi di aspetto pratico ne va aggiunto almeno uno, ed e l'impec- cabile veste tipografica. Di errori tipografici, praticamente, non ce n'e. Per punti- glio, e perche sono davvero numerabili, segnalo che a pag. 47 sara da correggere co- rendo e da leggere, nella seconda riga, Morfologicamente il soggetto postula il caso Nominativa. 2. II primo volume della Grande grammatica che e l'oggetto del nostro interesse e suddiviso in cinque parti: la frase, il sintagma nominale~ il sintagma preposiziona- le, il pronome, la quantificazione. A sua volta, la prima parte, pp. 29-272, si arti- cola in tre capitoli, La frase semplice (Giampaolo Salvi), L 'ordine degli elementi de/la frase (Paola Beninca, G. Salvi, Lorenza Frison) e Le strutture coordinate (Mauro Scorretti). II capitolo introduttivo, sulla frase semplice, mostra tutte le qualita che con- trassegnano !'opera intera. Si parte dall'analisi della proposizione semplice, si ana- lizza la struttura, ma non si dimentica mai il lato semantico. L'autore tiene sempre presente il contesto; non solo quello strettamente linguistico, anche la cornice in cui una frase si inserisce, magari non espressa, ma solo supposta conosciuta dall'inter- locutore. Prendiamo come esempio le differenti costruzioni di cui fa parte il verbo mangiare, pp. 32 e 33: Piero sta mangiando la minestra e II bambino sta mangiando alle quali bisogna accostare Peter sa gia mangiare da so/o. In quest'ultimo passo non e, nemmeno tacitamente, presente l'oggetto del verbo come Jo e ·ne! secondo esempio citato. II fenomeno e illustrato con altri verbi, tra i quali bere e forse quel- lo che piu chiaramente palesa il duplice valore semantico, e non solo in italiano. La nomenclatura usata a piu riprese chiede di essere seriamente meditata, ben- che l'autore si serva, per Jo piu, di quella in vigore; cf. pag. 56 dove sono elencati gli elementi della frase: soggetto, compl. oggetto, compl. indiretto, ecc. Sennonche, l'autore ricorre, e siamo ne! campo sintattico, al termine dativo e chiama cosi "il soggetto di verbi che indicano un tipo di rapporto (in genere di possesso)" nell'esem- pio (208): Giorgio possiede questo libro e deve per forza spiegare: "II termine dativo non va confuso con l'indicazione di un caso morfologico (come in Jatino o in altre lingue), caso con cui · puo tuttavia avere un legame semantico." Capiamo che l'autore vuol tener distinti, diciamo, il soggetto sintattico e il sogetto della predica- zione. Purtuttavia, il termine scelto, dativo, non pare felice, appunto perche troppo 246 legato alla morfologia. L'idea, invece, che Giorgio nella frase citata associ alla fun- zione del soggetto quella del dativo pare seducente: si pensi al Jatino LIBER MIHI EST, costrutto rimasto vitale in romeno. II grande problema, non solo terminologico, ci e pero offerto dalla categorizza- zione dei verbi che sarebbero inaccusativi e non inaccusativi. II termine, cosi pare, non e ancora proprieta della terminologia linguistica italiana. Lo troviamo, usato dallo stesso autore ed altri, nel Lexikon der romanistischen Linguistik IV; nel pre- sente volume, l'autore cita alcune opere che ne parlano, tutte pero pubblicate fuori d'Italia. In quesia grammatica appare a piu riprese, usato da vari collaboratori; pa- re anzi, che si tratti di un termine-chiave, giacche senza una esatta conoscenza del suo valore alcune analisi non sono chiare. E' un po' scomodo, il nuovo termine, so- prattutto nella sua forma negativa, pero, sia benvemita ogni nuova nomenclatura se la si usa coerentemente e a condizione, certo, che serva a capire meglio il funziona- mento della lingua. Bisogna premettere che chi scrive queste righe fa parte della vec- chia scuola, o comunque, essendosi formata nel periodo anteriore alla grande eufo- ria per le idee chomskiane, chiede di essere scusato del costante dubbio sull'opportu- nita di una categorizzazione nuova. Cio premesso, bisogna dire che si legge con in- teresse che i verbi inaccusativi possono essere l) verbi ergativi, cioe quei verbi in- transitivi che hanno un corrispondente transitivo, come affondare; 2) verbi inerente- mente riflessivi, come accorgersi; 3) verbi intransitivi coniugati con l'ausiliare esse- re, come accadere; 4) tutti i verbi usati nella forma passiva; 5) tutti i verbi usati con il si passivo. L'autore ne da elenchi, ovviamente non completi, pero abbastanza indicativi, e menziona alcune esclusioni, pp. 48 e 49. Tra le caratteristiche dei verbi inaccusativi ci sarebbe quella di ammettere il ne partitivo ed escludere l'uso dei pronomi riflessivi e reciproci. E, soprattuto, quella di ammettere la posposizione del soggetto, il quale viene cosi ad occupare il pasto generalmente occupato dall'oggetto. Se la nuova ca- tegorizzazione lascia un po' perplessi, e fuori dubbio che l'osservazione sull'ordine degli elementi nella frase e oltremodo preziosa. Giacche, se· si accetta che, per una certa categoria di verbi, chiamati inaccusativi, la posposizione del soggetto sia nor- male, cadono le difficolta di come giustificare l'ordine V-S. Le vecchie grammati- che spiegavano le frasi come Venne la guerra con ie esigenze d~llo stile: le azioni sa- rebbero presentate impressionisticamente, come coperte da un velo di melancolia. Ci viene in mente la larga, armoniosa apertura delle Cronache di poveri amanti: Ha cantato il gal/o di Nessi ... Se ne occupano, ovviamente, anche gli autori del capitolo sull'ordine degli elementi della frase e constatano, a pp. 123-124, che "il soggetto postverbale si trova anche con i verbi non inaccusativi, con risultati non marcati" e mettono a confronto Ha suonato il postino e?? Ha suonato il postino due volte: si direbbe che per il NOVUM si riserva il pasto marcato. 3. Diremo che l'impronta costante e quella semantica; non per niente si parte dalla frase. Poi, il ruoio predominante ris.ervato al significato e visibile nell'imposta- zione generale e nei minimi particolari. "Un soggetto agente e un soggetto strumen- to, si legge a pag. 57, non possono essere coordinati: ??Giovanni e il sasso causaro- no la rottura dellafinestra. E l'analisi semantica e inventiva. Tuttavia, per un passo 247 quale Giovanni ha saltato il muro di cinta ( = e saltato al di la del muro di cinta), a pag. 60, dove il complemento oggetto e dichiarato locativo, ci chiediamo se la vec- chia, categorizzazione 'oggetto' debba ritenersi superata perche non sufficiente, e poi, quale sottocategorizzazione usare per l'oggetto in un passo quale Giovanni ha saltato la cena? · Sul campo piu strettamente sintattico la Grande grammatica italiana di consul- tazione non e di certo concepita come prescrittiva; tuttavia, forse a torto, avremmo il piacere, a pag. 59, di avere un qualche chiarimento in piu riguardo all'eventuale accordo del participio passato: si sa che l'italiano rispetto al resto del mondo roman- zo, mostra una squisita eleganza stilistica· proprio in questo punto sintattico. L'au- tore si merita pieni elogi, anche per le analisi dei minimi dettagli: le proprieta inaHe- nabili, p. 63, non sopportano aggettivi possessivi, *Lavo le mie mani, salvo in una forte opposizione: Prima lavo le mie mani, poi le tue. Upunto piu problematico di tutte le grammatiche che conosciamo e la classifi- cazione dei complementi; in alcune il loro numero sale a venti, addirittura a trenta unita. II Salvi ne ha ridotto il numero e ne ha aggiunto qualche nuovo, ad esempio quello chiamato 'simmetrico': i due elementi sarebbero interscambiabili senza cam- biamenti ne! significato denotativo: Maria litiga con Giovanni, p. 68. Sara anche vero; siccome, pero, per capire una dichiarazione la sola denotazione non basta (del soggetto si dice qualcosa!), non e possibile che la frase trasformata in Giovanni liti- ga con Maria abbia esattamente Jo stesso significato. 4. II secondo capitolo che riguarda la frase e quello sull'ordine