Esame di fatti fisici. Condizione sanitaria deli Istria. (Continuazione— Vedi i numeri 60—61). II. La Beche fa cenno d' una descrizione delle roccie calcare-arenacee, nella serie che il Partsch osservava nella Dalmazia e provincie vicine, da cui si avrebbe con-tener esse le Nummuliti, ed appartenere al sistema cre-taceo ; roccie le quali, al dire di E. de Beaumont, estende-rebbesi fin anche in Livadia e nella Morea. Non si allontana questa idea, anzi conseguita 1* altra del d'Halloy, mentovata piu sopra, d' una grande regione peninsulare (Slavogrecia) cui čircondano varie penisolette, fra le quali primeggiano il Peloponneso e P Istria. Ed il Boue vi si accorda, nel suo sistema particolare cretaceo dai Carpazii alla Transilvania, alPIllirio, agli Appennini; e nelle ricerche sul versante settentrionale delle Alpi, dei Pirenei, della Catalogna, deli'Istria, della Dalmazia, della Grecia, coferma, quei grossolani agglomeramenti costi-tuire le prime masse del sistema superiore; alternazione continua di calcare compatto a Nummuliti, di calcare a-renaceo, di gres marnoso -micaceo, e di marne schistose. In particolare deli' Istria, della Dalmazia; insieme alle sue tante isolette, aver egli riscontrato, fra mezzo al calcare, il carbon fossile, od anche sostanze biluminose, da cui il calcare imbruniva; offriva poi gli univalvi prossimi alle Melanie. I quali cenni, mancando un lavoro geologico e geognostico speciale ali' Istria, desiderato vivamente, ci dovranno bastare a svolgere, se non altro, i principali elementi del clima, stanziati nella qualita del suolo piu uniforme e diffusa. Con cio che abbisogna, e manca alfatto, teniam ben lunge la idea di fabbricare ipotesi sull' indole vera del suolo istriano, sulle facolta assorbente, emissiva, reftes-siva de'materiali suoi; che ben altre osservazioni vi vorrebbero, e sperimenti, a rassodarle, capaci. Altri, altro. Dali' agglomeramento di grandi masse calcari, compatte, biancicanti; dai lunghi tratti di superficie spoglia di ve-getazione, ovver vestita da rari cespiti intisichiti; dalle sinuosita, tra colle e colle, frequenti, empiute da rotta-me calcare, che meglio, ghiaja chiameremo: ci limitiamo a dedurre, molti sieno i mezzi a conservare quell' altis-sima temperatura, solita dal maggio ali' agosto, tenendo a nulla la perdita di reflessione, compensata necessaria- mente dali' assorbimento de'raggi calorifici. E qui non erriamo certamente, distinguendo, nella superficie peninsulare, tre grandi regioni prese nel senso longitudinale dal N. al S., quasi tre fascie geognostiche; — le due coste marittime, orientale, occidentale, e la regione di mezzo a queste, lungo P asse della penisola. — Piu ricca di masse calcari, men atta a collura la orientale-, la occidentale ali' opposito; la regione mediana, a terreno piu ondeggiato dalle spesse colline, con vallate lunghe, | serpeggianti, a fondo marnoso; ricca di vegetazione alta e bassa, grande ostacolo aH' irraggiamento solare di ec-| cesso, donde la umidita costante nella piu calda stagione. j Se mai un giorno, a conoscere, deli'Istria, la media delle stagioni e deli' anno, il mese piu caldo, il mese piu freddo, 1' altezza dei varii siti sul Iivello del mare, avremo dati sicuri; ci persuadiamo, per molte ragioni, tradizionali ed empiriche finora, prendera mossa il lavoro dali' indole delle tre mentovate regioni. Le quali, pro-nuneiandQ sezioni radicali di clima, nel piccolo conti-nente, che 'P mare a lungo tratto circonda; conosciute piu addentro, agevoleranno i mezzi di prosperazione, alla igiene, ali'agricoltura, al commercio, alle arti. Aspettiamo osservazioni assidue, e per un tempo apprezzabile che giovi al sapere le medie della temperatura; non dimentichiamo, frattanto, che mezzo indiret-to, ma valido, e ricorrere alla vegetazione. E noi abbiamo la vigna e P olivo piante diffuse nell' Istria, ed a tanto che, dali' allignare di esse, ci vengono nozioni non ispregevoli sulla temperatura. La regione piu meridiona-le, ove non sia precaria la coltura della vite, e 1' isola del Ferro, la cui temperatura media annuale e =21°, 8 C; una temperatura piu alta Ia rende o incerta o inutile, siccome al Cairo ov' e = 24°, 4, ed a Bender-Bouchir, nella Persia, ov'e =25°; luoghi nei quali un qualche raro ceppo ne'giardini, oppure, con grande difesa dal 1 calore solare, vegeta appena ne'fossi, a molto studio d' arte, scavati. Non basta alla vite una media annuale acconcia alla individualita della specie; ella ha d' uopo ancora d' una media che corrisponda alla stagione di fio-ritura = 17°, 5 con poche differenze da specie a specie; cosi d' una stagione estiva, il cui calore protraggasi al seguente autunno, a maturarne il frutto: nozioni queste, indicatrici non bastare, generalmente, alla vite il clima temperato, in istretto senso; esiger essa piuttosto quel clima che al caldo si accosti, se non a ragione di lati— tudine, per influenza almeno di cause locali, potenti a mantenere una temperatura, superiore alla ordinaria della posizione astronomica. Ali' olivo pure, perche fiorisca, occorre, oltre alla media annuale conservatrice, una media di primavera = 19°. Avvertono i periti non essere micidiale ali' olivo il gelo, purche il didiacciamento avvenga lentissimo; tol-lerarsi una temperatura = a —7° ed anche —8°; piu bassa ancora se sia, non duri piu di otto giorni. Ai quali dati surti dalla vegetazione, esprimenti un carattere di varie regioni deli' Istria, aggiugneremo — 1' Istria essere prossima alla linea isotermica che costeggia ad oriente 1' Italia, attraversa 1' Adriatico, entra nel Jonio, radendo il Capo Matapan, proseguendo ali' Arcipelago greco ec. — Questa linea isotermica e dominata dalla temperatura media —15° C; e siccome 1'Istria, non tocca da questa linea, sta nella zona isotermica di —15° : -j- 10°, essa appartiene al clima temperalo deli' emisfero boreale; bene avvertendo, la penisola essere molto distante dalla linea isotermica +10°, prossimissima invece ali' altra 15°, quindi in uno dei punti piu meridionali della zona stessa, formata da quelle due linee. Lasciando dun-que a parte le cifre, accattate da computamenti assai generali, per mancare di speciali, diremo — il clima deli' Istria appartenere al lemperato, od alla zona che con tal nome si appella; essere poi influito cosi dagli elementi termici, particolari ad una penisola, da acco-starsi a quello della zona precedente, piu prossima al-1' equatore termale; per quanto almeno riguarda le coste, e di queste, come gia si comprende, piu della orientale la occidentale. — Dott. Spongia. Ifi.B. Sebbene possa esser noto a prima giunta, avvertiamo che adopreremo sempre, in fatto di temperatura la scala centi-grada-, meno il caso di necessaria eccezione, che controin-dicheremo esattamente. (Continuera) Geologia deli'Istria. Annunciamo che il signor A. de Morlot ci die li-cenza di voltare in italiano 1' operetta sua sulla geologia istriana e che vi porremo mano, non avendo spavento ne deli' ignoranza nostra in quello scibile, ne della sco-noscenza della lingua tecnica. Avvertiamo qui di un' equivoco corso nel testo deli' autore e nell' annunzio deli' opera dato nel N. 55-56 il sig. Luciani che raccoglie cose naturali ed antiche non e gia il Dottore, sibbene il signor Tommaso, Podesta di quel comune. Ci venne fatto rimprovero perche non venisse fatta menzione di pešci petrefatti, dei qua)i esiste raccolta in Barbana d'Arsa; il Morlot non ne ebbe conoscenza; altri dubitano che quella raccolta sia istriana, credono che sia deli'isola dei Lussini. Dell' antico Agro tergestino. Abbiamo toccato nel N. 57-58 deli' antico agro Egi-pano; oggi diremo qua!cosa deli'antico agro tergestino, a spiegazione di parecchie condizioni che durarono a lungo e che non sono tolte del tutto, valendoci delle: tradizioni, dei monumenti, scritti, delle instituzioni di chiesa, della configurazione naturale; non citeremo ad ogni passo le fonti cui attingiamo, ci basta 1' averle in-dicate. La terra che circonda Trieste dal Timavo al Risano, dal mare alle sommita della Vena, o di quel filare di Monti che da Medeazza sopra Duino per S. Egidio, pel Vounig, per Sesana, per Poveria, per Corneliano piega verso Monte Cavallo e Jelloviza sopra le sorgenti del Risano, e dalle alture di Antiniano pel Castelliere di Muggia alla Punta sottile, e bacino naturalmente confi-nato, il quale spontaneo riguarda il mare. Al tempo che i romani ne fecero la conquista, i Monocaleni abitavano quella parte che sta fra il Timavo e Prosecco, memorati tra i piu illustri dei montanari ištriani, il rimanente abi-tato dai Tergestini medesimi e quelli e questi Trati di origine e di lingua. Al tempo della guerra istriana che fu 1'anno 178 avanti G. C. 1' Istria fu accolta in dedizione, ma non fu allora come pare ne ridotta in provincia, ne formatevi colonie, fu soltanto presidiata da truppe in sulle prime, e non veramente da truppe romane ma dagli ausiliari italici. Tratti gli istriani, come suonano le nostre tradizioni, a guerra per suggestione dei Giapidi vicini, Sem-pronio Tuditano li ebbe a domare nel 625 di Roma 130 avanti G. C. e fu allora che Trieste ebbe colonia latina, se badiamo alltTlrailTžioni e come e verosimile; Aquileja medesima non fu dapprincipio che colonia latina. . La colonia fu fatta togliendo agli antichi abitanti /un quarto del terreno, per farne terreno colonico, assog-I gettando il rimanente a decima a favore del novello comune dominante, ed alla giurisdizione di questo, per cui ne venne la differenza non soltanto nelle persone, ma anche nella terra, agro colonico ciož ad agro gittrisdizionale. L'agro colonico venne tolto in massima parte alfi'antico comune di Trieste, in minore al comune dei Monocaleni. L' agro cominciava precisamente al porto di Sestiana, si estendeva sulla costiera di Grondolera, di Grignano, di Barcola, di Gretta, sulle colline di Rojano, di Scorcola, di Guardiela, di Rozzol, di Longera, delle , due Maddalene, di S. Giuseppe, di Bagnoli, sulle basse di S. Odorico o di Dollina, sulle colline del Castelliere i di Monte longo fino alla punta di Stramar fra le saline : di Muggia e di Zaule. La strada che dal porto di Sestiana correva per S. Croce, Prosecco, Opchiena, Trebi-chiano, e da questo per S. Giuseppe, Bagnoli, Dollina ne segnava il confine dal lato di terra; le contrade delle due Chiarbole e di Servola, come pure la valle di S. Michele non vi appartenevano, per quanto pare. Ouest' agro misurava 25000 jugeri romani, dei quali la me~ta in terreno ottimo per vigne olivi ed anche ara-tura; P altra meta in boscaglie per legna, pascolo, e caccia e Io chiamavano Vena. Era intersecato da strade non del tutto perite in modo da far riconoscere la divi-sione delle centurie; e guardato da 7 Castellieri ali' in-giro, due dei quali erano precipui, comecche guardanti U'ingresso per strade postali, 1'uno detto Moncoleno perche su terra e contro i Monocaleni (1' odierno Con-tovelo), 1' altro Montecavo (oggi Vincumberg). La leggenda di antichissimo suggello la quale dice: Sistilanum, publica(idest via) Castilier, mare certos dat mihi fines, non poteva essere piu esatta nel dire i Iconfini deli'agro colonico. L' agro giurisdizionale era tre volte maggiore del colonico, comprendeva Reppen, frazione di Sesana, Opchiena, Bane Tiebiciano, Padriciano, Gropada, Basovizza, Corneliano, tutto il comune attuale di Dollina o S. Odo-rico J#o presso a Jellovize, Lonche, Ospo, Muggia, 75000 jugeri romani; dei quali qualcosa meno che la mm terreno da aratro, da vite, da olivo. Ouest' agro giurisdizionale insieme aH' agro colonico formavano 1' antichissimo distretto comunale di Trieste meno quella lingua di terra fra Grignano e Sestiana tolto ai Monocaleni. II quale distretto diviso in due e per condizione politica di popoio, e per condizione di terra conservo nello stato stazionario deli'Istria lunga-mente le traccie di sua divisione; nelle avversioni tra-dizionali di Muggia (luogo precipuo deli' agro giurisdizionale) contro Trieste, non giustificate da fatti del medio tempo, nelle percezioni della decima che dal comune passarono nel Vescovo, il quale la cedette (di Muggia) appena in sui finire del secolo XIV ai Patriarchi di A-quileja. La distribuzione ecclesiastica deli' agro corrisponde pienamente a silfatte confmazioni. Imperciocche 1' agro colonico non ebbe parocchie fino a tempi recentissimi, cioe alla seconda meta del secolo passato, ma il capitolo provvedeva alla cura delle anime direttainente; la valle di S. Michele quella parte cioe di citta che stava fuori della colonia, aveva propria- parocchia di S. Maria del mare, cui forse sottostavano le Chiarbole e Servola; Muggia siccome centro maggiore di abitati e comune soggetto ebbe capitolo collegiato da tempo remoto, capitolo che invano tenlo di venire parificato al capitolo cattedrale di Trieste; il residuo deli'agro giurisdizionale non ebbe che vicari, lungo tetnpo dopo che tutt'all'in-torno erano parocchie regolate e fisse, parocchie che rappresentano antiche comuni, assoggettate da Augusto alla colonia di Trieste, e sarebbero Tomai, Povier, Bre-sovizza, Raspo o come poi si disse Lanischie. E se Wrem, come pare accennato dalla sua forma, fu formata parocchia traendone 1' agro dai due prossimi di Bresovizza e di Cossana; sembra seorgersi nel corso del Timavo superiore dalla sorgente nel distretto di Jelshane fino alla caduta presso S. Canciano, e nel corso del torrente Rassa, o piuttosto Arsa al Nord di Tomai, un confine naturale, quasi secondo, deli'agro di Trieste, abbracciante sei distretti, in parecchi dei quali si hanno traccie di colonizzazioni militari, quasi corona alla colonia triesti-na. Ai quali un settimo puo aggiungersi sehbene pošto al di la del Timavo, tolto come sembra ai Giapidi. Oltre siffatto confine verso Nord stava 1' agro dei Catali aggiu— dicato alla colonia di Trieste facendo quei popoli parte-cipi della curia tergestina e della cittadinanza romana; al Sud stava 1' agro dei Subocrini; ambedue popolazioni alpine annoverate da Plinio fra le illustri nell' Istria. II territorio jcomplessivo veniva chiuso nel lato di Levante \ da una muraglia lunga 45 miglia romane. -L' agro colonico rappresentava unS striscia di terreno lunga diciasette miglia, larga in media due miglia scarse, del migliore terreno che offrono questi dintorni. Nell' agro colonico si conservo sempre la proprieta cit-tadina, e fu vera propriela. Nell' agro giurisdizionale si formo la proprieta nobile, e la rustica, e furonvi pos-sessori, come allor si dicevano e si dissero per lungo tempo. I terreni medesimi si dissero possessioni; mentre per dominio s' intese la propriela perfelta. Nell' interno deli' agro colonico i nomi colla desi-nenza in ano sono freque!)tissimi e ser ve questa ad in-care la reV/.ione di proprieta fra il terreno e 1' individuo e la gente che ne aveva il dominio. Pero se nell' agro colonico questi nomi in ano sono frequentissimi, non ne mancano anche fuori per indicare le possessioni sulla foggia che usarono i romani. Nell' interno degli agri, 1'antico scompartimento non e aneor del tutto sparito a motivo delle eolline che non" concedono direzione di strade e viottoli a piaci-mento, ma secondo le inclinazioni del terreno, ed in costa di eollina, la mancanza di fiumi, il letto quasi for-zoso dei torrenti non permettono grandi variazioni siccome avviene nelle pianure. L' agro diviso per cenfurie, per salti (misure di terreno delle colonie romane) aneor si riconosce. Ma in luogo di cio ricorderemo piuttosto i monumenti della lingua. Saltarii si dicevano i custodi delle campagne che si mandavano dal consiglio fino al secolo passato nel-1'estate; non gia da saltus bosco, che non avevano da guardare boschi, ma_da saltus misura colonica che corrisponde a 400 jugeri austriaci od 800 romani; a 400 piovine. Nel 1300 ve ne erano 34, dai quafi detraendo tre per S. Vito (coAlra.da che pensiamo non appartenesse ali' agro colonico) ne rimanevano 31 pei cinque distretti di Gastiglicne, di Melara, di Cologna, di Moncolano, e di Grondolera. Se ne venissero due per ogni salto, risulte-rebbero dal numero 31, quei 12500 jugeri di terra col-tivabile che abbiamo assegnato a Trieste; pero non diamo peso alcuno a questa coincidenza. Limedo dicono nell'Istria inferiore (ignoriamo di altre parti), alle strade di campagna, limites si dicevano anche nella terminologia colonica. Semederi, Semedele dicono a strade piu ristrette, non per carri; semitae semitales le dicevano i romani, e notiamo quella frequenza di porre la r in luogo della l, come usano i romanici della Valdarsa. Sillabario e prime letture per fanciulli di A. Mazorana. — Triesle, Weis 1848, in (juarto di pagine 95. II Ministro della pubblica istruzione barone de Dobbl-hoff ordinava nel Settembre decorso, che prima ancora della totale riforma nelle scuole popolari, venissero tolti alcuni difetti che esigevano immediato rimedio. Ordinava cioe anche per Trieste che la lingua d' insegnamento nelle scuole inferiori e nelle tre classi delle Caposcuole, fosse la lingua del popoio, e che questa misura venisse mandata ad effetto col principiare deli'anno scolastico a J meno che vi sieno difficoltž insuperabili per incapacita dei Maestri o delli Scolari, in ogni modo pero nelle scuole triviali e nella prima classe delle Caposcuole. Dell'istruzione religiosa nelle scuole venivan fatti rispon-sabili i soli maestri di religione, e questa ci pare lodevole cosa, perche e indizio che anche la chiesa godra di quella liberta che e accordata ad ogni cittadino ed alle istituzioni tutte. Ai maestri e data facolta di trat-tare 1' istruzione secondo i metodi piu recenti, se li pos-sedono, e vengono fatti risponsahili del progresso degli scolari. Essi vengono chiamati a fare uso del metodo fonico unitamente a quello del sillabare, di abbinare 1' insegnamento del leggere con quello dello scrivere, il calcolo mentale con quello delle cifre, e di attenersi ai migliorati metodi grammaticali, e di esercitare i ragazzi nel pensare, nell' osservare, nel parlare. Vengono am-messi: lo sudio straordinario del disegno, gli esercizi militari e ginnastici; nella campagna lo studio della po-mologia, della coltivazione della seta e delle api, e delle cose rurali; per ora questi studi sarebbero liberi. Oueste dispositive del Ministro appena ci paiono vere, tanto da 65 anni siamo avvezzi a vedere imposta come obbligo politico e di sudditanza un'educazione che non era addatta a questo popolo, e che non portd nessun elfetto che possa dirsi mediocre, anzi che portd 1'effetto opposto al preparare la gioventu alla conoscenza della propria lingua, di disporla al pensare ed ali' osservare. Noi non crediamo che fosse sbaglio accidentale il ritenere identica la lingua di educazione collo studio di una lingua straniera; imperciocche il risultato che il popolo non apprese questa lingua, e non imparo la propria, poteva bene essere riconosciuto dopo 65 anni, dopo I' esempio avuto di migliori risultati nell' epoca dal 1810 al 1813 in cui si lascid che il popolo parlasse nelle scuole la sua lingua e 1'apprendesse; dopo le in-sistenze del Consiglio comunale (quelIo deposto) dopo 1' avvertimento di probe e dotte persone, dopo il risultato fatale che i Triestini borbottassero il tedesco e 1' i-taliano senza sapere ne 1'uno, ne 1'altro, con biasimo dato dali' una e dali' altra nazione, con proprio rossore, e con grandissimo loro pregiudizio, essendo loro fatto quasi impossibile di giungere a profondila di sapere, con profitto non diro in questa patria loro, ma fuori dove non si facilmente trovavano patria in cui la linguajndi-gena fosse si ignorata. Uno di quei libri che dicono Sce-matismi nei quali fosse registrata la patria del personale insegnante svelerebbe il gran segreto; pero meglio che deplorare il passato, conviene rallegrarsi del futuro, se sara vero. Singole persone seppero peraltro in mezzo a neb-bia tale (che in mezzo migliaio di nomi di maestri fra noi da 65 anni a questa parte, nessuno lascid ne grata rioordanza ne farna, non diremo quali 1' ebbero gli antichi nostri maestri, ma nemmeno mediocre), singole persone seppero darsi nel silenzio a privato studio, con privati mezzi, per migliorare 1'istruzione dei fanciulli, tratti soltanto dali' amore del prossimo, non da interesse materiale; e lode sia loro se con questi mezzi si attras- sero ben altro che encomio o sostegno, nei tempi pas-sati, nei quali ripeteremo cio che in altra occasione dis-simo le stesse lettere deli' alfabeto erano prescritte. Non e peranco pubblicato, per quanto sappiamo, il decreto del Ministro, che gia il signor Antonio Mazorana, maestro privato, benemerito agli occhi degli intelligenti da lungo tempo per 1' educazione dei fanciulli, per 1' a-more intenso che porta a questa nobilissima scienza, e che dedico ad apprenderla, non ordinarie fatiche; che si fe' a visitare instituti esteri ed a porsi in contatto con celebri promotori della coltura del popolo, il signor A. Mazorana die alle stampe un suo Sillabario e prime let-ture per fanciulli con lezioni pratiche per l' insegnamento di lettura, libro di 95 pagine in nitida edizione del Weis a caratteri svariati. Questa e la prima delle cose che il Mazzorana pubblica, sentiamo che abbia in animo di pubblicare altre che formerebbero continuazione. E gioia per noi 1' annunciare questo libro; desso e testimonio che i deietti figli di questa terra sentirono altamente il bisogno di migliorare 1' istruzione, e vi die— dero studio, assai prima che una rivoluzione avvertisse il pubblico reggimento, che era necessita piegare ai bisogni del popolo, alla migliore educazione di lui, che le parole degli intelliggenti erano piu sincere, che le spe-culazioni di singoii, o di molti. L' abitudine fa che di molte cose non si ravvisi la sconvenienza; anzi che si cre-dano profieue e ragionevoli; ma se cio e della massa, non e di tutti, ne dovrebbe essere di quelli che agli uomini ed a Dio devono rendere conto della civilta, della morale d' un popolo intero. Riempitura. Vicari poi Paroclii di Dolina. 15.. Michele Prassel da Dolina. 1573 Giorgio Jurincich da Dolina. .... Giacomo Pangerz da Pinguente. .... Giacomo Crisai da Vipacco. .... Mareo Crovat da Corgnale. 1653 Benedetto Fogarini da Trieste. 1665 Bartolomeo Strain da Trieste (provvisorio). 1675 Benedetto Fogarini da Trieste (per la seconda volta). 1685 Benedetto Fogarini da Trieste (per la terza volta). 1691 Giovanni Ambrosio da Trieste. 1698 Francesco Ipavez da Vipacco. 1725 Giovanni Ernesto Libero Barone di Raunoch e Sil— ler Tabor. 1759 Giovanni Antonio Issich da Jurschich. 1781 Mattio Decleva da Castelnovo. 1797 Nicolo Probst da Trieste. 1799 Pietro Alberti da Trieste. 1825 Luigi Braissa da Pedena. 1833 Giuseppe Gullich da Copriva. 1847 Giuseppe Kovazhizh da Malenze.