DI CAPODISTRIA Anno scolastico 1872-73. ÜAPGDISTR1A TIPOGRAFI A. DI QIUSEPPE TONDELLl * 4TTI BELL' L \ GIIIPO SUPEfpE DI CAPODISTRIA Anno scolastico 187 2-73, CAPODISTRIA TIPOGRAFU «I GIUSEPPE TONDELLI 1873. STUDIO CR1T1CO sopra alcuni poemi epici con ispeciale ryuardo alla Pugna An-ciELO]\UMj poemelto in tre canti di Cesare Zarotti medico e lette-rato capodislriano del secolo decimosettimo. ir arlando di poesia epica la mente nostra corre spontanea ai componimenti poetici foggiati sulle norme dell'arte ed elaborati con istudiata applicazione di tutti quei preeetti onde il genio del poeta si avvantaggia nel dar veste e risalto ai propri concepimenti. Ed invero non puö avvenire altrimenti in tempi di civiltä progredita, per la difficoltä che proviamo di trasportarci col pen-siero nell’ epoche d’ infanzia delle nazioni, quando 1’ in-genuitä del sentimento, la forza delle passioni, l’impeto degli umani affetti non sono infrenati dalle molteplici esi-genze e particolarita de’ tempi eivili, in mezzo ai quali la spiegata passione per le ricerche del vero, in ogni ramo dello scibile umano, se da un lato conferisce a snebbiare la mente da errori e vani pregiudizii, preoccupa perö d’ al-tra parte siffattamente 1’ intelletto (con istudj serii e pra-tici) da inaridire la vena copiosa di poesia che rompe spontanea dal cuore dell’uomo nell’etä d’ingenua rozzezza. Egli e perciö che i primi saggi di poesia epica si presentano presso ogni popolo nella forma di canti 11a-zionali, i quali non sono che un emanazione diretta dei toi upi in «ui liascono, uno specchio fedele, in cui si riflette tutto ciö che v’ hadi caratteristico nella vita privata e puh-blica della nazione, c vanno quindi altamente pregiati per-che ci servono di guida nello studiare i primi tentativi lette-rarj di un popolo, come pure nel ricercare il grado di svilup-po religioso e civile, a cui arriva il medesimo, pereorrendo 1’ eta che comunemente si addinianda eroica o preistorica. Ed ecco il perchö tra i poemi epici, anche i meglio elaborati dal lato artistico, non ävvene alcuno che, in fattodi viva originalitä e schietta bellezza, si possa paragonare coll'l-liade, coi Nibelunghi, colle canzoni ispii’ate dei bardi scoz-• zesi, dei clefti, degli slavi meridionali e di altri popoli. Le canzoni omeriche nacquero sotto l’influsso di cause analoghe a quelle da 'cui germogliarono le poesie dei me-nestrelli o trovatori dei medio evo: allo sfasciarsi d’un ordinamento sociale e politico che avea fatto il suo tempo, sorgevano nazioni novelle e rigogliose di vita: una societä vergine, formatasi sui ruderi della passata, per la sovrap-posizione di popoli primitivi e nuovi a vita civile, acco-glieva i primi germi di progresso nella forma d’idee e sentimenti improntati di meraviglioso: genio cavalleresco ed entusiasmo religioso erano le leve potenti per spingere gli Homini a tradurre in atto gP impul si deli’animo, libero ancora dalle preoccupazioni della vita politica ed aperto per conseguenza alle piü caste e generöse emozioni di cui s’ingemma la vita. Molto tempo prima che sorgessero i canti deli’ Iliade e deli’Odissea, erano in voga appo le genti canzoni e loggende aventi per soggetto fatti eroici e gesta meravigliose, come vediamo nel canto nono deli’Iliade, quando i messi di Agamennone, giunti alla tenda di Achille, lo sorpren-dono nell’atto che isposava al suon della cetra il canto delle «gesta heroum», ehe non erano altro se non canzoni sul fare di quelle deli’ Iliade, col mezzo delle quali veniva conservata gloriosa memoria delle imprese de' pri-Rohi eroi, ad esempio e sprone per le novelle generazio- ni. Le stesse poesie omeriche citano i nomi di alcuni dei bardi delle prime etä della Grecia, corae di un Dcmodo-co, di un Femio; per cui, se non vogliamo, col Foscolo ed altri, riconoscere in Omero un nome collettivo, un at-tributo applicato a quella persona che ebbe 1’ idea felice e il genio di accozzare in un tutto complesso le sparte mem-bra del ciclo epico trojano; dobbiaino certamente ritenere molto plausibilo 1’ ipotesi di chi, senza negare 1’ esistenza storica di Omero, non lo riconosce tuttavia autore dei due poemi ordinati, come ü leggiamo addesso, ma come uno dei cantori (aoidöi) di quei tempi, il cui nome rimase superstite nel naufragio degli altri di minore celebritä. . Nel processo dei tempi, essicandosi la vena poetica del popolo per la prevalenza che venivano mano mano acquistando gli studii serii e intesi alla soddisfazione delle esigenze molteplici della vita pubblica e privata, b cer-to che le accennate canzoni dovevano andare smarrite, ove non le avesse salvate il pregio intimo dclla nativa bellezza di cui rifulgevano, e, piü che altro, il valore storico di cui andavano distinte, essendo considerate come unica e verace fonte delle memorie nazionali dei tempi eroici. Suc-cesse 1’ epoca dei rapsodi, di quei trovatori di professione, che giravano per le cittii. della Grecia esilarando quä e lä col canto delle poesie omeriche, da loro artificiosamente con-nesse, principi e popoli radunati in festevole convegno, o ce-lcbranti qualche rito privato in seno alle proprie famiglie. In appresso, quando Atene cominciö a divenire il centro della vita politica dclla Grecia, i Pisistratidi, guidati dali’ inten-dimento di conservare il prezioso tesoro delle poesie d’Omero, affidarono ad un eletta di eruditi l’incarico di raccoglierle ed appurarle da quanto v'avea intruso la tradizione popolare c i rapsodi stcssi che fin allora le avevano propagate. Da quell’epoca data la prima collezione delle canzoni omeriche congegnata fin d’ allora con tale maestrla che lo stesso Aristotile, (mettendo fuor di que-stisme 1’origine delle medesime da un solo poeta), le pre- se a base de’suoi studj critici sull’ indole e le norme della poesia epica. noto poi come 1’ Iliade e 1’ Odissea agissero poten-temente sulla fantasia e sul cuore deli’ etä successive, anche oltre ai confini della Grecia veramente detta, per eni gli Alessandrini in prima, e di poi fino all’ etä nostre i dotti di tutte le nazioni affilarono il loro ingegno al-1’ esarae critico delle poesle stesse, avventurando ehi una ehi un’ altra opinione o congettura, fino a ehe nel secolo scorso il Vieo pel primo accennö, e Federieo Augusto Wolf spiegö 1’ origine e le vlcende de’ canti omerici in modo da eliminare la maggiore parte dei punti controversi della questione, ehe tanco avea agitato le menti dei dotti. Tali nozioni generali giova premettere allo scopo di rilevare ehe, sebbene siamo avvezzi a giudicare dei poemi epiei, misurandoli alla stregua dei piü puri pre-cetti deli’arte, resta perö sempre fermo, che 1’Iliade, i Nibelunghi ed altri consimili canti nazionali sono tipi uniči di poesia eroica, appunto perchö nati prima deli’ in-venzione delle regole e quindi sotto l’azione immediata dei fatti che rappresentano. All’epopea forniscono alimen-to i tempi eroici con tutto quell’ apparato di credenze e su-perstizioni, che formano il retaggio popolare di nazioni ancor bambine; quindi il lavoro d’ arte, che e piü vicino a tali tempi, riescirä piü perfetto perchö piü conforme all’ indole di tali poesle, come non sarä se non una con-traffazione, una parodia epica il componimento che si manifesta puramente come frutto d'una scuola speciale. Esaminando alcuni poemi epici si trova che tutti i piü celebri sono foggiati al modello delle canzoni popolari da noi menzionate, della cui vergine e fresca poesia piü o meno ritraggono, a seconda che il poeta, se non visse nel bel mezzo dei tempi eroici, fu per lo meno di poco discosto dai medesimi, come generalmente si ritiene esser avvenu-to di Omöro e degli Omeridi. Questi fiorirono allorchö per-durava ancor viva 1’ eco di quell’ entusiasmo rcligioso e po- litico, a cui era infonnata 1’eta eroica della Grecia. Durante tali epoche il poeta coglie il fiore della poesia dalle lab-bra del popolo, e trasfonde nei propri concepimenti quel-l’impronta di vivaed eletta originalitä, ehe & il distintivo del genio. Risulta quindi evidente la giustezza del primo tra i pre-cetti applicati dai maestri deli’ arte alla critica di un poema epico, inquanto si riferisce ali’ opportunita nella scelta del-1’argomento o, a meglio dire, della favola epica. Questa deve abbracciare un fatto grande, ehe altamente interessi una na-zione speciale o 1’ umanitä intera per 1’ effetto religioso, morale, e politico spirante dalla medesima; inoltre esser di tal indole da rendere verosimili tutti i fregi e gli ornamenti di cui la intesse la mente ispirata del poeta. Sovratutto vuolsi attendere ehe il fatto possa comportare quell’impronta dominante di meraviglioso, la quäle forma, direi quasi, 1’ ele-mento vitale deli’ epopea, senza cui, per ricca ehe ne sia la suppellettile degli artificii e delle eleganze, essa non puö riescire che ad uno sfarzoso, ma languido addobbo di un fatto piü acconcio ali' abito prosaico della storia, ehe al lusso della poesia. Consideriamo in questo riguardo l’E-neide. Nessuno negherä che la leggenda della venuta di Enea in Italia, dopo la distruzione di Troja, e il vasto corredo di avventure e di casi, onde la tradizione avea circondato quell’ avvenimento risalente ad epoche remotis-sime; ehe 1’ aureola initica di cui era cinta la persona deli’ eroe profugo dalla patria, e scelto a strumento di una so-vrumana potenza per iniziare sotto altro cielo un nuovo ordinamento politico; ehe tutta la serie di loggende, costitu-enti il diploma, dirö cosl, di nobiltä nazionale del popolo romano e in particolaritä della famiglia, ehe dai rivolgi-menti politici era stata portata al grado di guidarne i de-stini, non fossero argomenti supremamente adatti ad accen-dere la fantasla d’ un poeta; ma Virgilio visse in epoca troppo discosta dai fatti deseritti. Egli vedeasi cinto da un popolo e da una civiltä a tutto altro attagliata piü che a poe- sia, o il quadro mitologico deircpoca e delle imprese, a cui dava risalto col fascino deli’ epopea, ammessom' pure un leggiero addentellato con una qualche eco lon-tana di tradizione popolare, era evidentemente susci-tato dal freddo calcolo di chi deli’apostolato delle let-tere e di quel capolavoro in ispecialita, volova servirsi a legittimare l’acquisto recentemente fatto dello scettro imperiale. Virgilio non attinse 1’ estro, coine Omero, alla fonte perenne di poesla ehe 6 1’ imaginazione di un po-polo vergine di costumi ed eccitato da forti e gonerosi af-fetti, ma dovette in tutto ispirarsi ali’ ingenuo candore o alla squisita sensibilitä, a cui era temprata la su a aniraa, lasciandone perciö un; opera fornita a dovizia di tutti i pregi poetici, di cui natura e scuola 1’ avevano reso maestro, ma, all’infuori di quegli episodii e di quell(' scene, ove traluce la gentilezza e l’amabilitä del di lui ani-mo, piuttosto fredda e rassomigliante ad un vago romanzo poetico piü che ad un poema eroico. Altro capolavoro d'arte h la Gerusalemmo liberata del Tasso. II poeta fiori in epoca discosta da quell’ impo-nente e maestoso risveglio di nobili sentimenti, ehe nella Storia si addimanda l’etä della cavalleria cristiana; a lui pure non fu concesso di cogliere dalla bocca del popolo 1<> canzoni e leggende sorte di mezzo ali'entusiasmo reli-gioso e poetico, ehe animava 1’ epoca delle crociate; egli viveva in ctä, per costumi, tendenze e adopramenti troppo disforme da ciö che costituisce il carattere essenziale del-l’epoche eroiche e primitive di un popolo, in un et;\, in cui la preoccupazione di altri interessi e 1’esigenzc di una vita piü incline apassioni morbide e snervanti, avea dato il bando al rito semplice e schietto della famiglia eroica, aH’innocenza del costuine e all’espansionc libera del cuore, in mezzo alla schiere. Nel la Pugna angelov um il rumore susseguito al di-scorso di Dio viene rappresentato in una comparazione vaghissima clie troviamo anche nel Paradiso perduto: ................E come al dolce Tepor di primavera, allor ehe il sole S’accompagna col tauro, in folto sciame Sbuca la bionda gioventü dell’api, Ed all’arnia s’aggroppa, o vola ai fiori Rugiadosij e rivola ai tersi assiti Spalmati or or di balsamo recente, Difesa suburbana ai picciolefcti Suoi castelli di paglia, e vi ragiona Delle cose di stato; a questo modo La ciurmaglia infernal brulica e ferve Fino al dato segnale. Ed il Zarotti: Ceu cum vere novo jam dulcia mela perosae Agglomerantur apes, tenuit sonat aura sussurro Hinc gentis legit una suae plebs parvula regem Inde cient duetorem alium, gens altera, fuci His geminum plaudit non uno murmure vulgus II Milton quasi a preludio della sovrana maestä ehe dovea risplendere in breve nel figlio di Dio, premette una scena di effetto maraviglioso, facendone assistere ad uno scambio di sentimenti affettuosi tra il divin padre e il figlio. Questa scena manca affatto nella Pugna angelorum, ed ä naturale, poich& qualunque piu squisito artificio non potrebbe mai supplire al difetto d’ispirazione e di estro poetico, quali si richiedono ad ideare e tratteggiare 1' a-spetto di Dio armato di sdegno, ehe leva il suo braccio allo sterminio degli empj. II tipo a cui informasi la pit- tura di Cristo nel Paradiso perduto č evidentemente de-sunto dalla figura di Apollo nel canto primo deli’ Iliade; e ehe il poeta inglese 1’abbia avuto realinente innanzi agli occhi si raccoglie non solo dal contorno generale del quadro, ma anche da qualche speciale pennellata, come quando si tratteggia il figlio di Dio cinto di terribile maestä che armato di turcasso e quadrella incede fosco qual not-te. (l’omerico « nykti eoikös n). Del resto 1' Apollo di 0-mero siccorae parto poetico foggiato in tutto alle creden-ze ed al rito di una religione tutta naturale e terrena, non dura fatica ad improntarsi nella nostra mente, pre-sentandoci le sembianze aggrandite di un eroe greco de’ tempi mitici. A’ tempi d’Omero l’idea della divinitä non si scompagnava dallo spettacolo della potenza di lei, in quanto si appalesa negli svari ati prodigj del-l’universo creato. La societä omerica era troppo bambi-na per potersi formare un concetto astratto della divinitä, n& la potea immaginare altrimenti ehe infusa e operante in ogni singolo oggetto ehe attirava l’at-tenzione agendo potentemente sui sensi. Quindi 1’ idea deirOlimpo terreno ehe confondesi col celeste, e la ter-i’a, il mare, le selve popolati di numi, e le virtii e i vizii proprj dell’umana razza applicati agli Dei, e l'in-tervento immediato del Cielo nelle faceende umane, la presenza degli Dei in mezzo alle scene della vita pri-vata e publica, e nel trambusto delle battaglie. II Milton aH’incontro quantunque da una fervida immaginazione accesa di zelo religioso, derivasse una sorgente di viva e sublime poesia, ed avesse il genio informato alla scuo-la de’ piti chiari modelli greci, non potö perö riguardo alla pittura dei personaggi divini non rimanere al di sotto di Omero. In fatti non si puö negare ehe le perso-nificazioni poetiche di Dio, di Cristo e degli Angeli nel Paradiso perduto non impallidiscano di fronte alle divinitä che ricorrono nell’Iliade, e ciö per la difficoltä som-ma di scolpire con frasi e modi di umano linguaggio soggetti sovranaturali, che per 1' indole loro e pella pro-jirieta. degli attributi siflattamente si discostano da ogni tipo di terrena grandezza da non poterli ravvisare coli’ occhio dei sensi, ma colla sola intelligenza del euore i-spirato agli ardori di una fode religiosa forte e appassio-nata. Ora se a tale altezza non giunge il genio del Milton, non ci puö sorprendere se il Zarotti non vi si provi nemmeno, e quindi, schivando le sopradette difficoltä cerchi di ripararvi alla meglio caricando le tinte e il co-lorito per renderci piü viva 1’immagine dei personaggi del suo poemetto. II Zarotti mette in bocca a Lucifero gli stessi con-cetti a un dipresso ehe leggiamo nel Paradiso perduto, con questa differenza pero, ehe mentre il Milton impiega ragioni ed argomenti da tribuna politica, quando fa dire a Lucifero: . . . . Con qual ragione alzavsi Altri puo adunque in assoluto sire Sopra colov, che a lui son pari in dritto E pari in libertä, sebbene in possa E in altezza di grado a lui minori? 11 Zarotti con miglior giudicio, in quanto sembra a noi, eleva il furor di Lucifero fino ali’ audacia del la beste-mia e marca la ferita recata, secondo il parere degli angeli ribelli, al loro legittimo orgoglio, per cui rifug-gono dali’umiliarsi dinnanzi ad un Essere ehe ritengono inferiore di grado: Mortali adstrictum venerernur coinpede numen? Quaraquam o si vestros praeclari tangeret or hi s Nobilitas animos, nec segni pressa veterno Tila olirn data coeliiibus mens alta jaceref Vile lutum hoc patriis......................... o piü sotto: At regem sprevisse Deum si jussa jubentem Creditis esse nefas, tali vos crimine solvam injustum ostendens divinos reddere honores Mortali puero, cujus tremor occupat artus, Qui trepidis parum vagitibus aera palsat Corporeum cui pondus adest, cui dcbita molent Corpoream mensura replet, numeroque coereet. Yersi splendidi sono pur quolli che si leggono alla fine del discorso di Lucifero: ..................mens libera nobis Nesciaque alterius supponere colla catenis Faxo haud nos famulos celsi dominator Olympi Injusto prcmat imperio, calcetque jacentes. Haec, ego, Coelieolae, vestris vigilantia rebus Pectora devoveo, dextra licet ille furenti Saeviat horrendos jaculatus fulminis ignes. Hoc vobis devoti animi miraimine tutus Hoc clypeo fidens eludam hostilia tela. Quae si fixa manent, mea vos consulta benignis Auribus accipite et plausuras reddite voces Finierat...................................... . ma il difetto principale qu\ come altrove si 6 ehe il Za-rotti non ci tratteggia il tipo oaratteristico dei personaggi nel pieno fervore dell'azione, ma soltanto nelle artificioso parlate ehe mette loro in bocca pritna della deserizione della battaglia. Yero e bensl ehe anche il poeta inglese premette allo scoppio della pugna due elaboratissime ar-ringhe dei duci; ma oltre a questo egli si accaparra tutta la nostra ammirazione presentandoci un carattere de’ piü simpatici nell’Abdiello, che non e il duee delle schiere fedeli, ma un angelo ardente di zelo e scandalezzato della te mer itü di Lucifero. Abdiello intronato da ogni parte dal tumulto delle turbe ribelli, benchč si vegga minac-ciato da nemiei accaniti, lascia tuttavia libero il freno alla nobile indignazione che gli agita il petto e sfida il furore di Lucifero. La pittura maestrevole di questo personag-gio ci offre un bellissimo intermezzo a rompere la mono- tona descrizione dei preparativi di guerra e degl’eccita-menti ehe dali’ «na e 1’ altra parte si porgono ai pugnanti. La scena anteriore allo scoppio della lotta nel Paradiso perduto trova un certo riscontro nella Pugna angelorum. L’esordio 6 identico nell’uno e nell’ altra: Oh falsi, audaci, scellerati detti ecc. e il Zarotti Quod scelus insuetum nostras perculit aures raa qui ä Michele che parla incoraggiando dal canto suo le falangi devote, cosa in tutto naturale e perciö men ric-ca di effetto, laddove 1'Abdiello del Milton ne interessa assai piü, perchfe nel risentimento ehe spira dal suo discor-so noi scorgiamo il riflesso d’un carattere animoso ehe a-gisce di propria iniziativa e non in forza di necessarie ragioni. Segue lo scontro, ed k qui ove brilla il genio del Milton. II poeta ci fa assistere ad uno spettacolo pieno di vita. Gli episodii sono tutti grandiosi ed altamente inte-ressanti e il quadro ci si presenta come una riproduzio-ne delle meglio riuscite della lotta degli Dei nelle canzo-ni omeriche. II discorso di Satan non puo essere piü vibrato ed energieo, nž meglio adeguato alla tenipesta delle passio-ni che gli bolle nell’ animo: senonchfe il Milton da, a parer nostro, anche in questo passo nel difetto di secon-dare forse troppo 1’ abituale sua propensione per le disqui-sizioni sottili ed astratte, come e il caso quando Lucife-ro dopo uno sfogo di pensieri arditi e superbi si smarri-sce verso la fine in un ragionamento filosofico sull’indo-le e la natura della libertä, di cui dichiara di farsi intre-pido assertore a pro degli angeli. Perö tolta questa in-congruenza, ehe del resto non e altro ehe un neo nel tes-suto di tante peregrine bellezze, tutto il rimanente s’ i-spira ai modelli piü eletti di epica poesia. Lo strepito del primo affronto, il baleno deli’arini, 1’onda delle schiere che si urtano e incalzano, il trambusto della mischia, il fragor tič carri , marziali, il saettlo dei dardi od altri accidenti di una fazione improntata di meraviglioso, sono ritratti con tinte sl vive e naturali, ehe davvero non si puo imaginare un quadro di maggior effetto. Lotte di tal genere sono mirabilraente deseritte nei classici antichi, come per esempio nella Teogonia d’Esiodo dal verso 676 in poi. Qul piü che l’altezza dell’idea spicca hi grandiositä della descrizione, pregio perö che non e del-l’autore soltanto, ma della lingua stessa in eui scrive, che gli lornisce modi e forme plasmate in guisa da do-nar vita e rilievo alle cose descritte. Naturalmente, parlando del Paradi so perduto, non pos-siamo, ignari della lingua inglese, desumere un giudicio che dalla versione italiana del Maffei, la quäle sebbene splendida, non puo pero rendere cosi genuinamente 1’originale da farci ravvisare la fisionomia vera deli’ au-tore. La lingua italiana quantunque non difetti di forme tipiche e di vocaboli cosl detti onomatopeici, 11011 puo peraltro da questo lato misurarsi colla greca; una prova ne ab biamo nel saggio di versione del brano succitato della Teogonia, lasciatoci dal Leopardi noi suoi studj filo-logici. II lavoro del Leopardi riproduce esattamente 1’ originale, in quanto all’effetto sull'animo e sull’imaginazione del lettore, ma in quanto ad efficaccia rimane molto al di-sotto del testo. Ora tornando al Milton, diremo che tutto ciö ch’ esrli aggiunge per darci un idea del fiero scontro degli eroi e delle turbe, ö esuberante di vita e di vai-ietä. Abdiello, eui il fuoco degli affetti avea animato il labro e strappa-ta dal cuore l’apostrofe virulenta contro il capitano dei ribelli, b il primo ad assestare un colpo ali’odiato rivale che il fa indietreggiare quasi tramortito. E come questo, stacoansi dall’insieme della battaglia accesa sü tutta la li-nea di bellissimi episodii, per esempio quello di Satan e Michele, che a sembianza di Achille ed Ettore o d’altri eroi dell’ Tliarle, prima di venire al eimento deli’ armi acerba- mente si rampognano tra loro e aguzzano il fnrore alla cote di personali invettive. Ne in minor grado porta l’impronta schietta dell’e-popeu la descrizione del conflitto di Uriele e Raffaello con Adrameleco ed Asmodeo, episodj pieni di varieta. La lotta si prolunga nel giorno appresso, in cui il poeta profondendo tutte le risorse di una fertile itnaginazione, accresce 1’ orrido della pugna attribuendo agli angeli neri 1’ invenzione e l’uso del cannone, il cui bombo raisto allo schianto di monti svelti e lanciati dalle schiere fede-li, conferisce alla pittura tale impronta di originale e stu-penda grandiositä, da non si poter ideare scena piü a-datta o piü efficace ad incatenare i sensi e 1’ anima del lettore. II Zarotti nel giusto apprezzamento delle sue forze nun si cimenta neppure a tratteggiare i dettagli della lotta. La descrizione della battaglia e languida e smorta e, se ne togli il prestigio del verso, essa rende piuttosto 1’ i-magine di una fazione militare di quelle che si leggono nelle opere di Livio e di altri storici latini. Egli cerca ben-si di avvivare la narrazione innestando quk e lä nella pro-saica esposizione del fatto una qualche pennellata tolta ai modelli classici come, a mö d’esempio, in sul principio: Concurrere acies, belli dat buecina signum Insuetum coelo, totusque immugit aether Armorum strepitu et vocum reboante fragore Buccina sed postquam siluit, clangorque tubarum Desiit audiri, facto gens coelica gyro Iusserat ut Michael, diros complectitur hostes .... e per renderci l’imagine delle coinpatte falangi che si serrano addosso le une alle altre, segue le tracce d’ Onie-ro (canto 13, verso 113, 155) Mox premit, insequiturque pedeiu pes, dextraque dextram Urget................ eome il Monti: ln lung.a riga Scudo a scudo, elmo ad elmo e fianco a fianco Si 8tringe.............................. Ma ne 1’ uso esuberante di artificii retorici e neppure 1’ ac-curatezza, ch’ ei mette nel ritrarci 1’ eroe principale in at-to di animoso e prode campione, che indarno s’ affatica ad infondere negli altri il fuoco di cui egli stesso divampa, possono riparare al difetto di vita e raoviinento spontaneo che ammiriamo nelle poesie di Omero. Come dicemmo, il ritratto di Lucifero in mezzo al trambusto della pugna non č mal riuscito nella Pugna Angelorum del Zarotti, come non sono destituite di ef-fetto drammatico le parti che ivi sostiene, quando sfidu-ciato poH’ignavia d6 suoi pur non cedc accasciato sotto 1’ incubo della paura che investe gli altri, ma ardito e-sclama: Quo fugitis, num creditis altera vobis Sidera, vociferans, aliudque superfore coelum. Vos ego si quod adhuc vestris nunc mentibns haeret Per decus obtestor claraeque exordia lucis Unde genus trahitis fugientem sistite gressum. En ego rex vester gelida vel victor ab arce Iura polis reddam, vel tela hostilia victus Experiar, nec terga ferus fugicntia victor Viderit, et nostris illuserit ensibus audax. Ed e qul che 1’ autore ci offre uno schizzo non ispre-gevole di un caratttere eroico temprato a gagliardia ed a maschia costanza come l’uomo tenace di Orazio, Si fractus illabatur orbis Impavidum ferient ruinae Tutto congiura ai danni di Lucifero, il tormento del-l’animo lacerato dagli stiinoli di una prava coscienza, il fulmineo apparato che gli si presenta foriero dell’ ira divina da lui temerariamente provocata, la fuga precipi-tosa a cui vede in preda le vinte sue schiere, il cupo pre-sentimonto della pona che l’aspetta, il lampo del brando divino che giä vedesi balenare innanzi agli occhi; ma tutto questo non lo sgomenta, e pur provandosi di scansare l’a-bisso a cui vedesi trascinato unitamente alle sue falangi, ardimentoso sfida il periglio minacciante, riesce anche per un momento a rattestare i suoi, Restiterunt viresque breves animosque resumunt.. ma quando ad onta di tanti sforzi, vede fallito ogni mez-zo di afferrare la sperata vittoria, pur evitando ogni ap-parenza di terrore, rompe come a sfogo del cocente dolore che il divora, in quella patetica insieme e fiera escla-mazione che si legge nel canto secondo, Yos facti conscia testor Sidera, Vos puro constrati adamante recessus, Coelicoluin et rutilis intersita tecta pyropis •Iura, decusque Poli et superi voluisse Senatus Libertatem armis solum me quaerere sumptis. Questa 6 la parte piü bella e interessante di tutto il poema, la sola che per nobiM d’ispirazione ed animatezza di tinte puö reggere al raffronto d’ altri passi consimili nei poemi epici di autori celebrati. Tutto il resto e pure de-scrizione rimbiondita di eleganze e sparsa di fiori reto-rici, ma priva di nervo e di quell’ effetto drammatico senza cui svanisce ogni prestigio dell’epopea. II Zarotti segne in appresso le tracce del Milton per ciö che riflette la disposizione delle parti, come quando fa sfilare le schiere vincitricl d’ innanzi a Dio, che lo-ro impartisce esuberante guiderdone di lodi per lafedel-tä addimostrata nella lotta: Ecco distrutta Dell’ invido nemico appien la speme Che tutti al par di se pensö ribelli Trovar le mie falangi e signor farsi Di quest’eterna inacessibil roca Con le lor forze e noi sbalzarne. Tutte son vostre queste sedi intanto O Possanze del Cielo......................... E il Zarotti! Felices magis an fortes, qui imrnine nostro Pugnastis, pugnacque novae spulia ista refertis Testatura polo vestra olim fortia facta Quos ego pro spoliis istis, belloque peracto Proque pio in Natum obsequio pro supplici eultu Egregiis mactos anirais, facilisque, bonusque Excipio et patrio, ut natos, amplector amore. Ed a Michele, campion de’forti, Dio si i;ivolge con ispeciale affctto ponondolo in cima ad ogni sua creatura colle parole : Te vero, cujus tetigit praecordia nostrae Majestatis honos, Superi Dux magne senatus Te te ego praecipuo Michael nunc dignor lionore Dallo studio fatto finora del poemetto del Zarotti chiaro einerge il fatto che non č d’ un’ opera poetica, nel rigore del termine, che noi ci occupiamo, ma bensl d’ un lavoro d’imitazione condotto sui tipi degli epici antichi e con-temporanei aH’autore. Ed invero, ammessi come tipo linico di vera poesia i canti omerici, il carattere essenziale che li distingue dagli altri compouimenti sl latini che ita-liani si b appunto la mancanza di lunghe descrizioni, al solo scopo elaborate di menar sfbggio di frasi e figure retoriche, capitale difetto d’ogni poes'.a che ritrae scene della vita. Nel complesso dei canti che intermez-zano il procedimento dell’azione principale nell’ Iliade vi sono bens'i degli squarci di descrizione, ma prescin-dendo dal carattere dei medosimi, che ö essenzialmente informato ai tipi unici del bello in natura, v’ö di piü il raro pregio che le medesime scompariscono in faccia alla mai interrotta azione dei personaggi, i quali nel lo-ro agitarsi producono un intreccio di fatti e d’idee non dissimile da quanto ammirasi in un componimento dram-matico. II canto primo 6 tutto vita e movenza dramma- tira. Scoppin l’ira
  • per la sola intuizione dell’anima. Neli’Iliade e nell’Odis-sea gli Dei ci si rappresentano sotto l’aspetto d’uomini dotati di passioni grandi e straordinarie, ma perö sempre tali da trovare un riseontro negli altri eroi del poema, e cio per le "vedute particolari dei Greci in fatto di religione, le quali erano molto differenti dall’areano sentimento della diviuitä ehe hanno i popoli eivili, presso eui 1'idea di Dio, scevra d’ogni amminicolo di materialita, viene <‘.ompresa soltanto eolP occhio della mente, e coli’intelli-genza del cuore. Anehe Virgilio non va del tutto esente da appunti rispetto alla pittura dei caratteri. Enea, il personaggio principale del poema non si mantiene sempre ali’altezza della sua posizione di protagonista. Spicca bensi in liti un amore costante alla patria, alla famiglia ed agli Dei, e una fede ardente per la gloria de' posteri, il cui regno e chiamato a far risorgere sott’ altro cielo; perö le sne azioni e i suoi pensamenti sono guidati troppo dali’ ar-cana potenza del fato, di cui egli č non sempre docile stvumento, perche non si abbia a desiderare maggiore liberta ed iniziativa nel primo campione del poema, lnol-tre non si puč> negare che non ne venga oscurato il personale prestigio, quando per la forza irresistibile de’ suol destini lo vediamo ricambiare con durezza e crudelta la passione ardente di Didone. II carattere di Turno invece e, a mio credere, assai meglio riuscito, rappresentandoci il poeta nella persona di questo re un giovane ardente di nobilissimi affetti, che pugna per la patria, e per con-servarsi 1’ amore di una sposa ehe corre pericolo di perde-re peli’ arrivo dello straniero fortunato. Senza eonfronto migliore č nell’ Eneide la pittura delle scene d’ affetto, come nell’ episodio di Niso ed Eurialo,. dii Lauso e Pallante, nei quali la corda del sentimento e toc-ca dal poeta con rara maestria. II Tasso si preše a modello evidentemente 1’ Enea di Virgilio nel tracciaro il carattere del suo (iofiredo, ma superö di molto, come a me sembra, 1’originale. Goi-fredo b un vero ideale del cavaliere cristiano, ehe alla grandezza d’animo, alla vigoria del braccio, e alla saga-ciadel consiglio aggiunge mansnetudine, gonerosita ed altre virtu religiöse e morali, in guisa da adombrare la figura di un santo. Tali pregi devono necessariamente ricorrere nella persona di un eroe, ehe inčama in se medesimo 1 idea grande da cui erano dominati i popoli al principiare delle crociate. Nella pittura del Goffredo si specchia 1 ani-ma deli’ autore, nž occorre altro lume a discernere 1 al-tezza d’ ispirazione a eni informavasi il suo genio poeti- co. Ncl Rinaldo invece la mira di glorificare la dinastia estense fc’ dare per avventura il poeta in qualehe tratto d’ esagerazione, earicando le tinte del quadro, e accumu-lando i pregi personali del suo eroe in modo, da varcare talora il limite di quelle giuste proporzioni che devono esser osseryate nella pittura dei caratteri. Cosi pure, co-me si osservo in altro luogo, il poeta sf'ogö forse le sue smanie di amorc, esuberando piti di quello si convenisse, nel delineare le figure de’ personaggi innamorati, dipingen-doli con colovi c tinte adatte a vestire una passione mor-hosa piuttostoche un sentimento nobile e schietto. ln quanto agli episodii che, come osservammo, inter-mezzano il corso dell’azione, porgendo occasione al poeta di divagare dall’ argomento principale, presentandoci scene non mono elevate, ma pivi miti e soavi, nulla accade qui d’ aggiungere. Nel poemetto del Zarotti non troviamo nulla chepossa subire il raffronto colle stupende digressioni, quali sarebbero il distacco di Ettore da Andromaca, nel eanto sesto deli’ Iliade, la gara di affetto e di coraggio tra i due amici Eurialo e Niso, nel canto nono deli’ Eneide, il sublime sacrificio di Sofronia e Olindo, o 1’impresa notturna ili Clorinda ed Argante, nella Gerusalemme liberata del Tasso. Fino a qui abbiamo cercato di dimostrare, al lutne de’ grandi esempj di poesia epica, quali pregi debbano concorrere in un poema epico perchft sia degno del nome, o sotto questo riguardo ci lusinghiamo di aver lnmeggia-to bastantemente il punto di vista da cui vuol essere considerato il poemetto del Zarotti. Resta ora ehe pren-diamo a (lire alcuncM intorno alla veste deli’epopea, esa-minando se il nostro autore riuscl piü felicernentc in que-sta parte ]>ure importante tra le doti di un poema. Lo stile deli’epopea, a detta dei maestri deli’arte, vuol essere sublime, largo, splendido e ornato; preoi-samente largo senza ridoudanza, splendide senza gonliez-/a, ornato senz’artilicio. — 49 — Osservando sulle generali, e forza convenire che il Zarotti, fatta astrazione d’ alcune mende, riuscl senza con-fronto meglio in questa che nella parte anteriormente considerata che risguarda l’invenzione e l’estro poetico. Egli s’informa da questo lato alla scuola de’ classici la-tini, e ne abbiamo una prova nel fatto, che oltre ai molti passi i quali ci rendono imagine d’un bei lavoro, direi cosl, d’ intarsio, per la copia di classiche reminiscenze di cui e infiorato lo stile, vi e pure sparsa nell’ insieme del poema una tinta di latiniti\ che accenna a buon gusto e a non comune famigliaritä. deli’ autore colle forme e colle eleganze della lingua del Lazio. Circa al proemio ed alla dedica del poemetto non ta duopo qul aggiunger altro dopo quello che in argomen-to ci venne fatto di rilevare altrove. II discorso di Lucifero nel primo canto e vibrato, e ne offre bellissimi versi. Eccone alcuni: „ Aetherei proceres, nunc totas promite vires, Neu sinite ut jussum vestras scclus inquinet aures. Coelo orimur, Coeloque sumus deducta juventus. Non tales servire decet, procul omen abesto, Serviet haec nunquam fragili gens aurea carni „ L’effetto prodotto dalle parole di Lucifero e ritratto al vivo nella calzante comparazione che segue: „ Ceu cum forte pares Boreasque Notusque profundi Hinc atque inde trahunt, retrahuntque humentia regna, Tollitur immensum paene ipsa ad sidera murmur; Uli indignantes multa vi caerula versant „ I primi ‘240 versi del secondo canto ritraggono il con-cetto e l’idea dalle Metamorfosi di Ovidio, Libro II, v. 33. ss: „ Regia solis erat sublimibus alta columnis, Clara micante auro flammaquc imitante pyropo „ etc. Zarotti: „ Hoc iter ingressis aperit se regia coeli, Ati-ia celsa patent solidis innixa columnis, Sunt ubi coelicoluni pulchrae longo ordine sedes „ Poco appre880 il Zarotti deacrive il diluvio seguendo le tracce di Ovidio, Metamorf. C. 1, v. 100 as. L’ordine deli’ idee e lo stesso; la pittura di Ovidio perö 6 naturale e viva, mentre quella del Zarotti č un po’ languida e introdotta a mo’ di ripieno. Ovidio: „ Jusserat, hi redeunt ae fontibus ora relaxant Et defraenato volvuntur in aequora cursu.............. Ipse tridenti suo terrain percussit; at illa Intremuit motuque vias patefecit aquarum „ Zarotti: „ Foeda ibi tempestas incunibit ab aethere terris, Et pluviara vehit ingenteni densissima nubes. Non mare litoribus, neque se jam flumina ripis Ulla tenent, parvus nullos capit alveus aranes „ e poi: Nant peeudes simul atque lupi, leo tigris et haedus, verso ridotto su quello d’ Ovidio: „ Nat lupus inter oves, fulvos vehit unda leones Unda vehit tigres etc. A soraiglianza di Omero che nel canto XYIII, v. 483-608, descrivendo le scolture sullo scudo d’Achille elaborate dalla mano industre di Yulcano, ci rappresenta con-sessi di giudici, agguati militari, espugnazioni di cittii, campi con mietitori, prati, danze, giuoclii ecc.; o come Virgilio descrive le incisioni sullo scudo di Enea rappre-sentanti i fasti futuri della grandezza romana (canto YIIl. v. 616 88.); come il Tasso e l’Ariosto ritraggono scene consimili, il pritno nel canto XVII, strofa 64-96, il se-condo nel eanto III, strofa 15-63; cosl anche il Zarotti dal principio del canto secondo sino al verso 240, ci rap-presentn le porte del Cielo tut,t<‘ istoriate di fatti della Storia sacra. Si vedono qui incise sul bronzo la lotta dei Giganti, le pioggie di fuoco mandate dal Cielo a diRt.ru-zione di citt<\ ribelli alla legge divina: „ In reliquo portae spatio pluit ignibus aether, Nigrantes nebulae tellure feruntur ab ima, Eripiuntque diem ex oculis, vißumque morantur. Tacta metu fugiunt dulees animalia terras. Idem homines agit amentes per devia terror, Speluneis antrisque vagi sese abdere certant Et fugere incassum missos sibi coelitus ignes . . . Prosegue indi il poeta a ritrarre altre scene sculte sulle porte, eome la nativita di Gesu: „ At spatium portae inferius praesentia signat Tempora naseentis pueri, quo gaudeat orbis : Bethlemiae apparent turres, ac tecta domorum Iiospitibua crebris fervent, aditusque viaeque, Nec locus est ubi membra toro defessa reclinent Virgo gerens uterum, et senior eum Virgine custos. „ di poi il sacrificio di Abramo: „ Altior at facies portae in statione sinistrae Prominet assurgens virido laetissima monte. In medio cinis et languens attollitur ignis Composita strue lignorum, nec victima sacri Digna deest. Juvenis structam curvatur ad aram Accidit et supplex orudelia fata moratur ni rector Olympi Miratus roburque animi, firmumque tenorem Propositi, ardentem genitorem absistere coepto Jussisset, misso aligerum de gente ministro. Ille mamim cohibet patris in sua damna ruentem, Vicinis monstrans haerentem in vepribus haedum Cornibus implicitum, pro nato ut victima cedat. La prima rottura delle ostilita e descritta evidentemento ad imitazione dei classici: d.............................vix limina portae Virginei tetigere pedes, ipsa ostia necdum Attigerant, totus magnis mugitibus aether Insonuit, reddunt sonitum percussa vicissim Sidera ......................................... „ Ilicet excussi vectes, adapertaque claustra Bellorum, et stricto graditur Bellona flagello Sanguineam quatiens taedam, furor, iraque gaudent. Seditio it comes et rixandi insana voluptas, Saevus amor ferri et scelerata licentia belli „ Cosi Virgilio C. YII, v. 323, ss. „ Haec ubi dicta dodit, terras horrenda petivit Luctificam Alecto dirarum ab sede sororum Infermisque eiet tenebris „..................... e nel Canto VIII, v. 702: „ Et scissa gaudens vadit discordia palla Quam cum sanguineo sequitur Bellona flagello. „ In appresso la Mente, messaggera celeste, inviata a Michele tiene un discorso che rassomiglia a quelli che si leggono in passi consimili di autori classici, p. e. nell’I-liade, (Canto XI,) dove Iride ö mandata ad Agamennone o nella öerusalemme liberata. ove Michele cosi parla a Goff'redo: C. T. Str. 11. „ Disse al suo nunzio Dio: Goffreddo trova, E in mio nome di lui: perch6 sl cessa ? Perche la guerra omai non si rinova, A liberar Gerusalemme oppressa? Chiami i duci a consiglio, e i tardi mova AH’alta impresa. II Zarotti: „ 0 Deus angelicae gentis, fortissimi princeps, (^li datur ut A'index spretum ulciscaro tonantem, {Quid dubitas insuetas humeris capere impiger arma) Non gladios eohibere decet, patet area belli; Pugnandum est, Deus ecce jubet, pellendaque Coelo Dira lues vestri generis; concurrite laeti, Et patris hanc solio victricem innectite laurum. La risposta di Michele al nunzio divino h nobilissima e tutta spirantc gagliardfa e ardore. Qui il verso 6 caldo 0 vigoroso e rasenta il ritmo virgiliano: „ Absistamne putas, positisque inglorius armis Abscedam, ut spreto tumidus se Numine jactet Lucifer, et videar diro succumbere monstro ? Non adeo mihi sanguis hebet, pigentve lacerti Scis soror, ut scelera ista ferara, sed pareo jussis Et genti adversae obnixus mox arma capessam. llicorre alla mente il passo deli’ Eneide nel C. IX, v. 205 : Est hic, est animus lucis contemptor, et istum Qui vita bene credat emi, quo tendis, honorem. Lampi e tuoni sono segnali di favore da parte di Giove; cosi nell’Iliade C. VIII., versi 134, 170. II Zarotti imita questo riguardo i classici. Michele verso la fine del suo discorso sente il tuo-no> foriere dell’ajuto del Cielo, e tutto in giubilo e-solama: Auditis? Pater ipse tonans mea talia fantis Dicta probat. Capio laetum Pater optime belli Augurium, sectorque libens Tibi maxime divüm „ Michele riceve da Dio la spada, come nell’Iliade e nel- 1 Eneide vediamo gli eroi regalati d’ armi di tempra divina. 11 discorso di Michele nella Pugna angclorum offre varii punti di confronto con (juello dcllo stesso Michele nell’ Angeleide di Erasmo di Valvasone. Ainbidue comin-ciano a un dipresso colle stesse idee. „ Quid primum querar hoc Coeli gliscente tumultu, 0 Proceres, quid postremum deflere nermse est ? — 54 — Luciferine dolos repetam, fraudemque malignam ? „ Erasmo di Yalvasone - Angeleide C: I. Strof. 92: „ Puö star, menti divine, amata prole Dell’eterno fattor, che in ciel si scorga Fra 1’angeliche genti (oh strane fole!) Chi con profano ardir contro Dio sorga? Non si puö negare peraltro ehe le parole di Michele nella Pugna angelorum non siano piu vihrate di quelle del General della milizia eterna nell’Angeleide. Una prova ne ahhiamo nei versi seguenti del Zarotti: „ Ergo age pugnemus, numeroque et robore freti, Spicula cum gladiis hehetom vibremus in hostem: Vos ego telici deduoam ad proelia passu. Cernitis ut 'trepida captis formidinc nutent Infames aquilae, certissima signa pavoris. accenti questi meglio adatti ad infondere coraggio di quel-lo che non sia il ragionamento di Michele nell’ opera suddetta di Erasmo,. Strofa 99: O frati o irati; omai nulla interrompa Lenta dimora il vostro innato zelo: N6 che quella crudel schiera io non rompa Tn voi non nasca di temenza golo: Sara facil 1’ impresa, e quando sia Diffieil anco, ella h dovuta, e pia. Nel eanto terzo hanno un suono virgiliano i versi: „Viderat errantes Michael, gentemque sinistram Funditus ut perdat, victis fugientihus instat: lili audere nihil-levibus sed fidere planctis eonfrontabili tra altri passi con quello deli’Iliade, Canto X. versi 358, 359. TjO sfilare degli angeli dopo la battaglia e ritratto sul disegno della mostra che fanno di se i giovani cavalieri trojani nel canto V deli’ Eneide. Reminiscenze virgiliane sono pure i versi eeguenti del Zarotti: Jamque omnis legio, et puris exercitus armis, Virgilio, Canto IX. v. 25: Jamque omnis campis exercitus ibat apestis Zarotti: Talern se Michael populo referebat ovanti Virgilio, C. IX. v. 208: Nec fas: non: ita me referat tibi magnus ovantem. Zarotti: Interius spatium, populiš ubi saepe beatis Jura dabat sceptro insignis, mitraque verendus. Virgilio, C. VII. Hoc Priami gestamen erat, cum jura vocatis More daret populiš, sceptrumque, sacerque tiaras. Zarotti: Onmipotens, alii proceres comitantur euntem Virgilio, C. VI. 863: Quis, pater, ille, virum qui sic comitatur euntem Zarotti: Procubuere omnes, genibus et supplice vultu Obnixi pacem exposcunt, veniamque precantur, Et studio offusi sanctum sibi Numen adorant Virgilio, Canto VIII. v. 382: Ergo eadem supplex venio et sanctum mihi numen Arma rogo, genitrix nato. A somiglianza di Virgilio (C. VII. v. 40), del Tasso (C. I. Strof. 36) e di altri poeti epici, il Zarotti premette 1’ invocazione al Cielo prima di dar principio ad un ar-argomento gravissimo, come sarebbe per lui la pittura dei Serafini: Quis Serüpliim egregias laudes, quis nomina tanta Complecti valent, nisi Numinis ictu Pectora tunsa sonent centenaque guttura dentur. Numinis aura fave, et quos sanctis ig-nibus afflas Hos sinito ut sistam Latio trans aethera plectro. Progredendo di questo modo si troverebbero ancora molte reminiscenze classiche a testimonio dello studio profondo fatto dal Zarotti sui modelli piü eletti della latini-tä. Egli b. perciö che senza tema di andar errati si puö asserire ehe la dizione latina dello Zarotti ö in generale pura e condita di buon gusto e proprietä, se ne togli alcuni passi, i quali portano 1’ impronta dei difetti di am-pollosita e turgidezza inerenti al secolo in cui visse 1’ au-tore. II verso b pure per lo piü costruito con esattezza e con giusta osservanza del ritmo e della prosodia, senza dire che ve ne sono non pochi i quali per l’eleganza ed armonia ponno reggere al paragone de’ saggi piü belli di versificazione latina. Non si puö negare pero che non se ne rinvengano pure dei difettosi. Ž noto che 1’ esametro latino, perche sia ben costruito, deve avere le sue pause o dopo 1’ arsi dei terzo piede (caesura penthemimerSs) o dopo la prima tesi dei terzo piede (caesura trochaica), o dopo la fine dei quarto piede (caesura bucolica) p. e. Solstitium pecori defendite - jam venit aestas, (Virgilio), finalmente dopo la prima arsi dei quarto piede (caesura semiseptenaria); perö in questo caso vi deve esser una ce-sura secondaria dopo l’arsi dei secondo piede p. e. Quidve dolens - regina deum - tot volvere casus (Virg.) Esaminando qualche verso dei Zarotti si scorgono in questo riguardo alcune inesattezze. P. c. il verso Discordesque duces canimus - clademque vetustam, ha la cesura semisettenaria; perö vi manca la pausa dopo l’arsi dei secondo piede, e quindi il verso, in quanto ad armonia, scapita a confronto di altri della stessa spe-cie ben costruiti, p. e. Ad Stygios - cccidisse lacus - sensere cadcntem. Inesatto h il verso: Sidera, stellarum lapsa est pars tertia coelo perche nun si lianno esempj di cesurc dopo il priino plode. Una cesura semisettenaria non bene applicata ha pure il verso: Nam quod mortalem dicis - cui prona jubentur. Cosl pure i versi: Hostilis quos turbo rapit, me regia tristis At quia portaesum ost belli, et fuga displicet ipsis. JI soverchio di spondei rende duro il verso: Rapta duci adverso dux portaturus opima. Duro č pure il verso: Amphitryoniades virtutis qualia cultor. Una licenza non permessa ha il verso: Ultima et. ertremi pars agminis aligerum gens. Stentato a motivo dei troppi spondei e il verso: Victores victis raptas legionibus alas e cosi il verso: Pareite ait, viotis vester sat saeviit ensis. Similmente trovansi dei versi scadenti ed involuti nella descrizione delle scolture sulle porte del Cielo e in quella dell’incesso trionfale degli angeli, per modo ehe si dura fatiea a rilevarne il senso, specialmente se non si ha sotto gli occhi il testo stampato, ma soltanto, come iu il easo nostro, una copia manoseritta fornitaci da persona amica *) ch’ebbe la pazienza di traserivere il poe-metto del Zarotti dali’unico testo rinvenuto nella Marciana. Fu questa la ragione ehe non ci permise di stainpare per intero il poemetto stesso, ma aleuni squarci soltanto, nel solo fine di dare un’ idea ofenerale delle fatiche let-terarie d' un uomo ehe merita, a parer nostro, di venir sottratto alla dimenticanza. niaromo Babiider Direltore. ") II cli 1’rcif U>b. M.ircd It.r (lonlolla « cui ”ni piof.^siamn gra- limiini HOTIZIE INTOljNO ß, GINNjASIU. L'anno scolastico 1872-73 cominciö sotto auspicj poco favorevoli rispetto al Personale insegnante. Giä col termine deli’anno scol. 1871-72 cessava di far partedel Corpo insegnante di questo istituto il professore Pietro Widmann, che era stato nominato a professore nell’ i. r. Scuola Reale Superiore di Trieste. Restava cosi scoperto in parte l’orario della Storia e Geografia, a cui perö a-gevolmente potevasi riparare mercö 1’ opera di altro inembro del Corpo insegnante, qualificato allo stesso grup-po di materie; non cosi facilmente si poteva coprire la lacuna lasciata dal sig. Widmann rispetto all’ insegna-mento della lingua tedesea, che veniva per 1’ innanzi so-stenuto in molta parte dal medesimo. Veniva quindi as-sunto in via interinale un supplente nella persona del signor Giuseppe Pousche, a cm affidavasi quasi per in-tero 1’ istruzibne della lingua tedesea. Inoltre col princi-pio dell’anno scolastico il Ginnasio faceva acquisto di un docente qualificato intieramente pel gruppo matematico -fisico, il signor Carlo Sbuelz, per la venuta del quäle rendevasi superflua 1’opera prostata fino allora dal supplente sig. Francesco Postet. Questi veniva non ha guari nominato a docente effettivo nell’ i. r. Ginnasio di Spa-lato, ma restava a rinforzo del personale insegnante in questo Ginnasio fino al termine del primo semestre. Ag-giungevasi ancora, a completare il personale occorrente per 1’ insegnamento dolle scienze esatte, 1’ assunzione di altro docente qualificato per la storia naturale in tutto il Ginnasio nella persona del sig. Edoardo Visintini, quello stesso docente, che due anni prima era partito da questo istituto per recarsi all’ Universitii ad accudire agli studii preparatorii per l’esame di abilitazione. La partita delle scienze veniva cosi coperta esube-rantemonte da docenti approvati; ma sc in tale riguardo il Ginnasio poten dirsi fbrtunato, non potevasi pero a ineno di deplorare la mancanza di professori nel gruppo importantissimo delle materie filologico-letterarie. Non essendosi fatto acquisto al principio dell’anno scol. di nessun docente approvato in filologia, dappoichč il solo ehe s’era insinuato al termine dell’anno scolasti-co 1871 - 72 - il signor Giuseppe Medeotti teste defunto -avea nell’infrattempo trovata occupazione in altro istitu-to, si dovea contare golamente sopra forze supplenti; ma anche queste venivano meno per la cessazione dal servi-zio di due signori ehe F anno innanzi aveano insegnato latino e greco. S’aggiunse ancora la.nomina del signor Carlo Treche a docente nel neo-eretto Istituto magistrale in questa cit-ta, con ehe il Ginnasio perdeva 1’unico docente di lin-gua e letteratura italiana. La prospettiva non poteva essere piü scoraggiante: convenne quindi disporre alla meglio le materie scoperte tra il personale disponibile, addossando ora.rii gravosi a piü d'un docente; e cid non sarebbe bastato ancora se Sua Eccellenza Monsr. Yescovo di Trieste - Capodistria non avesse gentilmente permesso a due membi-i del Re-verendo Clero di questa cittk di assuinere aleune ore d’ istruzione a rinforzo del personale insegnante di questo istituto. Si utilizzö pure 1’opera del docente straordinario d’ idiomi slavi Nicolö Abbate Della Martina, affidandogli 1’ insegnamento del latino e deH’italiano nella prima clas-se, indi del latino anche nella quarta. L’insegnamento della lingua latina iu distribuito tra i docenti: Abb. Della Martina, Dr Zetto, Monfalcon, Abb. Artico, Canonico Petronio, ed il Catechista Giovanni de Favento. II greco fu assunto dal Direttore e dai docenti Dr. Zetto e Abb. Artico. L’ itaHano era smembrato tra varii docenti. In tale condizione trovavasi 1’insegnamento degli og-getti filologici; ma per buona ventura lo stremo di forze insegnanti nel gruppo filologico-letterario non dur6 a lungo, chö giä ancor entro il termine del 1. semestre porgevasi bel destro di guadagnare ali’istituto due docenti qualificati, uno dei quali ^ 1’Abbate Lorenzo Schiavi venuto dal Ginnasio Comunale di Trieste a coprire la catte-dra di belle lettere italiane, scoperta molti anni addietro con notabile danno del Ginnasio, 1’altro il sig. Federieo Simsig goriziano abilitato ali' insegnamento della filologia greco — latina. Per la venuta di questi due docenti si migliorarono notabilmente le eondizioni deli’ istituto, potendosi gia fin d’allora dare assetto piü conveniente alle mansioni didatti-che dei docenti, e allegerire con sensibile vantaggio del Gin-nasioqualche membro del corpo insegnante, ehe nelle prime angustie erasi volonterosamente sobbarcato ad unorario gravoso. In ineglio ancor volgeano le sorti deli’istruzione negli oggetti filologici, quando sul principio del II. semestre per provvida raisura delTEccelso i. r. Consiglio scol. provinciale istriano riuseiva. di dotare il Ginnasio d’altro docente di latino e greco nella persona del signor Giovanni Paolo Scopinich lussiniano, candidato assolto in filologia. Giova sperare ehe il valido rinforzo ottenutosi que-st’anno sara foriero di miglior avvenire, e ehe quest.’istituto, il quäle del resto ha eomune con tanti altri il di-fetto di docenti approvati in filologia, andrä mano mano eompletandosi da questo lato, ora particolarmente, ehe pel liberale e generoso patrocinio dell’Eceelso Governo ö di-schiuso al personale insegnante dello stato un largo oriz-zonte di materiale e morale benessero. II 2'iorno 18 febbrajo il Ginnasio veniva onorato di una visita da S. E. il signor Luogotenente Luigi Barone de Ceschi a SM Croce, il quäle in compagnia del signor Gonsigliere scolastico Antonio Stimpel, assisteva alle lc-zioni in varie classi deli'istituto, lasciando per la cortesia e l’affabilit^i ehe lo distinerue la piti grata impressione nel Gorpo insegnante e nella scolaresca. I giorni 19, 20, 21, 23, 24 maggio 1’istituto ebbe Ponori' della solita visita d'ispezione da, parto del signor I-spettore prov. Stefano Cav. Zarieh. II contegno e la frequen/a della scolaresca agli ul-ficj di religione fu inappuntabile. Al termine del primo semestre si feeero i eonsueti Esercizj pasquali, durante i quali furono tenute le omelle sacre dal professore Abb. Loren/o Sehiavi. II giorno 14 luglio si celebrö la festa di S. Luigi eolla prima Comunione degli scolari giovi-netti. e eoti molta partecipazione anche di altri študenti alla S. Euearistia. Durante 1’anno scolastico si tennero due volte esami ili maturita straordinarii, il primo ai 2.r> novembre 1S72 a (lue candidati, il secondo il 5 maggio IST!’« ad un can-didato. Tutti tre i candidati furono dichiarati maturi pel passaggio all’ Universita. II giorno 25 luglio 1873 si diede principio agli elaborati in iscritto dai candidati dell’esame di maturitä dell’anno scol. 1872-73. S’insinuarono all’esame dodici candidati del Ginnasio ed uno esterno, perö tra i primi se ne ritirava uno, colto da grave malattia. Giova constatare con soddisfazione che il Ginnasio fu sorretto del piü valido appoggio da parte dell’eccelse Autoritä scolastiche. Con sagace e costante premura fu daH’Ecc.” Consiglio scol. provinciale provveduto agli im-harazzi del personale insegnante. L’Ecc.“ Luogotenenza regalö tratto tratto opere per la biblioteca dei professori e doto di stipendii diversi študenti di quest istituto. L’Ecc.” Ministero poi, sempre mai sollecito del prosperamento di questo Ginnasio, diede segno particolare della sua muni-ficenza assegnando somme rilevanti por riduzioni e ristau-ri di locali, e per altre spese occorrenti all’ ammobiglia-mento e all’addobbo deli’ istituto. Viene ricordata pure con gratitudine l’Inclita Giunta provinciale che, come di solito, sovvenne anche cjuest’anno scolastico di stipendii e sussidii parecchi študenti di questo i. r. Ginnasio. S’ interessarono poi vivamente per 1’ istituto la Do-putazione civica ginnasiale, nonche lo spettabile Munici-pio locale, il quäle, qualunque volta fu officiato dalla Di-rezione in oggetti risguaraanti 1'istituto, corrispose con zelo e premura. La Direzione si fa perciö grato dovere di render giazie a tutte le persone e Autoritä che durante l’orde-corso anno scolastico cooperarono al maggior incremento e lustro dell’ istituto. Gapodistria 31 agosto 1873. CIACOMO BABUDEU Direttore. \ L CORPO 1 N S S G N A N T E all3 fine dell'anno scolastico. Babuder Giacomo Mombro deli’i. r. Consiglio scolastico provinciale istriano e della Rappresentanza Comuna-le di Capodistria — professore e airetlore. De' Favknto Giovanni Canonico onorario della Con-cattedrale di Capodistria, Membro della Societä agraria i-striana e deli’ i. r. Consiglio scolastico provinciale — professore. Schiavi A bi!. Lorenzo socio corrispondente dell’Ac-cademia Raffaello d’Urbino, dell’Ateiieo di Bassano, del-rAccademia romana di Religione cattolica —docente ef-fettivo, capoclasse nella VI. Besussi Bernardo dottore in filosofia, membro della Societ;\ agraria istriana — docente effettivo, bibliotecario, cnpoclasse nella VIII. Sbuelz Cahi h — docente effettivo, capoclasse nella VII. Simsig Federico — supplente qualificato capoclasse nella IV. Yisintini Eooardo — supplente esaminato, capoclasse nella V. Zetto Antonio dott. in legge — supplente, capoclasse nella II. Monfaloon Angelo licenziato nelle leggi — supplente, capoclasse nella III. Soopinich Giovanni Paolo eandidato assolto in filo-logia classica —■ supplente. Della Martina Abbate Nicolö — docente straordi-nario degli idiomi slavi meridionali — insegnb latino e italiano e fu capoclasse nella I, insegn b pure tedesco n el primo corso o fu macstro di calligrapa. Pktkonio Francesco canonico onorario, amministra-tore parrocchiale — docente ausigliario, maestro di canto. ärtico Abbate Giuseppe — docente ausigliario. Gianelli Bautolomeo pittore accademico — docente straordinario del disegno. Bidello, inserviente ai gabinetti e custode del fabbricato Genzo Giovanni. Commissario vescovile presso il Ginnasio II reverendissimo Signore Michele Gallo canonico, Decano del Capitolo della Chiesa concattedrale di Capo-distria, consigliere coneistoriale, Decano distrettuale. Civica Deputazione ginnasiale: 1 signori Rappresentanti comunali: Gallo Augusto dottore nelle leggi, avvocatu. De Manzini Giovanni dottore nelle leggi. Brati Andrea. Cassiere delle fasse scolastiche 11 signor Giovanni Zanella Cassiere del locale i. r. Ufficio delle Imposte. PIANO SPECI ALE DELL’INSEGNAMENTO NELI/A. S. 1872-7:5 «rroiiil« 1'iiHI»««« vlpiivto ilrl It Ij« or« Nono calroliili' pt*r scUiman.i. Reli Classe 1 ore 2. - / Senirstre. Spiegazione del simbolo apo-stolico, dell’orazione domenicale, del decalogo, doi cinque pre-cetti della chiesa e della giustizia cristiana. II Semestre. Delle domeniche e feste della chiesa cattolica colle varie cerimonie. Classe 11 ore 2. - Dei ss. sacramenti c delle cerimonie nel-l’amministrazione doi medesiini. Classe 111 ore 2.-Storia sacra dell’antico Testamento col-la geografia della Terra santa. Classe IV ore 2. - Storia del nuovo Testamento coll’appli-cazione della geografia di Terra santa. Classe V ore 2. - La cliiesa e i suoi Dommi. Parte I. Apo-logia. La chiesa cattolica e la sola vera cliiesa di (leni Cristo. Classe VI ore 2.-La cliiesa e i suoi Dommi. Parte 11. I Dommi cattolici svolti nel loro nesso e nei loro rapporti. Classe VII ore 2.-La morale cattolica. Testo: Martin. Classe VIII ore 3. - Storia della chiesa cattolica. ltipetizio-nc dei punti cnlminanti della Do»matica e della Morale. Testo: Martin. de Favenfo. Limfna Kaliaita Classe. 1 ore 4. - Esposizione della parte etimologica della grammatica di Motu ra e Parato, con esercizi di analisi gram-maticale. — Teoria della narrazionc con alcune favole dei mi-gliori aufori mandate a memoria. Un tema scolastico ed uno domestico per settimana (bre-vi narrazioni). Delta Martina. Classe II ore 4. - Esposizione della sintassi secondo Motura e Parato. — Definizione della proposione e delle sne specie, delta frase e del periodo; analisi logica di proposizioni semplici e composte secondo Richet.tti. Brani tacili di poesia mandati a memoria. Un turna scolastico ed uno domestico por settimana (,nar-razioni). Zetto. Classe III ore 3. -Figure grammaticali ed esercizi sugli u>.i particolari dei verbi e delle particelle. — Analibi logica di pro-posizioni complesse giusta Richetti. Lettura dei Promessi Spo-si del Manzoni. — E-ercizii di memoria. Un tema scolastico ed uno domestico per settimana (bre-vi desorizi ni). Monfalcon. Classe IV ore 3. - Analisi logica d: proposizioni composte, delle frasi, dei gerundi semplici e composti, di periodi e di poe-aia. Teoria delle lettere e uelle varie lor specie giusta il Pic-ci. — Lettura dal Monti con eommenti grammaticali e storici. Un tema scolastico ed un domestico per settimana (lettere) Classe V ore 3.-No/ioni generali sulla poesia e sulle varie specie di versi. — Storia della letteratura dei secoli 18. e 19.° Antologia del Carrara vol IV e V. — Un tema scolastico ed uno domestico ogni 15 giorni f desori/.ioni, versificazione). Classe Vi ore 3. -Nozioni delle varie specie di componi-menti poetici. - Storia della letteratura dei secoli 16.° e 17.° Antologia del Carrara V. II e III. Compiti come sopra. Classe Vil ore 3. - La Grammatioa istorica (Dottrina dei suoni e delle flessioni) di R. Fornaoiari — Teoria dei compo-nimenti oratorii giusta il Pic.ci. — Storia della letteratura dei secoli 14. e 15.° Antologia del Carrara vol. I. — Lettura del can-zoniere di F. Petrarca e illustrazio;ie della I cantica di Dante, di cui i brai«i migliori da apprendersi a memoria. — Vita Nuo-va per casa. — Un tema scolastico ed uno domestico ogni 15 giorni (ora/.ioni). Classe VIII ore 3. - La Grammatica istorica ( Dottrina della forma/.ione delle parole) di R. Fornaciari — 11 secolo avanti Dante del Demattio e riassunto della Storia della letteratura. — Illustnrzione della IL e III cantica di Dante, di cui i brani migliori da apprendersi a memoria. — Un tema scolastico ed uno domestico ogni 15 giorni (dissertazioni). Schiavi. Lingua Latina Classe I ore 8.-I primi elementi di grammatica, compresa 1’intera conjugazioue nella forma a tiva e passiva dei verbi re-golari. Lettura con minuta analisi e traduzione. — Esercizj por casa e in iscuola secondo il Piano — Memorizzare. Te-iti: Schulz, picoola grammatica latina tradotta dal Fornaciari E ermj an-nessi alla piccola grammatica dello Schulz tradotti dal Foru,a-ciari: Del’a Mariina. Classe II ore 7.- Ripetizione delle parti regolari e svol-gimento delle irregolari della grammatica. Lettura dal testo 9 dello Schulz, versione cd analisi — Esercizj secondo il piano — Memorizzare. Zetto. Classe 111 ore 6. - Grammatica dello Schulz: dottrina doi casi. Lettura: Cornelio Nepote,vite dogli illustri generali. — E-sercizj domestici e in iscuola secondo il piano — Memorizzare. Monfalcon. Classe IV ore 6. - Teoria dei modi con analoghi esercizj — Esaurimento della Sintassi. — Lettura: Cesare ” de Bello galli-co — Esercizj domestici, e in iscuola secondo il piano. Memorizzare. Preparazione. Classe V ore 6. - Lettura di T. Livio nel I semestre e di carmi scelti di Ovidio nel 11, con analisi e commento. — Ripeti-zione della sintassi appoggiata alle letture. — Esercizj stilistico — grammaticali, un’ora per settimana —Temi domestici e scola-stici secondo il piano. Memorizzare — Preparazione. Simsig. ClaBse VI ore 5. - Lettura: Virgilio. Eneide — Sallustio. de Bello Iugurthino, con commento ed annessi esercizj grammaticali e stilistici. — Temi scolastici e domestici secondo il piano. Memorizzare. Preparazione. Classe VII ore 5. - Continuazione della lettura dell’Enoide — Lettura delle tre prime Catilinarie di Cicerone — Esercizj grammaticali e stilistici un ora per settimana. — Temi secondo il piano — Memorizzare — Preparazione. Petronio. Classe VIII ore 5. - Lettura da Tacito ed Orazio. — Esercizj come nella settima — Temi secondo il piano — Memorizzare — • Preparazione. de Favento. Lia»iin izio \e dei pe i e delle mi mr A rviniilnali. —■ (iumnutria: enui valmiza «il oima»'liii nza, dail’ej;ua'lia iza. (Jaa Irilateri e poligoni. — Minuraiione delle ti;ure rettilinee. — Teorema di Pitagora. — 'LVa formazio le delle ti j; ure rettili ee e loro nartizio le. — Somiglianza dei triangoli e propiietä che ne derivano. — Costruzioni liasate sulla :-omiglianza dei triangoli. — Somiglianza dei poligoni. Te. to, Motinik. Classe 1.1 ore 2. - Algebra: le quattro operazioni con interi e frazio .i; iunalzameuto a potega ed estras-ione del la ra-dice quadrata e eubica. — Geometria: cerchio, linee e poligoni rej;olari inacritti e circoscritti; calcolo della periferia e della Buperficie del cerchio. Elis^e, iperbole, parabola, cicloide, li-nna ovale e spirale. — rlesto, MoiMiik. Classe IV ore 2. - Algebra: Rapporti e proporzioni, rego-la del tre semplice e composta, regola d’interesse semplice, scadenza media; regola di societči, di alligazione, di catena, d’interesse composto; equazioni di primo grado ad una inco-gnita.— Geometria: Steieometria: 1’osizione recipro^a di linee e piani; specie principali di corpi solid i, calcolo della loro su-perficie e del loro volume.. — Testo, Molnik. Classe V ore 4. - Algebra: le quattro operazioni con interi e frazioni. Frazioni continue; rapporti e proporzioni; regola d’interese semplice; regola di soeieta. — Geometria: Plani-metria. — Testo, Moftnik. Sbuelz. Classe VI ore 3. — Algebra: rapporti e proporzioni. — Teoria delle polenze e delle radici; logaritmi; equazioni de-terminate di primo urad o ad una e piü inco.nnite. — Geometria: Stereometria; Trigonometria piana. — Testo: MoiSnik. Clasi-e VII ore 3. - Algebra: Kipetizione delle equazioni di primo grado ad m a e piü incognite con escmpj. — Equazioni di secondo grado ad una e piü i icognite; equazioni esponen-ziali; progressioni aritmetii he e geometri' he; calcolo deli’in-teresse composto. Esempj scelri dal Salomon. — Geometria: liipetizione della Trigonoinetria piana, applica ido le renole ad esempi pratici. — Geometria analifica. — Te«to: Molnik. Classe VIII ore 2. - liipetizione «li quunto fu trattato nei corsi antecedenti. — Boluzione di scelti problemi. Artico. Vižintini. Vižintini. Jbucle-%, Scienže tvaturali Classe I ore 2. - Zoologia. Nel I semestre i mammiferi. Nel II semestre gli insetti. Testo, il Pokorny. Classe II ore 2. - Nel I semestre coinpimeato della zoologia, cioö: uotolli, rettili, pesci, molluschi e radiati. Nel II semestre: botanica. Testo, Pokorny. Vismtini. Classe ITI ore 2. - I semestre. Mineralogia. Testo, Fellöker. II seme>tre. Füica:*Generalitä dei corpi.— Chimica iuor-ganira. Classe IV ore 3. - Fisica: Heecanica. acustica, ottica, elet-tricifä, magnetisino; principii foudamentali di climatologia ed astrouomia. Sbuelz. Classe Y ore 2 • Nel I semestre: Mineralogia sistematica. Testo, il Jdolin. Nel II semestre: Botanica sistematica. Testo: il Bill. Clasne V[ ore 2.-1 semestre: Antropologia. II semestre: Zoologia sistematna. Testo, Schmarda. Visinfini. Classe VII ore 3. - Generalitä dei corpi. Mecoanica, acustica. Classe Vill ore 3. - Magnetismo, elettricitä, luce e calorico. Sbue'z. Propcdeutlca iiIo*oficu Classe VII ore 2. - Psicologia empirica. Testo, Zimmermann. Schiuvi. Classe VIII ore 2. - Logica. Testo, Beck. Benussi. Tedesco Corso I ore 3. - Forme grammaticali fino ai verbi forti, e le principali regole sintattiche. — Continui esercizj corrispon-denti bl a voce che in iscritto. Testo, Filippi. DeVa Martina. Corso II ore 3. - Efimnlogia — regole sintattiche. — Eser-cizj di parlare e scrivere. Testo, Cohen/,1. Corso III ore 3. - Sintassi — specialinente la costruzione in-versa e participiale, cd il reggimentti dei verbi o delle preposizio-ni. — Analoghi esercizj sl a voce che in iscritto. Testo: Cobenzl. Fp.opinieh. Corso IV ore 3. - Lettura dalla compilazione dei Pfanuerer, I parte. — Esercizj a voce. — Nel seoonoo semestre esercizj set-timanali in iscrittu, per ca«a ed in iscuola. Corso V ore 3. - Lettura dalla compilazione del Pfannerer II [■arte. — Esercizj a voce ed in iscritto, traduzioni dall’italiano. Testo: Primi esercizj di lettura dei D.r Boschecti. Simaig. Slavo Corso I ore 2. - Forme regolari ed irregolari del sostantivo, aggettivo e verbo, in via preponderantemente pratica. — Temi settimanali. — Esercizj di lettura dal libro Prva illirska čitanka. Corso II ore 2. - Esercizj teoretico-pratici su tutte le parti del discorso. Dialogizzare. e temi tratti dai brani piü importanti del libro di lettura Illirslca Čitanka za drugi razred. Corso III ore 2. - Riaasunto e completamento della eintassi, dialogizzare e temi settimanali tratti d^J libro di lettura Illirska Čitanka za trelij razred. Corso IV ore 2. - Cenni sulla storia letteraria. Lettura: II-Hrska Čitanka za četrti razred. Spiegazione dei brani piü importanti si in prosa, che in versi con spiegazione linguistica e storica. Della Martina. Canto Corso I ore 2.-Nozioni dei diversi segni musicali e studio pratico dei medesimi. Corso II ore 2. - Ripetizione delle lezioni del primo corso, e continua pratica sopra pezzi musicali di diverso stile. Petronio. Disegno Corso I ore 3. - Disegno lineare delle figure geometriche, e disegno elementare di ornamenti a mano lioera. Corso II ore 3.-Disegno a mano libera di ornamenti, con ombreggio e paesaggio. Gianelli. Callig’rafia Venne impartito 1’ insegnamento agli allievi delle classi I e 11, un’ora per classe. Della Martina. Auiiiento alle collezioai scientiAvhe. I. BIBLIOTECA. a) Biblioteca dei professori. Doni. — Dali’ i. r. Ministero deli’ istruzione: Jahresbericht des k. k. Ministeriums für Cultus u Unterricht Für 1872. - Archiv für österreichische Geschichte 1 vol. Dalla Presidenza dell’i. r. Luogotenenza: Fachmännische“ Berichte derjösterr-ungar. Expedition nach Siam, China und Japan. Stuttgart, Maier 1868 -1871. - Gesetz und Verordnungsblatt für das österreichisch - illirische Küstenland (Jahgang 1873). - Pflichtexemplare n. 35. Dall’i. r. Accademia delle scienze di Vienna: Sitzungsberichte, 5 p. Dali’ i. r. Consiglio scolastico provinciale: Botanische Zeitschrift Ann. XXIII. 5. num. Dalla Giunta provinciale: Atti della Dieta provinciale dal 1871 in poi. Dal Direttore Giac. Babuder: Storia cronografica di Trieste dalla sua origine fino all’anno 1695 del canonico D. Vincenzo Scussa. Trieste 1863. - Indicazioni per co-noscere le cose storiche del Litorale del Dr Kandier. Trieste 1855. - Fachinetti, poesie e prose. Capodistria 1865 1 Vol. - Kandier, discorso suU’ Istro Adriaco. Trieste 1867 1 fase. - Kandier, discorso sul Timavo. Trieste 1664 1 fase. - Kandier, sui nomi della cittä di Capodistria 1 fase. - Pellegrini, antologia italiana per le scuole commerciali e nautiene. Trieste 1856, 1 Vol. - M. Renier Zeno, storia e vita (Manoscritto) 1 Vol. - Stancovich, metodo economico pratico di fare e conservare il vino. Milano 1825, 1 fase. Dalla Ditta libraria F. A. Herbig Berlino: Manuel de Litterature Francaise par Charles Ploetz. Berlin 1871. Comnre: L’elenco delle opere comperate colle do-tazioni della biblioteca dei professori verrä pubblicato per intero nel Programma dell’anno scol. prossimo venturo, essendo disponibile ancora buona parte dei fondi asse-gnati a tutto l’anno solare 1873. La stessa cosa vale anche per gli aumenti del Ga-binetto di Fisica e di Storia naturale. Biblioteca giovnuile. Doni. Mons. Giov. de Favento: Ambrosoli, letture italiane per la prima classe, Vol. 1. Sig. Ed. Visintini: Cusani, la letteratura latina dalla sua origine alla caduta deli’ impero d’ occidente. Milano 1854. Arturo Pazdera, študente della IV Ginn.: W. Scott, l’officiale di fortuna, Vol. 2. A. Zanella, študente della II Ginn.: Dell’ educazione dell’uomo e del cittadino, trattati tre. Ven. 1841. Libri comperati. F. Ambrosoli: Manuale della letteratura italiana, V. 4, Firenze 1870. - G. Maffei: Sto-ria della letteratura italiana, V. 2, Firenze 1853. - P. E-miliani - Giudici: Storia della letteratura italiana, V. 2, Firenze 1871. - N. Caix: Saggio sulla storia delle lingue e dei dialetti d’Italiacon un’introduzione aopra 1’origine delle lingue neo-latine, P. I, Parma 1872. - G. Leopardi: Crestomazia italiana, V. 4. - Prose e poesie scelte in ogni seoolo della letteratura italiana, V. 2, Firenze 1871. -P. Costa: Dell’elocuzione, Ven. 1864. - Fr. Petrarca: Della propria ed altrui ignoranza, Yen. 1858. - A. Caro: Lottere scelte ann. da E. Marcueci, Firenze 1869. - Galileo: Prose scelte ord. dal Conti, Fir. 1871. - G. Lom-broso: Vite dei primari marescial i eoc. ehe si distinsero nelle guerre napoleoniche dal 1789 al.1814, con ill. Milano 1814. - Detto : Biografie del primart generali ed uf-ficiali, la raaggior parte italiani, ehe si distinsero nelle guerre napoleoniche, con ill. Milano 1857. - U. Foscolo: Viaggio sentimentale di Forich. - Da Passano: Geogra-fia astronomica. - L. Figuier: I Molusehi, Milano 1872. -Marmocchi: Descrizione d’Italia, V. 2, Milano 1864. -Foö: Avventure di Robinson Crusoä, V. 5. - Robinson Svizzero, V. 2. - Ed. Bulwer: Gli ultimi giorni di Pom- Eei, Y. 5. - C. Cantü: Esempi di bontä, Milano 1873. -livingstone: Viaggi, Milano 1872. - G. Verne: Dalla terra alla luna tragitto in 97 ore e 20 minuti, Mil. 1872. -Detto: Avventure del capitano Hatteras, P. I. gl’Inglesi al Polo artico, Milano 1873. - Detto. II giro del mondo in 80 giorni, Milano 1873 - Detto: Intorno alla luna, Milano 1^73. - Detto: Venti milla miglia sotto il mare, Milano 1873. - P. Liov: Fra le Alni, Milano 1867. - M. Monnier: Pompei ed i Pompeiani, Mil. 1873. - E. Mouhot: Viaggio nei regni di Siam, di Cambod^e, di Laos e in altre parti centrali deli’ Indo - china, Mil. 1871. - Galateo moderno, Milano 1872. Associazioni. Sailer: Prime letture, 1873. - Giojr-nale dei viaggi, 1873. - Classici Italiani ed. Zonzogno, anno 1873 per 12 vol. GABINETTO DI STORIA NATURALE. Acquisti falti col residuo clella dotazione per V anno scol. 1871-72. — Un tarabuso e due aironi. - Tavo-le anatomiche parietali dol D.r A. Fiedler. - Anatomia comparata del D.r Carlo Gegenbaur. Doni. — Pietro D.r Madonizza: una farfalla foglia secca (Gastropacha quercifolia). - Prof. Mons. G. de Fa-vento: un Colubro, un Cancer dromias, Farfalle e Co-leotteri, n. 32 esemplari, frutti di Physalis alchechengi. -Prof. F. Postet: un fjiede di Diomedea, due striscie di foglia di Bambü con incisovi in caratteri orientali il per-niesso di passaggio fra l’impero birmano ed i possedimenti inglesi. - Sig. Giovanni Bellussig: un uccello Spatola (Pla-talea leucorodia). - Lo seolaro di classe YII Giuseppe V atovaz: due esemplari del granchio Ilia nucleus. - Lo seolaro di classe Y. Giovanni Leva: una conchiglia Tri-daena. Teini «1’ Kaliasio elaborati dagli scolari del Ginnasio Superiore. Classe V. II ritorno dalla campagna in citta a moti-vo della cattiva stagione. - II medico di Alessandro. - E maggiore il vantaggio o il danno che puö venire dalla frequenza de’ teatri alla gioventil studiosa? - II ritorno della primavera. - Napoleone Bonaparte caduto prigione si libera mercö lo slancio e la vivacit;\ de’ suoi sguardi. Ilacconto. - Lettera di conforto a persona povera che ha perduto il suo piü grande benefattore, augurandosi di suc-cedere nel posto che riguardo a lei occupava l’estinto. -Parlata degli ambasciatori fiorentini ai Ravennati, percliö cedano le spoglie mortali di Dante Allighieri. - L’ inco-ronazione di Francesco Petrarca in Campidoglio. - Le figure e i tropi che sono nel I Canto dell Inferno di Dante. - Visita fatta da Walter-Scott ad Alessandro Man- 10 zoni dopo che quest’ultimo avea pubblicato i ” Promessi Sposi „. - I funesti efffttti doll’ ozio. - Piaceri autunnali. Classe VI. La catastrofe di Ercolano e Pompei. -Parlata di Annibale ai propri soldati sui gioghi deli’ Alpi allora che, affranti dal lungo viaggio, reatano atterriti e come presi da disperazione all’ingente spettacolo dolle nevi. - Si considerino le strade di ferro e le navi a va-pore sotto l’aspetto degli agevolati commerci, sotto quello dei comodi e dilettosi viaggi, e soprattutto poi dal punto di vista che giovano assai all’ affratellamento dei popoli. -Del rispettare la vecchiaja. - Descrizione dei mattino. -L’invenzione dclla polvere. - Spiegazione a modo di pa-rafrasi di un tratto dei Sepolcri di Ippolito Pindemonte. -Orazione funebre in lode di Alessandro Manzoni, morto il 23 maggio 1873. - Parlata contro Democrito che ” il inondo a caso pone „. - II tramonto del sole con allusio-ni alla vita umana. - La vita campestre. Glosse VII. Platone rimprovera agli Ateniesi la morto di Socrate. - Publicola ad Antonio dopo la batta-glia di Azio. - Come sia avvonuta l’abolizione dei san-guinosi giuochi de’ gladiatori. - La bellezza dei benefi-cio. - Dei conforti che apportano le scienze e le lottere ai loro cultori. - Ritratto di Torquato Tasso. - Se sia vero il detto dei Monti che ” la Poesia h la primogenita delle arti d’imitazione, quella che ha ideato ciö che le altre eseguirono, e senza cui lo minori sorelle rimarcbbe-ro inanimate o languenti „. - La bellezza deli’ amicizia, non considerata come pura simpatia, e la sua pietra di paragone. - La giovinezza e la vecchiaja. - Nec Studium, sine divite vena, Nec rude quid possit video inqenium (Hör. ar. poet.). - Se il vivere cittadino o la solitudme del-la campagna sia cosa piü propizia agli studi. - Intorno alla sentenza tlel Petrarca: . . . ” mirabil vanitate, Formalin cose il cor che ’1 tempo prema, Che inontre piü le stringi, son passate,,. - L’Auriatico. Glosse VIII. ” Gloria Hagel dclla superbia umana „. - La storia maestra delle nazioni. - La vita di famiglia scuola di virtü sociali. - Lo spettacolo dclla natura, ri-velante la potenza dei Creatore. - Parlata di Cristoforo Colombo alla ciurma, per muoverla a proseguire il viaggio oltr<> gli Oceani. - Napoleone I ncll’isola di S. Elena. - II principale contenuto deli’ Amadigi di Gaula, di Bernardo Tasso. - Alcune considerazioni intorno al verso del Petrarca ” Cosa bella mortal passa e non dura „. - Co-me le avversitä, invece di abbattere un animo forte, pos-sano essergli incentivo ad egregie cose. - Se Vincenzo Monti abbia adempito alla missione dol vero poeta. -L’azione del tempo (Tema svolto negli esami di Maturitä). Temi tcilesclii elaborati dagli scolari dopo la venuia del docente Simsig (Vci'Nioiii «lair ltnlinno). Corso IV. (CI. V.” e VI.“) Der Fischer. - Brief an den Freund. - Der bestrafte Eigennutz. - Glückwunschschreiben. - Der unparteiische Richter. Corso V. (CI. VIL* e VIII.*) Kurze Beschreibung Semitella ’s und des daselbst alljährlich wiederkehrenden Maifestes. - Briefliche Mittheilung an die Eltern über Gesundheitszustand und Studienangelegenheiten. - Gewinnung des Meersalzes. - Hannibal ’s Tod. - Capodistria und Umgebung (tema di maturitä). DISPACCI SUPERIORl iiitci*<‘Ksantl pnrtlcolavmmtc ustavo. Dei rimanenti, cinque furono dichiarati maturi, uno fu ri-messo a ripetere 1’ esaine in una materin al principio, due a ripetere l’esame per intero al termine del I Semestre deli’anno scolastivo prosa, venturo. mm P'Pvm I)EGLI ALIJEVI CIIE ALLA FINK DELL’ANi\0 MERITARONO ATTESTAT« »! CONTEIJNO ESEMPLÄRE. —«-««eoegraseae*» -es®— Clussc I. Clnwsc V. FAILUTTI GIOVANNI GINI ANGELO IjONGO NAZARIO ORBANIGH GIACOMO Clause VI. CImknc II. BEIXI (de) NICOLO’ MINUTTI GIOVANNI TOMMASl AGOSTINO Clnssc BV. DUIvICH FRANCESCO KRAfclMER ENK ICO PETRIS ANTONIO RET TI PIETRO lilZZI LODOl'ICO CALOGIORGIO ACHMXE l)\GRI EDOARDO STEFANUTTI CARLO CliiNftr VII. BOTTEGARO GIUSEPPE JORIS ERNESTO SCULLER CARLO VATOVAZ GIUSEPPE «lasne VIII. CAVA M CII OIOVANNI l-ONGO EIJO PRE>IUI)A TITO E L E N C O degii študenti che alla chiusa dell’anno riportarono attestato di complessiva CLASSE PRMA GON EMiNENZA, 4'ltlNNC 1. FA1LUTTI GIOVANNI ORBANICH GIACOMO GAZULLI ALESSANDRO DERIN STEFANO Classc 11. BELLI (de) NICOLO’ FONDA PIETRO MINUTTI GIOVANNI TOMMASI AGOSTINO GIOSEFFI GIOVANNI ClasKc IV. RIZZI LODOV1CO KRAMMEll ENR1CO DUK.ICH FTANCESCO ( lass«- V. RAVALICO NICOLO’ FONDA GIOVANNI CIknsc VI. STEFANUTTI CARLO Cla«i«c Vil. VATOVAZ GIUSEPPE BOTTEGARO GIUSEPPE BONETTI GIOV. BATT. FURLANI ISIDORO ClAMC Vlil. PREMUDA TITO KERSEVANI CARLO PRIORA GUSTAVO LONGO ELIO CAVALICH GIOVANNI ►■ti E O-1 O® ,§ I: ►j. P CD 2. Qf§ p »® P u tt- o Wfc Ca S g r- 3 O *-i w ^ ooQ CO 5’ • Ö p cs O •-S O* *-s o . 4* — Gl oc 00 ~ »O ^ Gl O Gl 4* 00 co t© w Gl — Gl OO — Üt Ji- — W Gl Gl -1 05 O: oc co —. to LO | 05 *— Gl 05 4>- Gl ^ —--------~ hs »s£ ^ to — wiit> 00 O — M h0 O Gl 4* 05 «O 001 _^_“ *r n - 4i- Gl ■ IO j — -1 Classe \ minem inscrilli pubblici privati assieiY!« d' «■minmiza di pmria inlerinalu di secnnda di terza cattolici jreci nnnunili fO O O a sr 03 m C?» o a D 3 o O ®2. se ilaliani slavi greco 3 — “ 5' X ciq *1 c paganti esiTilali 1 E »E.® 2 °oZ fondocimiornle I ni 8/t fon do finanza f.ni 100 fondazione M.rltaunachfir Ol bE i— — bS bi te ts | o> . | .to-~ — I Ol I I — M o O o o o ►— ►_ M» ■ >-»■ -- O) Ol OOOi&aOO “ I 'o'biü:io'—'b>5 bi o ^®| OOOOOOO-l HlipiMidii f ni 100 Missidii f.ni 60 (40) •n CD O taNfM! d' ittciiziouu coDlribulo degli scolari o. C« s. S " ä’H. C (V N N 3 S* NI »