L' ASS0C1AZ10HE per un anno anticipati f. 4. III. ANNO. Sabato 29 Gennaro 1848. jjg 6. Numismatica. L' autore Sig\ X. va da qualche giorno leggendo a questo od a quello una spropositata terilera sotto il ti-tolo di scoperte numismatiche; ne risero a buon dritto gli uditori, e lorche gli amici miei me ne comunicarono i sensi arcani ne risi seco loro e cordialmente. Ora il Sig. X. vi aggiunge vocali interpretazioni e comenti che pur troppo dimostrano aver egli franteso la onesta sincerita di un mio colloquio, e traveduto lo scopo di una mia visita; e siccome ne si fa sperare che quello scritto, assoggettato previamente e per opera pietosa ad attivissimo ranno, vedra la luce entro il carnovale, come antecipata risposta ed a sgannare il Sig. X. ripeto in iscritto le mie coscienziose parole. Mi limito alle nude conclusioni, che non vi ha luogo ad una polemica ra-gionata e scientifica per quei motivi che tutti sanno. Nella serie familiare sarebbe buona moneta la Itia; ma non la vidi senonche indicata sulla etichetta, ed in luogo della Itia mifumostrata una Iulia EX. A. P.; tutte le altre sono comuni. — Nella massa delle Imperiali, una sola moneta fissd la mia attenzione, 1' Olibrio quinario in oro; ma la mia aspettativa fu delusa, riconosciutolo di getto, e quindi falsissimo. Prima fra le greche mi occorse un Antigono re di Tracia ignorato in numismatica finora, sulla quale pero invece di ANTI leggesi chiarainente AMYNT (Aminta re conosciutissimo della Galazia); e dal solo tipo si ravvi-sa a prima vista una moneta asiatica. Mi fermai quindi sulla etichetta che indicava il no-ine di Amastris regina di Eraclea in Bitinia, la semplice inscrizione HPA e la testa turrita dimostrano abbastanza non la persona di Amastris ma unicamente un tipo dei tanti della citta di Eraclea. L'Arsinoe in argento che vidi dappoi, di conser-vazione discreta, e uno dei tipi pubblicati da Mionnet, sti-mati a quell' epoca 400 franchi, ma per la grande quan-tita trovatane in segu^to il loro valore scemo non poco e aver si possono a prima ricerca. — Del resto fra le migliaia di dischi metallici che si contengono nell' armadio intitolato Museum Numismati-cum, null' altro meritar potrebbe 1' attenzione degli intel-ligenli, se non si volesse fare una eccezione in favore di un pezzo di cuoio forse antica moneta Spartana, o piu probabilmente relicjuia di moderna calzatura; eccezione che potrebbesi estendere anche al Tolomeo colla coda. Trieste 23 Gennaio 1848. T. P. Vlasto. DeH'Ordine serafico di qualche provincia, e di alcuni conventi francescani d' Istria del JP. C. (Continuazione — Vedi i n. 2, 4—5.) Giusta gli annali deli' Ordine serafico, dopo la meta del secolo XV alla provincia bossinese - dalmatina fra gli altri spetlavano i conventi di Zara, di Pasmano, di Cat-taro. di Spalato, detto S. Maria della palude, di Crapano, di Curzola, di Antivari, di Alessio, di Arbe, di Rovigno, di Pirano, di S. Maria degli Angioli in Capodistria ecc. Sembra che i Padri dalmati volessero di bel nuovo se-parare i loro conventi dalla provincia bossinese, perche Pio II, pontefice massimo, con lettera che ha la data del 16 febbraro 1463, sotto pena di scomunica impero che i cenobi esistenti in Dalmazia e in Bosnia formassero un solo corpo, al quale dovesse sempre esser preposto come capo un superiore da eleggersi nel capitolo della fa-miglia cismontana, e fosse soggetta al vicario generale. In vigore di quesl' ordine pontificio gli Osservanti cis-montani, 1' anno del Signore 1464, si congregarono in 1 Assisi, ed elessero a superiore della provincia bossinese-; dalmatina il p. Bernardino Aquilano. (Vading., t. 13 ad an. 1464, n. 13; Chronol. Ord. Seraph. t. 1, p. 135). Ouesto nuovo superiore, per eseguire gli ossequiati decreti del supremo gerarca, da Ancona portossi a Zara, dove Cristoforo, capo dei conventi dalmatini, gli conse-gno il sigillo e co' suoi, senza veruna tergiversazione, si sottomise ali' eletto prelato. I padri bossinesi pure, bramosi di conservare 1' unione. piegarono riverentemente la fronte, e promisero obbedienza ali'inviato provinciale. Proso nelle mani il freno dal governo, per metter in assetto le cose disordinate, convoco un capitolo provinciale in Pasmano nella custodia di s. Gerolamo; ma i religiosi di qualtro cenob! siti nel territorio ragu-sino, amatori com' erano deli' indipendenza, ricusarono di comparire. Non ostante la loro assenza 1'unione dei con-venti bossinesi e dalmatini sotto un solo superiore fu confermata, e tulti i religiosi giurarono di eseguire gli ordini del novello provinciale. C Vading., t. 13 ad an. 1464). Paolo II, successore di Pio II, ad istanza del p. Marco, vicario generale della famiglia cismontana, nel 1465 approvo tutte le disposizioni del suo antecessore, e gli atti del suaccennato capitolo; ma sedotto dai Mi-nori Osservanti di Ragusa permise che i conventi esi-stenti nella dizione della loro repubblica riinanessero se-questrati dali' influenza della provincia bossinese - dal-matina. — II medesimo pontefice cominise ai vescovi di Sebenico, Arbe e Parenzo di costringere gli Eremiti di-moranti nelle diocesi soggette alla loro giurisdizione a deporre 1' abito francescano e a portare un vestito di-stinto e dissimile, affinche non venissero dal popolo confusi gli Eremiti cogli Osservanti. — Nel 1466 ordino ali' abbate del cenobio di s. Grisogono in Zara di op-porsi alle vessazioni del conte Giovanni Frangepani, si-gnore delPIsola di Veglia, il quale sopralfaceva e con modi violenti ritraeva dali' osservanza della regola e de-gli statuti i Minori Osservanti dei due conventi situati l'uno nella citta di Veglia e l' altro fuori delle mura, violava i loro privilegi, ad arbitrio e senza il consenso de' legittimi superiori li creava suoi cappellani, ed inpe-diva che si recassero ad altri chioslri, vedendoli inten-zionati di abbandonare quelle due čase, e di lasciarle in potere del prepotente signorotto, per evitare le di lui soperchierie. (Vading., t. 13 ad an. 1465, n. 3, 4, 5, e t. 3, ad an. 1466; Regest. Pont. p. 557). Nel capitolo generale tcnuto in Mantova 1' anno 1467 fu deciso di separare i conventi dalmatini dalla provincia bosnese per le contrarie inclinazioni de' due popoli, purche il romano pontefice desse il suo consenso; e frattanto i Padri congregati affidarono le redini del governo delle due provincie al p. Domenico da Gonissa. In quest' adunanza gli Osservanti di Ragusa, per la loro contumacia, furono segregati dalle cure del vicario generale. Gli oratori della repubblica ragusina impiegarono tutta la loro eloquenza, e tentarono ogni via per impe-dire che i cenobi de' Francescani esistenti nel loro ler-ritorio non venissero separati dali' obbedienza del vicario generale cismontano; ma vedendo che tutti i loro conati tornavano inefficaci andarono a Roma, ed i vi con caldi preghi effettuarono che il cardinale Bessarione, al-lora protettore deli' Ordine serafico, o comandasse al vicario generale di ammetterli alla sua obbedienza, ovvero supplicasse il sommo pontefice che si compiacesse di soddisfare alle loro brame. Paolo II, vinto dalle pre-ghiere del cardinale, ordino che i Minori Osservanti della repubblica ragusina fossero come per lo innanzi go-vernati dal vicario generale cismontano, e questi inviasse tosto un suo commissario per riconciliarsi con esso loro. Realmente il padre Giovanni Battista da Levante, vicario generale, ossequioso agli ordini del primate della cattolica chiesa, mise a Ragusa qual suo commissario tem-poraneo il p. Giacomo Padovano, celebre predicatore di quel tempo, il quale dichiaro esser i loro voti adem-piuti. (Vading., 1.13 ad an. 1467, n. 2, 3. et ad an. 1458, n. 1, 2, 3). I Francescani dalmatini brigarono tanto fiiichii Pao-] lo II consenti che i loro cenobi fossero separati dalla provincia bossinese. Nel capitolo generale congregato dagli Osservanti della famiglia cismontana nel 1469 fu ! deliberato, che i conventi della repubblica ragusina si uniscano alla provincia dalmatina sotto il governo d' un solo superiore. I conventi deli' Isole del Ouarnero e i d' Istria furono pure dati al provinciale di Dalmazia. Fin da questa epoca la provincia dalmatina rimase per sem-pre separata dalla bossinese, e soggetta al vicario generale cismontano. Questa £ )a provincia francescana, che ancor oggigiorno sussiste, e si chiama provincia di s. Gerolamo. Dopo la separazione si alla spiaggia del mare che nella regione mediterranea furono eretti degli altri cenobi, ed in tal guisa crebbe di splendore e di autorita. Nel 1474 i conventi della repubblica ragusina, ! coll'assenso de' superiori, si sequestrarono dali' obbedien-. za del provinciale dalmatino, e formarono provincia per se. Nel 1676 i cenobi della Bulgaria, si segregarono dal provinciale bossinese, e si composero a provincia. Nel 1735 poi nacque la provincia dalmatina detta del Ss. Re-dentore. Gosi in Dalmazia emersero tre provincie. (Vading., t. 15 ad an. 1506, n. 20; Catalog. Provinc. Ilung. j p. 27, 28). Nella seconda meta del secolo XV, lo stato della provincia bossinese era si misero, si deplorando, che sembrava prossirno alla sua consunzione; che i feriera-pacissimi Musulmani nelle loro scorrerie aveano rubato e devastato 38 conventi; le custodie di Bulgaria, di Dalmazia, delle Isole del Ouarnero e d' Istria s' erano sot-tratte alla di lei giurisdizione, ed esiguo era il numero de' religiosi superstiti. Que' pochi padri che ancor vi-veano nella terrestre peregrinazione, favoriti dalla santa sede apostolica, non solo fecero ogni sforzo per impe-dire la loro totale ruina. ma eziandio ebbero cura di di-latare i limiti della loro provincia. Di fatti dal 1460 al 1500 a mala briga ricuperarono i conventi di Zara, di Pasmano, di Castronovo, di Lesina, di Antivari di Veglia fuori delle mura, e vari altri. — Luca Vadingo ri-] ferisce che in questa occasione furono pure dati al superiore della provincia bossinese i soli cenobi di Pirano e di Rovigno, i quali gia nel 1464 spettavano alla cu-! stodia di Arbe. Non per turbare la pace del sepolcro, che e sommo grado di vilta il dichiarar guerra ai tra-passati ehe non possono difendersi, ma per puro amore al vero ci pare che il dottissimo storiografo non sia molto esatto nelle sue relazioni: imperciocche secondo lui, come vedremo in appresso, gia nel secolo XIV, i cenobi istriani formavano custodia. Or se v' era cuslo-dia in Istria, come mai i cenobi di Rovigno e di Pirano poteano appartenere alla custodia di Arbe? Lo scrittore non adduce veruna regione, per cui que' due chiostri furono tolti alla custodia d' Istria per darli a quella di Arbe. A noi sembra che se si avesse dovuto scorporare qualche convento dalla custodia istriana, per darlo ad al-tra custodia, si dovea levare via quello ch' era piu vi-cino alla custodia di Arbe; cosi almeno esigeva 1'ordine naturale delle cose. Eguaimente non sappiamo come due soli cenobi sullo scorcio del secolo XV poteano passare sotto la giurisdizione del provinciale bossinese: o dovea | passare tutta la custodia, o nessun convento. Puo essere dunque che 1' erudito scrittore abbia pigliato qualche granchio. Ma e forse da fare le meraviglie? No, perche primieramente 1' uomo siceome e mortale cosi e fallibile, secondamente chi viaggia pel vasto mare della storia per quanla diligenza s' abbia, soventi volte senza accor-gersi, urta negli scogli deli' errore e della contraddi-zione. Esempi non mancano, specialmenle nelle opere grandi. — (Vading., t. 13 ad an. 1464, n. 15, 16; Hueb. in Chron. col. 917; Greiderer, 1. 2, n. 63, p. 66). Dopo essersi di bel nuovo notabilmente aumentata la provincia bossinese, nel 1506 fu divisa nelle seguenti sette custodie: 1) di S. Nicolo de'Mili; 2) di S. Maria di Sodonico; 3) di Belgrado; 4) di Giaize; 5) di Croa-zia; 6) di Cettina; 7) di Tersatto. Da questa divisione riportala dal Greiderer e d' altri cronisti si vede che la custodia d' Islria non era sotto la giurisdizione del su-periore bossinese. Secondo il Vadingo il sigillo della provincia bosnese era una croce avente nella parte su-periore una corona tessuta di spine, e nella parte infe-riore un semicerchio di alcuni earatteri. (Greiderer, 1.2, § 6, n. 65, 66, p. 67, 68). Nel 1496 il p. Girolamo Torniello, vicario generale della famiglia cismontana deli' osservanza, trovandosi nel cenobio di Lesina, diede licenza ai Minori Osservanti, che aveano lor sede in Croazia, ed erano soggetti a' si-gnorotti cattolici, di celebrare il capitolo senza 1' inter-vento dei loro confratelli bossinesi. Quest' adunanza ce-lebrata senza dipendenza al superiore bossinese, era in-dizio manifesto di cio che non molto stante dovea av-venire. Nel capitolo generale tenuto in Napoli 1' anno 1512 i Minori Osservanti di Croazia tentarono non solo di separarsi dal provinciale di Bosnia, ina eziandio di abolire il nome di bosnese, e di usurpare quello di provincia croatica. Questi tentativi non ebbero verun effet-to, perche i padri congregati risposero, che la provincia dee ritenere 1' antico suo nome, ed imposero loro di restar uniti, onde a vicenda soccorrersi negli urgenti bisogni. (Gonzaga, in Prov. Bosn. Croat. p. 443; Hueber, in Chron. col. 9, 15, 917; Greiderer, t. 2, n. 62, p. 66; Vading., ad an. 1512, n. 6). I figliuoli del serafico patriarca dimoranti in Croazia non furono pero scoraggiati; anzi rinnovarono i loro sforzi, e cio che non riusci loro di ottenere nella suaccen-nata congrega, ottennero nel capitolo celebrato in Assisi I' anno 1514, in cui fu eletto vicario generale degli Osservanti cismontani il p. Cristoforo da Forli. Qiiesti, piegato dalle istanze dei padri croati, col consenso del papa Leone X, e del p. Francesco Lichetto da Brescia, ministro generale deli' Ordine serafico, permise la chiesta separazione, dopo la quale tutti i cenobi siti nell' Illiria e soggetti ai signori cattolici, formarono una provincia, cui fu imposto il nome di Bosnese Croatica, perche la maggior parte delle čase erano in Croazia presa in senso lato. Sofferta questa nuova jattura i France-scani di Bosnia, che gemevano sotto il ferreo giogo de' Musulmani, avuto riguardo al precipuo cenobio eretto da Tuartco primo re di Bosnia sotto la fortezza d'Argentina, cosi chiamata dalle miniere d' argento che la circonda-vano, nominarono la loro provincia argentinn. (Greiderer, 1.2, n. 68, p. 69; Glavinich, Orig. della Prov. Bosn. Croat. p. 9, 10). Fatta Ia divisione restarono alla novella provincia Bosnese Croatica le seguenti quattro custodie: 1) la Cet-iinense; 2) la Tersattana; 3) la Corbaviense; 4) la Grebense. La custodia cettinense nella Croazia superiore avea 11 conventi, cioe: Cettina, Zrino, Ottoch, Hrastoviza, Bihach, Sluyn, Hrupa, Stinisgnach, Obrovaz, Bellestin, Sisach. La custodia Tersattana ne possedea 8 nella Dalmazia citerio-re, cioe: Tersatto, Segna, Clissa. Soline, Scardona, Carina, Svonigrad, Tyn. La custodia Corbaviense ne nu-merava 5, cioe: Corbova, Modrussa, Uduini, Brigna,Blomoz. La custodia Grebense sommava i conventi di Greben, di Chobacz, di Duorischie, di Sabaz e di Bobonischie. (ffto-vinich, Orig. della Prov. Bosn. Croat. p. 21, 23). Le scorrerie de' Turchi, inclinati mai sempre alle stragi ed alle rapine, e le ingiurie de' tempi avversi nel secolo XVI ridussero la provincia bossinese-croatica a tale miseria, che di 27 conventi che possedea, sullo scorcio del secolo non namerava che i cenobi di Tersatto e di Segna. I Turchi nel loro furore non solo ab-batterono i conventi, ma eziandio barbaramente uccisero molti religiosi, ed altri ne trascinarono in dura schiavitu. Ouelli che scamparono dalle loro mani o si soppiattaro-no per ministrare agli oppressi e dispersi cattolici i Sa-cramenti, e fortificarli con parole di vita in que' giorni di dolore e di pianto, od emigrarono e si trasferirono ad altre provincie. II p. Francesco Gonzaga, ministro generale della serafica religione, nella sua cronaca deli' Ordine narra, che al tempo del suo generalato (cio era dopo la meta del secolo XVI) non si trovavano nella provincia bosnese - croatica 60 Frati. Ne potea riaversi da questo stato miserando, perche la gramigna delle no-vazioui religiose, lusingando la sensualita, erasi diffusa fino ai lidi del mare Adriatico, trovava da per tutto seguaci, affievoliva la fede, e gridando ed esecrando i monaci fa-cea si che pochi le seratiche lane addossassero. Non si puo descrivere quanto abbia dovuto soffrire questa reli-giosa provincia; che e turchi e eretici e scismatici la vessarono talmente che non dava piu se non pochi se-gni di vita. Negli annali della medesima fu registrato, che alcuni suoi figliuoli per la fede caltolica subirono il martirio. (Glavinich, Orig. della Prov. Bosn. - Croat. p. 11; Stato della Prov. Croat. - Carniol. p. 6—8). I primati della provincia bosnese - croatica, per ri-alzarsi dali'abbatlimento, in cui erano caduti, e per avere un rifugio nelle incursioni de'rubesti Maomettani, si ri-volsero ai Minori Osservanti della provincia austriaca, e piu colie lagrime che colle parole li pregarono a loro cedere qualche convento. I Francescani austriaci, mossi a compassione dello stato deplorabile in cui trovavasi la provincia bosnese - croatica, tesero benigne le orecchie alle preči dei loro confratelli supplicanti, e nel 1559 col consenso delPautorita si ecclesiastica che politica, cedet-tero i cenobi di Lubiana e di Neustadt; la qual cessione fa confermata dal capitolo generale di Aquila tenuto nel medesimo anno. L' augusto monarca Ferdinando I, che da un canto desiderava P aumento della suddetta provincia, dali'altro volea liberare i suoi sudditi dali'influenza d'e-stranei provinciali, trasmettendo la sua imperiale autori-ta, I'anno 1560 indusse la provincia dalmatina di s. Ge-rolamo deli' osservanza a cedere ai Francescani della provincia bosnese - croatica il convento di Pisino al suo dominio soggetto. Nel 1566 Carlo, avciduca d'Auslria, diede in dono alla medesima provincia il celebre con-vento del Monte Sanlo, due ore discosto dalla citta di Gorizia. Cosi i Minori Osservanti della provincia bosnese-croatica si riebbero, e si dilatarono nella Camiola; nell' I— stria e nel contado di Gorizia. (Greiderer, 1 2, n. 75. p. 72, 73). La provincia bosnese - croatica nel 1648 avea i se-guenti conventi: nella Dalinazia citeriore Tersatto e Se-gna; nell'Istria Pisino; nel contado di Gorizia il Monte Santo; nella Carniola Lubiana, Neustadt, e Camnich o Stein; nella llliria Giesterbrescha, S. Leonardo, Samo-borgo, Berdovaz, Clanez; nella Stiria Nazaret. Oltre ai conventi numerava pure due ospizi, 1' uno in Lovrana e 1' altro a Salcano appfe del Monte Santo. (Glavinich, Orig. della" Prov. Bosn. - Croat. p. 22, 23). Nel capitolo generale tenuto in Borna 1' anno del Signore 1688 alla provincia bosnese - croatica fu dato il nome di provincia carniolica, parte perche nessun con-vento possedea piu in Bosnia, e parte aflinche non si confondesse colla bosnese - argentina. Si vede che gia nel secolo XVII i figliuoli cominciarono prevalere ai loro genitori. (Chronol. Ord., t. 2, p. 230; t. 3, p. 1). Al capitolo generale nel medesimo anno succedette il provinciale celebrato in Lubiana il 25 agosto 1688 sotto il governo del p. Antonio Lazari, superiore della provincia carniolica. In quest' adunanza i Padri congre-gati, col consenso deli' imperatore Leopoldo I, adottarono la riforma deli' Ordine serafico confermata da papa elemente VII nel 1532, alla quale varie provincie s'erano sottomesse, e proposero di osservare strettamente la re-gola di s. Francesco. Innocenzo XI, pontefice massimo, annuendo ai voti de' padri supplicanti, con bolla che ha la data del 26 aprile 1689 e comincia Expntii nobis, si compiacque di avvalorarla. In tal guisa i Padri Osservanti ,della provincia carniolica divennero Biformati. ossia mutarono il nome di Osservanti in queIlo di Biformati. Alla riforma inlrodotta tutti onninamente ac-consentirono; ma i Padri Croati non poteano tollerare, che anche il nome della loro provincia fosse stato can-cellato. Malcontenti deli' avvenuto si opposero, e a in-validare la fatta abolizione ricorsero al ministro generale, il quale nel 1691 celebro in Borna una congrega-zione e loro rispose, che nulla poteasi mutare di cio ch' era stato stabilito. I Padri Croati ingrognati per que-sta risoluzione continuarono le dissensioni, ed insistettero per un altro nome. Per rappatumarsi le parti conten-denti, il capitolo generale celebrato in Boma P anno 1700 coinmise al p. Antonio Lazari, ministro provinciale, di convocare i Padri si Carnioli che Croati, di convenire pacificamente con essoloro intorno alla denominazione della provincia, e d' inviare il risultato da tutti i Padri sottoscritto al commissario generale. Fu deciso che in avvenire si chiamasse: Provincia carniolica di s. Croce; ma perche nemmen questo titolo appagava le brame de' Padri Croati, nel capitolo tenuto in Lubiana il 3 settem-bre 1708 fu solennemente conchiuso che porti codesto nome : Provincia di s. Croce croatico - carniolica. Con questo temperamento fu soddisfatto ai Croati, ed ai Carnioli. (.Stato della Prov. Croat. Carn. p. 8; Greiderer, 1. 2, n. 80, p. 76). La provincia di s. Croce croatico - carniolica nel secolo XVIII numerava 14 conventi ed un ospizio sparsi nella Carniola, nella Stiria, nella Croazia, nella Liburnia, nel contado di Gorizia, e nell' Istria austriaca, cioe i conventi di Lubiana, di Camnich o Stein, di Neustadt, di Buna, di Nazaret, di Samoborgo, di Clanez, di Jaška, di Berdovaz, di Carlistadt, di Segna, di Tersatto, del Monte Santo con ospizio e di Pisino. La provincia ritiene an-cora tutti questi conventi, tranne Berdovaz, Segna ed il Monte Santo, che furono soppressi al tempo delle rifor-me giuseppine; ma invece del Monte Santo possede il cenobio di Castagnovizza presso Gorizia. Data, quanto per noi si poteva, un' idea deli' ori-gine della provincia francescana bossinese, ungherese, dalmatina, bosnese - argentina, bosnese - croatica, e croatico - carniolica, discorreremo di due custodie, e di al-cuni conventi istriani appartenenti aH' inclit' Ordine serafico. Luca Vadingo negli annali de' Minori rapporta, che gia nel secolo XIV esistevano le custodie di Arbe e d' Istria, e ehe tanto queste quanto le dalmatine presta-vano obbedienza al vicario bossinese. — Alla custodia arbense spettavano tutti i conventi francescani del seno flanatico, fra' quali i piu celebri erano quelli di Arbe, ove avea sua residenza il custode, e di Veglia. II con-vento di Arbe ebbe sua origine verso la fine del secolo XIII, e dalla Santa Sede apostolica fu assoggettato alla vicaria di Bosnia. Sotto il pontificato di Nicold V si fe-cero molti tentativi, per liberare la custodia di Arbe dalla giurisdizione del superiore bossinese; ma il somino pontefice rese inefficaci tutti i conati, ed ordino che il custode di Arbe non solo continuasse ad obbedire come per lo innanzi al prefato superiore, ma eziandio fosse tenuto di rendergli conto deli' amministrazione della sua custodia. Dopo che i conventi dalmatini nel 1469 furono separati dalla provincia bossinese, la custodia di Arbe fu sottoinessa al provinciale di Dalmazia. II convento di Arbe portava il nome di s. Bernardino o di s. Eufemia; ma in tempi a noi piii vicini preferi il secomlo al primo. ( Vading., t. 9 ad an. 1399. n. 11, p. 172, 173; Greiderer, I. 2, n. 299, p. 178, 179). Tre miglia distante dalle mura della citta di Veglia (non ci riusci di trovarne 1' epoca) surse altro cenobio destinato a stabile dimora de' figliuoli di s. Benedetto, il quale subi varie vicissitudini; che partiti o spenti i Benedettini succedettero i Minori Conventuali, e final-mente passo nelle mani de' Padri Osservanti della provincia dalmatina nel modo seguente. Giovanni conte de Frangepani, signore di Veglia, e gli abitanti della citta, vedendo ordinariamente dirnorar in esso cenobio un solo sacerdote ed un solo converso de' Minori Conventuali, e per conseguenza esser negletto il culto divino e non soddisfar ai desideri de' fedeli, che alla loro chiesa usa-vano, nel 1641 si rivolsero al sommo pontefice Pio II, implorando la facolta di darlo ai Padri Osservanti. II su-premo gerarca ordino al veseovo di Veglia che adempis-se la volonta del conte e dei cittadini: cosi ai Minori Conventuali furono surrogati i Padri Osservanti della provincia dalmatina. Questo convento fu nominato la Ma-i donna di Cassione, o di Castiglione. (Sara conthiua/o.)