Anno II
Capodistria. 15 marzo 1942-XX
N. 14
rCredere e Sincere
QUINDICINALE DEL FASC O DI CO/ViBATTIMENTO „N/<ZAR10 SAURO" FEDERAZIONE DEI FASCI Di COMBATTIMENTO DELL' [STRIA
UN GIURAMENTO: RITORNEREMO!
ALL'EROICO DIFENSORE
DELL' IMPERO
Risuona ancora nell'aria l'eco del ferale messaggio della morte del principe Amedeo. Lanciato da Nairobi, Suo luogo d'esilio imposto dallo avverso destino, esso passò da un continente all'altro, destando un fremito di pietà nella natura e di sconsolata mestizia nel cuore di milioni di esseri umani. Le sabbie del deserto che Egli, riprendendo la tradizione di Roma, aveva calcato alla lesta dei Suoi fidi meharisti, sobbalzarono con stupore delle belve-; e le acque degli ampi fiumi le cui sponde Egli aveva risalito fino alle sorgenti nei Suoi viaggi di esplorazione, rallentarono il corso, per prender parte al lutto delle terre che Lo conobbero. Tanta solidarietà di dolore dal Carso al Congo è la più solenne testimonianza della devozione che il Principe raccolse nella Sua vita vissuta nel continuo, tormentoso travaglio di una attività che, mentre appagava la Sua passione di esploratore e civilizzatore coloniale, rendeva servizio alla scienza e apporto non mediocre alla grandezza della patria.
Chi potrà infatti dimenticare le prove innumerevoli della grandezza del Suo animo francescano che non rimase mai insensibile alle miserie altrui e pietoso si volse a coloro che invocarono il Suo soccorso? Egli andava incontro agli umili col volto sorridente e li trattava con quella affabilità che non sminuiva la nobiltà del Suo sangue, ma suscitava e corroborava a Suo favore l'ammirazione di chi gli veniva al cospetto.
Di Lui porteranno sempre vivo ricordo nel cuore le truppe coloniali colle quali divise, con regale signorilità che ravvalorava il comando esercitato senza posa aristocratica, le fatiche delle marce attraverso la Libia e i momenti di riposo all'ombra amica di un'oasi, nella quale facevano a Lui corona i reparti di quei forti meharisti, per ascoltar la Sua voce suggestiva che li rincorava, disponendoli a prove sempre più ardue. Nè con deferenza meno ammirata parleranno di Lui i reparti dell'aviazione clic da Gorizia, scolta avanzata d'Italia, diressero tante volte il timone dei loro apparecchi ai luoghi da Lui designati. E il cielo stesso sembrava favorire il passaggio che il Princpe si apriva alla testa eli quei baldi avieri, attraverso la sua distesa sterminata.
Ma dove Egli scrisse, a caratteri d'oro, la pagina più bella e memorabile negli annali della Patria, fu ad Amba Alagi, dove la resistenza e il valore Suo e delle truppe da Lui educate al sacrificio magnificarono la resa, umiliando il sopravvento nemico.
Sì. spirito travagliato di Principe valoroso e buono, onore e vanto della nostra stirpe! Quando, rivendicate all'Italia le terre che l'eroismo e il sacrificio della Tua vita nobilissima hanno rese di diritto alla patria, verrà l'ora del Tuo ritorno, una bruna schiera di falchi, levandosi a volo da Monte Santo, precederà le vittoriose falangi dei legionari di Roma fino a Nairobi, per scortare insieme con esse il Tuo corpo a Redipuglia. In quel cimitero, sacro alla patria, Tu avrai riposo eterno accanto al Tuo invitto e magnanimo Genitore, purissimo eroe del Piave, che eia oltre un decennio dorme cogli invitti fanti eiella Terza Armata, il sonno dei grandi e elei benemeriti.
—o—
Ora Egli è morto. Ha cessato eli battere quel nobile cuore che nell'ardua e faticosa spedizione guiela-ta dal Duca degli Abruzzi lungo l'Uebi Scebeli o in quella attraverso il vastissimo Congo, le cui foreste videro violata dal Suo ardimento la loro secolare impenetrabilità, trionfò delle insidie del clima equatoriale e di cento altri pericoli che mettono a dura prova anche le fibre più forti. Quelle braccia invitte che nella guerra italo-austriaca trattarono col valore di un eroe della leggenda le armi contro il nemico contribuendo alla sua disfatta, giacciono immobili sul petto, composte nel segno della Croce, mentre il Suo volto, pur soffuso di gelido pallore, conserva intatta l'espressione purissima di una maschia razza.
Duraturo rimarrà il ricordo del Suo tranquillo trapasso. Mentre nell'umile stanza di Nairobi sfacea-si la Sua forte fibra, temprata in lunghe e perigliose peregrinazioni sulla terra, sul mare e nel cielo, il Principe sentì avvicinarsi la morte, e, come i forti che non la temono, con nobile gesto, che ricorda la fine di Socrate, chiamò attorno al Suo letto di dolore tutti quelli che con Lui avevano difeso, con fonino valore ed accanimento, la fortezza di Amba Alagi e disse loro le ultime parole, senza intenerirsi di commozione, con voce ferma e volto spirante maestà regale. Udirono quei prodi le fiere parole, e, frenando a stento la commozione per l'imminente trapasso del Principe eli cui avevano conosciuto a prova la delicata sensibilità patriottica e la fede nel trionfo della causa fascista, che sulle doline del Carso lo avevano lanciato volontario nei più aspri cimenti contro il nemico, irrigiditi sulla persona e col braccio teso nel segno del saluto, a un cenno del Principe si ritirarono, benedicendo.
Essi non videro gli ultimi Suoi istanti, quando, nel crepuscolo dei sensi, passò davanti agli occhi del Principe la visione del vessillo d'Italia che garriva al vento sulle alture dell'Impero, in un nembo di gloria eccelsa ! O miranda visione che suggellasti nel sonno eterno gli occhi del Principe valoroso e buono!
T. Frosini
La Commemorazione del DUCA D'AOSTA
Nella sala magna del Liceo-Ginnasio il capitano Osvaldo Perucca ha commemorato ai fascisti, ai giovani del Littorio e ai cittadini la maschia ed eroica figura del difensore di Amba Alagi.
L'oratore, con alta intonazione poetica, ha rilevato le insigni qualità di condottiero, di principe, di soldato del Viceré Amedeo d'Aosta il cui ricordo immortale rimarrà negli animi italiani in ogni momento della loro vita.
Alla commossa commemorazione erano presenti le autorità cittadine. Alla fine ebbe luogo il rituale appello fascista lanciato dal Segretario Politico. Tutti i presenti con animo fieramente commosso risposero «Presente".
La solenne flessa di suffragio
Neil' ottavo giorno dalla morte del Duca, nella nostra cattedrale ebbe luogo una solenne funzione di suffragio in memoria dell'Augusto Scomparso.
Erano presenti le autorità, gli squadristi, i fascisti, reparti delle Forze Armate e della GIL, assieme a gran folla di cittadini.
Dopo il Vangelo il parroco mons. Sirotti con alata parola ha ricordato la bella figura del Principe Sabaudo che egli ebbe la ventura di conoscere. La sua commemorazione suscitò in tutti i presenti fiero e commosso orgoglio,
1 reparti delle FF. AA. e della GIL hanno presentato le armi alla assoluzione del tumulo. II coro del Seminario ha eseguito la «Preghiera del milite" e I' «Inno dell'Impero". La cattedrale era parata a lutto ed il nero dei paramenti funebri era fuso con grandi fiamme tricolori che davano all' insieme un che di mistico e patriottico che commosse tutti i camerati presenti alla funzione religiosa.
ICCOLÙ GIANI
„A egregie cose il forte animo accendono 1' urne dei forti....*
Il fulcro della Rivoluzione è costituito da quel complesso di uomini che trovano nei principi della dottrina fascista la loro via; su questi principi convogliano la loro condotta umana; a questi principi penetrati nel sangue, votano la loro umana esistenza. E sono virgulti purissimi che escono dal fusto antico della terra italica.
Niccolò Giani è uno di questi.
Fanno esempio.
Grande, conquistante esempio, senza limiti di tempo e di spazio.
Come il Fascismo concepisce la vita?
Renito Mussolini così scrive (II, pag. 5-6) : - Il mondo per il Fascismo non è questo mondo materiale che appare alla superficie, in cui l'uomo è un individuo separato da tutti gli altri e per sè stante, ed è governato da una legge naturale che istintivamente lo trae a vivere una vita di piacere egoistico e momentaneo. L'uomo del Fascismo è individuo che è nazione e patria, legge morale che stringe insieme individui e generazioni in una tradizione e in una missione che sopprime l'istinto della vita chiusa nel breve giro del piacere per instaurare nel dovere una vita superiore libera da limiti di tempo e di spazio: una vita in cui l'individuo, attraverso la abnegazione di sè, il sacrificio dei suoi interessi particolari, la stessa morte, realizza quella esistenza tutta spirituale in cui è il suo valore d'uomo».
Niccolò Giani è un uomo del Fascismo.
La sua vita è abnegazione: tutta fervidamente indirizzata al risveglio delle coscienze, all'orientamento dei giovani, all'apostolato dell'Idea: che è lavoro estremamente duro, estremamente scabroso.
Quando scrive un libro di guerra — 128.o Rattaglione CC. NN. — prova un disagio nel mettere la sua firma in copertina; ce la mette soltanto perchè la civiltà ha uno stato civile; ma non è altro che una Camicia Nera qualunque del 128.o, un fratello della famiglia di 675 legionari che cammina, combatte, vince in Africa.
La sua vita è sacrificio di interessi particolari. Quando suona la diana della guerra, saluta famiglia, figli, occupazione stabile, comodità, balza in linea, volontario, per difendere i diritti della Nazione italiana, per difendere tutti noi, in un irresistibile slancio altruistico. Che importa se i professori giudicano gravissimo il male che lo attanaglia alla gola tanto che rifiutano di eseguire l'atto operatorio?
Suona la diana, indossa la divisa dell'alpino: guerra alla Francia!
La sua vita terrena termina con la morte sul campo di battaglia, il 14 marzo 1941-XIX, eroicamente.
Medaglia d'oro. E dal 14 marzo 1941-XIX sfolgora netto il contenuto spirituale della sua vita che non morirà mai. Se oggi si parla di lui, se il suo esempio l'abbiamo nel cuore, vuol dire che Niccolò Giani è vivo, agisce.
Che cosa sono i soldi, le carriere, gli interessi particolari, gli egoismi, i piaceri, le ambizioni?
Niccolò Giani ci dice che sono niente, disprezzabili robe che abbassano, diminuiscono, avviliscono.
Niccolò Giani parla a nome del Fascismo.
L'abnegazione di sè, il sacrificio dei propri interessi particolari, anche il supremo sacrificio della vita per la Patria: ecco la via.
Di Muggia, Niccolò Giani, nato pochi chilometri distante da noi, nel 1909. Direttore della Scuola di Mistica Fascista «Sandro Italico Mussolini», direttore del giornale «Cronaca Prealpina», collaboratore del «Popolo d'Italia», professore di Università, insegnante al Centro di Preparazione Politica. Prende parte a quattro guerre: guerra d'Africa del 1935-36 come Camicia Nera, guerra contro la Francia, guerra cirenaica come giornalista, guerra contro la Grecia. Merita una croce di guerra, una medaglia di bronzo, due medaglie d'argento e la medaglia d'oro.
Conoscere Niccolò Giani significa conoscere la sostanza vera della Rivoluzione Fascista.
Nevio Lonza
I NOSTRI CADUTI
CARLO VATTOVANI
Il 18 dicembre 1941-XX è deceduto in seguito ad azione di guerra in Africa Settentrionale, il bersagliere Carlo Vattovani di Antonio.
Il giovane camerata caduto era nato nella nostra città il 3 gennaio
1916 ed aveva sempre dimostrato attaccamento alle organizzazioni del Regime ed amor di Patria. La sua morte gloriosa viene ad aggiungere un altro nome a quelli degli altri caduti della città di Sauro.
Per l'ottimo comportamento, la disciplina dimostrata e per lo sprezzo del pericolo il Vattovani venne segnalato al comando superiore delle truppe di Libia che inviò alla famiglia un premio come riconoscimento ai meriti del figlio.
Scriviamo il nome di Carlo Vattovani sul libro d'oro della Patria e conserviamo sacro il ricordo. Carlo Vattovani: Presente!
Sogno di una notte di marzo
Non mi hanno lasciato in pace: me li sono visti davanti tutta la notte nelle loro stracche figure, quasi tre apocalittici cavalieri, in una sarabanda di volti proibiti.
Non mi sono sognato no, con i più famosi assassini dei libri gialli e nemmeno con i più crudeli antropofaghi : mi sono sognato semplicemente con i tre compari che dirigono le sorti dei paesi nostri nemici.
Erano tutti e tre seduti attorno ad un tavolo a tre gambe: facevano pratiche spiritiche.
Churchill fungeva da medium; Stalin e Roosevelt si lasciavano infinocchiare dalla sua ieratica posa, dal suo volto atteggiato a quello di un oracolo.
Il Premier chiedeva allo spirito di un suo antenato notizie sulla • guerra.
«Se ci sei batti un colpo!»
Pum!
«Vinceremo noi la guerra attuale? Se la risposta è positiva batti tre colpi».
Pum, pum, pum!
Ma invece di veder muoversi il tavolino, ho visto un magnifico e nodoso randello abbattersi per tre volte sul capo dei tre spiritisti.
Anche gli spiriti sanno quanto sceme siano le speranze dei compagni democratici e prima che essi si facessero delle illusioni, gli hanno convinti con un buon colpo quale fosse il loro destino.
Da sotto il tavolo Churchill, toccandosi la bozza che si ergeva sul suo capo, disse: «La vittoria è nostra. Avete sentito che tre colpi».
Stalin, Roosevelt, ancora intontiti annuirono, ma tra di essi pensarono: «All'inferno, che gente maleducata, guarda che sacrifici ci tocca fare per la vittoria».
Churchill si alzò a sedere; gli altri due compari lo imitarono.
Il Premier ricadde in estasi.
«Spirito. Dimmi che cosa fanno gli italiani, i tedeschi e i loro alleati. Se ci sei...»
Rantolo dell' Idra anglo-russo-americana
Il Tripartito:,, Ancora qualche stretta. E poi la definitiva, quella della Vittoria".
Ma non potè finire. Altri Ire colpi risuonarono ed altre tre bozze si alzarono sul capo dei «Cavalieri della Tavola Rotonda».
«Ah! Gli italiani ed i tedeschi le pigliano?» Nuovamente nell'aria si propagò il suono di tre randellate.
Stalin e Roosevelt, con gli occhi velati, mentre vedevano e sentivano spuntare il terzo bernoccolo sulla cuticagna, risposero con un fìl di voce: «Eppure ci sembrava di averle pigliate noi!»
Cosa vuol dire l'illusione. Le pigliava l'Asse e le botte le ricevevano i prelati della religione dell'oro.
Churchill si rizzò. Girò il commutatore della luce e la stanza venne violentemente illuminata da un candelabro a sette braccia.
Accanto alla parete stavano immobili un soldato italiano, un tedesco ed uno giapponese.
Poi ho visto brillare le stelle! Quel luccicore improvviso mi ha svegliato.
Ma sono sicuro che un giorno vedrò realizzarsi il sogno di questa n. Ite di marzo.
fa.
SILENZIO !
Una parola imprudente può essere fatale ai fratelli che combattono.
Conferenza dell' INCF
Per iniziativa della locale sottosezione delFINCF ebbe luogo nell'aula magna del Liceo-Ginnasio la conferenza del camerata Martinoli sul tema: «Coscienza spirituale del Fascismo». L'oratore mise in giusta luce i valori spirituali del Fascismo e disse dell'etica fascista; etica questa soprattutto nazionale, sorta quale giusta filiazione della Rivoluzione delle Camicie Nere, movimento ideale e morale che ha condotto l'Italia al conseguimento dei suoi diritti.
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Direitore responsabile il Segretario Politico Bruno Boico Redattore capo Fulvio Apollonio