pEJMINISGEJ^ZE SlOpiCHE Dl TRIESTE DAL SECOLO IV AL SECOLO XIX Canonico Pietro Dott. Tomasin Professore nell’ i. r. Ginnasio dello Stato in Trieste Dl TRIESTE DAL SECOLO IV AL SECOLO XIX STORIC1IE * TRIESTE TIPOGRAFIA GIOVANNI BALESTRA 19OO (p o ? _ „a.Gi Proprieta letteraria. ©^ : ^3e) Sp I 116046 Giovanni Balestra editore. I. La eappella di S. Francesco di Paola. eappella fu eretta nella odierna via dei Crociferi da omonima confraternita, la quale dali' imperatore Carlo VI ebbe, addi 29 aprile 1732, le insegne cesaree, a noi rimaste ignote. Lunga tredici, e larga cinque metri e mezzo, sopra un' area di settant’ un metro e mezzo, con un solo altare ligneo, fu consacrata addi 22 maržo 1732 dal vescovo Luca Sertorio del Mestri. Nel suo interno stava la seguente epi- grafe, ora smarrita : . D - CX ^ M SACELLVM 'd'ET ! ' 06 NrRATERN 1 TAS | AD • DIVI • FRANCISCI • DE • PAVLA HONOREM • ERECTAE AC • CAROLI - VI • PII • IMPERATORIS CAESAREfS-';. INSIGNIBVS •DEg^AfAE D 1 E • XXIX •" APRlI.lS • MDCCXXXII '•> •' Soppressa da Giuseppe II nelPanno 1784, fu demolita addi 29 settembre 1785 ed il terreno da essa occupato forma una parte deli’odierna residenza vescovile. Questa eappella non ebbe mai proprio cappellano. II. La cappella di San Carlo nel lazzaretlo vecchio. I suoi cappellani. L’imperatore Carlo VI aveva ordinato nel 1720 1 ’erezione di im laz- zaretto per gli appestati. Fabbricato sopra un fondamento di saline dimesse, gia proprieta delle nostre monache benedettine, fu compiuto nel 1730. Presen- II cortile del lazzaretto vecchio colla cappella di S. Carlo. tava la forma di un pentagono con vedette e ferritoie per i soldati, quando stavano alla guardia dei contumacianti ed aveva nell’ interno magazzini per lo spurgo, časa per i passeggieri, alloggi per gli impiegati della sanita ed una cappella dedicata a San Carlo Borromeo. 1 ) Quest’ ultima fu benedetta assieme alla campana del vescovo nostro Luca Sertorio barone del Mestri nel 1732. Nel 1820 la campana fu rifusa, come lo attesta la sua epigrafe : Opus -j- Romani -j- Colbachini -)- Goritiae -J- 1820, e la cappella fu abbandonata nel 1849, la quale oggidi incorporata nella caserma di marina, dipende dal curato militare di Trieste. *) Antonio Cratey. O. c. pag. 151 seg. 3 — I primi cappellani erano i membri del nostro capitolo cattedrale, ai quali nel 1732 1’i. r. suprema intendenza del commercio aveva proposto di assumere il carico di celebrare la messa nelle domeniche e feste, provvedendo 1’ oratorio di cera, vino, olio ed ostie; di amministrare i sacramenti ai contu- macianti e di assistere gli infetti, andando poi d’ accordo circa 1’ annuo stipendio. Appena nel 1818 ebbe proprio cappellano. Diamo la serie dei cappellani: 1. II capitolo cattedrale, a turno, 1732-1817. 2. Giovanni Cranotich, dal 1818 al 1824. 3. Carlo Pellarini, cooperatore in Santa Maria Maggiore, per la prima volta, dal 1825 al 1830. 4. Giacomo Piceccho, cooperatore in Santa Maria Maggiore, nel 1830, morto nell’eta di ottanta anni ai 26 febbraio 1831. 5. Carlo Pellarini, per la seconda volta, dal 1831 al 1834. 6. Cristoforo Sbisa, nato a Rovigno addi 2 aprile 1773, ordinato il 1 aprile 1797, cappellano nel 1835, morto a Trieste nell’eta di sessantacinque anni, addi 16 settembre 1838. 7. Leopoldo Terdich, nato a Lovrana addi 15 novembre 1797, ordi¬ nato addi 20 settembre 1822, cappellano nel 1838; catechista presso 1’i. r. accademia di commercio e nautica nel 1837, pensionato nel 1849; moriva a Vienna nell’eta di sessantotto anni, addi 4 dicembre 1865. 8. Federico de Ghebel, nato a Trieste addi 3 febbraio 1811, ordinato addi 14 settembre 1839, sussidiario parrocchiale in Santa Maria Maggiore, nel 1848 cancellista deli’ordinariato vescovile, moriva a Trieste nell’eta di cinquan- tacinque anni, addi 10 ottobre 1866 e fu tumulato in S. Anna colla leggenda: QUI G 1 ACE DON FEDERICO DE GHEBEL SACERDOTE INTEGERR 1 MO VISSE ANNI 55 MORI IL 10 OTTOBRE 1866 IL DOLENTE ZIO IN PERPETUA MEMORIA QUESTO FREDDO SASSO POSE Sulla porta deli’ antico lazzaretto si leggono sotto 1 ’ aquila imperiale le parole: I. R. LAZZARETTO S. CARLO 4 — III. La cappella della sacra famiglia nel palazzo Conti. — La famiglia Cancellieri. — La liturgia romana nella diocesi triestina. — Giusto de Conli oratore di Trieste. — La confraternita dei carpentieri. — La statua della B. V. e Ferdinando Fiori. — La festa votiva della B. V. della Salute. — Antonio Simonetti. — L’ esecuzione capitale di Vittorio Maffei. — La chiesa di San Giuseppe in Rizmanje. — Girolamo conte Agapito. Ali’ antichissima famiglia de Conti appartenevano un tempo i seguenti stabili ai numeri tavolari: 58 e 59 nella fu androna Consortiva; 105 in via Malcanton e nell’ an¬ drona del Rastello ; 109 in via del Pozzo bianco; 111 e 112 in androna Gusion; 339 e 340 in via Santa Ma¬ ria Maggiore; 341, 342 343 in via del Pozzo bianco e 344 in via di Rena; 119 politico e » 139 tavolare, 134 po¬ litico e 139 tavolare, 145 politico e 146 ta- Stemina della famiglia Conti. volare in Santa Maria Maddalena inferiore, Al canonico Fe- lice de Conti erano pro- prie nell’ anno 1781 : le tre čase in andro¬ na Gusion ai numeri tavolari 110, 111 e 113. Quest’ultima di quattro piani, fabbrica- ta nell’ anno 1731, ha sopra la porta di una bottega, la quale gia tempo serviva d’ ingresso, questa iscrizione cronografica : sit ’ tIbI • teCto ' CVstos ■ sIt • DVX • pIa • VIrgo ' MarIa In progresso di tempo la prosapia dei Conti venne in potere dello stabile al numero tavolare 340 in via Santa Maria Maggiore, il quale gia apparteneva alla famiglia Monticoli o Cancellieri. Sull’ architrave del portone della stessa si trova questa interessantissima epigrafe : A N N AB VRB • C O ND • II MI IL- • • L • XIII • -5ALVT-M CCCC • 5* VIII IVNJOAN-BAPTISTAE^ETk-CUl^To^oR^CANCEG-ARUFIFAVTMFABRAD ŠIBI SVIS^-LEGITIMIS-HAEREDUB'AXK:O.MiVIVN •VSTM , EB 3 XEKVNT' mmm m ■ ? mm . |§§ liji Ifl 0 -- I ifl $ ', ' ■ . ■ " ■ . ms dfešrfiti ?j'V IM :ts . ®| , S 3 Leggenda sull’ ingresso della časa Conti in via S. Maria Maggiore num. 340-2, un tempo dei Monticoli-Cancellieri. In fianco sta poi la seguente, allusiva a Pietro de Cancellieri, che acquistava questo fondo : V Note nnmnrictie snlla časa Conti in via S. Maria Maggiore num 3402. — 6 — Quindi nel 1448, anno in cui fu fondata la časa da Pietro de Monticolis, cancelliere del nostro Comune, persona di talenti rarissimi, era 1 ’anno 2163 che accenna la fondazione di Trieste, 715 anni avanti Cristo. Le sigle a capo di quest’ epigrafe sono cabalistiche e non possono decifrarsi. Ci scriveva anzi in proposito il dott. Vondrak, professore di lette- ratura slava ali’ universita di Vicnna in data, 19 novembre 1897: Wien, den 19/11/97. Sehr gechrter Herr Professor! Die Uberbtlrdung mit den laufenden Arbeiten macht es mir jetzt erst mbglich Ihr vvertes Schreiben v. 6. d. M. zu beantworten. Die Inschrift weist eine sog. Chiffreschrift auf, die ohne den Schliissel zu haben, nur sehr schwer entratselt werden konnte. Es sind glagolitische Zeichen darin (B = o; = v m = a etc.), lateinische (V), und wie es scheint, auch cyrillische, so dass das letzte Wort vielleicht Iizus lieisst. Es ware sehr wiinschenswert, dass inan sie der Zgodovina des dott. Glaser das Facsimile beigeben konnte und ich glaube, man wird gegen lhren Vorschlag nichts einwenden konnen. Mit vorziiglicher Hochachtung Ihr ergebener Dott. W. Vondrak. Questa časa fu eretta dai due fratelli Giovanni Battista e Pietro de Monticoli o dei Cancellieri, famiglia oriunda da Sassuolo nel Modcnese, figli di Cristoforo, nel 1463 pubblico notaio, poi cancelliere del nostro Comune, ucciso addi 14 agosto 1469. Giovanni Battista, nato a Trieste nel 1468, canonico di San Giusto nel 1497, ebbe addi 12 maggio 1498 dal vescovo Acazio de Sobriach la par- rocchia di Crusiza e contemporaneamente un canonicato nella cattedrale di Lubiana. In rissa feiriva il decano Leonardo de Bonomo, per cui dal vescovo suddetto fu condannato addi 21 ottobre 1499 ad una multa di quattrocento lire. Partito per Roma e ritornato in patria, celebrava per la prima volta nella nostra cattedrale addi, sabato 10 giugno 1501, derogando dali’antico rito patriarchino od aquileiese, secondo il rito romano. Riportiamo per esteso questo documento memorando, che cangiava del tutto la liturgia nella diocesi tergestina: In Christi nomine. Amen. Anno circumcisionis eiusdem millesimo quin- gentesimo primo, indictione guarta, die vero sabati decimo mensis Iunii, actum Tergesti in catkedrali ecclesia sancti Iusti marlyris, praesentibus venerabili viro domino presbytero Matthaeo de Pari cancellario reverendissimi domini episcopi Tergestini et Antonio Dolina clerico Tergestino, testibus ad infrascripta habitis, vocatis et rogatis, et aliis plnribus. — 7 — Cum ibidem in dieta ecclesia cathedrali ad altare maius celebraret missam in cantu dominns presbyter Baptista de Cancellariis, canonicus Terge¬ stinus, cum solemnitatibus a sacrosancta romana ecclesia adhibitis, ego notarius infraseriptus, rogatus et requisitus per dominum loannem Baptistam quondam Odorici de Bonomis, civem et cancellarium civitatis Tergesti publieum et coniunctum personae reverendi domini Leonardi de Bonomis decani Tergestini, ut de tali celebratione missae cum aliis solemnitatibus ibidem observatis šibi nomine ipsius ad perpetuam rei memoriam unum aut plures consimile instru- mentum aut instrumenta, si opus fuerit, ut si quomodo contingeret per eius interesse . universis et singulis infraseriptis praesentibus, et domi- nis iudicibus tam ordinariis quam delegatis ant prodelegatis et aliis quibus- cumque personis, ad quos haec praesentia instrumenta pervenerint, fidem indubitatam adhibeo et attestor, qualiter dominus presbyter Baptista de Can¬ cellariis, canonicus Tergestinus, de anno, indictione, mense el die supraseriptis, in mane, Tergesti in praefata ecclesia . existens sacris indumentis sacerdotalibus ad hoc consuetis indutus, dixit, legit, cantavit et celebravit in cantu missam maiorem secundum ritum et modum sacrosanctae romanae ecclesiae consuetum, incipiendo a confessione et introitu, sequendo cum kyrie eleison cum consecratione corporis et sanguinis domini nostri lesti Christi, cum elevatione hostiae et calicis, cum comunione et finiendo cum ite missa est, dando solitam benedictionem omnibus circumstantibus et dietam missam in praefata ecclesia et altari a dieto domino presbytero Baptista celebratam, videntibus, audientibus et intelligentibus, cui missae in cantu responderunt, infraseripti domini presbyteri: Michael Cubileniius, Franciscus Cortesius, Andreas Argentius, canonici dictae ecclesiae, presbyler Iosephus et alii quam plures diaconi, cum testibus praenomi- naiis et ad hoc vocatis. Qui iestes tetulerunt mihi notario infraseripto, qualiter dictus dominus presbyter Baptista non solum in praesenti die . ... et per hebdomadam praesentem, maxime die dominico proxime praeterito, ut ... in festo sanctissimae et individuae Trinitatis ad dictum altare hebdomadarius, cui missae ego idem notarius infraseriptus interfui et eam celebrare vidi et audivi, quae res non solum .... notario et testibus supraseriptis, ctiam omnibus habitantibus in civitate Tergesti est notorium, et de ea est puhlica vox et farna. Ego Iustus Raviza, civis Tergestinus, publicus imperiali auetoritate notarius, quae praedicta sic fieri vidi ac audivi et interfui una cum praeno- minatis testibus et multis aliis in fidem, robur et testimonium superfatum seripsi et autcnticavi et manu propria seripsi rogatus ut supra, signis nominibusque meis appositis consuetis . loco . a tabellione de notarili fide, forma et legalitate dubiiari. Et quam iustum . ... et rationi . testimonium, perhibere universis et singulis praesentibus testimoniale inspecturis, lecturis pariterque et audituris. Nos Iacobus Stella, iudex et reetor civitatis Tergesti fidem indubitatam adhibemus et lenorem praesentis instrumenti ratificamus et attestamur, qualiter providus iuvenis Dominicus Iustus Raviza, qui suprafatum instrumentum 8 — scripsit et autenticavit, et in hanc puhlicam formam redegit . publicus imperiali auctoritate notarius comunis, fidelis el legalis, pro tali et ut tališ vocatus et reputatus, prout a praesenti habetur, tenetur et reputatur suisque scripturis et instrumentis publicis semper adhibitae sunt et hodie adhibentur in iudicio etc. etc. plena et indubitata fides et ne alicui super .... dubitari pertingat, praesentes meas litteras testimoniales . praemissis fieri, pcr notarium infrascriptum rogatum, maioris sigilli, quo in similibus litimur instru¬ mentis, fecimus impressione muniri. Datum in civitate Tergesti die duodecimo mensis Innii, millesimo quin- gentesimo primo, indictione quarta. Andreas de Leo publicus imperiali auctoritate notarius. Addi 2 febbraio 1501 rogava il suo testamento, lasciando tra le altre cose al suo cognato Stefano Renck la sua biblioteca preziosissima, ordinandogli, che poteva donare i libri che riputava superflui al convento dei nostri frati minori conventuali, pur troppo colla loro soppressione andati miseramente per- duti. Mori a Crusiza nell’eta di trentasette anni nel 1505. Pietro, nel 1501 provveditore del nostro comune, mori nel 1512. Ebbe in prima consorte Giacoma figlia di Odorico de Giuliani, morta nel 1494, poi Bianca figlia del pescatore Giacomo della Motta, morta a Capodistria nel 1511. Pietro poi, figlio di Giusto de Conti fondava con documento dei 12 feb¬ braio il fidecommesso di primogenitura nella sua famiglia, e rifabbricava nelfanno 1737 la časa in via del pozzo bianco al numero tavolare 343, destinandola a sua abitazione e ponendovi sopra il cornicione della porta al secondo piano la leggenda : IN • DOMINO • CONFIDO • M ■ DCC • XXXVII Lo stabile in via del Pozzo bianco al numero tavolare 341 fu rifab- bricato nell’ anno 1883 da Alberto Conti, il quale sulla scalinata vi poneva quest’ epigrafe : ALBERTVS • CONTI MDCCCLXXXIII RENOVAVIT L’ Alberto e nipote di Stefano de Conti, eletto podesta di Trieste nell’aprile 1861, trasferito al tribunale d’appello in Innsbruck, indi come con- sigliere aulico presso la suprema corte di giustizia a Vienna, dove moriva col- pito da vaiuolo, addi 27 aprile 1872. — 9 — La tomba di questa famiglia e oggigiorno nel cimitero di Barcola. Riportiamo le relative cpigrafi sepolcrali: MARIA ANNA CONTESSA GRISONI MARITATA AD ANTONIO DE CONTI NATA IL 31 MARŽO 1769 MORTA AL 8 MARŽO 1845 CATTERINA OTT MARITATA CON ANNIBALE DE CONTI NATA II. 27 NOVEMBRE 1781 MORTA Al 13 DICEMBRE 1856 3 - VITTORIO DI GIUSTO DE CONTI E DI AMALTA ANTHONI DE SIEGENFELD NATO IL 29 MARŽO 1839 MORTO AL 20 NOVEMBRE 1858 4 - BIANCA DI TEODORO DE RITTER E DI FANNI DE CONTI NATA IL 2 DICEMBRE 1855 MORTA AL 17 MARŽO 1858 IO — 5 - ALLA ČARA MEMORIA Dl FERDINANDO CAV. RE DE CONTI I. R. PRIMOTENENTE NEL REGGIMENTO FANTI N.RO 79 NATO NEL Dl 4 DICEMBRE 1841 FERITO NEL Dl 27 GIUGNO 1866 ALLA BATTAGLIA Dl SKALITZ MORTO ADDI 20 LUGLIO 1866 NEL CASTELLO Dl NACHOD Chi peraltro diede lustro a questa famiglia fu Stefano de Conti, ma- gistrato integerrimo ed oratore della nostra citta nell’ anno 1706. Crediamo far cosa grata al lettore, riportando la corrispondenza epistolare col comune e con Giovanni Battista Romanini in occasione della conferma dei privilegi, chiesta ali’ imperatore Giuseppe I J ). Corrispondenza epistolare col Comune di Trieste in occasione della conferma dei Privilegj chiesta allo Imperatore Giuseppe I. I. Lubiana, 19 Maggio 1706. «Ieri sera tardi arrivai in Lubiana, e questa matina parlai subito con «quel Supremo Esatore in merito delle Čarni, ossia datio che uiene esato in «Postoina dalli Boui che uengono destinati per questa Citta, nel discorso trouai «che questo Signore non teniua alcun ordine nouo per tal Esatione, ma si «regolaua sopra 1’ instrutione vechia, esposi le ragioni pubbliche, asistito dal «Sig. Francesco Giuliani, e Sig. Donadoni e procurai fosse tralasciata questa «rescosione, ma senza frutto, e ne pure potei conseguire che fosse sospesa «per un mese, non ostante tutti i riflessi portati, alla presenza del Sig. Com. »Entres che trouai in Lubiana per ritornar a Fiume, Escusandosi 1 ’ Esatore «pertinacemente di poterlo fare senza espreso ordine Camerale; Tutto cio che «ho potuto operare, e che il detto Esatore ordinera alli detti Mudari figliali «di Postoina, et altri di non travagliare li Macellari per li Boui condoti auanti delle Čarni per tre anni continui; in uirtu della qual Lettera hauendo preteso »li sudetti nostri Cittadini d' esercitare il maneggio, fu da noi ostato auanti il «Sig. Bar. Capitanio, che essendoci statto fatto il torto dalli lllus. Deputati »del sudetto Banco contro 1 ’ espressa mente di Sua Maesta Cesarea, douersi «percio aspettare ulteriori ordini, o dispositioni, e tanto meno concedersi 1’in- »uestitura alli Cittadini di questo maneggio, quanto che questo dali’ Ecc. Con- «segli, o dallo stesso lllus. Sig. Puraib a Sua Signoria lllus. non uiene ordinato; «il che maturamente considerato dal nostro Sig. Bar. Capitanio decreto questi »che a seanso delli sconcerti sia prointerim cassiere di questo dacio una terza »persona disinteressata, quale sia tenuta renderne conto a chi di raggione, con «che euitato da canto nostro ogni pregiudicio, restero che le Sig. Vostre lllus. «in simil si contengano dentro i limiti deli’ accordo, e scansino ogni loro pre- »giudicio, e non si scostino non ostante qualunque uantaggio che le fosse »proposto dalle cose intesosi, odorando noi che 1 ’ Epich ad oggietto d’hauer « 1 ’ intento in Fiume, e quindi affrontare questo Pub. progietare alle Sig. Vostre «lllus. intenda, con procurare 1 ’ agiustamento. Noi pero che uiuiamo con uera «speranza d' essere ben corrisposti dalle Sig. Vostre lllus. non lasciaremo »mai persuadersi d’ altro, se non, che proseguita 1’ impresa con tutto il calore, »siano per far conoscere seco noi (attese la nostre uiue raggioni) vano le »machine dei nostri auersarij, e quanto si ingani un priuato di truzare con le »Comunita benemerite. Scrissimo la passata di hauer hauto 1 ’auiso da nostro »Sig. Vrbani oratore, non hauer potuto risapere oue si fosse il loro Sig. Conti, »crediamo pero che quando non le fosse sortito trouarlo quel giorno, che cio »li šara riuscito piu facile il seguente, purche pero egli non fosse partito da «Vienna come d’ aleuni fu informato, e che unitamente hauerano poi intrapreso »la facenda come le fu incaricato, il che accio segui e 1’intento si conseguisca «con la piii possibile celerita, non isdegnino le Sig. Vostre lllus. frequentemente »e con tutto il calore raccomandarli, et a noi del seguito cortesemente ren- «dere consapevoli, sicure le Sig. Vostre lllus. che si come questo aseriueressimo »a sommo favore, cosi oltre il rendimento delle piu douute grazie, le corespon- «deresimo in sirnih e maggiori occasioni del loro servizio, et restiamo Li Giudici et Rettori della Citta. Vienna, n Giugno 1706. »Riceuo il stimatiss. foglio di V. S. Illustr. delli 5 corr., in risposta *del quale mi occorre dirli che a quest’ liora čredo hauerano riceputo la copia «dell’ Ordine camerale di Graz, trasmesogli dal S. Piechel, in punto del Datio »nouamente preteso dal Esatore di Lubiana, in virtii del quale per hora si »sospende 1 ’Esatione, in tanto io pure ho scrito al detto S. Piechel che me »ne trasmeta una copia. «Circa il Datio del Flaiskraicer; capitato in Vienna, ho inteso sia stato »datto al Epich, siche ricorsi subito ali’ Eccellenza del S. Co. Wels Supremo «della Deputatione sopra il Collegio del Banco, a cui e assegnato; ma incontrai «si dura opositione che affatto tenni per questa parte disperato il caso, onde »dovei compilar memoriale, e ricorrer alla Somrna Maesta del Principe per il «rimedio; 1’ affare riescera piu dificoltoso che non si credeva, e che io stesso »mi persuadeuo per hauer contrario il detto Collegio del Banco, e la sua »deputatione tutta composta di Cavalieri; tuttavia sono auisato che sopra il »ricorso fatto a S. M. C. e emanato decreto, che detto Banco debba dire la »causa perche e stato preferito 1’Epich, e posposta la Citta contro il tenor »della Lettera Patente, si sentira sopracio quelo rispondera, e poi s’ attende- »rano le resolutioni Cesaree, quali non sarano senza spesa, come me ne core »gia 1 ’ impegno. E col ordinario uenturo li diro qualche cosa di piu preciso «in questo affare. »Sopra 1 ' affare del Porta, šara necessaria una pešata informatione, «ne io manchero qui occorendo, come 1 ’ho fatto in Graz, ove 1 ’Eccelsa Ca- »mera la sente molto bene, tutavia 1’ informatione ui uole di buon stilo, perche «le cose alla fine s’ hanno a ridure a questa Corte. «Ho ricevuto incluso il memoriale delle Dellegationi, che me ne ser- »uiro al occorrente; qui sin hora non si e discorso della nomina del Capitano, ■ ma hoggi mi uiene detto che S. M. si habbia espresso di farla durante il «suo soggiorno a Laxemburgo, siche trouandosi iui, e douendo tratenirsi solo »sino Martedi, dirnani o posdimani potrebbe sortire, al impedimento della quale »e superfluo ogni offitio. »Ho poi presentato tutti li memoriali concernenti li punti della mia «missione, consistenti in tre. Uno per la confirmacione di Privileggi con ag. »gionta della Gratia del bramato titolo. L’altro delli quatro punti indecisi, *et aggionto il preiuditio della regalia deli’ oglio. Et 1 ’ ultimo la moderatione »del statuto nel punto deli’ appellationi, et la speditione delli ordini a dritura «alla Citta. Cosa poi sia per risoluersi sopra, eventus dabit. Intanto ui trovo «un..estrema faticha, et per quello mi uiene detto, e molta piu difficolta hora »promouer affari, che non era prima. »Intanto 1 ’ opositione prima che incontro, e che li Privileggi dei quali «s’ adimanda la confermatione non sono ne originali ne autenticamente vidimai, — i8 — «percio Vost. Sig. Illustr., con tutta la maggior premura, facendo faticar nelle «Copie a misura del Bisogno ; per 1’istesso ordinario, mi mandino copia au- «tentica e legale del contrato e deditione della Citta fatta 1’ anno 1382 «ultimo settembre, con 1’ ingionta deli’ Arciduca Alberto. II Privileggio del «Sereniss. Ferdinando deli’anno 1522 li 5 settembre in Vienna, nel quale si «contiene quello di Massimiliano Cesare; quello deli’Augusto Ferdinando del- «I’ anno 1552 ultimo agosto in Vienna; quello deli’Arciduca Carlo deli’anno «1590, 28 maržo in Graz, et quello del Serenissimo Massimiliano del 1610, «3 settembre in Graz. Apresso questi faccino cercare e trouare da chi ha la «Carta Geografica del Territorio di Trieste, e con pari premura me la tras- »mettino. E perche so che questa carta che e in essere, e čredo 1’ habbia «1’ Illustr. S. Prov. Giuliani de Iabochetti, contiene solamente meno Territorio, «cioe solo dalla parte verso Duino, V. S. Illustr. faccino far accuratamente tl’ altra parte siche sia tutta intiera, eh’ io poi qui faro far diligenti copie per »saluarne una a pro publico. Essendomi espressamente stata ricercata tal carta tda chi comanda, percio non faccino di meno d’accudire con tutta la premura «che tutto cio mi venghi trasmesso. «Non solo preuedo, ma mi fu dato anco moto, che le Tanse per la tconfirmatione de Privileggi, e per il diploma sarano considerabili e maggiori «se ui entrera la Gratia di lllust. oltre qualche altra spesa della natura soprac- tcenata che non potr& esser si poca, tempestivamente auiso V. S. Illustr., ad «aprontar li Denari. E perche spero, che con 1’ ordinario venturo li diro qualche *cosa di Preciso, bramarei che fossero in stato di subito prouedere al bisogno, «per non aggionger a questa spesa indispensabile, 1’ altra d’ un non necessario «tratenimento per questa causa e tardanza. II S. Donadoni li fa riverenza e «rasegnandoli i miei rispeti mi raffermo Stefano Conti. 12. Fiume, li 12 Giugno 1706. «Riceuiamo Lettere dal Sig. Antonio Vrbani Pub. Oratore delli 5 «corente da Vienna, mediante le quali ci fa sapere, che essendoli riuscito di «trouare il sig. Conti, si fosse seco lui abboccato nel consaputo merito del «dacio delle Carnaggioni, et che le fosse stato risposto, che sin a quel hora «non haueua riceuto da cotesto Publico alcun ordine: In udire noi un raporto «contrario al contrato, et alle nostre concepite speranze, s’ accrebbero li nostri «dubij fomentati d’ ingiusta passione, ma gia mai persuader si lasciassimo che triguardato il proprio di cotesta Citta il uantaggio, in non cale lasciassero «contro 1’ accordo 1’ interesse di questo Publico, ma ch’anzi unitis uiribus siano «per far diuedere a’ Pri vati quanto s’ ingani ogn’ uno contendere, o competere «con le Comunitadi, che per piu capi di raggioni godono la prelacione. Cosa i 9 — «sij operato sin bora per parte di cotesto Puhlico, goderessimo dunque d’ in- »tendere, pregandole che se non habbiamo goduto di risposta a tre altre »nostre precedenti, si compiaciano le Sig. Vostre Illus. almeno a questa gia «una uolta reccarci qualche auiso, non ommettendo far auanzare li piu presanti «ordini al loro Sig. Conti, e contenersi dentro i limiti delle cose stabilite a «seanso de pregiudicij comuni, et restiamo Li Giudici et Rettori della Citta. 13 - AUi Sindici di Trieste. Fiume, 12 Giugno 1706. «Con altra mia partecipai, gia settimane sono, alle Sig. Vostre Illus. «il mio Ritorno in Patria, et il somrno contento auuto da questo Puhlico per il «concertato affare de’ Carnami; Ma perche non riceuo aleuna risposta al mio «Foglio, giouarammi crederlo smarito; e sogiugnere col presente, che 1 ’affare «sudetto si comincia trattare in Vienna tra li nostri Oratori; bensi il Sig. ♦ Conti pare si mostri alquanto fredo ; e pure douerebbe essere tutto fuoco «in un’interesse che collima alla oppressione comune; Supplico percio le Sig. «Loro Illus. dare al medemo efficaci stimoli, accio si scuota; et unito col «Sig. Vrbani, faccia le parti da buon Patriota: Io per me sentirei pure ra- cmarico indicibile, se dopo auere riceputo tanti fauori, e gratie dalla inata «Cortesia delle Sig. Vostre Illus., e con le medeme stabilito con reciproco «piacere un affare si degno, lo uedessi poi per la incuria di qualcheduno con «mio smacco, e loro, arrenato. Perdonino alla candidezza di un cuore, che «non puo, ne sa essere dissimile da se medesimo, cioe dalla schietezza, e dalla «costanza di uiuere sempre mai, quale mi sono dichiarato, e resto Francesco Igzio. B. Androcha. H. Vienna, 12 giugno 1706. «Per ristabilirmi nella salute, e ripigliare le forze, indebolite da dolori «hemorroidali, mi portai per quattro giorni alli Bagni di Baden, e ritornai «solamente Mercordi sera in Citta: e ieri il Sig. Oratore Stefano Conti fu col «Sig. Donadoni da me, e m’ informo di quello, che nel tempo della mia assenza «ha operato. Restassimo d’ appuntamento di portarsi ieri dopo pranzo dal Sig. «Refendario Pleckner a fine d’ informarlo della matteria, contenuta nelli tre «Memoriali, da esso Sig. presentati al Sig. Gran cancelliere di Corte, ma *non hauessimo la fortuna di ritrouarlo a časa. Domani saremmo dal Sig. di 20 «Weissemberg, hauendomi fatto sapere prima della mia partenza per i Bagni »che fuori dei giorni di Posta e Speditione, potessimo liberamente uenire. »Dell’ assistenza e protezione di questo Sig. siamo piu che securi mentre »egli alimenta un Animo sincero circa gli interessi di cotesto Publico in tutto «quello che potra dipendere dalle sue Speditioni. Quanto poi al contenuto «delli sudet.ti tre Memoriali, mi rimetto alla relatione del Sig. Oratore Conti, «che con indefessi moti acudisce con mia grand’ edificatione agli interessi »Puhlici.» Giouanni Battista Romanini. IS- Vienna, 19 giugno 1706. «Per gratia di Dio mi uado rimetendo nelle primiere forze, et I10 «fatto sapere al Sig. Oratore Stefano Conti, che adesso li porgero ogni piu cualida assistenza: Non habbiamo fin a quest’hora potuto parlare al Signor «Refendario di Weissembergh per esser in questa settimana stato troppo occu- »pato, ieri poi replicatamente lo feci ricercare, di assegnarci un’ora piu comoda »per poter con esso conferire circa gli interessi di cotesto Publico; la risposta «fu, che sino a domani non ci poteua sentire, come lo feci sapere al predetto «Sig. Oratore Conti. Cosi per non trascurare 1 ’occasione, m’insinuero appo di «lui a pranzo in compagnia del Sig. Conti, quando non si sia altroue impe- «gnato. Quello poi habbiasi appo il Sig. Pleckner effettuato, mi rimetto alla «relatione del Sig. Oratore, il quale con instancabile studio e applicatione pro- «muove gli interessi della sua patria. Sin dal mio ritorno dalli Bagni non I10 »hauuto 1’honore, che una sola uolta di parlargli, et e stato cosi discretto, »che nella continua mia malattia non ha uoluto incommodarmi, desidero percio «di sentire quello che fin ora havra effettuato, soli li Cancellisti del Sig. Pleckner «mi fecero ieri sapere che anche il Sig. Oratore sollecita con premura il negotio «della paga Capitaneale.» Giouanni Battista Romanini. 16. Vienna, 24 giugno 1706. »Sono scorsi gia tre Ordinari, che non riceuo Lettere dalle Sig. Vostre «lllustr. et ignorando la causa di questo interrotto commercio letterario, suppongo »che tutti li ordini e conclusi del Conseglio saranno, com’e di raggione al Sig. »Oratore Conti diretti. Parlai al medesimo Signor Martedi passato casualmente »incontrattomi per strada, a cui nuouamente die di pulso, di parlare nel negotio »consaputo alla Signora Contessa Strasoldo, soggiungendo che questo sarebbe »un mezzo efficace per farlo soccombere anche prima che si puo presupponer. 21 «11 negotio della paga Capitaneale e pienamente nel potere del Sig. Oratore «Conti, tuttauia non manco per parte mia, di passare opportuni offitij col Sig. «Refendario Pleckner, accio dopo il corso di sette mesi, che tiene li Memoriali «nelle mani finisca questo negotio. Incontrandomi casualmente ne’ giorni pas- «sati col Sig. Oratore Conti, lo dimandai se hauesse parlato colla moderna «Capitana Signora Contessa Strasoldo, mi rispose che 1 ’aueua solo complimen- «tata circa il Capitaneato deferito dali’ Augusto Imperatore al Signor Conte suo «Marito. L’ esortai poi di uoler entrare con questa Dama in piu confidente «discorso circa il presente Gouerno, et informarla distintamente dello stato in «cui si ritroua al presente, quando si puo ristabilire nella pili felice e stabilc «quiete, nella quale ne’ scorsi tempi era riposto.* Giouanni Battista Romanini. 1 7 - Vienna, 26 giugno 1706. «Ricevo la Stimatissima di Vostre Sig. Illustris. delli 20 cadente. L’ affarc «del Flaiskraicer, riesce cosi inbrogliato, disastroso e pesante, che nulla piu potrei «dirli, tutte le ragioni che mi motiuano et altre distese in dieci punti di «rifflessi sono State da me presentate, tanto davanti il Colleggio del Banco, «quanto dauanti questo Signor Presidente della Camera, et appresso qucsti non «ostante potentissimi Offitij fatti, ci fu data la cosa per disperata, siche in «mani proprie di S. M. ho fatto presentar memoriale, a tal che la cosa si e *ridota alla Cancelleria, oue pende 1 ’ affare in Resolutione, circa la qualc «habbiamo qualche speranza di fauoreuole fine, ma perche ho penetrato che «l’Epich a Graz habbia leuato ordine da quel Ecc. Regini, per farsi conoscere, «ho subito presentato un ricorso per sospenderlo, tanto pili che da questa «Corte o sia Can.ria Ces non e stato trasmesso tal comando, ma non essendo «stato jeri in Conseglio il Sig. Rcferendario che doueua proporlo, et hoggi «essendo ferie, non ho potuto uederne il risultato, che mi uiene promesso «buono, in conseguenza di che sono di parere che questa Citta si tenisse in «possessione Exactionis fino che da questa Corte uenghino spiccati gli ordini. «Circa il Sig. Oratore di Fiume concordemente si fano tutti li passi e si comu- «nicano 1’emergenze, ma di unir il ricorso fondamentale non 1'ho stimato «proprio, perche le ragioni di cotesto puhlico hanno qualche cosa di piu epresante, che quelle di P'iume. Tuttauia ditti maneggi uano et corono unitis «uiribus. E spero che questa settimana si sapra 1 ’ ultirno risultato. «Io pure con feruore ho serito al Sig. Piechel per la copia deli’ordine Arasmesso ali’Esatore di Lubiana, ma nulla otteni, e gia che sento che il cmedesimo continua nell’ esatione, seriuero al d. Sig. Picchel che rinoui il ricorso, «e li trasmettero copia delli Priuileggi et ordini che mi riccrca in tal merito; «gli sogiongero pero, d’ auertirc, che non siarno in caso di disputare sopra li 22 -< Priuileggi et Esentioni delta Citta, ma che 1 ’ Ecel. Camera ordini che uenghi «leuata questa nouita, introdotta dal capricio del Esatore di Lubiana, senza «precedenti ordini, e poi se 1 ’EccI. Camera uol uedere i priuileggi che si dedurano, «a proposito di che, cerchino Vostre Signorie Illus. e faccino cercare le risolutioni »riportate dalli predetti Signori Gio. Francoli e dott. Tomaso (nelle Camerali) «che nel punto 9, et 14 se bene mi ricordo trouerano le cose in questo «proposito, e me ne mandino copia autentica. «Ho unito le copie dei Priuileggi autentici, e subito Lunedi con tutto «feruore applichero per ottenerne la conferma scopo principale dali a misione, «per poter, questa ottenuta pensar al viaggio, et in questo intanto accudiro «e faro accudire con feruore alle altre particolarita. Intanto, come gli accennai, «prouedino senza ritardo al dinaro scritogli per le Tanse del Diploma, alle «quali non ui e rimedio per esser parte di Legge scritta et innalterabile. Scrissi «anche 1 ’antecedente, che Vostre Sig. Illus. mi trasmetessero la carta geografka «che si trouaua hauere di cotesto Territorio, che il resto mi era riuscito ritro- «uare qui, se poi 1’habbino gia fatta estendere, šara bene; habbino pure a «memoria la Carta di Procura, con facolta di stipulare con il Banco, se si «apprisse occasione. In ordine a che deuo dirle, che il male accaduto dal Flais- «kraicer ha tutto prouenuto dal Sig Romanini, dal quale e stato assistito, cprotetto e diretto 1 ’Epich, a cui sino faceua i memoriali, anzi che Caualiere «Principale da cui mi portai per questo effetto, mi rinfacio che il nostro «agente haueua raccomandato questo interesse perl’Epich, et che esso poteua «farmi uedere suo biglieto a lui scrito e diretto, tuttauia io uo dissimulando «per qualche riguardo, sino a meglior appertura. Circa la dimanda del Sig. «Com.rio Esatore, queste Cancel. dicono non saper d’alcuna decisione o sen- «tenza et che riuederano se ui fosse, si che uado confirmandomi nella cre- «denza, che sia stato un tentativo deli’Ecel. Camera, per rinborsar le spese «fatte nella Com.ne, investighero tutauia ulteriormente et essendo bisogno «procurero impiegar il possibile per frastornare. Il Scritore rasegna i suoi «rispetti ad Vostra Signoria Illus. et ali Illustrissimi Signori Procuratori, et io »ratificandomi mi protesto* Stefano Conti. tP. S. Notifichiamo, che per anco S. E. la Signora Contessa Strasoldo «non ha potuto conseguire le speditioni per S. E. il Sig. Conte Martio, suo «Consorte; Pero giouedi fu promesso alla medesima da S. M., che gli hauerebbe « ordinato al Sig. Conte Zingendorf di dargliele, siche la cosa ancora sta cosi.» 18. Vienna, 26 giugno 1706. *Giache 1 ’Augustissimo Imperatore ha risolto ex plenitudine potestatis «di confidare la Carica di cotesto Capitanato al Sig. Conte Martio Strasoldo, 23 «anche contro li pareri delli Eccelsi Tribunali di Graz che concorreuano a «fauore del Sig. Conte Andrea di Attimis, šara adesso propria la congiontura «d'intendersi per parte della Citta col nuouo Capitanio circa 1’introdutione «della puhlica quiete, come ho insinuato al Sig. Oratore Stefano quello che «douera fare colla Signora Contessa che fermasi tutta qua, per sollecitare la »speditione, non per anche ottenuta. E perche questa Dama puol assai appo il «Sig. Referendario Pleckner per hauer sostenuto il partito del marito, potra «tanto piii efficacemente cooperare a quello che per la prima gratia le Signorie «Vostre Illus. gli chiederanno, non potendosi dubitare, che uolentieri ui con- »correra per guadagnare il puhlico applauso nell’ ingresso della Carica. Spero «che il Sig. Conti haura passato quest’ atto di offiziosita colla sudetta signora « Contessa Strasoldo, la quale ha saputo cosi bene operare che ha impetrato »cotesto Capitanato dali’ Augustissimo Imperatore per il Signor Conte suo »Marito, onde non e dubbio, che conoscendo la conuenienza, di riporre cotesta »Citta nel primiero riposo, si contentara, di disporre il Sig. Conte suo Marito «a quanto che gli ricchiedera. Quanto ali’ impositione del extimo sopra la »Čarne, šara addesso difficile di rimuovere il Colleggio del Banco dal con- »tratto stipolato coli’Epich, quando questo uolontariamente non lo rinunzij. »Ho pero suggerito al Sig. Oratore Conti un altro mezzo termine, per tentarne «la moderatione. Ho questa mattina fatto sapere al medesimo Sig. Oratore «di contentarsi di portarsi meco dal Sig. di Pleckner, per promuouere la »speditione alla paga Capitaneale a fauore della Citta, ma nulla m’ ha fatto «sapere ex post facto, gia che il mio seruitore non lo trouo in Časa, sendo »io pronto di renderli tutta quell’assistenza, che a me richiedera negli affari «di cotesto Puhlico. Del rimanente mi rimetto a quello che il predetto Oratore »motiuara con quest’ordinario alle Sig. Vostre Illus. circa gli affari puhlici. Giouanni Battista Romanini. 19. Vienna, 3 luglio 1706. «Mi rimetto intieramente alle relationi del sig. Oratore Conti, con cui »hauendo parlato ieri sera, mi disse, che aspettava lettere di questo Ordinario, »per sapere le risolutioni, che le Sig. Vostre Illus. prenderanno in proposito «dell’ appalto della čarne. Io ne tengo un grandissimo dispiacere, di non »hauer per tempo potuto oppormi al stabilimento di contratto, stabilito dalla »Cesarea Commissione col sig. Epich, ma deuo pur confessare d’auerli per »cio assistito, ad oggetto, che non cadesse 1’ appalto, com’ era desiderato dalla »Cittk e Magistrato di Fiume per mezzo del suo Oratore Vrbani, nelle sue »mani, ma sempre con questo patto e conditione, che desiderandolo le Sig. »Vostre Illus. si contenti di concederglieli coli’ istesse conditioni, pattuite colla »Cesarea Commissione, comc anche plausibilmentc sen’esibi, anzi promise, di — 24 «non uoler pretendere altro. Si ricorderanno le Sig. Vostre lllus. del mio »sincero auertimento insinuatole in questo merito, raa niente affatto mi rispo- «sero, quando si poteua rimediare per tempo, e pur sapeuano, che sino dal «principio di Aprile s’era appuntata la Commissione, di aggiustare li appalti «della Čarne ne’ Paesi deli’ Austria Interiore. Se si trovasse qua I’Epich, «sarebbe cosa facile, di aggiustare questo negotio. In conformita poi, che dal «Sig. Oratore Conti mi saranno insinuati li sentimenti delle Sig. Vostre Illu- »strissime sapro prendere le piu adequate misure per incamminare a pro’ della « Citta questo negotio che prima con facile modo poteua essere aggiustato »•con uantaggi di cotesto Puhlico. Giouanni Battista Romanini. 20 . Vienna, io Luglio 1706. eComincio a scriver questa auanti il capitar della posta, per racontar «ad V. S. Illustr. la positura delli affari, che qui uado tratando. Li so dire cprimieramente ch’ il negotio del Flaickraicer, e in termine tale che quasi «dispero totalmente del buon Evento. Tutti questi ministri non solo, ma «1’ istessa M.sta del Principe, sopra le notitie questa matina datemi da Mons. «Illust. e Rev. Rumel la sentono a fauore della Citta, 1’ istesso la Ces. Cancelh, «et il Refferendario che tiene in sue mani li molteplici e molteplici memoriali «prodoti, ma ostandoui il Banco Collegio, et in capite il supremo deputato «S. Co. di Wels cav. tenacissimo anco in eccesso per mantener il fatto con A Parlando di questa cappella, sacra alla Santa Famiglia, in ispecie poi al patriarca S. Giuseppe, non possiamo a meno di dare relazione di un mira- colo, che si vuole accaduto nella chiesa di S. Giuseppe in Rizmanje, in quel 1 ) Numero 6523 della Sera, sabato 18 novembre 1899. — 49 — di Dolina, nell'anno 1749, dinanzi 1 ’ altare di questo santo. E lo facciamo ancor piii volentieri, in quanto che il libretto che lo racconta in italiano e sloveno, e ormai rarissimo e nemmeno e posseduto dalla collezione patria della nostra civica biblioteca. 11 cjuadro di San Giuseppe a Rizmagne. (Facsimile di quello che sta in fronte ali’ opuscolo del parroco Raunoch). E in 16. 0 di 24 pagine e porta il titolo: Breve racconto // di un nuovo prodigio // operato da Dio // in onore del patriarca // San Giuseppe /j nel ducato del Cragno // diocesi di Trieste, giurisdizione di S. Servolo // parrocchia di Dolina // villa di Rizmigne // nella chiesa di S. Giorgio ali’ altare // di S. Giuseppe // un picciolo quarto d’ ora distante dalla strada regia // che conduce a Trieste // scritto da // Gio. Ernesto lib. 4 50 — bar. di Raunoch // Signore di Schillertabor e Mumiano // dottore di sacra teologia, parroco di Dolina // e cesareo beneficiato della B. V. M. in Au // vulgo Loch // Trieste // Giovanni Marenigh tipografo // 1827. Trascriviamo da questo libro per intiero il relativo «racconto», dando anche il facsimile deli’ incisione annessa alla prima pagina : «Era sparsa una voce tra villici di Rizmigne, che nella chiesa di San «Giorgio quella lampada, che pende avanti 1 ’altar di San Giuseppe si riac- »cendesse da se sola, ancorche fosse lasciata estinta colla possibile cautela; «ed essendomi dopo lungo tempo riferita tal stravaganza come un prodigio, «io la passai come una diceria mal fondata del volgo, e come il prodotto di «una divozione accompagnata da pregiudizi popolari. «Dio pero, sempre mirabile ne’ suoi Santi, ci compiacque far palesi «a’ di nostri e sotto a’ nostri occhi le sue meraviglie, o per riaccendere in «noi la devozione forse languente verso un si gran patriarca, o per illuminare «le nostre menti a riconoscere in San Giuseppe un valido protettore nelle »indigenze della nostra vita e ne’ pericoli delle nostre agonie, e dimostrole :Le opere e i giorni di Esiodo. Questo e un estratto fatto da un triestino «dilettante di agricoltura dalle opere di Esiodo e pubblicate dal conte Agapito «in Trieste, fornito di analoga prefazione, nel 1818, in forma di 48.°, bislungo, «di pagine 21. 3 . — Istoria antica e moderna di Trieste del P. Ireneo dalla Croce, »ridotta allo stile moderno, emendata ed accresciuta di notizic. Volumi due in «8.°, Trieste, tipi Weiss, 1820. — Quest’opera non e pero ne ridotta a — 59 — »stile moderno, ne emendata, ne accresciuta, ed e una semplice ristampa a »seconda edizione, priva di tutte le moltiplici figure contenute nella prima. «4. — Citerea, omaggio al bel sesso, contenente novelle, racconti »storici, quadri morali ed altri componimenti in prosa. Trieste, tipi Maldini. 1829. Opere inedite teatrali. «1. Dramma. Uri anima degna d’ impero, ossia Catinka di Mariaburgo, »dietro 1’ idea del celebre Kratter. »2. Commcdia. Le nozze del barcariol venezian, scritta in vernacolo «veneziano. «Queste furono rappresentate ambedue a Trieste nel 1809-10. Discorsi accademici letti al « Gabinetto di Minerva * in Trieste. «1. Sull’ origine, progressi e pregi della eloquenza prcsso i greci, la¬ mini, italiani e francesi. «2. Sulla gioventii, sulla vecchiezza, sul commercio. «3. Quadri morali: Amore ed amicizia. — Le rimembranze. — La »citta. — La grotta di Corniale. — (Questo articolo della grotta fu stampato « nella gazzetta privilegiata di Venezia, N. 266 il di 15 novembre 1816). A questi accenni del canonico Stancovich aggiungiamo : i nostri vecclii ricordavano in lui un potente mangiatore, che chiamavano el mandriol verde , perche sempre in velata di panno di questo colore. Mori celibe e poverissimo di apoplessia nella sua abitazione in via delle Mura al numero tavolare 264 e civico 12 addi 24 febbraio 1844 di sessantasette anni; e come vuole 1’ avversa fortuna, ne in morte ne dopo se- polto, trovo chi di lui si ricordasse! — 6o IV. La cappella di Gesu, Giuseppe e Maria nella via delle sette Fontane. — La famiglia Kupferschein. Giovanni Giuseppe Stanislao de Kupferschein, nato a Trieste li 29 novembre 1725, nell’ anno 1748 nostro patrizio, provvisore, giudice, rettore, cassierc generale, procuratore del Comune e comandante della milizia urbana, defunto a Trieste addi 3 gennaio 1789 nell’eta di anni sessantaquattro, eri- geva addi 27 settembre 1755 una cappella nella via suburbana delle sette Fon¬ tane nel proprio predio. Sulla porta d’ ingresso vi collocava il cronografo : DoMVs • mea ' domVs • oratIonIs ‘ VocabItur sanCti ’ tVI 1 benedICent • nomInI - tVo Soppressa per mancanza di dote nell'anno 1785, fu ristaurata nel- 1 ' anno 1831 da Luigi de Ienner. Sulla campana del campanile tentava d’ impic- carsi nel 1851 il speditore slo veno Giovanni Tomsich, il quale acquistatala nel 1849, per aleun tempo 1 ’aveva fatta ufficiare dai cooperatori di S. Anto¬ nio Nuovo. Comperata col predio dal nostro podesta Stefano de Conti, fu atter- rata e la palla fu da esso donata alla cappella deli’ istituto dei poveri, ri¬ staurata tra il 1893 e 1897 dal pittore triestino Giuseppe Pogna, figlio di Laz- zaro, morto comc attrezzista del nostro teatro comunale addi 12 gennaio 1895. La villa, al nurnero politico 73 e tavolare 319, appartiene oggidi alla famiglia de Volpi. & Avendo menzionato i Kupferschein notiamo, che a loro apparteneva un tempo lo stabile in via Santa Maria Maggiore al numero tavolare 297. Ancora nel 1879 figura Michele Kupferschein proprietario della realitA in Chiarbola superiore al numero politico 136 e tavolare 40. Uno di questi era, come abbiamo gia detto, Giovanni Giuseppe Sta¬ nislao, figlio di Francesco Giovanni e pronipote di Giovanni Antonio. Nacque — 6i a Trieste addi 29 novembre 1735, dal 1748 membro del consiglio dei patrizi, giudice rettore, cassiere e provveditore del nostro Comune dal 1748 al 1786; nel 1759 capitano della milizia urbana, moriva addi 3 gennaio 1789 nell’ eta di sessantaquattro anni. & Diamo le epigrafi che commemoravano i Kupferschein. D ' O • M NOB • F AMIL • KVPFERSCHEIN EX • GERMAN • PROFECTAE 1 NT • TERGESTIN • CONSCR 1 PTAE SARCOPHAGVS AB • AN • MDCXXVI Stava sulla tomba di famiglia nella chiesa della B. V. del Soccorso. 2 . D • O • M PHOENICI • CVFERSIN S • C • M • EXACTORI • VECTIGALIS ■ SALIS VIG 1 LANT 1 SSIMO SVMMAEQVE • FIDELITAT 1 S • VIRO FRANCISCVS • ET • PHOENICIVS FIL 1 I MONVMENTVM • POSVERE Si legge nella chiesa di Schvvarzenegg sulla tomba di Penicio Kup¬ ferschein, quivi defunto addi 31 Luglio 1629. — 62 — V. La fraterna di S. Anlonio nella chiesa dei frati minori con- ventuali. — La fabbrica della primitiva chiesa di S. Antonio Nuovo. — Serie de’ suoi parrochi, cooperatori, predicatori tedeschi, sagrestani, fabbricieri e santesi. — L’ isola Chiozza. — La chiusura dei portoni delle čase. — L’ esecuzione ca- pitale del francese Terrier e di otto abitanti di Rovigno. — L’ assassinio di Teresa vedova Gelmi. — II giardino pubblico Muzio Tommasini. — Biografia di questo illustre triestino. — Alcuni abitanti e persone, note nella antica parrochia di S. Antonio Nuovo. — Sue tre macchiette: Luigi Crivellari (Luigi Noxela); Sonz; Pietro Visintini (Simpri sed e mai fam). Parlando deli’ ordine dei frati minori conventuali a Trieste ed a Gri- gnano, abbiamo esposto diffusamente nell ’Archeografo degli anni 1897 e 1898, come un litigio insorto fra i confratelli di S. Antonio di Padova coi nostri frati conventuali avesse dato origine a questa chiesa, la prima nella citta nuova o nel borgo Teresiano. Allora 1 ’ unica parrochia della citta e della diocesi di Trieste era il duomo di San Giusto e 1 ’ unico parroco il nostro ca- pitolo cattedrale. Riportiamo quanto abbiamo reso di pubblica ragione. Un’altra fraterna (presso i nostri frati conventuali) era quella di sant’An- tonio Taumaturgo, che aveva per membrinon solo plebei, ma ben anche patrizi. Crebbe molto di numero nel secolo decimosettimo, quando ilTaumaturgo fu eletto come uno dei sei protettori di Trieste. Racconta fra Ireneo della Croce, *) che «spinta la nostra citta di Trieste da special divozione verso il miracoloso Sant’An- «tonio di Padova, congrego li 15 giugno del 1667 un’ universale consiglio, coli’ in- «tervento di monsignor vescovo, suo capitolo dei canonici, magistrato, tiobilta «e cittadinanza tutta, nel quale con applauso universale di tutti fu eletto pro- »tettore della citta ed aggiunto agli altri cinque santi martiri che nei tempi «andati si veneravano in Trieste, quali cittadini propri col titolo di protettori, «il cui patrocinio alli 29 dello stesso mese si celebro nella chiesa di S. Francesco «fuori della porta di Cavana, coli’ intervento di tutta la citta, che dalla cat- «tedrale con solenne processione concorse alla stessa chiesa». Approvata quest’elezione dali’ imperatore Leopoldo I con diploma in data, Graz 16 febbraio 1668, prevalse nel nostro popolo 1 ’usanza di chiamare *) Fra Ireneo della Croce, Op. c., vol. III, pag. 278. 63 - la chiesa dei Minoriti non piit S. Francesco, bensi S. Antonio, e quando la fraterna per dispareri nati coi padri si allontanava nel 1767 e fabbricava la chiesa di S. Antonio, questa ebbe il nome di S. Antonio Nuovo, quella di S. Antonio Vecchio ; uso che tuttora perdura. La storiai della fraterna di sant’Antonio Taumaturgo si compendia del resto con le seguenti notizie che abbiamo attinto da quei pochi documenti che abbiamo potuto rinvenire: Eletto ai 15 giugno 1667 Sant’Antonio di Padova per uno dei pro- tettori di Trieste, x ) si formava nella chiesa di S. Francesco dei nostri frati Minori una speciale confraterna in suo onore, la quale sebbene non accetta a quella delle tredici nobili casate, perche composta in gran parte di popolani, pure visse in concordia coi padri sino ali’ anno 1766. * 2 ) Venuti a contesa coi nobili circa la precedenza nella processione votiva nella festa di sant’Antonio Taumaturgo, la fraterna, assenzienti tutti i membri, abbandono la chiesa dei nostri frati Minori e riparo cogli stendardi, colla statua e cogli altri attrezzi nella chiesa del Rosario, dove furono amo- revolmente accolti da quel cappellano Francesco canonico Baiardi. Radunatisi in questa chiesa addi 6 luglio 1766 in numero di centoquarantasei, sotto la presidenza del vicario generale Annibale canonico Giuliani, cento e trentasette dei convenuti deliberarono di fabbricare una propria chiesa e di porsi sotto la protezione del vescovo e de’ suoi legittimi successori. Trascriviamo 1’ atto relativo. 3 ) Copia. Li 6 Luglio 1766: Trieste. Nella Vend.a Chiesa del Santiss.o Rosario. «Attesa la Translazione pro interim verso il Grazioso Placet di Sua »Ecclza: Rma: Monsignor Vescovo dalla Chiesa claustrale di Sn. Pran.co de »Minoriti in questa deli’Arciconfraternita nostra istituita da Sommi Ponte- «fici sotto il glorioso Vessillo del Nostro Gran Santo Protettore Antonio »di Padova cogl’ indulti, e Grazie a quella anesse, in conseguenza di che »passar dovendosi ali’ Erezione d’una nuova Chiesa a Lui dedicatta conforme »si e La volonta ancora di questo Eccelso Sup.mo Governo onninamente, ed «immediatamente sogetta al Comando della Stessa Ecclza: Sua il Nostro «Veneratiss.o Prelato e Venerabili Successori pro tempore in Infinitum, fu in «oggi radunatto General Capitolo de Confratelli per proporsi in questo se per »mancanza presentanea di Capitali pecuniarij in poter d'essa arciconfraternita «ricercar, ett’accetar debbasi con Capitale Sufficiente ali’Erezione di detta »Chiesa sin’al suo totale perfecionamento, e dotazione ancora*. 1) Don Giuseppe Mainati, Op. c., vol. III, pag. 310. 2 ) £! dungue falso quanto raccontano di questa fraterna Don Giuseppe Mainati. Op. c., vol. IV, pag. 295; Antonio Cratey, Op. c., pag. 14 seg ; Girolamo conte Agapito, Op. c ., pag. 119; Giovannina Bandelli, Op. c., pag. 289; Ettore Generini, Op. c., pag. 339; Antonio Tribel, Op. c , pag. 66; Giuseppe Caprin, I nostri non ni , pag. 209. 3 ) Archivio deli’ i. r. Luogotenenza di Trieste. 64 »Fattasi percio prout de more 1 ’opportuna ballottazione e cio coli’ in- «tervento, presenza, e benigna assistenza deli’ Illmoe Rmo: Sig. Vicario « Generale de Giuliani, da lui fu previamente invocata La beneditione, e Lume «Celeste colla preghiera dell’Inno Veni Creator Spiritus, e fu per La seguente «ballottatione deciso che prender ed accettar debbasi a peso della Stessa «Arciconfraternita con Capitale pecuniario p. il fine, ed effetto come Sopra. «Essendovi il numero integrale de fratelli in questo General Capitolo concorsi «cento cintjuanta sei». Voti favorevoli.N. 137 Detti contrarij .» 19 Resto confermata in fede D.n Gio: Ant.o Bosiz Cancell.e Il vescovo Antonio Ferdinando conte Herberstein accettava anche codesta offerta e, in data 10 agosto 1766 rilasciava alla fraterna il seguente documento: ') Noi Antonio Ferdinando del Sac. Rom. Imp. Conte d’Herberstein per la Dio Grazia, e della Santa Sede Vescovo, e Conte di Trieste, Abbate infulato di Prun nell’ Vngaria. «Dacche l’amatissima nostra Confraterna di S. Antonio di Padova «s’e allontanata dal Luogo dove si ritrovava presso i RR. Minoriti per giuste «cagioni; una delle Nostre Pastorali sollecitudini e stata, custodire le parti «sane di questo Corpo, consolidare le disgiunte e separare le guaste, per «porla sano Corpo in istato di pace e quiete, cosicche non solo conservar si «potesse alla maggior gloria del Signore ed al culto del Santo loro Protettore, «e Taumaturgo S. Antonio, ma rendesse ancora forza e splendore alla nostra «Chiesa Cattolica di Trieste, a cui per Misericordia Divina presediamo. «Doppo percio mature rifflessioni e doppo d' havere dimandato il Di¬ vino Ajuto habbiamo stabilito quanto segue per il sodo bene e tranquillita « della medesima Confraternita, e per suo maggior vantaggio e sicurezza. Ed «ecco la nostra mente». «i.mo Non potendosi assolutamente per parte nostra, e raggioni im- cportantissime concedere alla Nostra Confraternita una Cliiesa speciale e di «necessita precisa, ed indispensabile, se amano Ponor di Dio e del Santo, e «se goder vogliono delle prerogative in seguenza espresse, che s’unischino «alla nuova Chiesa da erigersi nella nuova Citta in adempimento del desi- «derio Sovrano*. «2.do Non potendosi ammettere in un’ istessa Citta altra Confraternita «dello stesso nome, ch’una sola; Dichiariamo, che questa sola che s’unisce >) Archivio deli’ i. r. Luogotcncnza di Trieste. 65 - «con la nuova Chiesa sia e šara per sempre da Noi approvata, e goderk «1’ indulgenze, prerogative etc. e nessun’ altra». «3.0 Siccome fin’ora la Confraternita ha havuto per presidi li Padli ♦ Guardiani Minoriti pro tempore; Dichiariamo percio ch’ in avvenire Noi cd «i Nostri Successori saranno per sempre presidi della medesima intervenendo «0 per Noi, o per altri delegati nelPoccorrenze, alle quali per uso, e consue- ♦ tudine deve intervenire il lor preside». ♦4.to Come per il passato, cosi per 1 ’avvenire, la disposizione, ammi- ♦ nistrazione delle rendite, capitali, fondi, questue, ed altro alla Confraternita ♦ aspettante sempre šara nelle mani de canepari ed ufficiali pro tempore, e ♦ nulhaffatto s’alterara o mutara di tutto quello, che ha costumato la Confra- «ternita di fare infino al giorno d’ oggi, secondo il suo instituto, regole e ♦ costumanze*. «5.to Restino tutti i Confratelli assicurati e certi, che la commissione ♦ delle Cause Pie non havra con la Confraternita altra ingerenza, che quella, «ch’ ha havuto per il passato, ch’ ha con tutti i luoghi pij e chiese, ed e la ♦ revista de Conti per ogni diritto competente alla Suprema Auttorita Sovrana, ♦ come protettrice ed avvocata delle Chiese». ♦ 6.0 Restino pure anch’ essi assicurati, ch’ alla Confraternita saranno ♦ da me, e da’ miei Successori inviolabihn.te conservate tutte le prerogative «fin'ora godute tanto in riguardo alle pubbliche loro funzioni e processioni, ♦ quanto ancora a tutte le altre loro fin’ora concesse come per il passato ♦ praticate ed osservate*. ♦ 7.0 Plavranno nella nuova Chiesa il proprio altare, dove potranno «porvi o statua, o imagine del Santo come vorranno, ed avranno anche ♦ 1 ’Oratorio nel corpo della fabrica, dove potranno ripor le sacre suppelletili ♦ con altare, e commodo al lor piacere per fare li santi loro esercizj, e con- ♦ vocazioni; In somma tutto šara come il passato secondo 1 ’instituto della ♦ Confraternita, ma con piu quiete, pace, tranquillita, e sicurezza e decoro, ad «onore di Dio e del Santo». «8.0 Finalmente essendoci giunto ali’ orecchio, ch’alcune persone in- ♦ divote vanno disseminando zizania negPanimi de Confratelli con proposizioni ♦ false e sediziose dettate da spirito di partito per ritirarli da questa santa «unione con pregiudicio delfonore Divino e dal culto del Santo Protettore, ♦ Esortiamo la nostra amatissima Confraternita a non dare orecchio a nessuno, «a mantenersi nel suo santo fervore, assicurandola di tutta la nostra assistenza, arnore e prottezione, ma sopra tutto dalhassistenza, e prottezione Divina, che ♦ non gli mancara mai, e del Patrocinio del Santo lor Protettore con che ♦ loro augurando dal Cielo ogni vero bene, lor diamo la paterna pastorale «nostra benedizione». Dat. Trieste dal Palazzo Vescovile li 10. Agosto 1766. Antonio Ferdinando Vescovo. D. Giuseppe Simnovich. Vice-Canc.re Ep.le mp. 5 — 66 — Addi 6 luglio 1766 noti erano peraltro comparsi tutti i confratelli, per il qual motivo il cancelliere vescovile don Felice Bandelli li invitava con apposita circolare in data, 10 agosto 1766 a comparire alla radunanza da farsi ai 17 dello stesso mese: J ) Trieste li 10 Agosto 1766. «D’ordine di Sua Eccellenza Rma. Monsig.e Vescovo; Essendoche «nell’ultima convocazione sia comparso n.o troppo picciolo di Confratelli di «S. Antonio, vengono li medesimi di bel nuovo cortesemente invitati per la »ventura domenica, che šara li 17. del corrente alla Chiesa del Rosario per «le 4. ore doppo pranso, ed esortati tutti di comparire, dichiarandosi, che «quelli, li quali non comparirano senza legitima scusa ed impedimento, dalla «propria mano di Sua Eccellenza Rma. Monss. Ves.o veniranno scanzelati dal »libro e Catalogo de confratelli*. De Mandato Exmi. et Rmi. Dni. Episcopi et Comitis Tergesiini. P. Felix Bandel. Canc. Epalis. »Antonio Righettini, Gius.pe Frisacco, Andrea Piossi, Ignatio Kreitter, «Giov: Giorgio Geralla, Giacomo Moro, D. Ant:o Novagk, Francesco Supancig, »Carlo Giuseppe Maurizio, Francesco Maurizio, Carlo Cerpi, Bernardino De «Weitz Canc.re, Odoricho Panfido, Cap. Mattio Corona, D.n Fran.co Caris, »Nicoleto Piazza, Zuanne Pede Castelli, P. Felice Morelli, Gio. M.o Alessandri, ‘Antonio Gallina, Paulo Maclich, P. Lorenzo Ceschioti, Gravisi, P. Bortolo »Panfido, Paulo Freri, Giuseppe Offman, Genaro Fecondo, Martino Smuk, «Sebastiano Ant.o Bevilacqua, Antonio Seriau, Cristofolo Verzier, Angelo »Valla, Antonio Burlo, Goid Feithres, Val.o Cavallar, Giuseppe Franzon, «Pietro Stregat, Giacomo Gierolin, Bastian Bandel q.m Andrea, Gioani Gierolin, ‘Giuseppe Scrigner, Steffano Pepeu; Fabrizio Pedone dante la facolta al «Sg.re Righettini; D. Ste.no Spollente, Andrea Mianni, Valentino Jelussig, «Winkoviz, Domenico Pascotini, Mathias Kandler, Paulo Kandler, Franc. »Crisman, Sebastian Blasina, D. Michieli, Andrea Schopp, Michele Kervina., «Giovanni Supancig, Gerolamo Davanzo, Mattia Vogrina, Giusto Paradiso, »Nicolo Dolenez e impedito, Angelo Antonio Mometti, Io Giuseppe Burello, «Pietro Caucig, Antonio Gulig, Giuseppe Russig, Bartolomio Perini, Gaudencio »Giorgietta, Giorgio Giorgietta, Antonio Cavalli, Andrea Machlig, Io Giuseppe «Bozzini, Tomaso Bozzini, Valentino Bobec, Antonio Miniussi, Giorgio Platner, «Antonio Sivez, Baldasar Cartoli, Salvador Zanini, G. G. Scheidtenberg, Don »Antonio Spolar, Francesco Gambini, Bernardo Greco, Antonio Amarco, «Andrea Tercman, Carlo Toppo, Giovanni Burlin, Luca Prassel impotente, »D. Gio. Ant. Bosiz. Giuseppe Cesare, Mattia Torzon, Francesco Terin, Andrea »Pavinatti, Giacomo Bobech., Antonio Cergna, Paulo Scamperle, S.r Gius. 1 ) Archivio deli’ i. r. Luogotenenza di Trieste. — 67 — <-Salvagni, Bernardo Giorgini, Apesete, Ferdinando Solzer, Giuseppe Rossi, • Giuseppe Schagnetti, Andrea Hockoffler, Rudolfo Deretti, Giuseppe Garzaner, «P. Franc.o Fiorentino, Giuseppe Bolle, Giovanni Caligaris, And.a Desella, «Tomaso Maranig». Tra i cento e otto sottoscritti figurano persone rispettabilissime di quel tempo, una delle qua!i e senza dubbio «Giorgio Platnen*, negoziante di Borsa, morto nelPeta di settantun’anno addi 18 ottobre 1782 e sepolto alPesterno del duomo di san Giusto colla seguente epigrafe: MONVMENTVM PRAENOBIL 1 S DOMINI GEORGII PLATNER NEGOTIATORIS AC MEMBRI SPECTABIL 1 S BVRSAE MERCANTILIS IN LIBERO PORTV TERGESTINO EIVSQVE DESCENDENTIVM ERECTVM DIE XX MENSIS DECEMBRIS ANNO MDCCLXXXI QVI OBUT ANNO DOMINI MDCCLXXXII XVIII • 8BRIS AETATIS VERO LXXI DIE XII Si radunava pertanto la fraterna addi 17 agosto 1766 presieduta dal vescovo Ferdinando conte Herberstein, ed i confratelli prescnti in nunrero di cento e nove promisero di esborsare quattro mila ducati di lire sei l’uno per incominciare la fabbrica della chiesa di sant’ Antonio. Diamo 1 ’ atto relativo : J ) Adi 17: Agosto 1766: Trieste. «lntervenuta personalmente Sua Ecclza. Rma: Monsig Vescovo e « Conte di questa Citta nclla veneranda chiesa del Rosario ove ivi presente »provisorio modo esiste la Ven:da Arciconfraternita del glorioso Sant: Ant:o «de Padova propone 1 ’Ecclza. Sua a tutti li fedelissri Confratelli, che quando «tutti d’accordo promettono di voler annualmente con pontualita contribuire • 1'annuo ducato di cui si sono volontariamente agravati nella respettiva con- «grega. L’Ecclza sua attesa 1 ’ offerta che qui viene fatta dagli attuali Sig. »Canepari di voler prontamente esborsare ducati 4000: di Lire 6: per una «volta tanto, impegna la sua parola graziosiss.a che questa Confraterna vera «incorporata nella nuova Chiesa Teresiana, ove la Confraterna medesima in- «dipendentemente dalla fraterna San Nicolo o altrc, colle quali nrai avra i) Archivio deli' i. r. Luogotencnza di 'Iriestc. — 68 — «alcuna conessione o dipendenza. Sark erretto a dedicazione del Santo ed in »potere della med.ma Confraternita tanto il Sacro Altare, che 1 ’ oportuno «oratorio e Sue Sepolture con tutte quelle prerogative, jus, e privilegio, che »meglio si deducono dalkannesso esemplare A; colla chiara dichiarazione che «mai ne inver un tempo, o per qualunque motivo li Sig. Canepari presenti «o successori vincolar potranno li respetivi Confratelli ad’alcuna che si volesse «doverosa contribuzione, onde estinguere 1 ’ antedetto Capitale pecuniario di »ducati 4000: in liberta bensi li medesimi, di rivogliersi alla respettiva «zelante carita de medesimi, giache senza altro consta ad ogni uno essere »affatto esausta di alcun fondo per un tale rilevante dispendio ; esortati percio «quelli confratelli che annuessero a si pia e vantaggiosa proposizione 1’appro- «varla colla propria firma o altro legitimo segno». Don. Giov: Ant. Bosiz Cancell.e »Antonio Righettini, Andrea P. Lossi, Andrea Mrani, Antonio Miniussi, «Felice Moreli, Gio. Ant. Bosiz, Giuseppe Bosiz, Domenico Pascotin, Angello »Mometti, Pietro Strager, Nicoleto Peazza, Zuane Targa, Carlo Toppo, Ber¬ nardino Can. co De Wechj, D. Valentino Cesare, Giacomo Gierolin, Paulo »Frerri, Giusepe Ofman, Michele Marianni, Franc. 0 Fiorentin, Giusto Paradiso, »Franc. 0 Zupancich, D. n Franc. 00 Caris, Carlo Cerpi, Tomaso Bozzini, Cap. 0 «Cristofolo Novolone, Zuanne Patolin, Gio. Batta Ronchi, Aldrago Ant.o de »Piccardi Ca.co Dioc.no, Gravisi Giuseppe, Cristofolo Verzier, Pauli Kandler, »Mathias Kandler, Baldassar Caroli, Nicola Pericoli, Giuseppe Cargasachi, «And.a Flochkofler, Giorgio Platner, Giacomo Moro, Giovanni Ant. Weschel, «Andrea Schopp, Antonio Marinz, Angelo Cestari, Girolamo d’ Avvanzo, « Giuseppe Tosti, Rudolfo Derali, Salvator Zanini, Andrea Tercman, Pietro »Caucig, Paulo Scanperle, Lion Maria Alesandri, Andrea Anderlig, Martin «Smuc, D.n R.o Bortolomeo Perini, Giuseppe Burela, Antonio Lulig, Bortolo «Panfido, Paulo Maclig, Giovanni Burlin, Valentin Cesare, Tomaso Maronig, »Giusepe Garzaner, Antonio Salmi, Filippo Rubelli, Fran.co Gambini, D.n »Antonio Cergna affermo il tutto q.to fu proposto, Giac.mo Frisano, Gio. «Giorgio Jeralla, Pad. Antonio Gallina, Pad. Giuseppe Gallina, Franc.co «Pascolato, Cap. Malio Corona, Giuseppe Bozini, Frantz Mathias Shinkowitz, « Giorgio Michieli, Bernardo Giorgino, Bernardo Greco, Domenico Giussani., »Carlo Martini, Giuseppe Maurizio, Francesco Maurizio, Girolamo Bonamente, »Gioanni Pedecastelli, Ignazio Kreitter, Gregorio Domicelli, Lucca Prassel, »Tomaso Roth, Michiel Ogren, Gaetano Gambini, Giac.mo Gentile, Antonio »Vram, Giani Vram, Giuseppe Rossi, Giuseppe Franzon, Michel Condoto, »Antonio Burlo, Mattio Ogren, Gius.e Riedmiller, Giuseppe Aloy, Lorenzo »Ceschioti, Angelo Valla, Don Antonio Spolar, D.n Nicolo de Giuliani, Nicolo «de Giuliani, Nicolo Nejdiser, Leopoldo Fr.o Sav. Possinger, Franico Rupnigh, »Ignazio Cesare, Mattio Millengh. — 6 9 — Mancava ancora 1 ’approvazione cesarea. E questa ebbe anche la fra- terna coi seguenti rescritti, in data, Vienna 24 dicembre 1767 e Trieste 9 gennaio 1768, con i quali 1 ’ imperatrice Maria Teresa assegnava alla fraterna il fondo e quattro mila fiorini, riservando pero a se e ai suoi successori il patronato: *) «Von der Romisch Kaiserlichen zu Germanien, Ilungarn und Boheim «Konigl. Apostol. May. Erzherzogin zu Oesterreich, Unserer allergnadigsten »Frauen wegen, Dero Commercial - Haubt - Intendenza in dem gesammten «Oesterreich. Litorali in Gnaden anzuzeigen: Obzvvar die Umstande der zu «Triest errichteten Bruderschaft des heil. Antonii unbekannt, und mit dem »Berichte vom 5, dieses ausgehenden Monats und jahrs niclit erlauteret worden «sind; so \verde doch die Zuversicht geheget, dass deren Stand und Stiftung «auf eben so erbaulichen Grund — Sazen und Abzielungen beruhe, als »riihmlich und heilsam der Antrag ist in der neuen Stadt eine christkatho- «lische Kirche an dem ausgewiesenen als auch dazu ganz heilsamen Plaze «mcistentheils auf Unkosten gedachter Bruderschaft aufzubauen». »Solchemnach werden auch die eingeschickte hier anschltissig zuriick- »folgende Risse dieses Gebaudes (obzwar die ausserliche Theile und in Son- »derheit das so starseitige hohe Portal mit der innerlichen Struktur und mit »der nach neuester Bau-Art angetragenen Grund-Risse nicht eine gleichmassige »moderne Gestalt haben) allenfalls beangeuenmet ; und walte kein Bedenken »ob, die von Iliro Kays. Konigl. Apost. May. dazu allermildest beygetragenen «4000 fl. der benannten Bruderschaft (von deren Wesenheit jedoch die eigent- «lichere Auskunft zu erstatten seyn wird) anzuvertrauen und verabfolgen zu »lassen ohne dass allerhochst dieselben dariiber noch sonst tiber diesen ganzen »Kirchenbau einige Rechnung zu forderen gedencken, jedoch fiir das Kiinftige »sich diejenige Einsicht vorbehalten, welche Dero Landesfurstlichen Ober »Herrschaft ilber alle Kirchen, geistliche Giiter und milde Stifftungen lure »Advocatiae iiberhaubt obliege oder lure Patronatus in Sonderheit gebtire: »Wie dann allerhochst gedacht Ihro May. Sich dieses lctztere Ius Patronatus »zu der in der Theresia Stadt neu erbauet werdenden Kirche ausdrficklich »auch vorbehalten, dergestalt, dass weder der Plerr Bischof zu friest, noch »die St. Antoni Bruderschaft daselbst, oder \ver es sey, sich desscn anmassen »Konne und wolle. «Welches Sie Intendenza Ihm Herrn Bischofen sovvohl als der Bru- »derschaft nebst dem allergnadigsten Wohlgefallcn ilber der einund andersci- «tigen Eifer fiir die Andacht und Ehre Gottes, zu erinnern, zu seiner Zeit »aber auch die Bestellung der Seelen-Sorge dcn Bedacht zu nchmcn und dcn «weiteren Vorschlag zu machen haben wird. »Es verbleiben tibrigens ob allerhochst gedacht Ilire May. mit Kays. »Konigl. und Erzherzogl. Gnaden derselben wohlgewogen. 1 ) Archivio deli' i. r. Luigotenenza. di Trieste. — 70 — «Decretum per Sacram Caesareo Regiam Apostolicam Maiestatcm in »Consilio Supremo Commerciali aulico Viennac die 24. tn Mensis Deccmbris «anno millesimo septingentesimo sexagesimo septimo. CHOTEK. Franz von Mugind. «Foris: An die Intendenza der von der dortigen Antoni-Bruderschaft «angctragenen neuen Kirchenbau in der Theresia-Stadt Ort. «Foris: An die Kays. Konigl. Commercial-Haubt — Intendenza in dem «gesamtem Oesterreich. Litorali Triest. «Alla Venerabile Confraternita di S. Antonio. «Sua S. Gen. le Reg. a Sig. a Msta. Con Rescritto di 24. Xbre ultima- «mente passato ha Clementissimamcnte acconsentito, che nel luogo scielto in «faccia al Canale grande possa fabbricarsi 1 ’ ideata chiesa Cattolica, della «quale la venerabile Confraternita di S. Ant. 0 ha voluto assumersi 1 ’ Impegno, «accordando graziosamente, che li 4000 f. destinati a tale fabrica dal suo «Sovrano Erario possino essere Contati a quella persona, che dalla Confra- «ternita sark autorizata al Ricevimento subito, che šara dato Mano ali’ opera, • e ne saranno visibili li Progressi, senza, che Sua Msta. pensi di obbligarla a «qualche Rendimento di Conto, in Considerazione che la pietži, e zelo lodevole «di essa Confraternita, per 1 ’ onor di Dio, del quale sua Maesta ha sentito «Con sovrano gradimento i plausibili Contrasegni, si sottopose allo stabilimento «intero della detta santa fabrica secondo il Disegno qui Compiegato che ha «riportato nell’ istesso tempo 1 ’ approvazione della Clementissima sovrana, che «non si riserva altro intorno alla chiesa da fabricarsi, che il Jus di Patronato «e d’ Avocazione competente al somo Prencipe sopra tutti li Beni ecclesiastici «e delle chiese, non meno che tutte le fondazioni pie in tutti li suoi Stati. *Sapra percio la venerabile Confraternita di prendere le necessarie «Misure per Dar Principio al predetto pio Intento, insinuandosi appresso il «sg. re Direttore delle fabriche, il quale gia e istruito di assegnarli il sito destinato. Trieste il 9. gen. 0 1768. Rauber*. Avuto il debito permesso si penso di dar mano alla fabbrica della chiesa, che pote esser ultimata dalla confraterna nel 1769 con un mutuo di 17,059 fiorini, dato dai confratelli Antonio Righettini e Hochkoflcr '). Cio lo attesta la seguente leggenda scolpita in lapide di forma ovale, un tempo sopra la porta d’ingresso, ora gettata nel campanile a mano destra della chiesa moderna di St. Antonio Nuovo fra le maceric: i) Archivio dtlP i. r. Luogotenenza. di Trieste. — 7i IN HONOREM DIVI ANTONII CONFRATERNITAS RECENS ERECTA FVNDAVIT 1769 La chiesa stessa, sebbene non avesse in sul principio che compiuta la facciata, Facciata della chiesa primitiva di S. Antonio Nuovo. Dal libro: „Voyage pittorosque et historigue de 1’ Istrie et de la Dalmatie par Joseph Lavallee, Pariš. .1802.“ era tenuta pulitamente nelbinterno. Era provvista di sacri arredi e di non poca argenteria, la quale ali’ atto della soppressione della fraterna veniva stirnata dal perito Mattia Kandler con 1137 fiorini e 57 carantani 1 ), cosi che ncl 1809 temendosi un’ invasione da parte dei Francesi, per ordine del governo venne consegnata "e trasportata nell’Ungheria 2 ). Possedeva fra le altre cose un stu- pcndo ostensorio, che le fu rubato da mano ignota addi 24 fcbbraio 1778 e *) Archivio deli* i. r. Luogotenenza di Trieste. ») Detto. 72 — sostituito con un altro, lavoro del nostro argentiere F. I. Pillein, il quale og- gidi ancora conservato nclla chiesa di St. Antonio Nuovo, ha attorno il suo piedestallo la leggenda cronografica : xxiv • febrVarII ' sacCrILegVs • abstVLIt fIDeLIVM • restItVIt • pIetas Nella chiesa la fraterna teneva con grande concorso di fedeli la novena in onore del santo Taumaturgo. Il libro relativo di preghiere, un bel mano- scritto, alto 19, largo 14 centimetri 1 ), conservato nella sacrestia odierna di S. Antonio Nuovo, porta il titolo : Esercizio // di devozione // in onore di // N. Antonio // di Padova // da praticarsi dalli confratelli della // ven. scuola del detto santo ne // tredici giorni che precedono // la vigilia del medesimo // cioe dalli 21 maggio sino li 12 giugno // descrito p er via di Antonio Montanelli il anno 1769, ed ha a tergo la nota autografa: dic S maji 1771 vidit et approb. quoad catk. relig. f. Feli.v Givo inq. genlis. s. S. Utin. et Concordiac. Die 10 maji 1771 visis imprimatur Vid. Prel. Avendo peraltro stabilito 1’ imperatore Giuseppe II di sopprimere il vescovato di Trieste e di fondare quello di Gradišča, tolse al nostro capitolo cattedrale il diritto di esercitare i diritti parrochiali nella diocesi e nella citta di Trieste, e con rescritto aulico dei 13 maržo 1777 ordinava, che nella nostra citta venissero erette due parrochie, quella di Santa Maria Maggiore e quella di S. Antonio Nuovo con un parroco ed otto cooperatori 2 ). La fraterna di S. Antonio non era quindi piu indipendente, era soggetta al parroco, e per breve tempo, perche per ordine superiore, nel 1783, veniva abbolita e sop- pressa 3 ). I nostri concittadini Antonio Righettini ed i fratelli Hochkofler do- vettero presentare istanze sopra istanze per ottenere il danaro dato a mutuo per la fabbrica della chiesa che appena ai 13 giugno 1784 fu loro sborsato 4 5 ). Il primo parroco si nominava del resto appena nel maržo 1780. La parrochia abbracciava in sul principio 1’ odierno perimetro, piu Barcola, Greta, Guardiella, tutto Chiadino, tutta Scorcola, Roiano, Rozzol e parte di Santa Maria Maddalena inferiore, quindi le odierne parrochie di Barcola, Guardiella, Roiano e parte delle parrochie di Catinara e San Giacomo. Era molto estesa, ma ben poco popolata. Addi 13 febbraio 1758 la cittanova contava novanta- due čase con mille trecento settantatre persone 6 ); i cattolici di tutta Trieste !) Di pagine 32. — Fu stampato in parte col titolo: Novena in apparecchio al/a festa del glorioso Tau- vuiiurgo sant' Antonio di Padova che si celebra nella chiesa parrocrhiale di sanV Antonio nuovo di Trieste. Capodistria 1890, in 10.°, pag. 24. 2 ) Don Giuseppe Mainati. O. c. vol. V, pag. 4. 3 ) O. c . vol. V, pag. 17. ■*) Archivio deli ’ i. r. Luogotenenza di Trieste . 5 ) Don Giuseppe Mainati. O . c. vol. V. pag. 285. — 73 — sommavano a 5911 persone *), anni seguenti 2 3 ) : 1785 anime 17600 1786 » 20300 1789 » 21900 1791 » 24500 1795 » 27000 1796 » 27300 1 797 » 27200 1798 » 30200 1799 » 27300 e la popolazione cresceva in tal guisa negli Se poi esaminiamo il solo territorio, nel 1806 contavano 3 ) : La parrochia di San Antonio nuovo aveva quindi in origine solo no- vecento čase con 4282 cattolici, — meno quanto oggidi ne conta la sola parrochia di Roiano ! — per cui il primo parroco Filippo canonico Frohlich fu costretto per tnancanza di rendite a chiedere la vacante parrochia di Slavina. Nel 1780, primo di sua esistenza, non ebbe a registrare la parrochiale che soli 276 battesimi, 67 matrimoni e 176 morti. 11 primo battezzato fu : «Catterina figlia dei coniugi Giuseppe e Cattarina de Instenberg, nata e bat- »tezzata addi 11 maržo 1780 dal parroco Frohlich, assistenti i patrini Maurizio »Hochkofler e Anna Maria Hossmiller». Il primo che contraeva matrimonio fu il ivedovo Giuseppe Petritsch con Margarita filia del defunto Michcle »Preletz della parrochia di Cossana, copulati addi 2 aprile 1780 da Marco «Sadnek parroco di S. Maria Maggiore, presenti i testimoni I H rancesco Homan «e Martino Rupret*. Il primo che moriva addi 25 maržo 1780 fu «Orsola »Fronzin nell’eta di 45 anni, provvista coi Ss. Sacramenti e sepolta nel cimi- «tcro di S. Giusto facendo le esequie il cooperatore Giuseppe Carisch 4 ). 1 ) O. c. vol. V, pag. 286. 3 ) Giovanilina Bandelli. O. c. pag. 193 e seg. 3) Antonio Cratey. O. c. pag. 200 e seg. 4 ) Dai libri parrochiali di S. Antonio N novo. — 74 — Appena addi 18 giugno 1784 si presento il fabbisogno pel ristauro della chiesa, nell’importo di 2369 fiorini 2'5 carantani, come risulta dali’atto scguente J ): CALCOLAZIONE Per il compimento della Chiesa di Sant’ Antonio nel Borgo Theresiano. Trieste li 18 Giugno 1784. Vidi. Steinlein. Carlo Dini Sup.mo Direttore. Proto. Addi 12 giugno 1784 si fcce il primo inventario della chiesa e lo si presento al governo addi 5 gennaio 1785. Diamo la copia dei documenti relativi * 2 ): Inventario della Chiesa e Fraterna dei S. Antonio da Padova formato li 12 Giugno 1784.. «Argenteria: 3 paja Candellicri argento grandi, 2 detti piccoli, 1 Tu- 5 3 58. — ed alla Chiesa il Capitale Zoch e Piechel lasciato per due mese e impiegato per la fabrica . . « 313.20 22232.42 f- I5994G7 ne avanzano 79 — B) della chiesa poi consiste la rendita certa in annui d' affitto livellario.f, e d' ellemosine nella Chiesa e Citta circa. « f. 900.20 f. 113.20 « 28.20 * 135- — « 60. —- « 40.— « I'42 « ~-34 f- 373-56 šara un avanzo di.f. 532. — «per conseguenza il fondo di religione non avra bisogno di nulla contribuire, «salvo solo che assumendosi in se la Fabrica della Chiesa dovrebbe sodisfare «li due creditori Righettini, ed Hochofler ed investire un capitale p. le due «messe Zoch, e Piechel. Per la Ces. a Reg. a Camerale e Governiale Buchhalteria. Trieste, 5 Genaro 1785. Giorgio Menseliik. Buchhalter. A. Pregl». Di questi arredi furono involati nel 1818 due candelabri d'argento che i parrochiani sostituirono con altri otto, i quali portano sui piedestalli la leg- genda: DVo • FVr • CanDeLabra — rapIt — cCto • popVLI ' Donat — pIetaš. Nel 1821 se ne fecero altri dodici coJla leggenda apposta sui piedestalli: DEO HVIVS PAROECIAE — LIBERALITAS — DEDICAVIT ANNO 1821. Aveva inoltre la chiesa gran numero di reliquie in teche e reliquiarl argentei, un calice ed un ostensorio d’ argento dorato, ricco di pietre pre- ziose, dono del parroco Giuseppe Tognana, il quale dal suo peculio la arric- chiva di molti e preziosi sacri arredi e la forni di altre tre campane alle gia esistenti. In questa chiesa, che ai 22, 23 e 24 maržo 1790 celebrava le solenni esequie per Giuseppe II imperatore x ) si teneva il servizio divino, come rac- conta il conte Girolamo Agapito, ogni Jesta coi normali cantici spirituali in idioma tedesco per gli abitanti della citta e in dialetto slavo per i villici del territorio che vengono cantati nella nota melodia da tutti quelli, che assistono alle sacre funzioni; siccome v’ e pure predica tedesca e slava. 1 2 ) Anzi per istanza colli quali pagando il Sacristano annui ali’ Organista. mantenimento di cera ed oglio . . d.o di vino, ostie e carbone .... diverse riparazioni . messa cantata del legato Zoch . . . e messa ordinaria del legato Piechel. 11.20 900. — 1 ) Don Giuseppe Mainati. 0. c. vol V. pag. 49. 2 ) O. c. p. 120. — 8o dei parrochiani e del vescovo Antonio Leonardis, Francesco I imperatore con suprema risoluzione del i aprile 1824 istituiva il pošto per un predicatore tedesco. La chiesa primitiva di S. Antonio nuovo occupava del resto 1 ’ area attuale sino alla via odierna di S. Catterina e della Zonta. Misurava in lunghezza 34 metri, in larghezza 17 ed avea una superficie di 1920 metri quadrati. A tergo nella via odierna di S. Lazzaro stava una vetusta ficaia attorno la quale erano disposti i carri dei nostri contadini che calavano in citta per vendere legna da fuoco. Veniva poi la canonica che occupava il tratto deli’ odierna chiesa dali' altare di S. Antonio al termine della sacrestia. Era di forma esagona, cosi che un lato formava 1 ’ abside deli’ ara massima, uno la sagrestia, quattro le nicchie per gli altari laterali. La sola facciata in pietra calcare era stabilita, la chiesa nulladimeno «per la sua altezza «e regolaritk di disegno, presenta al primo sguardo tutta la sua maesta; il »superbo campanile con orologio, di cui egli e fornito, lo rende vieppiu brillante.* J ) In questo, che s’ ergeva dal lato sinistro, pendevano tre campane fuse a Lubiana nell’anno 1815 e passate poi alla moderna chiesa di S. Antonio Nuovo. La minore ha la leggenda: -j- BAPTIZATA -j- ET -)- NOM 1 NATA + SVM + MARIA + IOSEPHA -f OPVS + IOSEPHI + REISS + NOMINE + PIAEREDVM -f VINCENTU -f SAMASSA + LABACI + 1815. La media: BAPTIZATA -j- ET + NOMINATA -f SVM -f MARIA -f FRANCISCA -j- OPVS -j- IOSEPHI -f REISS + NOMINE + HAEREDVM + VINCENTU 4 - SAMASSA + LABACI + 1815, e la maggiore: PIETAS -f AC + LIBERALITAS + PAROCHIANORVM + REFVDIT -f BAPT 1 ZATA + ET + NOMINATA -f- SVM + MARIA + ANTONIA + OPVS + IOSEPHI -f- REISS + NOMINE + HAEREDVM + VINCENTU + SAMASSA + LABACI + 1815. Il frontone della chiesa era ornato con la statua del santo Taumaturgo in apposita nicchia. a ) Neli’ interno, per la parte decorativa, disposto a due ordini di pilastri corinti, * 2 3 ) vedevasi sul soffitto un grande quadro dipinto a fresco: il santo Taumaturgo in grembo alla celeste gloria, circondato da sei quadri, contenenti alcuni de’ suoi miracoli. 4 5 ) Possedeva un ampio coro con un famoso e singolare organo, «che «per la spaziosita e la perfetta costruzione di quello, ne risulta il piu armonico «complesso e la piu rara magnificenza !» 6 ) «Cinque altari del piri finissimo e, ben travagliato marmo u ) la ornavano. «11 maggiore fabbricato secondo 1’uso romano e consacrato al santo titolare; «dei quattro altari laterali ognuno in forma di cappella, i due a sinistra sono *) Antonio Cratey. O. c.pag. 15 2 ) Girolamo conte Agapito O. c. pag. 119 seg. 3 ) Giovannina Bandelli. O. c. pag. 290. 4 ) Girolamo conte Agapito. O . c. pag. 119 scg. 5 ) Antonio Cratey. O. c. pag. 15. 6 ) O. c. pag 15. — 8i — «dedicati 1 ’ uno alla Madonna della Salute, 1 ’altro al Ss. Crocifisso, e quelli a «destra il primo a S. Anna ed il secondo a S. Giuseppe.* 1 ) La pala del Croci¬ fisso era lavoro di Felice, figlio del pittore bolognese Carlo Cignani, seguace del Tintoretto, nato nel 1638 e morto nel 1719. 2 ) Della pala, il transito di S. Giuseppe si credeva che sia di scuola veneta di qualche considerazione. 3 ) In essa si trovava del pari una bellissima copia della famosa notte del S. Natale, dipinta dal Correggio, il di cui originale si conserva a Dresda. Solennemente e con tutta proprieta si tenevano in questa chiesa le sacre funzioni, in ispecie poi, come abbiamo gia narrato, parlando dei nostri frati minori conventuali, nell ' Archeografo degli anni 1898 e 1899, la festa del santo Taumaturgo di Padova, che preceduta da funzioni ecclesiastiche, ben tredici giorni era frequentata da numeroso concorso dei fedeli. Ne questa divozione era affatto nuova od inventata dalla fraterna omonima. Era raccomandata dalla pia opera ed associazione universale di S. Antonio di Padova, rinnovata nel 1886, della quale crediamo bene trascriverne gli atti relativi: Pia opera ed associazione universale di S. Antonio di Padova. Lettera di Sua Eminenza il signor cardinale Domenico Agostini, Patriarca di Venezia, protettore della Pia Opera di S. Antonio. «Al Promotore deli’ Opera. »Ho prešo a considerare le norme clfElla mi presento, riguardanti «la istituzione della Pia Associazione universale di S. Antonio di Padova , e «sono lieto di associarmi ali’illustrissimo mons. vescovo di codesta diocesi «nell’ approvarle e nel manifestare il mio desiderio, perche venga esteso e «propagato il pio sodalizio dal Santo Padre piu volte benedetto, e con cio si «ravvivi ogni di piu lo spirito di devozione verso il grande Taumaturgo. «Io sono persuaso che la devozione a S. Antonio abbia a questi tempi «una speciale importanza, e che i fedeli debbano non solo invocarlo per impe- «trarne grazie personali d’ogni maniera, ma si con la massima fiducia a lui «ricorrere nelle attuali condizioni_ della societa e della chiesa. Questo insigne «apostolo ha ricevuto dalla Provvidenza una missione eminentemente religiosa «e sociale insieme, ch’egli ha compiuta, principalmente al bene delPItalia e «della PTancia in un’ epoca, quanto la nostra, difficile e perigliosa, combattendo «gli errori, propugnando i veri diritti dei cittadini e dei popoli, e dovunque «ristabilendo la pubblica tranquillita e la pace, mentre si e reso egualmente « terribile ai .nemici della cattolica fede, ed ai tiranni ed oppressori delle plebi 1) Girolaino conte Agapito. O. c. pag. 119. 2 ) Carlo Zanetti. Vita del gran pittore Carlo Cignani. Bologna c Roma 1722. 3 ) Girolamo conte Agapito. O. c. pag 120 6 82 — .coli’ apostolica sua virtu e col potere dei miracoli. Io sono convinto, che «quando tutto il mondo cattolico si unira concorde ad accrescere la gloria «accidentale di questo diletto servo di Dio, supplicandone con umile preghiera «il celeste patrocinio, Iddio che nella generosita non si lascia mai vincere, si »degnera con nuove grazie e prodigi anche straordinari ognora piii glorificarsi »in Antonio. »Io pertanto non cessero di raccomandare al mio clero e per esso ai «fedeli, come ho gia fatto con due mie lettere circolari, il culto e 1’invoca- »zione al Santo dei miracoli che bene si dice il Santo di tutto il mondo. «Voglia il pietosissimo Iddio per intercessione di questo gran Santo, »cui ella vivamente onora, continuarle il tesoro de' suoi lumi e delle sue »grazie, affmche possa alacremente ed efficacemente condurre 1’opera con «tanta fede, intelligenza ed attivita intrapresa. »Mi raccomando alla carita delle sue orazioni, e nei Sacratissimi Cuori »la benedico. Aff. Suo in X.o ►J Domenico Car d. Agostini Patriarca .» Al Molto Rev. e Ch.mo Signore D. Antonio nob. dott. Locatelli Padova. Lettera del Rev.mo Fr. Bonaventura M. Soldatich, ministro generale dei minori conventuali. « Molto Reverendo Padre. «E sorta da due anni in Padova la Pia Opera ed Associazione uni- «versale di S. Antonio di Padova , istituzione ch’e stata benedetta piii volte »ed arricchita d’indulgenze da S. S. Papa Leone XIII. »Essa si propone: ) il Bollettino illustrato delta Pia Opera ed Associazione universale •■di S. Antonio di Padova sotto il titolo II Santo dei Miracoli, pubblicazione «popolare ch’escira il i. di ogni mese a principiare dal prossimo novembre, «e che šara tradotta ben presto nelle principali lingue d’Europa. «Ora avendo noi prešo ad esaminare i regolamenti di codesta duplice «istituzione, e trovatala assai opportuna per il risveglio della fede e della pieta «nel popolo cristiano e per il profitto della vera scienza, nonche per 1’aumento «della devozione de’ fedeli verso il nostro gran Taumaturgo, ci rivolgiamo alla «P. V. M. R., esortandola a voler favorire il meglio possibile codesto sodalizio «e procacciarne 1 ’incremento e la diffusione, rivolgendosi al M. R. prof. nostro «terziario, Antonio Maria dott. Locatelli, promotore della stessa Pia Opera ed Pie pratiche a' signori soci raccomandate. «l) La recita quotidiana deli’antifona ed orazione suddetta o di »altra preče, come di un Pater ed Ave al Santo Taumaturgo. »A’ rr. sacerdoti e raccomandato applicare con questa intcnzionc un « Pater ed Ave nella recita del divino officio. «2) Qualche devota pratica ad onore del Santo nel martedi, il qual »giorno gli e da’ fedeli dedicato, e il 13 di ciascun mese, come ascoltarc la »s. messa pregando per i bisogni della santa chiesa; e chi e impedito, puo »supplirvi con la recita de’ tredici Pater ed Ave con un Gloria alla fine in «onore di S. Antonio. «3) Accostarsi ai Ss. Sacramenti nelle due feste del Santo, che sono il »15 febbraio ed il 13 giugno, a queste premettendo il devoto esercizio della »tredicina, che suole anche in altro tempo deli’anno picnamcnte praticarsi. «4) Ascoltare la messa il primo martedi di ciascun mese, nel qual »giorno si cclebra alle ore 7 il divin sacrificio ali’ arca del Santo, secondo «le intenzioni del sommo pontefice. 86 — Ristaurata la chiesa nell’anno 1784 si capiva, crescendo coli’andar del tempo la popolazione di Trieste, che fosse troppo angusta per i parro- chiani. Eppero il governo d’ accordo coli’ ordinariato vescovile e col municipio nostro delibero di atterrarla, onde erigerne una moderna e piii ampia dietro disegno deli’ i. r. ingegnere edile in capo Pietro Nobile. Questa deliberazione ebbe peraltro effetto appena nell'anno 1827 e la chiesa dopo un’ esistenza di ben sessantun anno fu del tutto atterrata sotto la direzione di Valentino Valle il giorno 18 rnaggio 1828. Diamo per ultimo la serie dei sacerdoti, che in questa chiesa erano curati spirituali. a) Vicari curati. 1. Antonio Felice Celikar, nel 1767. 2. Giacomo Gaus de Homberg, humano, fratello del vescovo Pietro di Pedena, dal 1767 al 1776. 3. Marco Sadnek, triestino, primo parroco di Santa Maria Maggiore, canonico del nostro capitolo cattedrale ed in pari tempo vicario curato in S. Antonio Nuovo dal 1777 al maržo 1780. Fu pensionato come canonico per ordine di Giuseppe II addi 1 agosto 1795, eletto in quest’anno come cappel- lano della i. e r. milizia a Trieste. b) Parrocki. I. Filippo Frohlich, nato a Eisnern nella Carniola 1’anno 1744, dot- tore in hlosofia e teologia, canonico del nostro capitolo cattedrale nel 1777, dal maržo 1780 primo parroco di S. Antonio Nuovo, consigliere ecclesiastico ed assessore deli’ordinariato vescovile, passo nel 1793 come parroco a Slavina nella Carniola, dove moriva nell’ eta di sessantaquattro anni addi 8 giugno 1808. In questa chiesa, che conserva il suo ritratto, e sepolto sotto la cantoria colla leggenda : MANIBVS PHITdPPI • FROHLICH CARNIOL • EISNERN SLAVINAE • PAROCHI ANNO • AETATIS • SVAE LXIV CIODCCCVIII VITA • FVNCTI AMORIS • ET • GRATITVDINIS SIGNVM SORORES P • P — 87 — 2. Giuseppe Tognana de Tonnenfeld, nato a Trieste nel 1775, cooperatore a Cossana, parroco a Povir; nel 1794 canonico del nostro capi- tolo cattedrale e secondo parroco di S. Antonio Nuovo, consigliere ecclesiastico ed assessore deli’ ordinariato vescovile; nel 1805 cappellano della i. e r. milizia a Trieste. Moriva a Trieste nell’ eta di settantasei anni addi 19 novembre 1831, prima di aver visto la moderna chiesa parrochiale. Dietro suo espresso desi- derio che manifestava nel suo testamento, volle essere sepolto a Rizmagne, destinando un zecchino d’ oro per ogni singolo dei becchini chc trasportava Canonico Filippo Dr. Frohlich, primo parroco di S. Antonio Nuovo. Dali’ originale conscrvato nella canonica di Slavina nella Carniola. co\k la sua salma. Fu sepolto in quel cimitero a tergo della cappella mor- tuaria - c nessun segno e nessuna croce copre la tomba di questo degnis- simo sacerdote 1 Per disposizionc testamentaria, il parroco Tognana lasciava al cenobio di Castagnavizza trecento volumi della sua biblioteca. c) Coopcratori parrochiali. 1. Pietro Giuseppe Carina, nato a Buccari addi 12 ottobre 1712, gesuita, per la prima volta rcttorc del nostro collegio e nel nostro ginnasio gesuitico dal 1764 al 1766; ultimo rettore dello stesso dal 1769 al 1773. Secolarizzato dopo la soppressione del suo ordine, fu nominato protonotario — 88 — apostolico e cooperatore in S. Antonio Nuovo. Moriva a Trieste addi 22 no¬ vembre 1795 nell’ cta di ottantatre anni. 2. Mattia Suppantschitsch, cooperatore e cappellano della fraterna di S. Antonio dal 1780 al 1784. 3. Giuseppe Caris, nel 1782. 4. Giacomo Giovanni Bogatiz, da Santa Croce, nel 1782. Dali’anno 1784 ali’anno 1817 fu parroco di Brezovizza; dal luglio di questo stesso anno fu cappellano di Cattinara, dove moriva addi 24 dicembrc 1827. Quivi ebbe sepoltura nel recinto di quella chiesa curaziale colla seguente barbara epigrafe: KOPE LANO LORA LI KAT 1 NARA IAKOMO BOGATIZ MORTO IN 24 D. 1827. 5. Alessandro Muzel, ex-cappuccino del convento di S. Apollinare di Trieste, nel 1784. 6. Andrea Avellino da Fiume, ex-cappuccino del convento di S. A- pollinarc di Trieste, nel 1784. 7. Domiziano, ex-cappuccino del convento di S. Apollinare di Trieste nel 1784. 8. Liberato, ex-cappuccino del convento di S. Apollinare di Trieste, nel 1784. 9. Edoardo, ex-cappuccino del convento di S. Apollinare di Trieste, nel 1784. 10. Taziano, ex-cappuccino del convento di S. Apollinare di Trieste, nel 1784. n. Zaecaria Hannold, cooperatore e predicatore tedesco nel 1 1790 ed in questo stesso anno cappellano della i. e r. milizia di Trieste. 12. Salvino Klainmayr, nel 1790, ed in questo stesso anno cappel¬ lano della i. e r. milizia di Trieste. 13. Giacomo Susanni, da Trieste, oriundo da antica nostra famiglia, cooperatore in S. Antonio Nuovo nel 1791, dal 1806 al 1810 cappellano della chiesa di S. Pietro, e dal 1806 al 1821 cappellano di quella di S. Rocco, nel 1805 cappellano della i. e r. milizia di Trieste, rogava addi 17 novembre 1819 un codicillo ed ai 10 maržo 1821 il testamento, formando due stipendi per poveri študenti ginnasiali nati a Trieste, da prelevarsi dagli interessi di un capitale di due mila fiorini 1 ). Contribui pure per la prima fondazione del nostro istituto ') Dr. Petrus Tomasin. Das k. k. Sttlais-Obcr-Gymnasium in Triest. pag. 186. 89 — dei poveri, entrando nella serie degli annui oblatori e lasciando in morte a favore dello stesso cinquecento fiorini J ). 14. Giuseppe Germek, nel 1791. 15. Francesco Panfilli, triestino, dal 1791 al 1801. Nel 1797 fu cap- pcllano della i. e r. milizia di Trieste. 16. Giuseppe Andriani, nel 1791, e nell’anno sussegucnte in pari tempo cappellano della i. e r. milizia di Trieste. 17. Antonio Tornada, nel 1793 cappellano della i. e r. milizia di Trieste. 18. Giacomo Righi, nel 1795 cappellano della i. e r. milizia di Trieste. 19. Antonio Stiebel, nel 1794; nel 1805 cappellano della i. e r. mi¬ lizia di Trieste; dal 1806 al 1808 cappellano del nostro ospitale civico. 20. Nicolo Francesco Probst, nato a Trieste nel 1725, cooperatore nel 1795; nel 1797 parroco-decano di Dolina, dove moriva nel 1799 nell’eta di settantaquattro anni. 21. Mattia Laber, nel 1798. 22. Girolamo Molk, nel 1798. 23. Giuseppe Seraschin, nato a Casle sul Carso addi 29 gennaio 1768, ordinato addi 12 ottobre 1797, nel 1799 cooperatore in S. Antonio Nuovo, nel 1802 cappellano del nostro ospitale civico; dal 1803 al 1827 cap¬ pellano a Cattinara, poi delle nostre carceri dal 1828 al 1835; moriva pensio- nato a Trieste addi 13 aprile 1836 nell’eta di sessantanove anni. 24. Giuseppe Zubei, nel 1801. 25. Antonio Škerl, cooperatore nel 1804; in questo stesso anno cap¬ pellano della i. e r. milizia di Trieste. 26. Antonio Rinna, cooperatore e predicatore tedesco nel 1806. 27. Pietro Marchi, cappellano deli’ i. e r. reggimento Braisky nel 1802, cooperatore in S. Antonio Nuovo nel 1806, poi cooperatore in S. Maria Maggiore, moriva come tale a Trieste addi 6 gennaio 1832. 28. Giorgio Ukmar, nato a Copriva sul Carso addi 20 maržo 1777, ordinato addi 9 ottobre 1803, cooperatore in S. Antonio Nuovo nel 1807, poi cancelliere deli’ ordinariato vescovile. Nel 1834 canonico del nostro capitolo cattedrale, consigliere concistoriale, esaminatore prosinodale in teologia morale, direttore della cancelleria vescovile, moriva a Trieste addi 2 febbraio 1844 nell’ eta di sessantasette anni. 29. Natale Buiasich, nel 1807. 30. Francesco Fabiani, nato a S. Pietro nel Goriziano addi 26 di- cembre 1775, ordinato addi 16 maggio 1804, cooperatore in S. Antonio Nuovo nel 1807; curato di Basoviza nel 1829, dove moriva nell’ eta di sessantaquattro anni nel 1839. 31. Andrea Giuseppe Ursitsch, nato a Vipacco addi 25 novembre 1789, ordinato addi 13 novembre 1814, cooperatore nel 1816, poi cappellano c inaestro di scuola a Dutole sul Carso. Pensionato nel 1840, visse come tale prima a Vienna, poi a Gorizia, dove anche moriva. i) Ctntii štor id intorno alP istituto generale dei poveri in Trieste. pag. 54. — 90 — 32. Mattia Erschen, nato in Idria addi 25 febbraio 1792, ordinato addi 22 febbraio 1815, cooperatore nel 1817, poi parroco di Povir. Nel 1832 terzo parroco di S. Antonio Nuovo e primo della nuova chiesa, consigliere concistoriale ed esaminatore prosinodale, nel 1852 canonico onorario del nostro capitolo cattedrale e cappellano della nostra milizia territoriale. Mori addi 26 luglio 1856 nell’eta di sessantaquattro anni e fu sepolto nella necropoli di S. Anna coli’ epitafio : QUI DORME IL SONNO DEI GIUSTI MATTIA ERSCHEN PER CINQUE LUSTRI QUASI C 0 MP 1 TI DELLA CHIESA DI S. ANTONIO N. PARROCO ZELANTE BENEMERITO CANONICO ONORARIO DELLA CATTEDRALE DOPO 64 ANNI D’ UNA VITA SANTA OPEROSA BENEFICA IL Dl 26 LUGLIO 1856 FACEVA R 1 T 0 RN 0 AL C 1 EL 0 DA TUTTI NOI DESIDERATO BENEDETTO 33. Michele Daris, cooperatore nel 1817, parroco di Bresoviza nel 1828, dove moriva addi 10 maržo 1832. 34. Giuseppe Sanzin, nato a Servola addi 3 ottobre 1792, ordinato addi 24 scttembre 1815, cooperatore in S. Antonio Nuovo nel 1818, cappellano e maestro di scuola a Contovello dal 1830 al 1839. Pensionato si ritiro dap- prima a Villadecani nell’Istria, poi a Graz, indi a S. Giorgio di Possniz nella Stiria, dove moriva addi 13 novembre 1885 ncll’ eta di novantatre anni. 35. Antonio Delles, nel 1818. 36. Giovanni Brattossevich, nato a Vipacco addi 8 agosto 1790, ordinato addi 23 gennaio 1814, cooperatore in S. Antonio Nuovo nel 1818; cappellano di Basoviza dal 1820 al 1828; nel 1828 cappellano della i. e r. milizia a Trieste; poi cooperatore a Tomaj e in Santa Maria Maggiore; cap¬ pellano delle nostre carceri, moriva a Trieste addi 25 giugno 1836 nell’eta di quarantasei anni. 37. Antonio Doris, nel 1821. 38. Bartolomeo Rebez, nato a Boršt addi 12 agosto 1789, ordinato addi 19 settembre 1819, cooperatore in S. Antonio Nuovo nel 1821, cappellano a Barcola nel 1832. Come tale diede avviso a suono di campana ai suoi par- rochiani nell’ anno 1848 ali’ avvicinarsi della flotta sarda, di nottc tempo, nella rada di Trieste, la quale intimorita ne preše il largo. Decorato per questo motivo colla croce d’oro del merito colla corona, fu pensionato nel 1852. gi — Ritiratosi a Trieste, quivi moriva addi 6 novembre 1863 nell'eta di .settantasei anni. Fu tumulato nella necropoli di S. Anna coli' epigrafe : DON BARTOLOMEO REBEZ D’ANNI 76 MORTO LI 6 NOVEMBRE 1863 39. Antonio Ukmar, nato a Copriva sul Carso addi 5 maggio 1796, ordinato addi 19 settembre 1819, cooperatore in S. Antonio Nuovo ncl 1821, poi parroco-decano di Tomaj e consigliere concistoriale onorario. Addi 13 novembre 1868 fu nominato canonico onorario del nostro capitolo cattedrale. Ricorrendo nelPanno susseguente, addi 10 ottobre, il suo giubileo saccrdotale, il clero del decanato di Tomaj lo festeggiava colla seguente epistola gratula- toria, dettata dal dottor Giuseppe Schneider, provosto del nostro capitolo cattedrale : *) AD REVERENDISSIMVM DOMINVM ANTONIUM UKMAR CANONICVM IIONORARIVM CAP1TVLI TERGESTINI PAROCHVM DECANVM TOMAIENSEM ETC. NATVM DIE V MAII MDCCXCV 1 ORDINATVM PRESBYTERVM DIE XIX SEPTEMBRIH MDCCCXIX ORD 1 NATIONIS SVAE FESTA IVB 1 EAEA CELEBRANTEM DIE X OCTOBRIS MDCCCLXIX EPISTOLA L Vi/mina guaere Pat/is gmerosi carmen amotis, & Funde modu citharae dulcia vota .teni! c Falce rapit iuvenem, cui floret temporis aetas, ) Falce rapit curva mors metuenda vitim : Sed Pater est noster multis fclicior umu, Grandaevmgue .tenex nectit in orbe moraš! Flecte genu, venerande senex! et numen a dara, Vir bone! fac magni tntmera /an/a Dei. 1 ) Curia episcopalis, Tergeste 1869. pag. 160 seg. 92 — Saepe graves annis baculo firmantur acerno, Lassa mantis trepidat pesque vacillat iners; Saepe graves annis morbo terebrantur amaro, Et volvunt duro saucia membra toro: Tu soboles dilecta Deo non frangeris aevo; Robur inest membris voxque sonora labris. Flecte genu, faciles gaudenti pectore vultus Indue, cente viros, quos sociavit amor. Adsumus ecce tibi concordi foedere vincti, Gatidia nostra boni iungimus ecce tuis. Est aurora redux orituri nunlia solis, Ver vocat aestatem, prima secunda ferunt: Ecce senecta tibi rarissima festa paravit, F est a sacerdoti dulcia čara bono: Aera percellit ditissima nota sonorum, Undique laetantes conglomerantur oves, Templa nitent, arae jlammis melioribus ardetit! Adsumus ecce tibi, pastor amice, veni, Te vocat alma dies, qua te dedit esse ministrum Altaris sacrum praesulis uncta mantis. Ilaec memoranda dies omnes regitta sorores Anteit, est pretio regia gaza minor. Quoiquot eunt anni, nobis hic Lucifer ortus: FTanc tibi lustra decem lapsa tulere diem! Vestibus augustibus circumdare protinus. Uni Concine ter felix carmina sacra Deo! Imperio vocis coeli penetralia lustra, Et gladio verbi victima caesa iacet! Quanta sacerdotis nullitm delenda per aevum Gloria! Quo sacro iure potitur ovans! Ltiniine sol oriens montana cacumina spargit: Et čilo diffugiunt sider a cuncta poli: Ecce sacerdotem! Vilent regalia sceptra, Nec placet exornans laeta corona caput. Tolle oculos circum: multos in orbe magistros Invenis, ingenii dant documenta sui. Undiqtte Hronum numerosum cogitur agmen, Auribus arrectis verba polita bibit. Enumerant plattlas, reserant occlusa metalla, Brula maris pandunt, quae tenet aer, humus. Montes atque lactis, fluvios urbesque recensent, Et referuni lapsi temporis acta graves. Linguarum leges, antiqua volumina promunt, Quae numeri praestent emolumenta, docent. Commoda sanandis norunt medicamina morbis, Enarrant rauci itira severa fori. Stellarum moles, iter, intervalla recludunt, Astra not ant digito, quae latuere diu. Tanta paral vastae sapientia pabttla menti! Sed collatidat opus, conftteare (precor), Non docet atictorem — sapientia sacra beatum Coeli ostendit iter, spes, amor atque fides ! — 93 Vilia tecta casae circumvolat ales hirundo, Sed nubes aquilae stridula petina petit! Tiro bonus populo Christi das verba magister, Cordaque emulces, nec sinis esse fera. Pastor oves adamas, tribuit bona pascua gramen, Dulcis aquae salietis eiicit unda sitim, Est doctrina crucis regina scientia nobis, Tol/e crucem populo, desipit otnnis komo. In cruce parta salus, liac tu virtute triumphos Victor ages, fugiet turba profana procul. Sint alii celsis erecta palatia saxis, Feratla festa dapum, pocula grata meri, Sint Tyriae vestes, argenti pondus et auri: Omtiia labuntur, busta cadaver habent. Lucra šibi gnavus quaerit meliora sacerdos, Dives opum fidei fertur ad astra celer. Cor virides bo tros, cor plavaš promit aristas, Horrida non illis pondere grando nocet. Dona ferunt anni, brevioris munera vitae Larga, senis vero copia maior erit. Quidquid habes, serva, Christi venerande sacerdos; Quidquid habes, auge — funera certa monent! Setnper avara mamiš coelis tribuenda reservet Lucra, placet Superis semper avara manus. Damna tamen subeunt heu tristia temporis acti, Peccatis subeunt damna parata feris. Nescia peccati non est nisi Virgo beata, Saepius insontes intepuere viri! Del veniam reduci, det collo brachia circum Aeternus genitor: poena luenda manet Forte gravis natum; lacrimis peccata piantur, F er to crucem Domini: poena hienda minor, Et quidquid superest poenae, delebit amica Agni Spotiš a Dei, pharmaca certa parans. Ilaec te, nos omnes felix sapientia ditet! Lata aliis placeat, nos tenet arcta via! Labitur haecce brevis velocius igne trisutco Vita, cito feriet mors truculenta fores : Pande fores, venerande senex, dic protinus : Adsum ! Aetertii valvas ingrediare Dei! Nominato nell' ottobre 1872 cavaliere deli’ordine di Francesco Giu¬ seppe 1 , l’Ukmar moriva a Tomai addi 6 febbraio 1877 nelfeta di ottantun'anno, dove fu anche sepolto con epigrafe dettata in lingua slovena. 40. Ignazio Kaučič, nato a Prevvald nella Carniola addi 10 dicembre 1785, ordinato addi 25 gennaio 1818, cooperatore in S. Antonio Nuovo nel 1825, vicario della necropoli di S. Anna nel 1840, fu pensionato nell’ottobre 1867. Mori a Trieste addi 28 gennaio 1870, nell’eta di ottantacinque anni e fu tumulato nella necropoli di S. Anna coli’ epitafio: — 94 R. D. IGNAT 1 VS KAVČIČ 2 7 ANNOS VICARIVS IN HAC NECROPOLI NATVS IN RAZDERTO io DECEMBR 1 S 1785 DIEM OBUT 28 IANVARII 1870 REQVIESCAT IN PACE 41. Giovanni Kaučič, nato a Lipa sul Carso addi 19 maržo 1785, ordinato addi 29 settembre 1809, cooperatore in S. Antonio Nuovo nel 1823, poi cappellano a Rizmanje, dove moriva pensionato addi ]8 ottobre 1842, nell’ eta di cinquantasette anni. 42. Giovanni Podgornik, cooperatore in S. Antonio Nuovo nel 1822. Passo poi sotto 1 ’ arcidiocesi di Gorizia e moriva a Peuma addi 15 settem¬ bre 1855. 43. Giovanni Spiller, nel 1822. 44. Lorenzo Maliverh, nato a Bresoviza nella Carniola addi 5 agosto 1797, ordinato addi 12 giugno 1824, in quest’anno cooperatore in S. Antonio Nuovo, cappellano di Cattinara nel 1833, cappellano della i. e r. milizia a Trieste nel 1834, pensionato nel 1857, moriva a Trieste addi 15 settembre 1880 nell’eta di ottantatre anni e fu tumulato nella necropoli di S. Anna colla epigrafe : HIC EXPECTAT RESVRRECTIONEM M. R. D. LAVRENTIVS MALIVERH CVRATVS QV 1 ESCENS NATVS IN BREZOVICA DIE 5 AVGVSTI 1797 MORTVVS DIEi 5 SEPTEMBRIS 1880 ČREDO VIDERE BONA DOMINI IN TERRA V 1 VENTIVM 95 — d) Predicatori tedeschi. 1. Padre Odilo Klama, nato a Vienna addi 16 gennaio 1779, vestiva 1 ’abito dei benedettini nell’ abbazia di Gottvveih neH’Austria inferiore sotto 1 'abate Anselmo Feldhorn. Assunto 1 ’abito monastico addi 2 ottobre 1796, fece la solenne professione addi 23 maggio 1802, dopo aver gia cele- brato la prima Santa messa addi 6 gennaio di questo stesso anno, essendo abbate Leonardo Grindberger. Neli’anno 1803 fu cooperatore e catechista nel villaggio di Kilb, nel 1804 professore di morale, pastorale, catechetica e metodica a Gottweih ; copri la carica di sottopriore e maestro dei novizi in questa abbazia dai 27 ottobre 1808 ai 9 novembre 1811. Dal 1816 al 1817 fu professore supplente di teologia morale nella facolta teologica deli’ universita di Vienna, poi fu professore nell'abbazia di Gottweih. Nominato addi 26 dicembre 1819 priore e parroco di Gottweih, il suo abbate Altmanno Arigler lo destinava nell’ anno 1825 come predicatore tedesco in S. Antonio Nuovo, fungendo in pari tempo come cappellano della i. e r. milizia a Trieste. Richiamato dallo stesso abbate addi 8 agosto 1827, ebbe il Klama la parrochia di Pfaffendorf e nel 1833 quella di Mtihlbach. Nominato dalPimpe- ratore Francesco Giuseppe addi 14 giugno 1854 cavaliere deli’ ordine di Fran- cesco Giuseppe I, fu decorato solennemente a Gottrveih colle insegne di questo il giorno 6 del susseguente agosto, ed in questo stesso anno, essendo abbate Engelberto Schwerdfeger, il vescovo Ignazio Feigerle di St. Polten lo nominava consigliere ecclesiastico. Moriva il padre Klama come parroco di Miihlbach addi 1 ottobre 1858 nell’eta di quasi ottanta anni. Diede egli alle stampe le opere seguenti: «Homiletische Versuche. «Eine Sammlung von Predigten auf einige Sonn und Peiertage des Jahres» (Linz 1814). — «Wie sehr sich die vernaclilassigte Sorgfalt fur Erziehung und «Unterricht bestrafe. Eine Schulpredigt* (Wien 1826). — «Der wahrhaft fromme «Sinn des Cliristen in seinen Merkmalen. Bestrebungen und Hoffnungen nach «Anleitung der bekannten sieben Worte Jesu Christi am Kreuze, dargelegt in «sieben Fastenpredigten, nebst einer Gedachtnisspredigt am P este des lieiligen »Ordensstifters Benedikt- (Wien 1828). — «Festpredigt zu Ehren des lieiligen «Bernhard, gehalten in der Stiftskirche zu Zwettl am 25 August 1844* (Wien 1845). — «Aufzeichnungen iiber die Vorgange im Štifte Gottvveih vvahrend «der franzčsischen Invasion 1809 (in: Kinzl. Chronik der Stiidte Krems und «Stein.» Wien 1869, pag. 378 seg.). 2. Venceslao Massner, sacerdote deli’arcidiocesi di Praga nel 1827, fu sollevato dal pošto di predicatore tedesco con decreto deli’ ordinariatu vescovile di Trieste in data 15 maržo 1829. e ) Sacrestani. 1. Marco Antonio Radocvich, dal 1789 al 1812; nell’anno 1810 fu contemporaneamente cappellano della i. e r. milizia a Trieste. 2. Valentino Michielli, dal 1813 al 1822; nell’anno 1815 fu contem- poraneaniente cappellano della i. e r. milizia a Trieste. 3. Domenico Degrassi, nato a Capodistria addi 29 aprile 1782, ordi¬ nato addi 5 aprile 1806, sacrestano dal 1822 al 1838. f) Fabbricieri. 1. Andrea dott. Bidischini, del quale narra il dott. Šansone Formiggini: J ) «Questo bravo medico triestino nacque in questa citta nel 1761 da «Antonio Bidischini farmacista e dalla nobildonna Biasoni. Egli ebbe la prima ♦ educazione nella capitale della Toscana, poi compi i suoi studi medici a «Vienna nell’accademia Giuseppina e fu ivi laureato nel 1788. «Venne poi a Trieste e fu impiegato quale medico di questo civico «ospitale e del lazzaretto, dove rimase fino al 1800 con soddisfazione delle «superiori autorita. D’ allora in poi si ritiro dai pubblici impieghi ed attese «con molto successo al privato esercizio della sua professione. «Dal 1819 al 1826 fu direttore di quest’istituto dei poveri. Fu pure «fabbriciere di questa chiesa di S. Maria Maggiore, poi di quella di S. Antonio «Nuovo, alla quale fece molti doni d’argenteria ed altro. Giunto ali’eta di «ottantotto anni passo a vita migliore nel 1848, lasciando vari legati pii, fra «i quali noteremo quello di otto mila fiorini alle chiese parrochiali di Trieste «e 1’altro di mille ali’istituto nostro.» Moriva il dott. Bidischini il 22 agosto 1848 e fu sepolto nella necro- poli di S. Anna, sotto le arcate, coli’ epigrafe: SEPOLTURA DI ANDREA DOTT. BIDISCHINI MORTO LI 22 AGOSTO 1848 IN ETA DI ANNI 88 E IL FIGLIO ANTONIO BIDISCHINI MORTO LI 8 NOVEMBRE 1862 NELL’ETA D’ANNI 58 J ) Cetini storiti intorno ali* istituto generale dei poveri in Trieste. Pag. 72. 97 — g) Santesi. 1. Fra Mauro, ex-laico cappuccino del convento di S. Apollinare di Trieste, nel 1784. 2. Fra Adelelmo, ex-laico cappuccino del convento di S. Apollinare di Trieste, nel 1784. 3. Antonio Hartmann, primo nonzolo, dal giorno 20 maržo 1785. 4. Francesco Michel, secondo nonzolo, il quale in un atto ora a mani dell’archivio della nostra i. r. luogotenenza, si lamentava addi 4 ottobre 1785, che essendo gi 4 quindici anni santese a S. Antonio Nuovo, gli fu anteposto come primo il Hartmann. 5. Giacomo Pegan, triestino, morto da tabe, nell’ eta di cinquantotto anni addi 30 maggio 1867. 6. Francesco Standacher, triestino, morto di apoplessia nell’ eta di settanta anni addi 26 giugno 1876. 'SS Il piu antico palazzo di questa parrocliia e 1 ’ isola Cliiozza. Sulla fac- ciata principale si legge: ISOLA CHIOZZA ALZATA DA C. CHIOZZA NEL MDCCCI AMPLIATA DA CARLO C. N 1 POTE NEL MDCCCLVI * Quasi rimpetto di questa sorgeva il teatro Mauroner, intitolato dal proprietario Leopoldo Mauroner ed eretto nel 1827 dietro disegno del consi- gliere edile Giacomo Ferrari da Domenico Corti, distrutto da un furioso incendio nel dopo pranzo di sabato 27 maggio 1876. Parlando delle čase di Trieste non possiamo a meno di riportare quanto in proposito scfiveva il Diavolelto in data, 29 dicembre 1854: «Neli’ interesse del «buon ordine e della pubblica sicurezza, particolarmente nell’ attuale stagione, «si trova necessario di richiamare in mcmoria le discipline prescritte cogli av- «visi 8 maržo 1842 e 28 maržo 1850 N.° 1289 e 2281, di tener chiuse di 7 9 8 - • notte tempo le porte esterne delle čase, ali’oggetto di prevenire possibil- «mente i furti, e per non ofifrire luoghi di riparo ai malfattori, che cercassero «di sottrarsi alla forza perlustrante. «Resta pertanto ferma la norma: che tutte le porte esterne delle ca- »se devono essere chiuse a chiave con catenaccio interno alle ore io della • sera dal i.° di settembre fino ali’ ultimo di aprile, e alle ore n nei mesi di ‘inaggio, giugno, luglio ed agosto. «La contravenzione a questa disciplina verra punita per la prima volta «con un fiorino a favore di questo istituto generale dei poveri, la quale inulta «verra successivamente raddoppiata in caso di recidiva. «11 proprietario o 1’ amministratore della časa resta risponsabile del- ‘1’ esecuzione della predetta disciplina e del pagamento della multa in caso «di trasgressione, e sono incaricati i conduttori delle pattuglie di verificare «ogni notte, se siano o meno chiuse le porte, le faranno chiudere se sono «aperte, e ne faranno analogo rapporto la mattina susseguente. «Si ricorda inoltre la prescrizione, che i proprietari di časa debbano «tener accesa ogni sera una lanterna o un fanale sotto il portico della časa «o sul passaggio della scala di ciascun piano, ovvero far chiudere la porta «all’ imbrunire della notte. ‘Trieste, li 19 dicembre 1854.» «L’imp. reg. consigliere di reggenza e direttore di Polizia. Wagner.» * Alla parrochia di S. Antonio Nuovo appartiene la cura degli abitanti in via del Toro. In questa addi, 1 novembre 1809, subirono sotto il governo fran- cese otto abitanti di Rovigno la pena capitale per essersi ribellati sotto la scorta del francese Terrier de Manetot, detto Montechiaro. Racconta in proposito il Mainati: J ) «Tra i preparativi, che 1 ’Austria faceva per la guerra di quest’ anno, «oltre le landwehr o armamenti provinciali, 1 ’ arciduca Giovanni comandante «in capo deli’ armata d’ Italia, nomino diversi particolari intraprendenti, in «qualita di generali d’insorgenza; 1’ impegno de’ quali era di unire in massa i «popoli ed allarmarli contro i francesi. Fra questi venne dal suddetto arci- ‘duca nominato generale deli’insurrezione Istriana, un ufficiale del genio emi- ‘grato francese Le Terrier de Manetot , detto di Montechiaro, domiciliato «nella citta di Fiume. Il medesimo, o non sapendo 1 ’ esito della guerra svan- ‘taggioso per gli austriaci, o credendo colla forza e coraggio degl’ insorgenti «di superare i francesi ed allontanarli dali' Istria, s’ imbarco a Parenzo con i) O. C. Vol. 6. pag. 30 seg. 99 — «i So uomini tra rovignesi ed altri istriani sopra tre barche rovignesi, ed ap- »prodo a Umago il di 13, alle ore tre pomeridiane. Quivi scese egli a terra «col suo capitano Nazario Musella, col tenente Antonio Festi, ed altri circa «30 insorgenti per fare delle provvigioni da bocca e per reclutare. Fra questo «tempo alle ore 5 comparve alla vista di Umago un distaccamento francese «ed un distaccamento della guardia nazionale di Capodistria. Atterriti gl’insor- «genti dalla inaspettata comparsa, si diedero alla fuga, le tre barche pri ve di «ogni sussistenza presero il largo, ma il generale col suo seguito, imbarcato «sopra una peschereccia preša a caso alle rive del porto, non pote raggiun- • gerle, e in un istante si trovo raggiunto egli stesso da due barche militari «francesi e nazionali di Capodistria, che gli fecero fuoco addosso. La pesca- »reccia del generale rimase vuota, e preša in un istante. Egli gettossi in mare, «sali sopra la porporella del porto, ed ivi fu prešo. Il capitano Musella ed «il tenente Festi passarono tra gli estinti, alcuni si annegarono, e li rimanenti »furono preši, parte in mare e parte a ripa. Le tre barche di sopra enunciate «si diressero verso il porto di Rovigno, approdarono nel medesimo, e sbarca- «rono gl’insorgenti, i quali presero il partito fatale per essi di contrastar 1’in- «gresso in Rovigno al distaccamento francese, comandato dal generale bar. «Quetard, e al distaccamento della guardia nazionale di Capodistria, che per «Visinada e Parenzo dirigevansi appunto sopra Rovigno. Osarono infatti essi »insorgenti di mostrarsi ali’ ingresso del Comune di Rovigno, presso la cap- «pella della Madonna, ma rimasero morti sessanta di essi dai fucili francesi, «ed avendo dovuto abbandonarsi ad una disperata fuga li pochi superstiti. «Fu sorpresa la corrispondenza del generale Montechiari, ossia Terrier «de Monteau, e venne in chiaro il governo francese appieno d’ogni di lui «relazione. Venne condotto a Trieste, con otto de’ suoi insorgenti, e posti »tutti in castello nei camerini di carcere che guardano dietro la cattedrale. «L’ ultimo giorno del mese di ottobre vennero solennemente e pubblicamente «giudicati e condannati, secondo la norma ed il costume francese. »Sentita da quei disgraziati quella stessa sera nelle prigioni la loro «condanna di morte, tutta quella notte se la passarono in gemiti e pianti fino «alla mattina seguente alle ore 9, che furono condotti alla strada deli’acque- »dotto dietro la fabbrica di sapone Chiozza, dove tutti assistiti da’ sacerdoti, »furono fucilati ricorrendo la festa di tutt’i Santi. Il loro capo Montechiaro »conservo sempre un animo costante e superiore ad ogni evento. Sentita an- «ch’ egli la sua condanna la sera innanzi, non si scompose alla venuta del »ministro sacro ; quietamente e con tutta rassegnazione, fece tutti quegli atti »di religione che si richieggono in que’ momenti. Il rimanente della notte ri- «poso tranquillamente; la mattina vegnente concentrato in se stesso e con »sembiante ilare, attese 1 ’ ultimo momento del suo destino. Ricevute finalmente »tutti ad un colpo le palle di fucile in fronte e nel petto, caddero sul fatto «a terra; ma il Montechiaro, con sorpresa universale degli astanti dopo rice- »vuto il colpo rimase genufiesso ritto ed immobile, sinche una replicata salva «lo fece cadere.> IOO Diamo ai lettori la relazione ed il processo di questo fatto, dalle carte di Carlo de Franceschi, autore deli'opera l’ Istria, note storiche, favoriteci da suo figlio Camillo de Franceschi. ♦ Armata d' Italia — Impero Francese — Piazza di Trieste. ♦Sentenza ♦ pronunciata dal consiglio di guerra speciale residente in Trieste il di 31 ♦ ottobre 1809, che condanna a morte nove individui nominati: le Terrier de ♦ Manetot detto Montechiaro, capo d’insurrezione; Francesco Valentino Barotto «veneziano, Antonio Biondo, Battista Dapasa, Francesco Benussi, Domenico ♦ Devescovi, Marco Devescovi, Bortolo Paliaga e Mattio Godena di Rovigno ; ♦ tutti convinti dei delitti di ribellione e brigantaggio commessi a mano armata «nel dipartimento deli’ Istria. ♦ Per 1 ’ Imperatore e Re. ♦ Quest’ oggi 31 ottobre 1809, il consiglio di guerra speciale convocato in virtu ♦ del decreto imperiale del primo maggio 1806 ed in conformita al decreto «19 vendemiaire anno 12, composto dai signori «Winter maggiore del 79 reggimento d’ infanteria, cavaliere della «legion d’ onore. Presidente. «Ginard capitanio idem — Janchay idem, — Coste idern — Char- ♦donnet idem nel 22 reggimento d’ infanteria leggera — Gevoy tenente del 79 « reggimento d’infanteria — Dupuis idem del 18 reggimento d’artiglieria a «piedi. Giudici. «D’Egard capitanio del regimento 79 relatore, facente funzione di pro- ♦ curatore imperiale, tutti nominati dal signor generale di brigata Schilt, uno «dei comandanti della legion d’ onore, barone deli’ impero, comandante della «citt& e dipendenze di Trieste, assistiti dal signor Givirau, sergente nel regi- ♦ rnento 79, cancelliere nominato dal relatore, i quali non sono parenti ne con- «giunti nel grado vietato dalle leggi, ne tra loro ne coi prenomati. «11 detto consiglio si e riunito per ordine del signor generale Schilt ♦ nella sala delle sessioni nell’abitazione del signor comandante d’armi della ♦ piazza di Trieste per giudicare contradittoriamente i qui appresso nominati. ♦ I. Giovanni Gabriele Nicolo Giuseppe le Terrier de Manetot detto «di Montechiaro, emigrato francese, nato a Iuinville, dipartimento del Calvados, ♦ domiciliato a Fiume, delheta d' anni 44. « 11 . Valentino Barotto, orefice, nato a Venezia, domiciliato da cinque ♦ mesi a Rovigno nell’Istria, d’anni 48. ♦ III Battista Dapasa, marinaio, nato e domiciliato a Rovigno, d’anni 22. «IV. Antonio Biondo, agricoltore, d’ anni 26, nato e domiciliato a «Rovigno. — ioi — »V. Francesco Benussi, agricoltore, di anni 33, nato e domiciliato a «Rovigno. «VI. Domcnico Devescovi, agricoltore, di anni 22, nato e domiciliato »a Rovigno. «VII. Marco Devescovi, agricoltore, d’ anni 26, nato e domiciliato a »Rovigno. »VIII. Bortolo Paliaga, agricoltore, d’ anni 26, nato e domiciliato a »Trieste. »IX. Matteo Godena, marinaio, d’ anni 26, nato e domiciliato a Ro- »vigno, tutti prevenuti di aver fatto parte a mano armata di una insurrezione »che si e manifestata nel dipartimento deli’ Istria contro il Sovrano francese. »Essendo stata aperta la sessione, il presidente fece apportare dal «cancelliere e deposto dinanzi a lui sul burrau un esemplare 1) del codice «penale militare dei 25 settembre 1791, 2) dei delitti e dellc pene dei 21 bru- »maire anno V, 3) del decreto imperialc pritno maggio 1806, 4) del decreto »del governo 19 vendemiaire anno 12, ed ha comandato in seguito al rela- «tore la lettura deli’ accusa del processo verbale d’ informazione e di tutti i «documenti, tanto contro, quanto in favore degli accusati in numero di sette. «Compita questa lettura, il consiglio delibero sullo stato della proce- «dura e trovato avendo che 1’ istruzione era completa, il presidente ordino alla «guardia di condurre gli accusati, i quali sono stati introdotti liberi e senza «ferri davanti al consiglio, accompagnati dai loro difensori officiosi. »Interrogati dei loro nomi, cognomi, eta, stato, luogo di nascita e do- »micilio, risposero che si chiamavano etc. come stati denotati qui sopra. «Dopo aver data agli accusati cognizione dei fatti a loro carico, dopo »aver loro fatto subire 1’interrogatorio per 1’ organo del suo presidente, dopo »aver inteso separatamente i testimonj ed aver rappresentati li documenti di »convinzione. Udito il relatore nclle sue conclusioni e gli accusati nei loro «mezzi di difesa, tanto da per loro, quanto mediante i suoi difensori officiosi, »i quali hanno dichiarato di non aver nulla d’ aggiungere, il presidente ha »dimandato ai membri del consiglio, se eglino avevano delle osservazioni da «fare. Sulla loro risposta negativa il presidente a nome e di consenso del »consiglio ha formato i quesiti nel seguente modo : »I. Il denominato Gabriele Giovanni Nicola Giuseppe la Terrier, detto »di Montechiaro, qualificandosi in generale comandante d’insurrezione patriotica »istriana e egli convinto di esser stato prešo con le armi alla mano? »II. I denominati Valentino Baratto, Battista Dapasa, Antonio Biondo, »Francesco Benussi, Domenico Devescovi, Marco Devescovi, Bortolo Paliaga »e Matteo Godena sono eglino convinti di aver fatto parte deli’ insurrezione »che si e manifestata nel dipartimento deli’ Istria contro il governo francese ? »I quesiti* essendo stati definitivamente formati in pubblico ed in pre- »senza degli accusati, il presidente ha ordinato ai difensori ed agli accusati «di ritirarsi. Gli accusati sono stati condotti dalla loro scorta in prigione; il »cancelliere e gli assistenti nell’ uditorio si sono ritirati sull’ invito del presidente. 102 «11 consiglio, dopo aver deliberato a porte chiuse in presenza sola- «mente del procuratore imperiale, il presidente avendo raccolto i voti comin- »ciando dal grado inferiore e dal meno anziano in ogni grado ed avendovi «pronunciato 1’ ultima sua opinione : il consiglio dichiara unanimamente, che i «nominati Gabriele Giovanni Nicola Giuseppe le Tender de Manetot detto di «Montechiaro, Valentino Barotto, Battista Dapasa, Antonio Biondo, Francesco «Benussi, Domenico Devescovi, Marco Devescovi, Bortolo Paliaga e Matteo »Godena sono colpevoli del delitto di ribellione e di aver a mano armata «fatto parte deli’insurrezione nel dipartimento deli’ Istria contro il governo «francese. «Su di che il procuratore imperiale ha fatto la sua requisitoria per «1’ applicazione della pena. «Raccolti di nuovo i voti dal presidente nella forma suindicata, il »consiglio deliberando giudizialmente sulla detta requisitoria, condanna ali’una- »nimita i denominati Gabriele Giovanni Nicola Giuseppe/*? Terrier de Manetot »detto di Montechiaro, Valentino Barotto, Battista Dapasa, Antonio Biondo, »Francesco Benussi, Domenico Devescovi, Marco Devescovi, Bortolo Paliaga e »Matteo Godena alla pena di morte, conformemente ali’ art. IV della seconda »parte del titolo primo del codice penale militare dei 25 settembre 1791 e «dell’ articolo 19 del codice dei delitti e delle pene del 1 brumaire anno V, «cosi concepito : «Ogni manovra, ogni intelligenza con gli inimici della Francia, sia «tendente a facilitare la loro entrata nelle dipendenze deli’ impero francese o «rimetter loro de’ viveri, fortezze, porti, vascelli, magazzini o arsenali appar- «tenenti alla Francia, sia a fornir loro de’ soccorsi in soldati, danari, viveri o «munizioni, sia a favorire in qualsivoglia modo il progresso delle loro armi «sul territorio francese o contro le nostre forze di terra o di mare, siasi a »scuotere la potesta dagli officiali, soldati od altri cittadini contro la nazione «francese, šara punito colla pena di morte. » »Articolo 19, titolo 8, del codice dei delitti e delle pene del 21 bru- «maire anno V : „Ogni complice di un delitto subira la stessa pena come colui «che 1’ ha commesso.“ »Ordina che 1’ informazione ed altri atti del processo sieno annessi al «presente registro. Ordina che siano fatti dal nostro cancelliere quattro copie »della presente sentenza cioe: due per S. E. il ministro della guerra, una per «lo stato maggiore deli’ armata ed una per il signor generale di divisione. »Ordina inoltre che vengano stampati 500 esemplari per essere affissi »e spediti ove occorer. »Impone al relatore di far eseguire la presente sentenza in tutto il «suo contenuto. «Fatto, chiuso e giudicato, senza partirsi, in pubblica sessione a Trieste »il giorno, mese ed anno come sopra ed i membri del consiglio hanno firmato »con il relatore ed il cancelliere la minuta della presente sentenza. — io3 — «Sottoscritti al registro : cDupuis, tenente — Gevoy, tenente — Chardonnet, capitanio — Coste, «capitanio — Ianchay, capitanio — Ginard, capitanio — Winter, maggiore, »presidente — D’ Egard, capitano relatore — Givirau, sergente cancelliere. «La prcsente sentenza e stata eseguita verso i condannati nel termine «di 24 ore prescrilto dalle leggi. «Certificato conforme. «11 generale di brigata, barone dello impero, comandante superiore «della citta di Trieste e sue dipendenze. Schilt.» «Per estratto conforme. »Firmati: d’Egard, capitano relatore, ff. di relatore imperiale. Givirau, sergente cancelliere. «Per copia conforme ali’ originale a stampa. L’ imp. reg. commissario distrettuale di Rovigno. li 9 maggio 1816. L. S. Fayenz, m. p. com. distr. Dove oggidi la Corsia Stadion e attraversata dalla via Rossetti e dalla via della Fontana, eravi sino ali’ epoca del governatore Francesco conte Stadion, quando il torrente dello Scoglio era ancora aperto, un ponte di legno, detto dei Gelmi, perche alzato fra i propri fondi da famiglia omonima. Stava fra le čase odierne a capo della via Molingrande numero 2-1176, via Stadion 21- 1 571 e 33-2033, e Corsia Giulia 1-749. Non ci fu possibile di trovare notizie di questa famiglia. Dai libri dei defunti della parrochia di Santa Maria Maggiore rileviamo, che addi 27 ottobre 1808 moriva Guglielmo di Francesco Gelmi, bambino di dieci mesi e nel 1846 troviamo un Guglielmo Gelmi, alunno di concetto presso 1’i. r. ammi- nistrazione camerale del Litorale e della Dalmazia. Comunque sia, Teresa vedova di Giovanni Battista Gelmi — il cuore ci sanguina dover dirlo — fu barbaramente assassinata nella villa di Ospo nell’Istria nella .notte dei 15 aprile 1815 da due barbari sicari, istruiti da un vero mostro umano. Il cosidetto Foglietto, che ancora oggigiorno si distribuisce durante un’ esecuzione capitale fra gli astanti, e ormai rarissimo. Un esemplare dello 104 — stesso, stampato rozzamente a Trieste sopra carta a mano non levigata, come altri, da Gaspare Weis, tipografo a quei tempi nella nostra citta, alto 56 cen¬ timetri e largo 45, si conserva come reliquia nella sezione patria della nostra biblioteca civica sub numero 344 B, che noi non reputiamo atto ad esser trascritto. Ora il torrente coperto e il ponte rimosso danno 1’ adito al giardino pubblico Muzio Tommasini, cosi chiamato in onore del nostro concittadino ed illustre botanico, del quale offriamo al lettore la biografia e 1’elogio, det- tati dal dott. Carlo de Marchesetti: Commemorazione // di // Muzio de Tommasini // letta nel con- gresso generale // della // Societa Adriatica di Scienze Naturali // a Trieste // il V gennaio MDCCCLXXX // da // Carlo de Marchesetti // Trieste // Tipografia del Lloyd austro-ungarico // 1880. D is c or s o commemorativo di Muzio de Tommasini. *Doloroso compito il favellare d’un estinto, ben piu doloroso, al- dorche i legami deli’ affetto piu caldo a lui si caramente ci stringeano ed »umide ancora di pianto stanno le zolle, che ci ascosero per sempre 1’amato «sembiante. Eppure dolce conforto ali’ amarezza del duolo per me sarebbe «il potervi esaltare i meriti e le virtu, onde splendidamente andava ornato «1’ illustre defunto! Ma ahime! in quest’ ora solenne, piu che mai io sento *quanto povero e il mio dire e quale vuoto grande, sconfinato mi rimase nel «cuore, dacche a sorreggermi del suo valido consiglio, piu che non mi e allato «colui, che si amorevolmente mi fu in ogni tempo maestro ed amico. Ne *di certo avrei osato sobbarcarmi ali’onorevole incarico, cui altri assai meglio «di me avrebbe saputo corrispondere, ove un sentimento di profonda ricono- «scenza, non mi avesse fatto animo a porgere, qualunque si fosse, questo «umile tributo d’amore, ad un uomo, cui Trieste tutta pregia quale uno dei «piu illustri figli e la societa nostra altamente si onora di aver nomato suo •spresidente. «Muzio Tommasini ebbe i natali a Trieste al principio di giugno «del 1794. 1 ) Suo padre, oriundo da Livorno, da pochi anni erasi stabilito «nella citta nostra, ove merce 1'attivita e lo spirito suo intraprendente in «breve acquistossi un pošto ragguardevole nella mercatura. 2 ) Senonche i sus- «suiti politici, che al principio di questo secolo sconvolsero 1’Europa e si 1 ) Non si conosce con precisione il giorno di nascita del Tommasini. La sua fede di battesimo porta la data deli’ 8 giugno 1794, per cui c probabile eh’ egli sia nato al principio di giugno od agli ultimi di maggio. *) Matteo Giovanni Tommasini si stabili a Trieste nel 1781. In grazia di prosperi commerci e di for- tunate speculazioni, esso accrebbe in poco tempo le sue fortune, talehe gia al principio di questo secolo trovia- mo un rione della citta — presso a poco nel sito deli’ odierna stazione della, ferrata, — nominato borgo Tomma¬ sini. Non poche furono le opere ch’ egli coraggiosamente fece eseguire per proprio conto, tra le quali mi piace ri- cordare il tuttora esistente teatro comunale. Sterama della famiglia de Tommasini. — io5 — cgravemente influirono sul commercio di Triestc, diedero non piccolo crollo «alle fortune del Tommasini, il quale a poco a poco si vide rapita la maggior «parte delle sue sostanze. Sfiduciato di una condizione tanto incerta per le tvicende di allora, stimo egli miglior partito far percorrere a suo figlio la »carriera degli studi, anziche dedicarlo al commercio. «Trieste a quel tempo stava molto male in fatto di scuole, cosicche «il giovane Tommasini, appena quindicenne, fu obbligato a lasciar la časa »paterna, per recarsi a Lubiana, ove con zelo indefesso si diede agli studi Cavaliere Muzio de Tommasini. Da una fotografia. «d’ umanita. E fu grandissima ventura, perocche fu allora, che mercc le amo- ♦ revoli cure del valente botanico Hladnick, prefetto del ginnasio di Lubiana, «in lui si sveglio irresistibile 1’amore per le piante, clie piti non 1 abbandono ) Gia lino dal 1836 Tommasini avea proso al suo servizio un certo Andrea Driuz, (piu conosciuto sotto il nome di Checco dai botanici tedeschi, che da lui si faceano spedire delle piante) affinche lo assistesse nelle sue raccolte botaniche. Per 24 arini continui Tommasini lo tenne presso di se quale raccoglitore, facendogli fare innumerevoli escursioni per la nostra provincia. Ma P epoca piu ricca di scoperte e di collezioni fu quella, in cui il Dr. Oltone Sendtner, con quell’ instancabilita che lo distingueva,si rnise ali’esplorazione del nostro paese. Nella primavera del 1841 Sendtner arrivo a Trieste, e si diede tosto a perlustrare accuratamente la nostra pro¬ vincia. Neli’anno 1843, che segno il punto culminante di tutto il lungo periodo d’esplprazioni, Sendtner ebbe nel Dr. Papperitz di Dresda un fido compagno nelle sue molteplici escursioni. 2 ) Non ul ti m o certamente dei meriti del Tommasini si era quella gentilezza innata, con la quale so- leva incoraggiare e sorreggere i giovani ingegni. Alieno del tutto da ogni sentimCnto di gelosia e di vanita, ed accesso unicamente dali’amore per la scienza, non fece mai pompa delle sue cognizioni, ne mai occulto le sue scoperte, per tema che altri se ne facesse bello. 3 ) Il nostro museo di storia naturale, che dapprincipio era un istituto privato, sorretto da oblazioni spontanee di parecclii benemeriti promotori delle scienze naturali, venne accolto nel 1851 dal municipio di Trieste tra gli stabilimenti scientifici del Comune. Ne P appoggio del Tommasini gli venne mai meno, arricchendolo con- tinuamente di oggetti importantissimi. Giži due anni fa egli fece dono al medesimo di tutte le sue grandiose col¬ lezioni botaniche, alle quali aggiunse in morte la sua preziosa biblioteca, nonche un legato di diecimila fiorini, affinche sempre piu venissero aumentate. I 12 »zione si gravemente aveva imposto alle loro cervici, cominciavano ad agitarsi «nell’ ebbrezza forsennata dello schiavo, che spezza le odiate catene. Pochi a «quel tempo di sussulto generale, pochi invero conservarono il loro sangue «freddo: chi pazzamente predicando 1’ anarchia e la soluzione d’ ogni vincolo »sociale, chi tirannicamente combattendo le idee luminose, che tra le nebbie »della rivoluzione veniano pur di tratto in tratto a rischiarare quell’ aura te- «nebrosa. E di questi pochi fu il Tommasini, il quale ben comprendendo la »verita, che negli estremi non tengono mai stanza il bene e la giustizia, si «rimase saggiamente tra i pochi moderati. E siccome nei trambusti popolari, «chi tiene la via del mezzo, che solitamente e la via deli’ equit&, piu degli «altri si espone ai dardi delle inferocite passioni, anche il Tommasini dovette »sentire, che 1' uomo piu illibato e piu amante della patria, puo talora non «sembrar tale agli occhi, cui fa velo la febbre deli’ esaltazione. «Fra tanto agitarsi di torbidi marosi, al Tommasini non fu concesso «di volgere il pensiero ai vaghi regni di Flora, e fu 1 ’ unico anno, in cui «neppur una pianta venne ad arricchire le sue collezioni Ne piu lieto fu il «1849, c ' ie P er l a seconda volta vide il nero fantasma del morbo gangetico »aggirarsi terribile per le vie di Trieste e seminare dovunque morte e di- »sperazione. »I grandi servigi resi alla patria e 1’ abnegazione dimostrata in tale «evento, e piu tardi ancora, allorche la fatal epidemia torno a desolare «Trieste, gli meritarono il plauso generale e la gratitudine indelebile de’ suoi »concittadini. Per tali benemerenze Sua Maesta lo fregiava degli ordini di «Francesco Giuseppe e della corona ferrea, elevandolo al grado di cavaliere »deli’ impero. «A poco a poco pero 1 ’ ire del cielo e degli uomini si andarono cal- «mando, e sul nostro orizzonte sorse 1’ alba di giorni piu sereni. I comuni «avevano riconquistato le avite autonomie ed a presiedere il consiglio muni- «cipale, eletto dal voto popolare, persona piu degna certamente non potea «trovarsi del Tommasini. «Di altro piu esteso lavoro biografico šara compito il dimostrare, quanta «fosse 1 ’ operositk del Tommasini durante il lungo decennio (1850-61), in cui »diresse quale podesta, le sorti del nostro paese. 1 ) La brevitk del tempo e d’ indole del presente discorso a me non concedono di favellare di quei prov- »vedimenti, che tanti fecero progredire il benessere e la prosperita di Trieste, »ne di dire piu diffusamente di quelle opere d’ utilita pubblica o d’ adorna- »mento, onde venne arricchita si splendidamente la citta nostra. Fu allorache «al poverello si schiusero le soglie di quel grandioso stabilimento, che, fan- «ciullo, doveva sostituirgli la časa paterna, e nella grave eta gli aveva da »porgere 1’ estremo ricovero ; fu allora che ebbe un asilo infelice, cui la ca- »rezza della madre non venia a destar il primo sorriso sulle labbra infantili; «fu allora che ad agevolare le comunicazioni col nostro contado, una rete di «) Tommasini venne nominato podesta di Trieste, il 17 ottobre 1850, e rimase in tale carica fino ali’ aprile del 1861, epoca in cui venne pensionato e si ebbe il titolo di consiglierc aulico. «vie si inerpico su pei fianchi delle nostre montagne, o lambi i šeni della »nostra marina; fu allora che il culto s’ebbe templi anche nelle nostre ville »suburbane; fu allora che bello e ridente tra le fresche ombre e la gaia »festa delle zolle fiorite, sorse quasi per incanto il pubblico giardino ! *) »Troppo gravi e troppo importanti erano gli offici affidati al Tommasini, «perch’ egli potesse senza negligere i suoi doveri occuparsi piu seriamente de’ « diletti suoi studi. In dieci anni due sole furono le escursioni piu lunghe che «gli fu possibile d’eseguire: la prima nel 1854 al Nanos ed ali’ Albio col »generale Gordon e con Freyer, 1 ’ altra alla valle romantica di Trento, ove «nasce 1 ’ Isonzo, ed alle Alpi che maestosamente le fanno corona. * 1 2 3 ) »Con gioia quindi egli saluto il giorno (aprile 1861), in cui sciolto da «qualunque vincolo, dopo quarantatre anni sacrati alla vita pubblica ed a «vantaggio della patria, pote dedicarsi interamente alj’ esecuzione del suosogno «vagheggiato. Avea allora sessantasette anni, ma le sue membra erano ancor »forti e vigorose, ma nel suo petto albergava un animo, che nulla avea per- «duto deli’antico vigor giovanile. Chi potrebbe seguire 1 ’infaticabile veglio »nelle sue molteplici peregrinazioni ? A lui era ignoto il riposo : reduce appena «da una gita per le regioni piu aspre e selvaggie, gia un’ altra ne imprendeva «non meno faticosa, ne lo spaventavano 1’ire del nembo o le pioggie piu di- »rotte. Oh, quante volte sfido intrepido 1 ’ infuriar degli elementi inerpicandosi »per le balze alpine, e stette attonito a contemplare la danza pirrica, che a «lui d’ intorno intrecciavano le nubi gravide di folgori! Oh, quante volte sul « ciglio d’una bricca aerea, vide senza tremare a’ suoi piedi 1’orrenda voragine, «in cui un lieve soffio di vento potea lanciarlo al par della frana, che in quel «punto destava gli echi deli’abisso! Oh, quante volte io, giovine, dovetti ar- «rossire innanzi ad un vegliardo di quasi ottant’ anni non potendo piii oltre «sopportare le fatiche del cammino, mentr’ egli baldo e gagliardo, parea non «sentirne affatto la stanchezza! s ) «Ma segli ultimi anni li consacro precipuamente allo studio della patria »flora, non si ritrasse gia del tutto dalla vita pubblica, ne dove era mestieri «fu tardo d’opra e di consiglio a pro della sua citth natale. Per otto anni J ) Fra le opere principali eseguite dal Comune durante i dieci anni, nei quali il Tommasini fu capo del medesimo, ricordero per ordine cronologico solamente le seguenti: il fontanone in piazza della Caserma (1850); il civico macello in S. Sabba (1850-54); il giardino pubblico in Cologna (1852); la chiesa di S. Giacomo (1852); 1 edifizio del Cacciatore alla vetta del Farneto (1853); F asilo infantile di Rena vecchia (1853); la scuola popo- lare di Prosecco e Contovello (1853); la chiesa di S, Giovanni (1856); la strada littorana per Miramare (1857-59); la chiesa di Roiano (1858); la chiesa di Basovizza (1858); la časa dei poveri in via deli’ Istituto (1859-61). Delle opere anteriori eseguite mentr’ egli era presidente del magistrato accennero unicamente il Civico Monte di Pičla (1845); la copertura del torrente di Via Stadion (1846-49); la strada di Prosecco (1847-49); la strada del colle di Farneto al Cacciatore (1849). 2 ) NelP intero decennio non gli fu possibile d’eseguire che sole 41 escursioni, ossia appena 4 alPanno, mentre non di rado piu del doppio ne aveva compite in un’ unica estate. 3 ) Nel 1862 non meno di tre volte visito le isole del Quarnero, continuandone 1’ esplorazione ncgli anni seguenti. Visito«nell’ istesso autunno la regione di Plesso, perlustrando accuratamente non poche di quellc Alpi. Nei tre anni seguenti oltre a numerose escursioni pei territori adiacenti studio il distretto d’ Adelsberg e tre volte si reco alle romantiche vallate della Carnia, pcrcorrendole in tutte le direzioni. Nel 1866 esploro le Alpi di Veldes ed i dintorni di Gleichenberg e di Sauerbrunn; nel 1867 la valle superiore deli’ Isonzo ed il bacino dTdria; nel 1868 le estese paludi del Friuli presso Palma Nuova; nel 1869 1’ Istria centrale, 1’Isole del Quarnero e le la¬ gune d’ Aquileia; nel 1870 le vallate del Vippacco; nel 1871 il distretto di Tolmino e di Kircheim; nel 1872 le coste 8 — 114 — «ancora preše parte attivissima nel patrio consiglio e la sua parola suono calma «ed assennata tra 1’ardore delle piu vive discussioni. E chi non conosce 1’ at- «ti vita, ch’ egli spiego costantemente nella direzione della Societa Agraria, che «in lui venerava il suo benemerito fondatore? 1 2 ) Cui rimasero ignote le sue «cure indefesse nell’attuazione di quell’ impresa sovranamente patriotica, che «ha per iscopo di rapire ali' orror del deserto quella vastita di nudi dossi «rocciosi, che tristamente biancheggia sugli altipiani del Carso? 3 4 ) Chi non *senti esaltare i meriti deli’ illustre presidente e mecenate della nostra Societa «Adriatica di Scienze Naturali, i cui destini si validamente diresse fino ali’ e- «stremo anelito, e cui fin sul letto di morte tanto generosamente provvide ? 3 ) «Chi non ebbe ad arnmirare quella costante sollecitudine nella ricerca delle «piu leggiadre figlie dei monti e dei prati, ch’egli poi educava con tanto amore «nelle brevi aiuole deli’odierno orto botanico, non senza la lusinga, che il »giardino, in cui trovavasi rappresentata la patria flora, trovasse appoggio presso «1’ intelligenza del nostro municipio ed avesse a prendere un pošto non indegno «tra gli altri istituti scientifici della citta nostra? *) Si, noi tutti fummo testimoni istriane e la vallata di Tribusa; nel 1873 le isole di Medolino e le Alpi Giulie lino a Raibl; nel 1874 i distretti di Albona, di Loic, di Zirkniz; nel 3875 i vasti terreni paludosi tra Codroipo e Talmassone e 1’ arcipelago dalmato fino all’Isola Pelagosa; nel 1876 la Croazia ed i con fini militari fino ad Ogulino e Jessenaz; nel 1877 i dintorni d’ Idria, e quelli di Fucine e Loque nella Croazia; nel 1878 1’altipiano di Tamova, il M. Maggiore d’ Istria ed i Confini militari fino al m. Klek; nel 1879 la vallata del Vippacco, i monti Golac, ecc. ecc. Dal 1868 impoi ebbi la Fortuna di accompagnarlo nella maggior parte delle escursioni. *) La societa agraria venne fondata nel 1857. 2 ) A mitigare, per quanto fosse possibile, le funeste consoguenze, che il continuo diboscamento del Carso sempre piu tristamente facea sentire, gia nei primi anni della presidenza del Tommasini venne istituita una comrnissione municipale, che avesse per compito lo studio dei mezzi piu adatti per opporsi alla totale mina del nostro contado, col rifornirlo di novella vcgetazione arborea, distrutta dali’ incuria e dal malgovcrno di parecchi secoli. E quantunque tale lavoro, arduo oltremodo per le condizioni rupestri del suolo, nonche per le difficolta op- postc dali’ ignoranza e dal pregiudizio dei contadini, non potesse procedere che molto lentamente, non pochi dei nostri clivi piu rocciosi, che fino a pochi anni fa rattristavano lo sguardo col loro aspetto di squallida nudita, trovansi ora ricoperti da rigogliosa vegetazione. Oltre a 150 iugeri del terreno piu sterile ed improduttivo, ove Far¬ ni ento a malapena avrebbe trovato un filo d’ erba, sono prcsentemente ombreggiati da magnifici boschetti di coni- fere. Per maggiori dettagli riguardo alle nostre selve veggansi gl’ importanti lavori del Rossetti : storia e statuti delle antiche selve triestine (Archeogr. triest. III. p. 169) e del Tommasini: Cenni storici e fisici suita selvicoltura delV agro triestino (Soc. Adr. Sc. Nat. II, p. 55). 3 ) Allorche nel 1874 Trieste senti il bisogno di fondare un centro per la vita scientifica, che ognor piu andava sviluppandosi nella citta nostra, il Tommasini fu uno dei piu caldi fautori del progetto del Dr. Syrski, preposto allora alla direzione del civico museo, di creare a Trieste una societa di scienze naturali, che avesse per iscopo lo studio dei prodotfi del nostro paese. Nominato poco dopo presidente della medesima, ne curo ener- gicamente gl’ interessi, procurandole un pošto non indegno tra le sue consorelle, con buon numero delle quali essa trovasi prcsentemente in iscambio vicendevole delle pubblicazioni. Ad assicurarle un avvenire sempre piu florido, ei le lascio in morte la cospicua somma di 10,000 fiorini e parte della sua biblioteca, legando cosi gloriosamente il suo nomc a questa patria istituzionc, che in lui onorcra ctcrnamcnte il suo principale sostegno, il suo piu largo benefattore. 4 ) Soppresso 1’ antico giardino botanico, che dopo la morte del Biasoletto (1869), era andato sempre piu deperendo, il Tommasini salvo le reliquie del medesimo, affidandole alle cure amorcvoli della signora Elisa Braig, appassionatissima dello studio di Flora. Venuta lei pure a morte, al Tommasini baleno il magnanimo pro¬ getto di ridonare a Trieste un nuovo orto botanico, e a tal uopo venne riserbato sul colle di Chiadino, che allora si stava imboscando, un tratto di terreno libero. Mira principale di lui era quella di raccogliervi i tesori della patria flora, non consentendo altrimenti le ristrettezza dello spazio. Per parecchi anni non si faceva escursione, senza tornar carichi di piante viventi o di šemi pel giardino, e bene spesso se ne intraprendeva alcuna unica- mente per arricchirlo di qualche specie rara, non ancora posseduta. L’amore che il Tommasini avea prešo a questa sua creazione era si grande, che pochi giorni prima di spirare dichiaro che avrebbe fatto vendere lutta la sua biblioteca per formare una dotazione al giardino, nel caso che il municipio non avesse assicurato 1’ avvenire del medesimo. Fortunatamente per Trieste egli non giunse a risapere, che mentre egli stava per arricchirla degli og- *deli’ opere sue, ed il ricordo d’un tal uomo troppo e vivo nell’animo nostro, «per non render del tutto superflua ogni parola spesa piu oltre con proposito. «E ben a ragione Trieste puo andar superba d’ un tal figlio, il cui •nome suono caro e venerato in ogni angolo della terra. Le piu cospicue ) Ibidem p. 184. Lettera del 17 luglio 1829. 2 ) Lettera del 16 settembre 1839. — In altra lettera del 2 settembre dello stesso anno Rossetti gli scrive: „Le diro ingenuamente da che cosa derivi in alcuni pochi la prevenzione o piuttosto il dubbio inlorno alla di lei riuscita. Fu detto esserc ella altiero ed aspro colla gente del volgo, che a lei veniva per nccessita d’uflicio. Non so quale fondamento abbiasi siflatta diceria; ma penso che dovendosi pur trovare od inventare un qualche difetto in ogni tfomo, sono ben contento che anche i malcvoli non ne abbiano saputo in lei scoprire altro maggiore. Spero ch’ ella pure se ne contenterži e che in ogni caso potni facilmente smentire anche questa uccusa. Io intanto preferisco un magistrato altiero ed aspiro a quello che per dolcezza metessi, come dicono i vencziani, a mangiar zibico in beretta col rivendigliuolo ed il facchino. Del resto non badi a queste ciance, che per ora non possono averle fatto ne fare alcun male. A suo tempo potra porgerne luminoso disinganno, facendo conoscere, che dignita e decoro non sono alterigia ed asprezza. u — 126 — iciii era proposto e nelle difficolta del tempo presente,* *) si occupo a perorare *la sna nomina presso il ministero, gli arciduchi e le altre persone influenti a «Vienna; ed allorche sullo scorcio dello stesso anno finalmente Tommasini «venne portato alla prima carica cittadina, egli diede sfogo ali’ effusione de’ «suoi sentimenti, esclamando: Gloria in excelsis Deo, in terra pax hominibus i-bonae voluntatis! Ora sono sicuro nel mio giubilo e nella mia contentezza. «Siano benedetti i nostri padroni e superiori di Vienna». * 2 ) «Per altro al giubilo del nostro Rossetti non si associavano tutti, come «risulta dalla lettera del 27 gennaio 1840 al Nobile: 3 ) »Sappiate in primo «luogo, che se tutta la popolazione si rallegro per la nomina del Tommasini «preside, 4 ) il governo (due consiglieri eccettuati), la polizia, il vescovo ed i « pochi loro aderenti n’ ebbero dispetto*. Da cio risulta che Tommasini non «era 1’umilissimo servitore del governo, come tentarono farlo apparire i suoi cdetrattori. Anzi tenuto conto de’ tempi difficilissimi di allora, egli diede piu « volte prova di grande energia e di fermezza di carattere. Cosi fu sospeso per «tre mesi dalla paga, perche rifiutavasi di sottoscrivere il contratto, che ob- «bligava a fornire i locali ali’accademia di commercio nello stabile comunale; «cosi si oppose energicamente albordine del governatore Stadion, che impo- «neva senza discussione una garanzia di tre milioni per il Lloyd; cosi attra- «verso il piano di un ministro che volea condurre la strada ferrata per la , 3 4 ) proponeva di conferirgli la cittadinanza onoraria, proposta che venne »accolta a voti unanimi dal consiglio della citta. »Io non saprei trovare parole piu corrispondenti per esaltare i meriti «del Tommasini di quelle contenute nel solenne diploma a lui presentato in «quella occasione e cui apposero le loro firme Massimiliano d’Angeli, Fran- »cesco Hermet e Moise Luzzatto. Deploro di non poterlo leggere per esteso, »perche troppo farei a fidanza col vostro benigno compatimento, ma non so »esimermi dal citare un periodo, che ci fa testimonianza eloquente deli’alta »stima, in cui era tenuto dal consiglio liberale di allora, che lo dice »citta- »dino illustre quant’altri mai per lo ingegno vasto e pronto, e per le cogni- »zioni sue profonde e molteplici; botanico insigne, scienziato di grido, di cui »la farna alta vola non che qui ma per 1’ orbe intero ; onesto e zelante mi- »nistro del pubblico e privato bene per lo tempo ben lungo in cui servi questa »patria sua e della quale per ben dieci anni fu podesta e capo, nominato gia »nelfanno 1850 a cittadino di Trieste per li tanti ed insigni suoi meriti, i «quali sempre continuo ad aumentare.* *) •) Atto presidenziale del 7 febbraio 1861. E poco appresso (21 aprile 1861) Stefano de Conti gli scri- veva „che avendo assunto il pošto di podesta, sostenuto da V. S. illustrissima per il corso di quasi undici anni con vantaggio manifesto dei cittadini, mi e oltremodo grato di poter seguire innanzi tutto gl’ impulsi del mio cuore cd i doveri di giustizia, esternandole la mia piu viva riconoscenza per gl indefessi, proficui e distinti ser- vigi prestati da V. S. illustrissima in favore di guesto comune.* 2) Nel resoconto della seduta del 6 giugno 1878 p. 271-272 del consiglio municipale, trovasi pubbli- cata la nobilissima lettera, ond’ egli accompagno il suo munifico dono, nella viva brama „che 1’ olTerta sua venga accolta quale un debole omaggio di affetto e di gratitudine deli’ uomo, il quale avendo per lunga serie di anni prestato alla patria 1’ opera sua in veste publica, desidero anclie nell’ estremo periodo della sua vita di rendersi ulile, e dimostrarsi non indegno figlio della citth, cui pure si riconosce debitore dei mezzi, onde gliene fu concessa la possibiliti". 3 ) Resoconto della seduta del consiglio del 15 luglio 1878 p. 379—380. 4 ) Pubblico qui in nota questo interessante documento. NOI PODESTA E CONSIGLIO DELLA CITTA DI TRIESTE. Tra le cure demandato dallo statuto patrio a noi, che per pubblico voto siamo allo reggimento di guesta carissima patria preposti, si e pur guello di tener conto delle volontarie benemerenze di private persono verso la citth, e di retribuire loro quella somma onorificenza che daila legge e concessa. Il signor commendatore Muzio Cavaliere de Tommasini , i. r. consigliere aulico, cittadino illustre guant’altri mai per lo ingegno vasto e pronto, e per le cognizioni sue profonde e molteplici; botanico insigne, — 132 — «Ma neppur in morte Tommasini dimentico la sua patria diletta. A «lei donava la sua preziosa biblioteca, legandole in pari tempo la cospicua sua «sostanza, affinche andasse a vantaggio di scientifiche istituzioni. E la rappre- «sentanza comunale, grata di questa nuova prova di patrio affetto, decretava «che il giardino pubblico avesse da portare il nome di colui, «nel quale per «primo rivisse il titolo di podesta di Trieste, titolo, in cui sotto 1’ egida delle «leggi, si identifica 1’ autonomia e la liberta del nostro comune*. J ) «Signori! La figura del Tommasini ci sorride serenamente attraverso «un lungo periodo di storia cittadina. Appena escito d’infanzia egli assistette «al rovesciarsi delle antiche e gloriose istituzioni, allorche il patriziato triestino, «soffocato violentemente, mandava gli ultimi rantoli affannosi. Dalle agitazioni «convulse deli’ epoca napoleonica egli vide ripiombata la sua citta natale nella e di altro pio istituto e quindi una schiera di ragazzi del ricreatorio sale- «siano, accompagnati da quei reverendi padri. »Dietro la croce seguiva un numeroso clero ed il celebrante prof. »monsignor Tomasin. «11 carro funebre di prima classe a sei cavalli era tutto coperto di »ghirlande e tenevano dietro altri tre carri carichi di magnifiche corone di -«flori e di fronde, manifestazione eloquente di affetto e di pietoso omaggio «alla memoria deli’ uomo egregio e benefico. «Ma dimostrazione anche piu eloquente fu la lunghissima sfilata di «accompagnamcnto. Subito dopo i congiunti vi era S. Eccellenza il signor «luogotenente conte Goess alla destra del podesta dott. Dompieri. Vi erano »pure S. Eccellenza il presidente del tribunale d’ appello cav. Kindinger, il »presidente del tribunale provinciale consigliere aulico cav. Urbancich, il « direttore di polizia consigliere aulico signor Busich ed altri capi delle au- — 174 — »torita, nonche numerose ragguardevoli persone e rappresentanti di corpora- »zioni, di istituti, di associazioni. In breve un accompagnamento quale si vede »soltanto in onoranza ai cittadini piu cospicui e benemeriti. «Nella chiesa parrochiale di Sant’Antonio Taumaturgo venne cele- «brato un requiem e quindi il corteo si diresse al cimitero con una sfilata di »oltre cinquanta carrozze.» »Einer der besten Manner unserer Stadt, der ehrwiirdige, greise Herr »Friedrich de Seppi, *) Inhaber der Firma Domenico de Seppi, Comthur und »Ritter des St. Gregor-Ordens, weilt nicht mehr unter den Lebenden. Er ist »heute um 12 J / 2 Uhr Nachts nach langerer Krankheit, umgeben von den Sei- «nigen und von seinem langjahrigen geistlichen Berather Monsignor Dr. Petrus »Tomasin, sanft entschlummert. Bis vor einiger Zeit focht den greisen Herrn «die Last des Alters nicht an, noch bis in die jiingste Zeit stand der Fiinf- «undachtzigjahrige mit jugendlicher Frische und Thatkraft seinem, von den »Vatern tibernommenen grossen industriellen Betriebe vor, aber schon im ver- »gangenen Sommer traten Todesahnungen an ihn heran, denen er Monsignor «D.r Tomasin, seinem Gaste in der Villa in Hrastnigg, gegeniiber Ausdruck «gab. Als Herr de Seppi im Jahre 1898 eine marmorne Gedenktafel zur E- »rinnerung an die im Jahre 1782 erfolgte Griindung seiner Fabrik in der via »dei Pallini anbringen liess, nahmen wir freudigen Anlass, mit der Verzeich- «nung dieses Ereignisses — es handelt sich um die alteste fabriksmassige Un- »ternehmung in Triest — auch die Person des Fabriksinhabers, des Doyens »der Triester Grossindustriellen, als ausgezeichneten Geschaftsmann sowie als »Musterbild des rvahren Patrioten und des echten Menschenfreundes gebtihrend »zu wtirdigen, der gleich seiner Gemalin, der hochsinnigen Frau Emma, geb. »Gossleth v. VVerkstatten, jede gemeinniitzge und \vohlthatige Unternehmung »immer in der munificentesten Weise forderte, aber ebenso unermiidlich auch «im Stillen immer Noth und Elend zu lindern bereit war. Die Kunde vom «Tode des greisen Herrn ist hier in allen Kreisen mit aufrichtiger Trauer ver- • nommen worden, denn sein Tod bedeutet einen wahren Verlust filr unsere «Stadt. Gesegnet bleibt sein Andenken! Der von so herbem Schmerze getrof- »fenen Witwe driicken wir unser inniges Beileid aus. — Das Leichenbegangniss «findet iibermorgen um n Uhr Vorm. von Trauerhause, Via della Sanita «N. 17, aus statt.» »Der tiefbetrauerte Comthur Friedrich de Seppi war im Jahre 1815 zu »Fiume geboren, kam aber schon in friiher Jugend nach Triest und fiihlte sich »immer als Triestiner; dabei unterliess er aber nicht, bei verschiedenen An- »lassen auch seiner Geburtsstadt und des Heimatsortes seiner Mutter, Cherso, «in munificentester Weise zu gedenken. Comthur de Seppi war in friiheren »Jahren Mitglied der Handels- und Getverbekammer und Venvaltungsrath ver- Triester Zeitung f lunedi 15, martedi 16 e mercoledl 17 gennaio 1900. — 175 — «schiedener hervorragender industrieller Unternehmungen und Finanzinstitute. «Ein besonders inniges Verhaltnis verband ihn mit der seit einem halben Jahr- • hundcrte bestehenden Associazione di mutuo soccorso per ammalati in Trieste, «die ihn in Ansehung seiner Verdienste zum lebenslanglichen Ehrenprasidenten «ernannte. «Das Testament des Comthurs Friedrich de Seppi spiegelt jenen Geist «edler Nachstenliebe wieder, der alle seine ITandlungen im Leben beseelt hatte. «Wir geben hier die die Oeffentlichkeit interessirenden wichtigsten Bestimmun- •«gen des letzten Willens des Verblichenen wieder. «Es erhalten: «je 2000 K die Stadtpfarrkirchen und das Triester Capuciner-Convent «zur Vertheilung unter arme Familien, in Theilbetragen von nicht weniger als «je 20 K.; «je iooo K die Pfarrkirchen im Territorium zu demselben Zwecke und «mit der gleichen Bestimmung; «20.000 K der hochw. Diocesanbischof zur Vervvendung nach eigenem «Ermessen; «20.000 K das Armenhaus ; « iooo K das Madchenvvaisenhaus zu St. Josepli; «10.000 K das Madchenasyl „Albertinum„ ; «2000 K die k. k. Seebehorde als Grundstock eines Fonds, mit wel- «chem das allseits gevviinschte Schulschiff angeschafft werden soli, um verlas- «sene Jungen zu tilchtigen Matrosen heranzuziehen; «1000 K die Seebehorde; die Zinsen sollen alljahrlich zur Pramiirung « eines Fischers aus dem Triester Territorium, der sich in der Ausiibung seines »Berufes hervorgethan haben wird, verwendet vverden; «20.000 K die Gemeinde Triest. Mit diesem Capital wird di Fonda- *zione de Seppi per premi alla moralild geschaffen, deren Ertragnisse der • Podesta von Triest alljahrlich nacli seiner Wahl zwei lriester Madchen, die «Ehe eingehen wollen, als Fleiratsgabe verabfolgen soli. «40.000 K sollen in pupillarsichern Papieren angelegt vverden. Die Er- »tragnisse der unter dem Namen Fondazione de Seppi per premi al lavoro «zu creirenden Stiftung mit diesem Capital vverden alljahrlich am Todestage des «Stifters als Pramie einem Triester, dem Gevverbestande angehorenden Arbei- «ter von anerkannter Ttlchtigkeit und Rechtschaffenheit ausgezahlt vverden, auf «cadesse vittima del ferro omicida vibratogli dal suo famiglio, certo Arcangeli, Givornese. L’ atroce misfatto era stato casualmente perpetrato a Trieste ed «al Rossetti premeva che tutto il mondo e specialmente i connazionali del «Winckelmann sapessero, che i Triestini non ebbero ne diretta ne indiretta «parte in tale assassinio. A tale effetto egli estese succinto racconto del fatto cin lingua tedesca, lo fece stampare a proprie spese e cerco di diffonderlo «nei paesi alemanni. «E qui il nome di Winckelmann mi conduce a parlare delle opere di «pubblica utilita o di pubjplico decoro fondate dal Rossetti, ed incomincio ap- *) Zur Mnemosyne de s Herrn Ioseph Kreil. Nuchsrhri/t rineš Triestiners. Trieste 1818. Kredi Coletti. pagina 9. 2 ) Ivi pagina 8. 15 226 - »punto dal monumento a Winckelmann, ideato da lui fino dali’anno 1822 e con- «dotto a termine appena ncll’ anno 1833. «Le difficolta di ogni genere incontrate dal Rossetti per dare esecu- «zione a questo lavoro, avrebbero stancato ogni altro che non fosse stato come « lui irremovibile nei suoi propositi. «Nel 1825 egli scriveva a persona amica : <-debbo pensare ad altro tcollocamento del monumento ; e giacche ne la chiesa di S. Giusto pub acco- «glierlo, ne posso per esso fabbricare apposito ftempietto*, mi accontentero di «altro collocamento qualunque, e nell’anno successivo scriveva allo stesso »amico : il magistrato ed il governo non solo non vogliono contribuire nulla «.per le spese del monumento Winckelmann, ma non vogliono nemmeno permei- « termi, che io a mie spese lo collochi nell’antico cimitero e negano perjino di «darmi la vendita di quest' ultimo a quelle condizioni che vorranno ». «Stanco di tanti inceppamenti il pover’ uomo esclamava esacerbato «pochi mesi appresso : * Tutta l’Europa dira,: che se un Toscano tolse a Win- « ckelmann la vita , si vuole a me rapire perfino l’ onore di dargli un sepolcro* . «In fine tutte le difficoltk derivanti dalla scarsezza delle contribuzioni, «dagli ostacoli frapposti da autorita governative, civiche ed ecclesiastiche fu- «rono vinte, ed il monumento Winckelmann scolpito dal Bosa e in gran parte pa- «gato col denaro del Rossetti veniva solennemente inaugurato nel maržo 1833. J ) «E opera ideata e promossa dal Rossetti pure il museo lapidario, che «fu aperto nel vecchio cimitero di S. Giusto, un anno dopo la sua morte. «L’ idea del monumento Winckelmann e quella della erezione del museo lapi- «dario triestino nacquero gemelle nella mente del Rossetti, e 1 ’una e 1 ’altra «di queste due opere sorsero nel medesimo sito. «E opera del Rossetti questa nostra societa del Gabinetto di Minerva, «da lui fondata nell’ anno 1810, quindi durante la terza invasione francese e «probabilmente traendo profitto delle vedute piu liberali di quel reggimento «fatto di associazioni. Nel compilare il relativo statuto egli seppe difatti esclu- «dere destramente 1 ’ingerenza della censura dal Gabinetto e tale esclusione ri- «mase conservata anche dal governo subentrato. «E opera del Rossetti, come ho detto, il passeggio deli’ Acquedotto. «E opera sua quella meravigliosa collezione di manoscritti, codici, edi- »zioni, illustrazioni, traduzioni, dipinti, disegni, schizzi ed altro che s’ appella: « Collezione Petrarchesco-Piccolominea » e a comporre la quale egli, dalla sua «adolescenza fino a quasi gli ultimi anni di vita, spendeva ogni possibile cura. «Scriveva a biografi, a letterati, scriveva in Italia, scriveva in Francia «ed era beato quando gli veniva fatto di ottenere una qualche edizione del »Petrarca ch’egli non possedesse. Neli’anno 1834 egli pubblicava il primo ca- i) Fu veduto e lodato da Antonio Canova nello studio dello scultore Bosa in Venezia. Bosa gliene presento il disegno e lo prego di correggerlo. „ Canova con amorevolezza ed ingenuita, gli indicb alcune inodifica- zioni e lodo nel testo l' idea, il sentimente e la principiata esecuzione deli' opera. 11 nostro monumento pub fino dal suo nascere gloriarsi di aver avuto la sanzione di Canova. Bosa n ’ e consolato ed entusiasmato ed io non lo sono meno di lui*. Cosi il Rossetti in sua Iettera di data, Valdagno 22 luglio 1829. — 227 — «talogo di questa raccolta «gid posseduta e che si va continuando dal Dr. i-Domenico Rossetti. «La collezione Petrarchesco-Piccolominea legata in morte del Rossetti «al nostro comune coli’ obbligo di continuarla, vuolsi essere piu perfetta di «quella celebre del Marsand; ma cio non ostante vediamo i moderni editori «del Petrarca citare continuamente la raccolta del Marsand, nel mentre ben «poche volte ci vien fatto di trovar registrata quella del Rossetti * 2 ). Di fonda- «zione Rossetti si e 1’ Archeografo Triestino , raccolta questa di opuscoli e no- «tizie per la storia di Trieste e deli’ Istria, edita per cura della societa di Mi- «nerva. II primo volume fn pubblicato nell’anno 1829, .il secondo nel 1830, «il terzo nel 1831 ed il quarto ed ultimo nel 1837. Alla morte del Rossetti «erano gia in pronto i materiali pel quinto volume ed era pure fatto con- «tratto col tipografo Stella di Milano per la relativa edizione, ma il quinto vo- «lume pero mai si vide comparire. «E finalmente di fondazione Rossetti «L J islituto dei premi municipalD , »da lui ordinato col suo testamento, in data 14 giugno 1838, coli’espresso, di- «vieto d’ intitolarlo col suo nome. «Si legge difatti nell’art. 17.0 del codicillo 2 giugno 1839: questa ^fondazione di premi portera perpetuamente il nome di istituto di premi vui- unipali di Trieste e voglio assolutamente che non vi apparisca mai e d in *nessuna maniera il mio nome; perciocche il capitale che vi ho destinato non , or a mol o di S. Teresa. «Dopo le cose fin qui dette, non avrei bisogno di aggiungere parola «per dimostrarvi ulteriormente quanto generoso e benefico fosse il Rossetti, «quando si trattava in ispecialita di volgere il beneficio a profitto di questa «sua diletta terra natale. In una delle ultime sue lettere e precisamente in «data 5 luglio 1842 facendo noto a un amico, come egli avesse ordinato per »la stampa il suo lavoro sull’ idrografia triestina, soggiungeva quanto segue: *.provero metterlo in commercio, ma per bene che vada, non ispero rimborsarmi « nemmeno per meta. Pazienzal ho sacrificato denaro col passeggio dell’Acque- i-dotto; ne ho speso pel monumento a Winckelmann; ne ho speso per due me- «daglie, or a ne spendo per una terza J ) e ne spendero pel Reca ancora. «Se 1’ amore del Rossetti per Trieste confinava alla mania, la sua «laboriosita lambiva i limiti deli’impossibile; dappoiche in onta alle tante e «si svariate e si pressanti occupazioni, egli trovava tempo per coltivare una «estesissima corrispondenza. Scriveva egli lettere per ogni dove in lingua fa- »cile e piana, trattava le piu svariate e le piu serie quistioni in via di car- «teggio, con una franchezza di linguaggio, con una limpidezza di idee, con »una effusione di sentimenti, da farci grandemente desiderare che qualcuno «raccolga il suo epistolario, la cui pubblicazione riescirebbe senz’ altro la piu »bella illustrazione della storia di Trieste nella priina meta di questo secolo. »Uomo di fermi principi, il Rossetti non sapeva piegarsi ali’ altrui »volonta, per quanto essa fosse potente, allorche non ne era persuaso. Alcurii «suoi coetanei, usi ad inchinarsi sempre agli altrui voleri, lo dicevano ostinato, «ed egli rispondeva loro sarcasticamente pochi mesi prima di morire: Col- ‘) Alludeva a quella che doveva essere coniata in memoria deli’ inaugurazioue del civico nosocomio, dessa peru fu cseguita piu tardi e per cura deli’ egregio Dr. Lorenzutti. — 231 — «/' entrare nel mio 62 0 anno, voplio incominciare io pure ad andare a scuola < deli’ indifferentismo, e ad imparare come si faccia a trovar tutto ben fatto, «bello ed anzi sublime, ma non so ancora se vi riesciro. «Dopo la cosidetta ristaurazione degli ordini europei, la sacra allcanza «aveva provveduto per bene, affinche i popoli non avessero a rialzare si presto «la testa e nelle nostre contrade in ispecie regnava il piu assoluto sistema di «governo monarchico. Le manifestazioni deli’ ingegno venivano espresse a tutto «studio da una censura pedante e meticolosa, e che diffidava delle piu rette «intenzioni. II Rossetti, come ho gia detto, era prešo di mira dalla censura «ed aveva fatte in proposito si tristi esperienze da renderlo peritoso, allor- «quando intendeva di dare alle stampe il primo volume del suo archeografo "Triestino. In data, Valdagno 21 luglio 1829 egli scriveva al chiarissimo suo «amico Pietro Nobile: Dio sa poi se quest' opera ( 1 ’archeografo) avrd la «foriuna di sostenersi, o se non verra, la malora a perseguitarla, siccome tocca "pur troppo a tutte le cose mie. Ne vi sarebbe di che stupire, dacche il nostro «libretto dei 10 febbraio non ebbe il permesso della stampa, sebbene non si «fosse che zucchero ed incenso per i morti, per i vivi e perfino per i nasciluri. ’) «Stando cosi le cose, e mancando ai popoli ogni mezzo legittimo di «far conoscere e di far valere i loro diritti, altro non restava a un buon pa- «triotta, che pure voleva a ogni costo veder progredire il suo paese, che di «propriziarsi reggitori, per ottenere dai medesimi in via di grazia tutto cio «che assolutamente credeva indispensabile di conseguire. c E il Rossetti, benche a malincuore, non si ristava di adopcrarsi col «mezzo di potenti amici che egli aveva nella residenza deli’ impero, per dare «effetto ai suoi divisamenti, per ottenere a lei tutto quel po’ di bene che cre- «deva poterle procurare. Il conte Saurau gi& governatore di Trieste, il barone «Czernyn, lo Steinbiichel e sopratutto il chiarissimo suo concittadino Pietro «Nobile lo aiutavano in questi nobilissimi e generosi suoi conati. «Ligio al vigente ordine di cose, rispettoso verso le autoritž, fedele «cittadino, egli dispregiava pero le arti della simulazione e del basso servi- «lismo, e nell’ esporre le sue vedute anche rimpetto ad eccelse carichc, usava «un linguaggio franco, schietto e senza riguardi. Io non ne insacco mai una , «cosi egli scriveva nel febbraio 1822, me ne sfogo subito colla voce e colla « penna, secondo le occasioni e d i dettami della prudenza ; e cosi ho la sod- "disfazione, che o prima o poi si conosce il torto altrui e la mia ragione. « Questa, egli e vero, e la mia via sulla quale non si formam) grandi ami- ) Glezer. O. c. pag. 26 seg. 257 — fonore con medaglia, e nell’ anno seguente gli fu dato il pošto di medico ai dazzaretti, nel quale tuttora si attrova. Esso appartiene ali’ ateneo di Venezia «qual socio dali’ anno 1810 ed ali’ accademia agraria di Udine dal 1821. In ogni «circostanza diede dei saggi del suo ingegno sulla poesia ed epigrafia. Pubblico «varie opere tradotte dal tedesco, dal latino e sue proprie originali, avendone «pure d’inedite, delle quali passeremo a farne parola. Opere pubblicate. (Traduzioni). « 1 . — 1782. Annotazioni sopra le epizoozie del prof. Gio. Amadeo «Wolstein, traduzione dal tedesco, stampata in Vienna per Gius. nob. de Kutz- ) Tricste pei tipi di Gian Domenico Pagani. 1848, pagine 13 in 4°. — 260 Per Le Auspicatissime Nozze Del Cavaliere Iacopo Prandi Nobile De Ulmhort Commendatore Dell’ Ordine Di San Gregorio Magno Canieriere Segreto Di Cappa E Spada Di Sua Santitd IL SOMMO PONTEFICE Membro Onorario Della Insigne Accademia Di Santa Cedita Ecc. Ecc. Ecc. Colla Contessa Argia Degli Alberti Da Rovereto Questo Documento Della Magnificenza De’ Nostri Maggiori II Cugino D. L. In Segno Di Viva Esultanza E D' Affetto Leale Nel Fausto Di 16 Maržo 184.8 Lieto Offeriva «Non potendo le merci sospette d’ infezione subire con tutta sicu- ♦rezza il prescritto espurgo nel lazzaretto di S. Carlo, detto poi il vecchio, ♦ fatto costruire in Grumula nel 1720 per cura ed ordine deli’imperatore ♦Carlo VI, ne capendovi piu i molti navigli affluenti nella rada di Trieste, ♦anche dal Levante; se ne eresse, per sovrano volere della imperatrice Maria «Teresa, un secondo alla spiaggia di Gretta precisamente dove esisteva gii «un’ antica chiesa di S. Pietro, dietro i piani di Fremaut e Baldasseroni di «Livorno. L’ opera ebbe a costare ali’ erario dello stato 300.000 fiorini e com- ♦ pievasi la sera del 26 luglio 1769 allo sparo di dodici cannoni collocati sulla «batteria del lazzaretto medesimo ed al suono di trombe e timpani. Nella ♦ mattina susseguente recatasi per mare al detto novello stabilimento sua ♦ eccellenza il maresciallo commendatore deli’ordine di Santo Stefano, ciam- ♦ bellano e consigliere intimo di S. M. apostolica, conte Enrico d’Auersperg, ♦ presidente della intendenza commerciale, capitano civile e comandante mili- ♦ tare di Trieste, Fiume, Segna ecc. in unione ai consiglieri deli’i. r. inten- ♦ denza, gliene fu fatta con breve discorso regolare consegna dal signor Vin- ♦cenzo de Struppi, regio ispettore edile, cui la E. S. analogamente rispose. ♦ Nel giorno 30 luglio, a cagione del maltempo, non vi fu che alla ♦ sera una commedia deli’ avvocato Goldoni, dopo la quale, nel medesimo «teatro si diede festa da ballo alla nobiltk forestiera in gran numero concorsa, «onde godere delle festivitk della circostanza. ♦ Alle quattr’ore di mattina del 31 luglio radunaronsi nella cattedrale ♦ di S. Giusto i parrochi della diocesi, il clero secolare e regolare di tutta la «citta e monsignor Aldrago de Piccardi, triestino, consigliere imperiale, vescovo »di Pedena, poi di Segna e Modrussa, e col capitolo e tutte le confraternite «si avviarono processionalmente verso il novello stabilimento portandovi la »reliquia di S. Sebastiano. I due giudici e provvisori della citta seguivano la «processione, che fu ricevuta al lazzaretto allo sparo di dodici cannoni, cui «rispose con altrettanti tiri la batteria della darsena, detta il Mandracchio. 11 «conte Antonio de Herberstein, vescovo di Trieste, consacro la cappella dello »stabilimento dedicata a Santa Teresa, la cui statua sorge sull’ altare in mezzo «a quelle de’ SS. Rocco e Sebastiano, ed impose al lazzaretto medesimo il «nome di Maria Teresa, in memoria della sovrana sua augusta fondatrice. «Durante il pontificale della s. messa i due prelati arcidiaconi Francesco Sa- ♦ verio barone de Taufrer, abbate de’ cistercesi di Sittich e Leopoldo de »Buset, abbate del cenobio di Landstrass, benedirono ai caseggiati. Dopo la »messa monsignore diocesano imparti la santa benedizione eziandio al cimitero »del luogo. Nello stesso giorno S. E. il signor conte presidente convittava la »nobilta a banchetto di quaranta coperti, e la sera vi fu di nuovo commcdia, «e indi un analogo e brillante spettacolo pirotecnico a spese de’ negozianti greci. «La mattina del primo agosto i consiglieri della suprcma intendcnza, »il magistrata civico, 1’ ufficialita, i consoli delle potenze estere ed i cava- «lieri recaronsi in gran gala al palazzo del presidente, onde accompagnarlo »per mare al nuovo lazzaretto. L’ ordine fu il seguente. La regia galeotta, la »Vigilanza portante la banda musicale. «La lancia del capitanato del porto ornata di seta bianca e frangie »color rosa. «Una lancia con padiglione giallo e nero in cui eranvi il signor »Giuseppe de Bonomo cancelliere del magistrata di sanita, li segretari della »intendenza commerciale ed il priore del nuovo lazzaretto, dottor Francesco «Antonio Guadagnini, patrizio di Trieste, »La lancia del magistrato della citta con tendaletto rosso e azzurro »ornata d' argento, i cui remiganti erano vestiti cogli stessi colori, con in testa »beretti gallonati e fregiati collo stemma civico. Portava questa il magistrato, »i due vicari, civile e criminale, e il vice-segretario Gian-Paolo de Baiardi. «La lancia della suprema intendenza con padiglione di damasco fio- »rato in chermisino, ornata con galloni d’ oro ed avente i remiganti vestiti »pure in modo uniforme. Eranvi imbarcati il signor conte presidente con sei »consiglieri ed il barone Giulio de Fin, giudice e rettore della citta giubilato. «La lancia dei deputati degli stati del Carnio, addobbata con raso »rosso, galloni d’ oro ed i remiganti vestiti analogamente. »Una lancia con remiganti elegantemente vestiti, coperta da padi- »glione bianco e giallo guarnito d’ argento con piume bianche, nere e gialle, »di proprieta di S. E. la signora contessa Giuseppina d’Auersperg, nata con- «tessa di Rothal, con eritro dame e gentiluomini. »Altra lancia pure di proprieta di S. E., coperta con damasco cher- «misino fiorato, in cui eranvi altre dame, nobil’ uomini e le mogli dei consi- «glieri deli’ intendenza. — 262 — »La lancia del console di Danimarca e d’ Olanda Gian-Giorgio Dum- «reicher con drappo di seta rosso e verde. »La lancia del console di S. M. il re delle due Sicilie don Giambat- «tista Orlandi, ornata in bianco chermisino. »La lancia del console pontificio Giuseppe Bottoni con drappo di «seta azzurro e giallo. »La lancia del console della serenissima repubblica di Venezia nobil- «uomo Marco Monti, fregiata di gusto particolare con tendaletto azzurro, »arancio e chermisino, addobbata d’ argento ed i remiganti elegantemente «vestiti. «La lancia del direttore e negozianti di Borsa, con tenda rossa guar- »nita in argento. «I,a lancia del signor Carlo de Morelli, deputato deli’ ordine dei «nobili provinciali degli stati delle unite contee di Gorizia e Gradišča, ornata «in bianco e verde. «Finalmente un grande seguito di altre barche. »Escita dalla darsena la feluca la Vigilanza e giunta al largo della »rada, scarico li suoi quattro pezzi d’artiglieria, cui risposero il rnolo grande »del lazzaretto vecchio, la batteria della citta ed il castello con dodici tiri »di cannone per ciaschedun luogo, mentre i navigli mercantili esteri ancorati »nella rada facevano spalliera al convoglio, sparando cannonate durante tutto »il passaggio e gridando ripetuti urah. Ali’ingresso di questa nel porto del »lazzaretto per la bocca grande, i cannoni dello stesso lazzaretto fecero dodici »tiri. Lo sbarco segui al piccolo molo. Tutti recaronsi processionalmente al- «1’ oratorio eretto presso la cappella di Santa Teresa, tappezzato di festoni »bianchi e rossi, e coperto con vele da navi. Sul piazzale dello stabilimento »eranvi schierate in bella tenuta cinque compagnie di truppa dei reggimenti «conte della Puebla e barone de Butler, comandate dal tenente colonnello »Luigi de Idarmaut. Al lato destro della cappella erano i sedili pei mitrati, »avendo il vescovo di Trieste ceduto il proprio pošto a quello di Pedena, »dirimpeto i due prelati arcidiaconi, e dietro ad essi 1’orchestra. In mezzo, «avanti 1’altare, era il pošto per S. E. il signor conte presidente, e dietro a »lui dali’ una e 1’ altra parte stavano disposte le panche dei consiglieri, pel »magistrato civico, per 1’ ufficialita, nonche per la nobilta intervenutavi. Disim- »pegnavano 1’incarico di cerimonieri il capitano del circolo, barone Pietro »Antonio Pittoni ed il signor Antonio Wassermann. »Sua altezza reverendissima monsignor Giuseppe Francesco dei conti «di Auersperg, principe vescovo di Lavant, vestito in magnifico ornato, pon- »tifico la messa solenne, assistito dai canonici de Lazzarini e deli’ Argento, «avendo per astanti li quattro canonici Conti e Baiardi ad latus, Bevilacqua e »Gallina come leviti. Sceltissima fu la mušica, nella quale canto il celebre «mušico Casati, e durante la messa il militare schierato sul piazzale fece le »solite salve, cui le batterie d’ ambidue i lazzaretti, della citta e del forte ri- »sposero colle loro artiglierie. 263 — «Terminata la messa, 1 ' abate dott. Don Michele de Grandis, veneto, «sali sopra una tribuna e vi recito analoga allocuzione che in seguito fu resa «pubblica colle stampe. Quando tacque 1 ’ oratore S. A. rev. il principe ve- «scovo pontificante intuono 1’ inno ambrosiano allo sparo d’una nuova salva «di moschetteria ed al rimbombo de’ cannoni di tutte le accennate quattro «batterie. «Terminata la funzione sacra si pubblicarono dal vice-cancelliere di «sanita Giuseppe Sticotti le nuove discipline pel lazzaretto S. Teresa e poscia Medaglia coniala da A. Wideman nell’anno 1769 per 1’apertura del lazzaretto nuovo. In oro, argento e rame. Diametro, 40 millim. L’ istessa, in modulo mi nore, coniata da A. Wideman. In oro ed argento. Diametro, 25 millim. «si diede lettura delle istruzioni d’ufficio pel novello priore di esso lazzaretto, «in conformitk di esso regolamento del 1755, il quale priore presto solenne «giuramento nelle mani di S. E il sig. conte presidente, che consegnandogli «le chiavi del nuovo stabilimento, in segno d' installazionc e di possesso del »proprio ufficio, gli disse parole gravi ed adatte ali’ importanza del suo im. «piego, alle quali egli rispose ringraziando e promettendo di disimpegnare le »proprie mansioni con 'Volonterosita, zelo e rettitudine. Dopo di cio S. E. il «sig. conte presidente e 1’ intera comitiva fecero ritorno per la via di mare, «nelle gik deseritte lancie e collo stesso ordine, allo sparo de’ cannoni di tutte «le batterie e delle navi mercantili della rada. Restituitasi S. E. al palazzo di 264 — »sua abitazione, accompagnata dai consiglieri, dali'officialita e dalla nobilth, »gettossi al popolo una quantitži di piccole medaglie d’ argento, espressamente «fatte coniare per la circostanza, nel mentre ch’ esso sig. presidente ne pre¬ tentava in dono di quelle di modulu maggiore in oro ed argento ai vescovi, »prelati, consiglieri, magistrati, ufficiali, consoli, gentiluomini ecc. Detta me- »daglia che diamo disegnata sul frontespizio della presente edizione, (la prima »del medagliere triestino) pesa di modulo grande in oro dieci zecchini ed in »argento sei dramme. II modulo rninore e della grandezza di mezza lira au- »striaca. Sonvi da un lato i busti di Maria Teresa colla testa coperta dal velo, »e di Giuseppe II avente il toson d’oro sul petto ed il capo laureato, con » 1 ’iscrizione Josephus II M. Theresia Avgg. e di sotto il nome delbincisore Questo costruttore navale alzava l’anno 1813 nel suo cantiere, oggidi interrato ed occupato dalla chiesa protestante, una cappella in onore della B. V. Duro poco tempo. Della famiglia Panfilli non abbiamo rinvenuto che queste sole epigrafi nel cimitero di S. Anna: AD ELISABETTA CIVRANI PANFILLI NATA Al 13 AGOSTO 1773 MORTA Al 19 DICEMBRE 1832 MADRE PROVVIDA AMOROSISSIMA ANTONIO L’UNICO FIGLIO SUO DOLENTE MEMORE E RICONOSCENTE GUIDO PANFILLI DI MESI 12 MORTO Al 14 MAGGIO 1855 " MARIO PANFILLI I)’ ANNI 3 E MESI 11 MORTO Al 22 AGOSTO 1880 i) O. c. Vol. 5. pag. 44 sog. - 318 - Cessata 1 ’ attivita del cantiere nel 1851, Antonio Panfilli cedeva al nostro comune addi 23 ottobre 1852 lo scalo dello stesso, onde aprire e con- tinuare la via della Posta vecchia sino al piazzale della Stazione e prolungare sino a questa le vie Geppa e della Pesa. £ Nel 1871 la comunita evangelica di confessione augustana alzava poi una propria chiesa sulla piazza dei Carradori o del Ginnasio in istile gotico, tutta in pietra d’ Istria. Di questo tempio nota il giornale il Cittadino 1 ), «che fu innalzato nel «piu puro stile gotico, semplice e severo, quale si addice ad un luogo con- «sacrato alla preče ed al raccoglimento. «11 progetto architettato dal consigliere edile Zimmermann, fu fornito «alla comunita dalla ditta Pollack-Reisewitz e Comp. di Breslavia, in nome »della quale diresse il lavoro il signor Giovanni Brisco, coadiuvato dal signor «Carlo Battistig, qual rappresentante degli impressari delle opere di muratore, «signori Giovanni Berlam e Giovanni Scalmanin. La chiesa principiata il 3 «maggio 1871 fu costruita sopra una robusta rosta; il campanile sopra una «palizzata consistente di 267 pali. «La pietra di rivestimento e le colonne interne furono fornite dai si- «gnori Cloetta e Schvvarz dalle cave di Repentabor, la pietra di decorazione «dalle cave di Santa Croce. «1 lavori in legno intagliato deli’ altare, pulpito ed organo furono for- «niti da diverse ditte della Gennania; il lavoro di falegname dal signor Pietro «Florit di Trieste. La chiesa ha una lunghezza di clafter 17 (32 metri) lar- »ghezza 12 (22 metri); il campanile e alto clafter 26 e mezzo (49 metri). I »vetri delle finestre colorati a fuoco, vennero forniti dalle fabbriche di Monaco; «il balcone di mezzo e regalo del signor Rittmeyer e costo circa 1800 fior. «Le campane vennero fuse col bronzo dei cannoni francesi, preši a «Sedan, battezzati uno Galante e Paix 1 ’altro, regalati alla comunita dalfim- «peratore Guglielmo ; esse portano 1’ iscrizione in tedesco : « dal materiale fran- 9 — rico Bauer, assistito dai parrochi Enrico Medicus ed Erardo Dott. Buschbeck. Diamo le epigrafi conservate nella sacrestia: IOSEPHO II. PP • CHRISTIANIS ■ AMICO TEMPLVM • HOC • AETERNVM CLEM • AVG ’ MONIM • DEBENT A • C • CHRISTIANI ■ TERG A • M • DCČ • LXXX VI Stava un tempo sopra 1’ altare maggiore della chiesa del Rosario. P0MPE10 • COM ■ DE • BRIG1D0 TERG • SVMMO • PRAEFECTO SAPIENTI ■ IVSTO • PROPITIO IN ■ TEMPLO BENEFICIO • SVO • RESTAVRATO P1ET - V • S • A • C • ADI) - TERG M ' DCC ' LXXXVI Stava un tempo nel presbitero della chiesa del Rosario, sulla parete a destra. 3 - CAROLO • COM ■ DE • ZINZENDORF TERG • OLIM • SVMMO • PRAEF COETVS • SVI • FAVTORI • PRIMO AC • BENEFICENT • OB • INNVM • MERITA ■ V • M • S • GRAT1 ■ A • C • CHRISTIANI • TERG M • DCČ • LXXXVl Stava nel presbitero della chiesa del Rosario, sulla parete sinistra. — 320 — 4 - WAS ER DEN BRUDERN THAT DAS WAHRET FORT IM TODE JOHANN HEINRICH DUMMREICHER dAnischer consul zu triest FIUME ETC MITEIGENTHUMER DES HANDELSHAUSES WOLFGANG FRIEDRICH OESTERREICHER UND ERSTER VORSTEHER DER GEMEINDE AUG • CONF • ZU TRIEST GEBOREN IN KEMPTEN DEN 12 • JUNY 1732 GESTORBEN DEN 19 HORNUNG 1805 IHM DIES DENKMAL 59 jAHRIGEN VEREINS IN LIEBE UND FR 1 EDE VON SE 1 NEM VETTER UND HANDELSGENOSSEN VVOLFGANG FRIEDRICH RENNER VON OESTERREICHER MIT GATTIN UND KINDERN WIR WERDEN IHN WIEDERSEHEN UNSER HERZ WIRD SICH FREUEN Stava nella navata della chiesa del Rosario dalla parte destra; ora si trova nella moderna chiesa evangelica la sola lapide; il monumento fu di- strutto. La tomba di Giovanni Enrico Dummreicher si trova ancora oggidi nell’ antico cimitero protestante in via del Monte ed ha 1 ’ epigrafe: HIER RUHET JOHANN HEINRICH DUMMREICHER GEBOREN DEN 12 ■ JUNI 1732 GESTORBEN DEN 19 • FEBRUAR 1805 DIE IHM ANVERWANDTE FAMILIE RENNER VON OESTERREICHER IN DEREN M 1 TTE ER 30 JAIIRE VERLEBTE WIDMET IHM DANKBAR DIESES DENKMAL Volfango Federico Renner d’Oesterreicher, negoziante, nato a Kempten addi 12 giugno 1738, che innalzava il monumento suddetto, moriva nelPeta di settantasette anni addi 28 luglio 1815 e fu sepolto nel primitivo cimitero protestante coli’ epigrafe: — 321 II1ER RUHET WOLFGANG FRIEDRICH RENNER VON OESTERREICHER GEBOREN ZU KEMPTEN 12 • JUNI 1738 GESTORBEN 28 ■ JULI 1815 UNANSLOSCHLICH LEBT IN DEN I-IERZEN SE1NER GATTIN UND KINDER DAS DANKBARE ANDENKEN AN SEINE ASCIIE La moglie di Volfango Federico Renner d’Oesterreicher, Giuliana Beata Raubbach, nata a Schmiedeberg addi 12 ottobre 1752 e defunta addi 20 settembre 1832 nell’ eta di ottanta anni e pure sepolta in questo cimitero coli’ epigrafe: HIER RUHET JULIANA BEATA RAUBBACH VERW1TTWETE RENNER VON OESTERREICHER GEBOREN ZU SCHMIEDEBERG DEN 12 OCTOBER 1752 GESTORBEN DEN 20 SEPTEMBER 1832 IPIRE DANKBAREN KINDER SEGNEN LEBENSLANG D1E UNVERGESSLICI-IE MUTTER FUR IHRE LIEBE UND TREUE 5- GEORG ■ HEINR ■ TRAPP DOMO • SPIRA NAT ■ XVI • KAL • AUG MDCCLI OB • VIII • ID • AUG MDCCCXXII Stava, nella navata della chiesa del Rosario, dal lato sinistro. 21 — 322 Ma veramente sulla lapide non erano che le due prime righe, il resto si trovava scolpito sopra un vasci. Purtroppo il monumento del Dummreicher fu vandalicamente distrutlo; quello del Trapp che fu eretto nel giugno 1823 dalla sua vedova Regina e ora — peraltro in pessimo stato — nell’ atrio deli' antico cimitero protestante in via del Monte, sebbene ambidue sieno stati lavorati dal celebre scultore veneto Antonio Bosa, membro deli’ accademia delle belle arti di Venezia. Del primo nota il conte Girolamo Agapito : x ) «fu essd lavorato dietro 1 ’ idea del dottis- «simo signor Pietro Nobile, attualmente consigliere del dicastero aulico delle «pubbliche fabbriclie di tutto lo stato e direttore deli’ accademia delle belle «arti in Vienna nel ramo di architettura .... Sopra lo zoccolo che sostiene «la lapide alla parete e posata 1’ urna cineraria. Mirasi a destra una giovane «donna di simpatica fisonomia, in grandezza naturale, rappresentante 1' amicizia «con 1’ espressione d’ intimo cordoglio nel sembiante ed in attitudine di afifet- «tuosa desolazione, la quale appoggiata la fronte alla destra ravvolta nel suo «linteo, inchina il capo verso 1’ urna che mostra con la sinistra, scoprendo il «petto, fra cui pende dal collo 1’ornamento d’ un cuore in segno di sincerita. «Dal lato opposto un alato genio funebre tien nella destra una face rivolta «alla terra e con la sinistra copre 1 ’urna con un serto. Dietro 1 ’urna giace »il caduceo di Mercurio. Appie deli’amicizia, sulPultimo gradino del cenotafio, «e pošto lo stemma della sua famiglia. Giorgio Enrico Trapp nato a Spira nella Baviera addi 12 giugno 1731, negoziante, moriva addi 6 agosto 1821 nell’eta di novanta anni e fu sepolto nel primo cimitero protestante in via del Monte coli’ epigrafe: DER TRENNUNG SCI-IMERZ IST BURGSCHAFT FUR DES VVIEDERSEHENS WONNE IIIER RUHT GEORG HEINRICH TRAPP DER GEMEINDE BEGRUNDER UND ERSTER VORSTEHER GEVVESENER BORSEKAUFMANN GEBOREN ZU SPEYER DEN 12 JUNY 1731 VERLEBTE ER IN 43JAPIRIGER EPIE DER L 1 EBE UND DES FRIEDENS 45 JAHRE ZU TR 1 EST UND STARB DEN 6 AUGUST 1821 DIE ACHTUNG SEINER MITBURGER SE 1 NER FREUNDE KLAGEN DER DANK SEINER GLAU- BENSGENOSSEN DIE SEGNUNGEN DER ARMEN UND SEINER GATTIN THRAENEN SIND DIE WEIHE SEINES GRABES EHRE SEINEM GEDACHTNISSE i) Compiuta e distesa descrizione di Hruste, pag. 158 c scg. — 323 — La sua consorte Regina, nata a Spira addi 7 settembre 1755, moriva addi 16 maggio 1836 nell’eta di ottantun’anno e fu sepolta nello stesso cimitero coli’ epigrafe : D 1 E DER TOD AUF ERDEN GESCHIEDEN MAT SIND IM H 1 MMEL NUN VERE 1 NIGT AUF EWIG AN DES GEL 1 EBTEN GATTEN SEITE RUHET HIER FRAU REGINA FRIEDEL VERWITTWETE TRAPP GEBOREN ZU SPEYER DEN 7 SEPTEMBER 1755 GESTORBEN DEN 16 MAY 1836 DURCM FROMMIGKEIT UND TUGEND EHRWURDIG EINE GROSSMUTH 1 GE W 0 MLTMATERIN DER GEMEINDE UND II 1 RER JUGEND EINE ŠTETE STUT- ZE DER DURFTIGEN UND UNERMUDET IN LIEBEVOL- LER SORGFALT EUR II 1 RE ANVERWANDTEN NIMMT SIE NACH IHREM 58JAHRIGEN AUFENTIIALTE IN DIESER STADT DIE INNIGE VEREHRUNG ADLER D 1 E SIE KANNTEN MIT SICII IN DAS LAND DES EWIGEN SOHNES IIIR ANDENKEN BLEIBT IN SEGEN Tanto il Renner corne il Trapp furono in morte onorati con speciali discorsi funebri dati poi alle stampe. Riproduciamo il loro titolo : Rede am Grabe des den 28.ten Iuli 1815 selig entschlafenen Herrn Wolfgang Friedrich Renner v on Oesterreicher, koniglich. daniš chen General- Consuls, herzoglich Modenesischen Agenten, bdrsemdssigen Kaufmanns und ersten Vorstehers der evangelischen Gemeinde Augsburgischen Bekenntnisses zu Triest. Am jo.ten Iuly gehalten von August Heinrich Medicus, evangelischen Pfarrers A. C. (Triest, gedruckt in der Buchdruckerey der Colettischen Erben. di pagine 26 in 4. 0 ) Rede am Grabe des den č.ten August 1821 selig entschlafenen Herrn Georg. Heinrich Trapp, ersten Vorstehers der evangelischen Gemeinde Augsb. B. zu Triest und geivesenen bdrsemdssigen Kaufmannes daselbst. Den 8.ten August gehalten und auf Verlangen der Gattin des Veremigteu dem Druck ubergeben von August Heinrich Medicus, Pfarrer der gedachten Gemeinde. (Triest, gedruckt bey den Colettischen Erben 1821. In 4. 0 pag. 35). — 324 Le tre campane di questa chiesa si fusero colla spesa di 7508 fiorini a Wiener-Neustadt da Nicolo Hilzer. Hanno le seguenti iscrizioni: La media: GLAUBE. I. COR. 3,11. EINEN ANDERN GRUND KANN N 1 KMAND LEGEN AUSSER DEM DER GELEGT 1 ST VVELCHER IST JESUS CHR 1 STUS La piccola : HOFFNUNG. OFF. 2,10. SEI GETREU BIS AN DEN TOD, SO WILL ICH DIR DIE KRONE DES LEBENS GEBEN. K. K. HOFGLOCKENG 1 ESSER N. HILZER VVIENERNEUSTADT La grande : LIEBE. I. JOH. 4,19. LASSET UNS 1 HN LIEBEN, DENN ER HAT UNS ERST GEL 1 EBT. AUS FRANZOSISCHEM ERZ GABE DES SIEGREICHEN DEUTSCHEN KAISERS, GEGOSSEN ZU GOTTES EI 1 RE UND PREIS ZU VVIENERNEUSTADT 1873. Di fronte a questa chiesa sorge isolato 1 ’ edificio del ginnasio comu- nale, eretto dal nostro comune col lascito del barone Giuseppe de Marenzi, patrizio triestino, dietro progetto deli’ ingegnere edile Francesco dottor Boara, eseguito da Pietro Palese. A sinistra deli’ ingresso, in via del Ginnasio, il co¬ mune apponeva lapide marmorea colla seguente leggenda, dettata dal dottor Attilio Hortis : SACRO ALLA SCIENZA E ALLA PATRI A ABBIA FAMA DA VOl O GIOVANI IL GINNASIO ISTITUITO DAL COMUNE NEL MDCCCLN 1 V E NEL M D C CC LXXXIII TRASFERITO IN QUESTO EDIFICIO MURATO CON L’EREDITA GIUSEPPE DE MARENZI — 325 — Neli’ atrio delio stesso leggonsi sotto il busto di Dante Aligliieri quc- ste parole, pure dettate dali’ Hortis: GEN 10 TUTELARE VOLLERO QUI GLI ALUNNI IL SOMMO VATE D’ ITALIA MDCCCXCII 1 Il barone Giuseppe Marenzi moriva nell’eta di settanta anni nel 1874 e fu sepolto nel cimitero cattolico di Sant’ Anna coli’ epigrafe composta dali’ Hortis: AL BARONE GIUSEPPE D EI MARENZI PATRIZIO TRIESTINO NATO 1804 — MORTO 1874 C 11 E A BENEFICIO DELLA PUBBLICA EDUCAZIONE DI RICCO PATRIMONIO VOLLE EREDE IL COMUNE QUESTA MEMORIA FU POSTA AD ONORANZA ED ESEMPIO Di questo ginnasio e della sua apertura serive il direttore cavaliere Giuseppe Vettach: x ) «il civico magistrato dopo preša nella tornata dei 29 »maržo 1882 la risoluzione di erigere per il ginnasio a spese della pia fonda- »zione Marenzi apposito edifizio e ccduti ad un’ impresa i relativi lavori, con- «forme ali' incarico ricevuto, avea disposto 1' opportuno, affinche fosse terminato «entro 1 ’anno scolastico 1883-84. E cosi fu fatto. Addi 15 settembre ebbe »luogo ad un tempo 1'apertura del nuovo anno scolastico 1883-84 e la solenne »inaugurazione della nuova sede di questo ginnasio comunale. In qucl giorno »memorabile si celebro anzitutto nell'oratorio un ufficio divino, al qualc assi- »stettero il corpo insegnante e tutta la scolaresca. Finito il medesimo, allc «dieci antimeridiane ebbe luogo il ricevimento ufficiale del consiglio della citta, »comparso quasi tutto con a capo il suo secondo vicepresidentc e presidente »della commissione scolastica dottor Moise Luzzatto e delle altre autorita, che «di loro presenza vollero onorare il nuovo istituto. A brevi parole di circo- • stanza pronunciatc dal direttore, risposc con acconcio discorso il presidente i) Program nta del ginnasio comunale superiore di Trieste. Anno ventesimo quinto. Trieste 188^ } pagina LXVII e seguenti. — 326 — «Dr. Luzzatto. Segui poi la visita del nuovo edifizio che fu da tutti lodato «ed ammirato. «11 nuovo ginnasio fabbricato sul disegno dei due ingegneri edili «dottor Boara e dottor Desennibus dali’ imprenditore, ingegnere Palese, sorge «isolato a quattro facciate, con due ingressi sulfantica piazza dei Carradori. «11 vestibolo e fregiato di bellissima lapide con un i§crizione dettata dal dottor «Attitio Hortis. «L’ atrio e rettangolare, circondato tutto ali’ intorno nei tre piani, «onde consta 1’ edificio, di una loggia sorretta da dodici colonne in tre ordini «sovrapposti, di stile dorico a pianterra, misto il primo, ionico al piano su- «periore; e coperto di una invetriata, fornita di appositi congegni per la cventilazione. Metton capo in esso ventidue stanze, tra le quali quattordici «sale d’istruzione, lunghe da 6.17 a 11.50, larghe da 6.66 a 6.8g, alte da «4.48 a 4.70 m.; le medesime sono convenientemente ventilate merce dei fori «muniti di lamine di ferro, fatti nei muri e nelle pareti, ed una ascicclla «bucata mobile sopra i telai delle finestre ; sono provviste tutte di stufe si- « stema Meidinger, di banclii costruiti sul sistema americano a due posti, «gettati in ferro e fermi sul pavimento. II pavimento e fatto di doghe di «rovere. I cessi sono divisi tra loro da alte pareti, coperti di graticciate e »separati dali’atrio con anticamere, chiuse da porte automatiche. Tutto 1 ’edi- «ficio e fornito di gas e d’ una conduttura d’ acqua. C’ e nei primo piano un «oratorio, formato da una piccola cappella e due stanze scolastiche, unite tra «loro mediante doppie pareti di legno. Al terzo piano c’e 1 ’abitazione del «bidello, custode deli’ edificio, e un’ ampia soffitta. In questo edifizio insegnarono fra gli altri, i professori Gioachino de Szombathely e Gioele Greif. Sulla tomba del primo leggesi nei cimitero di Sant’Anna: GIOACHINO DE SZOMBATHELY NATO A PADOVA ADDI 30 D’AGOSTO DEL 1862 ALLTEVO E PER DIECISETTE ANNI PROFESSORE DI LETTERE ITALIANE NEL GINNASIO COMUNALE DI TRIESTE A CUI FU D’ ONORE ANCO PER GLI SCRITTI PREGIATI FIGLIO E FRATELLO MARITO E PADRE COLLEGA ED AMICO AFFETTUOSO VIRTUOSO BENEMERITO NEL MERIGGIO DEL DI 9 AGOSTO 1892 COMPIE SUA FATICOSA GIORNATA SPIRITO BENEDETTO ACCOGLIENDOSI IN DIO QUI NE COMPOSE LA SALMA IRENE BOCCASINI VEDOVA COLL’ ORFANELLO MARINO DESOLATA 32 7 — II secondo ha nello stesso cimitero 1’ epigrafe sepolcrale: GIOELE GREIF PROFESSORE Dl FILOLOGIA N. A ROMENO 4/11/1842 M. A TRIESTE 15/1/1899 * Al lato sinistro deli’ antico cantiere Panfilli sorge il magnifico edificio della i. r. posta. Onde illustrarla, il ministro del commercio Gundacker conte Wurmbrand dietro proposta del consigliere aulico Carlo Pokorny, allora di- rettore superiore delle i. r. poste del Litorale e della Carniola, affidava il com- pito al canonico Pietro dottor Tomasin, il qualc non solo ne tesseva la storia, edita col titolo : Die Post in Triest und ihre liistorisclie Entwicklung J ), ma vi dettava inoltrc le epigrafi commcmorative. La prima nell’ ingresso della parte occupata dali’ i. r. direzione della finanza, suona: DISIECTO A • FVNDAMENTIS • SAECVLAR1 • AEDIFICIO QVOD MARIA • THERESIA • IOSEPHVS • Il • AVG • AVCTO • SV1S • POPVL1S VNDIQVE • COMMERCIO PRO • PATRIAE • NOSTRAE • BONO COMMVNI . ERIGENTES LEOPOLDVS • II ■ CAESAR KAL • MAII ■ M • D • ČČ • XČI • APERVIT AEDEM • HANC MELIORI ■ FATO • MELIOREM • IN • FORMAM RENATAM FRANCISCVS • IOSEPHVS • I • P • P IN • AMPLIORI • SEDE PARANDAM • PERFICIENDAM • SANCIVIT A ■ R ■ S • M • D • ČČČ • XČ • IV TRADENTVR • IIAEC * GENERATION1 • ALTERI 4 ) Trieste 1894, coi tipi di Giovanni Balestra in 4° di pag. 418. 328 — La aeconda in mezzo allo scalone deli’ ingresso principale dice breve- mente : DOMVS • HAEC CAESARE • GLORIOS1SSIMO FRANCISCO • IOSEPHO ■ I ANNO • DOMINI ■ M • D • ČČČ • XČ • IV ERECTA • FVIT Un anonimo dava del nuovo edificio postale nell’ Adria *) 1' intiera descrizione, che ora crediamo dover riportare. L’ antico edificio della i. r. dogana. «Fra i tanti provvedimenti di varia natura che in epoca recente fu- «rono preši dal go verno a favore della nostra citta, non ultimo ne di poco <-conto si fu quello di erigere un sontuoso palazzo per allogarvi gli uffici cen- «trali dclle poste e dei telegrafi, nonche gli uffici dicasteriali delle finanze. Con «tale provvedimento si venne incontro ai desideri da lungo tempo espressi «dal četo commerciale ed industriale, nonche, generalmente parlando, a quelli «di tutta la parte migliore della popolazione, che coi suaccennati uffici si trova «in diuturni rapporti. «L’unione degli uffici centrali delle poste, dei telegrafi e telefoni, «nonche dei dicasteri della finanza in un solo stabile appositamente eretto a >) Giovedi 23 giugno 1894, N. 179; giovedi 5 luglio 1394, N. 180; martedi 31 luglio 1894, N. 212; Ju* nedi 5 novembre 1894, N. 309. 329 — dello Stato. Dal giorno « deli' apertura alla fine di febbraio del 1849 fnrono impostati 13 telegrammi «dello Stato e ricevuti 9 ; alla fine deli’ anno impostati 754 e riccvuti 424. cTotale 1158. «A1 18 febbraio 1850 venne concessa anclie la corrispondcnza privata, «e furono impostati in quello scorcio di mese 22 telegrammi privati con 821 «parole, che importarono una tassa di f. 316.50 in moneta di convenzionc. «A tutto 1’anno 1850 i telegrammi lavorati erano gik 4593. «Nell’anno 1851 fu aperta una seconda linea e cioe con Venezia, e «nel 1852 causa 1’aumentato lavoro, 1’ufficio fu trasportato al pianterreno dello «stesso palazzo. Nel 1854 1’ufficio aveva giit un amministratore con sei impiegati, «tre linee ed il numero dei telegrammi era arrivato a 40.000. In tre anni lo »sviluppo era stato notevole. La marcia ascendente. »Nel 1856 1’ufficio fu traslocato nell’edificio della borsa vecchia. Nel «1859 i telegrammi lavorati raggiunsero la cifra di 100.000; nel 1871 arrivarono «al mezzo millione; nel 1886 al millione; e nel 1897 furono trasmessi piu di «due millioni di telegrammi, sopra quaranta linee telegrafiche. — 344 «Ai 24 d’ agosto del 1860 1’ ufficio vetrne trasportato nella časa «Brunner in via della Dogana, ora via delle Poste, ove rimase fino al 1. »novembre 1894, in cui passo nel nuovo palazzo. «Nel 1872 furono assunte le prime telegrafiste. Neli’anno successivo lo «stato del personale deli’ufficio telegrafico di Trieste segnava cento e otto impie- »gati, fra cui tredici donne, con a capo un amministratore superiore; in ventisei »anni 1’ aumento del personale nella sezione telegrafica non e stato che di uno, »perche gl’impiegati sono oggi cento e nove ed hanno a capo un controllore »superiore. Alle aumentate esigenze del servizio hanno supplito pero le mi- »gliorie introdotte negli apparati. L’ apparato Bain fu rimpiazzato gia nel 1850 «dal Morse, il quale funziona tuttora accanto ali'apparato Hughes, che fu »introdotto nel 1867. Quest’ultimo ha la massima parte della corrispondenza, «circa due quinti su dodici linee. Le varie tariffe. »La prima tariffa per telegrammi privati fu stabilita nel modo seguente : «Per ogni dispaccio impostato il mittente doveva versare una tassa di tras- »missione, fino a 20 parole di 5 soldi; da 21 a 60 di 10 soldi e da 61 a »100 di 15 soldi per ogni miglio della linea telegrafica, piu una tassa di »consegna di 24 soldi m. c. »Durante la notte, cioe dalle 9 di sera alle 7 di mattina, per tele- »grammi impostati o collazionati, veniva riscossa la doppia tassa di trasmissione. »La lunghezza massima per una parola era di 20 lettere, per un numero di «5 cifre. I dispacci erano permessi soltanto in lingua tedesča e non piu lunghi »di 100 parole. »In base a questa tariffa un dispaccio da Trieste a Vienna costava »di giorno : per 20 parole fiorini 6.18, da 21-60 f. 12.35, da 61-100 f. 18.53, »sempre in moneta di convenzione. Cosi si spiega come i primi 22 telegrammi «privati costassero f. 316.50 moneta convenzionale. »Gia al i. ottobre 1850 venne cambiata la tariffa e per il servizio »interno, come per 1’unione austro-germanica, fu stabilita a zone; e cioe: »fino a 20 parole e fino a 10 miglia fiorini 1; fino a 25 miglia f. 2; «fino a 45 miglia f. 3; fino a 70 miglia f. 4; fino a 100 miglia f. 5. Per te- »legrammi da 21 a 50 parole venne introitata la tassa di distanza doppia e »per quelli da 51-100 parole tripla. Piu di 100 parole non erano permesse e «durante la notte si pagava tariffa doppia. Un telegramma semplice per Vienna «costava quindi f. 4 m. c.; lunghezza delle parole sette sillabe; lingua tedesca »soltanto e per il collazionamento meta della tassa. «Nel 1852 fu concessa la lingua italiana per telegrammi fra Trieste- »Gorizia e le stazioni della Dalmazia, e del regno Lombardo-Veneto ; nel 1853 »anche per 1 ’ufficio telegrafico di Pirano. 345 — «La tariffa del 1858 segna per le stesse zone: I zona 36 soldi, II «f. 1.12, III f. 1.48, IV f. 2.24, V Vienna f. 3 per venti parole; per ogni »dieci parole in piii la metk della tassa. «A1 1. aprile 1870 abbiamo nell’ interno soltanto due zone, la prima »fino a dieci miglia, 40 soldi; la seconda 60 soldi per venti parole sino al «confinc deli’ impero. Al 1. agosto 1873 abbiamo una tassa unica per 1’interno, «di 50 soldi per venti parole: e dal 1. aprile 1879, P er 1’interno e la Ger- 546 4. Dono deli’ imperatore I H 'rancesco I. . . » 4.500 5. » deli’imperatrice Carolina . ...» i.ooo 6. » del negoziante Demetrio Carciotti » 1.000 7. » della comunitk israelitica ...» 1.000 373 — 8. Legato del negoziante Giorgio Enrico Trapp.fior. 2.000 9. Legato del sacerdotc triestino Giacomo Susanni.» 500 10. Legato di Cristoforo Bronza.» 200 11. » Maria vedova Verpoorten . . .. » 5°0 12. » Ignazio Carlo Czeicke 400 13. » Teresa vedova Albrizzi . . . . » 500 14. Dono deli’ imperatrice Carolina .... » 600 15. Antonio de Giuliani, patrizio triestino, due čase in via dei Capitelli al numero tavolare 281 e 282. 16. Michele Stetter per legato ..» 15-543 car. 35 17. Dono del patrizio Ignazio de Capoano » 1.000 18. Legato di Anna Regina vedova Trapp » 500 19. » di Margherita vedova Verdier . » 1.763 car. 18.5 20. » G. C. Ritter de Zahony ...» 1.000 21. » Luigi Derocco.» 500 22. » del patrizio Ignazio de Capoano » 100 23. » di Francesco Tschurtschenthaler » 1.000 24. » di Paolo Preinitsch .» 300 25. » Anna vedova Simon.» 300 26. » Marco Parente.» 300 27. » L. A. Schvvachhofcr.» 300 28. Ricavato da unaserata teatralc nel 1842 » 3.077 car. 2 29. Dono di Francesco Reyer.» 1.500 30. » di Rachele Monk vedova Coen . » 300 31. Legato di Carlo Cristiano Schwachhofer » 2.000 32. » di Domenico Corti.» 1.000 33. » di Domenico Rossetti . . . . » 5 °° 34. Ricavato da un’ accademia musicale . . » 3.072 car. 30 35. » » » » ...» 2.577 » 34 36. Legato di Lorenzo dott. Rondolini . . » 200 37. » perpetuo di Lazzaro Dimitrovich » 50 38. Dono deli’ imperatore Ferdinando I . . » 1.000 39. Legato del vescovo Matteo Raunicher . » 500 40. Ricavato dalla festa nel teatro Mauroner » 3.507 car - 22 41. Legato di Francesco Reyer.» 1.000 42. » » Giorgio Federico Freitag . . » 1.000 43. » » Giulia Perry.» 1.000 44. » Pietro Iussuf.» 1.000 45. Ricavato da una lotteria.» 6.195 46. Legato di Michele Micheli.» 1.000 47. » » Giorgio Preschern.* 1.000 — 374 — I direttori della pubblica beneficenza in questa časa erano i seguenti: 1. Agostino Massars, negoziante, nato a Montpellier nella Francia, primo direttore nel 1819, mori in questo stesso anno addi 29 novembre e fu sepolto nel nostro primitivo cimitero evangelico di confessione elvetica. 2. Leopoldo Mauroner, triestino, possidente, comandante della mi- lizia civica territoriale, direttore dal 1819 1836, mori in questo stesso anno addi 3 settembre nell’ eta di quarantacinque anni e fu sepolto sotto le arcate della necropoli cattolica di S. Anna. A lui si doveva 1 ’ erezione del teatro Mauroner in Corsia Stadion, che alzato nel 1827 da Domenico Corti, dietro disegno deli’ ispettore edile di quel tempo, Giacomo Ferrari, dopo cinquanta anni di esistenza, s’incendiava del tutto addi, sabato 27 maggio 1876. 3. Ignazio Carlo Czeicke, nato a Troppavia nella Slesia austriaca nel 176S, negoziante, direttore dal 1819 al 1820, mori a Trieste nell’eta di cinquantasei anni addi 6 luglio 1824, e fu sepolto nella necropoli cattolica di S. Anna coli’epigrafe: — 375 — IGNATIO CAROLO CZEICKE TROPPAVIENSI CIVI TERGESTINO COMMERCII MVNIFICENTIAE AC AMOENITATIS PVBLICAE CVLTORI MERENTI MOERENTES FILIA NEPOSQVE POSVERE DIE VI IVLII MDCCCXXIV AETATIS SVAE EVI 4. Giovanni Carlo Buscheck, nato a Tabor nclla Bocmia 1 ’anno 1772, 'dal 1793 armatore a Trieste, socio dclla ditta Buscheck e Pellican, scioltasi nel 1810, negoziante dal 1814, dircttore deli ’Azienda assicwatrice, suocero del ministro delle finanze Carlo barone de Bruck, uno dei fondatori deli’istituto dei poveri e suo direttore dal 1819 al 1840, mori nell’ eta di settantacinque anni addi 20 ottobre 1847 e sepolto nella tomba di famiglia nella necropoli cattolica di S. Antia coli’ epigrafe: GIOVANNI BUSCHECK MORI IL 20 OTTOBRE 1847 5. Giovanni Giorgio Eckel, negoziante, direttore dal 1819 al 1821, defunto nell’eta di sessantaduc anni addi 18 maržo 1851 e tumulato nella tomba di famiglia nella necropoli cattolica di S. Anna. 6. Giorgio Preschern, nato a Bresnig nella Carniola nell’aprile 1773, negoziante a Trieste dali’anno 1800, direttore deli’istituto dei poveri dal 1819 al 1821. Moriva a Trieste nell’eta di settantacinque anni addi 31 luglio 1847 e fu sepolto nella necropoli cattolica di S. Anna coli’ epigrafe: A GIORGIO PRESCHERN NEGOZIANTE INTEGERRIMO CIIE PIO E BENEFICO VISSE ANNI 75 FINO AL Di 31 LUGLIO 1847 I RICONOSCENTI PRONIPOTI .. FRANCESCO GIOVANNI ED ENRICO PRESCHERN QUESTA MEMORIA FECERO — 376 7. Luigi Maria Brucker cavaliere de Schickenburg, nato a Lana nel Tirolo addi 30 novembre 1785, negoziante, direttore del Lloyd austriaco, direttore deli’istituto del poveri dal 1819 al 1820, moriva addi 29 dicembre 1856 nell’eta di settantun’anno, e fu tumulato nella necropoli cattolica di Sant’ Anna sotto le arcate nella tomba di famiglia. 8. Giovanni Maria Hoffer, negoziante, dal 1820 al 1828. 9. Matteo Geropp di religione evangelica di confessione augustana, negoziante, direttore deli’istituto dei poveri nel 1821, abbandonava 1'anno susseguente Trieste per portarsi in Germania. 10. Francesco Saverio cavaliere de Reyer, figlio di Taddeo e di Costanza Millesi, nato a Trieste nel 1793, direttore dal 1821 al 1825, mori nell’eta di cinquantotto anni addi 13 agosto 1851 e fu sepolto sotto le arcate della necropoli cattolica di S. Anna nella tomba di famiglia coli’ epigrafe : AN SEINER SEITE RUHEN SEIN GELIEBTER SOHN FRANZ XAVER RITTER VON REYER GESTORBEN DEN 13. AUGUST 1851, 58 JAHRE ALT 11. Andrea dottor Bidischini, nato a Trieste nel 1760, figlio del farmacista Antonio e di Adriana Biasoni, medico del nostro civico ospitale e dei lazzaretti, direttore dal 1822 al 1841, moriva a Trieste nell’eta di ottan- totto anni addi 22 agosto 1848 e fu sepolto nella necropoli cattolica di S. Anna coli’ epigrafe : SEPOLTURA DI ANDREA BIDISCHINI MORTO LI 22 AGOSTO 1848 IN ETA DI ANNI 88 12. Carlo Cristiano Schvvachhofer, nato a Magonza addi 10 no¬ vembre 1776, negoziante di somma riputazione, direttore dal 1822 al 1824, morto a Trieste nell’eta di sessantasette anni addi 24 gennaio 1843 e tu- mulato nella necropoli cattolica di S. Anna coli’ epigrafe : CARLO CRISTIANO SCHWACHHOFER NATO A MAGONZA LI 10 NOVEMBRE 1776 QUI MORTO IL 24 GENNAIO 1843 377 — 13- Davide Giuseppe Buchler, negoziante, direttore dal 1822 al 1823, nato a Gerlachsheim nel gratjducato di Baden addi 25 febbraio 1779, morto a Trieste nelPeta di cinquantacinque anni addl 4 giugno 1834. 14. Andrea Federico Rossmann, negoziante, nato nell’anno 1782, direttore dal 1823 al 1827, moriva a Trieste nelTeta di settantaquattro anni addi 23 maržo 1856 e fu sepolto nella tomba di famiglia nella necropoli cattolica di S. Anna coli’ epigrafe : ANDREA ROSSMANN D’ANNI 74 MORTO LI 23 MARŽO 1856 15. Feliciano Federico Giraud, negoziante, direttore dal 1825 al 1827, console generale del Portogallo, morto nel 1838 e sepolto nel primitivo cimitero elvetico. 16. Giovanni Battista Hollstein, negoziante, direttore dal 1826 al 1828. 17. Giuseppe Federico Renner de Oesterreicher, nato addi 7 feb¬ braio 1784, negoziante, direttore dal 1827 al 1829, morto a Trieste nelfeta di ottantun’ anno addi 7 luglio 1865 e tumulato nella necropoli protestante di S. Anna coli’ epigrafe : IOSEPH FRIEDRICH RENNER VON OESTERREICHER GEBOREN DEN 7 FEBRUAR 1784 GESTORBEN DEN 7 IULI 1865 Neli’ atrio deli’ odierno istituto si legge la sua epigrafe onoraria : PANDOLFO RENNER DE OESTERREICHER IL RAPPRESENTANTE DI QUESTA DITTA GIUSEPPE FEDERICO RENNER DE OESTERREICHER MORTO IN TRIESTE L’ANNO MDCCCLXV 18. Giovanni Guglielmo barone de Sartorio, negoziante, fratello di Francesco, Pietro ed Angelo, era figlio di Pietro e di Anna de Andreis, negoziante oriundo da San Remo nel Piemonte, defunto a Fiume, nell’ eta di settantasei anni addi 20 luglio 1820, e cjuivi sepolto con questa memoria, postagli dalfamico Paolo Scarpa, negoziante : — 378 — MEMORIAE . PETRI SARTORII SANCTI REMI IN LIGVRIA ORTI INDVSTRIA EXPERIENT 1 A ATQVE CONSILIO TERGESTINVM MERCATORVM COETVM ITA PROVENIT VT A CIVIBVS IN PATRICIORVM NVMERVM FVERIT COOPTATVS VITAE EXEMPLO PROFVSA IN PAVPERES LIBERALITATE OMNIBVSQVE VITAE CIVILIS OFFICIIS EXIMIO PAVLVS SCARPA SINCERVS AMICI CVLTOR HOC MONVMENTVM MOESTVS POSVIT MDCCCXX HIC OBUT XX IVLII AETATIS LXXVI Giovanni Guglielmo Sartorio nato a Trieste addi 7 settembre 1789, marito di Carolina Gobbi dai 4 novembre 1819, fu direttore dal 1827 al 1839. Di settantacinque anni diede alle stampe la sua autobiografia col titolo : Memorie biograjiche — Giovanni Guglielmo cavaliere de Sartorio ai suoi jigli, parenti ed amici. (Trieste, tipografia del Lloyd austriaco 1863 pag. 324). Moriva dopo esser stato dichiarato barone deli’ austriaco impero addi 19 ottobre 1871 nelPeta di ottantadue anni e fu sepolto nella necropoli catto- lica di S. Anna in monumento che porta la semplice scritta : A RIVEDERC 1 IN CIEL LA SPEME AVV 1 VO A lui apparteneva la villa Sartorio sulla strada che conduce a Cat- tinara, della quale il conte Girolamo Agapito *) ci offre la seguente descri- zione: «fu acquistata e con grandioso dispendio trasformata e abbellita dal «signor Pietro Sartorio, patrizio triestino, fu negoziante di borsa ed uno de’ «personaggi i piu benemeriti del commercio di questa piazza. «Un grande cancello di ferro sulla strada maestra scopre al passeggero «un’alta gradinata che divide il giardino in due eguali parti e conduce ad «una rotonda eretta nel mezzo del di lui ripartimento superiore. Sopra i ri- «piani della detta gradinata sono collocati due per parte quattro cavalli di *) Descrizioni storico-pittoriclu pag. 67 seg. 379 — «marmo istriano, carnosi e atteggiati con molta maestria dal bravo scultore «Francesco Bonazza veronese, i quali gia decorarono la villa Gradenigo sul «Terragio; e che sebbenc in qualche parte ristaurati, conservano tutta la loro »originale bellezza. La naturale agilita delle loro mosse li fa credere animati »e sembra di vederli lanciarsi al corso, lasciando a tergo i zeffiri seguaci, »onde ognuno d’essi risveglia 1’ idea del destriero descritto in que’ celebri »versi del Tasso : Suonano i pie, e par che avvampi Di sonori nitriti empiendo i campi. «La cosidetta rotonda somigliante ad un piccolo tempio k di figura »ottagona con quattro porte, Tuna rincontro ali’altra, ognuna delle quali offre »una prospettiva sempre nuova ed interessante. Fra gli spazi di queste porte «sulla parete esterna sono collocate quattro belle statue di marmo nelle ri- »spettive nicchie, e sono le seguenti: verso mczzodi 1 ' abbondanza (statua di »marmo bianco), la quale mentre con la destra rattiene la sua lunga capiglia- «tura, con la sinistra si appoggia alla cornucopia. Dalla parte d’ occidente A- *done (statua di marmo bianco) affatto nudo che porta appeso al collo il corno »venatorio, del quale con la manca copre 1’ orifizio, tenendo con la destra il »lacciuolo, a cui e legato un veltro. Appiedi e scolpito il nome deli’ artista in »queste iniziali F. B. F. cioe: Francesco Bonazza fece. Verso settentrione la «Pudicizia (statua di marmo fino), la quale con la destra si appoggia ad un »delfino riverso e con la sinistra si copre il petto. Ali’ oriente un guerriero « (statua di marmo fino) vestito di corazza e coturnato, il quale porta in testa «1’ elmo con cimiero, affibbiato sotto il mento e tiene la destra sull’ elsa della »spada in atto di sguainarla, avendo a manca lo scudo posato in terra. Tutte «queste statue sono di grandezza pressochfe naturale e ben lavorate, alcune «d’esse con maggiore, altre con minor grado di perfezione. «Per una scala a chiocciola aperta, avente trentadue gradini, si ascende »alla galleria, la quale e recinta da una circolare balaustrata di ferro, inter- »stiziata da otto piedestalu di pietra, sui quali giacciono accosciati due leoni, «due tigri, due sirene e due sfingi. »Il quadro sferico che porgono le aggiacenze delle sommita di questa »galleria e tutto sparso di tante e tanto singolari vaghezze, che lo rendono »assolutamente unico nel suo genere ne’ contorni di questa Svizzera istriana. »A mezzodi si scorgono oltre le fertili colline del territorio di Trieste, in una »distanza di otto o nove miglia piu i monti deli’ Istria mediterranea, sopra »una delle piu elevate‘‘cime de’ quali si distingue Antignana con altri circon- »vicini borghi e villaggi ; a ponente nel golfo triestino e nel mare Adriatico »sparsi di barchette e navigli che si muovono in diverse direzioni, si animira «la vivacitk della mercantile navigazione, promossa deli’ attivitk del portofranco; — 380 — «a scttentrione si allunga la bella valle di Cattinara, la quale tutta inghirlan- »data da culti campi ostenta i lunghi filari delle piantate e le annose pergole «che in progressiva serie giungono fino ali’ingresso della citta nuova; e a «levante supino si mostra 1 ’ aprico Montebello, le di cui floride piantagioni «sono conterminate dalla strada maestra di Fiume, molto animata dal fre- «quente passaggio de’ carri commerciali e delie vetture. «Ne’ ridenti viali di questa villa si trovano molte altre statue, ma nel «viale di mezzo del giardino esigono particolare attenzione due apprezzate o- «pere del Bonazza, una Pomona appoggiata ad un tronco a pie della quale «si vede un Amorino che su pei distorti rami aggrappandosi tenta di solle- «varsi a lei, ed un Farmo con tibia e patera, il quale nel colmo della sua «ebbrezza s’e rovesciato sopra un giumento ; oltre vari gruppi di piccoli Bac- «chi scherzosi ed in bizzarre attitudini insieme avviluppati ed avviticchiati. »Tanto queste statue, quanto quelle che adornano la sala deli’abita- «zione della famiglia Sartorio in Trieste, come anche delle belle pitture di »accreditati autori furono procurate dal dccesso signor Pietro Sartorio, ama- «tore e fautore delle arti belle. «Tutte le parti della campagna che piu davvicino circondano 1 ’ estiva »abitazione del proprietario sono parimenti ornate di parecchie statue, di bei «vasi e d’altri fregi, e per cosi dire nuotano in un’atmosfera clisia aromatiz- tzata dai profumi d' ogni qualitfl di flori che in grande copia vi si coltivano «nelle serre e alFaperto, sicche si črede di trovarsi nel vero soggiorno di «Flora J )» NelFatrio dell’odierno istituto dei poveri avvi questa memoria di Gio- vanni Guglielmo Sartorio: GIOV. GUGL. BAR. DE SARTORIO DI TRIESTE NEGOZIANTE E POSSIDENTE MORTO L’ ANNO 1871 19. Paolo Tropeani, negoziante, nato a Trieste nel 1784, direttore dal 1828 al 1837, morto nell’ eta di settantaquattro anni addi 24 febbraio 1858 e tumulato nella necropoli cattolica di SanflAnna coli’epigrafe : i) La consortc del Sartorio moriva nelPetti di cinquantaun’ anno addi 16 novembre 1850; Pietro del fu Pietro Sartorio e di Brigida Bovio moriva nell’ eta di nova»taqnattro anni addi 19 settembre 1890; Michele Sar¬ torio i. e r. ufliciale addi 23 luglio 1866 nell’ eta di settantatrc anni ed Alberto Sartorio addi 14 maržo 1891 di anni cinquanta; Pietro fratello di Guglielmo, marito di Garolina Ritter, moriva da vizio cardiaco nell’etii di set- tantasei anni addi 3 aprile 1898. — 38i A PAOLO TROPEANI DECESSO ADDI XXIV FEBBRAIO MDCCCLVIII NELE’ ETA Dl ANNI LXX1V PACE ALL’ ANI MA SUA 20. Pietro Cozzi, nato a Castelnuovo nel Friuli addi g ottobre 1764, negoziante, uno degli ostaggi condotti nella fortezza di Palma dal governo francese, membro della commissione del porto, nel 1838 consigliere muni- cipale, decorato addi 21 aprile 1815 per ordine deli’ imperatore Francesco I coli’ aurea medaglia de) merito, direttore dal 1828 al 1830, defunto a Trieste nell’ eta di settantasei anni addi 21 gennaio 1840 e tumulato nella necropoli cattolica di Sant’ Anna coll’epigrafe : PIETRO COZZI N. ix OTTOBRE MDCCLX1V M. XXf GENNAIO MDCCCXL VERRA VERRA QUEL DI FEL1CE IN CUI LE TUE BELLE SPERANZE LE TUE LUNGHE FAT1CHE I SUDORI TUOI AVRAN MERCEDE EX SCRIPT. P. C. 21. Ignazio Carlo Czeicke, per la seconda volta direttore dal 1829 al 1833. 22. Giovanni cavalierc de Hagenauer, presidente del Lloyd au- striaco, consigliere municipale, deputato alla camera dei deputati, direttore dal 1830 al 1841, nato a Trieste nel 1800, defunto nell’eta di settantasette anni addi 22 maržo 1877 e tumulato nella necropoli cattolica di Sant’Anna coli’ epigrafe: HAGENAUER IOANNES ANNORUM LXXV1I OBUT D1E XXII MARTI1 MDCCCLXXVII — 3§2 — 23. Luigi cavaliere Napoli, farmacista munificentissimo per i mis- sionari, nato a Trieste nel 1798, figlio del farmacista Giuseppe, direttore dal 1833 al 1848, moriva nell’eta di settantaqualtro anni addi 2 luglio 1872 e fu sepolto nella tomba della famiglia Mauroner sotto le arcate della necropoli cattolica di Sant’ Anna. II cavaliere Napoli era proprietario della farmacia alla fontana im- periale in via Riborgo al numero tavolare 54. Questa fu aperta nell’ anno 1740 da Lodovico Fontana; passo nel 1780 a Giuseppe, poi a Luigi cavaliere Napoli, che nel 1862 la cedeva a Pietro Prendini. Dali’anno 1872 e nel pa- lazzo Modello. 24. Matteo Coen, figlio di Giacomo, negoziante, nato a Verona nel 1782, direttore dal 1837 al 1847, morto a Trieste nell’eta di settanta anni addi 24 maržo 1852 e sepolto nella necropoli israelitica di Sant’Anna col- 1’ epigrafe: MATTIO DI IACOPO COEN NATO A VERONA NEL 1782 MORTO IN TRIESTE IL Di 24 MARŽO 1852 ONORATO SAGACE NEGOZIANTE RAPPRESENTANTE P 1 U VOLTE LA CITTA ED IL COMMERCIO SOVRASTANTE ALLA COMUNITA ISRAELITICA INVIATO A PRINCIPI CAPO DELL’ ISTITUTO DE’ POVERELLI CUI SOCCORSE COSPICUAMENTE ANCHE MORENDO BENEFATTORE PRONTO GENEROSO SEGRETO EFFICACE OTTIMO DI CUORE DI MENTE VASTISSIMA S. B. SEGRE COI FIGLI ALL’ INCOMPARABILE AMICO PER SEGNO D’ AMORE CORDIALE E DI PERENNE GRATITUDINE QUESTA MEMORIA ERESSERO 25. Carlo Millanich, possidente, nato a Trieste addi 10 gennaio 1792, direttore dal 1838 al 1846, morto addi 19 dicembre 1871 nell’eta di settan- tanove anni, fu sepolto nella necropoli cattolica di SanPAnna coli’epigrafe : CARLO MILLANICH NATO LI 10 GENNAIO 1792 MORTO LI 19 DICEMBRE 1871 383 — 26. Antonio cavaliere de Vicco, nato a Trieste nei primi giorni del 1798, figlio di Antonio, negoziante, presidente della camera di commercio dal 1853 e del Veritas austriaco, consigliere municipale, cavaliere degli ordini di Francesco Giuseppe e della corona ferrea di terza classe, rnorto a Trieste nell’eta di settantatre anni addi 18 dicembre 1871. Fu direttore dal 1836 al 1848. 27. Giuseppe Prey, negoziante, nato in Idria nella Carniola nel 1803, direttore dal 1841 al 1846, rnorto a Trieste nell’eta di settanta anni addi 9 gennaio 1873 e tumulato nella necropoli cattolica di Sant’Anna coli’epigrafe: A GIUSEPPE PREY NAT 1 VO D’ IDRIA NEGOZIANTE PROBO MARITO AFFETTUOSO MORTO LI 9 GENNAIO 1873 NELL’ETA D’ANNI 70 LA DOLENTE CONSORTE QUESTO RICORDO POSE 28. Gracco Bazzoni, negoziante e possidente, nato a Milano nel 1798, direttore dal 1841 al 1847, morto a Trieste nell’eta di settantatre anni addi 27 gennaio 1871 e sepolto nella necropoli di Sant’Anna coli’epigrafe : L’ANGELO DELLA SPERANZA SCRIVA LE PAROLE DI VITA LE VIRTU RICORDI DI GRACCO BAZZONI MILANESE MARITO PADRE CITTADINO DESIDERATISSIMO A LXXIII ANNI MANCATO IL XXVII GENNAIO MDCCCLXXI E LENISCA IL DOLORE DI TERESA GATTORNO GHE A COSI PIO CUSTODE LA MEMORIA E LA SALMA DEL DERELITTO CONSORTE AFFIDAVA — 3U — 29. Giovanni Battista Cozzi, triestino, figlio di Pietro, negoziante e possidente, direttore dal 1842 al 1847, moriva nelheta di settanta anni, addi 19 settembre 1861. 30. Antonio Merli, nato a Milano addi 9 agosto 1794, dichiarato dottore in legge dali’ universita di Pavia addi 8 giugno 1814, negoziante, direttore dal 1846 al J 847, mori a Trieste nell’ eta di settantacinque anni, addi 24 febbraio 1869 e fu sepolto nella necropoli cattolica di S. Anna nella tomba di famiglia coli’ epigrafe : ANTONIO MERLI NATO A MILANO 1 L 9 AGOSTO 1794 DECESSO A TRIESTE Al 24 FEBBRAIO 1869 Di lui scriveva il dottor Pietro Kandler il seguente necrologio *): «Addi 24 corrente Antonio Merli cliiudeva 1 ’ operosa sua vita. Innanzi «alla tomba che tutto adegua, come sacrilega 1’ adulazione, cosi e pietosa la »parola che ricorda le vi rtu deli’ estinto, santo il tributo d’ affetto che ve lo »compagna; perche sulla zolla che copre le ceneri del giusto germogliano i «flori della speranza per 1’ avvenire. «Pria che nascesse a Milano, il 9 agosto 1794, ei s’ebbe battesimo «di dolore; il padre gli era morto da poco ; sulla fronte del bambino non «poso che il bacio materno e la scuola della sventura e feconda d’ anime »generose. D’elettissima mente e di nobile cuore, la madre ne veglio tenera «e gelosa 1 ’ educazione, e la časa dove usarono Monti e Foscolo, e la schiera «delle piu distinte celebrit^ letterarie e politiche di quei giorni, fu il tempio, «ov’ egli pote educare la mente ed ispirarsi a que!le civili virtu che a lui »furono sacerdozio di tutta la vita, »Laureato in diritto a Pavia, facea il suo tirocinio a Milano, quando «per la caduta del regtio italico e per altre circostanze, ei si volse a’ com- «merci e lasciata la patria diletta, mosse a questi lidi, dove il suo sguardo «intuitivo gli mostrava piu vasti orizzonti. Ed eccolo fondatore di una časa «di commercio, che per ben dieci lustri mantenne integra la sua farna, avve- »gnache egli non pure una probitži singolare ponesse nei commerci, ma »eziandio la piu squisita delicatezza, 1’officialita piu cortese ed obbligante. «Operoso, intelligente, sagace, i momenti d’ ozio diede alle lettere e a’ buoni «studi, ne mai gli pote uscir di mente la patria, ch’egli dilesse senza iattanza, »tuttoche Trieste pur lo amasse come suo e di lui si sentisse orgogliosa. «D’animo sinceramente liberale, non fe velo ne per lusinghe ne per paura al *) Il Cittadino. Venerdi, 26 febbraio 1869 N. BB. — 385 — «suo pensiero, inconcusso sempre in una fede politica, in una fede morale, «che lo resero esempio di cittadino integerrimo e d’ uomo generoso. «E a questa Trieste ch’ei pure dopo il loco natio tenne nel cuore, • porto eziandio il tributo de’ suoi talenti e deli’opera sua; sedette fra’ consi- «glieri del municipio, veglio la časa dei poverelli, fu direttore della banca trie- »stina, a’ cui statuti anch’ ei diede mano. »Eppure tanto tesoro di mente e di cuore era celato da una modestia «si rara, da modi si semplici, da officiosita cosi squisita e benevola, che non •ravresti trovato 1’uguale. «Come colui che ha in se la coscienza d’ aver adempiuto una nobile «missione, Antonio Merli ha dato 1 ’ estremo bacio a’ suoi figli, alla sua fa- «miglia, che tanta parte erano del suo cuore e lascia ad essi ricca eredita «di affetti e di virtu, cui nulla verra a cancellare sulla terra ; lascia a’ citta- »dini, a tutti un nobile esempio da imitarsi.* 31. Antonio Porenta, negoziante, nato a Trieste nel 1814, direttore deli’ istituto dei poveri dal 1846 al 1858, morto a Trieste nelPeta di sessantadue anni, addi 9 novembre 1876 e sepolto nella necropoli cattolica di S. Anna coli' epigrafe : QUI RIPOSA ANTONIO PORENTA NEGOZIANTE AVVEDUTO INTEGERRIMO DEERE SCIENZE ECONOMICHE CULTORE ESIMIO RAPPRESENTANTE SOLERTE UT 1 LISSIMO PER VARI ANNI DELLA CITTA E DEL COMMERCIO DI TRIESTE VISSE CELIBE LXII ANNI MA FU PADRE SVISCERATO DE’ SUOI DEI POVERI E DEGLI INOPI SOPRASTANTE INDEFESSO PER QUATTRO LUSTRI DELLA LORO ČASA IN CUI V 1 VRA DI LUI MEMORIA PERENNE TUTTI IZAMARONO E IL DI IX NOVEMBRE MDCCCLXXV 1 ŠALI AL CIELO A GODERE PREMIO CONDEGNO ALLA SUA VIRTU INTEMERATA 32. Antonio Seipelt, di religione evangelica di confessione augustana, nato a Regendorf nell’ Ungheria nel 1785, impiegato presso la ditta zuccheraria Ritter a Trieste e congiunto di questa famiglia, direttore dal 1847 al 1848, 25 — 386 — moriva a Trieste nell’ eta di anni settantasei 1’ anno 1861 e fu sepolto nella necropoli protestante di S. Anna nella tomba della fatniglia Bockmann. 33. Carlo cavaliere Kofler, direttore deli’ istituto dei poveri dal 1847 al 1858. 34. Vitale Beniamino Cusin, nato a Trieste nell’anno 1791, nego- ziante, direttore deli’istituto dei poveri dal 1847 1858. Mori a Trieste addi 7 giugno 1879 nell’eta di ottantotto anni (Tamuz 5639) e fu sepolto nella necropoli israelitica coli’ epitafio : ALLA ČARA MEMORIA DI VIDAL BENIAMINO CUSIN SAL1TO AL C1ELO 1L DI 7 GIUGNO 1879 NELL’ ETA D’ ANNI 88 I FIGLI POSERO 35. Giorgio cavaliere Vlisma, nato a Trieste negli ultimi giorni deli’anno 1799, negoziante dal 1825, cavaliere delkordine greco di S. Salvatore, direttore deli’istituto dei poveri dal 1857 al 1858, defunto a Gorizia nell’eta di sessantadue anni addi 1 ottobre 1859 e tumulato a Trieste nella necropoli greco-orientale di S. Anna coli’ epigrafe: EN0AAE ANAIIAVETA1 TEOPriOE • BAISMAS inilOTIIE TOT • BAS ■ EAA • TAT • TOT • SOTIIPOS 11 POXIAESTATOS • STZ1T0S KAI • STITENHS TON ■ EMIIOPIKON ■ B10N • MET EATON EIIIOS • META • IIANTON KAI TON • 110 ON • AKHPATOS TEA ETTIISAS TO • 62 • ETOS • THE'- HAIKIAE TI1N • 19 • SEUTEM • 1859 II nENTOTSA • STMBIA • KAI • 01 S1TTENE1S MNHMA ■ TOAE ANIIFEIPAN - 387 - 36. Marco cavaliere Radich, nato nella Dalmazia in Bol di Brazza addi 1 luglio 1793, negoziante, consigliere municipale, cavaliere deli’ordine di Francesco Giuseppe I, direttore dal 1848 al 1852, morto d'apoplessia nel duo- mo di S. Giusto nell’eta di settantacinque anni addi 2 maržo 1868 e sepolto nella necropoli cattolica di S. Anna coli’epigrafe: ALFA PIA ED ONORATA MEMORIA DI MARCO RADICH DI V1NCENZO DALMATA DI NASCITA TRIESTINO PER LUNGHISSIMA DIMORA CAVALIERE DI FRANCESCO GIUSEPPE PRIMO CONSIGLIERE DELLA CITTA E DELLO EMPORIO NEGOZIANTE PROBO CITTADINO OPEROSO NACQUE IN BOL DI BRAZZA IL DI PRIMO LUGLIO 1793 MORI IN SAN GIUSTO DA MORTE SUB1TANEA IL Di DUE MARŽO 1868 V1VI IN ETERNO ED IN LUČE PERPETUA 37. Giovanni Battista Rovis, direttore dal 1848 al 1852. 38. Enrico Escher, negoziante, nato addi 9 agosto 1806, direttore dal 1849 al 1856, defunto a Trieste nell’eta di ottantadue anni addi 20 ot- tobre 1888 e tumulato nella necropoli protestante di S. Anna coli’epigrafe: HEINRICH ESCHER GEBOREN 9 AUGUST 1806 GESTORBEN 20 OCTOBER 1888 39. Francesco cavaliere Plancher, negoziante, consigliere municipale, nato a Trieste nel 1811, direttore dal 1852 al 1858, defunto a Trieste nel- l’eta di quarantanove anni addi 21 maržo 1860 e tumulato nella necropoli cattolica di S. Anna coli’ epigrafe: QUI RIPOSANO LE CENERI DI FRANCESCO PLANCHER NEGOZIANTE CONSIGLIERE MUNICIPALE ECC. CHE GIUSTO VIRTUOSO STIMATO IL GIORNO 21 MARŽO 1860 FINI DI 49 ANNI LA VITA TANTO CARO ALLA CONSORTE Al FIGLI DESOLATISSIMI 3 8B — 40. Nicolo conte Modena, figlio di Leopoldo, farmacista, direttore dal 1852 al 1853, mori in quello stesso anno addi 3 maržo, nelheta di cin- quantotto anni e fu tumulato nella necropoli oattolica di S. Anna. Diamo la serie dei catecliisti e cappellani che ufficiarono la cappella di questa pia časa: 1. Pietro Antonio Volpati, dal 1818 al 1828. 2. Primo Pach, nato a Billichgrad nella Carniola addi g giugno 1798, ordinato addi 28 settembre 1828, cappellano dal 1829 al 1838. 3. Mattia Godina, nato a Pisino addi 7 febbraio 1807, ordinato addi 12 settembre 1830, cooperatore in Antignana poi in S. Maria Maggiore, cappellano dal 1838 al 1870, mori in quiescenza a Buie nell’ eta di settanta anni addi 24 luglio 1877. * Atterrato I’ edificio per scopi della stazione della ferrata meridionale, il nostro comune col seguente decreto in data 30 agosto 1858 convertiva l’a- rea in pubblica piazza: «11 magistrato civico di Trieste esercente il dominio ed il governo «delle pubbliche piazze e strade entro la citta di Trieste e nel suo distretto. «Vista la deliberazione della commissione mista dei 18 febbraio 1857, «il di cui atto trovasi depositato alle pubbliche tavole, colla quale venne de- «stinata a piazza pubblica dinanzi il capovia della ferrata in Trieste, tutto «intero il corpo delle realita di ragione del comune di Trieste, formante il «corpo della gia časa dei poveri, segnata nelle tavole coi N.ri 1145 e 1164. «Visto 1 ’ abbandono fatto dal comune di Trieste di questo corpo di «edifizi ad uso di pubblica piazza, con rinuncia ad ogni indennita, contenuta «nell’ atto dei 16 ottobre 1850. «Verificato, che le inscrizioni di debito gravitanti le stesse realita a «favore della ditta mercantile Ioachino Hierschl e Moise Ilierschl, sono da «lungo estinte per pagamento effettuato, per cui non esiste ipoteca. «Vista la ricognizione della cessazione di debito a favore Hierschl. «Visto il decreto deli’ aulica cancelleria dei 25 novembre 1845 N. «36294 che segna la procedura in affari di conversione di terreni da pubblici «in privati, pronunciante la cessazione anche delli crediti ipotecari che cadono «col cadere della privata proprieta. «Verificato, che in esecuzione alli deliberati delle competenti autorita, «il comune di Trieste ha fatto diroccare le čase sovraesistenti, ed il terreno «fu consegnato al magistrato siccome piazza pubblica in suo dominio e go- «verno. ♦ Decreta: «i. Le realita in Trieste citta, segnate nelle tavole coi N.ri di diritto «e di fatto convertite da bene pri vato civile, in benc pubblico, cessano di »far parte delle pubbliche tavole e verranno radiate. «2. II procuratore civico e incaricato della esecuzione del presente «decreto. «Trieste il di 30 agosto 1858. »Tommasini, podesta. Piber, segretario.» Fino dalla sua apertura teneva 1 ’ istituto dei poveri un mulo, chiamato dal volgo triestino per burla Giovanin, onde trasportare le derrate e la mi¬ neštra che si dava ai poveri in altri locali destinati a tal uopo. 11 nomignolo passč in eredita agli altri animali consimili della pia časa e il nostro po- polino li ricordava con questi versi: iovanin de 1’istituto Ga ciapa la febbre zala, Oto giorni el xc in stala E la boba nol pol menar. Pena fora dc la stala Giovanin ciapa la furia; E quel vecio co la scuria Lo scuminzia a bastonar. E quel vccio co la pipa Salta zo de la caldiera: Qucsta qua no xe manicra Dc bastonar sior Giovanin. Sc ga roto la musina Dc la publica bencficenza: Čari fioi gave pazicnza Che la boba magnarč Tralerala, co la calada Cin Evviva cl muso dc sior Giovanin. 39 ° XVII. La cappella domestica nella villa Necker. — Antonio Cassis- Faraone. — La via Montfort. L’odierna villa Necker fu eretta in amenissirr.o parco verso il 1750 dal negoziante Antonio de Strohlendorf nella via odierna dei Santi Martiri al nu- mero tavolare 1424 e civico 1. Facciata della villa Necker. Passata la possessione nell' anrto 179O in mano del conte Antonio Cassis Faraone, fu venduta dai suoi eredi addi r7 gennaio 1820 al prin¬ cipe Girolamo Bonaparte di Montfort, il quale in una sala al piano terreno apriva la sua cappella domestica. Cessava questa addi 31 maržo 1827, quatido da esso fu venduta alla ditta Necker e Compagno. Ridotta la villa in pro- gresso di tempo per vendite fatte al nostro comune ed a privati, fu ceduta nell’anno 1854 da Teodoro Necker ali’i. r. erario, che vi collocava l’i. e r. comando distrettuale di marina. — 39 1 — Dclla villa Necker o Montfort scriveva ncl 1828 il conte Girolamo Agapito J ): «Questa villa giacente nella contrada dei Santi Martiri si mostra con in- «teressante prospetto da quella del Lazzaretto vecchio sulla strada che guida «al passeggio di S. Andrea. Essa appartenne alla famiglia dei signori conti fra- «telli Cassis, il di cui genitore conte Faraone fabbrico il palazzo che sorge al «suo ingresso, ed avea pošto degli adornamenti campestri sul gusto asiatico ♦ nel giardinetto disposto dinanzi al medesimo. ♦ Dopoche questa villa fu acquistata dal principe di Montfort, egli fece «prendere un’ altro aspetto al palazzo facendovi altresi collocare quel beli’ o- ♦ rologio che si vede sulla facciata. Il giardinetto orientale scomparve; le serre, «i lunghi pergolati, i viali, tutte le parti in somma deli’attinente predio subi- «rono un generale cambiamento, piii propizio a farne risaltare le bellezze ed a «viemmeglio promuovere la fecondita del suolo. Sternma della famiglia Brigido. ♦ Sono incantatrici le vedute che si godono dal piano superiore del ♦ palazzo e parecchi siti ombreggiati da annose piante dietro lo stesso man- ♦ tengono una frescura ristoratrice nelle piu bollenti ore estive*. * Il primo proprietario di questa villa era pertanto Antonio Cassis Fa¬ raone, oriundo da Damasco nella Siria, nato nel 1745> ministro delle finanze in Alessandria d'Egitto, venuto colla famiglia a Trieste nel 1785; dali’impe- ratore Giuseppe II dichiarato nel 1788 conte del romano impero; nel 1795 nobile goriziano, conte di Precenico e signore di Monastero, Belligna e Palla- crucis ; nel 1797 patrizio triestino; padre di Michele, Giuseppe, Francesco e Pompeo, morto a Trieste nell’ cta di sessanta anni addi 23 novembre 1805. •) Descrizioni storico-fiittoriche . pag. 143 seg. — 39 2 — Di lui racconta il Mainati J ): «sottrattosi felicemente dall’Egitto il «gran doganierc del Cairo Antonio Faraone Cassis, con avere anche fatto ve- «nire nel 1785 dietro di se la moglie e famiglia, oltre le grosse somme di de- «naro, che il medesimo fece pria passare ai banchi di Londra e di Genova, »venne a stabilirsi in Trieste. Passo di qua dopo breve intervallo a Vienna «per presentarsi in persona ali' imperatore, a cui avea spedito previamente «un paio di bellissimi cavalli arabi e cammelli. In quest’ anno esso doganiere «fece delle considerabili investite in possessioni e čase, specialmente prendendo «in proprieta la signoria con molti beni delle monache di Aquileia ed ilgran «fabbricato della dogana vecchia, cioe il Tergesteo, per la quale sborso set- ftanta milla fiorini. Avendo acquistato un suddito si benestante ne’ suoi stati, «lo dichiaro fin dal principio conte del sacro romano impero e dopo 1’ acquisto «fatto degli enunciati beni, gli diede anche il titolo di eccellenza, cosi detto «decretista.» Sotto le arcate del cimitero cattolico di S. Anna riposa suo nipote Cesare, defunto addi 22 agosto 1841, in monumento che ha la seguente e- pigrafe: CESARE CAV. DE CASSIS FARAONE FLORIDO DI GIOCONDA BONTA E CARO D’ INGEGNO FACILE ERUDITO E SAGACE AGLI AMICI NELLE SCIENZE LEGALI PERITISS 1 MO CHE DEI PUBBLICI E PRIVATI INCARICHI A LUI AFFIDATI GIUSTIFICO L’ ONOREVOLE SCELTA CON PRONTO E DOTTO DISIMPEGNO EUGENIO CAVALIERE DOTTORE DE CASSIS FARAONE NIPOTE ED EREDE QUESTO TITOLO D' INCANCELLABILE RICONOSCENZA ED AFFETTO DOLENTISSIMO POSE MANCO IL DI 22 AGOSTO 1841 •i fc- Neli’anno 1854 fu aperta sui fondi gia possedati dal principe Giro- lamo Napoleone 1 ’ odierna via Montfort. i) O. c. Vol. B. pag. 32. 393 — XVIII. La chiesa succursale di S. Antonio nuovo. Cresciuta di giorno in giorno la popolazione della citta nuova o te- resiana, si delibero, invece di fabbricare per questo rione una chiesa nuova, di demolire la primitiva chiesa colla canonicaedi erigerne una nuova su questa area piu vasta, prospiciente il canale. Chiusa il giorno 23 aprile 1827, si alzava frattanto in piazza delle Legna una chiesa provvisoria in legno colla facciata ri- volta verso la via Nuova, con un campanile isolato, fornita di tre altari, di pulpito trasportabile, organo ed alloggio pei santesi. Alla nuova chiesa da costruirsi passarono dalla demolita, le campane, i sacri indumenti ed i vasi sacri; la palla del Cignani fu destinata pella nuova sacrestia, le altre colle statue ed effigie dei santi si gettarono alla rinfusa nella soffitta della chiesa nuova ; 1 ’ ara massima passo come tale alla chiesa diServola, purtroppo consuntanel- 1’incendio accaduto in questa chiesa la notte dei 12 dicembre 1889, tranne la mensa rimasta guasta; 1 ’ara del crocifisso fu donataal duomo di S. Giusto; gli altri tre altari laterali passarono alla chiesa parrochiale di Opcina. Questa chiesa provvisoria fu costruita dali’imprenditore Angelo Forian in legno, colla spesa di fiorini sei mila seicento, esborsati dal nostro comune. Duro fino alfapertura della nuova chiesa addi 3 aprile 1842. Primo ed ultimo parroco di questa chiesa era Mattia Ershen, del quale abbiamo gia dato la biografia. XIX. La cappella della B. V. Annunziata nell’ ufficio di sanita ma- rittima. — I suoi cappellani. Trasportato nell’ anno 1809 il magistrata centrale di sanith nelFodierno edificio deli' i. r. goveriio centrale marittimo, fu eretta una cappella nel suo cortile, sacra alla B. V. Annunziata e a santi Rocco e Giusto, nella quale apposito cappellano celebrava per i contumacianti la santa messa in tutte le domeniche e feste deli’anno. Fu chiusa e convertita ad altri usi nell’ anno 1847. — 394 Diamo la serie dei cappellani: 1. Stanislao Rainer, ex miuore conventuale, professore ginnasiale in pensione, dal 1822 al 1825. 2. Paolo Lunardis, dal 1825 al 1829. 3. Bartolomeo Costanzo, nato a Isola addi 15 febbraio 1788, or¬ dinato addi 9 aprile 1814, sacerdote in patria, cappellano dal 1829 al 1843, mori pensionato a Isola di ottantatre anni addi 1 novembre 1871. 4. Giuseppe Masich, nato a Vipacco addi 29 dicembre 1811, ordi¬ nato addi 11 settembre 1837, cancellista e cerimoniere vescovile, cappellano dal 1843 al 1847, P°i cappellano deli’i. e r. battaglione Wimpfen, mori in quiescenza a Graz di sessantatre anni addi 16 novembre 1874. Diamo la descrizione deli’ i. r. ufficio della sanita offertaci dal conte Girolamo Agapito. 1 ) «11 nuovo edifizio della sanita e stato compiuto nell’anno 1809; il suo «recinto ha una circonferenza di oltre 1000 ldafter. Evvi in esso comodo cor- «ridoio, dove alle ore prescritte e co’ debiti riguardi di sanita i forastieri ed i «naviganti soggetti a contumacia possono parlamentare con ognuno, come se «fossero di libera pratica e dar sollecito corso ai loro affari commerciali anche «durante le quarantene, occularmente assistendo al peso ed alla misurazione «delle merci contrattate e vendute. La spaziosa loggia in immediata comuni- «cazione con questo corridoio serve acconciamente per il travaso degli oli «e lo scarico delle frutta e d’ altri articoli di tutte quelle provenienze, per cui «gli stessi navigli sono soggetti alla quarantena e che non sono suscettibili «allo spurgo ne’ lazzaretti. «1 navigatori e passeggeri concordemente affermano, che in tutta » 1 ’Europa non vi esista uno stabilimento sanitario con le comodita per il com- «mercio sirnih a quelle del nostro. Al termine del corridoio esiste la cappella »sotto 1 ’invocazione di S. Rocco e S. Giusto, nella quale un apposito cappel- «lano celebra la messa per 1' i. r. impiegati ed i contumacianti.* *) Compiuta e distesa descrizione dl 'Prieste, pag. 73 SQg. 395 — XX. La cappella vescovile in via del Lazzaretto vecchio. — II vescovo Antonio Leonardis. Fu aperta nella terza residenza vescovile in via del Lazzaretto vecchio nella časa al numero tavolare 1337. L’unico vescovo che in essa vi celebto la santa messa, fu dal 1822 al 1830 Antonio Leonardis, nato a Gorizia nel 1756, decano di Lucinico, nominato vescovo di Trieste nel maržo 1821, con- sacrato nella patria metropolitana addi 14 ottobre dello stesso anno, morto nell’eta di settantaquattro anni addi 14 gennaio 1830 e tumulato nella ne- cropoli cattolica di Sant’ Anna, ali’ esterno della cappella coli’ epigrafe: A P £2 HEIC • REQVIESC 1 T • IN • SOMNO ■ PAC 1 S REVERENDISSIMVS • ANTONIVS • LEONARDIS DOMO • GORITIA DIOCESEOS • TERGESTINAE • P 0 NT 1 FEX PIISS 1 MVS • INTEGERRIMVS SC 1 ENTIIS • INS 1 GN 1 TER • ORNATVS IN • 1 LLA • VERO ■ VERVM ■ DIVINARVM • SPECTAT 1 SSIMVS DISCESSIT • E • VIVIS • XIX • KAL • FEB • AN • MDCCCXXX AET • SVAE • LXXIV NEPOTES • ERGA ■ EVM • GRATISSIMI POSVERE — 39 6 — XXI. La cappella della B. V. delle Misericordie nella villa Murat. — II pittore fra Bartolomeo Baccio. La villa Murat in via Čampo Marzio ai numeri tavolari 92, 93, 94 e civici 16 c 18, oggidi in gran parte occupata dalla pilatura di riso, fu eretta neH’anno 1800 dal contc Antonio Cassis Faraone con attigua cappella domestica al lato sinistro. Venduta nell’anno 1827 alla sorella di Napoleone I, Carolina contessa di Lipona vedova del re di Napoli Gioachino Murat che l’acquistava dal proprio cognato Felice principe Bacciocchi, passo dopo la di lei morte agli eredi Luciano Napoleone principe de Murat, Letizia Maria principessa de Murat maritata Pepoli e a Luigia Carolina principessa de Murat maritata Rasponi. Ceduta col tempo al possidente Enrico Rieter, la cappella fu chiusa e nell’anno 1896 1 ’altare marmoreo levato da Ermanno Ilutterott, uno dei direttori della pilatura di riso e la chiesetta convertita ad usi profani. Non ebbe mai proprio o stabile cappellano; veniva ufficiata dal clero curato di Trieste. La palla ebbe in dono il canonico Pietro dottor Tomasin; e di forma rettangolare, alta due metri e 45 centimetri, larga un metro e 42 centimetri e fu dipinta nell'anno 1831 da Ignazio Hofer. Rappresenta la B. V. delle Misericordie sopra un trono che ha nel piedestallo le parole: MATER • PIETATIS ET • MISERICORDIAE ed accoglie sotto il suo manto sostenuto da angeli ventitre figure di poveri e mendici che invocano la sua misericordia e pieta. E una copia del quadro conservato nella pinacoteca di Lucca, dipinto dal celebre pittore fra Bartolo¬ meo Baccio della Porta, domenicano, discepolo di Cosimo Rosselli, nato a Savignano nel 1475 e morto a Firenze nell’ etži di quarantadue anni addi 6 ottobre 1517. Della villa Murat scriveva nel 1828 il conte Girolamo Agapito : «L’antica denominazione di questa villa si derivo da un vasto campo »giacente dirimpetto ad essa, parte del quale venne occupato con la costru- «zione del lazzaretto di San Carlo, formando il rimanente la piazza che si «stende dinanzi ali’ edifizio del lazzaretto medesimo. > l ) Desctizioni storico -p Utori che ^ pag. 144 e seg. — 397 — «La villa che occupa la bella collina di fronte, dopo di essere pas- »sata in proprieta di diversi padroni, venne acquistata dal sig. Psaro generale «pensionato russo, il quale vi fece costruire quel dignitoso edifizio che gran- «deggia sull’ eminenza. «Questa villa venne ultimamente comprata da sua altezza il principe «Bacciocchi, il quale da ormai dodici anni stabili in essa la sua residenza. Egli »fece erigere la magnifica scala di pietra a vari ripiani, la quale cominciando La Eeata Verginc delle Misericordie. Palla dclla cappella nella villa Murat, ora proprieta del canonico Pietro dottor Tomasin. «alle falde della collina presso al cancello di ferro che mette sulla pubblica »strada, porta ali’edificio signorile che in scenico prospetto si affaccia ali’os- »servatore. «L’ ingresso e sulla piazza di Čampo Marzio per im grande portone «a cancelli di ferro, salendosi ali’ abitazione del principe per bella strada arti- «ficialmente condotta con delle placide inflessioni. A destra del portone trovasi «un nobile gabinetto ove si puo goder dappresso 1’ambulante teatro del bel »mondo che va al passeggio, vedendosi a manca un abituro costruito e di- — 398 — « pinto con i caratteri di uno stile campereccio. Da questo lato il verdeggiante «pendio si ammanta di lieti frondeggianti boschetti, intersecati da labirintici ♦ sentieri freschi e ombrosi. D’ ogni intorno degli alti pergolati, de’ giardini vi- ♦ stosi, delle aiuole e de’ vasi di flori con simmetrica disposizione compartiti ed ♦ una dispendiosa riunione di campestri abbellimenti e di comodi urbani, ren- ♦ dono deliziosa questa principesca dimora, tutto il corredo della quale porta «1’ impronta della splendidezza in gara con 1’ eleganza. ♦ Tanto dalla terrazza del casino, quanto da parecchi altri punti e piu ♦ eminenti si hanno delle pittoresche vedute sopra i contorni della citta, sulla ^spiaggia del golfo Triestino e sull’Adriatico. L’ adiacente fertile campagna e ♦ coltivata con attente cure, in guisa da rendere questa villa in ogni sua parte ♦ molto gioconda e ridente.* Sul muro di cinta di questa villa dalla parte del viottolo che šale dalla via Čampo Marzio stava una lapida colla semplice scritta: VILLA ČAMPO MARZIO A ■ 1800 Della fine miseranda della villa Murat, notava con tutta ragione il Piccolo *) : « Nel 1800, il sig. Psaro, generale russo, venuto a Trieste a cercarvi »la quiete, la dolcezza d’ un clima mite, acquistate varie tenute al Čampo »Marzio, vi eresse una villa sontuosa. ♦ Nel 1815 il principe Bacciocchi, riparato con la moglie Elisa Bona- ♦ parte, duchessa di Piombino, a Trieste, si innamoro di quella villa, dalle linee ♦ italiane, che gli ricordavano i palazzi della sua effimera duchea, l’acquisto e ♦ 1’ abbelli, costruendovi una scalinata maestosa, circondata di boschetti e di ♦ flori. Ei voleva riprodurre cosi, in proporzioni minuscole, gli splendori dei ♦ giardini di Toscana, affinche il trapasso dalla potenza deli’ imperio alla soli- ♦ tudine deli’ esilio, fosse men duro per 1’ altera consorte. «In quella villa, un anno piu tardi, venne a riparare Carolina di Na- ♦ poli, che nell’ esilio aveva assunto il nome di contessa di Lipona, coi figli, ♦ da due mesi resa vedova dal piombo borbonico. Cosi, avendola Carolina ♦ Murat acquistata dal cognato Bacciocchi, quella villa preše il nome deli’ infe- ♦ lice re di Napoli. ♦ La villa Murat fu per alcuni anni una piccola corte, anziche un ♦ luogo di ricovero di quegli esiliati dal trono: vi convenivano, alle intellet- ♦ tuali serate, ove pareva spirasse un soffio di vita parigina, gli ultimi patrizi ♦ triestini, le notabilita del commercio, gli artisti che giungevano a Trieste, i ♦ fedeli alla časa Bonaparte, che preferivano 1 ’ esilio ali’ accettare, rientrando ♦ in Francia, la restaurazione borbonica. Arrighi di Casanova, duca di Padova, *) Martedij 7 novembre 1899 N. 0519. — 399 — »Bernardo Maret, andavano a tesservi la tela delle speranze napoleoniche; »Paganini vi si recava a deliziare col suo magico violino le serate delle illustri »esiliate. «La societa della villa Murat si fondeva con quella della villa Necker, «ove un altro Bonaparte, Girolamo, 1 ’ ex re di Vestfalia, attendeva tranquillo, «con la moglie Federica e i figli Matilde, Napoleone e Girolamo, che rispun- »tasse per la sua časa 1 ’astro che a Waterloo era tramontato cosi tragicamente. «Nel 1827 la villa Murat si chiuse, e morta nel 1839 ' a contessa di »Lipona, divenne proprieta dei figli Luciano Murat, Letizia contessa Pepoli e «Carolina contessa Rasponi, dai quali fu venduta al signor Rieter. «11 boschetto e i giardini furono distrutti e i viali abbattuti; una bir- «raria di sesto rango albinsegna di «Murat », ironia del caso, pareva ricordare «la origine di colui che avrebbe potuto essere re d’ Italia, se la fortuna avesse «messo la sua firma al proclama di Rimini. La terra che aveva nutrito tante »generazioni di fiori, fu adoperata per materiale d’ imbonimento, finche, livel- «lato il terreno fino a piedi della collinetta ove sorge il palazzo, distrutta la »monumentale scalea, il fondo fu venduto alla societa della pilatura di riso, «che vi eresse le sue fabbriche e le sue officine. «Ma il sacrificio della stolica villa non era peranco interamente con- «sumato: rimaneva il palazzo centenario, col suo porticato, con le sue šale, «ove una societa, Apollo, recitava su un nrodesto palcoscenico, sorto la dove «i dilettanti triestini e gli artisti, quasi ottant’ anni fa, avevano recitato, suo- «nato o cantato, dinanzi ad una platea di principi, di duchi, di conti e di «patrizi. Or bene, anche quel palazzo, che nella signorile eleganza delle linee «pareva conservare qualche cosa di principesco, e destinato a diventare un »magazzino, nel quale, abbattute pareti, sfondati soffitti, mutata fisonomia, «s’accumulera il riso della Cocincina, ad attendere che la pila lo svesta e lo «renda brillante come le perle. i 2 aprile e il Piccolo della Sera , 3 aprile 1900. «11 barone dq Reinelt aveva settantacinque anni. Dopo avercompiuto «gli studi commerciali in Inghilterra, fece il suotirocinio presso la filiale di Londra «della časa Reyer e Schlick; intraprese poi lunghi viaggi all’estero, spiegando »sempre grande attivita. Venne poi a stabilirsi a Trieste presso la časa madre «e nel 1875 eredito da Costantino Reyer la sua immensa sostanza, con l’ob- »bligo di continuare 1 ’ attivita delta časa Reyer e Schlick. «11 defunto copriva moltissime cariche. Da venticinque anni era membro «della Camera di Commercio e nel 1879 ne nominato presidente, carica ch’egli »copriva tuttora. Nel gennaio 1883 fu nominato membro della Camera dei »Signori. Era inoltre presidente della direzione di Borsa, direttore della Riu- »nione Adriatica di Sicurta, consigliere della Banca Commerciale triestina, »del Gas austriaco, del Cotonificio triestino, presidente della Raffineria di «Olii minerali ed aveva parte in altre istituzioni ancora. «11 barone de Reinelt lascia una vistosissima sostanza, intorno alla «quale corrono le voci piu disparate; 1’ opinione pubblica la valuta fra i sedici e «i venti millioni di fiorini. Egli ha nominato suoi esecutori testamentari il sig. «Giovanni Jachsich, procuratore della časa Reyer e Schlick; 1 ’ avvocato Felice »Venezian e il notaio dott. Giuseppe Quarantotto. Il testamento e stato aperto «ieri mattina con le formalita di legge. «A quanto abbiamo appreso, la consorte, baronessa Angiolina, oltre «ad essere erede di una cospicua somma, šara anche usufruttuaria, vita na- «tural durante, deli’ intera sostanza, la quale andra poi devoluta al governo, «per essere tutta impiegata in opere di beneficenza. Quali istituzioni di bene- «ficenza il testatore cita, fra altre, il sanatorio popolare di Alland, per tuber- «colosi, la «Croce Rossa», la »Croce Bianca» e la «Societa della Poliambu- «lanza» di Trieste. «11 defunto ha disposto inoltre parecchi legati, sia a persone private, «sia ad istituzioni di beneficenza. Tacendo dei primi, rileviamo fra i secondi: «cor. 60.000 per il fondo intangibile della direzione generale di beneficenza; «c. 30.000 per il fondo intangibile delle šale di lavoro per i corrigendi; «100.000 alla Camera di Commercio per una fondazione a beneficio di nego- «zianti triestini decaduti; c. 50.000 a favore del pio fondo di marina; c. 50.000 «per la creazione di stipendi universitari a študenti triestini, uscenti dalle «scuole comunali e da quelle dello stato; c. 40.000 per il mantenimento «della scuola di canto di fondazione Reyer. Inoltre cor. 4000 che saranno «rimesse al signor podesta per essere distribuite ai poveri nel giorno dei «funerali. «11 testamento dispone inoltre, che tutte le pensioni pagate finora dalla «casa Reyer e Schlick vengano convertite in altrettanti vitalizi presso una «compagnia di assicurazioni. Fra le disposizioni d’ultima volonta del defunto «vi e pure quella che ordina la liquidazione della časa Reyer e Schlick. «In tal modo la morte del barone de Reinelt segna anche la scom- «parsa di una delle piri grandi čase commerciali triestine, che ebbe per l’ad- «dietro importanza mondiale, specialmente per il commercio del caffe. Ora la — 409 — «sua attivita si limitava quasi esclusivamente ad operazioni bancarie; aveva «filiali a Vienna e a Londra. «Non appena la notizia della morte fu partecipata alla Camera di «Commercio, vennero issate sull’ edificio di Borsa le bandiere a mezz’ asta. »Oggi a raezzogiorno si radunera la direzione di Borsa e alle dodici e «mezzo šara tenuta un’ adunanza straordinaria della Camera di Commercio, «per deliberare sulle onoranze da tributarsi al defunto. La deputazione di «Borsa proporra fra altro, che la Camera intervenga in corpore ai fanerali, «durante i quali gli uffici saranno chiusi e che sia sospesa, in segno di lutto, •sla seduta che era indetta per questa sera. «La salma verra esposta oggi in una sala al primo piano del palazzo, »trasformata in cappella ardente. I funerali seguiranno domani, martedi alle «dieti e mezzo antimeridiane.* »Fino dalle otto della mattina, molta folla stazionava nelle adiacenze »della časa Reyer, in via dei Carradori N. 2 , abitata dalla famiglia Reinelt. «Alle dieci e mezzo, la salma, rinchiusa in una cassa di metallo bianco con »ornamenti di bronzo, venne deposta su carro di prima classe, deli’impresa »Zimolo, tirato da sei cavalli neri, quindi il corteo funebre si mosse. Venivano »primi sei frati con la loro croce, poscia i canonici, i parroci e preti di tutte »le parrochie della citta, preceduti da altra croce. Dietro _il carro, sul quale »erano State deposte due sole corone: una della vedova baronessa Reinelt e «1* altra, in forma di croce, deli’ ammiraglio conte Canevaro, venivano i nipoti »deli’ estinto, il signor podesta, il signor luogotenente, il barone Rinaldini, il »corpo consolare, la Camera di Commercio e i rappresentanti di tutte le altre »autorita e corporazioni locali, e numerosissimi privati. »Venivano poi sei carri carichi di bellissime ghirlande. Il corteo fune- »bre, pasSando per la via delle Poste vecchie, via del Ponterosso, Corso e »via Sant’Antonio, gremite di gente, si reco alla chiesa di Sant’Antonio «nuovo, dove la salma fu benedetta da monsignor Petronio. «Quindi il carro prosegui direttamente per il camposanto seguito da »circa cento carrozze, nelle quali avevano prešo pošto gl’intimi della famiglia, »e i rappresentanti delle autorita e corporazioni. «La salma venne calata, provvisoriamente, nella tomba della famiglia »Reyer, sita sotto le arcate.* 4io XXIV. La prima cappella del seminario diocesano. — II vescovo Giorgio Dobrila. Aperto col giorno 4 novembre 1849 per cura del vescovo Bartolomeo dottor Legat il seminario diocesano per i teologi del quarto corso in via Giustinelli, nella časa al numero tavolare 1899 e civico 6, piu tardi occupata dali' ospizio dei padri armeni mechitaristi della congregazione di Vienna, pella quale il nostro comune pagava 1’annuo affitto di mille fiorini, si destinava una sala abbastanza ampia ad uso di cappella che fu ufficiata sino ai 24 agosto 1852. Primo rettore del seminario e custode della cappella fu Giorgio dottor Dobrila, nato in Antignana nelPIstria addi 16 aprile 1812, alunno del seminario centrale teologico di Gorizia, ordinato addi 11 dicembre 1836, cooperatore a Hrusiza, allievo deli’ istituto agostinianeo di Vienna, dottore in teologia, nel 1842 cooperatore e predicatore tedesco in S. Antonio nuovo, poi catechista e direttore della scuola feinminile in Cittanova, nel 1848 con- sigliere concistoriale, direttore del seminario teologico diocesano ed in questo professore di teologia pastorale, poi esaminatore prosinodale di teologia dogmatica, dai 19 ottobrc 1854 canonico del capitolo cattedrale e dai 21 del susseguente novembre parroco di S. Giusto, fu dali’ imperatore Francesco Giuseppe I nominato addi 12 ottobre 1857 vescovo di Parenzo-Pola. Preco- nizzato da papa Pio IX ai 21 del susseguente novembre, consacrato nella metropolitana di Gorizia addi 2 maggio 1858, fece il solenne ingresso a Parenzo ai 16 dello stesso mese ed anno, e a Pola ai 13 del susseguente giugno. In circostanza, che egli per la prima volta visitava Rovigno, si dava alle stampe per cura di quell’asilo di carita per 1’infanzia 1’opuscolo omaggio e pieta.') Ristauro egli in Parenzo la cattedrale di S. Mauro e riordino le rendite vescovili. Morto il vescovo Legat, 1 ’ imperatore Francesco Giuseppe I lo norni- nava a succedergli, addi 29 maggio 1875. Preconizzato da papa Pio IX ai 5 del susseguente luglio, preše il solenne possesso della chiesa di Trieste addi 26 settembre e della giustinopolitana addi 17 ottobre 1875. In tale circostanza si dava alle stampe 1 'omaggio del capitolo e clero della chiesa concaitedrale a sua signoria illustrissima e reverendissima monsignor Giorgio dottor Dobrila, vescovo di Trieste e Capodistria, cavaliere deli' ordine della corona ferrea ecc. ecc. nella fausta occasione che il giorno 17 ottobrc 1875 prende solenne possesso di questa diocesi * 2 ) e visitando egli per la prima volta, addi 4 no- *) Venezia 1858 in 4° di pag. 72. 2 ) Capodistria 1875, in 8° pag. G. vembre 1877 la parrochia d’Isola, il parroco don Giovanni Zamarin pubbli- cava le memorie della jamiglia Contesini-Hettoreo da Isola. 1 ) Pubblico egli per gli slavi dellTstria un libro di preghiere Oce budi volja tvoja (Padre, sia fatta la tua volonta) 2 ); lu cavaliere deli’ ordine della corona ferrea di seconda classe e fondatore del convitto diocesano di Trieste, cui lascio ogni suo avere coli’istituire diversi stipendi scolastici. Per questo ospizio egli destinava tutti gli incassi della pia unione la sacra jamiglia , della quale diamo lo statuto, edito addi 2 maggio 1878. Norme direttive. 1 . La Pia unione e istituita per tutta la dioccsi colla sede in Trieste; il vescovo pro tempore, il capitolo cattedralc e il cancellicre vescovilc formano la direzione. 2. La Pia unione ha per iscopo di diffondere la divozione alla Sacra Famiglia e di cooperare alla cristiana educazione degli študenti ginnasiali, inclinati a dedicarsi allo stato sacerdotale colla preghicra e con sussidi per 1’erezionc di un collcgio diocesano, e per la fondazione di stipendi. 3. Alla Pia unione possono aseriversi cattolici d’ ambo i sessi. Membri ordinari contribuiscono nellc citta un fiorino ali’ anno c soldi cinquanta nella carnpagna; quelli che contribuiscono con un importo maggiore sono membri e benefaitori. 4. I membri sono divisi in gruppi di dieci persone (decuric); ad ogni gruppo 6 preposto un collettorc od una collettricc. Ovc il numero de’ soci sia grande, ogni dieci col- lettori hanno il loro collettorc superiorc ossia centurione. 5. Il curatorc d’ anime di regola e preside locale ; esso tiene la nota de' soci ed 6 cassicre delle pie largizioni; puo venir delegato a questo scopo un suo sostituto. Il preside elegge i collcttori e le collettrici, cd ove il numero de’ soci sia piccolo, raccoglie le offertc in rate semestrali anticipate entro il mese di gennaio e luglio di ogni anno, c le spediscc ali’ ordinariata. Nei luoghi ove esistono altrc confraternitc, si prestano a cio le dirczioni ri- spettive e questc fanno i versamenti regolari al curato o ali’ ordinariato. I membri che per tre semestri continui non versassero la loro elemosina, ccssano di far partc della Pia unione. 6. Ogni socio partccipa a’ vantaggi spirituali inerenti alla Pia unione , ciob allc quattro sante messe annuc che il vcscovo cclcbra per i soci, allc preghiere fatte dai giovani bcneficati e allc sante indulgenze. La preghicra si lascia alla libera devozione de’ soci; si raccomanda pero di recitare un Pater , Ave c Gloria alla Sacra Famiglia almeno nei giorni di domenica c festa. Str V Il vescovo Dobrila visito, sebbene sempre sofferente, la diocesi e vi introdusse le sacre missioni, tenute per la prima volta a Trieste in lingua italiana dal cappuccino fra Roberto Menini da Spalato, ora arcivescovo di Sofia e Filippopoli nella Bulgaria e in lingua slava dal padre Giovanni Doliak gesuita. Mori nell’etii di settanta anni addi 18 gennaio 1882, onorato da speciale medaglia, con leggenda dettata in lingua croata. J ) Capodistria 1877, in 8°, pag. 29. a ) Vienna 1868, terza edizione. 412 Le sue ceneri riposano nella necropoli di Sant’ Anna coli’ epigrafe : GEORGIVS DOBRILA EP 1 SCOPVS PARENTINO - POLENSIS PRIMVM EXINDE TERGESTINVS ET IVSTINOPOLITANVS N. ANTINIANAE IN ISTRIA XVI. KAL. MAI MDCCCXII OBUT IN DOMINO IDIBVS IAN. MDCCCLXXXII ORATE PRO EO II suo ritratto ad olio pende nella sacrestia canonicale del duomo di S. Giusto. XXV. La cappella domestica della famiglia don Carlos. — La sua tomba nel duomo di S. Giusto. Venuto a stabilirsi a Trieste nell’anno 1850 1 ’infante don Carlos de Molina, apriva una cappella privata nella propria abitazione nella časa Ralli in via del Lazzaretto vecchio, che perdurava sino al giorno 17 gennaio 1874, in cui moriva la sua consorte Teresa de Bourbon. Dal suo principio era uffi- ciata dal gesuita spagnuolo padre Valentino Ruiz, cappellano e confessore della famiglia reale, che ora aspetta la risurrezione nella tomba a piedi del- 1 ’ altare di S. Carlo nel duomo di San Giusto. Diamo i loro epitafi in ordine cronologico: D • O • M CAROLVS • V ■ HISPANIORVM ■ REX IN • PROSPERIS ■ MODESTVS • IN ■ ADVERS 1 S • CONSTANS PIETATE • AVTEM • INSIGNIS OBDORMIViT ■ IN • PACE • DOMINI VI ■ ID • MART • AN • M • DCCC • LV_ AETATIS • VERO • SVAE • AN • LXVI • MENSE • XI • DIE • IX ET HIC • TVMVLATVR • MAX 1 M 0 . POP • ET • CLERI • CONCVRSV XVII ■ KAL • APR ■ EIVS ■ ANNI R • I • P 413 — 2 . HIC ■ IACENT MORTALES • EXVVIAE FERDINANDI ■ HISP ■ INF CAROLI ■ V ■ TERT10GEN1TI _QVI AN • NATVS ■ XXXVI * MENS • II • DIES • XIII OBIIT • BRUNSEE • IN • STIRIA KAL • IAN • AN ' M • DCCC • OČI 3- HIC ■ QVIESCVNT CAROLVS ■ VI • COMES • A ■ MONTEMOLIN CAROLI ■ V • PRIMOGEN1TVS QVI AN ' NATVS ' NETI • MENS • XI ■ DIES • XIII PIE • DECESSIT • TERGESTE ID1B • IAN • AN • M • DCČČ • LXI ET CAROLINA ■ BORBONICA ■ E1VS • VXOR QVAE HORAS • POST ■ SEX • ETIAM • PIE ■ DECEDEBAT EODEM ■ DIE ■ ET • AN ANNOS • NATA • XL • MENS • X ■ DIES • XIII 4- SIMIL ■ HIC ' IACET REGINA ■ MARIA ■ THERESIA ■ BORBONICA DIGNA ■ SPONSA • DIGNISSIMO SPONSO • CAROLO ■ V ■ QVAE SVPREMVM • DIEM • OBUT XVT KAL • FEBR • M ■ DCCC • LXX1V 4H — XXVI. La seconda cappella nel seminario diocesano. — II canonico Antonio Decorte. Adattata la časa in via deli’ Ospitale al numero tavolare 1755 di ra- gione del nostro comune ad uso di seminario, si apriva in questa col giorno 4 novembre 1852 il seminario diocesano per i teologi del terzo o quarto corso teologico, ai quali si unirono dali’anno 1860 ali’anno 1864 alcuni štu¬ denti poveri istriani deli’ i. r. ginnasio dello stato che intendevano dedicarsi alla carriera sacerdotale. Ebbe questo seminario un piccolo oratorio, nel quale non si celebrava gia la santa messa, ma nel quale soltanto vi convenivano i seminaristi per re- citare in comune le preghiere mattutine e quelle della sera. Duro il seminario e la cappella in questo edificio sino al giorno 24 agosto 1872, dovendolo cedere alla scuola magistrale femminile. Rettori del seminario e custodi della cappella furono : 1. Giorgio dottor Dobrila, poi vescovo di Trieste-Capodistria. 2. Antonio Decorte, nato a Pisino addi 3 agosto 1819, ordinato addi 30 agosto 1845, cooperatore e maestro in Antignana, maestro in Gallignana, catechista dirigente la civica scuola popolare della Barriera vecchia; nel 1854 vicario corale nel duomo di S. Giusto, rettore e lettore di catechetica e me- todica nel seminario diocesano, nel 1865 canonico del nostro capitolo catte- drale e dello stesso teologo, mori di cinquantasei anni addi 3 maržo 1875 e fu sepolto nella necropoli di Sant’Anna coli'epitafio dettato dal canonico Pietro dott. Tomasin : ANTONIO • DECORTE CANONICO • TPIEOLOGO ECCLESIAE ■ CATHEDRALIS • TERGEST 1 NAE SEMINARII • DIOECESANI RECTORI NONIS • MARTII • MDCCCLXXV AETATIS • SVAE • ANNOR • LVI PIE • IN . DOMINO • DEFVNCTO SACERDOTES • OLIM ■ EIVS • ALVMNI CVM ■ LACHRIMIS ■ POSVERE R • I • P — 4i5 XXVII. Gli israeliti a Trieste, — La lapide della famiglia Voltidia. — Origine della parola ,,traffico“. — H rabbino triestino Erama- nuele Porto e le sue opere. — I banchieri israeliti e il loro con- tratto col nostro comune. — II giuramento dei bancbieri israe¬ liti. — II primo monte di pieta in Trieste. — La famiglia Gi- raldi. — II civico monte di pieta e la sua cappella. — II dot- tor Carlo Nobile. Le antiche nostre lapidi romane ci assicurano, che sino da tempi re- motissimi soggiornavano nella nostra citta gli israeliti. II dottor Pietro Kandler fra gli altri testimoni ci riferisce uno, che egli assegna ali’ anno 80 circa del- 1’ era volgare. E questa una lapide estratta dalla romana necropoii ai Santi Martiri, la quale ci nomina un israelita, certo Voltidio, che dal cognome ga- zaeus deve esser stato ricco e benestante. La leggenda, ora riparata nel nostro civico museo d’ antichita, suona : C • VOLTIDIVS . C ’ F • FVSC TESTAM • F1ERI • IVSS1T C • VOLTIDIO ■ GAZAEO • PATRI PETRONIAE ■ Q • F ■ MATRI T • VOLTIDIO • C • F • FRATRI VOLVMNIAE • EGNOTIDI VXORI che noi interpretiamo : Caius Voliidius Caii Jilius Fuscus , testamento fieri ius- sit Caio Voltidio Gazaeo patri, Petrouiae (Juinti filiae matri, Tito Voltidio Caii filio fratri, Volumniae Egnotidi uxori. * Ed e appunto, che agli ebrei dobbiatno 1’origine delie parole traffico, trafficante , trafjicare , in uso oggigiorno presso tutti i popoli di razza latina, le quali esprimono il commercio o lo scambio in piccole dimensioni, conservata per quello piu esteso la forma deli’ antico negotium o negotiari. 416 — Ed in vero circa 1' etimologia del trafjico , molto si scrisse. Chi la fece derivare dal latino transvicare (passar lo scambio) e chi da transfacere (cioe negotium), oppure dalla guasta pronuncia del verbo tractare in tractiji- care, adducendo come prova lo spagnuolo trafagar e traficar, del quale er- roneo parere e pure Nicolo Tomrnaseo 1 ). L’ origine della parola trafjico e invece da cercarsi nella nostra pro- vincia. Un’ antichissima moneta greca, il Nikephorus, coniata per il solito nella citta di Apollonia e Dyrrhachium (Durazzo), la quale da un lato rappresentava la vacca lattante e dalfaltra gli orti Alcinoi, passava dali’Illirico e dalla Grecia neiritalia ed a Roma, quando nelfanno 177 avanti Cristo il console Caio Claudio Pulcro trionfava sugli Istriani, come racconta lo storico Tito Livio scrivendo : tulit in eo triumpho Victoriatum octoginta quinque millia septingentos duos 2 * ). La moneta—sempre argentea— ebbe nell’anno 58 avanti Cristo, colla lex Clodia, emanata dal tribuno del popolo Publio Clodio Pulcro, da un lato la dea Victoria, eleminandone gli orti Alcinoi; e la moneta chiamata quindi Victo- riatus, 8 ) fu pareggiata al Quinario, il quale dapprima conteneva cinque, poi in progresso di tempo otto assi, pari a quaranta Heller o centesimi 4 * ). In questa moneta, allora in voga nel romano impero, la dea Vittoria comparisce fra i trofei. Il trofeo, in latino trophaeum, in greco Iropaikon e tropaikos, passo a dare il nome volgare al Victoriatus. E quando gli ebrei emigrarono, prima ancora deli’ eccidio della citta di Gerusalemme, nell’ occi- dentc, specie neiritalia e numerosi a Roma, dove erano per lo piubanchieri, nell’ evangelio chiamati nummularii, armonizzarono il trophaeum ed il tropaikon in traffic, parola citata le spesse volte nel Talmud, per cui trafjico , trafjicare , trafficante , significa far affari ali’ uso degli ebrei, con una parola : commerciare. Esclusi gli ebrei dai pubblici impieghi fino al principio di questo secolo, si diedero al traffico ed al commercio, e mentre altri ne disdegnarono, furono veramente i primi banchieri nell’ Europa. E perche vollero essere si- curi del loro danaro, se da persone che seppero percerta scienza ingolfati nei debiti, domandavano restituzione del loro avere, ne accade che o per sdegno o per disprezzo furono chiamati usurarii e fameratores, titolo che piu d’ una volta leggiamo nei documenti nostri medioevali, rilasciati tanto da curie eccle- siastiche che profane, i quali poi d’ altronde nel loro contenuto ci appalesano a sufficienza o la mala vita o lo scialacquare di chi li rogava. *) Dizionario della lingna italiana. Roma 1879. Vol. 4. pag. 1532. 2) L. XLT. c. 13. s) Flinius. XXXIII, 13. 4 ) Vedi: August l'au 1 v . Real-Encyclopaedie der classischen Alterthumswissenscha/ten. Stuttgart 1852. Vol. 6. pag. 2588. — 417 ~ Sebbene fossero costretti ad abitare presso di noi in rione separato, nel ghetto , prima nella piazzetta Trauner, poi nella via odierna delle scuole israelitiche e dovessero portare per distinguersi dai cristiani 1’ O gialla sul petto e speciale cappello, pure gli israeliti non furono digiuni delle scienze e delle let- tere. Cosi ci vien dato a sapere da lapide sepolcrale deli’ antico nostro cimitero israelitico, che nell’ anno 5085 della creazione del mondo e deli’ era volgare 1325 morivano Zaccaria, figlio del rabbino Leone Levi e Leone, figlio del medico Giacomo Levi. Nel secolo decimosettimo fioriva poi il triestino Menachen Sion Porto od Emmanuele Porto, rabbino in patria, quindi in Padova dal 1627 al 1643, uno dei piii dotti astronomi e matematici di quel tempo. L’ illustre dottor Gio- vanbattista de Rossi ci enumera le seguenti opere che diede alla luce: Foggia di vestire degli ebrei nel medio evo. Da F. A Brockhaus, Konversationslexikon . a) Pl imo suo lavoro che diede alle stampe si e nnD7 n 2: v — Over lassocher — (Venezia 1627 in4.°), trattato di aritmetica diviso in dodici capitoli. Queste parole over lassocher equivalgono a: che passa al negoziante, o corne dice il tedesco: gangbar beim Kaufmanu. II titolo e prešo dal libro della Genesi che racconta come Abramo comperasse da Efron, uno della tribu di Heth, una caverna con campo onde servisse di sepoltura alla sua moglie Sara. In quel libro al capitolo ventesimo terzo verso decimosesto si legge : quod cum audisset Abraham, appenditpecuniam quam Ephron postulaverat, audientibus filiis Heth, quadringentos siclos argenti probatae monetae publicae: «udito cio Abra¬ mo peso il denaro domandato da Ephron alla presenza de’ figliuoli di Heth, quattrocento sicli d’ argento di buona moneta mercantile», dove e da osservarsi, che 1’ originale ebreo mette le parole over lassocher , cioe d' argento che corre tra i mercanti. b) Il porto astronomico, ove si ha la dottrina di fabbricare le tavolc dei šeni, delle tangenti e delle seccanti (Padova 1636, volumi due in 12. 0 ). 27 — 418 — c) Breve introduzione alla geografia e trigonometria (Padova 1640 in 4. 0 con figure). d) Diplaranologia, qua duo Sacrae Sripturae oracula de regressu solis tempore Ezechiae et immobilitate luminarium, sub Iosue de dar ant ur (Patavii 1643 in 4. 0 ). Quest’ opera singolare, che prova con nuova rnaniera il retrocedere del sole sotto il re Ezechia e la sua immobilita nella valle di Gabaon sotto Giosue, fu scritta dal Porto in italiano e dedicata ali'imperatore Ferdinando III, poi tradotta in ebraico e voltata in latino da Lorenzo Dalnaki, che in questa lingua la dava alle stampe. Lo stesso fra Ireneo della Croce J ) e costretto di tributare a questo scienziato i ben meritati elogi. «Questo stesso anno(l634), ei scrive, Emmanuele Porto, rabbino ebreo »nativo di Trieste diede alle stampe un libro intitolato Porto astronomico, il »quale contiene un perfetto ammaestramento di fabbricare le tavole dei šeni, »tangenti e seccanti, con la risoluzione di ogni triangolo sferico e modo di »fare la figura celeste e sue direzioni, ed un facil metodo della regola aurea «ovvero del tre. Parmi conveniente la memoria di quest’ autore, benche ebreo, «per essere nativo di Trieste e molto stimato dai professori di tale scienza.... «Quest’anno pure 1640 il gia mentovato Emmanuele Porto, ebreo, cittadino «di Trieste, diede alle stampe in Padova un’altro libro intitolato: Introduzione t-alla geografia e trigonometria , con la dichiarazione de’ principali cerclii della «sfera e misura delle distanze ed altezze, col contenuto di ogni figura ed al- «cune tavole per i novelli deli’ aritmetica, molto utile ad ogni persona e spe- «cialmente ai cavalieri.* E vero del resto, che dal nostro piu antico statuto era provvisto al¬ fi indigenza del povero col fontico, ma in mezzo alle tante gare cittadine del medio evo sino alfi epoca di Carlo VI, gli israeliti erano quelli che verso a- deguato interesse imprestavano danaro al bisognoso verso un pegno. E per far giustizia alla loro memoria, sempre agirono rettamente, perche inoltre vin- colati da speciale contratto stipulato coi reggitori del nostro comune, che de- signava il tempo prefisso della durata e i nomi di quelli che potevano agire da banchieri. Ci piace trascrivere quello deli’anno 1588: «1. Che N. Banchiero hebreo et compagni che saranno nominati da «lui siano accettati ct condotti per banchieri di detta mag. comunita et possino «tener banco feneraticcio d’ imprestito con li patti et capitali sottoscritti, per «lo spatio di anni cinque continui, et possino habitar in questa cita di Trieste »con le loro famiglie, negociar et mercantar in ogni sorte di mercantia, dovendo »sempre esser tenuti, et trattati in ogni occasione come li cittadini d’ essoluoco, *) O. c. Vol. 3 pag. 220. 227. 419 — «non essendo pero tenuti a fattione alcuna di guerra, ne d’ altro gravame di «sorte alcuna, oltre le cose descritte in la presente condotta. «2. Che possino pigliar dalli terrieri 1 ’interesse di danari che pre- «starono a ragioni di charantano uno per ducato al mese, che sono piccioli «tre per ogni lira; et dalli forestieri piccioli otto per lira al mese, et non piu, «pagando sempre il pritno mese per intiero, et poi successivamente di mese «in mese per tutto il tempo eh’ essi pegni staranno ad esser riscossi o ver • venduti o restati al banco, et pigliando qualche interesse di piu, di quello gli • e limitato come di sopra, cliaschino alla pena del doppio di quello ch’ ave- «ranno prešo di piu, dichiarando ch’ a tutti i cittadini dello spett. consiglio, •et originarij di questa mag. citta siano tenuti per obbligo d’imprestar sopra •pegni securi di beni mobili consignati nelle loro mani sino alla somma di «venti ducati in tutto per cad’ una časa, in una o piu volte pagando per cad’uno «delli sopradetti il suo solito interesse di piccioli tre per lira al mese come di «sopra, intendendosi che siano tenuti imprestar alli detti cittadini per la meta «della valuta del pegno, et non piu, eccetto che sopra 1’ori et argenti, che «siano tenuti prestar per doi terzi. «3. Che li detti banchiero et compagni debbino tenir un quaderno • spetiale doue si descriuono li pegni, il giorno, il nome et cognome deli’ im- •pegnante et la qua!ita specificata del pegno con la quantita del danaro sopra «imprestato, o dar a cad’uno che ricerchera il bollettino et scontro d’essa • partita del libro d’ un lato in ebraico et dal altro in italiano, il qual libro «sij autenticato dal canc. arciducale di qucsta citta, si come sin’ora s’e usato, • et in qualunque controversia si čreda al detto libro col giuramento del ban- • chiero, o uno de suoi compagni, saluo se per tre testimonij degni di fede «non fosse provocato incontrario, nel qual caso non sij pero fatto aleun pre- «judicio ali’ altre partite descritte in detto libro, potendo pigliar un soldo «per cad’una partita a tutti 1’impegnanti, eccetto che alli cittadini del con- • seglio, quali siano esenti di detto soldo. «4*. Ch’ il detto banchiero non sia tenuto restituir aleun pegno di «roba rubata in qualsivoglia modo, senza 1 ’esborsatione del suo Capital et «integral interesse. «5. Che nel giorno di sabbato o altro giorno festivo, non sia esso •hebreo banchiero, o altri hebrei, astretti esercitar cos’ alcuna pertinente al • banco, ne a far altra sorte di negocio, ne meno comparir in judicio. «6 Che li bechari di questa citta siano tenuti ad ogni richiesta del • banchiero et suoi compagni, amazar a loro costume e darli quanta čarne • fara loro bisogno per il prezzo corrente, et parimenti possino comprar ca- «pretti et altre vettovaglie per uso di časa loro si come li propri concittadini. • 7. Che detto banchiero et suoi compagni possino portar et estradar • liberamente fuori della citta di Trieste, per doue li piacera ogni sorte di «pegni ch’ a loro saranno deliberati et rechascati. «8. Ch’aleun cittadino o abitante di Trieste non possa impegnar per «aleun forastiero, sotto pena di lire cento per ogni volta al impegnante, e al — 420 •padrone della roba d’altre lire cento et di perder la roba, la qual pena sij • applicata, un terzo al accusator, un terzo alla mag. comunita, et 1' altro »terzo al signor giudice che fara 1’ esecuzione. *9- Che li sij permesso il suo solito cimiterio senz’ impedimento o »controversia alcuna, col solito fitto di soldi trentauno al anno, si come sino «hora hanno posseduto. «10. Che gratis dalli medici et altri salariati debbano essere visitati «et medicati, detto banchiero, compagni et loro famiglie, et altri hebrei ha- «bitanti in questo luogo. «n. Ch’ogni pegno che šara stato al banco mesi quattordici et non «sij reputo in nova partita, debba esser venduto al pubblico incanto, con «1’ intervento d’uno delli spettabili signori giudici et uno delli signori prov- • visori, secondo 1’ ordinario, ne si possi alcun pegno deliberar per meno di «quello importava il capitale, interesse et spese, senza la volonta desso ban- «chiero qual sia tenuto per fare la prochiama deli’incanto in capo delli 13. Et «dopo venduti habbino tempo li patroni d’essi pegni giorni quindici di poterli «ricuperar dalli compratori, non essendo tenuti esso banchiero et compagni «in cio a cos’alcuna, et che 1’incanti che si faranno, debbino regolarsi dal «detto arciducale cancelliero o uero suo sostituto, secondo il stillo, et li sopra «abbundanti danari ch’avanzauano delli pegni, sia tenuto il banchiero, in • tempo d’ un mese dopo fatto 1’ incanto, esborsarli effettivamente a chi li «sara imposto dalli spettabili signori giudici che saranno per tempo auendone «di cio la chiarezza di riceputa, et il simile s’intenda delli pegni gia ad esso »banchiero impegnati, et non possi esser impedita la uendita d’essi pegni, «descaduti come di sopra, d’ alcuna persona pubblica o priuata sotto pena di «lire 100 per ad una uolta d’ esser diuiso come sopra. «12. Che durante la presente condotta, nissun altro hebreo eccet- «tuato il sopradetto banchiero, o chi auera ragion da lui, ardisca imprestar «danari ad interesse in questa mag. cita et suo territorio, ne a terrieri ne a • forestieri, ne meno esser mediator di farli seruir in altro luoco in la cita, «ne fuori d’ essa, ne in altro modo che dir o immaginar si possa, ingerirsi «nelli pegni che si condurano al banco, senza espressa licentia d’essoban- «chiero, sotto pena di ducati doicento per cad’una volta, d’esser applicati un «terzo al accusator, un terzo al banchiero per le reffettioni de suoi danni che «per causa di tal trasgressione hauesse patito o fosse per patire. «13. Che non intimando una parte al altra un anno auanti finiti li «detti anni cinque di non uoler piu perseuerar in la presente condotta, s’in- «tende ch’habbi a durar per altri anni cinque con tutti li patti modi et ca- «pitoli, e cosi di condotta in condotta. «14. Che possino il banchiero et compagni in tempo di guerra et di • contaggio estradar bisognando li pegni et condurli in qualche luoco securo «facendone nota alla cancelleria et dando per essi una idonea fideiussione «dopo che dalli spettabili signori giudici per tempo šara di cio preposto et no- • tificato alli conseglij. — 421 — «15. Ch’ in caso di perdita d’alcun pegno, sia tenuto il banchiero «pagar di doppio di quello šara il pegno, et delbori et argenti solamente un «terzo di piu di quello šara il pegno, dovendoli pero esser bonificato il ca- «pitale et interesse che šara corso, et prouandosi che per malattia del ban- «chiero sia provenuta questa perdita, in tal caso non sia bonificato al ban- »chiero cosa alcuna, et in caso di furto solamente pubblico, non sia tenuto «esso banchiero a reffettione alcuna. *i6. Che detto banchiero non sia obligato reffar alcun danno delli «pegni per causa di tarme o sorzi, ma debba pero esser diligente in governar mori di settantatre anni addi 12 no¬ vembre 1883 e fu sepolto nella necropoli di S. Anna col seguente epitafio dettato dal cavaliere Giovanni Dr. Loser, direttore giubilato deli’ i. r. ginnasio dello stato di Trieste: IOANNES S 1 NCICH PlQVENTINVS VENERABILIS CAPITVLI TERGESTINI DECANVS SEMINARJI THEOLOGICI DIOECESANI AC PRIDEM SCHOLARVM PIRRIIANENSIVM D 1 RECT 0 RI CHRISTIANAEQVE INSTITVTIONIS MAGISTER SVMMAE PIETATIS DOCTRINAE PRVDENTIAE VIR IN PAVPERES SAPIENTER LIBERALIS OMNIMODAE PR 0 B 1 TATIS AMANTISSIMVS NEMINI INFENSVS DIE 12 NOVEMBRIS ANNI 1883 D 1 VTVRNO MORBO CONFECTVS ANNVM INGRESSVS SEPTVAGESIMVM QVARTVM PLACIDE OBDORM 1 VIT IN DOMINO ACCEPTORVM BENEFICIORVM MEMORES MONVMENTVM POSVERE SISTE VIATOR ET ORA — 451 XXXVI. La cappella primitiva deli’ orfanotrofio di S. Giuseppe. — La fanciulla Francesca Antonia Sutz. Fu eretta questa cappella coli’ orfanotrofio mediante pie oblazioni dei devoti addi 16 agosto 1877 dal padre Michelangelo da Rionero, allora presidente del nostro convento dei padri cappuccini ed affidato alla direzione della benemerita signora Giovanna Sormann. Collocato dapprima nella cosidetta campagna delle monache a Sant’Andrea ai numerr politici 34 e 35, e tavolari 135 e 136, ebbe nell’anno 1887 in dono dalla famiglia Garofolo la fu villa Rosmini in via deli’ Istria al numero 50, dove tuttora perdura. La cappella veniva ufficiata dai nostri frati cappuccini. Riportiamo quanto di questo istituto si legge in speciale opuscolo J ). «L’ orfanotrofio S. Giuseppe e opera d’un umile cappuccino e d’ u- «na semplice donna del popolo, opera eminentemente cristiana, perche fondata «come tutte le grandi istituzioni cristiane sulla poverta e umiltil. —: Era padre «Michelangelo da Rionero, presidente del locale convento dei rr. pp. cap- «puccini, uomo di molta dottrina e prudenza, infiammato di zelo apostolico per «la salute delle anime. Ben presto s’ accorse egli, in quale pericolo e in quale «triste condizione si trovassero tante povere orfanelle, pri ve di un luogo si- »curo, dove ricoverare e sottrarvisi cosi ai pericoli che d’ogni parte le cir- »condano. II Signore che aveva ispirato al padre Michelangelo questi nobili »sentimenti, gli diede pure il mezzo per coronarli d’un felice successo. Colui «che a S. Vincenzo de’ Paoli aveva assegnato per coadiutrice del suo vasto »disegno la pietosa vedova Luigia Legras, che ali’ amabile Cottolengo diede »coadiutrice la pia Maria Anna Pullini, aveva pure preparato per 1 ’ opera del «nostro cappuccino il cuore di altra donna. Giovanna Sormann da Žeje, pic- «cola borgata della Carniola, era la persona destinata alla santa impresa. «Per ben sette anni queste due anime elette instavano con fervorose «preghiere, perche il Signore volesse loro indicare il modo ed il momento »opportuno per cominciare cio che formava l’oggetto dei loro piu ardenti voti. »Finalmente giunse il sospirato momento. Ricevuta la benedizione del vescovo «diocesano monsignor Dobrila di santa memoria, presero a pigione la časa nella »cosidetta campagna delle monache sotto Servola,ove presentemente e l’«Asilo »Elisabettino*, privi di ogni protezione umana, provveduti di scarsi mezzi, ma «fidenti nel gran patriarca S. Giuseppe, a cui gia prima vollero dedicare il *) Orfanotrofio di Sati Giuseppe in Trieste. Trieste 1895. Pag. 9. seg. 452 — «nascituro istituto. II 16 agosto 1877 vi entro la Sormann con alcune assi- »stenti e comincio a formarvi sopra i suoi progetti e disegni. II giorno 13 »dicembre dello stesso anno fu accettata la prima fanciulla, poi altre due e »durante pochi mesi il numero era limitato a queste sole. L’istituto era de- «stinato a dar ricovero ad orfane e ad altre povere fanciulle, le cui condi- »zioni non sono troppo disuguali. «Come fu nota 1 ’esistenza di questa benefica istituzione, sorta senza »reclami clamorosi, non mancarono delle persone di cuore, le quali si mos- «sero a fornirla di quanto era necessario pei primi momenti e fosse baste- »vole per tenerla in vita: e la cosa procedette cosi bene, che gia nell’ anno 11879 s * die ricovero asedici orfane, mentre la luogotenenza addi 16 novembre »riconosceva la legale esistenza dellLOrfanotrofio S. Giuseppe* e ne approvava «gli statuti. Venne nominata la direzione nelle persone dei tre fondatori, mon- »signor Giuseppe dott. Schneider allora preposito della cattedrale, morto addi «20 ottobre del 1884, padre Michelangelo-da Rionero e la signora Giovanna »Sormann. II vescovo diocesano fu costituito arbitro assoluto di qualche que- »stione che potesse insorgere. Cosi continuava 1 ’ istituto la sua opera benefica «colla benedizione del Signore, ritraendo anche allora, come oggidi, i mezzi «di sussistenza dal lavoro delle allieve, dalla confezione di arredi sacri e dalle »offerte di persone caritatevoli, quali sempre furono a Trieste. »Pero non mancarono le battaglie. Ed e questo il modo che nella «sua bonta e sapienza infinita tiene il Signore colle anime: allettarle dappri- «ma con soavita e dolcezza, da cui nascono amicizia e amore; presentar po- «scia il calice d’amarezza, perclie i suoi amici abbiano esercizio di pazienza «e di fede, in cui si perfeziona la carita. Ma il maggior pericolo che sovra- «stava al novello istituto si era, che la guerra gli venne mossa da persone per »pieta e zelo di religione veramente insigni, persone che erano addentro nelle «cose di Dio; voglio pero esser persuaso, che in loro non fosse colpa alcuna. «Si porto perfino querela contro il padre Michelangelo innanzi al generale del- «l’ordine a Roma; quindi 1 'istituto, appena sorto e combattuto si fortemente, »poteva prevedere prossima la sua fine. «Per sei mesi duro questo stato d’ incertezza e di desolazione, ma »finalmente 1’ orfanotrofio usci vittorioso da questa dura prova; trionfarono la »verita e 1’ innocenza, la burrasca si accheto e 1’ istituto godette la serenitta »della pace. «Come a riposo delle lotte combattute e sopra descritte, ci occupe- «remo con poche parole d’una fanciulla, che forma tuttora lustro e vanto del «nostro istituto. Nei quindici mesi ch’ essa passo in questo caro ricovero, essa »sparse tali profumi di virtii, e diede tale impulso alla divozione e fiducia a «S. Giuseppe, che ancora oggigiorno, benche ne siano trascorsi oltre dieci »anni, se ne sentono i benefici effetti. Intendiamo dire della fanciulla Fran- »cesca Antonietta Sutz, nata a Pola il 12 maggio 1873 e morta qui 1 ’ 8 giu- »gno 1884. La sua dimora nel nostro istituto e un avvenimento tanto singo- «lare e direi cosi straordinario, che merita d’esser ricordato in queste pagine. 453 — «Orfana di padre e di madre, ancora bambina di due anni, dopo «molte peripezie fu portata sul nostro altipiano. Gi& nella piu tenera etk dove «sopportare tutte le amarezze della vita; andare raminga da una villa alPaltra «in cerca di pane da sfamarsi, esporsi a tutte le intemperie e passare poi la »notte in una stalla, in che, come spesso raccontava, senti infiammarsi il petto «d’amore per S. Giuseppe, pensando alla piccola stalla di Betlemme. «Trovandosi poscia ricoverata presso una donna di sentimenti poco «umani, fu da leiceduta perfiorini ventiquattro ad una compagnia di saltimbanchi; «senonche un’oraprima della partenza, la povera fanciulla ebbe modo di fug- »gire a Trieste e rimase celata nell’ atrio d’ una časa, ove passo la notte pian- «gendo. E qui passando ancora da una časa ali’altra, fu finalmente accolta mel febbraio 1883 nell’orfanotrofio di S. Giuseppe. «Quale non fu la gioia di Antonietta, che cosi venne sempre chia- «mata, trovando finalmente pace e riposo, dopo aver sopportato tante angu- «stie, amarezze e disagi nell’eta piu tenera! «Grata al Signore per un benefizio si grande, animata da fervore »straordinario, faceva rapidi progressi nella via della perfezione ed era lo »specchio delle piu elette virtu a tutte le sue compagne. Non lungo tempo «pero questo flore leggiadro doveva spargere in questo istituto gli olezzanti «profumi di sue virtu, perche essa gifl nel novembre del 1883 cadde grave- *mente ammalata, colta da meningite. L’infermitk duro a lungo, anzi peg- «gioro a tal punto, che per consiglio del medico il 9 gennaio le venne am- «ministrata 1 ’estrema unzione. Entra tosto in agonia, sicche essa non parla, «non sente, non vede piu, la lingua nera e oltremodo gonfia le penzola dalla »bocca ; le compagne tutte che la circondano, recitano per lei le preghiere *dei moribondi. «In questo stato si compassionevole ella rimane dal mercoledi di sera «fino al pomeriggio del sabbato che era il 12 gennaio; quand’ecco ad un »tratto la si vide muovere alquanto gli occhi, senza pero aprirli e colla ma¬ sno far segno di voler scrivere. Le astanti che la circondano fuori di se dalla »maraviglia, tanto per acquietarla le mettono nelle mani una matita e della «carta; ma quale non fu la sorprcsa di tutte, quando la videro anche scrivere; «ognuno voleva vedere quella carta, sulla quale trovarono scritto: *Vedo do- 3 • cšt Leggenda a caratteri longobardi, attorno il melone lapideo, che un tempo ornava la sommita della guglia del campanile. Ora nel civico museo lapidario. 39 - 7 maržo 1320. RODVLPH • PEDRAZANI • EPI • TERG HIC • OSSA • QVIESCVNT • QVI OBUT • AN • 1304 VI [ ■ MARTII Stava nel coro, ora ali’ esterno della facciata. Non e 1 ’ originale e 1’ anno e sbagliato. — 477 40 . 17 febbraio 1337 . I)0i* * cttmVfttti . . . iccV tv • c • i. . *tntirt . »ot • V • t<* • Cituitmv • fnt> ce • ccct • crttl)cVtrtli« l)Vi • tflcetiit • ciVitci ti® • Vc •. eni • VolVtrt tc • ciVc • coitrtti* »i • m • (s • a • a • x • x • x * • ®® • Vic • m • ®® * tein- Sulla porta del cainpanile a caratteri longobardi. La leggenda dice : hoc campanile inceptum est instantia . notarii de Tergesio, cauiparii fabricae ecclesiae cathedralis huius Tergestinae civitatis, de pari voluntate eiusdem comuniiatis, anno ijj 7 , die /7 februarii. 4i. 12 agosto 1341 . * * m • <<(«iQ(U*t>iS • • et • cibi# • $erge$tittu3 bil* • biisšimac • tabbis • ct * ojjcrosac • Dir tu tis • Mamutu • canomim ct • iuris • ticvitns •Lapide sepolcrale del vescovo Nicolo de Aldigardis, a caratteri lon- gobardi, un tempo nel coro, ora ali’ esterno. 45 - 4 aprile 1447. HIC • QVIESCIT NICOL 8 • DE • ALDEGARDIS • CIVIS • EPS ET • COM • TERGESTINVS QVI ■ OBUT ANO • M ■ CCCC • XLVII Lapide sepolcrale del suddetto, di data piu recente, ora ali’ esterno del duomo. — 479 46 . Anno 1450. PIO • II ■ PONTTFICI ■ MAXIMO TE • PICOLOMMA • DEV M ■ SOBOLES DEDIT • INCLYTA • PALLAS ERVDIIT • VIRIDI • LAVRO • TVA CINXIT ■ APOLLO TEMPORA ■ TV • PATRU • PIVS ES DICTATOR • OLIMPI TERGESTAE • QVONDAM ■ ANTISTES QVAM • MVNERE • M AGRO DONASTI • IIAEC ■ REFERVNT ■ NONAE IVBILAEA • NOVEM BRIS AT • TIBI ■ NOS ■ PARIO • LVNATAM ■ IN MARMORE ■ PELTAM Lapide sulla facciata del duomo in onore di papa Pio II. 47 - 18 ottobre 1496 . • £©$3 • *‘»333 * oc tob * • INaubcr • ur • ct arct3 • tern • ^racfccti • $>ti • ct • Jni* * ci?uiti* • erici • 333 * cacs • *c * fiftcti^ * uteccra • (jic • Sat)t»aci • tmtria Lapide a caratteri longobardi, un tempo nella navata di mezzo, ora nel civico museo lapidario. 48. Anno 1512 . DO- M ARGENTINVS ■ AB • ARGENTIS •• ŠIBI ■ SVISQ • HAEREDIBVS M ■ D ■ XII Un tempo nella navata di mezzo, ora nel muro esterno. 480 49- Anno 1524. NOB • ANTONII • BVRRVLI ET • SKRENE • OSSIBVS • PIENTIS FILIVS • HERMAGORAS VIVENS • POSVIT ET • ŠIBI ■ ET • POSTERIS M • D • XXIIII Un tempo nella navata di S. Nicolo, ora aH'esterno. 50. 4 luglio 1546. PRAESVLIS • HIC • TVMVLVS ■ PETRI • TEGIT ■ OSSA ■ BONOMI GRATA • SVO • CIVI • PLEBS • PIA ■ VOTA • REFERT AETATIS • LXXXVIII • EPISCOPAT • XLVI ■ QVI • OBUT MDXLVI ■ MENSE • IVLIO Un tempo nella navata di mezzo, ora sulla facciata esterna. 5i- 7 settembre 1565. FERDINANDO • PACIFICO • RO ■ IMP PF- PERP RIAE ■ BOHEM ■ DALM • CROAT • REGI • OPT ■ AC CHIDVC • AVST • 0VI ■ REIP • CHRIST • XXXIX • VIX IT ■ A V TEM • LXI • TATA • IN • 01 ■ AETATIS RATIONE • Al • A EQ V IT ATE ■ AC • CLEMENTIA ■ VTI TALES • OES • TAMQ ■ DIVINVM ■ ALIQVOD ■ NVMEN AVG • HVNGA ■ FORTISS • AR AN • PRAEFVIT CVRSV • MODE EVM • MOR COLERENT MIGRAVIT • IN ■ COELV ■ AN • M ■ D • LXIIII ■ DIE ■ DIVO ; IACOBO HISP • MARTVRI ■ SACRA • QVA • ILLE ■ VITAE • SVAE • METAM AC • TERMINV • FORE ■ PVIDERAT • DEINCEPS • OMNIVM ■ IVDIC10 DIGNISS • QVI • IN ■ DIVOR • N V MER V • ADSCRIBERETVR ■ S • P • Q TERG • CONSERVATORI • ORBIS • P • P ■ BENEFICENTISS • OB • VE TEREM • ET • CONSTANTEM • ERGA • MAIESTATEM • ILLIVS • A V STRIOS ■ FIDEM ■ MEMORIAM • HANC ■ VERISS ■ LACHRIMIS • AC SOLEMNI • FVNALIVM • POMPA • EXCITANDA • C ■ AN • SAL ■ M • D LXV • VII • ID • SEPT • AND • RAPICIO ■ ANTISTITE • TERGEST CAROLI • FERD ■ I ■ ARCHID • AVST • INVICTISSIMO Stava un tempo sul muro del coro ; ora e perduta. — 48 1 — 52 - 14 luglio 1566. IVSTO • DE ■ ARGENTO COM ■ PAT,AT • D ■ FERD CAES • AVG • SEGRET LEGATIONIBQ MVLTIS • APVD • SOLE YMANVM • TVRC ■ PR REIP ■ CHRIST • CAVSA PERFVNCTO VIRO • CLARISS • ET INTEGERRIMO QVI ' AB • AVL ■ CVRIS • IN PATR • REVERSVS • IN QVA • PRAEF ■ VICES SVMMA ■ CVM • LAVDE GESSIT MOESTISS • LIB • PAREN TI • DESIDERATISS • P • P OB • AN • SAL ■ MDLXVI DIE ■ XIIII • IVLII • VIXIT AVT • ANN • LVI Un tempo nella navata del Santissirno, ora ali’ esterno. 53 - Anno 1571. HIE ■ LIGT • BEG HA MN • DR • EDL VNND • VEST • HERR GREGOR • VOM ■ SCHACH • KONIGLICHER KAIS.EINER • DES ■ QVA REMENTES • VNND • SOLLZ ■ DASZ • ZV • TRIEST SAMBT ■ SEINER • GEMAIILFRAVEN • ANNA VNND • CHVINDER AVELCHER ■ VMS.AR GESTORBEN ■ IST • DESEN • GOT • GNEDIG VNND ■ PAVMHERTZIG • SEIN • WOLLE Un tempo nella navata del Santissirno, ora ali' esterno. 31 482 — 54 - 8 novembre 1574. HYACINTO • FRANGIPANI ■ DE • CASTELLO SVMMA • CAROLI ■ ARCHIDVCIS • AVSTRIAE • PROVIDENTIA - AD EPISCOPATVM • ASSVMPTO • PRAEVENIENS • MORS RAPERE • NON ■ POTVIT • QVI ■ IPSE • TA N TI • PRIN CIPIS • IVDICIO • ANIMI • PIETATE • RELIGIONIS CVRA • AC • G EN E RIS • ANTIQV IT ATE • FVERAT CONSECVTVS MDLXXIV • VIII ■ NOVEMBRIS Un tempo fuori del coro dalla parte destra, ora ali’ esterno. 55 - 25 decembre 1582. DO- M FRANCISCO • MORELLO • ET ANTONIAE • PARENTIBVS CHARISSIMIS IVSTVS • FILIVS • MOESTISSIM POSVIT • ANNO • MDCV OBUT • ILL • OCTA • CAL ■ I AN VAR MDLXXXII DECESSIT • ILLA • CAL • NOVEM MDLXXXI Un tempo nella navata di S. Giusto, ora ali’ esterno. — 4^3 — 56 . I luglio 1589. D - O • M FALCVS • ERAM • IACEO • SERVILI FRAVDE • PEREMPTVS A • FAMVLIS • CAVEAS • QVI • MEA FATA • LEGIS FVRTA • PARANS • DOMINAM • TELO CONFIXJT • AOVTO IMPIVS • AES • FALLAX • TV ■ MIHI CA VSA • NECIS CAES • FALCVS • FABIO • PATRI MON • P ■ CAL • IVLII MDLXXXVIIII AH’ esterno del duomo. 57 - 1 febbraio 1594 . NICOLAVS • EX • PATRICIA GASTALDI • F AMILI A • ORTVS CONS • ARCHIDVCALIS ■ QVESTORQ TERGESTI ■ FILIIS • DVLCISSIMIS IMMATVRA • MORTE • PEREMPTIS ■ ŠIBI SVISQ ■ VIVENS ■ POS SVSANNAE • VXORI ■ DVLCIS • PARTVIQ EADEM • HORA • INFOELICISSIME DEFVNCTIS ■ NICOLAVS • GASTALDVS MOESTIS ■ AMORIS • ET • PIETATIS ERGO • POS ■ OBIERE • CAL • FEB ANNO • M ■ D • XCIIII Stava nella navata di mezzo, ora ali’ esterno. — 484 58 . 12 dicembre 1602. POMPEO • BRIGIDO • CAMPANO • VTR • IVRIS VERE • CONSVLTISS • SVMMAE ■ INTEGRITATIS • VIRO LAVRA • VXOR ■ POMPEVS • LAVRENTIVS ET • HIERONVMVS • FILII ■ PIENTISS MON • P • P HOC ■ TERGESTINAE • IVDEX • DOCTISSIMVS • VRBIS BRIGIDVS • ASTRAEAE ■ MARMORE • NORMA • IACET CVI • DVX • AVSTRIACVS • COMMISIT • CAROLVS • AMPLA MVNIA • ET • IMPERII • IVRI • FOVENDA • SVI VIXIT • ANN • LXIII OBUT ■ PRIDIE ■ IDVS DECEMBRIS MDOII Un tempo nella navata di mezzo, ora ali’ esterno. 59 - 13 ottobre 1603. DO- M CLARISS • IOANNI ■ SAVRERO • PATRITIO AC • VICEPRAEFECTO • TERGESTINO PRISCAE • BONITATIS • VIRO . . . MIVS • FILIVS • MOESTISSIMVS • MONVMENT POSVIT VIXIT ■ ANN • LIH • OBUT • XIII MENSIS • OCTOBRIS MDCIII Un tempo nella navata del Santissimo, ora ali’ esterno. — 4§5 — 60. 29 maržo 1617. D • O • M IOANNAE • CONIVGT ■ CARISS SVMMAE ■ PIETATIS • ET ■ CHARITA ORIGINISQVE • NOBILIS • IMMATVRA MORTE • PEREMPTA FRANCISGVS • CALO • VIR • MOESTISS POS ANNO • EIVS • OBITVS • MDCXVII XXIX • MENS • MARTII AETATIS • SVAE • ANNORVM • XLIIII Un tempo nella navata di mezzo, ora ali’ esterno. 61. Anno 1620. IOANNI • BOSSERMANO • PRO • SER« 0 ARCHID • CAROLO • AVST AQVILEIAE • PRAEFECTO CHRISTOPHORVS ■ BOSSERMAN FILIVS • CANONICVS • AQVILEIEN C ■ P MDCXX Un tempo nella navata del Santissimo, ora ali’ esterno. 486 — 62. Anno 1620. CONSILYS • ET ■ LEGATVS ■ VRSTNVS • DE BERTHIS ■ EPISCOPVS * ET • VNIES ■ TERGESTINVS S • C • M LEG-ATVM • TER • ROMA • SEMEL • LOMBAR Dl A HISPANVSQVE • SEMEL • CAESARIS • ACTA • GERO DISPVTO • • PRO • PATRIA • PRO • CAESARE • PATA • RECLAMANT ADCISCVNT • MORTEM • SPICVLA • SANA ■ IACET NIL ■ IVVAT • HAEC • GESSISSE ■ MANET ■ NOX • VNA • VALETE ACCIPE ■ TERRA • TVVM • SVSCIPE ■ MVNDE • TVVM SVSOIPITE ■ O ■ COELI • VESTRVM • MENS • ASTRA • ČADA VER TERRA • VOCAT • PERGO • I ■ NVMEN • ET • ASTRA • VOCANT Un tempo a piedi della cappella di S. Carlo, ora ali’ esterno, meno gli sette ultimi versi, che col resto della lapide sono smarriti. 63- Anno 1620. AD MAIOREM • DEI • GLORIAM ET • AI) ■ PERPETVAM • MEMORIAM • ILL MI • ET • REVI). MI DOMINI VRSINI • DE • BERTIS • EPISCOPI ■ ET • COMITIS TERGESTINI • QVI • OBYT • ANNO • DOMINI M • DC • XX ET • IN • HOC • SACELLO • OSSA ■ SVA • REQVIESCVNT IN • PACE Sulla parete destra della cappella di S. Carlo. — 487 — 64. 30 settembre 1623. L VDOVICO - BONOMO ■ TERGESTINO A SACRO ■ CA ROLO ■ V ■ ROMANORVM ■ IMPERAT EQVESTRIS • MILITIAE • DECORATO PATRI • PIENTLSS ■ TRES • SVPERST ■ FILII POSVERE OBUT • ANNO ■ DOMINI ■ MDXXVII CHRISTOPHORVS • BONOMVS ■ NEPOS LAPIDEM • A • VETVSTATE • FRACTVM ■ RENOVAVIT MONVM • AVXIT ATQVE MARTPIAM • NATAM • COBEN ZEL LIA M MATRONAM • VERE ■ PRAESTANTISS • AC CONIVGEM • AMANTISS • INTVS • PIE • TVMVLAVIT QVAE • ANNO • AETATIS • SVAE • LVIII • VET • SEPT ■ MDCXXIII AD • DONVM • MIGRAVIT MARTA ■ MEOS ■ ONES • QVAE • ME • ŠIBI ■ IVNXIT • AMORE AESTVLIT • HOCQVE • TENET • SECVM • SERVATQVE SEPVLCHlO Un tempo nella navata di mezzo, ora ali’ esterno. 65 - 22 aprile 1626. NICOLAVS ■ PERENTINVS CANON • ARCHID ■ ET • VIČAR GENER ■ TERGESTIN • SEXTQ SVPRA • LXXX • ANNO NATO • EIVS • DIE • XXII • APR MDCXXVI Un tempo nella cappella di S. Andrea, ora ali’ esterno. — 488 — 66. 14 dicembre 1629. D • O . M MARIETTAE ■ N ON ■ CORPORIS • SOLVM ET • NOBILITATIS ■ ORIGINE VERVM • ET ■ ANIMI • DOTIBVS • ORNATISS ANNO • AETATIS ■ SVAE ■ XLII ■ SALVTIS ■ VERO MDCXXIX • XIV • DECEMBRIS DIEM • CLAVDENTI • EXTREMVM MARCELLVS ■ CAPVANVS • DIVI • CAES • FERD II • AVG • CONSILIARIVS • TERGESTIQ QVAESTOR ■ SVPREMVS ■ CONLVGI DILECTISSIMAE • ŠIBI ■ SVISQ Un tempo nella navata di mezzo, ora ali’ esterno. 67. Giugno 1630. D • O • M REINALDO ■ SCARLICH 10 PONTIFICI • SVO SI ■ NON • MAXIMO ■ SALTEM • OPTIMO PIETATE • MVNIFICENTIA • OMNIQ • VIRTVTE PRAECLARO GREGO RIO • XV ■ ET • VRB. 0 • VIII • P ■ P ■ MAXIM IN • GRAEO • NVNTIATVRA • VISITATORI ■ DELEGATO DIVIS • MATTHIAE FERDINANDO • II ■ FELICITER • IMPERANT A ■ CONSILIIS EIDEMQ • IN • EXO • REGIM • GRAEC ■ PRAESIDI • INTEGERI. M0 ECCLAE • OBERI ■ AEDIV • ET • PROVENTVVM • EPALIVM BENEFACTORI ■ CONSPICVO AD • EPATV ■ PRINCIP • LABAC • VOCATO S • P • Q • T QVEM ■ PRAESENTEM • CVLTV • AC • VENERATIONE PROSEČVTVS HAS • PERPETVAE ■ DEVOTIONIS • ERGO ■ TABVLAS • POSVIT MENSE ■ IVN ■ AN • CIO ■ 10 ' C • XXX Sulla facciata esterna. — 489 — 68 . Anno 1633. SEPOLTVRA • DELL HEREDITA ■ DEL QVONDAM ■ ANTONIO ROSSO DELL ■ ANNO MDCXXXIII Un tempo nella navata di S. Giusto, ora ali’ esterno. 69. Anno 1633. D • O ■ M IOANNI • BAPTISTAE - ET - LVC SVMMAE . INTEGRITATIS • PAR RVDOLPHO • FRATRI • IVLIO IMMATVRA • MORTE • PER FRANCISCVS • BONO MOESTISSIM V S • P • S • ANNO • DNI MDCXXXIII Un tempo nella navata di mezzo, ora ali’ esterno. - 49 ° — 7 °- Luglio 1635. D • O • M NVNC ■ VERO • POST • LITIGIVM MVLTVM • PER • SENTENTIAM • ILL MI • ET R MI • DNI • EP • ET • CO • TERGESTINI I) • D • IOANNI DE ■ .... ■ SNELLO • ET ■ CATHARINAE DE • Z VRINE • I VGA LES POST • ZVRINORVM • FAMILIAM aDivdicata XXXIII.IVLII ANNO ■ DNI ■ MDCXXXIV • DIE . . . Un tempo nel battistero, ora ali' esterno. n- Anno 1635. D • 0 • M ANT • MARENTIO • DIVI ■ FERDINANDI SER • CAROLI • ARCHID • AVSTRIAE CONSP ET ■ QVAEST • SVPR. 0 • TERG FRANC. 0 • FRATRI • ET FRANC. 0 • AMBOR • NEP ANT • M A RENTI VS • EPVS • PETINENSIS DIVI ■ FERD • II • CONS PRIOR • NEP • POST • FR P . P . M MDCXXXV Un tempo nella navata di mezzo, ora ali’ esterno. — 491 — 72 . Lugiio 1636. D • O ■ M LVCHINAE • CONIVGI IOANNI ■ ET • ANTONEL LO ■ FILIIS • AMANTISSIMIS ET • DILECTISSIMIS FRANCISCVS • FRANCVLVS QVON ■ ANTONELLI • VIVENS MOESTISSIMVS • VIR ■ ET • PARENS POSVIT ANNO • DNI ■ MDCXXXVI MENSE ■ IVLil Un tempo nella navata di S. Giusto, ora ali’ esterno. 73 - 10 aprile 1636. FIN - IENTI • PORTVS ET ■ TIMOR MA • FIN • MEZZO • AL LA • TEMA E ■ POSA • E • SPERA D O M. D • ALEXANDER ■ FIN • FIN-IVIT ET ■ D • LVCRETIAM • IVLIANAM EIVS • CONIVGEM • FI-NIS CONIVXIT • EIDEM AMPLIVS • EXPECTAT ■ FIN-IS ■ VI LIOS • DD • IVLIVM • DVM • IN • ARO E LOCVM • TENET • GRADISCAE ■ ET • 10 FRANCISOVM • QVI • FIN-IRE • SCIEN TES • LAPIDEM • LIVNO • ŠIBI • SVISQVE POSVERE ■ PRO • FIN-E • QVO • FIN-ITO FIN-IS • ERIT ■ FIN-IVM ANNO • DNI • M • DO • XXXVI DIE • X • APRILIS Un tempo nella navata deli' Addolorata, ora ali’ esterno. — 49 2 — 74 - Anno 1638. VIRGINIS • DEIPARAE • SACRATISSIMI ROSARII • AVXILIO ■ SVPPLICITER IMPLORATO FRANCISCVS • ET • FRATRES ■ LOCATELLI SIRI • SVI.SQVE • MONVMENTVM HOO • POSVERE ANNO • SALVTIS • MDCXXXVIII Accanto la porta della sacrestia; fu trasportata nell'anno 1871 dalla chiesa del Rosario. 75 - Anno 1640. DAVID • RIGOLA • PERGOMEN SIS ■ ŠIBI • CONIVGI • ET • SVCCESSO RIBVS D B ANNO • DOMINI • M • DC • XXXX Un tempo dinanzi 1’ altare delle Reliquie; ora sul muro della cappella di S. Michele del Carnale. 76. Anno 1646. DOM SI • DEVS • PRO • NOBIS QVIS • CONTRA • NOS HIC • IACET • ILLVSTRISSIM9 ET • REVERENDIS • DOMINVS POMPEIVS • CORONIVS ■ LIBER BARO • DE • PERBACINA • ET ■ GRA DISCVTA • DOMINVS • GOLLAGO RIZAE • EPISCOPVS • ET ■ COMES • TER GESTI N VS ■ OBUT • ANNO • DOMINI M • DC ■ XX XXVI Un tempo nel coro, ora ali’ esterno. 493 77- 20 aprile 1648. I) • 0 • M ANNO • DOMINI • MDCXXXX1X ANNAE • MARIAE • CONIVGI DILECTISS ■ IN • NOBILISS • MARE TIORVM ■ FAMILIA ■ ORIVNDAE ■ ET NVPTAE ■ SED • IMMATVRA • MOR TE • PRAEREPTAE • ANNO • 1648 20 ■ APRIL • AETATIS • VERO • 23 HANC • TVMBAM FRANCISCVS • FILIVS ■ ANTO NII ■ FERD III IMP • ET ■ LEOP ARCHID • AVSTRIAE • CONSILIA Ril • 'PRAESVLIS • PRIVS • PETINEN SIS • POSTMODVM ■ TERGESTINI CVM • ANT • ET • LVD • SVIS • FILIOL MOESTISSIMI ■ P • P Un tempo nella navata del Santissimo, ora ali’ esterno. 78. Anno 1650. D • I • D • C • L ARID • ET • D • C AT A L • GIRALD • TVMVL VS Un tempo nella cella vinaria, ora ali’ esterno. 494 — 79 - Anno 1651 . SOTTO • SASSOSA • E ■ TENEK ROSA • TOMBA LA • KOCA ■ POL VE ■ LEI • BAIARDl • GIACE SORGERA • TECO • AL • SVON • D’ VLTIMA ■ TROMBA LETTOR • PENSANDO • CIO • VATTENE • IN • PACE D • O • M IOANNES ■ IACOBg • BAIARD9 ET • ANDREANA • CONIVG9 ŠIBI • ET • HAEREDIB ANNO • DNI • MDCLI Un tempo nella navata di S. Giusto, ora ali’ esterno. 80 . 4 gennaio 1656 . LVDOVICVS • MARENTIVS ■ LIBER BARO • IN • MARENZFELD • ET ■ SCHENEGG S • CAESAREAE • M • CONSILIARIVS • ET LOCVMTENENS ■ CIVITATIS TERGESTI • ŠIBI • ISABELLAE CONIVGI • DILECTIS • ET • POSTERI TATI ■ POSVIT • MONVMENTVM OBIIT • IN • DOMINO ■ DIE • IV • MENSIS LANVARII • ANNO • SALVTIS M • D • C • LVI Un tempo nella . navata del Santissimo, ora ali’esterno. 495 — 8i. Anno 1656. LVDOVICVS ■ MARENTIVS • LIB ■ BARO • IN • MARENZFELD ET • SCHENEGG • S • C • M • CONSIL LOCVMTENENS ■ TERGESTI ■ M • D • C • EVI Legg e nd a attorno lo stemma appeso rimpetto 1’ altare delle Reliquie. 82. Anno 1657. LVDOVICVS • MARENTIVS LIBER • BAR ■ IN • MARENZFELDT ET ■ SCHENEK ANNO • MDCLVII Un tempo nella navata del Santissimo, ora ali’ esterno. 83 - Anno 1658. D • 0 • M P • SORORIB9 • B • M SVB • REG M ? D • LVCR • MARENTIAE ET D • MRAE • SIMONETI! P • MDCLVII I Un tempo nella navata del Santissimo, ora ali’ esterno. — 49 6 — 84. 22 ottobre 1662. ANTONI VS • M AREN TI VS • EPISCOPVS ■ ET COMES ■ TERG S • DIVORVM ■ FERDINAN Dl ■ SECVNDI • TERTII • AC • LEOPOLDI CAESARVM ■ A • CONSILIIS ■ ŠIBI • MONV MENTVM • POSVIT OBIIT • IN • DNO • DIE • XXII • M ■ OCTOB ANNO M • D C • LXII Un tempo nel coro, ora ali’ esterno. 85 - Anno 1662. ANTONIVS • MARENTIVS S ■ C • M ■ CONSIL ■ EPISC • ET • COMES • TERGEST A • M ■ DC • LXII Leggenda attorno lo stemma appeso rimpetto 1 ’ altare delle Reliquie. 86 . Anno 1667. CLAVDIT • HOC • TVM ■ DOLCETTVM PVLVIS ■ AT • OMNE • QVOD ■ MORS • DIST RAXIT • CAELICAE • VITAE • DABIT 1667. Un tempo nella navata deli’ Addolorata, ora ali’ esterno. 497 — 8 7 . Anno 1667. CAESARI • DE • VITALIBVS ET • SVIS ■ HAEREDIBVS 1667 Ali’ esterno del duomo. 88 . 15 agosto 1672. DOM ILLVSTRISSIMO • ET • REVERENDIS DNO • DNO • FRANCISCO MAZZIM • VACCANO EPO • ET • COMITI • TERGEST DNO • A • S • PAS • S • C • M • CONS ANNA • JVLIA • COMITISSA • MOE SOROR • PONI • CVRAVIT QVI • OBIIT • XV • AVGVST 1 ANNI • MDCLXX 1 I Un tempo nel coro, ora ali' esterno del duomo. 89. Anno 1677. VaLentInV s • VaLentInI orbI • VaLeDICens • Deo • VICtV rVs • haeC • sIbI • et • fIlIIs ■ CrYpta paratVr • Ita • VIVIte • Ita serIo • agIte MORTALES ‘ VT - IN ‘ AETERNVM ' VIVATIS Un tempo nella navata di S. Giusto, ora ali’ esterno. 32 49 8 — 90. Anno 1678. HIC • IACET ANTON IVS • BVRLO SACERDOS A • 1678 Un tempo nella navata del Santissimo, ora ali’ esterno del duomo. 9 1 - Anno 1682. MDCLXXXII NOBILIS • AC • CENEROSVS • DNVS IOANNES • PIECHL - AB • EHREN LIEB • SAC • CAES ■ MAIES • CONSILIAR IVS • EIVSI)EMQVE • SVPREMVS TERGESTI • EXACTOR QVI • EX • LIBRO ■ VITAE • MORTIS • DIDICIT ESSE • MEMOR ■ HANC • ANTE • MORTEM SVIS • SVORVMQ • CINERIBVS • VRNAM EDIFICAVIT • VT ■ SICVT • IN • COELO SPIRITVS • ITA • IN ■ ILLA • CINERES POST • PATA ■ QVIESCERENT Un tempo nella navata del Santissimo, ora ali’ esterno del duomo. — 499 “ 92. 21 dicembre 1688. D • O • M NIL • CERTIVS ■ MORTE AETERNA • HAC ■ VERITATE • EDOCTVS FRANCISCVS • DONADONI MORTVORVM • HOC ■ DOM1C1LIVM ŠIBI VIOLANTI ■ NATAE • DE • LEO • PERDILECTAE • VXORJ P0STER1SQVE ■ SV IS V ■ EXTRVERE ■ C ANNO ■ MDCLXXX V IIP • DIE • XXI • DECEMBR1S Un tempo nella navata di mezzo, ora ali’ esterno del duomo. 93- Anno 1688. A • CIVRANI Stili' architrave della porta che mena al depositorio della fraterna del Santissimo. 94. Anno 1688. DO- M ANTONIO ■ CIVRAN • VIRO ■ MERITI SSIMO SENIO • CONFECTO AD • COELOS ■ VOCATO SVISQVE • HAEREDIBVS EMERICVS • CANONICVS ■ HVIVS • CATHEDRALIS FILIVS ■ MOESTISSIMVS SEPVLCHRVM • POSVIT ANNO • M • DC • LXXXVIII Un tempo nella navata di S. Giusto, ora ali’ esterno del duomo. 500 95 - 13 dicembre 1689. PARENTI • OPTIMO PERILL • DNO • GERMANICO VALENT • IVLIANI • PATRIT 5IES • RECTORI • DECIES • TER • VRBIS ' IVDICI • PATRICIAEQ • MILITIAE • CAPIT • AN • 19 PERILL ■ DNAE•ELEONORAE ■ CATHAR • NATAE CONTI • MATRI • AMANT • MOESTI FILII • POSVERE • ANN • MDCLXXXX VIXIT • ILLE • AN ■ 62 ■ OBUT • 13 ■ X • 1689 VIXIT • HAEC ■ AN ■ 35 • OBUT • 19 7 b • 1687 Un tempo nella navata di mezzo, ora ali’ esterno del duomo. 96. 22 settembre 1691. DO- M EVI • EPVS • TERGESTI PVLVIS • VMBRA • NI MIL LEOPOLDI • I • CAESARIS QVONDAM • ELEMOSINARIVS IACOBVS • FERDINANDVS GORIZVTTI AN NO • MDOXCI VEN,SE ■ XXII • SEPTEM Un tempo nel coro, ora ali’ esterno del duomo. — 50i — 97- 8 maržo 1694. HIEREMIAS • FRANCOL ■ ET LAZARA • NATA ■ IVLIANI IVGALES - ŠIBI • ET SVCCESSORIBVa • SVIS r POSVERE DIE • 8 ■ MARTII ■ 1694 Un tempo nella navata di mezzo, ora all’esterno del duomo. 98. Anno 1708. DIO reqVIeM ■ CharIs IOANNES ■ ADAMVS • DE • BVDIGNA DNVS • IN • STAINEGG ■ S ■ R • I • EQVES SAC • CAES • MTIS • A ■ CONS9 • CAMERAE GRAECENSIS • AC • TERGESTI QVAESTOR ■ SVPREMVS EIVSQVE • DILECŠIMA • CONIVX THERESIA • SIDONIA ■ NATA BARONISSA • DE • RAMPELLI ■ ŠIBI SVISQ • FIERI • CVRARVNT VIVO • VITA • F VIT • CHRISTVS ■ SPES GLORIA - NVMEN DEFVNCTO • CHRISTVS • VITA QVIESQVE ■ MANET Un tempo nella navata del Santissimo, ora ali’ esterno. — 5 02 — 99 - Anno 1708. S VB • EIOC • SIDERE FELTX • AD • IMMORTALITATEM ■ ITER QVO TERRAE • MA TRI • MORTALEM • SARCINAM RESTITVI • IMO • DEPONI HIO ANDREAS ■ CIVRANI • ŠIBI ■ SVISQVE INDIXIT ANNO - MDCCVIII Un tempo nella cappella di S. Giuseppe, ora ali' esterno del duomo. IO0. Anno 1712. ILLVSMO • ET • REV« 0 IOANNI • FRANCISCO ■ MILLER EPISCOPO • ET • COMITI • TERGESTINO PEREXIMIO • LAVRETANAE • VIRGINIS CVLTORI OB ■ ERECTVM • HOC • SACELLVM ET ■IN ■ EO PERPETVVM • BENEFICIVM PERENNE • HONORIS • MONIMENTVM MDCCXII Un tempo nella cappella Lauretana, ora nella cappella del Battistero. — 503 — IOI. Anno 1712. PETRVS ■ QM • AL 0 YSII • ET • ANTONIVS IVLIANI ■ PARENTES ■ MOESTISSIMI PONIQ • CVRARVNT Un tempo nella navata di S. Giusto, ora ali’ esterno del duomo. 102 . Anno 1716. D • O • M PIERLEONISTARVM ■ ROMA • TERGESTVM DVDVM • IAM • PERVENTA • FAMILTA HIC • TVMVLATVR PETRVS ■ LEO • P • ANNO • SALVTIS MDCCXVI Un tempo nella navata di S. Giusto, ora ali’ esterno del duomo. 103. Anno 1718. O ■ O • M SEPOLTVRA • D’ ANDREA - BEVILACQVA E ■ DE ELI ■ SVOI • HEREDI , A.° • 1718 Un tempo nella navata di S. Giusto, ora ali’ esterno del duomo. — 5°4 — 104 - Anno 1718. CanonICorVM • reqVIes * IntVs • aDest Un tempo nella navata di mezzo, ora ali’ esterno del duomo. 105. 23 aprile 1720. D • O • M 10 • FRANC • MILLER • EP • ET • COM TERC ■ S • C • M • CONS ■ SACR ■ TIIEOL DOCT ■ VISIT • APOSTOL • TANTIS TITVLIS • HVNC • VNVM • PRAEPOSVIT CLIENS • DEIPARAE • VT • DICERETVR • ET • ESSET MORTVVS • CORPVS • SVVM • POSVIT AET • ANNO • LXXXIII . SACERD • LVI • EPISCOPATVS • XXIX V HI • VIVVS • ANIMVM • POSVERAT • SACELLI HVIVS • AVTHOR • ET • LOCVPLECTATOR ■ MERITVS IDCIRCO • CVI • BENE • PRAECENTVR • OMNES QVI • HVC • PRAECATVRI ■ CONVENIVNT soLVtVs • Corpore • MIgraVIt aprILIs • DIe • xxiii Un tempo nella navata della PietA, ora ali’ esterno del duomo. 505 — io6. 18 febbraio 1721. D • 0 • M HIC - IACET • ILLMVS • ET • REVMVS DOVS ■ IOSEPHVS • ANTONIVS ■ DEL M ESTRI • LIR • BAR ■ A • SCOBRG • EPVS ET • COM • TERG • S • C • M ■ CONS • SS • THEOL D • QVI • POST • RESIDENTIAM QVATTVOR • MENSIVM ■ DIEM • CLAVSIT EXTREMVM ■ DIE • 18 • FEBRVARII • 1721 Un tempo nella navata del Santissimo, ora ali’ esterno nel duomo. 107. Anno 1723. PLESBITER ■ IACOBVS • D • F • F Attorno 1 ’ orlo del vašo lustrale sulla prima colonna nella navata di S. Giusto. Lo fece il sacerdote Giacomo de Leo. 108. Anno 1723. D • O ■ M STEPHANVS • CATHEDR • ECCLAE • HVIVS • CANC. VS ET ■ IACOBVS • MOESTMI • FILII • CAMNICH MONVMENTVM • HOC FRANCISCO ■ PARENTI • SVO OPTIMO • ŠIBI • HAEREDIBVSQ SVIS POSVERE Nella cappella del Crocefisso. — 5°6 — 109. Anno 1723. D • O • M • S • H PETRVS • ANTONIVS • AB • ARGENTO S • C • ET • R • O • M. IS • IN • ARCE ■ TERG • SVBCENTVRIO A • LABORIBVS • MILITIAE QVALIŠ • EST • VITA • HOMINIS ■ SVPER • TERRAM ŠIBI • ANNAE • MAR ■ CONIVGI • ET • ANTONIAE • SORORI HIC • REQVIEM • ESSE • DICIQVE DESIGNAVIT MDCCXXIII Un tempo nella navata del Santissimo, ora ali’ esterno del duomo. IIO. Anno 1724. QVISQVIS • IIVC • PRAETERIS NON • TE • PRAETEREAT SVB • ARA • PROXIMA DIVI • IVSTI • MARTVRIS • CONCIVIS ■ NOSTRI • ET • TVTELARIS SAORAS ■ EXVVIAS • RECONDI A • REINALDO • SCARLICI 1 I 0 ■ SACRORVM ■ ANTISTITE ANTE • ANNOS ■ CENTVM • PRIMVM • INVENTAS EVNDEMQVE • IN • LOCVM CIVITATIS • VNIVERSAE • GRATVLATIONE • REPOSITAS MEMORIAM • HANC • DEFIGERE • HIC ■ PLACVIT ANNO • RESTAVRATAE • HVIVS ■ CATHEDRALIS MDCCXXIV Nella navata di S. Giusto a piedi della balaustra. — 507 — iii. Anno 1725. IAC 0 B 0 ■ AVGVSTINI . . . . TI ■ CAN • ET • SCHO POSVIT AN • 1725 Uti tempo nella navata della Pieta, ora ali’ esterno del duomo. 112. 26 febbraio 1728. D • O • M AN DRE AE • LORENZVTTI TERG ■ CATH • CAN ET ■ LEOP • CAES • CAPPEL NONAGEN 26 ■ FEBRVAR -1728 DEF FRANCISC VS • EX • FRATRE • NEP ■ ET • HAERES F • F Un tempo nella cappella di S. Andrea, ora sulia facciata della časa dei santesi. 113. Anno 1731. D • O • M P B ■ C • S ■ PII • N MDCCXXXI Un tempo nella cappella di S. Nicolo, ora ali’ esterno del duomo. — 5°8 — 114. g maggio 1732. MEMENTO • MORI MARZIO • CO • Dl ■ STRASSOLDO ■ COLONEL.0 E • CACCIAT. RE ■ MAGGIO • DEL ■ CO • Dl GORIZIA • Dl • S ■ M ■ GE • C • CAM • INT CONS ■ CAP • E • COMAND • MILIT • Dl TRIESTE ■ MORTO ■ LI • IX - MAGGIO MDCCXXXII Sulla parete sinistra della cappella di S. Carlo. US. 18 giugno 1739 (1731). STEPHANVS ■ DE • COMITIBVS ADHVC • VIVENS • ŠIBI • SVISQVE ■ HAEREDIBVS FIERI • CVRAVIT ARNO • DNI ■ MDCCXXXI AETATIS • SVAE • LXXV OBUT • DIE ■ XVIII ■ MENSE • IVNII ANNO ■ MDCCXXXIX Nella cappella di S. Sergio. — 509 116. Anno 1735. DIRVTAM ET MCCCCXXVIII • REST 1 TVAM . . . . VM • VETVSTATE • FATISCENTEM PII • CIV PR 0 PRI 0 ■ AERE .... PANDAM ■ ORNANDAMQ • CVRARVNT MDCCXXXV Frammento della cella vinaria, ora perduto. n 7 - 21 giugno 1749. LIBERALIS • BASEVS • NEAPOLI • IN • PELOPONESO • NATVS RELAPSA • IN • CAPTIVITATEM • PATRIA BONIS • AQVILAE • AVSPICIIS ■ HVC • APPVLSVS PRO • GRAECIAE • ET • SCYTHIAE • NATIONIBVS AD • ANNVM • 78 • AETATIS • CONSVLATVM • AGENS VERA • PIDE • PRAEDITVS • ET ■ PIETATE LIBER • BIS • NATVS ■ ALEŠ IN ■ POLI ■ PERVOLAVIT • ARCEM PACEM • HABENS • ET • PATRIAM DEC • KAL ■ 1 VNII • AN • SAL ■ MDCCIL Un tempo' nella navata del Santissimo, ora ali’ esterno del duomo. — Sio — 118. 30 aprile 1750. D • 0 ■ M CINERES IOANNIS • BAPTISTAE ■ LVMAGA • DE • MILLECROI PATRITII • FLVMINENSIS QVI CAESAREVS • REGIVSQVE • VECTIGALIVM PRAEFECTVS • SVPREMVS • TERGES ■ ANNIS • XVI PIDE • AVGVSTORVM • GRATIAM • INTEGRITATE CIVIVM • BENE V OLENTIAM • CANDORE ATQVE • PIETATE • OMNIVM • PRAECONIA ŠIBI ■ COMPARAVIT . VIXIT • ANNOS • LXXVI OBUT • ANNO • MDCCL • PRIDIE • CALENDAS MAH PARENTI • OPTIMO FILII • MOERENTES ■ POSVERE Un tempo nella cappella di S. Nicolo, ora ali’ esterno. 119. 25 aprile 1756. D • O • M MARTINO • GARABETH EPO ■ BACHEN ■ RITVS • ARMEN PRO • C AT H • FIDE D ■ ATHANASII • SORTEM ■ NACTO C • P ■ Q • T SPLENDIDO • PERACTO . FVNERE H • M • P VI • KAL • MAII ■ MDCCLVI Un tempo nella navata del Santissimo, ora ali’ esterno. — 5U — 120. 20 giugno 1757. HIC IACET 10 - BAPTA ■ MACHIORLATO DE • VARMO CANONICVS • HVIVS • CATHEDRALIS QVI OBUT • 20 • IVNII MDCCLVII Un tempo nella navata di S. Nicolo, ora ali’ esterno del duomo. 121. 11 settembre 1760. D • O • M CRISTOPHORO • MAMVCA SAORI • ROMANI ■ IMPERII • COMITI DELLA • TORKE MAGNATI ■ HVNGARIAE CAESAREAE ■ REGI A E • APOSTOLICAE • MAIESTATIS COMMERCII • CONSILIARIO NATIONVM ■ ORIENTALIVM IN • VNIVERSO • LITORALI ■ AVSTRIACO PROTECTORI DEFVNCTO ■ XI • SEPTEMBRIS • MDCCLX OCTVAGESIMO • AETATIS • ANNO VIRO • PIO • CIVI • PROBO LVGENTES ■ POSVERE CONIVX • MARIA ■ IVDITHA COMITISSA ■ A • REVEN ■ DE BELL ASI ET • FILIVS ■ HAERES IOANNES ■ MICHAEL Un tempo nella navata del Santissimo, ora ali' esterno del duomo. — 512 122 . ig maržo 1775. HIC • QVIESCIT ANNA • MARIA • IVLIANI PIE • DEFVNCTA DIE • XIX • MARTI M • UCC • LXXV Un tempo nella navata della Pietži, ora ali’ esterno del duomo. 123. 21 settembre 1781. ANNAE • RALLETTI EREPTAE IN • IPSO • AETATIS • FLORE ACERBO • FATO ■ COMMVNI ■ LVCTV XXI • KAL • OCTOB • MDCCLXXXI DECERPTAE PATER • ET • FILIVS • MOESTISSIMI POSVERE Un tempo nella navata del Santissimo, ora ali’ esterno del duomo. 5i3 — 124 - 18 ottobre 1782. MONVMENTVM PRAENOBILIS • DOMINI • GEORGII • PLATNER NEG OTIATORIS ■ AC • MEMBRI ■ SPECTABILIS BVRSAE • MERCANTILIS • IN • LIBERO • PORTV TERGESTINO • EIVSQVE ■ DESCENDENTIVM ERECVTVM DIE • XX • MENSIS ■ DECEMBRIS ANNO • MDCCLXXI QVI ■ OBI 1 T • ANNO ■ DOMINI ■ MDCCLXXXII XVIII • 8BRIS AETATIS • VERO • LXXI • DIE • XII Un tempo nella navata di mezzo, ora ali’ esterno del duomo. 125. 15 aprile 1789. IIIC • SITVS • EST THEODORVS • G RA VIN A • DE • KRONSTEIN S • R • I • EQVES ■ PRAEPOSITVS MITRATVS ■ IN • ZVVETL • AVSTRIAE NATVS ■ 25 • OCTOBRIS -1720 OBUT • 15 • APRILIS -1789 ORATE • PRO • EO Sulla facciata della chiesa. 33 5H 126 . 13 settembre 1789 . ALDRAGO • ANTONIO ■ DE • PICCARDI CANONICO • DECANO • C AT H • TERC • EMERITO OH • PIETATEM • VIRTVTEM • ET • CANDOREM A D • PETINENSE • EPISCOPIVM ■ EVECTO SAG • CAES • REG • APOS • MAI ■ CONS DEIN • A • IOSEPHO • II • IMP • AVG AD ■ SEGNIENSE • TRANSE ATO SENIO ■ CONFECTO AC ■ PIE • IN • DNO ■ DEFVNCTO LAPIDEM ■ HVNC • MOESTISSIMVS • NEPOS FRANC ISCVS ■ DE • PICCARDI ■ POSVIT OBIIT ■ IDIBVS • VIIBRIS ■ MDCCLXXXIX Un tempo nella navata di mezzo, ora ali’ esterno del duomo. 127. 5 gennaio 1795. A • C ARO LINA ■ LVCIA ■ SINICO I • DOCENTI • GENITORI DAL • CVI • SENO • FV • D’ANNI • XVIII ■ M • VIII STRAFPATA ADDI • V • GENNAIO ■ MDCGXOV Ali’ esterno del duomo. — 5i5 — 128. 14 maržo 1796. D • O • N PASCAHLI • ARVTHIVN ARCHIEPISCOPO • ARMENIO • PASSENIAE ■ NATO PIETATE • DOCTRINA RERVM • M VN DAN AR V M • CONTEMPTV APOSTOLICAE ■ ROMANAE • SEDIS REVERENTIA • PRAECLARO PII • VI • PONT • MAX AVGVSTISQ • IMPP IOSEPHO ■ II • ET • MARIAE • THERESIAE PLVRIMVM ■ ACCEPTO TERG-ESTI • IN • RECESSV VITA • Al) ■ ANNVM • PROPE • CENTESIMVM PRODVCTA PRID • ID • MART ■ A ■ D • MDCCXCVI PIE • SANCTEQVE ■ DEFVNCTO PATRVO ■ OPTIMO • SVIQVE • AMANTISSIMO IOSEPH • PASSENZI H • M • L • M • P AH’ esterno della chiesa. — 516 — 129. Anno 1805. SIGISMONDO • COMITI • A • LOVACZ TERGESTI • MODERATOR! REI • PRAESIDIO • ET • MAGN A N IM ITATE FAVENTE TERGESTINA • CIVITAS VIA M • CVRRIHVS ■ PERVIAM PIIS • SVPPETIIS • AC ■ AERE • PVBLICO APERVIT ET IN • BENEFICENTISSIMI • EIVSDEM • MODERATORIS MEMORIAM POSTERIS • QVOQVE • COLENDAM HOC • MONVMENTVM • POSVIT MDCCCV Sul muro di cinta del duomo dalla parte della via di S. Giusto. 130. 13 maržo 1811. HIC SITVS • EST • L • B • DE • HERBERT CARINTHIVS • CLAGENFVRTENSIS ANNO • VITA E • LI INTER • INNOCENTES • CANDIDVS • IIVMANISS • A MIC V,S VXORI • GRATVS • GENITIS • GENITOR BONVkS • CARVS • INIMICIS • CARENS ■ MLSERIS DESIDERATVS • ANIMO • INSIGNIS ■ MENTE ACER • MORBO • VEXATVS OBUT ■ XIII • MARTII • MDCCCXI Un tempo nell’ antico cimitero, ora sul muro esterno del duomo. — 5i7 — 131- Anno 1813. SVB • GALLIS • ARCEM • OBSIDENTIBVS ET • AVSTRO ■ ANGLORVM ■ PVGNA M ■ OCT • A • MDCCCXIII TORM EN TOR V M • MISILLIBVS TEMPLVM • ICTVM • AC • PENE ■ LA BENS D • IVSTI ■ CVLTORVM ■ AERE EODEM • AN N O ■ RESTAVRATV M Sopra la porta principale della chiesa. 132. 8 febbraio 1816. LE • TRE • SORELLE LUIGIA • CARO LINA ■ & ROSA ■ WELPONER D’AN • V • 1814 • 23 • AG A • 7 • 1815-24- MGIO A • 6 • M • 5 • 1816 • 8 • FEBR Un tempo nuli’ antico cimitero, ora sul muro estcrno. - 5i8 - 133 - 27 maggio 1817. BERNARDO • ROSSETTI EMONENSI • PATRICIA ■ NOBILITATE E • PRIMORIBVS • S • R ■ I ■ EQ ■ CORONAE ■ FERREAE • CRVCE AVREA - EXORNATO AB ■ ADMISSIONIB vs • ITEM • A • PENITIORrB vs • CONSILII FRANCISCI • CAES • AVG CORRECTORI ■ PROVINCIAE • TERGESI NAE • HONORIBVS ET • MVNERIBVS • GRAVITER • FVNCTO QVEM • DOLI • NESCIVM • VITAE • INTEGRVM • BENIGNITATE PRVDENTTA • MODESTIA PTETATE ■ PARI • VNIVERSIS • COM MEN DA VERE VIXIT • ANN ■ LXI • D ■ XX ■ MAGNO ■ BONORVM • MOERORE DECESSIT • VI • KAL ■ IVNII • AN NO • MDCCCXVII AN TONI VS ■ COSTA ■ QVI • ET • ROSSETTI • ADOPTIVVS ■ FILIVS VIRTVTEM • RECOLENS ■ VIRI • E MI • DESIDERATISSIMI CVM • LACRIMIS ■ FECIT FLVS ■ DE • SE • MERITO • QVAM • TITVLO • SERIBI • POSSIT Nel battisterio. — 519 — 134 - 8 gennaio 1819. A NINA FIGLIA • UNICA Dl • MASSIMT LIANO • D El • CONTI ■ DIETRICHSTEIN E • D’ ANTONIA • CONTESSA ■ SAURAU NACQUE • IN • GRAZ ■ LI ■ 31 ■ MARŽO ■ 1809 CONDOTTA • A • TRIESTE • PER ■ RISTABILIRSI VI • MORI ■ LI • 8 • GENNAIO -1819 DA • NECRASI LA • MADRE NEL • RAMMENTARE ■ LE ■ DOTI QUEST • ULTIMO ■ PEGNO • D’ AMORE ■ IN • PIANTO CONSACRA Un tempo nell’ antico cimitero, ora ali’ esterno dclla chiesa. 135 - 25 settembre 1820. SOPHIE • FREYIN ■ IIAERING GEBOREN AM • 27 • IANNER • MDCCCV GESTORBEN AM • 25 • SEPTEMBER ■ MDCCCXX Un tempo nell’ antico cimitero, ora nel muro di cinta. — 5 2 ° — 136. 7 giugno 1821. QUI • RIPOSA MATTIO • VVALLOP MORI ■ LI • 2 ■ DICEMBRE NEL • ANNO -1817 NELL’ • ETA • Dl • ANNI • 63 E • LA ■ CONSORTE ANNA ■ WALLOP CHE ■ MORI • Dl • ANNI • 63 Un tempo nell’ antico cimitero, ora accanto la cappella mortuaria. » 37 - 21 maržo 1822. VIRO ■ VENE RABILI MATTIIIAE ■ FRANCISCO ■ F ■ F • LORENZVTTI DOMO ■ TERGESTE PAROCLIO • SLAVINAE DOCTRINA • PRVDENTIA • COMITATE SPECTATISSIMO NEPOTES • GR • AN • MON • POS IN ■ IIOC • PERANTIQVO • BAPTISTERIO XXIX ■ IAN ■ MDCCL • TRIDVVS • SACR • AQ • LAVATVS OBUT ■ XXI • MARTIII • MDCCCXXII Un tempo nell’antico cimitero, ora allesterno dellabitazione dei santesi. 521 138. 15 giugno 1822. L’ INFELICE A DEL Al DE ■ SILVERIO ■ TRACANELLI MANCO • Al ■ VIVI LI • XV • GIVGNO • MDCCCXXII LASCIANDO • LI ■ SUOI • GENITORI IN • UNA • PROFONDA • MALINCONIA Un tempo nell’ antico cimitero, ora nel m uro di cinta. 139 - 10 febbraio 1823. QUI GIACE GABRIELE • AMODEO • NATIVO • Dl • CONO REGNO • Dl • NAPOLI ■ Dl ■ ANNI ■ 76 • MORTO LI • 15 • GENARO • 1823 • TERESA • AMODEO SUA • NI POTE • E • MORTA ■ LI • 10 • FEBRAR 1823 ■ 1)1 • ANI • 5 • QUSTO • LE • FATTO IL • SCO • ADDELLORATO • FIGLIO FILIPPO • AMODEO Un tempo nell' antico cimitero, ora nel muro di cinta. — 5 22 — 140. 2 maržo 1824. ERECTED BY ■ VVILLIAM ■ Mo ■ ALISTER • Y OF • AVCHINGARROCH ■ TO • THE M E MOR Y • OF • HIS ■ SROVSE ANNA • MARIA • PAGANI WIIO • DIED • AT • TRIESTE • THE • 2 • MARCU • 1824 AGED • 23 Lo stesso. 141. 12 aprile 1824. AL ■ NOME ■ Dl • DIO Gl ORNO • LUNEDI • XII • APRILE • MDCCCXXIV PASSO ■ DA • QUESTA • AL ■ ALTRA ■ VITA NICOLO • ZORZETTI • DEL • EU • GIAC E • EU ■ SEPOLTO • LI • XIV • APRILE • ORE ■ 4 POMERIDIANE DELLA • ETA ■ Dl • ANNI • 63 Lo stesso. — 523 142 . 24 luglio 1824. (In fronte) : QVOD • DEVS • OONIVNXIT HOMO ■ NON • SEPARET (In mezzo): CI • GrIT ALBERT • ERANCOIS • COMTE • I) ■ MORE DE • PONTGIBAVD ■ ANCIEN • COLONEL D’ INFANTERIE • CIIEVALIER • DE • L’ORDRE ROYAL • ET • MILITAIRE ■ DE ■ ST • LOVIŠ DECEDE ■ A • TRIESTE • LE • 24 IVLIET • 1824 • ET • PREŠ • DE • LVI REPOSENT • LA • KEM M E • ET • SA • PETITE • IMELE DE • P RO K VN 1 ) 1 ,S 524 — (A sinistra): ALLA MEMORIA Dl ALBERTO • FRANCESCO ■ Dl • MORE CONTE ■ Dl • PONTGIBAVD NACQVE ■ IN • PARIGI IL • Dl • XXIII • APRILE • MDOOLIV FV • CAVALIERE • Dl • S • LVIGI COLONELLO FEDELE ■ AL • RE ED ■ ALL • ORIFIAMMA VISTI • OPPRESSI • I • REGI D Al • FVRORI • DELLA ■ RIVOLTA LASCIO • IL • PATRIO • SVOLO E • LE • A VITE ■ SOSTANZE PER • SERBARE ■ IMMACOLATO i; ONORE INDECLINATO • IL • DOVERE EIPARANDO ■ A ■ Q VEST A • TERRA OSPITALE — 525 (A destra): APERTA ČASA • Dl - COMMERCIO COL • NOME ■ Dl • GIVSEPPE - LABROSE ŠALI ■ IN • CREDITO • E ■ FORTVNE L’ INGEGNO • E ■ L’ OPERA ■ VOLGENDO A ■ TRIESTE COSI • CHE • POTE • FAR • TEMPERAR I • RIGORI ■ ESIZIALI Dl • BELLICHE • GOLTE BIVERITO • AMATO SCESE • NELLA ■ TOMBA IL ■ Dl • XXIV • LVGLIO MDCCCXXIV ACCANTO • L VI • DORMONO LA ■ MOGLIE ■ FEDELE COMPAGNA DELLA • SVA • VITA E - LA • NIPOTINA Dl ■ VN • ANNO Un tempo nell’ antico cimitero, ora ali’ esterno del duomo. 143 - Anno 1826. SEPVLCHRVM FRANCISCI • RORSCII EIVS ■ FILIAE • ELISABETHAE ET • FILII • FRANCISCI 1826 Lo stesso. — 526 144 - 23 settembre 1826. E • DELETO • VENETIIS • SACELLO • B ■ M • V • DE • PACE DEPROMPTVM AH • EVCHARISTICIS ■ TEDIFERIS • EMPTVM VETERI• SVFFECTVM A • PIENTISSIMO ■ PONTIFICE ■ NOSTRO NON • KAL • OCT • AN ■ MDCCCXXVI CON SECRAT VM A tergo deli’ altare del Santissimo 145. Anno 1832. IOANNI • WINCKELMANNO DOMO • STENDELI A PRAEF • MONVMENTIS • ROMAE • CVRANDIS • EGERVNDIS MAN IMA • POLITIORIS ■ LAVDE ■ FLORENTI ADITA • VINDOBONA • SEDEM • HONORIS • SVI • REPETENS MANV ■ ADVENAE • PRODITORIS • HAC • IN • VRBE • PEREMPTVS • EST VI ■ ID ■ IVN • MDCCLXVII • AGENS ■ AN • L • M ■ V • D • XXX TERGESTINI AERE • CONLATO • FAC • CVR ■ AN • MDCCCXXXII EXPLANATORI • PRAESTANTISSIMO • ANTIQVITATIS Cenotafio nel civico museo d' antichitA 527 — 146. 18 ottobre 1833. QUIESTA (!) MARIA ■ GALVAGNI • NATA • DOBLER DONNA Dl • SO AVI • COSTU MI • Dl • PIETA ■ VERACE SAGGIA • SOLERTE • EDUCATRICE Dl • QUATTRO ■ TENERI • FIGLI UTILE • E ■ ČARA AD ■ ESSI • ED • AL • SUO • MARITO VISSE • SOLI • ANNI • XXVIII MANCO • DA • FIERO • MORBO • CONSUNTA IL • Dl • XVIII • OTTOBRE ■ DELL’ANNO ■ MDCCCXXXIII GIAMBATTISTA • GALVAGNI ■ MARITO ALLA • MEMORIA ■ DOLCISSIMA DEL • PERDUTO • BENE QUESTA • ANGOSIOSA • RICORDANZA POSE Un tempo nell’ antico cimitero, ora nel muro di cinta. 147 - Anno 1842. RESTAVRATO ED • ABBELLITO D Al • BENEFATTORI DELL’ ■ VNIONE D El ■ DEVOTI DEL ■ SANTISSIMO MDCCCXLII Nel pavimento del repositorio della fraterna del Santissimo. — 528 148. 10 maržo 1855. I) • O • M CAROLVS • V ■ HISPANIORVM • REX IN ■ PROSPERIS • MODESTVS • IN • ADVERSIS ■ CONSTANS PIETATE • A VTEM • INSIGNIS OBDORMIVIT • IN • PACE • DOMINI VI ■ II) • MART • AN • M • I)CCČ ■ L V AETATIS ' VERO • SVAE ■ AN • I.NV1 • MENSE ■ XI • DIE • IX ET HIC • TVMVLATVR • MA XI MO • POP • ET ■ CLERI • CONCVRSV XVII • KAL • APR • EIVS • ANNI R • I ■ P A piedi deli’ altare di S. Carlo. 149 - Anno 1859. AERE • A • PIIS • CONLATO CONSILIO • ET • CVRA R • D • GEORG • DOBRILLA • CAN NVNC ■ MERITIS ■ EP • PAR • POL MDCOCLIK Al lato destro deli’ altare della Pieta. i5o. i gennaio 1861. HIG • IACENT MORTALES • EXVVIAE FERDINANDI • HISP ■ INF CAROLI ■ V • TERTIOGENITI QVI AN • NATVS • XXXVI • MENS • II • DIES ■ XIII OBUT • BRVNSEE ■ IN • STYRIA KAL ■ IAN • AN ■ MDCCCLXI A piedi del! altare di S. Carlo. 151. 13 gennaio 1861. HIC • QVIESCVNT CAROLVS • VI ■ COMES • A • MONTEMOLIN CAROLI • V • PRIMOGENITVS QVI AN • NATVS • XLII • MENS ■ XI • DIES • XIII PIE • DECESSIT • TERGESTE ID IB • IAN • AN • MDCCCLXI ET CAROLINA • BORBONICA • EIVS • VXOR QVAE HORAS • POST • SEX '• ETIAM ■ PIE • DECEDEBAT EODEM •. DIE • ET ■ AN ANNOS • NATA • XL ■ MENS • X ■ DIES • XIII Lo stesso. 34 — 530 — 152 . Anno 1865. BENEFATTORI DELLA • CONFRATERNITA • DEL • SS • SACRAMENTO SARDOTSCH • BORTOLO KANDLER• CARLO SILVERIO ■ GIOV • BATTA FEGITZ ■ FRANCESCO TONELLO • CAV • GIVSEPPE BERLAM • PIETRO ACCERBONI • PIETRO • GIVS ANGELO ■ PASCVTTO ANTONIO • CAV • DE • VICCO SARDOTSCH • GIOVANNI CONTI ■ GIVSTO ■ CAV COVACICH ■ TADDEO VALERIO • ANGELO • CAV LODOVICO • ALBERTINI PIETRO • DODMASSEI EPPVS • GEORGIVS • DOBRILA SCHWAB • MICHELE • CANONICO MELCHIORE • PIETRO • CAV RE • COM RE ■ ALIMONDA TOLLOY • CARLO • F BERTOLI • PIETRO VINCENZO • BATTALIA • CAN • SCOL COVACICH • ANDREA ACQVAROLI • DOMENICO SARDOTSCH ■ GIOVANNI ■ BIAGIO TIANI • GIOV • BATT GIROLAMO • TONICELLI DRAGOVINA • EDOARDO • COMM FRANCESCO • VZMAN • CANONICO ANTONIO • TIANI — 53i — FRANCESCO • COSMITZ GIACOMO • MILOCH GIVSEPPE • CAPELLAN STE P’ANO • RVPPEL H EKRMANŠTOR FER • LODOVICO ORZAN • GIACOMO SVST ■ MONS • D. R • GIOV BONTEMPELI • GIACOMO TOMMASIN 1 • ANTONIO • D. R • DE PIETRO ■ CAV • ACCERBONI CAFFIERI • ANTONIO VIANELLO • APOLLONIA DEDICATO • DAL • CONFRATELLO • GIACOMO • ANGIOLIN MDCCCLXV Nel repositorio della fraterna del Santissimo. 153 - 17 gennaio 1874. SIMIL • HIC • IACET REGINA • MARIA • THERESIA ■ BORBONICA DIGNA • SPONSA . DIGNISSIMO SPONSO • CAROLO • V • QVAE SVPREMVM • DIEM ■ OBUT 1 XVI • KAL • FEBR • MDCCCLXXIV A piedi deli’ altare di S. Carlo. 532 154 - Anno 1878. NEL • MDCCCLXXVIII FV • RINNOVATA • QVESTA • VOLTA CVI ■ SI • ADDOSSA • INSIGNE • MOSAICO IL • CONSIGLIO ■ MVNICIPALE • TRIESTINO PER • MANTENERE • ALL’ • ETA • VEGNENTI L’ OPERA • DELL’ ■ AKTE • ANTIČA IL • RISTAVRO ■ DECRETO L’ VFFICIO • EDILE FELICEMENTE ESEGVI Lapide immurata in chiesa al mosaico deli’altare di S. Giusto. L’epi- grafe fu dettata dal dottor Attilio Bortis. Iscrizioni delle campane. I. Anno 1432. • tetetete • £$$33 • ►I" • • Soatmt# * tecnctcuste • ^oittipce Scvacdtiuo • SjSrotegente * tet • 9iittti£ • 3te?ato * teonrttu • tefjrietoptiovi • ^oitomo • fUesanbri • ^abotutti • tet * tecvftttn • 3bit 3« • domine • ® • 3b*ti * 99iart • Sctitbovc • 2>ui • 3oannt£ * 3*1 gcggci* • Dicctovi* • ?tt>*<>U>tum Leggenda attorno la campana minore. 2 . Aprile 1367. 9ic*; • (tftovie • ščitit • teuitt • qgace • teumplctum • te*t • #oc • ^Set* * 9Rattbš • (tfcotflii • $c • ©albbvo • 9Ncit$c • briti m • tetete • vmm Leggenda attorno la campana media. 533 — 3 - Anno 182p. IN • HONOREM • B • MARIAE • V • ET • S • IVSTI • M • VOX • DEI IN • VIRTVTE • VOX • DOMINI • IN • MAGNIFICENTIA • QVATTVOR ABI1INC ■ SAECVLIS • ROSITA ■ FRANCISCO • I ■ AVSPICE • ANTONIO LEONARDIS • EPISCOPO • ALPHONSO ■ PORCIA • MODERATORE IOANNE • PETRO • BVZZI • VRBIS • PRAESIDE ■ AERE • CIVICO • A CANCIANO ■ ET • PHILIPPO ■ FRATRIBVS • DELLA • VENEZIA REF VSA • ANNO ■ M ■ DCCC • XXIX Leggenda attorno la campana maggiore. j^AF^TE jS E C O N D A Qh iess s (sappelle soppresse ne/ J erri/orio di J rieste (šTSSp t-cus* <~po> I. La chiesa di S. Canciano in Grignano. chiesetta di S. Canziano in Grignano era antichissima e for- mava una parte della prebenda del decanato del nostro capi- tolo cattedrale. Racconta il nostro cronista fra Ireneo della Croce, che addi 12 dicembre 1365 il nostro decano Pietro Porto romano di Cedas presso Trieste. Dal libro del Dr. Pietro Kandler. Indicazioni etc. Alberti 1 ’ affittava a certo Marino da Prosecco con le čase, orti e vigne appartenenti alla stessa verso 1’ annuo affitto di una libra di pepe nella festa di S. Michele, di un capretto nel giorno di Pasqua e di quattro fasci di foglie di lauro in ciascuna festa della B. V. Non si conosce la sua fine. Notiamo, che in Grignano stavatto le vigne del nostro famigerato Concittadino Marco Ranfo, una delle quali ereditata da suo figlio Pietro, a — 538 — tcnore del seguente documento, rogato nel palazzo del nostro comune addi 14 agosto 1322, indizione quinta, oggidi conservato nel nostro civico archivio diplomatico, fu ad altri aggiudicata: In nomine Dei aeterni, anno domini millesimo trecentesimo XXII, in- dictione V, die XIIII intrantis mensis augusti actum Tergesti in sala novi pa- lacii comunis pracsenlibus dominis Geroldo Rubeo, Petro Gremone not., Naxi- guera Ade, Roba de Leo not. et aliis. Cum dominus Petrus Ranfus filius qm. domini Marci Ranfi militis venisset ad extimariam ex manibus extimatorum et eidem deliberata fuisset quaedam vinea sita im pertinentiis Tergesti in con- trata Grignani tanquam de bonis Cini tabernarii, qnae vinea cohaeret vineae Petri Balarii et vineae domini Francisci Nibli pro precio AT/// rnarckarum solidorum, ut patei de praedictis, tenore publicae scripturae manu Michaelis Ade not. confectae suh anno Dom. millesimo trecentesimo nono, indictione XII, die nona intrantis mensis februarii, et ut haec et alia in dieta seriptura per ordi- nem continetur. Et cum ide m dominus Petrus Ranfus prae dietam vineam obli- gasset nomine pignoris domino Otoni Coradegno de Alba et Vigelmo dieto Coppa, foeneratoribus in Tergesto pro marchis XX solidorum veterum de Tergesto, ut pa- tet tenore puhlici instrumenti manu Nicolai imperiali auetoritate notarii con- fecti sub anno Domini millesimo trecentesimo nono, indictione Vil ' die secundo in- trante maio, ut haec et alia in dieto instrumento per ordinem plenius continetur. Et cum pars dictae vineae de Grignano evicta fuerit et sit . dieto Vigelmo per Benvenutam uxorem Iacobi Mussni, ut patet tenore publicae sententiae latae per nobilem et potentem virum, dominum Monfloritum de Coderta, alias hono- randum potestatem civitatis Tergesti et seriptae manu Zorobabelis de Leo not. praesenti millesimo et indictione die VII intrantis mensis ianuarii . quae pars evicta extimata fuit per extimatores comunis Tergesti esse valoris mar- charum XIIII solid. veterum de Tergesto, ut patet publica seriptura manu Vi¬ ta lis de Baschere de Nauchcrio notario confecta sub praedieto millesimo et in¬ dictione die XV intrantis mensis maii etc. Et cum postea residuum dictae vineae de Grignano evicta fuerit et sit dieto Vigelmo per Iacobum cirussicum procur. et procuratorio nomine D. Michaeli Iusti et Benvenutae,filiorum quondam Thomasii Glorani, ut constat tenore publicae sententiae latae per supraseriptum dominum vicarium et seriptae manu mei Iusti not. infraseripti, sub praeseripto millesimo et in¬ dictione, die vigesimo octavo mensis iulii et quae vero pars extimata fuit per extimatores comunis Tergesti de mandaio dominii ad petitionem dieti Vigelmi esse valoris et valore marchas quatuordecim solidorum veterum de Tergesto, ut patet publica seriptura manu Valesii Herenrici notarii confecta sub praefaeto mil¬ lesimo et indictione, die primo mensis augusti et ut in dictis seripturis habetur et alia plenius per ordinem continetur. Et cum ipse Vigelmus puhlice faceret cridare super scalas palatii comunis per praeconem comunis de mandato dominii, quod si quae persona essei habens vel quae vellet defendere haereditatem dieti qm. Pe¬ tri Ranfi vel quae cognosceret de bonis expeditis qm. dieti domini Petri Ranfi, comparere debeat ad terciam diem coram dominio Tergesti ad defendendum dietam haereditatem et denunciandum dieta bona expedita, alioquin ad impedita — 539 procedetur, prout de iure fuerit, ut constat puhlica scriptura manu ntei lasti not. confecta suh praedicto millesimo et indictione die tertio augusti. Et cum per dominam vicarium infrascriptum fuerit pronunciatum excusationem bonorum legitime etiam factam, ut patet puhlica scriptura manu mei Iusti de Viana not. suh profectis millesimo et indictione, die duodecimo mensis augusti, et ut in dictis scripturis habetur et alia per ordinem continetur, cum quihus omnibus instru- mentis et scripturis ad praesentiam nobilis et sapientis viri domini Armanis de Ferrana iud. utriusque iuris peritus vicarius pr o comuni Tergesti illustris D. D. H. comitis Goritiae honorand. polcst. Tergesti comparuit dictus Vigelmus Coppa hypothecarius, petens cum instancia šibi davi et concedi intromissionem bonorum omnium mobilium et fixorum quondam dieti domini Petri Ranji ex- peditormn et impeditorum per aliquam personam et si de expeditis reperiri non possent, tune de impeditis cercando piano possessiones eorundem et hoc usque ad suam integram solucionem et satisfaetionem marcharum XXVIII sold. vet. de Tergeste pro sua indemnitate vineae supradictae de Grignano šibi emere, ■ut est praedictum, et omne damnum et expensae inde faetarum et faciend. et hoc peto secundum formam iuris et statutorum civitatis Tergestinae. Unde dictus D. vicaris audiens dietam petitionem, quae iusta erat et intellecio tenore dieto- rum instrumentorum . et scriptu7'arum et habita super kis diligenti delibe- ratione et accepta fide a dieto Vigelmo, qui corporaliter tactis Scripturis iuravit ad S. Dei evangelia se de praedictis nihil recepisse et šibi non fore in aliquo satisfaetum, se iuste debere recipe7'e et habere dictas XXVIII marchas sold. veter, pro sua indemnitatione vineae supradictae šibi in iure, ul in praedictum est, suuni. damnum excepti, dedit et tradidit et concessit dieto Vigelmo licen- tia7n et liberam vocem sua propria auetoritate accipiendi, intrornittendi et vendi seu vendi faciendi ad incantum e.vtimarie tantu7n de bonis ipsius quondam Petri Ranji immobilibus et fixis , quam ad suam integram solucionem et satis- factio7ie77i pervenerit suae indemnitaii p7adictae, et primo de e.vpeditis et no7t impeditis per aliquam personam, et si de expeditis 1 -eperiri non possent, tune de impeditis cerca7ido primo possessiones eorundem bonoru77i. Salvo tamen iure cuiuslibet alteiius persoiiae. Manu Iusti de Viana not. sup. * Da Grignano arrivati sulla vetta del monte, il club dei touristi Trie- stini innalzera una vedetta, clie avrk la seguente epigrafe, dettata dal cano- nico Pietro dott. X omas ' n : — 540 — SISTE • VIATOR • PERLEGE ■ SCITO HANC ■ AEDIVM • FORMAM IN • ALTAM • QVAM • CERNIS ■ MOLEM IVVENES • VIRI CIRCVLO • CLUB ■ D El ■ TOURISTI • TRI ES TINI • IVNCTI M0NT1VM ■ CACVMINA • ALACRITER • STRENVE - CONSCENDENTES ET DECEM • TIBI ' IMPERII • LVSTRA OPTIMI • CAESARIS • FRANCISCI • IOSEPHI • I COMMEMORANTES STIPE • CONLATA • EREXERE A. R. S. M • D • CČČČ II. La cappella di S. Martino vescovo e confessore. La cappella di S. Martino, gia menzionata nel nostro statuto capi- tolare delPanno 1338, stava in riva al mare, in vicinanza della villa di Servola. Fra gli atti del nostro capitolo cattedrale troviamo uno, rogato nella sacristia del duomo di San Giusto addi 24 luglio 1390, indizione decimaterza, col quale il nostro capitolo cattedrale, cioe i canonici «Giusto Barono, Nicolo Tromba, »Giovanni, Leone scolastico, Giovanni Gremon, Antonio de Messaltis, Biagio «de Iube, Giacomo de Niblis e Giovanni Pietro de Pasquali da Muggia sa- «cerdoti, e Cristoforo del fu Giovanni Fabbri da Trieste diacono, tutti ca- «nonici, affitta a Paolo del fu ser Paolo Parvo, vita sua durante, le chiese di «S. Sabba e S. Martino, situate sul territorio triestino, nella contrada di «S. Sabba, ed ogni diritto e pertinenza spcttanti ad esse chiese, coli’ obbligo »pero di sborsare al capitolo ogni anno nel giorno.di S. Lorenzo ventiquattro soldi «di piccoli e di mantenere in beli’ ordine tanto le chiese che le campagne ad «esse appartenenti. »Testimoni: don Antonio de Pasquali, don Martino di ser Marše de «Sylvula, sacerdoti cappellani del duomo ed altri. «Notaio : Marco del fu Dionigio de Spandinucibus. » *) Archeografo Triestino . Trieste 1831-82. Vol. VIII, pag. 34. — 54i — Con quest’ altra carta poi, rogata nello stesso duomo addi 15 set- tembre 1409, indizione seconda. 2 ) «11 capitolo affida ed affitta in perpetuo a Giacomo del fu Ambrogio «de plebe Sachi (quindi Ielsane), cittadino e domiciliato in Trieste, ed eredi «suoi la custodia (monacharia) delle chiese di S. Sabba e di S. Martino e ter¬ peni loro spettanti, coli’ obbligo di tener monde le suddette chiese ed in «coltura i terreni, e di pagare al capitolo li 29 settembre annui soldi trenta- «sei di piccoli. «Canonici concorrenti ali’ affittanza : don Nicolo Tromba arcidiacono, «don Biagio de Iube, don Silvestre de Rusec pievano di Pinguente, don Gia- Lippiza. nell’ anno 1779 Da im quadro ad olio, conservato a Vienna neir i. r. Oberstallmeisteramt (Ufficio deli’ i. r. grande scndiere), • cumo Niblo scolastico, don Giovanni de Mugla, don Cristoforo del fu Gio- «vanni Fabbri pievano di S. Uldarico (quindi Dolina), don Nicolo de Aldigardis, «don Martino del fu Marše e don Francesco de Pasqualis. »Testimoni: don Marino de Scherbina e don Giacomo del fu Am- «brogio cappellani del duomo, Giusto Sutta suddiacono della stessa chiesa, «tutti da Trieste ed' altri. • Notarius et iudex ordinarius: don Enrico del fu Matteo, canonico «tergestino.» Ignorasi 1 ’ epoca in cui fu cliiusa ed atterrata. 2 ) Archeografo Triestino. Vol. VIII, pag. 301. III. La cappella tli Santa Maria Maddalena. — L’ epigrafe del consolare Maurenzio. — Spiridione Višin. — II Mon Bijou. Questa cappella esisteva da tempi remotissimi sul «Mon Bijou», sul- 1’area della quale stava piu tardi la časa al numero politico 92 e tavolare 125, e ha dato il nome ali’ odierna contrada suburbana. Sulla sua facciata stava la lapide sepolcrale del consolare Maurenzio, defunto addi primo novembre 573, oggidi conservata nel nostro civico museo lapidario, del seguente tenore: Cioe: hi c requiescit in pace Maurentius, vir illusirissimus, qui vixit annos plus minus triginta quattuor; depositus est decinio quinto kalendas no- vembris, indictione quinta, post consulatum domini nostri lustini imperatoris. Soppressa per ordine di Giuseppe II nell’ anno 1785, passo prima in mano della famiglia Paximadi, poi dei Brigido, indi Višin, ed oggidi piu non esiste. L’ ultimo proprietario, nato a Perzagno addi 7 luglio i8oi,morto a Trieste addi 29 aprile 1854 nell’eta di cincjuantatre anni, fu sepolto nella ne- cropoli di Sant’ Anna sotto le arcate coli’ epigrafe: * ■ HIC • REQVIESCI T • IN ■ PACE • MAVRE NT 1 VS • VI • QVI ' VIXI T • ANN ■ PL • M • XXXIIII DEPOS 1 TVS • EST • XV KAL • NOVEMBR IND • V ' P • C • D • N • IVS TINI • IMP • * — 543 — ALLE CENERI Dl SPIRIDIONE VIŠIN CAPITANO ARMATORE CORAGGIOSO ONORATO NATO IN PERZAGNO LI 7 L.UGLIO 1801 MORTO IN TRIESTE Ll 29 APRILE 1854 QUESTA MEMORIA POSERO LA VEDOVA CAROLINA E GLI ANCOR SETTE TENERI FIGLI PREGANDO CHE A DIO PIACCIA RICONGIUNGERLI UN GIORNO ETERNAMENTE AL SEMPRE CARO ESTINTO $ Attiguo a questa cappella stava, come scrive il conte Girolamo Aga- pito 1 ), il Mon Bijou. «Questo podere sulla strada maestra porto originaria- »mente e comunemente ritiene ancora questo nome impostogli dal primo suo »proprietario, sua eccellenza il signor Pompeo conte de Brigido, benemerito »governatore di Trieste, il quale col suo esempio diede un particolare impulso «anche al)a miglior coltura dei campi nel territorio triestino. Questo podere »che al detto illustre personaggio serviva di estivo delizioso soggiorno, fu da »esso adornato con magnifico edifizio signorile dalla parte che guarda la citta, »ove nell’attinente spazioso giardino di flori sovra basi di erbose zolle sono »State collocate in semicircolo molte statue moderne di buona scultura. »Per le memorabili catastrofi politiche degli ultimi tempi, questo bel »podere venne alienato, e dopo di aver ormai avuti diversi padroni, presente- »mente e posseduto dal negoziante signor Paximadi, il quale con molte cure »georgiche ne coltiva le parti destinate ali’ agricoltura, siccome arricchi di »piante esotiche e di flori il giardino disposto e abbellito con gusto asiatico. »Degli alti ed anticbi alberi frondeggianti che recingono la časa di abitazione «del proprietario, nel mentre colle robuste ramose lor braccia la proteggono «dalle impetuose furie degli aquiloni, le danno un’aspetto di campereccia «semplicita che ne fa viemeglio risaltare la sua bellezza.* >) Descrizioni stvrico-pittorichc , pag. 64 seg. 544 IV. La cappella della B. V. della Neve. — La famiglia Costanzi. — II patrizio Ignazio de Capoano. La cappella della Madonna della Neve presso Servola. Imperversando nel territorio di Trieste il giorno 5 agosto 1710, festa della B. V. della Neve un’ orrenda bufera, Elena Costanzi, moglie di Antonio Pietro de Giuliani, patrizio triestino, fece voto di alzare in onore della B. V. una cappella sul suo predio in Santa Maria Maddalena, cio che peraltro man- darono ad effetto appena i coniugi Giovanni Battista e Teresa Costanzi in vigore del breve di papa Benedetto XIII dei 22 giugno 1724. I nostri con- fratelli del Santissimo Sacramento solevano visitarla ogni anno processional- mente nel giorno 5 agosto. Soppressa nell’anno 1785 per ordine di Giuseppe II, fu chiusa nell’anno seguente. Esiste peraltro ancora, sebbene in pessimo stato, 545 e conserva la lapide sepolcrale di Giovanni Battista Costanzi, prefetto della i. r. sanita marittima in Trieste, morto nell’ eta di sessantacinque anni addi 6 agosto 1830. Porta 1’ epigrafe : HE1C • COND1TA • SVNT • OSSA IOANNIS ■ BAPTISTAE • COSTANZI REI • MARITIMAE • SANITARIAE • PRAEFECTI VIGILANTISS1MI ■ VIRI • P1ISS1MI MARITI • PATRIS ■ AMANTISSIMI V1XIT • ANNOS ■ LXV • DECESSIT A • MDCCCXXX • DIE • VI • AVGVSTI CONIVX • VIDVA • ET ■ FILIOLA CVM • LACHRIMIS • POSVERE * 35 — 546 — Di questo Giovanni Battista Costanzi, gia proprietario dello stabile ai nameri tavolari 116 e 124 in via della Muda vecchia, osserviamo, che fu unico figlio di Matteo Costanzi e di Maddalena Ortis, nato a Cadice nel 1680, nrarito di Terenzia de Dinoro friulana, morta a Trieste addi 26 maržo 177 5- Aveva un nipote, cioe Giovanni Battista Maria Pantaleone de Costanzi, figlio Stemma della famiglia Costanzi. primogenito di Mattia Saverio Giulio Giuseppe Angelo e di Maria Anna de Bonomo-Stettner, nato a Trieste nel luglio 1765, nrarito di Orsola Rubessa de Mastenwald, padre di Margherita sposa deli’i. r. consigliere d’ appello Giu¬ seppe Pagliaruzzi de Edelhein. Ai Costanzi apparteneva sino alPanno 1840 lo stabile ai numeri ta¬ volari 116 e 124 in via della Muda vecchia, rifabbricato nell’anno 1847 dietro Stemma della famiglia Gapoano. disegno del consigliere aulico Pietro dottor Nobile, da Panaiotti Giorguli, ed erano del pari proprietari della časa al nunrero tavolare 120 in androna Gusion. L’ ultima di questa famiglia, sorella del fondatore di questa cappella, fu Margherita Costanzi. Moriva ncll’ eta di ottantotto anni addi 8 aprile 1865 547 - ed era moglie di Ignazio, ultinio della nostra patrizia famiglia de Capoano, defunto addi 22 febbraio 1839 nell’eta di anni novanta e sepolto nella ne- cropoli di Sant’Anna coli’epigrafe : QUI FURONO SOLENNEMENTE DEPOSTE LE MORTALI SPOGL1E DEL NOBIL UOMO PATR1Z10 TR1ESTINO IGNAZIO FRANCESCO ANTONIO DE CAPOANO ULTIMO DELL’ANTIČA ED ILLUSTRE SUA PROSAPIA DOTTORE NELLE ARTI L1BERALI E NELLA F1LOSOFIA GlA AVVOCATO PROCURATORE FISCALE E CONS1GLIERE DI GOVERNO CAVALIERE DELL’ IMPERIALE ORDINE DI LEOPOLDO DA OLTRE DUE LUSTRI GIUBILATO PRESIDE DELLA MAGISTRATURA MUNICIPALE DI TRIESTE DOPO MEZZO SECOLO DI VARIATE PUBBLICHE MANSIONI DECESSO DI ANNI 90 ADDI 22 FEBBRAIO 1839 GIUSTO PIO BENEFICO ONORATO ED AMATO DA SUOI CONCITTADINI LACRIMATO DALLA SUPERSTITE CONSORTE CHE QUESTO MONUMENTO CON RELIGIONE GLI ERGEVA V. La cappella di Melara. La localita di Melara o di Melarsio e antichissima e viene di spesso nominata nei documenti della nostra patria. 11 piti antico, rogato nel convento dei nostri padri conventuali in S. Francesco, in data 5 novembre 1398, indi- zione sesta, ci racconta, che Isalda, madre del vescovo deli’ Albania fra Gio- vanni Marsari, donava a questo una sua vigna in Melarsio, vicino alTospitale di Cattinara, in pagamento di debito di cento zecchini d’ oro. Diamo il documento, oggidi conservato nel volnme vigesimosesto dei vicedomini nel nostro civico archivio diplomatico : In nomine sanctae Trinitatis. Anno Domini millesimo trecenlesimo no- nagesimo octavo, indictione sexta, die quinto mensis novembris. Actmn in districtu Tergesti, in monasterio sancti Francisci, praesentibus dno. Ambrosio de Argento vicedomino comunis Tergesti, ser Nicolao Terina, — 548 — et ser Benvenuto Burlo testibus rogatis et aliis. Domina Isalda, uxor quondam ser Petri Marzarii civis at habitatoris Tergesti stipulavit solemniter et sine aliqua exceptione iuris vel facti hoc instrumentum venditionis mr. proprii et in perpetuum per se quosque haeredes dedit, tradidit atque vendidit reverendo in Christo patri dno. Ioanni suo filio episcopo albanensi civi Teigestino pro se suisque liaeredibus ementi unam suam vineam liberam et francham et sine aliqua servitute positam in districtu Tergesti in contrata Melarsii, cohaerentem vineae fraternitatis sancti Pauli, bareto hospitalis Gatinarae et semitae comunis, perti- catam cum pertica comunis Tergesti, et sunt perticae saptuaginta circum circa, et si qui alii forent veriores confines , cum omnibus suis iuribus in integrum, ad habendum, tenendum, possidendum etc. et hoc pro preiio et nomine pi-etii du- catorum centimi auri boni et iusti ponderis, quos ipsa domina Isalda venditrix mater ipsius domini episcopi, ipsi domino episcopo dare et solvere debebatur pro aliquibus multis rebus mobilibus ipsius domini episcopi per ipsam domi¬ nam Isaldam suam matrem habitis et receptis ab ipso domino episcopo suo filio, et per eam venditis et denariis ipsarum rerum habitis et in suos usus conversis, prout ibidem coram testibus antedictis et me notario infrascripto prae- dicta ipsa domina Isalda confessa fuit ac dixit et ratificavit sic fuisse, et quod ipsa domina Isalda mota fuerit et erat ad conscientiam, ne ipse dominus epi- scopus perderet suum. Quam quidem venditam modo antedicto, ipsa venditrix sub nomine ipsius domini episcopi emptoris constituit possidere etc., promittens praefacta domina Isalda venditri.v per se suosque haeredes solemniter se obli- gando eidem domino episcopo emptori pro se suisque kaeredibus stipulanti su- pradictam vineam in iure ab omni quaque persona et universitate tam eccle- siastica quam saeculari legitime semperque defendere, guarentare et nullo tem- pore litem aliquam aut quaestionem facere vel movere, sed praedictam venditio- neni ut omnia et singula in hoc instrumento contenta et e.vpressa perpetuo firma et rata hab ere atquc tenere et firmiter observare, et non contrafacere aliqua ratione vel causa de iure vel de facto, sub poena dupli valoris dictae vineae ut pro tempore plus valuerit stipulatione praemissa, qua soluta vel non, nihilomi- nus praedicta omnia et singula firma pcrdurent, sub refectione damnorum cum e.vpensis ac cuiuslibet interesse litis et extra, cum obligatione omnium suorum bonorum praesentium et futurorum renuncians e.vceptioni etc. Manu ser Ioannis Delbruno not. Nel predio, un tempo proprieta della famiglia de Brigido, oggidi del commendatore Giovanni Antoniadis di Alessandria, stava una cappella, la quale ancora oggidi esiste, ina non viene piu ufficiata. 11 predio porta i numeri politici 173, 174, 175 e 177 e il tavolare 175 nel suburbio Rozzol. 549 — VI. La cappella della B. V. nella villa Marenzi. Nella villa Marenzi, sita sulla strada di Gretta che conduce a Barcola, al numero tavolare 95 e politico 44 avvi una cappelletta con simulacro della B. V. di epoca recente, destinata per le private devozioni. Porta 1’ epigrafe: DIVO CORDI AC DEIPARAE IMMACVLATAE L’ultima della nobile famiglia de Marenzi, che moriva addi 18 febbraio 1898, era la consorte del conte Francesco, Virginia nata Putzer-Reybegg. Indice del Secondo Volume Pagina I. La cappella di S. Francesco di Paola.1 31. La cappella di San Carlo nel lazzaretto vecchio. — I suoi cappellani . . 2 III. La cappella della sacra famiglia nel palazzo Conti. — La famiglia Cancel- lieri. — La liturgia romana nella diocesi triestina. — Giusto de Conti oratore di Trieste. — La confraternita dei carpcntieri. — La statua della B. V. e Ferdinando Fiori. — La festa votiva della B. V. della Salute. — Antonio Simonetti. — L’ esecuzione capitale di Vittorio Maffei. — La chiesa di San Giuseppe in Rizmanje. — Girolamo conte Agapito. , . 4 IV. La cappella di Gesu, Giuseppe e Maria nella via delle sette Fontane. — La famiglia Kupferschein.60 V. La fraterna di S. Antonio nella chiesa dei frati minori conventuali. — La fabbrica della primitiva chiesa di S. Antonio Nuovo. — Serie de’ suoi parrochi, cooperatori, predicatori tedeschi, sagrestani, fabbricieri e santesi. — L’isola Chiozza. — La chiusura dei portoni delle čase. — L’ esecuzione capitale del francese Terrier e di otto abitanti di Rovigno. — L’ assassinio di Teresa vedova Gelmi. — II giardino pubblico Muzio Tommasini. — Biografia di questo illustre triestino. — Alcuni abitanti e persone, note nella antica parrochia di S. An¬ tonio Nuovo. — Sue tre macchiette: Luigi Crivellari (Luigi Noxela); Sonz; Pietro Visintini (Simpri sdd e mai fam).62 VI. La cappella di S. Luigi Gonzaga e Pazienza nel predio Scandella . . . 153 VII. La cappella della Madonnina. — II molino a vaporc. — La fabbrica pel- lami del commendatore Federico de Seppi. —• La sua časa dome- nicale"in via della Sanita. — La villa e la fabbrica di prodotti chi- mici in Hrastnigg. — I spiritisti moderni in via della Madonnina. — La časa deli'architetto Matteo Pertsch.154 VIII. La cappella della Visitazione della B. V. in via Nuova. — La famiglia An¬ tonio de Rossetti. — II Dottor Domenico de Rossetti-Scander. — Onori resi alla sua mcmoria dal Comune di Trieste e dalla Societa di Minerva. — Discorsi recitati in suo onore dai dottori Pietro Kan- dler, Antonio Lorenzutti e Giovanni Benco. — Epigrafi dettate in suo onore dal dottor Šansone Formiggini. — La časa, in cui nacque — 552 — Pagina lo storiografo nostro Pietro dottor Kandler. — II giardino Rossetti. Un diploma dottorale in «Tresette», dettato del dottor Domenico de Rossetti. La locanda Metternich. — II palazzo Carciotti. — La chiesa primitiva di San Spiridione dei serbo-orientali. •— II calen- dario giuliano e gregoriano. — Alcuni coetanei del dottor Domenico de Rossetti.184 IX. La cappella di Santa Teresa nel lazzaretto nuovo e la sua solenne benedi- zione. — I suoi cappellani. — La famiglia Vassal. — Le esecuzioni capitali di Michele Michelich, Matteo Marcovaz e Felice Cibo, detto Gandolfo. — Una ballata di Francesco dali’ Ongaro. — Andrea Boz- zini. •— La via Miramar.259 X. La cappella dell’apostolo san Giacomo il Minore. — II teatro Corti. — Do¬ menico Corti e la via omonima. — La famiglia de Morpurgo. — Le vie Belpoggio e Massimiliana. — II palazzo Gossleth-de Seppi. — Francesco de Gossleth e la scuola triestina di disegno. — I genitori cd i fratelli deli’ imperatore Francesco Giuseppe I a Trieste. — Ric- cardo ed Isabella Burton. — La campagna Seraiani. — La villa Gossleth-de Seppi a Hrastnigg nelia Stiria. —• II pittore Edoardo Lebiedski e la pittrice Costanza Breuning.277 XI. La cappella di S. Luigi Gonzaga in Chiadino.307 XII. La cappella vescovile in via Cavana.308 XIII. La cappella del primitivo i. e r. ospitale. — L’esecuzione capitale di Giu¬ seppe Celesnik e di Guglielmo Oberdank.309 XIV. La cappella degli invalidi.316 XV. La cappella della B. V. nel cantiere Panfilli. —- La nuova chiesa dei pro¬ testanti. — Le sue epigrafi. — II ginnasio comunale. — II palazzo della Posta. — II giubileo del telegrafo a Trieste. — L’ antico fon- tanone in piazza della dogana,, ora vedetta Aliče presso il varco di Trebiciano. — La nuova fontana in piazza della dogana. — Il mo- numento nel giardino dinanzi la stazione della ferrovia meridionale . 317 XVI. Il primo istituto dei poveri in Trieste. — Il suo primo statuto. — I primi direttori ed i primi cappellani di qucsta pia časa. — La villa Sar- torio. — Giovannin de 1’istituto.355 XVII. La cappella domestica nelia villa Necker. — Antonio Cassis-Faraone. — La via Montfort.390 XVIII. La chiesa succursale di S. Antonio nuovo.393 XIX. La cappella della B. V. Annunziata nell’ ufffcio di sanita marittima. - - I suoi cappellani.393 XX. La cappella vescovile in via del Lazzaretto vecchio. — Il vescovo Antonio Leonardis.395 XXI. La cappella della B. V. delle Misericordie nelia villa Murat. — 11 pittore fra Bartolomco Baccio.396 XXII. La cappella vescovile in via Pozzo del Mare. — Il vescovo Matteo Raunicker 400 XXIII. La cappella nelia villa Reyer. — Lo scultore Luigi Ferrari. — L’angelo della risurrezione ed una poesia di Onorato Occioni.403 XXIV. La prima cappella del seminario diocesano. — Il vescovo Giorgio Dobrila 410 XXV. La cappella domestica della famiglia don Carlos. — La sua. tomba nel duomo di S. Giusto.412 XXVI. La seconda cappella nel seminario diocesano. — Il canonico Antonio Decorte 414 XXVII. Gli israeliti a Trieste. — La lapide della famiglia Voltidia. — Origine della parola «traffico». — Il rabbino triestino Emmanuele Porto e le sue opere. — I banchieri israeliti e il loro contratto col nostro comunc. 553 — Pagina 11 giuramento dci banchieri isracliti. — II primo monte di pieta in Trieste. — La famiglia Giraldi. - II civico monte di pieta e la sua cappella. II dottor Carlo Nobile.415 XXVIII. La cappella della B. V. della Salute nell’arsenale del Lloyd.424 XXIX. La seconda cappella del civico istituto dei poveri. — II triestino Pietro Candussi. I ricoverati Casimiro Uram, Bartolomco Xancola e «Sandro» (Alessandro Cristanti).426 XXX. La prima cappella deli’istituto Elisabettino.433 XXXI. La seconda cappella deli’istituto Elisabettino.433 XXXII. La cappella di S. Luigi nella scuola Banelli. — Don Angelo Sterpin . . . 434 XXXIII. La cappella primitiva deli’ i. r. ginnasio dello stato. — II canonico Ferdi- nando Staudacher.: . 435 XXXIV. La cappella primitiva del ginnasio comunale.445 XXXV. La terza cappella del seminario diocesano. — II canonico Giovanni Sincich 449 XXXVI. La cappella primitiva deli’orfanotrofio di S. Giuseppe. — La fanciulla Krati- cesca Antonia Sutz. 451 XXXVII. La prima cappella delle suore di Notre Dame de Sion.455 XXXVIII. Le epigrafi romane, medioevali e moderne nella cattedrale di San Giusto martire. — Le indulgenze a lei concesse dai sommi pontefici . . . 457 'jz&r Parte seconda. — Chiesc e cappelle soppresse nel territorio di Trieste . 535 I. La chiesa di S. Canciano in Grignano.537 II. La cappella di S. Martino vescovo e confcssore.'. . . 540 III. La cappella di Santa Maria Maddalena. — L’ epigrafe del consolare Mau- renzio. — Spiridione Višin. — II Mon Bijou. 542 IV. La cappella della B. V. della Neve. — La famiglia Costanzi. — II patrizio Ignazio de Capoano. 544 V. La cappella di Melara.. VI. La cappella della B. V. nella villa Marenzi. 549