Soldi IO al numero. L'arretrato soldi 20 L'Associazione è anticipata: annua o semestrale — Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 77 — 25 settem. 78 importa fior. 3 e s. 20 ; La semestrale in proporzione. Fuori idem. Il provento va a beneficio dell'Asilo d'Infanzia L'integrità di «ti giornate consiste nell'attenersi, co» costanza ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. L'UNIONE CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE. i si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgia de Favento è l'amministratore ANNIVERSARIO — 9 Ottobre 1202 — Giunge a Pirano il doge Enrico Dandolo — (V. Illustrazione.) Consegnammo al Municipio fiorini cento insieme al resoconto (pubblicato nel E".0 precedente) dell' amministrazione per il terzo anno 9 ottobre 1876 — 25 settembre 1877, coi relativi documenti. Questa che segue è una Memoria letta teste al B. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti dal sommo poeta Giacomo Zanella. Ebbimo la fortuna di leggerne una copia, estrata dal v. III, ser. V degli Atti del detto Istituto e donata dall'Autore giorni fa al nosto egregio professore Schiavi. Scritto interessantissimo, anche perchè contiene notizie biografiche nnove per gli stessi Istriani, e ragionamenti critici, la cui importanza i nostri colti lettori sapranno congruamente apprezzare ; e ad essi facciamo il regalo di qui pubblicarla, lietissimi di sapere che l'esimio letterato abbia in animo di occuparsi del poeta istriano con maggiore diffusione, dando l'incarico della stampa al Barbèra, e che a tale uopo faccia richiesta dei manoscritti inediti; ma, nostro malgrado, non possiamo darla per intero, e non fa d'uopo accenare i motivi. DELLA VITA E DEGLI SCRITTI di Giuseppe Pasquale Besenghi degli Ughi Premetto i debiti ringraziamenti al venerando Pierviviano Zecchini di S. Vito al Tagliamento, che pregato dal nostro collega professore Piroua, mi fu cortese delle poche notizie, che bo potuto raccogliere del Besenghi, col quale visse qualche tempo in Grecia, e al quale professò costante e sincera amicizia. Il Besenghi nacque il 4 aprile 1797 in Isola d'Istria, ameno luogo, con innanzi nn ampio prospetto di mare, ed alle spalle una graziosa curva di colline coperte di ulivi e di viti. La famiglia Besenghi degli Ughi venne in que' luoghi dalla Toscana nei tempi, è a credersi, 19 APPENDICE. IL CABECILLA novella storica di filippo Laicus pubblicata dall'Alte und Neue Welt *) tradotta da GIOVANNI de F. Entreras, più impaziente degli altri, si andò avvicinando al Cabecilla e lo interrogò sul quando in realtà si dovesse venire alla conclusione. — Quelli non ci fanno più male, rispose tranquillamente il marchese additando le schiere fuggitive. Quando arriveranno i combattenti, allora sarà il momento. Sul pallido volto di Entreras raggiò un po' di contentezza; fece cenno di annuire e si distese nuovamente sul muschio. Alla fine, agli svolti della via, si videro luccicare le baionette, e dietro a queste un officiale superiore con numeroso seguito. Sempre più vicino faceyasi il fragore delle fucilate, e di quando in quando s'udiva il debole tuono d'un cannone di campagna. Considerato avendo il marchese che la zona delle civili discordie, che funestarono più che altra parte quel cuore d'Italia. Il prenome Besenghi io credo che derivi da Besangue, abbreviato di Bevisangue, ch'io trovai nell'albero della famiglia de'conti Guidi; gli Ughi sono ricordati da Dante nei Paradiso ; e presso Firenze una bella collinetta si chiama ancora Montu-ghi. Più non esiste l'antico castello de'Besen-ghi; ed il nostro scrittore nacque in un palazzotto modesto, non privo per altro delle eleganze di un'agiata fortuna. Lascio a' critici moderni il piacere di mostrarvi il pensoso fanciullo seduto sopra uno scoglio guardare il mare col presentimento della futura sua gloria; lascio a loro il descriverlo errante e lagrimoso lungo quelle acque non più solcate dalle flotte veneziane, che aveano nell'Istria sicurezza di scali e di porti. Io vi dirò co" nostri buoni vecchi, che il .Besenghi fanciullo fu posto a studiare nel ginnasio vescovile di Capo d'Istria; e che, per quanto lo consentiva l'indole sua inquieta e tempestosa, vi fece profitto. Io lo argomento dall'amore del latino che manifesta ne' suoi scritti; e dallo studio delle grazie del dire, che giovanissimo lo rese in qualche pagina scrittore perfetto. Venuto all'Università di Padova, vi trovò fresca ancora la memoria di Cesarotti e di Foscolo; Barbieri v' insegnava ; Carrer già si faceva conoscere per la felicità de' suoi improvvisi. Egli stesso, in articolo dettato per un foglio di Trieste nel 1827, ricorda quel tempo : "tempo felice di giovanile impazienza, ch'è tanto amabile in quella età; quando se mi aveste dato il Perù non sarei uscito di casa senza aver Dante ed Alfieri in saccoccia; ch'io pure voglioso di esser posto nel novero onorato della tragica schiera presi a verseggiare uua Francesca da Rimini. Mi ricordo che l'immaginai passeg- ») Il periodico "Alte und K eno "Welt. si pubblica in Ein-sielden (Svizzera). Offre utile ed amena lettura, ed & illustrato. Ogni anno escono 16 fascicoli, ciascuno al prezzo di 50 cent. del fuoco si allargava a destra e a sinistra lungi dalla strada sottoposta, venne nella giusta congettura che la retroguardia francese tenesse anche le alture circonvicine, e alla conclusione che, s'egli indugiava ancora, i Francesi avvebbero urtato nella sua gente ; conoscendo quindi quanto inferiori fossero le sue forze, si decise, alzò, sensa dir verbo, la sciabola e pregò Entreras di ritirarsi e condurre al sicuro le donne; ma Entreras non ne volle sapere : allora spedì a tale uopo un altro uomo. Appena ebbe alzata la sciabola cento mani afferrarono le leve appuntate sotto i tronchi. I poveri soldati sulla strada, visto muoversi i rami e capito subito di che cosa si trattava, mandarono alte grida: alcuni di rabbia, i più di spavento. L'orribile valanga ruzzolò giù d'ambo i lati schiacciando uomini e cavalli, con tale sincrona celerità che in pochi istanti tutta la strada rimase sbarrata, mentre ai lamenti dei feriti rispondevano le fucilate dai cespugli. Il generale francese, testimonio immediato alla catastrofe, mandò subito innanzi un aiutante, e i granatieri pronti oll'ob-bedienza, cominciarono ad arrampicarsi sugli scoscesi pendi. Uu grave ostacolo incontrato a metà dell'ascesa, cioè un burrone, e preci- giando per le rive del Brenta in compagnia di Raffaello Uzielli, elettissimo spirito toscano, che anco mi aiutò in quel mio primo concepimento,,. L'Uzielli ha bel nome fra i cultori delle belle lettere per una elegante versione del Riccio rapito di Pope. Così questi due giovani ardenti e ingegnosi si davano scambievole aiuto ne'loro studii; e certo passeggiando insieme nel Prato della Valle, si saranno scontrati più volte in un giovane dalmata che sorreggeva il fianco d'un venerando sacerdote, il Melan ; era Nicolò Tommaseo. . .. Compiuto lo studio della legge, ma con la mente immersa sempre ne'poeti, specialmente nel Pa-rini, ed insignito della laurea dottorale, il Besenghi fece ritorno alla sua Istria. Trieste era successa a Venezia ne commerci dell'Adriatico; quindi molta operosità molto movimento, molta richezza ... Il Friuli è alle porte dell' Istria, come due famiglie d' uno stesso sangue vicine. Nel Friuli ebbe stanza più volte il Besenghi ; ma gli anni primi dopo la laurea, li passò in Trieste facendo pratica di avvocatura; annoiato indi delle minuzie e delle brighe del foro, cercò più riposata occupazione nel tribunale di quella città. Era a que' giorni governatore di Trieste un principe di casa Porcia, nelle cui sale la sera si raccoglieva il fiore de' Triestini e degli illustri stranieri che ragioni commerciali o militari traevano alla giovane rivale di Venezia. 11 Besenghi fu accolto. Parlatore fervido, immaginoso, veloce, benche da principio scilinguasse; miniera inesauribile di motti, di arguzie, di aneddoti, di frizzi e di sarcasmi, non sempre conditi del mele delle grazie, il Besenghi gettava a suo senno il riso o il corruccio, la,baldonao il silenzio in mezzo a quelle scranne aristocratiche o milionarie. Sembra che troppo confidentemente samente quello pel quale i Querrilleros avevano condotto via il bestiame dopo l'assalto del convoglio che ricorderete, li tenne titubanti un solo istante, chè animati tosto dalla voce del generale guadagnarono l'altura sotto una grandine di palle ; dal lato opposto scendevano i volteggiatori. Ruiz compreso il pericolo chiese aiutò al Cabecilla, e questi accorse con una trentina circa di uomini. — Dios e patria! gridò il Cabecila roteando la sciabola, e si slanciò furente sui granatieri. Era una zuffa spaventosa, orribile, perchè il terreno era l'orlo del precipizio: lottavano petto a petto, e chi cadeva trovava morte certa e crudelissima rotolando nel burrone. I volteggiatori dall' altra parte, cioè a tergo dei Querrilleros, assistevano inorriditi alla terribile pugna, nè potevano far fuoco trovandosi in quella massa mescolati i loro camerati. Al Cabecilla riuscì di spazzare l'altura, ma breve fu il trionfo : oramai i volteggiatori si avvicinavano a passo di corsa. Chiamati allora a raccolta i Querrilleros, così parlò loro il condottiero : — Noi abbiamo fatto il nostro dovere; abbiamo ritardato di mezz'ora la ritirata, ed abbiamo ucciso centinaia di Francesi. Udite le fucilate della nostra valorosa armata che incalza i fug- egli trattasse lo staffile del suo Parini ; e che il principe Porcia di Trieste non fosse il conte Firmian di Milano. Io non ho potuto, e forse non ho voluto trovare le cause, per cui il Besenghi dopo qualche tempo, non pose più piede in quelle sale. Mutando d'un tratto il tenore del vivere, egli in città così romorosa viveva solitario e taciturno; era spesso veduto ne' suburbani passeggi con un classico in mano ; raccoglieva il suo spirito e riandava quelle memorie, che gli porsero materia agli Apologhi, che quantunque stampati dal Grescini in Padova nel 1828, pure si devono attribuire a questi anni del poeta. Sono : il Macacco di Mustafà bastia dalle tre code ; le Talpe-, due medici ; Caronte e Mercurio ; Lica buffone e P Asino alato più tardi vi aggiunse Namrod ossia il Mulo, il Ballo dei ranocchi e la dea Scempiaggine. Passati que' tempi, quegli uomini e quelle cose, ci riesce ora impossibile scoprire i nomi reali nascosti sotto que' veli fantastici ; nè, se io sapessi, li ridirei fra queste pareti. Ma la festività del racconto la bellezza dello stile, e la purità della lingua è tale e tanta, che quelle favole si leggono ancora con diletto. V'ha qualche cosa del sapore attico, che Leopardi pose ne' suoi Paralipomeni. La Biblioteca italiana in un articolo dell' agosto 1828 ne dava un giudicio ch'io inclino a credere dettato da personale livore; che non fu il primo, nè sarà certo l'ultimo esempio del come si faccia la critica letteraria in Italia. Devo confessarvi, o signori, che nella vita del Besenghi fu uu tempo, in cui l'intensità degli studii non bastò a tenerlo immune dalle colpe della giovinezza ; per cui il suo nome corse più volte sulle bocche degli oziosi e dei maligni. In un sonetto ad un' attrice ha scritto: . . . . Angelo a qneste Genti, che ti mirar, fosti improvviso; Angelo a me, che in mille altre tempeste Avvolgesti, onde avrommi e scorno e riso, A trarlo da siffatta pece venne la rivoluzione di Napoli. A Trieste il Besenghi aveva conosciuta e compianta la bella e sventurata regina Carolina Murat, che vi viveva sotto il nome di contessa di Lipona. L'immaginazione di lui prese fuoco; e senza molto certificarsi dello stato delle cose, partì pel mezzogiorno d'Italia con un amico. Era questi un giovane di Pordenone, di altissimo ingegno, Raimondo Ippoliti, col quale cercato invano un imbarco a Trieste, traversata a piedi la Dalmazia, noleggiò una barca peschereccia, che lo pose a Taranto. Fortuna volle che i due animosi giovani fossero per tempo avvertiti. Re Ferdinando avova già tolta la giurata costituzione, ed un esercito austriaco, sotto il maresciallo Frimont, genti? Noi non possiamo più resistere; ci opprime la forza maggiore: siamo circondati. Ritorniamo alla montagna. Prendete in mezzo mia figlia e mia sorella, e seguitemi. — La mia scure ! la mia scure ! gridò Entreras. Devo lasciarmi strangolare come un cane zoppo ? E prese la carabina di uu compagno morto dicendo : — A te già, camerata non la ti serve più ! — Caricate tutti i fucili e avanti, gridò il Cabecilla. Nella ritirata i Querrilleros s'imbatterono in una schiera fraucese: s'impegnò un breve combattimento; da tutte le parti accorrevano a quel punto i Francesi; ma con impetuoso assalto gli Spagnuoli s'aprirono un varco. Il Cabecilla, cbe aveva ricevuto due ferite di baionetta, leggere per la sua agilità, si guardò d'intorno: vide sua figlia e sua sorella presso il francescano incolumi nel centro, e vide pure il povero Entreras, rimasto indietro cadere colpito da alcuni soldati, dopo di essersi difeso disperatamente colla schiena ad un albero. I Francesi, sapendo che l'armata an-glo-spagnuola si avvicinava a gran passi, lasciarono i Querrilleros per continuare la ritirata. Quantunque libero, il Cabecilla volle molestare di nuovo l'inimico ed essere tra i primi, ad onta che il francescano adoperasse era entrato nel regno. 11 Besenghi e l'Ippoliti rifecero in fretta il cammino e approdarono a Ragusi ; donde traversata a piedi di nuovo la Dalmazia sino a Veglia, mangiando ne'tugurii coi contadini, senza scarpe senza vesti, dopo lunghissimo giro, evitata Trieste, per Gorizia ed Aquileia giunsero ad Udine. Il Besenghi ebbe ospitale accoglienza in Ramuscello, bella villeggiatura del nostro collega conte Gerardo Freschi- Quel che avvenisse allora dell'Ippoliti non so ; conosco soltanto che dopo molte vicende fermossi a Liverpool in Inghilterra, ove molti anni dopo morì professore di matematiche. Il nostro poeta visse alcuni anni nel Friuli fra le dolcezze degli studii, dell'amicizia e dell'amore; ma la polizia dell'Austria non gli lasciava sonni traquilli; cosicché il desiderio di lasciare l'Italia di giorno in giorno gli si faceva più forte. Scriveva nel finire del 1826 nn' ode — l'Amore — che termiua con questi versi ; Il dì verrà che l'italo Eia rintegrato onore; Sarti gli antichi spiriti Virtù contro furore Vestirà le temute Armi a comun salute. Io noi vedrò; chè i patrii Numi vònnomi iu bando ; Felice! se il mio genio Trarrà meco esulando ; Genio indomo e severo Propugnator del vero - (Continua) Notizie del Congresso Agrario La mattina dell' otto settembre, alle ore 10, nella sala del Consiglio Comunale di Cherso, ornata cogli stemmi della proviucia e delle città istriane, venne aperto il decimo congresso a-grario dal sig. vicepresidente Antonio Cecon coll'assistenza del sig. segretario Luigi Hasch. V'erano varie rappresentanze : il sig. Commissario distrettuale C. M. Truxa rappresentava il ministero d'Agricoltura — l'Assessore prov. D.r Andrea nob. Petris, la provincia — il cav. Rismondo, la camera di commercio — la presidenza rappresentava il comizio di Palermo, le società agrarie di Gorizia, Lubiana, Trieste, Trento, e la società triestina di Scienze Naturali — il barone Susani, la società zoofila di Trieste — il marchese Polesini, la società a-graria di Graz —- il sig. Tommaso Sottocorona, le società agrarie di Rovereto e Vienna — il sig. segretario, l'associazione agraria del Friuli e quelle di Klagenfurt, Inusbruck e Salisburgo. Con eloquente ed affettuosa parola annuncia il vicepresidente la dolorosissima perdita fatta dall' Istria del fervido patriotta D.r de Belli, che presiedette la società durante l'anno sociale or ora chiuso; quindi adducendo la pro- fonda commozione in lui cagionata dal repontino decesso dell'egregio amico, e l'esser stato assente dalla provincia lungo tempo, chiede venia all'assemblea se non si trova al caso di fare una particolareggiata relazione sull'andamento della società, il quale peraltro verrà recato a conoscenza degli onorevoli socii dal sig. segretario colla lettura del "resoconto morale,. Accenna poi al deplorevole letargo, in cui tro-vansi i Coinizii, che invece dovrebbero essere i fattori della vita sociale; letargo prodotto da inaspettata e inesplicabile apatia, che augura e spera venga scossa dal patriottico pensiero che deve stimolare ogni buon istriano di concorrere con alacrità a rendere proficua l'esistenza dell'associazione. Accolte con applausi tali parole, sorge il rappresentante governativo e saluta in nome del governo l'assemblea e del suo appoggio la assicura onde agevolare gli inforzi della società, intenti ad accrescere il benessere agricolo. Prende quindi la parola il rappresentante della provincia, e parla del dovere |sentito dalla Giunta} provinciale di concorrere colla società a sviluppare sempre'più il movimento agrario, sviluppo nou sempre facile tanto per le sfavorevoli circostanze materiali, (come quelle ad e-sempio di tutta l'isola di Cherso,) quanto per le contrarietà morali, che, come dappertutto, anche qui allentano il propagarsi dei buoni sistemi e delle utili innovazioni. Aggiunge che tutte queste difficolta, per la intelligente concordia delle varie forze, non potranno uon scemare a grado a grado e finire coll'essere superate. Ricorda infine la morte del presidente D.r de Belli, le sue specchiate virtù e zelanti prestazioni, che lasciarono memoria cara ed esempio imitabile. Dopo ciò il segretario legge il "Resoconto morale, *) dell'anno sociale 76-77, e dopo di esso il verbale dell'antecedente congresso, che viene approvato. Vengono del pari approvati il Consuntivo per l'anno 1876 (accompagnato dalla relazione dei revisori), ed il Preventivo per l'anno 1878 del seguente tenore. Introito: Iucasso di canoni arretrati, fior. 600 — Contributi correnti pel 1878, fior. 1160 — Sussidio provinciale» fior. 1000 — Interessi sopra depositi, fior. 50; insieme fior. 2810. Esito: Emolumento al segretario, fior 800 — Assegno per la cancelleria, fior. 240 — Spese per la stampa del periodico sociale, fior. 500 — Spedizione del periodico, fior. 84 — Acquisto di libri e giornali, fior. 60 — Spese di posta e di telegrafo, fior. 70 — Affitto dell'orto, fior. 120 — Imprevedute, fior. *) 11 "Resoconto morale,, e l'opuscolo sulla a-picoltura, di cui si parla più innanzi, verranno pubblicati nel Giornale della Società del 25 corr. tutta la sua eloquenza per indurlo a retrocedere ed a farsi fasciare. — Questo non è il momento, rispose il marchese, di pensare alla propria persona. Aveva appena detto queste parole, che una palla lo colpì in mezzo al petto: cadde nelle braccia del francescano. I Querrilleros più vicini gli si fecero dappresso. — Portatemi indietro presso mia figlia, disse egli con voce fioca. Sollevatolo prestamente sopra una barella di fucili, lo ubbidirono. Maria all'avvicinarsi del convoglio, colta come da un presentimento, gridò: Padre! padre mio! Ed alla meschina che si struggeva in lagrime, dando segni d'immenso dolore, diresse il Cabecilla queste parole : — Acquetati Maria ! una volta deve pur venire il momento di accomiatarsi per sempre. Fosti una buona ragazza e la benedizione di tuo padre ti accompagnerà dovunque. — Ma padre mio, non c'è dunque rimedio alcuno? — No, no, me ne intendo: ho veduto morire così molti compagni. — Ma tu sanguini pochissimo .... Il francescano stava inginocciato a fianco del marchese sul muschio; una parte dei Querrilleros s'era radunata intorno e pregavano in silenzio ; in distanza amoreggiava il tamburo e scoppiettavano i fucili. — La mia morte è vicina, ripigliò il marchese . . . t'avrei a dire molte cose ... ma ora devo pensare a Dio. Allora tutti s'allonta,uarono, Maria venne condotta discosto da Camilla, ed il solo francescano rimase col moribondo. Alla distanza di circa trenta passi stavano i Querrilleros sparpagliati a gruppi : tratto tratto guardavano dalla parte del loro Cabecilla, e vedevano il francescano ora parlare sommesso col marchese ed ora pregare. Tale vista fece scorrere delle lagrime su quelle folte barbe : essi afferravano convulsivamente le canne dei fucili e lanciavano truci occhiate ai Francesi messisi in difesa della strada, protetti dagli alberi. Dopo non molto il francescano si alzò e fece cenno alle donne di avvicinarsi. — Figlia mia, le disse il marchese, io sono riconciliato con Dio e quindi anche con te ... ho combattuto per la Spagna e muoio per la sua libertà . . . colla mia vita finisce anche l'odio... tu avevi ragione : il solo amore non conosce limiti . . . digli questo . . . e sii felice. Il marchese voleva alzare la mano per benedire ma non ne ebbe la forza. Per alcuni istanti regnò profondo silenzio interrotto solo dai singulti di Maria. Camilla era pallidissima, ma non piangeva: ella guardava con occhio smarrito verso i Francesi, donde era venuta 836. Approvato questo preventivo, viene raccomandato alla presideuza di procedere energicamente alla riscossione degli arretrati. Le modificazioni agli statuti, da parecchi anui proposte, non possono essere votate nemmeno questa volta, non essendo presente il quarto dei socii, cioè 150. Si passa indi alla nomina delle cariche sociali. Riescono eletti a presidente il marchese Giampaolo Polesini; a vicepresidente il sig. Autouio Cecon; a direttori i signori D.r Giuseppe Basilisco, Cav. Matteo Rismondo e Tommaso Sottocorona; a membri del comitato i signori Pietro Angelini di Rovigno; Tommaso Bembo di Valle; D.r Matteo Campiteli! di Rovigno; Angelo Corazza di Montona; Nicolò Corva-Spinotti di Grisignana; Andrea Danelon di Parenzo; D.r Nicolò Del Bello di Capodistria; Felice Depiera di Antignana; D.r Giorgio Franco di Buje ; barone Giacomo Lazzarini di Albona ; D.r Girolamo Manzutto di Umago; Alberto Marchesi di Dignauo ; D.r Egidio Mrach di Pisino; Nicolò Rizzi di Fola; Francesco Sbisà fu Sebastiauo di Parenzo ; Leopoldo Slocovich di Pisino. (II Tornata-. 9 settembre). Fatto lo spoglio delle trenta schede, per la scelta della sede del prossimo congresso generale, si verifica che tutte portano scritto Rovigno. Proclamata questa città quale sede del nuovo congresso, il sig. vicepresidente annuncia, essergli stato trasmesso un manoscritto dell'ab. don Giovanni Muscardin di S. Giovanni, in cui si esaminano minutamente le condizioni dell'apicoltura nell'isola di Cherso, e si propongono provvedimenti per accrescerne sempre più lo sviluppo. Attesa l'importanza dell' argomento, interessante speciameute il luogo in cui tro-vansi raccolti i socii, il vicepresidente stima opportuno di farne dare lettura, acciocché tutti ne sieno informati e possano esternare il loro parere. La lettura, che vien fatta dal segretario, suscita grande interesse; ed il socio sig. Nicolò Rizzi propone che il lavoro dell'ab. Muscardin venga pubblicato dal periodico sociale, e che il Comitato studi i mezzi in esso suggeriti per diffondere la razionale apicoltura tanto nell'isola di Cherso quanto nel continente; e sopra proposta del D.r Andrea nob. Petris, il congresso vota un ringraziamento all'autore. In fine il congresso, dietro mozione del D.r Costantini, incarica la presidenza di porgere alla città di Cherso un atto di ringraziamento per la cordialissima ospitalità con cui venero accolti i socii. Chiuso il congresso ha luogo una conversazione sopra questioni agricole concernenti particolarmente 1* isola di Cherso : la palla fatale. A grado a grado il respiro del marchese si fece sempre più breve, ed i suoi occhi divennero immobili, annunciatori di prossima morte. Improvvisamente gli Spagnuoli, giunti vicinissimi, ed oltrepassata la siepaglia, si slanciarono sui Francesi, ed i Querrilleros corsero subito per unirsi alla truppa regolare. In mezzo a quel frastuono il Cabecilla uscì di vita- * * * Dopo la gloriosa morte del marchese erano passati parecchi anni, e già da lunga pezza era stata conclusa la pace, quando un giorno la chiesa del villaggio presso il castello si vide addobbata con grande pompa; le campane suonavano a festa, e dal castello si appressava una fila di splendide carrozze: donna Maria di Castillo e il conte Vittorio Valliers sacravano in quel giorno la fede promessa sul campo di battaglia. Tra i curiosi che da tutte le parti affluivano, si trovavano molti uomini d'aspetto rozzo: erano montanari baschi che avevano combattuto sotto il Cabecilla. Jouan, il quale adesso era divenuto nel castello una specie di maggiordomo, passava in rassegna i suoi vecchi commilitoni. Quando ravvisò Ruiz appoggiato ad uno dei pilastri, un lampo di gioja si esamina come si potrebbe migliorare la razza delle numerosissime perore; prestasi grande attenzione ai suggerimenti ed alle raccomandazioni che espone in proposito il D.r Nicolò de Petris; e si deviene all'idea concreta di somministrare a quegli allevatori (alle medesime condizioni praticate 1* auno passato coi distretti di Casteluuovo e Pinguente) alcuni montoni della razza Meriuos-Negretti-Infantados, acquistabili dal gregge modello di Pago, e aventi due anni di età, affinchè distribuiti nel marzo p. v., possano nel successivo settembre, in cui toccheranno il terzo anno, riuscire fecondatori. Ciò solo in via di limitato esperimento; se poi il risultato avesse ad uguagliale le speranze, l'esperimento naturalmente si cangerebbe in sistema. Nuova serie di Effemeridi Giustinopolitane fDalla Provincia — V. il N. 9 geni). 1877 e seg.ti dell'Unione) Ottobre 1. 1279 Odorico decano, eletto a nostro vescovo da una parte del capitolo, delega Alberico Berlenga perchè lo difenda innanzi il patriarca contro il suo avversario dou Benvenuto Bono, pievano di Salice e canonico della nostra cattedrale. - 18. *1 1595. Il pod. Francesco Capello annulla la cessione gratuita di terrreui incolti fatta dal Comune colla fine di vender aumentate le braccia in Provincia. 2 1247 Corrado, nostro vescovo eletto, solleva dalla decima il convento di San Michele di Murano, possessore di una casa, posta iu contrada Grema presso le mura della città. - 2. 1275. Valagino de Facina del castello di Mirsa, abitante nella nostra città, investito del diritto di certa riscossione ogni qual volta il Patriarca portavasi a tener arrengo in Capodistria. 3 1421 II vescovo Geremia Pola investe il comune di Pirano della decima di tutte le case in loco e della decima del Carso. - 10. *3 1205 I vescovi di Ferrara e di Chioggia delegati da Innocenzo III, appianano le differenze insorte pelle Decime tra Aldi-gerio vescovo di Capodistria ed il Clero di Pirano. 4 1423 Ducale Foscari che officia il pod. e cap. Alessandro Zorzi a proibire agli ebrei la comprita di beni stabili ed a comandare loro la vendita degli acquistati entro due anni sotto pena di confisca. - 1, - 55.b 1397. Arrigo, duca di Bar, nipote di Giovanni re di Francia, muore nella nostra città. 5 1422 II vescovo Geremia Pola investe don Nicolò del fu Odorico qm. Giovanni de Ta-inario pievano di Pirano, della decima di più case in loco, goduta da' suoi progenitori. - 10. gli irradiò la faccia : parlarono a lungo e circospetti: e dopo che Jouan si fu allontanato si vide Ruiz iu stretto colloquio con molti pastori dinnanzi alla chiesa. Dopo alcuni giorni la carrozza dei due sposi correva sulla strada che attraversa il Bidassoa e conduce a Ba-joua: la stessa per la quale era stato condotto in Francia il conte Valliers ferito, la stessa nelle cui vicinanze il padre di Maria aveva incontrato la morte da prode. I due sposi stavano silenziosi, immersi in mesti pensieri. Quando la carrozza giunse dinanzi ad una croce di legno, che donna Camilla aveva fatto mettere nel luogo dell'ultimo combattimento, passaggio angusto e silvestre, scoppiarono improvvisamente a destra e a sinistra numerose fucilate. Valliers aveva già impugnato le pistole, quando scorse sopra un'altura una bandiera spaguuola agitata da un uomo che non gli parve sconosciuto. — No, disse, non sono assassini : gli assassini non salutano colla bandiera spaguuola. E ripose sorridendo le pistole. Infatti chi salutava colla bandiera era Jouan; a lui vicino stava Ruiz; e gli altri erano i vecchi Querrilleros che davano dai patri monti l'ultimo saluto alla figlia del loro indimenticabile Cabecilla. FIJVE. *5 1565. Pietro Paolo Vergerio muore nella città di Tubinga. 6 1276 Giovanni XXI delega il vescovo di Castello e l'arcidiacono di Grado a dirimere la questione "Decime, insorta tra il nostro capitolo ed il convento di San Cipriano in Murano, per ,le entrate che questo raccoglieva ne' suoi beni, situati entro il raggio della nostra diocesi. - 2. *G 1571. Giov. Domenico Tacco, sopracomito della galera del Comune, combatte da forte nella battaglia di Lepanto e ritorna tra' suoi carico di spoglie nemiche. 7 1370 II vescovo Lodovico Morosini investe Giovanni de Tamario della decima di più case, situate nel castello di Pirano. - 10. *7 1611. Ducale che dichiara Santorio San-tori o pt-r sei anni professore di medicina teorica all'università di Padova. 8 1355 II veneto senato ordina al pod. e cap. di far avere a Fra Ugone, priore di S. Croce in Venezia, ducati 20 in oro, jdai beni sequestrati al cittadino Palamidesio del fu ser Servadio dell'Argento che li aveva ricevuti a prestito dallo stesso fra Ugone durante il suo esiglio in Venezia a causa della rivolta nel 1348. - 16, - f^, - 35." *S 1661. Almerigo conte Sabini nominato con odierna Ducale sopraintendente di tutte le truppe e stipendiati nelle tre isole in Levante. 9 1424 Ducale Foscari che ingiunge al pod. e cap. Pietro Zaccaria di mettere al possesso della diocesi il procuratore del vescovo, necessitato di fermarsi in Venezia per affari di stato.-l,-56.b 10 1254 II nostro podestà, Landone da Mon-telongo, giudica in appello la causa mossa dai comuni di Pirano ed Isola per un terreno. - 2. *10 1348. Capodistria stretta per terra da Pancrazio Giustiniani e per mare da Marco Soranzo, si consegna a discrezione. 11 1710 II pod. e cap. Aurelio di Nicolò Con tari ni riscontra il vescovo Naldini sulle domande avanzate all'avogador Giov. Morosini intorno alla Congregazione di San Filippo in Pirano. - 10. *11 1511. Ducale che encomia Diego de Verzi capitano della gente del Comune per aver pugnato da valoroso contro l'austriaco sotto Maggia. 12 1460 II pod. e cap. Vittorio Diedo nomina Pietro del fu Francesco de Candida a cone-stabile in Grisignana con la paga di lire 15 di picc. al mese. - 1, - 17l.b *13 977. Il Comune, rappresentato dal Conte Sigeardo, rinnova il patto d'amicizia colla veneta repubblica. 13 1453 Ducale Foscari che officia il pod. e cap. Giovanni Tiepolo a mandargli sollecito 50 cittadini per due mesi, i balestrieri con lire 18, i fanti con lire 15 al mese. - 1, - 133.b *13 1289. Venezia ed il Patriarca Raimondo co' socii rimettonsi nelle mani di Papa Nicolò, perchè difinisca sul diritto di nostra città. 14 1400 Viene pronunciata sentenza definitiva contro coloro che, condotti dal nostro concittadino Jacopello di Giovanni del Bello, scalarono di nottetempo le mura diArbe.-28, - V, - IO.* 15 1375 Ser Clarello da Treviso, domiciliato nella nostra città, dota la chiesa di S. Antonio Abbate con tre case, riserbando a sè e successori la nomina del cappellano, previa conferma del vescovo. - 10. Delle antichità di Capodistria Ragionamento di Gian Rinaldo Carli ( V. il N. 10 dell'anno III e seg.ti) XXXII Ma perchè ogni Municipio aveva i suoi vichi, i quali al dire d' Ulpiano (1) partecipavano degli o- nori del Municipio medesimo; non posso ora io far a meno d'addur qui alcune poche memorie da me jo ritrovate, o vedute ne'contorni di Capodistria. 1 (1) Digest, ad Municip T. I. § XXX. È senza dubbio incredibile la gran quantità di frammenti di tegole antiche, e di fabbriche, che scorgonsi nelle vicine colline, sicuro indizio della dimora dei Romani, e de'Greci, ugualmente che della inumanità de Barbari, che per tante volte devastarono la nostra provincia. Molti doliari si ritrovarono a' tempi del Petronio nella prossima collinetta di S. Canziano; ed e'ce ne ha lasciati i disegni; ma perchè eglino sono così malconci, che una lettera dell'altra non »i distingue ; nè sono elleno ben formate ed intere, cosi che di rilevar parola è impossibile; stimo bene di far di loro niente più che una sola menzione. Tali frammenti d'antiche tegole tuttodì disotterransi vicino ad una mia fabbrica di campagna situata sopra un colle detto Cere, quattro miglia distante dalla città. Anzi nello scorso autunno essendo io colà in villeggiatura ritrovossi anche un doliare molto maltrattato dal tempo; in cui leggesi fi SEX; cioè siccome io penso Tiberius Sextius. Di due sorte e condizioni e-rano quelle persone, che ne' doliari il nome loro improntavano cioè i padroni della fornace, e gli artefici, che Figuli detti erano del corpo de'servi (1). Questi artefici però diversi erano da que' fornaciai, de' quali parlarono Catone (2), Ulpiano (3). e poi Tito Popma (4). _ Siccome erano i padroni del corpo di cittadini cosi si distinguono col pronome, nome e cognome, avendo pure dall'un canto e dall'altro ordinariamente 1' insegna della 'fornace ; come si può vedere in que' tanti che pubblicò il solo Fabbretti. Al contrario i servi o gli artefici si contrassegnano col solo cognome, alle volte unito a pronome. Ci era per ultimo tra i nomi degli uni e degli altri tal differenza, che quelli sono segnati collo stampo, e sono o rilevati o impressi sempre in ottima forma; e questi furono fatti alla rustica colla punta dell'a-acia od altro istromento atto a simil lavoro, senza regola, e senza immaginabile proporzione. Ora poiché nel nostro doliare è perfettamente impresso il nome di Tiberio Sextio, con Bomma facilità verrà giudicato appartenente al padrone della fornace, ascritto alla cittadinanza del municipio. Qui non si vede l'insegna, perchè il cotto è mancante, e con essa ci toglie pure il cognome. Nel colle di San Tommaso, tre miglia distante dalla città, e dirimpetto al mio, di ragione de' sigg. Barbabianca, dilettissimi miei cugini, coll'occasione ch| eglino vi vanno facendo una bella e deliziosa fabbrica. si ritirò due passi sottoterra un antico battuto, così ben conservato, che pareggia ognuno de' tempi nostri. E egli in più guise dipinto, di giallo, bianco, azzurro, e rosso; e Bono detti colori cosi ben conservati, che pajono dati di fresco. Cosicché quando io l'ho veduto, non ho potuto trattenermi dal chiamarlo con Orazio (5) .... Pavimentum superbum Pavimento in vero chiamavano battuto tale i Romani, onde Giovenale (6) Hospite venturo cessabit nemo tuorum Terre PAVIMENTUM ; nitidas ostende colnmnas. Distinguere però bisogna pavimento da pavimento. Imperciocché altro era quello, fatto a terra, o negli atrii de' palagi o ne' portici o altrove : ed altro quello delle camere. Questo, se crediamo a Plinio per la prima volta fu fatto in Roma da Agrippa, e andava in rango co' mosaici: ma l'altro a terra, come il nostro, era molto più antico, dicendoci lo stesso, che pavimenti tali provenienti da Grecia furono in costume fino all'invenzione de'mosaici. Il perchè essendo cosi preziosa l'antichità di questo battuto, è opportuno ricordare a chi lo possiede, di procurare di scoprirlo interamente da ogni lato, e poi s'è possibile, conservarlo. Da tale battuto si prende onesto argomento a credere, che quivi fosse antica fabbrica de' Romani ; e per conseguenza, che su quel colle un vico fosse della nostra Egida. In fatti molte ruine di antichi casamenti si veggono ; e tutto giorno gran quantità escavasi di antico cotto di tegole. Anzi mi vien riferito da chi le vide, che si rinvenne già tempo un'iscrizione, della quale perchè non fecero allora gran caso, al presentanoli si ha che una certa memoria che sijtrovasse. Ci rimasero bensì infiniti doliari de'quali molti sono conservatissimi, ed altri alquanto pregiudicati. Fra questi il migliore è lungo due piedi in circa, e largo uno. Alle parti è rilevato da mezzo piede, in guisa di tegola e nel suo piano in una bene espressa nicchia, fra due palme racchiuso, è il nome di P. IURI. SAB. Publius Iurius Sabinus: ben formato o benissimo rilevato. Frequente ne'doliari è il nome di Sabino o Sabiniano. Questi sarà stato il padrone della fornace, la di cui insegna sono le palme. E tanto più mi confermo, quanto che in altri mal formati cotti si vede malamente impresso quello di C. VIRTI. Ca-jus Virtius ; senza cognome, sicuro indizio della sua servii condizione. Io non mi interno nell'esporre tutte quelle antiche memorie, che ritrovansi ne' nostri circonvicini villaggi per non traviarci troppo dal punto nostro, a-vendo già in animo di far di loro altro uso in altra occasione. Basti per ora l'aver accennate quelle di questi due monti vicini, per poter indi riferire, che lo stesso sarà stato e gli altri, che attorno Capodistria in figura di semicireolo vanno correndo, d'oliveti e di vigne deliziosamente vestiti. (Continua) (11 Pignor. de servis. In Supplem. Poleni, vol. III. v. 129. — (2) Tit XXXVI11. - (3). Leg. 27. §. 9 ff. ad. leg. aquis. - (4) de operis servorum. — (5) Orazio carm. lib II. od XIV. — (6) Sat. XIV. v. 59. Arrigo Boito. Noterelle a matita di Nino Nix (Alberto Boccardi). Trieste; Stab. Tip. B. Appolonio, 1877. — Chi sia Boito, oramai poeta e compositore musicale di grido, i nostri lettori lo avranno già rilevato dai frequenti articoli in questi ultimi giorni (in cui si dà il Mefistofele al Comunale di Trieste) comparsi nei giornali triestini, tra i quali articoli appunto primeggiarono le appendici MYIndipendente, ora raccolte nel libretto sopra indicato; e chi sia Boccardi lo sauuo molti, e tutti quelli che ebbero a mano il Nuovo Tergesteo e che adesso leggono P Indipendente, esopprattuto coloro cui apporta diletto il leggere la „Galleria Teatrale,, del Barbini di Milano: questi ultimi si saranno certo imbattuti in parecchie commedie scritte con buon garbo dal giovane triestino. In questo recente lavoro il Boccardi tesse la vita artistica del celebre milanese, vita, come quella della maggior parte dei genii, amareggiata da ansie, da lotte e da inimicizie alla fine superate, perchè (dice Livio) pertinax virtus omnia vincit; dà notizia sugosa de' suoi lavori ; e va spargendo qua e là concetti rivelanti profondo criterio filosofico, esposti in forma leggiadrissima. — Il Teatro di Trieste del 3 corr., alla fine di un cenno sulle "Noterelle, dice di sapere che il Boccardi attende da qualche tempo a grosso lavoro, ma poi si mette in silenzio e ci lascia in aspettazione senza scuriosirci ; e noi siamo davvero impazienti di gustare il nuovo lavoro del carissimo giovane, il quale ad ogni nuova pubblicazione ascende un gradino, -— Illustrazione dell'anniversario Risalgano i lettori alla quarta crociata. Cavalieri italiani e francesi, per abbreviarsi la strada, fecero _ capo a Venezia, donde passare in Terra Santa. Non '• potendo essi peraltro ragunare la somma eccedente stipulata nel Trattato, verso la quale cinquanta galere montate da Veneti, avrebbero dovuto aiutarli durante i combattimenti terrestri, somma fissata a caso pensato dal doge Enrico Dandolo, questi propose loro di scioglierli dal debito purché lo assistessero a riassoggettare Zara. Contrariarono da prima i Crociati accampando trovarsi Zara sotto la protezione del re cristiano d'Ungheria e temere per conseguenza l'opposizione del Pontefice ; ma Dandolo mente precorretrice d'assai l'epoca sua (quantunque quasi nonagenario e pressoché cieco), nou volendo chinarsi per le faccende dello stato all' autorità spirituale, prese la Croce, aringo senato e popolo, ottenne che il disegno venisse da tutti acclamato, e s'imbarcò anche lui. infatti addì 8 ottobre 1202 salparono gli alleati da Venezia, e il giorno dopo pigliarono fondo nelle acque di Pirano. In questo incontro Trieste, ove il doge fece solenne entrata, ed altre città istriane prestarono atto di sudditanza — la quale sudditanza in que'primi tempi ('spesso infranta e con più rigore ripristinata) si limitava al dovere di mantenersi a-miche, di unire i propri navigli a qnelli della repubblica contro i pirati e nelle grandi emergenze di guerra; alla reciproca franchigia doganale di merci e di persone ; a mandare alla riva del Palazzo Ducale annuo tributo o di vino o di olio o di danaro — ; e quindi la flotta veleggiando giù per l'Adriatico, riassoggettò Zara, e, come ricorderanno, conquistò Costantinopoli, fondandovi il nuovo impero latino sotto lo scettro di Baldovino ; impero dopo 57 anni riconquistato dai Greci. Generosità. — Anche quest' anno il cospicuo cittadino italiano che risiede a Vienna ed a cui viene spedita a titolo di omaggio 1' TJ-nione, ci mandò dopo il resoconto dell' amministrazione f. 10 a beneficio dell'Asilo d'.infanzia. Guida scematica istriana. — È questa guida frutto di uua buona idea venuta al sig. editore P. Mora di Gorizia, ivi stampata dalla tipografia Seitz, ed anche qui reperibile dal libraio Cernivani al prezzo di 70 soldi. Essa reca le appartenenze dell' anno 1878, il calendario, norme postali e telegrafiche, tariffe, varie tabelle, orarii ecc.; e poi loscematismo delle città, delle borgate e dei principali villaggi dell'Istria. II Bibliotecario della civica triestina, il chiarissimo D.r Attilio Hortis, venne nominato, dal ministero italiano della pubblica istruzione, membro della r. commiss, per i testi di lingua. Da Brescia a Roma sul velocipide. — La sera del 21 decorso entrarono a Roma, festeggiati dai dilettanti di quella città, due velocipedisti provenienti da Brescia. Essi percorsero adunque circa settecento chilometri, e impiegarono otto giorni e mezzo, correndo in media sette ore al giorno. Sugli Appennini peraltro, in più luoghi, fu loro mestieri condurre il veicolo a mano. Questi due gagliardi bresciani son i signori Farina e Pastori ; l'uno magro e snello di anni venticinque l'altro sui quaranta, tarchiato ma agile. I velocipidi sono di fabbrica bresciana, ed hanno i cerchioni coperti di gomma. Ora devono essere in viaggio, collo stesso sistema, alla volta di Napoli. Auguriamo che l'eccessivo gambettare non produca loro qualche trista conseguenza, poiché egli è certo che o non chiesero il parere dei medici, o che, chiestolo, se la risero ebbri di vanagloria. Fra Messina e Trieste venne attivata il 27 p. p. dalla Navigazione a vapore Italiana J. e V. Florio e G. di Palermo, una nuova linea settimanale diretta, toccando Catania e porti intermedii. Per l'imbarco dei passeggeri e delle merci, fa d' uopo rivolgersi in Trieste ai raccomandatori B. Curro e figlio oppureal sensale marittimo G. Tarabocchia. Bollettino statistico municipale di Settembre Anagrafe — Nati (Battezzati) 19 ; fanciulli 8, fanciulle 11; — morti 41 : maschi 12 (dei quali 4 carco-rati), femmine 4, fanciulli 12, fanciulle 13. — Matrimo-nii 3. — Polizia. Denunzie in linea di polizia sanitaria 2; in linea di polizia sugli incendj 1 ; in linea di polizia stradale 1; di apertura di esercizi oltre l'ora di polizia 1 ; per maltrattamenti 2; per furto 5; per contravvenzioue al regolamento sui mercati 2; per offese e minaccie 4 ; per contravvenzione di pesca 1 ; per opposizione alle guardie 1; per maliziosi danneggiamenti 1. — Arresti per vagabondaggio 1 ; per accattonaggio 2 ; per mancanza di recapiti di viaggio e mezzi di sussistenza 2; per zuffa 2. — Sfrattati 14. — Usciti dall'i, r. Carcere 16 ; dei quali 7 istriani, 5 dalmati, 1 triestino, 1 della Carinola, 1 dell' Austria inferiore ed uno del Regno. — I.lcenze : di fabbrica 3; di industria 1; di uccellagione 1 ; di porto d'armi 13. —Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 15, per Ettol 286, litri 75; prezzo al Litro soldi 36, - 40 - 44. — Certificati : p»r spedizione di vino 115, Ettol: 208, lit. 62. — di pesce salato, 11; recip. 98, Chil. 4408 (peso lordo). — di olio 3, recip. 13, Chil. 1498 (peso lordo) — Animali macellati Bovi 61 del peso di Chil 12340, con Chil. 885 di sego; — Vacche 3 del peso di Chil. 601 con Chil. 46 di sego; — Vitelli 28; — Castrati. 304. - Corriere dell' Amministrazione (dal 22 p. p. a tutto il 6 corr.) Gallignana Don Francesco Goitan (II sem. del III anno) — Nagy-Surany (Ungheria). Contessa Anna Lavaux de Vrecourt (IV anno) - Parenzo. Pietro nob. Venier (II sern del III anno) — Trieste Caterina Dol-nitscher (III anno) ; Luigi Giaschi (II e IH anno.) N. 2158 Avviso «li ( o ih-or so Viene aperto il concorso ad un posto di medico di questo Comune coli'obbligo di procedere nelle incombenze del pubblico servizio sanitario, e di prestare gratuita assistenza ai poveri della città in unione all'altro medico comunale e di sostituire questo in caso di assenza e di legittimo impedimento. La durata del servizio è fissata ad anni tre. L'onorario è di fior. 600 annui da percepirsi in eguali rate mensili postecipate dalla civica cassa. Gli aspiranti dovranno presentare le loro i-stanze a questo protocollo municipale al più tardi entro il giorno 20 ottobre p. v., comprovando di avere i requisiti voluti dalle leggi sanitarie vigenti ; d'essere laureati anche in chirurgia ed approvati in ostetricia, e dimostrando i servizi finora prestati. Dal Municipio, Capodistria, li 18 sett. 1877 Il Podestà: Pietro Madonizza NAVIGAZIONE A VAPORE GIORNALIERA FRA TRIESTE -CAPODISTRIA col piroscafo G1XJSTINOPOLI Col giorno 6 Ottobre 1877, fino a nuovo avviso, verrà attivato (temDO pemettendo) il seguente: ORARIO partenze nei giorni feriali: Da Trieste per Capodistria I. corsa alle ore IL », j, ,Ì III. ,, », 91 ! ant. mer. 12 5 pom. III. partenze nei giorni festivi: Da Capodistria per Trieste I. corsa alle ore 7*'s ant. II* », ri jt IO3/* f 3\t pom. Da Trieste per Capodistria I. corsa alle ore 9*/2ant. II. „ „ „ 12 mer. III. , ,, „ 3 pom. IV- JJ ì» », 73/4 „ Da Capodistria per Trieste I. corsa alle ore 7l/s ant. II. „ „ „103/4 „ III. „ „ „ I1;, pom. .....IV. „ „ „ 6i „ Prezzo «li passaggio Per ogni persona indistintamente soldi 40. Ragazzi sotto i 12 anni soldi SO. Il punto d'arrivo e partenza in Trieste è il Molo s. Carlo, ed in Capodistria il Porto. Trieste, 4 ottobre 1877 L'hnpws»