Anno IV. Capodistria, Maggio-Giugno 1906. N. 5-6 PAGINE ISTRIANE PERIODICO MENSILE Canzoni inedite di Maffeo Venier Nel Parnaso Veneto cinquecentesco Maffeo Venier, nipote di Domenico (che bellamente continuò la non invidiata eredità petrarchesca) non occupa certo uno degli ultimi posti ; noi anzi lo porremmo tra i primi cultori delle Muse ove riguardassimo solamente la non iscarsa suppellettile vernacola legata al suo nome la quale ora, non inutilmente forse, arricchiamo '). Era nostro intendimento, dopo raccolti già parecchi de' suoi componimenti lamentati dallo Zeno 2) e, più tardi, rinnovellati nella memoria dal Gamba 3), di tesser una compiuta biografia che manca ancora, pur essendo il Venier spesso con onore ricordato *). Ma ci trattenne da questa seconda impresa la certezza ') Abbiamo sott' occhio il volumetto : « Versi alla venitiana, zoè Can-zon, Satire, Lettere Amorose, Matinae, Canzonete in aieri moderni et altre cose belle. Opera del Signor Anzolo Inzegneri et d' altri bellissimi spiriti — Vicenza 1617 ». (Quelle del Venier stanno da pp. 58 a 141, son dette «Rime Venetiane del Clarissimo Sig. M. V.»). Un'altra edizione è del 1613 « in Venezia, per il Bresciano » comprendente pure i versi dell' Inzegneri • e del Venier a un tempo : delle poesie di quest' ultimo una silloge è del MDCCCXVII (Alvisopoli ; nella nota raccolta del Gamba) e una seconda del 1845 « Raccolta di poesie in dialetto veneziano d'ogni secolo » Venezia - Cecchini e Comp. A parte, molte edizioni ebbe la notissima «Strazzosa». 2) Cfr. le «Notizie» del Gamba premesse alla raccolta su accennata (pp. 9). 3) Vedi « Serie degli scritti impressi in dialetto veneziano » Venezia (Alvisopoli) MDCCCXXX1I ; a pp. 88. 4) Vedi ancora le « notizie » della nota 2. Il Cogo, in particolare, trattò di « M°. V°. poeta veneziano» in alcune «Note storico-critiche» nelle (piali però nulla, di nuovo si aggiunge per la biografia a quanto già precedentemente si conosceva. (Venezia - Tip. ex Cordella 1890). Il C. ricorda un' edizione delle « Poesie di M. V. e di altri » (modellata su quella del 1617) che non vidi. (Venezia - Alvisopoli 1817). che altri già aveva raccolto materiale copioso all' uopo '), il quale ci porrà in grado di seguire passo passo l'arcivescovo-poeta nelle varie sue peregrinazioni in Italia e fuori di patria2). Non tutto quanto ci venne alla mano di inedito possiamo publicare : la sguaiata oscenità, notevole in altri compagni del Nostro, raggiunge nel Venier la smodata licenza e se pur talora l'arte d'intessere finemente i concetti (che raramente gli venne meno) ci può far perdonare taluna intemperanza, spesso 1' osceno, disadorno da una qualsivoglia ragione che lo giustifichi, ci nausea. Eran, forse, delle non infrequenti esercitazioni poetiche che i nostri patrizi solevano vicendevolmente inviarsi a gioia comune le quali se non di rado fanno fede della loro non iscarsa dottrina, ci dimostrano però ancora una volta quanto miserevolmente languissero i costumi. Gli argomenti più ributtanti non isdegnava Maffeo ; anche sguazzò nel putrido lezzo delle cortigiane di bassa lega ch'egli innalzò talora alle stelle, talora vituperò con versi 11011 indegni dei soggetto 3). Niente, 0 quasi, di tutto ciò nelle canzoni che ora presentiamo togliendole da 1111 codice marciano che da parecchio tempo stiamo studiando 4) alle quali non attribuiamo soverchia importanza invero, se ben giovino talora alla perfetta conoscenza intima del poeta. D.r Antonio Pilot. ') Il prof. Nicola Ruggieri sta preparando un' accurata monografia traendo profitto, specialmente, da parecchie lettere inedite del Venier rinvenute nell'Archivio di Stato di Firenze. (Indirettamente le conosceva il Cian. Cfr. Archivio Veneto XXXVII pp. 114 nota 3 1. 2) Servi, in particolar modo, nelle Corti di Roma e di Toscana, fu in Turchia (Cfr. Cicogna IV, 705 per la relazione, in proposito, del 1582) e arcivescovo di Corfù (1583). 3) Verseggiò, particolarmente, contro Veronica Franco e contro quella Livia Verzotta alla quale è dedicato il noto Catalogo riprodotto nelle «Leggi e memorie venete sulla prostituzione » (Venezia 1870-2). Questi ed altri componimenti contro cortigiane del 500 faremo conoscere in altro momento. 4) Il 173 della ci. IX, italiani, di mano di Giovanni Quirini q. Vincenzo il quale fioriva verso il 1580 : è ricco di componimenti vernacoli cinquecenteschi (parecchi dei quali pubblicai già) ma assai inesatto nell'attribuzione dei versi contenutivi o, meglio, trascurato. Tale nodo, per quanto riguarda parecchi sonetti del Venier qui raccolti oltre le canzoni, tenterà di sciogliere il Ruggieri : perciò tralascio per ora la pubblicazione d'un buon gru/.zolo di quelli per non entrare secondo in quel campo. Aiuterà in ciò il R. se bene non compiutamente, il confronto con un altro CAIZOI Amor son co L) xe un Celli de scoazzera, Che sé uso a magnar ogni carogna E chi el volesse usar A star incaenà, El sentirave a urlar, Che '1 parerave un'anema danna. Deghe quanto volè mattina e sera Tutto quel da magnar che g'he besogna Nè cò el carezzarlo, Nè cò el bastonarlo, El porà aver patientia Chè puoi pi l'uso, che la insolentia. El vorria inanzi andar un dì a cercando Un sporchezze, un gramo osso in ogni buso, E spesso anche el se imbatte. Che co el l'à trovà, po' Un ghe '1 tuoi dalle zatte Che manche quello, no ghe puoi far prò. Chi el struzzia chi el tra in acqua e '1 va a tozzando'), Chi el broa chi el pella e chi ghe scota el muso, Chi ghe trazze dei sassi, Chi ghe fa mille arlassi 3), El povero animai, Per la so libertà sofre ogni mal. Son cusi anche mi Amor, che ti volevi Tegninne incaenà per ogni via Prima co' le dolcezze Che provava ogni di, Che spesso le carezze Giera del desiderio un puoco pi, codice marciano (IX-217 ) che contiene pure vari componimenti del Venier nè men esso però esatto nelle varie attribuzioni. Delle canzoni che seguono la I.a (adespota nel IX-173, pp. 30 t.o) è attribuita al Venier nel IX-217 pp. 2 t.o ; le altre stanno, rispettivamente a pp. 32, 106, 110, 114 del IX-173. Nella trascrizione miglioro solamente l'ortografia e l'interpunzione ; per il resto, pur non trattandosi di testi antichi, preferisco la copia diplomatica per non introdurre, talora, arbitrarie, se pur ragionevoli, correzioni. Avvertiamo infine che quando al segno *) non segua a piè pagina nota alcuna, esso sta ad indicare una parola soverchiamente vivace mutata alla meglio. \ Nò co' i strazzij crudel, che ti ine fevi, E che ti fevi farme da custia Nò co' ogni tormento, Ti ha abbù inai el to intento, Che a fuzer la caena Ogni dolcezza è mal, dolce ogni pena. E prima che haver letti profumai Lenzuoli del color sora la neve Camere preparae Che a mala pena un Re Le averia meritae, E un luser tutti i lioglii, ove se xe, Co' i vestimenti d'oro recamai, Veder vegnir el sol, che te receve. Che co' un baso d'amor, Se va a lozzar al cuor, E co' parole accorte Che te dà da dolcezza mille morte l'i presto o vogiù viver, come f'azzo Liberamente, senza alcun pensier, E andar da qualche grama Re udà dal bordello, Che l'ospeal la chiama, E sona un passo e mezzo in molliuello '), Che con manco respetto ho pi sollazzo. Almanco quella, co la vogio aver, Dall'ora, che me piase L' ho sempre in santa pase, E senza esser soggetto Che '1 piaser no me piase. eò ho respetto. Che da una donna, da quel spasso in fuora No glie darave un mezzo liagatin 5) Anzi, che 110 ho in quell'atto Tale e tanta dolcezza Quale e quanta che ho in fatto A star con essa passimi e asprezza. Me tuogo el spasso co me imbatto all'ora E 110 ghe ne ho nessuna mai per Ha. Che co se ha fame 1111 agio E bon co '1 vili a tagio<>), No co' fa certi umori Che magna senza vog'ia per favori. Canzon sorella co ti è tra minchioni, Dighe pur, che ho sto umor in te la testa Ma co ti xe tra furbi, che te intenda, No aspettar che i te zola 7), Butta le carte in tola, Che i le vederà nette Che l'umor nasce da no aver gazzette sj. Caiizon del Venie»*© Che fortuna, che fato, che destin '? sto appettito, sto umor mal regola xe quel, che tutto el di spense e strassina quello alle forche e quell 'a esser squartao, se Giacomo de birri, reronin, quel dalle inconvertie, el cordellina, Martinello e cento altri9), che è in mocina 10) avesse lassà i zioghi e '1 bettolar i putti e le p..... e le custion co '1 sangue vogio tegnir conclusion. che al despetto del ciel, del so inchinar i poria caminar, e far le fighe al bogia, e alle presoli, e ai zaffi, a Celadina e a scarpion " i. Quando qualcun se lassa trapolar da una P.... e che no 1' ha mestier*), cò nò 1' è laro, baro, o r.... l'è co sè un bo, moleghe pur el can, perchè 1' amor vuol zioghi e mascherae, compagni, pastizzar12), vestir lassivo, e quando el no vuol far cusi el corrivo, le porte e le fenestre ghe è serae, con tanta erudeltae, chél sforza el gramo, se '1 ghe vuol intrar, a robbar, a barrar e assassinar. L' andar el earneval per i festini, con bravi, con signore strafozzae 13), el portar capotini de scarlato, barette con el tozzo impenacchiae, 1' aver panzete de scudi e cechini H), el primierar, e dir sette a un ducato, fa chèl ineschili de Gasparo bollato *) Nel ms. è dato di frego a tre versi che seguono a questo i quali si decifrano così : se l'è zovene e belle el mette a man, chi disse el nin, chi disse el brocolier, ma se l'ha le ganasse dà tosar, Otton e '1 barbarico 15) e tanti e tanti vien processai, messi alla corda e al luogo de sorte, che no ghè calle, nè luogo che no cria16): Picca Picca, sti furfanti, 110 senza susti17) e pianti delle mare e dei pari, che 1' aldirlfi) a dir ste cose, ghè doppio morir. Un pianze el scrigno, l'altro pianze el vin, quel zentilomo le fenestre e i veril9), quel disse i me ha roba la mia lissia sto altro i persuti, e barche qua in sti squeri, custia el so letto, questa altra el manin20), infina in giesia, in fina in sagrestia 21 ). 0 casi grandi, o gran furfantarla spogiar cristo, tuor Cristo dall'altar, cosa che, nianche un'altro baraban, no' averia osà da far, no che un Cristian ! Chi dunca è quel che porrà lagremar a veder a Piccar sti mostri, sti euorazzi de zudio, che ha tiolto robba a tutti ; infina a Dio ? Chi giera Proto22), chi giera Cassici-, chi contador23), chi scontro21) e chi abbaehista2r>) tutti aveva el so officio despartio, ghe giera fina un d'essi cronichista261 *), che scriveva e '1 fe b.... el tal mario, redugando in Republica el robbar, co' tanta arte e bel'ordine che, mai 1 saria sta scoverti, nè chiappai, se quel, che a cegni el mondo fa tremar, per far far sto essemplar giustitia no 1' avesse adoperao, accostando el gastigo co'l peccao. I Scoehi, i marchovichi27), i martelosi2S), i Arabeschi, i cingani e i corsari, co' i robba, i robba almanco ai so nemisi, ma questa vostra seta de sti lari fina ai rocheti, fina a i becchi rosi2"), *) Anche qui sono nel ms. alcune parti cancellate che solo in parte si possono rilevare : che scriveva goder * l'è de piaser con la tal e '1 fi b.... el tal mario, .....la mare èl fio «redugando» ecc. ecc. Forse qui e nella seconda ottava erano allusioni troppo chiare a persone che allor vivevano e d' alto conto. al frati, che nò ha nome salmi e grisi30) co '1 sacco, stravestando i corpi e i visi ha robbao, sassinao, senza pietà, no sparagnando a amisi nè a parenti ne a case, a ghiesie, a scuole, ne a conventi, ne a grado, a sesso, a religion, nè età, co fosse sta Città un bosco, un mar, una contrà internai, senza giustitia e senza criminal. No besogna pi creder al vestir, alla riera al parlar, e al parentao, che tal par santo, che no crede, in Cristo, disse el nostro Pincheta31) leterao, nome in 1' estremo, nome in te '1 morir, se puoi cognoscer, chi xe bon chi è tristo, chi xe quel, che no sa, che no n' ha visto de un santo insir un laro, e de un sassin nascer un Isidoro e un san Marcello '? Tal ha dolce el parlar, e '1 viso bello che ha l'anemo più sporco de un massin 32 ) Va a concluder infili che tal vien tegnù bon, tal onorà, che merita la forca e esser squartà. Canzon, va per pallazzo pastizzando infina che ti senti a publicar el spazo de sti grami desgratiai, si l'è, che tutti diebba esser piccai corri alla tana33) e no' indusiar, E faghe apparecchiar i lazzi, e tiente a mente zo che digo, faghene salvar un per quell'amigo 34). Canzon del Venier Amor ti me puoi far zo, che ti vuol, ma che ti abbi rasou no za per dio, te ogio forse tradio ? che despiaser te fazio ? onde te duol ? Di', che sia mariol Di', che sia un can, e zudio Patarin, e spuarne in tei viso, ma tiorme senza causa el pan e '1 vin, metterme in scacco d'andar a Treviso, le xe cose da Turco e da assassin ! Ma ti xe uu calalin 35), che perchè ti te senti su le ale, ti ne fa far el fin delle cigale. Cerca per tutto el mondo, se ti sa, e va svolando da marghera 36) a Trento, se ti trovi un per cento, che sia come son mi desventurà, lassalo e torna in qua, portando a sto ineschili anche el so mal, ina se son chi che son, se me contento esser to carneval, Eh abbi pi del omo e pi del bon, e fa del fatto mio più cavedal37), chél xe peceao mortai se un puoi far ben a un'altro el no voler, Varda zo, che xe pò far despiaser. Fin che fui taolazzo M) ai to bolzoni39), e smergo 40) al to crudel arco Turchesco, e che no steva fresco come daspuò, che ti sta drio ai cantoni, 110 durerà a coeoni41), botta per botta giera ballotao, se vardava una sola de mi medemo me feva peccao, che se un cigno 42), un subieto, una parola, me le feva vegnir col cao sbasao, adesso arbandonao, sul fondi d' una cassa d'orinai, e vo goffo a segonda per canal. Se avesse ditto inai del fatto to, o te avesse promesso qualche cosa la saria un'altra cosa, quando, che te volesse dir de 110, ma in prima mi 110 ho un bagatin, che 110 l'abbia da ti, se 1110 110 stesse sempre mai cusl ino e son desposto de voler soffrir, e star pur a vardar se vien quel di, che ti te volti a mi, e dandome uu bassin43), visto el to error, ti me torni in la sedia del mio Amor. Scampa pur ti quanto ti sa scampar, che son per seguitarte sempre mai, se i pie sarà taccai, no ino porogio 4i) forse stravaccai- ? E sti 15) vorrà tornar come farastu a far, che 110 te tocca? e si anche ti svolassi, 110 te pensar, che mai sera la bocca, ma starò eò i sospiri sempre ai passi, e sti urti un puochetto, ho dao in la brocca che za che la me chiozza46), o co triste parole 0 con carezze Vogio esser el bresagio alle to frezze. Vogio sempre portar el cuor in man e l'anelila de sora del zipon 47) e starò drio un canton, se ben dovesse starghe in lin doman in su quel metto man, in sul ferir qualcheun, 110 se accorzando, te salterò davanti e sti me chiapi48) pò me arecommando 49) Vogiando o no vogiando sti no me la petassi a qualche muodo, E che le frezze andasse sempre in vuodo. Potens in terra, chi ghe dureriaV chi 110 saria crepao za un mese e mezzo V ina me ho portao da grezo60), ho fatto mal, mal anche dio me dia, quando un xe in malatia se l'ha vesin el mediego e '1 parente che sei mal cresce el voria po salvarse, e magnar quel, che fa tutta la zente, ini l'ho abbilo sempre arente, quando saria vario51) co' una frasca, o adesso l'è lontan, chél cuor me casca. Se magnasse ben zuccaro e confetto, senza spender un soldo a tutto pasto, Ho cusi el gusto vasto r'2), ehòl me par liei e si me fa despetto ; camino e stago in letto, rasono e si 110 I10 lengua per dio santo, aldo e si soli sordo, e pianzo senza i occhi, e senza pianto, Ma questo è el pezzo, ohimè, che me arecordo, el ben, che ho abbuo a quel spirito santo, o inondo per incanto, ancuo se balla e sona de lironi •",3), domau se va alle prediche e a i perdoni. Fideve po del tempo e de custù, de sta frasca de me.... de sto putto, chi no credea construtto aver da quel amor, che è sta fra nu '? Si te vedo mai più, chèl mondo se ne traza54i de ini solo, e sta vita crudel no ine dia spasso e si me tag-ia el collo, Damme una volta l'anno del to miei, tornarne un'altra volta in tèi cogollo 55j, e sti me chiappi in dolo, bandizame dai g-hebi56) e dalle valle, serra la Porta e fame star in calle. Canzon va alla Zueca a cà Corner57) trova missier Benetto e di : un ineschili Vorave un boletin del vostra man al savio del Venier, chèl sa che in t'un armer l'ha un certo libro, ove suol star Amor, che aldirà al so despetto el so dolor, E sti vedi quel can, che me ha tradì, dighe ogni cosa, come ho ditto mi. (Continua) RIME E BIT! DEL POPOLO ISTRIANO. (Continuazione. — Vedi a. c. pg\ 49). Vediamo ora alcuni scherzi di vario genere, fra cui alcuni che si dicono riguardo le donne : 17. A le bele pute un bel bambin a le brute vecie un porcospin. (a Capodistria) ovv. un scovolin, (a Isola ovv. un can barbili. (a Umag'o e Cittanova). 18. A le more trenta soldi, a le bionde vintiotto, a le rosse gnanche otto, a le g-rise un patacon. (a Montona). 19. A le bele pute bori che g'he vanza, a le brute vecie pugni ne la panza. (a Pola). 20. Per far i bigoli ghe voi de le sardele, per far 1* amor ghe voi le pute bele. (in tutta 1' Istria). 21. La ga un brufolo — su la lengua la xe senza un dente in boca. fortunato ehi ghe toca questo fior de zoventù. (a Parenzo). 22. Conzacareghe ga una bela puta, i* denti marzi, la boca ghe spuzza, el naso longo come una caroba, la saria bela, ma la ga la goba1). (a Capodistria). Le ragazze da marito dicono: 23. Prego san Silvestro che '1 me lo mandi presto, (a Umago, Cittanova, Parenzo, Pola). E quando sono in collera con lo sposo, pregano così : 24. Sant'Antonio miracoloso, fè che tasso pase con mio moroso e se no volò che fasso pase con lu, andève a farve benedir anca vu. (a Parenzo, Albona, Pola). Una donna a cui è morto il marito poco di buono, dice : 25. Povara mi, xe morto mio mari ; de tanto bon che '1 gera, el xe morto in caponera. (a Parenzo). ovv. el xe morto in scovasera. (a Capodistria). Quando nelle città marinare viene in porto una barca di pesce, si manda un ragazzo per le vie a gridare il prezzo e ') Questa strofe la si trova anche a pg. 23 delle «Considerazioni sulla poesia popolare o te.» di Giacomo Babuder. la qualità del pesce, p. e. A vìntioto soldi i menoloti in pescarla ! Talora però vanno anche degli uomini, specialmente con le cassette di sardelle, gridando : Dodese pai• diexe, eh ! Però ad Umago, se non erro, udii da un giovanotto queste strofette : 26. Care bele done ! core, corè, che una barca de mussoli vignuda la xe, e grandi e picoli come li volè, care bele done, corè, corè ! E quando ne vedeva molte, affacciatesi alle finestre, aggiungeva : 27. Dixè la verità, care mie done, che a più no posso i pulisi ve beca ; ma de massarli tuti no xe bone, chè, o poco o assai, sempre ghe n' avè. A Parenzo d'estate e d'autunno vanno per la città delle donne, vendendo pannocchie di granoturco cucinate in acqua calda e col sale di sopra, e gridano ritmioamente : 28. Calde pagnoche, calde, calde de bogio qua ! Altri scherzi, che rammentano i canti carnascialeschi sul «mondo alla rovescia» di Firenze nel Quattrocento, sono: 29. Ciolè sto fior, che '1 xe de amor. Mi che ve lo dago, mi so come che stago ; e vu che lo ciolè che risposta me dè ? — Grazie ! — Le grazie sta ne le fie, el savon per le lissie, 1' azze xe per i aghi, el vin per i' imbriaghi. (a Parenzo e Orsera). 30. Misericordia, che '1 mondo è linio, che preti e frati se voi maridar, le moneghele voi prendi mario, misericordia, che '1 mondo è fillio. (a Capodistria e Pola). 31. Con questi canociai se vedi a la roversa ; i omeni co la traversa, le done col gilè. I manzi senza corni, i usei senza ale, i voria cambiar sto male con industria e furbità. El savio a la cantina, i monti che eainina, el vivo senza fià. (a Parenzo). 32. Gera do muti che i feva parlamento, gera do sordi che da drio i scottava, do zoti che correva più del vento, do orbi che la strada i ghe mostrava, ghe gera un fior no 'verto e no strento e un senza man che via '1 se lo ciapava. (a Parenzo). 33. Misericordia che zigava i frati, quando che no i gavea gnente per sena; i se correva drlo come mati i se tirava i zocoli in te la sehena. (a Capodistria). Un ubbriacone prima di tracannare un buon bicchier di vino, lo guarda e così lo apostrofa: 34. Vino vinelo ti me fa perdere '1 eervelo; vino baron, marcia in preson ! (in tutta l'Istria). * * * Ci sono le burle ed i frizzi per le qualità individuali. Si dice ad una vanitosa: 35. Ti xe bela come el c.. de la padela. (a Parenzo, Pola, Orsera). Ad una beona: 36. Cocococodè la galina fa el cale, la lo fa co 1' acquavita, cica, cica, Margarita, (a Capodistria, Albona, Isola, Cittanova, Parenzo, Pola). A chi si fa difensore altrui senz' essere richiesto : 37. Avocato — non chiamato co' una m.... in piato fu pagato. — (in tutta 1' Istria). Ad una poltrona: 38. Margarita, bela vita, poca voia de lavorar, se te piaxe la racagna, vien co' mi a racagnar. (a Parenzo). Ad un pigrone : 39. Voia de lavorar saltime addosso e fame lavorar meno che posso. (a Parenzo). ovv. lavora ti, paron, che mi no posso. (a Capodistria). Ad uno spasimante: 40. Xe tanto el ben che mi te voio, che te mag'naria el cor frito ne 1' oio. (a Parenzo, Cittanova, Umago). Ad un grassone : 41. Sior Antonio del corpo duro, tuta la notte ghe tromba el c..., tromba de qua, tromba de là, sior Antonio col c.. pelà. (in tutta 1' Istria). Ad un buon da niente: 42. Barba Nane de le grele, che rostiva le sardele, el le rostiva malamente, Barba Nane bon de gnente. (a Parenzo). Ad una chiacchierona : 43. Maria spia, porta el pesse (ovv. i str....) in pescaria;1) quel che te vanza meti in panza. (a Parenzo). Ad una piagnucolosa (pienicotti): 44. Ecco sior' Isabela co' le lagrime in si-arsela, (a Pola). Ad una delicatina: 45. Aneta spuzzeta, la fia del spazzacamin, la ga roto la bozzeta, la ga spanto tuto el vin. in tutta l'Istria . ') È una frase per dire : ciarlare, susurrare, malignare, metter male. Si dice anche : portar str.... a capitolo opp. in procission. II n. 39 lo si trova anche nel dialetto romanesco con P aggiunta : e tu, pigrizia, nun m' abbandonar. A chi la va male: 4(>. Sempre allegri e mai passion, crepa la mussa e resta el paron. (a Capodistria). Ad una povera, che vuol far da signora ed appartiene alla classe della gente del rorria e no posso : 47. La signora del signor, la ga fame che più no la poi, la se prendi un cagnolin, la va a spasso pe '1 giardin. (a Pola, Fasana). Ai ricchi poveri : 48. El sior conte co' le brag'he onte col capei de paia el sior conte xe canaia. (in tutta l'Istria). Ad uno smargiassone : 49. Varda, el zigante Golia che co' una scor... el scampa via e '1 xe capasse de m.... far strasse, (idem). A chi rinfaccia i benefici: 50. A chi che dà e dopo ciol glie va la bissa soto el cuor lunedi in caldiera e marti soto tera. (idem). Ad un usuraio : 51. Co' l'imbrogio e co' l'ingano se vivi mezzo ano, e con l'arte st' altra parte. (a Visignano, Torre, Montona). Di una famiglia, dove la moglie guadagna e il marito scialacqua: 52. Dona Menega impianta zuche, su' mario ghe le magna tute. (a Parenzo). Ad un goloso : 53. Polenta — me stenta capon — me sa de bon. (in tutta l'Istria). A chi vorrebbe troppe cose: 54. Chi no se contenta de l'onesto, perde el mànego con tuto el cesto. (idem.). Ovv. 55. El sp1. 6) Extraord. etc. Dal 1° settembre al 31 dicembre 1753. Carte 46. N. 900. Volumen scripturarum mensium lan. Febr. Mart. et aprilis 1753. Carte scritte 145. N. 901. Detto per i mesi di maggio, giugno, luglio ed agosto del 1753. Carte scritte 137. N. 902. Busta contenente altre scritture e lettere del 1753. Carte scritte 78. N. 903. Lettere requisitoriali e responsive delli mesi di Sett. Ott. Nov. e Dicembre 1753. Fascicolo di carte scritte 7. N. 904. Ordini regolativi stabiliti da Lorenzo Contarmi Capitatilo di Raspo, giudice delegato estraordinario nella materia de' Boschi, Roveri e Cervati della Provincia. Terminazione a stampa del 21 maggio 1754 di pagine 21. Annesse . vi sono 3 carte manoscritte del medesimo anno. N. 905. Fascicoli tre. Podestà Piero Dolfìn e dal giugno Pasquale Cicogna. 1) Praeceptorum etc. Dal 13 gennaio al 30 aprile 1755. Carte 103. 2) Extraordiiiariorum etc. Dal 1° gennaio al 28 aprile 1755. Carte 97. 3) Extraord. Dal 1° maggio al 31 agosto 1755. Carte 134. N. 906. Volumen scripturarum mensium Mai. Iun. lui. Aug. 1755. Stridori et esami, scritture di dentro e di fuori, lettere della Dominante e della Provincia. Carte scritte 169 più 5 sciolte. N. 907. Fascicoli sei. Podestà Pasquale Cicogna e dal novembre Lorenzo Parata. 1) Praeceptorum etc. Dal 14 gennaio al 27 aprile 1756. Carte 57. 2) Praec. etc. Dal 10 maggio al 31 agosto 1756. Carte 89. 3) Praec. etc. Dal 1° settembre al 31 dicembre 1756. Carte 44. 4) Extraordi-iiariorum etc. Dal 1° gennaio al 27 aprile 1756. Carte 59. 5) Extr. etc. Dal 1° maggio al 31 agosto 1756. Carte 103. 6) Extr. etc. Dal 2 settembre al 31 dicembre 1736. Carte 76. N. 908. Filza stridori, esami, atti à legge, inventari ecc. del 1756. Carte scritte 103. N. 909. Filza scritture di dentro e di fuori del 1756. Carte scritte 94. N. 910. Lettere della Dominante e della Provincia del 1756. Carte scritte 58. N. 911. Fascicoli sei. Podestà Lorenzo Parata. 1) Praeceptorum etc. Dal 12 gennaio al 29 aprile 1757. Carte 85. 2) Praec. etc. Dal 1° maggio al 29 agosto 1757. Carte 63. 3) Praec. etc. Dal 1° settembre al 20 dicembre 1757. Carte 58. 4) Extraordi-nariorimi etc. Dal 1° gennaio ai 30 aprile 1757. Carte 70. 5) Extr. etc. Dal 1" maggio al 31 agosto 1757. Carte 77. 6j Extr. etc. Dal 1" settembre al 31 dicembre 1757. Carte 90. N. 912. Volumen scripturarum mensium Iau. Febr. Mart. Apr. 1757. Carte scritte 145. N. 913. Fascicolo contenente scritture di dentro e di fuori del 1757. Carte scritte 112. N. 914. Lettere della Dominante e della Provincia del 1757. Carte scritte 49. N. 915. Fascicoli cinque. Podestà lìertuci Valier. 1) Praeceptorum etc. Dal 1° gennaio al 13 aprile 1758. Carte 62. 2) Praec. etc. Dal 17 aprile al 30 agosto 1758. Carte 74. 3) Praec. etc. Dal 1° settembre al 28 dicembre 1758. Carte 72. 4) Extraordi-narioruin etc. Dal 1° maggio al 28 agosto 1758. Carte 80. 5) Extr. etc. Dal 1° settembre al 22 dicembre 1758. Carte 92. N. 916. Volumen mensium Sept. Oct. Nov. Dee. 1758. Lettere, cedule, esami, stridori ecc. Carte scritte 138. N. 917. Atti à legge, decreti, esami et cedule del 1758. Carte scritte 114. N. 918. Filza scritture diverse del 1758. Carte scritte 78. N. 919. Lettere della Dominante e della Provincia del 1758. Carte scritte 77. N. 920. Fascicoli sei. Podestà Bertuci Yalier e dal luglio Agosti n Soranzo. 1) Praeceptorum etc. Dal 1° gennaio al 30 aprile 1759. Carte 70. 2) Praec. etc. Dal 7 maggio al 31 agosto 1759. Carte 67. Il misero scriba sul cartoncino così si lamenta : Giacché il Ciel tale ufficio a vie destina — Domine ad adiuvandum me festina. 3) Praec. etc. Dal 10 settembre al 31 dicembre 1759. Carte 85. 4) Extraordinariorum etc. Dal 1° gennaio al 30 aprile 1759. Carte 75. 5) Extr. etc. Dal 1° maggio al 31 agosto 1759. Carte 93. 6) Extr. etc. Dal 1" settembre al 31 dicembre 1759. Carte 97. N. 921. Filza atti à legge ecc. del 1759. Carte scritte 94. N. 922. Filza scritture diverse del 1759. Carte scritte 74. N. 923. Lettere di Venezia e della Provincia del 1759. Carte scritte 52. N. 924. Fascicoli sei. Podestà Agostin Soranzo. 1) Praeceptornm etc. Dal 1° gennaio al 25 aprile 1760. Carte 95. 2) Praec. etc. Dal 2 maggio a.1 31 agosto 1760. Carte 115. 3) Praec, etc. Dal 1° settembre al 18 dicembre.1760. Carte 64. 4ì Extraordi-nariornm etc. Dal 1° gennaio al 30 aprile 1760. Carte 90. 5) Extr. etc. Dal 1° maggio al 31 agosto 1760. Carte 195. 6) Extr. etc. Dal 1° settembre al 16 dicembre 1760. Carte 113. N. 925. Volumen mensium Mai. Iun. lui. Aug. 1760. Carte scritte 113. N. 826. Filza scritture diverse del 1760. Carte scritte 183. N. 927. Lettere della Dominante e della Provincia del 1760. Carte scritte 24. N. 928. Fascicoli sette. Podestà Vincenzo Gritti. l'i Praeceptornm intus. Dal 1" gennaio al 30 aprile 1761. Carte 31. 2) Praec. t'oris. Dal 1° gennaio al 30 aprile 1761. Carte 61. 3i Praec. Dal 1" maggio al 30 agosto 1761. Carte 48. 4) Praec. Dal 1" settembre al 18 dicembre 1761. Carte 54. 5) Extraordinariorum. Dal 1° gennaio al 30 aprile 1761. Carte 62. 6) Extr. Dal 1° maggio al 30 agosto 1761. Carte 100. 7) Extr. Dal 1° settembre al 31 dicembre 1761. Carte 90. N. 929. Filza scritture diverse del 176.1. Carte scritte 115. N. 930. Fascicoli cinque. Podestà Orazio Dolci, dal settembre Vincenzo Balbi. 1) Praeceptornm etc. Dal 1" gennaio al 29 aprile 1763. Carte 71. 2) Praec. etc. Dal 1" maggio al 31 agosto 1763. Carte 83. 3) Extraordinariorum etc. Dal 1" gennaio al 25 aprile 1763. Carte 96. 4 i Extr. etc. Dal 1" maggio al 31 agosto 1763. Carte 115. 5) Extr. etc. Dal 1" settembre al 31 dicembre 1763. Carte 118. N. 931. Filza cedule, atti à legge e sentenze del 1763. Carte scritte 127. N. 932. Filza scritture diverse del 1763. Carte scritte 111. N. 933. Lettere della Dominante e della Provincia. Carte scritte 90. N. 934. Fascicoli sei. Podestà Vincenzo Balbi. 1) Praeceptornm etc. Dal 1° gennaio al 17 aprile 1764. Carte 41. 2) Praec. etc, Dal 17 aprile al 31 agosto 1764. Carte 53. 3 i Praec, ete. Dal 1" settembre al 19 dicembre 17B4. Carte 65. 4'i Extraordi-narioriim etc. Dal 1° gennaio al 30 aprile 1761. Carte 53. 5) Extr. etc. Dal 1" maggio al 31 agosto 1764. Carte 85. 6) Extr. etc. Dal 1" settembre al 28 dicembre 1764. Carte 89. N. 935.'Filza stridori, sentenze, cedole, esami e scritture del 1764. Carte scritte 167. N. 936. Lettere della Dominante e della Provincia del 1764. Carte scritte 39. N. 937. Fascicoli sei. Podestà Iseppo Micbiel. 1) Praeeeptoruin etc. Dal 14 gennaio al 28 aprile 1765. Carte 114. 2) Praec. etc. Dal 1° maggio al 31 agosto 1765. Carte 103. 3) Praec. etc. Dal 1° settembre al 23 dicembre 1765. Carte 106. 4j Extraor-diuariorum etc. Dal 1" gennaio al 30 aprile 1765. Carte 92. 5 i Extr. etc. Dal 1° maggio al 31 agosto 1765. Carte 95. 6) Extr. etc. Dal 1° settembre al 31 dicembre 1765. Carte scritte 93. N. 938. Filza sentenze, stridori, esami ecc. del 1765. Carte scritte 143. N. 939. Filza scritture diverse del 1765. Carte scritte 120. N. 940. Filza lettere della Dominante e della Provincia. Carte scritte 140. N. 941. Podestà Iseppo Michiel. Extraordinariorimi etc. dal 1° maggio al 27 agosto 1766. Carte 105. N. 942. Fascicoli sei. Podestà Nicolò Berengan. 1) Praeeeptoruin etc. Dal 1° gennaio al 29 aprile 1767. Carte 68. 2) Praec. etc. Dal 1" maggio al 31 agosto 1767. Carte 82. 3) Praec. etc. Dal 1° settembre al 21 dicembre 1767. Carte 104. 4) Extraor-dinarioriim etc. Dal 1° gennaio al 30 aprile 1767. Carte 63. 5) Extr. etc. Dal 1° maggio al 31 agosto 1767. Carte 131. 6 ) Extr. etc. Dal 1° settembre al 31 dicembre 1767. Carte 112. N. 943. Volumen mensium Mai. Iun. lui. Aug. 1767. Carte scritte 122. N. 944. Filza atti à legge ed esami del 1767. Carte scritte 67. N. 945. Scritture diverse del 1 767. Carte scritte 57. N. 946. Lettere della Dominante e della Provincia. Carte scritte 56. N. 947. Fascicoli sei. Podestà Nicolò Corner. 1 ) Praeeeptoruin etc. Dal 1° gennaio al 29 aprile 1768. Carte 90. 2) Praec. etc. con stemma a penna. Dal 1" maggio al 30 agosto 1768. Carte 110. 3) Praec. etc. con stemma a penna. Dal 1° settembre al 26 dicembre 1768. Carte 104. 4) Extraordiuarioruiu etc. Dal 1" gennaio al 30 aprile 1768. Carte 82. 5) Extr. etc. Dal 1" maggio al 31 agosto 1768. Carte 118. 6) Extr. etc. Dal 1° settembre al 31 dicembre 1768. Carte 125. N. 948. Filza atti à legge ed esami del 1768, Carte scritte 175. N. 949. Altra filza scritture del 1768. Carte scritte 122. N. 950. Filza lettere della Dominante e della Provincia. Carte scritte 133. N. 951. Fascicoli tredici. Podestà Gerolamo Marcello, dai giugno in poi Nicolò Donado. 1) Praeceptornm etc. Dal 1" gennaio al 30 aprile 1770. Carte 102. 2) Extraordinariornm etc. Dal 1" gennaio al 30 aprile 1770. Carte 93. 3) Citazioni e sentenze della città. Dal 28 gennaio al 31 agosto . 1770. Carte 68. 4) Registro comparse. Dal 1° maggio al 31 agosto 1770. Carte 58. 5) Registro mandati. Dal 1° maggio al 31 agosto 1770. Carte 45. 6) Registro citazioni e sentenze del Territorio. Dal 10 febbraio al 13 agosto 1770. Carte 37. 7) Registro lettere. Dal 1" maggio al 31 agosto 1770. Carte 5. 8) Registro intimazioni. Dal 1" maggio al 30 agosto 1770. Carte 29. 9) Citazioni e sentenze della città. Dal 1° settembre al 24 dicembre 1770. Carte 21. 10) Registro comparse. Dal 1° settembre al 30 dicembre 1770. Carte 30. 11) Registro mandati. Dal 1" settembre al 31 dicembre 1770. Carte 27. 12) Citazioni e sentenze del Territorio. Dal 1° settembre al 29 dicembre 1770. Carte 53. 13) Registro intimazioni e lettere. Dal 1° settembre al 31 dicembre 1770. Carte 26. N. 952. Filza sentenze à legge e scritture di dentro e di fuori del 1770. Carte scritte 194. N. 953. Cedule testamentarie ed aggiudicazioni di patrimonii del 1770. Carte scritte 46. N. 954. Lettere della Dominante e della Provincia del 1770. Carte scritte 75. N. 955. Fascicoli sei. Podestà Nicolò Donado, dall' ottobre in poi Zuanne Cassetti. 1) Praeceptorimi etc! Dal 1° gennaio al 30 aprile 1771. Carte 102. 2) Praec. etc. Dal 1" maggio al 31 agosto 1771. Carte 81. 3) Praec. etc. Dal 1" settembre al 29 dicembre 1771. Carte 78. 4) Extraordi-nariortiin etc. Dal 1" gennaio al 30 aprile 1771. Carte 89. 5) Extr. etc. Dal 1" maggio al 31 agosto 1771. Carte 123. tì i Extr. etc, Dal 1° settembre al 31 dicembre 1771. Carte 109. N. 956. Filza atti à legge, esami ecc. del 1771. Carte scritte 77. N. 957. Filza scritture di dentro e di fuori del 1771. Carte scritte 102. N. 958. Lettere della Dominante e della Provincia del 1771. Carte scritte 57. N. 959. Fascicoli sette. Podestà Zuanne Cassetti. 1) Praeceptornm intns. Dal 1° dicembre 1771 al 30 aprile 1772. Carte 45. 2) Praec. foris. Dal 1° dicembre 1771 al 24 aprile 1772. Carte 61. 3) Praec. etc. Dal 3 maggio al 26 agosto 1772. Carte 93. 4) Praec. etc. Dall'8 settembre al 30 dicembre 1772. Carte 91. 5) Extraordinariorum etc. Dal 1° gennaio al 30 aprile 1772. Carte 115. Vi sono unite le lettere requisitoriali della Provincia per i detti mesi. 6) Extr. etc. Dal 1" maggio al 1° agosto 1772. Carte 120. 7) Extr. etc. Dal 1" settembre al 31 dicembre 1772. Carte 121. N. 960. Filza stridori, sentenze à legge et inventari, rilevazione di cedule et esami del 1772. Carte scritte 55. N. 961. Filza scritture della città e di fuori del 1772. Carte scritte 77. N. 962. Lettere della Dominante e della Provincia del 1772. Carte scritte 7 N. 963. Praeceptornin civitatis fascicolo. Dal 4 agosto al 30 dicembre 1773. Carte 44. Unite al fascicolo vi sono parecchie scritture del 1773. Carte scritte 47. N. 964. Fascicoli otto. Podestà Daniel Balbi, dall'agosto in poi Agostino Minotto. 1) Praeceptornin intus. Dal 30 ottobre al 29 aprile 1774. Carte 80. 2) Praec. foris. Dall'8 settembre 1773 al 27 aprile 1774. Carte 79. 3) Praec. etc. Dal 1° maggio al 30 agosto 1774. Carte 95. 4) Praec. intus. Dal 1° settembre al 30 dicembre 1774. Carte 30. 5) Praec. foris. Dal 12 giugno al 23 dicembre 1774. Carte 53. 6) Extraordi-uariorum etc. Dal 1° gennaio al 30 aprile 1774. Carte 87. 7) Extr. etc. Dal 1" maggio al 31 agosto 1774. Carte 133. 8i Extr. etc. Dal 1" settembre al 31 dicembre 1774. Carte 115. N. 965. Filza stridori, sentenze à legge, esami ecc. del 1774. Carte scritte 105. N. 966. Filza scritture della città e territorio del 1774. Carte scritte 123. N. 967. Filza lettere della Dominante e della Provincia del 1774. Carte scritte 100. (Continua) Prof. F. Majer. BIBLIOGRAFIA Di una meiafonesi nel veneto \ di Maggia \ (Venezia Giulia) \ von [di] ( Matteo Giulio Bartoli | Sonderahdruck aux Bausteine zur romani-schen Philologie \ Festgabe far Adolfo Mussafia \ Halle a. d. S. \ Verlag von Max Niemeger \ 1905 [Estratto da Pietre per la fabbrica della filologia romanza | Regalo offerto ad A. M. in segno di festa | Halle sulla Saal | Casa editrice Massimiliano N.] in -16° di pgg. 20 [della Miscellanea 289 a 308] Com'è noto1), ai 15 di febbraio del 1905, a festeggiare il settantesimo anno d' età ed il centesimo semestre d'insegnamento dell' illustre filologo dalmata A. Mussatìa — cui poco dopo, ai 7 di giugno dell' anno stesso, ria morte dovea rapire all' affetto e all' ammirazione dei discepoli e dei colleglli — un' eletta schiera di questi e di quelli a lui volle dedicata un' antologia di vari e dotti loro studi. Nè all' erezione del monumento mancò 1' opera dei nostri nè quella, fra questi, del Bartoli, oramai — anche prima che sia finita la stampa lentissima del suo Dalmatico — gloria nostra, il quale al Maestro offerse 1' eruditissimo lavoro, che annuncio ai lettori, con tanto maggior devozione e riconoscenza, in quanto ebbe la fortuna di venire iniziato e guidato agli studi dal Verbo, limpido e in una profondo, del magistero di lui, lavoro a celebrare la gaia festa tanto più acconcio, in quanto il Maestro sia stato il primo a trovare la metafonesi del tipo, diffusissimo, di -ési in -ìsi e il primo a studiare vari fenomeni analoghi nel rumeno e in vari dialetti italiani e d' oltr' Appennino e d' oltr' Alpe. «Una sera dell'agosto del 1897 — cosi comincia 1' autore, quasi dia mano alla trama d' un sollazzevole romanzo d' amore — chi scrive queste linee facea viaggio, sopra un vaporino istriano, alla volta di Muggia. Vi si recava, per accogliervi gii ultimi aneliti di quel dialetto ladino, proprio allora moribondo, e, non credendosi in dovere di badare al dialetto odierno i veneto), che gli risonava d'intorno, se ne stava godendo — libero da ogni preoccupazione di dialettologo — il bel mar di Trieste, che cominciava a illuminarsi. Quand'ecco un vedo, volatogli alle orecchie da un capannello vicino, troncò a mezzo gii antichi versi italici del Saluto, richiamando il dialettologo alla prosa della Grammatica.» [e non alla poesia della Irma]. E fu così, per quel vedo, dico, e per altre voci mosse dallo stesso crocchio, che il viaggiatore arrivò a Muggia con lo scopo del viaggio raddoppiato : alle cure del moribondo ladino si erano aggiunte quelle del veneto vivo e sano. E così nacque il nuovo studio. Nel quale con isquisita erudizione e gran copia d' esempi si dimostra chiaramente.... Che si dimostra mai? — A me profano riesce difficile veramente dire in più poche parole quanto 1' autore dice in poche parole : che il suo lavoro — egli lo chiama nota — è così fatto, che ai soli iniziati ne' misteri dei suoni dev'essere dato di gustarne il dolce contenuto, tanta, sebbene 1' argomento vi sia trattato in lungo e in largo, il' è la tirchia economia : uè una parola di più nè una di meno di quante occorrano, molte anzi per metà o quasi per intero risparmiate, siccome bisogna che avvenga, cred' io, in somiglianti lavori, che il gran publico disdegnano e lo spazio cartaceo ancora. A me quindi altro compito non pare che rimanga se non quello di trascrivere qui dalla pagina 306, a riprova che quel, che ò detto or ora, è vero — e intendalo chi può — questo brano : «Ma sono differenti, oggi, le parlate venete di Trieste (vocalismo livellato), di Muggia (metafonetico) e di Capodistria (storico). Questa differenza ci sarà spiegata dalla differenza nell' età e nel grado del contatto V. Pagine istriane III 2 copertina, 4-5 pg. 120. fra Venezia e quelle tre città. Nella venetissima Capodistria — dove come la parlata, cosi 1' aspetto della città, de' suoi pa(v)olani (pov- popolani) e la loro vita, in tutte le sue manifestazioni, in tutte le faccette del suo prisma, rispecchiano tante piccole immagini di Venezia — il veneto importato, presto e fortemente alimentato dal perenne contatto di Capo d'Istria colla maggior Capitale, fece sparire (se pur è esistito i il livellamento della fase primigenia. Invece, a penetrare in Trieste, il veneto dovea infrangere una forte barriera : il contine del libero Comune e anzi, più tardi, d' uno Stato straniero e sempre ostile alla Republica di San Marco. Quella barriera fu infranta bensì dalla poderosa forza assimilatrice del veneto, che irrompeva sempre più oltre la Livenza, 1' Isonzo e il Foninone (e anche oltre i confini dell' Arsa e del Quarnaro), ma Venezia non giunse a imporre, pieno, if suo vocalismo a Trieste e a quegli altri luoghi d' Istria (e d'Illirio), dove oggi risuona o vivacchia il veneto col vocalismo livellato. — Anche Muggia, fatta veneta un secolo e mezzo dopo Capodistria, ebbe e forse a lungo mantenne la fase livellata. Ma la venezianità e l'i-talianità nella vita, tutta indigena, della piccola borgata, erano e sono ben più floride che nella vita, fervida di lavoro e commerci, della grande città vicina. La varietà del vocalismo veneto e toscano (con é ó ed è ò) doveva contrastare colla monotonia del livello (in e o medie) di Muggia antica. Perciò il veneto si faceva qui a ripristinare la varietà : non riuscì — e non poteva — alla varietà etimologica (è = č; é = e ecc. ), ma a una varietà metafonetica.» E questa metafonesi o trasmutamento o travaso, che sia, di suoni 1' un nell' altro, ched è ? E, mi par di capire, questo fenomeno: nel dialetto veneto di Muggia la vocale non accentata della sillaba seguente, più larga o più stretta od anche pari, influisce per modo sulle vocali e, ed o accentate ili corpo alla stessa parola, da far sì, che queste suonino più chiuse o più aperte di quello, che dovrebbero : dissimilazione dunque e, per giunta, all' indietro. A differenza del veneto di Capodistria e con lui di quelli di Parenzo, di Montona, di Visinada e d' altri luoghi dell' Istria centrale e occidentale, • dove 1' e e 1' o accentate dentro alla parola non si distinguono secondo l'uscita della parola stessa, ma secondo la loro origine, mantengono, ciò è, la qualità latina e toscana ; a differenza del veneto di Trieste e in generale dell' Istria orientale (Albona, Fianona.... Fiume), dove 1' « e 1' o accentate non sono uè bene aperte né bene chiuse, sia qualunque la loro origine. Ovvero, per fare che conchiuda l'autore stesso, «brevemente: Capodistria mantiene la qualità latina, Trieste la perde, Muggia ne acquista una nuova. Più precisamente: a Trieste livellamento generale, uniforme (è è in e, media, ò ó in o) ; a Muggia un livellamento parziale, vario fora in é ó, ora in è ò), secondo la varietà dell' atona seguente.» A maggiore schiarimento, chi non capisca ancora, due soli esempi, e finisco : tèsta e crìlce, latini, a Capodistria suonano tèsta e eróse, con l'è e V ó come in Toscana ; a Muggia tutt' al contrario : tèsta e eróse — ciò è : nell' una parola 1' a finale (più larga di e) fa stretta qui l'e tonica che, per la sua origine, dovrebb' essere larga, com' è là ; nell' altra 1' e finale (più stretta di o) fa larga qui 1' o tonica, che, per la sua origine, dovreb- b' essere stretta, com' è là — ; a Trieste, ili vece, nò questo nè quello, ma alcun che di mezzo fra tèsta e tèsta e eróse e eróse — come, meglio che l'impressione soggettiva, farebbero toccar con mano gli strumenti della fonetica sperimentale: il diapason, le ampolle ecc. E la morale che se ne potrebbe ritrarre ? Poi che sì notevole scoperta è fatta : che quei di Capodistria meglio dagli altri Istriani sono naturalmente inclinati a suonare la musica paradisiaca fiorentina, di cui, con tanta ammirazione e con tanto entusiasmo, dice nell'ultimo suo libro il capitan gentile1) — non sarebbero mica denari sprecati, se il nostro valoroso Municipio o la benemerita Associazione fra commercianti e industriali o il liberale Comitato nazionale liberale della nostra città od anche la Giunta provinciale o la Lega nazionale o il Municipio o la Dieta di Trieste, sempre così strenui difensori della nazionalità, la quale dalla buona lingua mal si può concepire disgiunta, o qualche denaroso mecenate di lei, o, se volessero, tutti insieme, istituissero delle borse di studio, onde inviare di tratto in tratto a Firenze a frequentare la Scuola professionale femminile o quella Comunale Dante Alighieri alcuni de' nostri bimbi più graziosi e più intelligenti, che, percorsa ivi pure la Scuola media e la superiore, ritornassero poi al paese natio ben nutriti di studi nostrani, ma, quel, che più importa, padroni della buona pronuncia, e 11011 dell' e e dell' o soltanto, a leggere e a parlare nelle conferenze delle università o delle scuole del popolo pur ino' nate nelle nostre città e nei nostri borghi, al fine di diffonderla e di radicarla universalmente, siccome quella eh'è tanta parte del grazioso e soave discorrere, che dagli orecchi va diritto all' anima e, tutta la commove, la ingentilisce e 1' affina. (x. V-a Ferdinando Pasini : Intorno ad una canzonetta del Mctastasio. Estratto dal fascicolo di maggio 190") della Rivista d'Italia. Roma, tipografia dell' Unione. Cooperativa Editrice. Breve scritto, cui diede occasione « una lunga prosa inedita » del Monti ; prosa nella quale 1' autore della BassvUliana cerca di scagionare la lirica galante d'imitazione francese dalle accuse che le moveva dementino N'annetti, «spirito troppo tipicamente italiano, di troppo romana educazione, per lasciarsi sedurre da quell'ibrido impasto di sentimentalismo, di plaisan ferie, di libertinaggio e di scetticismo, che sotto le apparenze dello scherzo copriva talvolta il più pericoloso cinismo morale». Il Vannetti, difatti, come apparisce dalla sua risposta, non si lasciò persuadere : soltanto, convenne con l'amico nel giudicare assai favorevolmente della canzonetta metastasiana La libertà a Nice. Ciò che però indusse il Monti a ritenere d' aver trionfato e a dettare sulla canzonetta del Metastasi© « una pagina superba d' analisi, degna d' esser conosciuta in tutta la sua interezza e che per sottilità di critica ed eccellenza di gusto rammenta 1' analisi condotta più tardi con lo stesso metodo dal Tommaseo sopra un sonetto del Monti e accolta a buon diritto dal Morandi tra gli esempi insigni dell' Antologia della nostra critica ». Pagine allegre di Edmondo de Amicis. Milano, Fratelli Treves, editori, 1906. Musica fiorentina (pg. 148 a pg. 158). E qui segue 1' analisi suddetta. Finalmente, il Pasini conchiude : « Che cosa replicasse propriamente il Vannetti, 11011 so. Ho motivo di credere però ch'egli 11011 abbia mutato parere, poiché una lettera posteriore del Monti a lui (Roma, 14 luglio 1780) comincia così: — Non mi ricordo quasi niente di ciò che scrissi, ma panni impossibile che io sia trascorso in certe proposizic ni che voi mi ribattete. Scommetto che non mi avete inteso. Entusiasmo, fantasia, ingegno nella vostra mente si estendono nella mia, e per questo noi disputiamo senza aver prima ben fìssati i termini della questione». (i. (}. II chiar.mo nostro collaboratore dott. (*. Ourto, professore d' italiano nei corsi di perfezionamento del Liceo Femminile di Trieste, ha dato alle stampe presso l'editore Ettore Vram di Trieste (1906; pp. IV -f 48; prezzo : cor. 0'70) un Prontuario grammaticale della lingua italiana per le .tei/ole secondarie e gl'istituti affini, intorno al quale leggiamo in un giornale del nostro emporio adriatico il seguente favorevole giudizio: «E una specie di supplemento alla ottima grammatica dello stesso autore, nella quale facilita le ricerche e lo studio, apportando molti nuovi esempi, tratti per la massima parte dal Carducci e dal Manzoni, È un manualetto che riuscirà utilissimo tanto agli studenti, quanto a coloro che, senza troppa fatica, vogliono rinfrescarsi nella mente le cognizioni grammaticali un po' dimenticate» (Il Piccolo, 27. IV. 1906). Congratulazioni ed auguri. -0. -i. Arnaldo Segarizzi. Bollettino bibliografico della Regione Veneta, 1902. Appendice al «Nuovo Archivio Veneto» nuova serie, a. IV, 1905, pp. 103 in 8° — Venezia, F. Visentini, 1905. Paolo Tedeschi esaminando parecchi anni or sono il Bollettino di bibliografia veneta del 1886 di Antonio Bertoldi, cosi si esprimeva : « Gli studiosi sanno por prova, quanto tornino utili questi pazienti studi bibliografici. Sono come le pietre indicanti lungo la strada maestra le varie diramazioni e le distanze. Certo per arrivare alla meta, si ha ad andare con le proprie gambe. Ma quanti passi perduti senza un nome ed numero ! » ') Ora le stesse cose si possono ripetere a proposito del presente Bollettino del D.r Segarizzi, il quale estese il campo del suo lavoro su tutte le terre dominate dalla gloriosa Repubblica, eliminando con ciò le frequenti ripetizioni e le citazioni spesso inutili e fors'anche dannose che si riscontravano nelle bibliografie delle singole provincio 2). 1) Cfr. La Provincia dell'Istria, XXII, 1888, 150. 2) Cfr. a proposito in La Provincia dell' Istria 1XVIII, 1884, 41-44 e XXII, 1888, 53-55) le recensioni di I'. Tedeschi ai volumi I e II della Bibliografia storica friulana dal 1861 al 1885 di (ì. Occioui Bonafons. — Che le relazioni poi fra le varie Provincie della Repubblica Veneta sieno state per 1' addietro cosi vive da giustificare la compilazione di una bibliografia generale, 11011 è proprio necessario di suffragarlo con prove. Citiamo solo, già che ne abbiamo il destro, i recenti lavori di due nostri carissimi amici ; vedasi, cioè, per le relazioni dell' Istria col Trentino : P. Pasini, Il Tartini a Giuseppe Valeriano Vannetti (in Pagine Istriane, IV, 1905, pg. 3) e per quelle fra 1' Istria e la Terra Ferma (Treviso) : 1). Venturini, La famiglia Albanese dei Conti Bruti (Estr. dagli Atti e Mem. della Soc. istr. di archeol. ecc., XXII, r. XXI, 1905, r. 1904, pp. 50-51 e 65-66), L' egregio A. indica in questo Bollettino del 1902 ben 127(1 pubbli- • eazioni ed articoli, fra cui molti riguardatiti la caduta del campanile di S. Marco, il centenario della nascita del Tommaseo e 1' HO.o compleanno di Adelaide Ristori ; di speciale interesse per 1' Istria, oltre ai lavori inseriti xw\YAreheografo Triestino e negli Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia l'atrio, troviamo citate varie altre pubblicazioni, p. e. uno studio del Lombroso sul cranio del nostro Santorio (n. 604), uno scritto sul Tartini comparso in un giornale di Roma (n. 755), un articolo sul Carpaccio inserito in una rivista ungherese (n. 562), un lavoro contenente notizie biografiche e bibliografiche di Giulio Andrea Pirona da Digitano (n. 918), altro lavoro, dovuto al Cav. Uff. Carlo dei Conti Bullo, intorno alla famiglia Vescovi (de' Vescovi) da Chiog'gia, diramatasi anche a Venezia e nell' Istria (n. 191), ecc. ecc. Noi istriani dobbiamo esser ben grati al Dott. Sogarizzi, perchè in merito a questo ed agli altri Bollettini «da lui pei' nostra fortuna progettati» l) potremo d' ora innanzi assistere con animo sereno alle colossali piraterie dei Cucuglievich 2) ed alle non lievi distrazioni dei Cleemeier;ì) e compagnia bella ! — Un solo desiderio ci sia lecito di esprimere, che venga cioè in avvenire tenuto conto anche dei nostri giornali politici, nei quali spesso si trovano dei notevoli articoli di arte, di letteratura e di storia patria : valga ad esempio L'Istria del compianto Dott. Marco Tamaro, ove 1' annata 1902 conteneva fra altro uno scritto anonimo su «La Regione Giulia in alcune riviste dell' anno scorso» (N.i 1019 e 1031) e 1' annata 1903 si fregiava di vari articoli sulla questione del nome Venezia Giulia (N.i 1087, 1101, 1110 suppl. ecc.) nonché di imo studio artistico del nostro egregio collaboratore F. Babudri «Per un quadro del Vivarini a Parenzo» i N.i 1099 sgg.). n. Prof. Albano Sor belli, Le iscrizioni e gli stemmi dell' Archiginnasio. Supplem. a «L'Archiginnasio, Ballettino della Biblioteca Comunale di Bologna», A. I, 1906, Fase. 1 e 2. Crediamo opportuno di far fin d' ora menzione di questa importante raccolta, ancora in corso di stampa, e per additarla quale esempio, da imitarsi, alle città della nostra provincia, cosi ricche di iscrizioni medievali1), e per richiamare l'attenzione degli studiosi su due personaggi, che figurano onorevolmente nella lapide N. 133 (pg. 16), dedicata al teologo Giovanni Ramnusio (1601). Questi personaggi sono Giovanni Battista Metello giusti-nopolitano e Nicolò Cadoppo tergestino, nomi nuovi per noi perchè di essi *) V. in Archeografo Triestino, S. III, V. I, F. 2 (1905), pg. 419 la recensione del Dott. E. Pasini sul Bollettino bibl. d. reg. ven., 1901 di A. Negarizzi. 2) Cfr. Or. Ernesto Jfacinorich, Ognuno a casa sua (in La Provincia dell'Istria, XXIII, 1889, 44 sgg.) ove si riferisce dettagliatamente sul famoso Dizionario jugoslavo di Giovanni Kukuljevicli Sakcinski. 3) F. I. Kleemeier nel suo Handbuch der Bibliographie (Vienna, A. Hartleben, 1903) a carte 248 registra con mirabile disinvoltura il Saggio di bibliografìa istriana (Capodistria, G. Tondelli, 1864) di Carlo ( ornili fra le opere bibliografiche relative ai paesi slavi !! ' ) A proposito di che leggasi 1' articolo del Prof. Giuseppe Vatova : Albo epigrafico istriano dei tempi veneti in «La Provincia dell'Istria», XIX, 1885, 103-104. non fanno parola nè Io Stancovich, nè il Combi, nè il Pusterla. Saremmo grati a ehi sapesse darei dei medesimi qualche notizia che verrebbe ben volentieri publieata su queste Pagine.. n. Alfredo Lazzarini, Bibliografia speleologica friulana (1842-1905) con prefazione del prof. F. Musoni. Udine. Del Bianco, 1905. E 1' omaggio del «Circolo speleologico -ed idrologico friulano» alla «Società geologica italiana» in occasione del congresso di Tolmezzo (^20-26 Agosto 1905). I lavori raccolti ed ordinati sono 101, bellissima cifra se si pensa che nel Friuli il terreno carsico è limitatissimo ; negli ultimi anni, dalla fondazione cioè del circolo su nominato, fu spiegata nella regione sorella una attività a dirittura sorprendente nel campo della speleologia, che à i suoi principali cultori nel Marinelli, nel Musoni, nel Marson, nel Lazzarini, nel Lorenzi, nel Feruglio e nel Gortani. Ed ora un voto : non potrebbe la benemerita «Società alpina delle Giulie» fare altrettanto riguardo alla nostra regione, tanto ricca di grotte e di fenomeni carsici? Ecco un'altra occasione di apportare un grande vantaggio alla conoscenza de' nostri paesi! (,'. L. F. De Magistris, Eliseo Reclus 11830-1905). Iesi 1905. E una bella conferenza, letta ai soci del «Club escursionisti di Iesi» e della «Dante Alighieri». Vi è descritta magistralmente 1'avventurosa vita del Reclus che fu valente geografo, ardito cospiratore e valoroso soldato. Bellissime sono le pagine che riguardano le relazioni dell' illustre estinto col Kropotkin, pure scienziato e rivoluzionario. Fra le opere maggiori del Reclus, che mori ai 4 luglio in qualità di professore di Geografia all' Università Noni-elle di Bruxelles, noteremo La Terre (2 Voi.), La Terre et les Hommes (19 Vol.ì, la Nouvelte Géographie (19 Voi.) e V Ifomrne et la Terre (2 voi.), opera postuma, che è in corso di publicazione a Parigi. (j. Dr. X. Krebs, Aus dem Grenzgebiete ztriseMu Alpen und Karst. Pp. 9, in «Zeitschrift fiir Schulgeographie», XXVII, 1.» 1905. E una breve ma succosa descrizione del Carso triestino e goriziano dal punto di vista oroidrografico: qua e colà l'egregio geografo ci parla anche di geologia, di botanica e di coltura del suolo. Esaurientemente viene trattata nella seconda parte dell' articolo l'importante questione del confine fra le Alpi ed il Carso, che il nostro autore, condividendo l'opinione dei più, vuole sia la linea Gorizia, valle del Vippaco, Adelsberg, Lubiana ; motivi non solo geologici e morfologici bensì anche climatici, botanici e antropogeografici consigliano a por nella conca del Vippaco il confine fra le due regioni. (j. Dr. X. Krebs, Rassegna degli studi geografici. Parte I. Eisio-geografia. l'i». 6. Estratto dall'«Archeografo Triestino», III serie, vol. II, fase. II. Il lavoro abbraccia le più recenti publicazioni di geografia fisica interessanti la Venezia Giulia; gli studiosi di cose patrie vedranno di buon occhio questa rassegna, che compilata da persona competeutissima, empie una lacuna tante volte deplorata. E noi dal canto nostro non possiamo che Congratularci coll'egregio autore ed augurargli che la seconda parte, la quale tratterà degli altri rami della nostra scienza, sia degna sorella a questa prima riuscitissima. G. Lumin piccolo unii Lussili grande, in «Deutsche Rundschau fiir Geo-graphie u. Statistik» XXVIII, 7, Wien, 1906. E un breve sunto di parte di un lavoro di maggior mole uscito ultimamente con intendimenti turistici '). Vi si parla delle bellezze naturali dell' isola, dei suoi boschi, delle sue coste, dei suoi panorami. Anche alle due cittadette sorelle sono dedicate parole molto lusinghiere. Nel testo sono intercalate alcune bellissime incisioni. t». Pubblicazioni petrarchesche. Certi di far cosa grata ai nostri lettori, riproduciamo dal Giornale Storico della Letteratura Italiana (Voi. 47, E. 1, pg. 88-130) i seguenti^autorevoli giudizi di Enrico Carrara sulle pubblicazioni comparse nella nostra regione per il sesto centenario petrarcesco : «...Questa recensione... intende raccogliere il miglior fiore dell'ultima primavera petrarchesca... Attilio Gentili« presentò, per mezzo dell'oli. Hor-tis, al Congresso d'Arezzo un suo commento alla divina Ciliare, fresche e dolci acque. Il capitolo proemiale sulla lirica del 1'. in generale, poteva vantaggiosamente essere tralasciato ; e di parecchie cose alleggerita la Introduzione al commento, la quale di necessità anticipa cose che saranno ripetute nella illustrazione del testo. Quest' ultima è molto accurata, e nella famosa discussione dei vv. 2-3 il Gentille ha ragione di risolversi per il bagno incriminato, e d'intendere che il poeta prepari la scena, dove poi tacitamente entra Laura nella strofa quarta. In Appendice riporta una imitazione di Nicolò Tiepolo, fiorito intorno il 1525.... Riccardo Ditteri in un discorso tenuto a Trieste Ver il P. (Trieste, Caprin) non dimentica d' essere poeta e italiano : onde se la prima parte è tutta scintillante d' immagini, la chiusa della conferenza è un ardente grido e commovente d'italianità.... In Istria rinfrescò le sue memorie e la sua fortuna Giovanni Quarantotto (in Pagine Istriane, 4-6), rammentando che il P. scriveva al Boccaccio quivi regnare «dolcissima tempra di clima»». Necrologia. Addi 25 dello scorso aprile cessò di vivere nella sua amata Rovigno il Couiin. Matteo Campiteli!, nato nel 1828. Il venerando uomo scese nella tomba colla coscienza di aver dedicato tutta la sua vita al bene della nostra provincia ; deputato già nella storica Dieta del 1861, coperse la carica di Capitano provinciale dal 1889 al 1903, fu presidente del Consiglio agrario provinciale e della Commissione provinciale d'imboschimento e cooperò con lodevole attività in tutte le istituzioni economiche del paese. Negli ultimi tempi fu nominato membro della Camera dei Signori. I funebri onori resi al compianto patriotta dimostrarono quanto grande era 1' affetto e la riconoscenza di tutti gli Istriani verso di Lui, ed a ragione disse un illustre figlio di nostre terre che «la Sua tomba sarà simbolo d' amor di patria e monito costante» per la nostra provincia. ') «Lussingrande Lussili piccolo» Lussili un d die Inselli des Quamero. Ein Wegiceiser fiir Kurgiiste unti Ferienreisende, Mit 50 Abbld. und 3 Karten. Wieu-Leipzig, S. Hartleben, pp. 104, 2 Kr. Domenico Ventu uni, direttore — Carlo Prior\, editore e redattore responsabile. St»b, Tip. Carlo Priora. Capodistria.