MONS. IVAN TRINKO (1863-1954). Spodbujevalec spoznavanja in dialoga med kulturami/Promotore délia conoscenza e del dialogo tra le culture. Kulturno drustvo/Circolo culturale I.TRINKO, Cedad/Cividale 2006. La miscellanea sulla quale vogliamo brevemente attirare l'attenzione dei colleghi linguisti rappresenta in sostanza gli Atti del Convegno svoltosi a Speter/San Pietro al Natisone nel 2004 in occasione del cinquantesimo anniversario délia morte di Ivan Trinko, redatti da Roberto Dapit, Michele Obit e Lucia Trusgnach. Non solo nel titolo, il bilingüismo sloveno-italiano è rispettato nella stesura di tutti i testi, uno tra di loro appare addirittura in veste trilingue, slovena, italiana e friulana. Monsignor Ivan Trinko, teologo, pastore e padre spirituale degli sloveni nella Benecia o cosiddetta Slavia friulana o veneta, nacque a Tarcmun/Tercimonte, nella provincia di Udine, terminó gli studi teologici a Udine e fa nel 1886 consacrato sacerdote. Tra il 1894 e il 1943, l'anno del suo pensionamento, fu professore di filosofía presso il Seminario arcivescovile di Udine. Li ebbe anche l'incarico di insegnare lo sloveno ai seminaristi sloveni e anche a qualche friulano, per i quali compose una grammatica slovena. I seminaristi interessati, sloveni, infatti, conoscevano come loro lingua materna solo il dialetto. La situazione lingüistica nell'arcidiocesi di Udine era distinta da quella deirarcidiocesi di Gorizia con i suoi stretti contatti con la Slovenia e di conseguenza con la norma dello sloveno letterario. Il mons. Trinko fu uomo di ampie vedute e aspirazioni. Non c'è da dimenticare nemmeno il suo ruolo nel campo político: fu il primo sacerdote di entrare, quale membro del cattolico Partito popolare, nel Consiglio provinciale di Udine e di rimanervi per vent'anni, fino al 1923, quando le cose in Italia cominciarono a cambiare radicalmente. E la politica, nel senso più ampio, nobile, vale a dire, l'impegno per l'esistenza e le faccende della gente slovena nella provincia di Venezia Giulia, l'occupô anche più tardi, durante il ventennio fascista: è nota la sua strenua lotta per l'uso in chiesa della lingua materna. Qui s'incrocia in lui la lingüistica e l'obbligo di seguire la situazione sociale. Vietato l'uso dello sloveno prima nella vita pubblica e nella scuola, poi, dal 1928, anche in chiesa, Ivan Trinko fu promotore di un memoriale al papa Pió XI nel 1936 riguardo alia situazione dei cattolici sloveni nel Friuli; ispirô, si potrebbe dire, quasi un odore di santità aü'allora arcivescovo di Udine, Nogara, che più volte nelle sue lettere a Trinko si scusa di non aver potuto far niente in favore dell'uso della lingua materna in chiesa, nemmeno parlando sulla questione addirittura al Papa. Monsignor Trinko fu poeta, prosaista, particolare successo ebbe il suo breve racconto Nasi paglavci (I nostri monelli), e un apprezzato traduttore in italiano dalle lingue slave: dallo sloveno, dal ceco, dal russo (Gogolj, Cehov), dal polacco (Sienkiewicz). Fu anche pittore e musicista. II Convegno lo presenta in tutta la vasta gamma delle sue attività. Per il lato lingüístico, poi, sono i più attraenti i contributi che valutano i suoi rapporti epistolari e diretti, minuziosamente esaminati, con i linguisti del suo tempo, soprattutto con l'insigne lingüista polacco Ignacij Baudouin de Courtenay, grazie al relativamente intenso epistolario tra il 1890 e 1913. Alcune lettere riguardano anche le difficoltà nella partecipazione del De Courtenay al congresso realizzato nel 1899 in ricordo del grande cronista longobardo Paolo Diácono, dalla cui morte a Montecassino correvano appunto mille anni. Baudouin de Courtenay a più riprese chiese a Trinko informazioni sulle questioni linguistiche delle paríate slovene occidentali e sulla loro 168 situazione sociolinguistica. Più tardi lo scoppio della prima guerra mondiale troncó la loro corrispondenza. Tra gli altri corrispondenti linguisti del Trinko furono il ceco Adolf Czerny a Praga e Vatroslav Oblak a Vienna. Mons. Trinko divenne informatore altamente qualificato per le questioni linguistiche e sociolinguistiche dello sloveno della Val di Resia e del territorio lungo il Natisone. Un suo studente e poi collega nell'insegnamento fii Giuseppe Marchetti, autore della prima e ancora sempre utile grammatica del fiiulano. Mons. Trinko fu dunque in contatto costante con i problemi linguistici. Da qui nella grammatica del Marchetti l'ampia conoscenza del contributo lessicale sloveno al fiiulano orientale, isontino. II Convegno del 2004 presenta vari e vasti aspetti della figura del mons. Ivan Trinko e delle sue attività. La situazione dello sloveno del nostro tempo gli deve molto: egli stesso cominciô con la parlata materna e poi si accattivô anche la lingua slovena letteraria e la fece conoscere bene e amare ai giovani sloveni del suo ambiente. Un altro aspetto, poi, ci pare oltremodo prezioso. II Convegno ha riunito ricercatori di varie discipline, storia civile, storia culturale, in particolare l'atteggiamento del movimento cattolico in Friuli, la ricerca etnológica, ha tracciato le linee dello sguardo filosofico del mons. Trinko. Nello stesso tempo, ha offerto un utile incontro tra i ricercatori sloveni, friulani e italiani. L'impegno del Trinko, si puô dire, abbraccia molti aspetti del suo territorio, sloveno e friulano. Il maggior complimente alia larghezza del suo spirito glielo rende l'articolo, scritto in friulano con il titolo Un Sclaf Furlanon: Partesan de Région Friûl. Un elativo di elogio, crediamo, si puô esprimere anche in tal modo, anche se la norma grammaticale ancora non lo registra. Mitja Skubic 169