CLASSIC 9 n 04% FRAGMENTI Di alcune Scritture della signora 1 S A B E L L 4 AND R E INI Comica G dojk > (Jf Acadcmica Intenta. RaccoJti 4a~> FRANC E SC O ANDREINI Comico Gelofo, detto il Capitano Spaucnto, ‘E dati in lucc da Flamminto Sedla Comico » e da. Uti Dedicati ALFILL V STRISSIMO SIG. FILIP P O C APP ONI- Con licenca de’Superiori, & ‘Fmilegi , INVENETIA, MDCXXVir, Preflb Gio. Batjtifta Combi. 4PV A 4W»£j e oj ‘i 5 ILLVSTRISSIMO S 1 G N O R E Mio Ofseruandifs. Ira V. S. llluftri{Iima,Pa- 1’efferli deuotiffimi feruitori, onde noti emerauiglia, chehauendomi eglidato facolta di difporre di quefti Fragmenti, io d lei grinuij,& fotto lafua protettione gli faccia vedere j effendo quefto tanto pili ragioneuo^e, quanto ella ha fauorito fempre benignamente Tarte Comica a Ipadatratta, protegendo chileffercita. Signor mio picciol dono, e inditio di molta cognitione deli'humanim di thi deue liceuerlo, & fegno euidentiffimo, che maggior cofa non ha, che donare tron mio, che ha che far Flamminio Scala, con Francefco Andreini ?& io le rifpondero s che am biduefi accordano nel- A i feruo leruo deuoto j io per me vorrei poterlč donare vn Regno, & per interefle di V. S. iliuftriflima ^ & mio molco piuJ Souengali mio Signore, che il marenon fdegna il rrihuto de 1 piccioli rufcelli , onde el>a colfimmenfa vaftita della cor- tefia,& benignitaiua, accetti la deuo- tion mia 5 & conf ruandomi quellagra- tia^ deliaquale per fuabontž la mi ha fat- todegno, affic unfi ,che io le viuo affet- tuofiflimo, & affectionatifiimo feruito* re,$lefo riuerenza,defiderandole da Diofommafelicita. TA- TAVOIiA DE’ CONTRASTI S C E N I C I. Opra la dignitd de gli amanti. 11 Sopra le pajjioni dell’odio,e dcll'amore. 1 7 Se ogni amato ccnuien che ami . __„ Sopra il MedicoilLeggiHa• Sopra le raorti d’ Amore , Sopra farme , e le lettere, Sopra lafcbre amorofa. Sopra il cambio delfanime . Sopra la Comedia. Sopra ilfafcino de gli occbi. Sopra la Tragedia,&il Toema Uerokd* Sopra ilmodo di difamare. Sopra 1’amor coniugale . Sopra laforga d'amore . Sopra i giuramenti. Soprafamor bon e Ho. Sopra il biafim0’^Afmore. Sopra , che non d Arnov fenga godere* Sopra il vcdere,&penfare m amore* Sopra il feguirc,& fKggire amore . Sopra del vero amore. $opra 1’amarpin altrui,cbefe Hejfo . s°praiperifieri amorofi. Sopralagdofiam Amore . jt 3 2 ? 28 36 41 4 g 54 58 6 4 69 7 ? 77 82 26 29 9 5 103 1 09 114 124 1 29 134 So- M? 144 14 ? J53 I<5l %6S 174 NOMI Dl TVTTI I P E R S O N A C, G l, Che parlano N£ Ul DETTI AMOROSI CONT RASTI. ){& Ttilio, c Diotima . Tacito, & tAmafia , F uri,o, & Hlrina. ji n uro, & Enn na • Trlanlio, &F.udofia. cAleffandro > e (orinna. jLmilcare, e Diotima , furio, e 7 '^icoftrdta, Diomedc, & Erfilia. Tompeo, & iArtemifia, Eurialo, e Sapbo . jEurimaco, e Lesbia . Taujiiinio,& Hippodamia, Leocrito,&jLrianna, Telamone, & Helena. Lijfandro, e Trafilla. F ib eri o, e Crifeida, Celio , e Tullia, * durelio, e Geneura, Firro ? c Muti a. Fario, e Talefia, Q ail dio, cTargelia, A 4 FleP At BENIGNI L e T T O R I< Ertigjli Lettori,s6jchč noti mancheranno lingue al- cjuanto pungenti, intor^ floaqueftemiepoche fa~- tiehej ? equalinon fapen- do altro, chc dire, dfranno , che non fc- flotuttemie ,echiodoueua]afeiar ftare lefatiche altrui: Alcherifpondo, edi- co, che con le mie fonoanneflealcunepo' che fcritturejauanzate alla felice memo- ria d' ifabella Comica, er Academica In teca,mia moglie;dellecjuali me parfo fer- uirmene a gloria fua, per noniafciarle in poter della Fortuna j Quefte mie po- chefatichefono tutte amorofe,e d’ho- nefto amore fempreragionano^ per non apportare al moado, & per non intro durre cattiui coli umi, e perche fopra del- ^ Scen e 5 e nelle Comedie £ trarta lem- pre so pre conqualche piaceuole fcherzo 5 epia- ceuole metafora per dar dil^tto; ho vo- JutoaqueHa fembianza andar honefta- mente fcherzando in quefti miei Arno- rofi Contraftb liquali potretealcunavol ta per diportoleggere alla prefenza del- Je voftrehonoratiffmie Gentildonne,- & quando pure cotai lingue non voleflero quietarfi, potrete loro dire in miadiffe- fa,che i morti fono quelli, che fanno padar’ i vrni > echdo mi fono ingegnato d"haucr vita da loro, cometutti gli altri fcrittori fanno, togliendo da quefto, da quello, e da quell'altro, & leggiadra- mente applicando , e tanto bafti. Vi- uetelieti, e felici. DiMantoaildi 28. d'Aprile 1 6 itf, TJoJlro ajfcttionatifs. feruitore Francefco Andreim gornico Gelofe 3 detto tl fapiun Spauento. FRAGMENTI D’ALCVNE scrittvre D E L L A SIGNORA ISA^ELLA ANDREINIo AMOROSO CONTRASTO fopra ia dignita de gli Araanti, Attilio , e Diotima. En trouata la Signora Diotima la bel I- leoga di cul mette in fuga tutti gli amorofi mlel tomenti nell'ifteffo m o- do, che ilgiorno mette in fuga i fogni Biot.Be venuto il Sign. Attilio, ali' apparir della cui bra- mata prefen^a fento,cbe tutti queHi miei fpiriti (i mettono inpunto p andarfene a lui,nš so,chiprima di loro aprird leportedel mio fen o per lafciarmi. ■Att.O c are,o gr ate parole, che mi farmo con ragione de- fiderar d’efier quella terra,doue ponete il piede ,<&* me felicefe fattoterra,potejfi fo'leneruj, che ali'ho ra potrei dire difotlenerpiu nobilpefo, che nonfo- ftiene Atlante, *&iot. c Oeh čara mia vita,perche bramar queflo,qnando nqn pote te hauer firm* d me pid gr ata di qdeUa s II C O N T R A S T O che il ciel vi diedc , tontanto bonorč, e con tarna merauiglia,e contcnto di chivi mn a?A cbe bramar d’effertcnapernon eferbuomo ; quando per benefitio dell’buomo, e la tena, e tutte le cofe, che nella tena fono, furono create Se tetra fosle, & voi,& iofariamo priui di contento: Foipercbe fendo tcrra farcflepriuo difcvfo,c di ragionc ,onde non potresle fcntir quclla inf mita allegreogga, cbe d'.te difentire perl' umore, cb’io vi porto: toperche fendo vol terra non potret ejfer davoi cainbieuol- mcnte dnidta,ilqnale amor cambienotegrriedi tam ta canfolatione, che in quefa vita non pofio hautr la maggiore , e di tal confolationefareipriua ,per- cbc le cofe inarthnate (cone meglio di mefapcte) poffono beriefereamate,manon pojfono maief- fef amatui. Alt- Con le vofre parole fignora mia, voi m’apr it e cosi ben l’intelletto, ch’io voglio interartiente dar bado a cosi fatto defiderio. ffon pojfogid, e non voglio bandirne vrialtro, cbe in me viue continuamente. Diot.Sipuo faperpcr gratia quefto defderio,al quale non. yolete,e non potctc dar bando? zAtt. A voi, che fiete ogni mio bcne non debbo io celare alcunacofa : [app;ate, cb’iodefidcro, chetuttigli hnominifieno e ciecbi,efordi,percb'io non vorrel, cbe altri occhi, che i miei godef ero deli a Voftra bellczgga, nealtrcorccchie , cbe le mi e dellevojh e parole. £>jot. Troppo. inhumano , e tropp' empio e quefo vofiro defiderio : ondenonmendcl primo doueteda voi sbandirlo ; anrg. cbedourejlea mio gladino, bra¬ mar, DELLA DIGNITA* DEGLI&c. n mar , che tuttigli huomini, che mi vedono, echc modono, hauefiero piti occbi d’^lrgo, e piti orec- cbie della Farna . sisditil.Ouešlofarebbevn hrama/ il mio male, c Id mda morte, I>iot,jlnrq (jueflofarehbc vnfar conofcere il vofirogiu- ditio, & vn’ accrcfcer le vošlre contenpezge. Jittil. In che modo Signora ? Diot. Ogni volta, chemolti con molti occhi mi vedeffe- ro,confeffandomi bella(comedite, che ognium, che mi vede, e sforopato di canfeffare) bifognereb- be infiemc,chevi dejfero lode digiuditiofo, aman~ domi, pe r la qual cofi učne feguirebbe honore , dr contento: Similmente vdendomi ragionar ac- cortamente (per dirquello che vipiace dir di me) riactjuišlerefte altrctanta lode, & altretanto con¬ tento.. esfttil. E ben vero Signora; ma voi non conftderate, che tuttiquelli ,chevedendoui, &vdendcui pcrbel- la , & pergmditiofa ui conofceriano : mde mojfi dalla cogmtione di tanta eccellen^a, che in voi fi fcoprc, fa riano s formati ad amarut, e corne /osIclj amata da tanti, io viuerci in continuo tormento ; fapendoche vnacof a,chea mQ.lupiaee,dijfiiilmen te ftpubguardare • ac ' UDiot. Segli huomini per conofcermi bella, <&■ eloquente potefferofarfi del merito voslro,forfc ci Jarebbc-J qualche pcricolo : m a comendn fara mat, che ap- prejfo di me aleuno meriti al paro di voi, cosi non fara meno,che io ami altrhuomo che voi . l4tt,Se babbiamoaparlare di meriti,Signora piotima par- 14 CONTRASTO parliamo de voflri: ma cbe dicl/io? chi fara Parko . a rdito,che voglia entrare in cofi vaslo Oceano?io nd:poicbefon certo, cheprimafiarebbepoffibile ri- trarre il numero delle Belle, cbe fregiano i cieli.De gli augelli,che popolano l'aere:De pefci,cbe vanno fcher^andoper fonde, e de i fiori del cui il vagO, e ridente asfprile dipinge la tena,che mai ritrarre ' H numero di quei meriti, cbe nafcono dallc fue vir- tit innumerabili,& incompar abili. fDiot. Sealcuno ha da fpauentarfi per ragionar de i me* riti altrui, io debbofpauetarmi aparlar de voflri; Toiche i voflri meri: ifono tali,cbe l’intelletto con ji deradoli,detro vi ji fmarrifceflafantafia imagina, doli,nel fouerchio delfoggetto ji perde-.la memoria rimcbrddoli, tutta vi ji confonde:l'occbio vabba~ glia , toreccbio vijtoi difie, la voce fitanifce, e la lingua diuenta mutcla; Si, ch’io nopojfo mai meri - tar tanto,cbe voi d' auuantaggio non meritiate. aAttil. S’io meritopiii di voi Signora,non mento come^a nAttilio, ma come amante; poicbe 1’amante epiit degno deltamata. 2>icw. Viano Sign. ^4ttiho,perche cofiparlando venire- tno alfarmi J come ^ittilio mnontento, cbe meri¬ tiate piudi me, e so cbe e vero: ma come amante non Voglio acconfentirlo, perche io porto openione , cbe tarnata fiapiu degna deli’amatc, ji come epiA degno tejferamato cbe 1'amare. fue pene . Amaf. Ditepiu toflo(e direte il vero) sSfmafa ecco co- lui,che fottofembian^a damico, de mortaliffimo nimico. Tacit. Obimeanima mia , perebe cbiamate voi nimico čolni , cbe "Sama piti della pupilla degli occhi fuoi ? Amaf.Chiprocitrafie di lenariti la vita, non l’haureflcj> uoiper nemico Sig. Tacito. T acit. Signora si: nAmaf.Mentre che voi m amatc,non mi amate voi con intentione, cb’io v’ami ? Tacit. Ogn’vno,cheama,ordinanamenteprocura d'cf~ fer ri amato :ond’io feguedol'vfo di tutti quelli,che amano,altro non defidero,& altro con fatica non procuro,ch’cffer amato da voi. maf.Se cosi i, (come so cheejvoi vi dichiarate molto maggior nimico, che non f dichiarerebbc nemico čolni,che ccrcajje di leuarui la vita. Tacit.Fate digratia čara Signora,cb’io intenda la ragio ne dique$to voflro fottilhffimo argomento. Amaf. La ragiott e' inpronto : la hbertd d vn dono tan~ to fingolarc, cbeviene antepoHo alla vita ; T°~ B sto, iS. C O N T R A S T O šlo,che amor' cntra in noi, tiranneggiando vccide la noTtra hbertd: Hora dcfide ran d o,c p r očaran do voidi farmi darluogo ad amor c defiderate, cpro čuvate injieme,chcla mia liberta rimanga morta\ per la qual cofa ne fegue,che mi fiate mmico,e ni~ mico anto pik cmdele,quanto epiudegna la liber td deda vita „ Tacit. Oran fot tighetpge vinfegna la crudelta Signora mia. zAmafi tAnofipurlaverita mio Sig. la quale moluut voitcrifplede ancora nella bocca de gli ignorati. Tacit. Di nima cofajicte ignorante, faluo,cbc della mia paffionela quale non volete mat, che venga a vo¬ liva notitia per non ricompenfarmi . jlmaf Le cofe,chefi formano con l’imaginatione nb ap p arifc ono-, la voflra pajfione e vna paffione imagi- nata, e s’ella i imaginata non appar fcc, e s’cUvld non appare,io non pojfo vcderla, c sio non la Vedo non pof o crederla,c fe non la čredo,non fon tenu*- ta a ricompenfarui . Tacit. In fine Signora in tutte le voslrc parole fi cono- fce 1’odio grande,cbe miportate,fe l‘odio non e mi nore paffione, cbe Lamove, volendo voi darluogo ad vnapaffion Tanimo,che non lo date voi pik to. Šlo a quclla deliamor e, cbe a quella deli odio n vofirapaceSignora jLmafia non čredo,chcj ogn’odio derriuid'amore,come dafua cagionc,poi cbe fi treuano di quelli,ch’odurno perfone, chenon banno mai vedute,non cbe amate. Jtmaf, Souo varij gli amori, ond’č da fitpere , che quc$T odio ancora derriua d’amore;il quale e amordi fe Jleffo: i no siri Genij fi conofcono in mfubitotrd di loro , e conofcendofi contrarijfi sforgano quafi ad odiar molte volte perfone da noinonpiu ve¬ dute. T atit. Se qnesli Genij hauefiero quella forga, che d it e, ogni odiato odicrebbc. il che non feguc-.angi al co- trario fi uedono molti, cheodiati d morte, amano fopra tutte le cofe quelle perfone dalle quali fono cdiate,&non occorre(miferomejch’ io uada men- dicando effempi lotit ani. jtmaf In quanto alla contrarietd de i Genij, veramen- te si,ch’elladourebbe cagionare , che ogniodia- io odiajfe,efecionon fegue cred'io che fiaperche 1'huomo, ben che inclinato dalle Slelle , (che fo¬ no in noi quctfi Genij J non e pero sforgato l’huo~ ... mo, DELL’ODIOEDELL’AMGRE: zt moanrj pub Ruando vuole s format le flelk i £t vno, cbeJi veda odiato , fi Ji nfolue dt non ču¬ ta iodio deli’amat a , ed’amarla fimpre con le- altd,efiruirlafedelmente , vienedpoco , dpoco d vincer quella mala mclinatione , & d difporre l'amata ad amare ' ouero fi amando e odiato conuien che fta , percbe i corpi celejli alcuni Jono tmperanti ; & altn obedienti ; Se vno ama , & mvece d’ejfir amato e odiato , conoJcaJubitoquel tale , cbe ifuoi figni fino obedienti, equellidel- Vamata imperanti : M a percbe le Sfere fi volgo- no, e Slamo in contmuo moto,girando i cieh , cjuei figni ch' erano pnma imperanti fi fanno obedien¬ ti ; onde fi l’amanteperfeueraneliamareinvir- lu della Jua perfiueran^a,e di s queila mutatione degli Orbi celeRinc vierte cambieuolmente amato. Tacit.Quesie vitimi, & valide ragioni nihamo tutto confolato : Dunque 10 mn mancherb d’amare, e di firuirfin tanto,cb’ioJuperi la contrarietd di quella fiella,cbe m’e nem\ca,e cbe i rmei figni bora obedien ti,fi facciano colgirar delle sfere imperanti, fi cbe zioi mia bella,e etuda nemicafiete cofiretta col tem po adamarmi. "dmaf.io Jon donna,e non sfera,bo il cor di čarne,e mn di , marmo .e s’egh b vero, cbe. 1 Non e fi duro cuor, che Jagrimando. Pregando, e amando tal’hor non fi moua. Nč fi freddo voler, che non fi fcalde. conuerrd , cb’anch’io cedaad amore : Mafiper ejjer i rmei figni imperanti , & i voflri obedienti >o* amate mt,ežr to odio uoi > per 1 ’iSleJfa ragione > g 2 quan- it CON T R A S T O quando i vošin jatama imperanti, & i miei obedien thantandUo voi,faro da voi adtata>il(jUalodio mi fa¬ ra tanto piii acerbo da fopportare, quanto cbe 1’eJJ'er- citerete contro di me ,ep£r inclinatme fatale, e per defio di vendetta - Tacit. Cbi bdfatto 1’babito ad amarenon pud adiare ; 'Non Z)’a fantu cjueflo dubbio Sign. mia , cbe «o«_. fara mat > ckionon rfami , & fiate certa > ch’io non ferbetO' tnal memoria, dell’offefe s’io me ne ri- cordcro > non potre meno bauer ptnfiero di vcndi- carmene. jitncf Se co f l lja 4 10 P^go himere, cbe volga difua propria mano le Sfere, & faccja il lor corfopiu veloce, cbe quello del pnmo Alobile, ajfine cbe net brcne fpatio divenfiquattrohoye,o meno, to diuenga amante ,evoifiatefeltce- Tacit. ibe otcorre čara Sign. cbe vdrnor le volga >quan- do,cbe voi con la for^a del Voflro. volerepotete volgole. Jlmaf Orsii Sig.Ta,cito, io non vogliopm tormentar me fteffa>ne i voširi tormenit: eciole volte affatto , & eccoi mm fegtfi obidieutt, & i vosin imperanti: Dunquc t vonri commandmo. 1 acit^ipn cotnmandano, mafupplicatio, cbefiatemia. vini af L voftrajono 3 e credetenu certo > cbe bora, non comincio ad c [Icr voflra:poicb’egran tempo , chcuo- Jlra mifece tl vojlro merito; E je mi vi Jono mojlrata contrana > mn l’bdfatto per altro, cbc por far proua della votlrafermezgza- Tacit-Troua troppo pencolo[a Signora,con tutto cioJtm- pre mi Jard čara ■.polthenella conftdetatioti del pen • colo,cie la fiamgga ^amorc • CON- SEL’AMATO DEBBA AMARE. CONTRASTO SE OGNI amato conuien chc ami. Furio> & IArina. UYl o-Y\En trouata la Sigrjora lHrina>che fi pub D veramente cbiamare il bello cleila bel- - Wnn. Ben venuto d Sign- Furio, che fi pub conragioticJ cbiamare il pcrfetto dellaperfcttione- t'Hrio. Igli e vero Signora rma ,cbe ftcome tl forte ^4l- cide pofe^Abila, eCalpe aU’Oceanoperfegno , non fi poteua paffar piu oltre , celi ISlatura p'Je nella tranquilld, e ferena voSlra fronte quei dno legliocihi , oltre la bellezjja de cjuah non echipof- fapaffare. Iflnn Confefjcrb per non vi far bugiardo , cbe fi come ^ 4 lcide prfe quei dne moriti per termine ali’O*. .r no 3 cofi Kfatura poje nella trna fronte queft’ocibi'ptr, termini di bellezffa: ma fi come infiniti TJatriguntt hanno varcato oltre (juei termini, cofi mol te, an%i infinite donne banmpajjata qudla bellezpji > cbtlce Jf atura mi dicde. Ju no Bencbe molti habbiario paffatii termini di Mlci- de, mn e pero cb’altra donna babbta pufjata la vo-. Sira belleTJfa : Belloma cbe m’h d indotto dima ■? niera ad amarui > cb'io pofjo dir con ragicne d’efjcr fatto la vera Metropoli d'Mmorc, i!-qitalcfprezza ogn'dltro albergoper' babitar nel cucrtfrio, conojien- docb’eglt epift d’ogni altrofido , & piu d'ogn'altro **nante> ~ -> b 4 Se 24 CONTRASTO ifiriti' Se le parole, cbe m’bauetepiu volte dette no?u fin falfe,quefl’bcnore cbe vi afinitete non e voffro, ma mio • percb’10 fino la vera Metropoli d'Amo- rc ~->. Furio. lo v'bo detto fempreil vero : Ma realmentcs noi fiamo dno come fiatno , non pub efiere cbo more habiti in voi,&m me;Terche vn Trem ipe non pub ejfere in dno luogbi in vn medeftmo tem¬ po. 1 širin- Se vogliamo confiderar odmore come vnDio poffente , e dimno coni cgli e , diremo , cbe pno d guifa del Sole efter in vn fil punto in ogni par- te : ma fe vogliamo confiderarlo altramente , mn pub ejfere in piu d’vn luogo m vn fil tempo : ma vogho tornann m mente quello cbe ndbauete detto , e poi vi faro conofcere , ch' io fino la vera fede d’odmore: Ditemi SignorCurio , nonmiba- uetevoimille volte detto , chemiportatenelcm- rc? Furio• L*ho detto , lo dico , &lo dirb fempre, percbe e cosi ■ iHrtir Me ne allegro, e ve rendo grade; voi dite , cbe fiete la Metropoli d’odmore , perche odmore fi compiacepm dt Voi,cbedegli altn fuoifedeli, dgui fa d vn I{e ,od’vn Trcnctpe , cbeper molte C it ta cbepo[jegga,ficompiacepmd'vtia,che ditutte l' a l tre \ onde quellabcbiamqta fua Metropoli , non b cosi ? Furio. Signora si, ma veniamo al punto. 1 Širin- Horabencbe tl Ffi , od il Trencipe fia mlin* fua Metropoli > non pero 1 ’occupa tutta : m,t_, foto alberga nel fio Talaggo , e di quel Talaggo non faegliefe mn vtfa šl utrga > vero e cbe fiieglic. la S E L’AMATO DEBBA AMARE. lapiu degna ,& lupiti commodaper fuapartico- lar babitatione; Hora albergando lAmore iru> voi y non tutto occupa; ma folofi vmeneliapiu bel- la, c degna parte, che in voifta,& a luipiucon- uenientc ; la cjualeJetija dubbio £ il voslro cuore; Hora viuendo io nel uoslro cuore; e quiui fermata l'babitatione mia, perche tAmorefen^a ianita mio albcrgarnon vipotea, iogli aperfi ilfeno, one egli poflo/i fdicemente, & viue, & regna , ond’io poffo c071 ragione cbiamarmi la vera ’Metropoli d'Umore. *Urio. gnetla dolce gara , queila čara tcngone mi fd cbiaramente conofcere iamor, che mi portate y benche di que§lo io non fia mai viffuto in forfc^> percbe dali’bora, ch’io cominciaiadamarui,fui ccrto, cbein vinu delfamor miofareiJlato cam- bieuolmete amato, ejfendoche io so cbe ogni ama- to neceffariamente riama. Urin. Sifinge , che It dno HI mori, Erote, & jLnterott procurano, gareggiando , dileuarft la palma di mano, non per altro , cbeper auuerttr l’amante, e l’amata a procnrar la palma del benamare: Dia s’io uamo, non vorrei, che čredefte, che forga al- cuna mi fpingejje afarlo , perche il douere nonfi ritroua in amoretSono bene alcuni,che afferman- do quello,che credono,dicono di sifondandoprin- cipalmente le loro oppenioni su auel verfo di Dan¬ te , che dice. Amor a nu]lo amato amar perdona . Ter che non fi ritroua Cjtudicein umore chepuni - fca quelli > cbc amati non riamano . 1 jimore id CONTRAST O Furio. J.morenafce dalla fimilitutlinc, & la fimilitudi- ne non e altro,che vna medefma natura in piti co¬ fe; Dunque la medefma fimilitudinc, che imita,e sfor^dl'amante amata,inmta., esforg_al’amata adamar l'amante . Iflrin. Qt.efie voslre ragioni bamo alquanto del.verifi- mile ,ma dubito che non fia d venfimile d'^Aga- tone,il quale dice,che ha ddverifmile, che.poffd alcma volta auuenir cofa, che non babbia del vc- rifmile,alle quali rifpondo, e dico.chc done hd luo go l’efperien^a non occorronoaltre ragioni. Quan tiči fono che ardentementc amando , non folo non fono ravnati,mamortalmenteodiati*infclicitd '» cbe trappaffatuttc quelle, che in amor ft fopporta- no ',. Se ogni amato riamar douejfe,non fifentircb- bonotutti i Toeti di tutteleiingue lamentarfi,non. mnadelleloroDornecbe d’odmore. Furio. Tutti gh amanti banno l’immagini delle donntLj amate fcolpite ncl cuore , talcbe l’animo deli'a- mante, an^i 1’amantc ifieffo e quafi vno fpeccbio delt amato; eda qucfio nafte, che riconofcendo bamata fe defla ndVamante, eforga, cbe lo ridr mi(ohime)fe, noiamiamo vna tela,vn marmo , vn ligno, vn bron^o, ofimih , ouc (ia l’imagin.e.n.O' Bra, o dipinta, o fcolpita, qmnto maggmmenuij, arnermo vn cuore y & majfmamente vneuor gen Ule,in cui nonfinta,ma vera uediamo laftmbian- •ganojlraš Jftrin. Ter moflrar., cbe ogni amato non fta sfor^ato a riamar c , diceloStaginta, cbe qmndol' amante ama folo, quello ficbiama amor femplice ,emar- SE L’AMATO DEBBA AMARE. 17 to;E che quando ama accompagnato cjuello fi cbia Via amore cambieuole, & vino, e cbe ali’bor a. l’a~ manteuiuecoji dne vite ,per lequai parole cono- fciamo,che fipuo amarfolo , & accompagnato. E urio. Vam ar alcuno Kond altro , che m tone feflefio a feniedcjimo,e darfi adaltm,cioe aKamato-, Dun- quegli amanii nonfonodi lorproprij, ma de glin- rnati; r Dunque gli amati amano gli amanti, ne fi pub direin contrarb,perche ogriuno natmalmen- te ama,e tiene čare le cofe fue. 1 sir in. Quefta condinone SignorFurio paffatra l'ami- co,&l’amico.e nontra l’amante,e l’amata: E che fia vero trn l’amore * el'amicitia non cid altra dif ferenga,fe nori cbe Vvno non ri.cbiede l'amor cam- bicuole , & l'altm si , ndl amiatta bifognanecef- fariamente, cbe 1’rno amico ami l’altro ; ma neW amore quejianecej]i{dnon e necejfaria. Furio,. ]o vogtioconfemar qmnto V. S. dice, & ralle- grarmene infieme, conofcendo , cbe l'amore(cbej> bontd voHra na portatejnafce non dali’obli go,n on . daUaforga , ma daUa uojira volonta , e dallagcn- tilc 7 gza, a cui faro perpetuamente obligafo. Iflriv. Dall-i mia volonta , e dal vedro mento infieme e natofamormio,e 'credete, che, cuefia mtanobil fiamma viuerd ancora nelle cmeri mit , poiche la bella cagione, che l’accefefardfcmp,rcl’islcj]as. contrasto 28 CONTRASTO SOPRA il Medico,& il Leggifta. Arinna,& Arturo. Erin. TJ En trouato Signor Eccellente: ben trouato co- 13 lui 5 cbe d'altro non gioifce, cbc delta miferia rnia, e del mio male. jirtu. DigratiaSignora lafciatemi ftare ,cb’io perme v’ho tanto inf asi ulio,che fe voi hauefte lafebbre non vorreine anche toccarui ilpolfo . Erin.Quefto m importerebbe poco ,percbene trouerei de gli altri, cbe me lo toccberebbono: Ma 1'impor- tanga e, che della mia amorofa infermitdfolo voi Medico mio pietofopotetefaharmi. jLrtu. Se cosi e,voiper me farete fempre inferma. Erin. Maggior faflo, o maggior altcregTa uoi non po¬ trebe bauere quando ancora voifofte Leggifta, non che Medico. cArtu. Tfton so tantifafti , ne tante alteregge, Signor a, soben quefto, che fon piunobileejfendo Medico, che s’iofoJJi Leggifta. Erin. Megliofarebbeper me, che voifofte Leggifta, che forfe bauere fie pietd de' rriei tormenti. jLrtn. S’iofoJJi Leggifta vi condannarei alla morte,per- che non mi dejte piu mia . Erin. Si quand'io fojftreadimorte,e cheleleggi acib micondannajfero; Ma ritornando a quello che^> hauete detto intorno atfeffere come Medico piti nobile,che fe voifofte Leggifta, dicoui, cbe voi come intereftato portale quefla opinione: ma ch e DELMEDICOjEDEL LEGGISTA. alt ri con voi la porti,non lopojfo credere: ‘Terchc fe l anticbitd arguifce nobiltd, non e dubbio, che J M LcggiHa e piu nobilc dell' bauuto origine la legge, comefu creato il Mondo fu data la legge al Mare, alle Tempefte a i Ventil Subito pot, cbefu creato 1’buomo li fu data la leg¬ ge,vietandoli di guflarifrutti,cbe guslar non do- ueua, fotto pena della morte ; E tuttauia in quei tempi non baueua hauut’ origine la facoltd degli jtrtilli, non la Medicina, perebe non era ancora-> introdotta 1'infermitd , ne u'era bifogno di confer- uarfi in fanitd, non ejfendo all’hora di temer del contrario, baftandofoloper la conferuatione d’o- gni bene d’o[feruar la legge data: T^on faccuru meno dibifogno in quei tempi laFilofofia, perebe non era necejfario l’andar confiderando dalla cau fa alteffetto, ejfendo ogni cofa manifesla ali'h to¬ rno pr mo-, Dunque la fcien^a legale per l’anticbi¬ td delle leggi debbe ef er piti nobilc. '-^rtu. Toicbe noi fiamo entrati in difputa conuerra pur cb’io vi rifponda, e rifpondendouicluo vi ve- dapiu di quello cb'io non vorrci: ‘Rfcordateui Signora, cbe la cognitione delle cofe eterne e fem- prepiii nobilc di quella cbe conofcele corruttibi- le,per tento fonopmnobdilc cofeconofciutepcr- petue, di quelle , ebenonfeno perpetue: Opella facolt d, COST R A S T O ficoltd, che ragiona delle cofe eterne e dettafciett (i come anch'i Leggi sli confejfano di confiderar f niprecafiparticolari , ^Adunquela facoltd de gli ‘Artist: ipiunobile . Erin. La Medicina, & alt fe Srti fono nate dal difetto, c h dno veduto gli htiomini neti' humana natura; al qMlebdno cercdto difupplir artificiofuneme ;Et percibfidice,cbel’arteimita la natura,an^i fppli fce alfuo difetto: La Filofofiapoi e nata,perche ve dendogli huomini glieffetti,entrarono in meraui. gUa, & in defiderio difapernc le cagioni ; ende la facoltd de gli Ji 'Ušli e slata inuentione deglibuo mini,e quella de i Lcggifli degli alti lddfda i qm lifon venute le prime leggi,pero fegue che lafacol td de i Leggifli fia tantopiu eccellente, quanto fo¬ no piti degnigli altilddij deg.i huomini temra . s Artit. Se la Medicina e nata dal difetto, cbanno vedu¬ to gli huomini nell’humana natura, e le leggi fono State trouateper la nečejjirdde i cattiui, tanto che e quella, e quefle faranno inuentionideglihuomi- tii: ma fe il foggettcpmdegnofa ancora la facoltd ■piu degnaffi come e chiaro ; Ver che quella de gli Ar tiki ha materia piti degna,fegu a,cb'ella anco ra fia piu degna, ilchefara mamfeflo fe ve deremo di che cofa ella ragiona,e circa a chefiuerfaSfeL lo di che ragionano le Filofofie facnge propnifi- me delMcdico fi sd } cheetuttoil mondo, ilquah i natu - DEL MEDICO, E DEL LEGGT5TA. n ttMuralmente confiderato da.Ua matttral tiiofofia, cioe in ipianto mobile,opergeneratione,oper cor- 'rutticne-,0 per aligumcnto, c dimmutione, o per ai- t erationCiOpcr moto locale; Ter c id cofidcra la tut tura de i Cteli,circa alfejfemsffi lovore ar ca a i mo umdntiffia mentione degli Elemente delieioro mu tdtioniidimojlra come fe nefa il mifio.pcrfetio,di~ feorre eh ca le cofe anirnate d’anima ucgctatiua,co me lepiate;difenfuii!aeome de glLAnimali, d'ih- iellcttim come l'buomo,&piii oltre pafiandovd fino alla cogniticnede’ felici babitatori del Cielo . Etin. Ogittatem Sig. M.rturio>&confiderate cbeil dar le leg oi e atto di maggioranga, e modo difarfi co nofccrcpcr fuperiore , e la maggiordtvga arguifce potenca,e la potenca arguifce dign.it a. Jlrtu. Seperpotenga vale, voifarete fempre piu degna di mefiauendo di me maggiorpotenca. Erin. [osibauesle itoi tavto r,amalc>& buono intellet- to,cbepoteffepcnetrarla a pteno. \Artu. Ben che la natura mbabbia dotato d'ajfai buono &gagliardo intelletto naturalen non credoperbj | cb’eglipote{fe basi are a cosifattocffi.no. Erin. Etpero non uolete metterui ali'imprcfa>certo,efi- curo che ne rimar resi e abbattuto, & vinto: Met torniamoa noi ; SignorTrlediconon e dadubitare, che il bene uniuerfile e piu. eccellente del partico- lare t &che fe vnafacoltd ba per fine di conferua- "te il bene vniuerfdle, cccede indignita (jikllaj c ha per finedi conferuar il benepdrticolare ; ma. *dli fono le leggi , il fine delle quali e la conferua- tl °ne della ‘Republica, chei bene vniuerfale ; ti- fpetto ?i contrasto fpettoatia coferuatioue, cheviene dallafacoltd de gfi Artikli-,attefieheilMedicointroduce lafanitd in vnparticolare;E be che paia hitro d ur la in tutta la%epublica(eperoe dettohuomopublico)nondi- ■ meno fipub dire che 1’introduce inparticolare poi cheriguarda imediatamete il beneparticolare, e mediatamente il puhlico; male leggi riguardano imediatamete be puhlico, e mediatameteilpartico lare: Oltre di cio fi pub dire, che ilfine del Medico d beneparticolare,& incerto,effendoche non fana vniuerfalmete,& sepretma le leggi se pr e,& vni- uerfalmente conferuano, dunque fonopiu degne. ; tAnu. Duepartifono in noi, anima, e corpo, all’vna,& I ali'altra detle auali detla natura,quellamaggior perfettione che pub: ma fpeffo manca in tanto,ch' i di necejjhd adoperar 1’induslria humana, e per¬ fettione del corpo la fanita del corpo, & e per¬ fettione deU’anima, la fanita deli’anima. Sela natura da conueniente fanita naturale, bifogneu> cercar di conferuarla, & s’ella manca natural- meiite in qualcheparte, bifogna cercar di racqui- flarla,il che fifd con la Medicina,qualf verft cir ca il corpo humano in quanto, che pub mtrodurre, e conferuarlafunt d :la Filofofiapoi(checomeho dettoJepropria detla medicina, e' quella chedd capacitd ali'anima per meto dcllo fiudio,e 1'indu- cea difcacciariluitio, & introdurlavinit, la qual virtu e! vera fanita deli’anima, e confeguen- temente uera perfettione: Veggafi v n poco fe il leggi ti a e buonoafar queflo,laprima cofaegli non ha parte nella fanita del corpo ; Se dice , d'ha- uer- DELMEDICOjEDEL LEGGlSTA. 3J uerlct nell’anima gaBigando i vitij, io dico dino , percbe le leggi,benche fpaucntino,e benche diano punitione,nonpcrqueflofarmovirtucfo vnemimo maligno,& vitiofo,conciofiacke iaslcnerfi dal vi tiopertimore,non ft pubmai chiamarcvirtu,la facolta deli tsdrtifta dunque ivna medicina deli anima,e delcorpo, Hrin.Elafcie^a legale aneb’ efa c medicina delianima e delcorpo-.deli'anima difcacciadoilvitio, &in- troducedo la virtuperme^o della Filofofia ,fopra la qualeifondata;delcorpopreferuando le Cittii dalle ingiurie,dagli hcmicidp, edaaltri dani del corpo \Ma ceneludiamo Hnoftro duellare, dicedo, cbe cjuclla facolta epiu da effere appre?ggata,ch’e pmgioueuoleima tale e' la facolta del Leggjsta, tiu queeput degna\Et cb’ ella ftipiii gioueuole leggafi •Platone, ilquale dice eh'era da inf oder ai rnortali i amor delle leggi,e della giuflit ia,perciochc šepa legge non e r Republica alcuna, nepicciola cornpa- gnia d’buomm,ne ancorapicciola cafa,cbepojfcu> coferuarfv.St MarcoTitllio dice, cbe la legge e vn vincolo delle Citta,vnfondamento di libertd,~pru> fonte d’equitd,la mente,ianimo t ilconftglio, ilpa- rer della (jittd . Echc ficome i noflri corpi non pofono fen^a la. merite feruirfi delle membran, delfangue , e delialtrc parti , cosi l.i Cittd non pub feruirfi delle fue parti fenpa le leggi : Et chinonvede,cke fenpa le leggi, /’ audaciahu¬ mana anderebbe tantovagando, cbetragli ern- pij non farebbe ficura 1’innocenpa ? Ond’ e ne- cefario , cbe i pojfenti maligni ftano coiirettt c ' c dalle 34 CONTKASTO dalle leggi,come dafreni,e da ceppi diferroiMa- cando la ragion cinik,non e alcuno,chepoffa fape- re qy.alcofa fiafua, d qual d'altrui , quelloche s hči d’bauer dal Vadre,e quello,cbe s’habbia dalafciar a i figliuoli,& finalmente fenga le leggi neffunau, cofa rimarrebbe concordetrancimorrali, &poi non fapete,cbe i Medici conie inutili,angi dannofi fono fiati da certi Topoli difcacciati dalla fepu¬ hlica č tsirtu,Se i Medici fur ono gid difcacciati dalla fepubli- ca,come inutili, furono ancora ricbiamati con le¬ vo vtik , & honore comeprofitteuoli. Signoraso che voifapete,che la varietd d'alcuna cofa e indi - tio della fua imperfettionede leggi varianc , e Li_, fcienga dcgli.Antšlinon varia, dunqueperfetta i ijueiia , & imperfcttefoti quellc. Che la Jciengau, de gli jirtifiinon Varij,non oecorre dubitarc per- cbella e cognitione delle cofe eterne , fatta per m egi eterni,&per ragioni permanenti: la varie¬ td delle leggi fi vede chiariffma,poiche fecondo i Varij Impcratori le ifiejfe leggi Imperialifono fia¬ te derogate, e mulate , & l’ifiejfe tutto dl pergli fiatuti delle cittaparticolari fi veggono dimolto alterate. Si conofcc poi la varietd loro,fecondo Lij yarietd de ipopoli , e de i luoghi;onde fipuo fenga dubbio dire,ch''eltefiiano varie, &per confeguen- ga imperfette, rifpetro alla facoltd deli ’ Mnistru, ferma ccrta, & perfetta . Jim* Le leggi,benchevarijno, contenute ne ikro prin¬ cipi /, enelletoro regole, fino pero fimprel'ifiefio t & permanenti, cornel’oro,il qualc bcnche lam- DEL MEDICO,EDELLEGGISTA. rato diuerfamente, e pur fempre il medefmo oro: Trta dato, che la varietd ji a inditio d’imperfettio~ ne,chivaritipiu della Medicina,perciochcvaria- v.oimedicamenti fecondo ladiuerfitadelleccm- ple(jioni,dell etd,dei tempi,de i luoghi,edelleoc - cafionii ttirtu.Iomauuedo,che(]uejlo ragionamento nonbau - rebbecbedire,cofi d voinonmancherebbe che ri~ fpondere: Ter terminarlo dunque vi dico, che con tutto,che voifiate bella,gratiofa,& letterata non fona mai per ama rui. Erin.Voi no volete amarmi come quello, che godete del mio male,&- veramente, che non farejle Medico , quando che non godefie deli’ altrui male, poiche^j laltrui male,e voHroproprio bene:Ma ioprego il fielo,che matenga gli huomini, e ledonne fempre fini,gtr particolarmente in quesia ci,td, accioche voi nonpoffiateper 1'abbondanga deipoueriinfer mi arricchiruigiamai. tAnu.Btvoipojfiateefferfempremai tale, che neffuno vi debbaama/e. ErinSPiu tofio aeco^be indouino . C a 3 6 CONTRASTO COKTRASTO SOPRA lemortid’Amore. Eudofia,& Manlio. tud. C^Ignor Ttlanlio mi rallegro della uofira fanitd, e che non fiate morto, come publicamentc_j> fi diceua. ‘Man. Fupur troppovera lamiamorte, &ancora femi- uim mitrouc, an^iper dir meglio fono morto af- fatto. S ud. Voimifatevenirvogliadi ridere ,dicendo d’effer morto,poichc i morti non parlano, & non fi muo- v.ono,&voi pur tuttauia parlate, & vi mouete hora come pub Hare auesla vottra viucnte mor - te? Man. L’amante comincia d morire , ali'hora eh' egli co- mincia ad amare,poichel''animo fuo, nel fitopro- prio corpofi muore viuendo nel corpo d'altra per~ fonau). ' tud. 'Digratia andiamo adagio con ijuefii voflri ter¬ mini mor ib ondi, che fe benemi ricordo di quello c ho fentito dirc, mi pare, che qucfia voftra mor- te,che andate accennando, fia vna mortc dolce, e foaiuL-i. Man. Jlmore i chiamato dolce, amaro; efiendo l’ambre volontaria mortc, & come morte e cofa amarrL, ma come volontaria e dolce,&foaue,onde beniffi- mo diceHe Signora Eudofia. gud. Tanto,che voifiete morto in voišlefio, & viuetdj in akti di vita dolce,efoaue:felicc uoi,poi chaue- te DLELE MORTI D j AMORE: 37 te hauuto in fortc di morir cosi dolcemente, & fi- mile al Cigno,che muor cantando,comefi dtce. Man. Signora mia, la cofa nonfld come voi 1’andate de- fcriuedo,&perfcbergo raccontando t poicbe ame d interuenutapiii trtfla fciagnra. Eud. Comefarcbbca dire cbe ? "Man. Maore amando chiunque ama ,percbe il fuo pen- fiero dimenticadofe ftefio,folo nettaperfona ama- taft riuolge,& viue. Eud. Ogefla e non meno ridicoloft dcllaprima-.lo non ho mai vdito dire, cbe l’ huomo poffa dimeticarfeflef fo,ndmorendo viuerin altri come andate dicendo. Man. Se bene u andate infingendo dinon intendere, tut- tauia poicbe cosi vole te uandero agcttolando lcu> materia per farni in tutto, eper tutto capacedi cjaello, cbe non volete capire, bora attendete : fa¬ nt ant e cbe non penfa di fe, certamente non penft in fe, &pero tal animo non opera in fe medefimo , conciofta, cbe la principal operatione delt animo e il pen far e. Fad. Sc laprincipale operatione delt animo e ilpenfare t come dite, come nonpuo t animo penfar di fe flef- fofe il pen far e dfuapropria operatione? Man. Čolni,cbe rum opera in fe,non d in fe, per cbe quetle due cofe inftemc fi ragguaglianotpoickencne l'ef- ferefentpa t oper are,non operaalcuno doti eglinon d, e douunque egliopera iuid, adunquenon d m fe tanimo delt'amantepoicbe infenon opera: S egli non d mfe non viue ancora in fe medefimo-,chi non viue d morto, & pero d mor to qualunque ama, od egli viue in altri. y C 3 38 C O N T R A s T O Eud Cominciodpoco,dpocodcapirlaparte,nanoncapi- fcoil tutto. Man.Se vorrtte capirete ogni cofa. Eud.Si percbe nonfidd vacuo m "Natura; Ma prima che ad altra dicbiaratione fi venga, ditemi di gratii^t percbe vi chiamate voi morto affatto,&come fiete tuortoajfattoi^i me pare che il monre affatto fta_, (juando l’anima dal corpo fi diuide, e che il corpo ca - dauero rimane. ManVna fola e la mortc neti’amor reciproco ,ele rejfur- rcttiom fono due percbe cbi ama muore vrta voltom in se quando fi lajciarifufcita fubitonelhamata.u , tjuando l'amata lo riceue con ardente penfiero : I{ifi/fata ancora quand' egli nell’ amata final- mentefi riconofce , e non dubita di non efjer nama- to. Eud. Verquello, ch'io m’auuedo SignorManlio voi ar de¬ te d'amoroJ'o fuoco, per cio andate cofi minut amen- te d’amor trattando, c tanto pni lo čredo , quanto > che , nelprtncipio del noflro ragionarnento diceSlc.** ciierrauate morto affatto: ll che Je cofi e > voi ama- te d’amor femplice,percbe amor femplice fi dice effer quello quando l'antante mn e riamato',E ftando tn_. qnešlo termine noti viuendo in voi, non viuetenean co in *4cqua,n£ m Fuoco, ne in Terra, ne in corpo di brutto ammalc: mameghoJarebbeper voi, che vi- uefle nel fuoco come la Salam andr a, ehenell’ ardcn- ti fiamme fi conferua,<& viue . Man-Dunque non prima che bora Signora Eudofia vi fie¬ te auucduta deli’amor mio? Eud. Ogni altra cofa mifarei penfata in vofeccetto che paf ftone>& effettoamorofo. Ter- DELLE MORI I D’AMOR E. 39 Man- Tercbc Signora nonfon’ioperjona che merita d’ejjer an/ata? Eud. r b{qn dico mcontra: m a dico dene che il vero ovjctto d’amorefie la belle^a,equeSiobaSii. Man. Voim offendete con la conjequen r ^a. & hauete il tor to , percbe quando 10 mn meriti d'ejfer amato per lellczga , merito almenoperhauer faputoelegger f er fona degna d efier ant at a per gr at ta > eptr belca - Eud. E cbi e quefla Signora cotantobella, gratiofa, e co- tanto auuenturata s? Man. Voi fietequella : febene fingete dinon auuederui deli’umor mio. Eud.S’iofonquellacbevoiamate,inconfermatione diqud to hauete dctta,voi fietc morto ajfatto,poiche nonui~ nete m me.ne m niun'altra cofa. Ma.n.M’aJJicurate voi di qtte£lo i čud ve ne afficuro, & ve ne accerto. Man. Se cofi e come voi dtte > 10 pojjo giuftamente chia- marui ladra, mtcidiale, & facrdcga : ladraperche mbauete raptta ianitna, mtcidiale > penin m'ha- uete morto non riamandorm , & facrdcga perthe haueteprofanata la legged’ Jmore,la quale vuole che ogni antante riatnar fidebba , & come rea di mortedoure§leeffer di tre morti condennata > & morta. Eud. Qne§lo non dich’io:Ma s'io uiriamajfuche ne fegui- rebbe . Man. Che ne fevitirehbe? ne feguirebbe la mia vita, awn vna doppia vita , eflenda auesla reflitutione mol- to debita nel render 1’amma d chi la ft tolfe > & poem dne ; O felicijjimamorte >alla quale feg u t~ C & ad altri, e fc non lafcia, & non abbandona: O ineSlimabilc-*> guadagno, quando duo m tal modo vno diuengo- no , chs ciafcheduno de i duo pervn folo dmenta duo,e comc raddoppiato čolni, cbe vna vita ha~ ucua intercedente vna morte bdgiddue vite-, im~ peroche colui ; cbe fendo vna volta morto, due volte riforge,fenga dubhioper vna vita due vite>&po je vno,duoferacquisla. Taid ■ E s’io non vi riamajji cbe n'ammebbe ? Alan. K[efeguirebbe ( nondirola morte amorofa narra - ta) ma realmente la mia morte: vna morte difpe- rata , angi vna doppiamorte,percbe difperatamen- te vccideniomijVcciderei in vniflejfa tempo > e l’a- nima, & tl corpo infieme • Etui Et s'io vitcne/Ji fofpsfo,& in farje, cbe partito prcndersfte voi ? Man. Fiuerei con fperanga d’ejjer da voi col tempo ri- amato, poicbeta fperanga gli antanti gta rnai non abbandona , fperando cbeVamor no sir o debba ef- Jercambieuole, 6 per gli afaendenti ,bper i Tiane ti benigni oper li Gemj, oper le complejjione tradi noifimdi, e concordi. Eud Drsti perterminar(jueflonoftroragionamento, & per mantenerui in qualcbe fperanga > non e Ge n > do di domito, cbe in vn [ubito io mi rijolua, &■ all’impromfo d’amarui, o di non amarm , dicoui cbe in qneflo mentre, cbe voi anderete trouando la veritd di quesh voflre platomche opcnioni t cbe io parimnte anderc penjdndo fe debbo amar- tii,onb> T{on a DELLE M O RTI D’AMO RE. Man. 7s(on occorrerd, che voi mettiate in dubbio quelle cofe,che ci sfor^erano ad arnarci cambicuolmete. £ud f Signor Manilo, iCPianeti inclinano ,manon sfor- ?ano. Man. Se non vi sforgcranno, vi sfor^erb io. j Sud. Mene rido ,perch’e pajfato il tempo de i Taladini, & voi non (tete vno di quclli. amoroso contrasto Poprale arini,c Je Jetcere. Corinna, & Aleifandro. Corin. T> En trouato Sign. Capitano JLlefandro: il cut JD vdore auampa il vdore di qucl Magno, del qude degnamenteportate il nome. *Alef. 'Ben venuta Sig. Corinna, la eni fapienga fliper a il fapere di quella famofa Greca, della qualemeri- tamente porta il nome. Corin. Frfsiopur tale, che vorrei col mio fapere , e col mio feriuere renderui immonale. Mef.Io vi ringratio,Signor a,raa fenola,che roi durafte queftafatica,fono digiapiu che humano, angifat to immortale, effendo come io fono Capitano d’ef- fercito di foldatiapiede,& a cauallo. Corin, ZJeramente grandec la dignitd dclfoldato,maa me pare, che maggiorefa quella del letterato. nsflef. Signor a,voi kanetefinislra opinione: Sono i lette- vati quelli,che non fono cosi degnicome ifoldati » perche l’armi (come fi s d) fono piii antiche delit-* lettere', E feper iantichitd, queUe cofe che fono piti 4i CONTR ASTO fin anticke,fono infieme piči nabili, l’ jlrmifurom ritrouateprima , chefojfe ere at o ihuomo, c le let - C teredopb,dunquej % Armi fono piu degne, & per confeguervca piu degno il Capitano del Dot tore. farm- Hor (juejlo non dicljio ; maji bene , che l’armi cc~ dono alle lettere, come a quelle che fono d’ejfe pili degne; la vera nobiltd e quella che derriua dalla virtu,laquale s’acquiftaperle lettere, e non per * la militia , chehd filamente per fine lavittoriru piena difangue , di rouine , edimorti, <& m ci¬ tre Ihuomo nafce con molte imperfettioni , al¬ le quali nmediano le lettere , enonl'armi, dun- que le lettere debbono ejfer piti appreTpgate dal- ( 1'hmmo, \Alef. jarmi furorn ritrouate in Cielo,e le lettere in ter- ra, dunquefino deli'armi piu nobili. Corin. jLdago Signor japitano;mettiamo la contefa no - sira in termine,&poi vi diremo jopra; Trla bifi- gnaprima, che oecorra aleunpatto (come oecorfe tra l\odomome, dr Ifabella) tra di noi, accioche 5 ’io perdo mi tocchi a fiar di fotto, dr a voi di jo¬ pra come Vincente. i/ilef. Che pattihanno da ejfer queHi? Et intorno a che materia hanno da verfare b Carin. / patti fono quefii che s'io uiprouero, che le lette¬ re fieno piu degne deli’armi, che voi fiate in obligo d’amarmi, oue m’odiate . ,Jlef Sfe voi non me loprouate, che fara poi di voi ? Corin. Opello, chepiacerd al mio Signor Capitano: il quale tiene affoluto imperofopra di me. n/llefi larga cortefia e la voflra; alla qualenon voglio ejfer DELL’ARMI, ET LETTERE. 45 effer ingrato , cominciate dunquaj >. Zorin. vna cofaperfetta confijle nel mn hauer bifogno di cofa alcuna: tarmi non hanno bifogno delle lette¬ re , ma le lettere deltami per acquiflo delle hore otiofe dcllo fludio,&per conferuatione di quelle , adunque fono inferiori altarmi. 1 Zorin. JI fommo bene sacquifla per lo fapere , il faper s'acquitlaper le lettere , e nonper tarmi , dunque le lettere fono deltami piu degne. *Alef Le cofe natur ali fono piu degne deltartificiofe , e non <0 CONTRAS TO riofoloperche procedonol’antichitd, di tempo, met ancorapercbefonoguidate dali'intelligenga della natura, la quale ha pcr coftume di non errar mai : Uora farmi fono naturah, & queflo Ji vede ne gli n,Anirnali bruti, iqualiper lopiit nafcono ar m ati-, chi di denti.chidi roslro,chi di artigli, chi di cuo- io, chi difquame, chi di veleno, efinalmente chi d'vna cofa,e chi d'vn’altra,e le lettere fono artiji- ciofc,dunque farmipreuagliono alte lettere. Corl Io ho scpreudito dire,cheno ilfoldato,ma illette - rato c quello che domina le Jlelle,ilche ci dimostra la maggiordga,che tegono le lettere fopra farmi. csflcf.CoUei comincia afarmitoccarle corde dello Jlec cato;ondc bifogna rine alga rla gaglia rdamete, & ahbatterla: Pocogiouerebbcailetteratiildrit- to,egiuflomodo delle leggi,felafpadanonlo fa •* cefeoferuare : Ligurgo grandijjimo legislatore dijfe non ejler cofa piu vtile alla l\epuhlic a dellaj Militia,&per qflo eglifaceua ejfercitargli Spar - tani in quesla nobilijfma arte , ondepoi ft feppero difendere dali' innumerabileejfercito di Xerfe. Carin. Queflo Capitano č huomo fone, robufto,gaghar~ do,e di buon neruo, ondc dur ero fat ic a a refišlerle ■ contra, pure con tutto cio mi da tanimo divin - cerlo, e di ftraccarlo: rchita Tarentino dice, che la fapienga e tra tutte le cofe humane la piti eccellente , & clfella e appunto come il veder tra tfcnfi, nelf.inima la mente, e tra le flclle il Sole, & c .Platone difft, che folo f huomofapientaj dotteua reggere, egouernar le and, e di piu dice, che non po fono ejfirfelici quelle cittd, done l' huo¬ mo DELL’AR MI, ET LETTERE. 4* mo fapientenon fignoreggia , el'arte dellaguerra non folo noti ha parte nell’humana felicitd, mapiu to Ho d contrana a quclla. Mef Točila famofa cittd di l\oma fu dall’Oracolo d’- J.poline, eletto Curtio valoro/ijjimo Caualiero per Ubcrar la Vatna dalla vo ragine, & pure in quel tempo fioriuano infiniti huomini eccellentijfimi nclla profejfion delle lettere , attefo che Vitago- ra, e J^uma Tompilio vi haueuano fparfa la loro dcgna filofofia: la degnita deli'armi fi puo cono- Jccre, fenondaaltro,almenodaqucfto, chcgli jLntichi tanto giuditicfi nonvollcro lafciarlafen- ? a qualcbeparticclare bonore-.ondccleflero Mar¬ te , e Bcllona per loro Trotettori, nefi troua che le lettere habbianogiammai hauute qucfie preroga.*- tiue : čredo Sign. chehormai cominciereteadar- renderui. ' Corht. lo non niarrendero mai, ma toccherd bene a voi 'a piegar l’e/dftAlefQuella profeffione epiii eccdkntc, cbealfuopro - fejlore acquijia titohpin eccellenti; V no che atten da alle lettere per moltofludio, che vifacciafe no Caddottora non acqmjlatitolo aleuno, &fefi addot- m 1 Hfljf l 46 CONTRASTO addottora accjuifta nome dflccellente, e fe publi- camente fegueleggendo alettura principalerna tjuantitd d'anni, accjuifta nome dllluftre, & que- člo e il maggiortitolo del letterato; Trla ilprofeffor della militia acquijla fubito nome di flrenuo, et se foldato apicdi,cbe c il men degnogrado della mi¬ litia in dieciannifi fanabile,&sehuomod'arme in merur.jLd m Capitano, o Colonello dfhuomini d’ (trme fi da. dellllluftre,et aun Generale da Tvlare, odaTerra fi dadell'Eccellentiffmo: onde fono piu eccelleti tar mi delle lettere,concludcr,ui di- co, che tdtopiuvaglino farmi delle lettere, qudto piuvagliono ifatti delle parole: Signora miapa- rate ben con la rotira RgteUa qucsla imbroccata. Corin. La mia Hotellagh rinturra la punta fenfaltro: Opelle cofe fono piuperfette, che da cofepiuperfet te efiercitate fono, farmi s'efiercitano per mcggd del corpo,ele lettere per mego della mente,la qua - le e cbiamata diuina,perch’i diuifa da queflifenfii; Dunque farmi fono inferiori alle lettere, e quelle cofe, che fifanno con lunghegpga d i tempo fono piu dcgne di quelle, che fifanno in breue fpatio ; 'hipi uedtamo per ifperien^a, che inz>n’horafifanno ce to faualieri,& afarvn Dottore bifogna dur ar f a- tiča ctnquc,fei,&pid anni, &per cocluder ri di- co,che fi come 1'anima informa il corpo,cofi le let¬ tere informano tanima: E quell’anima cVepriua dtfcien^a.fi puo dire che fiapriua di forma . vSllefi Ouetla notlra queftione i alta, e difficile , effendo farmi,e le lettere dueprofeffionicofi nobili,& ec- cellenti, che difficilmente fi puo giudicare a cuifi debbc DELL‘ARMI, ET LETTERE, 47 debbe la vittrice palma delPhonare, coticiofta cbe per Parmi fi difendono, & samplificano le Citta- di , & i Eegni, &per le lettere fi gouernano , e Ji , Conferuano , e tatito Pvna profejjione ha bifogno delPaltra, cbe Ivnajen^apatira e (Perc it ar non fi pnogiuPlamente , ePaltra fen^a l'vna mantencr non fi pub ficuramente. Con«, ^llafe Signor Capitano,chevoicomiticiate ale- nare,a diuentarpigro, c lento nel menar delle ma¬ ni , & 10 alPincontro mi fetuo piu frefca , &pifr gagliarda nel fine,che nclprincipio: Tfo,nbdicia- mopure che fe tutti glihuomini del mondo fofiero letterati, non vi farebbe dibifognone d'ar m e, ne di valore: Ttl.ife tuttifofferofoldati, e nonhauef- fero ildritto, c giuflomodo digueneggiare, nonfi fmircbbonomai Pingiurie, <&■ iltutto anderebbe in conqua(fo: Sono cagiotie le lettere chefifugga ilvitio, e s’abbracci la vinu, ches’introduca la fcienga, e (i difcacci la ignoranZa dalPmtelletto nošlro;il che non pub fare niun’altra cofa', Onde ne fegue,che fieriopiu degne di che ftfia; E ceno con ragione; Terche le lettere fono quellc, che c'infc- gnano a difcacciar Pinfcrmita da i corpi, & con- feruar la fanitd, comcfi contraPli,& Vinca lafor- tuna, gli accidenti del mondo, e quello che piu im- porta le proprie pajfioni : oltredi cib le lettere fono piu necejfarie, c piu vtili alPhuomo delParmi , e nonfolo giouanoai beneparticolare,ma alP-pni- iterfale . Il che i in Vinu delle leggi, le qualigio- uano a tutto il mondo, & non offendono alcuno s eParmefepurgiouano ,giouano ad vn foloPPren- cipe j 48 CONTRASTO cipe, o ad vrt fol popolo, & cionon pojfcnofar feti¬ ša ojfender moki ; a tale cbe concluderfipuo, che fendo la vittoria dalla parte dc letterati, che con- feguentemente toccherd a voi Sig. fapitano(sl<ši- do ne i petti) ad amarni. %Alef. Signora (orinna io no vogliofar torto,ne olivna, ne ali altra honoratijjimaprofejjione, le c/uali (co~ me dian^i dijji) hannolvno deli’altra bifogno , nonpotendofi l’vna fenolal'altra mantenere, & perche la noflra queflione rimane del pari,mi con- tento d’'amarni,accioche del pari vadano gli amo- rinoftri,&che pari ftcnoipiaceri,idiletti, cgli amorofi contenti. (Prin. St cofifacendo, come migioua di crcdere ,farete infieme ojferuator de i pattifatti ir a di noi. tAlef. La voflra belle?ga\a noflra grada,et il uoflro al¬ fo fapere banno for^a di farmi voftro fen^altri patti. AMOROSO CONTRASTO fopra la febre amorofa. ESiotima, & Amilcare. t>iot. ^"llgnor tsdmilcarofi conofcc bene, che la febre vhct mal concio, poiche non hauctepm il folito colore nel vifo . zAmih Le febri mie fono Hat e molte, e diuerfe, <& c mal commune,poiche ognimo i fottopoflo aque- Sla infermitd; ciafcuno ne fcnte lecceffo crudele,o piu temper ato ,feeondo che gli humori albergano ne i nofiri corpi, & fecondo che ilfangue caldo , DELLA FEBRE AMOROSA. 4$ vfreddo sagita, 6 fi ripofa in noide cuifebre mi. fare che habbiano grandiffima conformita ccn le febri d' f befa- yz C O N T R A S T O no volnbilfiche hano lafranchigia in frontne che difalfo sebiante farno ricoprir le Ion fintioni, dr quefit tali hannc lafe bre terjana d’amore, iquali fbtto da ejfa tormetati tanto qudto 1'oggctto che a~ mano fe la rapprefcnta inanyi,drfouente perfpaf- fo,&per d ilettofifingono appajjionati antanti. Diot.(osi cred’io che fiate vsi Sig. ^Amilcare,potchc fa- pete cofi benparlare,& cofi benfingere:Hora ue- niamoallafebre continua d’amore, drpoi vi dirb Vanimo mio. jtmih fihelli poi che fono accefi d’vn' ardente calore, chenon in fronte fentono, ma fi bene nelcuore lamorofo ardore, cheamando non amano nella lo - ro giouane^a, perdendo male accorti il loro piit fano intelletto, quelli dico hanno la febre cotinua, doue 1'ecceffiuo ardoregiamai non minutfce, an- 37 fcmprefono infuocofil cvtiardore sfamila negli occhi , drli conduce a mortc: Qiiešla incurabile malatia non gliabbandonamai, amSdofoloquel- lo,cbelitormenta, cibandofi d’incerta fpcran^a, gloriandofi per tutto di cofi fi rana , dr auuenmo- fiforte; (lajfo cofi fonio) il dolore , che m hanno fatto i vofiri bellijjimi occhi,e cofi duro,c cofifor- te-,dr cofi g raite e' la miapena, dr il miofuoco cofi ardente, del quale amore mabbruccia, che d'vna febre continua in breue tempo deuro finir la mife- rabtl pita. Diot. Tanto, chevoifiete ancorainfemo di febre con- tvtua. iAmil. Con e $ignora,foloper miafierafiuentura, chc_> i'io fojfe amrnalatodi febre terjana potret fpe~ 1 rare e BELLA FEBRE AMOROSA. S3 tare conlongbe^adi tempo fentirla men graue , Ma la fua forga rabbioja non Ji vedra mat mode- tare,ma piu tošio tl tempo 1’anderd accrefcendo » C ir il tempo, cbe tntto din or a, e tutto f range, vd jempre sfov%ando 1’amor mio ad ejjerc immuta. bile, s’ella foffe febre quartana , e cbeper auuen- turarfi, d’amar in altra parteio mi poteffi guar- dare dalla mia propinqua morte > mi potret porre a firmi imprefa, & pcr nemila fiamma, comed’- ajji ft trahe cbiodo con chiodo, fpegner fimiiiru cendto , e liberarmi dal prejente male : Ma cbe migmerebbe jimtl imprefa■, poichefpe/Jo parago- no i V o fin begltoCcbi, t voflri Jaggi difcprfi , la vo- Jlra fingolar belleggui,alle belle^e ch’io vedo, &■ cofi paragonando 1’imperfetto alperfetto > dinengo comemorto allo fplendor del voilro vago vijo, & JoncoJlretto ad amarui : Cofi voi Jolafiete d para- difodelmio cuorc ,l’Idola della mia vita, tl Diode mieipenjieri , la cbiaregga de gli occhi miei , lo fcettro delit mie mani, il fole del mio cielo , deklo ddiamor mio,la facella delle mie fiamme,l’og~ getto de miei defiri, lofpeccbio dellamrna mia, tir cofi felicemente amandoui, fdicijjimo jam il mio tnonre. biot. signor jln.dcare bora ch’io conofcoil voflro ma¬ le , tir qu»l forte di febre amorofa vi tormenta, e cbe d me chiedete nmedio alla voftra infermitd » datemi tanto tempo, cb’iopoJJa far difiiljare altane cofe d tal bijogno douute, acciocbe voi pojjiate fare vnabuona purga. 'rfmil. Signora Diotmafate cbe gli ingredienti de miei penjierifianopoSlineUa bocca della vojlra pieta, *che paffiamoper Imbicco deli'amer mio,acctoche 3 leparth 54 CONTRASTO lepartifi ri&uckinoaltutte[enecauivn'£le- fnento elerhentato , -r na quintatffenga & vtifuc- codolce ,efoaue, cbemiconfoli, & fant dtqueRa aniorofii febre contimia , & fopra tuttoguardate d non darlt il fuoco tanto gogltardo, cbe la bocciru* criph <& tl reaptente voda mpeggi , cbe il lambic- cos’tmbrattitutto. Diot. Il fuoco far d ten, pr,at o -rt modo tale , cbe V pera venirdperfetta,& con quesio vi bacio le mani . \Amil. Senator diV.S. AMOROSO CONTRASTO fopra ilcambio dclf Anime* Curioj&Nicoftrata. Curio C Ignora 'N.icoHrata, Signora> epadrona delU C? piti nobilparte cbe alberga m me,angj di queU laparte cbe alberga in voi, con nobile ftambio del - Vanima voRra , cbe alberga m me; Ditemimcor * tefia-', bora cbe l’anime noftre batino cambiato ab- bergo , c cbe ognimo £ fuora di cafa fua > cbe edel- Vamnta mia, cbe nella voli ra čafa alberga, e fog - giorndž "JSlfc- 1'tfteffa dimanda fo anch’io d Voflra Signoria Si- gnorUtriO- V ’°* ^ Curid- Vanima voRra nelpicbiolonflretto dtlla cdfadel - lo fpirito nno alberga, & Joggiorna. jgje. OpeRo vofh o riRretto, c modo di parlare genera in me cobfuftone > poicbe ndn v’mttn'do ; Fjcor~ dandem cb‘io non fono. Dioiima Sdierdotefla gte- , ca; DELCAMBIODELL’ANIME. <{$ Ca J la quale odpirata da furor dimno > trouando Socrate Fdojofo,datoin tuno per tutto all’ainorC^-, U dichkro cbecofa fofie quell'ardente defideria: E per qual via fi poffa cader nel fommo male, e per qual viafahre al Jomtnobene: pero par late piu chia- r ejce l’anima,&ejcelo fpinto. Isjic. Comintio d pcco, d poco a capire, & intendere (juefle dolet trarfiutationi detianime innamorate ' HorafeCanimefonoejuelle che informano i corpi t io verigo con voi d farvn grandijjimo guadagbo* poicbe di donna, clfio era Jono huorno dnieniaia nello fcambidr deli’anifne, & voi ficte diuentato Donna per 1’ifleJJa cagione, ond’io nonpm 7S[tccftra' ta, ma Curiofono , & voi non piu Curio, tria TSpfeo- Hrata ficte. Curio: is vero Signora: rnadV-S. matica quello chc fd Crntd efjer Curio. " • > 'Hic.Facaam&puCfenola <]uello,poub’egh mn ha parter neti' amor nohro. Curio. Come cb’evli mn v’ha part c, ariff (bed me pare, 'che irfMfbfajl tutto e quello r o M D ep che T CONTRASTO cbeddperfettioneall’operad’amore. j I Nje. *A me pare, cbe imorno dpuefta. trasformatioru l’op- '' penione del Filofofo fiad Laitarrga : la quale e cbe 1’amante cerca di trasferirfinella c oj a amata,mi- * tandgla nage šli, e nelle parole, laonde pare cbe 1 donna duienu per v/dr geili,e parole feminili, & al - la doma pare cbe anuenga l’isleJJo',ma cbe realrnen • tepojjhio i corpi luno nelFaltro trasfocmarfi non fi ti-auerd mai\ Car 10. Come cbe non pno cjjere come bora faccia mo nohfpendendo d tempo in parole, enelnmirarfi Vvn l’altro. Curio. lo Vmtendo S igr, or a NjcoSlrata : meglio fa¬ ra dunqne, che o gnano dt nor rimanga con l’a - nima, con lo/pinto, ecolcorpojuo, acciochc megliofi poffa jodafore dgh amorofi tiosln defi - derij- .,.i; Nje. Meglio [arapercerto. ) Curie. Cbe Slmno dunque d fare? ^4 cbe fi tar da f entria- m DEL CAMBIO DELL’ANIMČ. 5J mo hormai nell‘amorofo certame ._•. TN lic. Magio Signor Curio,per che io non Nintendo come lintendetevoi . Curio. E come l'intendete Signora ? lije. Hora lo faperete: Chiara cofa e Signor Curio, & >j per uy edia , s'in¬ či lču> 'altro ipale lloco DELL A COME Dl A. 6t otie fuccedano le cofe appartencntialla principalc anione. irfiLSi cottofečbene, che ilSignorDiomede intende be- niljmo , epoffiedetutta 1’artepoetica , poiche cofi dottamente ne trati a,e ragiona , e'forfe che a qne - Ji’ horadebbe hauer allaftampa qualche cofa de- gna delfuonobile ingegno. biom. E'vero Sign. & corr.egli altri ferittorifatmovd cercando la via pitifacile , &piii nobile per gion- ger in Tarnafo,& accoftar le labbra a quelU fan- te tanto dolce,efoaue per travmi 1’amorofafetc. Šrfil. LamaggiorpartedeiTocti cercam quešlo t <& come Ji fuoldire , il verace Toeta efemprc antan¬ te-, la onde mi pare che la confegucnza čada anco - rafopradivoi. biomJo no uoglionegar (Pejfer amdte-.ma amate fuetu- rato,percbe quatopm mamicim j> bere a quejkt fante da me tdtoamata,e defiderata, t Stopiti ella fi va da me allotanado, la onde rimango infalicif- fimc Tantalo arfo, & abbrucciato d'amorofa fete. £rfil. Tentate, tentate Stgnor Diomede come gli altri ‘Poeti farno, o colpoema comico, o col tragico , e l con 1'heroico componendo,far che qucšia bramata fanlegettipervoi qnalchefoaue stilla d'acquapev rinfrefcarui Camorofzarfura . hiom. lo voleua tra 1’altre mie compofitioni comporre ancora vna comedia , & intitolarla l'Erfilia dal notne voSlro effendo voi laperfonaprincipaledel- 1’amorofa miafauola: fopra della quale doueua-* cadere la Teripctia, o tramutamento y ela fa^co- gnitione dcllamor mio . 61 CONTRASTO £rfil. Buon penfiero era ilvoflro, poiche la comedia mn fi difcosla da preceni della Tragedia,con la quale elU moke cofe ba conmnh come la rapprefenatio- nc,con tutto il resio deli’apparato,il “Rimo,e l'ar- mmia,il tempo limit ato, la fauola dtamrnaticajl vcrifmile, la ricognitione,& H riuplgimertto; Hen.cbe ncll attione,ne i pcrfonaggi,ne i c odurni,e nella dittionefia da lei molto dijjitntle, ma come la ■poletu uoi fcriuere in profa , o pure in verfi i Diom. lo voleua bauer la mira aUa fauola, cb’e l’anima principaledcl Toema,perche lofcrmrla m pro¬ fa , o in verfi tpttefiopoco intportaua : m a e ben ve¬ ro , cbe per leuar il tedioagli afcoltanti da onella eantinela del verfo, 1’haurci corr.pofta in profa per ejferpiii accommodataaltoreccbie de i recitirati, e de gli afcoltatori, &perche piti gr ata farebbe fiata 1'amorofa mia fauola. Erfil. Si come la comedia debbe effer tutta fauola nulla prendedo dalTHifloria, cof čredo, cbe fauolofo fia 1’amoruoftro , poiche nullapiglia dalueroila Tra- gedia per lo piti fi caua dall'Hiftoria(torne fitpete) prendendo ancora alcuni nomi dali’Hifloriajtomi Veri,efopra tutto de i piti principaliptrfonaggitji tal cbe per fignificar megli o L’amor uofiro megha farebbe ftato compoi re vna Tragedia, cbe ne ha - uercslc acqmsiaio ancora maggior honore. Diom. No> r,bSignora,ilcomporre ma comedia,ebe fia buona non e cofi facile come la perfima fi črede,& il Toeta.che la copone debbe fare come fa il Vit - tore ( cbe vien nomato ‘■'Poeta mutoJ il quale pri¬ im abbozga la figura , cb’egli intende difare,poi DELL A COMEDIA; <5j fa quella perfetta, dandole i lineamenti con i cola¬ mi , cofi il ‘Toeta prima debbe formar la fauok, e foi a ddati u ric i cofiimi,cbe la fanno perfetta : cosi 10 nelfamer mio, che fi puo d ir e ancora abhoTggd- to, vo cercando con i colori dclk mkfcde, e della mia fpcran^a daril iveri lineamenti perrgnderb pit) perfetta, . ^fi-Uvoler coporre queftavofira amorofa comedia tti bifogna aggiogere ancora dimolti Epifodif,/iqm- 11 m crepo,ebe fatebbono fiati qlli antanti, che vo) I haiicrefie hauoti per cocorrcnti nel vosiro umore , biom. 1'Epifodio nella Tragedi#, e mila comedta sin~ tende quell’attio»e, chefi aggiunge alla principa- leattioneper aiutarla ad hauerla fua grandeg^a conucncuole, che drmottri la 'natura delfatto cbe fi propone di feri »er e fin che figionge alla tramu - tatione,& al fuofine: iFhiuatendo babbia la fuagrandegTgi conueneuole (comehodetto) fia maranighofammtc mtrecciata dl Teripctia : di riconofcimento ajfettuofa,& non Epifodica-.atale epe neti’amorofa mia fauolanon occorreuano Epi fodij dkmanti concorrcnti, e riuali ndtamor mio > comehauete detto. &fil. Foi voleui, che k vofra amorofa fauok, c omeji, ncerca, haueffe ilpnncipio trouagliato, il mcgjo turbulenco,& ilfine lieto, e giocondo,fcnga orna- meriti , efenga altri Spifcdjj . ale era k mia intentione. r fil. Foi fapete Signor Diomede , che la comedia fino alk tramutatione, c fcicglimento fuo Juolfempre e ffer plena dimolti affanni, etratiagli , che la fan¬ tin <*4 CONTRASTO no affettuofa molto; ( benche non habbia queU' at* tr očita infe,che ha la Tragedia) per tanto f ippor~ tate conpatien^a quesli ajfanni, e trauagli delia- morvoStro,li quali faranno molto pik affettuofo 1’amor voftro , e degno, & per confeguenza P™ perfetto, & pik meriteuoledi ricompenfa. Z)iont.lo w’era apparecchiatoa dir de i cofiumi detla eomedia, deUafentenza, e della dittione : mapot- ch’io mamtedo, cfleroprad’*Aragne, mi quietero a quešle vofire vltime parole ,fperando di ridur- rea buon termine que$la mia amorofa eomedia intitolata 1’innamorata Erfilia. Srfil. intitolatelapurelo fuenturatoTDiomede, cbefari meglio, • AMOROSO CONTRASTO fopra il fafeino de g! i occhi. Pompeio,& Artemida. r Pont.^' Igndra Jlrtemifia con tutto ch'io Jappia che D voi mi habbiate rubata ianima, e che m’bab* biatc morto, con tutto c ib fono sforzato ad aniar- tn,e d’accoflarmi fempre a voi , Ojficio contrario a quello,chefi debbe : Voi doure - fleejkr fdegnatomeco , eportarmi odio mor tale per hauemC-ome ditejrubata l'aniraa,e dat a mor te;Ma vifcufo,perchevoi nonfapete qudlo,che vi Alte,ne quello che vi fate. Tomp.Jo so quello,cbe dico,w quello cbefo,&sb difar bcnc amando voi, ebe tanto meritate d'ejfir ama- .ta, DEL FASCINO DEGL’OCCHT. ;d c er c and o fe Jieffo fuori difc mcdejimo, eche fi v d accojlando a colei, cbelhd rabat o per veder di liberarfi daquellaprigione, ou'egli vate imprigionato : Voi voneliecol vojlro dire di- florui daliamor mio, nta non fapeic trouarui lru> Urada. P °mp.Oqnefionon dich'io Sig.iArtemifia. "trte. Signor Vompeo io intendo beniffimo rji: dl o che^s voi non fapcte dire , cioe voi non vorrelieamare , per cbe non vorrefte languire , & ancora non vor- resie non amare, percbe giudicatedi feruire a belleg^a, cbe vi fene perfcala ali imagine detle cofe c delil , a tale, cbe voi fiete vn' ajtuto plato- nico. Vomp. L’amore(come vttole il Filoffo) piglia original dalvederedlvedere epofiornmego tra la meme, & il tatto; e di qui fempre nafce, cbeianima del - tamante Ji dilira.be, &bora in sil, & bora in giih, fcambkuolrnente fi getta ; Hora forge alla cupi- ditd deltoccare,&bora hrama, borivna,& bor ialtra belleg^a ; E quando auuiene, cbe danima da raggio di fmgolar bellecpga rimdgaferita ;fu~ bito ia.ma.nte ricorreal refrigcrio, &• alla rnedi- cina;comc interuiene a me,che fendo daha volita vnica beltdferito, ricorro a voiper medicina, & refrigcrio. e/irte, Iq non fon Medica da purgann- E Se 66 CONTRASTO Tomp. Se non fiete Medica ftete Maga, & hauetcforga magica in voi. „4rte. S’to fon Maga,voi fiete Sofifla,c come tale fiete ac ciecato dalla nebbia d’amore. pigliatele cofefal - fe per le vere, mentre cbe voi vi Jlimate efier piii bello, piti acuto,epiii buono, cbe voi non fiete , (jr anco avoimedefimo contradite per la violengaj . d’dmore, imperoche altro configlia la ragione, & altro tl fenfo. Tomp. S’io fon Sofitla come dite, io dico cbe fen £ altro voi fiete Maga,che con opera magica tirate livna cofa ali’altra per fimilitudine di natura, onde ne nafcc tl comune tiramento nomato amore,&for- gamagicas. vdrte. Secondo il mioparere voi fiete ilMago,poiche a voi sla il tiramento magico-.ma dubito cbe voi non •pogliatepigliarui quefia imprefa, perebe non ui debbe dar tanimo di tir ar la cofa per fimilitudine di natura. Tomp.Mila prema fi fcorticano gli M fini. ustne. Epcrcid noiuorrette uenire alla proua ,ma non ne fara altro. Tomp . Infomma fe uoi non fiete Maga , kanete fen•f al¬ tro il Fafcino negli occhi, Gr ajfafcinate con lo fguardo cbiunque ui mira, come hauete affafcina- to, & ammaliato me . jlrte.Touero bambino a cui e tl ato fatto mal doccbil S, & ammaliato; correte donne adare un poco di pappa a cjtteiio bambino, cbe non puo poppare. Tomp.J n ttece di pappa, meglio farebbe unpoco di pop - pa, e delleuoflre, cbe fonodue poma ritondettt^> acer - DELFASClNO DEGL’OCCHI. 67 acerbe,cpur d'aucrio, fritte come dice il Toeta . yArtc.Queflo farebbe troppo. 'Pomp.lgon e troppo a chimoko defidera:E di nuouotor no a dir e che fiete M a ga, che couerfate con[piriti , chefate in en ttfmi, eft regarie^la uoletepiii chiara? tsfnč.Con tpiefto uoflro modo di dire, uoi mandate ta¬ ta šlh, olando, che%fpr%a dire cjuello, che dir non vorrei-.Epoube uolete. cb'io Jia maga, mi čemim- todefferepercompiacerui: Horaper trattardel- Veerte mia,&per queilo, che mi moflrano le cdne, thedi cio ragionano, dico che l’artemdgica f.uda gii lAnticbi attribnita a gli[piriti, d demoni chc_> dir noohamo,perche ejf intendono gualfiaia pa- rentcla delte cofenaturalitra di loro, e giialcoft^, iro tjual cofa cdfuoni,& come la cbcordia delle cofe, Jipdffd riši or ar e- H or d linofp ir it o amorefo mi di¬ ce,che tret uoi e me no e pariteta, ni cofondga aleu ria,& che per ta to potete lettarui daqšta imprefa , VimtcndeteSighPdpeopcuero bambino ammaliato. 'Pomp.hpitendo Sig.^lrtcrmfia. 7)1 a non čredo afueflo i 4 oširo fpiiito,percbctuttidi natura fonofalfi,* bugiardi-.Eparimente non čredo,che uoi habbiate quella domešiiche^ga con loro, come haueua Zo- roafiro,Socrate\J.ppollonh, e Torfirio, alliqv.aU higilando porgeuano fegni , uoci, e cofe mcflruofe in fegno, e riuilatibm ,e uiftoni, e perquefio non čredo quello chehauete detto . ^rte.Voi non hauete nifermegga, ni ftabilitatperche putindouoletech'io tonP.erf con gliffirhi,e qvan- doloiiegate : iA tale ch’io giudico, che uoi fiate ftora dr uoi Hejfo, echenon fappiate fottoqual E z 'dima, m CONTRASTO elitna, nifotto qual delo voi vi viiuate. Tomp' lovmofotto il delo de beivošlri occhi, di ‘juegli occhi dico,che nihamo affafanato. jlrte. F pur di nuouo torniamo alfafcino : Voifarešle tneglio a far vnfafcio d’herba,edarla a mangia- re atjuel vošlro cfiffino , che ha tatica farne, e cosl poca difcretione. • Tomp.Bofi 10 pur i^4fim,efoJJi 1'^4fino d'^4puleio , l’J.fino d'oro,chc buonper me. jlrte. Senga bramar d'effer’^4fino, čredo che di gti poffiate farni compr ar vn baflo, metter vna ca - uegja al collo,e portandola fotna farni dardi buone bašlonate, che cio faeendo, non anderete raggiandoperamore,comefannogliJlftni il meje diMaggio, &non mi farete cosl importmo,ne cosl mole šlo; Io non vi voglio,non -v amo,enonvi deftdero:m intendete, 6fietefordo ? Tom p. Tiacefie al delo,eh’io foffifordo,perchenonfenti rei si cruda,e difpietata fentenopa; pronundata da ingiušliffimaTiranna; ondemappello di cosl in~ gutfla fenten^a al Tribunal d'odmore giuftijfimo legislatore,e giuflijftmo Giudice. *4rtc. Megliofarebbe pelarfi; che appellarfi, e che vti Medicovalenteui confinaffe dentrounašlujfaper quarantagiorni,a purgarui del morbo gallico,del cjuale čredo che ne fiate pieno ; oindate dunque a pelarui quantoprima,&poi tornate doppo la pur- ga,cheforfeM daro ultra nfpofla. fom. O quešla farebbe bella, ch’io haueffi il mal Fran ~ cefe,e ch’ionon me ne foffiauueduto,e cliio mi fcu fajfi come moltifanno dicendo hauere catanofal fo:borsupatien%a.e/fdio> AMO~ BELLA TRAGEDIA,&C. 69 AMOROSO CONTRASTO fopra la Tragedia, &il Poe¬ ma Heroico. Sapho, & Eurialo. tybo T) bigratio V. S. Sig • Eurialo del Sonetto mio * XV. trni per la voflra fidata MeffaggieraUl qua- leebelto, ancorcbe lonta.no dalla ventd, effendo fimolofo,epienod’adulatme : naper piccioll očina pub paffare . Euria. So Irene > cbedV- S. Sig. Sapho ,farebbeSlatodi piu guflo vn Toetnagrande, cbevnpicciolo , com’e tl Sonetto, tuttauiala prego contentarft dtquel po~ coch’ioleporgo,e non d: quel molto ch'elU 'uor- rebbe . ^ Sapho. Comevoinondatedi mano d cofegrandi non fa- retenulla,ejempie faretevn Toetadafarpc pota Hima. Earia. Lecofepicciole piu volte reuifle, e maneggkte fa- gl mo at crsfcer granitna all’efier loto. Sapho. Voi non faretc mat, chevn 'Vigmeo diuenti Gi¬ gante: Orsii fta trne fi vogha io mi contento ancoradelpoco, pur cbe babbia m fe t/ualcbe fb- flanga, perche ancora nelle cofe picaole fi troua qualthegttflo , eqnalcbediletto,comenc i madri¬ gali , ncllecan^onette, nelle feflinc, ne iJonetti, dr altre finali cmpofitionicbe fuol produrre Part O poetica- i« (minck) amdtmb cbe il mtofcmert > * te-rf JE 3 mk 7 o C O N T R A S TO mie compofitioni dirette d V Sig fono appunto, comefifuoldirc,vnportarvaftd Samo, TSIottole j[thene,e Cocodnllid Egitto, ejjendo vvicosi ver- fatanella poefia. Sapho Ter natur a.enonper artebb aualche picciola ve¬ na di poefia. JEtma Etio čredo, cbe la vena fia grande da introdur 0- gnigranVoema. ” Sapho Come farebbe ddire, qual [orte di Toema? Etina- Tn Toema come cjuello deU’^rwJlo,o del Tafio, i quah boggidi fono la gloria ,e lo Jplcndore deU y> poefia v ' Sapho Qi{al giudicate voi , cbe debba ejjere il pnmo Toema? Etina. 11 Toema Heroico det to Epopeiadl fecondo la T ra- gedia,&d tergo cjuello detlaComedia. Sapho Lafciamolacomediain dijparte ddla (juale^žri- Shtflenefd pochffma men t ione > eficndocofa pic¬ ciola, e dipoconleito. Euria. E pur .tornate [u le cofepicciole, &pokhctantole kanete inodio-tratterbto voi delte grande, Ma qual frutto ne cauerd poifamor mio dififatto ragioname to, ep- in queflp trattare. ion V. S : del poema heroico, e dellaTragedia. . Saph Vi dno, rnentre che fopra di cio anderemo hrene- mentctrattando , vgmremo in cognitione quelle di cjueffi dno Tocmi preceda, & conofciuto t/nesi o , tir tremo al uoflro fenfo, qudlo che piit fara per nor. M a per meghq ruetterfiin conteja, diuidtamo le pafti, cioe vno di not ferua per lo Toema be- tpico,& 1'dltroperlaTragedia: Et percheil Toe- ma heroico e nome mafcoltno ■, e la Tragedih [črnimo, } voi come mnjchio vi appiglieretcs DELLA TRAGEDIA, &c. ji aquello ; & io come feminino ac/uešValtro . Suri. Sono piu cbe contento perche dal Toema della." mor, mio, fi conofceranno gli Spifodij della nna fede, e della perfeucran^a, licjuah ejjendo vcrifi- mili, fmo ancoanneftati m modo tale con la fauo- la deli’amor mio, cbe leuatone na vno, roni- nerebbe tutta la fabnca deli' amorofi mio “Poe~ ma. Sa pb Eeniffmo ragioneil Toema beroico, alquale la Tragediarijponde-edue, chetutti i "Poemimita - nohtna fino dijferenti trddi loroper tre conti , o perche inntano con cofi dmerje dtjpetie, o perche imitano cofe diuerfe, o perche inntano in modo dl' ucvjo, enon in vn medefhno: Hora queitaV0Šlra imitattone amorofa,inquale dl quefii modi vaella imitando i Čuri.Saggiamentc proponc laTragedia ondeledico: cbe l’imitattone del Toema ftfd.bcol vcrfo, b col verfo mefcolato,e dipiu foni,onem conquello,cbefa d'v na fola Ipetie: Hora 1’amorofd mio Toema v d mit ati do con verfi lamenteuoli accompagnat i, da cocenti fifpiri-e dalagnmc dl dolor calde,& amare, l’an- gofciofofnoP.ato. j $apb- LaTragediaantica,eprima-erad’vnafolaperfonaj £fchdo Tottafu il pnmo dl tutti , le accrebbe tl nu- merodellepcr[oned’vnamfinomdue: St Sofoc.le di poiviaggmnfetlnumero. m fino a tre: ml tale cbe juefla Tragedia cbe voi amatemnc dvnafolaper Jona come vot vorrefle ma.fi bene di dne, angl di tre per fone infieme- Ektial.E qualifono ifortunati amanti, cbe fino introdotti nell' amorofi mia Tragedia? Sapbo.Tragedia voftra non vid: mafi bene del mio gem- 8 4 . tore, 7i C O N T R A S T O tore,della miagehitrice > e del marito,che da loro mi fara dato: Quešie for.o le perfonegraui, cbe ragiona * no in me con verfi heroici, con fentenge grauijjime >. fcng’altn Epifodij ,feng’altre mutatiom#fenofahri riconofcimentr.Hora che ne dite Signor Toema heroi * co ? Euria. Dico, che la T ragediadeb.be creder’1 Toema heroi¬ co,e Harlefotto. Sapho. Et to vi n/pondojcheil Teripatetico contra tultcle obiettioni, ha termmato,c he la Tragedia fta Taema piu bello,c piu perfetto del Toema heroico : Et come quella.cbe precede vi dico,che non ne fara altro: jln date,andate Signor Toema heroico, a trattar con le vofh-e moltefanole,cheponetcper orriamento dell’- amor voflro,&me lafciate nellagrandegga mia-jt ncllo Hatomio reale . Euria Sia maladetto ilToemaberoico, laToeftu, l’imi- tatione,ilVerfo,gli F.pifodij, le Tenpctc > le ^lgni- tiont, le Tragediede Comedie,e chilajcoltaancora: poicbeio mi r mango qud vnToemaabbandonat o, de rehtto, mal veduto da vot, e da tutti, mal cornpo- fio.e malamente flimato: €t forfe,ch’to non mi crede- ua d'ej]ere 1’Odifiea d’II om er o ,1’Eneida di Vergilm Orlando furiofodell’*ArioHo, tl Coffredodel Tajjo • Et bora chiararnente conofco, cb’io non Jono, ne anco Dama Hpuenr^a,nč Druftandal Leone : ne Morgantet e Marguttc, Orsupatienga: ^Adio Signor a Trage¬ dia- Sapho- -Adio Signor Toema heroico , andate farui ricor- reggere.e riftampafdi nuouo > perche cosi non vale¬ te mente. £MO- r o mi ona- 'met altri eroi- eroi- tele >ema ome >An on le eW- ia -j e 'imU wni- or a: o,de npo- ede- lllOs ajjo. uma inte, age- kor¬ ale- DEL MODO Dl DISAMARE. AMOROSO CONTRASTO fopra il modo di difamare. Eurimaco, & Lcsbia. £urt. £7 Ignora Lesbia,poicbe l’amor mio,e lamiafe- O deapprejjo divoinontrouanone pictade , n ricompenfa alcma: mi dclibero in tuttoper tutto d’ abbandonare quefla perme malcotninciata itn- prefa, & rimano e d’amarui. Lesb. Se cofi farne,mi darete occafionc di volerui bene» cofa i bc non bebbi giamai in penftero.difare. Euri. Mi piace quefta vostra tfuona volentd spoiche non volendo venim ad effer riamato da voi: impero - che,fe bene mi rimano d'a m a rut,non pe rcid uorra odiarui; onde vedendemipofcia amato da roi , ri- t orne ib di nuouo c ome prim a ad amarui. Lesb. Cofe lunghe fono le Ticcbe, diffe il Fiorentino : Ouando faremo a queflo, qualcbe cofa fara: Ma vclendomidifamare: Quale Stradatrouarete voi per non omamit Ern. Venga da voi per faperla: poi cbe Voi,cbe miferi- fie,poteteancorarifanarl’artiorofa mio fer it a, Lesb. Jo non ho la vrrtu cbe baueua I hafta d’ jlchille, cbe da vn capoferiua, e d ali’alt ro fanaua : Te rib bifogna trouar altro rimedio a quefio voSiro di- fcioglimento d’amore. Suri, (ome farebbe a dir quale t cominciate a dime.* qualc uno accib eh’ io poffa eleggerc il miglioreper ■pfcir d‘ impacm. 4 Ter 1 74 CONTRASTG lesb. Ter cjuello cbe ho piti volte vdito dire,mi pare che il modo di difcioglierfi dall'amorofo laccio ,fia di due ragionifvno della natura,el’altro deli'arte. Eur. Quello della natura čredo, che fta il migliore, e con effa vorrei liber armi dallamore. Lesb. 'OoifareHe come l’Orfoche guftato vnpocodidol - ce mele, non vi fapreftepartir dal fauo di quella dolceTga . Sur. Sarcbbe facilijfima cofa, ch’io diuentajfi famelico amante, e ch’iononmiJatiaJJi mai: Horaper dir- ui che duo fieno i modi da difcioglierfi, e non dir altro,io non so come fare, ne a qualc mi debba ap - pigliare,fevoi non me lo dite. Lesb. Quello della natura, o naturale che vogliamo dire» Eur. Tlite pur naturale, per che e piu proprio della d on' na,e vi tornerd meglio. Lesb.Meglio fara , chevoi ne trattiate poi che fiietcs tutto naturale : Trla per tornar a noi : Vi di- co, che il modo naturale e quello, che con certi interualli di tempo, fd l’opera fua: E queflo mo¬ do i comtine a quesla infermitd, & a tutte l’altre ancora. Eur. Qu ant o piii m’andate dicendo, t anto m eno Nin¬ tendo ; bifognaparlar piu cbiaro Signora Lesbia mia ♦ le$b. Voglio dire,che tanto dura il pi^gicore nella pelle quantodura la fecciadel fitngue nelleuene, o la ftemma falfa neimembri, poiche chiarito il fan~ gue, & ammortita la flemma fiferna ilpi^ico- re;ela rognafiparte. n DEL MODO Dl DISAMARE. 75 kur.ll nno pi^gicore etalmente internato, e va talmen - te rodendo,ch'io dubito di non fanarmi mai. lesb. Comevoi credete dinon guarir giammai,non oc~ cone ch'io m' ajfatichi ncl raccontarui gli ottimi rimedij. t-ur. Seguitate pur Signora,e non vi pentite. , | Lcsb. Tra molti rimedij vogliono i Medici 5 cbe il cauar- fifanguc , ivfar’vino chiaro, & odorofo,&an- cofpefto inebriarfi fiz modo attijfimoa fcioglier- fi dall'amore: acciocbe trabcndo il fizngue vec~ chio, qual era contaminato fi rifaccia nuouofan- gue, enuouofipirito : ero potret e cominctar a farui cauar di moltofanguc, bcuer buonifjimo vi¬ no , & imbriacaruifpejjb , cbe cosi viliberhete dali amore. Eitr, Se il rimedio deli ’ imbriacarfi valefie, i Todefehi non.farebbono mai imamorati , poiche Upih det¬ le volte j'ono imbriacbi : Et pure fenetrouano tantij. e tantidiloro, cbe ardono d'amore tra le gelate neui deliaggbiacciato Settentrione, la ._> onde mi pare cbe quefio rimedio non fia buonoper ?»e_> • Lesb, Se queflo non vi piace , prouate qucsl' altro: Co- minciatevnpoco a penfar intorno aqualche di- fetto della cofa cbe amate } onelianimc, o ncl cor- po, & andateuelo fpeffo rmolgendo per la meri¬ te , ouero applicate ianimo vosiro a varij nego- tijgraui, & importanti, cbe.queJUforfe vi gio- ueranno. kur. SignoraLesbia mipareche V. S.faccia comeepitel Medico mai pratico , cbe non fapendo il vero ri¬ medio J6 C O N T R A S T O medio, ne tenu di molti per rifanar 1’mfcrmo, & ji piu dellc volte non volendo ivccide , cosi mi mi andatc infegnando di molti rimedijper fanarmi , &perche non [apete il vero rimcdio, in cambio di fciogliermi dali'umore piu mandate annodando , cffendocb'ionontrouo nella doma ch’ioamo , di- fetto,ne mancamento alcurn. Zesb.Horsu voglio diruene vno,cbe vifanerd segaltro. Suri. Si di gratia, Signora,fpeditemi, [anatemi , e ri- tornatemi in priftino, perche nebo grandijjimo bifogno. Lesb. ‘Bifogm Signor Eurimaco , che voi kabbiate cura grande di non guardami,tn modo tale,chegli oc~ chi uoflri ft rincontrino con U miei,perlemr la [or •ga, a quegli[piriti,che dentro v’alberganoJi quali bdnograndtJJima[orga di[ar'amare;cbe cib[ace do rimarrete [ano-.&quejl’e afforifino di Tlatone. JEuri.O qucfto d quel rimcdio ch'io non lupoflo , ni debbo [arc;Ch'iononvi guardi? ch’ionon vi miri? che-? gli occbi miei no[acciano l’u[ato loro,cioi di [rui- ve la corporale bellegga, che regna in voi ? eb’io non guardi quella bellegga,la qttale,c quello [plen- dore,che tanimo rapi[ce , & inuola ? Et che io non ammirila bellegga ddtanimo voiiro,qualei[ul- gore nella con[onanga difeienge, e cofiumi ? que- ko non fi trouerd mai. lesb. Io vintendo■ Voi [tete vn' amante[tri 0 [ 0 [tete ca duto in quejlo[ttrore ,[iete acce[o di collera, & vi affliggete neUhumor melanconico. £ clnunque cosi ama , come amate voi , d’}mmo dtuenU be- feia i & cs« bejliavi lafeto .. & DELL’ AMOR CONIVGALE. yp Emi. Et cosipiano piano poflbandare dla slalla a man.: giarfieno, e biada comele beftiefanno. AMOROSO CONTRASTO fopra 1'amor coniugale. Tarqmnio,& Hippodatma. C* Jgnora Hippodamia effendo venuto il giorno ij dcllenuftre noggc, da noi tanto branate , c tanto dcfidcrate, vengoconFofiraSignoria a tal legrarmi delle noHre commi contentegge, attefo che nella nosira patria, čredo cbe non vi faranno piudi noifpoft felici. Hip. j Quefto vojlro dirc cosl felici, mifd dubitare ,poi cbe come fapete non ft dd fehcitd in tena,pur vo~ glialoil ciclo. Tarq.Quešiovoftroparlare cosi langtndo, c con que~ ftovoftromodo di dive parejuafi, chevoi noru vi rallegrate di queUo noftro matrimonio, & per eonfeguenga pare chc dal canto voftro l'a- morefi fia rajfreddato, & cbe voi piu mn mi a- miate. Hip. ']\fo/2 i,che io non vami,c ch‘io non tii defideriMa, ma bafta. Tarq. Cotestovoflroreplicato ma,mirecagrandijfimo fofpetto :pertantovipregoa dirmi auello chevoi fentite. Hip. Si fuol dirc per diuulgato prouerbio , chechifi marita infretta,ftenta adagio. Dubito di qnello 3 chc 78 CONTRASTO che mi potrebbe interuenire , &per queflo me ne Ho coft dubbiofa, & irrefoluta. Tarq. Ditemi vna volta di quello che dubitate, e lenate- mi di fofpetto. llip.Dubito per bauer’a venire in cafadi voHro pu¬ dre, e divofiramadre,fapendoeferefordinario delle fuocere non veder troppo uolontierile miore loro-.delpadre diF.S.non dubitomolto,poicheper lungaproua fi sa che le more fono da i fuoceri loro molto amate, & accarettgate, con tutto cw vifa- rebbe che dir c. Tarq. iignora mia, sbquardovoi fiete amatrice deUe belle lettere, e come tutto ilgiorno altro nonfate, che ftudiare, la onde dubilo , che nel leggere hab- biate incontrata qualche materia firauagante, e che con quella vi fiate fpcfata per non effer mia . Hip.La mia dubitaticne ifondata fopra buonijfimadot- trina. Tarq.L^on lo difs’io,0 quanto meglio farcbbe,chelefan ciuUe attcndejfero all’ago, & alfufo, che alla let- tura de i libri,cbe fe cidfojfe, non fuccederebbono tanil difordini, & ilnegotio flarebbe folamente tra ilfufo, e la conocchia. Hip. Sarebbe megliofcn .j altro; Hora per darprinci- pio alla mia dubicatione accennata interno alli vosin Genitori, vi dico cbe conofcend'ioper lungo ftudiofa.no da me; la dinerfitd degli fiati, e de i gouerni, & come per fimilitudine fijhfio fi troua nelle propriecafe ancora,fach’io viua conqual~ che fofpetto. Tarq. Lajciateui intendere vrta voha ; Et particolar- mente DELL’ AMOR CONGIVGALE. 19 mente fopragli fiati,cbe voi accennatc. Hip. Signor T arqumio,come voifapete meglio di me,tre fonole fpeciediflato,& almtante deicontra- rij,cbefono trapafiamenti d’ejje, li anali Jono ča¬ rne dislruggitori,che damo la m on e alle primej fpecie: laprima iil 7(egno,la fecondagli Ottima- ti,e laterna dello Slato fopolare, che damoltii detto 'Rgpubhca: JI trappajfamento delTgegnod tiranmde, e la ragione d, che nellvna, e nell’ultra forte di flato,Jenifire.v e vn foloche commanda. h'arqkBene Ud: majonoperotra di loro molto dijferen- ti: imperoche ilTiranno ha per fineilcommoda propno,&il dRe ha per fine il commodo de fuddi- tifuoi,nonfi douendo chiamarHp.fe non chi iper fe flejfo fufficiente, dr che non auanga gli altri\in - tuttiibeni. Hip.yon nego quello,chedite;Tcrche vn huomota¬ le, che non hd bifogno di nullo , non fd di mefliero confiderar 1’vtilefbopropfio, ma fi bene cjuello de fudditi; E chi ifatto altramente ,piii to si o fi deb- bedir Trencipe acafo, che Hora veniamo al- la compagnia delpadrecon ifighuoli , la quale hd fomighanga col Regno,eJfendo tutti ifigliuolifotto la curadelpadre, norteffendoaltro il 'Regno, che vnprincipato patemo. 7arq,che -polete voi cocludere con coteslo Vojlro modo diragionare? Hip. Bora lo faperete: E perche la compagnia che i trapadre, e figliuoli,ilpid dellevolte(angi fouen- te) e tir ranica, per la ragione ch’egli vfa con loro tenendoli quaft,per fendre, dubito che vojlro pa- \ dre 80 CONTRASTO dre tale non diuenga con voi,&peggiore con me- co-.Della madre non diro altro,poich’ella non deb - be hauer imperio fopra la nora fe non tanto quan- tola norafe ne compiacema veniamo vnpoco al~ [altre compagnie. Tarq. 'Non vi rimane altra compagnia, che quella cbe (t trdpadrone,e fcruo, la qualefi chiarna imperio ti~ rannico ; ma qneflo non fa per noi,poi che in cafa nottra , iferui fon ben trattaii oltre il lorofalario, che nonl'hanno a contendere. Hip. Hor doue lafciate voi la compagnia del marito, e detla moglie S Tarq. La compagnia del marito, e d sila moglie, efimile allo flato degli Otlimati, come vuolc il Filofofo. Hip . Si quando in tal compagnia il marito, comandafe- condo che richiedclafua dignita,equcllecofe,che a luifarno bene di comandare alla moglie: doue il marito ogni cofa vuol comandare, quini fi fd lo jlato depochipojfenti. Tarq. Buono; Ma done lafciate voi di dirc,quddo la mo~ glie vuol comandar aflolu:amete,facedopoca Šti¬ rna del marito fuo,come di moltefene trouano? Hip • Oueflofi trouerd aleuna volta,ma non sepre, & in alcune mogli le quali perl’hereditd,cperla robba che hdno,diuentano tali,qual cofa non caderd mat in me-, poiche ho di moltifratelli come hauete voi , la mia dote e bella,& apparecchiata,et neffurial¬ tra coftpoffopretederefi che dal canto mio potete flar ficuro di quello che hauete detto; ma nonpof- fogid io aficuramidinoneffertiraneggiatadal podre,dalla madre t da ifratelli ,e dallefbrelle . Npn DELL’ AMOR CONIVGALE. 8t I TarqSt/pn occorrehauer tanie dubitationi, perche co- j me ji /bol dire, cbe mila f d, cbi thppe cofe penfa: miopadre i huomo ciuile,e di buona natura,ilqii & nonocconc^t Slavni d dar diru jo : & non occorre prentender’ co¬ fa alcuna da me , pertbe so di non v’and ar’ debi' trite- Jel Cosidicono tutti colorO, cbe non vogliono pagarei propn debiti: voi non pete debitrice, mi ncfate il debitoj ondevi ato mangi al tribunale detla ra~ gione ddiffenderlacatifavoflra- Hel Senga ndnrmi al foro oue concorre la moltitudu nedeilitigdti per amccbireilfotarij,#- iTrocura torijfaprb bmjo diffender la Caufa miafenga partir- • mi To "k rji rmi gi a ra raf nfefco- ■ro,& Imentc voHro voflral onfcicH orrc^t 'er‘ C0 - ’ debi' igarei 'ate tl la ra- it udu ocura artir. mt DE’ GIVRAMENTI. 87 *»i di qui e[fend'io alquanto inslrutta nelle leggi ciui H,amn:aeHrata da vn miofratello maggiore qual’e Dottot di Collegio. Tel. Toiche c osi volete me ne contento. Hel. yoi chefiete laparte, cbe pretende, cominciate vn poco a dire quello, cbepretendete dame, e di chts cofavtjonodebitrtce • e l X*ui diginšlaragione bifognerebbe, cbefojjeil Cim dicefedente per poter daregiufamentepoi la [enter,- Za, come ricerca la ragion ciuile. -elL animo mi dd, cbe voi voghate fare come quel "Procuratore, cbe vedendo la legge fentta c j] er contra la cauja, ricorre alla legge communc^j , &■ all'equitd: ma credetemi, cbe voi nori far ete nulla. Tel C bi giudica rettamente non vfa m tutto la legge ferit ta ’ l’equitddura ftmpre, e la legge commune nonfi muta mai per efer’naturale. & el.Horsuanoi, & finiamolavna volta: ma doue fo- noiteftimonij > cbe faccianofede del debito, cbe voi dtte? Tel. iteflimonijfonoinpronto '■ & [ono tre, come ricer- Calacaujapendente, &il tergocil piugagliardo ditutti. Tlel. Čredo cbe tuttirmarramochiariti.epiudeglialtri quel tergo,e cbegli bijognera andarfenc con la te Si a baJJamadouefonoleJcrittHreš Tel. 'Helbarchmo d’himere, ne fi pojfono bauerle per bora. lJe T Litemi il contennto dellaferittura. Tel. Me ne contento Signora mia : e la ferittura fatta di voHramanodicecosi ■ lo HelenaCentile per quc- £la mia fentta, e fottoferita di mia propna F 4 mano. 88 CONTRASTO j mano ;confeflo, d’bauer ricemto dal SignorTe - lamone fedele, v n core tutto fento, e piagato (Vamorofi P. rali, ilquale prometto di rcnder- lo a d ogni fua ricbiefta> prefenti h fotto fcritti T tcšhmomj : i ptefio Di 28. ^Aprile 1610. m Fe- £ netia • Helen. E cbi fcno i te simonij Jottofcritti ? Telam. Sono cjucih , cb’io vi nornino: amore,fede,fperan- 1 ga con lealtd congiunta . Helen •'Neg o d auerla fatta: e chc (juefio voslro cuore donete bauerlo datod (jualehe Slroggjero, perebe ne cibi (jualehe ciuetta^o (jualehe barbagianni jimile dvoi. Telam• Orsu la intendo:&poiche negate le feritture, & i teftimonij, bifognerd venite algiuramento 3 & bifo¬ ram do anco, a t tormenti- Hclcn. I tormenti čredo che li prouerete voi, & mag- gior di quelli,ehe prouate amando mn eJJendo riamato- Telam 1 tormenti [ono quetfi tefhmonij: e pare che fi \ dulorjede pcrejferui deni) o vna neceffita di ere- .1 1 derh . Helen. Bifogna terminar (jueslo noSlro tediojo ragiona<- mcnto\ onde vi dtco,cbe tutto ilgiu/io , & Vingiu. Slo fi termina col nfpetto bauutod due leggi, & d gli bnonuni: cioc la legge propnae la legge com- i munc ] legge pr opna c tjudla , che e determmatau d dajemo verfdfefteffb; & queStafi diuide in leg- J geferitta > & in leg^ge non feritta: legge commune iquella , chee fecvndo lanatura, comefarebbe d dtre per eflempio, il dar fepoltura d 1 morti, effen- docotal guislo naturale : bora fe nejfuna di quefle raccontate leggi mn sfqygam d fagar quel debi- ' ■ ro, DELL'A M OR HONESTO. 89 to,che non appare, e che non ft vede; io non so ve¬ der e, perche ui uogliate efier pagato da me da quello,ch’io non vi debbo,e chc non appare. ' "Lelam. Voi tirate la cofa done la mn vd Signormia . I Helen. Siete pur voi, *he non tirate ni giuflo, & all'~ boneHo , la onde douresle andare alla campa- gna a tir ar e a qualche Gasga , a qualche cor- naccbia ouero a aualcbe cornaccbione come vat fiete■->. AMOROSO CONTRASTO fopra 1'amor honefto. Lifandro, & Frafilla. lifan.C' Ignora Trafilla mia s iopotejfi con parole ft- gnificaruiil miotormento mi rendoficiwo,cbe vi monerei apietd dell’infclice mia forte. TrafiL Le cofe, cbevolontariamentc fi farno, o nnlla o pocomoleftano, leuoslre penenafconodalla vo- ftra volontd,dunque,o nulla,opoco uofendono; fe ccfi uolete,perche vi lamentate ? ls(on fapete, che non debbc dolerfi chi alfuo mal confcnte. Lifan. La natura ci infegna a fchermirfi dal male,ond’io da quella ammaejlrato non loprocuro, non lo cer - c o,non lo confento,an%i bramofuggirlo; mala tto~ Ura crudelta inaudita,d quella, che cagiona il. mio male,che lo brama, e che negioifce. TrafihSevoinon m amafepoco importerebbe, eh iojoj fiocrudelc^pietoft, ’. -Jt Sard po CONTRASTO Lifan. Sard dunque 'sfmore cagione del mio tormento: odmore,che per fuanatura e' fempre cattiuo. ‘Prafti. Signor Lifandro cosi fatte brftcmmievie- fcono dt boccainon parlate mai piu cosi. Voi non penateper amore, niper amare, mapernon fa- per’ amare: T^on Capete uoi , che le cofe natur ali fon fempre buone i l’amore e' cofa naturale, dun- que i fempre buono, e non pub effer cattiuo fenon per accidente, cioi bifogna che il mancamento venga dalla perfona, cheama, chenonamcu> di quell’amore , &inquelmodo, chedebbtLj: onde fevoimamafle di quell'amore , in quel mo¬ do v che doueresle ,non fentirefle pajfione alcuna : ancpi prouereHe con vostropiacere quel bene , che dalla bontd d'amore continuamente derriua. Dun- quenonper amore , ne per amare, mapernon ft- per amarepenate. Talche voi folo fiete artefice della voftrd infelicitd. Lifan. }o vi dico Signor a, che u''amo di quell'amore, & in quel modo che debbo: perche l’amor mio non s’allontana da i termini dellhonefid, & s’iofapef- fi cosi ben parlare, come so ben’amare, ue lofarei fen^alcun dubbio conofcere, e confcjfare. Trafll. Se voifapefte cosi ben parlare, comcfapete ben' amare,dite,che mifaretie conofcere, e confeffare, che infinitamente niamate ? Lifan. Signor a si. Traftl. Voi diteil vero,perche e proprio di chi ben’ama il parlar con vocitronche, con parole interrottes da fofpiri,& altre cofe fimili,che non lafciano ben ftgntjicar quel tormento,cbe ben ft chiude nclfcno. Eda ! , DELL’A MOR HONESTO. 51 Lifan. E da quefto raoffo, dijfcfinnamorato Toetd > Cosi porefs’ioben chiuder’in verfi I miei dolor.come ne] cor li chiudo. ^vafil Dico anth'io con uoi, cbc chi benatna tnal ra - giona ; non male cbe dica male, ma male p trebe non pub parlar come vorrebbe , conciofta chepaf- fione ben fenita nonfu tnal ben narrata : bor non diremo noiper lo contrario,che chi bcnparla mal’ ama t Voinonfolamenteparlate bene, maparla- te cosi bene,cbe ttfleffa Dea Suada, Dca della per- fuaftone , & 1’iHefia Titho Dea deli’eloquen^a ra- gionanocon lavoflra lingua : dunquequantotne- glio parlatetanto meno amate , tanto meno fiete degnodi ricompcnfa. Ufan. "Sel modo e queslo difare,lodarmi Come dotjucK- te per nonpreffiiarnti come amante; perch’io par¬ il bene(per confermaril detto di V.S.e non per lo- darrni) non e pero ch'io ami male, opoco come Vi piaced'intendere.fouuengaui Signora,cbe il dob¬ re bdgrandijjinia forga per far' eloquente vn ap- paffionata lingua. TrafiL‘Dunque benche eloqucnte,fietemndmeno a- mante j perdortatemi s’io dijfi in coritrario, per eh* io fui mofid dalle voflre prime parole. Ufan. Son’amante Signora,della belleoga voflra, &ff ro mentrech’io viua; ma mi duol bene di confu- mar tutti i mieigiotntfen%aprouar amando akuti diletto. * Eraftl. Come, cbe amando non prouate dilcttO? non mi amate uoi dPamor botiefio ? Liftn. Signora si . Se pa GONTRASTO Trafil , Se voimatnate d'amor honeflononpotett amar fenga piacere.,poicbel'amor bonejio mn sallonta- na mai dal piace re. Lifan. So ben, cbe L'amor mio i honeflo, ma non sb gid d'hauer amando piacere alcrno , &so ancora di foflcnere in amore moki,angl infiniti ajfami. "PrafiL Signor mio, o voificte bugiardo , o fietepoco co- nofcitor del piacere, poicbe mentrelo godete non loconofccte t ama.rd'amor honeflo y e nmgioire, quefioe certoimpojjibile: perebe nelianm hone¬ flo , non folo vi m piacere , tnave ne fon molti; <&■ cbe fict vero,Uprimo piacere c ndfisleflo amo- ve ,qnandoficonofce d’amar perfona degna,ilfe~ condo quando fi vede Coggttto amato, il tergo quandofeco fiparla, il quarto qucmdo s’ode qual- che grafa rifpofta,&ilquintoquandos'e amato cambieuolmente, ch'i il piu importante, & il maggiorc,che fipoffa dar in amoremejfuno quan- do Ji conofce, cbe la doma amata gioifce, e fi re¬ pata felice d'bauer' m cofi fatto amante : ccco dunque,cbe non vn folo,ma moki piaceri fi troua- nonell'amor honeflo. Lifitn, lononpojf j non confejfar, cbe tiell’amor boneflo non fi troui piacere, ma nonpofiogid dire di pro- uafil maggiore,ejfendocbe voi crudele non vole- teamarmi. Trafil- F.orfe auerrd col tempo, cbeprouerete cofi fatto piacere, il quale nafcerd dalla voflraferme^a, e flalla uufiraperfeueran^i . Liftnd . Qnando per mia auueneura auuenijfe, cbe voi vi degnafie d'mami, nbaurei qud maggior cdr. ■?' lento. DELL' AMOR HONESTO. 9 f lento, cbe maginarfipoffa } e Pmtepom: a qnaifi vogiia vitle, ancorčbe grande. ftafil. r K[on dite ant spor il c or contento alPvtilc-,per~ chePvno,eP'akrovatmo del pari; e e orne Pomot boneflo mn efenga diletto, cofi mn ifenfvtik. Ditemi di gratia qud maggior vtik fi pub tro - mramando , cbefenthfi a poeo t apoco rapir daU labellezga delta doma omota, a mtc le anioni virt mo fe pcr farfi degnosliki 3 edelPamor fitož qual maggior Vtik } cbelafciar trne le cofe inde- gne riempendofi Mto di penfieri leggiadri pe r farfi alta fuacara doma fomigUante,alUqual mentrefiudia di piaeere pince ad ogmno, quaP vtile pib grande fi pubfinalmente d efider str e,cbe vnirfi e trasfarmarfi dolcement e m ki ? \lifan.CertonejfunoSignoramia . Tria qucfto mile pare ame,che ritornifoloin benefick ddPamante. £ auandopermia ventura uoi rti amaUe mn fa- rebbegid comeneuole, cbe donePamorefofie c&- innne, Pulite doueffe efferparticolarc . f rafti. V.S.non difcone mak-, mabifogmcmfidsr are • cheinanmeciepMcfmaforted'utile,£cheibd- li tengonoper milegramlifiimo ilfoter far pavic detla loro bdlegga ad altriti ,fenga memn:arla f angi cbe accrefcendofenga loroperdita il mmc- ro de i belit imitano quafi la bdta cdeHe t dalla rjualc ogni bdta derriua, e fin? a la qttalc i belit ifleffi diuenteriam diformi: ecco dmqv,c, cbe Vamor boneflo efanpre accompagnato dalPvtilc, e che Pulile dali'oneflo difgimto diuiene irttt- file» Ufan. 94 CONTRASTO Lifan. Cbe vn brutto di volto, e di corpo praticando con vn bello d'afpetto,e d i prcfe n%a d me ng a bello-, Si * gnoraconpace votilraparmi impoffibile. Trafil. Se efjendobrutto d i volt o,e d iprefenga^ratica- docon perfona amata, e betici nonpotrdfarfi bello di c/uelU bellenga, che voi intendete, fi fa ra bello di foftumi,e d'gpere, cbe i la betie^ga di cbepar- l’io,moltapiu degna,e moko pid durabile,&ama~ bile infieffle , foicbe la belkopga del corpo s'ama vn tempo,e quella delti animo sama fempre . Lifan. tifonjipMonegarequello,cbe V .SignAice-,fatemi dmcjuegratk Signora mia , ch’io pojfa conuerfar con voi a fine , cberendendomi adornodi quelle parti di cbe io fon prim j pofia riceuer queti’vtile, cViobramo,&per me^p dieffo rendermi degno deltiamor vojiro-.fatela čara SignoraTrafilla, poi chcvoi ancora n'acquisierete vtile accrefcendofi la bellettga delti animo nel comunicarla, & laper- fona fapiente ftfa fempre pni dotfa neti’ infegnare. Traftil. Quand’io fapro tanto, cb'io conofca di poterui in¬ fegnare, ali’bora faro volentieri quanto V.S. dice, fapendo, cbe la donna amata mentre incita l'a- mante alla vir tu ,gioifce in feflejfa, conofcendo, cbe le riccbe^ge delti antante fono, i fuoi propri tbefori vfciti del fuo errario fen^a impouerirlo , c6si tivna belle^aper 1’altra maggiormente fa- meggia, e rifplende, & cofi tirno, e tialtro bonejlo amante riceuepiacere,& vtilegrandiffmo; atten deteuoi dttnqitead amar honefiamente, ch’iofn tanto attenderb a shtdiar diligentementc,percbe poiconuerfando V-S.meco poffd com’ella brama bauer, epiaeer } & vtik dalla mia conuerfatione * Tanto DEL BI ASI MO D’ A M OR E. andai,c trouai,cbeper la mia infermitd non ha- veuano niuno effetto , che gioueuole fojfe. ^iifeid. Et a cbe mali fono buone, e falutifere quell’ac- T ., ‘l uc? . ‘oer. Quelli, cbe fono afflitti da qualcbe iniemperie , che bannoil fdngue troppo alterato, le renittttte venofe,&'olcer ate t cbe per arte nonpojfono efter A fanatik 9 6 CONTRASTO fanati, trouanoalla fineperla virtudi queli’ac- qite, ilvcro rimedio afficurato : quelli parimente chehanno ilcorpopienod'bumonpefanti, &che ft riempiono di crudita, e di vento, e che languen- do conducono la uita loro miferabilmente alhtj morte,troKano alla fine,ancb'ejji lafalute loro : cul farno riccue beneficio da quell'acque io folo noru> ho potuto trouare rimedio alcuno al mio male, & il Medico che mi cura,conofce benc la natura mia y e la mia complejjione, ma non conofce(mifero me) la natur a, d’amorc. Crifeid. Al tnal d’amorefiete ridotto i State frefco,& e pojfibile,che coteHo voftro Medico, come Filofofo non conofce la natura d’amore ? Tiber. Egli non la conofce certilfimo. Crifeid. Se non conofce la natura d'amorc non sd nulla , & io,(tncorche donna)mi vanto di fapernepiu di lui. Tiber.Secoft,e(comemigiouadicredere)fpero davoi, conofcendola trouar qualche rimedio a quesio mal che mi tormenta. Crifeid. Hor poich’egli non conofce la natura d’amore, o che nega di uolerla dire, ve la diro io; fappiate dunque , che amore altro non e che vn falfo pen- fiero , cbcpervane ragioni iuganna ilnoftrogin-, ditio; ilpenftero £ noSiro, dunque in noi fi formam auefto Dio fenga ragione , equtf\o difome mc- šlro. ' Tiber. U mio Fifico ha fatto giuditio dal color del mio volto, che vnfangue troppo rifcaldato mi vd feer cando apoco > apoco.nu hds>rdmtdlacqua ,per , ;»«*: ‘ vfo DEL BIASIMO D’AMORE. 97 vfo commime , poiche ciafcmo corre all'acquaper fpegnere ilfuoco: ( met mifero me) eglis’tngan- na , c non conofce di done pradede ilfuoco y che ca- giondil mio morire; effendochc ilfuoco d'amore trapafla la fcienga, ne potrebbe tuttci l’ acqu.ru del mare fpegnere ma minima fauilla del mio fuoco. Crifeid. Io uogliobrcuemente defcriuerui la maligna ._> natura d’amore'; acciočheuoi fappiate come go~ uernarui: Voi dimque ,che lofeguitatc,e che ba- uetelafciatoogni uoflro diletto , eperduta la uo- Plra liberlade % afcoltate le humane dolec^e , & lhumana natura di rjucslo uostro Dio,che uoi chia mate amore-. cgli e un tiramo accortc, un Ifpfen- ^a.fcde,unTrcncipe fen^a bonore,un Monarca in- fedele,u.nfalfo Dio fen%agiufiitia,im Trofeta bu- giardo,amicofinto di chi lofegue , lejfempio del male , il modello del uitio, la regola, <&• il compajfo della malitia , impatiente , audacefmpenofo pic- nodi ffpetto.dicrudeltd, d’audacia,malitiofoin- gannatorepfuoipiaceri mn fono altro,che uertlo il fuo ripofo non e altro,chepaura, & per ricompen- fadi benferuircdonaadaltruiUperdita difeme defmo accompagnata da un litngopentimento . Tiber.L’acquefon per le fiammcun rimedioordina- rio , con tutto cio queHo rimedio non mi puofoc- cotrere: egli e ben uero, cbe per li contrarijft guarifconoimali, & il mio male puo f(fo ejjer fanato da chi lofece: la fiamma mia,cbeifcc difi degnofuoco,che rnifd confimarefotto le ccneri de’mieitomcnti,fi potrebbe fpegnere per l’ac- G qua P 8 CONTRAS TO qua delle mie lagrime, fe l'acqua bauejfe forgvj cCdiinguer Le jiamme d'amore-,la cagion principa le del mio male(corne daprincipio dijfi) viene dcij . pci vostri occbi, liquali auuentano in vn colpo per la loro chiaregga/amore dentro l'anima,&l’ar- ' dor dentro ilcore. Crifeid.Tanto cbe voi fietcper qucllo,che dite innamo- rato di rne ; 10 non mi dogho,per z>qi m amiate,ma mi difpiacefolo di nonpoterui amare. Tih. Bifogna,cheV.S.fi moua da qualcbe cagione . Crifeid. La cagioneprincipale ,e cheio non voglio fe,mi¬ re,come vi diffi, ad vn’accorto tiramo, ad vn ‘JRg infedele, ad vn Trencipefenga bonore,&ad vnj> Tvlonarca fengafede . Tiber. Ter dire,cbe amore e tiramo,infedele, fenga ho~ nore,&fenga fede, & non proceder’ piu oltre; il dir e d fenga ifuot fond amen ti; bifogna ricer čarne laveritd, & conofccre fe la cofa e, e per quello cb’ella e'. Crifed■ SignorTiberio,quandofaperetepiu oltre intorno alta fua maligna natura, forfe, e fenga forfe anco- ra,cbevoicercberete di leuarui al fuo tirannico imperio,effendo cbe 1'huomofa quello,cbevuole; e pcrtornar di nuouo ad amore dico,(comemoltial~ tri diconojcb’ egli altro non d, chevn Torto fenga ripofo,vn ripcfo fenga piacere,im piacerfenga fo- laggo,unfolaggo fengapiacere,una Tfmefengac qua,una barcafenga temi,un Vemo, fenga fred- do,unEttatefenga calore,unuerolabermto, trna ofcura pripone,m bofco di tradimmij&unadei tdfengapietade. h DELLA BTASIMO D’ AMORE. pp 1 iber.lo non confeffo tanto male d' amor e,come Vol dite Signora , ne bauerei girniai tanto ardire di biafi- mare vna cofa celefle, e diuina. ■>'ifeid. S'eglifoffc cofa črnina baurebbe in fe pieta,per- cbegii Iddij batino pieta de gli buomini: m a per- cbe 1’originefua vien dalfmferno , (juindi nafte , 1 cb’eglifinutre,&pafcedeif>fpiridegliamanti, del fangue, dellelagrime, de.i tormenti, e di tutte le attioni mortali; chi lofornifce d'arco, difaee- tra,cdi(lrali,fe non le voslrc fcgrcte pafjioni, & i vosiri fegreti defiderij, cltefcono fuora da z>oflri innamorati corilSe duqucfk •voifapete,ch egli na¬ fte di uoi medefimi e,ch’egli no ba ilfuopotere dal— la volbtd fuprema,come a ragione direte uoi,cb'c- gli fid cofa ditiina,Plfieme difcefo da gli alti deli? 1'iher.S’egli non bapietd(come vpi ditejbabbiatela uoi y Signora Crifeida , &non ofcurate il raggio dclla •vosira bellegga con nube di crudeltd. C rifeid. L’ amor del corpo, e cofa molto vana, epocodu- rabile,pigliando Ueferefuo davn debile oggetto: ma Ham or dello fpirito non e tale , poicb’eglipi- glia delle qualita deti’anma , eh 7 e imrnortaleffa- cendofi immortale ,pcrcbe delle loro cagioni fem- preparticipano gli effetti come ciafcunosd; doue foi dite, cbe egli trahe loriginefna dal cielo, io vi rifpondo e dico,cbe tutto quello, cbe viene dal t ie- ’ lo,al cielo ne conduce ; e quello cbeprocededal- l' inf črno,ali’ inferno ne guida, arnore hebbe origi- ne tale , & voi chc lo feguite, a caft caldove nej anderete, Tiber,tp tr f er{ilre? &feguitart arnore, ionen anderč C a mat I 100 contrasto meti aliinferno,e fepure uianderb,ui anderb fob per la voftra cruddta, laqualem’indurrdad ef- fermicidiale dimeftcjjo. Crifeid. Sapete di donde dernua quesio iderriua dalla flifei voftra cecitaja quale vi auuicne, perche feguita - te vn cieco , ecome cieco amate le tenebre , e fug- gite la chiaregga; comefignifica quella bendom, cbegU vela tutti duo gli oechi, misterioocculto dellacecita de gli amanti infelici , c miferabiti. Tiber. In fine io non poffo dir’ male di chi niha fatto in- namoratedellevoflre bellegge. Crifeid. jlmore non ha chc fare neile mia beUe-^a.- la qualeedono diT{atura,alla quale fevolete pote - te hauer qmlcheobligatione, e non di amore, che nonvbdparte aleuna. O Tiber. Mi voltero dunque alla natur a,che uifecetalc.}, ‘Tib & infteme dirollevn mancamentogrande ,ch’el- lafece nelformarui.il qualefii,che in uece di far¬ ni il core di čarne tenero, e mollc, lo uifece di du- riffrno faffo,epercib armata ftete di duriffima cru delta contra chiu’ama, & ui defidera. Crifeid. Tgonso chc farni,proučite a difamare,datc ričet to allofdegno,che forfe uigiouerd. Tiber. Stranoabbattimentoueramente fanno nell'ani- m a mia amorc,efdegno •, lofdegno fouente uiene_j per trame amore, & amore m unifleffo tempo railumalafuafiamma; lofdegno mifd crederc-3 m'antante infedele, & l'amore mi fa uederepic- no di fedeltd:lofdegno mi dicc, cheuoi amate uri altro armante,e iarnor m ajficura, che. uoi m'a- mate,e chio debba offeruar lafe.de; lofdegno mi •• a Sr. ' C Vo folo ad ef~ dallct mta- 'f u g- 'd0L3y culto ibili. ■o in- i; la iote- che Vel- far - du¬ etu Icet ni- O po t-J te¬ in (t— ni DEL BIASIMO D’AMORE. ioi ugghiaccia > & umor mi mfiamma , d talts, cb’ 10 non bo in me altro di certo, che 1’incer- tO - 'u> iifeid. Mi difpiacc d’ogni vošlro trauaglio ; e'y qui co- nofco come queSii duo Auuerfarij v’ha»no tol- to in mego j e che per pigliarji Jchergo , e gioco I dtvoi, vi trauagham di quesla mdniera,egior- no, e notte, per tanto bifogna, che voi faccjate yna bella njolutione > o d'abbandonare vno di lo¬ to ,ouero di sbandir P vno, el'altro in vn medefi- mo tempo da voi, eJr liber ami da queflo tormen- to, efjendo c črto, e ficnro , che dame non fiete mai per efjer riamdto,mnpercbeyo\ non merit ate, perebe non voglio vittere Jotto Pimperio dl queilo tiranno amore, etantovibaPli, fenga alcunare- plica . ‘Piber.Totchelofdegno, e Pametmi tormenta.no , e go- dono del mio male, e non altta cofa: & che per- ciofifono accordati infteme per darmi maggior trauaglio j to alla prefen^a vosi ra, lajcio lo jde- Sgombra dunque dal mio [eno, e dal mio core, o fdegno, furia d’Auerro, e dentro altenebrofo fegno vattid nafcondere,e tii 6 A- more,oamore crudele , e perfido tiranno, vd e prendiper tuo albergo il negro Cocito, & coldtrdle tenebreve ne vrnete in compagnia de gli altrimo- Piri infernali poicheJerica di voinefjuna cofamipub piti moleHare ■ bora, che ve ne pare Signora Crifei- da i pon e Seat a la mia vna bella, & vnagagliarda refolutione a liber arfi m vno ifiefjo tempo da duo fi eri inimici f 1 Crifetd . Belkjffirna, non che btUa, pur che qucfli [piriti d. 9 3 162, CONTRASTO. (jmkkttemvo mn ritorntno a darut vn mano afial- to,etson ft Tifentina. 1 •, Tiber- Jono dubitopiudtloto,pcrcbedigid mifentolibe- roaftatto.&fca> ica delilno, e deli’alt ro affetto: ri¬ mane te fekce Signora mta,percheio mn [ono pite inna morata-nčpiu, ar da pet vot . Crifeid- Et io e/uafi, cjuafi, cl/io caminciam > a fentire vn certoflimolo d’amore>edtpietavcrfo dr i voi > ma poi- cbefiete lihem non■no?ho piutrauagliatui . 'Tibet- Ditepur Signora Cn[etda, nart vipentite, percbe io fom ancdra a tempo dipoteFtiama te. Crtfeid.^lon vi difs’10 , cbeglifpiritifitifentirebbono ? h Umrlo con F.S. andatepure-,& (Adutefelice . AMO- CHENON E’AMOH. SENZA,&c. ic 3 A. M O R O S O CONTRASTO chenone amor fenza godere. Cclio, e TtflMa. Celio. Q Ignora Tulita mia, ficome le flagieni Jempre »3 firimouano ,cosiniiei defiri l’vntaltro fi ri- chiamano, e fempre ritornano nel lor premiero ftato . Gli occbi voflricosi pienid’ardore, douc^> irmei defiri s'accendom, farmo, che i miei caldi defiri giamai non fi cortfummo > fe non per la mio. fnorte- ‘Tul 'Kdi fiamo fempre alk mcdefimč contcfe, & mai ko n yilafciateintcndere,nepronunciatequdlo ,che voi vorreftedame - • Cel. IV čredo, che non vi fiaccja d mondo, che nutri- fca, e che ritenga piu Tantante nella fua fevuttu > che la bellafperanga diqnelpiacere, cbefegl' afpet- ta- Tul E chepiacere ecjuefto , cbe vcifpcrateamand-d Cel-imarinaricombattutidaiventi, e dalle procellc^J del mare.nella maggior fortuna,e nella maggior te m pešla delTonde, hanno lafperangd, cbe lor o porge (jualehe conforlo, di riueder le cafe toro, e Ufa viuer cofianti:gli agricoltori trauagliano, e da i lor rangi riceuonodla bella Clagione 1 ’vfura delle lor pene,& imiferi antanti rimarranno, dunqttefenga raccoglie- re H fr ut to douuto del loro amore,edella lorofedelfer tiitu?queharnipareyna fena da non poter foppor- ~ i tare ' Tul- Se la[peranra e nnella, cbe da gU amantimai non c \ G 4 s ’*l- io4 C O NTRASTO s'allontana-,a cbe doleruka cbe larnentarm f* fperate> etantobaHa. * ■ ' »■ ■ , ,« Ce/. ^Arnove, (juando vuol faettadvn' amante tira di- rit to agli occbi , doppo alla fantafta, e per vltmo alfenfo commune, dou’eglift vuole accampare ■ e feguendoailavittoria, daVn generofo afjalto ali'- anima innamorata , in quella parte accefa » one i tioflri defins'infia»>manoy.per la qual cofa amo- re nori viene ad effer’ altro, cbe deftderio, e farna- re altro no n e > cbe d efidcrarc: il deftderio corrc^J fempre alle cofe poffibih, accwch'elkno pomdo fi rendino piaceuoli, & amicabili ,c la fperang.tj,. con laftaforga nepunge, proponendofi nelfine vn (jualcbeeffetto: dtale,clfioconcludo,cbe l’amore,il deftderio flafperanga, & Veffetto fiano vna cofcj iŠlefia. Tul. f uctta voftra cqnfeguen%a ( negando) fipotrebbe gettar a terr afenvfaltro j mafeguitate pin c cjuellt) cbe valete dir e. Cel. Dtca cost , Signora s cbe l’amore fenga farne noti e 1 altro , cbetorroccio ; lamento , furore, confufionet * vnariapiena di tempe§ie,& vnafofpettofaguerrai vn caualliers errante v d cercando la [na auueri.tura, ilpi.-iccreeil punto,e Teffetto d’amore, cr fdcbe fempre l’qmor dura, pertanto non c doucrc-. cbevn ’ amante ami , & ferua fenga rnercede, e feuga n - compenfa alcuna . Tul. lo vdntendo Si£. Ccho miogalante, voi afpirate al godimento dclle bellegge corporali, e non bauete ri- guardo alcuno allbonor mio, d tjuelChonorc » cbe fi debbe alla vita anteporreto vi nngratio del fauore > cbe voi mi vorreste fare. Cel Umor e e la fatfa delle femplia donne, che noru farno CH E N ON; Eva MOR SENZA>&c. 105 fanno altro che dire,ma per difmgannarm,Signo- ra, vi dice, che tamore, c jhonor.e fon ovna cofa. išlefta, o tv a di loropeco differenti ;gli Sauij dico~ no,che 1 ’honore no e altro,cbe 101 artificio mafche- rato di eatii d , di mrtufopra ilvitia -,&vn laccio inganncnole, che fi tendealle donne ignoranti; il riomedclthonored belio a prommtiare ■, &mipia- cerebbe affai quand.oTeffetto fuo ncnfoffe mifera- bile, e che la cagione fua nonfoffepiena di milit tiri, che civannoingannando ,& breuemente le dico, che 1 ’honore e 'jelo, zrna parola, che fitrou'u> in la bocca, &■ ilputcere,fi vede, fifente, eftgu- šla , &il fiace.rc, e vn corpo, e Umore altro non č,cbe ventff. Tul. Se tutte le donne foffero del uoflro parere., non oc- correrebbe, ch’elle foffero tantor krofe, ma che li- .hentmente ad ogni ricbiefla di loro antanti fi def- fcroloro in preda . Cel. Signera la doue iodiff, che 1 ’honore non e altro, che vcnto,d ijfi male: perebe non filamente non e veh- p,maevna cofa meno, che uento; e qitel meno , mi diuora, vifa pcrdcrc la vošlragiouentii, & u’in- ganna, come nitntco d'ogni voflro bene, ch'e dun - que ejueslo bonore?vn niente,che la perfonasjma- gina\vn niente,che da niente hdjorigine fua, e per dirlo breuemente Thonore d meno', che niente > e quel niente meno d vna cofa non conofciuta ,vrL? fogno, vna cbimera, vnafantafma, vna nube, vn ombra chenelTaria fente perfpauento, ecomevn pieciolo fanciullo, che neUa notte ftfpauenta tošlo ctiegli nedela, fua ombra: ada fine io conofco , cbe ic6 r O N T R A S TO che 1’hono e altro noni, che la ciifcvettione d'vn' amante fedele,che sd tacereapprejfo ilfatto, U contento, <&• il diletto, che ha viceuuto con la co¬ fa amata ,&poi come fi fitoldire,Fenov celato, i me-zo pevdonato. Tul> Bella diffinitione intorno alFhonove hauete fatta,Siv gnor Cclio: tantoche alvoJlro divefemplice, & ignorante,e quella donna,che lafeta, e perde vn be che la contenta,pev fegnitave vnafpcme inganna - triced’vnhonorfinto,efimulato; e ch’cll a deureb- be fcieglierfi vn amante difereto-, fedele, e faggio, alquale facendo copia di fe sleffa punto non per- derd deli’ejfer fuo: e tantopiu, quanto che Fenov celato non c črvove,non e cosi Signove? Cel. Signorasi. Tul.QaeFla bella, gratiofa, e dotta lettione douvefle voi ieggerefeva, emattinaalla voliva moglie,& alte figliuole,efoveUe,fe ne hauete,per inanimirlea co¬ si degna imprefa: Ah Signor Celio cosi biafimate l'bonove,tanto amato da ciafcuna perfonaFhor non fapete voi,che comela donna hdperduto Fbonore, che non li rimane piti che perdevs, che degno fia '■ tnutate ,mutate penfievo, & infieme pavole ali% prefentidmia,perchefe non lofavete,lofavb io col divlo a i mieipavcnti. Cel- S'iofoffi cevtodi quello, che voi dite, lofavci, perche io ne ftb in dubbio ,feguiteto Fimpvefa, <& yene daromolti ajfalti, talmente, chevibifo- gnerdarvenderfi,opev amove, opevfor^a, &per darpvmcipio a nuouo aftalto : viprego, che non vipidccia 1’amorofa mia perdita, e di vedermi CHENONE‘ 4 MORSENZA&c. 107 mmentcirecon la voftra crudeltd ,pertbe ciofa~ ccndo,guaHatc tutti 1 miei difegni, li^uali fiatih m perdirmtl* vit im o fi percuotino infieme in vn medeftmo tempoperfar bruciare i noflricuori,in quellagui- fcijche da dno faffi vediamovjcir lafiamma, & il fuoco; eperche credete voi, cbe ad jLmore/i dia- jio dne alijdue corde ali'drčo,e dne freccie/non per altro/enon per dinotare la fuaforga cambicuole: Tumore nond umorefe duo cuori non fori vno,& il vero umore con umor /i mena . Tul. 'Uingratitudinemia , e la mia crudeltdfono le dif- fefc detla rocca della mia pudicitia , e dell honor mio , & fin aui qnesti vostri debili a/ialtinon fan- nocofaalcuna: credetedme, cbevoinon pian- teretemailo flendardo della voHra vittoria fo- prale mura della mia fermegga, e della mia co~ f tanga. Cel. Quando non gioucranno gli afialti, fi venird alle vic fotterranee , alle caue, alle mine ,eper forga d'amorofa poluere s’acquiflerd la fortegga della voflra ingratitudine. Tul. Ta mia fortegga e' fornita di brnna monitione , & dlfitobombardieromon mancano,nc palle y nbbuc~ ni pe-^gi. 'Cel. (ercheremo di rimboccarli ilp.eggo migliore, e pili gagliardo. Tul. llp e \K.° e ' beae ingabbionato, <& e ripoflo in loco , cbe non fe li puo fare o/fefa, e tirapiu di notte,che nonfailgiorno. Cel.Tenteremo con eptalehe grah donatiuo d’effer pa- droni della fortegg/a, cbe pervnpugno d’oro : rom~ p c qual fivoglia duriffimaporta. Tuf Laportaefom/Jima. DEL VEDERE, E PENSARE,&c. i o5 > Cel. V’attaccberemo vn petardo . Tul. Meglio farefte attaccarui ad vna corda , e darlvl- timo crollo.'s4ndate in mal'bora,cb'io non voglio piti afcoltarui. AMOROSO CONTRASTO fopra il vedere, e penfare in amore. Aurelio, eGeneura . Aw. T) En trouata quell'vnica donna, la belliJJimrL .s il prefen^a di cui manda nel fondo delTofcuro oblio trni quei noiofi tormenti,cb’io amaramente fosiengo da lei lontano. tj en. 2 len uenuto quel uirtuofo giouane,che frena, e reg- ge con dolcifjimo impero tuttigli amorofi mieipen fieri. \Aur.SogUono Signora Geneura mia, tuttigli altri viuen ti difiinguere il giorno dallanotte dalloJpuntar del Sole, e dal nafcer delbombra; ma io altra notte non conofco,che quella della vošlraaffenga, ne al- tro giorno, cbe quello dellauošlraprefcnga ,onde per difcacciarle tenebre de gli occhi miei ( colpa delnon vederui) vengoagoderdiquella amata prefenga,ch e ejola,e mia vita,c mia luce . Cen. Effendo la uottra belleg^a, Signora, e Tadrcna del cuor mio,egiuflo ancora,che la uošlra rolontd fia Signora, eTadrona della mia. jL vot epi adut o da vifitarmi per goder della mia prefen^a , dfio per vojtro compiaccimento negodo,fi cbe io ante « fovgo no CONTRASTO potico il voilro a d ogni miopiacere: ma perguflo miofarebbe ftato molto megiio, che vol non fo sle comparfo . ji ur. Obme Signora mia , cbcitodoio dire ? queslo pro. cede forfe percbe poco mamate . Gen. Angl percbe molto,& infinitamente io tiamo. jlur. Se infinitamente ra amatc , percbe dunque non ue caro il vedermi? Gen J o non dico,che non mifia caro il vederui,dicofolo, cFiogodopiu non vedendoui. ~Aiir. Z tek vita mia,ebc nuouo,e panicolarpriuilegio e queilo, ch'Atnor m concede. Voilontanadame fentite contento, quand’iopriuodivoi fon CisleJJb dolore? Gen. Antico,&vniuerfdpriuilegio e' quello, che Amor vi concede , poiche quelpiacere di cuiio godo fu fempre,&e conceduto a cbignflar lo vuole. Aur.Sbpure, cb’iofonofido femo d' J. more dl lungru, mano, e non folo non bo maiprouato qucslopixce- re:ma non bo meno faputo, che alcunaltro aman- tegoda o poffa goderpiu non vedendo la cofa rima¬ ta , che vedcndola. Gen. Ouesto chedite,ecosi ineredibile Sig. Anrelio,che non de ura difpiacerui s'io nol crcdoiditemiper zri- ta uoflra quandonon miuedctepenfate voialcuna volta a me? Am A - Sempre,cb’io no ui uedo,Signora mia,penfo di voi. Gen. Se ogni volta , che non mi vedete di me penfate.^, voi rnoslratc di goder di quel bene ordinario de gliamanti,bencbe inmevi pareffeinfolifo,poi- che nonfi pub penfate alla cofumatafrnga dilep - to t DEL VEDER E, E PHNSAR E.&c. ur to,angi ch’eglid tanto grande, ch’io fono s format a. ackiederui fcvoi prouate maggior contento nd ■ penfar di mc.jche nd ceder mi. ssfur. Son sforgatoa confej]are,ch’iofento dilettomen - . tre vi fono Lontano penfndo d.i voi,tuttauiaiofen- to (e čredo, che cib interuenga ad ogni altro aman te) molto maggiorpiacere nel vodena , e non pub pfere altramente , peuhela cofa. zrnata cpianto pili eucduta tanto piti Hiletta. ^en. Et io prouo (e čred o, che infiniti altri antanti me- coprouinolifieffc>) molto maggior diletto ndpen- fardi voi, che nel uederni, perche mentre, ch io penfodivoi, tntti quefti miei fpiriti egualmente godono, cof che non mauuiene nel uederui, per¬ che vedendoui folo ilfenfo del vederegode, egioi- fce,e gh altrifenfi, e fpiriti s’accendono tanto cCa- morofo defideriodigoder anch’ejfi } che a pena fo- fiener lo poffono . k^ut. Signora io diro conpace voslra, che fiate fola in quefla openione, nima bellettga c mai tanto ama- taquantoquella, che ft gode col fenfo del ved er e, per la qual cofa poffiamo conofcere quanto fia mag gior il diletto det vcdere,che delpenfare.Ogni fa- uio afferma, chegljocchi fono lefineftre deli’ant- rna ,talmcntc, che per mcggo di quefi’occbigode Vanima anck’effa 1’oggetto amato. Gcn.Se gliocchi fono fene fr e deltanima ,& ipenfteri fono radici deli'anima;cnd’e chepenfando alla co¬ fa amata fenga impedimentoaleuno, e £ amina, e la mente dolcemente fi bea,predete Sign.iAure- l ‘o, che tanto d piu degno il pen/are delvedere, quan - m CONTRASTO quant'c pihdegno il conteplardel mirare:e che fia piii degno quetio,cbe quejto,fi conofceper tati huo- mini prade ti, che permeglio coteplare fipriuaro- no volontariamete degli otcbi conofcendo di qua- toimpedimentoerano allavcra contemplatione. AweLQuelli ,che fipriuarono della luceerano amanti di bell^T^a imifibile,i& incorporea, che fe bauef- feroafnata bvlle^gjt-pifihile, e corporea , nonfolo non ji farebbonopriuati degli occhi , ma haureb- bono prodiralo di torrei fuoitant’ occhi al cielo per meglio vederla,come vorreifadio. Cenen. Hamante virtuofo deue amar fempre piu hu, belle^a delfanmo, che queila del ccrpo, qual non potendofi godere fe nonper meepgo della meri¬ te efor^a , che čolni, o colei, che virtuofamente amafentamaggior diletto nel penfare, ond'io, che v arno di cosifatto amore defidero che uipar- tiate , a fine ch’io pojfa con maggior contento di quello che alprefente prouo,pafcer la meni e di pili cibo. \Aurel. ‘Rgputo ejfer uirtuofo antante ancldio mia Signo » ra, poicheu’amo con puro affetto , econintentione catlijfima. Cjeneu. Quand’io non fofji certa di qucfto non uarnerei, mapoi chnuetegodutoa bajtan^a nel vedere; la . fciate c h’ancb’io goda nel penfare, partiteui dun~ que Signor ^lurelio . 'jlitrcL Io uogliopartirmi Jenfaltro Sign.Gcneura mi a, ma prima cb’io parta vorrei,uorrei. Cjtneu.Cbcuorresle i ditelo arditamenteSig.mio. Aurel. Vorrei vn pegno del yosir o amore. Equal DEL VEDER E, E PENSARE,&c. n. hm- 'Auv.ZJn faluto d’ \Amor e. aro- Gen. S corne fakta jlmorc quando faluta? qud- Jlur. Come j akta l S akt a quando da due rtfate, e dolet one. labbrafoauementefuggelaDolcema. edeolore , tanti i ^ ileheid’^4morefaluto,vita,fpirito ,&anima. uef- L jen. Valete dunque ch’io vi dia vn bacio? ifolo >/Lur. lo lo defidero in cflremo, poichevn bacio d a vat ente I \Av.r. Ofeliff jlurdio. i'io , Gzn.jLn^i ofelice Geneura. par- ' vtur.^Auertite,Signora,cheqyello : Spegno, e faluto di to di jlmore, cbe baciato ribacia, e quantopigliafoa- ipiit - uemente rende. Gjen. lo čredo, che /ta vero cjuanto voi dite, percb’io \dur.o fortunato, ofelice, anefifelici/frno ^durelio, io vengoSignoramia. .jlmelio. i quan - SE SIA MEGLIO SFGVlRE,&c. n? tjuando cjueito cor mio non fapeffe quei martirifi- Jlenere,, čhefoftengonogli altri amanti . zAut. Cfli altri amanti quando veggono di penare, e di firuire infruttuofamente comefateuoi, congiudi - tio gouernandofi lafciano la mal incominciata im- prefa.c cofi deurefte far voi. i "Pirro.Tolgail cielo,ch'iofaccia queflo Signora:puo ben\ effere,cbe alcmo impatiente faccia cjuello, chmt dice F.S. ma gli effempi cattiui no fi debbono imi- tare ; iopermereputo moko piti degno di lodc_> quell' antante,che bencheinfelice in amore,arma- to di coflan^a, e difede non rimane di feguitar la c oin m c ta ta imprefit,cbe quello, che ztedendo di no potertrar frutto deli'amorfino fi rimane d' a mare. Tilu t. J o per me reputo piu degno di lode, colui,cke fugge jifuo male, che colui, che oflinatamente lo fegue . Fuggono gli animali priui di ragione quello, che lornuoce; e non lo debbs fuggire 1’huomo ant * male dotato di ragione per ejfer da meno detle fie- re? _ Tino.Vnamante, cheper nonfopportargli amorofi tor mentilafciad’amare,iaguifa d’vri ardito guer- mro, cbo fendo andato od vna gloriofa imprefa,fi ne fiapoiper vi Itd fuggit o. *Aut.&t:nque voletc,cbe vno, che fia ojfefo, potendo dt~ fenderfi nonfi difendaša me pare,che fiagrandif- fimalode ilfuggirda quelluogo,eda quellcperfi¬ ne,d alle quah fi riccue ingiunaa torto- Ibrro.E’ molto meglio il morir combattendo. cbe per viltdfuggire,i codardi non fonoaccetti ad amore } »e' meno Jono amati d alk donne. n s t-Afi I il<5 rONTRASTO ?dut, ^Ivoftrodire, quelnocchiero, che vede il fm legno in gran tempe fta cintodagli fcogli, e com- battuto dalfurordel mare,e della rabbia de i ren¬ ti noti prende bmn configlio.fcprocura di ritirarfi inporeoprima, ch’egliptrifca. Tir- »dltro e l'ondefolcar,altro e 1’amoreSig. mia. Ttlut. jingi, cbe non e altro umore,che vn procellofo ma- redi tormenti, e d affanni , il fottrarfi al graue giogo umorefo,e rihauer la liberta comunque ft /ta čfempre bene. ‘Tir. Colui, che fetiša temerilnemicofegue coraggj 0 fa- mente il \fm difegno,fpreggando ogni pericolo , me rita nome di forte,di valorofo. Ttlut. Chi mn teme l'uuuerfario, fi debbe chiamar pite tofloforfennato , e bešiiale, che forte, e valorofo; 'Parmi, chefia grundiffima prudenga ., iltemere de i pojfibili danni,& Ufaggirli ancoru. Tir, Dite qi*el,cbe zn pareSignora,che non fura,ch'io no vami, e non vi feguaftn tanto,che non vi rifoluiatt d'ejj'er mia. Tetut. 7g r,n fara mai ch’iofiuvoftra. Tir. Signorafevoi prouaf evnavoltai piaceri,& i di¬ lem degli amanti ; to mi rendo ficuro,che cangie- refie penftero. Tilu.Cb’ piacere,che diletto poffono tnaijmargli amatit Tir. Qiepiacere 3 che dilettolpigliatemiper marito, eio faperete. Tiiut. Tfon lo vogliu tl cielo, Tir.Ter qnal cagione vi difpiace tantoil doke nome moglie,e di manto * Tdut.Tercheben, ch’io nonhabbia prouato mai, c, cofa SESIA MEGLIOSEGVIRE&c uj cofa fiamarito ,non so nondimeno,che’lg’.ogo del tnatrimonio d grauijjjimo. Tir. St?, voi mi fate credere, che noti fiate compofta di čarne, ne dt Jenfo come fon 1'aLtre dojjtie . Mut- Etpcrchecrcdetetjuefto ? io čredo pur d’eficr donaa come Tal tre. Tiro.Tercijejevoi hauefie čarne,e fenfo prouereP.egli acuti čtimoh della čarne, e del fenjo, & baureiie pietade della čarne e del fenjo. Mut. Sapetc voi, perrf/to ncufo di maritarmi S tv nor Tirroi Tir. Stgnoranb. Mut . Tenbeefiendo io crudele, con,e yoi dite, & efiendo vernica d’amore , com'iosbd’effere> dubtterci dipar~ torirfigliolepiu cruddi dl me ,& piunemiche d‘a- more,cb’io nonfono. Tir. Quando vi marttašle so certo > che dmerrefle pieto* f a ,e deponette ogni odio, fr ogni aheregga . M ut-S’io dtuenijji vojtramoglic, sbcbefra pochigiorni bramarejle ancovoi quello, che hrama lamaggior par te de i martti • Tir ■ E che hrama la maggior part e de i marki • Mut . Ditenerla doteper fe, e di rimandar la moglie** dcafa. Tir. Qucflo mn auuerehhegiamai. Mut. Quando cjuello non rn auueniffe,wn mi matubereh- bealmenovnperpetuocruccio,poicbeil marito non e altro,che[martire della moglie • Tir. Minfal la moglie,emaglio del marito. Mut. Terchedunquevoleteprendermoglie? Tir. Tercbe ogni fuentura mi farebbe grata, pigliandO voi, checotantoamo. Mut. jo bo vdito dire da milic lingue, che atnore < jc - U 3 £0»J' ji8 CONTRAS Tv compagna manto, e moglie infieme, & poi lafcia-i ~, cbe la dijcordta, la rabbta, e’l vano, e tardo pen- tmento slrtngail dunffimo nodo, ilejuale per loro eftrcma infehcita non e difciolto, fe non per mor « te- Ji cbe lafciate ogni fperanga d'baucrmi per moglie. Tino. Sarcfte voi mai per mia Juentura la porta deli’m- fernofopra della ejuale efcntto,lafciate ognifperan * %a,o voi cljentrate* Mut- Teggio,fepeggto ft puo c redere. Tino• Se cofi e come voi kite, mi fate credere d’ejj et . e vnet Dea d’-Auernopnua d’ogni pietade. Mut. Credetelopure • Tino M a com’epojJibile,cbe vna tanta belle^a come la voslra ,poJfa habitar 1‘ofcutiffime tenebre deli’in * fernof Mut-E’pur troppo poffibile- f Tino. lo šlo per dire cbe la vottra belle^a faccia s),cbe l'inferwra(fembrivnparadifo. Mut . Jopice ne anderiamonell’infimto: meglio fara che da voi 10 mi part a., per leuarui 1’occafione dell’andar fauoleggiando come farno la maggior partedegli antanti. DEL VERO AMORE. up I AMOROSO CONTRASTO foprail vero amore. Dario,e Talefia. | bar. T) Erche il cojlume degli huomini, Signora Tale- A fia,e dipregar le donne a moflrarft loro cortefi, non douera parere Hrano d V. S. s’io la pregbao a concedermilafuapratia. T alef. s perche ilcoHume, & Hdcbito delit donne c di negarejhon douera difpiacerui, s’io neghero dl concc- derui tl mio amore. bar- Teb čara Signcra mia mn fapete voi, che vam b ilpoflejfofengatvfo b dcbeviferue ilpojjcdertan- ta bdle77 x a quando non la godete voi, & non va¬ lete , ch'attn in voi la goda f 1 quefl’b vn difpre^- •gar’il theforo di che il cielovi fece > e la natura _> hercde . 'E alej] -per mn difpreg^ar quei doni ,cheil cielo, e la na¬ tur a mi diero Et per mn pater cosi ignorante , <&aua ra cb’io nonJappia > o non voglta , valemene, b che nftri per meje ne vaglia, dite > che pq/]'o, b che debbo fare? bar. Laterra,l’acqua, ihtelo, il Sole, la Luna,les flelle, &altre cofe molte non jono create per lo¬ ro ,mafolo per vtile , e fodisjanione dcllegenti , cosi la bellegga dclla donnamon e creataper je^>, m a per che 1 ’huomofua vera compagmalogoda a uogliafm. Talef. Uorsii quando d voHra perfuaftone io vi lafci H 4 go- 110 C o N T R A S T O goder che molto poco mi concediate > e parmi infieme > che queŠta fia vna injehcefelici¬ td J’alej- 'Non ui difi’io Signor Dario, che uoi guardafle il non id ingannare ncll’amare > e ml chiedere? "floti fon’io > che vi concede poco ? fiete voi, che defiderate troppo, e chi non fi contenta del poco , non ha mai tanto, che h pata d baši ang a ■ Colui , che poffiede ilbene > e non lo conofce, pub dir fen?’altro dinon_. poffederlo. Dar, ogni volta > ch’io pottjfi a voghaniia , e toccarui * ebapn DEL VERO AMOR E. m ebacciarufmi cbiamereifelice ; ma r.el m/odo, che voi dite non mai. Talef. Se voi m’zrnate honešlamente(come io credo)non douete cincder cjueslo, ferche mil’amor honejio , ne la bocca , ni le mani libannoparte. Dar. Queslo uoflro amor honejio, Sign. Talefia , i troppo | Uerilc,bifogna alparer mio accopagnarlo coni a- mor diletteudle , accioche dum mantenga l’altro. , Talef.Faftttcvno dl cjutll; cimami,cbe defdcra 1’amur dali''animo, & ilfrutto dalcorpo: diffi ben’iq, chc moki amano , epochi ccnoftono amor e, & inter- uiene a queftt , corne a čolni , che in acqua fetida vede qualche bella imagine , che fia dietro a lui , chc fenola confidcrare, od bauer pa tlenja diguar- darft addietro, figetta m cjueliacejua penfandola vera babitatiane di cosi bella fcmbianga, e fenga ritrouarla ci perde la vita. Cosi intermene a co~ loro, che vogliono amare fenga confiderar benej, che cofa fia iamare,e doue,e come bifogna cercar' il vero amore , e la vera bellegga, cbi ama come dene , troua fenfaltro nell amorhoneilo , d amor diletteuole. , Dar. Credeted me, Signora, cbe i baci, gli abbraccia- mcnti,& igodimenti amorofi fonolaveraperfet- tione,elaveraimmortalitd d’amore:eche fiave- ro,per qucslome^ofiperpetua lafpeciehumana y fen^a laqualc il mondo, e liilejjo amor c in poeo tempo finirebbe. Talef. Cbi vuoi amar perfettamente, bifogna chc-a ami con intentione di dar e, enondi riceuergu- ftc, e certo , cbe colui, che rieerca eosifatte cofe a e ri- m CONTRASTO ericercaper darpiacereafe, e non adaltrui; on- W de Ji pub dubitare,fe guefto tale fia amante,o no; ^ale troppofi difdice ad huomo dotato di ragione il non bramar altro in amore, chequeipiaceri, ckt-j fon ancoracommuniaibruti,echigli bramanon ama. Dar. ^in^j,che(perdonatemi fe dico tant'oltre)chinon li hrama,non amer.come pubbauer piacerevn'huo mo baciando,& accarcsgando una donna,ch' egli nonami?credeteame,chcnonpojionodilettarque Jli contenti,fe non a čolni,cbe ama. Talef. E’uero, che queHipiacerinon dilettano ,fe non a colui, che ama, e che grandemente ama : ma vor- Tali rei,che mi dicefte,che ama colui,ch'altro non defi dera,che quefti contenti,e quefti godimenti i Dar. Queslo i facile a dimi: egli ama quella perfona, ch’ egli accare^ga , o che vorrebbe accare^- %are. Talef. Qneslo lo ditevoi. Dar. Lo dico,perch’i vero. T alef. tAmatc mi cosi me? ha Dar. Signora si. T alef. S e niamate cosi, voi non amate me : ma voi me- defimo. Dar. Cttne queslo? Talef Se qualche doma giurajfe d’amarui injinitamen- te, ilandcfi in dolce trattenimento con voi,&poi per qualche accidente nonpotendo hauer altro go- dimento di voi che fguardi, e parolelafcidfie di amarui,efc medefma m toglicjte, direfte voi,che eliauhaueJTe amato? DEL VERRO AMORE. bar. 'Hc siarei in dubbio. Ulef. Tfon direstevoi colei non m' amaua-mafvlo ama~ uafeJlejfa ,nonbramando altro,cbe trarda me qud piacere , ch'ella piu deftderauaper fe medeft- (irna Š bar. Veramentesi,ch’io lo direi Signora. r def Dicendolo direfte il vero.Ma dilemi digratia non puo la doma con la medefima ragione dir l’isleffo dell’huomo, čhabbia pari intentione ? bar. Signor sh voi mhauete tanto aggirato, che m'ha~ nete ferito con l’drmiproprieonde non pojjb dir * altro.fe non chauete mille ragioni . Talef. Hor poiche finalmente hauetepur confejfato, che amateuoi fleffo,date voi slejfo il premio a voi me~ defimo di quell'amore,che viportate;che qmnd’io conofccro,che amiate me, alihora procurero di ricompenjarui: conofcete dunque,e confefate itu tanto, che 1'amor di cosi fatti godimenti non e a- more,ma voluttd, e fepur‘i amore e' amor dife Stef fo,& andate a fludiar meglio le voftre lettioni. bar. Io le ho ftudiatc beniffimo, & voleua digid addot- torarmi, & far la miaprima amorofa lettione fo- pra la vodra catedra. 'balef.La mia catedra vuol’altro Dottore , che voi, e di gid quello,che debbe leggerui fopra, hdprefo i pun ti: ft che rimanete, & andate addottorarni altro - «24 CONTRASTO AMOROSO CONTRASTO deJTamar piu alcrui,che le fieffo. Claudio, e Targelia'. Clau. C bgnora Targelia e cosigrande l’amor,cb’io ui porto., cbe non sb trouar parole, cbe fteno atte per efprimerlo : sio dico damami alparo de gli occbi dico poco , perche quefli occbi me li trarrei , qmndo chtfoffe in voftro feruitio. Sio dico d'a- maruialpari della vita, dico mcdefimamentcj poco; perche auejla vita nonftimerei,cjttando por- gefie occaftone il tempocbe per la mia ji faluaffe Mau la voftra:diwc[ue,che debbodire? Dirb,cbc ua- mo pid, cbe me ftejf ?, & voi,perche pid,cbe me^> ftejfo varno, dourejle bauermi compafftone , & ri~ compenfare il mio amore, Tar gel. Voi dne ccsipnon perche fia vero, non perche lo crediate: ma perche vi fia creduto; non farogid io cosifciocca ne cosl credula,cbe voglia creder co¬ fa , cbe per fe flcffa e incredibile. TSfon e perfona tanto inefperta, cbe non fappia naturalmete ogrni- Tar- no aniarpik fe ftejfo , cbe qual'altro fi voglia. Claud. JLnft , cbefa errore colui, cbe amapiuft jlejfo , cb''alt mi , e cbe fia vero nejfuno amore ipid biafi¬ ni ato , ne pid riprefo di cjuello, cbe amaft sicfjo . j)i cio ne rende teflimonian^a Tftarcijb. Ohme Signora non fapete, cbe dalbamor difeftejfo nafto* no tuni i vitij? fargel. guefto nojlro ragionamento h d bifogno di di* Jiin - DELIMM AR l»lV*ALTRVr,&c; izy slmtime ; quelprimo amor di mi Sle'ffi, cbe ne in - duet a lafeta'/ tl bme , & a fegui/ihnde (eh’d l’amor d el fenfo di cbe al pater mio trattate voi) i qudlo veramente , eh'e tanto biaftmato in not ? in vece, & inferimra: ilfecondo amor e,col qm- le amiamo n&ifteffi,ch d Pamor ragioneuolc di cbe 'ioni pari’10, e queUo , chefpregga tutti špericoli, e fot- por- amatepiu voi, cbe me. tiajje Vaud. Quelie vi-ime parole, Signora,fic&me da me Jo¬ ni, & in tutti ifecoli karmo rolontariamente dem ■belo dimorire,'oper la patria,oper iparenti, oper gli gnu- P ar gel .Quei Deri ], quei Fabq, quegli Scipioni, e tan- ti dltri, di cm m’hauete rauuimta la memoruu , bme Uefo, tanto piti e lodeuole,percbe Ji cotne dalfal- afco* tro vengono tutti i mali, cosi da queBo proč ed eno tutti i beni. 'i di -= Qaud. y,$, non bd valuto farmi valida la ragime, cb’io 1 otte tentra a tutte le fUtehe per acqu iUarft gloria, 'e gli bonore del qual'amore non fi pub mai dir tanto ■tej, bene,chenon ftapoco: e quantofiuvno e virtuo¬ za- fo , tantopm ama Je Slejfo di queSle ambre ; Hor nte^> Voi,chcnon bauetepari in virt^digiufkt ragime ■ ua~ no ji ate rdite con rojlore cosifona pajj'ate con filen mcj> tio. Vengo atta mia veritd,e dico, cbe molti,angi jr ri- infinitibuomm valoroft, e iiobili in tutte le natio- y.a to •rco- rfona amid, laqual cofa ci fa chiaramete comftere, cbe quešli tali atfiarono piitlapatria, iparenti, e gli amid che loro Sleffi. le 116 CONTRASTO le ho detta : ma Je non ha voluto confejfar quella * bifognerd confefar quefl’altra: Ditemi Signora, qual’amante fitromilqualnondica,non čreda, e finalmente non ami piu la cofa amata, che fe me- defimo?voi non potrete gia arguirmi cotro, poiche tuttigli amorofi Toeti altro non cantano, & io che cheamantefono, so che v’amopiu che me siejfo . Target. Io čredo,e so di non credcr’ ilfalfo,che mi,e tut - ti gli altri amanti amate per compiacimcnto di voi flejji, chefequefto nonfojfeuci non amarefle : ognunoamaqnello, ch’egli ama percagiondi fe ftejfo, dunque ama piu feftefo, ch'altrui: cf mn valete credere alt’efperient^a di voi, o d’akuti al¬ tro , credete alfiJtcjfa ragione : tutte le caufe fono tmgliori de i caufati,& iprincipij de iprincipiati , Vamor difefleffo(come dice il ‘Tetrarca) e' cagio- ne,eprincipio di tuttigli altri,dunque e' migliore ; dunque dene ognimo amar piu fe ftejfo, che altrui. Citre di cio cin ama vna cofa per cagion d vn al- tra,ama piu ialtra,che quella: come per effempio amando voi me,per fine detle vojlre contentc^e, amate piu le contentettpge uoflre,che me; intorno poi a gli amorofi 'Toeti ui rifpondo, ch’efji cantano quello, che credonoforfe uero : ma non quello,ch'i vero in effetto: per che la Toefia non e altro, che un fogno di quelli, che non dormono, come ifogni non fon altro,che poefia di quelli, che non fono d e sli. Cldud. Voi uorreste coiifondermipma non far d cofi: quan ti fono fiati, che fi fono vccifi da loro, o lafciati morir di difigioper arnore?Hor chifara čolni,che vedendoalcuno eleggereper altrui di morir e, non dica DELL' AMAR PIV’ ALTRV7,&c. i % 7 dica quel tale ama/piu altrui,chefe fleffo? rar ge L lo lo d ir d, e lo diro con veritk: poiche nefluno eleggera di rnorir perpe> fona , cbe non ami di ce¬ re , e chi ama di core Birna affai maggior dolore il viuerfenga 1' amato,bene,che rnorir per lui.flmiU mente, chi per alt ra cagione s’vccide ,o fllafciet rnorir di difagio, lofafolo, & principalmenteper l'amor dife fleffo, cercando con la morte , odi con - feguir’aleun bene,o di fuggir alcun male. Claud, E quale e maggior male della morte ? nonfapete, ch’ella e' 1'eBremo mal di tuttii mali ? ^ar gel. Il lafciar difar beneperfar male,il mancar del debito d’buomo da bene, come fate voi con pacc ■poftra moleftandomi tuttoil giorno,&il perder l’honore č peggio, cbe mille morti, e poi non fapete voi,cbe la morte,a chi e miflero non ipena,ma fine della p ena H Vaud. Dne parole ancora čara Signora Targelia; potret dir molto; ma diro poco: neffuna cofa puo amar- fi , laquale non fia veramente buona, o tenutru, buona : quanto dunque vna cofa i migliore, tan- to maggiormente fi deue amare: dunque ciafcu- no deue amare piu i migliori dife; che Je mede- ftmo: voi fiete miglior di me, dunque viamo piti, che me fleffo: ciaflcunaparte ama piuilfuo tutto,chefe fteffa: e che fia vero; fealcunovi tiraffevn colpo al capo, il braccio, c h'd part e teflporrebbe a perdita manifeBa per faluarla-3 vita, ch'e tutto : il buon Trencip e ama piti il be¬ ne del fuopopolo, che il fuoproprio ,emoltipadri ci f>onendofi a pericoli per i figliuoli, banno mo- flrato jiB C O N T R A S T O Ur ato d’amar piu ifigliuoli , che loro ftefli. Target. Voi dite ddamarmi perche fon migliorc di voi, non i cofi Signor ('laudio. Clattd.Signorasi. Target. Voifapete, che la fimilitudine e cagionc d'a - more, procurate diefifere huono quanto me , c/je_? foi vamero :fe quefte uoštre ragioni S ignor flau - dio fofferovere, ipadri , e lemadri amerebbono piiigli altrui, che ipropri figli , ogni volta, chr , quellifofiero de i loro migliori, la qual cofa ifalfif jima \ perche ognuno ama piti le cofe fueancor » che rili, che l’altrui benchepregiate; amando il buon Trencipe piu il benc del fuo popolo, che il fuo proprio, viene ad amarpiu il fuo, perche il vero bene , elavera riccheg^a del Trencipe e 1'amor del fuo popolo: fe il braccio cer ca di difcn- derla tefla,non i perche ami piuiltutto,cbese y ch'eparte, maperchemancandoiltutto, man- cherebbe ancor la parte : 1’amorc fi fonda fopra la cognitione, fopra tvnione, e fopra la fimilitu¬ dine ' ognuno conofce meglio si, i piu vnito afe y &piu firnile a fe di neffitn altro: dunque ognuno ama piu fe,che ncfitm'altro : chi vuol conofcere per chiara efperietrga, che ognuno ama piti fe ftefso, ch’altrui, lo conofca da quefto , chefc steffe a noi di poter dare ilmaggior bene che fia, a eni volcf ftmo , ogn-:no eleggerebbe di darlo a fc,e perche il maggior benc, chefipojfa defiderare i lafelicita , neffuno pub eleggere difar piu tofiofelice altrui, chcfi šiefso,et per cocluder ki dico,che tutto aueU lv y che da tutte le nat ioni tutti i tempi y & in tut- ti DE* P E'N S I ER f AMOROST. np ti i luoghi,Jifdfolo, e principalmente per 1’amor (Ufe sicfio. Cia.ud.Vo: m bauete vinto con la bclle^a, connicnc an- cora, che mi vinciate con la vir tu. AMOROSOCONTRASTO fopra i penfier i arnoroli arnando. Fkfizppo, & Afpafia. Flefs. / Ule fatc voiSignora jlfpafia padrona čara ? *Afp.E cb al ropoffofar’ io, cbeamare, e defiderare il Sig. Flefsippo. Elefs.C er to bane te ragibned’amarmi,poicheiofon tutto vofi. o:rcn sogid comepotete dejiderarmi, effendo ildefiderio ordinariamente riuolto allecofe, cbe non fon pojfedutc. , comcf ono unitigli ani~. i$o CONTRASTO mi,& effendo queslo impojfibile, efor^a, ch'amo* re fia fsmpre congionto col defiderio. Flefjip.Io conofco in vir tu delle vo&refaggie &acCorte parole,cb'iofin molto tiufelice di quello > ch’io mi riputaua: mi riputaifeliceper efier’amato da voi a e felicijjimohormi confefio, poichevoimiobene dejiderate diperfeuerar nelfamore: ondio ui giu- ro.che di quanti penfieri nafieranno in me',la mag giorpartc fardfempre la uoslra . i/Jšpa.. Ec iofopraua^ando la vošlra cortefia vigiuro , che tutti ipenfieri,che nafieranno in me faran vo- fl ri, angl cbeprima, che fien concettivoglio , -po- glio, che fien vofln, evošlri faranno doppo 1’effer concctti, e doponati. Flejfip. S’io bo detto , che la maggiorpartc de’ miei pen- fierifardvofira ncn l’ho detto,perch io non brami di dedicarui ogni mio pcnfiero,maper dubbio,che trd tanti non c e ne fia alcuno,ehe non meriti di uč¬ ni rauoi , ilqualccomeindcgnovoglio,cheSiia in difparte. ,che lue- : a in de- )per Žiro per cii J e le un- :he DE’ PENSIERI AMOROSL i ? i I Fleffip. Ter mevpp delt efperien^a uemmaeflr di tu:te k cofe. ^fp.Deh di gr ati a ditemi comegli efperimentate . Fleffip.7Vt ondealui folofaranno de¬ dič ati. Fkfs.Come, cheponereteiuofiripenfieri nel fiume del voSiro pianto, Signora,ilpianto nafcedai dolore 3 gr io so pure,che no ve ne do come ne anco vi da - rbgiamai occafione di dolerui. \Afp.zs4more non e' mat fenga dolore , e confcguente- mente non e mai fenga lagrime : ‘Hon fapettLa , che ordinariamente fi dice, che nedi riui i prati , ne le a ,Api di fiori, ne le Capre difrandi , ne di la¬ grime "fifmore fi vider fattj giamai.‘Z)mque ben- cbe uoi non fiate ( bontd voStra )per darmi occa¬ fione di doglia, non percib rimarro diptangere,ol- tre che verfiano ancor gli amanti lagrime di con- tento. flefis.Sien lagrime di contento le uoSire, Signora miaLs, c h’ione godero, bfepur di duolo, fiano folatnen- te perquel tributo , chgdmor cbiede a gli aman- ti,enonpermiomancamento:ma per mioman- camento non fara, bauend'to fifio nell’ animo di ■non daruene mai vna nmima occafione: ma uoi dicdle , che quti penfiet i , che non anderanno al forJo? farama a ms maltij d mi a Mta , pnre,cbe^> DE’ PENSIER! AMOROSI. 133 lojlar agala rtella fuperficte dell’acqua, r.011 de- noti leggteregga, e conjcguentemente volubilitd, o« gnicojaanderdbene . *dfp. Saran leggiensi , ma mn pero -volubili3 quanta piu farannolieui,tanto piu faran degni: le cofe gr0- i4i 3 quanto fon gram, tanto piu facilmente fcehdom al centre, cosi le leggiere cpianto piu fon leggicre » tant o pm facilmente poggiano al cielo: dunquei miši ptnfien, quantopiu farama leggkri,tanto piu faran • nocelefti. Flejf. Uargornento e bučna ; ma io per me godem piu ., cbe fojferog ram ,perche li riputerei Slabili- -dfp-Onit faro ejpenen^a di loro maltromodo, cforft •Vi Jard p ti* car o. FlejJ' Facilmente, ma aual fara la feconda efperien- •ga? *dfp, faro efperiengf de mki penfteri come faceua la mi- nor Tbeti defiglifnoi • Flefs. Come faceua ellaiStgnori« Ouefta effendoDea, & effendo morit ata in Ts- Jev, cb’era mor tale ogni volt a, cbe part orna per ccnofcerfei parti baueuano la cjualitd del padre „ '0 dellamadre ligettauanelfuoco : je ardeuano, li conofceua mor tal h e fdegnandoli lafctaua confu- mar e : haitcndo partonto ^icbille ,panmentel’ab- bruciaua ma Teleo Je ne amide, & la impedi, on- d’ellapoiperfarlo almeno impenetrabile( poichc-t non nacque immoriale) lotujfo nel fiume Letbe > ■e percbe lo prefe per vn ptede ? e fifcordo di ha- gnarglielo , ‘Vande poiVvccife, faettandoh quella farte - Se dunque per conofcere t penfieri morta- h da gli imtnortali 3 li mettero nel fuocodelmia feno,fehcomkm mortali,glilafcierb incenerire $ t 3 ft i$4 CONTRASTO femmortaltfaranno de st mat t alle voSlri immorta - It vinu FlcJJip' Ofchaffmocambio d’atnoroftpenfieri : Ofeltcif- fimo Fleffippo, d cui fara dato in forte di pen far' alte attioni fue t on penfieri immortah deli'im » movtalfua donna ■ *Afpa. In virtit di quešto gentile, e gradito cambio di penfieri, SignorFiejfippo mio, t'vno potra afficit- rarfi dell'arnor deli'alt ra, & 1'altra deU’amor deli' vno, petcbe i rmei penfieri come mieimon lafcieranno triaiichevotpenfiateadaltra,chedme, voftri mn conjentiranno, cb'io d'altrui, cbe di Fleffippo . penfi P lej s ji dio dunque ricetto di tutti i rnieipenfieri • *Afpa ji diopretiofa conjcrua dt'miei. AMOROSO CONTRASTO fopra la Gelofia. Eliodoro, & Theoffcna. Flt° T T Or s) ch'iopofsodircvedendaui,ecco 1’^iuro- 1 JL ra, cbe fponta dalla dorata porta d ’ Orien - te. jeff’ Veramentesl, che potete chiamarmuAurora, p 0 j cb’:0 col vento de gli amorofi miei fofpiri, fpentc j lefacelle della notte, vengo meffaggiera felice di zioimio lucidiffimo Sole , cbe con lo jplendor de be- gh occhi confumate i vapon dell’amorofe miej pene * Elio.Emnpubejjere Signoramia, ch'eJJendo inftemo come DELLA GELOSIA. i 5 & io il Sole , pevcbe T-Aurora,e'l Solenon J'ono amanti - Tccjj: Toicbel’Aurora, e'lSolenon [ono(come vcratntn- te nonfonn) antanti , bifognera dire, amarui 10 come y’amO;che y>oifiate ,0 Cefalo.o Titone,guardate qua le de i dno ven e šle ejjere • £/w. Signora, Cefalo eragiouene.e Titone recchioun amo ree mighor lagiouentu, che la veccbie^a,dunque farebbe meglio, cb’iofoffi Cefalo- Teoff. Scvoleteeffer Cefalo \ non mijarete amante, m tu nemico : pot cbe Cefalo fu cosi contrario alt’Aurora, cb‘ella fu s format a a rapirlo- & 1(1 v°rrci,cbe douen - do feguir contenteTjta tra noi fegu fte per y o Ioni,d, e nonper for%a . 'Elio Duntjuefaro T/tone,Signora- Teofi- Come Titone farete veccbio, e confegucntemente gelofo,efiendola ycccbie%?a pr oprto albergo del- lagelofia- Elio. Toglietemi Titone ne fuoi prim’anni , e toglietemi jn ogni modogelofo ,ej]endo buona lagelof/ain A- more- Teojf- An%t cbe non e cofa piu cattiua in amore dellagelo fia}ejj'end‘ ella appunto m lui comeil loglio nellc bia de, le rugbe netit [picbe > e’l tarlo nel legno, lagelo- fia e come ihederat che ferpendo mtorno alcuorede gli infelui amanti v d roumandocjuanto Amor vifa brica- Tlio. Si la difperatione , Signora >enou lagelofia - Io fo- noamante, & effendo antante non pojfo far di meno di non ejjergelofo , poicbe chi ama teme * e lagelofia non e altro, che timore. Dunquc chi ama naturalmente teme, e naturalmente e &lofo, I '4 Ij<5 contrAsto M fdrgomento,che mfetntyan%A di vero, e tutto fal¬ fo t alejuale rtfpondendo dico. che non e neceffario a chi ania l’effergelofo,chi bgelofo veramente ama, ina ognimo, che artia non e gelofo. Cos) cio che e gelofia, c ben timore ,ma cio ch’e timore n n n e g e ~ lo(ia:com ancoraciocbe ehuomO) e animale, met c ig ch'e animale non e huomo; conofcaft la difje- rengatdfc tral timore> e la gelofia in c/uesto, < he l ttmore confema,& accrefce Vamore j e la gelojiau, lofcema > elo tras form a in rabina : ecco Sedla da Circc per gelofia, conuerla in can rabbiofo, ci dimo- fira,cbe t utori de gfrnfehci gelofi vengono fempre dcuorati dafamelici cani > cioe da rabbtofi penficn » chegli diCtruggono . Eliod. S’iofoffi di fouercbio gelofo. potrebb’effer - che mi amenifce > che figttta fopra ta calce.che s'e poca-maggmmm- te 1’infiammaies’e molto. 1’eflmgne- Teofi- La gelofi a fippone mancamento oinfe tfeffo,onel- la cofa amatannfe dimerito ,in let di fede- In voi mn e mancamento di merita ■> duntjue fecondo que- iia opemoneJard m me fede > & ogni volta , chc^J n, i nputerete infedele * voi non ndamerete- Eliod- Signora io Varno , e ptu toflo, che crcdcrbn voi man camento dtfede,voglio confefiadin me mancamento di ■mento{&cos 1 nonfofje > com’epur troppo vero) onde mancando di meriti), temo che altri menteuole non mi vi tolga - Teofi. Difcacetate pur Signor Sliodoro mio cjuešio pau- rofo fofpetto, efsendo che non vi e demo a mo gili- ditio > che di merilo vipareggi > non che vi {uperi ; dan- BELLA G E LOSI A. 157 i dunque date bando interamente a c/uefla ftiricu. d’tonemo, che nafcondendo le fuc ceradetrai flori dellamorofc contentegTe gbinfetta, confuma. ! ; Fliod.Diquanto FoflraSignoriaamio honore s’dccm- piaciuta di dive, le rendogratie, e fcruerb nel cuo- re lobhgo pan alla gentile^a ; in quanto poi d j non efler gclojo, lononm*acqucto, fapendo, che amore, egeloftifno tra loro come il raggio , e let luce, il balcno , e’lfolgore,lo fpiri/o, e la vka; eh Signora, chefemprc la gelofia e fcgno, & inditio d'amore. Teofs. n, 4ncor l'accto c fcgno del vino, c lafebre inditio della vita ; ma non mi negheretegid, che il vino non poffa dar finga l’aceto, e la vita fen^a lafe- brc,coslancora molto mcgliopub dar e, e fld amo¬ re ferr^a gelofia, 1’acetoguada ilvino, e la gelofia guatta l’amore; la febre entrandoneUa vita rien- tra pik tosiopcr ridurla a mortc, che per altro, e lagelofla entrandoin amore, uentrapni toHoper I diflruggerlo,eridurloinrabbia, che per accre- fcerlo, & aumentarlo. I! Eliod. r tJon fla vero Signora Teojfena, cino fta vccifore (confentendo alla gelofta) d'vri amore cosi bene impiegato, e dico bcne impicgato, hauer riguardo ali'eccellem^a ddlevcflre virtih dnnque daro ban do ad ogni molcsiopcnflero. Teofs. Fatelo, Signor mio, si perch’io lomerito comefc- dele, come per che non fi conuiene ad huomo tanto perfetto, 1'amarmeno, che perfettamente, & certo,che non amerešle perfettamente ogni volt a, (he 1*8 CONTRASTO chefofjegelofo ,percbelageloflač difetto, douei difetto,e imperfettione, edouč imperfettione, non pub effcrantor perfetto . Elio.Ter vbbtdirui neghero a me fleffo la propria volon- tk , fra tanto ricordateui di cbi vi porta fcolpita nel cuore. Teoff. Et ven fiate ricordeuole , di chi vi porta ttell’ani- Elio.Ome feltce, poicheraccolgo si buonfmto dclle mie lungbe faticbe . Teofl.Sinkora kanete goduti i flori delCamorofaprima - uera , con fperan^a , antfi con certetga di racco - gliereiffutti , nelTamoro/b jiutunno ; &cosifark piacendoad tsfmorc, Elio. *Amore tutto lieto, efeUofo alberga nellavoflra gentilijflma gratia, e nella voflra innata bontade , adioanima mia . Tfojfl.uddio mio cuore . AMO» DE’ RIMEDII D’AMORE. i 3P AMOROSO CONTRASTO de i nmedij d'Amore. Marcella,eTroilo. Mar. TJ En trouato ilS ig. T mio,la crud e It d dhui a c - 13 crefce continuamcnte ilnumero degli atnoro- fi miei tormenti. Troilo. Se la mia crudelta (per dir comevoi ditejaccre - fce ilnumero de voftri amoroft tormenti, e la fpe- rangavoflra a menoiofa i cagione , ch’iofenta in~ finito difpiacere, talmente, che voi jlefia fate le -voftre contro di me. Mdr- (osi acerbamente mi rifpondete Signor T roilo? co- sipoco m curate dichi tantouama? jLbcrudele non pofiono dunque le mie parole mouerui apieti del mio dolore? nonpoffono durnjue le mie lagrimc intenerir quel durofmalto, in cui sla imoltoilvo- ftro cuoreinonpojfono dmque i miei fofpiri rifcal- dar qnclpetto,cbegid fattoper me tuno digbiac- cio il lor calor non cura. Trčilo- C vedete pure Signor a Marcella, che ne voftre pa role, ni voftre lagrime \ ni voftri fofpiri fono mai per vincer l'animo mio: Si che lafciate hoggimai pervtilvoflro d'amarmi. Mar. Ohime,Stgn. T roilo, che non e in mia facoltd di la- fciarqueUo, che non f h m mia pote ftd d’eleggere • T roilo. Corne noicredete pur Signora, chefipud difatnar quando ft vuole,&fe voi vorrete diftmarmi, il po tere non anderd difgiunto dal volcre. Eh '140 CONTRASTO Mar. Eh mio Signore , pub bene alcuno per amienturaJ, guardarfi di mn ammalare , o di non eferefcrito , ammalato,oferito, ch'egli i, non pub a fua vo¬ glia rifanare;co: i puofacilmenre alcuno guardar¬ fi ndprincipio di non tiinnamorare , ma innamo~ rato,ch'egli b, non pub a fua voglia difamare . Troilo. Signora,Mmore nafce nel campo de nodnvoic- ri,fenga i quali,fi comepianta fenga, terreno , cgli non pub hauer luocogiammai: Se dunque »simorc npfce (come nafce)dalla volonta noftra y ogni vol¬ ta cbe vorremo non aniare,potremfarlo. Mar.La paffion d'Maore e' dijferente da tutte 1’altrepaf [ioni, cociofta che tutte [altreperturbationi degli animi lafciano liber a la uolotdma ijfla perturba- tione amoroft lega [ubito la uolotd noftra } o tiran- neggiddo lafdferud in modo,che chi ben'amci co¬ me fo io,non pub uolere[e no quello cb ’amor vuole. Troilo. Il delo iftejšo non sfor^a la no tir a volonta, e U sfor^erd odmore ? chi non sd difpor dife fteffo non merita di viuere, conofco benio molti , cbefanno - amare, e difamar a lor voglia, <& ioper mefarei vno di quelli quando volejji. Mar- Totreflc cinam rani feltce, poi cbe felicee colui , che puo amare, e difamar afua voglia: ma come non fi da felicita tra i mortali, cosi al par er mio non fi troua alcuno, che poffa amare, e non tim ar e a fuo piacere,credetemi Sig. Troilo , cbe chipuo a fuo piacere difamare nonama; come puo alcuno non voler quel cb’egli vuole ? come non ejfcre done tglie, o partirfi dafe šleffo <1 Tmloddolnfono i modi per liber ar fi dali’amor e, come DE" RIM EDI I D’AMORE. , 4 , farcbbe il non ved ere la cofa amatafl mn conuer- far con lei , & allontanarji da quella. Mar.Quel,che nel corfi porta in uan fi fugge. 'H.on fa- petcvoi,cbemnfi^ogliealcove,qudch , agli oc~ cbifitoglie? I Troilo.Credetemi,cbelafuga e' il uero rmedioper famr 1’amorofe ferite. "Mar. Cbipub fperare difaluarft con la fuga da vn Signo recbd l’ali?Mapošlo, chefipojfa fuggtr amore, nonfifuggird iltormentoda Im cagionato-. fugge il certio il cacciatore,ma non fugge pero lafenta; pubbenealamo amando defiderar di non fentir dolare,ma dinon amarnon gia* 1'mlo.Quando la fuga nonfsapoffente rimedioper hbe- rarfi dalla tir amide d’cfimore, uon mi ncgberete nid cbeilper.far ai difetti dellaccfa avnaia non vafia.Tenfate dunqtie>a i miti difetti,che fono inf niti,eper me%o di quelli procurate di ribautie la libertd,ch’iGpcr contento uoflro negoderb. Mar. Seuoi bauefic caro il mio contento m’ amercH e_j. Dch mio Signore, comepofstopenfare a vojlri di¬ fetti, fe in mi no ce ne alcunotE quando aleun di- fetto uoi bauešlejib fapetc, ebe i difetti a chiama paiongratie i C Itre, che quando ardentemente^j s’ama,fi giudica la cofa amata, bifleffa perfettio- ne,e queiio effendo nofipuopenfirai difetti,per- cbe nellaperfcttione di fetto alcuno nen cade. Troilo.Tfon viue alcuno m tena per copiuto ch’ei fi fia, che non babbia qualche mancamento, & il man- camento non d altro,chedifetto,ilquale crcdo, che inquelferuor d’amorenonfi ccnofca :Ma quan- do i4i CONTRASTO dolapaffione amorofeddluogoallaragionc fi co- nofce chia.ramen.te ogni minutia. Mar. Chitrouaffe jLmore , e r R,agioncvniti inftcmepo¬ trebne dirdfiauer trouato maggior mcftro, cbe non era 1 1 Minotauro in C reta. Troilo. Sccondo i Medici amore e zrna pajjione molto fi¬ rmi c ali humor melanconico, ondevi pongono la dira come alialtre indifpofitioni, per la ejual cofa fi conofce,ch e Cinfermita d’amore fi pub rifanare. Mar. Tfion e alcuno, chepoffa dubitarc,fc amore e infer- mitd della mente, e del corpo; mafono ben molti, cbe dubitano, seda puo fimarfi ■ Se vogliamo ere- dere al Tofcano Tocta,che tam o feppe,diremo,che non, poiche aneb’ egli lo dice tn quejlt verfi ebeo dicono . Quandoche’I primo ftrale Fece la piaga,ond’jo non guarro mai. Mpollo fu pur7)io dellamedicina , c non peropoti fanarfe fleffo dallafebre amorofa. Troilo. Secondo voi in vano dutique y & Ouidio , eLucre- tiofcrifjero de’ rimedijd’amore. Mar. Micale donna della Thejfaglia efiendointenden- tijjimafcrifje arich ella con valide ragioni de i ri¬ medij d'amore y ma il cielo sa quel ch'ella fece,efof ferfeper amore. Ouidio amograndemente Corin- na. Lucretiopoi, bench’cgli feriffe de rimedij d’amore e cbiaro,cbeperfita cagioneprima diuen to paggo,epoi sve cifc. Troilo. Coflmfipiu toflobefiiale,che amante.Souuen- gaui Signora, cbe leukndo 1'otio fi fpetpga l'arco di Cupido . E'vere: DE’ RIMEBII D’AMORE. 14? "Mar. Evero: ma queflo ft debbefar nelprincipio , e pri- ma ch'altri fiaferito: mapoichc fiamoferiti d ra¬ no. > piaga per allentar d arco non fana. Troilo. Vonpuo negar alcuno, cb’umore non fe nevadd per lungooblio. Mar. Quejločpoco meno, chedire, cbi vuol guarir dal- iumore ncn ami;QiteUa fiamma,cb’amore accen- de con la fuafor^a m not , nuli’alt ra for^a ammor Zar puo,che amore. Troilo. jLmore al giuditio mio non pno ejferfine d’amo- retneha delvcrifimile, ch eglieSlingua ilproprio fuoco ; lofpegne ben lofdegno , onde con ragtonfu dctto. Ch'vn giufto fdegnoogni gra foco ammom, ■Mar. Ta* bene, chefia lofdegno chefpegna ilfuoco d'a - more . ma ipero 1'tslefjb amore , percbe non ft la - fcia tl primo amore fe non per mezp del fecondo , cfta volto verfofe ftejfo,ouerfoaltrui; Duncpueft difcacciaamore con amore, Coroe d’yfle fi rrahe chicdo con.chic do. Troilo. Jlmate duntjuepervtil vofl.ro pmvoiftejfa,od altra perfcna, cheme, acciocbe pojflate umcer a- mor con amore, che cosihaureie trouato rmedio alvoftro male. Marc. Tflon fia vero } ch’io ami alte buomo piu di voi ben che mi fiate cntdele, efiero, attefo,che m’e p tu ca- ro dilanguirper uoi , cbeperaltroefler contenta; ne men Jia, cbdogiarnmai amipiu me Hejfa,che voi; ramerb durnjuc mentre bauro vita ,pm di 144 CONTRASTO ogndtro,epiu di me ftefd,&prma, ctiio riman ga d'amaruhfifermerd CjLuoltoio di Titio,ilfafjo di Sififo,la ruota d'Ifone, e 1’altre pene ti-.ttc de gl’infelici dannati. AMOROSO CONTRASTO fopra i Jaiuti. Coflanza, & Mario. C osi. jO He fietc voi venuto a far qvii, ofempre mole - slo,& importmo Sig. Marto i Mar, Son venuto per falutartti, ofempre bella,e cruda Si- gnora CoBan^a. C osi. In fine vn bugiardo bd fcmpre bifogno dibuonru. memoria: Igon mhauete voi milie volte detto, e giurato, chepercolpa della mia crudeltd non folo non bane te falute alcuna, rna cbe ne anco la fpe- rate i Mar. Signora si. @>Sl. [orne dmque non hauendo falute in voi , vi date a o edere di pot er la dar ad altrui? Milino pub dar quello,cb’ eglipcr fe ftejjo non pojfede. Mar. Toffbnofar molte cofegli amanti in virth d' jlmo- re,che non pojfono fargli altri, Signora mia . Cofi. Sig. Mario quello,che nonpuofare alcuno, nonpof- forto far meno gli amanti: Troppo farebbono pri- w legiati } quand‘ejfi potefcrofarqucllo,cbe non pof fonofare tistti gli altri viuenti. Mar. Perdonatetni, Signora, non e cosi ■ pcrcl) io so cer - to di darm quello, cbe per me Uejfo nonpcfieggo ; & so DE’ S A L V T I. 14* <&• sopar imente, che voi (ben che non amante midate quello , che per voi medcfma non ha- nete . Coftan. Sarete vngran Logico, & vn gran Sofifla, fe per mego difillogifmi, e di fofifmi mifarete cono - Jcer qucfto. ■ "Mar. TSlpn so quello, che io mi faro , so bene, che diro il vero. Cosi. Ter dar piutoflofine,date principio. 7 Har. Horacomincio : Signora voi fietetutta ghiaccio controdime,enondimenoaccendeteco hauaftri occhi di qittftomiofeno ardentijfimofuoco: Io mn ho vita, poicbe fon tnorto , efepolto ne 1 maniri, e pur do vita a uoi, che d’altro, che de miei tormcnti nonviuete : Ecco diinque,cheognunodtnoi ddal fuo vidno quello,cheper fe medcfimo nonpojficde. . Dunque bencheinmenon fiafilute per la mede/i- ma ragioncpojfopure a V.S. darla. Ceft' Opefto e quelveriftmile d'Agatonc; dir cofe, che non ejfcndo habhiamofcmbianga dipoter ejfere ; Certogii antanti fono ( come dicede) prim legi ati tri. gh huomini, poichepojjonn dir multe bugie, J e giurando affermando perveritd fenga pencolo di pumtione,opregiuditio d’honore, non tcncndofi conto alcuno delle bugie, e de igiuramenti dcv> gli innamorati, a bencficio de quali 1 molim maci- nano continuamente , e giuramenti, e mcngognc; io dunquefon di ghiaccio, e dešlonelvo/irofenoil fitoco,a guifa delSole, Ch’altrui rilcalda, e non ecaldofneflo. Io non diro gid, che non haucndo voi vita, diate X vita U6 C O N T R A S T O vita a me co’ voflri maniri, perch’io nonintendo di pafcermi di cofi amarocibo; ma ritornando a i faluti,mi fara caro 1‘intendere, come non hauendo 'voifalute poteče darmifalute. Mar. Vi darofalute ancor, cb'ionon Fhabbia ,falutan- doui come falutano gli angeli il Sole. Coft.Volete voifalutarmi c orne r JPofignolo,o come Cana~ rio? cioc piangendo,o cantando? Mar. Vi fakt ero cantdndo comecanario,pe'rche ilpian- toe ditroppomalaugurio. Coftan.li canto nafce da letiiia,fe voletefalutarmi can - tando,voi non fentite pajfone, efe cofii,come con- uien,cbe fia,non egiuftogche finio dolore defti ue. rapietade. .... Mar. Jdonfapete come dicc linnamorato Toeta Signord miru,. Peto s’alcuna volta io rido > o canto Facciol, perche non ho Ce hon qneff’una Via, da sfogarM mio angofciofo pianto. C°ftan.Si, fi, e bcncalcunavolta fimular quel, cheffen- te con efjeiti contrarij : 1'istcfio "Petrarca dice an¬ cor a , cbe. Cefare, poi che il traditor dfEgitto > Gli fece.il don dtlPhonorata tefta Tianfe per cclar /’ allegrc^a , & tAnnibaleha- itendo lafortuna cornraria?. rifefra gete lagrimo- fa , e mesta per occ.ultar la doglia; bor poicbepur ■polete come augellofalutarmi^aluiatcmi comefa ilcoruoil maltempo. Mario. Vifdutero come coruo,pciche cofi volete,ma B E’ S A l V T I. > r 47 nem vorrdgia dir e,che voi fiete il md tempo. Coflan. Angl ch'iofono CifleJJb md tempo pervofpoi- cbe perme dite, che non hauete md buon tempo: noi fogliamo dire cptando il delo i coperto di nu~ bi , cl/egli i md tempo,e voi mille volte m'hauete detto, cbe'1 mio vifo e zm delo anguflo , tnachelc mie ciglta torne difdegno fon quelle nubi, che h rendonofofco, <& ofeuro; lofcurita cagiona md tempo,dunquefono ilvoBro md tempo. Mar. Si trčita , che ~tm coruo in SRoma faluto fefare_s ffflperatore dicendo : A ue: CfJar jpoiche volete, ch’io vifduticome coruo, ilfa o , non comemal tempo, md come mialrtiperstrice,ditendo-, ^Aue Coftanza • Coflan. S’io hauero il [orno tantofauoreuole , bifognerd , t cfiomi cinami Coflanga Coruina comefeceMar co Vdierio,chegueneggiando ,<& vincendoilni- mico fuo colfamrd’vn coruo,fi chiamopoi Marco Valerio Coruino. Mar. Sign. Voifcberzate,& infieme mi burlate, & io vorreifar da douero-.concedetemi la grada, c la- fciamole burle in difparte. Cofla.Se non foffe carol’effer amata da voi potrei far quanto mi dite; ma efiendomi carol’efferamata non debbofarlo. Mar. Che ragioni fon le vosire Signore? Angi fev’eea- rotejfer amata dame,douete amarmi, poi che amore con amor fi premia,e fi mantiene, e chefia vero fouuengaui,cbe quelprimo amore, cheparto ri Venere no crefceua,e che bifognd,ch'ella parto dffe ilfecondo,a fine chefvno conferuaffebdtro. K i JLmo- 145 CONTRASTO Cofi. Amore non c gid altra che deftderio. • Mar.Signora si. Cofi. Se cosi e, come veramente i, voifapete che il defi~ derio non nafte fe non dallapriuatione , nonpoten- dofi defderar queUo che ftpofiiede:Ecco non deft- dera lafanitafe non l'infermo:non defidera il por- tofenon colui, c he ne lonta.no : e non defidera In.> libertafenon colui cb’č prigione,o fchiauotcosi no defidera la donna,fe no colui che non l’hd, s’io fof- fiuoflra,uoinon mi defiderereiie, e confeguente- viente non mamerefie, non effendo amore altro, che deftderio: Dunque perchefempre habbiate ad amarmi,comieri che fempre mi defideriate,eper - che habbiate fempre a defiderarminon btfogna, che maivi conceda, nelamor mio,ne me flejfa. 1Mar. Amore veramente non e altro, che deftderio, e’i deftderio non attende ad altro, che a pofieder Icl* cofa amata-.maperch'egli la poffegga,non rimane perodi defiderare ,e confeguentcmente d’amare: pcrcbe defidera la perfeueranga deli’amore. Ecco dtmque che ben chefofle mia no rimarrei di defi¬ derare,e d''am ar e in vno. Cofi. Igodimenti cagionano fatietd, o la fatieta c il fine d’amore . Dunque chivuol effer amata bifogna , che non fi lafcigodergiamai; pero uoglio mante- nerinvoi il deftderio, col deftderio l’amer o: uoglio che il deftderio fia non diperfeuerd^a t ma fibene dinecefjita. AMO- I DELLA SOSPETTIONE, AMOROSO CONTRASTO foprala fofpettione amando. Eudofia,^ Euandro. Čud. C Jtiannoduncjueimiei pianti,& i miei gridi > i 3 pervoi tngrato , e difleale amante, trnfji m di- fpregio d Saranno duncjuelc miegiutiepregbiere^>, Umor mio, elamia fede per voi ingratopottein obho d Voi duntjue, voi medefimo baucte fciolto oucl nodo.che vi teneua legato,e Stretto d Voi dun- cjuebauetefpentt, & amrnor^atelefiammedi qncl fuoco siperfettod Etlevotiremambama fpe^ga- te, erottecjuelle faette, ebc dolcemente tanim a vi pmauanodHorpoicbe cosi e; 10 nu ri/oluo d'accon- feniir’ alla mia morte.piu to tl o,che fentire vn’altr» a more y e cbe altra donuagoda,egioifca delle mie lun nbefaticbe • Euan- Signortt Eudofia non correte cosi m fum allaj w orte ,penheal voSlro morirenon mancberd mat tempo- Eud. l n fomma io voglio morire : non voglio, cbe mai piti ti raleniofftnda , e mi fietti, fe non lo tirale ineui- tabile della morte . Ettan. E qual cofapotetevoifperare da qnetl'vltimo fine delie cofe ternbdi d Eud. sperocbegh Deigiutlamentefdegnatiper la voflra ingratitudine,debbano d mcntaf funoji, e d ar m ca- ti igo tale, cbe dentro il monumento oueio faro rin~ cbiufa, faro atlrettaa tremand’vncost fpauentofo borrore. K 3 Et j?0 CON TE A STO ^ Tuana Etinohre* cbe credete voi, cbe fiaperefie- l' ■' \ . Eudoj $&trdi roiquello cbefu del Troiano Eneadl qna- le per F.ngratittidine •vfdta, albinfeliceDido~ fit condemato ali inf er no, la dnu e fentedoppio dolorc dtl fon.aic^redcndo Le andr o, cbefi rtde di luit nnentre eglt lieto , cgioccndoJe ne vmeneifortunati campi deli’ animemnamorate. Titani F poti En dof. E poi vorro ombra infeltce nmSIrarmijempre d gli oecbi?’0$tnper mmentaruim cjucllagutfa, cbe g!a ju tomentato Horefte dali’ombra 'jpauentofm difttamadre. ■ j, . Trt and. E doppn cjucfto farauui altro cbe fare. Eudoj- TJonmancberanno modi dl tormentar l’amm vofira mg/at a • . Sttand.S penhetantomalei Eudoj. Ter bauefiotenuto nell’arimia mia per vri Dio-t vn’buomo:n?rato, &d piumgrato, cbe troti ar(i poJJa: ilcjuale finalmente m’hafatto conofcere j & fapcre, (abi m sla nmembrcmga) cbe mala cofa e l ignoranga ma peggiore il ftpere : miferame > cbe piti rniresla di fapere i poi cbe (juello per to cw ar? do>,e fofpiro, ma rn’ altra donna, e per lei nntore i fotrb to ditn e ferua du/ttella d’attruii , nbpiutofloildelomitraf- formttn (jualcbe (latua di freddo faJfo t acctOcb’iopiu non reda e pili nonfent a cofa alcuna. ' Titani. Ouando bauretefimto d’efiaggerare: vorro pur ancb’io dir cjualcbe cofa jopra queita materia d’in- gratitudme. . i ‘ < . Endof to non ko d pena tominckto, non cbe fini to di qae~ DELLA SOSPETIONE. ij t cuerelarnuDonna qual tu, ti fia che ti fei fatta cofitoftofignara,epadronadilm ,non lodar tanto labuonarenttiradi quesio tuo noucllo atnorc v » babbilo mn dalfuogiudim,maflo dallafua incon- $lan-%a,e dalla fua volubihta . Euand Voi moffendete troppo con qucHo cinam armi , l tante,etante volte ingrato , volubtle>&mconfan¬ te i la onde faro sfor^ato d farne qualcbe graue n- fentimento Sut-i ! atequello,chevolete,perche d mepoco importa> ejfendo dalla difperat ione fatta ficura: donna di nuo UOa tentorno,edico, ibea(juahhc tempopotrdau- uenire>che tjuefla tuaventura. (che ti par cof e H re ma)ti redraicader dimano ; perdhe la donna e co- me vna cittd, che quanto piu la prefa e facile, tanto piu e difficile da guardare. Suand' Ouandovolete voi darmi tempo, ch’io pofari- fpondere?Que$lavo§lra malnata openionemt par la lep pa falfa c bugiarda di Mahomttto fopra la ona le non fpuo difputare,majola credere quello, clfel- la dice- Sudofedticora non fete fatio d’hauermi lAgantiata ? ih nuouo vorrefte tradirmi, come fatto hauete ? Lh>.elcore>qudla bocca , ecjuegh occhi ladn y e tra¬ ti/tori batino pur confegmtol’interno loro, & for- fech'10 non credeua > chei fojpin fofero reti, le lagrme-ncn finte, e la fede non f mulat a ■, m a laf- fa tonmio graue dolor m’auuidi foi ,altro non ej- fere < che acqua, e vento : oh quanto m’ingannai credendo > che le lagrtme , che vi bagnauano ilJe¬ no con la loro bumtditd ■ fofero due vtue fontane , eche dentro hauefero vna rocca di fede , cdi fer- rnczpga, ma in breue tempo ntiamddt con:equei K 4 JoJpiri 1*2 CONTRASTO fofpirialtro non erano cbe rento rmbiufo nel Va* Slroccnidto .dcjttak ndottom pioggta fe ne vfci- uaperghoccbi conuerfoin lagnme : ma da queSH voftri inganni bo imparato anch'io, coni e per V.auuenire debbagouernarmi : faro laguerra a gli occbi, StaroJu le difefe,efula mia,amero < fecondo cb'io faro amata:e mn mi obltpjbcrb fe pnma non conofcerb ejjer’ vero, e prouato j ejjendo, cbe la ro- Sira infedeltd, mi rendepiufaggia, pat accorta , e piu fcaltrita • Muand.Ouando ditedi volcr morire> e quando dite di roler'viuere’- quando dite di volere amare, e quan • do dite di roler'far proua , dell’aniore > della fede, eddlacoSlangadelvoflro nouello antante: a ta¬ le, cbe io non vi so intendere, ne so da (jitalcapo cominciare a difciogl.ere queSla mataffa di feta : cantuttociovoglio dime quello, ch'io fant o, qucl- lo cb'io fono , qnello, cb’io Jono Sl ato i e quello cb'io faro fempreper ror.tfr cominciandovi dice : O bcl- lifjima Signora Sudofia, a cm fono ojferti i roti della mta coSlanga, perche non giudicate voi lejfetto deli' apparen^a, fenga formarui rn rero nellamente contra laventd d Voimi chiamatc, ad ognhora infedele, attnbuendomi (fen^a ra- gione) tl nome di volti bile > d’mfiabile, edileg- giero: foumngnuiSignora, cbe rdi fiete cofi bel- la, ehe 1’huomo non pud, fe non con graue ofjtfa di fe ftefio cambiarui per altra, cbe fia di voi menbella\dtconloiVoeti, cbe Giouenegh^ijnc- rifuoifu rolubde, e leggiero con molte mnfe, e r>i~ ue',macredeteame cbe s’egli bauefjeprouatala dolcegga de iroSlri dolet Jguardmon jarebbe /la¬ to tak) ma fi bene fermoe cottante: iodunque DELLA SOSPITIONE. che fonotuttopieno della dokeinfiuen^a dondei Voftri occhi,& il mio core hanno fermato vn cofi grande amore potrd con vn colpo di rento d’ince¬ st an^a ,/pegnere L’ dmorofe facelle cofi bene acce- fe?GrandijJimo errore e ilpcnfare,che vna belici fopranaturale babbia per mmerodi giorniil fuo termine limit ato, poicbeil tempo non pub di- fparre delle cofe celetti, e dimne; cofiquelviuo fuoco, clrikfi ačcefe neliiamma mia caduto, da bei voftrioccbi dimnimi fcaldiil feno di cofi viuccj, fiamma,ch'el!a non pub monrepiti di qucllo, che fi poffamorirur; I)io. Eudofi La pi ant a del creder mio nonfi fueUe per uentofi leggiero ,&non cadeper colpi d-accetta, che non taglia . Euand. Il fuoco mio,e la miafiamma e fimile a quelfm - co , che dalle vergini veftaliera caramentecufio* dito: le mic pa(fioni Jono le lampade a c cofe innan- gi alla vojlra bellegja. ardono inerltngnibilmeri¬ te ; Tfip, no Signora mia, non dukitate pili dcU'a - mormio.,perch’iofono ditalforte daltoro dcllcs vostre dno mefchiauo ritcnutof ferri Jono Ji duri, e le catene cofi foni, che la morte folo nepuorom- perinodi,& ancoracheilvosirovigorevi dic&> qualche fperan^a di poter rompere quefia Vojlra prigioneda fappia o mia Signora chc nejftma cofa pub ammalhrc la rocca delta mia c ostaja, & una fimile fuelur a vo eportata dalla ragionejcacciatc dunqueda mi queHi debilipenficri, e quclle Jiranc cpenioni, per le quali ui mouete ali'ir a, & allofde gnofperche troppo graue offefafate ali umor mio; con i?4 C O N T R A STO con tutto cibp erdano alla vosi ra impatienga,fcu~ fando il voflro errore, & la vostra cecitd, ricor- dandouiperfine, che vriamorepercojfodallavio- len^a,fuole ilpiu delte volte a i troppo rifolutia- manti il giuditio leuare. Jludof csdfficurata dalle voflre nonfimulate parole, co~ mincio a maledire quellofdegno infenfato, efolle che ednftglio l animamia perlieue ojfefa, a fpe\ gner queU' dmorofa fiamma, nella qude io dolcc- mente ardeva ; io ali’bora era vna vlua facella d’ Umore,& fv unpriuarm della luce delgiornd , e mettermi infeooltura; ma voglio di nuouo rau~ uiuare 1’amorofomio mcendio fe bene iofojji cena. di ridurre il mio corpoinfredda cenere; Fogho , che la ragione cejfi di dolerft,e di querelarfi dime; iolo vogli o,&ella lo vuole;Su, sit dunque cor mio , di nuouogetta fuoco da tutte le parti,poich’io cono fco, ch’eifaceuaguerra a me flefla, e di tal forte teneua incatenata la ragione, che mi pdreua d ha- uer acquiflata lamonarchia di tutto il mondo. Euan. JI fuoco,che leuemente s’ accende, ilpiu dclle vol¬ te fifpegne alpiu debile, & alpiu Vile obietto,che amore li moflra, & quefto era per auuenirui cer~ to: e fallo il cielofevoi hattreflc trouato vriaman~ te cosi fermo,e cofldte, come fon'io nel voflro anio re la pianta delle voflre rofe, che con le vo- flrei>elle mani, nel mitro corepiantafie, (horto d-infedeltd) hauejfe hauute le radici bene abbar- bicate, e che voi alcuna volta 1’hauefte bagnata con l'acqua delle uoflre lagrime, amore haurebbe fouentefatto nafcere i flori, onde nonfarefte Hat a ' ■> asiretta DELLA SOSPETIONE. s?y ■ %fl-vetta a čred er e alle fpine; borfta quifine all\z~ toOrcfbpiaMe, a!twfiroffpctto,aluojiri)fdfgm, mamngii al vofiro amore;amatemi,ch’io tičemo* di uerOjenmdi{into,&fimulato amore. Etidoji Etuoiper accertarui d elL’a ra o v m te, ap rite mi il [eno , camteneticuore, emcfiratelo alk htce del giorno,che voi conofcerete ali’bora, ch'cglti; : dfm fedele dt quanti babbia nelfuo regno amore. Emn. fonferuatelo pur nd uoflro candidofeno,neU’hor - to Efperio , done fon o quegli aurati pcmi,fotto las guardiadi mcualiro mgtlantiffmo Drago, bacm- iti le mani,-vrnetefelice. Slidof. Eevoiperjemprefelkifpmo muete .Mio. AMOROSO CONcTRASTO fopra 1’amare altamente. Liuio, e Defanira. ... ,<0...’) j v . ■ . . .c V, Liuio f OuipregoSig.Dcianiraanonvvimniaccufa- Jl re,pereh’iouada idolatrddo,i begli occhinoftri da i quali vfcirono qucgli amorofi dardi, cbcpe - netrandodetro alcor mio,hdno d’uruimorvfa mor tevccifa lanima mia; pche fendo i loro raggipie- ni di diinnitd , il non adorarh e maggior impietd , che no e' l ’idolatria nell’adomrli, et cht non adore- rebbea ’ raggidi si begli occhi, qllaeterna beltd, cheamma tuttele cofecreate čqueUa beliči, dico, figur at a da gh antichi Egittij co quella piramide, fopradefla qudle era m occhiofolo p Gieroglifico? Petan, Se votandafte Sig.Liuio minutarnetepefando in- V *R torno* C o N T R A S TO torno a quefto vofiro amore,timtrouerefte,chejr£ di noi no eparitade alcuna; eche voiper voi mede fimo vifete inal^to a tropp’alt a,e troppo difficile imprefa : co tutto cioper no parerdifcortefe,e nul creata uoglio afcoltarui, perfentire qmlcbe bel pe fterofopra di queJlo voHro amore, perofeguitate. Liu.TuttiiJecreti, cheamore mfegnaainoslnJpiriti, fonofcritti a lettere difuoco dentro de begli occbi voTtri, perli quali io voloal delo fopra 1’alidi fiammc, fetrga laiuto dei quali trni i beipcnfteri dl mondo farebbono morti , per che l'anima e vru- fuoco dimno,che donet vita a i corpi,&ifuoi raggi vnfuoco,cbe da uita all’anime:cofifono quegli oc¬ cbi , che amore gid foleua pojfedere, e che dipro - prta mano,nefece dihfo alla voftra bclliffimafron te, ali'bora chetutu gli Dei vi prefentarono per farni fi bella: e pereb''egli conobbe,che ptalmc^o ritornerebbe inpiediiifuo Imperioabbatuto, per- fuafo dalla fpera^a,e dal dono,per regnarper noi, per uoi uolontanamente elejfe diuentar cicco. Deian. E di qul nafce, ch'egli rende ciecbi i fuoifeguaci > i quali amando non fanno qucllo, che amano,fe il- luminati non fono dallo fplendore detla bdlcgga delta cofa amata; come fate ancpjcvoi. Liuio. Cofa alcuna nonpua difenderci da i loroajfalfi ? nejfuna animanonpuo andarficn.ra da gli amorofi - fgua rdi de gli occbi nositi; la vittoria loro d cer- ■ tijjima al Mondo, & in okre vi dico, che fe gli, Dei dimomvoleffero mouer laguerra coni'acqueal¬ la t evra,che la loro libertd fe nefnggirebbe dman- ^ at lorofgmrdi; ptfinalmm crcdo^hefcivo- DELPAMARE ALTAMENTE 157 jlri occhi slanciajferoper tutto i loro dardi , c/;c_? bifognerebbefenf altro sbandirli dalla tena . *jbeian.Et in qualpate delmondo anderebbonogli sban diti occhi mm? 10 čredo,an^ tengoperfermo, che loro ritornerebbono nellafronte d’tsfmore, la on- de ne rimarreiper fempre cieca. Lin.Qgci begli occhi,de i quali amore uifece cortefe da¬ no nonfaranno mai davoi partita,poiche lo man- tengono nel fuo imperio:quegli occhi che non van- noaferirei comuni obiettihauendoli ad' ifdegno, godendofolo diferire i dimni/piriti, ne arderedel fuoco loro, che 1’anime reali,rafiomigliando in cio il Sole,occhio del/vniuerfo, che non ji d c gnu d'ac- cendere di tuttigli obietti,che il letto delta jeni c e a djr il fuoco delle faerate vergini veflali . Deian.Concjuejla vojlra figura detla fenice uoletetaf- farmiditroppo fuperba, editroppoaltiera della mia bcllcgga, come fidice di Marjifa, che tale in - fegna portaua fopral’elmoper cimiero. Liuio. ‘Hpn dicoper aditarui difaslo, e d’altere^a;ma dico bene,chc fi come non fi troua nel modo altra, chevna.folafmi.ce , cofi non fi troua altra beller^- ga, nefingolar fplendore del raggio di cjuelia, che voipojšcdete, la on d e ilcormio conofccndcfi tanto auuenturato, fi coHofceparimente anco indegno di ridurfi incenereper lei ,&perche un tanto hono- re allamorte jaccompagni, ccmearido troncoji terrebbe bonorato.fe da quel fuoco iflejfofcjfear- fo,e diHrutto,che non ar de,e non abbrucciafe non le cime de gli altipini . Deian.Efprejfa follia, equclla di quello amante, cbtj oj a 158 C O N T R A S T O oft a [mil bellegga volger lo[guardo,e Samorfno poteke lenta cofa t mpoffibile. Lin. La W ia infania,e la miafollia e buona, c beUa,& in qucfo mio amore amo pik diparer [ervga ragione , chefenifoccbi,e fenga core , & piti tosio dettotnal faggio 5 obe infetifibile. Deian.Valeteui dttnque,dicendo,come accenna il "Poeta Ferranfe , Pur cfValtamente habbia locatoil C ore Piangernon de,fe ben languifce,e more. Lat- Sen[altroSignora;rna fe il cielo hatteffevoluto, che tjuel fuoco accefo haueffe confumali gli [piriti del mio dcmerito, pmificando il Tetnpio done ha¬ bitatno le loro imaginie [e ali'bora, che il cor mio feppe st bene [ciogliere, & deggere, il cielo m hd- nejfe donato inzm idefjo tempo la gratia del me¬ rita mio,come mi diede 1’aitdac ia, & il de[ire(la[~ fo)ionon faret tormentato da vn fecreto fenlimen- to della mia mdegnita, chefa , che’i mio deftre ve¬ da la fuagioia imperfetta, e doletite , che l vitto- ria acqmslata fopra il cor mio , non i cost gloriofa a quei begli occhi, come la pordita ,ela [confitta dell’anima mia. Deian.poi andatefiguradouna uittoria, & vnaperdita tutta a vojlro modo;[en[haucr cobattuto, cfenga hauer d atol’ ajl alt o alla rocca deli’amor mio;etper qudlo,ch’io m'auuedo,uoi no [tete moltopraticone gli affalti delleforteggre,e delle piag^e pnncipali. Liu. Se cotesla voflra rocca fiuedeffe , come nonfi vede, non mancherebbono aftaltt da valorofo guerriero Deian. Horpoiche voi non la vedete, ve la voglio de. [eri- DELI/AMARE ALTAMENTE. iyp fcriuere come buona matematica, accioche voi nonpoffiatedolerui, equerelarui: fivppiate dun~ que , chela rocca dell’amormio,e ritonda , e dipo- cofpatio defidcrata fopra tutteTaltre fortegge , lajnale c' circondata davri accfua viuajbrgenicj cofibene, e cofi bene accomoddta, cbe non tcme il romore deli'artighena , poiche in tempo dipace , & in tempo di guerra efempre apparecchiata ali* battaglia; ella ha buona foffa, eprofonda, che la tiene in /icuradtfefa ,fi chenejjhno non ne puoha- ner vittoria : cfe pure qualcuno, oper dolce^q,o pet futore ,fi dr. %p(a(f e a ll imprefa , in vano ifuoi pi-^t , &■ ifuoi ingegmfi dritrgerebbono-, a tale , che c hi vorrdfare vri tale acquiflo, bifognerd.che moltofudi, e moltopeni. Qiicjla mia roccapoi,i posla fopra vna collina diuifa in dueparti , m a cofi alta , e cofi ben difefa, chenefjunovi puo entrare faluo , che amore: e tantopiii quanto, che due co- lonne bianche,e polite guardano l’entrata,&paf- faggio: la ondeper entrarui bifogna arditamente t e congrand’arte guadagnare i fiancln: bora fevi da 1’animo di daril l’ajjalto,e di farne acquislo po. neteui ali’imprefa. Liu.Ioso benijfimo Signoramiachein frnili ajfaltibi- fogna hauer gran lena, cgranforga ; e come gion- to m gli orli della porta bifogna fpingere audace- mente innamgiper far arrenderla forte^ga , & ancora so, che ne gli affalti, e nelle fcaramuccie_j non bifogna mai piegare adietro, mavalorofa- mente m o fr ar la fronte bagnata d’honorato fu- dore, e ficcarfi dentro , che cofi facendo inpocki colpi 160 C O N T R A S TO colpi fifa il valorofo foldato padrone delioflinata forte^a - Deian . Hora Je z>0 ' 1 tanto fapete della militia, a che tar- date,cbe non datel’ajfalto?voinon ui mouctešhor- suCintefa-.voifiete vno di cjuei foldati belli in ban - ca, m foldato lafciuo, effeminato,e molle,piu ben vešlito, che bene armato, armato di bellegTpz, pik cbe di valore, & vorreflepaftarper bello,piii che per brano , m a leforte^ge banno bifogno d’altro ; bifogna albuon foldato bauerle fiafcbe pienedi buonapolucrc , & che il fuo mofcbetto tirigiufta- mente; &prouarfi anco fpejfoper dar drittce¬ mente nel fegno ; perche cio facendo bene fpeffo hauerdvittoria honorata de fuoi valorofi afialti. tiu. Voi difcorrete cosi bene della militia, che par qua- fi,che fiate Bata molte volte in battaglia, e cbe^> babbiate maneggiatidi molti mofchetti, anofi di molti mofchettoni, cioe di quelli da caualletto, cbe fono di tiropiiigagliardo . Deian. SignorLmio egli itempo hormai di parlar pib chiaro ; e ritornando a noi,dico cbe l’egualita,che voi defiderate delle dne fiamme nell’animc nofire, ^ rio fi pojfono veder c,ni conofcere tra di noi,perc h c iouamopoco (angi niente) &voim'amateirLs efiremo;voi vorrefte vedermiftggetta al feruitio d’amore, comevoifiete, & quefto altro non e, cbe vn abbaffarfi,e chi potreb be in urfitteffo tempo ef fere padrone ,eferuo,fegid non ritornajfe leta di Saturna, nella quale iferui commandauana i. niu- no certo, ep-finalni en te s’io vi riamajji, &facej]i la min fiarnma eguale alU vbfira ,farebbcvriac - cender DELL’AMARE ALTAMENTE i 6t cender maggior fuocoper ardcrui, e c or,[urnami: Eaffiuifoto d’banerpartc dellagratia mia,poiche ciltro nonpofto c one edemu pe - che il c er car piti ol- tre di quello, che non fi conuiene , e propnamentc vnfar naufragio, eperdere il tun oper troppo di - mandare. ^idio. Liu.tsf Dio Signora , ma non 'perfempre a dio, bor pot- chedi giornonon bo potuto acrjuijlar la roccaj deli’amervoftro, certherb d’acqaiBarla all’bord t chegli aflri dellanotte compagni delfonno, corti- giani della Luna, <&vaffallidel Sole adornano 1’humido mata della ne gr a forclla dclplacidofon- 'no vero ripofo de tnortali. Delan. Vfbgiorno, nidi notte, non farete quefiobramA- to adquifto. amoroso contrasto fopra il finger d 'arnar vna, & amar vn’altra. > ' Valerio ,& Fedra. fal. C dgnora Fedra Jo potret bene in me mcdefirno, O (ancora, che Umor mio fia eslremo) dire_> di non amare ; nta finger dama/ viialtra,e non adorare i belliffimi dcchi voftri, ( che fanno in- uid ia al Sole) c orne, ch'io adoro, q(iefiotratta-> deli''impojjibile : ma poiclte cosi volete, &com~ mandate,eh’iovinain,qttcBapena , diamartna* 0 nono[ar di farlo palefe, nonamare’,egiurare il contrario; nonppJfq,[enon ct>bedirui,0fi be- ‘ , - v L ne { l6x CON T'KASTO nefi fuol dirc, cbe dno contrarij nonppffonoinvn medefmo tempo,effere in vn mcdefimo luogo;tut~ tatiia , ilvero, c f.ntoamore,fonoordinariamente le mie atiioni, & quefii fono i miracoli,cbc vengo- no da voi mia beli; (Jima Dea. Fedr. Rjcordateui Sig. vaterio,che laprudegdmaggio- re degli amantig. di tener iaffettione nafcofa;oue- ro di non far ni ai app ar ir fegno,cbe inutilefta . Valer. Se la dtjJimuLitione , alla quale nihaucte coshet- to : , e’ foloper farmi morire di pena, e di dolore, voi polete pid fa cilmente farlo con vnafola voslra pa rolaiefe per punire il miotroppoorgoglioparimen te lofate, voi fiete un CJ indice troppo dolce, con - dennandomi ad vn minimo fupplitio, cb’e la mor' te: e Je voi lofate fimilmente per prouare, chcpof- fanga kanete fopra di mc,per cbe no cercal e voi un tejiimonio maggiore,che non e cjueslo del mio mo¬ rite, ? ma poicbe non uolete, m allotanero da uoi, riducendomiin partefoli aria, poicbe atfeflrema noia, la folitudine debbe effere ilfuo appareccbio; fendo,cbe in compagnia danima non ofa liberame tc mandat fuor a ilueleno del fuo malc,& in/in la¬ to , che non c /carica, ella non pno effer capace di cor/folatione aleuna per fuo rimedio. fedr. Se il,pregio d’umore,e 1’arnore išicfio;voinonfofle mai aniato daperfbm, poicbe uoi,non amasiegia- mai, U ondepotete bene mer c ant ar e pili fone d’a- mori,ma non mai comperarli, non bauendo la mo- neta con la qnale fm.il mercantiafi ; aga. Valer. (orne, clviononamo? co.me, ih’w non potrb mer- carc amore, con amorc ? »/ih Signora Fedr a voi mof~ DELL 1 AMOR FINfO. 163 iriojfcndete troppo , non ba uendo riguardo al me- rito vostro, & allamor mio; m a a cbe fegno cono- fccte uoi, cb'io non vami ? Fedr. ts4ila voflra poca fcrmeoga, & alfeffervoi cofi mutabile come fiete. Zlaler. Jfpifiamo d’unopenione molto dijferente: io ho fempre udito dire , cbe vnartigiano fi rende tanto piti perfetto,quanto piu cffercita l’arte, della quale eifaprofeffione-.io profeffo lamami , c quanto piti v' amojanto piu mi rendoperfetto nelfamor mio. Fedr.Si cptando laperfona feguita le regole delfanema quando fbuomofa altramente gliinteruiene come a čolni,cbe fi troaa in viaggio,che quanto piu s ’af- f retin pid camina,&piii sallontana dal fuo cami- no,e come alla mota delcarro, che continuamen *- te girando sepre simbratta cofi la vofira leggie- reTgapud bene acquiflar'uergogna,ma no muore. Valer.Jo nonui so intendere; uoi uclete , ch'iovami; ma cbe mn/i conofca fegno akun.o dell’amor,cb’ia vi pot'to,& in imo iflefjb tempo volete, cljiofmga d' amarvti allr a , e eh’ionov farni; quefle fno dl qudle cofe dafarperdcrl'intelletto al niaggiorfa¬ rno del mondo; ma so benio quello, cbe voi volete inferire , voinonamandomi, volete procurar la mia morte con quesli niesgji: horpoiche a queflo s ha dauenire, e cbe bifogna cauarla profonda radice, cbe amorefn uedendoui)mipianto ncl co¬ le, laquale fin bora d fiata nutrita di tanti dcfin, e di tanti tormenti ,fia defiino cio cbe uoi uolete ; ma concedetemi ma gratia almenoper non vi- vere in tanti tormenti: leuiamo con m fohcolpo » X 2 CONTRASTO & ificn, e lefpine,fcacciamo tutti i nojlri dejiri, fpcgntatno tutti i fuochi, rompiamo tutti i lacci /ertati da tanti nodi, epigliamodanoi Hejji vn congedo volontario y cbe cofifaccnd o, vinceremo ijueslo tirrar.no amore y efaremofaggidnientc di tioftra volonta qu ello,ch e il tempo alla fine ct sfor- cperebbe di fare. Fedr. 7fon ui difs io, che uoi non haucui ftnnczga, e vi trmate uolubile, & inconfantei bora lodato fta il cklo fpoicbepur’ una mita v.i rifoluefte di confef- farlo , bora che dite Sigi or Valerio. Vder. Dico, che ctmore , c la foruma fi farmo bejfe. , e fi ndono della prudentpa degliamanti: eparticolar- mente di mi , poicbe mi farno offendere da imvi- 7Kico,che mi fcrifce fetiša penfarui. Fedr. (olui, cheferifce perfna difefa, non merita neme di nimico. Fakt. L'vere Signora; ma q;;egli, che non s ar rt slano mai agli effecti,ma folamente alk parole ? Fedr. Colui. che ojfcnde come, che fi fia y e nimico la on d e per (jiieflopojfo daruitjueftonante . Valen Jo non vjfcndoahnti, r.c c on parole> ne con fat ti , ne con penfieri ; ma ji -berivpi offendete,poLebsus portale atnore negli occbi, nella boe c a , ma non ■ml cofe - Fedr. Io non voglio baueramorepne gliocchi y nella boe - ca,enel cvre per perfmavmente. Vale e. Conofco beniffmo,che mn c ek tt ione d''amor^ Via cattiuoinfujfo del mio maluagto deflino., che mifaejfcrvofiro.,. . Fedr. Valpet rele beneatioglm uoslra cawbiar condi~ tbj DELL’AMOR FINTO. 16 ? tione, ma nonfarete mai, cb’io miti penftero.ef- fendo rifiluta di no ejfer meno di me steffa di cjitel /a,cb’io fino,per dar luogo d quatfi voglia affettio ne , riccordandouiper vltimo, che amorenonpuo flare con 1’boneftd di Fedra, e tanto vi bafli. raler• T'anto,cbe non volendo,confeffate d’ej[emi nim\ c-a : bora fiatemipur nimica quanto voletc , ch’io vifo fapere,cbe amore no muore giamai in vn c or generofoftn tanto,che la radice non /ifielle,e che vngencrofo core,foffre mal volentieri vn difpres^ r go finska rifcntimento. fedr. La vojlra oftinatione trapaffa la mia; ma la mia fenfaltrofirmontera la voflra ; ondevi dico,che fe daprincipio moftrai d’amarui;fu folop irnpor- ni quella legge cofi dur a,perfarni per dere in tutto per tutto l'intelletto,come čredo, che lo perderete fentfaltro,come fece Orlando:&qui ui lafcio. yaler. Hora si,ch’e tornato dfarfi notte : bora si, cbe le tenebre di crudeltd ofcurano 1’animamia, hora si ch'io fon cieco affattoftAbi) crudeliffima doma, tu pur lo d i cesti, tu pur lopronuntiafti : ch'io du r , tienterei in vn fubito ilpiu fauio burno del rnondo, t chedmetoccherebbeil gouernodi tutto l'vni- uerfo , <&- ecco,cbepure vero: hold, kola,d ebi dteh'lo^ortatemi il manto reale, lo fcettro, e la coronaie leuatemi quefii flracci d'intorno,indegni di vcFtire vn Re,vn Imperatore, & vn Monarca come fonio: hold,hold,vestitemi toflo:Hora,cb’-‘ io fino regiamente veflito ,fate comparire tutti j miei cortigiani, fate, cbe venganoi mieteonfu glierhpenbe vogho con/igltoda lorpfipra t amo r L 3 mioj iprf CONTRASTo mio, e fopra le ricotte frefche:hola,6galant'huomo cbi t'hd dato liceja di, por tar quella pijlola carica di male.afia^contra 1’editto nofirof Su,sii pigliate-r lo,lardatelo, emettetelo arroJlo,perch'io voglio magiarmelo a guaggetto, šlufato,e fritto nella pa delta-Sonatorifona te quel ba letto,cbe commcia tl primo d’*Aprile,efimjcc ivltimodi Maggio,per~ che voglio dar da d e finale d certi amici miei,che fi dilettano di coponerverfi ve Hiti alla manir, ga la: cbi bauerebbc mai creduto , che quella Scimia haueffe fafuto tanto intorno alle ragioni d i flatoje purevcroimafe_Aristotelenonhdaua della c Po~ liticanel capo,quel campanon della giujhtia non fifermaua mai, & le pajfere mangiauanotutt&il miglio del Lodigiano -.fermateui madonna,che ve ne fara ancora pervoi-.Barbierofateli quel criftie ro di buono inchiošlro, accioche la lettera fia di credega apprejf 3 il % deTartari: hold,amniagga te quel barbagianni.cbe ft ride di me,6 bene,no ti difs’io,che l'A fino d'*ylpuleio coponeua vn madri gale acinque voci cosigalante, chenofifcorgeua fi* la megga notte alcun raggio di Sole,&l'iAuro- rano era ancora andata aU’Oecafo;ob buonafera im file r bub giomo,come $iatevoišBene,bene difie Id Cjagga delt’hojic da Francolino-.ma fe quel To. defconbs’imbriacaua,nofi finiuamai la contcfa ir a jtnnibal (ar c, el CaHeluetrofopra le fritelle del moteVarnafoipure comepiacqueall'Orfa mag giore,la Tfiaue fi pofegli fliuali,egli Jproni,e cor * rendoleppjle all’mdktro,comei gabari,cafco da camllo,efiruppeilnafopielTromontorio Sicilia- no-.ma DELL’ AMOP FINTO. x6j notmadoue lafciola mi a Fedra,la mia c ar amulet ta,che miportaua cosl bene quando andaua a toc- care tl polfo a i gtilli,&alk cicale, chc baucuano lafebre maligna?Sl,sl,e ben vero, che ti carro di LeTgafufinafardacorrerecbletartarughe,e che l’dno bifettilepiglierd l’acqi.a dellegno,perpur- garfi di quella baBonata, che li dette Cjiulio Cefi- relmpercUoretfermateui hold,chcio no Jono c> ud lo, che voi andate cercando : c hi fcitu dunque? io fono, quel che nonfonotangipurJonono compofti ? t/friji. V.S.h sd meglio di me. Man. Io non la c onof opne sb chi ella fi fta,fe non me lo ditc. *Au?i. Ojtand.o fara tempo lo faperete. Mart. Jlprefente mipiace. jL riji. Et a m c ilfuturo : perbora contcntani Signora, ch’io zii celi il nome fuo ,pregandoui,cbe vogliate afe oltar'quello,cbe Jon per dimi di lei ,cbe la cono fceretefcn^ altro. Mart. Hite qmllo,cbe voiete, cb’io f no prontiffima per afcoltarui ■. & feruira per pafšarl’bore otiofedcl giorno in quefli caldi eftiui. jinlt. Saggiamenteparlate,Signora,& bora daroprin cipio d raccontarui come , e quando minnamorai di quefta gentildonna. Mart. Si di grada, poiche io ardo didefiderio di fa- DELL’ IDOLATRARAMANDO i6p Ztriflm. Dcntro ilfacrato tempio, adorana il grmu, Cjioue colei i Uauale ordinariamente come Dea t nične ad or at a d a tutti i cuori,ucšlita diquelleLi nrutia, e di quello fplcndore ,fen%a detla quale il modonon dilerterebbe A niuno, ornata dibelhf- fimi occhi , e di dolcifsimafauella:& ancor,cb’el- lauoieffc difarmar’i fuoibegliocchi, & lafciar deltafua itoce, i doki accenti, nondimeno quegli occhi, & quclla bocca, kaueanotal’armi,che huomo non la potena ucdere, ne udire, fetiša non darleuolontanoilcuore. ■frlartef Fei mi dipingete tma doma molto bclla, & in- fiemcmolto diuota,lc cuipartifonomolto riguar~ diucli in chile pofsiede. jlriftom.{rcdctcpur Signora Martefia, ch’ella etale comeue la defcriuo& sella alcuna mita alka¬ na quei bellifsimi occhi infiammati d’unpuro ar- doreuagheggiandoilciclo, animald dentronon era,chc non nmanefte infiammata d’amorofo ar- dore,&fe ialhora ella abbaffaua gliocchi, tenen doli pietofamcnte me%i apcrti rimirandola tena, queimouimenti, eranotanti amorofi/piriti, che fmtiuamentcl' anime inuolauano. Martef Felicclei,poiche nacque tale; con tutto cio non pojfo ancora riconofcerla, nčpoco,nčmol,to. ^riflom.laconofceretebentoflo:etfe alleuolte dalui- uo del cuore(rapita quafi in ejlafi)dolccmetefofpi rana riguardddo il cklo,queliaere fuggithio del- la fua bcllifsima bocca rincontraua altri fofpiri mcfsi davnofpirto moko differcte dalfiio, i quali amorofamenteintcmmpemnoilfuouiaggio , ; L 5 i«to CONTRASTO Tilart.E cjucfii, fen^altro, erano i voslri amorofifo - fpiri. »/ irift.Cosie Signoraimafentite piuoltre:ella orado dir cena’ d gran padreGiouC babbiate dimepietadet &io, che L af:oltaua rtuoltoa let tacitamentedi¬ ceua,babbiate di me pietade, percbecbi piebade dimanda, deueancora gli ejfetti dellapietade_j fentir in Je medefimo; efeguitando le fi.e medita- tioni diceua; o fulminante padre , fiatemi padre benigno, e non giudicate irato:& io con la lingua della menie diceua; bpotentijfmo C,ioue,6 altito- nante padre, poiche voi volete, che ognuno pa- drevi domandi, fate padre pietofojcbe la nemica mianonmifia crudete. Mart. BeHiljlmo modo d'orane era il vofiro,ancorche tra di voi rriolto differente. *Arišl- Ed vero, Signoramia, &penetrando piu cltre-j ndfuoorare , diceua congranferuore, 6 fulmi- nitne Dio , rigua rdate pni toslo ali a vod ra bon- tade,cbe al votlro rigor.e, quarido rolete cajligare vn‘offefa-,Et io riitolto a lei diceua,penfatc 1'islcffo b mio, Signora,& che agli occbi voflri pieni d!bu mani d,dene ancora rajjimigliarfi il vojlro cuore. "Mart.(hipotramai ejfer cofiei cotantofauorita da gli huomini,e da gli Dei i iArifi. Vna.cbe voi no ve la imaginarefle giamai;udite pure,percbe nelfinelofaperete,&evoslra carifi fimaamica,e tanto amica,cheji puo dire;cbe voi , e lei fiate vna cofa ifiefla ; Mart. eA tale,che ancb'io vado a parte di tanta belle^ %t,edi fanta dmiiiM' DELL’IDOLATRAR AMANDO. i jt Anji. Id čredo cbe V. S. nbabbia la par te maggiore^ Ttlart.ldlpnditeconiipercbevenitead ojfenderlaVo- firaSignona. z/friii, 7\(o »vi rincrefca 1’afcoltare: Souucngaui(lice M ella)o somo Cjioue, cbe io fin dal nafcermio fon voftra, e chefratuttigli Deivoifolo adoro,iomi fero dicena,jindallc fafcefonvojlro,&altradei- td nemiei voti adorar nocouiemi-Mifurate o %et tor delcieloali’amor mio la voftrapietade , & io diceua mifurate ancor voho mia belUfsima Dea la po/ira pietade no cd me,macd L'amor mio.Furono lefuepre^biereejfaudite e rtceuute, & lemiein tutoper tirno ripulfite-.ella ottenne pcrdono,& io mefebino neriporto,ela co!pa,e lapena,poicb , el~ la allotanandofi da tutte le cofe humane , nonper altro mi vede,cbeperfuggirmi, e difpreggarmi * Mart-.Inqueftoellaftportamolto male,ejioperdire » cbe non la voglioper amica; ma che fine bebbe^ quejiovoiiromodod’idolatrare ? Arif- Ilfinefit,che io riuolto algran Tadre Cjiouedif ft , e juefto dunque ilpremio cbe voi concedete a colorotcbe vi adorano ? Seio ho en ato, bberrato percbegli occhi di lei me ihanno impofto, e com- mandata; A lei dmque conuienfi d'vri ir ato cuo~ re , vn feuenfsimo caitigo . % Tdart.TantOf cbe quejlo uošlro auuenimento forni in danno vo$lro,&a falute della donna, che amate t poictfella ottenne cio che bramaua, e uoi rimane- šle con iijlejfapena: con tutto cio io non poji o 'ite- nire in cognitime di qudta udira Hama > fe uoi di boccapropria non la norninate. i 6 m 17* C O N T R A S T o nAriU. Ella c! quellacbe fapetemi comc daprincipio ni' diffi. Mart. lo non fonoindouina . i/irift. fiete vna di quelle,cbc non obedifcono alltt, dcitd,cheparlaperla boeca loro,ma fi farno obe- dir da quella. Mart.(ome intendeteyoi gueftoEnigma? ■ žiriji. Foglio dirc, che Mmore par la conla.zioftra boc~ ca,e cbcpercio le voftre parolefono pienc di fn fonoparimente cosi lontarti dalfanar lemism piaghe J chcnon fe nevoglionoconfejfar gli jtdto- ri, ancorche nonlo pofsino ncgare, conjiderando, cbe niumraltra belltgga , che la loro pojfa farne dicosi grartdi: E tuttauia ,come fe voi hauelle difegnato d'adeguare la volt ra crudeltaalla v o- ftra bellefga , ordinate, cbe l’affettione,c’kaucte fattatiafcere mora crudelmente in me: Ma io , c bo pid caroquello, cbeviene da voi, che la mi a propria vita,nonpotendofoffnre.yna cosigratide ingin. D’V N SVENIMENTO. 17? ingmlitia,fon rifoluto portar quefkt ajfettione-o findetro delfepolcro,fperando cheil cielo moffo allafine per la mia paticn^a debba obbligarui qualche volta ad effermi cosipietofa,come mifie- te invnocara,ecrudcle. (leo.Toicbe voi dite , ch'10hofopra divoi cosl intierrt^ pofjan^a, voglio con vohra buonagratia farne la proua,aggiongedo allemie calde pregbiere vn’a- morofo commandamento. Tala.Tslp e cofa cbe voi no mipnjjiate commandare pe* rodite. Cleo. Dalgiorno,cbe voi mafficuraflc deluofiroamore , giudicai fempre in voi quefla iflejfa volotd-.la qua % mobligo d'amarui, e d’honorarni piu di qual fi ■pogliaaltraperfona , cheviua: Hora pertjuello cb’io vi voglio dire,non voglio,che voi crediate , chepunto fta menomatala mia buona volontd , U tjualemdccornpagncrafinoallamorte : Tertan- tovipregoad ajjicuramidi f.ir quello cbe fono per commandarui,&poi ve lo diro. Taln- Trometto d F.S. con gioia , e con tremore di far quanto cbe da let mifa ra imposlo,e commandato . Cleo. d-fficurata duque dalle uoflrepromeffeno faroal- tra difficoltd dipregarema fi bentdifcogiurareil Sig.Talamade p qll’umore,colqualc ji degna difa norire lafua Cleopatra ad obedirla p qfl.a uolta-.af ficuradolo,che no lifara cdmddata cojaipojftbile. TaU.Toicbe voi kanete vnaffoluto imperiodi comman durmi,commandate bormai, acciocl/iopofia co- minciarad obedirui. Cleo. ll commandamento e qiiefto, cbe voi mi mettiate - — - - - 1 'amor I7<5 CONTRASTO l' amofvoftroin vna delle belic gentildonneddla noflra cittd;Voi,direte,cbe queflo e vn officio mol to iira.no per (leopatra;Tuttauia fe confidererc- te,cbe qnella dicliio vi p arh vi vuol permari- to,e cb'ella e tapiu čara arnica clfio m'habbia,so cbe no ve ne ammirerete^quefki e la Si g. Hermi - niona,laquale v ama alparidclla fua vitalne altri vuole cbevoi,&altro cbccjueflo non vi comando. ‘Fala. 'sdb črudelifsima Cleopatra, hauctevoi fmqui conferuatalamiavitaper rapimeelapoi con tan- ta inhumanitd? Qutih commandamcmo.e troppo crudelc per lafciarmi viuere, e la mi a affctuone troppo grcmde per lafciarmi morire difperata -? mente;( Mifero mc)permcttetealmeno,.ci)io mo¬ ra,ma clrio mora fedele, cbe fe non v e altro rime- dioper fanar la Sig. Herminiona, cbe la mia mor- te,iouolontariamente moffrirb in facrifcioper la fua fanitd , & in vcce di cptcsio commandamento, commandarmi ajfolutamente ch’io mora. Cleo. Lafciamoftare queHc vane parole; Voi mi darcte poca occafum di creder di uoi quello cbe dite,fe no fodisfateallaprmapreghiera,che iouho fatta. 'Fala. Črudelifsima Donna, fe uoi uolete cl/io cambi quejla amore, qual potcre ut resic ra poipiudi commandarmi? E fe non cpoffibUe ilfarlo,perche uolete uoi per proua ddla mia ajfettiotie trna co- ft , che non pub cjfcret Cleo. Habbiatemiper quella cbe uoi uolete,cb'iofono ri- folutadi non no lerui mai piu, fmtanto', che uoi non babbiate effdtuata la miapregbiera, e la uo- firaprmeffa.. v' S’iQ 'D’ V N S R E N IME N T O; ' 177. Talad. S'io hauejji meritato im cofi afpro,e rigido t.ora- mandamcnto come riceuo da 101, pik tosio, che il ncnefjegnirlobaurei foslenuta lamorte; Dlapoi- cliefolo jcer vojbo cemente,10 lo riceuo con im po-. co pik dipiacere., chc fc in q: d cambio voi niha - uefte ordinato il modre ; Tuttama per che fon tut- to voflro, egli e ragioneuoleancoraci/iouobedi- fca : fo miprouerd dunque d pbe.dirui; rna ricor- dateui, che in cofi longo tempo, che durova cjueHa min pena,bifogncrd cancellarc ogni giorno un gior no detla mia uita,pevc.bTo non cinam ero mai vira, quelh che mapporta pa* doloie delta morte; ab~ breuiatelo dunqne, o mia trnppo rigorofa fignora, fc pure ancora regria in voi alcuna fcintilla, non dirb d'amorc, maf ben dipictade . Qeop-Sapetciioi, pcrcheuho fatto fimilcommanda- menioš Tala.Signora no,fe uoi non metodite. Cleo. Trima per aiutar Tamu a mia, che per uoi fi more, feconda perchemi bifogna ptgliar marko,cfjhidq tale il voler di mio padre. 'pfa.h' chi m vuol dar per maritoi , (leop • Il Sig. tsdrifiippo da uoi molto ben conofciuto. : •pata. E voi lo pigliarete. Cleop- "Bifogna ben cb’10 lopigli,uoglia , o non voglia<■ pala.^db belliffima Sig. Clcopatra,ccn qual’occhio ve- dretevoi rjuefto vostro nouello antante i con qual cuore Tameretc, e con qualifauori Taccare^TJire- te, poiche i vojlri occhi nihanno tr/ille volte pro- mejjo , &ilvaTtro cuore giurato di non veder c ,e di non amare mai altri che me š Mor poiche cofi idole- ijS 'cONTRASTO voiete ,ch’iovilafci, lovogliofare,percbenOn t vogli o nelfine della mia mta cominciare a difubi - c dirui-, Fiuetedunque felice coluoslroSignor JLn- l flippo,c riceuetc tantocontcnto, quanto 10 haueua J volontd di feruirui,fe i miei giorni me1'baueffero 1 permeflo ■ ^ ajficurandoui cbe il mio fcdele amore t mi crudera per uoigli occbi ccneflremo dtiolo . .% * Cleopat. I cornnmdamenti paterni,chcfono leggi inuio- < la bili, alli quali l bonor mio non permetie, ch’io t contradicamifa effer tale , t "Palam. Dunque (o inconslante Signor a [leopatra) bifo - / gna,cbcla mia pena foprauma all’amor mio? SDurt i< qtie bifogna, cbe ftivza. amarui,io babbia tante pe- l ne per uederui inpoter d’vn’altro amantcf 'Hpn so c fegli Oei mi ttogliano punire per hauerui amatiu d pm,cb'io non doueua;ouero,perche in queftopunto , a io mi figuri di non vamarpiu, e che tuttauia io Jen g ta piu d’amore per uoi, cb'io babbia giamai fenti- Val. D to-.mapcrche u'hb io d’amare,poteke uoi fiete d uri a altro i m a come non u amero io,poicbc uho tanto f amatašegli e' vero: ma io non ui debbo amare y per- t che mi fiete ma donnamgrata , urianimatuttad’ Cleop. oblio,chenonhaalcunrifentimentod'amore \tut~ c fatlia quclla,cbe voi fietefaretefempre,farete Cleo 7 ( patra,e C leopatra potrd effer e fcurpa^cbe V 'aldme- f de l'amri io u’amodunque,o non uamo,giudicate - n lovoi fignora,perche in qnantoamc, bdglifpiriti ^ cofi tur bati , ch’io non so difcernere altra cofa ,fe e non che io fono il piu infelice amante, cbe viua , e < con queflo vi lafcio.Jldio, Cleop.t Cleopat. obme, ciie quel, cb'io vedo f iefrmo,(fubi- • f to D’VN SVENIMENTO. I7P tadolorcgli hd, fienfialtro, leuata la vita, o infeli- ce amante, a cbe termine t’ba ridottolamortuo, c la tuafiede,ofiourana botade cauarni da cjucfta rni- fcria,o leuamila uitaideh rompiperpietade auejlo c rudele auueniment o,o per me troppo fiedele amart te,cbe non per altrofei mi/er abile,fe mn per cbe tu % ami quefta mifcrabil amata,il cielo tiuoglia d ar e, oqitclcontento,cbe merita l'amor tuo,ouero leuur- mi del mondo, poicb'iojono la cagione, per laquale tu fienti tantepene, c non le meriti, o come c diffici- le di benamare, <& ejšerfiaggia infieme, io t'ama- ua o miofcdel Talamede, damo, e tamero fin,cbe lofpirto reggerd quette mifiere membra ; ma per- cbe troppo ofiai, e troppo uolli, c bopocofiiggia , ri~ dotto alla morte: perdonami dunaue omio fedele amante, il cielo ti dia tanto contcnto nel tuo viag. gio,quato dolore tu mi lafici nel tuopartire. *Adio. Val. Deb non partitc ancora amma čara,petcbeparten- do rimango tptbinfelice cddauerod'arnarc: deh uo partite vitadi quesio core,fipirito di queSl'anima> & anima di quefto corpo. Cleop. Ohind, cbe parole fon quefie filete voi morto , o viuo ? Val. fion morto a i diletti, e viuoal duolo, cbe per voi fiola, eperlofiero commandamento impoftomi,fio- no slato vicino al'Rggno delleperdutegenti, bora qualproua ui refia piti difiare intorno allamor mio &allamiaficde? ditelabormai ,acciocbe iopofia dimouoritornar' aferuirui? Cleop.Sifiuol dir e,cbe 1’amorenon fit fabricafie non d’vna precedente roitina: bora dalla ronitia dclla voffra dre - 2 So CON T RAST O &c. creduta morte,fi fab rica di nuouo 1'amor mio, con nodi pik forti, epik icncici, & s’iofono sl ata tnal faggia, & imprudente inguardar Ufabrica pri - ma dell'amor mio , riducendoui a cofi eflrcma nc- cefjitd , di nuouo ve ne domando humUmcnte per- dono, perebe quanto dijji , tutto fuper farproita della conflanga voflra, e della nosir a fcrmczTa; hora non occorrono alere proue, fonoper fempre difingannata dclle falfe openioni , cb’io bančna del voflro amore;vero,feitiio,faldo,e coJlante,fufem- prel'amor mio, c : tdefaro mentre, cb’io vina,e di cibve nefaccia fede la vojlra belliffima imagine, che nel mio core alberga,et viue .&perfegno,che non vd il core diuerfo dalla lingua, eccoui la mia defiraperfegno difede, c di matrimonio con voi, ripigli ite dunqucgli fmarriti fpiriti, cbiedetemi inmoglieal padre mio,perebe fen%g altrovoglio cfier lauoflra. PPctl. T ant o faro quanto impoflo m’ bauete: rijer bando, ad altro tempo il ringratiarla d’un tanto dono.