Received: 2014-12-8 UDC 316.7:2-172.2 Original scientific article IL RITORNO DEL CAOS Giorgio POLITI Universitä Ca' Foscari Venezia, Dipartimento di Studi Umanistici, Dorsoduro 3484/D, 30123 Venezia, Italia e-mail: politi@unive.it SINTESI Osservando alcuni eventi e tratti di pubblico dominio delle societa presenti, e so-prattutto il visibile declino delle principali religioni monoteiste, l 'autore indaga le con-seguenze che l^a^e ^aslbi^m^a^^ione pi^ov^o^a nella c^o^c^en^a e^i^t^en^ia^^e e st^oi^ic^a dei con-^empoi^anei. Se conseg^uen^a ^nev^it^a^bi^e c^i ebr^ais^o, cr^is^ianesimo e islamismo e sta^a ^nfat^i ^a sc^st^a^n^ia^^e neut^r^a^^i^^a^^ione del p^r^nc^ip^o c^o^m^og^on^co del ^aos, presente in t^utt^e le religioni a^n^iche, e l 'a^ffer^maz^one uni^a^t^er^a^le e sempi^erna d^el cosmos, ^l d^ec^lin^o del monoteismo non pud che sortire I'effetto opposto, richiamando I'uomo d'oggi all'an-tico impegno di affiancare gli dei nel mantenimento d'un ordine per definizione precario. Pa^ro^e c^iave: Ei^ra^s^a^, u^onot^e^smo^, caos, cosmos, cosmolog^ia THE COMEBACK OF CHAOS ABST^RACT Loot^ing at some ev^en^s and cases of p^ubl^c dom^a^in of ^e present so^c^et^^es a^nd especially the v^i^^ble dec^l^ne o^f ^e major monotheistic r^el^g^ion^, tl^e a^u^or a^naly^^es t^he impact of this transformation on the existential and historical consciousness of contem-pora^r^e^. Ift^he una^v^oida^ble consequence o^f Ju^da^i^m^, Chr^i^t^^a^ni^y a^nd Islam wA^a^s in l^a^ct the substantial neutralization of the cosmogonical principle of chaos, present in all ancient religions, and the affirmation of the eternal and unilateral Cosmos, the decline of monotheism can only ha^e t^he oppo^^t^e effec^t:, r^ecalling t^he m^a^n of t^oda^y t^o the a^^c^ent commitment to assist the gods in the maintenance of an order precarious by definition. Key n^ords: Eura^sia., m^o^r^ot^e^^^m,, c^ha^o^, ^osm^s, cosmology Giorgio POLITI: IL RITORNO DEL CAOS, 169-180 1. La riflessione proposta da questo incontro e senza dubbio motivata; come un tossico sottile, infatti, la contaminazione sembra pervadere le societa contemporanee sotto forme assai diverse e talvolta apparentemente contrarie. Che assuma I'aspetto d'inquinamento dell'aria, dell'acqua, dei cibi - anche la ove tale timore risulti del tutto infondato - o dell'omofobia, o dell'allofobia, quando non del razzismo vero e proprio, unica sembra essere I'angoscia ivi sottesa: la difficolta di mantenere fermi i confini del se, il timore del dissolversi, la debolezza d'un io multiplo esposto a pressioni ambientali soverchianti. Cont^cmi^nc^z^ic^ne appare, sotto questo profilo, come sinonimo di disoi^d^ine, e disordine, a sua volta, di caos. In difficolta appaiono soprattutto le eta estreme della vita; si e osservato che carattere comune a tutte le espressioni musicali specifiche del mondo giovanile odierno e il preva- lere della componente ritmica. E il ritmo e da sempre un pilastro essenziale della mente: in Africa l'espressione piu comune per significare la patologia mentale indica che il mala-to «ha perso il ritmo»; ed e noto il valore antidepressivo di qualsiasi attivita ritmica, tale da configurare, per dir cosi, una struttura esterna cui il singolo puo ancorarsi. Il fenomeno e troppo diffuso e radicale per poter essere indagato con gli strumenti d'una sola disciplina; e un grave errore teoretico credere di poter risolvere i maggiori problemi in base ad ambiti disciplinari specifici. E invece proprio dai problemi stessi che bisogna partire, cercando poi fra le diverse scienze quella, o quelle, che meglio possono risolverli, considerando le discipline per quel che sono, mere articolazioni soggettive di comodo, i cui «confini» poco hanno a che vedere con la realta. Le grandi scoperte spesso nascono quando qualcuno riesce a connettere elementi gia noti in un modo che nessun altro aveva intuito prima. Darwin non era affatto un biologo ne uno zoologo, ma un geologo; la sua forza consistette nel non essere uno specialista, nel saper collegare fra loro - com'ebbe a dire lui stesso - fat^ti sparsi. L'idea dell'evoluzione si formo in lui quando penso di collegare le conchiglie fossili scoperte sulle Ande, la pre-senza di due sottospecie di nandu sulle rive opposte di un fiume e l'esperienza personale di un catastrofico terremoto che alzo di mezzo metro la costa: Darwin capi allora come la terra sia un sistema instabile che, frammentando di continuo gli ambienti e creandone di sempre nuovi, pone con cio le basi per la differenziazione delle specie (Pievani, 2012). Sara quindi opportuno sollevarsi nel tempo e nello spazio per poter collegare fatt^i sparst; il rischio e certo quello dell'arbitrarieta e quindi le conclusioni dovranno essere sottoposte a verifica. E proprio il rischio, d'altra parte, a costituire il nocciolo della scien-za - e della stessa vita. 2. In questo spirito mi ripropongo qui di esaminare la rilevanza, rispetto al nostro tema, d'un fenomeno macroscopico, radicato nella lunga durata, e in apparenza scollegato dal tema medesimo: il palese declino del monoteismo nelle societa contemporanee. Preciso che, nella mia considerazione, «declino» non significa «scomparsa»: significa che questa Giorgio POLITI: IL RITORNO DEL CAOS, 169-180 prospettiva religiosa perde il proprio valore di quadro essenziale ed esclusivo di riferi-mento di societa intere per ridursi a fede particolare fra innumerevoli altre, coltivata da gruppi sempre piu minoritari e quindi priva di qualsiasi valore normativo universale e condiviso. Mi limitero qui a considerare il caso della religione cattolica, sia per l'impor-tanza che in passato ha avuto in Italia, sia perche in questo caso il declino del monoteismo mi pare particolarmente rapido e radicale. A mio giudizio, ben pochi hanno intuito la drammatica rottura rappresentata dalle dimissioni di papa Benedetto XVI; quasi obbedendo a una tacita consegna, i media si sono affrettati a nascondere la polvere sotto il tappeto, facendo passare come ovvia una lacerazione radicale nella storia della Chiesa. Qualcuno si e spinto addirittura a ipotizzare un papato a termine, quasi si trattasse d'una qualsiasi carica secolare e quasi che l'infal-libilita pontificia in materia di fede possa configurarsi come un'infallibilita settennale o quadriennale, o lo Spirito santo discenda a orari prescritti, come passa un tram. Il soglio pontificio diverrebbe una carica umana fra tante; certo, non si puo escludere che un giorno questo possa avvenire. Cio, del resto - si potrebbe aggiungere - non metterebbe in que-stione «proprio nulla. Nulla. Tranne forse l'essenza stessa del cattolicesimo cosi come l'abbiamo conosciuto» (Marzano, 2009, 177). Per valutare appieno il significato di simili prospettive e opportuno prendere in esame un elemento, fonte anch'esso da tempo di formidabili pressioni interne ed esterne alla Chiesa cattolica: l'obbligo del celibato ecclesiastico. Si tratta d'uno dei maggiori paradossi nella storia della Chiesa stessa in quanto regola che, pur causa d'innumerevoli problemi e pur non motivata in termini di fede, e stata fatta valere, per lo meno negli ultimi secoli, con assoluto rigore. Eppure in questa norma apparentemente solo disciplinare la fede c'entra, eccome, anzi, il nocciolo stesso della fede cattolica, anche se in modo indiretto, occulto. Non e affatto casuale che, da ultimo, l'obbligo del celibato ecclesiastico sia stato ribadito con particolare energia con il Concilio di Trento, nel quadro d'una reazione complessiva alla Riforma - e non certo per ovviare al cosiddetto «malcostume» del clero, che infatti celebro nuovi trionfi, forte della ribadita efficacia dei sacramenti ex opere operato. Di fronte alla dottrina secondo cui la grazia viene elargita ai credenti da Dio senza alcuna possibilita d'intervento umano, occorreva ribadire il potere delle chiavi, il ruolo interme-diario della Chiesa stessa, unico elemento in grado di legittimare l'esistenza della Chiesa storica, cioe d'un corpo inteso come ceto autonomo e separata, nonche privilegiato, ri-spetto sia alla societa che alle istituzioni laiche. I membri costitutivi di tale corpo, il clero, dovevano quindi essere, a differenza dai pastori evangelici, persone sacre, radicalmente «altre» rispetto ai laici in quanto abilitati, appunto, a trasferire una sostanza immateriale, la grazia, di cielo in terra. Questo predicato dottrinale necessitava pero di un corrispettivo antropologico visibile: e siccome il contrassegno essenziale d'un uomo in quanto uomo e la capacita di generare, chi ne sia privo apparira per eccellenza come un non-uomo, inconfondibilmente diverso. Quindi il celibato ecclesiastico, se in effetti non e, isolata-mente preso, argomento di fede, rappresenta pero la forma visibile del problema attorno a cui ruota la storia religiosa europea dal Cinquecento in poi. Percio, a mio avviso, tutte le pressioni odierne per l'abolizione di questo curioso paradosso sono senza prospettive, Giorgio POLITI: IL RITORNO DEL CAOS, 169-180 nonostante si tratti d'una misura che non mette in questione proprio nulla ... « tranne forse I'essenza stessa del cattolicesimo cosi come I'abbiamo conosciuto». Letto contro un simile sfondo il gran rifiuto di Benedetto XVI appare dunque come una dichiarazione d'impotenza a controllare le contraddizioni che percorrono la cattedra di Pietro. Di fronte al dilagare del mondo contemporaneo, che dissolve velocemente tutti i piedi d'argilla attraverso cui il cattolicesimo romano ha mediato, negli ultimi secoli, il proprio controllo sulla societa (a partire dallo stato territoriale), la Chiesa non si e mo-strata finora in grado di elaborare una strategia congruente ed e parsa al contrario in preda a una sorta di movimento a forbice, di sindrome di Buridano, oscillando fra un tentativo di dialogo con il mondo contemporaneo e il tentativo opposto, perseguito dagli ultimi due papi, di appoggiarsi a movimenti che potremmo definire come fondamentalisti, quali l' Opus Dei, Comunione e Jibei^a^ione o talune espressioni del carismatismo cattolico -un movimento nato a margine del Vaticano II su imitazione dei pentecostali americani riformati. In effetti, nessuna di queste due opzioni e in grado di risolvere il problema: dal punto di vista istituzionale, il primo tentativo finisce con lo sfrangiarsi in mille rivoli sottratti a qualsiasi possibilita di controllo, mentre i secondi, dietro un formale ossequio ai vertici romani, rispondono unicamente alla persona del papa e negano con cio qualsiasi subor-dinazione entro la piramide ecclesiastica tradizionale; in entrambi i casi e la struttura vescovile a essere scavalcata il che, in una chiesa tradizionalmente vescovile come quella italiana, e particolarmente grave. Le cose pero vanno ancor peggio dal punto di vista propriamente religioso: la prima opzione infatti, nel tentativo di farsi accettare dai poco o dai non credenti, finisce con l'obliterare proprio la dimensione specificamente religiosa delle proprie proposte, ridotte a mera etica, quando non addirittura a bioetica: un'etica pero che, priva di base teologica, fluttua nel vuoto, come un'etica senza filosofia, come un insieme di norme comportamen-tali accanto a tante altre, relativizzando se medesima. Tale e oggi l'ora di religione che s'impartisce nelle scuole - ne potrebbe del resto essere in altro modo, considerando la composizione multietnica degli studenti. Quanto alla seconda opzione, in apparenza molto piu rigida, appare contraddistinta, nelle sue diverse forme, da una caratteristica inversione polare fra cio che usualmente identifichiamo come forma e cio che identifichiamo invece come contenuto: in qualche modo, per questi movimenti, la forma sembra la vera ragion d'essere, la loro sostanza, il loro contenuto, mentre le modalita secondo cui presentano se medesimi - il linguaggio che parlano - sembra essere la loro veste meramente esteriore. In tutte queste realta la religione appare come un armadio di segni vuoti, mentre la sostanza autentica s'identifica con il totale abbandono alla struttura collettiva, di gruppo - o di branco. Cio del resto risulta ben visibile nel caso di movimenti contemporanei caratterizzati da un'organiz-zazione interna del tutto analoga fra loro, riempita pero da dottrine che oscillano da un miscuglio fra la Bibbia e Guerre steJJai^i, come nel tragico caso del gruppo americano di Heaven's Ga^t^e, poi finito suicida, fino al culto di Elvis Presley, il cui unico contenuto «dottrinale» sarebbe «don't be cruel» (Politi, 2011, 64 sgg.; Pallamara, 2003-2004). Anche qui, possiamo dire che simili movimenti possono apparire innocui in quanto non Giorgio POLITI: IL RITORNO DEL CAOS, 169-180 mettono in questione proprio nulla - «tranne forse I'essenza stessa del cristianesimo cosi come l'abbiamo conosciuto». Da queste considerazioni possiamo quindi concludere che il declino del monoteismo nella societa contemporanea e molto piu ampio e profondo di quanto non appaia a prima vista, poiche non si limita alla cosiddetta laicizzazione della societa, intesa come l'am-pliarsi del settore sociale non piu compreso entro il raggio d'influenza della Chiesa, ma trasforma la natura della Chiesa stessa. Tempo addietro ho udito un docente di storia dell'arte raccontare come due dei suoi migliori studenti, invitati a illustrare il significato d'una Annunciazione quattrocentesca, dichiarassero che l'opera raffigurava un vecchio, una ragazza, un bambino e un uccello; io stesso ho dovuto poi constatare come vi fossero studenti, per nulla impreparati, non piu in grado di farsi il segno della croce: lo Spirito santo, e con esso il dogma trinitario, risultava loro del tutto sconosciuto. 3. Queste considerazioni sollevano peraltro il problema delle possibili conseguenze che un simile declino porta con se e cio rimanda a sua volta a quello della natura e ruolo della religione. A tale domanda sono state date, da parte dei non credenti, risposte diverse, ma concordi nel ritenere quella religiosa una sfera di livello inferiore o comunque da supe-rarsi nel quadro d'un avanzamento della civilta: dalla vetusta idea della religione come ^ns^ruw^en^um regni a quelle, piu volgari ma anche molto diffuse, della mera superstizione dovuta a ignoranza e timore. Lo stesso Hegel se, da un lato, assegnava ad essa un ruolo nel processo di autocostruzione dello Spirito, dall'altro ne decretava il superamento nella conquista della piena autocoscienza attraverso la filosofia; quanto al materialismo storico, tutti conoscono quella che e forse la piu infelice delle espressioni marxiane, la religione come oppio deipc^poli in quanto «espressione di una ricerca nell'aldila di qualcosa che in questo mondo e invece negato a causa dell'alienazione capitalistica. Quindi una sorta di narcotico destinato a sopire mistificatoriamente e a deviare verso altri lidi, meglio do-minabili, la sofferenza suscitata dalle ingiustizie sociali che un certo regime economico porta con se» (Zanardi, 2011, 118). Nella realta quotidiana mai nessuno ha preso sul serio le promesse di aldila felici, ne si e sognato d'abbandonare la vita per migrare verso una presunta vita migliore. Gli stessi catari, i quali ritenevano le anime rinserrate in prigioni corporee costruite dal dio delle te-nebre, signore di un mondo del male, si limitavano a prescrivere che i morenti dovessero essere lasciati morire naturalmente, senza alcuno sforzo particolare volto a prolungarne la vita. Lo spirito d'adattamento e l'istinto di conservazione sono, tolti rari casi, troppo forti per lasciarsi sopraffare da un sofisma; e nessuna filosofia puo sognarsi di andar oltre la nostra base biologica. La r^az^^ona^ita della religione va cercata altrove. Un tentativo a mio avviso convincen-te e quello cui Ernesto De Martino ha dedicato tutta la propria riflessione, rivisitando il percorso hegeliano su base esistenziale. Nel suo pensiero, la religione assolve al compito di proteggere un io plurale dal quotidiano assalto del divenire, che irrompe nella coscien-za turbandone gli equilibri e minacciando quindi di condurla verso il rischio supremo, Giorgio POLITI: IL RITORNO DEL CAOS, 169-180 quelle del collasso sistemico. Di fronte a cio, la religione opera trasferendo ogni nuovo evento in un orizzonte mitico-rituale dove tutto e gia avvenuto in illo ^ew^pore e dove ogni evento possibile trova la propria spiegazione e la propria risoluzione in termini di meta-storia sacra; protetto da questo involucro il singolo puo allora ridiscendere poi dal piano destorificato della religione a quello della storia reale e stare in essa cowe se non ci stesse. Di conseguenza la religione «non puo essere ridotta ad una mera illusione consolatoria, ma soddisfa una necessita esistenziale ben piu radicale, quella di garantire la presenza nel mondo. Ben lungi dall'essere "oppio", essa e piuttosto un'autentica, quanto indispensabi-le, medicina» (Zanardi, 2011, 119). questo reg^iwe pro^et^o ^'uow^o st^a e opera nel^a storia, ragg^iung^endo quel tant^o riconosciwento che la sua condiz^ione al^er^ata gli consente: se non disponesse questo Umweg si sarebbe esaurito, soffocato nell'angoscia. Il che significa che il detour della religione e stato a lungo semplicemente «la via giusta», perche I'unica pra^i^abile e possibile nelle ^ond^z^oni da^e, ^'uni^a at^a a salvare la cu^^ura t^w^ana i^el^a st^oi^ia d^l w^ondo (De Ma^i^t^ino, 1977, 448). Di particolare interesse ai nostri fini e quanto De Martino osserva a proposito del calendario ecclesiastico: ^l tewp^o naturale e w^on^ano, gli anni astronowici, v^engono r^iassor^biti ciascuno nello s^esso anno ^iti^rg^co, e l 'anno li^urg^ico che si ripete ogn^i an^no ripe^e a sua vol^a ^l t^ew^po del^'even^o ^en^tr^ale col suo i^er^^ice nella Pasqc^a di Resurre^ione Ogn^i wessa ripete l 'evento centr^a^e, w^a ^a wessa di Nat^ale e soprat^ut^o quella di Pasqua si richia^w^a^^o con w^agg^or pr^egnan^za ad esso; ogni w^ese, ogni giorno, og^ni ora,, og^ni istante possiede il suo significato ripetitivo, la sua possibilita calendariale di essere riassorbito e santificato nella direzione del centro. Ogni giorno ha il suo santo, ogni or^a la sua j^reg^hier^a e ogni w^ese ^a sua festa (De Marijino, 1977, 295). Questo strumento, tuttavia, puo bastare al controllo del divenire ordinario proprio di epoche sostanzialmente statiche, ma risulta impotente a controllare passaggi epocali, la dove siano i grandi assi macrostorici a mutare posizione e natura. E proprio qui si colloca il ruolo di quella che senza ombra di dubbio e stata una delle innovazioni piu importanti nella storia del pensiero occidentale: l'idea di progresso. La domenica di Pasqua del 1184 un monaco cistercense, «il calavrese abate Giovacchino»,1 ha in sonno una visione da cui viene sconvolto al punto che ricorre, per descriverla, alle parole di Giovanni di Patmos: fui in spiritu in dowinica die. Cos! come la divinita consta di tre persone, la rivelazione d'essa attraverso la storia, ch'e, in quanto storia sacra, discorso di Dio agli uomini, deve articolarsi in tre eta, ciascuna delle quali derivante dalla precedente, in modo che disegnino, nel loro succedersi, l'ascesa verso la 1 «Rabano e qui, e lucemi da lato / il calavrese abate Giovacchino / di spirito profetico dotato» (Paradiso, XII, 139-141). Giorgio POLITI: IL RITORNO DEL CAOS, 169-180 perfezione: dall'eta del Padre, durante cui si obbedisce a Dio per mero terrore, a quella del Figlio, ove si obbedisce per amore ma senza comprenderne la ragione, come bambini verso i genitori, a quella dello Spirito in cui, rimosso ogni velo, come nel rito pasquale della rimozione della cortina, sara possibile contemplare direttamente Dio; e questa eta e imminente: ad essa corrispondera il terzo libro della Rivelazione, quello che poi i france-scani chiameranno il Vangelo eterno, cosi come alle eta precedenti corrispondono rispet-tivamente l'Antico e il Nuovo testamento. Gioacchino trova immagini di intenso lirismo per caratterizzare il cammino umano verso la liberta: nel primo stadio eravamo sub lege, nel secondo siamo sub gral^ia, nel terzo saremo sub a^w^pl^ori gr^at^a; il primo fu ^n scien-tia, nel secondo regna in parte la sapientia, il terzo sara inplenitudine intellec^us; il primo fu all'insegna della sottomissione servile, il secondo della devozione puerile, «tertius in libertate»; il primo in flagellis, il secondo in actione, il terzo in contewplatione. E cosi via: dal timore, alla fede, all'amore; dallo status sei^v^oi^uw a quello liberoi^uw (dei liberi) a quello awicoruw; da quello dei fanciulli a quello dei giovanetti a quello senuw; dalla luce sidei^uw, all'aurora, al perfec^o die. (Riedl, 2004, cap. III, 2; Smirin, 19562, cap. 2). In un supremo sforzo di salvare il mondo entro cui era nato, e soprattutto l'istituto monastico, Gioacchino elabora cosi uno schema di storia sacra in grado di ricondurre entro un orizzonte mitico-rituale perfino le macrotrasformazioni storiche, insegnando in tal modo a contemporanei e posteri a non aver paura del cambiamento, anzi, a perseguirlo e ad accoglierlo con gioia. In questo sta il genio di Gioacchino, giunto incredibilmente, pur in termini laici, fino ai nostri giorni. Che relazione ha tutto cio con il problema da cui eravamo partiti? Tutte le popolazioni antiche hanno concepito la realta come frutto dell'opposizione polare fra due principi opposti, il cosmo e il caos; generare e mantenere in essere il cosmo e compito degli dei, la cui opera gli uomini devono assecondare, osservando il principio che anima il cosmo stesso in ogni sua manifestazione, dal corso degli astri fino all'esercizio della virtu e della giustizia terrene - quello che e il wa 'at per gli egizi, il rita nell'India vedica e il tao per il pensiero cinese. Il mondo abitato dall'uomo e il regno dell'ordine; ma le potenze del caos non sono state distrutte: esse circondano il cosmo, ma un giorno riprenderanno fatalmente il sopravvento: quando cio avverra, in Scandinavia il grande lupo Skoll inghiottira il sole e allora saranno il crepuscolo de^li dei e la fine del mondo (Cohn, 2001; Ligi, 1998). Su questa base costruisce anche la piu antica e la piu rigorosa fra le religioni mo-noteiste, introducendo pero una novita essenziale; anche per l'ebraismo prebabilonese l'unico Dio crea il mondo dal caos separando cielo e terra con la potenza performativa della propria parola: Nel principio Iddio cred i cieli e la terra. E la terra era informe e vuota e le tenebre coprivano la faccia dell'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque. E Dio disse: «Sia la luce!» E la luce fu. E Dio vide che la luce era buona; e Dio separd la luce dalle tenebre. (Genesi, 1-4) Giorgio POLITI: IL RITORNO DEL CAOS, 169-180 Ma, a differenza che in tutte le altre religioni, qui la sconfitta del caos e per sempre: il monoteismo della scuola deuteronomista non puo ammettere che vi sia un qualun-que altro potere tale da contendere con l'unico, onnipotente Iddio. Le potenze del caos continuano ad essere evocate mediante simboli carichi d'un fascino sinistro: il serpente, essere privo di braccia e gambe, essere informe che tenta l'uomo nel giardino dell'Eden; il deserto, che circonda il mondo ordinato cosi come la corrente Oceano dello scudo d'A-chille. Ma il serpente puo soltanto far cadere provvisoriamente l'uomo, il deserto viene oltrepassato e vinto. Il tramonto del monoteismo, dunque, ha di necessita per conseguenza il ritorno del caos; la vita dell'uomo contemporaneo e destinata a bilanciarsi di nuovo entro un fragile equilibrio fra ristrette isole di cosmo e la potenza minacciosa dell'informe e dell'indeter-minato, come nei tempi piu antichi; mentre pero allora la fine del mondo ordinato s'in-seriva all'interno d'uno schema eternamente ciclico di creazione e distruzione; mentre perfino per le popolazioni scandinave, angosciate da notti interminabili, il sole inghiottito dal lupo Skoll sarebbe poi rinato, nulla del genere interviene a domesticare le insicurezze dei contemporanei, chiamati a un'opera quotidiana e incessante per ricostruire e salva-guardare la propria realta dal rischio della disintegrazione. 5. Ma stanno poi davvero cosi le cose? Questa immagine di catastrofe imminente puo esaurire i termini del problema? Credo proprio di no. A ben considerate, contaminazione, disordine, caos, sono vere e proprie voces mediae, possono alludere alla morte cosi come alla nascita, alla distruzione cosi come alla creazione. Il flusso del divenire puo rappre-sentare una minaccia per l'io, ma puo anche risolversi nella suprema esaltazione dell'io medesimo nell'ethos del trascendimento; e Achille, contemplando il magnifico scudo for-giato da Efesto, puo sciogliersi dall'abbraccio con i cadaveri del passato e riprendere il proprio posto sul campo di battaglia. La caduta del monoteismo agisce su tutte le connotazioni valoriali. All'aprirsi di quel-lo che T. Pievani ha gia definito «il secolo della biologia», poderose correnti di pensiero attraversano la genetica, l'embriologia, la paleontologia, l'etologia, il dibattito evoluzio-nistico, restituendo un'immagine completamente modificata di noi stessi e dell'ambiente in cui viviamo: non piu frutto d'un piano comunque intelligente e finalisticamente orien-tato, ma proprio del caso/caos, su un pianeta dove «e la sede e i natali | non per voler, ma per fortuna avesti». L'affascinante prospettiva disegnata da Stephen J. Gould, per esempio, disegna il quadro d'una vita che si sviluppa in modo del tutto disarmonico e dis-orientato, grazie a genomi «a mosaico», ove i diversi «pacchetti» di DNA operano secondo temporalita inaspettabili e discontinue (eterocronia), ora accelerando lo sviluppo, e aggiungendo ca-ratteri nuovi (ricapitolazionee), ora ritardandone altri a livelli infantili o fetali (neotenia); altri caratteri possono nascere ancora senza altra funzione che di coordinamento fra strut-ture diverse - e la celebre metafora dei pennacchi della basilica veneziana di San Marco, elementi architettonici necessari per collegare una forma circolare a una quadrata e abbel- Giorgio POLITI: IL RITORNO DEL CAOS, 169-180 liti a pos^er^io^ri con elementi pittorici, come le figure dei quattro evangelisti; altri ancora possono essere rifunzionalizzati rispetto al loro utilizzo originario mediante un processo non di adattamento ma di esati^ameni^o (exaptation), come le penne degli uccelli, passate da strumenti di termoregolazione al volo. In tal modo lo stesso homo sapiens sapiens puo essere visto non gia come il culmine del creato descritto nel Genesi, ma come una scimmia neotenica, il cui sviluppo cioe si sia arrestato in alcuni tratti, privandola della pelliccia e soprattutto ritardando la saldatura delle ossa del cranio, con una conseguente crescita abnorme della massa cerebrale, una testa troppo grossa, la necessita d'un parto prematuro e il compimento dell'ontogenesi fuori dal ventre materno, grazie a un'esposizione particolarmente prolungata all'ambiente e soprattutto alle cure parentali. Il frutto insomma di quello che, ben a ragione, qualcuno ha potuto chiamare ^l benevolo disord^ine della vit^a (Girotto et al., 2008; Gould, 2013; Cavazzini et al., 2013; Buiatti, 2004). Giorgio POLITI: IL RITORNO DEL CAOS, 169-180 VRNITEV KAOSA G^oi^S^^o POI^IJ^I Univerza Ca' Foscari v Benetkah, Oddelek za humanistiko, Dorsoduro 3484/D, 30123 Venezia, Italija e-mail: politi@unive.it POVZ^EJEK Sinergijski učinek laizacije družbe na eni strani, na drugi pa njene multietnične obarvanosti, povzroča vse večjo marginalizacijo tradicionalnih monoteističnih religij, prisotnih na evrazijski šahovnici - krščanstva, judovstva in islama - ki so že izgubile svojo vrednost referenčnega okvirja, bistvenega za prebivalce teh območij, in se spremenile v religije k^otš^t^ev^^lne druge, v^elja^v^ne samo z^a v^edno bolj z^a^pi^t^e ^l^upine njihov^ihpi^istašev. To poraja izredno pomemben kulturni - še bolj pa psihološki - fenomen, ki ga doslej ni še nihče raziskal: ta fenomen lahko opredelimo kot vrnitev kaosa. Kot je znano, so kozmogonije in kozmologije vseh antičnih ljudstev, tudi tistih, ki niso imeli medsebojnih ^l^ik^ov, t^em^eljile i^a o^no^^ni d^hot^o^m^iji rr^ed l^oz^osom in kaosom: pot^eg^n^t^i l^oz^os iz kaosa je bilo delo bogov. Vendar to delo ni bilo opravljeno enkrat za vselej, dokončno, temveč je neprestano in začasno. Kaos obstaja in obdaja in nenehno grozi kozmosu, nekega dne pa bo znova imel usodno premoč in bo stvarnost vrnil nazaj v prvotni kaos. Človeška dejanja, ki se kosajo z delom bogov, so razumljena kot nenehna prizadevanja, c^a bi spremenila kaos v kozmos. Monoteistična verstva to tradicijo drastično prekinejo: ne morejo namreč dopustiti, da bi obstajale druge sile, ki bi nasprotovale edinemu Bogu: kaos je bil samo na začet-l^u, mr^edt^em l^o je st^ar^nost v samem l^oz^osu, nespj^emenlji^a, i^se dol^er se Bo^g ne bo odločil, da ne bo znova vzpostavil prvotnega kaosa, temveč kozmos na višji ravni, ki bo trajal večno. Kolaps monoteističnih verstev pa paradoksalno ponovno obuja starodavne kozmolo-ške perspektive: sodobni človek je poklican, da se v svojem vsakdanjem življenju, ki ga nenehno ogrožajo sile kaosa, znova loti ustvarjanja kozmosa (kosmopoietikos). Ključne besede: Evrazija, monoteizem, kaos, kozmos, kozmologija Giorgio POLITI: IL RITORNO DEL CAOS, 169-180 BIBLIOGRAFIA Buiatti, M. (2004): Il benevolo disordine della vita. La diversita dei viventi fra scienza e societa. Torino, Utet. Cavazzini, A., Gualandi, A., Turchetto, M., Turriziani Colonna, F. (2013): L'eterocronia creatrice. Temporalita ed evoluzione in Stephen J. Gould, Prefazione di T. Pievani. Milano, Unicopli. Cohn, N. (20012): Cosmos, Chaos and the World to Come. The Ancient Roots of Apocalyptic Faith (1a ed. 1993). New Haven, London, Yale University Press. De Martino E. (1977): La fine del mondo. Contributo all'analisi delle apocalissi cultura-li. Gallini, C. (ed.). Torino, Einaudi. Girotto, v., Pievani, T., Vallortigara, G. 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