GRAFFITI FA VENTINI GIANCARLO SUSINI Università degli studi di Bologna, Bologna Il sottosuolo delle città rom ane restituisce con una certa frequenza oggetti fittili recanti iscrizioni g raffite o dipinte. Esse hanno n atu ralm en te un interesse prim ario p er la sto ria della scrittura; p e r il loro contenuto, tali g raffiti si possono in linea di m assim a rag g ru p p are in alcune categorie principali: a) iscrizioni votive, recanti la m enzione di divinità cui l’oggetto veniva consacrato (sul tipo cioè dei pocola deorum); b) iscrizioni di p ro ­ prietà, ossia con il nom e del proprietario dell’oggetto; c) indicazioni m etro ­ logiche o com m erciali, come indirizzi di destinazione, specificazioni del contenuto o precisazioni d ella capacità del recipiente; d) acclamazioni. I recenti copiosi rinvenim enti di ceram iche rom ane dell’età repubblica­ na, con iscrizioni graffite o dipinte, avvenuti a R im ini (A rim inum ),1 rip ro ­ pongono all’attenzione degli studiosi alcuni aspetti della cu ltu ra rom ana della regione cispadana, ed in particolare alcuni fenom eni storico-religiosi. A nche sotto questo profilo m eritano un breve cenno alcuni g raffiti su fittili scoperti di recente a Faenza (Faventia): dò notizia in questa n o ta di q u attro graffiti, due dei qu ali sono certam ente inq u ad rab ili nel gruppo b, m en tre di altri due la classificazione è incerta e m e rita u n ’attenzione p a rti­ colare, p u r con la convinzione di non potere giungere p er ora ad u n giudizio definitivo. II prim o graffito si legge sulla spalla di un fram m ento di anfora,2 e non presen ta problem i p articolari: 1. L(uci) Vib(i) 1 M. Zuffa, in »-Studi Romagnoli«, X III (1964), pp. 97—108; G. Susini, in »Com ptes-rendus de l’Acad. des Inscr.«, 1965, pp. 146—149; Id., in »Studia Picena«, X X X III—XXXIV (1965—1966), pp. 96—98. - Alt.: cm. 15; largh.: cm. 20; alt. lettere: circa cm. 4. Il graffito che segue proviene da u n ripostiglio nel centro della città rom ana:3 il cosiddetto »pozzetto« di via Cavour. G li scavi che sono stati condotti in questo distretto cittadino sono stati am piam ente pubblicati,4 con l’esclusiva riserva dei m ateriali fittili contenuti nel »pozzetto«, dei quali qui si pubblica u n esem plare. Gli scavi hanno portato alla luce una dom us, dalla quale sono stati recu p erati mosaici anche di eccezionale interesse figurativo. Paola M onti ha soddisfacentem ente com m entato i risultati, dando anche esauriente notizia degli oggetti d ’instru m en tu m raccolti negli scavi (ad esclusione del citato »pozzetto«), alcuni dei quali a loro volta recavano graffiti.5 L a studiosa ha inoltre opportunam ente osservato come il »pozzetto« in questione dovrebbe datarsi non m olto piu tard i d ell’età augustea,6 poiché a tale periodo risale il pavim ento che ha definitivam ente celato il ripostiglio. Il fittile che qui si pubblica consiste di u n piattello a vernice corallina (di tipo aretino);7 esso reca il bollo P(ubli) A tti,8 e sul fondo esterno presso il bordo il graffito G li altri due g raffiti provengono invece da u n ’altra località entro la città rom ana, la piazzetta della Penna, ove nel com prensorio del palazzo C avina uno scavo recentissim o ha portato in luce un complesso di elem enti che sem brano ap p arten ere ad un edificio tem plare dell’età republicana; an ­ cora u n a volta P aola M onti ne ha degnam ente pubblicato i ritro v am en ti più im portanti,9 1 0 1 1 consistenti in alcune antefisse ed in antepagm enta figurati, opera di officine figuline attivissim e tra il 2 e il 1 secolo a. C. in tu tto il v ersan te adriatico;1 9 Io scavo ha rintracciato altresì un pavim ento m usivo della m età del 1 secolo a. C. ed ha consentito il recupero di alcuni fusti di colonne in p ietra calcarea, talu n i con scanalature doriche e altri a fusto liscio, confrontabili in p a rte con analoghi elem enti scoperti nel Piceno, e precisam ente nel santuario rom ano di età arcaica a M onterinaldo.1 1 Lo scavo 3 Una com pleta rassegna topografica dei ritrovam enti faventini è nell’am pio contributo di P. Monti, Archeologia faentina. I reperti, in Studi faentini in m e­ m oria di Mons. Giuseppe Rossini, Faenza 1966, pp. 68—124. 4 Id., in »Not. scavi«, 1965, Suppl., pp. 69—82. 5 Ibid., pp. 78—79, figg. 8 a e c. 6 Ibid., p. 80; v. anche V aleria Righini in Studi faentini. Faenza 1966. pp. 178—179, nn. 26 e 29. 7 Diam etro: cm. 13 (del piede cm. 6,7); alt.: cm. 3. 8 II bollo è alto cm. 0,5 ed è lungo cm. 12. P er il nome, cfr. CIL XI, 6700, 114; v. anche F. Behn, Römische K eram ik, Mainz 1910, p. 150, fig. 10. ° Terrecotte architettoniche rom ane a Faenza, in »Studi Romagnoli«, XVI (1967), pp. 419—424. 1 0 Susini, in »Studia Picena«, X X X III—XXXIV (1965—1966), pp. 119—126. 1 1 G. A nnibaldi, in »Fasti archaeol.«, X III (1958), n. 2345; XV (1960), n. 2550; XVI (1961), n. 2794. Hedone 2. della piazzetta della P enna a Faenza h a n atu ralm en te restituito num eroso m ateriale d’instrum entum , tr a il quale alcune lucerne, con i notissim i bolli Agilis e V ibius ed i meno n o ti legidius1 2 e Litogenes, 1 2 1 3 ed il fram m ento di u n a ciotola rustica, che reca sul bordo esterno alcuni segni g raffiti (fig. 3). V ogliam o qui p o rtare l’attenzione, oltre che su ll’im portanza del ritro v a ­ m ento di un edificio con ogni probabilità di destinazione sacra nel tessuto urbano faventino, su due tra gli oggetti fittili colà rin v en u ti; il prim o con­ siste del fram m ento di una ciotola a vernice rossa d i tipo aretino, che reca rip e tu ta sia sul fondo esterno sia sul bordo esterno,1 4 la parola P otrebbe tra tta rsi di un nom e di persona, n atu ralm en te di origine greca, che però sarebbe — p er quanto m i consta — un unicum , a tu ttalp iù tro v e ­ rebbe un solo confronto se em endassim o in Eorte il nom e FORTE che si legge su u n ’iscrizione africana,1 5 1 6 1 7 come ha suggerito il M om m sen;1 8 conosciamo in ­ vece il derivato Eortasius.1 5 T u ttav ia anche in considerazione del fatto che il graffito è ripetuto sul bordo esterno del fittile, come se dovesse essere b en visto su uno scaffale entro u n a teca oppure su u n banco di vendita, non escluderei in m aniera recisa che si trattasse invece della trascrizione in 1 2 Cfr. CIL XI, 6699, 104. 1 3 Cfr. ibid., 6699, 118. 1 4 Alt. lettere (in entram bi i casi) : circa cm. 1. 1 5 CIL V ili, 144. 1 6 Ibid. 1 7 Onom. (J. Perin), s. v. 3. 4. eorte lettere latine della parola com une greca èoQvrj, cioè »festa«. In questo caso, bisognerebbe am m ettere che il term ine, pure trascritto in lettere latine, era en trato o si era com unque conservato nell’uso di un gruppo di persone (l’onom astica servile e lib ertin a è pregna di elem enti greci: basti p ensare ad H edone del fittile n. 2) o —■ meno probabilm ente — che il term ine si era canonizzato nel ritu ale di u n culto rom ano. Che poi si trattasse a d d irit­ tu ra di un fittile di uso ritu ale non direi, quanto invece piuttosto m i sem brerebbe si potesse pensare ad u n oggetto votivo o meglio ancora ad u n recipiente del tipo delle »tazze-ricordo«, in uso anche n ell’antichità (si pensi ai celeberrim i bicchieri puteolani) e p resen ti tu tto ra in ogni sagra paesana, recanti vern iciata a fuoco la parola »festa« o »sagra« seguita dal nom e del santo. Ma, ripeto, è u n ’ipotesi che propongo alla riflessione degli studiosi. L ’oggetto fittile che reca il graffito eorte dovrebbe datarsi tra il 1 secolo d. C. e il secolo seguente. L ’altro fittile proveniente dal medesim o scavo propone, per il suo graffito, u n problem a analogo. Si tra tta del piede di una rozza coppa di im itazione dall’aretina, databile nella prim a età im periale rom ana. Sul fondo esterno si legge1 8 la parola È difficile tro v are in questo caso u n plausibile confronto onomastico, m a m i rendo conto che è altrettan to difficile proporne un ’interpretazione religiosa — che identificherebbe l’oggetto in u n a v era patera,1 9 legata ad un atto del culto — poiché notoriam ente la p aro la oratio assunse un signi­ ficato chiaram ente religioso solo a p a rtire d a ll’età tardoantica e nella litu r­ gia cristiana: a m eno che non supponessim o che in alcune m anifestazioni cu ltu ali rom ane, n atu ralm en te di livello molto popolare, una cerim onia, una p reg h iera o una esortazione fosse già designata con il term ine oratio. I nuovi g raffiti faventini sollevano quindi alcuni problem i, forse solo onom astici, oppure di sto ria del costume religioso popolare — in acordo alla destinazione del luogo ora scavato — riflesso con vivezza nelle due p arole qui sottoposte ad esame. 1 9 Alt. lettere: circa cm. 1. 1 9 R. v. Schaewen. Röm ische Opfergeräte, ihre V erw endung im K ultus und in der K unst, Berlin 1940, pp. 24—25. POVZETEK F aventinski grafiti G rafitili ali slikani napisi so lahko votivnega značaja (posvetila boštvom), lahko označujejo lastništvo, posredujejo m erske (volumen) ali trgovske podatke (vsebina, naslov, datum) ali pa kakršenkoli vzklik. A vtor obravnava štiri grafitne napise n a keram iki, najdene v antični Faventiji (danes Faenza). Dve sta oznaki lastništva, prvi na ram enu am fore: L (ud) Vib(i), drugi n a sigilatnem krožniku z žigom P. A tti in sicer z ženskim suženjskim imenom Hedone. N ejasna sta nasled­ nja dva, prvi na sigilatnem lončku s črkam i eorte, m orda pomotoma za forte, morda m išljeno grško r.ogrrj praznik; drugi, tudi na zgodnje avgustejski čaši, z besedo oratio, ki dobiva izrecno religiozni značaj šele v kasni antiki, p ri čem er obstaja možnost, da je imela ta pomen v vsakdanjem govoru že poprej.