con pi n 6i noncccnio carfiuc c6 immagini 6cffa Sorčana II ^ 733533 Copertina: Carta della Toscana dovesi vede contrassegnato il Circondario delle Diocesi che s ono nella medesima. (1777 c.) Cartina: A S F, Consiglio di Reggenza,264 c; (retro) Gli stemmi della Santa Sede, delPImpero e di Lucca. Disegno di Giovanni Sercambi (sec. XV). Redazione lingidstica Mariano Lallai, Marco Affinati, Fabrizio Caselli, Simona Mattolini, Silvia Vezzosi Copertina Matteo Nesti Pagina iniziale Matteo Teleschi Fotografie delle cartine geografiche Erika Moriani, Donato Pineider, Archivio di Stato di Firenze Assistenza tecnica Romeo Miranda wwvv.computersat.it, Perignano Consulenza artistica Marco Affinati, Guido Nesti Fotocopie Elettrografica, Piša; La Sapienza Sdf di Lenzi M.&C., Piša Grafica e impaginazione Dario Piampiani, Empoli; Marco Castagna (Cierre Grafica) Stampa Cierre Grafica, Sommacampagna (VR), 2015 © Boris Gombač 201602^ ISBN: 978-88-98768-03-05 PREFAZIONE Questa e quasi sicuramente la prima opera che passa in rassegna tutte le diocesi che hanno o hanno avuto sede in Toscana, o che in essa hanno avuto, almeno per qualche tempo, porzioni di territorio. Attualmente infatti diciotto sono le circoscrizioni diocesane della Toscana, alle quali vanno aggiunte due sedi titolari (Roselle e Populonia), ma solo trenfanni fa erano venticin- que, e molto piu numerose furono nei secoli precedenti, partendo dalla decina di sedi rilevabili alPinizio del Medio Evo - compresa la sede di Luni, oggi in Liguria ma allora facente parte della Tuscia Annonaria e comprendente buona parte delTattuale Toscana Settentrionale - mol- tiplicatesi poi per i motivi piu disparati; di ognuna di esse TAutore traccia un breve profilo storico, soffermandosi invece sulTevoluzione territoriale di ciascuna attraverso i secoli, con dovizia di riproduzioni di chiese, monumenti e stampe, e di carte topografiche antiche e mo¬ derne, che giustificano il titolo delTOpera, cioe di Atlante delle diocesi toscane. II lettore si potra rendere conto dei numerosi libri e documenti consultati per la stesura delTOpera, fonti spesso rare o poco note, le quali pero hanno permesso non solo di descrivere le diocesi, ma anche di inserire interessanti notizie e curiosita di varia natura, dalla storia al folklore: un esempio per tutti, la citazione della cosiddetta “Repubblica di Cospaia” (pagine 304-307), piccolo villaggio oggi in Provincia di Perugia, che dal 1441 al 1826, per un errore di confinazione tra lo Stato fiorentino e lo Stato della Chiesa, si trovo ad essere formalmente indipendente. Ma anche prendendo come punto di vista principalmente Tevoluzione territoriale, la storia delle diocesi toscane e estremamente complessa: man mano infatti che si andra avanti nella lettura, ci si potra accorgere di quanti intrecci religiosi, politici, ecclesiastici, economici, di quanti interessi e “puntigli” da parte di autorita ecclesiastiche e laiche ma anche da parte di umili popolazioni queste diocesi siano State testimoni, protagoniste od oggetto; ancora per fare pochi esempi, per motivi giurisdizionali legati soprattutto alTassolutismo e al giuseppinismo settecentesco nel 1787 gran parte della Versilia fu smembrata dalla Diocesi di Lucca e unita a quella di Piša sotto la quale si trova tuttora pur non avendo continuita territoriale, e fu creata la Diocesi di Pontremoli, la quale per di piu, anche a causa delle controversie gianseniste, rimase per i primi dieci anni di vita priva di vescovo; e per gli stessi motivi, ai quali si aggiunsero i problemi causati dalTinvasione napoleonica, Tisola di Capraia dal 1787 al 1817, cioe nello spazio di trenTanni, cambio quattro diocesi, e un ulteriore cambio subi nel 1976. Concludendo, per la sua originalita, per la ricchezza iconografica soprattutto in relazione alla cartografia storica, per il quadro puntuale che fomisce riguardo ai cambiamenti territoriali del¬ le diocesi e dello Stato toscano, e per la dovizia di informazioni collaterali, quest’Opera merita di essere accolta piu che favorevolmente, sia dagli studiosi, sia dagli appassionati alla storia della loro Terra. Mariano Lallai INTRODUZIONE L’opera che qui presentiamo e frutto di oltre sette anni di ricerche, basate sulPesperienza pre- via in cartografia storica ed in diritto intemazionale pubblico (confini). L’assenza di uno studio sulle diocesi toscane, nella loro complessita, ci diede il motivo per iniziare questa ricerca, fa- cilitata, anzi resa possibile, dai mezzi tecnici (scanner, ecc.) che solo in questi ultimi decenni sono alla portata dei ricercatori. Questa e senz’altro una delle principali ragioni perche un tale lavoro non fu intrapreso gia prima, malgrado Pimportanza delle diocesi e della geografia dio- cesana nella storia toscana. Le diocesi, che hanno le loro origini nella divisione amministrativa delPimpero romano, fu- rono per quasi quindici secoli il fondamento della struttura territoriale, amministrativa e spiri- tuale del popolo. Il vescovado (vescovo) e la parrocchia (parroco) furono nel passato, dunque, espressione delPautorita e punto di riferimento per tutta la popolazione, vale a dire cio che, con il tempo, sono divenute le amministrazioni statali. Il passato delle diocesi, e del mondo che gira intorno a queste, e anche la storia di una “gestione” che, con fasi alterne, dura gia da due millenni. L’arcivescovo di Piša Alessandro Plotti ha scritto: “Non si puo guardare al nostro futuro, non si puo progettare una comunita ecclesiale pienamente incamata nella societa moderna e attenta ai problemi delPuomo di oggi, senza avere Pesatta coscienza di quale ruolo essa abbia rivestito nel passato, di come, nel corso del cammino delPumanita verso il suo Signore, sia stata inter¬ prete della propria originale vocazione, con il suo bagaglio di gloria e di mediocrita, di peccato e di santita”. (CECCARELLI LEMUT/SODI, 1995, 5) Dopo alcune esperienze idolatriche di stampo ideologico-nazionalista di breve durata, durante il XX secolo, oggi si puo senz’altro concludere che nel passato della Chiesa, specie quella locale, ci fu tanta gloria con altrettanta santita. Il passato nobile e pieno di sacrifici degli ecclesiastici fu umanamente accompagnato dalPombra, dalla mediocrita e da peccati, che si sommano, pero, con la grandezza e la durata nel tempo delPopera millenaria della Chiesa, sempre seguendola e mai precedendola. Per capire questo passato e stato necessario, dunque, partire dalle radici della religiosita che, ogni tanto, ritomano alla ribalta e si intrecciano con il presente. Niente di meglio, dunque, delle carte geografiche che non solo danno al lettore Pidea del passato, ma gli offrono la possi- bilita di visionare quelle stesse immagini che furono offerte, tempo addietro, solo a pochissimi privilegiati. Grazie alla cortese collaborazione degli addetti ai lavori e stato possibile, dunque, riprodurre cartine ed immagini, alcune delle quali, forse per la prima volta, messe a disposizio- ne del grande pubblico. L’opera dovrebbe essere, dunque, un dilettevole vademecum per tutti coloro che si appassionano della storia toscana e della sua gente. Aggiungiamo che e quasi certamente la prima volta che vengono passate in rassegna tutte le diocesi toscane nel loro territorio e nel loro divenire storico, nella loro completezza e nella loro diversita. Tutto cio fa sperare nella benevola accoglienza da parte di tutti coloro che hanno a cuore la conservazione della memoria storica non solo della Toscana, ma delPItalia intera. Boris Gombač Fauglia (Piša) RINGRAZIAMENTI Ringrazio per la fattiva collaborazione il personale delFArchivio di Stato di Firenze e piu in particolare: il direttore Dr.ssa Carla Zarrilli, il vicedirettore Dr.ssa Marina Laguzzi, e i funzio- nari: Dr.ssa Andreina Cardiota, Dr.ssa Francesca Klein, Dr.ssa Loredana Maccabruni, Dr. Pie- ro Marchi, e Dr. Angelo de Scisciolo; il personale della Biblioteca di Filosofia e Storia di Piša, e piu in particolare Dr.ssa Franchini Elena; il personale della Biblioteca di Storia delle Arti di Piša; il personale della Biblioteca della Scuola Normale Superiore di Piša e piu in particolare la bibliotecaria Giovanna Merarchi; il personale della Biblioteca Nazionale di Firenze e piu in particolare le bibliotecarie Tiziana Barbaroncini e Francesca Maturo; il servizio fotografko GAP di Roma (Erika Moriani e Donato Pineider); 1’Archivio Storico Diocesano di Volterra e Tarchivista Dr. Alessandro Furiesi, per il suo impegno nella pubblicazione di questa opera; la Dr.ssa SerenaNocentini, direttore delFArchivio Diocesano d’Arezzo-Cortona-Sansepolcro; la Dr.ssa Barbara Sisti delFArchivio diocesano di Massa Carrara-Pontremoli; Dr. Andrea Man- droni delFArchivio storico delle parrocchie, Pescia; i funzionari delFArchivio di Stato di Luc- ca: Dr.ssa Anna Maria Callio e Dr. Sergio Nelli; il direttore delFArchivio Nazionale di Praga Eva Drašarova e Dr.essa Eva Gregorovičova; il personale delFArchivio di Stato di Genova e il prof. Gualtiero della Monaca d’Argentario. Un sentito ringraziamento va al professore Mariano Lallai, per i suoi preziosissimi consigli e le correzioni storiche e linguistiche; al professore Mauro Ronzani, ordinario di Storia Medievale alFUniversita di Piša, per la lettura e le correzioni delle bozze del libro; al Dr. Francesco Alun- no per le sue opinioni a proposito del territorio di Canneto e, sullo stesso argomento, anche al vicario generale della diocesi di Massa Marittima-Piombino don Marcello Boldrini. Si ringra- ziano inoltre tutti quegli amici tra i venditori nei mercatini dell’antiquariato che, conoscendo la mia passione, mi procuravano libri dalle biblioteche private e che, in conseguenza, hanno arricchito le fonti e scorciato notevolmente i tempi della ricerca. Alla fine vorrei esprimere il mio piu vivo ringraziamento alFamico Guido Nesti, ceramista, per il suo sostegno morale du- rante questa ardua impresa. L’Autore Autorizzazioni a pubblicare foto riproduzioni di documentazione archivistica su concessione del Mini stero per i Beni e le Attivita Culturali e del Turismo e con il “divieto di ulteriori riproduzioni o dupli cazioni con qualsiasi mezzo” Archivio di Stato di Firenze - prot. n. 6784/020 del 29 nov. 2013; 1) Piante dei capitani di parte Guelfa, cartone XXI; 2) Comp. poi Magistrata del Bigalla, filza III di piante, n. 14 - Casentino, veduta prospettica (1589); 3) Consiglio di Reggenza, 264; 4) Piante Moderne dei confini, n.64 (Santa Fiora-1/7/1828); 5) Piante della RR, Rendite, 41; 6) Miscellanea di piante, 256b; 7) Miscellanea di piante, 102; 8) Miscellanea di piante, 198; 9) Piante delle R.Rendite, 48; 10) Piante delle R.Rendite, 178; 11) Piante antiche dei Confini, 62; 12) Miscellanea di piante, 404; 13) Miscellanea di piante, nr. 254; 14) Miscellanea di piante, nr. 255; 15) Piante della Direzione gen. di acque e strade, nr. 1792; 16) Segreteria del regio Diritto, 4684; 17) Auditore dei benefici ecclesiastici, poi Segreteria del Regio Diritto, 624 c. 115r; 18) Reggenza, 196, ins. 2 (pianta); 19) Bartolomei, 175 - cartina della Valdinievole; 20) Confini, nr. 80, fasc. 4; 21) Piante modeme dei confini, 41; 22) Miscellanea di piante, 102; 23) Piante antiche dei confini, 38 carta 2 - Portoferraio; 24) Miscellanea di piante, 470 C. Archivio di Stato di Genova - prot. n. 34/13 del 27 novembre 2013; La Lunigiana e La Diocesi di Luni-Sarzana (1770), collocazione “A. 03.185.0364, Vecchia collocazione - Lu- nigiana Dusta 10 n. 639”; Archivio di Stato di Lucca - prot. 2323 del 25 luglio 2014; Lo Stato di Lucca di Alessandro Resta (1567); Lucca con il territorio circostante, Capitoli, 9 c. c.; Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze - pratica 1664/2012 Cons. del 2 dicembre 2013: Antonio Terreni, Raccolta di numero XII vedute colorite !e quali appartengono alprimo codice del Viaggio pittorico della Toscana, 1817 (BNC, Palat., C.B.4.5Bis): 1) Albiano e Caprigliola (tav. 10); 2) Čampi (tav. 3); 3) Fiesole (tav. 4); 4) Firenze ponte del Trinita (tav. 1); 5) Lucca (tav. 7); 6) Luni (tav. 12); 7 ) Pescia (tav. 6); 8 ) Pietrasanta (tav. 8); VI Atlante storico delle diocesi toscane 9) Pontremoli (tav. 11); 10) Seravalle (tav. 5); 11) Seravezza (tav. 9); Archivio di Stato di Praga Autorizzazione NA- 3959-2/06-2013 Vyfizuje del 15 novembre 2013; Mappe deH’Archivio familiare degli Asburgo Lorena: NA, RAT, Mappe n°: 1) 11 (Toscana-Vescovo...); 2) ms 39, allora 40, (Pienza); 3) ms 34, allora 35, (Cortona); 4) 133 (Diocesi fiorentina e fiesolana); 5) 138 (Diocesi di Pistoia, Pescia...); 6) 141 (Dioocesi di Grosseto); 7) 142 (Diocesi di Sansepolcro); 8) 143 (Diocesi di Pontremoli); 9) 147 (Granducato di Toscana); 10) 151 (Toscana divisa....); 11) 162 (Vicariato di Prato); 12) 165 (Vicariato di Šestino); 13) 185 (Vicariato di Portoferraio); 14) 190 (Vicariato di Scarperia); 15) 191 (Vicariato di Marradi); 16) 192 (Vicariato di Modigliana); 17) 193 (Vicariato di Rocca San Casciano); 18) 224 (Maremma di Siena); 19) 279 (Carta topografica delle Ville, Chiese parrocchiali, Borghi e Conventi, adiacenti alla citta di Fi- renze...). Alle autorizzazioni degli Archivi di Stato italiano e legato anche il prezzo (massimo) di 75 E per copia del libro. ABBREVIAZIONI SOMMARIO PREFAZIONE.I INTRODUZIONE.III RINGRAZIAMENTI.IV AUTORIZZAZIONI.V ABBREVIAZIONI.VI SOMMARIO.VII LE CREDENZE PRIMA DELLA CRISTIANITA.1 Le prime convinzioni religiose.1 L’inumazione dei morti e le statue stele.1 Gli insediamenti dei liguri apuani.2 Amiata - montagna sacra della Maremma.2 Le credenze degli etruschi.3 Gli aruspici etruschi.3 II fegato “časa” delle divinita.4 L’astrologia o “ciascuno deve seguire la propria stella”.4 L’astrologia in Toscana.5 I sogni ed il loro significato.5 Le credenze romane.5 II culto di Mitra.6 La divinita orientale a Firenze.7 Campidoglio di Firenze - sec. II.7 I Fantiscritti di Carrara (sec. III).8 Hermes - dio delle lettere e dei numeri.8 La filosofia greca e la morale .8 L'ermetismo e il platonismo nella Toscana - sec. XV-XVIII.9 Idolatria.9 LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO.10 La denominazione “cristiani”.10 La dottrina di Gesu - “Disprezzo del mondo e della vita terrena”.10 La conversione (di San Paolo) al cristianesimo.11 La data di nascita di Cristo e la sua immagine.11 La comunita cristiana a Roma - secolo 1.12 La lingua dei primi cristiani - greco.12 I primi papi - quasi solo stranieri (30-199).12 Cristianesimo ed ebraismo.12 Costantino concede ai cristiani la liberta di culto — 313.13 L’avversione al cristianesimo.13 L paganesimo sconfitto dal vento del Tempo - anno 394.14 H compromesso tra il paganesimo ed il cristianesimo.16 H culto dei santi e delle reliquie.16 Le diocesi di Diocleziano - secolo III .16 Italia annonaria ed Italia suburbicaria - anno 326.17 L origini delle diocesi cristiane.12 Diocesi cristiane modellate (territorialmente) su quelle romane.17 II primato di Roma sulla Chiesa universale - 431.18 La divergenza tra cattolici ed ariani - secoli IV-VI.18 L integrazione delFautorita ecclesiastica con quella civile.18 Il vescovo e la sede della civitas.19 Diocesi, sedi titolari, metropoli ed arcivescovi.19 Prelature ed abbazie .19 Il celibato nella Chiesa latina.20 Il culto d’immagini, 1'incenso ed i ceri accesi.20 L abito ecclesiastico.21 VIII Atlante storico delle diocesi toscane II pallio e l’anello.21 La mitria, la tiara e il pastorale .21 IL CRISTIANESIMO NELLA TUSCIA* - SECOLO III-VII .22 La cristianizzazione della Tuscia (Toscana) - secoli III-VI.22 La convivenza del paganesimo col cristianesimo in Tuscia - sec. III-VIII.23 L’arianesimo in Tuscia - sec. V-VII.23 LE DIOCESI Dl TUSCIA - SECOLI IV-IX .24 Le diocesi della Tuscia - VII regione romana (secolo IV).24 I vescovi toscani al concilio di Roma - 313.25 Le diocesi della Tuscia annonaria e della Tuscia suburbicaria - secoli IV-VI.25 La Tuscia longobarda e la Tuscia romana - secolo VI.25 I confini della Tuscia - sec. VII - X.27 La conversione dei longobardi al cattolicesimo.27 LE DIOCESI IN EPOCA LONGOBARDA E FRANCA - SECOLI VI-XI .28 L’eclissi di alcuni vescovi toscani - (649-680).28 Le diocesi toscane al sinodo di Roma - 826.28 La Tuscia romana - base territoriale del "Patrimonio di S. Pietro” (728).29 Tuscia franca- 800 -1027.29 Saraceni e le loro invasioni - secoli IX-XI.29 La spedizione toscana contro i Saraceni di Bari e di Amantea - 868/69.30 Le prime pievi - secolo VIII-IX.30 I vichinghi e gli ungari invadono Tltalia - secolo X.31 II trasferimento delle sedi diocesane.31 La decadenza del papato - secoli IX-XI.31 Le contee vescovili .32 Le chiese di proprieta privata e il feudo di pieve - secoli XI-XII.32 Gli iconoclasti e lo scisma d’Oriente - 1054.34 La popolazione di Tuscia nei secoli IX-XII.34 LE DIOCESI TOSCANE NEI SECOLI IX-XIV .35 Le decime.35 Le diocesi delle Rationes decimarum - secoli XIII e XIV.35 Simonia e nicolaismo - due piaghe della Chiesa cattolica .36 Il concilio di Firenze - 1055.36 I vescovi di Firenze e Fiesole con moglie e figlioli - sec. XI.36 II vescovo di Firenze deposto per simonia - 1068 .36 Le chiese decorate con bacini di ceramica - sec. X-XV.38 GARFAGNANA DOMINIO PAPALE - 1227-1240.39 Garfagnana ed il suo territorio.39 Garfagnana ecclesiastica.39 Garfagnana e la Val di Lima signoria della Santa Sede 1227-1240.39 La popolazione della Toscana - secolo XIII.40 LA DIOCESI DI CHIUSI .41 Le origini del cristianesimo a Chiusi - secoli II-III.41 L’erezione della diocesi di Chiusi - secolo III.41 I confini della diocesi di Chiusi .42 Vescovo conte di Chiusi - secolo XII.42 Chiusi circondata dalle paludi.43 Lo sgretolamento della diocesi di Chiusi - 1325-1601.43 Chiusi perde Santa Fiora e Trevinano - 1601.43 LA DIOCESI DI FIRENZE 44 Sommario _ IX Le origini della Chiesa fiorentina - secolo III .44 I confini diocesani tra Siena e Firenze dopo il 1163.44 Firenze acquista i possedimenti dei Guidi - 1227.46 Firenze elevata al grado d’arcidiocesi e residenza dei papi - 1419.46 Stale - il monastero contea (984-1774).48 Le modifiche territoriali delFarcidiocesi di Firenze (1592-1795).48 Santa Maria alFImpruneta elevata a prepositura - sec. XV.49 LA DIOCESI D’AREZZO.50 Le origini della diocesi di Arezzo - secolo IV.50 II territorio ed i confini della diocesi d’Arezzo.51 I vescovi-conti d’Arezzo.52 Arezzo - una diocesi con due vescovi (1325-1339).53 I confini diocesani tra Arezzo e Siena.53 Guido da Arezzo - inventore delle note musicali.53 Lo sgretolamento della diocesi d’Arezzo - 1325-1561 .54 I vescovi d'Arezzo dopo il Concilio di Trento - 1563 .54 LA DIOCESI DI FIESOLE.55 Le origini della chiesa di Fiesole - secolo IV.55 L'aggregazione dei distretti comitali fiorentino e fiesolano - 854.55 II territorio della diocesi di Fiesole .55 Firenze distrugge Fiesole - 1125.56 La sede vescovile di Fiesole trasferita a Firenze - 1228-1874.56 Fiesole cede San Leonino in Conio a Colle Val d'Elsa — 1592.57 I vescovi di Fiesole feudatari del Sacro Romano Impero .57 La contea di Turicchi.57 Fiesole cede ad Arezzo la chiesa di Moncioni - 1639 .59 La permuta della parrocchia di Trespiano (Fiesole) con quella di Mensola (Firenze) - 1795.59 LA DIOCESI Dl GROSSETO - GIA DI ROSELLE.60 Grosseto e la sua storia diocesana.60 Roselle - diocesi fantasma.60 Gli Aldobrandeschi — signori di Grosseto (secoli XI-XIV).60 II territorio delle Tre Fontane in enfiteusi agli Aldobrandeschi .61 Grosseto libero Comune - 1204.61 H trasferimento della sede diocesana a Grosseto - 1138.62 Le modifiche del confine diocesano di Grosseto - sec. XII-XIV.62 LA DIOCESI DI LUCCA. 64 Le origini del cristianesimo a Lucca - secolo IV-VI.64 La diocesi e la iudiciaria longobarda di Lucca — secolo V-VIII.65 Lucca capitale della Tuscia - 960.65 L allargamento della diocesi di Lucca in Valdinievole (Pescia) — secoli VI-VIII.65 L estensione della diocesi di Lucca oltre 1’Arno — sec. VI.66 Diocesi lucchese - secoli ..66 La ricostruzione di San Martino ed il papa/vescovo di Lucca - 1071.67 Il Volto Santo di Lucca e la sua venerazione in Occidente.67 Breve cenno storico dello stato di Lucca-(1081-1847) .67 Il territorio di Lucca .68 • feudi ecclesiastici di Lucca.69 La popolazione di Lucca....... La soppressione della diocesi di Lucca - 1231-1236.7 j I lucchesi esattori delle decime nelFEuropa del Nord e Groenlandia.73 L’ospedale di San Pellegrino - parte della diocesi di Lucca.74 La questione delFubicazione della pieve di Triana.75 Lo sgretolamento della diocesi di Lucca - 1519-1822.75 X Atlante storico delle diocesi toscane LA DIOCESI Dl MASSA MARITTIMA - GIA Dl POPULONIA .76 Le origini della diocesi di Populonia.76 I confini della diocesi di Populonia.77 II trasferimento della sede diocesana a Massa - 1138.77 L’abbazia di San Pietro di Palazzuolo dipendente dalla Sede Apostolica - 1176.78 II vescovo e principe di Massa (Marittima) - 1194-1216.78 Massa - dal libero comune alla repubblica (1225-1335).78 Massa - signoria del vescovo di Firenze (1333-1335).79 Monteverdi - conteso tra Massa e Volterra.80 La diocesi di Massa-Populonia perde Capraia- 1787-1791 .80 Le modifiche territoriali della diocesi di Massa - 1802-1816.81 LA DIOCESI DI PIŠA .82 Le origini della diocesi di Piša.82 Diocesi di Piša prima delFinvasione longobarda (secoli IV-VII).82 Diocesi di Piša dopo 1’invasione longobarda - (secoli VII-XI).83 Piša riconquista la costa e le isole - sec. X-XII.83 II comitato pisano nel 1162.84 Piša metropoli di Corsica- 1092-1284.84 Piša metropoli delle diocesi in Sardegna - 1135 .86 Piša acquista diritti metropolitani su Sardegna (1138-1324) e Massa Marittima (1138-1459) .86 Piša perde le diocesi in Sardegna - sec. XIV.86 Montevaso attribuito alParcidiocesi di Piša- 1150.86 II potere delFarcivescovo di Piša - secolo XII.87 La premessa romanico-pisana nelParchitettura toscana e sarda.87 Piša e il mondo musulmano - secoli VIII-XIV.87 Piša e le crociate - 1097-1204.89 La costruzione della cattedrale (1064-1118) e della torre di Piša (1173-1370).90 Piša conquista le Cinque Terre e Lerici -1241-1256.91 Lo sgretolamento di Piša dopo la battaglia di Meloria - 1284.93 Le pievi pisane nel secolo XV.93 Colline Pisane - il divario tra il confine politico e quello diocesano.94 La popolazione di Piša - sec. XI-XV.95 Le modifiche territoriali delFarcidiocesi di Piša - 1789-1806.95 LA DIOCESI DI PISTOIA .97 Le origini della diocesi di Pistoia - secolo V.97 I confini di Pistoia in alto Medioevo.97 I confini in Valdinievole (Pescia) e Lendave di Massarella .98 L’assenza dei vescovi di Pistoia - secolo VII.99 Iudiciaria pistoriense e Comitatus pistoriensis - secolo XI.99 Sambuca (diocesi di Bologna) feudo del vescovo di Pistoia - 1219-1775.99 Le terre dei monasteri pistoiesi nella montagna bolognese.100 Pistoia ed i suoi confini comunali e diocesani .101 Pistoia cadde sotto Firenze - 1351.101 II Capitanato della Montagna Pistoiese- 1373-1772.101 Pistoia nel Seicento. 102 Pistoia nel secolo XVIII.102 Le modifiche territoriali della diocesi di Pistoia - 1784-1785.103 La popolazione di Pistoia attraverso i secoli.103 LA DIOCESI DI SIENA .106 Le origini della diocesi di Siena.106 La soppressione della diocesi senese in epoca longobarda - secoli VI/VII.107 Il conflitto territoriale tra Arezzo e Siena (secoli VII-XIII).107 Il potere vescovile a Siena - secoli XI e XII.108 Gli Ardengheschi sottomessi a Siena -1151.108 Sommario XI Murlo - feudo del vescovo di Siena (1189-1778).109 Siena acquista 1’isola di Giglio - 1339 - 1345.109 Santa Cristina a Lilliano (Castellina in Chianti).109 Bernardino da Siena crea i monti di pieta - secolo XV.110 Siena promossa ad arcidiocesi - 1459.110 La popolazione di Siena nel secolo XV.112 LA DIOCESI DI SO VANA.113 Sovana nelFantichita.113 Le origini della diocesi di Sovana — secolo VII.113 Le ipotetiche diocesi di Saturnia e Statonia.113 La sede vescovile - Saturnia, Sovana, Pitigliano .114 La penetrazione d’Orvieto in Val di Lago.115 L’agro di Cosa confermato alFAbbazia delle Tre Fontane -1161 .116 Le modifiche dei confini diocesani.116 Sovana perde Orbetello — secolo XIII.117 Siena conquista Sovana, Pitigliano, Sorano ed Argentario - 1410-1462.117 L’Orbetellano e le isole passano nel dominio spirituale delFAbbazia delle Tre Fontane - secolo XV.117 L’ABBAZIA DELLE TRE FONTANE.119 Le origini delFAbbazia delle Tre Fontane.119 1 possedimenti delFAbbazia delle Tre Fontane in Maremma - secoli IX-XIII.120 L’Abbazia delle Tre Fontane cede le terre agli Aldobrandeschi - 1269.120 Orbetello sotto Ladislao re di Napoli - 1410-1414.120 L’Abbazia delle Tre Fontane, Orbetello e Giglio passano ai cardinali abati commendatari - 1411/191913.121 Orbetello in delegazione al vescovo di Grosseto— 1927-1981.121 DIOCESI DI VOLTERRA.123 Le origini della diocesi di Volterra.123 Arianesimo a Volterra - sec. V-VI.123 La diocesi di Volterra ed il suo territorio.124 I vescovi di Volterra conti palatini .125 LA DIOCESI DI LUNI.126 Le origini della diocesi di Luni - secolo V.126 Luni divisa tra Lucca e 1’Impero d’Oriente .126 La fine della citta di Luni .127 II territorio della diocesi di Luni - secoli VI-XVIII.127 Lo sgretolamento della diocesi di Luni - sec. XI-XIX.128 I vescovi-conti di Luni (1183/85-1313).128 Vezzano - nullius dioecesis .129 La pieve di San Venerio.130 SanfAndrea a Carrara sottoposto ai canonici di Lucca - 1151-1770.130 II trasferimento della sede vescovile da Luni a Sarzana - 1204.131 II vescovo di Luni conte del comitato lunense - 1183-1313.131 Aulla ed il suo monastero - 884 - 1543.131 La fondazione del monastero del Tino - 1062.132 LA DIOCESI DI BRUGNATO.133 Le origini della diocesi di Brugnato.133 La creazione della diocesi di Brugnato - 1133-1820.134 Il territorio della diocesi di Brugnato.134 Le modifiche territoriali della diocesi di Brugnato 1787-1855.134 GLI ORDINI MONASTICI IN TOSCANA.135 La nascita del monachesimo dal “disprezzo del mondo” - III secolo .135 I primi monasteri ad Occidente - secolo IV..135 XII Atlante storico delle diocesi toscane Gli anacoreti delle isole nel Tirreno - secoli V e VI.136 Gli abati conti.137 Ordine benedettino.137 Ora et labora - “il motto dei benedettini”.138 L'Abbazia San Salvatore (Amiata) - secolo VIII .138 L’Abbazia di SanfAntimo - secolo VIII/IX.139 I benedettini - fondatori di Piombino (1022).139 La fondazione deli’ordine dei camaldolesi - 1012.140 Moggiona - feudo dei monaci camaldolesi.140 La fondazione delfordine di Vallombrosa - 1036.140 La fondazione dei certosini - 1084.141 1 certosini in Toscana - sec. XIV .141 La certosa di Calci .141 La fondazione dei cistercensi - 1098.142 Cistercensi in Toscana.142 La fondazione dei carmelitani - secolo XII.142 Gli ordini monastici in Toscana del Duecento .143 Domenicani - ordine dei frati predicatori (1221).143 Domenicani a Firenze - 1221.144 La fondazione della Misericordia a Firenze - sec. XIII.144 La fondazione delFordine dei francescani - 1223.144 La scomunica degli spirituali in Toscana - 1317.144 La Provincia Tusciae francescana.145 La fondazione del Terz'Ordine (dei francescani) - 1221.145 I francescani istituiscono i monti di pieta - 1473.146 Templari - Soldati monaci - sec. XI1-XIV.146 I frati del Sacco in Toscana - 1251.146 Monaci - liberatori degli schiavi cristiani (secolo XIII).147 Gli ordini militari .147 Gli ordini ospedalieri .147 Cavalieri di San Giovani, di Rodi (di Malta).147 Gli ospedalieri di Altopascio.148 L’ordine di Altopascio in Europa cattolica .148 I cavalieri teutonici.149 I laudesi di Santa Maria Novella - promotori del canto in volgare (sec. XIII).149 La fondazione dei servi di Maria - 1233.150 La fondazione degli agostiniani in Toscana - 1243.150 La rifondazione delfordine di SanfAgostino - 1256 .150 I flagellanti percorrono la Toscana - sec. XIV.151 Le corporazioni dArti e mestieri.151 Gli ordini monastici nel Cinquecento.151 La fondazione dei cappuccini - 1528.151 La fondazione dei gesuiti - 1534.152 Fatebenefratelli - fondatori degli ospedali moderni.152 I religiosi nel Seicento - il 10x100 della popolazione.152 Le monache nelle citta toscane - 1336-1622.153 La chiusura dei conventi nelle terre protestanti - sec. XVI .153 La soppressione delle comunita monastiche - secolo XVI-XVIII. 153 La soppressione degli umiliati - 1571 .154 II mondo monastico in numeri .154 LE ERES1E IN TOSCANA.155 Eretici e scismatici dei primi.155 La nascita della Chiesa catara - secolo XI.155 Patarini - da alleati a nemici del papa .156 L’Inquisizione e tortura nella lotta contro gli eretici - 1232.156 I catari in Italia.156 Sommario XIII I catari in Toscana nel Duecento.157 L’Inquisizione in Toscana - 1232-1782.157 I valdesi.157 VIA FRANCIGENA - STRADA PER I PELLEGRINI.158 II pellegrinaggio nella storia.158 1300 - L’Anno del Giubileo .158 Via Francigena.159 La Francigena - dal Monte Bardone alFArno.160 L'itinerario devozionale ed espiatorio a Roma.160 Gli ospedali .161 L’ospedale d’Altopascio.161 TRECENTO - SECOLO DELLE MODIFICHE POLITICHE E DIOCESANE.164 Firenze nel Trecento.164 La guerra civile tra bianchi e neri a Firenze - 1300-1302.164 Firenze conquista Valdinievole - 1330. 165 Firenze acquista Barga - 1341.166 Barga ecclesiasticamente.166 Firenze acquista il Casentino (“Valle Fiorentina”) - 1349-1440.167 II Casentino - il confine fra le diocesi di Fiesole e d’Arezzo .167 Firenze acquista la Romagna toscana - 1377-1428.167 Possedimenti fiorentini in Greda ed inAlbania- 1388 -1456 .169 La nascita del principato di Piombino — 1399.170 Piombino ecclesiasticamente.171 Il trasferimento della Santa Sede in Francia - 1305-1377.172 L’interdetto su Firenze e la Guerra degli Otto Santi - 1376-1378 .172 Caterina da Siena - protagonista della vita ecclesiastica .172 Lo scisma d’Occidente - 1378-1417.172 Il concilio di Piša - 1409.173 La popolazione toscana dimezzata dalle morie - 1340-1430.174 La religiosita dei toscani - secolo XIV.174 L’inferno ed il diavolo nella dottrina cattolica e nell’ immaginario popolare.174 Il Trionfo della Morte - Piša.175 LA DIOCESI DI CORTONA.176 La costituzione della diocesi di Cortona - 1325 .176 11 territorio della diocesi di Cortona.177 QUATTROCENTO - SECOLO DELL’ESPANSIONE FIORENTINA E DELL’UMANESIMO TOSCANO. 178 Firenze acquista terre in Lunigiana — secoli XV-XVII.178 Firenze conquista Piša - 1405/1406.178 Pirenze alla conquista della Riviera ligure - 1407-1433.179 P irenze acquista Cortona e Pierle - 1411.179 La Garfagnana si da agli Estensi - 1430.179 Il territorio fiorentino dopo la battaglia di Anghiari - 1440.180 Il concilio di Firenze - 1439.180 Firenze acquista Borgo Sansepolcro - 1441.180 Educazione e cultura nelFumanesimo toscano del ‘400.181 LTimanesimo e gli studi liberali.181 Il trasferimento dello Studium fiorentino a Piša - 1473.182 La popolazione toscana nel secolo XV.182 F irenze ecclesiastica nel Quattrocento.183 Firenze - “citta di Cristo Re” (1495-1498).186 LE MODIFICHE DIOCESANE - SECOLO XV.187 Lfincongruenza tra la geografia politica e quella diocesana - sec. XV.187 XIV Atlante storico delle diocesi toscane L’elevazione della diocesi di Firenze al grado d’arcidiocesi - 1419.187 Promozione di Siena ad arcidiocesi - 1459.187 LA CREAZIONE DELLE DIOCESI DI MONTALCINO E DI PIENZA- 1462.188 Le origini della diocesi di Pienza - 1462.188 L’erezione della diocesi di Montalcino- 1462.188 La divisione della diocesi di Pienza da Montalcino - 1594.189 La rettifica dei confini diocesani tra Pienza e Montalcino - secoli XVI e XVIII.189 SECOLO XVI - LA NASCITA DEL GRANDUCATO DI TOSCANA.190 La crisi fiorentina (1494-1511) ed il papato.190 Firenze riconquista Piša, Prato e Čampi - 1509-1512.191 Pietrasanta attribuita a Firenze -1513.191 Firenze acquista Šestino - 1516-1523.192 Porto Ercole - occupato in nome del papa (1526-1529).192 La seconda repubblica di Firenze (1527-1530).192 Firenze acquista Portoferraio (Elba) - 1546.193 Firenze acquista Castiglione e il Giglio - 1558-1559.193 La caduta di Siena e di Montalcino - 1555-1559.194 Siena feudo ligio di Cosimo de’ Medici - 1558 .196 Sovana ceduta a Firenze - 1560.196 Piombino regala ad Eleonora de’ Medici 1’isola di Troia- 1560.197 Lo Stato dei Presidi Toscani -1557-1801.197 I confini dello Stato dei Presidi.198 La costruzione di Porto Longone (Elba) - 1603.198 La popolazione dello Stato dei Presidi - sec. XVIII.199 Lo Stato dei Presidi ecclesiasticamente.199 PROTESTANTESIMO IN TOSCANA.200 La necessita di una riforma ecclesiastica - sec. X1V-XVI.200 La nascita del protestantesimo - 1521.201 II riscatto delle fortezze toscane con la lotta contro i protestanti - 1543.201 Lucchesi protestanti emigrano a Ginevra - secolo XVI.201 LTnquisizione in Toscana.201 La stregoneria in Toscana - secolo XVI.202 LA BONIFICA DEL TERRITORIO TOSCANO.203 La bonifica del Lago di Bientina/Sesto.204 Il Lago di Bientina ecclesiasticamente.205 La bonifica della costa .206 La nascita di Viareggio - 1542.206 L’ARCIPELAGO TOSCANO NELLA STORIA ECCLESIASTICA.209 Firenze acquista le isole delFarcipelago - secolo XVI.209 Le isole nel passato remoto.209 Eolo - il “primo navigatore toscano” del Tirreno.209 Le isole nei secoli III -VIII.210 Il dominio saraceno sulle isole del Tirreno - secoli VIII-X1 .....211 L’arcipelago del Tirreno - dominio pisano (secoli X-XV).212 L’arcipelago del Tirreno ecclesiasticamente .212 Isola di Capraia nella storia.213 Capraia ecclesiasticamente .214 Capraia terra di confine per i sacerdoti -1811-1814.214 Elba ecclesiasticamente .214 Gli scogli di Palmaiola e Cerboli.214 Giannutri - isola dei gabbiani .215 Giglio ecclesiasticamente.216 Sommario XV La cattura dei prelati presso Giglio - 1241.216 Gorgona - isola dei monaci .216 La Bibbia di Calci ossia di Gorgona - 1169.218 Montecristo - isola del tesoro.218 L’isola di Pianosa.218 L’Ordine di Santo Stefano - marina toscana contro la pirateria (1561-1859).219 Le azioni dei Cavalieri di S. Stefano.219 La soppressione delLOrdine di Santo Stefano - 1859 .219 IL CLERO E LE MODIFICHE DIOCESANE NEL CINQUECENTO .220 La popolazione toscana nel secolo XVI.220 L’insediamento degli ebrei in Toscana - secolo XVI-XV11.220 II clero toscano nel Cinquecento.221 Concilio di Trento - 1545-1563.221 Le modifiche diocesane.221 LA DIOCESI DI SESTINO .222 Šestino ceduto a Firenze - 1516.222 Šestino - nullius diocesi (secoli XVI-XVIII).222 LA DIOCESI DI SANSEPOLCRO .223 La creazione della diocesi di Sansepolcro — 1515/1520.223 L’aggregazione delFAbbazia di Bagno alla diocesi di Sansepolcro - 1779.226 Lo scambio delle parrocchie tra Sansepolcro e Montefeltro - 1785.226 La popolazione della diocesi di Sansepolcro - 1825.227 Diocesi di Montefeltro.227 LA DIOCESI DI MONTEPULCIANO .228 Breve cenno storico di Montepulciano — 715-1390.228 La creazione della diocesi di Montepulciano - 1561.228 Badia a Ruoti - Lendave di Montepulciano dentro la diocesi d’Arezzo.229 LA DIOCESI DI COLLE DI VAL D’ELSA .230 Le origini della diocesi di Colle di Val d’Elsa .230 L’erezione della diocesi di Colle di Val d’Elsa - 1592.230 San Gimignano aggregata alla diocesi di Colle - 1782.231 La popolazione di Colle - secoli XIV-XVIII.231 SECOLO XVII - L’ASSETTO DEFINITIVO DEL GRANDUCATO DI TOSCANA .232 Firenze agregga la contea di Pitigliano — 1604.232 Firenze acquista la contea di Scansano - 1615.233 Firenze acquista la contea di CastelFOttieri — 1616.233 Toscana acquista Terrarossa in Lunigiana - 1617.233 Toscana acquista Santa Fiora - 1633.234 La guerra di Castro - 1641-1644.234 La Toscana acquista Pontremoli - 1650 .236 Le contese territoriali tra lo Stato Pontificio e il granducato.237 La popolazione toscana nel Seicento .237 LA DIOCESI DI CITTA DELLA PIEVE .238 11 Chiugi Perugino nel Medioevo.238 Il Marchesato di Castiglione,e la sua suddivisione ecclesiastica - 1550.239 L’erezione della diocesi di Citta della Pieve — 1601.240 LA DIOCESI DI SAN MINIATO .241 San Miniato nel Medioevo.241 L'“episcopessa” di Fucecchio — 1258 - 1622.241 XVI Atlante storico delle diocesi toscane San Miniato eretta a sede vescovile - 1622 .242 II territorio della diocesi di San Miniato.243 La popolazione della diocesi di San Miniato - 1745-1885.243 LA DIOCESI DI PRATO.244 Prato nella storia.244 II lungo sorgere della diocesi di Prato - 1409-1653.245 Gli ingrandimenti della diocesi di Prato - 1916/1975.246 IL SETTECENTO - SECOLO DEI LUMI.247 La fine dei Medici e 1’arrivo dei Lorena - 1735 - 1737 .247 II territorio del granducato di Toscana - secolo XVIII .252 La Toscana acquista Calice al Cornoviglio (1770) e Treschietto (1789-1791).253 La raodernizzazione e le riforme dello stato toscano.254 La Toscana si uniforma al calendario gregoriano - 1750.254 La perdita della memoria storica dei marcatempi ecclesiali .255 II trasloco dei cimiteri nelle zone suburbane - 1777.255 La popolazione della Toscana nel Settecento .255 La Chiesa toscana alla fine del Settecento .256 La Chiesa proprietaria di un terzo di Toscana - 1751 .256 LE RIFORME ECCLESIASTICHE IN TOSCANA- 1768-1792 .257 La decadenza della vita religiosa.257 II potere dei vescovi in Toscana.257 La riduzione dei conventi - 1765-1789.258 La soppressione dei monasteri femminili - 1765-1786.258 L’abolizione dellTnquisizione - 1782 .259 La soppressione delle confraternite - 1785 .259 La massoneria appare in Toscana - 1733.260 La scandalosa situazione della chiesa pistoiese - 1771.260 Le riforme ecclesiastiche del vescovo di Pistoia, Ricci Scipione.260 II sinodo di Pistoia - 1786 .260 L’insurrezione “popolare” confonde il sacro con il profano - 1785-1790 .261 Cause matrimoniali competenza dei vescovi.261 LE MODIFICHE DIOCESANE NEL SETTECENTO.262 Le riorganizzazione diocesana nel secolo XVIII.262 Il divario tra Tautorita politica e quella diocesana.263 La riunificazione della diocesi di Chiusi con quella di Pienza - 1772.264 Il ridisegno dei confini tra le diocesi di Siena, Montalcino, Pienza e Chiusi - 1772-89.264 La soppressione della nullius di Šestino - 1779.265 La diocesi di Pescia s’ingrandisce con Massarella ed Altopascio - 1785/1786 .265 Limite sulTAmo aggregata alla diocesi di Firenze - 1786 .266 La permuta di parrocchie fra Firenze e Fiesole - 1785-98.266 Ali'interno del progetto delle riforme statali fu affrontato anche.266 Sambuca (pistoiese) unita alla diocesi di Pistoia - 1785.266 Firenze riceve tre parrocchie di Bologna ed una dTmola - 1785 .266 Lo scambio delle parrocchie tra Lucca e Piša - 1789.266 Lucca cede a Modena la zona del Baccio - post 1781 .267 Pietrasanta aggregata alla diocesi di Piša - 1787/98 .267 Seravezza ceduta a Piša - 1798.267 La permuta di Onano e Proceno (Stato della Chiesa) con Manciano e Capalbio (Toscana) - 1785.268 Sansepolcro e Bertinoro si spartiscono il territorio di S. Ellero a Galeata e di S. Maria in Cosmedin delflsola - 1785.268 Massa Marittima cede Fisola di Capraia a Brugnato - 1791 .269 L’incongruenza tra il potere politico e quello diocesano dopo le riforme nel secolo XVIII.269 Il clero di Lucca perde i feudi.269 Sommario XVII LA DIOCESI Dl PESCIA .272 Breve cenno storico di Pescia.272 La Valdinievole nelFalto medioevo - secoli VI-XIII.273 Pescia - due nuclei abitativi.274 Pescia staccata dalla diocesi di Lucca - 1519.275 L’istituzione della diocesi di Pescia - 1727.275 I monasteri di Pescia - secoli XIV-XVIII.276 La diocesi di Pescia si estende su Altopascio e Massarela— 1784/1785.277 MONTE OLIVETO MAGGIORE - ABBAZIA NULLIUS .278 Le origini delLabbazia di Monte Oliveto Maggiore - 1313.279 Monte Oliveto Maggiore eretto in abbazia nullius - 1765 .279 Monte Oliveto Maggiore dopo il 1947.279 LA DIOCESI DI PONTREMOLI .280 La fondazione della diocesi di Pontremoli — 1787/97 .280 La popolazione ed il clero di Pontremoli - secolo XVIII.281 L’ingrandimento della diocesi di Pontremoli - 1854/55.282 LA TOSCANA DURANTE IL PERIODO FRANCESE - 1796-1815 .283 Liberte, Egalite, Fratemite - ossia la rivoluzione francese - 1789.283 Le prime occupazioni straniere in Toscana — 1796.284 II periodo di Napoleone in Italia - 1798-1815.284 I francesi occupano la Toscana - 1799.285 La reazione antifrancese dei “viva Maria” - 1799.285 Principato di Piombino e Stato dei Presidi ceduti alla Francia - 1801-1815.286 II ducato di Massa e principato di Carrara annessi alla Repubblica Cisalpina - 1801 .286 Il principato di Lucca e di Piombino - 1805-1814.286 L’incorporazione di Massa e Carrara e Garfagnana nel principato di Lucca e Piombino - 1806 .287 11 regno d’Etruria - 1801-1807.287 Toscana parte delFimpero francese - 1808-1814.287 La ricostituzione del granducato di Toscana (francese) - 1809-1814 .287 La Lunigiana unita alFimpero francese - 1808.288 La breve occupazione napoletana della Toscana - gennaio-maggio 1814.288 L’isola d’Elba principato di Napoleone - 1814-1815.289 La popolazione della Toscana e di Firenze nel 1810.289 Le perdite demografiche della Toscana durante il periodo napoleonico - 1796-1815 .289 La decimazione della popolazione d’Elba - 1799-1814.289 LE RIFORME ECCLESIASTICHE IN TOSCANA NEL PERIODO FRANCESE - 1798-1815 .290 L’arcidiocesi di Lucca perde Garfagnana estense - 1798-1806.290 Il concordato tra la Santa Sede e Napoleone - 1801 .290 Piša perde le diocesi in Corsica - 1801 .290 La diocesi di Massa (Marittima) durante il periodo francese - 1801-1815 .291 Elba aggregata alla diocesi d’Ajaccio- 1805.291 La soppressione della feudalita- 1808.291 La soppressione degli ordini monastici 1808-1810.291 Napoleone decreta la fine del potere temporale dei papi - 1809 .291 Le diocesi toscane incorporate alla “Chiesa Gallicana” - 1809.292 I vescovi toscani durante il periodo di Napoleone.292 L'usurpazione delfarcidiopesi di Firenze - 1811-1814.292 Firenze amministra le chiese di Faenza e Forli in Romagna toscana — 1812.292 LA DIOCESI DI LIVORNO .294 II Piviere di Porto Pisano.294 H Capitanato di Porto Pisano (Capitanato vecchio) ed il comune di Livorno - 1421-1606.294 H Capitanato nuovo di Livorno e la sua appartenenza ecclesiastica - (1606-1622-1806).295 XVIII Atlante storico delle diocesi toscane La popolazione di Livorno - 1421- 1806.295 Gli ebrei di Livorno.295 Gli schiavi musulmani a Livorno - 1689.296 L’erezione di Livorno a diocesi - 1806.296 Vada - confine meridionale della diocesi di Livorno (1850).297 Lo smembramento della diocesi di Livorno a Stagno - 1860.297 OTTOCENTO - SECOLO DI RESTAURAZIONE E D’UNITA D’ITALIA .299 La Corsica richiede 1’unione alla Toscana - 1814.299 Gli ingrandimenti territoriali della Toscana dopo il 1815.299 La permuta dei territori tra la Toscana, Parma e Modena - 1815.299 La contea di Vemio aggregata alla Toscana - 1815.300 Montauto aggregato alla Toscana - 1815.301 II marchesato di Monte Santa Maria aggregato alla Toscana - 1815-1927.301 Lucca dopo il Congresso di Vienna - 1815-1847.302 Lucca cede Castiglione di Garfagnana a Modena - 1819.304 La repubblica di Cospaia spartita tra la Toscana e lo Stato pontificio - 1826.304 Il trattato segreto di Firenze - 1844.306 La cessione di Lucca al granducato di Toscana - 1847.307 La Lunigiana settentrionale aggregata a Parma - 1847 .308 L’occupazione toscana della Lunigiana e della Garfagnana - 1848-1849.310 La Repubblica toscana - febbraio-maggio 1849.312 LA DIOCESI DI MASSA DUCALE.314 Il territorio dei marchesi di Massa - secoli XI-XIV.314 Massa nel secolo XII.315 I Malaspina di Massa in Sardegna - 1200-1362.316 Massa dominio di Lucca - 1369-1437.317 La nascita della signoria di Carrara -1313 .319 Cybo Malaspina - principi di Massa e marchesi di Carrara - 1568 .319 Massa passa a Modena -1741-1859.320 L’inserimento del ducato di Massa e Carrara nella repubblica Cispadana - 1797.320 Massa e Carrara aggregate al principato di Lucca e Piombino - 1806.320 Massa e Carrara - 1815-1859.320 Massa sottratta alla diocesi di Luni-Sarzana - 1798 .321 Massa eretta a sede vescovile - 1822 .321 Massa suffraganea delParcidiocesi di Modena - 1855-1926 .321 Le condizioni di vita della popolazione di Massa e Carrara - sec. XVIII/XIX.321 LE MODIFICHE DIOCESANE - 1815-1860.322 II riassetto delParcidiocesi di Piša - 1798-1855.322 Piša affida la pievania di Riparbella a Volterra - 1838 - 1928.322 Le parrocchie di Piombino e delle isole ritornano alla diocesi di Massa Maritima - 1816.323 L’unificazione delle diocesi di Luni-Sarzana e di Brugnato - 1820.324 Pitigliano elevata a sede vescovile - 1844.324 Gallicano con Minucciano e Val di Vara aggregati alla diocesi di Massa - 1853 e 1875.324 Parte della parrocchia di Querceta aggregata alla diocesi di Massa - 1853 .325 L’Alta Val di Taro passa alla diocesi di Pontremoli - 1855.326 La permuta delle parrocchie tra Massa e Pontremoli - 1853/1909 .326 LA DIOCESI DI MODIGLIANA.327 La fondazione della diocesi di Modigliana — 1850-1986.327 Modigliana riunita alla diocesi di Faenza - 1986.327 LA CHIESA TOSCANA DALL’UNITA D’ITALIA ALLA FINE DEL NOVECENTO.329 L’insurrezione toscana del 1859 .329 La Chiesa toscana alla vigilia delFunita d’Italia - 1849-1860.329 Sommario XIX La crisi delle diocesi italiane dopo FUnita d'ltalia - 1860 . Davide Lazzaretti - il messia di Monte Amiata (1868-1878). La soppressione degli ordini religiosi - 1866. II vescovo di Citta di Castello amministratore apostolico di Sansepolcro - 1867-1872 11 concilio Vaticano e la fine della Roma papalina - 1869/70. La Questione romana - 1870-1929. “La pace tra lo Stato e la Chiesa impedita dalla massoneria’'. Lunigiana e Garfagnana assegnate alla regione Toscana - 1871. Aulla diventa parte della Toscana - 1871. 330 330 330 330 331 331 331 332 332 LA POPOLAZIONE TOSCANA NEL SECOLO XIX La crisi demografica e la poverta generale nei primi delLOttocento La popolazione del granducato di Toscana (1650-1850). La popolazione di Toscana negli anni 1810-1819. La popolazione ed il clero del granducato di Toscana - 1841. La popolazione della Toscana nel 1848 . La liberta religiosa per i protestanti in Toscana — 1836-1860. Firenze nelFOttocento . 1 flagelli della popolazione toscana - 11 colera del 1854. La malaria in Toscana. I parroci divulgatori delle novita mediche. Bambini trovatelli - una piaga della societa . Scuole ed analfabetismo in Toscana -1818-1951. I diritti elettorali in Toscana . La religiosita dei toscani nel secolo XIX. L’emigrazione dalla Toscana nelFOttocento. L’emigrazione dalla Lucchesia . La chiesa italiana in numeri - 1881. II clero del granducato nelFOttocento. La popolazione ed il clero di Lucca nelFOttocento. La Chiesa al servizio dei giovani e dei poveri. La crisi sociale delLOttocento . La soppressione delle organizzazioni cattoliche in Italia. La repressione del movimento cattolico in Toscana - 1898. .333 .333 .334 ..334 ..334 ..334 ..335 ..336 ..337 ..338 ..338 ..339 ..339 „340 „340 „340 „341 „341 „341 „341 „342 „342 „342 „342 LE DIOCESI TOSCANE NEL SECOLO XX E XXI. La popolazione toscana alFinizio del secolo XX. La diocesi di San Miniato alFinizio del Novecento. La prima guerra mondiale ed il mondo cattolico - 1914-1918 L'intervento di papa Benedetto XV per la pace - agosto 1917 Le vittime italiane della Prima guerra mondiale. I cattolici ed il fascismo- 1922-1943. II concordato fra Fltalia e il Vaticano - 1929. I parroci impegnati nella lotta per la moralita- 1920-1939 .... II papa condanna le leggi razziali - 1938 . Alla vigilia della seconda guerra mondiale - 1939. .343 .343 .343 .343 .344 .344 .345 .346 .346 „347 „347 LA VITA ECCLESIASTICA - 1940-1965 Il clero nella resistenza. Lo sterminio della comunita ebraica- 1943-1945 . Gli eccidi della popolazione civile 1943-1945. I sacerdoti uccisi durante la guerra. LMmpegno del clero per la popolazione. II regolamento dei conti con i vinti. Le dimissioni del vescovo d’Apuania (Massa) - 1945. La scomunica dei comunisti - 1949. I preti operai - 1959. 348 348 .348 .348 .349 .349 .349 .349 349 .350 XX Atlante storico delle diocesi toscane Concilio Vaticano II- 1962-1965.350 II territorio della Toscana nel secolo XX .350 Romagna Toscana scorporata dalla Toscana - 1923.351 La Toscana s’ingrandisce con 1’isola di Capraia - 1926.352 La costituzione della provincia di Pistoia - 1927.352 LE MODIFICHE DIOCESANE NEL SECOLO XX.353 L’ingrandimento della diocesi di Prato - 1916.353 La diocesi di Massa riunita alTarcidiocesi di Piša - 1926 .353 Lo scambio dei territori tra Lucca e Piša - 1934/1954 .353 La diocesi di Massa rinominata in Apuania - 1939-1986.353 La separazione tra le diocesi di Pistoia e Prato - 1954 .353 La diocesi di Volterra cede le parrocchie di Chiusdino e Monticiano alTarcidiocesi di Siena - 1954.355 La diocesi di Pontremoli cede Albiano e Caprigliola alla diocesi di La Spezia- 1955-1959.355 Lo scambio delle parrocchie tra le diocesi di Luni (La Spezia), Brugnato, Apuania/Massa e Chiavari - 1959 .356 La diocesi di Citta di Castello cede due parrocchie alle diocesi d’Arezzo e di Cortona- 1962/1984.356 Vemio e Cantagallo aggregati alla diocesi di Prato - 1975.357 La diocesi d’Arezzo cede le parrocchie d’Asciano alTarcidiocesi di Siena - 1975 .357 La diocesi di Sansepolcro cede parrocchie alla diocesi di Cesena - 1975 .357 Luni tolto dalla denominazione diocesana - 1975 .357 La diocesi di Sovana-Pitigliano cede Alberese e Rispescia alla diocesi di Grosseto - 1975 .357 L’isola di Capraia annessa alla diocesi di Livorno - 1976 .357 Le parrocchie di Santa Fiora, aggregate alla diocesi di Sovana-Pitigliano - 1977.358 La diocesi di Massa Marittima cambia nome - 1978.358 La soppressione della diocesi delle Tre Fontane - 1981 .359 La creazione della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello -1981 .359 LTntegrazione delle diocesi di Montepulciano, Chiusi e Pienza - 1986 .359 II riordinamento diocesano in Italia - 1986 .360 La riorganizzazione diocesana in Toscana - 1986.361 La riunificazione della diocesi di Modigliana a quella di Faenza - 1986.362 La nascita della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro - 1986.362 La fusione delle diocesi di La Spezia, Sarzana e Brugnato - 1986.366 Camporsevoli e Piazze passano alla diocesi di Chiusi -1986.366 La fusione delle diocesi di Siena, Colle Val d’Elsa e Montalcino - 1986 .366 La fusione delle diocesi di Massa e Pontremoli - 1988.366 La nuova ripartizione delTarcidiocesi di Piša - 1991 .367 La provincia di Piša e la sua suddivisione ecclesiastica.367 La Garfagnana si congiunge alTarcidiocesi di Lucca - 1992 .367 La diocesi di Massa Carrara - Pontremoli cede le parrocchie di Baselica del Pontolo e di Valdena alla diocesi di Piacenza-Bobbio - 2003 .368 La divisione amministrativa della chiesa di San Pellegrino.368 La popolazione di Toscana oggi.370 La tolleranza religiosa in Toscana.370 Le isole toscane nel terzo millenio.370 II numero dei sacerdoti in Italia.371 La carenza del clero nelTarcidiocesi di Piša oggi.371 Verso una riforma della Chiesa.371 INDICE DEI LUOGHI E DEI NOMI.373 BIBLIOGRAFIA.403 ■ LE CREDENZE PRIMA DELLA CRISTIANITA , * A . ... ' ... • ‘St!’ “ ^4'.;->v ~ ' : ' J ' ‘ A Toscana - ritrovamenti dell’epoca del Bronzo. Cartina: BERNARDINI, 1989. Nel ri- quadro: Poggio del Molino (Golfo di Baratti) - la ricostruzione di un villaggio delFepo- — a „i n^nvn Diseeno: DETOMMASO, 1999. Le prime convinzioni religiose Con 1'arrivo di numerosi gruppi di cacciatori dalla costa ligure, appar- tenenti alla razza di Cromagnon (intorno a 30.000 anni a.C.), tutta la fascia costiera tirrenica fu interes- sata da una nuova fase di evoluzio- ne culturale. L’uomo del paleoliti- co superiore (35.000-10.000 anni fa) aveva gia raggiunto un elevato grado di sviluppo intellettuale con le sue convinzioni religiose limita- te ai prevalenti concetti della vita, delle forze della natura e del mon- do dei morti. Intorno alla meta del VI millennio a.C. giunsero nel sud della penisola appenninica per via marittima, provenienti dalle coste della Siria e delTAnatolia, i primi coloni neolitici, portatori dei šemi di cereali, degli ovini e dei conte- nitori di ceramica. Accanto ai beni materiali, questi primitivi coltiva- tori portarono con se anche le cre- denze religiose. (BERNARDINI, 1989, 46-47, 52) LMnumazione dei morti e le statue stele Nell'eneolitico (IV-II millennio a.C., eta del rame) si modifico la cultura della societa con 1'inuma- zione dei morti in camere sepol- Fiesole - DifFusione topografica delle ste¬ le e cippi fiesolani. Cartina: MAGI, 1932. A sinistra: stele funeraria femminile etru- sca proveniente da Londa (sec. V a.C.). Firenze, Museo archeologico. A destra: La stele fiesolana di Larthi Aninies (sec. V a.C.). Firenze, Časa Buonarroti. crali o in grotte artificiali. Nella prima eta del Ferro (intorno al XII sec. a.C.) si affermo la manifesta- zione artistico-religiosa, espressa mediante 1'erezione di statue-stele dedicate a divinita. Si tratta di un aspetto delle antiche popolazioni della Liguria di levante, apparte- nenti alla Lunigiana. che da mil- lenni praticavano scambi con le terre dell'odiema Toscana. Gruppi di statue-stele sono stati ritrovati in un territorio molto vasto che copre tutta 1'Europa, dalla penisola ibe- rica alla Russia. (BERNARDINI, 1989, 70-71) 2 Atlante storico del le diocesi toscane Toscana - i reperti archeologici e gli insediamenti dei liguri-apuani nel territorio apuo- lunense in eta del ferro (XI1-I secolo a.C.) e del bronzo (3500-1200 a.C.). Cartina: FORMENTINI, 1950; Nel riquadro: statua-stele di Lunigiana, esemplare arcaico, delPeta del Ferro. Gli insediamenti dei liguri apuani Lo storico Polibio (Storie II, 16, 2; II secolo a.C.) tramanda che i liguri arrivarono "fino al territo¬ rio degli Aretini", oltre c'erano gli etruschi. In effetti le indagini stori- che hanno evidenziato che i liguri si spinsero sui crinali tra la Versilia e 1'Appennino pistoiese e da qui penetrarono fino al Mugello: lo .CINIGIANO .PITIGU JEL GIGLIO CIVITAVECCHIA Z. 9. j- v- - ■ i. - H • m V:«'- . ' .—•J*-' š -»v . rT - ■ CASTIGLION D’0 ^ MONTE AMfATA SEGGIANaMej^ ^O : *■ CASTEL DEL PIANO 'i _ . SsSPŽEE Amiata ed il territorio circostante. Nel riquadro: il tempio astronomico di Poggio Rota (III millennio a. C.); in alto: la croce eretta nel 1910 (1.734 m sim), distrutta nel 1944 dai soldati tedeschi e ricostruita dopo la guerra. (SANTIOLI, 1977, 87) spartiacque del Monte Falterona funziono da confine. (GRIFONI, 2012,117) Nelle Valli delPalto Taro, del Vara e del Monte Penna (Parma) furono trovate tracce di antichi culti ligu¬ ri, poi romanizzati e gentilizzati come gli dei Rubacasco o Robeo- ne, tipici delle zone alpine perche protettori della transumanza. I fi¬ guri conquistarono anche le isole del Tirreno (Elba con Corsica). (BRIZZI, 1985,9) Amiata - montagna sacra della Maremma La montagna nei suoi misteri era sentita come sede di divinita: “tut- ta la potenza del nume si raccoglie- va nelle cime del tutto avvolte nel mistero del bosco, intatto e sacro”. (GIULIANI, 1982, 266-267) Nel- la tradizione biblica troviamo il Monte Sinai, dove Moše ricevette (XI1-XIII sec. a.C.) i dieci coman- damenti. Anche il Cristo lego alla montagna molti episodi importanti della sua vita; 1’episodio della sua trasfigurazione avvenne sul Monte Tabor. Sul monte egli respinse la proposta del diavolo che gli offriva in possesso tutti regni della terra; prego sul Monte degli Ulivi e mori sul Monte Calvario. Tale fu anche il caso delFAmiata (nome derivato dalla divinita etru- sca Tinia, SANTIOLI, 1977, 20- 21) che venne tradizionalmente considerata la montagna sacra di tutta la Maremma toscana meri- dionale. Il tempio astronomico di Poggio Rota (III millennio a.C.), venuto alla luce in Maremma (tra Pitigliano e Manciano) nel 2005, fu orientato verso il monte Amiata in quanto, alfepoca, la stella polare (Thuban) era visibile sulla sella del monte. Le due epigrafi sacre, di cui una dedicata alle ninfe, rinvenuta nella zona dei Bagni di S. Filippo, e Tal- 3 Le credenze prima della cristianita tra dedicata a Giove Ottimo Massi- mo (dio latino del cielo equivalente a Zeus greco e Tinia nella religio- ne etrusca), proveniente probabil- mente da Montegiovi (Arcidosso, Maremma), confermerebbero la sacralita deH'Amiata. (BENOCC1, 1999, 9) Questa montagna ebbe la sua parte nella religiosita della popolazione locale anche in epoca moderna. La terza vetta delfAmiata (il monte Labbro, L193 m sim) fu, cosi, sede della chiesa Giurisdavidica (ossia del diritto di Davide) fondata da Davide Lazzaretti (1834-1878), il "profeta dell'Amiata". (FEO/BI- SOGNI, 2012, 30/5, vedi p. 330) In onore della massima divinita, non piu Tinia ma il Dio redentore, sull’Amiata fu eretta una croce. Le credenze degli etruschi La vita degli etruschi, una popola¬ zione di circa 600.000 abitanti nel IV secolo a.C. (SALVI, 2007, 35), fu sempre dominata dalla religio- ne. Gli etruschi avevano assimi- lato una precedente civilta, quella villanoviana, che flori, dal 900 al 750 a.C., nella regione compresa tra il Tevere e 1’Arno. Questi etru¬ schi si erano organizzati, gia nel VI secolo, in una sorta di "Stato federale" noto come "lega etru¬ sca", che Roma, dopo essere stata sotto il loro dominio (secolo VI), incorporo lentamente nel suo stato. Secondo Varrone il principe degli dei etruschi fu Vertumno o Vol- tumno; in realta il capo supremo era Tinia, corrispondente a Giove Ottimo Massimo dei romani, cor¬ rispondente allo Zeus dei greci e al Dio cristiano. (SANTIOLI, 1977, 18-20) H concetto che stava alta base del¬ la religione etrusca era quello della natura dipendente dai voleri della divinita. Ne discendeva, percio, che ogni fenomeno naturale era Un preciso segnale che la divinita inviava alLuomo, il quale doveva riuscire ad interpretarlo per unifor- marsi al suo volere. La credenza fu basata su una concezione fatalista del destino del mondo e delfuomo, contro il quale non vi era altro da fare che cercare di conoscere in an- ticipo le volonta degli dei invisibili per mezzo delfarte divinatoria e tentare di rispettarle. Sin dal VII sec. a.C. inizio la pe- netrazione delle divinita greche nel mondo etrusco. Agli etruschi fu attribuita anche la concezione di una specie di consesso di dodici divinita (presieduto da Tinia) dal quale i romani avrebbero derivato i loro Dei Consentes. I romani, fino alla caduta della repubblica (27 a.C.) si servirano della divinazione etrusca ( aruspicina ) e ricorsero ad aruspici etruschi. (CINTI, 1934, I, 307) L'etrusco si manterra in vita, fino alfinizio del V secolo, soltan- to quale lingua liturgica impiegata per i riti del collegio degli aruspici, divenuti una istituzione romana di stato. (SALVI, 2007, 36-40; PAR- LANTI, 23, n.) Gli aruspici etruschi I sacerdoti preposti a tale compi- to, chiamati aruspici, godettero di farna e di poteri assai vasti, in piu la loro opera continuo ad essere richiesta anche dopo 1'assorbimen- to etrusco nel mondo romano. Gli aruspici, imparata 1'arte della fio- rita eIoquenza, davano talismani e amuleti a coloro che erano spa- ventati; esortavano, consigliava- no, dirimevano le liti, frenavano la fornicazione, consigliavano sul tempo della semina, studiavano la folgore, che ritenevano fiammeg- giante spada di Dio e maledizione sui malvagi; spiegavano il signi- ficato del tuono e della sua eco; scrutavano 1'arcobaleno, che era il segno del patto di Dio con gli uo- mini; interpretavano il singulto dei Italia -11 territorio etrusco e la Dodecapo- li (la confederazione di dodici citta-stato) ed il territorio dei Galli (IV sec.). Cartina: Atlante, 1952. piangenti, il suono del riso e della gioia; dalla sommita del colle os- servavano il ribollire dei nembi e da tutto cio traevano auspici. Era¬ no, in breve, i capi spirituali del popolo ed i signori della Sapienza, che dominava sugli inferi. (FOR¬ TUNA, 1986, 20-21) 1 dieci comandamenti di Moše. 4 Atlante storico delle diocesi toscane Etruria settentrionale (poi Toscana) m Etruria meridionale L‘Etruria nel VI sec. a.C. Toscana - PEtruria e la sua suddivisone in lucumonie nel VI sec. a. C. Cartina: SALVI, 2007. Nel riquadro: Aruspice Ade con il capo coperto con la pelle di lupo (IV sec. a.C.). Tomba deli 'Orco 2, Tarquinia. Piacenza - il fegato etrusco. Rappresenta- zione in bronzo di un fegato etrusco come modello per 1’istruzione degli alunni di divinazione. (GUIDOTTI, 1980, 58) Il fegato era considerato anche dai pagani come sede delTanima. Il fegato “časa” delle divinita La prima serie dei libri haruspicini riguardava 1'esame e lo studio delle viscere delle vittime, generalmente pecore o montoni. Il fegato, che al momento del sacrificio rispecchia- va la situazione del mondo, veniva offerto agli dei in quanto sede della vita. L’arte di esaminare il fegato delfanimale immolato e d’inter- pretarne le particolarita, consen- tiva di dedurre 1’approvazione o la disapprovazione delle divinita. (CINTI, 1934,1, 307) La tomba funeraria etrusca La tomba a colombario, tipica delLeta romana, era destinata ad ospitare nelle cellette le urne ci- nerarie. La denominazione deriva dalla somiglianza con le nicchie di una “colombaia”. Del resto, fu pro- vato, in epoca medioevale, 1’uso di questi ambienti anche per 1’alleva- mento dei piccioni. Nello stesso tempo, non poche tombe etrusche furono utilizzate per il culto cri- stiano, che in certi časi arrivo fino al XIV-XV secolo. (BECATTINI/ GRANCH1, 1998, 171) L’astrologia o “ciascuno deve seguire la propria stella” Gli egizi dividevano 1'anno in 360 giorni, con dodici mesi di trenta giorni, ciascuno diviso in tre deca- ni, ovvero tre decadi, e trenta "pa- ranatellonta", cioe figure dei singo- li giorni. Ciascun mese era legato a una costellazione ed un segno zodiacale. (http://www.carpeoro. com/spazioeleggi.php) La grande massa della popolazione mediterranea si rivolgeva alle sfere della superstizione, che da sempre aveva trovato un'enorme diffusione Sovana - La tomba della Sirena, al Costo- ne di Sopraripa in una incisione dell'Ot- tocento di George Dennis. La figura di sinistra rappresenta Vanth, dea della mor- te, che teneva in mano il rotolo del desti- no. La figura di destra potrebbe essere, anch'essa, una deita degli inferi. (BECAT- TINI/GRANCHI, 1998, 171) 5 Le credenze prima della cristianita nelle forme piu disparate. In cima alla scala stava la credenza astro- logica, che ascriveva alle stelle un determinato influsso sul destino umano. II mondo mediterraneo la conobbe piu da vicino solo quando Berosso, un sacerdote proveniente da Babilonia, fondo nelfisola di Coo, verso il 280 a.C., una scuo- la astrologica. Nel II secolo a.C. in Egitto, il sacerdote Petosiri- de scrisse la fondamentale opera astrologica. (JEDIN, 1976, 117) L'astrologia non cesso dallo sta- bilire rapporti tra i fatti terreni e la congiunzione degli astri, dal trarre oroscopi di buona o cattiva ventura alfapparire di una stella. Con 1'astrologia si sviluppo pure la chiromanzia, lettura della mano e del destino (“la forza del destino”, vedi pag. 201). Sta di fatto che, da millenni, i marinai e i viaggiatori si orientavano seguendo la stella polare. Pur seguendo questo astro non tutti arrivavano a buon porto. Per questa ragione, forse, si pre- feri il detto che: “Ciascuno deve seguire la propria stella”, che equi- vale a dire: seguire la propria co- scienza, la propria ragione, la pro¬ pria strada. L’astrologia in Toscana In Toscana le stelle furono chia- mate a decidere sulla valenza delle Sovana - Valle Bona, santuario etrusco (IV sec. a. C.) con colombaie a lacunari. Il Sole e la Luna, dal De Sphaera, sec. XV. Modena, Biblioteca Estense. erbe, dei destini, sulle disgrazie e malattie. Solo verso il 1435 si co- mincera a scindere la “strologia” dalla scienza degli astri e del cielo, ma la credenza negli oroscopi con- tinuera ad accompagnare le attese del futuro. (MASCHERI, 1992, 44) AlTastrologia si dedico pure 1’astronomo pisano Galileo Gali- lei (1564-1642), che scrisse anche gli oroscopi per personalita come Ferdinando I (granduca di Tosca¬ na, 1587-1609). I sogni ed il loro significato L'oniromanzia, o Tinterpretazione dei sogni, ebbe, nel passato, la sua parte di successo, e si riteneva, in generale, che durante il sonno si potesse entrare in comunicazione con la divinita. Cosi s'innalzava- no templi a Iside e a Serapide da parte di privati che ne avrebbero ricevuto 1'ordine in sogno. (GAL- DI, 1936, I, 543-548) Secondo la leggenda, un angelo porto in sogno airimperatore Costantino (324- 337) la rivelazione della croce con la quale avrebbe poi sconfit- to Tavversario (battaglia di Ponte Milvio, 312). In seguito alfevento prodigioso, Costantino concesse la liberta di culto ai cristiani nel 313. (RENDINA, 1999, 106) Le credenze romane La religione romana, nel suo ini- zio, era un insieme di piccole cre¬ denze, di piccole pratiche, di riti minuti. Con la parola “religione” si intendeva prima un vincolo delfuomo con la divinita, poi un corpo di dogmi, una dottrina intor- no a Dio, un simbolo di fede sui misteri che, secondo Galdi, “sono in noi e attorno a noi”. Con l'av- vento della Grecia si formo uno spirito di scetticismo (dubitare per dubitare), finche, da ultimo, 1'istin- to sociale si trasformo in vero e proprio individualismo. In una pri¬ ma, antichissima fase, la religione del popolo romano fu il riflesso dei suoi interessi materiali; poi, sotto 1'influsso degli etruschi, si svilup- II sogno di Costantino. Piero della Fran- cesca (1416/1417-1492), affresco della "Leggenda della santa Croce" (dettaglio). Arezzo, Basilica di San Francesco. po come glorificazione dello stato e istinto patriottico. Con Tinfluen- za etrusca, comincio a manifestarsi la formazione di un gruppo di do- dici divinita principali che fu detto degli Dei Consentes (cioe formanti un consesso), enumerati dal poeta Ennio (239-169 a.C.) in due versi: Juno, Vesta, Minerva, Ceres, Dia¬ na, Venus, Mars, Mercurius, Jovis, ITALIA. DAI GRACCHI ALL’ETA Dl SILLA (120-78 a. C.) Guerra sociale e guerra civile. Cintegrazione polilica —■ 4- I controversi itinorari dei Cimbri in Italia -► l -'~\ Colonie di voluram di Caio Mario (100 a. C.) ■ politico dclfltalia allo scoppio detla guerra sociale (90 a. C.) 'La Gallia Cisatpina provincia romana Federati e Alloati di Roma Federati italici (Socu) in rivolta contro Roma , I nolla guerra sociale (90-88 a. CJ marši Battaglie deli« guerra sociale • Colonie fondate con la leggo Pompoa (89 a. C/ • | Principal! baltaglie dolla guerra civiJe Mariani-Sllani (87-81 a. C) . . 7 - • Principal! coloni&del »etera^ul« &Ma ° Corlinio (lulical Captlalo degli Halic portare a Roma le divinita delle popolazioni conquistate. II culto di Mitra Mitra fu uiVimportante divinita deirinduismo e della religione per- siana. Secondo la leggenda, Mitra sarebbe nato da una roccia; anco- ra oggi, nei templi a lui dedicati, si venera una pietra conica da cui si fa uscire 1’immagine di un bambino il 25 dicembre, equinozio d’invemo. II momento centrale del moto era Puccisione, operata da Mitra, del toro cosmico, dalla cui morte sareb- bero stati originati sia gli uomini, sia la natura. Mitra fu anche un dio el- lenistico e romano (dal I secolo a.C. al V secolo d.C.) identificato con il Sole (Helios). La festa passo, poi, al cristianesimo come Natale di Gesu, Neptunus, Volcanus, Apollo. (CINTI, 1934, I, 307; GALDI, 1936,1, 480-482) Ottaviano Augu- sto (imperatore, 27 a.C,-14 d.C.) riuni in se i pieni poteri e la cari¬ ca di Sommo Pontefice (massimo sacerdote), che resto, poi, sempre inerente alPimperatore. Il titolo venne recuperato dai papi nel 476. Lo stato romano era tollerante in fatto di religioni, quando conqui- stava un popolo soleva, spesso, (in alto) Italia - dai Gracchi alPeta di Sil- la. Cartina: Atlante, 1994. (in alto a destra) Roma - Il Mitreo di Ma¬ rino, (II sec. d. C.). (a destra) Europa - 1’Impero romano da Augusto a Traiano (14 d.c.-l 16 d.C.). Cartina: BARBAGALLO, 1952. Nel ri- quadro: Roma - L’imperatore Augusto nel collegio dei sacerdoti. Bassorilievo Ara Pacis di Augusto, (9 a.C.), Roma. Scnla ill 7 HRENU F.OMANA-FPOCA IM--1PIHE* F3RC E TEKMO Camtouno con SCIF.K CIRCCSTANT' ‘RlCOSTHBIOKi IKR.E SlfcGUlTA CAUI OPEKE M-*A*I6 sc. 11 K' E N.Gt.l SCAVI l Dt’. MATU'ME IN ESSl TAOVATO DE'.QUA-b MOL: i reAMMlKTI COSTMIITIVI ARCHmnONKI j i bu.okativi sonc cra ra:co;ti KELM/.SIO ARtH tOlOCICJ 1'iOHT.KT Nf m 1 ** Le credenze prima della cristianita ria europea, nel secolo XVIII, che suoi membri sotto la sta- iniziava 1 tua del loro figlio Horus. (MOLA 1976, 29) Campidoglio di Firenze - sec. II In tutte le colonie romane esisteva un campidoglio, cioe un tempio massimo, dedicato alle tre deita capitoline: Giove, Giunone e Mi¬ nerva. A Firenze fu eretto un campido¬ glio, forse nelLepoca delFimpe- ratore Adriano (117-138), in stile tuscanico, ispirato delFarchitettura etrusca della vicina Fiesole. (BAR- GELLINI, 1980,1, 36) Roma - Raffigurazione di Cristo nelle vesti del dio-sole Helios/So/ Invictus alta guida del carro. Mosaico del III secolo; Vaticano, Basilica di San Pietro. fissato per il 25 dicembre da papa Giulio I (337-352). (TROISI, 1994, 152, 205) Resti di templi mitriaci sono stati trovati a Napoli, Piša, Pa¬ lermo e Siracusa. (GALDI, 1936,1, 543-548) La divinita orientale a Firenze La figura di Osiride, intesa come il dio che ordino la fondazione di una citta etrusca, fu ricordata da Giovanni Annio da Viterbo (1432- 1502) a proposito di Biturgion (Vi¬ terbo), ritenuto il massimo centro religioso dei tirreni. (FORTUNA, 1986, 20) Intorno a Osiride si formo una religione, che aveva in comu- ne con quelle orientali la credenza nelfoltretomba e nelfefficacia pu- rificatrice delle cerimonie mistiche, la rumorosita del culto e la teatralita dei riti. (GALDI, 1936,1, 530 e 537) Il tempio dedicato alla dea del Nilo Iside sorse, al principio del III se¬ colo, anche a Firenze, nei pressi delPattuale Piazza San Firenze, alLimbocco di Borgo de’ Greci. (BARGELLINI, 1980, 43) La lu- uare Iside (Isis) ed il solare Osiride (Osiris) furono, dopo quasi quindi- ci secoli, risuscitati dal la massone- Firenze - le tre cerchie della mura (romane, bizantine, carolingie) che accompagna- rono la citta fino al XII secolo. Cartina: Listri/Naldini, 1992. La citta romana, fondata nel 59 a C., copriva un’area di quasi 20 ettari e contava circa 10.000 abitanti. In eta bizantina (sec. VI-VII) la citta fu ridotta a meno di mille abitanti. In eta carolingia (sec. V1II-X) Firenze contava, nel secolo IX, circa 5.000 abitanti. (SANFILIPPO, 1978, 79) Nel riauadro: (in alto) Firenze - ricostruzione ideale del foro fiorentino, col Campido- lio in un disegno di Corinto Corinti, 1923, ( LVN1VERSO , 1976/XI-XII); (a destra) Firenze - divinita egizia Iside, a cui era dedicato un tempio, nei pressi d’anfiteatro. (BARGELLINI, 1980); (in basso) Giove/Serapide delFepoca romana nel giardino di Boboli/Firenze. 8 Atlante storico delle diocesi toscane Carrara - Pianta topografica delle cave di marmo con la zona di Fantiscritti (presso numero K IV). Cartina: Carrara, Archivio storico delta Camera di commercio. Nel riquadro: Carrara - rilievo dei Fantiscritti (da GUATANI, 1819). Tratto da: AMBROSI ed al., 1989. (sotto) Mercurio in un affresco. Napoli, Museo Nazionale. I Fantiscritti di Carrara (sec. III) A Luna (Luni) la forte suggestio- ne del culto imperiale si esprime- va nel rilievo cosiddetto dei Fan¬ tiscritti, nella zona delle cave di marmo. II termine stesso di “ Fan- tiscrittr deriva da un gruppo di statuette in altorilievo di piccole dimensioni e per questo chiamate dalla gente del pošto nel proprio dialetto “fanti”, cioe bambini, con sotto di esse una dediča in latino scritti. II bassorilievo scolpito, tra il 203 e il 212, su una parete marmorea delfomonima cava, in- dicherebbe nei tre personaggi le divinita di Giove, Ercole e Liber/ Bacco, venerati come numi tutelari delfofficina, oppure la divinizza- zione iconografica delfimperatore Settimio Severo (Giove) tra i figli Caracalla (Ercole) e Geta (Liber/ Bacco), proprietari della cava, dal 198 al 211. (AMBROSI ed al., 1989) Nella realta delFimpero, il culto appare una sapiente gestione del potere e fondamentale fattore di coesione, legando comuni valo- ri politici e religiosi, nel cui gioco entravano anche i sacerdotes (sa- cerdoti). (ANGELI BERTINELLI) Hermes - dio delle lettere e dei numeri La figura e il nome di Ermete Tri- smegisto sarebbero una contami- nazione tra la religione e la cultura egiziana e quella greca. Dapprima Hermes (il Mercurio dei romani) fu il dio egiziano delle lettere, del¬ le misurazioni e dei numeri. In se- guito si venne sovrapponendo una tradizione, che nel nome di Ermete Trismegisto, identificava un sacer- dote egiziano, il quale per primo avrebbe diviso il giorno e la notte in dodici ore e dato le prime leggi. {Larousse, books.google.it) Erme¬ te Dio della parola fu, dunque, fin dalfantichita accostato a Thot, pre- sente nella tradizione egizia, Dio della parola e della letteratura. La filosofia greca e la morale La filosofia greca si preoccupava anche degli interessi morali. Gia Pitagora (570-495 a.C.), Socrate (469-399 a.C.) e Platone (427-347 a.C.) avevano concepito 1’idea di un dio superiore, la distinzione del bene e del male, le leggi del¬ la coscienza. Dopo la conquista della Grecia, gli spiriti piu eletti si erano dedicati allo studio di quelle filosofie, e certe teorie di pensatori ellenici avevano cominciato a di- ventare precetti di morale pubblica da quando il filosofo romano Ci- cerone (106-43 a.C.) le aveva vol- garizzate nei suoi trattati. (CINTI, 1936, 276) Ermete Mercurio Trismegisto - Sapiente egizio e depositario delPintera sapienza antica, quindi simbolo delFinizio della conoscenza terrena, era considerato con- temporaneo di Moše. Siena, pavimento del Duomo, (Giovanni di Stefano, 1488). '.ONTK^IPO^ANF.IIS' 9 oomrf bouw'rt bon dum vi' omtics tui Le credenze prima della cristianita Pompei - La Scuola di Atene con i filosofi e alcuni discepoli intenti ad ascoltarli in un mosaico di Pompei (sec. I. a. C.). L'ermetismo e il platonismo nella Toscana - sec. XV-XVIII Nel 1453, durante un viaggio in Macedonia, il monaco toscano Leonardo da Pistoia scopri quat- tordici libri originali risalenti all'XI secolo scritti in greco per Ermete Trismegisto intitolato "Hermetica" dopo detto Corpus Hermeticum. Ritornato a Firenze, Leonardo consegno il Corpus Hermeticum a Cosimo de' Medici (1389-1464) che, non piu tardi del 1463, inca- rico Marsilio Ficino (1433-1499) di tradurlo dal greco al latino e poi in italiano. (BELTRAMO CEPI/ CONFUORTO, 1980,359) La riscoperta deH'ermetismo e del platonismo contribui a creare una visione filosofico poetica della na¬ tura: istanze religiose, visioni del mondo, filosofia e poesia mostra- r °no, d’allora in poi, forti venature ermetiche. L’emblernatica opera di Leonardo getto le basi per la filo¬ sofia e la scienza delEEta moder¬ na. (ABBR1, 1992, 21-23) “Cosi nelle Firenze dei Medici, come nell'Atene del V sec. a. C., si rea- lizzarono quelle particolari condi- zioni antropologiche per incubare non solo grandi figure del pensiero e delTarte, ma soprattutto vere e proprie matrici culturali”. (CON- CI, 1992, 141) Idolatria Questa parola viene dal greco e vuol dire culto dato a dei non esi- stenti, ossia agli idoli. La forma piu grossolana delFidolatria e il feticismo o 1’adorazione degli og- getti materiali. Il culto delle stelle si osservava in Arabia, il culto del fuoco in Persia, mentre Eadorazio- ne degli animali sacri si pratica- va soprattutto in Egitto e Caldea. L’antropolatria o 1’adorazione de¬ gli uomini furono legate ai culti dei re d’Egitto e di Caldea, agli eroi (Grecia), agli imperatori (Roma), ai morti (greci, romani, cinesi). In- fine 1’adorazione degli spiriti buoni o cattivi, superiori agli uomini, era praticata dai persiani, dai quali fu preša anche dai greci e dai romani. (LAROUSSE, 1922, 1156) L’ado- razione degli idoli fu spesso legata ai colori: oro nel passato remoto; rosso e nero nelLidolatria del XX secolo. (vedi p. 347) II papa Francesco (2013) inter- venendo sulla crisi economica ha detto: “Abbiamo creato nuovi ido¬ li. L'adorazione delfantico vitello d'oro ha trovato una nuova e spie- tata immagine nel feticismo del de- »a.uJ* Argvmentvm platonis indialac.o HVPARCl DELVCRl CVPIDITATE TERA\ARS1 * LIVM FEC1NVM FLORENTINVM EXGRJECO KIN L AT 1 N VA\ TR.ADVCT VM. -I — ' R O P O S 1 T V AVI PL A T O H 1 S! IN m P P A IN C' HO l 6STDOCERES > H O S OMNeSR bonancf bornim appeccrc' cum cV ill» epu proptrr miannain nben-.r ir' urdenrur bonum appetanr »t Ir ft cpndcm lucn cuprdi funr. lu ‘črtim unlc rtV unlc uero bonu*"’ tvncp cuptttnr E r enim ločnim v » danmo contrartum.Damnuro - - cino ©bfir makim malo romir ccmnmutm contramitn - malo bonum lucnim i^nrtit- bcnuiro Quamobixm cum tik nn ejui abappetrtu boni dtcknarr mdentriv. bonum cupittnt mbtl lam repu^nanr epio mtorrt'oirmefbotmnef tonum appctnnr.bonv i auTcm duplcc Vmim itmf. Ad finem alrcvttm • 1 Luci prop ' -J-Ill.nt nimenno tli l prO jx a~ fc _mo liokuif t dečko Ulud uencnmautii um .... fruumir ber . I Urut' ndeptro beatttudo bumf lircrtnn uocmnr. lucrum — ad bev non contVrr ticc rpfttm unlc ctV ncc ciuf adeptto lucnim Laudandrt uprttrcu ^ piditns ct- otmitbul’ natura ttretV Vuupciaiida atitcm optnto r j*' tnUn cjue dum miodvcttcra utrle’cvlucrmn d V tonot-.it aype’ I tiuitn 'natur? aclnducvta vctoreprcv.Hfc črnima plit o latu««- K d očrt dtnn Socrattf dcfimnoncf fi&ts cjuaf brpparduit dolu *- —.J.—.c tndttcendo er racioctiundo rdrlkt Vti K Firenze - Dialoghi di Platone tradotti in latino da Marsilio Ficino. Pagina di un co- dice delFepoca. naro e nella dittatura delfeconomia senza volto ne scopo realmente umano”. (vita.it/mondo/attualita/ papa-francesco-stop-al-feticismo- del-denaro) Idolatria- La danza intomo al vitello d' oro. Ouadro di Poussin, N. (1594-1665). i LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO La denominazione “cristiani” Fu ad Antiochia che per la prima volta i discepoli di Cristo ricevet- tero il nome di cristiani. La deno¬ minazione veniva, dunque, dal di fuori: ma non dalFambiente giu- daico, dove sembra che si usasse 1’espressione “setta dei Nazareni”, almeno per quanto riguardava la comunita cristiana di Gerusalem- me, bensi dalla parte pagana, ossia dai gentili di Antiochia. Secondo lo storico Tacito (55-120), la de¬ nominazione “cristiani” vigeva in modo generale presso il popolo fin dai tempi di Nerone (imperatore, 54-68) dopo 1'incendio di Roma, il 19 luglio 64. Adriani conclude: “Da notare comunque che, accan- to alla denominazione “cristiani” ebbe un qualche credito anche l’al- tra, altrettanto chiaramente di ori- gine pagana, di chrestoi (il greco Chrestos equivale a mite, oppor- tuno, utile), accolta comunque dai cristiani a condizione che la paro¬ la fosse assimilata a Chrestos, che equivale a “unto”, cioe a Messia”. (ADRIANI, 1972, 183, 184/17) “’Cristo’ e, dunque, la traduzione greca della parola ebraica mašiah (messia), che significa ‘unto’. In Israele venivano unti nel nome di Dio coloro che erano da lui eletti per compiere una particolare mis- sione. Poteva trattarsi di missio- ne profetica, sacerdotale o regale. 'Unto-Cristo’ divento il nome pro- prio di Gesu”. (GIOVANNI PAO¬ LO II, 2004, 30) Da Cristo deriva anche il termine Cristianita, che “aveva cominciato ad imporsi fin dal secolo IX ed aveva prešo, di generazione in generazione, un senso sempre piu profondo, sem- pre piu largo, finche era arrivato a definire una mirabile concezione del mondo”. (ROPS, 1957,59) La dottrina di Gesu - “Disprezzo del mondo e della vita terrena” Secondo Cinti: “Uno dei caratteri piu salienti della dottrina di Gesu consiste nel disprezzo del mondo e della vita terrena. Questo disprezzo dei beni terrestri era gia stato pro- fessato da Socrate (469 a.C.-399 a.C.), da Epitteto (50-120 d.C.), dagli stoici, ed anche da Epicuro (341 a.C.-271 a.C.) ed anche dai profeti ebrei. Inoltre, gia da molto tempo, gli asceti indiani vivevano in un modo che sottintendeva un Palestina al tempo di Gesu. Cartina: JEDIN ed al., 1991. Nel riquadro: Samuele unge Davide. Affresco del III sec. Doura Europos, Siria. Il profeta Samuele (XI sec. a. C., in lingua ebraica il nome significa: "il suo nome e Dio") aveva unto Davide re d'Israele (1010-970 a.C.), e da Davide discendeva Gesu, l'Unto per eccellenza (tale il significato del greco Chrestos), per il tramite del padre putativo Giuseppe. (PASQUETTI, 2006,105) assoluto distacco dal mondo. Ma nelfanimo loro questo distacco derivava da una metafisica astrat- ta, dalla negazione della materia. Nella dottrina di Gesu, invece, il disprezzo dei beni del mondo deri- va dalfamore che il credente deve nutrire per il Creatore e per le cre- ature, e nello stesso tempo dalfas- soluta fiducia ch'egli deve riporre in Dio. Secondo Gesu, 1'uomo non pub servire due padroni, adorare ad un tempo ‘Dio e Mammona’. Dunque, chi segue Dio, deve di- stogliersi da Mammona (simbolo delle ricchezze, dei beni terreni, delle brame materiali). La ricchez- za e un ostacolo alla vita secondo il Signore. Oltre alle ricchezze, il fedele deve disprezzare ogni ambi- zione. E questo un altro punto di contatto fra la dottrina di Cristo e quella degli stoici, infatti nei primi tempi del cristianesimo vediamo i cristiani star lontani dagli affari pubblici e cercare di esimersi dai doveri militari e civici. Il fede¬ le deve rinunciare non solo alle ambizioni personali, ma anche ai sentimenti di famiglia e d'amici- zia. L’amore per la famiglia e per gli amici deve fondersi nel grande amore universale. La principale virtu cristiana e la carita (cioe ap- punto l'amore), ed essa dev'essere estesa anche ai nostri nemici. Ed e gli stesso, sulla croce, prega per i suoi carnefici: ‘Perdonate loro, o Signore, perche non sanno quel che fanno’”. (CINT1, 1936, 218- 219) “La legge comandava 1'amore tra i fratelli di razza. Gesu lo esten- de entro e fra popoli vidni e lonta- n L sopra ogni confine e condizio- ne giuridica; e perfino gli schiavi a Ppartengono come figi i al Padre comune: novissima eguaglianza”. (D’AMIA, 1979, 16) 11 cardinale Martini ha scritto: Gesu vuole sottolineare il tremen- do contrasto tra esterno e interno, *- ra esteriorita apparente e interno pieno di ipocrisia e di iniquita. E quindi un monito molto serio al nostro desiderio di apparire piut- tosto che di essere, di sembrare piuttosto che di valere; e un moni¬ to a questo mondo mediatico dove tutto e giocato sulfapparenza, sul successo, sul presentarsi bene, e non sui valori interiori”. (MARTI¬ NI, 1998,99) Questo vale, secondo il papa Fran- cesco, anche per la stessa Chiesa: “L'incoerenza dei fedeli e dei pa- stori tra quello che dicono e quello che fanno, tra la parola e il modo di vivere mina la credibilita della Chiesa". ( Rainews , 14 aprile 2013) La conversione (di San Paolo) al cristianesimo Sulla via di Damasco, secondo gli Atti degli Apostoli mentre andava a prendere un gruppo di prigionie- ri cristiani per condurli a Gerusa- lemme, Paolo ebbe una visione di Cristo che non aveva mai veduto vivo. Tale visione lo indusse alla conversione. (CINTI, 1936, 283) Alcuni studiosi (vedi p. es. K. Stendahl, Paolo tra Ebrei e Pago¬ ni, 1976, tr. it. 1995), assumendo come storicamente fondato il reso- conto biblico, preferiscono parlare di "vocazione" o chiamata di Paolo (vissuto negli anni 5/10-60/64) da parte di Gesu, evidenziando come il termine "conversione" sia invece piu adatto per indicare il passag- gio dal paganesimo idolatrico al cristianesimo. Conversione signi- fica anche folgorazione che molti sentono come un richiamo verso il ministero del sacerdozio, la cura dei malati e tutti coloro che hanno bisogno d’aiuto. Perche la religio- ne pub essere anche un cammino, un percorso verso un ideale. Il papa Francesco ha scritto: “Al¬ cuni credono immediatamente, come Maddalena: altri credono solo dopo aver dubitato a lungo e modo di arrivare a credere. La fede e Tincontro con Gesu Cristo”. (BERGOGLIO, 2013, 84-85) La data di nascita di Cristo e la sua immagine La data di nascita di Cristo era sta- ta stabilita intomo alLanno 523 (collocandola nelfanno 753 ab Vrbe condita, dalla fondazione di Roma) e fissata al 25 dicem- bre dal monaco Dionigi il Picco- lo. 11 25 dicembre allora, veniva fatto coincidere, con il solstizio d’inverno. Percio la data non era stata scelta a caso, essa sostituiva una ricorrenza pagana che il culto mitraico intitolava al Dio del sole. (ROMANO, 1994, 89; PIEROT- TI/BENASSI, 2001, 27) A causa di un errore di calcolo compiuto da Dionigi, risulto che Gesu nacque nelLanno 6 a.C. e, dunque, gli inizi della sua predicazione vanno posti nelLanno 27 o 28 della nostra era. (BREZZ1, 1964, 53) Dopo che il paganesimo classico fu divelto, nel secolo VII, inizio anche un nuovo 12 Atlante storico delle diocesi toscane > Comunita o prcscnza cristiana ncl I sccolo l Comunita o prcscnza cristiana nel II sccolo Azoto ucrusalcmmc f Mediterraneo - la difusione del cristianesimo nel I e II secolo. Cartina: LABOA, 2008. Nel riquadro: Cristo insegna agli apostoli. Affresco del IV sec., Catacombe di Domi- tilla, Roma. e comune sistema di datazione, che procedeva non piu da quel- la (romana) ab urbe condita ma da quella cristiana post Christian n a tu m. (INNOCENTI, 1973, 119) Nei primi secoli del cristianesimo non si hanno rappresentazioni di- rette di Gesu, ma piuttosto simboli o immagini allegoriche, come il Pescatore (l'acronimo del pešce in greco aveva un significato religio- so). Nel periodo tardo antico, con la secolarizzazione del culto cri- stiano e il distacco dalla tradizione ebraica, si diffusero rappresenta¬ zioni dirette di Gesu con i capelli lunghi: i cattolici lo rappresentava- no con la barba, mentre gli ariani mantennero 1’immagine del Cristo imberbe. Nel Rinascimento, pero, Michelangelo recupero 1'immagine paleocristiana del Cristo imberbe. (POVERELLO, 2009/10) La comunita cristiana a Roma - secolo I Roma possedette una forte comu¬ nita cristiana fino dalla meta del I secolo e nelEeditto, emanato dalEimperatore Claudio (41-54), verso il 51-52, “contro i giudei allude secondo la sentenza piu co¬ mune a Cristo predicato fra loro”. (ROSADINI, 1936, II, 458) Una prima descrizione della vita co- munitaria cristiana accennava ad alcune forme precise: il rafforza- mento nella dottrina apostolica, la frazione del pane (rito eucaristico) in comune, la preghiera, la riunio- ne nel tempio. Non a caso, questi primi cristiani vivevano alla pari ed avevano tutto in comune; “co- munismo e pauperismo nel sen- so cristiano, per cui i due termini si condizionano a vicenda in una che potrebbe essere definita ‘so- cieta di eguali’”, conclude Adria¬ ni. (ADRIANI, 1972, 131-132) “AlEindividualismo egoista ed esibizionista dei concittadini pa- gani i romani cristiani opponevano un riservato costume di generosita, un costruttivo socialismo corpora- tivo”. (INNOCENTI, 1973, 50) La Chiesa pertanto dapprima si con- tento di porre come fondamento 1'uguaglianza nelle cose religiose: schiavi e liberi sedettero alla stessa agape. Gli schiavi furono ammessi anche al sacerdozio, ed uno schia- vo fu eletto addirittura papa (Calli- sto, 217-222). (FERRARIS, 1936, II, 558) La lingua dei primi cristiani - greco Le comunita cristiane furono qua- si totalmente costituite da paga- ni convertiti e la loro lingua fu greca. (ROSADINI, 1936, 539) La stessa parola papa deriva dal greco jiajinac; (pappas), espressio- ne familiare per "padre". 11 latino come lingua ufficiale della Chie¬ sa cristiana fu sostituito al greco nei tempi delEantipapa Novazia- no (251-258) e del papa Cornelio (251-253), ma 1’epitaffio del pon- tefice Caio (283-296) fu redatto in greco. (LANZON1, 1927, 1080- 81) Solo con Earrivo dei norman- ni, nel secolo XI, inizio la lati- nizzazione delle diocesi greche nel meridione dTtalia, che erano State da poco strappate alEautori- ta di Costantinopoli. (FRANCHI/ LALLAI, 2000 I, 120) I primi papi - quasi solo stranieri (30-199) Nella stessa comunita cristiana di Roma del I e del II secolo Eele- mento straniero e orientale pre- valse sulEelemento indigeno e italiano. Tra i primi quindici papi quattro furono ebrei: San Pietro (30-67); Clemente (88-97); Evari- sto (97-105); Telesforo (125-136); tre greci: Anacleto (76-88); Sant’ Igino (136-140); Sant’Eleuterio (175-189); un africano: San Vitto- re I (189-199) e un siriano, Aniceto (155-166). (REND1NA, 1999) Cristianesimo ed ebraismo La grande questione che domino la Chiesa primitiva, almeno fino alla 13 Le origini del cristianesimo La sinagoga sconfitta: Omiliario di Beda di Verdun, 1180. Biblioteca Mimicipale, Verdun. In pratica gli ebrei rimasero non ratore 379-395), del 27 febbraio solo discriminati dalla Chiesa ma, 380, 1’impero intervenne in favo- in diverse occasioni, anche perse- re dei cristiani contro i pagani e guitati. Le parole “preghiamo per delLortodossia contro gli eretici. i perfidi ebrei”, della Settimana (ROMEO/TALAMO, 1966, 4-7; santa, furono abolite solo dal papa ADRIANI, 1981, 366-367) Giovanni XXIII (1958-1963). Si capisce pertanto come la Chiesa abbia sempre dimostrato a Costan- Costantino concede ai cristiani tino ed agli altri imperatori grande la liberta di culto-313 riconoscenza e per questo abbia _ . . . A ,, ,■ tollerato certe loro ingerenze. I cristiani ottennero con 1 editto di b Galerio (imperatore, 306-311), nel . , L’avversione al cristianesimo 311, U permesso di praticare ll loro culto. (ADRIANI, 1972, 359) In La religione cristiana, secondo i seguito Massenzio (306-312) si at- romani, “sorgeva dai giudei, e vile tenne alTeditto e restitui alla Chie- era ritenuta come gli stessi giudei”. cristiana i beni. Finalmente l'im- (ROSADINI, 1936, II, 458) “I cri- '"^lovnnn essere una societa sa distruzione di Gerusalemme nella guerra giudeo-romana (66-70), fu Lemancipazione di essa dal giu- daismo. (ROSADINI, 1936, 538- 539) NelLanno 35 d.C. Limpe- ratore Tiberio (14-37) propose al senato una legge per proteggere i cristiani romani dalle insidie dei giudei. (INNOCENTI, 1973, 28) La fine di Gerusalemme e delLan- tico Israele determino la separa- zione definitiva della Chiesa dalla Sinagoga. (ADRIANI, 1972, 187) Alcuni canoni del concilio d'Elvira (306 c.) confermarono 1'intenzione di distinguersi nettamente dalle co- niunita ebraiche, ed il sinodo suc- cessivo di Antiochia (340) proibi di celebrare la pasqua assieme a loro e di fare visita alle sinagoghe. D °Po la separazione ne segui la discriminazione che, attraverso i se coli, si accentuo sempre di piu e non fu solo unilaterale. La so- stanza di questa dottrina passo nel diritto canonico nel XII e XIII secolo: percio, tanto il Decreto di Graziano (1100-1144/45), verso il 1140, quanto le Decretali di Gre- gorio IX nel 1234, ne definirano 1 principi fondamentali che ricor- davano ai cristiani il divieto di im- Padronirsi detle persone e dei beni degli ebrei. (VAUCHEZ, 2006, 4) IClltU' i im ^-- peratore Costantino I (306-337) stiani volevano essere una societa emise, nel 313, l'”editto di Mila- nella societa, tendevano a divenire no”, che rendeva libero qualsiasi Lunica societa, e percio erano logi- culto religioso. (RENDINA, 1999, camente esposti alLintolleranza da 77; CINTI 1936, 303) Il cristiane- parte dello stato. Infine, essi ante- simo arrivo alLultimo capitolo del ponevano la coscienza individuale suo affermarsi e, diffuso in quasi ai doveri del cittadino, fondamento tutto il Mediterraneo, contava cir- delLordine politico. Tutte le forze ca 1.600 vescovi. (FERRARIS, del passato, senza parlare degLin- 1936,11,559) teressi della societa esistente, si Con i euiuu di Teodor^ (™ne- coalizzarono quindi contro di loro. i /M' ‘ritas et identii Universitas Imperii Impero Rom ano CristicLno ,lle9end#i eCdeSI ° e ’ ^ — PO—Tde, C,-J ? /nco e 2 D '^ - oo-r m ono P ol„, camente lguerre , c , v „„ off J Eur „p, - le persecuzioni e le ,« «— —^ ^ storico, 1952. 14 Atlante storico delle diocesi toscane kocukb ah o or L’Europa nel secolo 11 - Codice della Geographia (Claudio Tolomeo, 100 c.-175 c.) risalente al XIV-XV secolo. (Milano, Biblioteca Ambrosiana) L’Impero comincio a sentire nel cristianesimo un avversario irridu- cibile, e percio lo combatte”. (CIN- TI, 1936, 291) “II cristianesimo appariva ai pagani una superstitio, una forma abnorme di entusiasmo religioso, poco confacente con la serieta civica e capace di provo- care turbamenti sociali; i cristiani andavano tenuti d’occhio, frenati e, se necessario, puniti per am- monirli e riportarli alla ragione!” (BREZZI, 1964, 171) Durante la vasta e violenta persecuzione sotto II viaggio di Rutilio Namaziano. (De Tommaso, 1999) A destra: La nave in un mosaico romano (Civitavecchia). 'opv\ A-n le 1’imperatore Decio (249-251) a Fi- renze, San Miniato (f 250) trasgre- di agli ordini imperiali e per que- sto fu decapitato. (BARGELLINI, 1980 I, 36) L’avversione al cristia¬ nesimo continuo ancora per secoli. Cosi il poeta Rutilio Namaziano (gia prefetto di Roma), viaggiando lungo il litorale toscano (416 c.), si lamento: “se questo cristianesimo non sia peggiore degli incanti della maga Circe quando quelli mutava- no i corpi, mentre questi corrom- pono gli spiriti”. (BORGH1, 1968, 30-41, vedi p. 136) 11 paganesimo sconfitto dal vento del Tempo - anno 394 NelEanno 368, secondo Adriani, il legislatore adotto, forse per la pri- ma volta, la parola “paganesimo” in evidente distinzione e anzi con- trasto col termine “cristianesimo”. Sant’Agostino li defini “i cultori ^,«***—f St'«-! . i~~^ • > vv7*r~y--'u v *. vmt- Kk^^6 =s e«Bg£^'5*»»>*-(SX sr**!*!' 1 '. ^ lC.unav JfVllCJ' hjAvsM* ,\u^ul>sXuvri .•»'»»»»#. '4iutvw SiflM ti*^jrnb.u- .iiU^ ,\i yn- l ■^C»WT« j > ,. , . • j: pnr^ira e Sardeena con le principali stationes. Tabula Peutingeriana Italia con la costa tra Porto Ercole e Genova con le isole di Lorsica e saruegna v F secolo IV (particolare). Biblioleca Nazionale di Vienna. degli Dei falsi che denominiamo con la parola abituale ‘pagani”'. (ADRIANI, 1972,415-416) Dopo 1’editto di Costantino (313) a Roma, il cristianesimo conobbe un ulteriore sviluppo a Costantino- poli, dove 1’imperatore Teodosio (379-395) con le leggi del 380/381, lo assunse quale religione di stato e vieto i cosiddetti culti pagani. Nel concilio di Costantinopoli del 381 fu definita la lotta contro 1’ariane- simo; era del 381 il decreto contro i cristiani apostati; ancora del 381 e poi del 385 1'interdizione delfar- te aruspicina; del 386 la chiusura dei templi in Asia e in Egitto, e SanfAgostino (354-430) scrittore. Bi blioteca Nazionale di Francia. Agostino Un ° dei fondatori della dottrina cristiani dic eva, tra 1’altro, chi canta prega dui volte. del 392 l'interdizione e la condan- na, come delitto di lesa maesta, di tutte le forme di “idolatria”. La politica di Teodosio provoco gra- vi dissensi. In Oriente, fra il 387 e il 389, la ribellione dei pagani di Alessandria suscito la reazione violenta dei cristiani che porto alla distruzione dei templi cittadini, compreso lo splendido tempio di Serapide. In Occidente, fra il 392 e il 394, si arrivo alla proclamazione della guerra religiosa in nome del tradizionale culto degli dei contro la religione cristiana, e cio fino alla sconfitta pagana. (ADRIANI, 1972, 422-423) A Roma, invece, il nuovo impera- tore d’Occidente Flavio Eugenio (345-394) toglieva ogni divieto o limitazione alEesercizio delTan- tico culto pagano. I cristiani non si rassegnarono e si rivolsero a Costantinopoli, alEimperatore d’Oriente, perche vendicasse la re¬ ligione offesa. Nella primavera del 394, 1’imperatore Teodosio mos- se ancora una volta dalEOriente contro 1’Occidente ribelle, a capo di grandi masse di barbari. La bat- taglia decisiva avvenne il 5 e 6 settembre 394 sulle rive di Frigi- dus (Vipava), nei pressi di Postu- mia (odierna Slovenia). Paganesi- mo e cristianesimo, Occidente ed Oriente si affrontavano ai piedi delle Alpi. In quella giornata sto- rica, nembi di polvere, sollevati dalla micidiale bora, paralizzaro- no Tesercito occidentale, che alla fine fu sopraffatto. Piu che dalla bora, pero, il paganesimo - e con esso una epoca - fu sconfitto dal vento del Tempo. La proscrizione del paganesimo non puo, dunque, essere riportata ad una legge unica, ma al complesso legislativo mes- so in atto nel giro di mezzo seco¬ lo, vale a dire dal 374 al 420 circa. (ADRIANI, 1972, 423) San Giorgio che uccide il drago. Codice rniniato, Biblioteca civica di Verona, ma- noscritto 1853 (XIII sec.). Il drago tenuto al guinzaglio dalla principessa e un attri- buto inusuale. Sta a significare la sotto- missione del male al bene, del paganesi¬ mo al cristianesimo. 16 Atlante storico delle diocesi toscane cr r st ra no jx-x »ecoLo PIKVF. A SO CAHA CMIKSA fcoMAHICA INlZtO XI 6M.0J-0 piKVE A SOC Al TA OGGI CHIE&n ROMANICA &EL XIII Sf-C. CON TRE CAMFATF- II compromesso tra il paganesimo ed il cristianesimo Con il tempo si arrivo ad un com¬ promesso tra 1’antico paganesi¬ mo ed il nuovo cristianesimo. Quest’ultimo inseri nelle sue cre- denze e liturgia, sempre piu ele¬ menti delle religioni ancestrali. In una lettera del luglio 601, il papa Gregorio Magno (590-604) racco- mandava a proposito dei pagani: “Se i luoghi sacri dei pagani sono ben costruiti non e il caso di di- struggerli ma e preferibile trasfor- marli da luoghi di culto del demo- nio in templi nei quali si onora il vero Dio”. (TURTAS, 1999,29-30) I culti pagani persistettero, pero, ancora per secoli. In vaste zone deli’Italia centrale era diffusa la tradizione dei fuochi alla vigilia delle grandi solennita religiose, specialmente delLAscensione e delLAssunta. Ogni podere pre¬ parava il suo con paglia e fra- sche, e, subito dopo il tramonto, 1’orizzonte era tutto disseminato da una miriade di questi fuochi, immagine della religiosita popo- Chianti (Pieve a Sočana) - la trasformazione del tempio etrusco in chiesa cristiana. Disegno: PRONTERA ed al., 2006. (sotto) L’Impero romano da Diocleziano alle invasioni barbariche. Cartina: GHISLE- Rl, 1947. iiuria eM laecia IMPERO ROMANO Diocleziano alle in vas. Barbariche Scah 1 = 22 000.000 lmp. OCCIDKNTALE [_□ ftvf.d’ItaJia -.-halia -lllirico I — I Prcf deJle Gollie .'V-Gallia N i' -Spagna lmp. O KI E N TALE I—! Pivi. d Orient e ! -Eflitto UD Pivl.d llUria : 11 ' Pfu \ t n-Mar^dom.a II -Oriente X-AfHca -BriUuuiia lare. (MAI, 1989, 63) Certi co- stumi e credenze popolari (il ma- locchio, ecc.) perdurano tutfoggi in Toscana. (BATINI, 2007) II culto dei santi e delle reliquie Man mano che si spegneva il pa¬ ganesimo, si allargava il culto dei santi, dei quali si veneravano le immagini. Il culto maggiore e piu assiduo veniva reso, gia in epoca romana, a Maria, madre del Salva- tore ed alle sue immagini. (CINTI, 1936, 316) Nel 428, Nestorio pa- triarca di Costantinopoli, si schiero contro il titolo di “Madre di Dio” dato alla Madonna, preferendogli quello di “Madre di Cristo”. La controversia fu risolta al con- cilio d’Efeso del 431, quando i vescovi autorizzarono, allora, il termine “Maria Madre di Dio”. (RENDINA, 1999, 106) La venerazione dei santi, e in par- ticolare quella rivolta alle loro reliquie, comincio ad assumere i contorni del culto patronale, che raggiunse il suo culmine nelTEta comunale. (BURATT1N1) Di qual- che santo divenuto famoso, varie chiese si disputarono corpo e reli- quie, cosicche talvolta, a conti fat- ti, si ebbero di un solo santo molte teste, molte gambc e braccia, e cosi via. (CINTI, 1936, 370) Le diocesi di Diocleziano - secolo III CItalia aveva conservato la di- visione augustea in 11 regioni fino alle riforme amministrative di Diocleziano (iniperatore 284- 305). Negli ultimi anni del III secolo (292) e alTinizio del IV secolo le 12 regioni in cui fu ripar- tito Llmpero si chiamarono dioce¬ si e comprendevano piu province. Con questa suddivisione an- che le isole di Sicilia, Sarde- gna e Corsica verranno an- nesse alla Diocesi Italiciana. Le origini del cristianesimo Italia annonaria ed Italia nel 451, al concilio di Calcedo- suburbicaria - anno 326 nia. (LANFORTI, 2004, 45-46) La provincia di Tuscia e Umbria . . , „ f,- .■ j. ... Diocesi cristiane modellate ru inserita in una diocesi chiama- ta r • ». . j (territonalmente) su quelle ta italiciana ene cornspondeva v ali 'Italia dioclezianea. Ali’im- romane La Chiesa cattolica modello la propria organizzazione sulla co- stituzione ainministrativa delFIm- pero romano. (LOPES PEGNA, riati: queno uen nunu 1960, 36) Per quello che riguarda annonaria, con capitale Milano, le prime diocesi Lanzoni afferma: e quello de\V Italia suburbicaria “In Africa e in Italia non son a noi """ pervenute memorie di vescovi re- sidenti, tanto nella seconda meta del I quanto nella prima parte del secolo II, eccetto Roma”. (LAN¬ ZONI, 1927, 1087) Dalla civitas 17 peratore Costantino (306-337) si deve la divisione ainministrativa della penisola italiana e delle iso- le di Sicilia, Sardegna e Corsica in due vicariati: quello delV Italia • < » fi_ con capitale Roma. (GIUSTE SCHI CONTI, 1998, 1; TURTAS, 1999, 54) L’Italia annonaria preše ad essere chiamata soltanto Italia, mentre quella suburbicaria, Roma _ In senso esteso. L'lmpero romano (sede del vescovo) il potere si ir- cra, intanto, cosi cresciuto che Mi- radiava sulEintero territorio di ano divenne la sede privilegiata giurisdizione e sui pagi (unita am- C e ll imperatore e Roma decadde al ministrative dei municipi romani), rango di capitale onoraria. (SAL- (SCHNEIDER, 1975, 41, n.) Nelle ' * --* * cr»r_ ITAUA ANNONARIA (Italia) Territorio attribulto alla Tuscia annonaria I ITAUA SUBURBICARIA (Urtos) Conflne della diocesi Attuali conflnl dello Stato I La diocesi italiciana (326 a.C.) VI, 2007, 15-18) sedi principali dei pagi, i vici, sor- sero le prime pievi, dal latino plebs (popolo), le cui sedi principali fu- rono una statio o una mutatio lun- La parola "diocesi" dcriva dal ver- go la strada Cassia e le sue dirama- bo greco dioikein (governare) e an- zioni. (BARNI/BERSOTTI, 2000, che dal sostantivo didikesis, che nel 9) La Chiesa eredito, altiettanto, suo significato originario vuol dire la dignita imperiale lomana e ne "focolare domestico, famiglia". In adotto la gerarchia e Eautorita. . ^ /r > O C\ 'H \ 1 „ Cl-MOCd L’origini delle diocesi cristiane La parola "diocesi" deriva dal ver seguito fu ampliato assumendo la connotazione di "amministrazione 0 governo" tanto domestico quanto pubblico, tanto finanziario quanto disciplinare. Nella penisola itali- ca fu istituita, al tempo di Marco Aurelio (imperatore, 161-180), la dioecesis urbica, che compren- bcva tutto il territorio intorno a Roma per il raggio di cento miglia. Lo stesso nome di diocesi richiama 1 or ganizzazione imperiale, di cui '1 vescovo cristiano fu il sovrin- tendente, assistito da un collegio sacerdotale (/ presbiteri) presie- duto da un arcidiacono. Il signi- ^ ‘Dopo Clemente (88-97) la Chiesa Italia - la diocesi italiciana, (326 d.C). Cartina: SALVI, 2007. (sotto) Il progresso della cristianita fino alla caduta delFIinpero romano (395). Cartina: Philips ’Historical Atlas, 1927. aveva deciso di organizzarsi pren- dendo qualche distanza dallo Stato romano. Ebbene, in un secolo essa aveva costituito un nuovo tipo di impero, che doveva inevitabilmen- te e risolutamente confrontarsi con quello che, precedendolo, 1’aveva anche, in qualche modo, preparato ficato di diocesi — circoscrizione e cclesiastica composta da piu pro- vince - fu definitivamente assunto, Rottu in^'/., r.arr at ete - ~*ri£k ;>> 18 Atlante storico detle diocesi toscane Diffusione del Cristianesimo inEuropa, Mondo Romano net quate alSecolo VI U Grist iznesimo era quasl ovunque dtf - _ . 'ft/SO -; LOnvcrs-on. ji/renv'e S>no a! Sec. Viti. T77j - sino al>a f>ne Oe! Secolo X/ long Ovesi 0 Est d-i Crrentnch. Europa - la diffusione del cristianesimo dal 1 all’XI secolo. Cartina: CINTI, 1936, 331. ed accolto”. (INNOCENTI, 1973, 59) La Chiesa divento cosi, attra- verso i secoli, con il suo potere spi- rituale e temporale, potenza ed ar¬ bitra nella politica internazionale. Di conseguenza i papi furono, per quasi due millenni, tra i principali protagonisti del la storia europea. La consacrazione del vescovo. Miniatura di Giovanni Battista Cavalletto, XVI sec. 11 primato di Roma sulla Chiesa universale - 431 Nel 330, con il trasferimento del- la sede delFImpero a Costantino- poli, la Chiesa di Roma pretese il suo primato sugli altri episcopati. 11 vescovo romano divento, dun- que, il piu eminente di tutti. Egli era il papa apostolicus, il Vičari- us Christi, il Summus Sacerdos, il Siimmus Pontifex. (CINTI, 1936, 314) Il papa era, comunque, sol- tanto il vescovo di Roma anche se patriarca delTintero Occiden- te. Nel frattempo, 1'Oriente si era strutturato in quattro patriarcati: Antiochia, Gerusalemme, Ales- sandria d'Egitto e Costantinopo- li, che era la capitale delTimpero. I cinque patriarchi erano parite- tici, compreso quello di Roma, al quale, grazie al fondatore del cristianesimo Pietro, era ricono- sciuto soltanto il ruolo di primus inter pares. Avvenuta la caduta deirimpero d'Occidente (476), il papa assunse 1'antico titolo di pontifex maximus (pontefice massimo) gia adottato dagli im- peratori romani, e cosi divento il sacerdote supremo della tra- dizione romana. (SALVI, 2007, 43) Nel concilio di Efeso (431) si prodamo il primato del vescovo di Roma sulla Chiesa universa¬ le. (RENDINA, 1999, 107) Nel 445, anche una legge imperiale riconobbe al la sede apostolica di Roma la suprema autorita giudi- ziaria e legislativa sulla Chiesa. (CINTI, 1936, 315) La divergenza tra cattolici ed ariani - secoli IV-VI Agli inizi del IV secolo era comin- ciata in Egitto la predicazione del presbitero Ario (f 336), secondo il quale 1'affermazione che “Gesu Cristo e Figlio di Dio” non dove- va essere intesa in senso proprio, perche mai aveva avuto la stessa sostanza o natura divina del Pa- dre, ma era stato sempre nient'al- tro che una semplice creatura an¬ che se, per mezzo di lui, “prima creatura”. (TURTAS, 1999, 55) Condannato, nel 325 dal concilio di Nicea, 1'arianesimo sopravvisse ancora per secoli. Quasi tutti gli imperatori furono tendenzialmen- te ariani. 1 sovrani ariani, accanto a quelli cattolici, facevano sorgere chiese cristiano-ariane. L'ariane- simo, quantunque debcllato, dic- de origine a molte altre eresie fino al sec. VIL (FERRARIS, 1936, II, 563) Quanto a Gesu, egli di solito veniva onorato dagli ariani col ti¬ tolo di Salvatore. L’integrazione delFautorita ecclesiastica con quella civile Fu nella tarda epoca romana che accanto alla autorita civile si costi- tui pure una autorita ecclesiastica con la conseguente erezione di una 19 Le origini del cristianesimo chiesa, dal greco ecclesia, ossia adunanza. II fenomeno dello sviluppo della nuova religione cristiana che ri- mase, inizialmente, un fatto circo- scritto ai perimetri urbani, si este- se, con il tempo, ai territori di loro pertinenza. Cosi le circoscrizioni ecclesiastiche vennero general- mente a sovrapporsi a quelle civi- li. (SODI, 1995, 47) Con la calata dei longobardi, nei secoli VI-VII, si registra un vuoto di potere as- soluto ed in questo interregno la Chiesa subentro nell’ 'amministra- zione' della popolazione, non solo in campo spirituale ma anche ma¬ teriale. (DINI, 1979, 19) Percirca dieci secoli, dalla caduta dell'Im- pero Romano d'Occidente (476) all'apparire dei primi riformatori, la storia della Chiesa fu stretta- mente connessa a quella della so- cieta civile. (CINTI, 1936, 323) Solo con Eaffermazione del pro- testantesimo, nel secolo XVI, la Chiesa perdette alcune prerogative civili, ma solo nelle terre luterane. II vescovo e la sede della civitas Agli inizi del cristianesimo il ve¬ scovo ( 1’episcopus ) veniva eletto a capo della comunita cristiana fiuando il numero dei fedeli era tale da giustificare la loro formale asso- ciazione in diocesi. (MENCACCI/ ZECCHINI, 1982, 279) Il vescovo ( e piscopos, proedros, vir apostoli- Clts , inspector, princeps ecclesicte, Praesul ) era il superiore della co- 'nunita cristiana, il pastore delle ar *ime, il suo rappresentante al di fuori, il moderatore e il soprainten- dente del culto divino e delEam- 'ninistrazione dei sacramenti, il Punto d’unione e il centra. Dal se- stabilirono che un vescovo doveva essere considerato legittimo solo quando era riconosciuto dal vesco¬ vo di Roma. (RENDINA, 1999, 94; CATANZARO/GLIGORA, 1975,21-22) Il vescovo risiedeva nel la civi¬ tas, che aveva giurisdizione fino ai confini diocesani. Soltanto con 1’erezione delle parrocchie (ente ecclesiastico territoriale di base) i preti cominciarono a prendere maggiore importanza. (ADRIANI, 1981,211) Diocesi, sedi titolari, metropoli ed arcivescovi La diocesi ecclesiastica e una circoscrizione territoriale su cui si estende la giurisdizione spiri¬ tuale e il governo ecclesiastico di un vescovo; essa prende il nome dal luogo in cui si trova la chiesa cattedrale e dove il vescovo risie- de abitualmente. Il termine “me¬ tropoli” fu assegnato, nei primi secoli della Chiesa romana, alla citta nella cui provincia era stata predicata per prima la religione cristiana, diffondendosi poi ne- gli altri centri limitrofi. A partire dal concilio di Nicea, le diocesi furono raggruppate anche in Oc- cidente, in "province metropoli- tiche" alla cui testa era pošto un metropolita, poi detto "arcive- scovo" dal quale dipendevano gli altri vescovi (suffraganei) della "provincia". (SALVI, 2007, 43) In rarissimi časi le diocesi sono immediatamente soggette alla S. Sede (diocesi esenti). Si dicono sedi titolari, quelle che sono solo un ricordo storico e non esisto- no piu, ma sono ancora conferite come dignita vescovile. colo VIII, il metropolita viene an¬ che chiamato “arcivescovo”, titolo d onore prima attribuito soltanto ai Patriarchi ed agli esarchi. I concili di Roma (369) e di Antiochia (378) Prelature ed abbazie Giuridicamente sono assimila- te alle diocesi anche le abbazie e prelature territoriali, il vicariato Nicea - il concilio del 325 in un’icona or- todossa. Wikipedia. apostolico, la prefettura apostolica e altresi 1’amministrazione aposto¬ lica eretta stabilmente. Ben presto, nelEantico uso comune, il signifi- cato di quest’ultimo termine si re- strinse a quello di "circoscrizione amministrativa". Abbazie e Prela¬ ture (plim nullius dioeceseos ) sono detti i territori con clero e popolo separati da ogni diocesi, nei quali Elvira - Il concilio di Elvira testimo- nia 1’esistenza delle vergini consacrate. NelEimmagine la consacrazione di Santa GenovefFa (422-415). Miniatura del XIII secolo. Abbazia Sainte-Genevieve, Parigi. 20 Atlante storico delle diocesi toscane Cardinal Cardinal Pretre maronite Abbe mitre Pretre Chanoine ecle) Pretre en habit de chceur Pape Eveque Gli abiti del clero cattolico secolare. Fonte: Larousse Universel , Parigi, 1922. l'abate o il prelato proprio esercita- no una giurisdizione quasi episco- pale. L'origine delle abbazie nul- lius risale a insigni monasteri, che, fin dai sec. IX e X, esercitavano sul popolo vicino la cura pastora¬ le o la giurisdizione arcidiaconale. In seguito, diventarono esenti dai vescovi, di modo che gli abati ot- tennero la giurisdizione quasi epi- scopale non solo sui monaci, ma anche sulle chiese dipendenti dal monastero. (CATANZARO/GLI- GORA, 1975,21-22) II celibato nella Chiesa latina II Magistero solenne della Chiesa ribadisce le disposizioni sul celiba¬ to ecclesiastico. II Sinodo di Elvi¬ ra (306) al Canone 27 prescrisse: “Un vescovo, come qualsiasi altro chierico, abbia con se solo o una sorella o una vergine consacrata; si e stabilito che non debba asso- lutamente avere un’estranea”; e al canone 33: “Si e deciso comples- sivamente il seguente divieto ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, come a tutti i chierici che esercita- no un ministero: si astengano dal le loro mogli e non generino figli; chi 10 avra fatto dovra essere allonta- nato dallo stato clericale”. (clerus. org/clerus/dati/2007) Il celibato era stato ordinato da un concilio spagnolo nel 300 e da uno roma- no nel 386. (INNOCENT1, 1973, 188) Nella Chiesa cattolica vi e varieta di disciplina a seconda del rito liturgico. Quella attuale e la disciplina che vige dall'XI secolo; in precedenza (dal IV secolo) le Chiese latine si erano differenzia- te dalle altre, richiedendo soltanto 11 voto di častita al clero sposato. Nelle chiese cattoliche di rito non latino (per esempio nelle chiese greco-cattoliche, presenti soprat- tutto nelEEuropa danubiana ma anche in Italia) anche i preti, come i diaconi, possono essere scelti fra uomini non celibi. I vescovi, in tut¬ ti i riti, sono invece scelti solo fra celibi. Il culto dfimmagini, 1'incenso ed i ceri accesi Nel 754, un concilio tenuto a Co- stantinopoli adotto la teši imperia- le e scomunico i difensori del culto delle immagini. Ma poi, nel 787, 21 Le origini del cristianesimo stato separato ed il carattere sacro del clero, per metterlo in guardia contro la tentazione di vivere in un modo troppo profano; dall’al- tra parte, il desiderio di non essere troppo distanti dal popolo con un abbigliamento troppo strano da quello usuale di tutti i cristiani. La prima tendenza domino dal VI se- colo alla meta del XX. Nei primi cinque secoli, invece, non vi fu al- cuna differenza tra 1’abito civile e quello clericale. Anche i papi San Gregorio (731-741) e San Zaccaria Rabano Mauro, a sinistra, presenta i suoi (741 -752) portarono abiti secondo lavor ' a ° tgar arcivescovo di Magonza (a .. ^ ,n TAM7IAX m destra, coperto con pallio). Manoscritto ,1 costume d, Cltta. (STANZIONE) (83|/840) nazionale. Benevento - il papa Zaccaria, chiesa di Santa Sofia, affresco fine Vlil inizio IX secolo. Tratto da: IVikipeciia. un altro concilio, tenuto a Nicea, promosso dalfimperatrice Irene (752-802, imperatrice dal 775), condanno come critiche e blasfe- me le decisioni del concilio del 754, e stabili che la venerazione delle immagini dovesse essere un obbligo per i cristiani, accompa- gnata dalfincenso e dai ceri accesi. (CINT1, 1936, 328) Il Medioevo fu il momento in cui si ebbe la massi- uia dimensione spettacolare della liturgia, con la teatralita dramma- tica della musicalita e Limpianto scenico con la luce delle candele. Per soddisfare le richieste delle chiese e dei fedeli per i ceri si do¬ bite sviluppare L apicoltura, fino al sec. XIX unica fonte di mate¬ ri 3 prima (cera). Il piu antico te¬ sto di apicoltura in volgare finora conosciuto e il manoscritto Tratta- fello di Apicoltura. (ANONIMO, 1469-1473) Dal contesto si evince ehiaramente che 1’Anonimo tratta deli apicoltura in Toscana. " L abito ecclesiastico P*ue tendenze polarizzarono la sto- r| a delLabito ecclesiastico: da una P arte , il desiderio di manifestare lo II pallio e Fanello La veste distintiva del metropolita fu il pallio, usato in Oriente dai ve- scovi (concilio di Nicea, 325), e in Occidente fino al sec. VI solo dal papa, che da allora lo concedera ai vescovi insigni, principalmente ai metropoliti, i quali, dal sec. VIII, saranno obbligati a chiederlo, qua- le segno della potesta metropoli- tana. (CATANZARO/GLIGORA, 1975,21-22) “L’anello mi ricorda, ha scritto Giovanni Paolo II (1978-2004), anche la necessita di essere una robusta ‘maglia’ nella catena del¬ la successione che mi unisce agli apostoli”. (GIOVANNI PAOLO II, 2004, 118 e 34) composta (dal secolo XIV) di tre corone, fu utilizzata Lultima volta nel 1963 da Paolo VI (1963-1978), sostituita poi con la comune mi- tria. Il Pastorale (o vincastro) e il bastone del vescovo e deriva dal lituo etrusco usato nelle cerimo- nie religiose. ( TRECCANI, vol. II, 1149) “E’ il segno delLautorita che compete al vescovo per adempire al dovere di aver cura del gregge”. (GIOVANNI PAOLO II, 2004, 39) “La croce del Signore”, secon¬ do il papa Francesco, “e 1’albero della vita nella quale (i sacerdo- ti e missionari devono) innestare la propria vita”, (laperfettaletizia. com/201 3/07/papa-per-essere- missionari-non-contano.html) La mitria, la tiara e il pastorale Furono le invasioni barbariche a creare una rivoluzione del vestia- rio che riguardo anche 1’abbiglia- mento del clero. L’uso della mitria episcopale (copricapo conico) era sconosciuto prima del IX secolo. (STANZIONE) Un ulteriore cam- biamento nel vestiario si produsse dopo le crociate (sec. XII-XIII) quando arrivarono in Occidente la seta e la pomposita (orientale) nei costumi ecclesiastici. La tiara, il copricapo del papa, L’incoronazione del papa. Miniatura, Pa- rigi, Bibliolhegue Nationale. • SKiar.ijo Wjk L Ll r V r A IL CRISTIANESIMO NELLA TUSCIA* - SECOLO III-VII vtontts . DE SCRIFTJO AVCTORL^ HIERONIM O BELLA R M ATO. KflM/^Trato' ) A e lanu rrnuit frimu./ormata^iu ah ,Kt> li T*nj»J!a Itf/r jv/ilu.a varnim ‘Ponto, ^ h/nto. t&Suvcro: vijflat aunjiu ttlonoi, I Upnunj.Jtalo, cnuu JlhtujicJtru mit 'A’"ir ** 7 " / ”' ( \S;ylt*'jtnn Jfuntam /nart royit j ?P ““M l’W>rS> lry»rr ( naltjrato mti.maltjnUa lahno; \ ncmen tptjTluv JtMrJ. / .rcUlcr mi LyJi auh ir/ mutan Ttky, \ Ven tafijatnu j»i,u tw mivijlimu onu . ( L 0 travi! torto 'Barvito' //.'Popa/tamT^ TN&aamm l ' r iVlthlMh//* . :r«a. - C ih a. ofrnJStf. • fnfkU riththn/tt tMvbum jtn.iv/t metitllii Matur Anj ut tu to .Hom Jrgttuarjus Toscana - Thusciae descriptio di Bellarmato Girolamo (1493-1555). La cristianizzazione della Tuscia (Toscana) - secoli III-VI La cristianizzazione della Tosca¬ na non avvenne in maniera omo- genea e, soprattutto, non avvenne in maniera pacifica e incruenta. (LOMBARDI, 1941, 32) Per al- cuni studiosi (Lopes Pegna, 1974) la diffusione evangelica ebbe ori- gine, in parte, dalle piccole colo- nie orientali di mercanti stanzia- tesi nella Tuscia suburbicaria e annonaria. La nascente religione cristiana venne tollerata, pero, solo dopo la vittoria di Costanti- no presso il ponte Milvio (312). L'evangelizzazione e 1'affermarsi stabilmente del cristianesimo nel- le localita della Tuscia, nelfordi- ne topografico-cronologico, fu il seguente: a Chiusi dalla meta alla fine del secolo II; a Firenze verso la fine del secolo II o il principio del III; a Piša al principio del III; a Civitavecchia, Tarquinia, Peru¬ gia verso la meta del III; a Lucca e S. Liberato dalla meta alla fine del secolo III; ad Arezzo, Siena, tra gli ultimi anni del secolo III ed i primi del IV. (FALCINI, 1952, 60; COR- *Etruria fu la denominazione romana (da Augusto) e trasformata dagli stessi romani in Tuscia, nome che fu almeno di Diocleziano. L'aggettivo Titscanus per Tuscus si trova per la prima volta in lettere pontificie della II meta del sec. VIII. Come sostantivo di provinciale forma comune Tuscana (Toscana), viene usato per la pri¬ ma volta nelfatto di donazione di Ugo (880-948, marchese di Provenza e re dTtalia) alla sua sposa, redatto a Colombieres, nel 937, o in un diploma di Ottone I (imperatore 962-973) a favore di Spira, dove viene indicato come redatto in Tuscania (Schneider). Nel volgere dal IX al X secolo, il termine Tuscana, Toscana, penetro come toponimo nella lingua volgare. (SALVI, 2007, 7; LENZI, 1997, 49) Attualmente 1'antico nome Tuscia identifica la sola provincia di Viterbo. II cristianesimo nella Tuscia - secolo III-VH 23 RIDORI, 2004, 94) II fronte della conversione al cri¬ stianesimo raggiunse, alFinizio del secolo IV, i confini meridionali del¬ la Liguria e deirUmbria. Secondo Tracchi (1977): “Nel V secolo il cristianesimo e gia affermato e l'or- ganizzazione ecclesiastica, model- lata sulle circoscrizioni delfimpero romano, ha gia una salda costitu- zione: alla civitas corrisponde la diocesi, alla citta vera e propria la parrocchia urbana; nei pagi rurali vengono fondate le pievi, mentre nei singoli vici si innalzano le chie- se minori (cappelle)”. (FORTU¬ NA, 1986, 34) Alla fine del secolo VI, durante il pontificato di Grego- rio Magno (590-604), il cristianesi¬ mo si era gia affermato definitiva- mente nelFEtruria romana e nelle principali citta vi erano gia costi- tuite le sedi vescovili. (FALCINI, 1952,59-62) La convivenza del paganesimo col cristianesimo in Tuscia - sec. ni-viii Nei primi tempi il cristianesimo lambi le mura della citta di Firenze (•'omana), ma non penetro nelfanti- Co campo cesareo. Il cristianesimo dclfepoca si deve immaginare con la vita religiosa di Firenze relega- ta fuor dalle mura e alimentata, soprattutto, da pellegrini stranie- n - Nei primi decenni delFera cri- sfiana, Firenze si presentava cosi: pagano il duro e impenetrabile campo romano, cristiani i suoi sob- borghi mercantili, segnati da due cimiteri, che accoglievano i molti cristiani di passaggio e i pochi fio- rentini convertiti alla nuova fede. Quando Sant’Ambrogio, vescovo di Milano (339-397), scese, nei 393 a Firenze, “al suo arrivo, egli aveva trovato una citta quasi anco- ra totalmente pagana”. (BARGEL- LINI, 1980 I, 48, 60) Mentre fuori delle mura, il cristianesimo era gia organizzato in diocesi. Il paganesimo ha convissuto con il cristianesimo, per secoli. Nelfot- tavo secolo, in Lunigiana, c'era an- cora gente che adorava idoli paga- ni. Le prime chiese in Garfagnana, di cui si abbia menzione nei do- cumenti, furono quelle del secolo VIII. (ANGELINI, 1977, 7) I segni del paganesimo rimasero per mil- lenni gli stessi; nei 1428, quando San Bernardino (1380-1444) riusci a convincere gli aretini ad andare a distruggere una fonte posta fuori dalla citta, quel luogo era ancora ritenuto famoso per le sue mira- colose guarigioni. (MAGNELLI, 1992,30) L’arianesimo in Tuscia - sec. V- VII In Tuscia passarono alFarianesi- mo, sul finire del secolo V, i ve- scovi di Volterra e Populonia e le due diocesi rimasero seguaci di L’arcangelo (giustiziere) San Michele uccide il drago in una miniatura del XIV secolo. quest’eresia fino alla seconda meta del secolo VI. In questa situazio- ne giunsero, profughi dalTAfrica, i santi della “rinascita cristiana”: Giusto, Clemente e Ottaviano, nella comitiva dei santi Regolo, Cerbone (t 575 c.) e Felice, che, contemporaneamente a Volterra, riscattarono alla “vera fede” la dio¬ cesi di Populonia. (BOCCI, 1980, 14-17) Lo storico Paolo Diacono (720-799) racconta che in quasi tutte le citta, ai tempi del re lon- gobardo Rotari (636-652), c’erano due vescovi, uno cattolico e 1’al- tro ariano. (BARNI/BERSOTTI, 2000 , 10 ) : ustita del popolo aretino dalla cina pe, procedere. Sotlo la gnida di Bernardino da Siena, alla distruzione del santuario itico, di origine pagana. Tavola di Neri di Bicci, 1456. Tratto da CONCI, 1992. C£^2> le DIOCESI Dl TUSCIA - SECOLIIV-IX <2^23 Etruria augustea con le sue divisioni am- ministrative. Cartina: LOPES PEGNA, 1967. Nel 297, la riforma istituzionale- ainministrativa di Diocleziano pose fine alla divisione d’Augusto abolendo la regio VII e la parallela "lega dei quindici popoli". Nacque la provincia di Tuscia et Umbria, che aggrego alTEtruria la parte oc- cidentale delfUmbria. Con 1’ordi- Etruria Regio VII, Umbria Regio VI d’Augusto. Cartina: SALVI, 2007. namento imperiale, nel 367 c., si separo la “Tuscia suburbicaria” a sud delTArno dalla “Tuscia anno- naria” a nord, che verso il V secolo fu unita alTEmilia. Nella divisione Firenze divenne capoluogo della Tuscia ed in questa risiedettero i correctores. (FORTUNA, 1986, 32) Le diocesi della Tuscia - VII regione romana (secolo IV) Quale Chiesa organizzata, la nuo- va religione si strutturo territorial- mente modellandosi sui distretti provinciali romani e sulle civitates che ne costituivano il nerbo. Nelle civitates si insedio il vescovo, po¬ što a capo di una diocesi ecclesia- stica. Tutta la penisola con i suoi vescovi rimase, invece, sempre sotto la giurisdizione del vescovo di Roma (che divenne cosi il me¬ tropolita deiritalia peninsulare). Con una eccezione: un terzo della penisola, quello piu meridionale, e la Sicilia erano di lingua greca e le loro diocesi dipendevano dal patriarca di Costantinopoli e non da quello di Roma. (SALVI, 2007, 44) Da Costantinopoli dipendeva¬ no anche la Sardegna e la Corsica. Nel secolo IV comparvero nella re¬ gione VII (Tuscia et Umbria ), se- condo Lanzoni, le seguenti dioce¬ si: “Civitavecchia, Forum Clodii, Chiusi, Firenze, Lucca, Piša, Siena e Bolsena”. Tutte le altre diocesi apparsero soltanto nel V e nel VI secolo. Nel primo decennio del se¬ colo IV in Italia i cristiani, sostiene lo stesso autore, non formavano che “una notevole minoranza”. Per quello che riguarda Firenze, verso la fine del secolo IV, i cristiani fu- rono “scarsi”. (LANZONI, 1927, 1069-1072) _:_;- - Conflnl fra "Reglones" Provincia VII Tuscia et Umbria Toscana - Provincia VII Tuscia et Umbria VI. Cartina: FAVINI, A., tratto da SAL¬ VI, 2007. La Tuscia, preša in questo suo piu largo significato, formava la VII Regione e comprendeva nei tempi piu antichi un grande numero di Tuscia annonaria e Tuscia suburbicaria _ (IV sec.) _^ Tuscia annonaria e Tuscia suburbicaria (IV sec.). Cartina: SALVI, 2007. (LANZONI, 1927, 505) dionale (Siena, Chiusi, Populonia e Roselle), collegate con la Tuscia suburbicaria. Nella lettera del 556, diocesi. Anche in Albino e Cencio (sec. XII): Liber Censuum (FABRE/ DUCHESNE, 1905 II, 103, 105; I, 49) la Tuscia ebbe un'uguale estensione e vi si contavano 23 vescovati: “Nepesinus, Sutrinus, Civitatensis, Ortanus, Amelinus, Narniensis, Tuscanensis, Balneore- gensis, Urbevetanus, Clusinus, So- anensis, Castrensis, Grossetanus, Massanus, Vulterranus, Senensis, Aretinus, Faesulanus, Florentinus, Pistoriensis, Lucanus, Lunensis, Pisanus”. (GUIDI, 1932, XII/4) I vescovi toscani al concilio di Roma - 313 II concilio di Roma del 313 indet- to da papa Milziade (312-314), fu il primo organizzato in pieno accordo con il potere civile, e si svolse dal 2 al 4 ottobre nella časa delFimperatrice Fausta, seconda moglie di Costantino, che piu tardi divento sede residenza del vescovo di Roma. (RENDINA, 1999, 77) Rauty scrive: “A parte altre noti- zie meno precise per i secoli pre- cedenti, gia nella meta del secolo IV sono sicuramente documentati 1 vescovi Felice di Firenze, Gau- denzio di Piša, Massimo di Lucca. I primi due parteciparono al sinodo romano del 313, il terzo fu presen- * e al concilio di Sardica (odierna Sofia in Bulgaria) intorno al 343”. (RAUTY, 1988, 52/8) Le diocesi della Tuscia annona- r ' a e della Tuscia suburbicaria - secoli IV-VI p apa Pelagiol (556-561), il 15 feb- braio 556, scrisse ai sette vesco- V| della Tuscia annonaria, tra cui quello di Fiesole. Secondo l'opi- ni °ne degli studiosi, le diocesi del¬ la Tuscia annonaria erano Volterra, Firenze, Fiesole, Pistoia, Lucca, P 'sa, Luni ed Arezzo, restandone escluse quelle della Toscana meri- dove furono enumerati sette ve¬ scovi scismatici della Tuscia an¬ nonaria, non mancano incertezze per quanto si riferisce alle diocesi di Fiesole, di Volterra e di Arez¬ zo, in quanto il loro territorio pare che fosse almeno in parte fuori dei limiti della Tuscia annonaria. (FERRALI; LUSUARDI SIENA, 1987, 311) Sul finire del secolo V furono fondate le diocesi di Rosel¬ le, Populonia e Volterra che furono rappresentate al concilio del 495. Per quello che riguarda Fiesole, un prelato fu certamente attestato al tempo del papa Gelasio (492- 496) e lo stesso vale per la diocesi di Pistoia. In totale la Toscana set- tentrionale comprendeva, secondo Pietri, nove diocesi: Piša, Volterra, Siena, Arezzo, Pistoia, Fiesole, Fi¬ renze, Lucca e Luni, che apparte- nevano tutte (a parte Arezzo) alla provincia della Tuscia annonaria. (PIETRI, 1985, 351-353) Tuscia longobarda _ Tuscia romana Tuscia longobarda e Tuscia romana Tuscia longobarda e Tuscia romana. Car- tina: SALVI, 2007. La Tuscia longobarda e la Tuscia romana - secolo VI Alla fine della guerra con Teodato (duca di Tuscia e re dTtalia, 532- 534), condotta dalTimperatore d’Oriente Giustiniano (527-565), La Tuscia longobarda neirVUI secolo penila : probabile linča di con fine ncl territorio lazi a le fru tuscia " Longobardorum” e lazialefra A "Castra " longobardi • " Castra " Din ato romano Duca to romano. ^ probabili centri di " lucidarie ' ■ Valentami longobarda - La Tuscia viterbese longobarda. Cartina: Valentano, Museo della « ~ >_ /rern LUNI la Toscana segui le sorti del resto d'ltalia e divenne provincia bizan- tina, fino alFinvasione longobarda, nel 570-572. In seguito alPaccor- do tra il re dei longobardi Agilulfo (591-616) e papa Gregorio Ma- gno (590-604), del 594 e ratificato 10 anni dopo anche dallTmpero d’Oriente, il territorio venne divi- so in Tuscia Romanorum e Tuscia Longobardorum. Il confine meri- Toscana - La conquista longobarda della Toscana meridionale. Cartina: Kurze. Nel riquadro: L’evangelario di Teodolinda che, secondo la tradizione, venne donato a Teodolinda da papa Gregorio I, nel 603, come ringraziamento per 1'opera di con- versione della popolazione longobarda al cattolicesimo. (Museo e Tesoro del Duo- mo di Monza) rlirettrici Hf*l 1 n conquistn chiusina aren annMsa ali a iudiciaria lucehepe area annessa alla iudiciaria chiu?inn centri menzionati nel testo corridoio Roma Rnvennn frontiera fra Tuscia roma na e Tuscia longobarda aroa di presenza dei Tra spadini L'ITAL1A GOTICA, BIZANT1NA E LONGOBARDA Seal n di I >5000000 ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI - NO v ARA dionale della Tuscia longobarda passava, cosi, nel la regione viter- bese, lungo i fiumi Mignone e Te- vere. Non si e mai trattato, pero, di un confine definito e invalicabile, bensi di un settore “fluido” modifi- catosi nel corso di poco piu di 200 anni, dove aleuni abitati potevano passare, anche per periodi brevis- simi, ora in mano ai longobardi per poi ritornare al ducato di Roma. Fino al 728 il confine longobardo racchiuse quindi i territori perti- nenti a Tuscania, Ferento, Bagno- regio, Orvieto, lasciando al duca¬ to Romano Blera, Bomarzo, Orte. (CECI, 1-2) Durante il dominio longobardo la Tuscia longobardo- rum comprendeva 1'attuale Tosca¬ na e parte dei territori confinanti LTtalia gotica, bizantina e longobarda. Cartina: BARATTA/FRACCARO, 1926; Nel riquadro (in alto); L’imperatore Giu- stiniano col seguito (con la croce il vesco- vo Massimiano, che fu il primo presule d’Occidente ad assumere, nel 549/554, il titolo d’arcivescovo, MAZZOTT1, 1950, 18). Mosaico della basilica di S. Vitale (sec. VI), Ravenna; (a sinistra): Pipino (re dei franchi, 751-768). Capitolare manto- vano, (sec. VIII). La diocesi di Tuscia - secoli IV - IX 27 delle odierne regioni del Lazio e deirUmbria. Carlo Magno ne se- pard, nel 787, la parte meridionale (Orvieto, Viterbo, Sovana, Marta, Montefiascone, Tuscania e Bagno- regio) per donarla alla Chiesa con il nome di Tuscia Romanorum (Tu¬ scia romana). I confini della Tuscia - sec. VII-X Kurze scrive: “Nel definire il con- fine settentrionale non c’e alcun dubbio che Firenze, Fiesole, Pisto- ia, Lucca appartenevano alla Tu¬ scia. 11 confine della Tuscia si tro- vava qui sulTAppennino. Secondo • I diploma di Ottone I delfanno 962, confinava con i territori di Reggio e Modena. Nel 997 Gre- gorio V confermo alTarcivescovo di Ravenna il possesso di Galeata (vedi infra, p. 268). I confini toc- cavano il territorio di Bagno di Romagna, il comitatus Bobiensis e Toscana — il confine meridionale secondo ' diplomi di Ludovico 1 (imperatore 813- S4 °) e Ottone 1 (962-973, nel riquadro, d a un manoscritto medievale). Disegno: kurze , 1998,34. ab alio latere iugo Alpiumfinis Tu- scie. E aperto il problema delfas- segnazione di Luni ad una regione. Dalfantichita fino alfepoca longo- barda la sua appartenenza oscil- lava tra Liguria e Tuscia. Ma per 1'eta longobarda Pier Maria Conti ha chiarito che la citta apparteneva alla Tuscia. Nel placito di Ludovi¬ co II con papa Leone IV delfanno 853, che trattava la controversia giuridica Arezzo-Siena, sono rap- presentati tutti i vescovi della Tu¬ scia, manca quello di Luni. Ma questo e probabilmente un caso, perche nella chiamata alle arini per la campagna militare di Ludovico II a Benevento, nell'866, Luni vie- ne considerata con Piša, Lucca e Pistoia come facente parte del me- desimo distretto missatico. Un di¬ ploma di Carlomanno per Parma - pero falsificato - nell'879 definisce le proprieta delfabbazia di Berceto al Passo della Cisa: “to/77 infinibus Tuscie quamque et Longobardie”. E dunque la Tuscia che qui confi- na con la Lombardia. Quando nel 937 i re Ugo e Lotario fecero doni alla fidanzata di Ugo, Berta, le pro¬ prieta in comitatu Lunensi vennero enumerate sotto un'espressione piu ampia: in Tuscana. La memoria di un'altra appartenenza e pero anco- ra riconoscibile in un documento di Carlo III dell’882, in cui vengo- no descritti i confini della diocesi, nel quale la Tuscia sta per Lucca, oppure Lucca fu considerata come parte della Tuscia e Luni fu sepa- rata da questa. Ad oriente, Citta di Castello, nella donazione di Car¬ lo Magno al papa, fu considerata come facente parte della Tuscia longobarda. Il 'territorium Nepesi- num' viene designato in un docu¬ mento di papa Sergio III, del 905, come u ex corpore patrimonii Tu¬ scie". Qui viene dunque assegnata Nepi alla Tuscia romana. Sovana, Tuscania, Viterbo e Bagnoregio della parte longobarda sono docu- Tuscia - il confine meridionale della Tu¬ scia disputato fra longobardi e bizantini, nei secoli VI-VII. Cartina: PETRALIA, 2004. Nel riquadro: lamine del re longo- bardo Agilulfo (t 616) trovata in Valdi- nievole, ai confini tra le diocesi di Lucca e Pistoia. mentate poco dopo la donazione di Carlomagno, anche da lettere papali del Codex Carolinus (colle- zione di lettere papali nel periodo 739-791) degli anni 787-88, come poste in Tuscia”. (KURZE, 1994, 26-32) La conversione dei longobardi al cattolicesimo Nel 593, il re dei longobardi Agi¬ lulfo (t 616) scese a Roma e la mise sotto assedio ottenendo 500 libbre d’oro di riscatto. La moglie di Agilulfo, Teodolinda (589-625 c.), fervente cattolica, si adopero per la conversione del suo popolo dalFarianesimo al cattolicesimo. Per il possibile influsso di Teodo¬ linda, furono inoltre restituiti beni alla Chiesa, reinsediati vescovi e avviati sforzi per comporre lo Scisma tricapitolino che divideva il papa di Roma dal patriarca di Aquileia. LE DIOCESI IN EPOCA LONGOBARDA E FRANCA - SECOLI VI-XI I longobardi diedero inizio ad una nuova epoca etnica, culturale ed anche di civilizzazione. Con il loro insediamento si ebbe anche la rapida diffusione del cristianesimo in Garfagnana, p.e. (PENNAC- CHI, 1970, 48) In quel periodo, in- tomo al 570, per ragioni di difesa, ci furono numerosi trasferimenti di vescovi e delle sedi diocesane: da Statonia a Sovana, da Vulci a Castro, da Bolsena a Orvieto, da Ferento a Bomarzo, da Tarquinia a Tuscana (Toscanella, Tuscania), da Forumclodii a Monterano, da Faleri a Civita Castellana. Roselle e Saturnia, le due citta vescovili alTinterno del territorio grossetano, ebbero sorti assai di- verse. La prima continuo ad avere il suo vescovo, al quale fu conces- sa liberta di movimento. Saturnia, che oppose resistenza, fu invece distrutta verso il 590. A Lucca, in- tomo al 640, quando avvenne la conversione di massa al cattolice- simo dei longobardi lucchesi, que- sti lasciarono traccia di se erigen- do chiese mentre Saturnia non fu ricostruita. (BURATTINI, 33-43) Le diocesi ecclesiastiche della Tuscia longobarda erano proba- bilmente quattordici: Luni, Luc¬ ca, Piša, Pistoia, Firenze, Fiesole, Arezzo, Citta di Castello, Chiusi, Siena, Volterra, Populonia, Rosel¬ le e Sovana. Esiste un certo dub- bio a proposito delfesistenza di una quindicesima diocesi, quella di Cortona. Ad ogni modo, questo elenco di diocesi ci fornisce un primo quadro territoriale di una Toscana che stava nascendo: un territorio condannato presto a ri- dursi, in quanto perdera per strada Luni, Citta di Castello e, per un po', Sovana, destinata comunque a rientrarvi in silenzio. Il territorio toscano di oggi e que- sto, appena citato. Questa Tuscia fu, tuttavia, considerata ufficial- mente a partire dal 713, come una pars specifica del regnum Lango- bardorum al pari delle parti orien- tali del regno (Austria e Neustria), situate tra Alpi e Appennini. (SAL¬ VI, 2007,51) L’eclissi di alcuni vescovi toscani - (649-680) L’invasione longobarda (sec. VI- VII) ha rovesciato la geografia dio- cesana. Nel meridione Populonia fu distrutta dai conquistatori mentre il vescovo di Roselle rimase. Non si conoscono, pero, i vescovi di Piša e di Volterra prima della meta del secolo VII e bisogna aspettare fino alFanno 679 per trovare un prelato certamente attestato a Firenze o ad Arezzo. Luni sopravvisse, mentre la diocesi di Siena (o le prove del¬ la sua esistenza) spari, perlomeno fino ai tempi di Rotari (re dei lon¬ gobardi, 636-653). La sede dioce- sana di Pistoia spari, mentre quella di Fiesole fu abbandonata ed il suo tesoro fu trasferito, alla fine del se¬ colo, a Luni. Questa citta, che ri¬ mase sotto il dominio dellTmpero d’Oriente fino al tempo di Rotari fu 1’ultimo bastione della romani- tas. (PIETRI, 1985, 351-353) Al sinodo Lateranense, convoca- to da papa Martino (649-655), nel 649, furono presenti 19 vescovi della Tuscia: di Monterano, Orte, Perugia, Faleri, Sutri, Chiusi, Vol¬ terra, Populonia, Tuscania, Luni, Ferento-Bomarzo, Porto, Civita- vecchia, Siena, Lucca, Roselle, Blera, Nepi, Piša, (CORRIDORI, 2000, 130) mentre furono assenti i vescovi di Pistoia, Fiesole, Firen¬ ze ed Arezzo. (RAUTY, 1988, 84; RAUTY, 1989, 17) Dopo il proto vescovo fiorentino (nel 313), nelfarco di cinque secoli ci sono notizie solo di sette vescovi: un po' per lacuna documentaria, un po' per temporanea vacanza della sede. La serie ininterrotta dei pre¬ suh fiorentini incomincia nelfanno 833 col vescovo Agiprando. (web- diocesi.chiesacattolica.it) Alla vigilia della guerra contro i franchi, nel 774, la Toscana ri- sultava articolata in civitates con a capo un duca (Lucca e Chiusi, quest’ultima in decadenza dalla fine del VII secolo) e piu spesso un gastaldo (Piša, Pistoia, Firenze con Fiesole, Volterra, Siena con Arez¬ zo, Roselle e Sovana). Non di rado i duchi lucchesi furono imparentati con i vescovi. Le diocesi toscane al sinodo di Roma - 826 Al sinodo tenuto a Roma dal papa Eugenio II (824-827) nell’ 826 pre- sero parte 62 vescovi e tra di loro i dodici prelati della Tuscia, vale a dire: Firenze, Fiesole, Pistoia, Arezzo, Siena, Chiusi, Sovana, Roselle, Populonia, Volterra, Piša e Lucca. (RAUTY, 1988, 174, n. 18) Al sinodo deli’ 826 preše parte anche il vescovo della diocesi di Luni, alFepoca considerata parte della Tuscia. (MANSI, 1768-1770, torno II, 562) In quell’occasione venne sancito tra 1’altro che, in tut- te le pievi, si provvedesse alTinse- gnamento delle lettere per spiegare la Sacra Scrittura. (RENDINA, 1999,261-262) Il numero delle diocesi toscane ri¬ mase lo stesso per sei secoli, anche se, alcune di esse, cambiarono sia la sede sia il nome. Il territorio di queste dodici diocesi rimase, pero, j^oma - | 0 Stato pontificio. Cartina: JE- D IN ed al., 1991. Lo stato pontificio nel XIX secolo Le diocesi in epoca longobarda e franca - secoli VI-XI _ entro confini diocesani quasi im- Tuscia franca - 800 -1027 mutati. La Tuscia romana - base terri- toriale del "Patrimonio di S. Pie- tro” (728) Sul finire del secolo VI il pontefi- ce Gregorio (590-604) divento il governatore del ducato Romano. Con 1’incoronazione di Carlo Magno, avvenuta il 25 dicembre dell’800, sino al 1027, la Toscana si trovo sotto il dominio dei duchi e “poscia di conti e marchesi fran- chi”. (BARGELLINI, 1980, 426) La Marca di Tuscia o Marchesato di Toscana fu una marca del Sacro Noti ci fu piu il prefetto amiona- Romano Imper0 ne ll'ltalia centra- no, e neanche l’imperiale gover- |e _ jnquadrata ne | l u ,/,ae e nartore (prefeclus urbi) della citta, comprelldeva gran parte deirodier- a cut figura scomparve nel 599. na Toscana Dopo |a conquista Ji nuovo prefectus urbi fu il papa, che amministrava la citta per mez- zo dei suoi funzionari. Alla morte di Gregorio, dunque, il potere tem- porale dei papi era gia strutturato come Stato. (INNOCENTI, 1973, Ul, 117) Il papato rimase, pero, dipendcnte daUTmpero d’Oriente, infatti il pontefice Martino I (649- 655) venne arrestato e deportato in Crimea nel 654, perche eletto senza 1’approvazione imperiale, che doveva arrivare da Costanti- nopoli. (RENDINA, 1999, 168) Con la donazione a papa Gregorio II (715-731), da parte di Liutpran- do (re dTtalia, 712-744), nel 728, di Sutri e di altri territori, la Tuscia romana venne a costituire la prima base territoriale del potere tempo- rale della Chiesa, entrando a far Parte del "Patrimonio di S. Pietro”. Il limite del dominio temporale ro- rnano fu una linea che, partendo dalla costa un po’ al nord di Populo- nia, seguita nella direzione sud-est, lasciava fuori Massa, Radicofani, Chiusi. Nel territorio di Massa-Po- Pulonia furono della Santa Sede la chiesa di San Giustiniano di Fale- s ' a e le terre dove sorse, nel 1022, d monastero omonimo, presso Piombino. (VOLPE, 1964, 33, n.) La donazione di Sutri fu in segui- to allargata con altre donazioni. Glilnizi dello stato pontilicio , . nnntificio nel XVI secolo franca del Regno Iongobardo, il ducato di Tuscia era stato riorga- nizzato su base comitale e, nel 781, venne inquadrato assieme agli altri territori ex-longobardi nel Reginim Italiae affidato a Pipino, sotto la tutela del padre Carlo. Saraceni e le loro invasioni - se¬ coli IX-XI NelLanno 840 i Saraceni si inse- diarono alle foci di Garigliano, presso Minturno, e da li partirono Lo stato pontificio ampllato da Innocenzo III 30 Atlante storico delle diocesi toscane Attuali confini regionali Confine delle giurisdizioni ffff± Territori del Ducato di Lucca nellVIII secolo secolo Territor IX secolo l Territori aggiunti nella prima meta del IX _| secolo Territori aggiunti nella seconda meta del Dal Ducato di Lucca alla Marca di Tuscia Toscana - Dal ducato di Lucca alla Marca di Tuscia (secoli VI1I-IX). Cartina: SALVI, 2007. Con 1’invasione longobarda appari il ‘ducato di Tuscia’ con sede a Lucca (568- 774), vale a dire fino alLinvasione franca. (SCHNE1DER, 1914, 9) Nel riquadro: La cavalleria franca. (sec. IX). Manoscritto di San Gallo. per saccheggiare nell’846 addirit- tura Roma che, alFepoca, contava circa ventimila abitanti. 1 Sarace¬ ni, cacciati dalla Sabina e dalla Campania, confluirono presso il Garigliano dove, nel giugno 916, furono sconfitti da una alleanza tra Berengario e le truppe toscane del marchese Adalberto II il Ricco (873-915), il marchese di Spoleto Alberico I (t 924, marito di Ma- rozia), la flotta romana con a capo il senatore Teofilatto (f 926), con il concorso della flotta bizantina dell’esarca deH’Africa. Nella pri¬ ma meta del secolo X ci fu una vasta offensiva Saracena contro le terre del Mediterraneo settentrio- nale. Furono cosi saccheggiate la Maremma (916-924-935; COR- RIDOR1, 2004, 166) e la Liguria con Genova. Da quest’ultima citta, che alfepoca contava circa 4.000 abitanti, fu deportata, nel 935, tutta la popolazione. Cacciati da Frassi- neto nel 972, e poco dopo da tutti i loro possessi liguri, i musulma- ni tentarono una rivincita con il re Mugiahid (960-1044) che, nel 1004, assali e saccheggio una parte di Piša (Kinzica) e nel 1015, di- strusse Luni. La spedizione toscana contro i Saraceni di Bari e di Amantea - 868/69 Le incursioni Saracene avevano investito le coste tirreniche del¬ la Calabria e della Campania fin dalFinizio del secolo IX. L’im- peratore Lodovico II (822-875, re d’Italia dal 844 ed imperatore d’Occidente 850-875) organizzo le schiere provenienti dalle varie parti della Tuscia, per una spedi¬ zione bellica contro i Saraceni nel meridione della penisola. La spe¬ dizione toscana, guidata da Oschi- si (vescovo di Pistoia, 850-877) e Gherardo (vescovo di Lucca, 867- 895) duro quasi cinque anni senza giungere ad un risultato apprezza- bile. (RAUTY, 1988 I, 179) Le prime pievi - secolo VIII-IX A partire dal VIII-IX secolo le chiese principali, quellc dotate del fonte battesimale, vennero desi- gnate con il nome di plebes (con il significato di popolo) alla cui sovraintendenza fu preposto un sacerdote che, sino alfanno 853, venne chiamato piu spesso rettore, Le diocesi in epoca longobarda e franca - secoli VI-X1 _ ma anche custode o governatore. all'erezione delle cosiddette chiese Da tale data in poi tali soggetti fu- rono appellati unicamente p/eba- nus, italianizzato in pievano, un sacerdote dipendente dal vescovo, dal greco episcopos ossia sorve- gliante. In questo periodo il vesco¬ vo era ancora di nomina popolare. (TREMOLANTI, 1992, 25-27) La piu antica testimonianza del termine plebes e del secolo Vlil. La pieve di Capannoli, e testimo- alcuni papi ven nero elevati alla niata dalLanno 724 (BARSOC- cattedra di S . pi etro con la violen- CH1NI, vol. II, P- 10, N. XIII), e za e t a i ora in troppo giovane eta. fu la prima chiesa battesimale, Parecc hi furono esiliati, altri incar- nella diocesi di Lucca, ad essere a , tri uccisi Infatti dall’882 castrensi (ecclesiae castri), che a volte diventarono pievi esse stesse. (FRANCHI/LALLAI, 2000,1,121) La decadenza del papato - secoli IX-XI In concomitanza con le invasioni dei Saraceni, normanni e ungari inizio la decadenza del papato e dei costumi in seno al clero. Cosi documentata col nome di “pieve’ I vichinghi e gli ungari invadono 1’Italia - secolo X Alle invasioni dei Saraceni si ag- giunsero quelle dei vichinghi e degli ungari. Nell’860 i vichinghi saccheggiarono Luni e Fiesole. Mezzo secolo piu tardi Berenga- rio (re ddtalia dall’888, impera- tore dal 916, f 924), chiamo in aiuto gli ungari ed il nord ddtalia divenne terra di scorrerie e batta- §he. Il papa Giovanni X (914-928) Ca pi che ormai doveva contare solo sulle sue forze e sul fratello Pietro che, impegnato nella 1 Ot¬ ta per il potere contro la senatri- Ce Marozia (892-955), non pote ^r altro che invocare 1'aiuto degli ungari. (REND1NA, 1999, 318) Il trasferimento delle sedi dioce- sane al 999 vi furono 30 papi, i quali pertanto regnarono, in media, poco piu di tre anni ciascuno. (FERRA- RIS, 1936, 580) Dopo una serie di papi, che cerca- rono di riportare un po' di norma- lita, fu eletto Giovanni XII (955- 964), sotto il cui regno, scrive Rendina, “il palazzo del Laterano siastici”. (RENDINA, 1999, 328) Nella dottrina la Chiesa man- teneva un ideale di santi- ta, nella pratica si smentiva. Nel 1033, alla morte di papa Gio¬ vanni XIX (1024-1032), venne eletto papa Teofilatto dei conti di Tuscolo, col nome di Benedetto IX. Aveva, come sembra, dodici anni. (INNOCENTI, 1973, 186) Nel caostotale che regnava ali'epo¬ ca, nel 1045, convivevano a Roma tre papi: uno a S. Pietro (Benedetto IX, 1032-1048), uno a S. Giovan¬ ni (1’antipapa Gregorio VI) e uno a S. Maria Maggiore (Fantipapa Silvestra III). Per questa ragione scese in Italia Enrico III (imperato- re 1046-1056) che, il 23 dicembre 1046, convoco a Roma un conci- lio dove vennero deposti i tre papi ed impose come nuovo pontefice Clemente II (1046-1047). Dopo la morte sospetta da avvelenamento di quest’ultimo, Benedetto IX ri- Kenaina, n paiaz^v/ —- divenne un vero e proprio bordello conquisto il suo terzo pontificato di una vita depravata e completa- (1047-1048). (RENDINA, 1999, mente estranea agli interessi eccle- 371) Le invasioni Saracene, normanne e d ungare fecero si, tra 1’altro per conseguenza, che molte diocesi furono impoverite e addirittura co- strette ad abbandonare le loro sedi Per trasferirsi in luoghi piu sicuri. Le invasioni straniere furono, P er b, alForigine del prolifera- lc delle cappelle e delfincastel- 'amento, nei secoli X e XI (nella difesa dalle invasioni), che porto Le incursioni degli ungheresi (889-955). Legenda: “conquista” = delPUngheria. Carti- : HILGEMANN, W./KINDER, H., 2000. na ;?ys\ 32 Atlante storico delle di'očesi toscane ■ i i Le contee vescovili Gia dai tempi dei goti, secolo V-VI, vari vescovi avevano dovuto assumere in pieno la difesa della popolazione, fino alla morte. Del resto, scrive Innocenti, “bisogna prendere atto che la gente preferi- va come vescovo - a causa delle impellenti necessita comuni - un uomo di mondo piuttosto che un santo monaco”. (INNOCENTI, 1973, 128) Nello stesso perio¬ do si vennero a formare i grandi complessi patrimoniali, gli Jura , o contee vescovili (dei quali resta il classico ricordo nella contea di Piazza e Sala, feudo del vescovato di Lucca, che si fa risalire alla fine del X secolo, vedi p. 69). Alcuni presuh rimasero, pero, an- cora a lungo vescovi-conti con poteri politici. Tale fu il caso dei vescovi di Fiesole (contea di Tu- ricchi), Luni, Siena (contea di Murlo) e Lucca (vedi le rispettive diocesi). Con il passar del tempo questi vescovi perdettero le loro prerogative civili. Del titolo comi- Attuali confini regionali Confine delle giurisdizioni 7A Territori perduti (X secolo) J Territorio della Marca di Tuscia J (X secolo) Territori aggiunti (X sec.) e perduti (XII sec.) Territori aggiunti (XI sec.) e perduti (XII sec.) La Marca di Tuscia nel X secolo Toscana - La marca di Tuscia nel X secolo. Cartina: SALVI, 2007. Nel riquadro: (in alto) Il conte Bonifacio III di Canossa (985-1052), nominato marchese di Toscana dairimperatore Enrico II (1002-1024), tento di imporre tasse e balzelli ai monasteri. (BARGELLINI, 1980, 103) Miniatura tratta dal manoscritto Vita Matildis di Donizo- ne, (1111-1116); (in basso) Badia fiorentina fondata nel X secolo da Ugo di Toscana. Miniatura: Codice Rustici, sec. XV. L’imperatore Ottone III in trono. Gli sono a lato un guerriero, simbolo del potere militare e un vescovo, simbolo del potere spirituale. (Maestro della Scuola di Rei- chenau, circa 1000) Monaco, Bayerisches Statsbibliothek. Wikipedia. tale si fregeranno, pero, tutti i ve¬ scovi di Luni fino al 1965, quando furono aboliti dal Concilio Vatica- no II (1962-1965) tutti i titoli nobi- liari annessi ad una sede vescovile. (FRANCHI/LALLAI, 2000, XIX) Le chiese di proprieta privata e il feudo di pieve - secoli XI-XII Il feudo di pieve e una forma nata con i dominiplebis e che, tra il se¬ colo XI e il XII, si determino come un tipico feudo capitaneale. Que- sta forma avvenne proprio quando i vescovi cercarono di recuperare le decime delle pievi e di affermare la propria autorita in spiritualibus. La pieve apparteneva al vescovo a titolo patrimoniale e come patri- monio veniva ceduta, con le sue pertinenze, sia a laici che ad ec- clesiastici. Affermandosi tale nuo- va concezione, i beni patrimoniali passavano in primo piano rispetto alla chiesa stessa, che ne diventava KITALI A INTORNO AL 1000 ČASA o. CANOSSA rorso la fina dal aac. XI :cnon()ii(i ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI -NOVARA di C*ur. Ha»v a deti. A. Maroo Bereii una pertinenza insieme con le ren- dite spirituali. (AMBROSI, 1980, 224-227) Le chiese di proprieta privata furono uno dei maggiori investimenti del Medioevo e rag- giunsero il loro apogeo tra i secoli VIII e X. Signori laici e vescovi elevarono chiese sui loro fondi, le dotavano di beni, ne nominavano i sacerdoti e ricavavano da queste tutti i tipi di rendita fondiaria e di benefici ecclesiastici. (PLOCHI, 1963, 463-467; BALDINI, 1980, 208) II recupero dei beni ecclesia¬ stici avvenne per opera di Leone IX (1049-1054) che, con i sinodi del 1049 e del 1050, invitava tut¬ ti i laici a restituire le rendite della Chiesa ai rispettivi preti e a paga- re le decime al clero sacramentale. Cosi a Lucca, nonostante la quasi totale alienazione delle pievi ai lai¬ ci si arrivo, sin dalfinizio del seco- lo XI, al loro recupero ad opera del papa Alessandro II (1061-1073). (AMBROSI, 1980, 227) Lltalia intorno al 1000; 1’Italia nei sec. IX e X e le invasioni Saracene; Formazio- ne dello Stalo della Chiesa; Possessi del¬ la Časa di Canossa. Cartina: BARATTA/ FRACCARO, 1926. cr > .. -, m n.». H .vnt KI ''C - en 11 Papa Vittore II (1055-1057) quando era ancora vescovo di Eichstaett. Miniatura de ' secolo XI. (a destra) La Chiesa d’Occidente intorno al >000. Cartina: JEDIN, 1976. 34 Atlante storico detle diocesi toscane Toscana - La marca di Tuscia e la “Lombardia” canossiana. Cartina. SALVI, 2007. Nel riquadro: Enrico IV (imperatore 1056-1084) in abito di penitente e scalzo, ai piedi delLabate Ugo di Cluny e della contessa Matilde raffigurata sotto un arco d’onore, nel 1077. Codice membranaceo di Donizone di Canossa (1115). Biblioleca Vaticana, Citta del Vaticano; (sotto) II papa Leone IX con Michele Cerulario, patriarca di Costantinopoli (1043- 1059), due protagonisti del Grande Scisma. Manoscritto greco del XV secolo, Biblio- teca Nazionale, Palermo. Gli iconoclasti e lo scisma d’Oriente - 1054 Si indica il 1054 come anno del- 10 Scisma, ossia quando il papa Leone IX (1049-1054) lancio la scomunica al patriarca di Costanti¬ nopoli Michele I Cerulario (1043- 1059) e quest’ultimo, a sua volta, rispose con un proprio anatema. Lo scisma fu, pero, effettivamente 11 risultato di un lungo periodo di progressivo distanziamento fra le due Chiese. Gia il papa Sisto I (t 125) si preše la liberta di adottare una disciplina diversa dalbOriente per la celebrazione della pasqua. AUa fine del secolo la questione si trasformo in dissidio e papa Vittore (t 199) decise a far prevalere l’uso romano, e la sostituzione del latino al greco nella liturgia fu indicati- vo della sua linea. (INNOCENTI, 1973, 58) Dopo che 1’imperatore Costantino trasferi, nel 330, la sua residenza alla rifondata Costantinopoli si ar- rivo anche ai primi tentativi di se- parazione della Chiesa greca dal la latina. (FERRARIS, 1936, 562) Di particolare gravita fu la controver- sia sulle immagini sacre (iconocla- stia), il cui possesso fu vietato nel 726 dali’imperatore d’Oriente Le¬ one lil. Quando i vescovi e il pa- pato si schierarono contro il prov- vedimento imperiale, giungendo a scomunicare 1’imperatore, questi reagi confiscando le terre che il pa- pato possedeva ncll’Italia meridio- nale. Dopo il sacco dei crociati di Costantinopoli, nel 1204, si arrivo alla definitiva ed insanabile rottura tra le due Chiese cristiane, quella cattolica e quella ortodossa (defi- nita dalla prima scismatica). La popolazione di Tuscia nei secoli IX-XII Nel IX secolo, quando la marca di Tuscia venne istituita, la Toscana contava, secondo calcoli appros- simativi, trecentomila abitanti. Nel 1196, quando la marca cesso la propria esistenza istituzionale, i toscani erano ormai oltre seicento- mila: la popolazione si raddoppio dunque in poco piu di tre secoli. (SALVI, 2007, 98) C£^^> LE DIOCESI TOSCANE NEI SECOLIIX-XIV <2?^r> Le diocesi delle Rationes decimarum - secoli XIII e XIV Le Rationes decimarum furono i conti ( Rationes ) tenuti dai collet- tori pontifici delle singole regioni fiscali ( collectoriae ) in cui era ri- partita la Chiesa d'Occidente per documentare il prelievo delle deci- me straordinarie, imposte dai papi, sulle rendite di tutti i benefici ec- clesiastici allo scopo di sovvenire a particolari urgenze della Chiesa. La regola sulle tasse da im- porre ai contadini sui rac- colti. Pagina miniata. Co- dex Iustinianum, Vicenza, Biblioteca Civica Bertolia- na, (sec. XIV). / tt/r- Le decime Le decime ecclesiastiche (impo- sta fondiaria) nel mondo cristiano vennero considerate come un ob- bligo solo neirVlll sec. La decima fu applicata anche nel campo sta- tale e cosi, per sostenere le spese, '1 5 febbraio 1495, la nuova repub- blica fiorentina adotto “La Deci- uia, un’imposta ordinaria annuale gravante sul reddito dei patrimoni immobiliari”. Papa Cleniente VII (1523-1534) concedette alla signoria di Firen- Ze la cosiddetta “decima per lo Studio” (di Piša). (GRECO) Molti vescovi coniinciarono a cedere la •'iscossione dei loro diritti consue- tudinari, i vi comprese le decime, bando in affittanza feudi e chiese ui determinati distretti. (TREMO- LANT1, 1992, 73-74) Toscana- i comuni nella Toscana del XIII Sec °lo. Cartina: Francesco Inghirami. 36 Atlante storico delle diocesi toscane J^^Aree sotto controllo slgnorile Aree controllate dl fatto I principali comuni toscani all'inizio del XIV sec. La modifica della geografia dio- cesana fu, quasi sempre, la con- seguenza dei cambiamenti politici (territoriali) prodottisi, lungo i seco- li, nelle terre dell’odierna Toscana. Simonia e nicolaismo - due pia- ghe della Chiesa cattolica Simonia (1’atto di comprare o vendere le cariche ecclesiastiche e i sacramenti) e nicolaismo (il concubinato dei sacerdoti) furono le due piaghe che maggiormente colpirono la Chiesa cattolica eu- ropea a cavallo delTanno Mille. (BRIOSCHI, 2011, 38) La prassi del matrimonio ecclesiastico, ma anche la semplice convivenza fra un sacerdote e una donna era una pratica, da sempre, molto diffusa fra il clero. Essa venne formal- mente proibita solo alla meta degli anni settanta dell'Xl secolo, poiche non riguardava esclusivamente la condotta morale dei religiosi, bensi anche la dispersione del pa- trimonio e delle rendite affidate al singolo sacerdote per il proprio sostentamento e per il compimento della propria missione: nel caso un sacerdote avesse avuto figli dalla propria moglie o convivente, que- sti avrebbero potuto rivendicare 1'eredita dei beni affidati al proprio genitore. (BRIOSCHI, 2011, 38) Gia scrittori e concili antecedenti notavano come, da questo eccesso di nascite in seno al mondo degli ecclesiastici, derivasse 1'impoveri- mento delle chiese, che erano lette- ralmente spogliate dei propri beni e delle proprie rendite a vantaggio dei rampolli dei loro sedicenti cu- stodi. (MIGNE, CXXX1V, 1844- 55, 116-117) Il concilio di Firenze - 1055 Per diminuire queste due piaghe (simonia e nicolaismo) il papa Vit- tore II (1055-1057) convoco, nel 1055, un concilio a Firenze. Toscana - i principali comuni toscani alPinizio del XIV sec. Cartina: SALVI, 2007. (a destra) Toscana - Le diocesi di Tuscia (1274-1304). Cartina: GIUST1./GU1DI, inGUIDI, 1932. Legenda: Fece parte delLAbbazia delle Tre Fontane anche 1’isola di Giannutri, non indicata sulla cartina, (vedi p. 119). La Biblioteca Apostolica Vaticana ha curato 1'edizione di buona parte delle Rationes delle collectoriae italiane per i secoli XIII e XIV e una serie di carte con le rispettive diocesi, entro i confini delFepoca. Fino al 1325, la Toscana era divisa in dodici vescovati e non aveva su- bito alterazioni nella sua circoscri- zione ecclesiastica. Da quell'anno sino al 1822, gli smembramenti delle sue diocesi si moltiplicaro- no, tanto da dar luogo a molte al- tre: Cortona (1325), Montalcino (1462), Pienza (1462), Montepul- ciano (1561), Colle di Val d’Elsa (1592), San Miniato (1622), Pra- to (1653), Pescia (1726), Livorno (1806), Massa (1822), formatesi, puo dirsi tutte, “quasi esclusiva¬ mente dalle dodici antiche”. (GUI- DI, 1932, XI-XII, vedi rispettivi capitoli) La diocesi di Pontremoli, eretta nel 1787, non entrava nei confini delFepoca. La lotta contro questi due mali comincio ad inasprirsi, negli anni 1074/75, quando il papa Gregorio VII (1073-1085) pubblico i decre- ti di riforma: scomunicati i con- cubinari, se entro un dato tempo non si emendavano; scomunicati e deposti, i simoniaci. (FERRARIS, 1936, 597-600) Il concubinato, un problema legato piu alla natura delFuomo che alla spiritualita, non cesso, pero, mai di sussistere nella Chiesa cattolica. I vescovi di Firenze e Fiesole con moglie e figlioli - sec. XI Fantapie scrive: “Nei secoli X e XI piu che in qualunque altro tempo il demonio della čarne venne a tor- mentare i chierici. A Prato, come a Firenze e Pistoia, vi erano chie¬ rici che violavano la legge del ce¬ libata; alcuni si contentavano del concubinato, altri andavano fino al matrimonio. I testi segnalano per- fino alcuni vescovi di Firenze e di Fiesole con moglie e una časa gre- mita di figlioli”. La causa principa- le di questo rilassamento era 1’in- vestitura laica o l’acquisto a suon di denari di un vescovato, di una chiesa o di una abbazia, da par¬ te del signore laico. Il prete, cosi provveduto, non era esclusivamen¬ te un uomo di Dio, egli era altresi un “uomo” del signore, dal quale era stato investito della chiesa e al quale aveva giurato fede. Inoltre, per rifarsi di quanto aveva dovuto sborsare, era tentato di trafficare le cose sacre, per cui si veniva ancor piu ad aggravare la sua situazione di chierico simoniaco. (FANTAP- PIE, 1980, 176) II vescovo di Firenze deposto per simonia - 1068 Il vescovo di Firenze Pietro Mez- zabarba (1062-1068) fu, a causa della sua elezione simoniaca, stre- nuamente attaccato dal monache- LE DIOCESI D' ITALIA NEI SECOLI XIII - XIV , cur. di M. GIUSTI e P. GUIDI Scala 1:250000 ^ I ■» . Segni convenzionali ^ ARCIVESCOVATO * C"’«"'« * trtme • VESCOVATO t ♦ OiptUVr t p,«* t nomitt '0 H it^ourn _ eonKm tl tiotiii onlico - eonl.iu 7 noml framo e PISTOIA LUCCA FIRENZE ■* Toscana - Area di diffusione della con- suetudine di decorare le pareti esterne delle chiese con bacini ceramici: Piša (1- 9); San Giuliano Terme (10); Vecchiano (11); S. Miniato al Tedesco (12); Marti (13); Parlascio (14); Lucca (15); Prato (16); Monterappoli (17-18); Coiano (19); Castelfiorentino (20); Certaldo (21); San Gimignano (22-23); Piombino (24). Fuo- ri di Toscana sono indicate le chiese di Pomposa (25); Pavia (26); Varazze (27); Isola di Corsica (28) e varie chiese ro- maniche nelTisola di Sardegna (29-34). Cartina: FONDI/PELOSI, 1986, 374. Nel riquadro: Piša - la comice della chiesa di San Sisto, costruita dopo Tincursione pisana nella citta tunisina di Al Mahdia, nel 1087. (CASELLI, 2007,67) A sinistra un piatto tipico della ceramica araba, oggi conosciuto come “pisana”. LTtalia al tempo dei comuni (sec. XII e XIII). Cartina: RINAVDO, 1949. simo cittadino e da una parte dei fedeli. II prelato venne deposto, nel 1068, dal papa Alessandro II (1061-1073), dopo che il suo ac- cusatore, il monaco Pietro Igneo, aveva superato la prova del fuo- co contro di lui. (TRECCANI, on line) Le chiese decorate con bacini di ceramica - sec. X-XV Tra il X e XV secolo si diffuse nel¬ la penisola, soprattutto nelParea delTinfluenza della repubblica di Piša, la consuetudine di decorare le pareti delle chiese con bacini di ceramica dipinta. La ceramica si diffuse attraverso Piša e nel caso di Lucca fu utilizzato verosimilmente il porto di Motrone (BERTI, 1995, 88). L’arrivo in citta di quantitati- vi ingenti di maioliche, fabbricate con una tecnica differente da quella delle ceramiche cosiddette “nude” (cioe in nuda terracotta) prodotte a Piša, avvenne tra la fine del X e la meta del XIII secolo, vale a dire nel periodo delLespansionismo pi¬ sano nel Mediterraneo. IITAUA AL TEMPO DEI COMUNt (sec.xii e xiii) C.RINAUDO-AOanta storico.H. - - PARA VIA ■ C Tofino MlUno P*dowi-RMni«Ho«n»-N»po)i -Paltrmo FroprieJa,. AHintlro - Lritmtria, GARFAGNANA DOMINIO PAPALE - 1227-1240 Garfagnana ed il suo territorio Nei secoli XII e XIII la Garfagnana raggiunse la sua maggior estensio- ne: da San Lorenzo di Vinacciara (valle del Magra) fin nei pressi di Lucca. Quattro secoli prima, pero, col nome "Garfaniana" si valutava tale soltanto 1'alta valle del Serchio. L'area "Garfagnane", arrivava fino al confine con il distretto lucchese delle "Sei Miglia" (vedi p. 71). In seguito ai conflitti che si sussegui- rono nei tempo, questa vasta area subi un frazionamento in tre parti: la prima permase sotto 1 ’autorita di Lucca, la seconda fu sottoposta alla signoria di Firenze e la terza a quella del duca di Modena. Solo quest’ultimo territorio, sottomesso al principe d'Este, a partire dal di- cembre 1429, conservo il nome di Garfagnana. (STEFANI, 2011, 14- 16) Nel 1185 1'imperatore Federico Barbarossa riconobbe a queste pic- cole comunita la diretta soggezio- ne alfimpero e percio 1 'autonomia. Certi privilegi furono poi confer- n_ iati anche da Firenze (Barga) e dalla casata d’Este (Garfagnana). Garfagnana ecclesiastica L’Alta Garfagnana nei XII secolo a Ppartenne alla diocesi di Luni, c ome risulta dalla bolla In emi- nenti del papa Eugenio III (1145- * 153) dell’11 novembre 1148, che e >1 primo documento che ci forni- Sc e tutta 1 ’estensione della diocesi. La Bassa Garfagnana, invece, ap- Parteneva alla diocesi di Lucca, e dalFestimo di questa diocesi com- pilato nei 1260 risulta che era divi- Sa in sei pievi: Loppia, Gallicano, Losciana, Careggine, Diecimo e ^aldicastello Carducci. (LALLAI, ^d03, 115 e 120) L’autonomia della Garfagnana (vicario di Ca- stelnuovo) in campo ecclesiastico era tanta, che piu volte, nei secoli XVII e XVIII, ci furono tentativi di formare col suo territorio una nuova diocesi smembrata da Luc¬ ca e con centro, appunto, a Castel- nuovo. (LALLAI, 2010,311) Garfagnana e la Val di Lima signoria della Santa Sede 1227-1240 Gia dal VII secolo la Santa Sede, attraverso le scritture longobarde, aveva beni come “ville”, vale a dire čase e terreni, come la Cor- Garfagnana “ant.qua”. Cartina: ANGELINI, 1985. In alto: Barga e sullo sfondo le Apuane. Foto: Mariano Moriconi. Garfagnana da Pontecalavorno agli Ap- pennini (con Parme modenese). Cartina di Domenico Cecchi, 1733. (sotto) Castiglione di Garfagnana - pianta e prospetto sud della chiesa di S. Miche- le nel 1671. (Cartina tratta da Angelini, 1977) A Castiglione il comune, con i suoi consoli ed il suo parlamenta, si riuniva in ecclesia sancti Michaelis, nella chiesa maggiore del paese quindi e di 11 trattava con nobili e comuni vicini (Lucca o Reg- gio nelTEmilia) come una vera minuscola repubblica. (ANGELINI, 1977, 14) te di Ceserana e Lupinaia ed altre nella Garfagnana. Queste tetre non poterono percio essere utilizzate da Lucca, ma godettero di maggior liberta. Cosi si spiega come la con- tessa Matilde (1046-1115) dono beni liberi da legami feudali alla Santa Sede. (MARRONI, 2000, 40) In Garfagnana, la Chiesa roma¬ na aveva, dunque, parecchie terre matildine, cioe Barga, Castiglione, Coreglia, Ceserana, Ghivizzano, Controne, ecc.: ma esse nel 1220 furono date, vita durante, a Guido arcidiacono volterrano. (VOLPE, 1964, 443) Nel 1227 il papa Gre- gorio IX (1227-1241), sollecitato dalle pressioni dei nobili e dei co¬ muni garfagnini e della Repubbli¬ ca pisana, col pretesto della nota donazione della contessa Matilde del 1102, invio un Legato col titolo di rettore della Garfagnana. Questo porto ad un conflitto tra il comune di Lucca e la S. Sede, che culmino, il 18 maržo 1231, con la scomunica della repubblica lucchese e succes- siva spartizione dello stesso vesco- vado di San Martino fino al 1236. (LA PENNA, 1977, 38-39, vedi p. 73) Tutta la Garfagnana quindi e la Val di Lima fino ai confini pisto- iesi venivano a far parte, almeno nominalmente, del dominio della Santa Sede. La signoria di Grego- rio IX duro sino al 1240 quando la Garfagnana fu ricondotta sotto 1’autorita di Federico II (imperato- re, 1211-1250). Lucca riconquisto queste terre nel 1246 e finalmente 1’imperatore, nel 1248, confermo la Garfagnana ai lucchesi. La popolazione della Toscana - secolo XIII Herlihy scrive: “Intorno al 1244 1'intero contado di Pistoia sfamava circa 34.000 persone, su un’area di circa 900 chilometri quadrati. L'affollamento di Siena era ancora piu forte. Si calcola che la popo¬ lazione di Siena e del suo contado oscillasse fra 100.000 e le 150.000 persone, il che significa, trattan- dosi di un'area di 950 chilometri quadrati, una densita di piu di 100 persone per chilometro quadrato. Se tutta la Toscana presentava la stessa densita demografica che Pi¬ stoia aveva raggiunto nel 1244 - e se ben meta del contado pistoiese, sui colli e sulle montagne, aveva una densita molto minore, come sembra - la regione ospitava nien- temeno che 1.200.000 persone gia prima del 1250. La stessa cifra non e stata mai raggiunta in Toscana prima del secolo scorso. Secondo il calcolo di E. Fiumi, che sembra attendibile, la popolazione medie- vale toscana, al massimo della sua densita, era niente meno che due milioni di persone”. (HERLIHY, 1972, 133-134 e n.) 7 . LA DIOCESI Dl CHIUSI don News, 1864. Le origini del cristianesimo a Chiusi - secoli II-III Chiusi fu un importante centro etrusco e romano sulla Via Cassia e fu la prima citta toscana a rice- vere il cristianesimo, a causa della posizione geografka, in quanto si trovava quasi al centro della Via Cassia. Furono forse dei soldati o dei mercanti siriaci, a far nasce- re la scintilla della fede cristiana, durante 1’impero di Adriano (117- 138). La prova della presenza cri¬ stiana risulta, tra 1’altro, dalle ca- tacombe dove trovo sepoltura la martire Mustiola (f 274, cugina delFimperatore Claudio II, patrona di Chiusi e di Scavolino). (BAR- NI/BERSOTTI, 2000, 7-8) L’erezione della diocesi di Chiusi - secolo III Allafine del III secolo 1’organizza- zione ecclesiastica chiusina fu gia articolata. La prima memoria certa della presenza di un vescovo si tro- v a, nelle catacombe di Santa Mu¬ stiola, nella lapide incisa che ricor- da Lucio Petronio Destro (t 322). Le caratteristiche della diocesi di Chiusi rimasero immutate fino alla guerra gotico-bizantina (535-553), c he distrusse gran parte dei monu- menti romani. Da quella distruzio- n e sorse, al termine della guerra, Chiusi - la diocesi di Chiusi e la sua oro- grafia. Nel riquadro: Chiusi - Veduta del- ' a cattedrale di Chiusi. (A. Terreni, 1802) Legenda: Tra le diocesi limitrofe di Chiusi Cl fu anche Acquapendente (parrocchia di Uročeno, tra le diocesi di Sovana e-d’Or- Vl eto) non indicata sulla cartina. Furono 'nserite dentro i confini diocesani, invece, Santa Fiora e Trevinano, che Chiusi ce- dette, gia ne ] 1601, in favore della diocesi d' Citta della Pieve. Cartina: ASF, Piante ^ e ' kapitani di Parte Guelfa cartone XXI, ° 3 > (1770 c.). la cattedrale di San Secondiano edificata dal vescovo Florentino (558-560). (BARNI BERSOTTI, 1999, 9-13) Chiusi e il suo territorio, secondo stiglione del Lago al tempo degli etruschi, dei romani e dei longo- bardi, non solo politicamente, ma anche come giurisdizione ecclesia¬ stica. Con la bolla del papa Celesti¬ no III (1191-1198) fu confermata Bersotti, comprendeva anche Ca- 42 Atlante storico delle diocesi toscane Chiusi - le terre della Chiana ed il ponte di Buriano. (Nord in basso) Cartina: Mechini (1601), Praga, SUAPRAT26\a. anche la dipendenza del territorio di Castiglione del Lago dalla dio¬ cesi di Chiusi, (SERAFINI, 1985, 11 e 41) dopo che questa terra cad- de, nel 1184, sotto il dominio di Perugia. I confini della diocesi di Chiusi La diocesi di Chiusi andava, nel periodo di massima estensione, da Bagnoregio a sud, fino alle porte di Cortona a nord e dal lago Trasi- meno a est, fino a SanFAngelo in Colle ad ovest, ormai sulla strada del mare, arrivando a toccare Ca¬ stiglione della Pescaia, Roselle e Sovana. Tale estensione era ancora in gran parte conservata nel 1200, con Tesclusione dei territori passa- ti in mano alla diocesi di Orvieto e Sovana. (AZZARA, 2009, 5-9) I confini della diocesi chiusina alTepoca longobarda sono rintrac- ciabili in uno degli atti piu antichi della lite di giurisdizione tra le chiese di Arezzo e Siena: la di- scussione avvenuta a Vico Wallari nelLanno 714 e nel diploma di Lo- dovico il Pio delfianno 813. 1 con¬ fini della diocesi di Chiusi erano alTepoca sotto Montalcino e non erano, dunque, molto diversi da quelli del ducato longobardo chiu- sino. (BARNI/BERSOTTI, 2000, 9-10; LIVERANI, 1875,63) Vescovo conte di Chiusi - secolo XII A seguito dei provvedimenti, preši dai papi Adriano IV (1159) e Cele¬ stino III (1191), e del diploma im- periale di Enrico VI (1196), il ve¬ scovo di Chiusi ebbe giurisdizione su un vastissimo territorio. Nella bolla del papa Celestino III furono elencate le pievi del vescovado e fissati i confini della diocesi chiu¬ sina, che si e mantenuta sostanzial- mente integra dalla sua fondazione (IV-V secolo) fino al 1191. L’auto- rita temporale del vescovo-conte, iniziata cinquanta anni prima col diploma di Enrico VI, fini a Chiusi sotto 1’episcopato dei vescovi Be- nedetto e Frigerio (1254). (BAR¬ NI/BERSOTTI, 2000, 16-18) Chiusi circondata dalle paludi A causa delFimpaludamento del suo territorio la citta perdette d’im- portanza e nel Medioevo fu conte- sa da tre vicini: da Orvieto, da Pe¬ rugia e da Siena. Non possedendo La diocesi di Chiusi 43 liberamente la terra, affermo i suoi diritti sul lago e sui pantani insalubri delle vicine Chiane e si accontento delle forme pom- pose. Nel secolo XV, ogni anno nel mese di aprile, nel giorno della domenica in Albis, il magistra¬ ta civico di Chiusi scendeva con banditori, trombette e con gran seguito di gente, alla sponda del lago; montato poi su di una barca, percorreva in ogni lato le acque fino al confine montepul- cianese e, premesso un solenne cerimoniale, “usava desponsare Clanas, come gia costumava la Signoria veneziana nella festa di Bucintoro”. (PARPAGLIOLO, 1932,371) Lo sgretolamento della diocesi di Chiusi - 1325-1601 1462, si arrivo ad un ulterio- re smembramento della diocesi chiusina. Altra amputazione la diocesi do- vette subirla, nel 1561, quando venne creata quella di Monte- pulciano, alla quale furono tra- sferite undici parrocchie. Infine con la bolla di Clemente VIII (1592-1605) del 9 novem¬ bre 1601 fu costituita la diocesi di Citta della Pieve. In quell’occasione, la diocesi di Chiusi perdette il resto del Chiugi Perugino (Castiglione del Lago fu staccata gia nel se¬ colo XII), vale a dire il territorio ad ovest del Lago Trasimeno, che fu conquistato da Perugia nel 1184. (BARNI/BERSOTTI, 1999, 13-20; BINACCHIELLA, 1977, 11-12) Chiusi perde Santa Fiora e Trevinano - 1601 Con 1’erezione della diocesi di Cit¬ ta della Pieve, nel novembre 1601, furono tolte alla diocesi di Chiusi anche le pievi di Santa Fiora e di Trevinano. Queste due pievi non avevano alcun collegamento ter- restre con la nuova diocesi nella quale furono inserite. Per Mai “c’e il sospetto che a determinare quelle assegnazioni cosi anomale siano stati motivi di privilegio e di favori- tismo verso i signori delPepoca (gli Sforza a Santa Fiora e i Monalde- schi a Trevinano), i quali forse chie- sero al papa, ed ottennero, che i loro fedeli dipendessero (chissa perche) dalla nuova diocesi. E certo comun- que, che non furono motivi pasto¬ rali a determinare la decisione”. (MAI, 1989, 80-81, vedi p. 240) H clima della citta di Chiusi era taso malsano dai miasmi che si sprigionavano dalle paludi che ne coprivano gran parte del pia¬ no sottostante e, dunque, anche la permanenza nella sede vesco- y ile non era gradita ai vescovi. Con il vescovo Pietro Paolo Ber- Cni (1418-1437) comincio un Periodo di ulteriore decadenza della diocesi chiusina. Il Bertini elesse la sua residenza in Chian- eiano e il suo successore, Ales- s '° Cesarei (1437-1460), a Chiu- s > non ando quasi mai. (BARNI/ BERSOTTI, 1999) Ca progressiva decadenza della Cj tta fece si, che si giungesse al P r imo smembramento della dio- Ces i, nel 1325, per la creazione della diocesi di Cortona, quando furono smembrate da quella di Chiusi 8-9 parrocchie. C 23 aprile 1459 Chiusi entro a far parte della provincia eccle- s >astica delfarcidiocesi di Siena. C°n la creazione delle diocesi d> Pienza e di Montalcino, nel M ONTgHUCh NTONIUS.CAP.ACLANCIArj; Chianciano ed il territorio circostante. Cartina (particolare): Ferdinando Morozzi (1784)' nel riquadro: Chianciano “in terra di Siena” da una stampa settecentesca (BAL- DASSARI, 1756); (in basso) il cappuccino fra’Antonio, uno dei beati di Chianciano, Chiesa Collegiata di Chianciano Terme. Tratto da: GUIDOTTI, 1980. 02^ LA DIOCESI Dl FIRENZE Le origini della Chiesa fiorentina - secolo III Dopo Chiusi, nella seconda meta del II secolo, la fede cristiana, sempre per il tramite della Via Cassia, approdo anche a Firenze. L’evangelizzazione di Firenze vie- ne collocata, da quasi tutti gli au- tori contemporanei, agli inizi del III secolo. (DAVIDSOHN, 1956, I, 54; GAMURRINI, 1909-1910, 319; FALCINI, 1952, 60; M. LO- PES PEGNA, 1974,285) II primo vescovo documen- tato di Firenze fu Felice, che preše parte al sinodo romano del 313. (PIETRI, 1985, 354) Gli scavi archeologici hanno mes- so alla luce che questi primi cri- stiani non furono dei convertiti in seguito ad un'azione missionaria svolta da uomini di Chiesa, ma gia dei credenti veri. Essi si stabi- lirono in localita periferica, sulla riva sinistra dell'Amo (Santa Feli- cita), vicino a dove la Via Cassia Nova giungeva al ponte romano. I primi cristiani fiorentini erano orientali che parlavano greco, con prevalenza delTelemento siria- co. Gli scavi condotti al di sotto Firenze - lapide greca paleocristiana (IV- V sec.) ritrovata, negli anni ‘40 del sec. XX, nella catacomba fiorentina di piazza di Santa Felicita, attestanti la presenza di una comunita cristiana di lingua greca e di provenienza siriana. (MAETZKE, 1957, 282-324) (a sinistra) Firenze - dipinto di Domenico Ghirlandaio, (1449-1494). delTattuale chiesa di Santa Felici¬ ta, nella piazza antistante e nelfat- tigua piazza de' Rossi, hanno docu- mentato Fesistenza di una basilica paleocristiana, di carattere cimite- riale, a tre navate, lunga 38 metri e larga 26, databile fra IV e V secolo, la sepoltura piu antica fu nelfan- no 405. (MAETZKE, 1957, 283) I confini diocesani tra Siena e Firenze dopo il 1163 Sin dai tempi del re longobardo Liutprando (712-744) esisteva il conflitto tra le diocesi di Siena ed Arezzo per il possesso delle pie- vi in Chianti. La diatriba fu risol- La diocesi di Firenze 45 ta solo nel 1176 e la parrocchia di San Marcellino, insieme a San Felice in Pincis ed altre localita chiantigiane, tornarono di nuovo a dipendere dalla diocesi di Arezzo. (RIGHI PARENT1, 1982,21-22) Nel 1151, il conte Ugolino di Ra- nuccio di Staggia fece donazio- ne al vescovo di Siena, Ranieri (1129-1167), di una grande parte delFattuale comune di Gaiole (il territorio tra Montegrossoli e il fiume Ombrone), questo al fine di trovarsi cosi difeso dalle forze del comune di Firenze, ma ne sorsero diversi conflitti. Finalmente il papa senese Alessandro III (1159-1181) intervene da paciere e, nel 1163, stabili i confini tra Firenze e Siena, limiti dapprima relativi alle diocesi e poi divenuti anche politici. Righi Parenti ne conclude: “Fu questa la prima volta che vennero segnati i confini tra le due repubbliche dal¬ la parte di Poggibonsi, che sono rimasti, per quanto riguarda il Chianti, gli stessi che oggi lo chiu- dono verso il ponente”. (RIGHI PARENTI, 1982, 27-28) Dopo la sconfitta delFimperatore Barbarossa a Legnano, il 29 mag- gio 1176, Siena dovette cedere a Firenze i possessi che aveva a nord, compresi i castelli di Brolio, di Tor- nano e di Lucignano. (MARCHET- TI/TOGNACCINI, 2009, 77) I confini stabiliti nel 1176, fra Fi¬ renze e Siena, coincidono gene- ralmente con i limiti chiantigiani della diocesi di Fiesole con le quat- tro diocesi limitrofe (c’e ancora la localita detta “I quattro vescovi”)- (BENUCCI, 1986, 232) L altra diocesi, quella di Fiesole, Chianti - castelli fiorentini e senesijungo '1 confine e la linea di confine ai primi di '200. Cartina: RIGHI PARENTI, 1982. ^el riquadro: (in alto) Castello di Meleto Ve duta del castello, cassone dipinto (Ca- st ellina in Chianti); (in basso) il castello 'F Brolio in una mappa dei Capitani di Parte Guelfa (sec. XVI). Firenze - S. Maria del Fiore, il duomo di Firenze ed il battistero, dedicato a S. Gio- vanni Battista (incisione di Giuseppe Zocchi, 1711-1767) con il campanile di Giotto “che sembra una produzione della natura piu che delFarte”. (NENCIONI, 1932, 36) Il battistero di S. Giovanni, costruito intorno al VII secolo, fu cattedrale della citta sino al 1128. Il duomo fu costruito a partire dal 1296 con il campanile (alto m 84,70) proget- tato da Giotto (1267-1333) e costruito negli anni 1334-59. conservo la sua giurisdizione sul mente VIII (1592-1605). In tale Chianti sino alla creazione di quel- occasione verra donata alla nuova la di Colle Val d’Elsa, il 2 giugno diocesi Lilliano ed altre parrocchie del 1592, da parte di papa Cie- che erano State sino ad allora sotto CAST£LUNA ^ERTINE. tel MON^feROSSI CAI^S } / SARdisno i • CASTACnOLI / / LEC CASTELVU / A,OLA \ ( Jfc> NCINE / f-w CACCHIANO 8ROLIO ]~W. CElTAf • /tv “Z"* 62 ^ > /CJVESCrCROSSA CASTILU FIORENTINI £ SENESI LONOO I CONFINI ■6EL CHIANTI LINEA Sl CONFINE Al pum aiL poo CMULLI fI0RINTIN ^ >• if.Nrii Ase i ATA -R J CER8ETO H m SIENA* D* CEjTAMl/R. Lvcii/^ano • * se f SCSTA !Efk /' ^Nipozzano Battifolle .Rosami ' • »Magnate Altomena , Clanzolc % 9 Celica i nujouv Pdrciano ^ Lonnanč • a • Slia •V Romana Kjjbbiunu Sedate 9 # Tugliafuni / Bučkin Torsoll Cascia S.Donattf iaP Vizzano Mom cr/sas/anu q p /Ccr/a/io •,.( (Kuri* J* XV. ' s ^O ?#ta) /V*./ 'tP. \ i/iž/su/Za 73*7 v//// d < 2 U'S?///s/. Namd/(® V. .. . >erg,v> — 'Qtyna%. ■' Bp £.>///// /n. / «¥.,/?<■/j,/ y - /. /A W 7. $**Sfg* j)/. * >. ' v —* J*s* '/o/ifL/rtartsu . AN '.riši? J 3iV° -. , f. •. (jn 'ST/^cTlreto V 'iciole vŽCc/lM' evano \ %at£ . S-ieve jw. ui 7 b(/isw3\ ‘ ' I pC^k/Vs. v* 'tn/ui \Bofiuuu'C {0 7 hi \Sfm£o j AvvV fjjlciano ( H.Sv>ert( S-P/sroirp. Otivftv ; j rno/C 1 ; ■ „ •>- ytv*5‘ — •X/'^y - r s .. -n jtTT-g ti i rAM A' S/a/l dr/fc’ ■ • VzC.IltCillTlCc -q. K Ct/i/j/j .. / 7>/ t x,/ir '-' ll\yjbrj A^ fa_ / mlovšh <0-^, - Aylfccrcrtz/ /S>Y /r*“‘*?" 0 o , 7 / N'' -7 •rrih/f/^ >7? Uf'i . ;'. ^ ..\_v ■ •. -■ 0% Ciimtgnti:> ao (' ' 7 A , y&G^Y$.rr; J 'ti/tOL rrs 7 *^; ANNOTAZIONE " i. ■/ ... v . : ■ ■ . j) ’/ - o j < i: s ANNOTAZIONE IVrla I)io<-.-fi Ji IVfolf . .=* VIANTA!*- DELLE DUE DIOCESI - FIORENTINA.E -^lESOLANA - - Firenze - le diocesi fiorentina e fiesolana. Cartina: L. Giachi (1793), SUAP RAT133. Stale - il monastero contea (984- 1774) 11 monastero dello Stale sorse se- condo la tradizione nel 984, in un’area di confine (c. 900 m sim), tra le pertinenze dei Cadolingi (ai quali successero gli Alberti), degli Ubaldini e dei Guidi, tra le dioce¬ si di Bologna, Firenze e Pistoia, sebbene le pertinenze di quest’ul- tima non lambissero direttamente i territori del monastero. Proprio fondandosi sul fatto di trovarsi in un’area di confine, i monaci cister- censi, che successero al primitivo insediamento vallombrosano, ri- uscirono a conservare, fino al tra- monto del Settecento, i beni dello Stale, che assurse a contea autono- ma sia dal granducato di Toscana sia dalla Legazione bolognese, al- meno nelle intenzioni dei religiosi. Sulla scorta dei riconoscimenti della repubblica fiorentina, che tro- varono eco autorevole nelle pagine della cronaca del Villani, i monaci cistercensi di Settimo elaboraro- no nel corso delFeta moderna un impianto pubblicistico volto a ga- rantire la liceita delle loro pretese di piena giurisdizione temporale e spirituale sul territorio dello Stale, fino a farne “uno stato sovrano”. A capo della contea dello Stale, con il titolo di conte, sedeva 1’abate di Settimo (Firenze). Questo nel Sei- cento, quando (1685) la popolazio- ne delFeffimera contea ascendeva a ben(!) sei famiglie, sottoposte al vicario del conte, che altri non era che il curato della chiesa di San¬ ta Lucia. Nel 1758, quando ormai 1’epilogo della secolare storia dello Stale era vicino, il marchese mare- sciallo Botta Adorno, vicario impe- riale in Italia, confermo lo stato di contea indipendente. (ABATAN- TUONO, 2002, 161-192) La con¬ tea consisteva in quattro miglia di terre in gran parte boschive e prative abitate, nel 1771, da sette o otto famiglie di lavoratori e po- chi monaci e con una sola chiesa. Finalmente il 19 maggio 1774 la cosiddetta contea venne unita al Contado fiorentino (Firenzuola) e alle sue leggi soggetta. (REPETTI, vol. 3, 702) In questo periodo ven¬ ne composta anche la questione tra 1’abate di Settimo e 1’arcivescovo fiorentino a proposito della contea dello Stale, rivendicata dal primo come propria giurisdizione parti- colare ancora nel 1777, e poi risol- ta a favore del secondo. (TOCCA- FONDI, 1991,311) Le modifiche territoriali delFar- cidiocesi di Firenze (1592-1795) Con 1’erezione della diocesi di Colle di Val d’Elsa, nel 1592, il territorio di Poggibonsi fu stacca- to dalFarcidiocesi di Firenze. Nel 1785, invece, 1’arcidiocesi ricevet- te quattro parrocchie transappen- niniche, tre delle quali (Brusco- li, Pietramala e Cavreno) furono staccate dalla diocesi di Bologna, e una a Piancaldoli da quella d'Imo- la. Le quattro parrocchie erano parte del granducato di Toscana e, dunque, la modifica diocesana aveva per unico scopo far coinci- dere i confini diocesani con quelli politici. Finalmente, nel 1795, fu effettuata la permuta tra la par- rocchia di Trespiano (Fiesole) con quella di San Martino in Mensola (Firenze). La diocesi di Firenze 49 Santa Maria alPImpruneta elevata a prepositura - sec. XV Santa Maria alTImpruneta nasce come pieve, collocata su un in- sediamento religioso pagano (gia etrusco). La chiesa fu eretta a pre¬ positura (parrocchia con privilegi speciali) durante il plebanato di Antonio degli Agli (1439-1477). La Madonna di Impruneta fu proclamata, nel 1711, compatro- na di Firenze e delfarcidiocesi, nonche liberatrice della Toscana dai flagelli che 1'avevano colpi- ta. II pievano d’Impruneta si fre- giava del titolo di plebanus Dei gratia. (RONCIERE, 1988, 345) Signa in un’incisione di G. Zocchi, 1785. Nei secoli passati, e fino alTinizio del XIX l’Arno ha costituito la via di comunicazione piu importante della Toscana per le merci, dalla foce fino a Lastra a Signa mediante i navicelli che avevano una stazza massima di 20 tonnellate, e fino a Firenze (Pignone) con imbarcazioni piu piccole. Piano di in- dirizzo territoriale della Toscana. (sotto) Impruneta - La fiera dTmpruneta. Incisione di Jacques Callot (1620). \jATU jia Dl S»PliKO/^r LA DIOCESI D’AREZZO Le origini della diocesi di Arezzo - secolo IV Arezzo. Incisione di Moore Georg Belton, 1842. La diocesi di Arezzo e sorta du- rante il secolo IV, dopo 1’editto di Costantino che liberalizzo i cul- ti. Arezzo e una delle pochissime diocesi antiche, una quindicina in tutto, che possiede Pelenco com- pleto dei vescovi (/ dittici ). Se si considera che i vescovi aretini sono 107 e che i vescovi di Roma (cioe i papi) sono 265, si capisce che la diocesi non pud essere sorta in epoca apostolica, come affer- mano magniloquenti leggende me- dievali, ma piii realisticamente nel corso del 300. (LANZON1, dioce- siarezzo.it/index.php; toscanaoggi. it/Territorio/Diocesi/Arezzo/Note- storiche) E tradizione confermata dagli eru- diti, che la Pieve di San Pietro ad Mensulas (odierna Sinalunga) sia antichissima. Ivi esisteva un tempio pagano che San Donato, vescovo di Arezzo (t 362), converti in chie- sacristiana. (AGNOLUCCI, 1911) Primo vescovo e fondatore del¬ la chiesa aretina fu S. Satiro (f 353). La diocesi aretina, dopo la sua istituzione, si ando organiz- zando in una settantina di distret- ti, ognuno dei quali aveva a capo una pieve. Rimangono ancor oggi molte localita denominate pievi: Pieve a Maiano, Pieve al Toppo, Pieve a Presciano, Pieve a Quar- to, Pieve a Sočana, Pieve a Ranco, Pieve a Pacina, etc. E poi Pieve Vecchia, Pievuccia, Pievina, La Pieve, e cosi via. Ci ricordano che queste sono le chiese piu antiche della diocesi, le cui origini sono “dal tempo dei Romani” (a tem- pore Romanoruin), come dicono le carte longobarde delEArchivio Capitolare. Ben cinque pontefici sarebbero originari, secondo Tafi, dalla diocesi aretina: Pio II (1458- 1464), Leone Magno (440-461), Giovanni 1 (523-526), Giulio III (1550-1555) e Marcello II (1555), e due morti e sepolti ad Arezzo (Vittore II e Gregorio X). (TAFI, 1998, 125-138) Arezzo - la diocesi d'Arezzo e la sua orografia (1780 c.). Cartina: ASF, Miscellanea di Piante 774f. La diocesi d’Arezzo 51 Arezzo - Golletta di Chiani nella Pieve al Toppo. Cartina trovata nell'Archivio dei mo- naci cassinensi di S. Fiora e Lucilla. A Pieve di Toppo il vescovo aretino Guglielmino (f 1289) sconfisse, nel 1288,1’esercito dei senesi. II territorio ed i confini della diocesi d'Arezzo I confini diocesani ricalcavano in parte quelli del municipium roma- no, soprattutto sul lato occidentale al confine con Siena. L'abbazia di SanfAntimo, che nel XIII secolo risulto soggetta al vescovo di Chiu- si, nel secolo IX obbediva ai presu- li aretini. La presenza delLabbazia sconvolse in questo punto gli an- tichi confini, poiche, resasi per un certo tempo indipendente dalfau- torita diocesana, quando in seguito perdette di nuovo 1'autonornia fu assegnata, con una parte del ter- ritorio circostante, alla diocesi di Chiusi, centro dal quale dipende- va per il temporale. Tali vicende spiegano per 1'epoca dei decimari anche la strana “enclave” appar- tenente alla diocesi di Grosseto, d'istituzione tarda, in questa zona nella quale il confine originario aretino, sia del municipium, sia della diocesi anche nelfeta barba- rica, non poteva che essere stato il corso dei fiumi Orcia e Ombrone. (FATUCCHI, 1977, 8-9) Secondo Fatucchi: “Nel Casentino d confine diocesano d’Arezzo con Fiesole quasi certamente divise per un certo tempo bizantini e longo- bardi e in antico era stato probabil- mente il limite etnico settentriona- Borghetto - il borgo murato nel 1570. Di- segno di Cipriano Piccolpasso. Borghetto dipendeva nel Medioevo dalla abbazia oenedettina di Farneta/Cortona, diocesi d’Arezzo. . _ le degli etruschi cisappenninici con i liguri. Sul lato orientale Fantico confine del municipium, che se¬ condo una testimonianza di Plinio era bagnato dal Tevere (Nat. Hist. III, 53), non corrisponde ai confini diocesani. Questa linea si formo in conseguenza delFinvasione longo- barda, quando una fascia di terri¬ torio sulla destra del Tevere resto per alcuni decenni sotto il control- lo bizantino, mentre il confine tra Romania e Longobardia si arresto per lo piu sui crinali dei monti tra Campaldino - affresco raffigurante la battaglia di Campaldino (1289). San Gimignano, Palazzo comunale, (1292). Il vescovo aretino Guglielmino degli Ubertini, che governa- va con il pastorale, ma anche con la spada ( piu uomo d arme che d onesta di chei icia , come lo dice il Villani, VII, 110) mori nella battaglia di Campaldino (Poppi). 52 Atlante storico delle diocesi toscane svilo Torrita la valle deli’Arno e quella del Te- vere”. Oltre al fatto che la riva de- stra del Tevere era appartenuta al municipium Arretinorum, e percio anche alla diocesi paleocristiana. (FATUCCHI, 1977, 8-15) Le reminiscenze di questa vasta estensione diocesana si vedono, tutfoggi, nelle localita di Borghet- to e Piazzano, ambedue apparte- nenti politicamente alLUmbria (Perugia) ed ecclesiasticamente al vescovado d’Arezzo-Cortona-San- sepolcro (Toscana). I vescovi-conti d’Arezzo Nei primi decenni dell’XI secolo Arezzo fu incardinata alPinterno della marca di Tuscia. L’autorita del vescovo sulla citta di Arezzo era forte (furono molti i vescovi aretini insigniti del titolo di comes, conti del Sacro Romano Impero): la storiografia insiste sul partico- lare legame di subordinazione che lego la citta alFautorita episco- pale. Uno dei motivi della forza di questo ente e da ricercarsi nei vasti possedimenti fondiari sparsi per 1’intera diocesi, nelle terre su cui esercitava la giurisdizione e nei controllo delle autorita regie ed imperiali. I vescovi di Arezzo fino alla meta dell’XI secolo erano spesso di origine teutonica, stretta- mente legati al potere marchionale ed imperiale. Fino al XII secolo tutti gli edifici della sede vescovile (cattedrale dei Santi Maria e Stefa- no, cattedrale di San Donato, cano- nica ed episcopio) erano fisicamen- te separati dalla citta di Arezzo. II papa Innocenzo 111 (1198-1216) diede ordine, nei 1203, di trasfe- rire la cattedrale dalla collina del Arezzo - diocesi aretina. Cartina (partico- lare): GUIDI, 1932; nei riquadro (in alto): lo stemma del vescovo Guido Tarlati; (in basso): Arezzo in un dipinto (particolare) di Bartolomeo della Gatta (1448-1502). Arezzo, Museo Statale di Arte Medievale e Modema. La diocesi d’Arezzo 53 Pionta dentro le mura cittadine. Arnaldo (1052-1062), anch'egli di origine germanica, fu il primo ve- scovo a fregiarsi ufficialmente del titolo di “conte”, titolo che venne poi trasmesso ai suoi successori, fino al 1175, e che gli consentiva, tra 1’altro, di battere moneta, di amministrare la giustizia, il diritto di esigere tasse. Gregorio (1105- 1114) fu il primo vescovo eletto dalfautorita ecclesiastica, il cui comportamento censurabile co- strinse, nel 1114, il papa Pasquale Il (1099-1118) a deporlo a “causa del delitto d’incesto”. (GATTE- SCHI, 1990, 22; http://www.por- tasantospirito.org/storia-quartiere- porta-santo-spirito-arezzo.html) Arezzo - una diocesi con due vescovi(1325-1339) Giudizio contro un vescovo fornicatore. Miniatura attribuita a Niccolo da Bologna (1325-1402), da un’edizione del XIV sec. di Concordantia discordantium canonum, opera di diritto canonico meglio nota come Decretum Gratiani, redatta dal monaco camaldolese Graziano nella prima meta del XII sec. Medioevo 2011/V. Tra tutti i presuh d'Arezzo si di- stinse, pcr il suo comportamento militare, il vescovo Guido Tarla- ti (1312-1327), che arreco danni gravissimi al papa Giovanni XXII (1316-1334). Nel 1325 egli ave- va conquistato, contro il volere di Roma, Citta di Castello, ed aveva fomentato alcune ribellioni contro lo stato pontificio ad Assisi e Spo- leto. Il papa decise di scomunicar- lo e, nel 1325, di deporlo dal suo incarico. L'altro provvedimento punitivo nei confronti di Arezzo fu quello di se- parare, nello stesso anno, la citta di Cortona dalla diocesi aretina e di crearne una nuova. Guido riu- sci pero, prima della sua morte, ad imporre come vescovo ad Arezzo >1 proprio fratello Piero Saccone (1327-1337) e cosi la citta ebbe due vescovi, uno di nomina ponti- ficia (Boso Ubertini, dal 1325, di fatto dal 1339 alla sua morte nel 1365) e Piero Saccone, che occu- Po la sede vescovile fino al 1337, huando vendette la citta ai fioren- lini e cedette, finalmente, il pošto al prelato papale. (GATTESCHI, 1990, 27; RONZANI, 2000, 281) I confini diocesani tra Arezzo e Siena Durante i secoli si protrasse la di- sputa tra Arezzo e Siena per il pos- sesso di 19 pievi, poste nel comita- to senese ma in diocesi aretina, che giungevano oltre Montalcino. Nel 1220 il papa Onorio II (1124- 1130) concluse la plurisecolare questione attribuendo ad Arezzo il possesso di quelle pievi, le cui origini risalivano “al tempo dei Romani”, secondo le carte longo- barde delTArchivio Capitolare. (Toscana oggi 14/1/2002; www. toscanaoggi.it; vedi p. 107) Guido da Arezzo - inventore delle note musicali Intorno alfanno 1000 Arezzo rag- giunse una grande farna con Guido, monaco benedettino (992 c.-1050), inventore delle note musicali, che permise di passare dal canto tra- mandato a memoria a quello rigo- rosamente scritto. Nato a Pompo- sa (Ferrara) si trasferi nel 1025 ad Arezzo dove lavord per il vescovo Teodaldo (1023-1036). Nella cit¬ ta, fra il 1025 e il 1035, insegno la mušica e il canto per la cattedra- le. Per memorizzare 1’altezza delle note, Guido fece uso della mano e giunse alla definizione della nota- zione musicale. Questa invenzione rivoluzionč il modo di insegnare, di comporre e tramandare la mu¬ šica. Guido d’Arezzo (Guido Pomposiano). Miniatura antica. 54 Atlante storico delle diocesi toscane Arezzo - abito dei contadini aretini. Inci- sione di Bicci A. (1796). Lo sgretolamento della diocesi d’Arezzo - 1325-1561 Dapprima, nel 1325, fu staccato dalla diocesi aretina il territorio di Cortona per formare 1’omo- nimo vescovado. Sul finire del secolo la citta, dilaniata da lotte fratricide, divenne preda di ca- pitani di ventura e infine Firen- ze la compro, nelFautunno 1384, da due di essi per 40.000 fiorini. Nei secoli XV e XVI la diocesi aretina subi altri smembramenti: nel 1462 una parte del suo terri¬ torio venne aggregato alle nuove diocesi di Pienza (Corsignano) e di Montalcino. Fu aggregata a Pienza anche 1’Abbazia di Monte Olive- to, in seguito divenuta essa stessa autonoma (Abbazia “nullius dioe- cesis”, anno 1765, vedi cartina, p. 277). (toscanaoggi.it/Territorio/ Diocesi/Arezzo/Note-storiche) Nel 1561 fu fatta la diocesi di Mon- tepulciano, che si porto via un’al- tra parte del territorio aretino. Alla fine Arezzo dovette subire Tin- giuria deH’abbattimento di Pionta (Duomo Vecchio). Lfincredibile distruzione del “Vaticano areti¬ no” fu voluta dal duca di Toscana Cosimo, nel 1561, per motivi di “carattere militare” con la spiega- zione che: “dal Pionta si poteva bombardare facilmente la citta”. I vescovi d’Arezzo dopo il Concilio di Trento - 1563 La riforma del Concilio di Trento (1545-1563) porto anche nella dio¬ cesi aretina un profondo rinnova- mento. Il vescovo inizio a risiedere stabilmente nel suo episcopio (dal tempo della conquista fiorentina se ne stava nel suo luogo di pro- venienza, in genere la stessa Firen- ze). Il presule riprese anche a fare le visite pastorali in diocesi e i si¬ nodi con il clero; i parroci, al pari del vescovo, furono obbligati alla residenza nella propria sede, da cui non potevano allontanarsi senza permesso. (toscanaoggi.it/Territo- rio/Diocesi/Arezzo/Note-storiche) Arezzo - Pianta delle due strade per Pratantico e Castagnolo, 1777. SUAP RAT, Pelr Leopold 15, c. 178r, v. 42. CG^ la DIOCESI Dl FIESOLE Fiesole — veduta del Ponte alla Badia, che cavalca il torrente Mugnone, nei pressi della Badia Fiesolana e sullo sfondo Fiesole. In cisione: TERRENI, 1817, BNCF- Palat. C.B. 4.5 bis. Le origini della chiesa di Fiesole - secolo IV Fiesole, alFepoca denominata Faesulae, era una delle dodici cit- ta etrusche che si sottomise alla potenza di Roma e fu colonizzata da Silla (82-78 a. C.). Posta alla sommita di urfalta collina (295 m sim), guarda sulla valle delFAr- no e domina Firenze. Secondo la Lombardi le due chiese di Firenze e di Fiesole “ebbero probabilmente una contemporanea origine ed una lenta e travagliata formazione nei Primi tre secoli”, e la chiesa fieso¬ lana, nata sulla via di Faenza sul Mugnone, avrebbe trovato “la sua Primitiva culla la dove sorge oggi la Badia Fiesolana”. (LOMBAR¬ DI, 1941, 32; FORTUNA, 1986, ^4) Dopo la conquista longobar- da (sec. VI), molte chiese furono distrutte e i sacerdoti fiesolani fu¬ rono costretti a riparare nelle dio- cesi vicine. In questo frangente la sede di Fiesole rimase vacante per alcuni decenni. Soltanto 150 anni dopo, in un'epigrafe, ricompare il nome di un vescovo di Fiesole ossia Teodaldo che il 5 luglio 715 congiuntamente ai vescovi di Fi¬ renze, Piša e Lucca, nella chiesa di San Genesio (San Miniato), pro- nuncio un discorso in favore della Chiesa aretina. (ARTUSI/ZULIA- NI, 2007, 33) L'aggregazione dei distretti co- mitali fiorentino e fiesolano - 854 Il 17 agosto 854 Ludovico II (im- peratore, 855-875) concesse a Raimbaldus e a suo figlio Geremia il possesso della corte di Ronta e del monastero di Santa Maria in Mugello, beni che si trovavano in "territorio Fiorentino et Veso- lano". In sostanza alfanno 854 risalirebbe la prima notizia docu- mentabile delfaggregazione dei distretti comitali fiorentino e fie¬ solano. Alfunione giurisdizionale civile non corrispose tuttavia un analogo procedimento ecclesia- stico: i due insediamenti conti- nuarono ad essere sedi diocesane attive. Mentre Firenze percorreva le molteplici tappe che la condur- ranno alfattuazione del regime comunale, Fiesole restava vin- colata ad un potere episcopale. Il territorio della diocesi di Fiesole Dal sec. XII fino ad oggi, salvo leg- gere variazioni, la diocesi ha avu- to 1'estensione descritta nella bolla 56 Atlante storico delle diocesi toscane di papa Pasquale II (1099-1118) al vescovo Giovanni (1102-1134) deli'11 maržo 1103, con la quale si pose fine alle annessioni di chiese fiesolane alla diocesi di Firenze. In quella data Fiesole, con circa venti parrocchie alTintorno (Isola fieso- lana, 78 km2), risulto gia separata dal resto del territorio diocesano (circa 1.300 km2). II distacco del territorio di Fiesole dal resto dalla diocesi avvenne a causa delle annessioni di pievi fat- te dal vescovo di Firenze, a seguito delle vicende politiche, che videro il conte e, poi, il comune di Firen¬ ze annettersi le terre fiesolane tra il Mugello e la Val di Sieve. (RASPI- NI, 1986,41-61) Firenze distrugge Fiesole - 1125 Sotto 1'episcopato di Giovanni, nel 1125, i fiorentini, per togliere ai vescovi 1’autorita civile su Fiesole, conquistarono la citta e la distrus- sero, costringendo il vescovo a fuggire. Inizio, cosi, 1'esilio dei ve¬ scovi fiesolani che duro, per oltre sette secoli, fino al presule Corsani Luigi (1874-1888), che riporto la sede vescovile a Fiesole. La sede vescovile di Fiesole trasferita a Firenze - 1228-1874 I vescovi di Fiesole per ragioni politiche dovettero cambiare sede ben cinque volte. Ebbero 1’episco- pio e 1'archivio distrutti nell'822 dai normanni; nel 1125 dai fio¬ rentini e nel 1167 a Figline, dove hanno risieduto, dopo il 1153, per evitare il trasferimento a Firenze. Per impedire il ritorno dei vescovi fiesolani, nel 1170 fu distrutta Fi¬ gline. Per un secolo vissero esuli in diverse citta prima che, nel 1227, Fiesole - La diocesi di Fiesole e la sua orografia (1780 c.). ASF, Miscellanea di Piante 774e. Fiesole - il territorio di Fiesole con il tru¬ me Mugnone. Miniatura dal Codice di Marco Rustici (1392-1457). papa Gregorio IX (1227-1241) stabili che il pastore del VEcclesia Faesulana doveva risiedere nella citta di Firenze, la prioria di Santa Maria in Čampo, sulla quale aveva la giurisdizione e dove dimoraro- no fino al 1874. (RONZANI, 2000, 266) Nello stesso anno perdette- ro anche il titolo di “conti di Fie¬ sole” e rimasero soltanto pastori. (RASPINI, 1986, 205) Nonostante questo trasferimento coatto la dio- La diocesi di Fiesole 57 Turicchi - La contea di Turicchi in una cartina del sec. XVIII. Fiesole, Archivio Ve- scovile. Tratto da: BILLI/RASPINI, 1986. Nel riquadro: Turicchi in un’incisione di A. Terreni (1802). cesi di Fiesole continuo ad essere separata da quella fiorentina. Fiesole cede San Leonino in Co- nio a Colle Val d'EIsa-1592 Con la bolla di Innocenzo 11(1130- 1143) del 1134 la diocesi di Fiesole medioevale acquisto la sua confi- gurazione definitiva. (COFACCI, 1989; OREFICE, 2001,9) II pivie- re di San Leonino in Conio, parte della zona meridionale contesa tra Firenze e Siena, pagava ancora il suo tributo alla mensa vescovile di Fiesole nel 1274-75 e nel 1302- 1303, come risulta dalla cartina di Guidi (1932). 11 vescovo di Fiesole manterra la sua giurisdizione nel lembo val- delsano fino al 1592, quando ele¬ mente Vlil (1592-1605) assegno la pieve di San Leonino in Conio alla nuova diocesi di Colle di Val d'El- sa. (SPAGNUOLO, 1996, 20-22) torita spirituale sugli abitanti della loro diocesi, anche la giurisdizione e 1’autorita civile sugli abitanti di aleune terre che si trovavano nella loro circoscrizione diocesana e di cui godevano il possesso materia- del loro feudo. Infatti, fino al 1224 giurarono loro fedelta gli abitan¬ ti di Fiesole e quelli dei castelli e delle terre nella Val di Sieci e nel¬ la Val di Sieve. (SPAGNUOLO, 1996, 20-33) I vescovi di Fiesole feudatari del Sacro Romano Impero Nel Medioevo i vescovi di Fiesole ebbero, oltre la giurisdizione e Pau¬ le. Oltre al possesso della citta di Fiesole, del castello di Monteloro, e di altri castelli, i vescovi ebbero anche autorita civile sugli abitanti La contea di Turicchi Dopo aver perso il titolo di “con- te di Fiesole”, nel 1227, i vescovi -r' ! - . - Corso del fiume Arno dalla sorgente nei monti della Falterona fino alla citta di Firenze. Cartina (sec. XVIII), tratta da Bar- , 2000; nel riquadro: Figline nelPincisione di A. Terreni (sec. XIX). pum 9 4-' 1 Foafia k . cW A( am Rafa£ : Ai Jcaarigliom . 3^ hh-ogr&n* t Pmigno X i#7or " v*" 1*^0 fo-s/na * ., ^ Cti runo '! ŠfMarm D^oc.ro/t?^ *•&**/ ^Ristonch fSatnbv^ 0 tt^_ tV.aria / Sesro rama | Monh locd«. / j s\*di Por&ano f Ceatol- \ . jj***"* t S^cfkJ hitnfiHk ^ ^Prahgbon* fcetr* XCk#*b Montefii f Novok lemola . Porta s g/ ^^^onremignaio ^ o £w ,poir ^'* f «o,4 HAanh^aidi^KlSPiaraglm, t -^S&u*»aU s r**'"*\ S*** sL.» r n;„i S Mart mo 1 Monf-som S.Don • 5An#rf» t ^) Samb*r*,a I ’1 H#^ a, \ 5/Wr * , t'" # ' T ~* f 1 ^ Sl mano Cascwf*o^ j i PinefeiimpruV«) I J mano J v Petigho/o ( 3 •{ Pfrhcam SBC^ -~Mlilta*a) Olmaf iV7#no ^S.M,n,^ H£Z t Vort/r/A-i * itfesuM r^«» Incisa t 11 *’ 1 ■ š ntro * 7 y at Ter rano Strovilho Ca/le ta ■ Monftcarailij. ffih * ~~ CoHcgalle Pav\ Hi Itnl/e Sobama tumano t Uel Volterra, Chiusi, Statonia e Vulci e gli odierni confini provinciali (la linea Ratteggiata). Cartina: Carlo Citter (1996), tr atto da CORRIDORI, 2000. II territorio delle Tre Fontane in enfiteusi agli Aldobrandeschi Nel XIII secolo gli Aldobrande¬ schi tenevano in enfiteusi dal mo- nastero romano dei SS. Vincenzo e Anastasio ad Aquas Salvias (o delle Tre Fontane) un ampio com- plesso patrimoniale, corrisponden- te agli odierni territori dei comuni di Orbetello e Capalbio ed al loro entroterra. Nel 1269 ne facevano parte i terri¬ tori dei castelli di Ansedonia, Por¬ to Ercole, 1’isola del Giglio, 1'isola di Giannutri, il rnonte Argentario con il suo castello (Castrum Ar- gentara, oggi Porto Santo Stefa- no), e ancora i castelli di Orbetello, Marsiliana, Tricosto (oggi Poggio Capalbiaccio), Capalbio, Monte- ti (presso Capalbio) e Scerpena. (COLLAVINI, 1998, 263-264) Grosseto - la cattedrale. Disegno di Wil- son, C. H., 1832. Grosseto libero Comune - 1204 Nel 1151 la citta presto giu- ramento a Siena, con la qua- le stipulo anche importanti ac- La contea Aldobrandesca secondo la divisione del 1216. Cartina: CIACCI, 1980. Nel riquadro lo stemma degli Aldobrandeschi ed (in alto) Scarlino, la rocca degli Aldo¬ brandeschi. LA CONTEA ALD0RRJNDESC1 Scccndo /«? dimiom d MONASTERO O LOCALITA' CITATA NEL TESTO _ medlevale )CONFTNF. ... nntoriort} čili cin’ > lonfioburdut iputvsiJJ DIOCESANO ————— Gonim na i .uoghi ^ ,....... La diocesi di Grosseto (cartina: GIUSTI/GUIDI, 1932) ed a sinistra il territorio della diocesi di Roselle anteriormente alFeta lon- gobarda. Cartina: SODI/CECCARELLLI LEMUT, 1994. Nel riquadro: Roselle - “Gli avanzi delEantica Roselle”. Incisione di Terreni, A., (1801). 63 La diocesi di Grosseto - gia di Roselle mim. .murnu',, ,■ fj Montemassi - Guidoriccio da Fogliano, capitano dei Senesi, si reca alFassedio di Montemassi (a sinistra). Affresco di Simone Martini (1328). Siena, Palazzo Pubblico. (sotto) Grosseto - Potesteria di Grosse¬ to. Cartina: Ferdinando Morozzi (1772- 1774). ASS, Carte topografiche Morozzi, 17. cheggiano. L'antica chiesa di Santa Sicutera, a nord di Torniella passo, prima del 1327, a Volterra forse in conseguenza di uno spostarnento del letto del la Farma. Pietra e l'Ac- cesa, venutesi a trovare in prossi- mita della nuova sede vescovile di Massa (1138), passarono sotto i vescovi di quella citta, che del re- sto esercitavano nella zona anche diritti signorili. (BURATTINI) Dalla solenne concessione con cui, il 12 aprile 1188, il papa Clemente HI confermo a Gualfredo i dirit¬ ti vescovili sulla citta di Grosseto si puo ricostruire il quadro delle competenzc diocesane. L'assetto ecclesiastico del terri- torio 'fotografato' dalle raliones delle raccolte decimarie (vedi car¬ tina, p. 37) rivela per la diocesi di Roselle-Grosseto il solo incremen- to delle due pievi di Montepescali e di Montemassi. (BENVENUTI, 1999, 16-19) Questo fu possibi- le solo dopo che Siena conquistd 9ueste due terre, nel 1300 e 1328 r ispettivamente, ed in seguito an¬ che Grosseto (1336). »« arisito CCŽ^ LA DIOCESI Dl LUCCA Lucca - veduta della citta. Incisione di Terreni A., 1817. BNCF - Palat. C.B.4.5 bis. (sotto) Lucca - piantina della citta. La cinta medioevale, ampliata a varie riprese, fu ultimata nel periodo (1544-1645). Incisione di Georg Braun e Franz Hogenberg, 1585 c. Le origini del cristianesimo a Lucca - secolo IV-VI Fino al III secolo Lucca era paga- na e Forganizzazione ecclesiastica divento salda, nel IV secolo, con il vescovo Massimo il quale parteci- po al concilio di Sardica (odierna Sofia, Bulgaria) negli anni 343- 344. (PIETRI, 1985, 351-353; LENZI, 1997, 78) Solo verso il V-VI secolo, pero, il četo rurale lucchese venne conquistato dal cristianesimo grazie alFopera dei monaci, espressione di quell’ana- coretismo del IV-V secolo, do- cumentato sui Monti Pisani. La grotta di Castelvenere, nella valle del Serchio, frequentata per sco- pi religiosi fino al VI-V1I secolo, non mostra traccia di materiali con simboli cristiani. Per Mencacci/ Zecchini: “Pare, dunque, lecito af- fermare che il culmine della pene- trazione cristiana in Lucca e nelle campagne sia avvenuta sotto il ve¬ scovo Frediano nel VI secolo”. Per quello che riguarda gli edifici re¬ ligiosi, pero, anteriore ali’VIII se¬ colo si ritiene solo la chiesa di San Frediano, nel documento del 685 denominata Basilica Longobardo- rum. (MENCACCI/ZECCHINI, 1982, 269-279; comune.lucca.it) Tra il IV secolo ed il periodo del vescovo Frediano (f 588), nel territorio della diocesi di Lucca vennero create una cinquantina di pievi. (MASSONI, 1999, 23) La penetrazione del cristianesimo nelle campagne lucchesi fu anco- ra piu tarda, almeno di due seco- li. (GIAMBASTIANI, 1996, 122; LENZI, 1997, 78) La diocesi di Lucca 65 La diocesi e la iudiciaria Iongo- barda di Lucca - secolo V-VIII II territorio di Lucca nel secolo VIII coincise, grossomodo, con quello diocesano come fu descrit- to nel secolo XIII. (WICKHAM, 1980, 15, vedi cartina, p. 69) Dopo la conversione dei longobardi al cristianesimo (sec. VII), 1’estensio- ne della diocesi si incremento ed il territorio meridionale di Luni, tra Massa e Pietrasanta, si trovo inclu- so (de facto ma non de iure) nel la diocesi di Lucca. Sul finire del do- minio longobardo la diocesi, coin- cidente con la iudiciaria (distret- to del giudice; sinonimo, nelEeta longobarda, di ducato) retta dal duca, comprese i territori della Val d’Elsa e della Maremma toscana, con Roselle e Sovana. (MANCINI, 1950, 28-29) 11 vescovo di Lucca Geremia permuto molti di questi beni posti in Maremma (finibus Suanense e finibus Rosellense), il 9 ottobre 862, con il fratello Ilde- brando II, conte di Sovana. (COR- RIDORI, 2004, 160) Nei due secoli del regno longobar¬ do Lucca era la citta piu potente della Tuscia, sede di un duca. Non e possibile determinare con preci- sione i confini meridionali delEan- tica civitas lucchese (romana), ma pare evidente che essi non doves- sero oltrepassare P Arno. AlEepo- ca della venuta del Volto Santo a Lucca, stimata nelLanno 742, la diocesi lucchese era quasi uguale a quella della giurisdizione lucchese sotto 1’impero romano. (GIAM- BASTIANI, 1996, 29-31) Lucca capitale della Tuscia - 960 Durante gli ultimi anni di Carlo Magno (imperatore del Sacro ro- niano Impero, 800-814), Lucca era ernersa come citta principale della regione, divenendo progressiva- mente il centro di uno dei mag- giori organismi politici del regno, impostato su una base territoriale dalEunificazione di piu contee e dallo stretto legame con la Corsi- ca della cui difesa militare era in- caricata; alla meta del IX secolo rappresentava il fulcro di un du¬ cato (definito Marca Tusciae solo dal 960), al quale era stata annessa gran parte della Toscana con l’ec- cezione dei territori di Arezzo, Sie¬ na e Chiusi che furono aggregati in seguito, nel periodo degli Ottoni. (VALENTI, 2007) L’allargamento della diocesi di Lucca in Valdinievole (Pescia) - secoli VI-VIII AlEespansione civile e militare del ducato di Lucca, nei secoli VI e VII, fece seguito anche il corri- spondente allargamento dei con¬ fini diocesani. (BERTINI, 1818) Sulla base del quadro storico del¬ la Tuscia, tra il VI e 1’VIII secolo, si puo presumere, secondo Rauty, “che tanto il ducato quanto la dio¬ cesi di Lucca si siano ampliati nel- . .,-vpraa a.i P a I Lucca e San Paolino - il primo vescovo (secondo la legenda, sec. I) e patrono del¬ la citta. Particolare di tavola dipinta del secolo XIV, Basilica di S. Paolino, Lucca. Lucca - S. Frediano, vescovo di Lucca che devia il Serchio, affresco di Domeni- co Aspertini (1508-1509), Lucca, Basilica di S. Frediano. Lucca e Toscana settentrionale nel secolo VIII. Legenda: Le linee indicano le alture; linea tratteggiata = limiti del territorio; palude; (Empoli) non registrato nel secolo VIII; 1) montagne, la) Garfagnana, 2) pianura di Lucca, 2a) territorio collinare. Cartina: WICKHAM, 1980. (sotto) Lucca - La diocesi di Lucca e la sua orografia (1777 c.). ASF, Piante dei Capi- tani di Parte Guelfa cartone XXI, 08. la Valdinievole (Pescia) centrale incorporando territori gia pistoiesi, e che solo in seguito alFavanzata longobarda si sia verificata di fatto 1’annessione della fascia centra¬ le della Valdinievole al ducato ed alla diocesi di Lucca”. (RAUTY, 1988, 71-72) Dopo lo sfondamen- to del limes bizantino, il vescovo di Lucca, approfittando della quasi certa vacanza della cattedra pisto- iese, aveva ulteriormente allargato il territorio soggetto alla sua giu- risdizione, addirittura superando il crinale del Montalbano, fino alla valle del Vincio ed alla pieve di Celle. (RAUTY, 1995,44) A Medioevo inoltrato, dopo 1’estinzione della casata Cadolinga (1113), il vescovo di Lucca riusci ad estendere la sua autorita poli- tica su Fucecchio e la sua palude. (HERLIHY, 1972,42) L’estensione della diocesi di Lucca oltre 1’Arno - sec. VI Il territorio a sud delLArno (oggi diocesi di San Miniato) venne a far parte del vescovado lucchese nel VI secolo. II territorio della diocesi di Lucca nel Medioevo, esteso ol¬ tre 1’Arno fino a Casciana Terme (Bagni di Casciana) e Fauglia, fu frutto della conquista longobarda a scapito dei territori di Piša e Vol- terra rimaste piu a lungo sotto il controllo bizantino. (CECCARE- LI LEMUT, 1996, 9-56; MOREL- LI, 1999, 43, nt. 20) Diocesi lucchese - secoli XIII/ XIV La prima descrizione della diocesi lucchese si trova nel Libellus Exti- mi (libretto delTestimo, del 1260) che ne delimita esattamente i con- fini. (PACIFICI, 1989, 20) Questi confini coincidono, quasi in tota- lita, con quelli delineati nella car¬ tina di Giusti/Guidi del 1932. Dal Libellus, compilato per ordine del La diocesi di Lucca 67 papa Alessandro IV (1254-1261), risulta che le chiese sottoposte alla cattedrale di Lucca erano 670, cin- quantotto delle quali nella citta e ventidue nel suburbio. (BIANCHI, 1845,303) La ricostruzione di San Marti¬ no ed il papa/vescovo di Lucca -1071 La cattedrale di San Martino fu indicata gia in un documento del 724/725 come sede vescovile. (CONCIONI, 1994, 10) La chiesa fu rifondata, negli anni 1060-1070, al tempo del papa Alessandro II (1061-1073), alPanagrafe Ansel- mo da Baggio, fondatore della pataria che, durante il papato, ave- va conservato la cattedra di Luc¬ ca (1057-1073). In quel periodo, dopo lo scisma del 1161, pieno di lotte contro il Sacro Romano Impero ed i normanni, ci furono a Lucca (1159-1176) diversi vesco- vi “scismatici” (filoimperiali). La costruzione della cattedrale ebbe termine solo alla fine del secolo XV. (LERA/LERA, 1998, 148) 11 Volto Santo di Lucca e la sua venerazione in Occidente H Volto Santo di Lucca e un croci- fisso ligneo, nella cattedrale di San Martino a Lucca, che la leggenda definisce un’immagine acheropita e che e stato al centro di una diffu- sa venerazione in tutta Europa fin dal Medioevo. Grazie ai pellegrini che sostavano a Lucca, durante il viaggio verso Roma o Santiago di Compostela (Galizia), Pimmagine sacra del Volto Santo fu oggetto di venerazione e godeva di una va- sta farna e con esso la stessa citta. La piu emblematica attestazione di questo sfincontra quando il re d’Inghilterra Guglielmo II il Rosso (1087-1110) compi piu di un giu- r amento, “per Vultum di Lucca”. (BACCI, 2003, 116) Breve cenno storico dello stato di Lucca-(1081-1847) Secondo Carlo Minutoli: “Gli atti che fissano e stabiliscono legal- mente la liberta e Pindipendenza del nostro Comune, sono la carta di Guelfo VI, del 6 aprile 1160, con cui trasferi nei lucchesi ogni suo diritto e giurisdizione, come duca o marchese di Toscana, e come erede della contessa Matil¬ de; e il diploma di Federico I, in data del 9 luglio 1162 con cui, con- validando la precedente cessione DI\ft LVCENTIVM LIBi -‘DjOaAVj AYHYONaBEXE®^\' -IVBISPCVNrFmi BONc MIA. A/DJTOR. HANC * PATR1AL SW Y.U GJ N£A PONI CVRVrTi A SEN TV EIVSDEM HAITI TO EM >EAE RENTI POŠTPJ5 KEtJOVKE* J T l ' £3p:avifam . inpccdčti Ml oeacabuozg« ftibtis fpectanc buf ad daricoe J i90mtonunc I r^latvidft-coc | fpccriribuc ad ____J lafcos.fobcc bobctonoa partas.jln fponfaUbttf. 3lnTecuda oc mammonuo. Jčt oaa i Mta tUa majama. fiI iOuid aut fit mri monium.vndc oicaf.vbt ftiit inlritntum. z p q at.z quot fnntcaufe infhfucndt mrimonij z oc impedimčtie ipfine z mnlria oliie vid c bon.1 glo.j^cvij.q.i.in fumma. ad oedarario nem oiffinirionte ptofcqmf glo. ca.catifa.q. ijrin pdn. / f tizlaid ftnt fponfalta vidc p tej:. p:c.q.v.tnx. Mforates. funt cm fucuraru na ' priarum p»miflio.vnde fc brit ad matrimo nfum vrquoddam fJicambalu. tčtoiaitura fpondeo fpodeo qt5 idem č qd pzomirro. vt in.\.i.z ij.ff.oc fpcnfa.binc fponfuo qaafi p:o milftiG.t fponfa quali p»miflt.fed quafi p 9 ptroanjnutrimomj adimpler*e ptomilTio vnde ptopac no oterif fponfae z fponfa. fed manam z vro: cti&ntc camalem copulam n.! foloo pfenfus am inotu fa cit matrimoniu ,JS i3wT!c5?al!ancer tum quid fi cotracerif matrimoniu ai berra oebctnr illico fibilegamm cumptrarit p ver ba oc pnd lica matrimoniu non pfummaue rit.vt inJLatm fucrit.fF.oc condLz ocmon. tamč appcllatione matrimontj cdpic bendif mrimomum oiitajrat camalicopula pfnmmatu.vr č tejrin.ee>: publico. oc puerfi pinga.vndc ante copulam polfunt lica ipto- pac appellari fponfi.nam videf mnlier fpon ia.i.^mifTa rcfpcctn carnalie copnk.z fic pnt inrdligiiuraquctalc0 nupri.10appcll.it fpo faljia pa vaba oc pntuvt in.c.pcnul J.co. 4 'Bndc f*m fnbicaa materij appcllatione ma frimonij qnqj pptebcndif matrimoniu ptra ctum folo pfenfu .qncp camali copula cofum matum.vr plcmlTunc terigi in qudhoc faeri oc qua vidc qo oiri in oicto.c.cj: publico. e v |bcr ptedieta octcrmmaf alta qucftio. o icit ftaturtl mulicr maritata no adnuttaf ad fnc cefTibncm panmcam fratribu 0 .quidam oc cdfitrclictioftluamafculio-r fiha ocfpofata ' paverba oc furnro.qucnfnuqmd ifla ocbe atcj:dudi a fuccdfionc patcma.-z oiccndum dl q> non.quia cj:quo agitur oc odio appdla tionc marirarc non venit fponfa.fccua fi agc retur oc fauo:c.px> boe bon 7 tcr.in.l.nS fine iC.oe bonio q libcr.-r ibi p crCy.z alioe.-r vi oc bonam glo.mlli.oe nup.in.^. fed fi vj:o:.? j^cvij.q.i) .in p:in. kc 9 fi o iccrcf dc filia oota " f ' f' ftaep tfb fucccdaa quia indl oori. .ucca che riposa sul Volto Santo in un’incisione del secolo XV. Incunabolo 157 f. 2r. iblioteca Capitolare Feliniana. f/V Boemia, 1331-1334; De’Rossi di Parma, novembre 1334-novembre 1335; Mastino della Scala, 1335- 1341; Piša, 1342-1369). L’esiguo ducato (repubblica, fino al 1805) si estinse, nel 1847, dopo che tale de- cisione fu preša dal Congresso di Vienna, nel 1815. II territorio di Lucca 11 territorio lucchese, continua- mente accresciuto dopo la carta I r :;.n tj ■... # j um Mirnu činu- m r- trnti ATO Empoli - affresco dell’Assedio di Empoli (1530) del pittore fiammingo Jan Van der Straet, detto Giovanni Stradano o Strada- nus, (1523-1605). (sotto) Empoli - Vicariati di S. Miniato, Empoli e Fucecchio di Ferdinandus Mo- rozzi (1780). SUAPRAT181. come capo delTimpero, concede ai Lucchesi la libera amministra- zione del Comune”. (TOMMA- SI, 1847) Da quel periodo in poi ebbe inizio la lenta e progressiva espansione territoriale dello stato di Lucca. Cio che essa non pote- va ottenere con la forza delle armi, cerco di acquistarlo con 1’oro. (PENNACCHI, 1970, 48) La re¬ pubblica, in continuo minacciata dai suoi potenti vicini, se la cavo, sempre, grazie alle sue relazioni diplomatiche ed al fatto che la cit- ta, con la sua pianura, fosse cinta da una catena di montagne, una specie di muraglia cinese naturale, e dal lago di Sesto/Bientina (sin dal sec. XIX prosciugato). I con- fini dello stato lucchese non coin- cidevano mai con quelli diocesani. (BRATCHEL, 2008) Lo stato di Lucca rimase lungo la storia sem¬ pre indipendente e sovrano, tranne alcune parentesi di dominio stra- niero nel secolo XIV (Giovanni di A V V ERTENZE Per mencsnze di spazio ci i »lato impossib Ul WI « •• segnara nella diocesi dl lucca le chiese lulto , eslstenll dl Gignano e S lorenzo (presso f HH i Pleve dl Brancolll, Mugreno, Toringo e V« cleno la Jud esl dl lucca), Porzuolo e S. Miche In Eschelo (presso Vicopelagol, S. Cessieno S. Pielro la sud di lucca presso Guemo). Lucca - diocesi lucchese nei secoli XIII-XIV. Cartina (particolare): Giusti/Guidi, 1932. Legenda: “Avvertenze” fanno parte della cartina originale. Nel riquadro: Lucca - la chiesa di San Michele nelLincisione di Belton Moore, 1842. II decanato di S. Michele fu eretto il 28 giugno 1518 in nullius dioecesis, e duro fino al 1906. deirimperatore Enrico VI (1165- 1197), fu descritto nello statuto del 1308, vale a dire: 1. Citta; 2. Bor- ghi (nelle vicinanze del secondo cerchio delle mura); 3. Sobborghi (Suburbio, parrocchie rurali conti- gue alla citta); 4. Distretto, giace- va tra il suburbio ed il contado (a distanza di circa sei miglia della citta - le Sei Miglia), si estende- va attorno alla citta per circa 200 km2, con 5.451 “fuochi” nel 1331 e soli 1.152 “fuochi”, nel 1461; (LEVEROTTI, 1988, 66, 79); 5. Contado, vale a dire le dodici vi- carie: Valdarno, Valdinievole, Val- leriana (e Villabasilica), Valdilima (e Terre de’cittadini), Barga, Core- glia, Camporgiano, Castiglione di Garfagnana, Camaiore, Pietrasan- ta, Massa del marchese, Lunigiana (con Sarzana e Carrara); 6. Forza. In quest’ultima categoria entrava- no i luoghi conquistati sui popoli vicini e “tenuti forzatamente dai vincitori”, tale era il caso di Ser- ravalle, Lizzano e varie terre: Val- diserchio, Buti, ed altre contigue al Serchio e ali’Arno, conquistate dalla repubblica lucchese sul con¬ tado pisano. I feudi ecclesiastici di Lucca II territorio di Lucca conteneva an- che due feudi ecclesiastici, le Jure, vale a dire del vescovo e dei cano- nici di S. Martino, incluse firam- mezzo il territorio della repubblica, ne interrompevano la continuita; rnentre era del tutto ven uto meno 1’altro feudo delFAbbazia di Še¬ sto. Costituivano la prima Jura le terre di S. Stefano o Castello - S. Casciano - S. Lorenzo - S. Michele ■ S. Quirico di Moriano - Aquilea - Šesto - Diecimo; la seconda, quelle di Massarosa - Fibbialla - Gualdo - Ricetro. (TOMMASI, 1847, 142) I kiudi di Piazza e Sala, di Diecimo (vedi cartina alla p. 270) e di Mo¬ rano furono poi chiamati contee in relazione del titolo di conte palati- no, che il vescovo di Lucca ricevet- te nel 1355. (LALLA1,2015,12/20) 11 papa Benedetto XIII (1724-1730) con la bolla dell’11 settembre 1726 eresse la diocesi di Lucca in arci- diocesi honoris causa (senza dio¬ cesi suffraganee) per ricompensare cosi il vescovo Bernardino Guinigi (t 1729) per la cessione, il 17 lu- glio 1726, alla repubblica di Luc¬ ca dei diritti sulla Jura, vale a dire sulla contea vescovile di Diecimo e Moriano. Nel 1787 1’arcivescovo Martino Bianchi (| 1788) cedette la giurisdizione temporale sulla 70 Atlante storico delle diocesi toscane ALI * LETORI r loaitr I t r tl %tfi. s* nuH.K* Hipf . ivmui Qvj fM SoMo La I PcKlHT. K FATO Ib f Lucca - la cartina dello stato di Lucca di Alessandro Resta (1567). Legenda: verde = il territorio lucchese; rosso = il territorio del ducato di Firenze; marrone chiaro = il territorio Estense; bianco = lo stato di Massa. Cartina: ASL. (sotto) Lucca — Il trasferimento del Volto Santo verso Lucca, narrato nella leggenda Leobiniana. Affresco di Amico Aspertini (1508/9), Lucca, San Frediano. contea di Piazza e Sala agli Esten- si duchi di Modena, ma conservo, pero, il titolo di conte. (TORI) UrTaltra Jura (signoria feudale) ebbe il Capitolo della Cattedrale di Lucca, comprendente Fibbialla dei Canonici (Camaiore), Ricetro (Camaiore), Massarosa e Gualdo (Massarosa) con unita Valpromaro (Camaiore), dal 1° luglio delFanno 932, data delle prime donazioni dei re dTtalia Ugo e Lotario II, fino al 24 giugno 1799. (JONES, 1954, 18; LERA, 1969) La popolazione di Lucca La popolazione dello stato di Luc¬ ca si aggirava intorno a 100.000 abitanti mentre la capitale osci 1 la¬ va fra 20 e 30 milla. Dopo le epi- demie, nel secolo XIV, la popola¬ zione lucchese scese, pero, a soli 50.000 abitanti mentre nella capi¬ tale sopravvissero 10.000 persone. (PINTO, 2000, 6-9) Nel 1744, se- condo Repetti, ci furono a Lucca 106.559 abitanti che salirono, nel 1837, a 164.151 persone. Tommasi descrive cosi gli abitanti: essi “for- La diocesi di Lucca 71 i Lucca con il territorio circostante (Porcari, Vicopisano, Bientina, Calcinaia. Badia di Šesto) ed il lago di Sesto/Bientina, con le sue principali suddivisioni: Lago di Pozzeveri detto Carpinocchio, Lago di Compito, Šesto lago di Bientina, Isola), prima della rettifica delPArno nei pressi di Calcinaia (1559-1579). Cartina: ASL, Capitoli, 9 c.c. (sotto) Lucca - il territorio di Sei Miglia. Cartina: WICKHAM, 1995. Legenda: In giallo sono indicati i feudi del vescovo ed in verde quelli della Canonica di Luca. Sorbano del ve- scovo fu feudo vescovilefino al XIII secolo. (CASAROLLI, 18-19) Vedi anche la p. 271. (in basso a destra) Lucca - il fiume Serchio presso Bagni di Lucca. Dipinto di Vincenzo Segarelli, sec. XIX. 72 Atlante storico delle diocesi toscane Lucca - cattedrale e piazza di San Martino. Dipinto di Bellotto Bernardo (1720-1786), 1746 c., York, YorkArt Gallery. mavano tre classi separate, vale a dire: de’ cittadini - de’ foretanei - de’ forensi. I primi, se tenevano domicilio fisso nella citta o bor- ghi adiacenti, erano i soli nei quali stava propriamente la Repubblica; perocche godevano i diritti civili e politici: laddove i non compresi nella cittadinanza, detti foretanei se oriundi lucchesi, e forensi se venuti di fuori, nulla partecipava- no de’ privilegi cittadineschi, ed erano riguardati e trattati come sudditi”. (TOMMASI, 1847, 142) 1 governanti lucchesi furono diplo¬ matki versatili, mentre la ricchez- za di questo stato, che si affermo per quasi otto secoli, riposava sulla laboriosita della sua popolazione in parte discendente dagli antichi longobardi di stirpe germanica. Lucca con le Alpi Apuane e la riviera della Versilia con il lago di Massaciuccoli. Cartina: TOB1NO, 1995. M. Pisarimo w,- latla Ort* FOCEOO Ril. del Frrt . Punta Carina 1670 V ČARGOM "PMfERMA POHTE STAZZEMESE RETttHAKC A 2 ZAN 0 Pa*qull»0 CULLA M 0 NTEBFL 10 MGriTEGGIORI '/jjs.LUCIA C R0TAI0 CAPRtGLIA SlUplOfA^ MOMTlGNOSa aUERCETA VIA AIJRELIA (S S n.l) A12 AUTOSTRAČA A -T~£SJr ~- ^ ' W TTT."* — mf TIH • ' »bP M -sr* CINOUALE FOHTE D EI MARM 1 F1UMETTO TONFANO MOTRONE LE FOCETTE MARINA Dl RIETRASANTA LIDO Dl CAM* La diocesi di Lucca 73 Banchieri, sparsi in ogni angolo d’Europa occidentale, e raffinati produttori di seta, essi eccellevano anche in altri campi. Lucca batte moneta per 1’imperatore Enrico IV; il lucchese Pancio da Contro- ne, proveniente dai monti di Ba- gni di Lucca, fu medico di fidu- cia del re dflnghilterra Edoardo II (1307-1327). (ROVAI, 1993, 37) La soppressione della diocesi di Lucca - 1231-1236 Le ambizioni territoriali di questo piccolo stato lo portarono, spesso, in conflitto sia con i suoi vicini sia con altre potenze straniere. Una delle crisi piu gravi fu quella con il pontefice nel secolo XIII. II con¬ flitto tra papa Gregorio IX (1227- 1241) ed il comune di Lucca per il possesso della Garfagnana, gover- nata dalla Santa Sede sin dal 1227, fini con 1’interdetto contro la citta di Lucca mentre il vescovo venne deposto, il 27 maržo del 1231. Per di piu, il territorio e le chiese della diocesi vennero divise tra le confi- nanti diocesi di Piša, Pistoia, Luni, Firenze e Volterra. Al vescovo di Firenze affido la giurisdizione vescovile sulla citta ed in seguito alFarcivescovo di Pisa.(PACCHI, 1785, 122; FERRI, 2005, 132) Direttamente dalla S. Sede fece dipendere la Val di Lima e le sue chiese. Solo il 12 dicembre 1236 Gregorio IX tolse 1’interdetto e no- mino un nuovo vescovo a Lucca. (GIAMBASTIANI, 1996, 240-42) I Iucchesi esattori delle decime nelFEuropa del Nord e Groenlandia La presenza di mercanti toscani nelle piu remote lande del conti- nente europeo testimonia il loro spirito d’intraprendenza e di av- #r ' ntmmcm mmms. Lucca - La famiglia di Lorenzo Trenta alla messa. Maestro del Libro d’Ore Bou- cicaut’, (1410, c.); (BSL, Messale di Lo¬ renzo Trenta). ventura. Nel maggio del 1282, papa Martino IV (1281-1285) incaricava 1’arcivescovo di Trond- heim (Norvegia), Giovanni Rufo, di versare ai rappresentanti del¬ le societa bancarie Iucchesi degli Scorcialupi e dei Ricciardi le de¬ cime per la Terrasanta riscosse in Groenlandia, in Islanda, nelle isole 01 mommio LUCCA 0UIESA MASSACIUCC0U Lago di Massaciuccoh Vlila Puccini Lucca - osteria lucchese presso San Fre- diano. Stampa francese del sec. XIX. 74 Atlante storico delle diocesi toscane Scandinavia di Olaus Magnus, 1539. (sotto) Colline Pisane - Luoghi pii, villaggi e centri fortificati tra la Valdera e la Valdisola nei Faroer e nel Regno di Norvegia. Lo storico Roberto Sabatino Lopez conclude: “I pontefici affi- darono, infine, alle grandi compa- gnie toscane il trasferimento delle decime ecclesiastiche raccolte per tutta 1’Europa. In qualita di agenti papali, oltre che di dipendenti del- la compagnia lucchese Scorcialu- pi, alcuni di loro si spinsero fino in Groenlandia, dove il tributo fu pagato in pelli di foca, stecche e tendini di balena”. (DEL PINTA, 2007, 46) L’ospedale di San Pellegrino - parte della diocesi di Lucca A San Pellegrino (1525 m sim) un secoli VIII-XIV con la pieve di Triana. Cartina: PESCAGLINI MONTI, 2012. La diocesi di Lucca 75 gruppo di persone mosse da inten- ti di amore cristiano, si riuni nel XII secolo. Questi uomini, ed an- che donne, vivevano in forma comun itaria e si chiamavano fra loro con 1’evangelico appellativo di fratelli. Con il lavoro e con le questue, la comunita provvedeva alLassistenza dei viandanti che transitavano sul valico tra Toscana e 1’Emilia. Sorse una chiesa e nac- que un edificio di ricovero. (GUC- CIONE, 1986, 12) La gestione fu affidata ai frati di San Pellegrino, una congregazione di laici con- versi di regola agostiniana, che rimasero in attivita fino al 1859, quando venne inaugurata la nuova strada del Passo delle Radiči. A proposito del la sua appartenenza diocesana Guidi scrive: “L’ospe- dale di S. Pellegrino, quantun- que comparisca nella diocesi di Modena in decime del secolo XIII, e dato al la diocesi di Lucca, cui viene attribuito, oltreche dali 'Esti- >no di questa diocesi, da parecchi ul tri documenti dei secoli XII-XV”. (GUIDI, 1932, 369, vedi p. 364) La questione delFubicazione della pieve di Triana La pieve lucchese di Triana (o Atriana) fu posta, da molti storici, nella localita delEodierna Valtria- no (Fauglia) ed in questo seguirono §li scritti di Repetti e di Schneider. Questi autori furono probabilmen- te la fonte per il Guidi (1932, vedi P- 30) che ubico, anch’egli, questa pieve a Valtriano. Toscanelli con- sidero, invece, questa localita una importante stazione dei Volterra- ni sulle rive della laguna pisana”. (TOSCANELLI, 1933) Mentre Valtriano (ad ovest d’Atriana), secondo Tremolanti, “potrebbe non avere avuto niente in comune c °n quest’ultima localita ma esse- re stato un autonomo approdo sui¬ ta laguna vicarellese, molto estesa, come appare ancora in vari testi e documenti del sec. XV”. (TRE¬ MOLANTI, 1992,69/35) Camarlinghi afferma: “La pieve di Atriana, che riuniva i popoli di varie localita tra cui Lari, Crespi- na, Lavaiano, oltre che Perignano, era ubicata sulla strada per Orceto, ai piedi delle Colline”. (CAMAR¬ LINGHI, 2009, 16). Lo sgretolamento della diocesi di Lucca - 1519-1822 Dopo lunghi secoli di immutabi- lita o di espansione, la diocesi di Lucca comincio a sgretolarsi, per- dendo alcune parti del suo territo- rio. Dapprima fu il caso di Pescia che si distacco, nel 1519, in pro- positura nullius. Dopo fu il turno dei territori ceduti, nel 1622, alla nuova diocesi di San Miniato. A queste perdite seguirono, nel 1789, i territori di Barga e Pietrasanta ce¬ duti alEarcidiocesi di Piša. E final- mente, nel 1822 (difatti nel mag- gio 1826), la Garfagnana Estense (48 parrocchie delEarcidiocesi di Lucca) fu aggiudicata alla nuova- mente costituita diocesi di Massa. (LERA, 1975, 61,65; LANFORTI, 2004, 116) Nello stato lucchese si trovavano anche paesi che eccle- siasticamente dipendevano dalla diocesi di Luni-Sarzana, come Mi- nucciano, Montignoso. (FRAN- CHI/LALLAI, 2000, XX) Castiglione di Garfagnana con San Pellegrino, (1574-1594). Cartina: ASL, Differenze 453 n. 4. LA DIOCESI Dl MASSA MARITTIMA - GIA Dl POPULONIA lCONvPROSETIV; ANTICH^SSlMAi Dl MASSA v v o 4 $ a Massa Marittima. Incisione di A. Durand, 1862. Le origini della diocesi di Populonia La diocesi venne eretta nella civi- tas di Populonia (Golfo di Barat- ti, Piombino) nel secolo V, ma la sede venne poi trasferita a Massa (Marittima, appellativo annesso solo dopo 1’Unita d’ltalia, 1859). Secondo Garzella: “Nulla si sa sulle origini della diocesi. Sembra che il cristianesimo vi si affermas- se dopo la pace costantiniana, ma le prime notizie sui suoi vescovi non sono anteriori alla fine del V secolo. II piu antico sicuramente testimoniato e il vescovo Asello (Asellus, episcopus ecclesiae Po- puloniensis), presente ai sinodi del papa Simmaco del 23 ottobre e del 6 novembre 502 e precedentemen- te, senza il titolo della docesi, al sinodo del papa Gelasio I del 13 maržo 495”. Dopo 1'invasione lon- gobarda delfltalia, iniziata nel 568, Populonia fu abbandonata dal cle- ro che, con il vescovo San Cerbo- FIGVRA P 1 ANTACG- NELLE 1 _ DI SIENA ne (Cerbonius, f c. 580), si rifugio nell'isola d'Elba. La sede vescovile fu ripristinata, nel 649, allorche il suo titolare Mariniano partecipo, nelPottobre, al sinodo romano del papa Martino I (649-655). (GAR¬ ZELLA, 1991, 1-4; FUSI, 1987, 67; DALLAI) La denominazione episcopus Populoniensis fu ancora usata saltuariamente per i vescovi e la diocesi fino alla meta del seco¬ lo XII. (GARZELLA, 1995, 172- 175) Il legame con Populonia non verra comunque meno e i vescovi, anche se residenti a Massa, conti- nueranno a chiamarsi "di Massa e Populonia" fino al 1978, quando il vescovado venne ribattezzato in "Diocesi di Massa Marittima- Piombino" ( Dioecesis Massana- Plumbinensis). (PAPINI, 1999) A. Du.r^, v ,‘, ,\ afr z a J - u B Taluv,Jj«,.1 Čapovi; C U j/pnoK'; • s .j-. c y u jj t - i E M.™.UU T \ J -L v lau ^' voj, tm'p«),]« ^ .1: An Joioijono yt'Jorvolti{^io c Et C.a/.i tluu* RM\eJe. . * Cypt »l.Ur f)i p^u*u muli G Ki \ j.-\ « ži > JL ^j\ J* Gi u^n.i c .iVl 7 '** 7 ' 1 vfiA Xcno aU ,-ioA <)ic vZ\n<‘' ‘ L I 7 oi - r.\ \Xjoio\jo / T^i Tine Joucvfe loiJhufKj tt ruLvoto n)|vf^ouh.\ thc V' C \hitfi-lyv;piCi c!mn in«itifn»tutrt*: mir.tr' cr Trtatr oniibi tri mio ovfip&fr ffofHliim .rpUfrro' .uru.i or altrut inouom' »c ni ijb .utifrflp inccpro t|ttc ci tiari jsiLmi er uciueuto uti •TP|'iLitiuin iiluinozar poem* tn ntft 5 7i(un titcipč wbc.tr i Ul’ jpiio- croplcniflč mkf ftpccmbi tr fcipiciuv' .lTpcnnm-litli .bte .niftreiRM epi in afF fr c.nvnt pciu ('intuf (*on» fcu (vmirco tn citV ti Ijttrie etttrcihr ncg1ipn\rw cr fi non ftnur- fr cpciptan m.itPcpio trnc.tr crTtbMr-£'Ub(>cn liU.cri CITT fuc* fauf .iiifortM (»Thn'ifrfltnn fita fi'ut fup? impiita pcnioTčm crč monnftpnmt'i erpethocrapiait m.ifPcoie .pcvginii.itoitin in.ifl 5 cm* Trbanc P-„o cifttll.nu cithrr mi? irnpnnr.' . L-vvCv . Imn ftnrununo ero:-q'i(mniq;uc*Iiitr c"c atMLin a(V tnonnfrpninUi urjlinu' afr' coi* utalTc n6 poflir trop tnaftclUntittln nun upliiratronor nonem 'Tjlilu nrtrnnc »1'pnuioač ptt cer. ? v ^ VV*mt trrtu riftinn,-. crtapirauam rifritub. \ . '-.n iinfil C-u fc .uu r.nn< n e cr.trpcntmc . i\Vj 1 l '’ cic * t m •imc. ^itrirmpta funr«t,numc.ta Ki ant frfaulanicnc , .■ C • ?mcuc imnfhimt cr uinfrinouc nulfnmane ličar ci pene i|vmi fruci a fmgir fuigiio mino-ijpfincrmi ftnr poinun .pncPTico laboatonoo tiii Ume criulc -tTtatrcrminit-ft imrllicpr fuijtuti lifiurLtbeuci crfubr’ttiiun tmrtijjmc . Tinin buduinu-in riiepfi poittu rti finpu.t-prirentPTic* int\i> leer no Libor.uur fcufcor laboiin prnn fingmi cvuine nB u.tltir ncctrncir u»o uietr.cr.iboiiii unč qp l>.\bcb.tr il'itrm cmeito rti fiugin, cvtrciTr Tvtatronnu mb-frfiT iVoottco mc\' jK.iftpibilobpytifr fen frdr Lbeaii.bfohcnrti' craltoantoHin fingmi cr ftrnr pnnii nicufcni a ntPTicr p^mruit bcbitiuii cr-tbboanfcru fenritčr lecv fru fi firnf. i vfO non liboamr fcu f^ir labeun cvir {mrt onii mit .tf c •ta^iufitp crbftp tbne ulocčr .tlicju.i infrno-lFrfin' iTcm uittllignf Tt frnctp cr buctimo no utirane uf» JDiuotitt fjictti -qtn a q mp.uuirnt ,iImIu\ preme.• dltnn ot c]'c\iunini»(: pefuTr itTfingtUiuV triurne Jlnputm feuc.1 .litie Miner ufjigcmmc t.Unpie momt ul'Utr tiuifCuTiurifouoIo. ftnia ul frtnr n,nj.fr fnlT-Mj. p.tfiibt nfnlrtatroe.vij.p.tfUip .itJiccnun (.sitni tri: .11110 • Massa Marittima - Gli Ordinamenta su¬ per arte rameriae et argenteriae civitatis Massae, meglio conosciute come Codice minerario (Lex mineraria, compresa negli statuti del Libero comune di Massa, data- to tra il 1311 e il 1325) si collocano pero tra le norme antinfortunistiche, di diritti collettivi, di doveri individuali, ecc., ASF. Monterotondo nel 1818, “prima della creazione delLindustria di acido boracico”. Lito- grafia di E. Ciceri (1813-1890). 81 La diocesi di Massa Marittima - gia di Populonia venne a crearsi tra tutto questo im- broglio di parrocchie, un vuoto, un interregno durante il quale vi era- no si i nuovi vescovi, ma in realta officiavano sempre quelli vecchi”. (RIPARBELLI, 1973,219) Le modifiche territoriali della diocesi di Massa - 1802-1816 In applicazione della pace di Amiens (maržo 1802) il principato di Piombino con 1’isola d'Elba e le sue dipendenze (Pianosa, Monte- cristo, Cerboli e Palmaiola) furono annessi, 1'8 dicembre 1802, alla diocesi d’Ajaccio (Corsica), terra francese. Il 28 maržo 1803 il ve- scovo di Massa e Populonia Toli venne trasferito a Pistoia e Prato. Il 18 aprile 1805 1'arciprete Barto- lini comunico a Massa di aver pre¬ šo possesso canonico delTElba a nome del vescovo di Ajaccio; il 24 aprile 1806 un decreto del principe Felice Baciocchi (che insieme alla consorte Elisa, sorella del Bona- parte, dal 1805 governava il prin¬ cipato di Piombino) pose termine alla giurisdizione del vescovo di Massa sul suo territorio e lo asse- gno ad Ajaccio. Con questo atto la diocesi di Massa venne ridotta ad un 'piccolo resto': 10 parrocchie (S. Pietro alTOrto e S. Cerbone a Massa; S. Lorenzo a Campiglia; S. Andrea a Montever¬ di; S. Andrea a Sassetta; S. Maria Assunta a Frassine; S. Lorenzo a Castagneto; SS. Jacopo e Cristofo- ro a Bolgheri; S. Bernardo a Casti- glioncello; S. Lorenzo a Canneto) con una popolazione di appena 9.238 abitanti che il vicario Batas- si reggera per 15 anni. (PAPINI; TONGIORGI, 1995, 10) Finito il periodo napoleonico il Papa Pio Vil (1800-1823) riuni con la Bolla pontificia Singula- ri omnipotentis Dei providentia , del 9 giugno 1816, alla diocesi di Massa Marittima la citta di Piom- C_e'(ttlq 7 ?omaiaiici) St/tr/i. O., J? S/ifiV/tmr 'M/lc' ts/tručvo' dfižeflijnčfl ,/(// i/tuta: ,M( »r-ljert > MKotou.il , .. /J '{n.r.r.sTf, UuuoMjFraf/tno I CMir/. fiiinr.fr n Ciavorrano 'I ■ •‘ j ■ i. dftk ., // /iin k 'tUlil • f/fs/sfft?; one dei leaiadi tfr/p Massa - la diocesi di Massa nel 1770. Legenda: la linea rossa indica i possedimenti del granducato di Toscana; blu: il principato di Piombino; verde: territorio (“condominia- li”) con confini non definiti. Porto Longone (Elba), indicato come parte di Piombino fece parte, difatti, dello Stato dei Presidi. Oltre la terraferma e 1’Elba fecero parte della diocesi di Massa, alPepoca, anche le isole di Pianosa, di Montecristo e di Capraia, non indicate sulla mappa. Cartina (particolare): ASF, Segreteria del Regio Diritto 4864. bino con il suo circondario e 1’iso¬ la d’Elba con le isole adiacenti di Pianosa, Monte Cristo, Cerboli e Palmaiola. Con un decreto del 20 giugno 1816, 1’arcivescovo di Siena dette esecu- zione alla bolla di Pio VII e restitui alla diocesi di Massa il territorio dell’ex principato di Piombino con le sue dipendenze, vale a dire i ter- ritori staccati un decennio prima ed annessi alla diocesi d’Ajaccio. (PAPINI 1999; ADRIANI, 2010, 36; GRECO, Cronologia ) LA DIOCESI Dl PIŠA Piša-veduta di Piša. Acquaforte di Pomheimer Kilian (1788-1828). (sotto) Piša - diocesi pisana e la sua orografia (1770 c.). ASF, Miscellanea di Piante 774b. Piša - confini del municipio romano. Cartina: SODI, 2005. Nel riquadro: Storie di Fedra e Ippolito, 180 d.C. (particolare), Piša, Camposanto Monumentale. Le origini della diocesi di Piša La diocesi di Piša ebbe le sue origi¬ ni a cavallo tra il III ed il IV secolo e venne a sovrapporsi pressoche ai limiti delle circoscrizioni civili delLepoca (municipio romano). II primo vescovo noto fu Gaudenzio, presente al Concilio di Roma del 313. Il territorio diocesano sareb- be stato ridotto durante e subito dopo la conquista longobarda di Piša (intorno al 610) con 1’espan- sionc della diocesi di Lucca a nord (in Versilia) e a est (lungo la valle delLArno, sulla sponda sinistra, fino quasi a Empoli, e poi a est ver- so Castelfalfi e Chianni-Volterra). La diocesi di Firenze avrebbe con- fiuistato Empoli e quella di Volter- ra la zona tra Castelfalfi e Chianni. (SODI, 1995, 46; VIOLANTE, 1995,370/7) Diocesi di Piša prima delPinva- sione longobarda (secoli IV-VII) Sodi scrive: “In mancanza di prove contrarie, e dunque corretto ipotiz- zare, che la diocesi ecclesiastica corrispose al suo sorgere coli ’ager Pisanus, e tale rimase sino alEepo- ca longobarda. A Nord il territorio giungeva al fiume Vesidia (Versi¬ lia, attuali comuni di Pietrasanta, Seravezza e Camaiore), e confina- va col territorio lunense, alla loca- lita Pontestrada, subito fuori Pie¬ trasanta”. (SODI, 1995,48) Diocesi di Piša dopo 1’invasione longobarda - (secoli VII-XI) Dopo 1’invasione longobarda (se¬ coli VI/VII), il confine settentrio- nale della diocesi pisana venne ridimensionato ed il nuovo limite, tra Lucca e Piša, congiungeva il litorale alle pendici delle Apuane. Il confine meridionale vide inve- ce un ampliamento. Passo sotto la diocesi pisana il lembo di ter- ra tra i fiumi Fine (al settentrione di Vada) e Cecina, fino ad allora volterrano. (SODI, 1995, 53-57) Riferendosi agli scritti di Mariti e di Volpe, Tremolanti conclude: “Questi scritti quindi lascerebbero presumere che, prima della entrata dei longobardi, le chiese delle Col- line Pisane fossero sotto la diocesi di Piša”. (TREMOLANTI, 1992, 60/4) Piša - il territorio diocesano prima delFinvasione longobarda (sec. VI). Car¬ tina: SODI, 1995,54. Piša - il territorio diocesano dopo 1’in¬ vasione longobarda (sec. VII). Cartina: SODI, 1995. Piša riconquista la costa e le isole - sec. X-XII In seguito alEabbandono delle opere idrauliche romane, prima, e di diverse invasioni, lungo i secoli che ne seguirono, 1’intera costa (da Civitavecchia a Luni) con le isole rimase quasi del tutto spopolata. Dopo qualche modesta conquista pisana nel sec. X (lo scoglio di Palmaiola di fronte alEElba), la ri- conquista della costa e delle isole inizio solo alfalba dell’XI secolo: isola d'Elba (intorno al 1010), Ro- signano Marittimo, (1067). (ČA¬ ČI AGLI, 1999,33) L’antico porto volterrano di Vada fu promosso, sin dal 966, dai marchesi di Tuscia. Il castello di Piombino era sorto nel corso dell’XI secolo ad opera dei be- nedettini della vicina Falesia, con la partecipazione anche dei pisa¬ ni. Nel 992 il papa Giovanni XV (985-996) istitui una pieve a Ca- stiglione della Pescaia, mentre Tinsediamento fortificato venne attestato solo nel 1163. Nei decen- ni successivi entro a far parte del contado pisano, che nei primi anni sessanta giunse sino a Scarlino. (BALDASSARI, 2010, 126-131) 84 Atlante storico deli e diocesi toscane II comitato pisano nel 1162 Con il diploma del 6 aprile 1162, 1'imperatore Federico I (detto Bar- barossa, 1155-1190) diede al co- mune di Piša la conferma giuridica degli acquisti territoriali compiuti e di quelli che si proponeva di com- piere, portando i limiti meridiona- li del 'comitato' pisano a Castel di Cornia, Scarlino e Porto Ercole. Egli concedeva, inoltre, ai pisani la costa da Portovenere a Civita- vecchia. Nel successivo diploma deirimperatore Enrico VI (1191- 97) ai pisani, del 1° maržo 1191, furono enumerate le localita poste entro i confini del comitato pisano; per quanto riguarda la Maremma, furono citati: Massa, Canneto, Monteverdi, Castiglion Bernar- Pisa - i possedimenti dei Della Gherar- desca. Cartina: GHERARDESCA (della), 2005; dalPalto in basso: 1. Castagneto, 2. gli stemmi Della Gherardesca (di Dono- ratico, a sinistra e Castagneto, a destra), 3. Bolgheri, 4. Bibbona, 5. Donoratico (i dipinti delle localita 1, 3 e 5: collezione privata, 2. Della Gherardesca; 4. Ales- sandro Sei, 1580, particolare, chiesa di SanPIlario, Bibbona); gli stemmi da uno stemmario seicentesco di Piša. Le quattro localita indicate piu Casale divennero, dopo la caduta di Piša nel 1406, parte del vicariato (feudo) dei Della Gherardesca di Castagneto. CACIAGLI, 1980, 64. di, Vignale, Campiglia Marittima, la rocca di Biserno, la Rocca a Palmento, Donoratico, Castagne¬ to, Segalari, Bolgheri e Bibbona. (CECCAREL1 LEMUT, 1972, 34) Piša metropoli di Corsica - 1092- 1284 La Corsica che, al tempo di Gre- gorio I (590-604), aveva quattro diocesi (Ajaccio, Aleria, Sagona e Taina) nel secolo XI faceva ancora parte - almeno in teoria - del Re- gnum Italiae , in particolare della marca di Tuscia, anche se in real- ta essa era indipendente, dominata dai marchesi Obertenghi. (SCAL- (a sinistra) Piša - la diocesi dopo il mille, con le pievi che compaiono tra XI e XIV secolo. Cartina: SODI. 1995,49. (sotto) Piša nel 1428 c.; Piša, Chiesa San Nicola. La diocesi di Piša 85 FATTI, 1992, 9-10; SCALFATI, 2008, 153) Nel 1077, il papa Gre- gorio VII (1073-1085) riaffermava la sovranita della Sede Apostolica sulla Corsica e affidava al vescovo di Piša, Landolfo (1077-1079), il compito di promuovere la riforma ecclesiastica e di imporre 1'autori- ta politica del pontefice sulFisola. Il vescovo di Piša veniva investito oltre che del potere spirituale an- che di un compito di carattere tem- porale. (VIOLANTE, 1963,43-45) La Sede apostolica non si preoc- cupo di giustificare i suoi diritti sulFisola e, durante tutto il XIII secolo, affermo semplicemente che era di sua proprieta. (BANTI/ VIOLANTE, 1991, 125-194) La bolla del 1077 fu conferma- ta nel 1091, dal pontefice Urba¬ no II (1088-1099), che nelFaprile delfanno successivo nomino il ve¬ scovo di Piša arcivescovo, sotto- ponendo al la sua autorita anche le cinque diocesi della Corsica (Ajac- cio, Aleria, Taina, Saona, Maria- na). (RONZANI, 1996, 15) Ad aiutare il presule pisano nel go- verno della Corsica, furono i mar- chesi di Massa, eredi della Marca Obertenga, nella Liguria orientale, e della contea di Luni dalla quale dipendeva la Corsica. (ISTRIA/ DI RENZO, 2003, 31, vedi p. 314) Dopo la vittoria genovese contro i pisani, nel 1120, il papa Callisto II (1119-1124) tolse a Piša, il 6 apri¬ le 1123, i diritti metropoliti sulla Corsica. Questi diritti furono resti- tuiti gia il 21 luglio 1126 dal papa Onorio II (1124-1130). (CECCA- RELLI LEMUT, 1991,44) Nel desiderio di riconciliare le due repubbliche marinare il papa co- strinse Piša e Genova ad un accor- do conclusosi a Grosseto il 20 mar¬ žo 1133. Per raggiungerlo, pero, il Papa dovette soddisfare le pretese genovesi sulla Corsica. A Genova eretta in arcidiocesi, nello stesso ar >no, furono attribuite cosi, oltre dleta pamp* vaRohi Viterhiua Turtcn Capri.ru T?IAbC0'i*i Ter ut Italia con 1’isola di Corsica. Cartina: Sebastian Munster, 1550. due diocesi continentali (Bobbio e Brugnato), anche tre diocesi corse (Mariana, Nebbio e Accia). A Piša rimasero solo tre vescovadi (Ale¬ ria, Ajaccio e Sagona). (NOBI¬ LI, 2006, 189-193; VIOLANTE, 1963, 54; BONDIELLI/CARRA- RA) Dopo che i genovesi sconfissero i pisani nella battaglia della Meloria (1284), sparirono anche le pretese pisane sulFisola. La Corsica risenti moltissimo 1’influenza delFarte pi- Corsica - il Golfo di Girolata con un for- tino genovese (sec. XVI). Nel riquadro: la chiesa S. Michele a Murato, gioiello del romanico pisano (XIII sec.). Foto: Me¬ dlo evo 2003/VIII. 86 Atlante storico delle diocesi toscane Turruania ©itff 3tamme» frinD f*|» MitcfaiuiM / »»n6 t»rr&fH allrtn In ®arii« »I«$(funtcn: feabcr jf< »unbspfttill ao'(B/ ttibtfc^tbuZat f(l$»»io Sorti* Sardegna di Sebastian Munster, 1550. sana specie neH’architettura eccle- siastica, poiche i pisani costruiro- no sulTisola oltre trecento chiese. Tutfoggi 1’isola conta 45 chiese fabbricate dai pisani nelfepoca d’oro del romanico. (CAPUTO, 1969, 22-23; BURGALASSI, 1987,314) Piša metropoli delle diocesi in Sardegna - 1135 i Nel 1080, il papa Gregorio VII \ (1073-1085) affido la legazione in Sardegna al vescovo Guglielmo di Populonia (RONZANI, 1996, 138) che fu, in seguito, sostituito dal presule pisano Daiberto (1050— 1107). Per quello che riguarda il privilegio della legazia sulla Sardegna non si sa, secondo Turtas, se fu concesso al presule di Piša prima o dopo la sua elevazione ad arcivescovo, il 27 aprile 1092, e in ogni caso ne- gli anni tra 1092-1098. (TURTAS, 1999, 208-210) Piša acquista diritti metropoli- tani su Sardegna (1138-1324) e Massa Marittima (1138-1459) Al pošto della meta della Corsica (tre diocesi) passata a Genova, nel 1133, il papa Innocenzo II (1130- 1143) concesse alLarcivescovo di Piša, Baldovino (1137-1145), il 22 aprile 1138, i diritti metropolitici su due vescovadi sardi (Galtelli, Civita), quello di Massa (Maritti¬ ma) e la primazia sulla provincia di Torres (Sardegna), confermando la legazione in Sardegna. (CEC- CARELLI LEMUT, 1995, 150-51; RONZANI, 1996, 122)Questi pos- sessi furono convalidati dalfiinpe- ratore Federico I, nel 1162, quando concesse ai pisani la costa tirrenica da Portovenere a Civitavecchia, tutto il comitato e molti castelli del volterrano, la diocesi massetana e 1’isola d’Elba. (VOLPE, 1964, 31; Sardegna - le circoscrizioni ecclesiasti- che durante il Medioevo. Cartina: TUR¬ TAS, 1999. MARRARA, 1961, 28; BANTI, 1936, 29) LT1 aprile 1176, papa Alessan- dro lil (1159-1181) estendeva la giurisdizione primaziale pisana ai giudicati di Cagliari e Arborea. (BONDIELLI/CARRARA; MAR¬ TINI, 1839) Piša perde le diocesi in Sardegna - sec. XIV L'inizio del periodo aragonese si- gnifico, tra 1’altro, 1'esclusione delfarcivescovo di Piša da ogni ingerenza nella vita ecclesiastica sarda. Il presule pisano continuo, pero, a fregiarsi dei titoli di lega¬ ta pontificio e di “primate di Sar¬ degna e Corsica”, malgrado che il suo potere in Sardegna fosse ormai nullo. La seconda novita, conseguente alla prima, fu il ri- torno delle due diocesi di Gallura (Civita/Olbia e Galtelli) - dal 1138 suffraganee di Piša - sotto la di- retta dipendenza della Santa Sede. (TURTAS, 1999, 299-300) Il titolo di primate di Sardegna e Corsica, ormai solo onorifico, consentiva, peraltro, ali'arcivescovo di Piša di sedere subito dopo i patriarchi (Concilio Vaticano I, 1870; Con- cilio Vaticano II, 1963-65). (FAB- BRI, 1995, 313) Montevaso attribuito alParci- diocesi di Piša - 1150 L'estinzione della famiglia dei Ca- dolingi, avvenuta con la morte del conte Ugolino lil, il 13 febbraio 1113, provoco 1'inizio di una lunga lotta per il possesso di Montevaso (una rocca strategica, sul confine tra Piša e Volterra) tra il vescova- do di Volterra e 1'arcivescovato di Piša. II contenzioso fu chiuso, il 15 otto- bre 1150, quando il papa Eugenio III (1145-1153), assegno Monteva¬ so alfarcivescovo di Piša. (TOZZI, 1994,23-42) La diocesi di Piša 87 ' ITALIA MEDIEVALE (SEC. XI-XV) Circoscrizioni ecclesiastlche. Selsml ed eresle 1 CS-—-' - Ordini religiosi Diocb«,i invnediatamente soggette l ] Incforiti dirctl3n1šoic dalla Santa Sede) I-J ijjejle PiWrfce eccIesiiBtiche nel 1600 i MILANO one deli*' sedi costituile dopo il sec. VII (ti33i *b Šablon i (iitc.\ •.Vescovatl ( !jQC£Sl)-e*lstentl-alla-findTleT sec. XV: _ 9* estatenti nel seoViP^« Nov«r« creati dal sec. VIR al XV Vescovali soppressi, „ _ j.i_ oPaaatum ImcJII 'Eouilio (I4S6I -d" 'VENEZ1A 04S1I -•^...imificatfo mi 1 Principali abbazie c m ' J f ^ Cong rog az ioni dei Benedettmi (cluniaeanai. camaldoloti, vaTlomprotiani, culereann. oloetam ecc.) Basilianie altri ordini a Certosmi Domenicani • Francescani y Principali ere8ie e centri di djffuaione \ Divisione tra seguaci del papa (VRoma L£t e del .papa di Avignone nel grande scisma d Occidente (1378-1449) 'phfortfl 54, OflP>' *• Bf ceniti (1239; • f**y •Mac*ntin320> Tgiemlnp eSfltm? Camarino o Urbnaghi oAmiterno anPRFDONIA »cuao ki n p« i ‘ *Mot»ui»cXn ■° t rARANTQ ISEOPri Lftt Turtl (HUlHaidO.. |P»11133 a I •ullraganaa . ,4 Consilino^c, CtfftccmlAerOpOlr* P.OuU V- i ,k xi Veita 0 c l mwot V , oHcai _ fmrne.XlBuaiantl >° _i ?* 0 — lt*cXiBlende 0 , w e a CefUenJ ^SaaanotoacJL *£or 'j^ALERMO i II potere delFarcivescovo di Piša - secolo XII II binomio Comune-Diocesi, se- condo il Volpe, divenne una realta inscindibile ed i dissidi che coin- volgevano le varie citta investi- vano in pieno gli episcopati. Piša, Lucca e Volterra non fecero certa- mente eccezione a questa regola. Fu 1’arcivescovo che addivenne in possesso dei maggiori castelli, i quali, verso il 1150, erano ubica- ti nelle Colline Pisane (Lari, Lo- renzana, Riparbella, ecc.). II Vol¬ pe, riferendosi a taluni vescovi di quegli anni, ebbe a dire: “Mansi, Corti e Castelli si ammassarono di questi non piu pastori di anime ma rozzi, violenti reggitori di uo- mini” (VOLPE, 1964, 152; VOL¬ PE, 1970, 9-12; TREMOLANTI, 1992, 60-61) La premessa romanico-pisana nelFarchitettura toscana e sarda La costruzione dei primi, grandi complessi architettonici toscani si data gia al la seconda meta dell'XI secolo: a Piša con il duomo, a Fi- renze con il battistero di San Gio- vanni, ecc. Fu soprattutto il mo- dello pisano, di chiara ascendenza bizantina, a influenzare il resto della Toscana (e non solo), dal momento che influssi pisani si ri- conoscono persino in Puglia ed in Campania e - soprattutto - in Sar- degna dove si trovano 72 chiese costruite in stile romanico-pisano. Un prototipo locale fu Festerno del duomo di Barga (vedi p. 167), miitato sia nella costruzione del¬ te chiese in Corsica che in quelle della Sardegna. (BURGALASSI, 1987,314/16, 347, vedi p. 85) Le chiese di San Matteo e di San Ženo di Piša e quella di S. Piero a Grado hanno altrettanto influen- zato Farchitettura ecclesiastica sarda. La chiesa di S. Pietro di Losa “rappresenta uno dei pri- Italia ecclesiastica, sec. XI-XV. Cartina: Atlante della storia dltalia, 1998. Nel riqua- dro: Cagliari sulPincisione di Braun e Hogenberg (1572). mi arrivi certi delle forme pisane in Sardegna”. (SANPAOLESI, 1975, 75, 92) Piša e il mondo musulmano - secoli VIII-XIV Sin dai primi decenni delFespan- sione musulmana, agli inizi del secolo VIII, i pisani entrarono in conflitto con i Saraceni, che riusci- rono a conquistare vasti domini nel Mediterraneo centrale e settentrio- nale. Piša fece una spedizione con- tro i Saraceni nel 970 in Calabria (Stretto di Messina), nel 1005 a Reggio, nel 1016 contro Mudjiha- did in Sardegna; ci fu inoltre, la spedizione di Bona in Africa nel 1034, di Palermo nel 1063, con la conquista di Al Mehdia e Zawil nel 1087, fino a concludersi con 1’irn- presa delle Baleari del 1113-1115. (TICCIATI, 1991, 52; VIOLAN- TE, 1995, 375) In tutte queste lotte la Chiesa pisana svolse un ruolo di primo piano. Dopo Farcivescovo Daiberto, che guido i crociati pisa¬ ni, nel 1097, Farcivescovo di Piša Pietro (1104-1119) ne fu il capita- no generale nella campagna delle Baleari e al tempo stesso il legato 88 Atlante storico delle diocesi toscane LE DI0CES1 D'ITALIA NEI SECOLI XIII - XIV Sardegna - le diocesi di Sardegna nel secolo XIV. Cartina: SELLA, 1945. SARDINIA • curi di PIETRO SELI A apostolico. (ZUCCHELLI, 1907, 49) II capitello di Fath e il Grifo sono testimonianze di manifattura isla- mica quasi certamente pervenu- te a Piša come conseguenza dei bellicosi rapporti tra questa citta e gli arabi. A proposito della so- pravvivenza delFarte musulmana, sia alFintemo della Cattedrale, sia nelle chiese cittadine, sono tipici a questo riguardo i bacini ceramici. (vedi p. 38) Baracchini/Caleca concludono: “La sopravvivenza di queste opere induce a pensare che non solo si continuassero i com- merci con 1'Islam, ma che a Piša vivessero Saraceni, talora forse convertiti al cristianesimo, ipotesi che stanno del resto alla base an- che delLattivita di Leonardo Fi¬ bonacci (1170-1240) che proprio a Piša, nel 1202, compilava il suo Liber Abaci, contribuendo cosi a diffondere l'uso dei numeri arabi in occidente”. (BARACCHINI/ CALECA, 1995,51-54) L’influenza del mondo musulmano si estese anche nelFinterno della Toscana e nella letteratura. Cosi il poeta e politico Dante Alighieri (1265-1321), padre fondatore del “volgare”, divenuto 1’attuale lin- gua italiana, fece esplicitamente riferimento a due illustri personali- ta islamiche, Avicenna e Averroe, quali ispiratori e maestri. (FEO/ B1SOGNI, 2012, 16) La presenza dei musulmani generava, tra l’al- tro, unioni tra i cristiani e la gente del Medio Oriente con i rispettivi figli. Tra questi ultimi ci fu anche il pittore ed ingegnere Leonardo da Vinci (1459-1519), figlio di un notaio toscano ed una schiava del Medio Oriente, considerato uno dei piu grandi geni delFumanita. (Corriere Fiorentino del 14 apri¬ le 2008; http://corrierefiorentino) Grazie a questi incontri e scontri Piša - Elezione degli anziani. Breve del Popolo, Piša 1302. ASP, divisione A, 5, foglio 43 v. O' L k um (lin* nir»nlw* v n ulitim cniioouh f »vOi ttlri. Crmckraonrtf««* .mrtujii«u*i cr cpnim ntuncnini .ir ut m f.Kt.im |*:o dbur in |'U|) (vnrtvnttmi (tt ct |*urfC'io’ itiuir.i tun |ro oipioiiilv etap .iPipnt oilnum .mn .uutmt »pum I > y twNi cr nctrnrilv ortiniim »Um« amtcmimir amirinD ) o ut ttffmr cr m ■rn» rirtnou4H* .)“«*<' tJUituc nunlf tunu )tC ipi it )n t*ci ft«fnoinii pertom aMUTinincuo jr ifi» rlnncnr* ta mrum* fTOTCmoiiM ^Vananmp itiforioiin* pj* „•!. mn j ou.u P ur .U»mrn*mi «Ui utpiniiiiT ohklk ftu icuiioiiiv iVuromT.Hiftinmv pr jj>li qniraurtf p»:<’ faamrcc |Wi«unoir j.-ktpim » n umne nijpte imrr »jn Utr .puunv. Ctur (tone mr promr mri>umv j p trup nnomi tornimi.Ouitirrr trt mimov (rfimtliMViin turnir rtjtniCi ui.pulitvi tjunuif rm omr.ifiT j- CitV mrtu.MNV m\V- ‘.. V. ; ■4^ Tappe o luoghi dell'itlnerarlo attestati una volta o deducibill Tappe delTitinerario attestate due volte ( Anna Comnena e fontl pisane ) Luoghi di riferimento Geru šale mm e L 92 Atlante storico delle diocesi toscane L UČCA rfilettole er o a Gredo \/ St 4^0 A p p uno .p /jug o la fbrtopisarfe V\ J*eccioli Monta/one Far net a Gabbro Rosigrtano/ Volterra Vada' Mortescudaiom \ Casa/e• iriano • OLJ. Ca sag!ta ‘ ► \ Guard/stallo / SIENA O Sibbona Bolgheri Donoratico f * Castagneto j • Triano. Sdarhno Piombmo /mea di costa e c or s o de J! Arno nej XIV se c o/o Čast igli one d&JlaPesceia Piša - il territorio pisano alla fine del secolo XIV. Cartina: TREMOLANTI, 1992, 296. Nel riquadro: Pontedera in unfincisione di A. Terreni (1801-1803). dell'isola del Giglio (1241), Fede- rico II decise di affrontare definiti- vamente Genova. Si associarono a questa impresa anche i pisani che, tra il 1241 ed il 1242, conquistaro- no la costa della Liguria meridio- nale: le Cinque Terre (Monterosso ecc.), le isole di Tino e Palmaria, Portovenere; occuparono il castel- lo di Trebiano (nei pressi di Sarza- na) e si impadronirono di Lerici. Nel 1254 i fiorentini, dopo aver sconfitto i pisani in Val d’Elsa, sta- bilirono, d’intesa con i genovesi e i lucchesi, che Piša dovesse re- stituire ai primi, Lerici, Trebiano, Monterosso, Vernazza e Corniglia, ai secondi il castello di Motrone. I pisani restituirono le terre ai ge- Pisa - il pulpito della cattedrale. Dise- gno di Mademoiselle de la Le Moriniere, 1837-1841. Piša - Torre di Piša. Schema semplificato della storia della costruzione. Disegno: BARTELLETTI ed al„ 2004. Nel riqua- dro: la data delPinizio dei lavori (1174) ed il rilievo delle navi che entrano nel Porto Pisano, incisi nella prima cerchia della torre. Le navi simboleggiano il rientro in porto (di salvezza) perche il sole le illu- mina verso Ognissanti. (BURGALASSI, 1992, 103-104) i La diocesi di Piša 93 Le Cinque Terre ed il Golfo di La Spezia. Cartina: Toscana Doc, 1994. novesi, nel 1256, mentre Motrone fu consegnato, nello stesso anno, non ai lucchesi, bensi ai fiorentini, che lo girarono poi a Lucca. (DEL PUNTA, 2011, 156) Lo sgretolamento di Piša dopo la battaglia di Meloria -1284 Dopo la sconfitta pisana nei pressi delle secche di Meloria (Livorno), il 6 agosto 1284, Lucca guadagno le terre di Ripafratta, Viareggio e Bientina. Piša dovette cedere a Firenze anche il castello di Pon- tedera, attestato dal 1269, e in so- stituzione della localita perduta, si Provvide ad erigere nuovi castelli a Calcinaia e ad Asciano. (CEC- CARELLI LEMUT, 2009, 10) Piša non ebbe energie sufficienti Per riaversi dal colpo subito. Dopo il 1284, assalita nel suo entroterra da Firenze, Lucca e Siena, resi- stette ancora per quattro anni agli attacchi che Genova le portava dal mare, ma nel 1288 venne obbliga- ta ad accettare una tregua. Nella Pace con Firenze, avvenuta a Fu- c ecchio, il 12 luglio 1293, i pisani Ouscirono a ricuperare il borgo di Peccioli (TROMBI, 2000, 6-7) e Laiatico, che Firenze conquistd nel 1285. Nella pace con Genova del 1299, invece, Piša dovette cedere ai liguri la Corsica e il Logudoro in Sardegna. (CASINI, 2008, 49) L'Elba ed altre isole furono con- quistate dai genovesi gia prima (1291-1309). Tutte queste cessioni territoriali ebbero, con il tempo, i suoi riflessi anche nel campo della geografia diocesana. Le pievi pisane nel secolo XV Dal registra delfimposta del 1422 la diocesi pisana appare forma¬ ta da 28 pievi. Queste erano: Pri- maziale di Piša, Arena, Asciano, La Spezia - il Golfo di La Spezia e le terre circostanti. Cartina: Bartolome Ratto, 1782. 94 Atlante storico delle di očesi toscane Colline pisane, Capitanato di Livorno e campagna di Volterra. Cartina di anonimo, sec. XVIII. Nel riquadro: (a sinistra) Casciana Terme. Xilografia colorata (da Gelati), 1877. Collezione: Valentino Cai; (a destra) Peccioli e il casino Belvedere. Acquaforte di Fittler James (1758-1835). Avane, Buti, Calci, Calcinaia, Camaiano, Caprona, Cascina, Lardeinsa (Ardenza), Limone, Livorno, Massaciuccoli, Poma- ia, Pugnano, Rivoli, Rosigna- no, S. Casciano, Scotriano, S. Giovanni alla Vena, S. Lorenzo alle Corti, S. Lorenzo in Piazza, Santa Luče, Vada, Vallineto, Vi- carello, Vico (Pisano). (CATU- REGLI, 1950, 17) Meloria/Livorno - la battaglia di Meloria del 6 agosto 1284 in una miniatura tratta da un codice della Cronaca di G. Villani (sec. XIV). (Roma, Biblioteca Vaticana) Colline Pisane - il divario tra il confine politico e quello diocesano Le Colline Pisane al meridione di Piša, per ragioni di salubrita e sicu- rezza, furono da sempre molto piu popolate della stessa pianura. In queste terre, al confine tra le dioce- si di Piša, Volterra e Lucca, ci furo¬ no da sempre dei litigi. Nel 1192, la borgata di Peccioli fu attribuita a Piša dalLimperatore, mentre la pieve rimase entro i confini dioce- sani di Volterra. Lo stesso vale per le borgate della Valdera: Fabbrica, iDu i& &er eDei &ttttr-marcbo plo uo? 8uuCynu um uocvioti uuaippii ,u]pj M Marco Polo - Tra le diverse migliaia di prigionieri pisani che i genovesi depor- tarono a Genova, dopo la battaglia di Meloria (1284), ci fu anche lo scrittore Rustichello da Piša, che conobbe Marco Polo (1254-1324), anch'egli prigioniero. Durante la prigionia Marco Polo racconto a Rustichello le memorie dei propri viag- gi, il quale le trascrisse nel libro noto con il titolo di // Milione (in alto, la prima edi- zione a stampa, Norimberga, 1477). La diocesi di Piša 95 Laiatico, Ghizzano (Pino), Orcia- tico, Pava (Pieve a Pitti), Toiano con Legoli che, sebbene fossero parte del contado pisano, furono comprese nella diocesi di Volterra. Nella stessa zona limitrofa, (“po- desteria di Peccioli”), Chianni di Rivalto appartenne sempre nello spirituale ai vescovi di Volterra, mentre per il temporale, dal secolo XII in poi, tanto Chianni che Ri¬ valto trovansi costantemente nel contado Pisano. (REPETT1, vol. I) Lo stesso problema si poneva per alcune localita che dipendevano politicamente da Piša, mentre ri- manevano parte della diocesi di Volterra (Strido, ecc.). La popolazione di Piša - sec. XI- XV A partire dalfanno 1000 la citta di Piša, secondo stime, contava alfin- circa 10-15.000 ab. (il contado forse ne contava il doppio se non d triplo). Questa cifra aumento a circa 20.000 unita alla fine del sec. XI, a circa 30.000 verso il 1228, ad almeno 32.000 nel 1284, per raggiungere, forse, le 40.000 uni¬ ta (circa 100-150.000 abitanti nel contado) verso il 1315. Alle soglie del 1400, la citta di Piša era ormai in forte declino: la sua popolazione scese al di sotto di 15.000 abitanti e scendera ancora, dopo la conquista fiorentina nel 1406, fino ai 12.000 circa del 1428. (BURGALASSI, 1987, 308, 323) La riconquista fiorentina di Piša, 1492-1509, significo, per la citta, un ulteriore decremento demogra¬ fij tanto che, nel 1544, non conta- Va piu di 8.500 abitanti. (MARTI- 1976, 123) Secondo le stime di Tolaini, alEepoca della prima oc- Cu pazione fiorentina (1406), Piša aveva circa 13.000 abitanti (1407). Llegli anni successivi, in partico- lar modo a causa delEemigrazione dci pisani, il numero degli abitan¬ ti calo a 8.000 cittadini c. (1428), 6.900 c. (1491) e 9.400 c. (1551). (TOLAINI, 1992, 147) Le modifiche territoriali delPar- cidiocesi di Piša - 1789-1806 Lorenzana - la villa Giuli (dipinto di Torricini, N., inizio sec. XX). Alla provincia ecclesiastica di Piša fu tolta nel 1459, la diocesi di Massa (Marittima) che fu assegna- ta alla nuovamente innalzata sede arcivescovile di Siena. Il 17 mar¬ žo 1727 e il 4 luglio 1787 furono erette rispettivamente la diocesi di Pescia e la diocesi di Pontre- moli aggregandole alla provincia ecclesiastica pisana. L’arcidiocesi subi ulteriori modifiche quando, nel 1789, papa Pio VI sottrasse il pievanato di Massaciuccoli a Piša per darlo a Lucca, accorpando pero Pietrasanta (con Seravezza e Staz- zema), Ripafratta e Barga (fin’allo- ra lucchesi) alEarcidiocesi pisana (vedi cartina, p. 265). L’arcidiocesi di Piša subi la piu grande modifica territoriale quando, nel 1806, ven- nero smembrate le parrocchie pisa¬ ne per 1’erezione della nuova dio¬ cesi di Livorno. Nel 1822 fu eretta la diocesi di Massa (ducale), nuova suffraganea di Piša. Piša - la popolazione del contado pisano nel 1552. Cartina: DELLA PINA. Dal- la cartina risulta chiaramente che, con 1’eccezione di Livorno, la costa fu priva d’insediamenti umani. Nel riquadro: Due Anziani del popolo a colloquio, (partico- lare) ASP. 96 Atlante storico delle diocesi toscane žpraiijifg TO . temna ‘ . ( Ml>rty/ta/£ <3Ui T<7? r W!M V ■• : rt7A • K' .’• "r" “ QČif*n/ao(h '■£aj?jei/hi ftu/ne /elOr/c *&Rc>7Ary(’/t • irMirjbta J or_^ TS&Sm*,, l hjifiea /v/ ilfs/jria Jlfarzc?£C0- LirOjRVOi /*0O7M£ ■*<**'»&«&* L i' , y / g&o / \/Stoaio/t* ’•. jCucui/j CU NLB ADI COMITIS t i H-Httt-ifti id* MLDCUBIAL 5 j ECCL. S5ALVAT0BI POBTA LUCLNSI5 r •Pia/čj' PLTBAFICTA .CLA5S0 ;OMUNALIJ CURTE £T PR ATO UBI SALA IDIFICATA EST G ABDINGO % ( ICCL. CAM-t. .S.Z1N0NIS I MOW. S.BABTHOLOMLI *V m!^'- POBTA S. PETRI ECCL. S. PETRI. ECCLE3IA S. PAULI v i j.’ , / . / pcv * fcU6|>aate9i. fi™a_ l*rrenttar*LA> O Oifttatr 9L £.\ 1% imton MMm Oelftatum. friseofi tftreni • Seni "M. O&cočožifattrtu^ • Se*: &x&4, A geni 2eitet Sd^dL^i. Meni Srt* O OrtTo. & thunuT 1 k gem. febkfli, 9ed co*bi Aiberti + fie\K ® - Q , iS4iW9!; •• 9i 5 . Btojv» ® » d\S. (as«HL'ota- - S* hs»\x AivOrcole Frassignoni e S. Pellegrino diven- tarono parte della diocesi pistoiese ed il confine diocesano, d’allora in poi, coincise con la frontiera po- litica del granducato della Tosca- na. (TOCCAFONDI, 1991, 313; PETRACCHI, 2000, 11; PACINI, 1997, 148; vedi p. 271) Le terre dei monasteri pistoiesi nella montagna bolognese Alcuni monasteri ubicati entro i confini della diocesi di Pistoia ebbero proprieta ed interessi eco- nomici nel versante nord delEAp- pennino (nella diocesi di Bologna) fino a una linea che corre trasver- sale alle valli del Reno. Le origi- ni di questa influenza e giurisdi- zione di Pistoia in territorio oggi bolognese, risale ad un periodo compreso fra la fine del VI e l’ini- zio del VII secolo e fu collegata alEinvasione dei longobardi. Que- sta situazione si perpetuo fino al secolo XII, quando il comune di Bologna comincio una sua “ricon- quista” delle alte valli, per tentare di far coincidere la propria giuri- sdizione con quella ecclesiastica del vescovo petroniano. Il conflitto culmind con la cosiddetta guerra della Sambuca che, alEinizio del Duecento, fece si che il confine si stabilisse nella situazione ancor oggi esistente, cioe lasciando ai pistoiesi le valli a sud delEodierna Venturina, che, pero, ecclesiastica- mente, rimasero al vescovo bolo¬ gnese. (ZAGNONI, 1992, 68-71) Una conferma imperiale di Ottone IV (1209-1218) del 1209 al conte Alberto V (1203-1250), ribadiva i diritti signorili su gran parte del crinale appenninico compreso tra Reno e Setta. 11 diploma dfinvesti- tura che nel 1220 il conte Alberto V ricevette da papa Onorio III (1216- 1227), menziona le terre poste tra le attuali province di Bologna, Firen- ze e Pistoia che avevano fatto par- La diocesi di Pistoia 101 Pistoia - la riorganizzazione del contado pistoiese dopo la sottomissione a Firenze. Cartina tratta da: CHERUBINI, 1998. te dei “beni matildici”. (FOSCHI/ ZAGNONI, 1995, 84-86) Pistoia ed i suoi confini comunali e diocesani Fucecchio, un tempo parte della dio¬ cesi di Pistoia, era nel vescovado di Lucca gia nel IX secolo. (BERT1N1, 1818, Supp. al torno IV, 38) Con 1’estinzione della casata dei Cado- lingi nel 1113 le teme di Fucecchio passarono anche sotto il dominio temporale-politico del vescovo di Lucca. (HERLIHY, 1972, 42, n.) Al tempo della redazione del Liber focorum (1244), i confini di Pistoia nella pianura di Firenze erano segna- ti dal corso delTAgna fino al Calice, poi da quello del Calice fino alfOm- brone, e infine dalTOmbrone fino ali'Arno. L’estensione del territorio fu de- scritta nel libro dei confini (Liber finium ) nel 1255. Solo nel 1329, dopo una battaglia con Castruc- cio Castracani, signore di Lucca, i fiorentini costrinsero Pistoia a ce- dere la terza parte meridionale del Montalbano. II territorio medievale di Pistoia misurava, nel momento della sua massima espansione, cir- c a 900 chilometri quadrati. (HER- LIHY, 1972,48-51,81) I confini diocesani coincidevano con quelli comunali, con 1’eccezione del territorio di Prato e la parte appenni- nica adiacente al feudo vescovile di Sambuca. A occidente, dalla parte di Lucca, Massarella, che si trova sulla sponda opposta della palude di Fu¬ cecchio, sebbene facesse parte della diocesi, non fu mai sotto il dominio temporale del comune. Il vescovato pistoiese perdette, nel 1653, il terri¬ torio destinato alla nuovamente isti- tuita diocesi di Prato. Pistoia cadde sotto Firenze - 1351 Dopo la cessione di un terzo del Montalbano ai fiorentini, nel 1329, Pistoia non subi altre importanti perdite territoriali, sebbene aves- se perduto la sua liberta, perche nel periodo 1330-1340 fu di fatto alle dipendenze di Firenze. Final- mente, nel 1351, Pistoia con tutto il suo territorio cadde definitiva- mente sotto il dominio fiorentino e d’allora in poi segui le sorti della citta gigliata. II Capitanato della Montagna Pistoiese - 1373-1772 Nel 1373 fu creato il Capitanato della Montagna Pistoiese con a capo il Capitano di Montagna, am- ministratore locale del potere cen¬ trale, che pose la propria residenza a San Marcello. LMncarico duro dal 1373 fino al 1772. Nel 1402 la Val di Forfora, fino ad allora sottoposta a Serra, passo sotto la giurisdizione del Capitano di Montagna, accanto ai primi sette paesi (Gavinana, San Marcello, Mammiano, Lizzano, Cutigliano, Popiglio e Piteglio). (DAZZI/ORSUCCI, 1999,17 e 29) Con motuproprio del 24 apri¬ le 1775 fu costituita la Comuni- ta della Montagna Pistoiese, che comprendeva le seguenti localita: Cutigliano, Gavinana, Lizzano, Lancisa, e Spignana, S. Marcello, Pistoia assediata - Maestro del Senofon- te Hamilton (o Francesco d’Antonio dei Chierico, 1433-1484). Tratto da: Leonar¬ do Bruni, Storia di Firenze (partic. della miniatura con la “conquista di Pistoia”). Genova, Raccolta Durazzo, ms. 95 (gia A.V 11.4), c. 107v, miniatura su perga- mena. Castelli del contado pistoiese (inventario del 1382). Cartina: Tognelli, R., (2000) tratto da FRANCESCON1, 2000. Nel ri- quadro: Lo stemma di Pistoia da un antico stemmario. 102 Atlante storico delle diocesi toscane 'ossato f Di Bolflfltl a Jrcrpsin PrucchU £Mervatalr HHinfiA BVK‘a*u) I Ivbtrsati V*onuU S. . Ctpu/j' 'vHiaiud 1 * 8r © ttt A Mammiano, Popiglio, Piteglio, Pistoia nel Seicento Lanciole, Crespole, Calamecca Sambuca, Campeda, Frassignoni Pavana e San Pellegrino. Alle ul- time cinque localita (“quartieri”) di Pistoia durante la guerra per il controllo del ducato di Castro. Pistoia nel secolo XVIII Due furono gli avvenimenti che nel Seicento caratterizzarono la storia di Pistoia: la peste, nel 1630, la magistratura fiorentina attribui c ^ e r 'dusse drasticamente la po- Nel 1775 ilterritorio del contadopi- nel 1715, un estimo separato, tra- polazione e 1'assalto delle truppe stoiese venne diviso in quattro Co- sformandole cosi in altrettanti “co- del pontefice Urbano VIII (1623- munita che furono distinte tra loro muni” autonomi. (PAOLINI, 1962, 1644), il 3 ottobre del 1643, che col nome delle porte cittadine: Por- tento senza successo la conquista ta S. Marco, Porta Carratica, Porta 39; MANNORI, 2003, 4-5) 1 ra-m&rffttt . Bolog ii Modem Dl Diocesi W J ~ j a ’’''v . "■ » S&— ,rJ» BF&&. ' 39 V-. ■■ i c e Jr r SpjfnvvtfEMr ^ -*** jtirvr A ■ Caui^ann JP ' "“'n' tfjL »UfJkr' ^ ^ «7» K Lvzgatta ' fUSSlm.SO ^ * - .j. cn 'tr. \ J' nu fe ■■ „ vr «e afrj «* —A 1 , ^ J n * k fi«" 2 X, L«JS.a».» 9-rf-*, ©e v. a&JSA®nT"T'rt © Is,.--* C ,* a® ® - . Jiprs^a - oKefpesto. :U _ _ 55. Sta Mnrlinna. KV SaratudL iee> . 'A fttcc' ■ r*L . * X ^ WjibL ^ •‘W.* *y & i &k,.Ak DtLucca «.T . /I 4 6& « i* mi io Gts tel iiuirt ilmlencn faicF Epucopilis TiflorijTermFrait SnU.apoji cerdum ttiinos iepictnairvpifiuntut — (ujma Getjdiaa Epoy PiStoien cim mlipnibuc CiuilMFijionj.ii drjctris.dinsyjmbus Ter cer Pr,: n isinijhs.uUnpmpbiito schemace- P [mu Pistontn-Dicecfsis extmc!iiix Atdltuto CirusEpuKopalv' Pifloritntn C miiak PuSotrt, ctiam cmccn-rlcu rom etelineašonc it da criptvn jjupcphiai etui dem Duecesis depteta Rcnce trt ■ GdleniPt.UtiAhiicaniineoJ.arfc.Epi vtier , foujU u A tti.ct fi/.ttz. $4 ii a Jk • Sat® S SMtni v s^ Cerm dfj * - ■• Z’' \S»uylun» SSano ''gš-Ramlt+uf^ 'J n*J / /<7 ^ A^no Pia-ene "■-s ~ ^ ' Fxtvn?P* La diocesi di Pistoia nel 1621. Cartina: Iacobus Laurus, 1621; con 1’annotazione fatte a mano, nel 1778, quando fu cancellato anche 1’autore. /45C Segreteria del Regio Diritto 4684. La diocesi di Pistoia 103 Pistoia - Modena, itinerario attraverso 1’Appennino pistoiese. II tratto da Pistoia alFospizio di Fanano poteva essere per- corso in tre giornate di cammino, con tap- pe intermedie nel castello di Batoni e nel- la pieve di Lizzano. (da RAUTY, 1972, tav. f. t. IV) al Borgo e Porta Lucchese. Tale or- dinamento duro fino al 1808. Nel 1780, Scipione de’ Ricci, il quale si rivelo un riformatore, fu nomi- nato vescovo di Pistoia e Prato. H l°maggio 1781 fu aperta la nuo- va strada che, attraverso 1'Appen- nino, collegava Pistoia a Modena. Le modifiche territoriali della diocesi di Pistoia - 1784-1785 Nel quadro della riorganizzazione diocesana il papa Pio VI (1775- 1799), con breve del 27 agosto 1784, aggrego alla diocesi di Pi¬ stoia sette parrocchie della Monta- gna Pistoiese, tolte alla diocesi di Bologna (Sambuca, Torri, Treppio, Fossato, Frassignoni, S. Pellegri- no, Pavana). (TOCCAFONDI, 1991, 313) Nel 1785, invece, Pi¬ stoia cedette alla diocesi di Pesčia 1’enclave di Massarella. Pistoia - Tracciato della strada Modene- Se con indicazione delle stazioni di posta. (ASF, R. Rendite , 48) La popolazione di Pistoia attra¬ verso i secoli La popolazione della citta verso la fine del XII secolo si componeva di circa 18.000 unita, con 3.400 uomini atti alle armi. (PAOLINI, 1962, 12, 25) Da un computo esat- to della popolazione urbana, com- pilato nel 1576, ivi compresi bam- bini ed ecclesiastici, risulta che la popolazione di Pistoia era di 6.948 anime, con oltre 6.000 parrocchia- ni e piu di cinquecento monaci e monache in 29 conventi. (GAI, 1980, 77-78) San Marcello Pistoiese - veduta di G. Ti¬ gri (1875). Tratto da Paolini, 1962. 104 Atlante storico del le diocesi toscane Ji Seconda cerchia Terza cerchia Capitanato della Montagna di Pistoia nel 1745 con il numero delle anime. Cartina: Collezione Antonluigi Aiazzi (DAZZI/ ORSUCCI,1999, 92-93). (sopra) Pistoia e le sue tre cerchia mura- rie. Cartina: R1CCI, 2000. 1244 1344 1404 1427 1552 1562 1622 1632 1674 1745 1767 1784 | Contado n Citta - Media mobile biennale (contado) - Media mobile biennale (citta) Pistoia - costume dei contadini. Disegni di Antonio Bicci (1759-1838). Pistoia - popolazione della citta e conta¬ do di Pistoia (1244-1784). Tabella: HER- LIHY, 1972, 179. (sotto) Pistoia - 1’assalto delle truppe pa- pali a Pistoia, nel 1643. Dipinto di Alessio Gimignani, Pistoia, Museo Civico. (di fronte) Pistoia - Pianta delle diocesi di Pistoja, Pescia, e San Miniato (1794). Legenda: La cartina presenta un difetto perche attribuisce alLarcidiocesi di Piša le parrocchie di Cenaia e Valtriano, che di fatti appartenevano, sin dal 1622, alla diocesi di San Miniato. Cartina di Anto¬ nio Giacchi. Praga, SUAP RAT 138. La diocesi di Pistoia 105 ./TKATi 'JV'/'/NA , L ' -l Pl ANTA delle Di I O C E S I pi sto;a t pescia. E SAN MINI AT O \Ai\ notazioiio^; la Diocrfi di iSv. 31 into i J)//ir rt/n ,/i/Ai CaM-rint/f Jffto 4/1 /''ur, 4 -r/i/o .ft/lo ,t, if "Marta ttt Mn,tt< Ji Atontt>/>oU. Sef/o Ji l\t/ain.. SrJ/o J,/ l‘o,tj;,rro Srjh Jil.ttrri. LA DIOCESI Dl SIENA Siena - Sfilata delle contrade in Piazza del Čampo. Dipinto di Vincenzo Rustici (1585 c.). Collezione Morite dei Paschi di Siena. II dipinto documenta la Caccia dei tori, 1’antico palio del Cinquecento, di evidente matrice spagnola. Fonte: ASCHER1, 2000, 204. (sotto) Siena - la diocesi senese e la sua orografia. Cartina: A S F, Miscellanea di Piante 774c. Le origini della diocesi di Siena Siena era nata nella tarda eta re- pubblicana come colonia milita- re romana (Saena Julia o Saena Etruriae), fin dalEanno 290, li dove la strada da Fiesole a Chiusi si diramava per Volterra e Roselle. I limiti originari del territorio se¬ nese furono destinati a conservarsi come confini diocesani fino al se- colo decimoterzo. (SCHNE1DER, 1975, 86) Le origini della diocesi cristiana sono, pero, incerte e mentre alcu- ni autori pongono la sua erezione al secolo IV altri posticipano, e di parecchio, la sua nascita. II vesco- vo di Siena Florianus (menzionato nel 313-335) sarebbe stato presen- te, secondo alcuni autori, gia nel La diocesi di Siena 107 313 al sinodo di Roma (PECCI, 2003, 2; PIETRI, 1985, 351) in cui si parla di un "Florianus a Sinna". Nella sua Storia di Siena Buonsi- gnori scrive: “Si vuole che Siena pagana fosse convertita da S. An- sano circa alEanno 296, ma que- sta notizia pure e appoggiata sulle tradizioni, ed e priva d’autorita. Si vuole in oltre che primieramente la diocesi di Siena fosse istituita dal pontefice Giovanni 1 (523-526). Era nostro dovere il registrare que- ste notizie, che sebbene autentica- te dal tempo, pure mancano della sanzione di monumenti, e di scritti sopra i quali suole basarsi 1’autori- ta dello stato”. (BUONSIGNOR1, 1856, 17) II primo vescovo di cui si trovano espliciti riferimenti do- cumentari fu Mauro 11, presente al Concilio Lateranense del 649. (http://www.arcidiocesi.siena.it) La soppressione della diocesi se- nese in epoca longobarda - secoli VI/VH Secondo il vescovo senese Adeo- dato I (713/714): “Allorche i lon- gobardi s’impadronirono della To- scana, Siena non aveva vescovo, 1’ebbe dipoi ai tempi del re Rota- ri, e che i senesi avevano pregato d vescovo di Arezzo di prendersi cura di quelle Chiese e per conse- guente doversi quei luoghi farsi restituire”. (PECCI, 2003,15) d vescovado di Siena rimase, se¬ condo Burattini, soppresso fin ver- so il 649 e, nel frattempo, accor- pato a qucllo di Arezzo, comprese le terre conquistate dai senesi. Alla diocesi di Roselle venne sottratta u 'ia striscia di territorio compren- dente le zone di Ancaiano, Civitel- Paganico e, se non era chiušina, Cinigiano. Quando il vescovado di Siena fu ripristinato, Roselle e Chiusi non poterono rivendicare 1 territori perduti, ormai caduti in Prescrizione. Pote farlo pero Arez¬ zo, nonostante la crescente oppo- sizione di Siena, che nel 714 fu alforigine di fatti di sangue e del giudicato regio del 715, con cui la controversia rimase acquietata per alcuni secoli. L'intrusione di Siena, a sud di Pari, comportd il ridimen- sionamento e lo smembramento della diocesi di Roselle, che fino al 1462 conservo, come enclave se- parata (Camigliano, Argiano, vedi cartina, p. 111) dal resto del suo territorio, la zona che negli atti del 715 fu chiamata "Pisana". (BU¬ RATTINI) Il conflitto territoriale tra Arez¬ zo e Siena (secoli VII-XIII) Un documento, che risale al 650, riporta un compromesso fira il ve¬ scovo Mauro di Siena e Servando di Arezzo a proposito della giu- risdizione su diciannove chiese (Asciano, Castelnuovo Berarden- ga, San Quirico d'Orcia, Montal- cino, Montepulciano, Sinalunga, ecc.) situate in territorio senese ma appartenenti "ab immemorabili" al comitato di Arezzo. (SCHNEIDER 1975, 94) Il conflitto tra i due ve- scovi duro diversi secoli e provo- co, nel 1129, addirittura una guerra tra Siena e Arezzo. Il conflitto per le diciannove pievi fu risolto solo nel 1220, quando il papa Onorio III (1216-1227) dette ragione ad Arezzo. (TAFI, 1998, 257) Gatte- schi ne conclude: “Il vero epilogo di questo straordinario episodio di imperialismo ecclesiastico lo si- glarono Pio II nel 1462 e Pio IV nel 1565 quando, creando le nuo- ve diocesi di Pienza, Montalcino e Montepulciano, tolsero quelle chiese dalle mani del vescovo are- tino e dalle brame di quello sene¬ se”. (GATTESCHI, 1990, 14-19) (in alto) Siena - Allegoria del Buon Go- vemo di Ambrogio Lorenzetti (particola- re, 1338). Siena, Palazzopubblico. Siena - Un quadro orientativo del terri¬ torio senese (secoli VIII-X11). Cartina: CAMMAROSANO, 1979 (86). (J H ooadfio oftienhahVo del heHRlhonio senese (secoli Vill-Xll) i . ■ ■ ..J 5 Km S Abbazie 108 Atlante storico del/e diocesi toscane ■ 2 / 0 ri 'J)U citAia. CiZž/ anncdJ ^j furuL/in 'To/ccuuv- zouljS e-r. i o & rfjchio/ratcUi$gw-:ii'P. cA {&£eč'J/init s/ci)\ .,itn.xVX OJidnri S' C .'/ftUfjt Pdj Tktcipta'* #>rf yr^P}:J £ K : iH «4 JiZ r<&c]L **;*£ , " c * mn, /’hK ? *£?!'»'» /n'*?«** ;-^c /f J ^ e Puir. C &»* Jit r iiliJ\ ta£om !^L-S£ef SiM*>». ■ r*^f‘ cy ^ lyt ^ C. c: ldPdnU&oypJ>cdUi Qi*JciK -'^'.'4 17f*. 'hutfflMj /? <}u ? rv>»ynt)i’ t/tcMA. 'cCi/ii.tA ,S» Jtlue, C*>d7frdi.\ 'Sdfrrm/;tl ,~it C*>)i<.u *ul i)m»* Piran*) f*4 ■ SbcdiiO\/Šyn>iK >* O/Utv'/c/u*PtoO'iyi*H+. \P$£io t/tfo- 9 n ftr /v.' ' Pfcs/d fjt?P/hA n «?// •fij&.Jfaj.Jil ct ’ *s*0 dayto(ln^h 'jpfitšfaai&iu ČcČfio* 8*f(3c'Wi»6»:l Of.lSfrJihPrčk-vbv^ *>* ■ Lafrftrt&i Jtt&dheU&f&utict '-‘ ?>?/»&■** p*i'‘' S • ■OfAV' nnx*J rij' nitdtrUi apVftfCenu -/hs&PdblO&Md 'K n«. ** «&™ e %*k-rv ž&dC-JVV*™* Siena - Castelli che dettero Forigine alla citta. Ipotesi ricostruttiva di Girolamo Mač¬ ehi. ASS, Ms., D 107. |an Gimignano Fionb*r» »a Sttr* * F.iv>t» tt&Ottta d*i; #rt«trato dl PoggiOonsi (1703) Comunl autononu SG,u..o> ■* * SGutm* / y S*i'**l / / ■/* / mVaccaraccia ■'Vp.,4 ^sssi^/., 'J/ /)P 01 Pacinaj. /i*S.Gius:o'*> l / B T? Guistrigono /Ton« »C './£,• S. Ansano a [)6ta on •0. 7 *&■*/ >V Montecotconi O / fr ////>. /,. +s.vn yC/ / c*gl«ar>i / / /MiKite Sl« 'Armaiolo / oPoggioSta.Cediia ^Bapolano / MonUrrentiO GMontalcUo ^ La FiaVJt ^•'../,Fotano' (S.Lorenjo a Mets«l •/ © ciano Tocchi • oMomisi oPetfoio OLuriano $JZidA/ ■ pezy>£ • Montecodano . ‘ »f»ILa P>eve) •Q ' • > / 'jBodia S.Loronio" d\S- ' p P p ' ' p 2 q /♦ /SZ / /b Mon talci Bagnolo, Tersinata« '6jVtgnoni tOkm Pomoli (La P>ev*i): Argiano OoD'0'K.+ ' Porrona© Montopin/ Siena - il contado di Siena nel 1203. Cartina: REDON, 1999, 281. Nel riquadro: Sina- lunga, litografia di Landini, R (1842). II potere vescovile a Siena - seco- li XI e XII Alla fine del X secolo, la citta non era piu di un grosso borgo, le čase di legno e gli abituri nel tufo for- mavano 1'agglomerato urbano. Occorre giungere alfinoltrato XI secolo per avere qualche ricordo di edilizia civile. (GALLAVOT- T1 CAVALLERO, 1985, 56-57) Nel secolo XI il potere tempora- le della Chiesa era stato legitti- mato dalEimperatore Enrico III (1039-1056), che aveva conferito al vescovo di Siena, tra il 1053 e il 1056, il possesso di terre e pri- vilegi. Ulteriori donazioni furono fatte, nel 1151, dal conte Ugolino di Ranuccio di Staggia, che cedet- te a Ranieri, presule di Siena, una parte delEattuale comune di Gaio- le. A questa donazione ne seguiro- no altre minori, ma quella che fece irritare veramente i fiorentini fu la parte del castello di Poggibonsi. In seguito ai diversi conflitti bellici tra Firenze e Siena, il papa Ales- sandro III (1159-1181), di origini senesi, stabili nel 1163 quali do- vessero essere i confini tra i due contendenti, confini dapprima re- lativi al le diocesi e poi divenuti anche frontiere politiche. (RIGHI PARENTI, 1982,24-28) A Siena, sul volgere del millennio, il potere vescovile controllava, senza partecipazione laica di sorta, la vita politica della citta. Intorno al 1130 il popolo chiese la parte¬ cipazione al governo, quindi l'ele- zione di un parlamenta (1137), dei consoli (1145) e infine la costitu- zione del Comune, nominato per la prima volta nel 1147. (CECCH1- NI, 1931,37) Gli Ardengheschi sottomessi a Siena - 1151 L'atto di sottomissione a Siena da parte degli Ardengheschi, nel 1151, dette untaccasione ulterio- La diocesi di Siena 109 re al vescovo di accrescere il suo territorio. E tutto gli fu confer- mato nel 1189 dal papa Clemente III (1187-1191) nella bolla sulle pertinenze e i diritti della Chiesa senese. (FILIPPONE, 1994, 13) Murlo - feudo del vescovo di Sie¬ na (1189-1778) Nel Medioevo, Murlo (317 m sim) fu feudo del vescovo di Siena. II privilegio sul feudo (pieni poteri e diritti fiscali) fu concesso al pre- sule nel 1189. Soltanto nel 1749, con 1’abolizione dei feudi nel gran- ducato di Toscana, i diritti del ve¬ scovo furono aboliti ed il feudo fu definitivamente soppresso il 5 gennaio 1778. (FILIPPONE, 1994, 13-23) Siena acquista 1’isola del Giglio - 1339- 1345 confinanti alla fine del Quattrocento. Cartina: ROTUNDO/MUS- sigillo della citta di Siena; acquerello da un ma- Come gli altri territori di S. Ana- stasio, le isole passarono, tra il XII e il XIII secolo, sotto il domi- nio degli Aldobrandeschi, anche se non venne mai meno un rico- noscimento del dominio formale delfAbbazia delle Tre fontane. Fra d 1339 e il 1345 1'isola e il castello del Giglio venivano sottomessi, ed in parte acquisiti in proprieta, dalla repubblica di Siena, per cessione dei conti Aldobrandeschi di San¬ ta Fiora. In questa stessa epoca si affermava un dominio effettivo dei pisani, che erano stati presenti in Ruesto tratto di mare, sino dal se- s mo alfavvento della dominazione fiorentina (1406-1408). (DELLA VALLE, 1976,324) Santa Cristina a Lilliano (Ca- stellina in Chianti) L’isola diocesana di S. Agnese e di Lilliano (anche Ligliano) potreb¬ ne rappresentare tanto il frutto di u na penetrazione senese nel terri- torio fiorentino-fiesolano, quanto Siena e le signorie SARI, 2012. Nel riquadro: Siena - il noscritto del XIII sec.; Siena, ASS. 1’invadenza, nella tarda romanita, di quelli della tribu Scarpia, cui appartenevano fiorentini o fieso- lani. (FIUMI, 1968, 45) Secon- do Pellegrini: “Questa anomalia deve senz’altro essere letta coine il segno di una penetrazione della Chiesa di Fiesole nel corpo, origi- nariamente integro, della diocesi senese. Resta comunque impos- na”. La frattura doveva essere sta- ta determinata dalFespansione del territorio della pieve fiesolana di San Leonino in Conio, che aveva spaccato la continuita territoriale fra le chiese pertinenti alla pieve di Lilliano. (CAMMAROSANO, 1996, 9; PELLEGRINI, 2002, 17) La pieve di Santa Cristina con il suo territorio, spezzato dal prolun- garsi della diocesi di Fiesole nel plebato di Conio, era tra le chiese battesimali confermate il 20 aprile 1189, da papa Clemente III (1187- 1191), a Bono, vescovo di Siena, che con quella di SanfAgnese, formava una sorta d'isoIa separata dal resto senese. Questa particoia- re posizione la fece oggetto delle Siena - Carlo IV rinnova i privilegi allo Studio (universita) senese nel 1357. Af- fresco di Sebastiano Folli (1598). c °lo XI, e possedettero poi 1'isola šibile precisare 1’epoca in cui si verifico questa espansione fiesola- V-t-TJi Siena con gli stemmi. In basso: del Comune (bianco-nero) e degli Aldobrandeschi (leone); (in alto) deirimpero (l’aquila) e dei Visconti (biscione) che sovrasta il duomo. II duomo, costruito nel periodo 1250- 1333, suscito una particolare cu- riosita dei viaggiatori europei che nell’epoca rinascimentale scrissero: “Airinterno, nella parte superiore della chiesa, ci sono busti dei papi, scolpiti in pietra fino alle spalle, po¬ sti tutti attomo; e costa, fra Gregorio IV e Adriano II, fui stupito di vedere la testa della papessa Giovanna, con tanto della iscrizione che la nominava”. (MORY- SON, 1986, 162) mire di Firenze finche, il 4 giugno 1203, il podesta di Poggibonsi di- chiaro '"infra hos fines, de Comita- tufiorentino'” il '"Pleberium de Li- liano"', mentre nelPaprile 1230 il breve del papa Gregorio IX lo as- segno a Siena. (FRAT1, 1996, 98) Il 7 luglio 1235 un nuovo lodo di arbitrato ristabili 1'autorita eccle- siastica di Firenze, che fu di nuo¬ vo riconfermata nel 1253. (FRATI/ MENNUCI, 1996, 198) Bernardino da Siena crea i mon- ti di pieta - secolo XV Nella seconda meta del XV seco¬ lo, i prestiti venivano assicurati da banchi di credito ebrei, fiammin- Siena - i vicariati della repubblica di Sie¬ na secondo gli statuti del 1337-39. Car- tina: Ascheri 1988. Nel riquadro: Siena - una veduta della citta in un manoscritto d’epoca. Siena, Biblioteca comunale. ghi e lombardi (la dizione "lom- bardi" comprendeva tutti i banchi italiani, compresi quelli toscani). Il tasso d'interesse praticato da questi banchi si aggirava fra il 30 e il 40%. Gli ordini dei predicatori (domenicani e francescani) prote- stavano contro il tasso d'interesse, considerandolo non solo usura- io, ma anche infondato da punto di vista teologico. In particolare, per i francescani dei primi tempi, quelli della "regula non buli at a" , il danaro era considerato polvere da calpestare con i piedi. Dio (Chiesa) non ammetteva che si lucrasse sui bisogni degli individui. Ci fu una svolta con la predicazione di un francescano, frate Bernardino da Siena (1380-1444), quando costui diffuse un suo scritto intitolato: Sui contratti e 1'usura (1431-1433) in cui giustifico la proprieta privata, Tetica del commercio, la determi- nazione del valore e del prezzo, infiine la possibilita di un interes- se equo sui prestiti. L'opera teolo- gica di un minore osservante puo essere considerata un pilastro del Rinascimento e la formulazione teorica del capitalismo. La nuova dottrina preše vigore nel convento di Monteripido di Perugia e conse- gui un risultato universale: la crea- zione delle banche moderne basate sui fondo di rotazione del danaro. Il monte si formo a Perugia, nel 1460, con i proventi di donazio- ni ed elemosine e percio preše il nome di Monte di Pieta. Siena promossa ad arcidiocesi - 1459 Con una bolla del 23 aprile 1459 papa Pio II (il senese Enea Silvio Piccolomini, 1458-1464) aveva at- tribuito alla metropolitana di Sie¬ na, come diocesi suffraganee, le VOLTERRA Brolio Ambra Bcrardenga SIENA; Mensano Sillano Scialenga Chiusdinoi Gerfalco . MASSA '/fj mmi V ;,-2 r, '/; * . Colon na Percenna Monteroiondo ; Čampeirovo-; Moniepulciano P. 'y.‘\ ^ MONTALCINO San Quirico CH1USI ,Sant'Angelo' \n Colle • Momemaiti ranel Franco Sticciano M. Pejcali Cinigiano Montclaicrone • Abbadia S. Salvatore Arcidosvo Roccalbcgna Montorgiali Scansano Montiano Orbetello Monic Ar^cniano M.S. Savino Lucignano V.C diocesi di Sovana, di Chiusi e di Grosseto, gia apparte- nenti alla Provincia Romana, e la Chiesa di Massa Ma- rittima, gia subordinata alla sede metropolitana di Piša. II nuovo ruolo civile assun- to da Siena, dopo la conqui- sta fiorentina nel 1557, come sub-capitale dello Stato Nuo¬ vo, ebbe un effetto di trascina- mento sul ruolo ecclesiastico: dalla fine del Cinquecento gli arcivescovi di Siena usarono *PPflno itMonunto Ver n XS.G>usN> ■oSaicio „ Siena - la diocesi senese ed i suoi limiti. Cartina: GIUSTI/GUIDI, ' 1932; (in alto) Siena ed (in primo piano) vulcani che forgiano lo stemma dei Piccolomini; particolare delPAlbero Genealogico dei omoll . . Horreotu, Piccolomini (acquaforte) di A. Ruggien e A. V. Westerhout. %*«si (sotto) Siena ed il suo territorio nel 1574. Cartina: REDON, 1999. FTdiVescona FIORENTINO STATO Piam * s S.lnnoce za (P.an«u mrictno Tocchl USTATO FIORENTINO) 1 Coppiano DOMINIO GRANDUCAL6 l S$Mippoy Ch ‘Fornoll (UP)«V9) Musfia S. Angelo «UC«) fei[av\ci\c> >rtu>rone Sienne a//*x Massa Marittima Chiusi (1416) Monta lemo ( / Seigneurie des ‘ PICCOLOMINI (Piancastagnaio <14151 /\ , Grosseto CasteirAzzara Scansano Sovana Pitigliano Capalbio (1416) Lucignano della Chiana (1390) xLZ"^$, ^ X k v k nJ 4n ' / te Fro j^T /S .« FvZm ri.h\jgnmt & >4 ft k Bili M L*«-««* -T 56 <% ,A ^ s...-■ ^o* *%-«£"»•» uuatijiianj ^tencc . - . | ,u- BI M,-i/»w:Ta d $4 C* , : Rapolano -A/ang- -{L M& ^F«, sJ^^Tvjg^fc. ' n r*TI ^Paltrutno \Ortjia i Verola if~ ' J . /*"*% i^fem rt-j±L. -■ .. kV /^n d VI AR1£ TOSCO Gfo c> i fS)' ( 20 km ■jrai*te ££i rocc IDE N 4 " Siena Stato di Siena di Ortelius, 1667. beigneurie des APPIANO le loro prerogative di metropolita- ni non solo sui vescovi di Massa- Populonia, di Grosseto, di Sovana e di Chiusi, ma anche su quelli di Montalcino e di Pienza, che - in virtu degli atti delle loro fondazio- ni - non erano in alcun modo suf- fraganei delTarcivescovo senese, perche avrebbero dovuto dipen- dere direttamente dal pontefice. (GRECO, 1990,447-490) La popolazione di Siena nel se- colo XV Per Siena citta, sulla base dei re¬ gistri dei battezzati disponibili, a partire dalla fine del Trecento, si puo ipotizzare, con buona appros- simazione, che il numero degli abitanti (inclusi quelli della fascia extra-urbana: le cosiddette Masse) si aggirasse intorno alle 16-18.000 persone. L'ampio territorio sogget- to a Siena, con una densita media vicina ai 10 abitanti per km2, por- terebbe a una popolazione com- plessiva di circa 65.000 abitanti, da aggiungere a quelli che viveva- no in citta e nelle Masse. (PINTO, 2000, 7) Siena - la popolazione nel XV sec. Le¬ genda: (da alto in basso) Popolazione verso il 1450; “Sovana” = sede del vesco- vado; lo stato di Siena; territori acquisiti (data); Stati vicini. Cartina: A.-L. EHESS, in BOUTIER ed al., 2004. Nel riquadro: Siena - San Bernardino da Siena predica nella Piazza del Čampo (c. 1450). Siena, Museo deli'Opera del Duomo. - SF0RZA (1475) srri ornem H4i5i ORSINI114421 Ciglio (Seigneurie des 1 Piccolommif Orbetello (14141 L: POPULATION vers 1450 >15 000 hab. 1 200-2 000 800-1 200 500-800 400-500 <400 Siege d eveche Etat de Sienne Territoires acquis (date) Territoires de s.eigneuries (date de pacte avec Sienne) Etats voisins Cartographie :Alexardra taclau (HESS h LA DIOCESI Dl SOVANA ^.amcoiani O/Ut ’ A VA> cilt F?y*5jZ V 7//i\ >agna 1iCQ . ftTVL>/l .rro /n W'<7 OA' J/// ■/?//dfUaCroce J ^ oueuav* Jtipahr JlAjj iPalazMJ Bovaruio Mongh Spante j HoUCoslello Camaiola l^arrano FraiUu/uidai t Fahro tVerciana S.Quiricot PieirJiuu/a selm. 'S&Grrgoria JA S. Marino 1,0 MonicMotn Cecanil tli/uu MeaUa AUerona. trameri 3 iAndrea. V Stala. SiAbbondio . Bartol? iSFaus S.l‘iuro C.Manapalo LM.CaJf SPietrc Moritvi Vecchio p s - J *MonteKbMnai)lic TorreAlftha / Bardano t tdenle tvicaio 1 Bena no [Prodo Ca s uho ~T ' l Aspr Izzahni S Gumvmit fc/, *AOftUL. A t ! S.VoJl t. . ICC A h htlj Čorb orad *Abbcutu Porano t Ca/ude Vecchio i SJiau Inn ni*. _ _ ^ A.Lorenzo mtpMJ GrotUjli Camnf -< S£orenz& Vecchio * Baschi Montrtchio ‘ l iima^o \ TosctUamt t t tiLMonasuro ,r/r " ‘ *C t JiS.Marco lolseua GraAoli *GuXLrdra BAGNOREGIO S.Angelif UlPIcvz t Inola BLtenii/ia, ■< P A!liano V Luunajio F in fpvvrina liano Penim territorio ORVIETO. ago di Bol (ena jtim VuKinuS fe-' JmJlrUnu. J p ud Joanncm lanflcn Orvieto - diocesi di Orvieto nel secolo XIV. Cartina: SELLA, 1952. (sotto) Orvieto - Territorio d’Orvieto. Cartina Jansson, 1640. della Val di Lago (d’Acquapen- dente). Si trattava di una parte del- lo specchio d’acqua e le altre terre dislocate lungo ambedue i lati della via Francigena oltre Acquapenden- te e sino al corso del fiume Paglia. In origine questi territori avevano fatto parte della diocesi di Sova¬ na ma, da molti anni, se ne erano impossessati i vescovi d’Orvieto. Nacque cosi, nel 1140/44 c., la causa di Pitigliano. Oggetto della causa fu la controversia circa 1’Ac- quapendente, Grotte, San Lorenzo, 116 Atlante storico delle diocesi toscane tanto faranno i successori: Lucio III (1183) e Celestino III (1191). (CORRIDORI, 2000, 198) Co- loro che negarono 1'autenticita della donazione carolino-leonina dell'805, datarono la redazione del privilegio ad alcuni secoli dopo e sostennero che il diploma non e anteriore al 1140 ne posterio- re al 1161. (FANCIULLI, 1971, 76-77; CORRIDORI, 2000, 198) Le modifiche dei confini diocesani Fra il XII e il XIV secolo vi furono alcune variazioni di confine anche nella diocesi di Grosseto. Proba- bilmente vi fu uno scambio pacifi- co di Prata, ceduta a Volterra, con Boccheggiano. L'antica chiesa di Santa Sicutera, a nord di Torniel- la, passo definitivamente a Volterra forse in conseguenza di uno spo- stamento del letto della Farma; era ubicata infatti su un'isoletta fluvia- le. Pietra e 1'Accesa, venutesi a tro- vare in prossimita della nuova sede vescovile di Massa, passarono sot- Gradoli, Cloiano, i confini e le per- tinenze dello specchio del lago di Bolsena. Il contenzioso fu risolto al processo d'Acquapendente del 1194, dove fu deciso di rimettere la sentenza nelle mani del pontefice Celestino III (1191-1198), che de- cise in favore della diocesi d'Orvie- to. (CORRIDORI, 2000, 193-223) L’agro di Cosa confermato alPAbbazia delle Tre Fontane - 1161 II lOluglio 1161, papa Alessandro III riconfermo alfAbbazia del¬ le Tre Fontane le terre delfagro cosano. Mentre la bolla di Gre- gorio VII (1081) non conteneva alcuna menzione di Carlo Magno a favore delfAbbazia, questa di Alessandro III richiama alla do¬ nazione carolino-leonina. Altret- Orvieto - 1’espansione orvietana nella Maremma. Cartina: Redon, 1999. Nel riquadro: Orvieto in un’incisone di Hogenberg&Braun, 1598; Sovana- il territorio di Sovana nelPalto Medioevo. Cartina: MINNUCCI, 1972/73. ,0’ C CiAHKI&NO ? MonrO. o q tJUiLA £ '/ OhATUHO , (^jOtlASJB.0 y SALVATAR£ A . ^ • ZUL^KATE ■ CAVHAUCt • JLTntlAHA •fnirrr iu»»o Montev*idy-C •CMtOttranCO \ : diP«0amco .Sticciano •_ San .. M0fM840O< /0\ iarhno Giuocarico • • \ m Cotonna A Vontapaacaii rj . j .. v nc ' mv 1 .•' C«tH *2g* r K ^RadKrotan. oC.-Wjj.co * \« \V\/ MonJoriao . * v .* CaaUflfcontoaoD Ua-c«>omc| \ \ \ \ t^PiancauaonaioK KVl <3 espans»ona dol avnuno O Ov>oio Pr on n« rn oslom« nei vtcanali nol 1337 ComurvtA oci contado o< S*M Comumtd ailoalo o soggotio a Siona Sovana: capi ta le d«! conti AtdotHandoschi Comuruta dipendonti a vano iitoio dai conti AidobrandescM Comunita dipondonti a vano titoio dai conti Pannocchieschi La diocesi di Sovana 117 to i vescovi di quella citta, che del resto esercitavano nella zona an- che diritti signorili, mentre 1'esen- zione monastica aveva da tempo cancellato interessi e presenza dei vescovi rosellani e grossetani. I comuni di CastelFAzzara, di Piancastagnaio, di Santa Fiora, di Samprugnano, di Sorano, di Pitigliano e di Manciano faceva- no parte del territorio di Sovana. (M1NNUCCI, 1972/73, 16, 19) La contea di Sovana passo, nel 1293, dagli Aldobrandeschi agli Orsini ed anche Orbetello en- tro a far parte del loro domi- nio. (CORRIDORI, 2000, 73) Sovana perde Orbetello - secolo XIII Nel XIII secolo la pieve di Orbetel¬ lo, con la cappellania di Porto San¬ to Stefano, unitamente alla cura delfisola del Giglio, fu separata dal territorio diocesano di Sovana, per confluire nella giurisdizione nullius delfabbazia romana delle Tre Fontane, passata in proprieta alFordine dei cistercensi nel 1140. (BENVENUTI, 1999, 15-19) Siena conquista Sovana, Piti¬ gliano, Sorano ed Argentario - 1410-1462 Dopo circa un secolo di dominio degli Orsini Siena conquisto Sova¬ na nel 1410. Come risultato delle guerre contro i conti Orsini di Pi¬ tigliano, nel 1414, Siena aveva gia messo le mani su CastelFOttieri, Piancastagnaio, Vitozzo e Orbe¬ tello. NelFagosto 1416 cadde Ca- palbio ed altrettanto avvenne per il vicino castello del Tricosto. Fu poi la volta di Rocchette di Fazio, con la sua rocca a strapiombo sul corso del fiume Albegna, che il 25 agosto e ntro in possesso dei senesi. Prima del 16 settembre si arrese anche Manciano; al pari di Montebuono, c he cadde nelle mani di Siena nei DIOCESE D’ORVIETO ET CONTADO D’ORVIETO EN 1292 O Castrum ou piviere du Cadastre dc 1292 emplacementnoncertain ▲ Autre localitč „ Limites du contado Limites du diocisc Sccteur ou le contado depasse les limites du diocčse S Scctcur ou lc contado n’atteint pas les limites du diocčse Orvieto - Diocesi e contado d’Orvieto nel 1292. Cartina: Redon, 1999. Nel riquadro: Orvieto - lo stemma della citta. primi giorni di dicembre. L'anno successivo Siena attacco Sorano e finalmente i due nemici sottoseris- sero, il 31 agosto 1417, il trattato di pace. (CAVOL1, 2008, 49-50) L’Abbazia delle Tre Fontane di- chiaro, il 12 agosto 1452, decaduti gli Orsini dalFenfiteusi delFagro orbetellano che fu, invece, rinno- vata in favore dei senesi. Venne ce- duto, allora, alla repubblica di Sie¬ na tutto il territorio dalFAlbegna al Chiarone: Ansedonia, Orbetello, Monte Argentario, Porto Ercole, Porto Feniglia, Giglio, Giannutri, Marsiliana, Alticosto, Capalbio, Montauto, Monteti, Scerpena, Sta- chilagi. (CORRIDORI, 2000, 56, 74; BENVENUTI, 1999, 15-19) L’Orbetellano e le isole passano nel dominio spirituale delPAb- bazia delle Tre Fontane - secolo XV A causa, forse, della cessione del predetto territorio in enfiteusi a Siena nel 1452, si ebbe il passag- gio nello spirituale del territorio delFOrbetellano dalla diocesi di Sovana alFAbbazia delle Tre Fon¬ tane. La perdita delle isole del Gi¬ glio e Giannutri, delFArgentario (escluso Porto Ercole) e del terri¬ torio orbetellano per la diocesi di Sovana puo datarsi, dunque, con 1’intromissione nelFAbbazia delle Tre Fontane degli Abati Commen- datari, la cui cronotassi fu aperta 118 Atlante storico delle diocesi toscane dal cardinale Branda (1411-1419). (CORRIDORI, 2000, 80 n. 30, 643; FANCIULLI, 1971) NelTaprile del 1785, la diocesi di Sovana ottenne le parrocchie di Manciano e Capalbio, fino ad al- lora diocesi d’Acquapendente, in cambio di Proceno e Onano cedute alla predetta diocesi (vedi p. 268). banicah sn* tarnat kParnuto T L’ABBAZIA DELLE TRE FONTANE ' ... SOVANA o^Jl &V ^oros6eXo la Rdita Or beteli Porto 5. Stefano r %//b° \ ^ G'\gV\o PITIGLIANOa^ ManuanoJ’' d . N/ W ** * .O < t \ O \.Enat\vm\r\ L’Abbazia delle Tre Fontane ed i suoi li¬ miti. Cartina (particolare): Aimuario delle Diocesi dltalia, 1951. Nel riquadro: il Lago di Burano con la fortezza di Bura- naccio (limite meridionale delFAbbazia e dello Stato dei Presidi) e sullo sfondo Capalbio. (a sinistra) Toscana meridiona¬ le nella cartina (particolare) di Bellarmato (1555). Nel riquadro: Orbetello nelFinci- sione di Wilson (1835). Le origini dell’Abbazia delle Tre Fontane II promontorio cTArgentario sa- rebbe appartenuto, sin dal secolo IV, alla Basilica dei Santi Pietro e Marcellino di Roma. Da quella Basilica sarebbe passato all'Ab- bazia delle Tre Fontane, nel VII o nell’VIII-IX secolo, e costitui d nucleo a cui, dopo 1'assedio dei Saraceni, si aggrego la rimanen- te parte delfantico agro cosano. (FANCIULLI, 1983, n° 37,4) Cosicche concluse il Cardarelli: “E da ritenere per certo che nelfeta carolingia 1'intero agro, (...), passo •n potere della Badia delle Tre Fon¬ tane”. (FANCIULLI, 1971, 69-71) L'antico monastero dei Santi Vin- cenzo e Anastasio alle Tre Fonta¬ ne (ad acquas salvias ), sorto fuori porta San Paolo a Roma, nel luogo che ricordava, con la triplice scatu- rigine di acque, i tre rimbalzi com- piuti dalla testa decapitata delTapo- stolo Paolo (facendo, secondo la leggenda, sgorgare le tre fontane), vantava origini antiche e una gran- de estensione patrimoniale nella Marittima. Le isole del Giglio e di Giannutri, il promontorio Argenta- rio, Ansedonia (Fantiča Cosa) e il suo entroterra, probabilmente, alla fine del secolo VIII, furono gia do- minio delFAbbazia delle Tre Fon¬ tane. (CORRIDORI, 2000, 146) La vastita e la disseminazione del suo patrimonio fondiario favoriro- no la progressiva perdita di con- trollo sui beni situati nella Tuscia a vantaggio di gruppi familiari che, come gli Aldobrandeschi, si rita- gliarono ampie zone di dominio in quest'area. Negli anni quaranta del XII secolo, papa Innocenzo II (1130-1143), forse per contrasta- 120 Atlante storico delle diocesi toscane Roma - Gli affreschi dell'Arco d'ingresso della Basilica delle Tre Fontane in Roma, che rappresentano 1'inizio di eventi storici della Maremma Orbetellana”, affresco datato fra il IX e il XII sec. (BISCHI, 1983,4) re questa progressiva dispersione, lo tolse ai benedettini della con- gregazione di Cluny e lo cedette alla congregazione dei cistercensi. (FANCIULLI, 1983, n° 37, 4) Vale a dire che lo dono a San Bernardo, grato per 1'impegno da lui prodi- gato nella campagna contro l'an- tipapa Anacleto. (BENVENUTI, 1999, 19) San Bernardo mando da Chiaravalle a prenderne il posses- so il padre Pietro Paganelli, che fu, dunque, il primo ahate cistercense delle Tre Fontane e che, poi, diven- td papa col notne di Eugenio III (1145-1153). (FANCIULLI, 1983, n° 37, 4) Con la bolla emessa, il 10 luglio del 1161, da papa Alessan- dro II (1061-1073), vennero con- fermate alFabate Baldinone del Monastero romano delle Tre Fon¬ tane (Sant’Anastasio alle Acque Salvie), quale deputato alFamrni- nistrazione delFArgentario e della Maremma meridionale, i privilegi e le prerogative sulla Tuscia e su Ansedonia, il castello chiamato Orbetello, quello del Tricosto, di Capalbio, di Marsiliana, Scerpena ed altri castelli, chiese, laghi, fo- reste, e di Monte Argentario. Tutti questi diritti furono confermati in nome di una (presunta) donazione carolingia al papa Leone III (795- 816). (ROTUNDO/MUSSARI, 2012, 16, 73/1) Corridori scrive: “Pur non accet- tando come autentica la donazione dell’805, dobbiamo pero ammet- tere che una buona parte delFagro di Ansedonia, gia anteriormente al secolo XI, era in possesso delTAb- bazia delle Tre Fontane”. (CORRI¬ DORI, 2004,180) I possedimenti delPAbbazia del¬ le Tre Fontane in Maremma - se- coli IX-XIII Dal testo della donazione apo- crifa (Leone III), e comunque possibile tracciare un quadro dei possessi delTAbbazia delle Tre Fontane in Maremma, nel secolo IX. Costituivano la proprieta del monastero: Ansedonia, il porto di Feniglia, la costa marittima dalla foce delTAlbegna al lago di Bu- rano, Orbetello con la sua laguna, il Monte Argentario, le isole del Giglio e di Giannutri, una serie di castelli nella fascia del retroter- ra piu prossimo al mare, dei qua- li sono ricordati nel documento quelli di Marsiliana e di Monteti. Questo era il nucleo originario dei beni; successivamente il patrimo- nio aumentd la propria consisten- za, visto che negli atti del secolo XIII (1269 e 1286) figureranno tra i possessi abbaziali anche Tri¬ costo, Capalbio, Scerpena, Mon- tauto e Stachilagi. (FANCIULLI, 1971, 69-71) Tutto il territorio con tutte le chiese che in esso si tro- vavano. (UGHELLI, 1644 I, 64) L’Abbazia delle Tre Fontane cede le terre agli Aldobrandeschi - 1269 Pure 1’isola di Giannutri al pari di quella del Giglio e rammentata nel privilegio attribuito a Carlo Magno e nella bolla del pontefice Leone III, perche il primo dono e Faltro confermo al monastero de’ SS. Vincenzo e Anastasio ad Aquas Salvias o alle Tre Fontane presso Roma. La bolla di Gregorio VII (1081) e quelle di Alessandro III (1161), di Lucio III (1183) e di Celestino III (a. 1191) confermavano il territorio dell'Agro Cosano alTAbbazia delle Tre Fontane: dalla foce delfAlbe- gna al Lago di Burano, il centro di Orbetello con la sua laguna, il Monte Argentario, le isole del Gi¬ glio e di Giannutri, una serie di ca¬ stelli esistenti nel retroterra come Capalbio, Marsiliana, Montauto, Monteti, Scerpena, Stachilagi e Tricosto. (CORRIDORI, 2004, II 15; REPETTI) Tutti questi paesi con i diritti feu- dali, mediante un istrumento del 1269, dalFabate delle Tre Fontane furono ceduti a titolo di enfiteu- si perpetua al conte Ildebrandino, detto il Rosso degli Aldobran¬ deschi (1220-1284). (REPET¬ TI; FANCIULLI, 1971, 69-71) Orbetello sotto Ladislao re di Napoli- 1410-1414 Va sottolineato il fatto che Orbetel¬ lo venne citata per prima volta con questo nome in una bolla papale di Gregorio VII (1073-1085). Orbe¬ tello, prima di tale data, compare L’Abbazia delle Tre Fontane 121 Santo Stefano (Argentario). Dipinto di ReinierNooms (sec. XVII). National Maritime Museum, Londra. L’Abbazia delle Tre Fontane, Orbetello e Giglio passano ai cardinali abati commendatari - 1411/19-1913 AlFepoca del re Ladislao inizio, Per il tratto toscano dell'Abbazia delle Tre Fontane, 1'istituzione dei cardinali abati commendatari. Corridori conclude: “In forza di detta istituzione i vescovi di So- vana verranno a perdere la loro giurisdizione pastorale sulle popo- lazioni di Orbetello e del Giglio, Per cui queste due localita non saranno piu considerate nostre, eome invece risulto a suo tempo nei Decimetri del 1276-1277 e del 1296”. (CORRIDORI, 2004, II40) Con 1'inizio delfepoca dei cardina- 1' commendatari, gli abati perdet- tero il potere temporale che fu defi- nitivamente tolto loro con la bolla Papale di Leone X del 28 gennaio 1519. (FANCIULLI, 1981, n° 37, 4) L’amministrazione dei Cardinali commendatari si protrarra per cin- que secoli, dal 1411/1419 al 1913. Con la morte delfultimo cardinale commendatario Luigi Oreglia, nel 1913, la Santa Sede nomind pri- ma un amministratore apostolico in spiritualibis nella persona del vescovo di Grosseto, poi un arci- vescovo titolare di Calcedonia e dal 1927 di nuovo (in perpetuo, fino 1981) il vescovo di Grosse¬ to. (FANCIULLI, 1981, n° 37, 4) Orbetello in delegazione al ve¬ scovo di Grosseto - 1927-1981 Dal 1927 il territorio, gia parte delFAbbazia delle Tre Fontane (Orbetello, Santo Stefano, Giglio e Giannutri), fu dato in delegazione apostolica al vescovo di Grosseto e dunque faceva parte di quest’ul- tima diocesi. (TACCONI, 1995, 157) Sinche, con la Costituzione Apostolica del 25 maržo 1981, questa parte del territorio, fin’allo- ra sotto la giurisdizione delFAbba¬ zia delle Tre Fontane, fu restituita alla diocesi di Sovana (FANCIUL¬ LI, 1971, 80-81; CORRIDORI, 2004, I 152, 482, n.) che muto nome, nel 1986, a favore di diocesi di Sovana-Pitigliano-Orbetello. sempre come Vicus Cosanus fino a che, nel 993, col nome di Villa Cu- sana risulto soggetta al feudo ec- clesiastico delFAbbazia del Santo Sepolcro di Acquapendente, pošto nella diocesi di Orvieto cioe di Or- betus. La denominazione (Orbe¬ tello) deriverebbe, dunque, da Or¬ vieto (Orbetus = picola Orvieto). (B1SCHI, 1983,4) Nel 1410 il conte Bertoldo Orsini, conte di Pitigliano, perdette Sova¬ na conquistata da Siena. Nella pau- ra di perdere altri territori, il conte affido alla custodia di Ladislao, re di Napoli (1386-1414), la parte marittima della sua contea (Orbe¬ tello, Monte Argentario e le isole). Questa custodia duro dal 1410 al 1414 nel quale anno, morto il re, la repubblica di Siena venne in pos- sesso delle predette localita. Passa- to a Siena questo territorio, FAb- bazia delle Tre Fontane rinnovo Fenfiteusi, il 12 agosto 1452, con la repubblica senese. (CORRIDO¬ RI, 2004, II, 509) diocesi Dl volterra Le origini della diocesi di Volterra La tradizione riporta le origini della diocesi di Volterra ai tempi apostolici. 1 primi evangelizzatori, sarebbero stati inviati dal secondo pontefice Lino (67-76), “figlio e vanto di questa citta”. La citta gli edifico una chiesa, nel 1480, sul pošto dove, secondo la tradizio¬ ne, sorgeva la časa di suo padre. (RENDINA, 1999, 22) Volterra, sembra, diede natali anche al papa Leone 1 (440-461) grande nemi- co del manicheismo, che fondo il dogma del primato di Roma sulle altre diocesi. Volterra, infatti, come fu tra le piu grandi lucumonie etrusche, e ri- mase municipio romano, cosi fu subito potente diocesi con un va- sto principato religioso e civile. Secondo Furiesi: “Gia prima del 313, probabilmente, ci fu un ve- scovo e una chiesa volterrana, or- ganizzata pero in clandestinita”. (FURIESI, 2008, 46) In realta sembra che il cristianesimo si sia affermato a Volterra solo dopo la pace costantiniana (sec. IV), ma le prime notizie sui suoi vescovi risal- gono alla fine del V secolo. (CEC- CARELLI LEMUT, 1991, 25) Arianesimo a Volterra - sec. V-Vl Agli splendori della “primitiva cristianita” ebbe a seguire, pero, n el secolo quinto, un periodo di decadenza religiosa e morale. In¬ fatti due lettere di papa Gelasio 1 (492-496), raccolte nel Decretum Gratiani, riportano memoria del¬ la privazione della dignita e della sede al vescovo Eucaristio (492- 496). Questi passo alfarianesimo, c ontinuando il “malcostume” dei Volterra - Veduta della cattedrale ed il Palazzo dei Priori, costruito nel periodo 1208- 1257. Incisione di A. Durand, 1863. (pagina precedente) Il territorio d’Orvieto con la costa tra Orbetello e Civitavecchia. Cartina: Ignazio Danti, 1583. predecessori Opilione, Eumanzio, alEarrivo dei vescovi d’Africa, e d'altri ancora prima di loro ed nella seconda meta del secolo VI. i vescovi ariani vi rimasero fino (BOCCI, 1980, 14-17) Volterra - la diocesi volterrana e la sua orografia (sec. XVIII). ASF, Miscellanea di Piani e 774m. 124 Atlante storico delle diocesi toscane Volterra - i confini diocesani ed il territorio limitrofo. Cartina: (particolare): GIUSTI/ GUIDI, 1932. Nel riquadro: Volterra - veduta di Volterra e delle sue balze, dipinto di Jean Babtiste Camille Corot (1838). (in basso): Volterra - il territorio della diocesi raffrontato con la giurisdizione del muni- cipium romano e quella della lucumonia etrusca (cartina: FIUMI, 1968); nel riquadro: Volterra - San Lino fra i santi Ottaviano (a destra) e Giusto a (sinistra), patrone della citta. Opera di Raffaello Consortini (1908-2000), Volterra, cattedrale. La diocesi di Volterra ed il suo territorio In epoca longobarda il territo¬ rio diocesano si ridusse, rispetto alFestensione municipale romana, per 1’occupazione lucchese del di- stretto di San Miniato; per il pre¬ mere di Piša lungo la costa (tra i fiumi Fine e Cecina), e per la for- mazione di un “dominio familiare” nel gualdo Corninese tra Volterra e Populonia. (BOCCI, 1980, 14-17) Il vescovo di Siena aveva sottrat- to al clero volterrano due pievi del sesto di val di Strove: Scorgiano e Fabbrica. Nel 1137, il vescovo di Volterra Aldemaro le riottenne dando in cambio parte del castel- lo, borgo e argentiere di Montieri. (FIUMI, 1968, 45 n. 114) Schnei- der scrive: “DalFelenco delle pievi possiamo stabilire con esattezza che gia al tempo di Alessandro III (1159-1181) e forse anche di In- nocenzo II (1130-1143) la diocesi aveva 1’estensione che conservo dopo”. (SCHNEIDER, 1975, 88, n. 49) Volterra cedette Boccheg- giano alla diocesi di Grosseto ver- so il XIII secolo forse in cambio di Prata, fin’allora rosellana. (BU- R ATT INI; SCHNEIDER, 1907, 168, n. 478) La diocesi perdette, nel 1592, una parte del suo territorio per la creazione del nuovo vescovato di Colle Val d’Elsa. D’allora in poi, dunque, i territori di Pieve d'El- sa, di Stecchi nella Montagnola e di Sovicille, fanno parte del ve¬ scovato di Colle Val d'Elsa, che si ingrandi ancora, nel 1782, con tutto il distretto della prepositura di San Gimignano. Tocchi e Santa Sicutera fecero parte dei vicaria- ti di Chiusdino e Monticiano fino alfanno 1954, allorche furono am- massati alfarcivescovato di Siena. (BOCCI, 1980, 14-17) Davide che sconfigge Golia (che in ebrai- co significa: passaggio, rivoluzione) XI secolo a. C. Libro corale dedicato al car- dinale Francesco Soderini (vescovo di Volterra, 1478-1509). uocitu fuifTt •faLomonc fen pture marufc fhflimf docent actftcu idcft Lettera miniata T dalla Bibbia di Calci (1168), di Adalberto di Volterra. I vescovi di Volterra conti palatini Carlo Magno (nelEanno 774), suo figiio Lodovico il Pio (nell’821) e suo nipote Lotario (nell’845) re- stituirono ai vescovi e alla diocesi esenzioni e privilegi confermati e ampliati dalEimperatore Enrico 111 (1052). In seguito gli imperatori , u latt/MO ■* v/ ^ /< ^ ŠonutfsM. J' : -*7 Cv^-9 • •' ■Aferea/a/A ^Ji5pcrto4i— SJPfSfVrir>. . *>Mercato & Vivcfi? iLurarai .Luciane QSJfana :.rŽTJ 2 RJlA '*■ O >Sdils//anMra OLcMou l ^Calc®Taiio / errrig »matanc -c/cAftO, •SMarn i R StiriUina 'Jaru ajtftf*; ' letin. cera,/ \MWufo/< ^ r£j6b/ana. trn ■ fa/fs/rftr c a c '' ( _ . //.-• //■ z'- '?//'•• ///* 4gtaia h/J,c /a j/farp j ifafi/e > ftft/s//a^ farsa &H“h iSofera (998) j3ampoKasdi ? A,-, • *■' CPiviann ecasteto) Morite Gfuppna (950) isoiadelTro Pcnlremoi (990 - 994) Uraote (998)1 RASSO Dl UNARI iLagasHEfcl .Summ F*SS0 (BiDSPEMjm) (Čast) Bnjgnato ,, Comano (ocxte - 884 - 937) “(®) tefe W.aifequV** -111 -■ jMirTv.nt^mtuf mur. umu r^vtitniiru Massa Vezzano - La signoria di Vezzano e la Terra dei Bianchi. Cartina (in basso): PETTI BALBI, 1982. In alto: la Terra dei Bianchi di Erberia (Terra Blancorum). Nel riqua- dro: Cavaliere in armi. Miniatura dagli annali genovesi di Caffaro, (XII sec.). Parigi, Biblioteca Nazionale. vano dunque tra la chiesa di Luni e gli Obertenghi. (PETTI BALBI, 1982, 12 e 15) Nel 1253 cedettero alla re- pubblica di Genova ogni loro diritto residuo e le giurarono “fedelta”. A proposito del loro territorio ne scrive Pistarino: “Tutta la sponda occidenta- le rientrava nelfambito della pieve di Marinasco, la cui giurisdizione si estendeva a Portovenere, alla Palmaria, al Tino, al Tinetto com- prendendo al di la della linea diret- ta del promontorio di Portovenere anche il versante occidentale del Persico, da Volastra a Portovene¬ re”. (PISTARINO, 1961, 170) Ora questa e proprio la zona costiera in cui i Vezzano vantavano numerosi possedimenti, che durante i secoli XI e XII cedettero al monastero di San Venerio del Tino o alla repub- blica di Genova. La pieve di San Venerio II monastero di San Venerio - sor¬ to nel 1033 - fu subito esente dal controllo vescovile. (POLON 10, 1979, 58-61) La pieve di San Ve¬ nerio (oggi in localita San Venerio nel comune della Spezia) aveva giurisdizione sulla parte centrale del Golfo della Spezia. Per caren- za di sacerdoti secolari, nel 1525 la pieve fu unita al monastero del Tino e gli abati, allora monaci oli- vetani (che risiedevano al mona¬ stero delle Grazie), furono i parroci pro tempore della parrocchia, che ressero tramite curati da loro scelti e nominati. (FRANCHI/LALLAI, 2000, parte I, vol. II, 101/84) SanCAndrea a Carrara sottopo- sta ai canonici di Lucca - 1151- 1770 NelLelenco delle pievi della dio¬ cesi di Luni, risalente alla colletta per la crociata del 1276, si trovava anche quella di S. Andrea a Car¬ rara, questa dipendeva dai cano¬ nici di San Frediano di Lucca, ma rimase sempre di pertinenza del comitato lunense. (AMBROSI/ BERTOZZI/MANFREDI, 1989, 8-12, 46-47) Questa appartenenza risaliva al 1151, quando ai canoni¬ ci lucchesi di San Frediano venne- La diocesi di Luni 131 isifi/ (Stonle/, / rf’r/s(rrr///fT n n n asm / V/žz;r/ Migljat' Vat/ji ŠŠfr/Trfi At** a ‘* r p°~ jajba/tiri/a ? (( ]\js!rrtn ■^"W ?TmdMbS? ° Via do ■ftfola \ ,■ t- i ( ■ f /V ir/It • •/,’< ;J»U Mo J ! M.Pisarimo s^osainovor,., ; Volpigjjo^p^ MBairo •.•MCavallo ' ; ... Anrim f | \ 7/je'Mia/i{ HO/vU/ £ \frzzuno .. SnJL .X' 1 --' ''Gntttft ' .'‘4/P. CnsLuiim <7 /V V’ © /r - Kocri L/ffuxu j tbkrjMino j(fo n [ C i) R t V.«2^/i//» iS. _ / . '\ 0 AmmUo M \ (uafanitorOjA^ tnu/n/t/kj, r p ^ ~***' ^ Cro /: //u ' i ) ! * M.Antona '" w ^ ^ 1 -■ nbbr V?i Fon/itP-’ /fJSVcota' M. Bručana f ~3h^<»|5.ri' 'Z’ Uniona ; , . -Č-«lrll lunin '/* /dr/ Tl/lO ijs I er/ m*.. A /dr/ TfntOv MontrUa." *v/7o ■ P-Biancd —(i o M a rum di Chfjnni \ ^Antona . Mi/MoK -Jffi!i^M£L9 nan %h An f AltisSiri \£2f*^X ^ . MASSA‘ KTarch.o H Toponimo : castello vescovile nel 963 Toponimo: castello vescovile nell'XI secolo - S ,■ sf> I/ '/(/ojt/o^oJi v . ČAzža/in • „ „ J¥ rn /’ Manna di Mussop ■/ d >^v ^ ►|Ox P' \\ *V Mi/inzzftAuyO--^ ' N \ /a/^'ec©«- ' N ■ \v'i.AilN sipravezza'H* ' UŠ&iV V Vf \' 'vr^.^ A '«w Fort v f/rtJ I’ i rt j ti s a 1 iTn*^f/ov/ Zona: area di pertinenza del vescovo o del capitolo di Luni nell\\l secolo Lunigiana - castelli vescovili. Cartina: GALLO, 1993. ro sottoposte dal vescovo di Luni, Gottifredo, la chiesa e la pieve di Sant’Andrea di Carrara e 1'ospe- dale di Monte Forca, oltre ad una porzione del padule di Avenza. Le memorie storiche d’Avenza iniziarono dal XI1 secolo, quan- do questa borgata apparteneva al vescovo di Lucca. (CAROCCI, 1900; GUARDUCCI, 2012, 239) Franchi/Lallai serivono: “La ces- sione della pieve di Carrara non in- ficia minimamente 1’appartenenza di detta pieve alla diocesi lunense ne tantomeno la reverentia e l’ob- bedienza dovuta al vescovo di Luni dalla pieve di Carrara e per essa dal priore dei canonici di San Frediano di Lucca, pievano pro tempore di detta chiesa, che dalFOrdinario lu¬ nense continua a dipendere, come ogni altra pieve della diocesi, in tutto cio che concerne 1’aspetto spirituale-pastorale e per i dirit- ti e per 1’ordinamento plebano”. H papa Clemente XIV, con breve apostolico del 19 settembre 1770, decreto la rescissione del contrat- to di donazione stipulato nelPanno 1151 in favore della chiesa di San Frediano di Lucca e reintegro Car¬ rara, con tutte le chiese, nelFim- mediata dipendenza della dioce¬ si di Luni-Sarzana. (FRANCHI/ LALLAI, 2000, 8 n. 20, 12) 11 trasferimento della sede vesco¬ vile da Luni a Sarzana - 1204 A causa delFimpaludamento delle terre, della malaria e delle incur- sioni saracene il vescovo sposto la sua residenza nei palazzi a Vezzala (Carrara), d’Amelia o di Sarzana. (PISTARINO, 1962, 342; MAN- FREDI/SVERZELLATI, 2007, 125; AMBROSI, 1989, 8-12, 46- 47) Nel 1187 il papa Gregorio Vlil assentiva al trasferimento della sede vescovile da Luni a Sarzana, che pero si fece attendere sino al 1201. (CONTI, 1962, 186) L’in- sabbiamento del porto e le cattive condizioni di salubrita obbligaro- no, il 4 giugno 1201, il vescovo Gualtiero 11(1193-1213) a trasferi- re la cattedrale da Luni a Sarzana, decisione poi confermata, il 7 mar¬ žo 1203, da papa Innocenzo III (1198-1216) e finalmente ratificata dallo stesso pontefice il 7 maržo 1203 e il 25 maržo 1204. (VOL- PE, 386-387; NOBILI, 2006, 353; FRANCHI/LALLAI, 2000, 10-11) Nel 1447, pero, il vescovado preše il nome di diocesi di Luni-Sarzana e finalmente il trasferimento, gia deciso nel 1204, fu riconosciuto ufficialmente solo nel 1465 dal papa Paolo 11(1464-1471). Il vescovo di Luni conte del co- mitato lunense - 1183-1313 Con la pace di Costanza, conclusa tra i comuni e 1’imperatore Fede- rico I nel 1183, il vescovo lunense Pietro ottenne, tra 1’altro, il tito- lo di conte del comitato lunense. I possessi vescovili si estendevano da Carrara alla bassa e media val di Magra, dove il prelato aveva acquisito i castelli di Falcinello, Fosdinovo, Caprigliola, Bolano e nelle valli solcate dai suoi affluenti come 1’Aulella, il Lucido e il Vara, dove il vescovo possedeva i bor- ghi fortificati di Soliera, Magliano, Regnano, Montefiore, Marciaso, Ponzanello e Padivarma. (PISTA¬ RINO, 1961, 171) AuIIa ed il suo monastero - 884 - 1543 Aulla fu menzionata per la prima volta in un documento lucchese del 27 maggio 884. Il conte marchese Adalberto I di Toscana (847-890) costrui un'abbazia e una chiesa alla confluenza tra il torrente Aulella e il Magra. Col tempo gli abati as- sunsero sul territorio circostante - confinante con le pievi di Vignola, San Cassano di Urceola e Roggia- 132 Atlante storico detle diocesi toscane no - una forma di sovranita, uffi- cialmente ratificata da una bolla del papa Onorio 11(1124-1130) nel 1126 e poi da un diploma di Fede- rico II nel 1222. Passata verso la fine del XIII secolo sotto la giuri- sdizione del vescovo di Luni, circa un secolo piu tardi, Aulla divenne possesso dei Malaspina di Ponzano che la tennero, tra alterne vicende, fino al 1525, quando la famiglia dovette vendere i possedimenti a Giovanni dalle Bande Nere (1498- 1526). I Malaspina tomarono, pero, a govemare su Aulla gia nel 1529 ma dovetttero cedere il mar- chesato, nel 1543, alla famiglia ge- novese dei Centurione. La fondazione del monastero del Tino - 1062 Fino alla meta del secolo XI l'in- tero arco costiero del Golfo della Spezia fece parte della diocesi di Luni. Tutta la sponda occidentale, sia verso 1'interno sia verso il mare aperto, rientrava nelfambito della pieve di Marinasco, la cui giurisdi- zione si estendeva a Portovenere, alla Palmaria, al Tino, al Tinetto, comprendendo, al di la della linea di vetta del promontorio di Portove¬ nere, anche il versante occidentale del Persico, da Volastra a Portove¬ nere. Altra variazione delfassetto territoriale della Chiesa lunense venne decretata da papa Leone IX (1049-1054) che, probabilmen- te nelfanno 1054, dichiaro esente dalla giurisdizione del vescovo di Luni 1'abbazia delfisola del Tino, esenzione comprendente anche le vicine isole della Palmaria e del Ti¬ netto. (FRANCHI/LALLAI, 2000, 6) La fondazione del monastero del Tino, il privilegio delfesenzio- ne ottenuto presso il papa Leone IX dalfabate, 1'assegnazione delle tre isole e di ogni altro acquisto futuro alfesclusiva proprieta del monastero per privilegio di Ales- sandro II, nel 1062, segnarono una diminuzione territoriale della pie¬ ve di Marinasco. A quest’ultima vennero sottratte le tre isole (Tino, Palmaria e Tinetto) ed i beni in terraferma, passati sotto 1'autorita temporale e spirituale delfabate, tuttavia questo non determino uno smembramento del territorio della diocesi. Dai privilegi dei vescovi di Luni, in data 12 novembre 1057 e maggio 1125, a favore del mona¬ stero, risulta che tutto il territorio occidentale del golfo, fino al pun- to estremo del Tinetto, rimaneva sempre nelfambito delfepiscopato lunense. (PISTARINO, 1961, 170) Diocesi di Luni Sarzana nel 1770. Cartina: M. Vinzoni, Genova, ASG, Coli.: A.03.185.0364. Legenda: La diocesi di Luni (plebe di Vignola) penetrava nella regione emiliana con alcune parrocchie lungo il corso del Taro, dalle localita di Albareto, Gotra, fino a Pontolo e Baselica/Borgotaro (provincia di Parma). (AMBROSI/BERTOZZI/MANFREDI, 1989, 221-222) 'rana TDto cc.si ca luni/ar^ana 1770 - . ^ JlcJ/**- , e* - cl± '7r'ore*£+~' */ ■ - • ‘Ihlbcaj! cLi' iSr**** LA DIOCESI Dl BRUGNATO 1 W| l i k / C»Ul i !<*«, i Ht„ k HotlUn.. >J ‘> iv, w It hm ill /Jgn»|*u lo nrs „, I . klkrna ^ k Litsaciv k Monlair ^ku~«, k hlgnonr kr.^ k Hrvrrt k k c, k Valer Im «r k Marina« & 'Jicctctovv Boomu k Plor dl Monii *U—. k Bm baron k Saram k k Sillano kfteM k Mogli, ic.' kČ AHlI* k Ir rf-ianu k ' kPvgUano k Um gnan. lAMg k O Afcw/«r Je' Ria*. k S Ri vafcjmi A Mano k Wi«w. di M«gra A/\ia ‘ KMHM A Cro^/ia*) il. A Hi>KXK> k Boccalbertl K VM, lv S tmClMAKUM ITAUAK Mil SECOU XIII E XIV STUDI L JiiMl N. 42 S *-*CiURlA MARITIMA IScc. MII E XIV) •«>rudi MAURIZIO ROSADA **** 200000 Soor’i convonzionalt k Arrola wl 1 k 6 S S atena at lino SMttvaa aLLtKjHuai 1 Amrtlla k G’Og*^’-l i(*mi k »ijje/l Sopra k Vogli Seno k Mana k Maatt-Plhim »kaiola kskmrig ramo ^ S I cvrur .1.1 del I nf kV. k « atlrlhi Vthlooin f k ■ Martinj /\ k S Biat-io KUV 1 ,.. Lunigiana - Le parrocchie e chiese della Liguria marittima. Cartina (particolare): ROSADA, 2005. In alto: Brugnato - il vecchio Ponte di Brugnato sul Vara, danneggiato durante la seconda guerra mondiale; In basso: Pontremoli - palazzo dei vescovi di Brugnato (sede della diocesi di Pontremoli dal 1787) e Porta fiorentina (inizio sec. XIX). Disegno tratto da Franchi/Lallai II, vol. IV. Le origini della diocesi di Brugnato H Vil e 1'VIII secolo videro muo- versi per tutta Europa correnti mis- sionarie d'origine monastica che vennero spesso usate a fini politici, sia da parte di Bisanzio che dagli stessi longobardi, onde colonizza- re con il cristianesimo genti e ter- ritori da sottoporre poi al proprio governo. Una delle celle maggiori di questi monaci missionari si tro- vava a Brugnato nel centro della Val di Vara, la quale assunse, pro- babilmente al tempo del re dei lon¬ gobardi Liutprando (712-744), le prerogative di abbazia. Nella citta di Pontremoli e nei din- torni esistevano, in enclave, alcu- ne parrocchie ed enti ecclesiastici, appartenenti fino dal IX secolo alEabbazia benedettina di Bru¬ gnato, di cui fecero parte quando questa venne elevata a diocesi, nel 1133. Queste realta ecclesiali site nel borgo d’Arpiola (comune di Mulazzo), Caprio (comune di Fi- lattiera), la prioria di Pontremoli, il paese di Teglia (Pontremoli); la rettoria in valle di Zeri (diversi borghi) passarono, dopo la costi- tuzione della diocesi di Pontremo- k Ba,eh 134 Atlante storico delle diocesi toscane li, al nuovo vescovato, nel 1787. (BALDINI, 1980, 201-203) La creazione della diocesi di Brugnato - 1133-1820 L'elevazione di Genova, nel 1133, a sede metropolita, favori la co- stituzione di una diocesi dalFan- tico monastero di Brugnato, i cui abati si erano sempre rifiutati di accettare la sottomissione gerar- chica, pretesa, invece, dai vescovi di Luni. (G1ULIANI, 1982, 258) La diocesi di Brugnato venne crea- ta, dunque, con la bolla papale del 27 maggio 1133, con le chiese e le cappelle dipendenti dal monastero benedettino brugnatese dei San- ti Pietro, Lorenzo e Colombano. II territorio della nuova diocesi fu ottenuto dallo smembramen- to, sia pure formalmente, in parte dalla diocesi lunense ed in parte dalla nuova arcidiocesi genovese. II papa Innocenzo II (1130-1143) nomind vescovo Ildebrando, abate di Brugnato, e dichiaro la nuova sede vescovile suffraganea di Ge¬ nova. Le cappelle avevano la cura d’anime ma non il fonte battesima- le, e i loro fedeli dovevano portare i battezzandi nelle pievi di appar- tenenza, situate in altre diocesi. (FRANCHI/LALLAI, 2000, I 7, 125 n. e II 324-325) II territorio della diocesi di Brugnato La costituzione della diocesi, pro- voco per quella di Luni la perdita di alcuni territori in Val di Vara. La diocesi di Brugnato fu formata, non da un territorio coerente piu o meno vasto, ma dalfinsieme dei beni delfantico monastero bene¬ dettino sparsi nelle varie diocesi sotto la sua giurisdizione, che in quel punto si toccano, e dalFin- sieme delle cappelle situate entro le pievi di queste diocesi stesse. (VOLPE, 1964, 353; PISTARINO, 1961, 161-164; FRANCHI/LAL¬ LAI, 2000, I, 129-130) La dioce¬ si di Brugnato era composta, nel 1820, quando fu unita alla diocesi di Luni Sarzana, da 6 vicariati con complessive 30 parrocchie (vedi p. 132). (FRANCHI/LALLAI, 2000, I, 7 e II, 324-325) I vescovi di Bru¬ gnato fissarono la loro residenza a Pontremoli dal 1302 al 1502. 1 presuli portarono anche il titolo di “conte”, che fu abolito solo al Concilio Vaticano II (1965). Nel 1855, poi, anche le parrocchie di Gotra e di Buzzo (oggi ambedue in provincia di Parma) furono as- segnate alla diocesi di Pontremo¬ li. (FRANCHI/LALLAI, 2000, II, 129-130; 325 n.; FRANCHI/LAL¬ LAI, 2008, 12) Le modifiche territoriali della diocesi di Brugnato 1787-1855 Con la creazione della diocesi di Pontremoli (1787-1797), vennero aggregate al nuovo vescovato tre parrocchie di Brugnato (San Pie¬ tro di Pontremoli; Santa Maria di Teglia; San Lorenzo di Zeri) tutte e tre parte del vicariato di Pontre¬ moli. (FRANCHI/LALLAI, 2008 II, vol. IV, cap. VI, 27) Per com- pensare le predette perdite, venne staccata, nel 1787, dalla diocesi di Populonia (Massa Marittima), Fisola di Capraia ed assegnata alla diocesi di Brugnato. II passaggio effettivo avvenne, pero, solo nel 1791, vale a dire dopo la morte del vescovo di Luni-Sarzana, Cesare Lomellini (1757-1791). La diocesi di Brugnato perdette il nuovo ac- quisto gia nel 1802, quando Capra¬ ia passo alla diocesi corsa d’Ajac- cio. (FRANCHI/LALLAI, 2008, 28) Nel 1820 la diocesi di Brugna¬ to era stata invece unita a quella di Luni-Sarzana. Nel 1854 il vicariato di Brugnato perdette le parrocchie di Rocchetta e Suvero che passaro- no alla diocesi di Massa (ducale). Anche le parrocchie di Gotra e di Buzzo (comune di Albareto) furo¬ no staccate, il 1° agosto 1855, dal¬ la diocesi di Brugnato ed assegnate alla diocesi di Pontremoli. Oggi il loro territorio fa parte del comune di Albareto (provincia di Parma; regione Emilia Romagna) e della diocesi di Massa Carrara - Pontre¬ moli. (FRANCHI/LALLAI, 2000, II, 324-325, n. 3; FRANCHI/LAL¬ LAI, 2008, 139, vedi p. 361) Nel 1927 papa Pio XI (1922-1939) dichiaro la diocesi di Luni-Sarzana suffraganea delfarcidiocesi di Ge¬ nova. Le parrocchie di Rocchetta e Suvero furono restituite, pero, alla diocesi di Brugnato 1’ 11 ot- tobre 1959. (FRANCHI/LALLAI, 2008, 99, n. 23, 102) mm Q E A' V A . GLI ORDINI MONASTICI IN TOSCANA 540 Benedettini Nell'abbazia di Montecassino Benedetto da Norcia fonda 1’Ordine dei Benedettini. 910 Cluniacensi II benedettino Bernone fonda iin monastero aCluny, chediviene il centra di altre comunita monastiche. 1012 Camaldolesi Romualdo fonda 1’eremo di Camaldoli presso Arezzo, una comunita profondamente ascetica. 1039 Vallombrosiani Giovanni Gualberto fonda l'eremodi Vallombrosa (Firenze). 1084 Certosini Dal monastero della Grande Chartreuse (Grenoble) nasce 1'Ordine dei Certosini. 1098 Cistercensi Dalfabbazia di Citeaux presso Digione nasce 1'Ordine dei Cistercensi. 1120 Premostratensi Dallabbazia di Laon, in Piccardia, nasce 1'Ordine dei Premostratensi. □ 1215 Domenicani Domenico di Guzman fonda 1'Ordine mendicante dei Domenicani. 0 1223 Francescani Papa Onorio accetta la Regola deirOrdine fondato da Francesco d'Assisi. La nascita del monachesimo dal “disprezzo del mondo” - III secolo D'immenso aiuto nella propagazio- ne del cristianesimo e nella cultura dei popoli furono i monaci, divul- gatori e missionari della nuova re- ligione. II termine “monachesimo” deriva dal greco, indica una vita “solitaria, tendente ad una scelta di professione morale e religiosa”. II cristianesimo aveva, sin dalle origini, accolto e trascritto 1’uso di un cammino di perfezione, che passava attraverso 1’abbandono dei luoghi e la ricerca della solitu- dine. (REDON, 1990, 9) II monachesimo cristiano nacque in Egitto a partire dal terzo secolo della nuova era. Nel IV secolo in- fatti era iniziata la vita monastica come protesta contro la corruzione del mondo e contro la mondanita della stessa Chiesa. (JACKSON, 1988, 48) Sulla base dei retaggi ereditati dal mondo antico, appare che il cristianesimo, volto alla vita futura e a concepire quella terre- na come una prova purificatrice, vedesse il mondo come un luogo di esilio, di sofferenza e di lotta contro le tentazioni della čarne. Con il pericolo della perdizione, la disperazione delEuomo me- dievale divento presto una colpa morale, da addebitare al diavolo che, fin dal peccato originale, tento la tranquillita delEessere umano. Le prime forme di questo “mal di vivere” si diffusero a macchia d’olio negli ambienti monastici e cenobitici, tra il IV e V secolo. (SEBASTIANI, 2013, 61) I primi monasteri ad Occidente - secolo IV La vita monastica fu introdotta a Roma, circa nelEanno 339, dal monaco SanfAnastasio, che la- scio 1’Egitto e si reco nella capita- le delEimpero e del cristianesimo. (BARONTI, 1987, 15-19) Il primo monachesimo si manifestava in una forma di esagerato ascetismo. (di fronte) Genova nelPincisione di Braun e Hogenberg, sec. XVI. Gli ordini monastici - date della loro fondazione. Fonte: Storica Speciale - National Geographic 2011/1. (sotto) Sinai (Egitto) e un gruppo di eremiti con San Giovanni Climaco (575-650), mi- stico e abate del Sinai. Miniatura XIII. sec., Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana. 136 Atlante storico delle diočesi toscane Piša - L'antico San Girolamo del Camposanto, rame del secolo XV, eseguito forse sulla base di una perduto dipinto del Trecento. La tavola riporta la raffigurazione delle torri di foce d'Amo fronteggianti idealmente la Terra Santa ed il deserto africano, luogo di penitenza dei primi eremiti. Incisione Morrona (da) Alessandro (1812). Tratto da: AMICO ed al„ 2003. L 'Albero dell’ordine benedettino - con il Santo fondatore seduto in trono, pog- giato con una mano sul libro e con 1’altra sulla spada. Dipinto (particolare): Scuola toscana secolo XVI, Prato, Monastero di San Clemente. Tratto da: TRENTI AN- TONELLI, 2011. In realta poi, inseriti nella vita di una grande citta come Roma, i mo- naci condussero un’esistenza di- sordinata, abbandonati come erano a se stessi, senza regole precise. (RENDINA, 1999, 97) In Oc- cidente i primi monasteri furono fondati da Gregorio di Tours (538- 594) a Milano e in due piccole localita nei pressi di Poitiers e di Tours. (ZARRI, 2007, 11-13) Gli anacoreti delle isole nel Tirreno - secoli V e VI Oltre a Roma i primi monaci ere¬ miti si insediarono nelle isole del Tirreno. Una testimonianza di que- sti anacoreti si trova nelTopera di Rutilio Namaziano, De reditii sito (anno 416/17). Nel vedere gli ana¬ coreti sulTisola di Capraia, il poe¬ ta rimase scioccato. Innanzitutto 1'aspetto di quei monaci gli parve ripugnante, quando poi li interro- go fini per concludere di essere sbarcato in un'isola di matti. Egli parla di loro in modo sprezzante; li chiama addirittura "viri lucifu- gi", uomini che fuggono la luce. A parte l'aspetto, a parte la solitu- dine del luogo, fu proprio la men- talita di questi uomini che lo colpi. Per Namaziano la vita goduta in tutti i suoi aspetti era una religio- ne, per quei monaci era religione disprezzare le comodita della vita con tutti i suoi piaceri. Di conse- guenza rifiutavano quello di cui un romano, un civile, andava in cerca: il consorzio umano, la ricchezza e gli onori. Come potevano rifiu- tare i doni della vita? E che senso aveva questa loro rinunzia? Ed in nome di chi? E di che cosa? Nama- Gli ordini monastici in Toscana 137 ziano lascio 1’isola, scrive Ripar- belli: “nauseato, nauseato di tutto ma piu ancora di questi uomini che si creano miseri per non essere un giorno miseri”. (RIPARBELLI, 1973, 33-36) San Giovanni Cas- siano (360 circa-435) nelle sue Istituzioni cenobitiche scrisse che, spesso, lo stesso monaco provava “avversione per il luogo e la cella in cui si trova, e perfino il disprez- zo per i fratelli che vivono con lui. Lo stato di malessere si trasforma spesso in profondo sconforto, tale che non sono stati rari tra i monaci i časi di suicidio”. (SEBASTIANI, 2013,62) Gli abati conti 1 sovrani longobardi, carolingi, ita- lici e germanici gestirono i mona- steri regi di Tuscia come strumenti di amministrazione dei beni dema- niali, tappe del controllo stradale, ma anche come patrimonio di- sponibile per usi politici (nomina Francesco Landini (benedettino) suona un organetto. Francesco (1325-1397) tu uno dei piu famosi compositori della seconda meta del XIV secolo. Miniatura itatta da 11 Codice Squarcialupi (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Med. Pa/. 87), un codice musicale manoscrit- to realizzato, quasi certamente, a Firenze nel monastero benedettino di Santa Maria degli Angeli, probabilmente fra il 1410 e '1 1415. Esso fu la principale fonte di mu- siche italiane del XIV secolo che riguar- dano compositori deli 'Ars nova. di abati laici e cessioni di abbazie regie alla nobilta locale in aree strategiche). Per quella unione in¬ tima che regnava nel Medioevo tra la vita civile e la religiosa, non si vide male che certi conti, quasi a compenso delle loro benemerenze, fossero creati abati di ricchi mo- nasteri, pur non essendo monaci. Costoro con 1'andar del tempo non Il monachesimo nelFItalia settentrionale fino al 768 (788). Cartina (particolare): JEDIN, 1991. Nel riquadro: Firenze - Badia di Ripoli. I longobardi fondarono i monasteri, fra i quali quello femminile di Ripoli. Secondo Repetti la chiesa rimon- terebbe al principio del secolo VIII. solo percepirono le rendite del mo¬ nastero, ma vi presero stanza insie- me con le loro famiglie. Al tempo della dinastia sassonica, nel sec. X, gli stessi abati monaci furono creati conti; ed allora, il piu delle volte, furono eletti non piu dai mo¬ naci ma dal sovrano, e costretti a seguirlo in armi. Piu tardi, quando il numero dei sacerdoti nei mona¬ steri si accrebbe, i monaci ebbero dai vescovi non poche parrocchie. (FERRARIS, 1936, 581) Ordine benedettino In Occidente 1'istituzione monasti- ca per eccellenza fu quella di San Benedetto da Norcia (| 543). Can- tare le lodi di Dio, istruire la gio- ventu e il popolo, dissodare vaste Ariso / Acguapendent« O inscdiamento doc. prima del 1000 • insediamento doc. primo del 1000 (ubicazione incerta) C3 castello doc. prima del 1000 □ bur g us della via Francigena, 900 - 1100 —-- via Francigeno ( lineo approssimativa ) oooooo appross. confine del territ. originale di S. Salvatore La Val di Paglia tra il 700 ed il 1000. Cartina: ASCHERI/KURZE, 1989; nel riquadro: (in alto) Abbazia di San Salvatore; in basso (a destra): Bibbia Amiatina Codex Amia- tinus Folio 5r Ezra VII sec.; (a sinistra) San Salvatore - reliquario della testa di San Marco papa (336) in rame dorato, Mariano d’Agnollo Romanelli (1381). Sant’Antimo (Montalcino) e le terre limitrofi. Cartina: GIUSTI/GU1DI, 1932. Nel ri- quadro: Abbazia di Sant’Antimo. Foto: Vid Pogačnik. /abbrie« . Y*nno Ravlgliano , i An/ima plaghe di terreno incolto e risanare quello paludoso, edificare chiese e monasteri, scrivere e copiare libri, furono sempre le loro occupazioni. Di fatto in nessun luogo d'Europa 1'osservanza benedettina fu conser- vata e continuata senza interruzio- ni (GROTZ, 157-158) e, dunque, le loro attivita si adattavano alPesi- genze delFepoca in cui vivevano. Ora et tabora - “il motto dei benedettini” Ora et tabora sarebbe il motto dei benedettini. Ne scrive Fornasari; “Si badi bene che non possediamo alcun testo, non conserviamo alcu- na fonte che ci narri che Benedetto da Norcia abbia mai pronunciato, scritto o dettato queste tre parole”. (FORNASARI, 2006, 134) Dal la- voro di tanti monaci e di tanti loro servi, non solo si plasmarono nuo- vi spiriti ma anche il paesaggio, ri- copertosi di foreste e semi-abban- donato, dopo la caduta delPantico mondo, si venne pian piano a tra- sformare con nuovi centri abitati e nuovi terreni coltivabili. Certo, vi furono anche tanti comportamenti poco ortodossi, quali il duro trat- tamento dei servi o le relazioni con donne che spesso generarono figli illegittimi. (GALLOR1NI, 1992, 57; RONCIERE, 1988, 346) Come si legge in una delibera co- munale di Grosseto, del 1556, le suore e i frati che dovevano vi- gilarle fecero causa comune per compiere atti immorali di estrema gravita. (CAVOLI, 2003/1) L'Abbazia San Salvatore (Amia- ta) - secolo VIII La tradizione vuole che il com- plesso benedettino delFAbba- zia San Salvatore (sulle pendici delfAmiata), attestato fin dal 762, sia stato fondato dal duca longo- bardo Ratchis (duca di Friuli 739- 744 e re dei longobardi 744-749). II monastero, che nell'800 pare ab- bia ospitato Carlo Magno, divenne rapidamente il centro religioso piu importante della Toscana meridio- nale, grazie a numerose donazio- ni e privilegi imperiali; il primo di questi fu dovuto a Ludovico il Pio (816). Il suo immenso territo- rio andava dalle zone del contado di Chiusi e Siena a parte delfal- to Lazio fino alla Maremma, ove possedeva il porto di Talamone. L’abbazia ebbe il periodo di mag- giore splendore dal X al XII se- colo, in particolare nel 996-1036, quando fu abate Winizo (1004- 1035). (MANGIAVACCHI, 1999, 117-123) L'Abbazia, signoria de- gli abati, venne acquisita nel 1347 dalfautorita della Repubblica se- nese in seguito ad un trattato con i conti Aldobrandeschi di Santa Fiora. LfAbbazia di SanCAntimo - se- colo VIII/IX Ruolo analogo a quello esercita- to dalfAbbazia San Salvatore sul Monte Amiata per la formazione del territorio limitrofo, lo ebbe in Val d'Orcia 1'Abbazia di SanfAnti¬ mo o di Valle Starcia, come la si de- signava nel lessico altomedievale, quando essa sorse entro il confine della diocesi di Chiusi. Fondata tra la fine deli'VI11 e gli inizi del IX se- colo, conosciamo il suo vastissimo patrimonio da un diploma di Lu¬ dovico il Pio (778-840, imperatore dalI’ 814) nel quale si ricordavano, come appartenenti al suo governo, tutta una serie di beni compresi tra 1’Ombrone, l'Orda e l'Asso, oltre a una rilevante porzione del litorale maremmano. (SANTI, 1999, 71) In qualita di conti palatini, gli abati ebbero funzioni e poteri pubblici sulla terra di Montalcino, diritti c he essi mantennero fino alla fine del XIII secolo. (BENVENUTI, 1999, 20-21) ' u *TKubMO»ll Valtombros« ■ Mtnal Vallombrosa ed i suoi monasteri. Cartina (particolare): JEDIN, ed al, 1991. A destra: Vallombrosa (particolare) in un affresco di G. Stradano (1523-1605). A Vallombrosa ha studiato 1’astronomo Galileo nella gioventu, e sembra che vi avesse imparato l’uso dei battiti di polso a mo’ di metronomo. (BURGALASSI, 1987, 366) Camaldoli ed i suoi mo¬ nasteri. Cartina: JEDIN, 1991. Nel riquadro: Ca¬ maldoli - 1’eremo in un dipinto di Philipp Ha- ckert (1802). Tratto da: BR1LL1, 2005. nella congregazione fino all‘£ ■ 1105 a H53 • 1113 ▼ 1184 140 Atlante storico delle diocesi toscane (1254-61) alle monache clarisse di Santa Maria di Massa Marittima. (CECCARELLI LEMUT, 1972, 3) L’evento piu importante dei primi decenni di vita del cenobio fu la fondazione del castello di Piombi- no, attestato per la prima volta il 26 settembre 1115. In queH’occasione 1’abate Uberto cedette ali’Ope¬ ra della cattedrale pisana 1’intero castello e territorio di Piombino. (DEL GRATTA, 1985,51) La fondazione delTordine dei ca- maldolesi -1012 La Congregazione camaldole- se fu fondata da San Romualdo (951/53-1027) nel 1012, come una filiazione delTordine benedettino I monaci ed i piaceri della vita. Miniatura di un Deca- merone del toscano Giovan- ni Boccaccio (1313-1375), in una traduzione olandese, (1460). Parigi, Bibliotheque nationale. I benedettini - fondatori di Piombino (1022) Nel 1022 sei fratelli appartenen- ti alla famiglia comitale, piu tardi noti con il nome di Della Gherarde- sca, fondarono il monastero di San Giustiniano di Falesia (oggi Por¬ to Vecchio di Piombino). Questo convento che fu inizialmente resi- denza dei benedettini fu concesso, nel 1256, dal papa Alessandro IV con uno scopo puramente contem- plativo. Nel contado fiorentino i camaldolesi arrivarono a conta- re 11 conventi maschili e 2 fem- minili. (RONCIERE, 1988, 346) Nei dieci secoli di storia delTordi¬ ne, le benemerenze dei camaldolesi furono molte spaziando dalla santi- ta, alla scienza e alTarte, a tal pun- to che gli archivi e le biblioteche di Camaldoli raccolsero documenti e codici di straordinaria importanza. £ Sf ' || 'I I Fondazioni di certose + 1084-1150 • 1301-1400 a 1151-1200 o 1401-1500 ■ 1201-1300 I nomi delle (ondaziom abbandonate dai Certosini prima del 1500 o irasferiie ad un altro ordine sono Ira parentesi. Le Irecce indicano lo spostamento di un convento I nomi delle čase, la cui appartenenza alfordine certosmo 6 incerta. sono seguiti da un punlo interrogativo. I Amtres 1 Pomito ) Syl«e Btnile conlini di province Denomlnazloni di province A Provincia Gebennensis B Provincia Provinciae C Provincia Burgundiae D Provincia Picardiae E Provincia Teutoniae 0 100 200 300 X0Pkm 1=“—- i ' t .. I Italia — gli insediamenti certosini. Cartina (particolare): JEDIN, 1991. (STRAFFI/MERCANTI, 2011,84) I monaci si distinsero anche in altre attivita e cosi Tabate camaldolese Basilio Nardi (1460-1542) venne pošto dalla repubblica fiorentina a capo delle sue milizie (1509). (BENI, 1889, 322; REPETTI) Moggiona - feudo dei monaci camaldolesi A nord di Poppi, a sud-est di Ca¬ maldoli, nel Valdarno casentinese, a oltre 700 m. d'altitudine, sulla strada appunto che conduce a Ca¬ maldoli, il celebre monastero di Moggiona fu feudo con titolo di contea. Gia dei conti Guidi (XI se- colo) fu poi del capitolo della cat¬ tedrale di Arezzo, finche, nel 1130, venne alienato agli eremiti di Ca¬ maldoli. 11 feudo rimase ai Ca¬ maldolesi che si posero, nel 1382, sotto accomandigia di Firenze. Fu Leopoldo I di Lorena, granduca di Toscana, che, il 21 ottobre 1776, sciolse il feudo e la contea, incor- porandone i territori, ma il titolo e mantenuto ancora oggi dalfabate priore di Camaldoli. (CACIAGL1, 1980, 75) La fondazione delTordine di Vallombrosa - 1036 Giovanni Gualberto, nativo di Firenze, fondo nel 1036 nella so- litudine di Vallombrosa (960 m sim) un monastero analogo per struttura a quelli di Romualdo a Camaldoli al fine di accostare la vita cenobitica a quella eremitica. (PACAULT, 1989) L’ordine pre¬ še il nome dalTAbbazia di Santa Maria Assunta di Vallombrosa, nella zona del Pratomagno. Nel 1030, San Giovanni Gualberto (995-1073) decise di ritirarsi con alcuni compagni in localita Ac- quabella, che mutera il nome in Vallombrosa. Egli fu creatore di un movimento (congregazione vallombrosana ) simile a quello dei N MSP0SI210NE DELI.E TO&BJ E CASTELU MEDIEVALI NELLA VALLF Dr CAJ-CI • Calci (Piša) - La disposizione delle torri medievali nella valle di Calci. Cartina: Valle- rini, (1975); nel riquadro: Caprona (Piša) - il ponte (distrutto durante la seconda guerra mondiale) ed i ruderi del castello di San Biagio con la torretta (a destra), riedificata nel sec. XIX, (stampa del sec. XIX). patarini. (BARGELLINI, 1980, II, 250) Ben presto si svilupparono altri monasteri dei vallombrosani nelle diocesi di Fiesole, Arezzo, Lucca, Firenze, Pistoia ed anche fuori dalla Toscana. Nel contado fiorentino, 1’ordine di Vallombrosa contava 12 čase maschili e 4 fem- minili. (RONCIERE, 1988, 346) I monaci di Vallombrosa furono allontanati dall'abbazia una prima volta alfepoca degli editti napoleo- nici nel 1810, ed una seconda volta nel 1866, anno in cui venne occu- pata dal 1 ’Istituto Forestale. (MER- CANTI/STRAFFI, 2006, 190-190) I Vallombrosani non si estinsero, e nel 1949 ritornarono alla loro časa madre a Vallombrosa. La fondazione dei certosini - 1084 Nel 1084, San Brunone (Bruno di Colonia, 1030-1101), aveva istitu- ito a Chartreux (Francia) Fordine dei certosini. Nella solitudine il certosino passava la maggior parte del suo tempo, intento alforazio- ne mentale, alla recita delTUfficio canonico, alla lettura spirituale ed allo studio. In Italia 1’ordine cer¬ tosino aveva avuto un’espansione lenta, ma progressiva dalla fine del secolo XI in Calabria al XII e XIII secolo in area piemontese. (GIU- LIANI, 2011) 1 certosini in Toscana - sec. XIV In Toscana i certosini comparve- r « solo nel secolo XIV con set- te certose, di cui tre senesi, una a Firenze, una a Lucca, una a Piša e nelFisola della Gorgona, un caso Unico nel panorama non solo ita- liano, ma anche europco. La storia dei certosini in Toscana, nel XIV secolo, si intreccia con '1 legame con la časa d’Angio, il Papato avignonese e ruoli politici di potenti famiglie. (GIULIANI, 2011 ) La certosa di Calci La certosa di Calci (50 m sim) fu costruita per il desiderio del mer- cante pisano Pietro Mirante - che alcuni vogliono di origini armene - che nel suo testamenta del 1365 destino una parte dei suoi beni per la costruzione di un monastero. In ordine cronologico la certosa di Calci, fondata nel 1366, fu la sesta della Toscana dopo quelle di: Maggiano (Siena, creata nel 1314); Galluzzo (Firenze, 1341); Pontignano (Siena, 1343); Farneta (Lucca, 1340); Belriguardo (Siena, 1345). Nel 1374, il papa Gregorio XI (1370-1378) trasferi alla certosa i monaci delfisola della Gorgona. (DEL GUERRA, 1981, 17, vedi, p. 217) Nel Cinquecento, grazie ad ulteriori acquisti, i certosini di- ventarono proprietari di un ingente patrimonio fondiario dislocato nel territorio di vari comuni, tra i quali Peccioli, Capannoli, Palaia e For- 142 Atlante storico delle diočesi toscane Calci - la certosa di Piša, fondata nel 1366, sul dipinto di Don Stefano Casciani (fine sec. XVII). II campanile, minacciando di crollare, fu abbattuto nel 1854. (MANGHI, 1911,288; MARTINI, 1976, 363) coli (Aliča). (TROMBI, 2000, 48 e 67) La fondazione dei cistercensi - 1098 Tre monaci, che avvertirono la ne- cessita di ritornare alla semplicita della regola benedettina, scelsero un luogo appartato nella localita di Citeaux e sotto la guida di Ro¬ berto di Molesme (1024-1111), fondarono, nel 1098, 1’ordine dei cistercensi. I religiosi osservava- no rigidamente la regola di San Benedetto che prevedeva 1'allon- tanamento dal mondo, la poverta, il lavoro manuale e l'ascetismo. Grazie alTimpulso di San Bernar¬ do, un cospicuo numero di abati e di monaci presero parte attiva alle crociate come diplomatici, cappel- lani o semplici predicatori. (MER- CANT1/STRAFFI, 2006, 133) 1 cistercensi francesi passarono alla Storia, tra Taltro, per aver impor- tato in Italia lo stile gotico. Cistercensi in Toscana 1 cistercensi svolsero un ruolo molto importante anche in Tosca¬ na, dove 1’architettura gotica do¬ mino nei secoli XII e XIII. Essi edificarono 1’abbazia di San Gal- gano (diocesi di Voltera). (CERE- SARA/GIORGI, 1989, 52; MON- TESANO, 2000, 415) Negli anni successivi i cistercensi si diffusero in monasteri come San Salvatore del Monte Amiata, nella diocesi di Chiusi (1228), San Salvatore a Settimo presso Firenze (1236), San Michele della Vernica (Piša, 1260), Santa Trinita e Sant'Am- brogio di Montecelso in quella di Siena (1235), quest'ultimo femmi- nile. I monaci di San Galgano la- voravano anche come scalpellini e marmorari in notevoli edifici della regione. (BOSI, 1990, 145) La fondazione dei carmelitani - secolo XII I carmelitani si dicono fondati dal profeta Elia (X sec a. C.), ma stori- camente risulta solo che un crocia- to, Bertoldo di Calabria (| 1195) edifico, nel 1154, vari abituri sul Carmelo (Palestina), dove dimoro con alcuni suoi compagni. Cresciu- ti, questi eremiti ebbero una regola da SanfAlberto di Vercelli, allora patriarca di Gerusalemme (1209). Essi furono annoverati fra gli ordi- ni mendicanti. (FERRARIS, 1936, 599) L’ordine dei carmelitani fon- do numerosi conventi in Europa. Nel periodo compreso tra 1'ulti- mo ventennio del 1200 e il primo ventennio del 1300 si procedette a nuove fondazioni e tale espansione porto alla divisione della provincia in due: la Romana e la Toscana, sancita nelTambito del Capitolo generale di Nimes del 1333. La Provincia Toscana venne ad inclu- dere sei conventi: Piša, Firenze, Lucca, Prato, Pistoia, Monteca- Alica (Val d’Era) - il monastero dei cer- tosini. Collezione: Fulvia Galliano. Il nobile pisano Lotto Gambacorto lascio, nel 1397, alla certosa di Calci il castello d’Alica, che rimase in mani dei certosini fino alla soppressione degli ordini religio¬ si (1808-1810). (MARTINI, 1976, 260; LAWLEY, 1998, 19) Gli ordini monastici in Toscana 143 San Galgano e le terre circostanti. Cartina: (particolare) F., Morozzi, 1784. Nel riqua- dro: San Galgano, in dipinto di Pandolfo Reschi (nato a Gdansk, 1643-1699), Prato, Galleria di palazzo. Questa abbazia, costruita negli anni 1224-1288, entro i confini della diocesi di Volterra, fu abbandonata alla fine del Quattrocento. (a sinistra) II ca- merlengo monaco di San Galgano. SAS, Statuti di Siena, (iniziale I), miniatore senese. CARTA DELLE SEDI CONVENTUAU vDEI CARMELITANI nel XIII e XIV secolol tini, a cui si aggiunsero, dopo il 1405, i conventi di Siena, Arezzo e Roccastrada (precedentemente ap- partenenti alla Provincia Romana). (CERESARA/GIORGI, 1989, 43) NelEordine dei carmelitani si di- stinse Teresa d’Avila (1515-1582), che fu una delle figure piu impor- tanti della Controriforma cattolica grazie alla sua attivita di scrittrice e di riformatrice degli ordini reli- giosi; fu la fondatrice delle mona- che e dei frati carmelitani scalzi. Gli ordini monastici in Toscana del Duecento In Toscana, il Duecento fu carat- terizzato dalEaffermarsi di nuove forme di spiritualita e di vita reli- giosa espresse da movimenti ere- mitici, penitenziali e pauperistici, che univano la vita apostolica e la poverta evangelica alla predi- cazione itinerante. Esse trovaro- no, in parte, una regolarizzazione in ordini religiosi, confluiti nella categoria degli ordini mendicanti. (CECCARELL1 LEMUT, 2000, 301) Il secondo concilio di Lio- ne del 1274, presieduto dal papa Gregorio X (1271-1276), defini Ordines Mendicantium quelli a cui la regola proibiva di avere reddi- ti o possedimenti: di conseguenza il loro sostentamento era affidato alfincerta mendicita. I due ordi- ni-guida erano rappresentati dai domenicani (o predicatori) e dai francescani (o minori). Gli altri si erano evoluti su infiuenza dei pri¬ mi due, pur avendo in alcuni časi origine anteriore di tipo eremitico, come gli agostiniani e i carmelita¬ ni. (CERESARA/GIORGI, 1989, 25) I francescani cominciarono a colonizzare il contado fiorentino (Colle Val d’Elsa, prima del 1224 e la fondazione di Carmignano, verso 1290). Gli agostiniani, car¬ melitani e dominicani imiteran- no Eesempio dei primi nel secolo XIV. (RONCIERE, 1988,346) Domenicani - ordine dei frati predicatori (1221) Il fondatore delEordine fu lo spagnolo Domenico di Guzman (1170-1221) che, nel 1204, intra- prese un viaggio per incontrare gli eretici albigesi aTolosa. Egli cerco di convertire gli eretici con la per- suasione a differenza degli ernissa- ri papali che, capeggiati da Simone di Montfort (1165-1218), non esi- tavano a compiere dei veri e propri stermini. Domenico fondo Eordine dei padri predicatori, con 1'obietti- vo di formare delle comunita che fossero centri di studio della cul- tura sacra. Ben presto si diffon- dera in tutta Europa. Nelficono- grafia tradizionale, Domenico fu spesso rappresentato con un cane bianco e nero derivante dalfas- sonanza con il nome delEordine Domini canes, ossia cani del Si- Toscana - le sedi conventuali dei carme¬ litani in Toscana. Cartina: CERESARA/ GIORG1. Nel riquadro: (in alto) Teresa d’Avila in un dipinto di Rubens (1570- 1644); (in basso) agostiniano scalzo, trat- to da: MERCANTI/STRAFFI, 2006. 144 Atlante storico delle diocesi toscane Toscana - sedi conventuali dei domeni- cani. (Cartina: CERESARA/GIORGI, 1989) Nel riquadro: Pietro da Verona (1206-1252). Affresco di frate domenica- no (il Beato Angelico, al secolo Guido di Pietro Trosini, 1395-1455). gnore. (MERCANTI/STRAFFI, 2006, 81) Fu uno dei dominicani, Tommaso d’Aquino (1225-1274), che compose un’opera sistematica di Teologia ( Sirnima Theologiae, 1265/1274) cosi completa e appro- fondita da servire di fondamento al čredo cristiano per diversi secoli. Domenicani a Firenze - 1221 1 domenicani arrivarono a Firen¬ ze nel 1221. Gia dal XII secolo Firenze era riuscita a conquistare una vera e propria egemonia su Firenze - la venerabile compagnia della misericordia traversa la Piazza del duo- mo. Incisione d’epoca. quasi tutta la Toscana nel cam- po della laicita, vale a dire colo- ro che non tolleravano ingerenze della Chiesa negli affari cittadi- ni. Ai domenicani fu conferito il ruolo degli inquisitori, ma 1’In- quisizione non ebbe subito grandi esiti a Firenze. Solo con 1’arrivo, nel 1244, sulle sponde deli’Arno di Pietro da Verona, un sangui- nario inquisitore, la situazione si fece incandescente. (DIACCIA- TI, 2005, 55) Con il tempo pero i domenicani si diedero alla ricerca ed alla beneficenza. Sin dal 1381 i monaci del monastero di Santa Maria Novella vendettero l'acqua di rose come disinfettante, usato soprattutto nei periodi di epidemie. La fondazione della Misericor¬ dia a Firenze - sec. XIII Per tradizione la nascita del mo- vimento delle Misericordie ven- ne fatta coincidere con la data di fondazione della Compagnia della Santa Maria della Miseri¬ cordia di Firenze, nel 1244, per opera del frate domenicano Pietro da Verona. La tradizione popo- lare vedeva, pero, in un facchi- no delfArte della Lana, tal Piero di Luca Borsi, 1'iniziatore della Compagnia della Misericordia. La Confratemita della Miseri¬ cordia si dedico, fin dalfinizio, al trasporto degli infermi, alla rac- colta di elemosine per maritare fanciulle povere, alla sepoltura dei bisognosi, e ad altre opere di cari- ta. Per questa ragione venne rico- nosciuta dal Comune, il 31 maržo 1329, come istituzione pubblica. (BERTELLI, 1978, 140; SANDRI, 1992,245) La fondazione delFordine dei francescani - 1223 L’ordine dei francescani nasce nel 1223 soprattutto per combattere le eresie. I francescani impiega- rono le stesse armi che gli eretici avevano usato contro 1'autorita ro¬ mana: lo stile di vita umilissimo, lontano da ogni lusso, ma questa volta non nel disprezzo delfesi- stenza umana e delle cose terrene che, invece, il loro fondatore San Francesco d'Assisi (1182-1226) santifico. Francesco, figlio di un ricco mercante, maturo la con- versione alla vita religiosa dedi- candosi con alcuni compagni alla predicazione del Vangelo (= buona notizia) e alla cura dei malati e dei bisognosi. Francesco chiamo i suoi seguaci “Frati Minori”, perche de- diti alla pratica della poverta asso- luta. (BARNI/BERSOTTI, 2000, 11) Ai monaci, particolarmente zelanti nella lotta contro Fere- sia, Francesco disse: "predicate il Vangelo , e se e proprio necessario usate anche le parole". La scom- parsa di San Francesco apri un'ac- cesa disputa su come interpretare la Regola delfOrdine. A seguito di questa disputa i francescani si scissero in due correnti: i conven¬ tuali cui apparteneva Sant'Antonio da Padova (1195-1231), ed i rigo- rosi spirituali (o zelanti), a capo dei quali era Ubertino da Casale (1259-1330). In epoca moderna 1'ordine francescano si e diviso in frati minori, conventuali e cap- puccini. (MAUGERI, 2000, 6) La scomunica degli spirituali in Toscana - 1317 Nella seconda meta del XIII se¬ colo i frati (francescani) piu rigo- risti si riconobbero soprattutto nel movimento degli spirituali, in cui 1'aspirazione alla poverta totale e alPuso povero" (usus pauper) dei beni anche non posseduti, si fondeva con attese apocalittiche e con una contestazione piu o meno aperta delle autorita della Chiesa, soprattutto verso papa Bonifacio VIII (1294-1303). Nel 1303, ci Gli ordini monastici in Toscana 145 fu a Louvre un concilio, una sorta d’istruttoria contro Bonifacio VIII. Rendina scrive: “II papa fu accu- sato di essere sodomita e assassino di Celestino V, di negare 1’immor- talita delFanima e di aver costretto alcuni sacerdoti alla rottura del se¬ greto confessionale”. (RENDINA, 1999,513) Sul fronte dei francescani, il papa Giovanni XXII (1316-1334) do- vette vedersela con gli spirituali resisi colpevoli, in Toscana e Pro- venza, di arbitrio e disobbedienza in fatto di vestiario e alimentazio- ne. Emise pertanto una costituzio- ne, nel 1317, in base alla quale gli spirituali vennero messi al bando. La Verna - veduta del complesso monastico. Disegno: ROMBAI/STOPANI, 2012. Legen¬ da: II santuario fu fondato da San Francesco, nel 1216-1218, nel monte della Verna (1128 m sim). J DDO (/, L w/VTuje i.r/flnri J 1' morita OLfcrvanti Toscana - Corografia dei conventi osservanti e riformati, 1672, disegnata dal frate An- drea Mencatelli. Convento delVOservanza, Siena. Tratto da: AMONACI, 1999. Nel riquadro: il frate minorita osservante o francescano. Miniatura tratta da: MERCANTI/ STRAFFI, 2006. I piu obbedirono e i pochi dissiden- ti finirono davanti all'inquisizione che li riconobbe eretici e li con- danno al rogo. (RENDINA, 1999, 524) Tra questi ultimi ci fu anche il medico personale del papa, Cec- co d’Ascoli (1259-1327), arso a Firenze il 16 dicembre 1327. La Provincia Tusciae francescana La Provincia Tusciae (francesca¬ na), almeno dal XIII secolo fino al primo decennio del Cinquecen- to, comprendeva oltre alla Tosca¬ na odierna (esclusi il distretto di Sansepolcro - allora appartenente airUmbria - e quello di Pitigliano - al tempo nella Provincia Roma¬ na), il distretto di Sarzana a nord- ovest, perche situato di qua della Magra, la frangia confinaria di La Spezia (entrambi passarono alla provincia di Genova fra il 1506 e il 1510), e il distretto di Castel della Pieve a sud est, in quanto appartenente alla diocesi di Chiu- si (verra ceduto alla provincia deirUmbria fra il 1560 e il 1563). Alla fine del Trecento la Provincia Tusciae contava cinquanta inse- diamenti, ripartiti in sette custo- die (Firenze, Siena, Piša, Lucca, Arezzo, Chiusi, Massa Marittima). (AMONACI, 1997, 32-34) La fondazione del Terz'Ordine (dei francescani) - 1221 Vi erano molti, uomini e donne, che avrebbero voluto imitare il Po- verello d'Assisi, ma ne erano im- pediti dai legami della vita civile. 146 Atlante storico delle diocesi toscane Capucin Marisle Trappistas Jesuite de 1'Assomption doctmne chretienne Franciscain St Joseph- Augustine de 1'Hotel Bieu Soeur de Potite soeur Beligicuse de TAssomplion Clarisse S t Thomas-de-Villeneuve deSfMariedes-Anges do-Clun^ Carmelite Dommicaine S l Vincent-de Paul des pauvres | Gli abiti dei monaci e delle monache. Tratto da: Larousse, 1922. Per costoro San Francesco istitui il Terz'Ordine (1221) con una regola, che fu poi qua e la ritoccata. Gli obblighi principali erano: recitare ogni giorno certe preghiere, digiu- nare due volte la settimana, non portare armi, visitare i malati, sep- pellire i morti o accompagnarli alla sepoltura. Fra i vari Terz'Ordini, quello di San Francesco e rimasto il Terz'Ordine per eccellenza, e ad esso diedero il nome i personag- gi piu illustri, quali San Luigi IX, Dante, Cristoforo Colombo. (FER- t»to a^aaime-ne afcflUo flAirgttoBtmuf Al' S j l 2 *s*j» Triesti Mont. / LIECH. <( v ; switzeriandXK/~ + Turin Genoa. g +555a . Milan Ravenna Venice Boloqna ■ La Spezia + —* , .+ r, -t emm T+ Ancona Livorno f^rence + . jv + Aierrp + Macatala ' T-J- Follono Corsica (FRANCE) Porto Torrez. Sardinia ji Capina Foggia bari I ’ Slaolas Dristano* Cagliari Tyrrhan:an Sea LEGENOA q- Commende fl Balivati Gran Balivati Precettorle + Palerm o lonian Sea Sicily tnna + ReQQlO Catama, Calabria Augusta* 100 Km 100 mi Italia - la presenza dei templari. Nel ri- quadro: templari in un manoscritto del 1215. Matthevv Pariš, tratto da: Wikipedia. RAR1S, 1936,599) I francescani istituiscono i monti di pieta - 1473 I francescani fondarono, nel 1473, il monte di pieta a sussidio delle povere persone bisognose, un pre- stito su pegno, che non sottostava piu alle durezze delFusura degli ebrei prestatori. I francescani ave- vano dietro di se, a sostenerli, tutto un vasto movimento popolare, che si faceva influenzare da quanto al- lora, nelFambiente dei conventua- li, si andava dibattendo sul terna delFusura. (CAPECCHI/GAi, 1975, 13) Alla base della fondazio- ne operativa di Perugia ed in segui- to in Toscana fu San Bernardino da Siena (1380-1444). (FUBIN1, 2006, 148) Templari - Soldati monaci - sec. XI1-XIV 1 templari sorsero a Gerusalem- me nel periodo che segui la prima crociata (1096-1099), quando non indossavano alcun indumento reli- gioso particolare. Un antico sigil- lo templare mostra due cavalieri in groppa a uno stesso cavallo, a simboleggiare la poverta e fratel- lanza che professavano. In seguito ad .un processo montato, avendo sullo sfondo gli interessi finanziari e politici del re di Francia Filippo il Bello (1285-1314), i templari furono condannati per eresia e so- domia. Cinquantaquattro templari furono condannati a morte e bru- ciati vivi, il 12 maggio 1310, ed al- tri due capi subirono la stessa fine nel 1314, dopo che, il 22 maržo 1312, il papa Clemente V (1305- 1314) ebbe soppresso il loro ordi- ne. (PARTNER, 1993, 5, 89, 94) I frati del Sacco in Toscana - 1251 Qualche cronista agostiniano men- ziona un gruppo di penitenti della Toscana, che si uni alFordine degli agostiniani. Sembra che si riferi- scano ai Fratres de Poenitentia Jesu Christi i quali, nel 1251, ac- cettarono la Regola di Sant’ Ago- stino. AlFinizio fu un movimento laicale ed era sotto la giurisdizione dei vescovi diocesani, i quali am- miravano Fideale di vita di questi frati penitenti e li spingevano ver- so una forma monacale. I penitenti, anche chiamati saccati, riportava- no la loro vita a quella della Chie- sa primitiva. Vivevano in poverta e si dedicavano alFinsegnamento. (cassiciaco.it/navigazione/mona- chesimo/historia_ordinis/sacco) Italia - i frati del Sacco in Italia. Cartina: JEDIN, 1991. Gli ordini monastici in Toscana 147 $4.1110 uiaccrmr. £>11 Uccarpinaifib? uto6ituC4t>fbl( tunam ui tam tian famtcetrmom !Ho JblhoiytT.r ~i \ “\^ gemtori consegnano due bambini in educa- zione ai monaci. De- creto di Bartolomeo di Brescia, c. 1320. Monaci - liberatori degli schiavi cristiani (secolo XIII) L’amore del prossimo si manifesto pure in due ordini fondati al princi- pio del sec. XIII. Molti erano i cri¬ stiani che, in guerra o per pirateria, cadevano in mano dei musulmani. Per liberare questi schiavi San Fe- lice di Valois (1127-1212) e San Giovanni di Matha (1154-1213) fondarono i trinitari, approvati da Innocenzo III (1198). Poco dopo San Pietro Nolasco e San Raimon- do fondarono i Mercedari (1223), i quali facevano voto di rendersi schiavi per liberare chi fosse in pe- ricolo della fede. Questi redentori chiamati “papassi” dai musulmani, andavano raccogliendo elemosine per destinarle al riscatto dei cri¬ stiani. L’organizzazione di questi monaci (trinitari) preše il nome di Ordine della Santissima Trinita per il riscatto degli schiavi. (LUXO- RO, 1977, 163) Una confraternita nacque a Lucca, nel 1678, deno- minata la Compagnia della Santis¬ sima Pieta, con lo scopo di riscat- tare gli schiavi cristiani nelle terre musulmane. (BONO, 2001, 204) Nel riscatto trattato ad Algeri, nel 1580, dai padri trinitari fra i 186 schiavi, uomini e donne, restituiti alla liberta, c’era anche lo scritto- re spagnolo Cervantes. (BONO, 2001, 204) Nel 1634, secondo il religioso padre Dan, che prestava la sua opera fra i prigionieri, ad Algeri erano presenti non meno di venticinquemila schiavi cristiani, a cui andavano aggiunti ottomila cristiani convertiti alla fede mu- sulmana. (BIONDI, 2010, 139) Gli ordini militari Lo spirito di fede e la cavalleria produssero anche non pochi ordini religiosi militari con lo scopo di di- fendere la religione con le armi. Di questi, i piu famosi furono tre: dei giovanniti (fondati nel 1048), dei templari (fondati nel 1119) e dei teutonici (fondati nel 1190). Quel- lo dei giovanniti, passato per molte vicende, sussiste tuttora col nome di cavalieri di Malta. L’ordine dei templari fu soppresso nel 1312. In origine, i membri di questi ordi¬ ni vissero sotto i tre voti monastici di poverta, častita, obbedienza, ed ebbero dai papi un gran numero di privilegi e di esenzioni che poi li resero potenti e ricchissimi. (CIN- TI, 1936, 348) Gli ordini ospedalieri Alcuni dei principali ordini milita¬ ri erano nati nelFepoca stessa delle congregazione monastiche. L’ordi¬ ne di San Giovanni fu fondato nel 1048 da mercanti amalfitani per la difesa dei pellegrini che andavano in Terra Santa; 1’ordine dei templa¬ ri, per la difesa di questi pellegrini e dei luoghi santi, sorse nel 1119. Cavalieri di San Giovanni, di Rodi (di Malta) Sovrano Ordine Militare e Ospita- liero di San Giovanni di Gerusa- lemme, di Rodi e di Malta: gia la lunghissima denominazione uffi- ciale del piu antico ordine cavalle- resco ancora oggi esistente, lascia intuire la complessita delle vicen¬ de che hanno contraddistinto quel- 10 che, abitualmente, e conosciuto come Ordine di Malta. Nei secoli i cavalieri sono stati chiamati alter- nativamente “di Gerusalemme” o Gerosolimitani, poi “di Rodi” (tra 11 1309 e il 1522, quando ebbero il dominio delTisola), piu frequen- temente “di Malta” o melitensi (isola di cui ebbero il possesso dal 1530 al 1798); ma anche “di San Giovanni” o giovanniti, perche al Battista era dedicata la loro pri- ma chiesa, e ancora ospitalieri, dalFattivita che li ha caratterizzati gia prima di quella militare. I ca¬ valieri stessi si definirano “Sacra Religione” o semplicemente “Re¬ ligione”. L’ordine gerosolimitano si formo intorno a un ospizio per pellegrini (che si dice fondato da mercanti amalfitani e dipendente dai Benedettini) sorto a Gerusa¬ lemme presso il Santo Sepolcro, intorno al 1070, e dunque gia ope- rante prima del 1099, anno della prima crociata. Dopo la perdita di Gerusalemme, nel 1187, la sede principale venne spostata ad Acri, nuova capitale del regno Jatino in Terra Santa. Infine nel 1291 anche Acri fu espugnata dopo un lungo Pretre Ordre teutonique Ah Hospitalier Templier Gli abiti dei cavalieri (ospedaliere, teuto- nico, templare). Tratto da: Larousse, 1922. 148 Atlante storico delle diocesi toscane Cascina - Bartolomeo Palmieri (ca- valiere gerosolimitano, con croce), affrescato nel 1398 dal pittore sene- se martino di Bartolomeo in San Gio- vanni dei Cavalieri di Cascina (Piša), (sotto) Cavaliere di Rodi - Pinturicchio storie di San Giovanni Battista, ritratto di 1504. Siena, Duomo. assedio, e gli ospedalieri, come gli altri ordini monastici, furono cac- ciati dalla Terra Santa. (SEBRE- GONDI, 2013, 64-69) I frati di San Giovanni assunsero ben presto, pero, anche funzioni militari e, nel 1307, conquistaro- no la bizantina isola di Rodi, dove diedero vita ad un vero e proprio stato autonomo. (BECATT1N1/ GRANCHI, 1998, 73; SEBRE- GONDI, 2013, 63) I due ordi¬ ni militari, quello dei templari e quello dei cavalieri ospedalieri di San Giovanni, agirono, per molti versi, come casse di raccolta del¬ le elemosine attraverso le quali 1’Europa cattolica contribuiva alle spese correnti degli Stati crociati in Oriente. (PARTNER, 1993, 13) Gli ospedalieri di Altopascio Uno dei piu famosi ordini degli ospedalieri fu quello delEAltopa- scio (Lucca), con il suo altrettanto noto ospedale per i pellegrini. Gli ospedalieri di questo ordine si di- videvano in semplici frati laici, in frati sacerdoti, diaconi, chierici e frati cavalieri. Oltre ai frati c’erano poi i servi ed erano accettate anche le donne (suore). Vi si ricevevano pure gli ammogliati con le loro mogli, che vivevano separatamen- te, come pure dovevano restare se- parate le suore dai frati. C’era poi una specie di terz’ordine, nel quale venivano accettati i laici con par- ticolari norme. E infine i cavalie¬ ri, scelti fra i fratelli di nobile fa- miglia. L’ordine fu soppresso una prima volta da papa Pio II (1458- 1464) con la bolla del 18 gennaio 1459. Malgrado questa soppres- sione papale, Eospedale continuo ancora a sussistere e, finalmente, il pontefice Sisto V (1585-1590), alla richiesta del granduca di To- scana Ferdinando I, soppresse con bolla del 28 febbraio 1587 Eospe- dale di San Jacopo di Altopascio, della regola di Sant’Agostino. Oltre al loro impegno per i pelle¬ grini e gli ammalati, gli ospedalieri d’Altopascio hanno costruito, tra 1’altro, i ponti di Cappiano sulla Gusciana, il ponte del Castelfio- rentino sulEElsa (1277-1295), ma la loro opera piu grandiosa fu quel- la della custodia del ponte sulEAr- no presso Fucecchio, detto ponte di Bonfiglio. (BIAGIOTTI/CO- L’abito e le arini delTospedaliere d’Al- topascio. Legenda: sulTabito portavano cucito il simbolo del Tau (oltre la spa¬ da, vedi p. 170). Il simbolo del Tau, che e una lettera delPalfabeto greco o anche latino, viene interpretato molto varia- mente: come segno di salvezza riporta- to nelTApocalisse o, piu semplicemente come succhiello, uno degli strumenti usa- ti nella costruzione dei ponti. (MENCAC- CI, 2007, 164-165) TURRI, 1991, 41-75) La congre- gazione sopravvisse fino al 1587, quando conflui nelEordine dei ca¬ valieri di Santo Stefano. L’ordine di Altopascio in Europa cattolica In Toscana, oltre alla časa sede, gli ospedalieri di Altopascio avevano una časa a Pescia, ove ebbe dimo- ra stabile il maestro delEordine nel XV secolo. Un’altra časa era a Lucca, nella cui diocesi Altopascio fu compresa fino al 1622; aveva¬ no un’altra časa a Firenze, Pistoia, Prato, Volterra e a Piša dove risie- Religioso libera degli schiavi dai turchi. Giovanni Maria Morandi (1622-1717). devano almeno dal 1221. Le čase delLordine d’Altopascio erano poi a Roma, Napoli, Capua, gia in pie- di nel 1243 e ad Alessandria. Ce n’erano ancora in Istria, in Sici- lia, in Sardegna, in Corsica, oltre ai piccoli oratori qui e la, partico- larmente in Toscana (San Piero in Čampo, di Sibolla, di Cappiano, di Fucecchio, di Massa Piscatoria 1’attuale Massarella, di Rosaia, del Galleno, di Spedaletto, di Cerreto a Stabbia, mentre un ospizio era al passo della Cisa ed un altro ad Ancona. “Come si vede 1’ordine di Altopascio aveva, si puo dire, filiali in tutta 1’Europa cristiana del tempo”. (BIAGIOTTI/COTTUR- RI, 1991, 41-75) In Europa occi- dentale molti ponti appartenevano giuridicamente ai cavalieri del Tau. (MENCACCI, 2007, 164-165) I cavalieri teutonici L’ordine dei cavalieri teutonici, fu la variante germanica degli or- dini militari, nacque alEinterno L'fiti(ruii,i lupi«. c.lnibT; mtlpib: .t£q; , ~)Otjfqt Kibitntc Inrif. j I planite ««£tilyrofa». 1 teflVlvtneqiicune, t3tuifiii«.utrcttionctit>. ,... r .f Ottm uaaeatcicetA, , B*c,pbwtih: ftgnrUunairpinobj n*gš. pcigjč fiijtfoio nipnibliliiafijj fcaic. _po(t tvoihiqt fozatrie pjctM.) aiso cb ccipit i m | p, P fpluta tapmi cr u ‘>’^c OT lite iiauiit aproič ratlit. .tamepiii fmlttrfltmtaftžnti*. S; tx«p lupta fčaa-jLilu m)b. _oit) piejitiirjgit« '-cfeiitr.ijr^ir.lprD.t'.' mte rrenai mtmrtiiifaaiir muHiu l ' l 0s nieo(M!,a lonat-jmfeifcjpjcttia. Piša - Lincipit del Libro III del Deproel- his Tusciae (1350 c.), poema storico del trate domenicano pisano Raniere Granchi, >1 quale ricorre alle allegorie di animali Per rappresentazione della lotta politica a Piša. Ravenna, Biblioteca Classense. Firenze - Interno della chiesa di Santa Maria Novella con tutti i monaci laudesi intenti a cantare. Xilografia acquarellata tratta da GOURDAULT, i.,L’Italiepitoresque, Parigi, Hachette, 1883. (sotto) Pistoia - servi di Maria. L’affresco di Poccetti (1601-1602) “Ritiro dei 7 Santi fondatori a Villa Camarzia”, Pistoia, Chiesa della San Annunziata. delEesercito tedesco impegna- to nelEassedio di Acri, nel 1190. L’ordine ebbe finalita simili a quelle degli ospedalieri, mentre gli statuti, confermati nel 1199 dal papa Innocenzo III (1198-1216), erano uguali a quelli dei templari, ai quali li accomuno pure 1’abito, ma con una croce nera invece che rossa. (SEBREGONDI, 2013, 71) Quello dei teutonici ebbe poche occasioni di combattere, come gli altri due, in Terra Santa. Quasi subito dopo la sua fondazione si trasferi nel la Prussia Orientale, e converti e germanizzo questa re- gione baltica. (FERRARIS, 1936, 597-600) Nelle conversioni, pero, 1’ordine fece ricorso piu alla spada che alla croce. La congregazione si ridusse dopo che, nel 1526, i do¬ mini delLordine furono ceduti alla causa luterana. (ROPS, 1957, 311) I laudesi di Santa Maria Novella - promotori del canto in volgare (sec. XIII) La Compagnia dei laudesi di San¬ ta Maria Novella (confraternita dei laici) sarebbe stata fondata nel 1244-1245 dal domenicano Pietro da Verona in occasione del suo soggiorno fiorentino. Del 10 agosto 1291, si ha un documento che comprova la sua esistenza e la sua dedizione originaria al can- 150 Atlante storico deli e diocesi toscane Toscana - le sedi conventuali dei servi di Maria nel XIII e XIV secolo. Cartina: CE- RESARA/GIORGI, 1989. Nel riquadro: Lo stemma delFordine, realizzato dal- la sovrapposizione di "S" (Servi) e "M" (Maria). La corona e composta da sette gigli, che indicano i Sette Santi Fondato- ri. ( Wikipedia) to di lodi alla Madonna, da cui il nome di laudesi, accompagnate da varie pratiche religiose. Bargellini scrive: “La devozione dei laudesi ebbe grande importanza, non sol- tanto religiosa, ma anche artistica. Si puo dire che la poesia in lingua volgare, a Firenze, nascesse dal cuore e sulla labbra dei laudesi. Anche 1’arte figurativa nacque a Firenze per ispirazione dei laudesi e in onore della Madonna”. (BAR¬ GELLINI, 1980, 2, 252) La fondazione dei servi di Maria - 1233 Fin dalfantichita nella Chiesa cat- tolica molti laici, uomini e donne, decidevano di seguire il Vangelo di Cristo piu radicalmente. Lasciate le loro occupazioni conducevano una vita penitente nelle proprie čase o negli eremi. Spesso si formavano nuovi gruppi religiosi che si chia- mavano, nel Medioevo, "peniten- za", "poveri di Cristo", "umiliati", "battuti". I servi di Maria (serviti) ebbero origine, proprio in Toscana, da un gruppo laico-penitenziale. Nel 1233 sette mercanti fiorentini decisero di ritirarsi ad una vita ere- mitica e contemplativa sul Mon- te Senario, nei pressi di Firenze. Dopo il 1814, 1’ordine si riprese dalle soppressioni imposte e si ri- organizzo, aprendosi a nuovi pae- si (Inghilterra, America del nord, missioni). (CERESARA/GIOR- GI, 1989; MERCANTI/STRAFFI, 2006,210) La fondazione degli agostiniani in Toscana - 1243 L’eremitaggio in Toscana subi una svolta decisiva quando, il 16 di- cembre 1243, papa Innocenzo IV ordino che tutti gli eremiti della Toscana, ad eccezione dei gugliel- miti (essi vestivano dal 1256 come gli agostiniani), si riunissero in una congregazione osservante la rego- la di Sant’Agostino. Gli agostinia¬ ni traevano, dunque, la loro origine dal movimento eremitico iniziato nell'Xl secolo, particolarmente vivo in Toscana, soprattutto nel territorio pisano-lucchese e sene- se. (CERESARA/GIORGI, 1989, 41)11 piu famoso degli eremi ago¬ stiniani venne fondato a Lecceto (Siena), nel periodo (1189-1223). (HACKETT, 1990,45-68) Toscana - le sedi agostiniane. Cartina: CERESARA/GIORGI. Nel riquadro: agostiniano scalzo, tratto: da MERCAN¬ TI/STRAFFI, 2006. La rifondazione delEordine di Sant’Agostino - 1256 Gli eremiti di Sant’ Agostino fu- rono equiparati ai mendicanti, e tutti quegli eremiti per amore o per forza furono riuniti in un sol ordi- ne con la regola di Sant’ Agosti¬ no (1256), da papa Alessandro IV (1254-1261). (FERRARIS, 1936, 599) La regola di Sant’ Agostino fu pure seguita dai serviti, istituiti nel 1233, e da alcune altre congre- gazioni. (FERRARIS, 1936, 599) Nel 1256, Alessandro IV promos- se la “Grande Unione” con l’ag- giunta di altri gruppi. In Toscana fu il caso degli eremiti di San Gu- glielmo di Malavalle (Grosseto) o guglielmiti, che si separarono ben presto, tornando alla primitiva Regola benedettina. (http://www. santuariosantarita.org/l/l_ordi- ne_agostiniano_356383.html) In seno alFordine degli agostiniani, a partire dal 1387, si svilupparo- no le congregazioni di osservan- za e le congregazioni degli scal- zi: i primi perseguivano il fine di riportare 1’ordine alFaustera vita spirituale delle origini. La prima congregazione di osservanza fu quella fondata nel 1387 a Lecceto vicino a Siena. Nel corso del XVII secolo inizio un periodo di grande sviluppo che portera alfapertura di numerosi conventi agostiniani in Piemonte, in Toscana e alfestero, a Praga e a Vienna. Nel 1641 furono anche presenti a Lubiana e poi in Baviera e in Siria. L'originalita del pensiero dispiegato nella Guida dei perplessi consiste pero nelfaf- fermazione che la Bibbia puo esse- re interpretata in senso sia letterale che allegorico, e che, per tale ra- gione, non esiste contrapposizio- ne tra verita filosofiche e verita di fede. Il filosofo islamico Avicenna (nato tra Afghanistan e Iran nel 980), per primo si era interrogato sulla possibilita di conciliare la Gli ordini monastici in Toscana 151 speculazione filosofica con le veri- ta di fede. (MERCURI, Medioevo 2012/X, 43-53) I flagellanti percorrono la Tosca¬ na - sec. XIV Lo spirito cristiano si manifesta- va anche nella penitenza corpora- le che nel Medioevo venne talora praticata in guisa da destare in- quietudine. In ogni citta vi era- no le compagnie dei flagellanti, dove, a tempi fissi, i compagni si disciplinavano in sconto dei pec- cati propri ed altrui. Sul finire del 1300 1’Europa e 1'Italia vissero un periodo particolarmente tormenta- to sia per le numerose guerre, sia per le lotte all'interno della Chiesa. Cerano infatti contemporanea- mente due papi: Pietro de Luna, che preše il nome di Benedetto XIII (1394-1423), eletto ad Avi- gnone, e Pietro Tomacelli, eletto a Roma col nome di Bonifacio IX (1389-1404). Nel secolo XIII e nel XIV, in Ger- mania ed altrove, uomini e donne si riunivano in processioni e per- correvano le citta e le campagne strappandosi la pelle del dorso a colpi di sferza. Altre confraternite di esaltati si abbandonavano a balli furibondi che continuavano finche non fossero giunti ad un comple- to sfinimento. (CINTI, 1936, 369- 370) Lo stesso fenomeno si verifico nel- le citta della Toscana, che furono percorse da migliaia di questi peni- tenti. Nel mese di giugno 1310, per esempio, un movimento di questo genere scosse tutta la Toscana oc- cidentale (Piša, Lucca, San Minia- to al Tedesco). La gente seminuda circolava da villaggio in villaggio, facendo le fermate alle chiese. Sul percorso si flagellavano e grida- vano “penitenza, pace e miseri- cordia”. (BARGELLINI, 1980 II, 424; RONCIERE, 1988, 360) wraw,» a . Lecceto (Siena) - 1’eremo in un dipinto del 1500 c. A destra della torre si vede il cam- panile che venne distrutto nel 1704. Biblioteca Angelica, Roma. (FANTI, 1990, 66) Le corporazioni d'Arti e mestieri A tutto questo fiorire di spirito reli- gioso si devono aggiungere le isti- tuzioni di innumerevoli corporazio¬ ni d'Arti e mestieri. Ognuna di esse aveva il suo santo protettore, la sua chiesa, le sue particolari devozioni, le sue feste religiose. Le Arti fioren- tine ebbero origine come associa- zioni a carattere politico-militare di artigiani, commercianti e profes- sionisti, nel corso del XIII secolo e precisamente: nel 1266 le sette Arti maggiori (Giudici e notai, Merca- tanti, Cambio, Lana, Seta, Medici e speziali, Vaiai e pellicciai); nel 1282 le cinque Arti medie (Rigattieri, Beccai, Calzolai, Maestri di pietra e legname, Fabbri e Ferraioli); nel 1288 le nove Arti minori (Vinattie- ri, Albergatori, Pizzicagnoli, Gali- gai, Corregiai, Legnaioli, Fornai, Chiavaioli, Corazzai). (ARRIGHI, 2002,165) Gli ordini monastici nel Cinque- cento La necessita di una riforma entro la Chiesa romana si fece partico¬ larmente urgente dopo che sorsero i primi nuclei protestanti. Per que- sta ragione il papa Paolo III (1534- 1549) diede, in primo luogo, il so- stegno agli antichi ordini religiosi ed approvo i nuovi: i teatini, i so- maschi, i bamabiti, i cappuccini e, soprattutto, i gesuiti, che avrebbero avuto un’importanza determinante nel cattolicesimo delFepoca mo¬ derna e contemporanea, diventan- do in diversi periodi una sorta di braccio destro della politica ponti- ficia. (RENDINA, 1999, 632) La fondazione dei cappuccini - 1528 La congregazione dei cappuccini, denominata dei frati minori eremi¬ ti, nacque intorno al 1520 e fu ap- Armi dellc Arti Maggiori pMmori. GludicLeNot’: M.' ivatantiCambio. dttaLana dt taScta-Medici.eSp ti .\ 4 i ai ■ Begaj Calzolai . Fabbri. RjjattLinti.MhcliR.-tn: .watti-.uiTi. iT Pidirtc ti to Vul aAcOnd ri. Albcig . Oliando li. Cralgai ®$®(J Firenze - Armi delle Arti Maggiori e Mi¬ nori. Tratto da: MANNO TOLU/BELLI- NAZZI, 2002. 152 Atlante storico delle diocesi toscane iLeoben KUg»n jurt» ^.OoVnja Lenda ya 'tbetndotl Ljubljana Gorizia* Cremona • »Modena tffjbnta Bologna -»^moia \ Faenza* • \ Forli •FJrtnze j-, Arezzo-ČasleHo Siena« * \ Ma i »Tivoli '■Frascati • •Sezze •Bovino Benevento .Salerno •Sassari *Alghero i Paola #Cosenza , \ Calanzaro jca »Bivona ji Modica] ne aperto a Firenze, nel 1554, un collegio presso la chiesa di San Giovannino. Oltre nelFistruzio- ne i gesuiti (Leonardo Ximenes, 1716-1786; Ruggiero Boscovich, 1711-1787) si distinsero per il loro impegno nella bonifica delle palu- dose terre toscane. Espulso da vari paesi europei, nel¬ la seconda meta del XVIII secolo, 1'ordine venne soppresso e dissol- to da papa Clemente XIV (1769- 1774) nel 1773. Essi ritornarono in Toscana nel 1814. Fatebenefratelli - fondatori degli ospedali moderni 1 Fatebenefratelli nascono nel 1539 ad opera di San Giovanni di Dio, laico spagnolo di origine portoghe- se (al secolo Juan Ciudad 1495- 1550), che si dedico alla cura dei malati, dei poveri e delle prostitu- te. Egli indossava una rozza tunica e quando andava al mercato, alla chiusura, per raccogliere gli avan- zi per sfamare i malati, diceva: “Fate del bene, fratelli, a voi stessi per amore di Dio” (da qui poi de- rivera il nome “Fatebenefratelli”). Ai tradizionali voti di poverta - častita - obbedienza, aggiunsero: “Ospitalita”. Fatebenefratelli fu, dunque, il nome popolare delFor- dine ospedaliero di San Giovanni di Dio. I religiosi nel Seicento - il 10x100 della popolazione La percentuale dei monaci nelle citta toscane fu da sempre molto alta. A Siena fu redatta, nel 1307, una lista della moltitudine dei mo¬ naci, suore ed eremiti presenti nel centro abitato (alFepoca circa 10 mila abitanti) o entro un miglio dalla citta, dalla quale risultarono novecento “bocche”, vale a dire religiosi. (WALEY, 2003, 170) AlFinizio del Trecento sussisteva- no gia una settantina di monasteri I bianchi penitenti - Disegno di Giovanni Sercambi (sec. XV). provata nel 1528 dal papa Clemen¬ te Vil (1523-1534) come scissione dei minori conventuali. L’ordine si distinse per una strettissima pover¬ ta, per lo spirito di contemplazione e di preghiera diurna e notturna. (SIMONCELLI, vedi anche San Chianciano, p. 43) La fondazione dei gesuiti - 1534 L'ordine venne fondato da Ignazio di Loyola (1491-1556) che, con al- cuni compagni a Parigi nel 1534, fece voto di predicare in Terra Santa (progetto abbandonato nel 1537). I primi gesuiti arrivarono in Toscana nel 1546, quando si stabi- lirono a Firenze, dove si distinsero per il loro impegno nelFistruzio- ne. Ad introdurre i collegi gesuiti in Toscana fu la principessa Eleo- nora di Toledo (1522-1562) sposa di Cosimo de’ Medici. Cosi ven- Italia - le fondazioni dei gesuiti in Italia fino al 1615. Cartina (particolare): JED1N, 1991, 78. Nel riquadro: Paolo III Farnese riceve da Sant’Ignazio la Regola delFOrdine dei gesuiti, Roma. Chiesa del Gesli. 10 , krescia^; Vicenza n«. • • •v ,f. WV 4 C"* 6 "* Gli ordini monastici in Toscana 153 benedettini autonomi in Toscana. (CECCARELLI LEMUT, 2000, 296) L’influenza che esercitava- no questi religiosi sulla societa delEepoca fu altrettanto importan- te. Nel la sua Storia del Granduca- to Galluzzi scrive: “La corte non si occupava che di prediche e di eser- cizi di devozione; i frati disponeva- no di tutto, e nulla si risolveva sen- za il loro consiglio”. (GALLUZZI, 1822, 162-163) Nel 1622 esiste- vano, soltanto nel vecchio stato di Firenze, 11.690 monache soggette a clausura, in gran parte abbando- nate a miseria e farne. Anche i frati erano numerosissimi ed il bigotto granduca Cosimo III fece veni- re altri ordini da Spagna e Fran- cia. (INGH1RAMI, X, 706, 712, 713; GIORGETTI, 1916, 540/4) Le epidemie e pestilenze nella pri- nia meta del Seicento causarono un forte decremento demografico. Nella citta di Firenze il censimento del 1674 registro 70.357 abitanti, dei quali 400 forestieri e 570 ebrei. I religiosi rappresentavano quasi il 10% del la popolazione, con 1.069 monaci regolari, 2.888 monache e 2.750 religiosi maschi. (PAOLINI, 2007, 35) In tutta Italia, al momen¬ te delfindagine ordinata nel 1649 dal papa Innocenzo X (1644- 1655) si stimava che i religiosi re¬ golari fossero 69.623, suddivisi in 8.238 conventi. (BOAGA, 1971; CIUFFOLETTI, 2008, 17) Le monache nelle citta toscane - 1336-1622 A Firenze si contavano sedici mo- nasteri femminili nel 1368, ventisei nel 1415 e gia trenta nel 1470. La crescente domanda delle famiglie Porto ad altre fondazioni; le morla- che che, nel 1336, rappresentavano 1’ 1,2% della popolazione cittadina, furono gia il 6,7% nel 1427. (CHA- BOT, 2003, 60-61) Nel 1622, la Popolazione monastica femmini- le, secondo Della Pina, giungeva a rappresentare nelle citta toscane quasi il 20% del totale della popo¬ lazione femminile adulta. AlFepo- ca, nel 1640, la popolazione della Toscana contava c. 884.000 perso- ne. (BRESCHI/FRANCINI, 2000, 480) Le ragioni per una cosi alta percentuale del mondo monastico furono di diversa natura. Il fattore determinante fu dato dalle famiglie particolarmente numerose che non arrivavano a sfamare tutti i figli. Parlando dei monasteri di Pescia Bernardini scrive: “Nelle famiglie piu in vista tale fenomeno di stabi- lizzazione sociale fu accompagna- to da - e connesso a - quello del ce¬ libata forzato e della monacazione delle giovani donne”. (BERNAR¬ DINI, 2006, 108-109) La chiusura dei conventi nelle terre protestanti - sec. XVI La riforma protestante (secolo XVI) nego il fondamento su cui si reggeva 1'intera impalcatura degli ordini religiosi, ossia la convin- zione che 1'ascesi, la penitenza e la carita verso il prossimo, potesse- ro costituire un modo di acquisire meriti presso Dio in ordine alla sal- vezza. Nei paesi che accolsero le idee riformate, le abbazie ed i con¬ venti vennero chiusi o distrutti e le proprieta ecclesiastiche incamera- te dagli stati. (ZARRI, 2007, 19) La soppressione delle comunita monastiche - secolo XVI-XVIII I cambiamenti nel mondo prote¬ stante furono parzialmente ripresi anche dalle autorita romane. Con la bolla del papa Clemente IX (1667- 1669), del 6 dicembre 1648, venne soppresso 1’ordine degli eremiti di San Gerolamo (Fiesole, p.e.). L’or¬ dine fu fondato nel 1404 e fu dedi- to alla contemplazione e alFasceti- smo. Agli eremiti di San Gerolamo avevano aderito, nel sec. XV, circa Hospit^jkriu« Joan.ms Dei 11 monaco delFordine Fatebenefratelli. Disegno: tratto da MERCANTI/STRAF- FI, 2006. (sotto) San Vivaldo (“Gerusalemme di Toscana”) - una terracotta dipinta raffigu- rante le Pie Donne nelPomonimo mona- stero francescano. Tratto da BOSI, 1990. Legenda: Inizialmente il monastero della zona era in possesso dei Frati della Croce di Normandia e conteso tra Castelfioren- tino e San Miniato. (sanvivaldointoscana. com/it/origini.htm) 40 conventi. Tutti i beni di questa congregazione furono concessi alla repubblica veneta per finanzia- re la guerra di Candia (1640-1669) contro i turchi. (MERCANTI/ STRAFFI, 2006, 94; VASATURO, 1986, 109) Nel rendere esecutive le preserizioni disciplinari del con- cilio di Trento (1545-1563) sulla Un uomo, in piedi, a braccia aperte, si stacca da un cerchio che rappresenta il mondo e ne costituisce il centro, in ac- cordo con la visione del cosmo rivelato dalla mistica. Liber Divinorum Operum di Ildegarda di Bingen, Codice lucchese 1942 (XIII sec.). La mistica (dal greco mystikos = misterioso) e la contemplazio- ne della dimensione del sacro e ne com- porta una esperienza diretta, “al di la” del pensiero logico-discorsivo e quindi diffi- cilmente comunicabile. NelLestasi misti¬ ca l’uomo si unisce con la “Verita ultima” della propria esistenza e delbintera realta cosmica. (fVikipedia) (sotto) Gli umiliati. Tratto dalla Cronaca degli Umiliati, 1421. Milano, Biblioteca Ambrosiana. vita comune dei religiosi, il 22 ot- tobre 1652, Innocenzo X soppres- se le piccole comunita (conventi), ove per il poco numero dei membri non si poteva svolgere una regola- re osservanza e affido albordina- rio del luogo le loro parrocchie. Il 6 dicembre 1668 il papa ele¬ mente IX (1667-1669) completo 1’opera del suo predecessore e sop- presse una serie di ordini monasti- ci, per lo piu di natura contempla- tiva. Molto piu vasta e profonda fu la soppressione degli ordini mona- stici nel secolo XVIII, che dimez- zo la popolazione monastica. (vedi p. 258) La soppressione degli umiliati - 1571 Gli umiliati furono membri di un movimento religioso sorto in Lombardia, verso la meta del XII secolo. Si proponevano di vive- re secondo i dettami della Chiesa primitiva senza possedere nulla personalmente, traendo i mezzi di sussistenza dal proprio lavoro. A Firenze gli umiliati non erano monaci coltivatori di campi e di studi; non erano frati mendicanti ne predicatori. Erano frati lavora- tori anzi tessitori. Da San Donato a Torri, gli umiliati si accostarono alle mura della citta, in riva ali'Ar¬ no, nel convento d'Ognissanti, che divento da quel tempo il maggior centro tessile fiorentino. (BAR- GELLINI, 1980, 239) Nel XVI secolo, con la Controriforma, gli umiliati, in particolare, erano so- spettati di calvinismo e 1’ordine fu soppresso nel 1571. II mondo monastico in numeri Attraverso i secoli il mondo mo¬ nastico riusci a costruire in Europa un’immensa proprieta ecclesiasti- ca. Alfinizio delfeta moderna que- sto patrimonio riguardava, solo per il clero regolare, “almeno quaran- tamila abbazie, monasteri e con¬ venti, mezzo milione di religiosi, cinque-sei milioni di ettari di pos- sedimenti fondiari, centinaia di mi- gliaia di immobili, enormi capitali finanziari, diritti feudali e signorili di ogni tipo, spesso negoziabili e slegati dal possesso effettivo dei patrimoni”. (LANDI, 2005, 229) A causa di tutti questi fattori i mo- Le monache nelle citta toscane - 1622 Tabella: DELLA PINA, 2003, 119. naci furono, a lungo, non solo uno dei pilastri della Chiesa cattolica ma, anche, un fattore importante nello sviluppo della societa oc- cidentale. Con il loro lavoro, sa- crifici ed abnegazioni hanno, non solo riempito intere biblioteche, ma soprattutto dato inestimabile contributo al progresso della so¬ cieta occidentale, sia in campo intellettuale sia in qucllo economi- co, e nelle opere della bonifica del territorio, ecc. Non pochi monaci presero parte anche nelle guerre e questo, ancora, nel secolo XX. P. LUIGI AMATO - Tenente Cappellano, pertilo con lo prime truooe che salparono per l'A. O. Destinoto all'as sistenza degli ammalaii infettivl, mori nel compiore il proprio dovere il 19 luglio 1955. Un monaco nella guerra cTAbissinia (1935). Figurina cTepoca. LE ERESIE IN TOSCANA I principal! movimenti eretici e Ordini Mendicantl diffusi in Europa tra l’XI e il XIV sec. <£> 90 V > Inventar. Vberdeen Dundee mburgo , Newcastle u. Tyne Ndrvvich Oxford r .lpswlch • 4 *Lotjdra ^VBruge^-Š' Lollardi ^Olfa • dal 1380 Amiens “ Rennes VfL ^-v^^rtafcoruna Santiago • • ' N —>_ de Compostela* /• * * Samander Limonges Bordeaux • Laval Parigi Orleans Troyes . •- # FRANCIA Poitrs BOUrgK Jfe Caiari/Albigesi S j m (XIII ste.) Clermont- Ferrand •/ .:w Um l Tancheimo (mizi XII sec.) l Caen Rouen #l Liegi Colonia v * T • Bruxelles T • • : • boemia • • |?S7 Costanza Monaco # • • Lindau Leoben Valdesi ^ (1170) Cahors p Grenob . Zurigo . Coira Losanna Patarini (XI sec.) « Bolzano Leon Porto Coimbra Lisbona • Valladolid Palencia : * * Salamanca • * Trujillo • • loieoc . t Cordoba Siviglia • Jerez de la Frontera Bayonne • # * n|| * ■:. • Tolosa * • Saragozza Huesca • Lerida N^llach Torino’-!* j Verona , Veneaa , ^Hano Polaa^L,' Vercelli Grenoble • «* m Tl -?*.**■- tvora Toledo Madrid • Cuenca SPAGNA 1232 j Albenga p *!’'•« Ravenna f j HarSglia .^Genov> £» r P erP,gnano - *&.*£$?* Carcassonne Tolone • ' Zagabria _-'Zara # Pecs Dakovo Seghedino . Oradea Cluj* ^Tirgo Mures Sibiu - - - . Jrig .. Polju* Tavira Valencia )aen 9 Granada ■ Malaga Palma ! IM •Veroni. 1199 ■■•o „L„ '—tf^Ražr i Genova tAntibes o luogo di origine di valdesi • luogo abltato da valdesi Sltfi luogo con presenza di • "schola" valdese 1206 prima attestazione di presenza valdese anteriore al 1218 _ 1237 prima attestazione di presenza valdese posteriore al 1218 S sede arclvescovile t sede eplscopale Italia - i valdesi 1177-1277. Cartina (par- ticolare): JEDIN ed al. 1991. Nel riqua- dro: Firenze - la chiesa valdese. viafrancigena- strada PERI PELLEGRINI Pistoia - Albergare i pellegrini: le prime quattro figure sono pellegrini con bastoni, bor- racce, conchiglie e piume come ornamento, la quinta figura con 1’aureola e San Jacopo protettore di Pistoia. Fregio del 1522 che orna Pospedale del Ceppo (Pistoia) fondato nel 1277. (Tratto da Ricci, 2000) JfOUHiAn i' iKfrnuia LmIumi X . Ulala. JOnni Legenda - la via Aurelia laviaClodia - la via Cassia II pellegrinaggio nella storia Al culto delle reliquie, anzi come parte maggiore di esso, va uni- ta la passione dei pellegrinaggi. Gia pellegrinaggi al Santo Se- polcro (Gerusalemme) si erano avuti nei primi secoli cristiani e ne crebbe il numero da quan- do Eraclio, imperatore d'Oriente (610-641), riprese il legno della Croce di Cristo e a piedi scalzi lo riporto sulla vetta del Calvario. Ogni anno, in certi periodi, al mas- simo alfavvicinarsi delle feste pasquali, partiva un convoglio di pellegrini. Sul sarrocchetto, quei che andavano a Roma (i romei) ponevano in ricamo le chiavi; quei che andavano in Compostella ave- vano una conchiglia sul cappello, e si chiamavano palmieri i pellegrini di Terra Santa per le pahne che la coglievano. (CINT1, 1936, 371) 1300 - L’Anno del Giubileo 11 Trecento ebbe inizio con il pro- clama di Bonifacio Vlil (1294- 1303) delTAnno del Giubileo (del¬ la nascita del Cristo). Un evento di portata storica e culturale, che diede un nuovo impulso alla vita religiosa e civile in Europa. La bolla con cui fu indetto 1'Anno Santo, nel 22 febbraio 1300, de- cretava un'indulgenza plenaria per tutti coloro che nelfanno in corso e in ogni futuro centesimo anno avessero visitato le basiliche di S. Pietro e S. Paolo a Roma. L'avve- nimento fu veramente eccezionale: tutti i cronisti del tempo concor- Toscana - Le principali arterie di comuni- cazione in epoca romana presenti in Italia centrale. Cartina: MANDELLI, 2009. Via Francigena - Strada per i pellegrini 159 CAKTE DES CMEMINS deS.JACOUES deC’OMPOSTELLE 1648 Ca Ml/ sO F/iANCES jok Sa A '7/A t 'tO nt: COMPOS 7&L A t 'F DVC /l P. 3 »/ LVXE/MBOU1 Lancia a:rf.s CCS JACOUET5 CMCMIK J AurlUac PMllSi 7 - o « /« w * fAMINi) fcATALl/tf Santiago di Compostela - i tracciati dei principali percorsi che conducevano al santuario galiziano. Cartina di D. Serveaux, 1648. dano nel riferire 1'afflusso a Roma di un enorme numero di pellegri¬ ni (“romei”). Villani ne calcolo duecentomila. (RENDINA, 1999, 512) Si trattava del primo Giubi- leo e di conseguenza fu un forte indotto economico, specie per la Toscana, sulla quale percorrevano dei veri fuimi di pellegrini. Tra questi ci furono sovente det¬ le persone che dovevano scontare una dura penitenza per i crimini. (CARDINI, 1997, 4, 7) I “crimini” derivavano spesso dalla non os- servanza dei dieci comandamenti (vedi p. 3). Cosi 1’entusiasmo per il pellegrinaggio fu, non di rado, piu fomentato dalle autorita eccle- siastiche piuttosto che spontaneo. Mancarono tra i pellegrini, del primo Giubileo, i grandi sovrani, ma Bonifacio non ci bado, recito in pieno la sua parte tanto da mo- strarsi piu volte ai “romei” nello splendore delle insegne imperiali, esclamando: “Io sono Cesare, io sono 1’imperatore”. (RENDINA, 1999,512) Via Francigena Dalfalto Medioevo sino alfepoca dei primi giubilei, agli inizi del sec. XIV, la Via Francigena co- stitui il percorso privilegiato per giungere a Roma. Questa strada fu costituita da un susseguirsi di tratti viari piu antichi (delEepoca romana, longobarda, ecc.). La piu antica denominazione fu infat- ti “strada di Monte Bardone”, da mons longobardorum (passo del- la Cisa). (DEL NERO, 1997, 11) Il percorso era lungo circa 1.600 km, un uomo percorreva a piedi dai 30 ai 40 km al giomo, a caval- lo dai 40 ai 50. Una guarnigione romana impiegava un mese per raggiungere Canterbury da Roma. (BERTOCCHI, 1997, 73, n. 42) Per tutto il Medioevo, viandanti e mercanti percorrevano queste stra- de diretti alle mete di pellegrinag¬ gio o verso i mercati delfEuropa nord-occidentale, del Mediterra- neo o del lontano Oriente. In un documento dell’876, VActum Clu- sio, si parlo gia di via francesca. (DEL NERO, 1997, 9) Ci furono diversi tracciati storici della Fran¬ cigena. Il suo tracciato fu descritto 160 Atlante storico delle diocesi toscane '"V* sstsr * ■' 2 AvUhfanca ^ .vra»od?r*Urcni — ^Ospctklkpi S.S Vso. Viagra A O.. ■'*S? ♦&S dcbad • OMa« 4>fiS ">0001 0&A JHSJIKO, \TZSr-W ' 'N i« c ._ * A° * ** s MinmoA^' U tnHtdfi V **£&> „ .noreppo«^ 1 '" .?££«>% Jj»«c ui •fe. sefe*?* T I R R E N O jja. ' ■■* *' “• *w > t*.?.,,.. = Percorso principale della via Francigena da Molite Bardone ali 1 Arno = Altri percorsi - Linea di costa in epoca romana . Linea di costa in epoca medioevale - Fiumi e laghi in epoca medioevale Ospitali cS Pievi til Chiese * Monasteri ES Ponti ) ( Passi e valichi daH’arcivescovo di Canterbury Si- gerico (950 c.-994) nel 990. Oltre al percorso segnalato da Sigerico, le tappe vennero indicate anche da Nikulas di Munkhathvera, aha¬ te islandese nel 1 154 e da Filippo Augusto re di Francia (1179-1223) al ritorno dalla terza crociata nel 1191. (terredilunigiana.com/fran- cigena) La Francigena - dal Monte Bardone alPArno La prima tappa della Franci¬ gena sul suolo toscano partiva dal Monte Bardone (Cisa) fino alPArno. AlPaltezza di Aulla, la strada si diramava ed i pelle- grini seguivano diversi percorsi. Uno di questi era lungo la co¬ sta fino a Piša ed il Porto Pisano, dove si imbarcavano per Roma. In occasione del giubileo del 1400, Livorno divenne una stazione di transito per i pellegrini che si re- cavano a Roma via mare. Infatti le navi maggiori non potevano en- trare nel Tevere (Roma) e pertanto spesso si fermavano a Porto Pisa¬ no, dove i passeggeri sbarcavano, per essere poi albergati a Livorno in attesa di imbarcazioni mino- ri che li facessero proseguire per gli scali fluviali di Ripa e Ripetta Romea (Tevere). Alcuni invece proseguivano il viaggio via terra. (POLIZZI/CICCONE, 1987, 31) Lfitinerario devozionale ed espiatorio a Roma La tradizione di percorrere 1'itine- rario devozionale ed espiatorio, che comprendeva la visita alle sette chiese maggiori di Roma, si diffuse dalla meta del XIV sec., consolidando un uso, quello del pellegrinaggio ai luoghi santi, che ri šaliva agli albori delfera cristiana. Alfinizio del Trecento, alPoccasio- ne del primo giubileo, comparvero i primi itinerari che menzionavano le indulgenze che si potevano ot- tenere compiendo il percorso delle chiese romane (1 a 7, vedi cartina, p. 163). (MERCURI, 2012, 52-64) Toscana - Via Francigena e strade stori- che di raccordo. Cartina: Comunita to¬ scana Il Pellegrino a.p.s. ilpellegrinodifi- renze@gmail.com Roma - La via di Ripetta con Fomonimo porto. Dipinto di Bernardo Belloto (1742-44). (a sinistra) Toscana - La Francigena dal Passo della Cisa a Livomo/Fucecchio. Cartina: LERA/LERA, 1998. Via Francigena - Strada per i pellegrini 161 Ospedale, la cura degli infermi. Mi¬ niatura dal codice Squarcialupi, mano- scritto del XIV secolo. Firenze, BibliotecaMediceaLaurenziana. Gli ospedali In Toscana, coine altrove, gli ospedali erano nati con il compito primo di offrire ristoro ai viandanti e ai pel¬ legrini, per orientarsi, tuttavia, a partire dal secolo XII, piu verso l'as- sistenza e la cura dei malati, in re- alta identificando “ infirmi ” e “ pan- peres ” (poveri). Nella Firenze del XV c'erano una trentina di ricoveri per poveri e infermi. (CHERUBI- NI, 1992, 36-39) Una parte di que- sti ospedali fu chiusa nel 1750 con decreto granducale, per mancanza di mezzi sufficienti a mantenersi. L’ospedale d’AItopascio Altopascio nacque come comples- so di edifici e strutture delfistitu- zione Ospitaliera dei frati di Santo Jacopo, con compiti di assistenza fisica e spirituale dei viandanti “roniei” della Francigena, di cui per buon tratto ebbe il control- lo e la manutenzione. L'ospitalita di Altopascio divenne cosi pro- verbiale, luogo comune, anche letterario (Boccaccio, Machia¬ velli, etc.) come il paradossale detto “morir di farne alTAltopa- scio”. (BOCCACCINI, 1992, 41) Uospizio, eretto nella seconda meta delI'XI secolo, apparteneva ai “frati ospedalinghi o del tau” (ospedalieri). Rimase celebre la campana della torre dello Speda- kw ,!r rcre Cl »n?c 1 jc»n~ 1 Ato Ufif.AprfAifto ^-//f nvte A JOfj-Hr lunclArn ; '»i«r J|*i _ii? rsfip iffrjM mift- mi . c J; ?' "Z ^ ^ \ V- Irt \nle-Sc lultcf VOfiW. Ui cmcw IPI6NZ.J\ '5.0G»iaico£aJ MontaI nSANTiANUHO; Toscana - La via Francigena in Val d’Orcia - il tratto da Torrenie- ri a Ricorsi. (Disegno di Toši, M.). Nel riquadro: (in alto) San Quirico - il portale della Collegiata, costruita a caval- lo tra il XII e XIII secolo. Acquerello, da TYNDALE, W., “Veduta di localita della Toscana”, in An Artist in ltaly, Edimburgo, 1913; San Quirico d'Orcia. Coli Privata, (in basso) Bagno Vignoni. Nella piazza del borgo ci fu una grande vasca di acqua cal- dissima, sui 52 gradi. Questa localita forni ai pellegrini della Via Francigena il risto- ro, prima delFultimo tratto verso Roma. (sotto) Toscana - traghetto in Maremma, Olio di Vagaggini, 1939. Coli. Privata. PIEHZ$ Girico] j - ■ • A . •• j ,UOH t C>‘0. .f CCMtE PlflNCflfcTAC,WAlO La via Francigena in Val d’Or- cia - variante per Radicofani e per Abbadia San Salvatore. (Di¬ segno di Toši M.) Nel riquadro: (in basso) San Quirico d’Orcia, ripresa dalla strada di Pienza delFanonimo vedutista del Set- tecento. Coli. Privata ; (in alto) Radicofani vista dalla Posta. In- cisione di Brockedon (1847). TfV IX PER RA t>l COKANI E PER AR Bil DI E SRN ,5/H.VRTORE -^^S*CT£*|NO A Roma - Le sette Chiese di Roma, incisione di Antonio Lafrery da Speculum Romanae Magnificentiae. 1575. Roma, Istituto Nazio- naleper la Grofica. AlIMnizio del Trecento compaiono i primi itinerari che menzionano le indulgenze che potevano ottenersi com- piendo il percorso che, partendo dalla basilicadi S. Pietro (1), conduceva verso S. Paolo fuori le Mura (2), S. Sebastiano sulPAppia (3), S. Giovanni in Laterano (4), S. Croce in Gerusalemme (5), S. Lorenzo fuori le Mura (6), per concludersi alla basilica di S, Maria Maggiore (7). Medioevo, 2012/VI. (sotto) Toscana - Pianta degli spedali fissati per il ricevimento dei poveri e pellegrini. Cartina del 1750 circa. (ASF, Piante R. Fabbriche, cartone V, 5-E/3-N-11, c.52) (MM JHUUkUNA PIANTA ti nei jfftalj rrJi.mn Jitunti. Ri(numtnh>c[y fouerj ,c Prllr..,...;- State iltlla Tosca ruo y c vanju J". Al hi- Oiri ( rcnxc< TRECENTO - SECOLO DELLE MODIFICHE POLITICHE E DIOCESANE Dopo quasi una millenaria esisten- za delle antiche dodici diocesi, la Toscana conobbe la prima grande modifica della geografia diocesana con la creazione, nel 1325, del ve- scovado di Cortona. L’istituzione delle nuove diocesi, dopo il 1300, fu conseguenza dei cambiamenti che si produssero sulla scacchiera po- litica (territoriale) e di una volonta determinata a sancire questa nuova realta amministrativa. Per capire le origini di questi nuovi vescovadi bisogna, dunque, descrivere gli eventi politici che li hanno prece- duti e condizionati nel loro sorgere. Firenze - il contado fiorentino nel Due- cento e le strade in collina. Cartina: PLE- SNER, 1938. Firenze nel Trecento Agli inizi del Trecento il nucleo piu štabi le del territorio soggetto a Firenze, era, grosso modo, costitu- ito dalfarea delle diocesi fiorenti- na e fiesolana (vedi cartina, p. 48), ma la citta, che “dominava ormai su tutta la parte centro-meridionale del suo contado”, doveva ancora Toscana - I principali comuni toscani alFinizio del XIV sec. Cartina: SAVI, 2007. sconfiggere le manifestazioni feu- dali degli Ubaldini e Guidi nelle zone periferiche delfAppennino tosco-romagnolo, del Mugello, del Casentino e del Valdarno aretino. In realta, lungo tutto il corso del secolo XIV, il territorio controllato da Firenze, definito con 1'ambigua espressione di comitatus et distric- tus, presentava ancora contorni in- certi efluttuanti. (BENIGNI, 1988, 153-154) La guerra civile tra bianchi e neri a Firenze - 1300-1302 La lotta politica a Firenze si ina- spri, alFinizio del Trecento, con una nuova divisione politica. AlTinterno della fazione guelfa nacquero i "neri" ed i "bianchi". I neri furono appoggiati da papa Bo- nifacio VIII (1294-1303), mentre i bianchi furono privi di un sostegno altrettanto autorevole. Come gia nella lotta tra guelfi e ghibellini, odi e vendette furono alfordine del giorno. Il conflitto di dinastie si trasformo in guerra civile quando Bonifacio VIII pretese di servirse- ne per le sue ambizioni temporali, aspirando ad annettere la Toscana Z///krze sotto controllo signorlle Aree controllate dl fatto I principali comuni toscani alFinizio del XN se 165 Trecento - Secolo delle modifiche politiche e diocesane LMncipit deli ’Inferno di Dante da un ma- noscritto miniato fiorentino del 1419. al confinante Stato della Chiesa. In quel momento, a Firenze era al potere la fazione bianca, che di- fendeva 1'indipendenza fiorentina, mentre la fazione nera era diven- tata il partito del papa. Carlo di Valois (1270-1325), fratello del re di Francia, che giunse in Italia col suo esercito, fu indotto da Boni- facio Vlil a intervenire a Firenze, nel 1301, per tentare di riportare la pace tra guelfi bianchi e neri. Egli favori i neri esiliando i bianchi dal- la citta. Tra quest’ultimi ci fu anche il po¬ eta e diplomatico Dante Alighieri (1265-1321), che venne bandito da Firenze, nel 1302, e mori esule. Firenze conquista la Valdinievo- le- 1330 Dopo la morte di Castruccio Ca- stracani (signore di Lucca 1316- 1328), i castelli della Valdinievole si unirono, il 28 settembre 1328 a Pescia, in Lega della Castella di Valdinievole. In essa conven- nero i comuni di Pescia, Buggia- no, Montecatini, Monsummano, Montevettolini, Uzzano, Vella- no, Sorico, Pietrabuona, San Pie- ro in Čampo, Vivinaia, Collodi e Veneri. (PECCHIOLI, 1995, 31; MICHELOTTI, 1969, 28-29) Questa alleanza avrebbe dovuto portare le terre della Valdinievole nelForbita fiorentina. Con il tempo (1330) Firenze ci riusci, ma alcune rimasero per sempre terre di confi- ne, legate piuttosto a Lucca. Tale fu il caso di Collodi che, dopo la re- stituzione ai lucchesi nel 1442, non divento mai parte del dominio fio¬ rentino. (PECCHIOLI, 1995, 31) UBALDINI Prato FIRENZE #BOLOGNA Firenze - 11 territorio degli Ubaldini e dei Guidi. Carti- na: PIRILLO; In basso: Fi¬ renze — “I poveri cacciati da Siena trovano accoglienza a Firenze”. Maestro del Biada- iolo (XIV secolo). Firenze, Bi- blioteca Laurenziana. In alto: un cavaliere degli Ubaldini in una miniatura medioeva- le. Fonte: Araldica fiorentina. Firenze acquista Barga - 1341 I lucchesi riuscirono ad ottenere Barga (Media Valle del Serchio) solo nel 1272, ma gia nel 1298 questa terra fu di nuovo in rivolta contro Lucca ed i cittadini di Barga si diedero a Firenze. Le truppe lucchesi sconfissero, pero, a due riprese il presidio fio- rentino. Barga divento parte di Fi¬ renze definitivamente con il tratta- to di compra, stipulato nel 1341, con Mastino della Scala II (1308- 1351), allora signore di Lucca. (REPETTI) Barga ecclesiasticamente AlFepoca dell’acquisto da parte di Firenze, nel 1341, Barga ap- parteneva alla pieve di Loppia. In quest’ultima, che nel secolo XIII aveva soggette 28 chiese, i Ro- landinghi di Lucca continuarono ad avere, per molto tempo, il giu- spatronato. Repetti scrive: “Gli onori e la supremazia della pieve di Loppia, mediante una bolla di Giovanni, vescovo di Lucca, del 23 gennaio delFanno 1390, furono trasferiti nella chiesa de’SS. Jaco- po e Cristoforo a Barga, dove pero si trovava il fonte battesimale, per- Valdinievole con il lago di Fucecchio ed il Ponte a Cappiano. Carta del secolo XVII; ASF, Bartolommei, f. 175. (sotto) Il territorio di Barga (Firenze) e di Gallicano (Lucca), 1589. ASF, Confini anlichi, vol. 80, fasc. 4. che la terra di Barga era situata in luogo piti domestico e assai popo- lato”. (REPETTI, voce Barga) Firenze acquista il Casentino (“Valle Fiorentina”) - 1349-1440 A meta del secolo XIV il comune di Firenze acquisto le terre alle pendici (Nord-Est) di Pratoma- gno. Nei capitoli di sottomissione ai fiorentini, del 1349, si trovano Ortignano, Raggiolo, Uzzano, e le tre rocche, piu tardi smantella- te, Giogatoio, Civitella Secca e Giogalto, le quali furono riunite in una stessa accomandigia, col nome di Valle fiorentina, da parte del Casentino (Val/is Florentinae de partibus Casentini). Firenze ingrandi successivamente il suo dominio, nel 1359, con l’acquisto di Bibbiena dal vescovo d’Arezzo. Il Casentino - il confine fra le diocesi di Fiesole e d’Arezzo Il confine fra le diocesi di Fiesole ed Arezzo, che oggi taglia in due il Casentino con una linea trasversa- le dalla valle poco a nord di Pop- pi e Camaldoli, nel Medioevo era il confine meridionale delfarea nota come Casentino (detta anche Montagna Fiorentina). (CASEL- LI, 2009, 21) Il Casentino era sta- to diviso, da sempre, tra la dioce¬ si di Arezzo e quella di Fiesole, cosicche il territorio del comune di Poppi rimase diviso tra le due diocesi. (BREZZI, 2012, 166-167) Firenze acquista la Romagna to- scana - 1377-1428 Con la definizione di Romagna to- scana si identificavano i territori deli’ area transappenninica, gia par¬ te della Romagna. Questa regione, con la parlata romagnola (a parte Firenzuola, fondata da Firenze nel Loppia nella Valle del Serchio. ASF, Se- greteria del Regio Diritto 1787, 624 c. 3‘.Hartdlorn£& ttcohia {'(Vršat, i $ (• Olaflarpno 'yorno 'Bcflooriano [Vlarvtajn.ti Barga ed il suo territorio. Cartina (particolare): TARGION1 TOZZETT1, 1767. Nel ri- quadro: Barga con San Rocco. Olio su legno (particolare) del sec. XV. Duomo di Barga. Itrationc- dala Carttnut‘1 168 Atlante storico delle diocesi toscane 1306), era govemata dalla citta del giglio. Man mano i fiorentini acquistarono: Modigliana (1377); Castrocaro Terme (1403); Verghe- reto, Bagno di Romagna (1404); Portico San Benedetto, Rocca San Casciano, Dovadola (1407); Santa Sofia, Galeata (1425), Premilcuo- re (1428); Tredozio (1426/1428); Sorbano (1428). (MINI, 1901) Firenze ebbe un ulteriore ingran- dimento territoriale ad oriente, con l’acquisto di Badia Tedalda nel 1489. Quasi tutte queste ter- re furono staccate dalla Toscana ed aggregate, nel 1923, alFEmilia Romagna. Grecia - La penisola ellenica con i posse- dimenti fiorentini nel 1388. Cartina: MIL¬ LER, 1908, 332. Nel riquadro: lo stemma degli Acciaioli (1468), Palazzo comunale di San Miniato. (sotto) II Casentino - veduta prospetti- ca di Riccianti Domenico (1589), ASF, Compagnia poi Magistrata del Bigallo torno III n. 14. 169 Trecento - Secolo delle modifiche politiche e diocesane Possedimenti fiorentini in Grecia ed in Albania - 1388 - 1456 Nel 1371 Nerio Acciaiuoli, mem- bro di una famiglia di banchieri fiorentini al servizio degli angioi- ni, acquisto la citta di Corinto (Pe- loponneso) da suo cugino Angelo. In seguito riusci a sottrarre ai ca- talani vari possedimenti in Grecia (1388). II 5 maržo, dopo un lungo assedio, riusci ad impadronirsi di Atene a scapito dei catalani, mentre nel dicembre dello stesso anno occu- po Argo e Nauplia. Luigi d’Angio II (re di Napoli 1382-1417) gli concesse allora il titolo di duca di Atene e di signore di Tebe, Corin¬ to, Megara e Platea. Nel 1390 si impossesso anche del ducato di Neopatria. Dopo la morte di Ne¬ rio ed una parentesi veneziana, gli succedette (1403-1407) il figlio bastardo, Antonio Acciaiuoli. Ne¬ rio e Antonio, successori di Nicolo Acciaioli, furono considerati dina- sti del Peloponneso. Da Firenze provenivano i loro prin¬ cipal i funzionari e i prelati, spesso appartenenti alla famiglia e insi- gniti dei vescovati di quelle sedi (Patrasso, Cefalonia, Tebe). Dalla parte adriatica, invece, il fiorenti- no Esaii Buondelmonti (reggente d’Epiro e Giannina, 1385-1411), fratello di Maddalena Buondel- monti (reggente di Cefalonia/Iso- le Ionie e di Leucade e Vonitza, f 1401) sposo, nel 1385, la vedova di Tommaso Preliubovic (signore di Giannina, 1366/67-1384) e go- verno, cosi, su vasti possedimenti in Grecia ed Albania. Al governo dei successori di An¬ tonio Acciaiuoli posero fine i tur- c hi, che occuparono Atene nel '456. (RILEY-SMITH, 2005, 290; ORIGONE, 1988, 278-282; LEO- NARD, 1954,366-400; TRECCA- Nl) z ?o per Ut a Je n tj no hj en?tnaia • c nJ/n.trn # r*£hi. gPltefi/tno jT i ‘aMj/Jof,- * Mttjjtr/m. J ribi,,a M UTrt/ctrt rr/r/o ’ t' /inrti a Dr ctmj no letin ti a SJJrtvle* 'Durtirfir Jfrrra/o fr/ra Afo/trto Jr/ f jTttt‘pno 'tltrtrjrto •.H, dthtno it tfSoitrr % nt/J tl tl (o o tir* no r /!j K nji/a n o Firenze - “Viaggio da Firenze a Arezzo per il Casentino” dalla Guida per viaggiar la Toscana, op. cit., sec. XVIII. Nel riquadro: (in alto) Bibbiena in un’incisione di Fonta¬ ni, 1818; (in basso): Poppi, acquerello di DoraNoyes, 1905. (sotto) Firenzuola-Vicariati di Scarperiae Firenzuola. Cartina: s. d., ne autore (presu- mib. del XVIII sec.) SUAP RAT, 190. Nel riquadro: Firenzuola - Piazza Agnolo in una cartolina del 1916. 170 Atlante storico delle diocesi toscane Hnt-t 7/*. SjArtJr' Hm ta. k • -Biir/fa 'rermano Firenze - La cacciata del duca d’Ate¬ ne (signore di Firenze 1342-1343). Sul- la sinistra si vede una figura femminile con 1'aureola (probabilmente Sant'Anna). Essa porge, in segno di restituzione, i tre gonfaloni di Firenze, del Popolo e del Comune ad un gruppo di cavalieri. Que- sti cavalieri hanno sul fianco destro delle loro cotte d'armi la lettera T, che li iden- tifica come i cavalieri del Tau (di Altopa- scio). Affresco d’Orcagna (1310-1368). di Piša, ma il monastero di Falesia conservava ancora alcuni possessi e diritti goduti alPinizio del XII secolo, quando il castello di Piom- bino con il suo territorio (incluso le isolette Palmaiola e Cerboli nel Canale di Piombino) apparteneva interamente ai benedettini. (CEC- CARELI LEMUT, 1972, 65, 79) Nel 1392, Jacopo d'Appiano, un “funzionario di carriera” (1322 c,-1398), faceva uccidere Pietro Gambacorti, signore di Piša, e si prodamo egli stesso "difensore del popolo di Piša". (TONGIOR- GI, 1995, 24) Dopo la sua morte la signoria passo al figlio Gherar- do (1360 c.- f 1405) che vi rima- se fino al 1399, quando le forze di Gian Galeazzo (duca di Mila¬ no 1395-1402) non minacciarono la citta. Gherardo venne allora a patti col duca di Milano cedendo- gli Piša per duecentomila fiorini d'oro e riservando per se le terre di Piombino composte, oltreche da questa citta ed il suo circondario, dalle isole d'Elba, Pianosa, Monte- Romagna toscana. Cartina: “Viaggio dal Borgo S. Lorenzo alia Terra del Sole” dalla Guidaper Viaggiarla Toscana, sec. XVIII. Nel riquadro: (in alto) Terra del Sole nel disegno di Buontalenti (particolare, sec. XVIII); (in basso) Castrocaro nel disegno di Buontalenti (particolare, sec. XVIII). La nascita del principato di Piombino - 1399 Nella seconda meta del XII seco¬ lo, la signoria di Piombino si tro- vava nelle mani delEarcivescovo cristo e lo scoglio di Troia Vecchia (Sparviero), vale a dire 1’estreme propaggini meridionali del territo- rio pisano, fino al 1399. Lo stato di Piša fu diviso in capi- tanati, come risulta da una lapide posta sopra le fonti di Piombino; questa citta con il suo distretto, con Elba, Pianosa e Baratti formavano il capitanato di Piombino. (NINCI, 1815,38) Piombino ecclesiasticamente Lo stato di Piombino fu diviso ec¬ clesiasticamente tra la diocesi di Massa (il capoluogo con quasi tut- te le isole) e quella di Grosseto, da Follonica verso il meridione. Tale San Casciano - Vicariato della Rocca San Casciano. Nel riquadro San Casciano: In- cisione di A. Terreni, 1801-1803. (sotto) Piombino - lo stato di Piombino ed i suoi confini (1575 c.). La linea rossa indica il confine che, su certi tratti (trac- ciato interrotto), non venne mai definito e rimase conteso, tra i due vicini, per secoli. Cartina: ASF, Bigallo 3M 15. ^4 >t J/MT?. OfKjsi MARI D> VfbjfoJM 172 Atlante storico delle diocesi toscane S-Vinccmo I Sughereto, Campiglia Massa Jr tlČasafappi Torte Nuova Mont ion r Ritorto Baratti La Salina S- Vališ' [faliegi PIOMBINO Scarlino Punt one di\ Scarlino Buriano; Pian d'Alma V++++*** Capo dellac Troia \ T Badiola al Fango Castiglione' de!Ta Pešcaia XI, non era soltanto fatta con armi spirituali. Nel gennaio 1377 Gre- gorio XI decise di lasciare Avigno- ne e di rientrare a Roma. Arrivato nella capitale della cristianita fece sentire il peso della sua autorita con un massacro di 4.000 cittadini di Cesena, eseguito dal cardinale Roberto di Ginevra, a cui segui la capitolazione di Bologna. Firenze, rovinata, accerchiata, ridotta allo stremo, era pronta a negoziare, ma il 27 maržo il pontefice muore. Caterina da Siena - protagonista della vita ecclesiastica Durante la “Guerra degli Otto San- ti”, di fronte ai pericoli che minac- ciavano il suo commercio, Firenze decise di inviare ad Avignone (allo- ra sede papale), come ambasciatri- ce di pace, la domenicana Caterina da Siena (1347-1380), personalita di grande prestigio. Ella fu ricevu- ta dal papa il 18 giugno 1376 ed ebbe con lui una serie di colloqui. La grande protagonista della po- litica ecclesiastica, fece rientrare dalFesilio avignonese, nello stesso anno, Gregorio XI. (RENDINA, 1999, 544) Lo scisma d’Occidente - 1378- 1417 L’8 aprile 1378 venne eletto papa Urbano VI (1378-1389), ma le tumultuose circostanze della sua elezione spinsero una parte di Car¬ dinal i a separarsi da lui ed elesse- ro, il 20 settembre, un nuovo (anti) papa, Clemente VII. Quest’ultimo fu riconosciuto subito dai cardinali d’Avignone come papa legittimo e lo invitarono a prender posses- so della sede provenzale. L’Eu- ropa cattolica si divise, allora, in due parti. Era operante, in defini- tiva, il grande scisma d’Occidente che si sarebbe composto solo nel 1415, con il concilio di Costanza (1414-1418). Urbano VI, sempre Piombino - la parte continentale dello stato di Piombino nel 1399. Legenda: 1. Isoipsa di 200 m; 2. Confini dello stato piombinese; 3. Limite del comune di Piombino; 4. Territorio ceduto a Campiglia nel 1463; 5. Territorio rivendicato dal vescovo di Massa; 6. Centri sedi di comune dal XIV secolo; 7. Sede vescovile; 8. Altre localita importan- ti. Cartina: GHELARDONI, 1977. Nel riquadro: Piombino in un affresco di Vasari. (sotto) Santa Caterina da Siena davanti al papa. Dipinto di Giovanni di Paolo, seconda meta del XV secolo. divisione rimase in vigore fino alFoccupazione francese quando, nel 1802, il principato di Piom¬ bino venne inserito nella diocesi d’Ajaccio/Corsica per ritornare, nel 1816, sotto la diocesi di Massa (Marittima). Il trasferimento della Santa Sede in Francia -1305-1377 Nel 1305 fu eletto papa 1’arcive- scovo di Bordeaux, Bertrando de Got, che preše il nome di Clemen¬ te V (1305-1314). Questo ponte¬ fice francese trasferi, nel 1305, la sede apostolica da Roma in Fran¬ cia: dapprima a Lione, in seguito a Carpentras, Cluny, Bordeaux, Poitiers e poi definitivamente, dal 1316, in Provenza ad Avignone, dove gli altri sei pontefici rimasero per settantadue anni (dal 1305 al 1377). (RENDINA, 1999, 518) LMnterdetto su Firenze e la Guerra degli Otto Santi - 1376- 1378 Il papa Gregorio XI (1370-1378) sapeva che gli istigatori delle ribel- lioni nello stato della Chiesa erano i fiorentini e, il 31 maržo del 1376, lancio 1’interdetto su Firenze. I fio¬ rentini non si lasciarono atterrire dalla scomunica, anzi continuaro- no nella loro ostilita al pontefice e cominciarono a chiamare “gli otto santi” i magistrati preposti agli af- fari della guerra, che, da Gregorio Trecento - Secolo delle modifiche politiche e diocesane 173 i^efTiburc fr ovef)za 'SntimijjUa evoluzione particolare di alcum vescovadi e citta (vedi commento) OrJsfanc Ter ra!bi In Sardegna e in Sicilia alcuni vescovadi di obbedienza con ciliare lornano airobbedienza avignonese. 'alania Agrigem ® arcivescovado • vescovado -confini polilici confini di vescovadi Qbbed, &2tor Zl ienze prima del 1409, . ZZ/Zz * 1 .7 -- Z > Z Z / / romana y / / / incerta o controversa O avignonese m O neutrale [T 1 generalmente rom' —i o avignonese Ofefeg dienze donn il 1409 is romana avignonese P as saggio airobbedienza conciliare do P° l'annuncio delCelezione di Alessandro V (26-6-1409) A adesione airobbedienza conciliare prima (“SmS/ della riunione del concilio di Piša passaggio airobbedienza conciliare qualcb^— ffiST 1 tempo dopo 1'elezione di Alessandro V ' / a O f- s s fa-Aj f^esione airobbedienza conciliare / G f/ / S?s.emit (senza possibilita di altre precisazioni) / cj> ' T ■ / evri! ' V es covadi e le citta indicate presentano 7 “5' sula , 2lon ' Particolari (per quelli che non sono indicati di 2 a,ola vedi commento). La prima sottolineatura ai nomi 4' , Uno P ov adi e di citta riguarda il periodo anteriore al ' "" il C rj' a se o°nda il perodo posteriore al 1409. Ouando anto 0re 0 la sottolineatura valgono solo per il periodo renore al 1409. i nomi sonotra parentesi. * Katzenellnbogen Louvain M Malines Europa - lo scisma d’Occidente (le obbedienze). Cartina (particolare); JEDIN ed al. 1991. insicuro e privo di adeguati soste- gni, cambiava continuamente resi- denza; fu a Lucca e poi a Perugia. Finalmente ritorno a Roma, dove era riuscito ad accattivarsi Ranimo dei cittadini, riducendo, con la bol- la dell’8 aprile 1389, il termine del giubileo a 33 anni, in ricordo della vita terrena di Cristo, e stabilendo di conseguenza che il successivo Anno Santo si sarebbe svolto nel 1390. (RENDINA, 1999, 548-549) II concilio di Piša - 1409 I cardinali cercarono di arrivare ad una soluzione dello scisma e nel 1408 convocarono un concilio a Piša, dove fu eletto, il 17 giugno 1409, un unico (anti)papa Alessan- 174 Atlante storico delle diocesi toscane Arezzo - S. Francesco scaccia i demoni dalla citta d’Arezzo. Affresco di Giotto (1267-1337). Basilica Superiore di San Francesco, Assisi. droV(1409-1416). Dopolopseudo- concilio di Piša vi furono addirittu- ra tre papi. Lo scisma si protrasse fino al concilio di Costanza, dove fu eletto papa Martino V (1417- 1431). (JEDIN ed al., 1991, 51*) La popolazione toscana dimez- zata dalle morie - 1340-1430 La peste del 1348, scoppiata in Si- cilia, giunse nel maggio di quell'an- no a Piša. La malattia si diffuse con rapidita per tutta la regione. La gente fuggiva sulle montagne, nei posti piu inaccessibili, si stordiva col vino, seguiva affranta le pro- cessioni dei "flagellanti", dava la caccia alle streghe, agli untori, ai lebbrosi, e naturalmente agli ebrei, che di solito finivano per pagare le intolleranze e le disgrazie altrui. “Guerra, carestia e pestilenza, questi tre fattori disgregatori del- la struttura della popolazione, se- guendosi, succedendosi, accaval- landosi, spesso Luno partorito dal precedente, per tutto il XIV secolo e per buona parte del XV”, scrive Leverotti, causarono un grave crol- lo demografico nel periodo 1340- 1440. Cosi, la popolazione toscana stimata in un milione circa debi¬ tanti del terzo-quarto decennio del secolo XIV scese, cenfanni dopo, a solo 400.000 persone. (LEVE¬ ROTTI, 1988, 132; PINTO, 1982, 78-9, 74) Le perdite piu gravi furono subi- te da Siena dove, secondo il cro- nista Agnolo di Tura, nella citta e dintorni si contavano ottantamila morti e non rimasero che quin- dicimila persone. (CORRIDORI, 2000, 261) Firenze - La grande alluvione venne attribuita ai vizi dei fiorentini, meritevoli di flagelli in terra e di tormenti nelFAldila, come si vede nelFInferno rappresentato nel Battistero in un mosaico, che forse ispiro Dante. (BARGELLINI, 1980 II, 30) La religiosita dei toscani - secolo XIV A proposito della religiosita dei toscani nel Trecento, Ronciere conclude: “La cristianita e profon- damente penetrata nelle campagne toscane con le sue parrocchie piu dense che mai. Questa cristianita si e modellata lungo i secoli sulle realta locali. Il clero diocesano la- scia, sembra, sussistere (ai margini dell'Inquisizione) larghi tratti del¬ la cultura folcloristica - attitudini superstiziose, vedi magiche - sen- za crederle ne dirle demoniache”. (RONCIERE, 1988, 383) L’inferno ed il diavolo nella dot- trina cattolica e nelT immagina- rio popolare Con il termine diavolo ( diabolos, termine greco che indica la se- parazione, la contraddizione, lo scandalo e che designa lo spirito angelico, iniziatore della ribellione cosmica alla Volonta divina, CAR- DINI, 2013) si vuole indicare quel- la figura che in numerose religioni rappresenta quella forza spirituale o soprannaturale malvagia, distrut- trice, menzognera, contrapposta a Dio, al bene e alla verita. Il diavolo (demonio) e tutto cio che ad esso si riferisce, ha occupa- to, nei millenni, 1'immaginazione delle masse inducendole a strane aberrazioni. Il timore di satana e delfinferno e stato uno stimolo, in realta, piu potente delfamore di Dio e della speranza del paradiso. La Chiesa, che sentiva la necessita di doma- re col terrore il ruvido signore e il contadino selvaggio, moltiplico nei sermoni, nelle pie leggende, nelle pitture e nelle sculture del¬ le cattedrali, le terrificanti scene del Giudizio universale, gli orrori delfinferno, i tormenti riservati ai dannati. Cinti scrive: “Fu la paura del demonio, che fece fare sul letto Trecento - Secolo delle modifiche politiche e diocesane 175 Piša - II Trionfo della Morte - L'affresco di Buonamico Buffalmacco (1290-1340). Piša, Camposanto. di morte tante restituzioni, che fece innalzare per espiazione tanti mo- nasteri e tante chiese, nelfignoran- za generale, si vedeva dappertutto la pelosa mano del diavolo: i tem- porali, le eclissi, le pestilenze, era- no opera sua. II frate in fondo al suo convento, il contadino sulle strade di campagna, tremavano pel timo- re d'incontrarlo”. (CINT1, 1936, 370) II Medioevo insomma fu il regno di satana, e se 1'antico poli- teismo sembro rivivere nella quan- tita di personaggi celesti ai quali s'innalzavano altari, parve pure che nelfantagonismo di Dio e del diavolo rivivesse 1'antica credenza orientale della coesistenza dei due principi del bene e del male. Nel secolo XIX 1’arcivescovo di Luc- ca, Giulio Arrigoni (1849-1874), espresse la convinzione, allora ge¬ nerale nella Chiesa, che “disgrazie naturah e mali sociali vengano da Dio, a causa dei peccati delFuomo, che per quei peccati deve essere castigato perche se ne ritragga”. (LENZI, 1991, 143) Il tema del diavolo fu ripreso, nel 2009, dai vescovi italiani che ri- chiamarono i sacerdoti a una mag- gior attenzione alla loro funzione esorcistica (scacciata della potenza nialefica). Inoltre, nelFAngelus del 1° maržo successivo, papa Be- nedetto XVI parlo della contrappo- sizione tra angeli e demoni. (CAR- DINI, 2013) AlEindomani della sua nomina, il 15 maržo 2013, il papa Francesco ha detto: “Non cediamo al pessimismo, a quella amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno”. // Trionfo della Morte - Piša Per frenare 1’eccessivo attacca- mento ai beni terreni, che spesso sconfinava nel vizio, la Chiesa scelse la via del terrore, accoglien- do, alEinterno degli edifici sacri, sinistri trionfi e danze di scheletri a Memento mori. Tale e anche il caso del Trionfo della Morte di Buffal¬ macco (1336-1341). L’affresco e frammentato in piu scene domina- te da diversi sentimenti: 1’orrido, il grottesco, il comico, il senso di serenita. Di fronte ai cadaveri in putrefazione, si trova raffigurata una brigata di cavalieri composta dalTimperatore Ludovico il Bava- ro (1328-1347), che si tura il našo, Castruccio Castracani (vestito in blu), il conte Fazio Novello Della Gherardesca di Donoratico (con il falcone sul braccio) e sua moglie Bertecca Antelminelli Castraca¬ ni. (GHERARDESCCA, 1995) Li attende, poco piu in la, un vetusto eremita, Macario, che li ammoni- sce sulla vanita dei beni terreni. Alla radice del ciclo fu 1’ideologia domenicana che predicava Fab- bandono della vita mondana per quella eremitica come mezzo per la salvezza delEanima. Il Trionfo del¬ la Morte, molto diffuso nel tardo Medioevo, fu legato alla credenza deirimminente fine del mondo. (CASELLI, 2007, 57; FRUGONI, 2004, 32-38) Siena - Allegoria della peste. Biccherna di Giovanni di Paolo. Berlino, Kunstge- werbemuseum. LA DIOCESI Dl CORTONA wws»* criortniNA' La Valdichiana in una cartina di Leonardo da Vinci (1502-1503). Windsor, Royal Library. Adorazione dei Magi - iniziale E, Mae- stro del Graduale di Cortona. (sec. XIII). Cortona, Biblioteca Comunale. La costituzione della diocesi di Cortona - 1325 Secondo Tafi una diocesi paleo- cristiana di Cortona sarebbe sorta “con alta probabilita se non con la certezza” gia nel secolo 111 e scompare nelFepoca longobarda quando viene inserita nella dioce¬ si d’Arezzo. (TAFI 1998, 18-19, 204, 233) Con la decadenza roma¬ na e dopo la conquista da parte dei goti, nel 450, si perdono le tracce di Cortona fin verso il Mille, quan- do la citta lottava contro i vescovi di Perugia e di Arezzo. Cortona venne (nuovamente?) in- signita del titolo di citta ed eretta in diocesi da papa Giovanni XXII (1316-1334) con la bolla data ad Avignone, il 19 giugno 1325. Cosi il papa accolse le richieste dei cor- tonesi in una Cortona, che aveva raggiunto una certa importanza, tanto da avere acquisito il diritto di battere moneta. La motivazione di fondo per la costituzione della diocesi fu, pero, la volonta di pu- nire il potente vescovo di Arezzo, Guido Tarlati (t 1327), per essersi messo a capo del partito ghibellino La diocesi di Cortona 177 e aver invaso lo stato della Chiesa. (GIALLUCA, 1987, 241; BAR- NI/BERSOTTI, 2000, 19) Come cattedrale fu dichiarata la basili- ca extraurbana di San Vincenzo, diacono e martire. L’attuale con- cattedrale di Santa Maria Assunta fu edificata sui resti di un tempio pagano e documentata come pieve nel secolo XI. Quest’ultima non fu scelta come cattedrale quando, nel 1325, venne istituita la diocesi cortonese, ed i locali annessi furo- no usati come residenza vescovile. Nel 1507 papa Giulio II pose fine a questa anomalia trasferendovi il titolo di cattedrale dalla chiesa di San Vincenzo. II territorio della diocesi di Cor¬ tona II territorio diocesano comprende- va dieci pievi, sei delle quali tolte alla diocesi di Arezzo (Cortona, S. Eusebio, Montanare, Bacialla [Terontola], Creti e Poggioni), due alla diocesi di Chiusi (Poppcllo e Cignano) e due alla diocesi di Citta di Castello (Falzano e Rubbiano); in tutto 81 parrocchie, monasteri e luoghi pii; tra di essi 1'Abbazia di Farneta e 1'Eremo francescano delle Celle. Dopo la costituzione della diocesi di Cortona rimasero ad Arezzo due pievi (Borghetto e Piazzano), due enclavi diocesane, ambedue appartenenti politica- mente alPUmbria (Perugia), (vedi p. 269) Primo vescovo fu 1'aretino Ranieri Ubertini, fratello del ve¬ scovo di Arezzo, Boso. (diocesia- rezzo.it/index.php) Cortona in un affresco del 1523. H'te? ittiftp- *\,ra d J C ahrHo di rjtrc/t 'fotstUa.h s-torfi dtY\[ ni'ki H /HCC ,>» JI fjror ros so OTiotirpi ( ifaii elit Qo.hOu.ac> il’GVTHJ?A10iJ V 1 J' V ■ l * #8*af A ■Jciaa/a Črti pi niani A ...t?. *' s<.-vxxo u OlJ y CLh f#.kxcHrjATO . • OifCv tft ‘71 Vukana VJUMi Jk/t :<*//« * S -Ml/up* APr/z a rfc Vujttt" Iflfcau 1992) Nel secolo XVIII ci furono due ulteriori piccole annessioni al granducato di Toscana: Calice al Comoviglio (1772) e Treschietto, nel periodo 1789-1791. (CACIA¬ GLI, 1992) Firenze conquista Piša - 1405/1406 Dopo la morte di Galeazzo Viscon- ti, nel novembre 1402, la signoria di Piša fu ereditata dal suo figlio il- legittimo Gabriello Maria Visconti (t 1408). Con il patto di Sarzana, concluso tra il Visconti, Genova e Firenze, il 20 luglio 1405, i fioren- tini comprarono la signoria di Piša per 206.000 Dorini. I pisani si ribel- larono, pero, a questo mercanteg- giamento tanto che ne segui 1’insur- rezione e Fassedio degli acquirenti, fino al 9 ottobre 1406, quando i fio- rentini entrarono a Piša. Firenze alla conquista della Ri¬ viera ligure -1407-1433 Nel 1404 Gabriello Maria Viscon¬ ti da Milano, signore di Piša, fece occupare Porto Pisano e Livorno dai francesi, sotto la cui protezione Genova-La costa tra Genova e Montignoso. Cartina (particolare): Vinzoni, M. (1756). Nel riquadro: (a destra) Portovenere. Olio su tela di A. Fossati (1880 c.), (a sinistra) Portofino. Olio su tela di Arnegger Alois (1940, c.), (sotto) Levici con i suoiporti, parte della signoria di Genova di Meriam, M., 1640; (sullo sfondo 1’isola di Capraia). si erano posti. Nel 1407, i france- si vendettero Livorno ai genovesi, dando in cambio ai fiorentini Leri- ci e Portovenere nel golfo di Spe- zia, e Sarzanello, rocca nei pressi di Sarzana. Accesasi, nel 1412, una breve guerra tra Genova e Fi- renze, queste si accordarono, il 27 aprile 1413 a Lucca: la seconda restituiva alla prima Portovenere, Lerici e Sarzanello, riconosceva il pieno dominio di Genova su Li¬ vorno e Porto Pisano ed otteneva il diritto di libero commercio in Livorno, che venne, nel 1421, ac- quistata definitivamente dai fio¬ rentini. (GIORGETTI, 1916 I, 230; BARGELLIN1, 1980 II, 425; REUMONT, 1413-1421; VACCA- RI, 2011, 195) Genova si impegno anche, nel 1413, a restituire Eisola di Capraia alla famiglia di Loren- zo Gambacorti, suddito di Firenze. (RIPARBELLI, 1973, 72) Nel 1409, Carlo VI di Francia (1380-1422), scacciato da Geno¬ va, vendette Portofino a Firenze. 1 genovesi riuscirono, gia il 28 di- cembre del medesimo anno, a re- cuperare il borgo con le armi. (por- tofinoamp.it) Due decenni piu tardi, il 27 agosto 1431, una flotta fiorentina, compo- sta da sette navi e unita a sedici ga- lere veneziane, aveva riportato una vittoria sui genovesi a Portofino. (GIORGETTI, I, 230; MECATTI, 1755, 388) Non contenti, i vinci- tori, nelTanno successivo (1432), si mossero lungo le riviere e, nel mese di settembre, arrivarono con 22 galere nel Golfo di Rapallo, dove assalirono alcune localita. (portofinoamp.it) La calma ritor- no, in queste acque, solo con la pace di Ferrara del 1433. (TREC- CANI on line ) Firenze acquista Cortona e Pier- le- 1411 Nel 1411, Firenze acquisto dal re Ladislao di Napoli (1386-1414) Cortona (511 m sim) e Pierle, uno degli ultimi borghi verso 1’Umbria (vedi p. 262). In occasione del passaggio delle truppe di Milano, poco prima dell’acquisto fiorenti- no di Cortona nello stesso 1411, la Montagna Cortonese, tranne Teverina e Poggioni, parteggio per i milanesi in opposizione a Firenze. Le truppe di Milano oc- cuparono la Montagna e vennero ricacciate solo nel 1426 dalFeser- cito di Firenze. (GALLORINI, 1990,21) La Garfagnana si da agli Estensi -1430 Nel 1430 la vicaria di Gallicano in Garfagnana faceva atto di dedizio- ne agli Estensi. Nel 1447 Lucca ne torno in possesso ma, nel 1450, le truppe del duca Borso d’Este (mar- chese di Ferrara, duca di Modena e Reggio 1450-1471) conquistarono ancor piu del perduto. Finalmente, nel tentativo di appianare i con- tinui dissidi tra Lucca e Modena, il papa Niccolo V (1447-1455) emise, il 28 aprile 1451, una sen- tenza in base alla quale Cascio, Molazzana, Brucciano, Calomini, Vergemoli, Fornovalasco e Valli- co rimanevano agli Estensi, e gli altri paesi, con Gallicano, torna- vano a far parte della repubblica lucchese. Borso cTEste fondo nei suoi possedimenti della Garfagna- na quattro vicarie: Castelnuovo, Camporgiano, Trassilico e quella delle “Terre Nuove”. (MARTI- NELLI/PUCCINELLI, 1987, 35) La Garfagnana rimase in dominio pressoche ininterrotto degli Esten¬ si (esclusa la parentesi napoleonica e quella toscana 1848-1849) fino al 1859. (http://www.maas.ccr.it/ PDF/Massa.pdf) Modena - II ducato di Modena e la sua suddivisione feudale nel 1459. Le¬ genda (limitata a Lunigiana e Garfagnana): 1) Marchesato della Lunigia- na; 2) Viscontea di Fivizzano; 3) Baronia di Gragnola; 4) Baronia di Maglia- no; 5) Viscontea di Fosdinovo; 6) Baronia di Bigliolo; 7) Baronia di Aulla; 8) Viscontea di Mulazzo; 9) Baronia di Castevoli; 10) Baronia di Villafranca. 1) Contea della Garfagnana; 2) Viscontea di Castelnuovo; 3) Baronia di Vagli; 4) Baronia di Gallicano; 5) Viscontea di Camporgiano; 6) Baronia di San Romano; 7) Baronia di Maglia- no. Cartina (particolare): Istituto Italico di Cartografia, (sedeiic.forumattivo.com/t229) Perona r ^ B€I f €UBI B€£ BltOCCO BI JPOBCIUl • Piflafranca Seremssima piacerc# iiortn^ofa 4 PJtrBa Ducato S m” ia 5t TBtfano cofl*«# fomooo I Ducato čn IDoSena lOUggio TOoSena BorgoDaf Si Taro | Stoto Dontificto la Spe;ta Tlepubbltca 5t ftren3c Pistota II territorio fiorentino dopo la battaglia di Anghiari - 1440 La battaglia di Anghiari (29 giugno 1440) e una delle pietre miliari del¬ la storia di Firenze e della Tosca¬ na. Le conseguenze della battaglia furono inversamente proporzio- nali al numero dei morti (secondo Machiavelli, un uomo caduto dal cavallo). Alfindomani, Firenze si trovo padrona di due grandi regio- ni orientali a cavallo degli Appen- nini: il Casentino e 1'alta val Tibe- rina (fino a Monterchi), due ampie vallate dove scorre il primo tratto dei due fiumi gemelli, 1'Arno e il Tevere. Questa improvvisa espan- sione a Est diede allo stato fioren¬ tino il carattere di una vera potenza regionale centro-italiana, cambian- do in un giorno la carta geopoliti- ca delfltalia. Nel 1441 Firenze perdette, in favore dei Visconti, il territorio di Carrara, che era stato conquistato dai fiorentini nel 1437. 11 concilio di Firenze - 1439 Nel 1439 era a Firenze una dele- gazione della Chiesa ortodossa per discutere Funione delle due Chie- ste cristiane, la cui solenne riunifi- cazione fu proclamata il 6 luglio. Il 22 novembre si celebrava, nel duomo della citta, Funione con gli armeni. Al concilio di Firenze la Chiesa esplicito chiaramente, tra Faltro, che il matrimonio doveva essere considerato dai fedeli come un sacramento. Il concilio prose- gui i lavori a Roma dove si registro Quattrocento - Secolo delPespansione fiorentina e dell’umanesimo toscano 181 Borso d’Este, che presen- ta all’imperatore Federi- co III Giovanni Bianchini con una copia della sua opera. Mi¬ niatura tratta da Giovanni Bianchini, Tabulae Astrologiae, Ferrara, Biblio- teca Comunale Arioslea. (c. 1457) il ritorno in seno alla Chiesa di siri, maroniti, e caldei, che abbando- narono diverse posizioni eretiche. (REND1NA, 1999, 572) Firenze acquista Borgo Sanse- »: polcro - 1441 Borgo Sansepolcro sorse nel X secolo intorno ad un'abbazia. Nel 1251 la popolazione riusci ad eleg- gere i propri magistrati e, nel 1301, il borgo acquisto dalTabate ogni suo diritto e giurisdizione. Nel 1370 subentro la famiglia Malate- sta di Rimini (1372-1430) e, dopo un breve dominio pontificio (1430- 1441), Borgo Sansepolcro fu cedu- ta da papa Eugenio IV (1431-1447, dal 1433 sfollato a Firenze per di- versi anni) alla repubblica fioren¬ tina nel 1441, per 25.000 fiorini d’oro a titolo di pegno fin quando la somma non fosse stata restituita. (ZANOBONI, 2012, 91; ASCANI, 1965, 11-13) Garfagnana - Vista a volo d’uccello del territorio tra Avenza, Seravezza, Castel- nuovo Garfagnana, Trassilico. Cartina di Marco Antonio Pasi (1593). Nel riquadro (in senso orario) gli stemmi di: Firenze, Massa, d’Este e Lucca, vale a dire delFap- partenenza politica della Garfagnana. Educazione e cultura nelEuma- nesimo toscano del ‘400 Tra i centri culturali e le scuole let- terarie del Quattrocento, la realta fiorentina occupo un pošto privile- giato. Il disegno fu quello di porsi come elementa unificatore del mo- vimento culturale deirumanesimo italiano. Fu importante la chiamata del greco Manuele Crisolora (1350- 1415) allo Studio di Firenze, il 28 maržo 1396, come docente di let- teratura greca, il quale fece della citta un punta di riferimento cultu¬ rale per il patrimonio greco. (SCA- GFIOSO, 1992, 28) Crisolora tra- dusse dal greco, nel primo decennio del Quattrocento, la Cosmographia di Claudio Tolomeo (85-160). La grande novita del modello tole- maico era il reticolo di meridiani e paralleli, che rendeva la carta geo- grafica un oggetto di descrizione razionale delta spazio, consenten- do misurazioni, proiezioni, verifi- che oggettive al di la degli schemi e dei modelli teologici medievali. Ce n’era abbastanza, insomma, per stravolgere 1’intera tradizione car- tografica medievale. (Medioevo, 2005/9) La prima carta, che obbe- di ai criteri scientifici, fu la Tuscia novella di Piero del Massaio (1456, vedi p. 185). Uno dei primi navigatori europei che uso la nuova cartografia tolo- maica, facendo riferimento alle la- titudini ed agli astri (la navigazione scientifica), fu Cristoforo Colombo (1451-1506), che scopri la “nuova via delta Indie” (America). Solo qualche anno piu tardi il navigato- re Amerigo Vespucci (Firenze 1554 - Siviglia 1512), educato alla cul¬ tura umanistica fiorentina, esploro gran parte delle coste orientali del Sud America e fu il primo a soste- nere 1'idea che Cristoforo Colombo avesse scoperto un nuovo conti- nente e non una rotta occidentale per raggiungere 1'Estremo Orienta. Egli divise, dunque, con Cristofo¬ ro Colombo la gloria della nuova scoperta e gli scienziati delPepoca denominarono il nuovo continente America, in suo onore. L’umanesimo e gli studi liberali Nello scrivere delPepoca umanisti¬ ca non e possibile andare oltre la semplice citazione delfopera (De ingenuis moribus ac liberalibus stu- diis adulescentiae, 1402) delPuma- nista istriano Pier Paolo Vergerio II il Vecchio (1370-1444), che insegno a Firenze nel 1386. Per 1'importanza jSXt 1 Monterchi in unhncisione di A. Terreni (1803). Dopo 1’erezione della diocesi di San- sepolcro, nel 1520, la pieve di Monterchi venne divisa tra la Citta di Castello e Sanse- polcro. (TAFI, 1998, 107) che ebbe nel quadro della pedagogia delTumanesimo, va segnalata la sua definizione degli studi liberali: “Io chiamo liberali quegli studi che con- vengono a uomo libero, per i quali si esercita o si coltiva la virtu e la sa- pienza, e il corpo e Tanimo ad ogni miglior bene si educa, e coi quali siamo soliti procurarci gloria ed onore, premi promessi, dopo quello della virtu, alTuomo sapiente. Poi- che, come le arti ignobili hanno per Hs, % ^oirrati« i mi jS * ;*• *m-m* ' fine il guadagno e il piacere, cosi la virtu e la gloria rimangono lo scopo degli studi liberali”. (SCAGLIOSO, 1992, 26-27) Il trasferimento dello Studium fiorentino a Piša - 1473 Il Medioevo, in campo intellettuale, era caratterizzato dali’intima unio- ne della fede col pensiero: la lette- ratura, la filosofia, le scienze, tutto aveva basi religiose. A partire dalla seconda meta del secolo XIV, si consumo la frattura. Lfintelligenza vorra essere autonoma e comincio a stabilirsi un nuovo clima, che šara proprio del pensiero “moderno”. (ROPS, 1957, 148-149) Lo stru- mento, tuttavia, rimase lo stesso: la grande istituzione delFUniversita. Questa, aveva permesso alla Chie- sa di governare gli studi e la crea- zione intellettuale, ma i professori, che un tempo erano tutti ecclesia- stici, furono, in un numero sem- pre maggiore, laici. Con Lorenzo il Magnifico (signore di Firenze, 1469-1492), nel 1473, lo Studium fiorentino venne trasferito e accor- pato alTUniversita di Piša. Rimase a Firenze solo il Collegio teologico con gli insegnamenti umanistici. Carlo VIII (1470-1498, re di Fran- cia dal 1483) riporto Firenze al suo vecchio ordinamento universitario negli anni compresi tra il 1497 e il 1515, potenziando gli studi scien- tifici. Con il ritorno dei Medici, nel 1512, lo Studium fu nuovamente portato a Piša. I sudditi toscani do- vevano addottorarsi in quella citta: cosi stabiliva un decreto del duca di Firenze Cosimo, emanato nel 1542. I senesi, nel 1615, furono esonera- ti dalFosservanza di tale regola in quanto a Siena Cera uno Studium. (CARRANZA, 1974, 195) Sansepolcro e le terre circostanti (sec. XVIII). Cartina: ATLAS STOSCH 3-10, Vienna. 183 Quattrocento - Secolo dell’espansione fiorentina e delFumanesimo toscano Piša - lezione alTUniversita. Miniatura pisana del 1320. In alto: lo stemma del Sacro Ro¬ mano Impero. Tratto da Vol- picelli, 1954. La popolazione toscana nel secolo XV Nel 1427 lo stato fioren- tino, che si estendeva su quasi la meta della regio- ne (11.000 km2), da Piša, a Pistoia, Prato, Arezzo, Cortona, Montepulciano, San Gi- mignano, Colle, Volterra, ospitava circa 280.000 abitanti: ai 264.000 censiti nel Catasto occorre aggiun- gere infatti i religiosi (10.000, piu 0 meno). Nel 1427 il comune di Firenze intraprese un censimento completo, a fini fiscali, delTintera popolazione del proprio dominio che si protrasse per oltre due anni. La popolazione delle maggiori cit- ta dello stato fiorentino al 1427 era: Firenze (37.245), Piša (7.333), Pi¬ stoia (4.412), Arezzo (4.152), Prato (3.517), Volterra (3.342), Cortona (3.246), Colle (circa 2.500), Mon¬ tepulciano (2.498), San Gimignano (1.677). Per Lucca e il suo territorio 1 dati piu antichi risalgono alFultimo terzo del XIV secolo. 1 registri del debito pubblico degli anni 1368-73 e delTestimo del 1397 indicano in circa 10.000 gli abitanti della citta. Per le vicarie la tassa del šale del 1383 elenca circa 24.000 bocche da 5 anni in su, quindi una popolazio¬ ne complessiva di circa 30.000 ani- nie. Per quanto riguarda l'area delle cosiddette Sei Miglia (vedi p. 71) e stata ipotizzata, per il 1381, una po¬ polazione di 9.000 anime. Insomma alla fine del Trecento la popolazione dello Stato di Lucca avrebbe ospita- to poco meno di 50.000 abitanti che probabilmente si ridussero di qual- che migliaio per effetto delle epide- mie che scoppiarono nei primi anni del Quattrocento. A questi dati, per i tre principali Stati toscani, bisogna aggiungere qualche migliaio di abi¬ tanti per il principato di Piombino, e forse 15.000 per la Lunigiana (in considerazione dei circa 30.000 che contava nel 1551). Si arriva, per la Toscana del terzo decennio del Quattrocento, a una popolazione complessiva di 420-430.000 abitan¬ ti, di cui circa 100.000 residenti nei tredici centri maggiori. (PINTO, 2000, 5-9) Firenze ecclesiastica nel Quat- trocento Nella prima meta del Quattrocento nella repubblica di Firenze c'erano oltre 2.100 chiese parrocchiali e quasi 300 pievi (chiese con diritto di battesimo). I benefici secolari sem- plici, vale a dire senza cura d'anime, come cappellanie, oratori, prebende canonicali, erano quasi 800. Le čase degli ordini religioso-militari e gli ospedali assommavano a quasi 300. Altrettanti erano gli enti regolari, eremi, conventi, monasteri, abba- zie. Gli istituti femminili erano: 16 nel 1368, 20 nel 1428, 30 nel 1470 e avrebbero infine sfiorato i 50 nel 1552. Quanto al numero delle per- sone ecclesiastiche, esso reggeva in valori assoluti e di conseguenza aumentava in percentuale sul totale della popolazione: dali'1,3% del¬ la Firenze (c. 100.000 abitanti) di Giovanni Villani (1276-1344; Cro- nica , IX, cap. 94/VI, 84) prima del¬ la grande peste, al 3,7% della prima meta del Quattrocento, in una citta di meno di 40.000 persone; un dato, questo, solo di poco superiore a Giovanni VIII Paleologo imperatore bi- zantino (1425/1448) neltaffresco (parti- colare) di Benozzo Gozzoli (1420-1497) nella Cappella dei Magi, Firenze. (sotto) La Sapienza che sconfigge il Tempo. Priorista appartenente alla fami- glia Catellini da Castiglione, sec, XVIII. ASF ( Manoscritti , 228, p. s. n). Tratto da MANNO TOLU/BELLINAZZI, 2002. quelli delle altre citta facenti parte del dominio. Per Firenze la percen¬ tuale della popolazione ecclesiasti¬ ca era destinata a crescere, fino a toccare nel 1552 1 '8,7% della po¬ polazione cittadina, che nello stes- so anno contava 59.179 persone. (HERLIHY/KLAPISCH-ZUBER, 1979, 156-159; BATTARA, 1935, 20; DELLA PINA, 2003, 116) Nel 184 Atlante storico delle diocesi toscane -.ESPANSIONE Dl FIREf4?E NEE MEDIOEVO (SBC. *IV-XV> TO ’WlA^ 'C Hi.ESA j ♦••rt* Tl k...-£««“0» MbONlSn« '*V |J»mA JfJfc -•••-. "^4°. S LMtrcg MAAf/n/mtUl • _ viz z er Pri ncJipato/ /iKAt/J • lin/,,/m :.: TflTitt mor lir u h, le Pfuuilis,, foJ fnftil.' K/C y \ Ti-ifut ... \tf(vi»vA v w&f'*’>«'' oVriVlIu ('VrU 'V /Mn,/11,1,1 A c l7 J/,■//V/.///,/////.l>'//Arf/'\c / tl Im vli “ i 'n, TOXK'/IA ‘S A\' ojlA lUi.r.u.c, ilrrvtS . „ Jk. c- /, l.'/i.lui,ir,i. fnntrt,\ mmi; K**.~ “r_ •Ul rt ta uMlin.tu Sp, n/,, lin. kUCOlilt II Ur .stili ,1'tMnr, I) F I L gbu>»M /iorri/itiii Abruz zo d.i ilirci« Qor s iVs« ■ i/ tCž\ •,//.«, Vonta, i, (In/in iiiAu pnliif/ni imCrfdoaoH JMOui/i Ml.imu/n Arr/llm? 4*'ia I i, /Umrli, it, rhi iKcIda . .1 kintr c Wirn Al/A..'.'.' •s ‘imlmitl Jlmiui !NK*/X\ •Aiikah^') JflMljJS*« r e ,. ga,. Ma Ital u\r/ /.o Hun,/Itn M'M« Al 'lilliimclii Rntfn^L 1 lilltStlll/ll 1 71"//// ’ 2 .Vnrrlliuii '.-*'»./yii n 3 roirn/1/iii'ili/in/i/rr.iAi H tll/fil lil i Domini detle giandi tumiglicftudaii niiiun« l loJmiiiii j hrt',H li,u & Sunili ^ a tb»im 4 .Ini/iiiUuni • Oirtaui Sl uto detlu CtncHu Mhiinlo .i ir,um Ml„Stum Urila th, rtur,an„li/,mUnJi •■ ,/inj'l LA SIGN 0 R 1 A delVISCONTI Srnin di |:r>oooooo : i/jin/> ./i aiihmii Kij/AJt | iLI/lim lUlUlll ni,/niti I rn.ui/""" i/ /y , iLuui,i,,' , i, ii l ■ vi«/! ■//ai/iI IL* j! 'lAii/in.Ui Ulil im.lt nu } . ,VW '.tOiiMff i/i iluritiin/M' .tilu Itn/ tl U,m.iMLl/H‘-i.i,nnnni • ut „ Xrt UH.\ i/njui i/. M 1 //MJ /// OuuiOiiIrr 1 Oonuni ili Oia/i Onlni/i.' nrl HO. SpoL'U» VoTitTinijiliu I.oiaLKrI II) iliiOivc L' ITALIA DOPO LA PACE DI LODI (1454) lion^.Kst I- (lnOivemvieh Sen lil (ll I • r»IHM)0(H) ‘L . . V 'T Domiiu degli Ara go nesi Pl Italia dopo la pace di Lodi (1454). Legenda: Per combattere Firenze ed i suoi alleati nacque, il 7 maržo 1453, la Lega tra il re di Napoli, Siena e la repubblica veneta; i senesi si allearono con Alfonso d’Aragona. Questa guerra si chiudera con la pace di Lodi, il 9 aprile 1454. Nel riquadro: La signoria dei Visconti (1339-1402); Espansione dei Savoia in Italia nel Medioevo (1285-1503). Cartine: BARATTA/FRACCAR.0,1926; (in alto) Espansione di Firenze. Cartina: Atlante, 1997. Quattrocento - Secolo deH’espansione fiorentina e deirumanesimo toscano 185 1 PAfET E • P AfET L O M B AIAD) A-GN/ •ICILC' ■rietto / r/ ton* t ,OVf *«'«?» • 'taufcCSl* '■uaueu. Cu rrrtu it j: *•■*? S cdoEi.i neto K rrjT'/»<''^4K rf :P 7<1 A}«//, rjjJrt' 'V (fjfWfrrP«HI K »ion® o 'firittichu* &VOUO Utr: i °&‘tT 7 Ul£,t .1 c četa ?Orto S?.//A-.». . V ? • lArtht, '(•.n c • • londaziona non 'ealizzan Dala con sottoimeatuia conimua ereziono di una lacolta o- teologu« lo scuoia di tooiogiai p.as. 1«09 lacolta di leoiogia lino aiia londazione. 1350 1447 eronone ullerioro di una lacoiia di teologu« NbI sbc XII nome con soltoimoaluia conimua: la leoiogia vi si msegnava giA puma dol 1200. dala con sotlolinealura conimua erozione ulieno/» di una lacolla di leoiogia Nome a dala con soitolmaalura tratteggiata erezio ocena, temporanea o limiiata di una lacolla di leoiogia spostamenti succesaivi di una universitA universilA sorta in soguito a spostamenti di prolasson Italia- le universita fino al 1500. Cartina (particolare): JEDIN ed al., 1991. Nel riqua- dro: Piša - veduta interna del palazzo della Sapienza (Universita). Incisione di Corsi Francesco Saverio, sec. XIX. gennaio 1452 un ambasciatore fio- rentino nella curia romana, poteva ricordare ai suoi superiori in patria che “er terzo de’ beni immobili del vostro territorio e oggidi de cheri- ci”. Simili percentuali si trovavano anche nelle altre localita toscane: Pistoia (tra 15-20%); Prato (un ter¬ zo per superare la meta nel 1525); San Gimignano (28, 8% nel 1475). (BIZZOCCHI, 1987, 14-15) Firenze - “citta di Cristo Re” ( 1495 - 1498 ) La rilevanza politica del mondo ec- clesiastico a Firenze era talmente forte che, nelFultimo decennio del Quattrocento, il frate domen icano Gerolamo Savonarola (1452-1498) impose alla citta una drastica cam- pagna di moralizzazione (1495 - 1498) piena d’eccessi e di fervore religioso. Savonarola fu sostenitore della rigenerazione della Chiesa at- traverso castighi e sofferenze, pre- dicatore scatenato e ispiratore di una repubblica popolare fiorentina, ai tempi della cacciata dei Medici in occasione della calata di Carlo VIII nel 1494. “Riforma dunque dei co- stumi. Lotta contro la cupidigia dei ricchi, la dissolutezza dei viziosi. Educazione cristiana dei giovani, infiacchiti dal dima delFumane- simo paganeggiante; disciplina morale delle donne, perse dietro le vanita. Firenze doveva essere la cit¬ ta di Dio, di Cristo Re e della Ver- gine Annunziata”. (BARGELLINI, 1980 II, 225-231; ROPS, 1957, 228-229) Savonarola ebbe molti se- guaci, anche fra i bambini, ed ispi- ro perfino un suo partito politico (i Piagnoni), piuttosto numeroso a Fi¬ renze. Scomunicato dal papa Ales- sandro VI (1492-1503), “un papa senza scrupoli, senza fede, senza morale”, contro cui aveva mosso terribili accuse di immoralita, il frate venne condannato, impicca- to e poi arso sul rogo il 23 mag- gio 1498. (REND1NA, 1999, 601) Secondo lo storico Fubini, la carica millenaristica dei proclami di Savo¬ narola, che voleva instaurare in citta “un modello di vita cristiana” fu “il vero detonatore del pensiero politi¬ co dei decenni successivi”. Innan- zitutto il “volontarismo profetico” del frate, volto a sovvertire fassetto della Chiesa ufficiale, influenzo il “volontarismo delfazione politica” di Machiavelli (1469-1527), la sua convinzione che la “virtu” del prin¬ cipe potesse prevalere sulla “fortu- na”, sull'imprevedibilita della sorte. (FUBINI, 2009; http://archiviosto- rico.corriere.it/201 0/aprile/l 1) Firenze - Supplizio del Savonarola ed i suoi compagni in Piazza della Signoria. Francesco Rosselli (attribui- to, 1445-1527), 1498 circa, Firenze, Museo nazionale. (nel riquadro) Nicolo Machiavelli. Dipinto di Rosso Fio- rentino (1494-1540), Val di Pesa (Firenze), Časa del Ma¬ chiavelli. “La fede, secondo il segretario fiorentino e un fenomeno umano che non ha nulladi divino e serve alFUo- mo e alla societa per essere piu degno”. (Machiavelli) LE MODIFICHE DIOCESANE - SECOLO XV L’incongruenza tra la geografia politica e quella diocesana - sec. XV AlTinizio del XV secolo 1’assi- milazione tra contea, vescovato e ambito fiorentino non ebbe piu alcun significato. In seguito alle modifiche politiche (territoriali) si arrivo, nel Quattrocento, ad impor- tanti sfasature tra i confini politici e quelli diocesani, vale a dire sulle due linee d'espansione di Firenze verso ovest e verso sud-est. La pri- ma aveva portato alla soggezione di territori, in Val di Nievole e nella valle delTArno in direzione di Piša che appartenevano alla diocesi di Lucca. NelTaltra direttrice accade- va il contrario: Arezzo dipendeva da Firenze, ma la parte sudocci- dentale della sua diocesi restava sotto il dominio politico di Siena. L'acquisto di Borgo Sansepolcro dal papa Eugenio IV (1431-1447), nel 1441, fece penetrare Firenze nel territorio della diocesi di Citta di Castello. (vedi p. 224) Da alcu- ni vescovati degli Stati confinan- ti, furono scorporati i territori del dominio fiorentino, sottraendoli alla giurisdizione di vescovi fore- stieri grazie alla creazione di pre- positure, "nullius dioecesis", e poi trasformandole in piccole diocesi, come nel caso di Borgo Sansepol¬ cro (abbazia "nullius" nel 1402 e diocesi nel 1515). L’elevazione della diocesi di Fi¬ renze al grado d’arcidiocesi - 1419 L’ingrandimento territoriale del¬ la signoria di Firenze ebbe le sue conseguenze anche nella gerarchia diocesana. Il rango di diocesi era di fatto inaccettabile per una citta il cui dominio si estendeva su diversi vescovadi ed aveva sotto il proprio controllo politico quasi un’intera arcidiocesi (Piša). Questa fu tra le principali ragioni per elevare, nel 1419, la Chiesa fiorentina al grado di arcidiocesi, a cui furono sotto- poste come sedi suffraganee le dio¬ cesi di Fiesole e di Pistoia. Promozione di Siena ad arcidio¬ cesi - 1459 intervennero nel Quattrocento, per volonta di papa Pio II (il senese Enea Silvio Piccolomini, 1458-1464) nello stato di Siena. La diocesi di Siena fu promossa in arcivescovado (1459), con una provincia comprendente le diocesi suffraganee di Sovana, Chiusi e Grosseto, gia appartenenti alla Provincia Romana, e la diocesi di Massa Marittima, gia subordinata alla sede metropolitana di Piša. Alcune trasformazioni diocesane L’incoronazione di papa Pio II Piccolomini (1458-1468). (In alto) gli stemmi del Sacro Romano Impero (a sinistra) e quello di Siena (a destra); (Nel centro) la citta di Siena sorvegliata da due leoni araldici, XV sec. In basso, gli stemmi delle famiglie senesi. (Giovanni di Paolo di Grazie, 1402-1482). LA CREAZIONE DELLE DIOCESI Dl ^§33 MONTALCINO E Dl PIENZA- 1462 d'Alba. ## ....(3.-V iofaltrio / V" »4a £ f% v J .*.«7^GinestretO i £ /O^S 1 / A ____ Carpagn«^ JjfiPiat^a^^coofaro £ ^/Cuccur«/fb\ .nflSBaicjo. A fubb.a,^. £ Montafalolno Mondolfo 'O.iadpirumi \i\y* *\ ntino 2 ^d'malato £ (unviNUM MOAUREM3E) Nf / £. *-%!i s s ! Afi 4 /T° i*®?iSaaSSBS^^ 1 t?5&, ^..»»stsTiNs®,,i in i Fem , ilina „ 0 adijsa^sjpSito » Oikit^KTr j , F 8 « 11 ” s Vp^ /• ial .■• i A-5' )V3T H W- 1 muUtJriSKV H ““""'T n a m Ad\ MontaIto * N SENIGALLIA (SENA GALUCA) 1 /' , \ i > i »mm n CINGOll S ! l - j ClNGUlUMl . » / / (HEl>U RICINAitl J -L II □ z & & aa ifl S IVI II ducato di Urbino e le terre limitrofi. Cartina: Citta da scoprire, 1984; Nel ri- quadro: San Leo, la fortezza in un affre- sco di Giorgio Vasari (1555-1562). Firen- ze, Palazzo Vecchio. Sedi di municipio romano Colonie romane, poi munieipi Altre localita romane Strada romane principali Strada romane secondarie Strade romane ipotetiche Piavi medioevali Antiča sede di diocesi Sedi storiche di diocesi Palazzi ducali e residenze Rocche e palazzi fortificati Torri sparse e castelli Possedimenti sforzeschi Possedimenti rovereschi Comitato Montis Feretrani Contea di Urbino dal 1375 Espansione territoriale del 1384 Territorio annesso nal 1430 Nuovo possesso ducale dal 1445 Territori annessi nel XVI secolo Territorio di Fano Confini di Stato. attuali Confini di Regione, attuali Firenze acquista Šestino - 1516- 1523 Šestino con tutto il suo piviere venne distaccato, nel 1516, per opera del papa Leone X (Giovanni de’ Medici), dal ducato di Urbino, allorche il pontefice mosse guerra a Francesco Maria della Rovere Porto Ercole - La preša di Porto Ercole, dipinto di Giorgio Vasari, che raffigura la conquista della piazzaforte da parte delle truppe spagnole, il 10 giugno 1555, che sconfissero i difensori francesi. Firenze, Palazzo Vecchio. (duca di Montefeltro e di Urbino, 1490-1538). Nel frattempo, il 1° settembre dello stesso anno, Leone X assegno il ducato di Urbino al nipote Lorenzo de’ Medici. Dopo la morte di Lorenzo, nel 1519, la Santa Sede incamero il ducato di Urbino. A Firenze fu assegnato, il 5 luglio 1520, oltre il piviere di Še¬ stino, tutto il Montefeltro, ufficial- mente come pegno della somma di 500.000 scudi che il papa doveva a Firenze per i servigi prestati e che non era in grado di restituire. I marchigiani riconquistarono le loro terre, inclusa S. Leo e Maio- lo, nel 1523, e alla fine a Firenze rimase solo Šestino. (LANC1ARI- NI, 1988,593) Porto Ercole - occupato in nome del papa (1526-1529) Nel luglio 1526 una squadra nava¬ le, composta da navi pontificie e delFammiraglio genovese Andrea Doria (1466-1560), occupo i porti della Maremma senese. Tra la fine di ottobre ed i primi di novembre di quell'anno, il genovese, al cui fianco si trovavano alcuni fuoriu- sciti senesi, era il padrone incon- trastato (in nome del papa) di Ta- lamone, Orbetello, Porto Ercole e tutto il Monte Argentario. L'occu- pazione d'Orbetello e di Talamone ebbe breve durata, mentre Porto Ercole fu riconquistato dai senesi solo nel febbraio 1529. (DELLA MONACA, 2010, 57-58; GUER- RIN1, 1999,216) La seconda repubblica di Firen¬ ze (1527-1530) Dopo il sacco di Roma, nel 1527, cadde il governo Mediceo di Fi¬ renze e, il 16 maggio 1527, si ri- costitui la repubblica. In seguito al trattato di Barcellona tra il papa e 1’imperatore, del 29 giugno 1529, in ottobre le truppe papali e impe- riali strinsero d'assedio Firenze, Secolo XVI - La nascita del granducato di Toscana 193 -VEDUTA Dl S K S T 1X0. Ličinki ded d buimmnh dolin Lmftnarja dd. /aniono dcIIiLd/badhL-i/odaldiuo. di ^ a t Q ^h'srmo..jy sp. ^VEDl^TA DKLI.A RADIA TKDAL17A.-* DI TO.S GANA 1UD/ O M c>~ , y '/'ATO ^ S E s' Šestino -Piantadeli ’Andamento della Confinazionedel Territorio dellaBadia Tedaldae di Šestino. (Nord in basso) Cartina: G. Gentili, 1789. ASF, Piante moderne dei confini, n. 41. che dovette capitolare il 12 agosto 1530. La farne e la peste comple- tavano la strage; da centomila abi- tanti, la popolazione si era ridotta alla meta. Secondo il Varchi, piu di 44.000 cadaveri giacevano in- sepolti sulle mura, nei fossi e per le strade. (BARGELL1NI, 1980 II, 316; BALDINI/NARDINI, 1980) La sua sorte fu decisa nel 1532 dalFimperatore Carlo V, che nomi- no Alessandro de' Medici (1510- 1537) "duca della repubblica fio- rentina". Firenze acquista Portoferraio (Elba)-1546 Verso la fine del 1546 Carlo V vendette al duca fiorentino, Cosi- mo de’ Medici, una piccola parte delLElba, vale a dire il porto di Ferraio (Portoferraio). Si tratto in realta di una vendita piuttosto for- zata, poiche il duca aveva fatto un prestito di 200.000 scudi alLimpe- ratore e ne chiedeva la restituzio- ne. (PASQUALI, 1977,37) Firenze acquista Castiglione e il Giglio-1558-1559 Alfonso re di Napoli conquisto, nel 1447, Castiglione della Pescaia e 1’isola del Giglio che cedette, nel 1460, al pontefice Pio II. Quest’ul- timo regalo 1'uno e 1'altro paese al nipote Antonio Piccolomini d'Ara- gona. Cent’anni dopo ne era signo- Talamone - il cardinale Enea Silvio Piccolomini (futuro papa Pio II), in viaggio al concilio di Basilea (1439), fa la sosta a Talamone. Dipinto di Ber¬ nardino Pinturricchio (1452-1513). Firenze — 1’assedio del 1529/30. Veduta panoramica di Giorgio Vasari (1511-1574) e di Giovanni Stradano (1523 - 1605). Firenze - 1’assedio del 1529/30. Fonte: L’Universo, 2003/IX-X. 1 Colline di Arcetri occupatc dai Lanzi dcllaGuardiadel Principe d’Orangcs. 2 Monastero di San Mattco in Arcetri. 3 Accampamento di Lanzi. 4 Čase de' Guicciardini dove alloggiava il Principe d'Oranges. 5 Pian dei Giullari. 6 Accampamento degli italiani. colonnelli del Cagnaccio, Castaldo j e Monsignor Ascalino. 7 Časa di Bernardo dclla Vecchia dove era alloggiato Baccio Valori. j 8 Santa margherita a Montici dove alloggiava Sciarra Colonna. 9 II Gallo dove alloggiava il Conte Pier Maria di San Secondo. 10 Piazza degli Ungarclli. alloggiamento di Alessandro Vitelli. 11 Giramontino. 12 Giramonte. 13 Gamberaia. 14 San Miniato a Monte. bastioni di Michelangelo. 15 Campanile di San Miniato. poggio e convento di San Francesco. 16 Porta a San Miniato. detla anche di San Francesco. 17 Fonte alla Ginevra. villa e Costa del Nero, Volta a San Miniato. 18 San Leonardo. 19 La Luna, dove alloggiava Mar/io Colonna e Valerio Orsino. 20 II Barduccio, dove alloggiava il Signor Pirro da Castcl Pirro. 21 • Bastionc difeso da Amico da Vcnafro. 22 Cavaliere dov'era 1'archibuso di Malatesta. 23 Porta a San Giorgio. 24 Torre dei Cinque Canti, delta anche del Mascherino. 25 Porta a San Pier Gattolini. ora Romana. 26 Poggio c villa dei Baroncelli. 27 Luogo dove fu combattuto il duello jfra Giovanni Bandini e Ludovico Martelli. Dante da Castiglione e Albertino Aldobrandi. 28 Villa de’ Taddei, alloggio del Duca di Amalfi. 29 Accampamento degli Spagnoli. 30 i Le fonticine dove mori Vico Macchiavelli. 31 Monastero di San Gaggio. 32 Bellosguardo. 33 San Donato a Scopeto. re un Piccolomini duca d'Amalfi che vendette, 1’11 gennaio 1558 (calendario fiorentino), 1'isola del Giglio, Castiglione della Pescaia e le vicine Rocchette di Pian d’Al- ma, a donna Eleonora di Toledo (1522-1562), moglie di Cosimo II (duca di Firenze). Alla morte di donna Eleonora, 1’isola del Gi¬ glio, Castiglione della Pescaia e le rispettive giurisdizioni, furono in- corporate a pieno titolo al dominio fiorentino. (BRIZZI, 1985, 37-38) La caduta di Siena e di Montalci- no-1555-1559 Nel maržo del '54, 24.000 soldati tedeschi, spagnoli e medicei po- sero 1'assedio a Siena, difesa dalla scama guarnigione francese e dalla popolazione. Decimata dalla farne, la citta si arrese il 17 aprile 1555, mentre un gruppo di senesi si ar- rocco a Montalcino per proseguir- vi la “Repubblica di Siena ritirata in Montalcino”. Quest’ultima citta si arrese solo nel 1559 ed allora, insieme con aleune altre localita (Casteldelpiano, p.e.) giuro la fe- delta a Cosimo, duca di Firenze. (SANTIOLI, 1977, 56; CORRI- DORI 11,2004, 185) Firenze - 1’assedio 1529/30, legenda con toponomastica. Fonte: L 'Universo set- tembre/ottobre 2003. Secolo XVI - La nascita del granducato di Toscana 195 Brennero £''' Coira G ri g ioni - 0 junico 'S ^ 1 8ressanon^BEeojato 0 s^Ca_„ didl) 'T^erano Bres^J^^ ^6Uon'^^ve^ AmpOZZO Andermatt 6 AifoloR.; ’ Tolmezzo\ ' ° - ?\iz(£ __ Osoppjv \T l lelluno '"Oj oAviano Cfin^ogSf-_ r ^-_ Pord^none^adisca^ k S ^qCile.ap $$ '~ s \ -^.9,. JSrado ty ' V ( Domodc lartfgnv (»ran js 8uvid^" ndrl o? t >jj ci3 ^ /fe&zvi ^rM N CESI p “chier/fy 0lm £l512 < ■ k AS °' l '$*3\ \ ^Isolai Esteo o^l^ozzojp^©Mantova j, . ' iCafal.-^P^oGonzaga 'Moufi»f S O 1 Savoi^/ Q Venezia Ji v $arghera |£ s ^Chioggia iffAdria šsellal509 iT^ESTENSI "“PComacchio JFiume VPnj L Montalcind 0 C hiusi Jk Santa FioraX " SIEN A>^£( Pitiglianop,-' (j Orbetello, oBastia jassaofi Castro Jdi Long. Est 14 da Gr. Italia 1500-1530. Cartina: Atlante, 1997. Nel riquadro: il papa Clemente V in conversazione con Timperatore Carlo V (1529). Af- fresco di Giorgio Vasari (1555-1562). Firenze, Palazzo Vecchio. 196 Atlante storico delle diocesi toscane LEGENDA -CONFINI Dl STAJO CONTADO Dl FIRENZE DISTRETTO Dl FIRENZE I. Ji Montecrulo Firenze - II ducato di Firenze al tempo di Cosimo. Cartina: SPINI, 1980. Nel riquadro: Co- simo de’ Medici in un ritratto di Agnolo Bronzino (1545). Firenze, Galleria degli Uffizi. Siena feudo ligio di Cosimo de’ Medici - 1558 Con i trattati di Londra (29 maggio 1557) e di Firenze (3 luglio 1557) si apri una nuova epoca nella sto- ria della Toscana. II primo trattato impose la restituzione da parte di Cosimo II dello stato di Piombino, insieme alFisola d’Elba (ad esclu- sione di Portoferraio), a Jacopo VI Appiani. II secondo trattato, inve- ce, stabili la cessione del feudo di Siena a Firenze, ad eccezione della parte meridionale (Porto Ercole e Talamone, oltre ad Orbetello, Por¬ to Santo Stefano e tutto 1’Argenta- rio), che sarebbe rimasta in mano alla Corona spagnola a costituire lo Stato dei Presidi toscani. (MAR- TINELLI, pdf) Portoferraio unita- mente allo stato di Siena rimasero al duca “in feudo ligio nobile e onorifico”, ossia legato alFimpe- ratore da legami di vassallaggio in base alfaccordo, del 17 maržo 1558, con Filippo II re di Spagna. Questo territorio - escluso lo Sta¬ to dei Presidi - venne a far parte del feudo di Siena col trattato di pace di Cateau Cambresis, del 2/3 agosto 1559, a titolo di compenso e rimborso delle enormi spese so- stenute dal duca Cosimo nel cor- so della guerra. (CANTAGALLI, 1980, 18; APATISTA, 2004, 229) Sovana ceduta a Firenze - 1560 Sovana era appartenuta agli Or- sini fino alla conquista senese del 1410. Nel 1555 il conte Niccolo IV 1’aveva tolta a Siena caduta sot- to gli spagnoli ed i fiorentini. Nel 1559, il duca di Firenze Cosimo II chiese la cessione di Sovana, al conte Niccolo. In seguito, il legato del papa Pio IV (1559-1565) per- suase Niccolo a cedere Sovana a Firenze, che la tenne, da allora in poi, in accomandigia e con lo statuto di capitanato. (CELATA, 2006, 15-17; CORRIDORI, 2000, 57; vedi cartina, p. 232) Firenze - Frontespizio del verbale della seduta del Senato dei quarantotto , del 6 gennaio 1538, ossia lettera d’investitura con la quale 1’imperatore Carlo V nomi- no Cosimo ‘a duca e capo della Repub- blica fiorentina’. Nella colonna a sinistra spicca il ritratto del giovane Cosimo ed in basso lo stemma mediceo. Firen¬ ze. (ASF, Trattati internazionali, n. lc) nesni . Ihiu ' . >.i iKilinait*. unlrfqui*i)pjF&tjr>>me ,r: .■ a *umt aaunafit Tirih . :,va tifi-vmt Karu^paf ****'*'*!»/?"/«■ C V .- t/mtpfi ti titfuiif Jr.ltiiiilhiit _ kana ,r it tfr .ii.t ht/inkfus rttšftsftrtfik nsnia audaet .' (torna . ktnUtt tu«' AfifHli'* Htr nm . 'Ant Mir mu jeti (p Itt/hinOil *(^. laitfmm/ilt VMS ’/jUf (ftlfj adtt nam . 4jrn>rK «lr 1« 1’rinriinuli* Ar IMOMIH.NO /.vn/tur/ar uror.A m:u. Piombino - Plan topographique de la Principaute de Piombino. Cartina di: Giacomo Benassi. Nel riquadro: Troia (oggi Punta Ala) e Troia Vecchia (Trojaccia, oggi Spar- viero). Foto: La storia naturale della Toscana meridionale. Orbetello - Stato dei Presidi. Cartina (particolare): Ferdinando Morozzi, 1779. (SUAP, RAT, 185). Nel riquadro: Lo stemma dei reali di Spagna, pošto sulla porta d'Arnii di Orbetello. Foto: DELLA MONACA, 2013, 38. PROTESTANTESIMO IN TOSCANA J * O P ' Tri .'.'i (wpti|«A’ v tflnf** ,v« rttnan*j aMuth , nrivel/o. C. 1 J mu n cc/ft .rerm/.r tipj, E,*'n, - % >e- ' ■,\,thp.,„ r „„„ /S,,,.!",* ,iC Viee.rtir j;-.™.. /,, Hffimia /„ Pahjprui r 7 /!'i"e ... ' . . / ' f ’ tl v -4 etrnluto . eJurcAejr (' (.*»;Uy^ xJčeleje/jeta/e H v //.V //r.ir// 6/47 SiVt&tnr net/.ijt.;#., f*'rt*l*(OAtntOl ,-/*■ e .u .nx*n*\f& ***** 7 - , - s, *‘ ‘ Affm t.dinutfne,!:, ne- ,-«r.r l m /li&unaue Kciclrann n*/.is.y,i _ Bientina - Pianta estensiva delFinondazione cagionata dal Lago di Šesto 1’anno 1735 e 1756 a motivo della tura fatta alla fossa Serezza,1779. Cartina: ASL, Deputazione sopra il Nuovo Ozzeri, 3. (sotto) Bientina - lago di Bientina/Sesto. Dipinto di William Paget, 1820 c. spetto a quello del secolo XVI. Con lo scopo di bonificare le su- perfici paludose si inizio, nel 1559, con la rettifica del corso delLAr- no e di altri corsi d’acqua. (BER¬ NARDI, 1980, 48) Le localita che prima della bonifica si trovavano sulla riva sinistra delEArno si tro- varono, a lavori finiti, sulla sponda destra (Calcinaia, Caprona, p. e.). (PICCARDI, 1956, 27) Vicopi- sano che, alEepoca, era un porto lambito dal fiume si trova oggi a 2,5 km in linea d’aria dalEArno. La bonifica del Lago di Bientina/Sesto Con la rettifica del principale fiu¬ me toscano, inizio anche la bo¬ nifica del Lago di Bientina/Sesto, un’opera che si prolungo fino al suo completo prosciugamento, alla fine del secolo XIX. In quest’im- presa ebbe un ruolo importante la certosa di Calci (vedi p. 141), oltre che nella bonifica della pianura di Montecchio. L’opera idraulica fu intrapresa, nel 1786, sotto la dire- zione tecnica del gesuita Leonardo Ximenes (1716-1786), matematico del granduca di Toscana. (MARTI¬ NI, 1976, 362) Altrettanto impor¬ tante fu 1’opera del gesuita dalma- ta Ruggiero Giuseppe Boscovich (1711-1787) che fu chiamato, nel 1756, a Lucca per preparare i pro- getti per varie opere (tra le quali la demolizione della Steccaia di Ri- pafratta e la costruzione di caterat- te alla bocca delfOzzeri) ed il pro¬ sciugamento del Lago di Bientina con il cosiddetto Canale Imperiale. (BEDINI, 2004, 44-45) La bonifica del territorio toscano 205 * /' v* & - ... cš »s* ^ « - /v Bientina - pianta del Lago di Bientina e XVII) ASF, Miscellanee di Piante 470, c. eretta la diocesi di San Miniato con le parrocchie appartenute, fino ad al- lora, alla diocesi di Lucca. Oltre al potere spirituale Parcivesco- vo di Piša esercitava alcuni altri di- ritti su questo territorio. Prima di ar- rivare nella Piazza di Bientina v’era (sotto a sinistra) Bientina - demoni che fuggono dal castello. Affresco (particolare) Giuseppe Romei (1782). Pieve di Santa Maria Assunta. (a destra) II percorso delFArno nel 1550. Cartina: ASL. veduta prospettica della Valdinievole. (sec. un ponte ed un mulino ove si pagava il passo e la gabella al presule pisa¬ no. Gli arcivescovi di Piša solevano riscuotere un simile pedaggio a Ca- stel del Bosco e Calcinaia nelPanno 1428. (BERNARDI ed al., 1980, 7-21,63) II Lago di Bientina ecclesiastica- mente II lago aveva un circuito di circa trenta miglia e fu diviso in due por- zioni, vale a dire nel Chiaro e nel Pa- dule. II Chiaro, poteva propriamente dirsi lago, tanto che in alcuni luoghi era di cosi tanta profondita che non si poteva scandagliare il fondo. II Lago di Bientina era, nelPanno 1500, quasi privo di emissario e sen- za argini e scolava soltanto nel le sue maggiori escrescenze per un fosso angusto detto la Serezzina e per lo scolo di Cilecchio che metteva le sue acque in Arno. Il Lago di Bientina fu diviso non solo politicamente (tra Lucca e Pisa/Firenze) ma anche ecclesiasti- camente, tra la diocesi lucchese e quella pisana. Tale divisione rimase in vigore fino al 1622, quando fu Leonardo Ximenes, gesuita, in un’incisio- ne del 1785. La bonifica della costa *.*!*«>“ La bonifica fu portata avanti anche sulla costa, su certi tratti (Tirrenia, p.e.) ancora paludosa alTinizio del secolo XX. Le bonifiche ed il continuo progredire della parte co- stiera sposto la riva del mare per diversi chilometri. (MAZZOLAI, 2001) Oggi, nelle terre bonifica- te si trovano localita che furono costruite solo dopo il secolo XIX (Marina di Piša, Tirrenia, ecc.). La nascita di Viareggio - 1542 Le origini di Viareggio risalgono agli anni tra 1170 ed i I 1172, quan- do fu costruita una torre di legno •i men j' \poocche < 1 iM.il/rn Marina^ di Carrara. Uipannr u vrtol Voiotpl ac c/r Torca/ic 1’ic/ro Zčopo/c/o Grmi Dača di Ze/sca/iei c£8^ IL CLERO E LE MODIFICHE DIOCESANE NEL CINQUECENTO JGURLAl P.s8d' N, Cerreto OMASSA PISTOIA r''sAN-«.'- j MARINO ' ViareggicN FIRENZE r MARCHE LIVORNO, SIENA U Monte S. Savino PERUGIA Lago f Trasimeno Sorano'^ Sovana 0 6 J_ Pitiglianoo OVITERBO i. nLag° \ diVico ' Toscana - Gli ebrei in Toscana. Cartina: Luoghi ebraici in Tosccma, 2001. Nel riquadro: Livorno - La festa del Trionfo della Legge alla sinagoga di Livorno, 1850. Olio su tela, Solomon Alexander Hart, 1850. New York, The Jewish Museum. La popolazione toscana nel seco- lo XVI Le guerre di conquista, le pande- mie e le carestie che si trascina- vano dietro i conflitti bellici, de- cimarono la popolazione toscana, nel corso del Cinquecento e nella prima meta del Seicento. Questa aumento, in tre quarti di secolo, da 833.846 persone negli anni 1575- 99, a soli 839.331 abitanti nel pe¬ riodo 1650-74. (BRESCHI/MA- LANIMA) Questi dati riguardano la popolazione entro gli odierni confini toscani, mentre il grandu- cato contava, nello stesso periodo, circa 600.000 abitanti. Per com- pensare le gravi perdite demogra- fiche e favorire il popolamento della citta di Piša, il duca Cosimo concesse, gia il 24 dicembre 1546, esenzioni e privilegi a coloro che sarebbero stati disposti ad inse- diarsi in territorio pisano (ASP, Comune div. D, 65, ec. 78r-78v). Tra gli invitati ci furono anche gli ebrei che, alTepoca, fuggivano dalla penisola iberica. L’insediamento degli ebrei in To¬ scana - secolo XVI-XVII Nel corso della seconda meta del secolo XVI furono preši vari prov- vedimenti per facilitare 1’insedia- mento ebraico nel granducato. Le leggi piu note erano le Livornine, emesse il 30 luglio 1591, da “Don Ferdinando Medici, duca di Fio- renza et Siena, Signore di Porto Ferraio alfisola d'Elba, di Casti- glion della Pescaia et delfisola del Giglio". La premessa fu affa- scinante: "prima concediamo a voi tutti mercanti, Hebrei, Turchi, Mori et altri mercanti reali, libero et amplissimo salva condotto, fa- colta et licenza che possiate venire, stare, trafficare, passare et abitare con le vostre famiglie e sensa esse, partire, tornare et negoziare altro- ve per tutto il nostro ducal dominio senza impedimento o molestia rea¬ le o personale...". In seguito a que- sto appello numerose comunita si stabilirono a Livorno costituendo un habitat urbano di isole sociali, usi e tradizioni. La comunita israe- litica fu la piu importante: secondo 221 II clero e le modifiche diocesane nel Cinquecento Trento - La Chiesa trionfante schiaccia 1'eresia, sullo sfondo del Concilio di Trento. Dipinto di Pasquale Catti, 1588. il Repetti, da 700 unita su 8.642 nel 1633, arrivo nel 1740 a 4.330 unita su 30.349 abitanti. Essa go¬ deva di liberta di culto, di autono- mia amministrativa e di particolari privilegi secondo la Costituzione Livornina del 1591/1593. La politica verso gli ebrei era, pero, ambigua. Cosi, agli inviti d’insediarsi in certe localita tosca- ne, segui una persecuzione vera e propria, in altre parti dello stato. II primo, serio colpo alla comunita ebraica in Toscana, fu dopo la bol- la del 1555 del papa Paolo IV che decreto la chiusura degli ebrei ro¬ mani nel ghetto. Nel 1570 vennero chiusi anche i banchi, consentiti in Toscana da Cosimo I. II prestito ebraico divenne clandestino e la sua vicenda pote considerarsi con- clusa. (SALVADORI, 1995, 50) 11 clero toscano nel Cinquecento La cattiva amministrazione e la trascuratezza del le cure pastora¬ li senza controlli, dilagava tanto che nei peggiori časi certe diocesi si trovavano in seria difficolta e in abbandono (Chiusi, p. e.). A questi mali dovette rimediare il concilio di Trento (1545-1563). (BIONDI, 2008,22) Da parte sua, pure il clero dioce- sano (“secolare”, quello che dipen- deva dal vescovo locale) viveva in condizioni disastrose, non diver- samente dal resto d’Italia. Questo clero era dedito, usualmente, piu alle occupazioni profane, che alle funzioni sacre. Talora, questi sa- cerdoti erano - anche nel giudizio dei contemporanei - dei buoni pa- dri di famiglia. (GRECO.Medici. Chiesatoscana.do; GRECO, 2003, 249) Concilio di Trento - 1545-1563 H concilio di Trento, aperto il 15 dicembre 1545, ebbe il compito di eliminare lo scisma del la Chiesa d’Occidente e di attuare una lotta comune dei cristiani contro i tur- chi. Nel primo periodo del concilio furono preše delle decisioni impor- tanti nel campo della fede e della disciplina ecclesiastica. (RENDI- NA, 1999, 632) Il celibato divenne effettivamente vincolante solo con questo concilio, che ne sanci l'ob- bligo per tutti coloro che dovevano essere ordinati sacerdoti. Costumi rilassati continuarono, pero, a regnare anche dopo questo concilio. Cosi a Roma, secondo quanto racconta Michel Montaigne (1533-1592), che visito la capita- le del cattolicesimo nel 1580/81: “Nella chiesa di San Giovanni a porta Latina era sorta una confra- ternita di omosessuali che arriva- vano a sposarsi durante la messa attenendosi alle stesse cerimonie che usiamo noi per le nozze, si co- municavano insieme, leggevano il medesimo Vangelo e, poi, dormi- vano insieme”. (RENDINA, 1999, 657) Le modifiche diocesane Come conseguenza delEaffermar- si del dominio fiorentino furono effettuate anche alcune modifiche in seno alTorganizzazione eccle¬ siastica che, nel giro di qualche de- cennio, portarono alla costituzione delle nuove diocesi. Durante il Cin- quecento ne furono costituite altre quattro nuove: la nullius di Šestino (1506), Sansepolcro (1515/1520), Montepulciano (1561), Colle Val d'Elsa nel 1592 (prelatura "nullius" da prima del Duecento). L’ultima modifica diocesana ebbe luogo il 23 maggio 1594, quando il papa Clemente VIII separo le due dio¬ cesi di Pienza e di Montalcino, fra di loro unite, perche ognuna potes- se avere il suo vescovo. (GRECO) 02*^ LA DIOCESI Dl SESTINO C ^\AT° Dl SEST/jv -sl^ mell' umbria e CON I ,oU tv ° e ScaU Ji MlglM Tre Šestino ceduta a Firenze - 1516 Šestino (496 m sim) fu un antico municipio romano di una certa im- portanza (Sestinum). Dopo aver fatto parte della provincia delle Alpi Appennine, dell'Esarcato di Ravenna e del ducato di Spole- to, nel 962, secondo un discusso diploma di Ottone I (imperatore, 962-973), appartenne alla nobile famiglia Carpegna. Annoverato dopo il Mille nella diocesi di Mon- tefeltro (vedi p. 227), agli inizi del XIII secolo era possedimento del¬ la Chiesa, incluso nella provincia della Massa Trabaria. Šestino e Ba- dia Tedalda erano gli uniči territori delEodierna Toscana che facevano parte delEEsarcato di Ravenna e della Pentapoli. (vedi pp. 26 e 29) Dopo il Mille il territorio di Šestino passo allo Stato della Chiesa fino al 1516, quando fu ceduto a Firenze. Šestino - Vicariato di Šestino neH'Umbria e con i feudi di Scavolino, e Carpegna, di S. Sofia e Monterotondo. 1778; "Ferdinando Morozzi fece e corresse 1778". Cartina: F. Morozzi, Praga, SUAP, RAT, 165. (sotto) Šestino - la nullius di Šestino e la sua orografia nel 1778. Cartina (particolare): ASF, Segreteria del Regio Diritto 4684. Nel riquadro: Šestino - antica chiesa romani- ca. Foto: Google Earth. JluaA'" l % A / /.» , W A.2V ! fvL/h. rm žTJtAjnJ C U'f \ J r ,JC Zt' . 'GT&ienzanr . > v / ■ ,, '7m/po i 7/Cz/A z m \ _■ / ... ‘ -k 7&//J" VjCaUrfm&tio /.V Y*- vS^7vv3^ r ’' - '' % /lr'' rSirfcjnano ■ I b -M -X^r ■ ■£ utr, . v; C' - 1 \71 TV ^ 1■ 1 •. c /r/arafrfft Juan- // . /v ; >/ -St 'At- \ijtttlto LVJ -—~ Vt^trt/./AK w.//sro Scsi/rfi/io Oihv/Sr? B /di (-il k is / y P " r * r <7 c J S>dUL Veitma'% ^ pomavtZ/a 9 s/u2t 1] iKSŽWi 'Ut/ui/iA v.//v ifUt/rih •S/i/ajfii J7\Autc//<> q%. Utrditi OttJ/trrrtr® °/t'fr. ttth tAF ‘ L 'PS>‘V>t> ; J/, /Viftj, -dp 224 Atlante storico delle diocesi toscane MONTEFF.LTK( -pKN-ssmnr 1 "* 1 Mairrata* % KartAj' j S i Pietrarubbixi. \ I * Pietra, Ctnvla* ' SJAudp, ITSMaruL ^ Pi»!puihojr j \Ianasuro 1 :4 f Lupaiolo v// Carpegna '*** Frontina Vassano- \ t SBisto ■Vartig&anf.Tornaln. li f™ (j tr Romano BrUufe^.rs’ jfd- Hotelir., orliaiut* 7st-di Ruoli. 'tffPJdoTnlaJio ^ 35 SJhnal loHtfJbrtirid^iS _. J Valcnzano ''S.Bartdlo^, (ui dl J 'tjCM' *| *f,fqntelabrav j tlciann ! dluiarc x Ji-m užano SJtung^ tCercetole J^fgTc \fsai- zFrassineto \ J 1 t Slucia / \no 1 Stnhgtiany zMontnV \ciPieve S.S*efano % Renedetta V y t .\Wetroso "la % Caj^mum tMdjui ^lontaloti A Jiacaiiccaro Valdmu fagnavncca. Lo inVado CasteUagaiAtL^ ’\ PordtiulJ: S-Airtuino minutno Brancialmo lAboca Mori trdote SpOuibeio Pi-sn o *.. ,v * Purnaccinji\ j Galbuin \J VagliaUe t nC0Mla‘ ss , lAntor ^ 'Jl^oda , .V t Caliuhemo CoUf^l*' lovara vv' \lam V >'rlri t (strtim RrfrbdSČ .Airmi id terna. iPieve S. S is to Clciiiano t Petrtiu t Ve/eia/io Pirdait t Mani - \ • I 'rttormo i^PJfirstin a \ \ il Ono 1 Lugnuno JiM TA\L( *• 7j.nn a Bonsciano , i R.mrahuigo * ‘Mam.ua ' sriaaa ConumagliaJ , r«Mj 1 u Morite t ., ” S.Pietro "«&•V HJnstisi.. r..m OvttfUa m&tona- r/i£Jwn*^_ N A Perečo >js£sfF Tmbertiiie\ Romeggio (IcjileS Mortiacuto 1 Mtiiiir S.Mahal fjpfajgfng, {HPtiuro s ^Pahuii \ aJ " Metidr^ -- - ~ ^ Pgrr?di l 'alporosa y ^ Guinut' iRtoedeiL SLoienzo JL i * * * A' An tiren \ ‘v- . u. • _/ i Frisduano \ .Ctgrnuuj .3^ t^^ilparr^di- l‘Afrai\ SJifartmo h l Rasitico ’ i S£asdarw \ paiisevK )KTn,v Corpomno i '^stin^no ,-A^' ‘ aaV * m . . \\f \ /p. Jn ( A 226 Atlante storico delle diocesi toscane Sepolcro) aveva nel 1551 6.211 (ZANOBONI, 2012, 100) mentre abitanti, vale a dire piu di Urbino, la diocesi ne contava circa 8.400. Cesena, Todi, Volterra o Arezzo, (REPETTI) L’aggregazione delPAbbazia di Bagno alla diocesi di Sansepol- cro - 1779 (sotto) Sansepolcro - Descrizione della Diocesi di Sansepolcro (1778). Cartina: ASF, Segreteria del Regio Diritto 4684. Sansepolcro - La diocesi di Sansepolcro, la prelatura di San Piero in Bagno e 1’arci- pretura di Šestino con la loro orografia. Cartina (1770 c.): ASF, Miscellanea di Piante 774h. Nel riquadro: San Piero in Bagno, Veduta di Fedi, A./Mazzuoli F., 1788-89. Tratto da: Guide dltalia , 1990. II territorio di Bagno di Romagna fu conquistato dai fiorentini nel 1404 e divento, nel 1480, abbazia "nullius". Quanto alTentita territoriale, va detto che la diocesi di Sansepol¬ cro ebbe tre variazioni, nel secolo XVIII, quando inglobo i territori del nullius di Šestino, il nullius di Bagno di Romagna e parte di Sant’Ellero di Galeata. Sotto il pontificato di Pio VI (1775-1799) il territorio della diocesi si accreb- be, poiche, con la Bolla del 14 Aprile 1779, vi fu unito il nullius di Šestino; con un’altra bolla del 21 agosto/settembre dello stesso anno vi fu aggregato il nullius di S. Maria in Bagno (sette pievi), l’ex- abbazia che apparteneva ai monaci camaldolesi. (AGNOLETTI, 1974 III, 31-32; AGNOLETTI, 1974, vol. IV, 19) Il 14 Maržo 1784 (con 1’esecuzione nel 1785) vi furono aggregati 32 “popoli”, fino allora appartenenti alle abbazie di S. El- lero di Galeata (vedi p. 268) e di S. Maria in Cosmedin dellTsola. (REPETTI, vol. 5; diocesiarezzo.; it/index.) Lo scambio delle parrocchie tra Sansepolcro e Montefeltro - 1785 L’operazione del 1785 compor- to anche una permuta di territorio di confine tra la diocesi toscana, quella pontificia di Montefeltro e quella di Cesena (Bertinoro). In cambio dei popoli di S. Arduino a Cicognaia, S. Niccolo di Petrella e S. Sofia, ceduti da Montefeltro a JIOGEM ■SL SEVOLCRO Sansepolcro, quest’ ultima cedette le parrocchie di Olsi e Čampo. Dal canto suo il vescovo di Bertinoro permuto la sua parte di diocesi nel granducato di Toscana con quel- la parte di diocesi che 1’abbazia di Galeata possedeva nello Stato Pontificio. Non pote invece essere eliminata 1’enclave costituita dalla diocesi di Sarsina in quella di San¬ sepolcro. (TOCCAFONDI, 1991, 320-321) La popolazione della diocesi di Sansepolcro - 1825 Dopo 1’aggregazione delle abba- zie di S. Ellero di Galeata e di S. Maria in Cosmedin delFIsola, il 14 Maržo 1784, la diocesi di Sanse¬ polcro contava 135 parrocchie di- vise in 22 pivieri con 249 sacerdoti secolari; 106 chierici e 69 religiosi. (REPETTI, vol. 5). La popolazio¬ ne totale della diocesi ascendeva, nel 1825, a 30.567 cattolici ed una famiglia ebrea. (AGNOLETTI, 1974, vol. IV, 19) Diocesi di Montefeltro In virtu delle donazioni carolingie sorse, sui primi del secolo IX, il ve- scovado di Montefeltro. La diocesi, che abbracciava la valle della Ma- recchia e quelle limitrofe del Foglia e del Savi, si estendeva, dunque, anche su alcune terre delFodierna Toscana (Šestino, Badia Tedalda). (FRENCESCHINI, 1970, 9-10) Montefeltro - 1’evoluzione territoriale della diocesi. Cartina: Citta da scoprire - Guida ai centri minori, TC1.1984. (sotto) Montefeltro - la diocesi di Montefeltro ed i suoi confini (antichi e modemi). Cartina (particolare): SELLA, 1950. EMILI A -ROMA GNA Sogljano 8t R ° Mercato Sar A **“*"* / M Al PL O' Sarsina/rALAMEkCO | novafeltria" I / A, S.AGATA F. M.COPIOLO« M. CERIGNONE« 'Vr RIA* j S. LEO RIO ( CASTELDELCI PENNABILLI« CARPEGNA 'AJt r Badia T Tedalda \ o S«./' Opi e ve S.Stefano f' TOSCANA Šestin ** kJlERCATINO*^ M* GRAJANO MACERikTA F. * PIETRABUBBIA FRONTINO* LU^ANO 8 ....A" ^NDIMELETO - -VTELFORTE A.I. ^IJrbema S.Angelo m V. MAR q HE EVOLUZIONE TERRITORIALE DELLA DIOCESI DEL MONTEFELTRO Chiese della Diocesi • feretrana (IX sec.) (?) Sede vescovile fino al 1572 — La Diocesi nel 1125 Attuale area della Diocesi Sede vescovile dal 1572 ___ Repubblica di San Marino — — Confini di Regione 0 10 20 km r" v Tietra <}<*llVso\V 4aru/ti/n utiia ^ Actjuarirti »nrnuo tT/bgltano i i Ji Ssvcfiiajiu i\f*TbUoqrto l TonSWU> r S^larini Piomihno liilamelln vc/A c h\rtrsmxmm S.L^o ‘ 1 A.- Majolrtto tiApollinare 1 CastrUit mm Mn/itna Ugrigno larrumo Litrijtmo S Martino t Rutin Morite Crtmutiv i MontrUdn Strra.(tiAfy S.Doruila 'fojnolo * _ S * £Mu1a t /6T~ Al/tro Ca tuhta SMarta OvrrMoSil >t$aeuuivu> I\mo l RiotYrddo Musseta x }>rcto ITELTKoi^C fABpiJ ( ‘š.ilnhtUto Certnlthi SgMart/ua i 'agfleto Afontax>ton/li) Sotla ( * i 1 J fhaastntto • Jtteve : t*”*"*** diCtvnHfuiu, ftrtre ‘J? ■Y Ni Ctimla 1 Carpegna \ Mortas(/rc , i: frontino l Luftaiolo M " V & SiMo \. 1 \ * ^5UT7,V/,> VUtAO * , ' \ Ji Rasno * Senate/lo jy,»* v. - r y/ f .’Tr:rrJLx.Mfi.ssu/w Mtutiglnmo Utam. Munrtbtttolifio (iixaJr ytoluno i S. Don ato Airltomano fmetano i lil SJ\icri ( Mjit/ušt/ui ' 'Qs £ri j/ rne ^/O’ . OJ^/Z/ čr/j O * / - ys. Z^rrf/nna \T ° M-.r.ivnii .- lfi ^ V ***. -.jjffame P6’x>x*tcrY- ^‘.' v < Vvtf*« e///V/,v\ 'Afr//a j> čri?rJs/q*i&- ro< " V /// Burra^\ /N ; w?j f - •. | \(yy 'v~; L.r* rarSc^V*^ u//0*¥'f0 Caitielioi Fiorentin tsnf\ ip Q?^iuf\; -v V. : ^s. : / X £&* Z'a/&//r^\ \ : \/^yirr?7/2ii >A?0 v\ j ; j \ j)JLr Ss™f/ik*yjij?/a/ui *S.irO //? tuf£!')/'/£■' fena ji o aiano JfSM/Pa A/tuiti/fta/ta \SMillTSirl [Asciano ■-AfMr/TfSrr^ ChianciancJR. 5&'W c/Sfh7<$ii Montepulciano - la diocesi di Montepulciano nel 1778. Cartina: ASF, Segreteria del Regio Diritto 4684. Nel riquadro: (in alto) Montepulciano - il Tempio di San Biagio. Dipinto di Ranieri Rossi (sec. XIX); in basso: la Badia a Ruoti; dipinto di Roberto Smorti (sec. XX) e (a destra) Montepulciano - due frati di fronte a palazzo Benincasa Maciotti. Acquerello di Walter Tyndale (1913). Badia a Ruoti - Eenclave di Montepulciano dentro la diocesi d’Arezzo Secondo il Chronicon di Bonac- corso Pitti furono i conti Ubertini di Chitignano a fondare la Badia a Ruoti. Il primo abate di cui si ab- bia notizia fu, a partire dal 1089, un certo Pietro che, per umilta, si firmava Petrus Peccator Mona- chus et Abbas de Rota. Nel 1492, il papa Alessandro VI (1492-1503) mise la Badia in commenda. Il primo abate commendatario fu il cardinale Francesco Todeschini Piccolomini, arcivescovo di Siena e futuro Pio III (f 1503, avvelena- to da Pandolfo Petrucci, signore di Siena, RENDINA 1999, 608). L’ultimo fu Antonio o Giovanni Ricci che restitui la commenda al papa Pio IV dopo che Montepul¬ ciano fu dichiarata citta ed eretta in vescovado nel 1561. Unitamen- te a cio egli richiese che la Badia a Ruoti venisse unita a detta mensa vescovile, per aumentarne le ren- dite. Pio IV esaudi le richieste del cardinale Ricci e, dal 1561, il ve- scovo di Montepulciano detenne il titolo di abate commendatario per- petuo della Badia a Ruoti. (flickr. com/ photos/undinialessio/sets; TOCCAFONDI, 1991, 319) NelFoccasione della riforma dio- cesana in Italia, il 30 settembre 1986, la Badia di San Pietro a Ruo¬ ti in Val d’Ambra venne scorpora- ta dalla diocesi di Montepulciano ed inglobata nelEattuale diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. <**+*. Montepulciano - costume di Montepul¬ ciano. Milano, Gorlich Editore, 1956. Tratto da VILLAR1, 2011. LE DIOCESI Dl COLLE Dl VAL D’ELSA Le origini della diocesi di Colle di Val d’Elsa Almeno dal secolo XII, ci furono dei conflitti tra il vescovo di Vol- terra e la Chiesa di Colle (nullius dioecesis). II capitolo di quest’ul- tima era, fin dal 1251, immediata- mente soggetto alla Santa Sede ed il suo arciprete godeva di preroga- tive quasi episcopali, riconfermate nel 1520 da Leone X. In virtu di questi privilegi poteva consacrare chiese, promulgare editti, scomu- nicare, spedire bolle alle parroc- chie, concedere dispense matrimo- niali. (FASANO GUARINI 1995, 48) La Pieve ad Elsa fu patrimo- nialmente un allodium Beati Petri, di conseguenza anche una chiesa privata della Santa Sede, inoltre la nomina de 11’arciprete rimase sog- getta alLapprovazione pontificia. (NENCINI, 1994,217, 227) L’erezione della diocesi di Colle di Val d’EIsa-1592 Nel 1592 Colle venne elevata a citta dal granduca Ferdinando de’ Medici (1587-1609) e il 5 giugno dello stesso anno il suo territorio venne eretto, dal papa Clemente VIII (1592-1605), a diocesi. Que- sta fu creata con i territori tolti alle diocesi di Volterra (3/4 del nuovo vescovado); Firenze (Poggibon- si); Siena (S. Agnese a Tarciano e S. Cristina di Lilliano) e Fiesole (18 pivieri, S. Leonino in Conio e Colle di Val d’Elsa - La resa della citta fiorentina, nel 1479, alle forze di coalizio- ne composte dalla repubblica di Siena, il papa Sisto IV ed il Regno di Napoli. Ta- vola di gabella presso VArchivio di Stato di Siena. (sotto) San Gimignano - Allegoria di Colle e San Gimignano in un affresco di Giorgio Vasari (1511-1574). Firenze, Pa- lazzo Vecchio. La diocesi di Colle di Val d’Elsa 231 Colle di Val d’Elsa - La pieve e la terra di Colle prima deH’istituzione della diocesi. Cartina: NENCINI, 1994,212. la chiesa di S. Maria alla Castelli- na). (FORTUNA, 2000, 34; SPA- GNUOLO, 1999,21) San Gimignano aggregata alla diocesi di Colle -1782 Nel quadro della ristrutturazione amministrativa del granducato, in- trapresa nel secolo XVIII, tutto il distretto della prepositura di San Gimignano venne aggregato alla diocesi di Colle. II territorio di San Gimignano venne staccato, cosi, dalla diocesi di Volterra e, con la bolladi Pio VI (1775-1779) del 18 settembre 1782, unito alla diocesi di Colle. (BOCCI, 1980, 14-17; TOCCAFONDI, 1991,315) San Gimigniano di Taddeo di Bartolo (1394-1395). S. Gimignano, Museo Ci- vico. Colle - la diocesi di Colle e la sua orografia nel 1778. Cartina: ASF, Segreteria del Re- gio Diritto 4684. (in alto) II castello di Staggia Senese. Dipinto di A. La Volpe (1863). La popolazione di Colle - secoli XIV-XVIII Colle, scese dai presunti 6-7.000 abitanti, degli inizi del ’300, a meno di 2.000 intorno al 1427, ri¬ sali a 3.250 circa a meta ’500, su- perando allora la desolata Volterra (2.500 cittadini). (FASANO GUA- RINI, 1995, 53-54) La diocesi ri- sulto fornita di soli 12.617 abitanti, ben 8.445 dei quali sottratti a Vol¬ terra, insieme al capoluogo; e que- sta fu ulteriormente ampliata, nel 1782, con tutto il contado di San Gimignano per un totale di 4.470 abitanti. (BOCCI, 1980, 14-17) La diocesi di Colle di Val d’Elsa. Cartina (particolare): Giusti/Guidi, 1932. Nel ri- quadro: Colle in un’incisione di Pouncy Benjamin Thomas (1796), pubblicata in SMITH, 1817. SECOLO XVII - L’ASSETTO DEFINITIVO DEL GRANDUCATO Dl TOSCANA Pitigliano - in primo piano il viadotto. Anonimo, litografia colorata, sec. XIX. IORLA Dl Cj ON DKU-A IA * SIENA .Vitn diflribuita negli appi-eflb f Camranaci di Gluifcizia.eTeudi. * lCittdVcfcoviU.cCaplam. di CiuftiiiuXr MASSA^GROSSETO .SOVANA. AiuBflALČDsO.ARČIDOSSO. S ca ti d'AcquitVo di S. AI J. , Signoria Ji CasiigHone detla Pclcaia. 1 Contcc diScumuno; diPitlgUano.tSorano. j Lucghi Infcudnii da S Al .1. / NEL CAPITANATO Ul AIA8&/ Miom. jNRL rj\rm\NATO di crosseh ; Larraia Siatoria prctcGi ‘Zondodari. . Studimo, e. ikrn/a Fen Jo Piccolopuni-. I \ Xlonccptfc.dL- feudo GuadagftL. ColIcichioSiencrut MarfdJ. ' Mandi.ino FtJido Bena rogiu. Albeitsc. 'lenntit d tl Oran Priorato JlS.Stpolcr » I dello Rtligione di Slaka. NEL CAPITANATO DI SOVAN/ Sanirata.c. Marci Feudo Ximcnes. X NEL CAPITANATO Ul .UONTALC1NO. Paganico Feudo PairiczL. IPoggialtcnuira SignttHa preresa Placidl. Nel corso del Seicento si arrivo al (quasi) definitivo assetto territoria- le del granducato di Toscana. Gli ingrandimenti furono fatti grazie alla diplomazia e agli acquisti pe- cuniari. Queste modifiche territo- riali ebbero le loro conseguenze, anche se non immediatamente, in campo diocesano. In ogni caso, il Seicento vide 1’erezione di tre nuove diocesi, risultato delle mo¬ difiche politiche nei secoli prece- denti in relazione alla geografia ecclesiastica toscana: Citta della Pieve (1601), San Miniato (1622) e Prato (1653). L’obiettivo princi- pale per 1’istituzione di queste ulti- me due diocesi, fu essenzialmente di far coincidere i confini ecclesia- stici con i limiti e 1’organizzazione dello stato. (FASANO GUARINI, 1995,45) Firenze aggrega la contea di Piti¬ gliano - 1604 Nel 1547 i cittadini di Pitiglia¬ no proclamarono signore del¬ la loro citta il conte Niccolo IV (1547-1562), ma il suo governo duro poco e fini male. Il tribunale dell'Inquisizione pontificia, infatti, sottopose a giudizio il conte e lo imprigiono. I popoli della contea di Pitigliano, stanchi degli Orsini, dal 1455 titolari solo di Pitiglia¬ no, Sorano e Montevitozzo, si li- berarono dalFoppressione per la seconda volta, cacciarono Niccolo IV e decisero, 1’ 11 gennaio 1561, di assoggettarsi al duca di Firenze. Pitigliano - Contea di Pitigliano e Sora¬ no, Pianta generale della Maremma di Siena. Cartina di Antonio Falleri, 1747. SUAP RAT, Praga. La popolazione della contea ascendeva, nel 1760, a sole 3.974 persone tra cristiani ed ebrei (aleune fami- glie). (APATISTA, 2004, 73) f 233 Secolo XVII - L’assetto definitivo del granducato di Toscana (CORRIDORI, 2000, 267, 272- 273, 299) Gli Orsini rimasero ti- tolari del feudo di Pitigliano fino alFestinzione della loro casata, nel 1604, quando il granduca Cosimo II de’ Medici (1590-1621) aggre- go, a pieno titolo, questa contea alla Toscana. Firenze acquista la contea di Scansano -1615 Scansano (nei pressi di Grosseto) fu attribuita, nel 1274, agli Aldo- brandeschi del ramo di S. Fiora, ma gia a meta del XIV secolo ven- ne citata negli atti di sottomissione a Siena e piu tardi ai conti Sforza di S. Fiora. Nel 1615 Scansano e Pomonte furono cedute da Mario II Sforza (1594-1659) a Cosimo II. Firenze acquista la contea di Ca- stelFOttieri -1616 Nel 1616 il granduca Cosimo II 1609-1621 acquisi la contea di CastelFOttieri (nei pressi di Ca- stelPAzzara), degli Ottieri ai con- fini con Acquapendente. La contea comprendeva, oltre la capitale Ca¬ stelFOttieri, anche San Giovan- ni delle Contee, il Castello di Montorio e il Castello di Sopano. CastelFOttieri fu aggregata alla contea di Pitigliano. (APATISTA, 2004, 237) Toscana acquista Terrarossa in Lunigiana - 1617 L’antico feudo di Villafranca fu di- viso a varie riprese (1500 e 1535) tra la famiglia Malaspina. La fram- mentazione porto alla costituzione del feudo di Terrarossa, che confi- nava a est col feudo di Olivola, a nord con quello di Monti e il ter* Terrarossa ed i feudi circostanti. Cartina (particolare): Ferdinando Morozzi, 1751, ASF, Reggenza, 196, ins. 2. Nel riqua- dro: Terrarossa in una cartolina del 1929. Scansano ed il territorio circostante. Cartina (particolare): Morozzi, (1784). Nel riqua- dro: Scansano - porta d’accesso al paese. 'ione Ktco »JOAI.I Venarossa ILunigiana/ - Panorama 234 Atlante storico del le diocesi toscane ritorio di Fomoli, a ovest con la Magra ed a sud col Tavarone, che lo separava dal feudo di Aulla. II feudo era costituito da Terraros- sa, borgo e castello, dalle ville di Mašero, detto anche Magio, Co- stamala e Canale Scuro. Con Fa- brizio Malaspina, nel 1617, venne venduto al granduca di Toscana. Fabrizio mori nel 1621 ed il gran¬ duca, rimanendo solo ed esclusivo padrone del feudo, lo aggrego al capitanato di Castiglione del Ter- ziere. (HOLLET, 51; PAOLINI, 2007, 16) La Toscana acquista Santa Fiora - 1633 Santa Fiora, gia dominio degli Al- dobrandeschi (vedi cartina, p. 61) passo alla famiglia Sforza, dopo il matrimonio, nel 1439, di Ceci- lia Aldobrandeschi e Bosio Sforza (1411-1476). Il 9 dicembre 1633, il granduca Ferdinando 11 (1621- 1 670) acquisi dagli Sforza la contea di Santa Fiora. (PAOLINI, 2007, 22) Nel 1637 passo, in feudo, ai si- gnori Cesarini, ai quali rimase fino al 1789, anno in cui fu incorporata a pieno titolo nella corona di To¬ scana. (CIACCI, 1980) La borgata aveva 1.629 abitanti nel 1745, ed e appartenuta alla diocesi di Citta della Pieve fino al 1977, quando e stata ceduta alla diocesi di Sovana - Pitigliano. La guerra di Castro - 1641-1644 Mentre il granducato godeva del¬ la pace, insorse la guerra di Castro, mossa da papa Urbano Vlil (1623- 1644, discendente di una ricca fami¬ glia di commercianti fiorentini) con- tro Odoardo Farnese duca di Parma e di Castro. Venezia, Toscana e Mo- dena si unirono per sostenere il duca. Le truppe toscane occuparono Citta della Pieve, Monteleone, Passigna- no e sconfissero i papalini a Mon- terchi. I pontifici attaccarono allora da tre parti: nel pistoiese, verso Terra del Sole e su Pitigliano, dove i pisto- iesi costrinsero i nemici alla ritira- ta. Con la pace stipulata a Venezia, nel 1644, fu stabilita la restituzio- (accanto) Genova - Stalo della Sere- nissima Repubblica di Genova con li Stati e Feudi imperiali intermedi & adiacenti. Cartina di Matteo Vinzo- ni (1756). Tratta da: RONCO, 1986. Santa Fiora - veduta. In basso sotto la rocca, la peschiera e sui tetti gli agrimensori. Arroccato su una rupe di trachite, il paese di Santa Fiora (687 m sim) domina la valle delFomonimo fiume e, in passato, risulto diviso in tre terzieri: 1) Castello; 2) il Borgo; 3) Montecatino. (CORR1DOR1, 2004,223-224) Cartina: “Prospetto delle acque in con- troversia tra i signori duca Sforza Cesarini e Filippo Luciani” (1765), Roma, Archivio di Stato. Tratto da: BENOCCI, 1999. (sotto) Santa Fiora - Carta dei territori d’Arcidosso e S. Fiora divisa nelle sue comuni- ta. Cartina: GIACCHI, L., (sec. XVIII), Firenze, BNC, mss. A 1.13.62. Nel riquadro: lo stemma degli Sforza di Santa Fiora, leone rampante con mela cotogna, (secolo XVII). 4 aJjJ 1« strtih3; j j Ji |4d! Hi J ki j r T* i ž k ■? t >. M. ^ *» * o ' - - ' * fr * fr °° ^ : /. ■-"- S 1 3i-j P 1 { 1 ... . i ■3 5 «21= & Ms i i'i rl <: >—. r-i U Ph % M ^jf/K/nt Dante. C. l*c vcU OnvgiŠR ^ ' 1 n\$: j i ž 1I i 1 3 MM 11 ■s , > J fit-iant Jan Jicmo 1 4>/ : > *J * : . i E ,; -'Sv' .. * C ** 08 '* / „ -^£VAr\/xo : i ? : * č .< j*j 0 i H 1 ; L j, •l<;tu finiufc j} 6 ’*’’ ■*‘" 7 - - Jf*Ct 236 Atlante storico delle diocesi toscane ne al Farnese del ducato di Castro, alla Chiesa di Citta della Pieve e Castiglione del Lago, da parte del granduca Ferdinando II. (APATI- STA, 2004, 237-238) Le tensio- ni nel ducato continuarono fino a quando nel 1649 fu assassinato il vescovo di Castro. Per questa ra- gione il papa Innocenzo X (1644- 1659) diede 1’ordine di distruggere la citta ribelle e trasferi la sede ve- scovile ad Acquapendente. La Toscana acquista Pontremoli -1650 Pontremoli fu, nei secoli X-XI, sotto la giurisdizione del marche- sato di Toscana, mentre nei secoli XII e XIII fu un comune autono- mo. Conquistata dai Malaspina nel 1319, e dalFAntelminelli Castruc- cio Castracani (signore di Lucca, 1316-1328) nel 1322, nel 1331 fu venduta da Giovanni I di Boemia (1296-1346) a Mastino II della Scala, signore di Verona e Vicenza (1329-1351), a cui fu sottratta, nel 1339, da Luchino Visconti signore di Milano (1339-1349). I Viscon¬ ti la persero nel 1404 ad opera dei Fieschi di Genova. Nel 1430 scese in questo territorio Niccolo Picci- nino, capitano dei Visconti (1386- 1444), che sottrasse ai Fieschi il dominio di Pontremoli. Assegnata in dote, nel 1441, a Bianca Viscon¬ ti, Pontremoli entro a far parte dei territori di Francesco Sforza (duca di Milano, 1450-1466). (RAPET- TI, 1996, 30) Dal 1450 al 1500 la citta dipese dagli Sforza dive- nuti duchi di Milano, mentre alla loro sconfitta nella guerra con la (a destra) Pontremoli in una cartina del sec. XVII, ASF. Acquapendente - La diocesi di Acquapendente con le diocesi limitrofe. Cartina (parti- colare): BATTELLI, G., 1946. Francia, nel 1508, passo a questa fino al 1522. (BALDINI, 1980, 199) La famiglia genovese Fie¬ schi governo Pontremoli in diversi periodi (1314-1320; 1405-1431; 1528-1547). Il dominio piu lungo fu quello del ducato di Milano, esercitato per oltre tre secoli. I re di Spagna lo dominarono per un secolo, in veste di signori di Mi¬ lano. Nel 1647 fu comprato, insie- me con i due feudi di Giovagallo e di Castagnetoli, da Genova. In seguito alFintervento del granduca di Toscana Ferdinando II (1621- 1670) ed alla contestazione della popolazione di Pontremoli, il re di Spagna Filippo IV (1605-1665) non ratifico il contratto d’acquisto. Finalmente Firenze riusci a com- prare, il 18 settembre 1650, questa parte della Lunigiana per 500.000 scudi. (GIULIANI, 1982, 13, 19, 165-166; REPETTI, vol. IV; CA- VALLI, 2005, 146) 237 Secolo XVII - L’assetto definitivo del granducato di Toscana Le contese territoriali tra lo Sta- to Pontificio e il granducato Nel 1646 si rinnovarono le que- stioni relative ai censi pagati dal granduca di Toscana per Campor- sevoli, per Fighine, per Radicofani e per TAnsedonia. Quest’ultima, il cui territorio era costituito da quelli di Orbetello, di Porto San¬ to Stefano, di Monte Argentario e di Port’Ercole, era stata acquistata dal Comune di Siena dai monaci di San Salvatore delFAmiata, che te- nevano per conto delFabate com- mendatario di Aquas Salvias di Roma. L , acquisto aveva origina- to, fin dal tempo della repubblica senese, vive contese con la Corte romana. I censi per questi territori venivano effettivamente pagati, a cura della Baba dello Stato sene¬ se, e regolarmente presentati alla Camera apostolica, ma questa al- trettanto regolarmente rifiutava di accettare il pagamento del censo, che veniva depositato presso un banchiere senese o fiorentino, re- sidente in Roma, che lo teneva a disposizione delle autorita pon- tificie. Quest’ultime rifiutavano i censi “per non dare il crisma di le- galita alla occupazione toscana di quei beni feudali che la Santa Sede riteneva, almeno in linea di diritto, ingiustamente toltile”. (GROSSI, •956, 107-108) La popolazione toscana nel Sei- cento Le tristi condizioni economiche m cui versava la popolazione fu- rono descritte nel le relazioni degli ambasciatori lucchesi a Firenze, dal 1630 al 1643, che parlavano delPemigrazione degli operai del¬ le fabbriche tessili a Venezia. Se- condo la relazione di un altro am- basciatore lucchese, nel 1626, nel granducato non si arrivava a 600 mila abitanti. (RODOLICO, 1910, ^2-73) A causa delle pestilenze e le Dr FKKRA ra. • rsro c esc vor/irritrnu\)t.ionc »/»// Crcrnoncdc.t/tt/o Jr. fliluno <«j/ G' cri.oiicsa.lo, per //,.Oucciti di. ftodcni Ji r ihtssa .rc/iiuando h Shtfi.roac.etli n/Mic J/ a/u Ji .V Jr. -a - a-vr-r/, - jAurnta Ji. itan IS J/rada «/«i *'?« tu.1 ti hatit. .^. ■<-£y.-o dr. UoJtrtet^ JStxit*do /»'itftiM 'O.IU Lunigiana - La divisone politica nel secolo XVIII, con i feudi della Val di Magra e le strade attraverso 1’Appennino. Cartina di Matteo Vinzoni (1756), tratta da: RONCO, 1986. (sotto) Capalbio - donne in preghiera, Cappella degli Angeli Musiči, (sec. XVI). Tratto da: ROTUNDO/MUSSAR1, 2012. morie, nella prima meta del seco¬ lo, la popolazione subi una drastica fiessione, cosi che anche dopo l’an- nessione di Pontremoli, nel 1668, in tutto il granducato c’erano circa 600.000 abitanti, mentre a Firenze vivevano, nello stesso anno, 63.655 cittadini. (RODOLICO, 1910, 99) LA DIOCESI Dl CITTA DELLA PIEVE Agri Florcntmi t22E' fines. Contado diCaitcllo isr*”. Vrbmatium Jimi tes. Florentirii Nuccriae pars. RASVMENVS LACVS. _ 1"' Pl g S TINA - ab~4pcumo durtrvr. m MarcbionaCus Caitilionenfis. MoLulj Pervsini Oruicti territoriAfines. iaiuum communtum—) Perugia - Agro Perugino con il marchesato di Castiglione. Cartina: Ignazio Danti, 1584. (sotto) Perugia - il territorio perugino con i rispettivi confini (etrusco, augusteo, dio- cesano). Cartina: Banti, 1936. Il Chiugi Perugino nel Medioevo Il cosiddetto Chiusi (Chiugi) Pe¬ rugino (ad ovest del Lago Trasi- meno), faceva parte della diocesi chiusina come ultimo residuo del secolare dominio di Chiusi fino al lago Trasimeno. Nel 996, questo territorio (circa 205 Km2) fu dona- to, dalPimperatore Ottone III (980- 1002), ad Ugo, marchese di Tosca- na (970-1001, fondatore e primo abate del monastero di Campole- one). Successivamente, nel 1184, passo nelle mani della citta di Pe¬ rugia. (BINACCHIELLA, 1977, 115-116; PERŠIČI, 2008/2009, 16; RIGANELLI, 2004, 351; CENCIAIOLI, 2004, 211-213) Nel 1184, Ugone, abate del mo¬ nastero di Campoleone ad Arezzo, dette e sottomise a Perugia Casti¬ glione del Lago e il suo territorio. (BONAZZI, 1959, 192) Le par- rocchie del Chiugi nel Settecento erano undici: Castiglione del Lago, Petrignano, Pozzuolo, Casamag- giore, Gioiella, Porto, Badia, Va- iano, Sanfatucchio, Panicarola e la parrocchia di Villastrada creata nel 1624. (BINACCHIELLA, 1977, 115-116; PERŠIČI, 2008/2009,16) II Marchesato di Castiglione e la sua suddivisione ecclesiastica - 1550 Nel 1550 il papa Giulio III (1550- 1555) concedette in feudo alla propria sorella Giacoma (moglie di Francesco della Corgna) il ter- ritorio di Castiglione del Lago ed il Chiusi Perugino, denomi- nato Marchesato di Castiglione. (vedi cartina di Danti) Riguardo alla circoscrizione ecclesiastica, il Marchesato aveva una disposi- zione particolare: la parrocchia di Castiglione del Lago apparteneva alla diocesi di Perugia mentre le altre alla diocesi di Chiusi e, dopo il ’600, alla nuova diocesi di Cit¬ ta della Pieve. (BINACCHIEL- LA, 1977, 115-116; PERŠIČI 2008/2009, 16) La parrocchia di Borghetto, sulla riva del lago Tra- simeno, faceva parte, invece, della diocesi di Arezzo. (vedi p. 52) Perugia - Lo stemma di Perugia in una miniatura medioevale. etre ucrauumfu (ptntus faitcn tintcmcrotc Ya gimegto.Mofc bcatc nune nun torrum im »l>u tpi 'itcntomm aptonmi vwnr|.\mn.7gio:io forum iruttmun febtum "Uurr ti; CTCiiUun^oitmui prtrono mnr TTtfcnfaun' »Tontiimo 'i minili puftn' iglouofitcctDue Citta della Pieve - La diocesi di Citta della Pieve: Cartina (particolare): GIUSTI/ GUI- DI, 1932. Nel riquadro: Camporsevoli. Particolare &e\YAlbem Genealogico dei Picco- lomini (acquaforte) di A. Ruggieri e A.V. Westerhout. (sotto) Castiglione del Lago in tempi della guerra di Castro (1643). Dipinto di Pier Dandini (1646-1712), inizio Settecento. ■— / S.CrisloCoro Urnam S.Lorej«o t ! M.^rsm iloiduUi ± FoygwMancn.td MSalajolei S-Ciprumo *S.7tirrmicmo' taJkuhn 8 j 1 r Minianelbi ('i C^ll CtO^S « E** -4 t&Azcifo .Vontacu/o' Manir i 3 „ Caroiui 5 •--,*« S.(>ii/liana Golem' \ u ., u,w™ PianodJ?es& Antoijnola p (li Crrantano lX SJ^amimL „ */W-. .^„c S.QU T° .v rvsfljrvia - . _ s «*. nsreW rqt^„„^„„ 1 ColognoL s' t UgUUk * r p lt te Ctmru i° Hi UH torno,.* .. 1 ...‘ SJare/uot } SVtKuii iiudiVi Glugiano .•PFBrrm Bedrce , — I Valmnrvola i AL iy bi ,J IFairitpuino J i vuuo Aro Galqatii jjLfebino, * ; .■ .* i Pptraja,'' ' hrivnlinio \ '—■sT Valloscura 1 * - r^SsMttg di OurJ/ xl "“JV* I Malo J )%jw{ 'f arumo ^ Coltavt ieve 'Vs®®' 1 '"!" ,.1/ori inf o j \ ^ Ovitclla lkmi iaiann * V V ‘ 1 - 1 frrj McuLdtnapuuui w ^'cggio ks \illaCbrgna *Vcmazzano Tuoro s. TTaMmaio “~** ms *~ %K CJ’icrta t r ‘ s j— vtf iQtu/rr„ T Urn nm ■ ' - Monze Gum S.MariS de Cnnflnio * MAlibba/c tCanstdto $\hl dl Fvrunie IsolaMaggiore S Lago Mm MavMU Tra-sinveivo «11*1 JUJJItllS.S.tUlil,. _* \ >> t C&Ovce ^SW m \ alta/ Pilonico iiniihjii 1 t laterno - j i Ja j . Jt' ‘■Efnv Pnnhnrrtn.O-O Killfttano i a RipdS, ■VnaifOspfn^JIS 1 tCoUrnttint t>xiiua iocco SJetUdano Motite Mehi v : A Larugnano SJjttistiito OLpj™* J"isisto* eP ° X% «*»« 6./' .. * / / VcsUicriano Jjuom Manaol/po^r \7ilianot * tS-itnrli Mortone x Cast,iPUuw t Boneggip \ , / . 1 SJi/ra/natoi , / JUhirnitii Renat f -' n ^ l Ptnjgln d.Cortl }m ° JiM!*«« Casc ^bi\ V«v<***0 J-Aloriello , W\ N S Andrra u Jul '--v. Žfft ____v^-iJ/dr^rr anot-Mi .S L . f/u22m£ 3 j_> - N. čjj ffjfit rti Hilli ri. t .■* Radia f 1 Deru ta- '■Kreto settethui 6 r«sdella. Croce '•Fahm S.Qutricot AUerona. Menila j 'umeri I Andrea \ N .So//7 ^ SiAbbondio -- 1 Monle JltiNna i t «Ca*,l V,smuk- TeAl/Oia BanUuw l ,gDl£ tllfVTIO • 1 Benttno Perugia - la diocesi di Perugia. Cartina (particolare): SELLA, P. (1952). In basso: Pe¬ rugia di BRAUN & HOGENBERG, 1575 c. Nel XIII secolo molti papi risiedevano a Perugia e cinque papi furono eletti in questa citta: Onorio III (1216 - 1227), Clemente IV (1265 - 1268), Onorio IV (1285 - 1287), Celestino V (1294 - 1303) e Clemente V (1305 - 1314). (sotto) II Lago Trasimeno ed il territorio circostante. Legenda: L’elmo indica il luogo della rotta romana contro i cartaginesi di Annibale (217 a.C.). Disegno: Ass. turistica Paciano. L’erezione della diocesi di Citta della Pieve -1601 Con la bolla del 9 novembre 1601 emanata da papa Clemente Vlil (1592-1605, discendente da una famiglia fiorentina contraria ai Medici, RENDINA, 1999, 669), venne creata la diocesi di Citta del¬ la Pieve (alFepoca Castello della Pieve, Castrum Plebis) con le par- rocchie smembrate dalla diocesi di Chiusi. Da sempre, c’e stata una grande divergenza di opinioni sul numero delle pievi con cui essa fu eretta. Cosi secondo il Liverani la diocesi di Chiusi perse 15 aree tra terre e castelli (LIVERANI, 1872, 246), mentre il Cappelletti osserva che furono 18. (CAPPELLETTI, 1846, vol. XVII, 567-568) Il Ca- nuti serive che delle 33 parrocchie, con 86 tra chiese e cappelle, della nuova diocesi di Citta della Pieve solo 17 furono staccate da Chiusi e le rimanenti da Perugia. (CANU- TI, 1926, 195) Tra le pievi chiusine aggregate al la nuova diocesi, c’era anche Cam- porsevoli. (BARNI/BARSOTTI, 23) Quest’ultimo fu, alEepoca, feudo autonomo che passo, nel 1608, a far parte del granducato di Toscana. Solo nel 1986, con la riorganizzazione diocesana, questo territorio ritorno (con Le Piazze) alla diocesi di Chiusi. La diocesi fu composta, oltre che da un territorio compatto intorno alla cattedrale, anche di due pievi staccate territorialmente (enclavi ecclesiastiche), vale a dire Trevi- nano e Santa Fiora (vedi p. 239). Quest’ultima terra fu aggregata, nel 1977, alla diocesi di Sovana- Pitigliano. c£3^ LA DIOCESI Dl SAN MINIATO San Miniato nel Medioevo Nel Medioevo, alla sinistra del fiu- me Elsa si trovava il piccolo “stato cuscinetto” di S. Miniato composto da: 1'attuale Comune, Montaione, Castelnuovo fino a Dogana di Ca- stelfiorentino, Ponte a Elsa e parte di Palaia. S. Miniato che si fregia- va fino alla 1° guerra mondiale del titolo “Al tedesco”, si trovava fra le potenti repubbliche di Piša, Lucca e Firenze. (SALVESTRINI, 2005, 27, 6) Sul finire del secolo X nac- que il ‘ feudum dominorum de San- cto Miniato ”, che apparteneva ai “signori di San Miniato”, ai quali, nel 991, il vescovo lucchese Ghe- rardo allivello 1’intero patrimonio fondiario e tutte le decime della pieve di S. Genesio di Vico Walla- ri, nel cui ambito si trovava anche la villa di “monte Sancti Miniati”. San Miniato assunse le funzioni battesimali delEantica chiesa ma¬ trice di S. Genesio solo nel 1236, quando divento essa stessa caput plebis. (PESCAGLINI MONTI, 2012,616-619) L'“episcopessa” di Fucecchio - 1258 - 1622 Con due bolle pontificie, una di In- nocenzo III nell anno 1198 Ealtra di Onorio III nelEanno 1217, la chiesa di Bassa, col titolo di San¬ ta Maria de' Conflenti o Gonfienti (dal latino confluentes), alla con- fluenza tra i fiumi Arno e Guscia- na, venne concessa in patronata (in alto) Valdamo - Pianta delle pianure del Valdarno di sotto e di Bientina con i loro rispettivi paduli di Fucecchio e di Bientina. (sec. XVIII); (nel mezzo) San Miniato di Ignazio Danti (sec. XVI). Gal- leria della carte geografiche, Vaticano. (sotto) Castelfiorentino. Affresco di Be- nozzo Gozzoli e aiuti (sec. XV). Taberna- colo della Madonna della Tosse. JilUN VINA 242 Atlante storico delle diocesi toscane ,,v4j«sfvY? {Mariu } S*~tv «i Lammi S t ** ****** •diComj / Correlo . / fCcrf»tofk».dv J Cappiano ('"manp) rsrtcirrj • ~ tSu» Luprta_ •b Rezzano + *£ tent'$r..v k Turrcbentnk£-at L 6*oeon*r. agli abati vallombrosani di San Salvatore in Fucecchio che dipen- devano direttamente dalla Santa Sede. Questo patronato rimase fino al 1258 quando, con bolla del papa Alessandro IV (1254-1261), il mo- nastero vallombrosano e le chiese da esso dipendenti passarono alle monache clarisse di Santa Maria di Gattaiola presso Lucca, fino al 1622, anno delFerezione della dio¬ cesi di San Miniato. Per ben cinque secoli (dal 1085 al 1622), dunque, la vita religiosa delFintera comunita fucecchiese fu governata direttamente dagli abati (sulFarea del Poggio Salamarzana dal 1107) e dalle abbadesse di que- sti monasteri anziche dai vescovi. La Badessa delle Clarisse di Gat¬ taiola di Fucecchio fu detta anche “episcopessa”, in quanto eserci- tava molte delle funzioni proprie di un vescovo. (CINELLI ed al., 1989,32; LALLAI2015, 197) San Miniato eretta a sede vescovile - 1622 Gia nel 1526 il papa Clemente VII (Giulio de Medici) aveva esentato San Miniato dalla giurisdizione vescovile lucchese e dichiarato la citta immediatamente soggetta alla Santa Sede. (FASANO GUA- R1NI 1995, 47) Affinche i limiti della giurisdizione amministrativa coincidessero con quelli religiosi, i territori del Valdarno e un’am- pia fascia collinare furono sottratti alla diocesi lucchese, creando nel 1622, una nuova giurisdizione ec- San Miniato - i limiti della diocesi di San Miniato. Cartina (particolare): GIUSTI/ GUIDI, 1932. In alto: San Miniato (scor- cio), veduta conservata presso 1’Accade- mia degli Euteleti (fondata nel 1822 da Torello Pierazzi, futuro vescovo di San Miniato), databile ai primi delPOttocen- to; in basso: Montopoli con Marti (a si- nistra) nell'incisione di A. Terreni (1802). La diocesi di San Miniato 243 clesiastica con sede vescovile a San Miniato. (MARCORI, 2012, 60) Gregorio XV (1621-1623) le assegno la porzione della diocesi di Lucca compresa nel granducato di Toscana, ed un piccolo “Ordi- nariato” retto, fino allora, dalFab- badessa di Gattaiola del mona- stero di S. Andrea a Fucecchio. AlFepoca essa contava 91 parroc- chie distribuite in 6 “paesi”, 12 castelli, molte terre ed una citta. II primo vescovo fu Francesco Nori che mori assistendo gli appestati. (P1ERONI, 1987, 62/4; CINELLI ed al., 1989, 31) Con 1’erezione della nuova diocesi di San Miniato cesso anche la giurisdizione sulla chiesa di Fucecchio da parte delle Clarisse di Lucca. II territorio della diocesi di San Miniato La nuova diocesi aveva diciannove pievi e relativi pivieri, con la prioria di Santa Croce sulTArno, la preposi- tura di Castelfranco di Sotto e l'anti- co Piviere di Santa Maria a Monte; in tutto 91 chiese curate, 160 benefi- ci semplici, 10 monasteri femminili, 13 conventi di frati, considerando in questo numero anche gli apporti del Barghigiano e del Pietrasantino. Sul finire del secolo XVIII, questi ulti- mi due non pervennero alla nuova diocesi, contrariamente a quanto era stato programmato, ma a quella di Piša. (MONACHINO ed al., 1998, 188; FASANO GUARINI, 1995, 47-48; CINELLI ed. al., 1989, 30- 31) Nel 1786 la diocesi di San Mi¬ niato cedette, alla recentemente co- stituita (1722) diocesi di Pescia, la parrocchia d’Altopascio. La popolazione della diocesi di San Miniato - 1745-1885 Le statistiche del 1745 riportano che la popolazione della diocesi di San Miniato era di 41.766 abitanti: Fu¬ cecchio (4.048); S. Croce (2.723); S. Maria a Monte (1.964); Mon- topoli (1.651); Ponsacco (1.257); Cerreto (1.452); Fauglia (1.280) era quasi alla pari con Marti, Cigoli, Crespina. La sola citta era San Mi¬ niato con appena 1.901 abitanti, 496 famiglie e 236 ecclesiastici e reli- giosi di ambo i sessi. Nel 1832 gli abitanti della diocesi di San Miniato salivano a 75.797 di cui 14.267 nel comune di San Miniato e 2.209 in citta. (CINELLI ed al., 1989, 73-75, 90, 113) Nel 1884/85 la diocesi di San Miniato contava 102.000 ani- me con alcuni centri: San Miniato (16.627); Fucecchio (4.981); San¬ ta Croce (4.915); Palaia (1.549); Montopoli (2.443); Fauglia (3.085); Lari (2.450); Ponsacco (3.808); Ba- gni di Casciana (1.735); Capannoli (2.101); Crespina (1.702); Larcia- no (2.481); Marti (1.910); Orenta- no (2.101); Santa Maria a Monte (3.859). (BURGALASSI, 1987,20, 30; CINELLI, 1989, 138) Santa Maria a Monte. Terreni, 1801. (sotto) San Miniato - Piazza di San Ba- stiano (oggi Buonaparte). Cartina: Iaco- po Ciocca, 1620. ASF, Capitani di Parte Guelfa, numeri neri, 1032. San Miniato - la diocesi di San Miniato e la sua orografia (1770 c.). Cartina: ASF, San Miniato, Piante dei Capitani di Parte Guelfa cartone XXI, 12. diouesi di s. miniato l Amiolar.ioiii- A. K Mn. Arni.,,.. „r... , •sl LA DIOCESI Dl PRATO Prato nella storia Dopo il primo insediamento citta- dino fermato da Borgo al Cornio e da Borgo al Prato, che si uniranno poi per formare la citta di Prato, fu necessaria la costruzione di una cinta muraria che difendesse que- sto nuovo paese, diventato impor- tante per il commercio della lana. Intorno al borgo fu costruita una prima cerchia muraria (secolo VII- XI), poi una seconda (1175-1196) e finalmente una terza, completa- tanel 1385. (PAMPALONI, 1980, 218) Prato, gia terra dei conti Alberti nel Medioevo, appartenne airimperatore Federico II (1220- 1250). Fra il 1246 e il 1249 Prato ed il suo castello furono tra i perni strategici di un governo rappresen- tato dal figlio delfimperatore Enzo (re di Torres e Gallura in Sardegna, dal 1238). Per questa ragione fu costruito sul pošto un imponente castello, sin dal 1248. Per sottrarsi alle mire espansionistiche di Firen- ze, e alle proprie lotte interne tra le famiglie governanti, la citta si sottomise, nel 1313, alla signoria di Roberto d'Angio (re di Napoli, 1309-1343). Il 23 febbraio 1351 Giovanna d'Angio (regina di Na¬ poli, 1343-1381) vendette Prato a Firenze per 17.500 fiorini d'oro e, d’allora in poi, i loro destini rima- sero comuni. Prato con Michele di Lando e Francesco Datini presentati dai Santi protettori Ste- fano e Giovanni, che le scritte esaltano come benefattori della citta. (Pietro di Miniato, 1420 c., Palazzo Pretorio) (sotto) Prato - Quadreria comunale, Salo¬ ne del consiglio del palazzo comunale. Af- fresco della Giustizia militante attribuito a Pietro di Miniato (1366-1440). L’arme, sorretta da un putto, che la Giustizia sta insignendo di corona e quella di Niccolo da Uzzano, podesta fiorentino di Prato nel 1395 e nel 1415. (CERRETELLI, 1974) La diocesi di Prato 245 Prato - lo sviluppo urbanistico. Disegno: FIUMI, 1968, tav. II. II lungo sorgere della diocesi di Prato-1409-1653 La tendenza autonomistica della chiesa pratese crebbe in parallelo alla trasformazione del Castello di Prato in libero conuine, ed ebbe un primo riconoscimento con il ponte- fice Innocenzo 11 (1130-1143) nel 1133, quando mise la prepositura II cavaliere (Roberto d’Angio) con i gigli degli Angioini. II giglio fu adottato, nel 1313, come stemma del comune di Prato. Miniatura del Regia Carmina di Convene- vole da Prato (sec. XIV). Londra, British Museum. £ ndicate come ville nel 1285 O Indicate come ville in documenti della fine del XIII sec. 0 Indicate come ville in documenti del XIV sec. • Sobborghi e localita minori Piavi 1 Monasteri e abbazie A Spedali + Chiese e cappelle Carmignano-j Montalbiolo • C*' - t -,«•» I #+r^/ 1 Loranzo Prato - il territorio pratese attra- verso la storia. Disegno: CER- RETELLI, 1974. (sotto) Prato — veduta della ba- silica e del castello delFimpera- tore Federico II. In primo piano i resti delle mura, erette nel pe¬ riodo 1157-1196. pratese in collegamento diretto con la Santa Sede. Gli ultimi decenni del XII secolo furono un periodo in cui 1'eresia catara si diffuse anche a Prato. (FANTAPPIE, 1980,312- 313) Sin dal 1409, la signoria di Firenze, padrona di Prato, sosten- ne una richiesta per la creazione di una diocesi pratese presso uno dei tre pontefici del periodo (si era in pieno Scisma d'Occidente, 1378- 1417). Lantipapa Alessandro V, 246 Atlante storico del le diocesi toscane Prato — il complesso del duomo e costituito dalla chiesa e dall’ex convento dei canoni- ci. Cartina: Pratoarte- storia.it. che abito a Prato, dal 30 ottobre 1409 ai primi del gennaio delfan- no seguente, predispose un proget- to per la diocesi pratese. La mor- te del pontefice, nel 1410, blocco ogni iniziativa e un compromesso, che ribadiva quanto disposto gia nel lontano 1133, venne ripropo- sto da Gregorio XII (1406-1415). In seguito anche Pio II (1458- 1464), nel 1463, sanci la dipen- denza della prepositura pratese dalla Sede apostolica, e la sua se- parazione dalla diocesi di Pistoia. Dalla fine del XVI secolo ci furono nuovi tentativi affiche Prato diven- tasse sede vescovile. A nulla valse- ro le petizioni del 1597,1611, 1624 e 1632, sia a Firenze che a Roma, che riprendevano in parte il pro- getto quattrocentesco. Finalmente, il 22 settembre 1653, Innocenzo X (1644-1655) soppresse la preposi¬ tura pratese ed elevo a cattedrale la collegiata di Santo Stefano. Con lo stesso atto venne istituita la diocesi di Prato - unita in perpetuo e con uguale dignita alla diocesi di Pi¬ stoia - limitata alle sole parrocchie alTinterno delle mura trecentesche. Pochi giorni piu tardi il granduca Ferdinando II de’ Medici (1621- 1670) promosse 1'antica Terra di Prato al rango di citta. (diocesi- prato.it/pagina; FASANO GUA- RIN1 1995, 48; POGGESIAVEN- TKONVSKA, 2008, 24) Gli ingrandimenti della diocesi di Prato-1916/1975 La diocesi di Prato che rimase, per quasi quattro secoli, limitata al solo territorio della citta, conobbe, negli anni 1916 e 1975, due im- portanti ingrandimenti territoria- li. Con il primo furono unite alla diocesi una decina di parrocchie di Pistoia e Firenze, mentre, nella se- conda meta del secolo XX, venne- ro aggregate a Prato anche le par¬ rocchie di Vernio e Cantagallo. Nel 1954, si arrivo alla separazione tra le diocesi di Pistoia e Prato. (a sinistra) Prato - La battaglia di Mon- temurlo (1537) ed il ratto di Ganimede (sullo sfondo Prato). Dipinto di Franco Battista, 1537. Prato - palazzo comunale. Incisione di Andre Durand (sec. XIX). IL SETTECENTO - SECOLO DEI LUMI La fine dei Medici e 1’arrivo dei Lorena - 1735-1737 L’inizio del Settecento fu carat- terizzato dal consolidamento dei grandi acquisti territoriali toscani del secolo precedente (Santa Fiora, Pontremoli, ecc.). Nei suoi ultimi anni, il granduca Cosimo lil de’ Medici (1670-1723), nel tentativo di impedire 1'estinzione della pro- pria casata, tento di far riconoscere la propria figlia, Anna Maria Luisa (1667-1743), come sua erede uni- versale, visto che il figlio ed ere¬ de Gian Gastone (1723-1737) non aveva alcuna propensione per il matrimonio a causa della sua omo- sessualita. Prevedendo la perdita del granducato di Toscana, “teo- ricamente” feudo pontificio, fan¬ tiča casata fiorentina de’ Medici cerco di assicurarsi anche i favori del futuro papa. Pare che, tramite i propri banchieri di Londra, Parigi e delPAja, arrivassero a comprare voti da una ricca famiglia fioren¬ tina per felezione del cardinale Lorenzo Corsini, il quale preše poi il nome di Clemente XII (1730- 1740). (RENDINA, 1999, 725) L'imperatore Carlo VI (1711 - 1740), pero, non permise il passag- gio alla linea femminile dei Medi¬ ci, dal momento che la Toscana era un feudo imperiale e dunque solo 1'imperatore aveva 1’autorita di modificare le leggi di successione. Gia nel 1731, col trattato di Vienna, Carlo di Borbone (duca di Parma e Piacenza 1730-1735 e principe ereditario di Toscana 1731-1732) era stato designato dalle grandi' potenze come erede al trono di To¬ scana. Sbarco a Livorno, il 27 di- cembre 1731, e il 24 giugno 1732 P ultimo granduca dei Medici Gian Gastone lo nomino gran principe Francesco di Lorena e Maria Teresa d’Austria con la loro famiglia. Dipinto del 1756. Versailles. (sotto) Santa Sofia - Veduta di Fedi, A./Mazzuoli F., 1788-89. Tratto da: Gnide dltalia, 1990. VEDUTA DELLA TERRA DI SANTA SOFIA. 248 Atlante storico delle diocesi toscane Piša - Dipartimento di Piša con Pietrasanta, Lunigiana ed il ducato di Massa. Cartina:. ASF, Miscellanea di Piante, 198. (di fronte) Toscana - II granducato di Toscana. Cartina: Manoscritto di Ferdinando Morozzi, 1751, ASF, Reggenza, 196, ins. 2. ereditario di Toscana. Poco dopo, pero, dovette lasciare quello stesso territorio che per lui rimarra solo una terra promessa. La sorte del granducato venne de- finitivamente decisa, nel 1737, con la pace di Vienna che metteva fine alla guerra di successione polac- ca. La Toscana fu assegnata, non a Carlo I di Borbone ma a Francesco Stefano di Lorena (duca di Lorena 1728-1737’; granduca di Toscana 1737-1765) marito di Maria Tere- sa, erede al trono austriaco e futu- ra imperatrice. Gli sposi varcaro- no 1’Appennino il 20 gennaio del 1739. Per la Toscana si inauguro una nuova epoca, quella lorene- se, che la traghettera verso l'unita d'ltalia (1859), come regione mo¬ derna e competitiva grazie ad im- portanti processi di trasformazione sia politici e socio-economici che territoriali. A rj>IVrSA^E| sfATl FI( 3 fe>lflSO RTA DELL Al CON LE OTTA, TERftp ^ECIVE SCOVADI, VESCOVa Di (_;\OSDJCENZE, E FEUDl, LOjfp pO$' e E confinaJioni, stradi i CARREGCIABJU v: ^ to ■ vL. H U v . ’ 'CZ INDICE m VOLTK1 IJOLA. »IHTO. MONTU CKI5TO' LSOI 4NESE,. PB. ■ rORU Dl dogaj PA SSEC,CERj£ j« iMlCBAHaBBB " r cm si covrniiNg 1 PRKfflf. 1'Krf^- SMII' IV-f.. JVr,.«*.,, vr*.* 'ir;.'."*" It 'I c uk.* .VI ."Mi* II.s, K. |J 1 IUkUUI T.f/nUno, m*-** Vjn.l. ISTRUZIOAK MONTR MAJCONK. AN N OTA Z/ONI 7 ’ Jj OKI JKCNI C H K S ON O KKI.I.A PRK5KNTR , . . C/VRTA. P A T Fwtm* con ]>f(o IVffldio. (Vitan di CavaIIotia. CnnCommiftAn IS 1 AS ^'lllllicill I ‘T OTaorvaBionl Anttrht.. PATTA I.’ AN N' O AI^DCCJA’. Toscana - Carla della To- scana divisa nei stati fio- rentino, sanese, pisano e pietrasantese, con le citta, terre e castelli, arcivescova- di, vescovadi, giusdicenze e feudi, poste, fortezze mu- nite, porti di mare, fiumi, e valli, dogane, passeggerie, e confinazioni, strade car- reggiabili e da soma, etc. etc., 1755; “Andrea Dolcini delineavit, Florentiae”. Car- tina: SUAP RAT, 151. \ Tl’ O 252 Atlante storico del le diocesi toscane srn/.i \ & Lunigiana. Cartina (particolare): Vescovi, conventi e confini, SUAP RAT 11. Nel ri- quadro: (in alto) Treschietto in una cartolina (particolare) del 1902; (in basso) Calice al Comoviglio in una foto del 1936. (sotto) Toscana -1 feudi toscani. Cartina: CACIAGL1, 1980. J Feudi pre-medicei L-..i Feudi medicei * Stati pre-medicei o coevi indipendenti II territorio del granducato di Toscana - secolo XVIII Dopo gli ampliamenti territoriali effettuati nel Cinquecento e Sei- cento, il granducato di Toscana copriva, nel 1738, una superficie di 21.480 km2. (GIORGETTI, 1916 II, 8-9) La geografia politica dello stato fu, alFepoca, un vero rompicapo per la sua articolazio- ne in molte enclave (di Fivizzano e Pontremoli in Lunigiana; Barga in Garfagnana; Pietrasanta in Ver- silia; Portoferraio nelLElba). Sin daH’acquisto di Pontremoli, nel 1650, il granducato era costituito da due parti distinte: una, principa- le, detta territorio unito, era quasi tutta la vera e propria Toscana; Tal- tra, composta da tratti separati di paese, veniva chiamata territorio staccato. Il territorio unito si divi- deva in due stati, fiorentino e sene- se; distinti sempre, cosi per nome, come per istituzioni politiche ed amministrative, al punto che il se- condo conservava persino partico¬ lare rappresentanza. Al territorio unito andavano ag- giunte le isole di Gorgona e del Giglio, e alfEIba il feudo imperia- le di Portoferraio (3.000 abitanti nel 1789). (GUARDUCCI, 2012, 233) Nel “territorio staccato”, era- no compresi il vicariato di Pontre¬ moli, i capitanati di Pietrasanta, Barga e Fivizzano, il marchesato di Bagnone, Santa Sofia di Marec- chia nelle Marche ed altre piccole terre e castelli di Lunigiana, ac- quisiti da Firenze negli ultimi tre secoli. (GIORGETTI, 1916 II, 8; ROMBAI, 1993, 32) Non lieve era Fostacolo derivante dai particolari statuti giuridici dei feudi imperia- li di Vernio, Montauto e Monte S. Maria, e di ben altri quarantasette feudi granducali. (vedi pp. 301- 303) Casentino - abito dei contadini del le montagne di Casentino. Incisione a colori di A. e G. BICCI, 1796. II Settecento - Secolo dei Lumi 253 ,,u)Dl'.l-./lllNIsri]RO DELLP VAJiT/ DEU A TO, urmusrn .nt.ir.ctu / MUSAM. KUTA lll.UA »Oili\ ! /'< Sul suolo deirodiernaToscana esi- stevano inoltre: 1. la repubblica di Lucca, con i piccoli possedimenti separati di Minucciano, Castiglio- ne e Montignoso; 2. il principato di Piombino, feu- do dei Ludovisi, sin dal 1633, dai quali, per linea femminile, era passato ai Boncompagni di Napo¬ ti nel 1701, sempre restando sotto vincolo feudale a favore del re di Spagna. Le truppe del re delle Due Sicilie erano stanziate a Piombino e nelle torri d'Elba, a cui era passa- ta la sovranita del feudo nel 1736; 3. Lo Stato dei Presidi, il quale per i preliminari del 1735 e per il trat- tato di Vienna del 1738 aveva ces- sato d'appartenere alla Spagna, ed era divenuto proprieta della corona delle Due Sicilie. A questo andava annesso il dominio di Portolongo- ne, nclTElba, con il ristretto territo- rio adiacente alla fortezza. (GIOR- GETT1, 1916 II, 8-9) La Toscana acquista Calice al Cornoviglio (1770) e Treschietto (1789-1791) Nel Settecento il granducato di Toscana fece due ulteriori acqui- Toscana - carta geografka relativa alPuso del Ministero delle dogane, 1767. Carti- na di Neri Andrea Miglioni, 1767. ASF, Miscellanea di Piante, n. 102. Ancora nel 1767, come evidenzia la carta compilata dairispettore Antonio de Naville, la ge- ografia doganale della Toscana riflette- va nel suo articolato mosaico 1'origine e 1'evoluzione storica dello Stato toscano. Accanto al contado doganale fiorentino, corrispondente al territorio di piu antica soggezione alla repubblica, erano infatti stati conservati i contadi doganali delle citta e territori progressivamente sottopo- sti, che mantenevano le loro barriere do¬ ganali, i rispettivi sistemi di esazione e ta- riffe. (CONTINI/MARTELLI, 2002, 58) 254 Atlante storico delle diocesi toscane Calendario: i tre stili, I Anno stile flor. Anno stile Comune 1499- 'iorentino; Comune; Pisano. Anno 1500 ' I 1 Anno 1500 < 1 Anno 1501 G. F. M. A. M. G. L. A. S. O. N. D Anno stile pis. —— 1500- ■ Anno 1501 25 maržo ■ Anno 1501 G. F. M. A. M. G. L. A. S. O. N. D. - - Anno 1502 1 ■ 25 maržo iKJmiirc> uumv. un tviiv trni -l v W m n mila - . cm ftl žaftltcie.tpteJ . n TjniicW*EE(tmimlUtm5is. *cro nmtns fotcct. cnm milnem tntl ivnioart. u CfrficUAoiffilMoitimrcic. *ttdw wt crmteis cf trotu ncitcil.1 roltiKte i j fSKhcfclsa filHCftn 4’Totš' rt 'panu punt Iticni. mtilttm m c repoma hn cmi i Calendario - i tre stili: fiorentino, comu¬ ne e pisano. Disegno: TREMOLANTI, 2003, 95. Si tratta, in particolare, della data d’inizio delPanno pisano, fiorentino e comune, quest’ultimo rispetto alla data di nascita di Cristo, che serve di base per il calendario occidentale. La conta del ran¬ it o fiorentino, pur partendo delPincarna- zione di Gesu Cristo (25 maržo) al pari di quello pisano, era posticipata di un anno rispetto a quest’ultimo e pertanto differi- va anche da quello comune che inizia dal primo di gennaio. Anche a Siena, e da quando entro a far parte della repubblica senese anche a Chiusi, dal X secolo fino al 31 dicembre 1749, vigeva il calenda¬ rio detto “dellTncarnazione”, che faceva iniziare 1’anno il 25 maržo, posticipando sull’odierno di due mesi e 24 giorni. Tale calendario fu detto anche dello “stile fio¬ rentino” per Puso che se ne fece a Firenze e in altre citta della Toscana fra cui Siena, (sotto) Siena - Calendario di Sano di Pie- tro (1405-1481) con lavori agricoli: (da alto in basso) mese di febbraio, potatura delle viti; aprile, raccolta dei flori; giugno, la mietitura; luglio, la battitura del grano; ottobre, Paratura e la semina; novembre, la raccolta delle olive; dicembre, la ma- cellazione del maiale. Siena, Biblioteca comunale, Codice delle Monache. sti: Calice al Cornoviglio (1770) e per soli due anni (1789-1791) an¬ che Treschietto (presso Bagnone), sempre in Lunigiana. Nel 1923, pero, con la nascita della provincia della Spezia, Calice venne aggre- gata alla Liguria. La modernizzazione e le riforme dello stato toscano Con 1'arrivo del nuovo granduca, in Toscana si comincio a respira- re un'aria diversa. Nel 1779 Pietro Leopoldo (granduca di Toscana, 1765-1790) accordo protezione alla popolazione ebraica, fino ad allora oggetto di diseriminazione. Inoltre, il granduca consenti agli ebrei il diritto di acquistare im- mobili. (ZANGHERI, 1991, 115) Con Teditto deli’11 luglio 1782, il governo toscano impose su tutto il territorio del granducato 1’uso del¬ le misure e dei pesi di Firenze. Tra i punti fondamentali della nuo- va politica della famiglia austriaca si trovavano 1'uguaglianza fiscale, il riordino delTistruzione scolasti- ca, la soppressione del tribunale dell'Inquisizione, l'abolizione della pena di morte, della tortura e della mutilazione delle membra e della lesa maesta (30 novembre 1786). (PETRACCHI, 2000, 102) La Toscana si uniforma al calen¬ dario gregoriano - 1750 La riforma epocale che sconvolse la vita di tutta la gente fu 1’adozio- ne del calendario gregoriano. Per gli usi civili, il cristianesimo adot- to il calendario giuliano (45 a.C.). LTnnesto del cristianesimo nella cultura greco-romana determino Tadozione del calendario lunare- ebraico (feste mobili: Pasqua, Pen- tecoste, Corpus domini, Ascensio- ne, SS. Trinita, tempo di Avvento, tempo di quaresima, tempo pa- squale, quattro tempora) e di quel- lo solare-romano, essenziale per le feste “fisse” (Natale, il Capodan- no, Epifania e tutto il ciclo delle feste degli apostoli e della Madon- na). (BURGALASS1, 1992, 85; MART1NELLI/SANNA, 2002/2, 85) Nelfanno 1582, il 21 maržo, giorno convenzionale per l'equino- zio stabilito dal concilio di Nicea (325) quale base per il calcolo del¬ la pasqua, arrivava quando il reale equinozio astronomico era ormai gia passato da dieci giorni. Per ri- mediare a questa sfasatura, tra il II Settecento - Secolo dei Lumi 255 Situazione demografica italiana dal 1600 al 1800 Anno 1650 •ISA 18,1 milioni Anno 1700 Superata la flesslone, a meta del seicento, dovuta a carestie e guerre, la popola- zione Italiana comincia ad aumentare con un tasso di incremento del 3 per mille. Situazione demografica europea dal 1600 al 1800 calendario ecclesiastico e quello astronomico, il papa Gregorio XIII (1572-1585) decise di riformarlo e ordino che il giorno dopo il 4 otto- bre 1582 si computasse come il 15 ottobre. Il calendario giuliano (in diversi stili) duro nel granducato di Toscana fino al 20 novembre 1749, quando Francesco I di Lorena or¬ dino che, in tutti gli stati toscani, il primo giorno del gennaio seguente avesse inizio 1’anno 1750, per ade- guarsi al calendario gregoriano. La perdita della memoria storica dei marcatempi ecclesiali La modifica del calendario ebbe conseguenze anche nel campo della misurazione del tempo con segnatempo architettonico. Burga- lassi scrive: “Poiche il calendario giuliano fu trasformato nelFattuale calendario gregoriano, che antici- pa di circa 10 giorni (rispetto agli anni 1000-1200), gli attuali segnali di tempo sono tutti fuori fase, ri¬ spetto alle ore (legali) ed al calen¬ dario solare oggi seguito; da qui la perdita della memoria storica e del significato della maggior parte di questi segnali di fedc marcatem¬ pi. Con tale correzione, tutti i se¬ gnali scolpiti in finestre e facciate antiche furono resi inutili perche segnavano un tempo inferiore di circa 8-10 giorni”. (BURGALAS- SI, 1992, 85-88; MARTINELLI/ SANNA, 2002/2, 55-57) 11 trasloco dei cimiteri nelle zone suburbane- 1777 Dopo essersi interessato al calenda¬ rio ed altre riforme sociali, il gran- duca passo ad occuparsi dei luo- ghi delle sepolture. Fin dalFepoca niedioevale, porticati, chiostri e interni delle chiese conventuali e parrocchiali, nonche degli orato- ri e delle confraternite, venivano utilizzati come luoghi per la sepol- tura dei defunti. Pietro Leopoldo, Italia - Situazione demografica italiana dal 1600 al 1800. Cartina: MONTANEL- LI, 1979 V, 67. con una circolare governativa del 1780, giudico insalubre tale usan- za, vieto la tumulazione dei cada- veri alFinterno delle chiese aperte al culto e alFinterno delle citta, consigliando di realizzare cimiteri a sterro fuori da esse. (BERTELL1, 2009, 9; NELLI, 2007, 196) La popolazione della Toscana nel Settecento Quando il potere pervenne nelle mani dei Lorena (1738), la popo¬ lazione passo dai 731.000 abitanti degli anni 1552-57, comprensivi dei 591.000 abitanti dello stato fiorentino e dei circa 140.000 abi¬ tanti dello stato senese, ai circa 900.000 delFintero granducato di Toscana. (DELLA PINA, 2003, 112-118; ZERBI, 1847, 379) Nel 1760 il granducato contava circa 945.000 abitanti e, cinque anni piu tardi, aveva sempre piu o meno Piša - 1’intemo della cattedrale. Per esse- re certi di non sbagliare giorno per i fe- steggiamenti del nuovo anno, i pisani (ed in alcune altre localita toscane, Firenze, p. e.) avevano costruito nella cattedrale una specie di “sveglia solare”, una fine- strella tonda posta in alto nella cappella di San Ranieri dalla quale, proprio il 25 maržo, a mezzogiomo esatto penetra un raggio di sole che va a cadere sempre nel solito punto. Fonte: (http://www.pi- sahistory.it/il-capodanno-pisano.html) 256 Atlante storico delle diocesi toscane 'IM> 23 2 i O .*S' TA 13 3 !3i 3 S 2* 23 S 1 i / ). Vicopisano - abito dei contadini sposi. Incisione cTepoca. Vicopisano, Palazzo comunale. la stessa popolazione (945.063 abitanti, Firenze 78.635) a causa delle gravi perdite (oltre quattro mila giovani toscani caduti nella guerra dei “sette anni” in Slesia, 1758-62) ed alFemigrazione dei giovani per evitare la leva. (ZOBI, 1860 I, 49-51; GIORGETT1, 1916 II, 73, 109/1) Durante il regno di Leopoldo I, a causa delFaumenta- to benessere universale, la popo¬ lazione del granducato di Toscana s’era accresciuta d’oltre centomila persone, ascendendo nel 1792 ad I. 058.931 abitanti. (GIORGETTI, II, 109, n.) Per quello che riguar- da le terre entro gli odiemi confi- ni toscani (granducato, repubblica di Lucca, principato di Piombino, Stato dei Presidi e Massa e Carra¬ ra), nel 1745 la popolazione con- tava 1.045.778 abitanti (Firenze 73.500) che diventarono 1.254.919 alla fine del secolo. (BRESCHI/ FRANCINI, 2000, 480; PAOLINI, 2007, 55, vedi grafico, p. 334) La Maremma nel secolo XVIII Quando nel 1765 il granduca Pie- tro Leopoldo arrivo in Maremma, trovo una terra quasi deserta e un popolo che aveva perduto la capa- cita di considerare come un diritto anche le primordiali esigenze. Per lo piu la media della vita umana non superava i 20 anni. Grosseto aveva 640 abitanti e la popolazio¬ ne sparsa nelle campagne viveva quasi allo stato selvaggio. Come aveva suggerito 1’arcidiacono Sal- lustio Bandini, il granduca aboli le gabelle e i monopoli, dette a tut- ti la facolta di raccogliere il šale, concesse gratuitamente i terreni e i mezzi per costruire le čase. Di con- seguenza, la popolazione da 25.000 abitanti del 1776, anno in cui fu istituita la provincia di Grosseto, šali gia nel 1789 a 46.292: 35.063 abitanti permanenti e 11.229 av- ventizi. (ZOBI, 1850, VI, 483) La Chiesa toscana alla fine del Settecento Toscana - la popolazione religiosa in To¬ scana (1745-1814) e la sua percentuale. Tabella: MENZIONE, 1999, 370. Alla fine del Settecento la Chiesa cattolica fu una delle componenti primarie della societa toscana. A conferma di cio basti pensare alfal- tissimo numero della popolazio¬ ne religiosa.’ Una Chiesa che, pur "sorvegliata speciale" fin dai tem¬ pi del granduca Pietro Leopoldo, poteva contare sulle sue ventidue diocesi, riunite in tre province ec- clesiastiche, e sul clero, fortemen- te radicato sia nella vita religiosa che in quella sociale e culturale di ogni comunita. (GRANCH1, 1993, 9-10) Rispetto ad una popolazione granducale di 890.605, la percen¬ tuale degli ecclesiastici fu molto alta. Il numero dei religiosi (sa- cerdoti, secolari, chierici, regola- ri, monache e romiti) ammontava a 26.908 persone. (RODOLICO, 1910, 293-294) Ai tempi del gran¬ duca Pietro Leopoldo (1765-1790) gli abitanti di Firenze erano 78.635, divisi in 47.662 occupati e 30.973 disoccupati; circa cinquemila era¬ no sacerdoti, frati e monache. (LI- STRI, 1998,442) La Chiesa proprietaria di un ter- zo di Toscana - 1751 Nella sua lettera del 29 maržo 1751, il presidente del consiglio di reggenza toscana il conte Riche- court (1749-1757), ha scritto: “Gli ecclesiastici tanto regolari che se¬ colari uomini e donne sono il 4% della popolazione. Di questi 4% bi- sogna togliere i religiosi mendican- ti che vivono di elemosina, sicche gli ecclesiastici che vivono di loro rendite saranno circa il 3% della popolazione, e poiche essi posseg- gono il terzo dei beni del paese, ne deriva che essi per vivere hanno il 33 '/2 delle rendite del paese, men- tre 97 ne hanno 66 e 2/3”. (RO¬ DOLICO, 1910, 293-294) Nelle sue Relazioni (1790) Pietro Leo¬ poldo, denunciava il “grandissimo numero degli ecclesiastici che ve- nivano a costituire uno stato nello stato, rafforzando la non piu gradi¬ ta influenza della Curia romana in Toscana”. (MOROLLI, 1998, 14) C£S^ LE RIFORME ECCLESIASTICHE IN TOSCANA- 1768-1792 La decadenza della vita religiosa Oltre alLeccessivo numero degli ecclesiastici, nella seconda meta del XVIII secolo ci fu un profondo decadimento dello spirito e della vita religiosa. Ne scrive Pirri: “Di chierici e di religiosi non vi era di- fetto, anzi ve n'era un'abbondanza: ma molti, datisi al clericato senza vocazione, solo per conservare alla famiglia le rendite di qualche beneficio, conducevano vita mon- dana. Gran parte del patrimonio ecclesiastico, ricche abbazie, be- nefizi degli ordini cavallereschi, ormai dati in commenda, e soven- te gli stessi vescovati erano quasi l'appannaggio dei cadetti di nobili famiglie. Al fastoso vivere di cer- ti prelati doviziosi, facevano con- trasto la miseria e ravvilimento del clero minore. La vita frivola diveniva senipre piu comune, e per conseguenza il fervore dello spirito cristiano scemava, e guada- gnavano terreno 1'incredulita, l'in- differenza, e infine 1'ostilita aperta contro la religione”. (PIRRI, 1936, 11,691-693) Calci (Piša) - il granduca Leopoldo accompagnato dai certosini. Affresco di Pietro Giarre (1774 c.). li. (RODOLICO, 1910, 140-141; 436-437) Tutte queste anomalie avrebbero dovuto essere eliminate con le nuove leggi. Seguendo Lesempio del padre, Timperatore Francesco I di Lorena a Vienna, Pietro Leopoldo inizio con una riorganizzazione del mon- do ecclesiastico nel granducato di Toscana. Il potere dei vescovi in Toscana Nella prima meta del Settecento, 1’arcivescovo di Firenze vantava ancora proprie carceri ed ampia giurisdizione del foro. I tribuna¬ li dei vescovi non avevano mai avuto le carceri legittimamente, ma si servivano di quelle laicali, eccetto il vescovo d’Arezzo, Luni¬ co a possedere anche una famiglia armata. Per di piu la concessione d’armi, da parte di vescovi, di aba- ti, del nunzio apostolico e delLIn- quisizione era degenerata in un vero abuso. I vescovi si arrogava- no anche il diritto di sorvegliare 1’amministrazione degli ospeda- Pistoia - Espulsione dalle diocesi di Pistoia e Prato dei domenicani (domini canes), sim- boleggiati da cani bianchi e neri, ad opera di Pietro Leopoldo, rappresentato dall’aquila asburgica. Tratto da: Storia della civilta Toscana, vol. IV. 258 Atlante storico delle diocesi toscane Riproduzione di un affresco che rappresentava la soppressione del Tribunale delPIn- quisizione da parte di Pietro Leopoldo nel 1782. Tratto da: Storia detla civilta Toscana, vol. IV. Tommaso Crudeli (1702-1745). Poeta e scrittore fu ammesso, nel 1735, alla loggia massonica di Firenze, la prima in Italia, fondata dagli inglesi. II 9 maggio 1739 fu arrestato a Firenze e rinchiuso nelle carce- ri della Santa Inquisizione a Santa Croce. (MOLA, 1976, 38) Nel 1740 Tommaso fu condannato per empieta (la non fiducia in Dio) e confinato nella propria časa a Pop- pi dove si spense il 27 maržo 1745. La riduzione dei conventi 1765-1789 Tra il 1765 e il 1782 si ebbe una drastica riduzione numerica del clero, che scese da 11.884 unita a 10.538 (-8%), per proseguire su tale tendenza negativa negli anni successivi. (ROSA, 1999, 111- 112) Una delle piu grandi riforme, in campo ecclesiastico, fu la sop¬ pressione (riduzione) degli ordini religiosi. Stando ai documenti re- lativi alle inchieste promosse da Pietro Leopoldo per conoscere la situazione del territorio, i conventi di frati in Toscana si ridussero da 345 a 215, tra il 1767 e 1789. Il granduca, considerando la vita religiosa, secondo la concezione illuminista, solo nel suo aspetto di utilita sociale, il 3 dicembre 1776 soppresse i romitori, “perche gli eremiti, che vivevano fuori della clausura e infestavano la campa- gna con eccessive questue, erano inutili e nocivi alla religione e allo Stato”. (VASATURO, 1986, 110) Ai religiosi, riorganizzati nelle 215 istituzioni superstiti, ridotti com- plessivamente del 37% (da 5.051 a 3.182 unita), sin dal 1779 venne imposto 1’obbligo di coadiuvare i parroci nelle loro responsabilita pastorali e ministeriali. (ROSA, 1999, 111) Dopo la soppressione dei gesuiti (1773) fu il turno dei Celestini (1781), degli agostinia- ni scalzi (1782), dei cistercensi nel 1783; dei teatini e barnabiti nel 1785. In Toscana furono par- ticolarmente colpiti, tra gli ordini contemplativi ritenuti “inutili”, gli olivetani, i cui monasteri si ri¬ dussero da 11 a 3, e tra gli ordini mendicanti i domenicani che vide- ro sparire 9 dei loro 11 conventi, i minori conventuali, le cui sedi vennero pressoche dimezzate, da 40 a 22, gli agostiniani, i cui 50 conventi furono ridotti a 29. Sili¬ la stessa linea, poi, con una serie di disposizioni dal 1782, fino alla sua partenza nel 1790, Pietro Le¬ opoldo si impegno a distaccare il clero toscano dalla subordinazione di Roma. La politica leopoldina opero, invece, con mano meno pe- sante, nei confronti di quegli ordini e di quelle congregazioni che ap- parivano apprezzabili per il livello della loro vita culturale e religiosa o per la loro “utilita” soprattutto nelle campagne. Come, nel pri- mo caso, gli scolopi, che avevano sostituito i gesuiti nelfinsegna- mento, dopo la soppressione del¬ la loro compagnia. (ROSA, 1999, 111-112; PAOLINI, 2007, 67-71; CIUFFOLETTI, 2008, 24-25) La soppressione dei monasteri femminili - 1765-1786 La politica delle soppressioni colpi anche i 237 monasteri femmini¬ li esistenti, che scesero in soli tre anni (1765-68), a 109; mentre il numero delle religiose, alle quali j Le riforme ecclesiastiche in Toscana - 1768-1792 259 venne imposto 1'obbligo della vita comune e quello di accettare non piu monacande ma semplici oblate, calo tra il 1767 e il 1786 del 49%, cioe dalle 7.619 alle 3.859 unita. (BENVENUTI, 2008, 41; CIUF- FOLETT1, 2008, 21-23) II gover- no costrinse i monasteri femminili e le singole monache a scegliere fra un regime di vita rigorosamen- te comunitario e la riconversione in conservatori finalizzati alTistru- zione; rafforzo i poteri giurisdizio- nali degli ordinari diocesani sopra il clero secolare e regolare. (GRE- CO, Cronologia 5, 28-29) L’abolizione dell’Inquisizione - 1782 Fino alla morte del granduca Co- simo III (1670 al 1723), EInqui- sizione - sia pur nei limiti delle proprie attribuzioni - ebbe un'in- dubbia autorita. (vedi p. 202) In Toscana, tre erano le sedi: Firenze, Piša, Siena. Dopo la sospensione dell’lnquisizione toscana nel 1744, essa fu riattivata nel 1754. In tale ristrutturazione, fortemente limi- tativa rispetto al passato, il Santo Uffizio toscano si mantenne fino al 1782, allorche il granduca Pietro Leopoldo lo aboli definitivamente. (LARAS, 1978, 101) La soppressione delle confrater- nite - 1785 Nei secoli XIII e XIV si assistet- te al fiorire delle compagnie reli- giose laiche (confraternite), che, al loro sorgere, spesso ricevettero un impulso da movimenti itine- ranti come quelli dei disciplinati, dei flagellanti e dei bianchi, i quali riunivano numerosi laici che an- davano in processione vestiti di sacco, percuotendosi il petto, fla- gcllandosi con appositi strumenti e cantando salmi. (vedi p. 151) Con il tempo, le confraternite assunse- ro un ruolo sempre piu importante plORERgj. VOVOLo ^OtTTE COME S.SPIPITo. g. UKAGO. S, CROc/; G. ČAKRO G. RVOTE G.VNICORNo. LEON’ROSA/) G. VIPERA LEON' BIANQ) GONFAI-ON VAJc S-GIOV/\jy^ GO. CHIAVf Firenze - Tavola raffigurante gli stemmi dei sedici gonfaloni delle Compagnie del popolo in cui era divisa la citta, gli stem¬ mi dei quattro quartieri, quelli della citta di Firenze, del comune di Firenze, della Časa Asburgo-Lorena e del Monte comu¬ ne, sec. XVIII. Tratto da MANO TOLU/ BELLINAZZ1, 2002. Scipione de’ Ricci (1741-1809), vesco- vo di Pistoia e Prato, fu uno dei massimi esponenti del giansenismo italiano. Inci- sione d’epoca tratta da: Storia della Civil- ta Toscana, vol IV. 260 Atlante storico del/e diocesi toscane Matrimonio - Miniatura di Gratiani De- crelum, causa di annullamento di matri¬ monio non consumato, Ginevra, Biblio- theque Universitaire. nella societa, tanto da determinare anche contrasti con il clero. Per mettere fine a queste discordie tra le confraternite e il chiericato, il 7 dicembre 1604 papa elemen¬ te Vlil (1592-1605) pose tutte le associazioni religiose laiche sotto il diretto controllo della Chiesa. (BARDUCCI, 1986, 117- 123) Nel 1785 1'onda delle soppressioni granducali tocco le confraternite, nate per fini devozionali in ogni parrocchia alfindomani del conci- lio di Trento. AlTepoca, nel solo territorio dello “Stato vecchio” fiorentino, ivi compreso il terri¬ torio pisano, assomavano, in 120 comunita su 156, a 2.059, con le 200 esistenti nella sola Firenze. (ROSA, 1999, 111-112; PAOLINI, 2007,67-71) Con 1’editto del 21 maržo 1785, vennero soppresse tutte le com- pagnie religiose nelle localita del granducato, stabilendo che in tut¬ te le parrocchie vi fosse, invece, una compagnia di carita, destina- ta solamente ali’ “assistenza della Chiesa”, oltre che dei malati e dei defunti. (MOROLLI, 2008, 17) 11 provvedimento si era reso necessa- rio a causa delTeccessivo numero dei sodalizi e della loro inutilita, oltre al fatto che spesso i religiosi si rendevano protagonisti di scan- dali. (BERTELLI, 2009, 3) La massoneria appare in Tosca- na- 1733 Strutturata nel 1717, la massone¬ ria nel 1733 compari a Firenze. (1NNOCENTI, 1973, 339) Sin dalFinizio legata al mondo ebrai- co, la massoneria - una societa che fondava una parte della sua ragio- ne d'essere sul principio della “fra- tellanza universale” - inizio con 1’attivita anticlericale. Due anni dopo arrivo a Roma con la pro¬ paganda di Tommaso Crudeli di Poppi, autore di versi anticlericali. La bolla di condanna fu proclama- ta il 28 aprile 1738 da Clemente XII (1730-1740), ormai cieco da anni, e comporto la scomunica per chiunque aderisse a queH’associa- zione perche, secondo quanto pre- cisava il papa, “essa univa uomini di ogni religione e setta sotto la parvenza di compiere doveri di eti- ca naturale, obbligandoli col giu- ramento e la minaccia di castighi a mantenere segreto quanto veniva deliberato dalle diverse ‘logge’”. (RENDINA, 1999, 729) L’attribu- zione di una matrice satanica alla massoneria Fu insinuata, sia pure indirettamente, sin dal 1854, quan- do, proprio dal Vangelo di Giovan- ni, non piu aperto in tutte le Logge, il papa Pio IX (1846-1878) aveva stralciato la citazione: "Voi avete per padre il diavolo e volete com¬ piere le opere del padre vostro”. (MOLA, 1976, 142) La scandalosa situazione della chiesa pistoiese - 1771 La scandalosa situazione nella quale versava una parte della chie¬ sa pistoiese fu deseritta, nel 1771, dal vescovo di Pistoia Federico Alamanni (1732-1775) a propo- sito "alfabuso di ricettare nelle čase parrocchiali, nei conventi, e con pubblico scandolo fino nelle chiese istesse, le merci di contrab- bando, e non di rado anco le cose furtive”. Nel decennio successivo furono scoperte a Prato due suore “infette di eresia” di Quietismo. Di questa “infezione” furono incolpa- ti i padri domenicani che furono presto soppressi. (PAC1NI, 2007, 87, 151-167) Le riforme ecclesiastiche del ve¬ scovo di Pistoia Scipione de’ Ricci La sopradeseritta situazione della chiesa di Pistoia fu solo una delle ragioni per le quali il vescovo de’ Ricci (1780-1791) decise d’intro- durre una serie di riforme ecclesia¬ stiche. Egli decise di diminuire il numero delle messe quotidiane e, nel 1786, ordino che nelle chiese dovesse rimanere un solo altare, che si dovessero togliere gli orato- ri privati e che i preti non potessero prendere le elemosine per le mes¬ se. (PACINI, 2007, 87, 151-167) 11 sinodo di Pistoia - 1786 Nel 1786, nella diocesi di Pistoia- Prato fu indetto un sinodo diocesa- no per preparare i lavori del con- cilio nazionale della riforma della Chiesa nello spirito del riformismo d’epoca, noto come giansenismo. Nel corso del sinodo fu proposto di riformare gli ordini religiosi e Le riforme ecclesiastiche in Toscana - 1768-1792 261 di abolirne alcuni, di semplificare il culto sopprimendo numerose fe- ste e cerimonie, di vietare il culto delle reliquie. L'anno dopo, i ve- scovi toscani riuniti a Firenze si dichiararono contrari a quelle in- novazioni tanto che a Prato scop- piarono tumulti popolari ostili. Nel maggio del 1790, quando ormai Pietro Leopoldo salito al soglio imperiale non era piu in Toscana, una giornata di disordini popolari fu sufficiente per obbligare il ve- scovo de’ Ricci ad abbandonare Pi- stoia. L'anno successivo (il 3 giu- gno) egli rinunzio definitivamente al vescovato di Pistoia e Prato e si ritiro in Chianti. I soli vescovi che lo sostennero furono quelli di Chiusi e di Colle. (RAUTY, 1981, 193) L’insurrezione “popolare” con- fonde il sacro con il profano - 1785-1790 Alcuni moti contro le riforme so¬ ciali scoppiarono a Firenze nel 1785, e due anni dopo a Prato. Il 24 aprile del 1790, fu la volta di Pistoia ad insorgere. La relazio- ne ufficiale avvaloro la teši del coniplotto, confermata anche dal diarista che scrisse: “le campane di tutti i campanili del la citta si sciolsero alfunisono per propaga- re il fermento alla campagna, da dove nel pomeriggio arrivo un po- polo immenso senza sapere il per- che e dove corresse”. (PETRAC- CHI, 2000, 14-15) Gli “insorti” confondevano il sa¬ cro con il profano e richiedevano tra 1’altro il ripristino delFantico calendario romano/giuliano (due secoli dopo la sua abolizione, nel 1582, dal papa Gregorio XIII e quarant’anni dopo la sua intro- duzione in granducato), la sop- pressione del la messa in volgare, ecc. ed il ritorno di quella latina, incomprensibile per la stragrande maggioranza della gente. Ripristi- nata la festa del Sacro Cuore, rico- perte le immagini "velate", riprese le processioni proibite, ricostitui- rono le confraternite, rifiorirono le novene nelle parrocchie e nelle chiese, si rinnovarono le pratiche delle indulgenze. (ROSA, 1999, 120-121) Accanto alle rivendi- cazioni religiose per il ripristino degli usi e dei rituali, cosi come delle confraternite, si mescolaro- no anche richieste di diminuzione del prezzo dei cereali e delfolio. (RUGGIERO, 2008, 52) Le au- torita esaudirono gli “insorti” in tutte le loro richieste in campo religioso, piu risultato di manipo- lazioni che di spontaneita, ripristi- nando il vecchio calendario e fa- cendo sparire il libro corale della messa nuova, ecc. (PACINI, 1997, 220; RUGGIERO, 2008, 52) “Fra la paura delFeversione e le mano- vre dei reazionari, sotto i colpi di plebi impoverite e fanatizzate si chiudeva in Toscana la stagione delle riforme”. (MANGIO, 1991, 52; PRATESI, 2009, 20-21) Con 1’abolizione delle riforme non sparirono, pero, le manifestazio- ni popolari legate alla carestia dei cereali e del pane (MANGIO, 1999, 86) e comunque non erano passate invano. Molte di queste istanze "eretiche" (messa in vol¬ gare, ecc.) come nota lo studioso del giansenismo mons. Benvenuto Matteucci (1910-1993), sarebbero passate nella costituzione liturgi- ca del Concilio Vaticano II (1962- 1965). (CINELLI ed al., 1989, 100 ) Cause matrimoniali competen- za dei vescovi La celebrazione del matrimonio, originariamente in mano laica, verso il XII secolo passo alla Chie- sa ma rimase essenziale il consen- so dei due coniugi e la consegna delFanello. (BERTINI CONID1, 992, 101) In seguito alle riforme leopoldine, in Toscana, le cause matrimoniali restavano di com- petenza dei tribunali vescovili, riportate alla giurisdizione eccle- siastica da Ferdinando III (gran- duca 1790-1799 e 1814-1824) e le cause riguardanti “la fede e li sagramenti” le sacre funzioni e le altre obbligazioni o diritti annes- si al sacro Ministero ed in gene- re tutte le altre cause di loro na¬ tura spirituali ed ecclesiastiche”. (FABBRI, 1995, 310) Solo du- rante 1’occupazione francese, con il codice Napoleonico nel 1808, venne introdotto il matrimonio civile. Questo ruppe la tradizio- ne secolare che rendeva il matri¬ monio celebrato in chiesa valido anche civilmente. (PETRACCHI, 2000, 43) irsretto Viucn S-vmrtuc. cjuc .1 ,-htoi-c ' ociVmb.ibcii tc .muvp "ccuciudt d\vi r ?Aud«»i»‘ \ »pum crmlhii ct~ dicituj.-- Vaticano - Il libro dei giuramenti dei giu- dici di Sacra Romana Rota, il piu alto tri¬ bunale d’appello per cause civili e penali della cristianita (1508-1690). Tratto da Medioevo 2012/7. Questo tribunale me- dioevale, eretto nel 1331, fungeva ordi- nariamente da istanza superiore del grado di appello presso la Sede apostolica per tutelare i diritti nella Chiesa. Esso rimase 1’unico competente per le cause di annul- lamento di matrimonio in Italia, con di- verse parentesi nel tempo, fino agli anni ’70 del secolo XX. Ud u g S t ( f I - I 03^ LE MODIFICHE DIOCESANE ^«3 NEL SETTECENTO £L T *?'. “ - Toscana politica nel 1778. Cartina: ASF, Segreteria del Regio Diritto 4684-19, 1778. (sotto) Cortona - Carta topografica del territorio di Cortona con la sua popolazione nel 1784. Cartina: RAT PETR Leopold, ms. 34 (allora 35), c. 203r. CARTA TOPOGRAFICA a t t Ttnirotio DlCORTONA UtHntat* in feccia Jel /nego - - - ——-— FOPOl AZIONE DfcL CORTONESE IN QUEST' ANNO In Citti..**■ u » a e* I 4 I In Campagn*..i Totile j .49 i Nati in j. ..j j Morti in 5. ..j U Popolazione c crcfciut* nel fuildetto ccmpo di aniir.c . - ; I.ongiradiiie di Coitoaa r.ci.G. s 9 . «n. j), j Laiitodine.G. 41 - «• >*• j J Picvc * Cur» CMijtij Ktrtnti*/ ji 47J tl tmjt Le riorganizzazione diocesana nel secolo XVIII Nella geografia ecclesiastica della Toscana settecentesca, le diocesi erano 19, scese a 18 nel 1772 con Tunione di Pienza a Chiusi, ma risalite al livello precedente con Tistituzione della nuova diocesi di Pontremoli nel 1787. La Toscana era una delle quattro zone in cui si articolava la regione conciliare “Italia media” a seguito della lenta evoluzione delle 12 diocesi del X secolo: Cortona, Arezzo, Chiusi, Sovana, Siena, Fiesole, Firenze, Pistoia, Volterra, Lucca, Piša, Mas- sa (Marittima); tutte direttamente soggette alla Santa Sede, con l'ec- cezione di Massa, suffraganea di Piša. In quest’epoca si presentava con la seguente struttura: 3 sedi metropolitane con 10 suffraganee toscane, Firenze con Sansepolcro (17-19.000 anime), Colle, Fieso¬ le, San Miniato, Pistoia e Prato; Siena (16.000 anime nella citta e 20.000 nelFarcidiocesi) con Chiu¬ si, Grosseto, Massa e Sovana; Piša con Pontremoli e (nominalmente) tre diocesi corse (Ajaccio, Aleria e Sagona), e 8 diocesi direttamen¬ te sottoposte alla sede romana: Arezzo (con le sue 100.000 ani¬ me, comprese le 7.000 della citta), Cortona (16.000 anime), Montal- cino, Lucca, Montepulciano, Pien¬ za, Pescia (30.000 anime con 450 religiose agli inizi del sec. XVIII) e Volterra. (TOCCAFONDI, 1991, 77; ROSA, 1999, 105) (pagina accanto, sotto) Le diocesi di Chiusi e Pienza nel 1778. Cartina: ASF, Segreteria de! Regio Diritto, 4684 -19. Le modifiche diocesane nel Settecento 263 ' 1 '■vrc/i/Zj’u J - frfMA Gfrfor/Ai — . *’“• 'to.jrptu '/ttf/f/rrrt frtfoirut&Jaf/iettiMar ‘ tino/tr//! a/MVrA/mdv > Jr#//j $,////• st/s i V c. . dx > /. '"Afrzr/, aj. - (t/iW/// frt/0Ar//ia/> Jerinih .. tzsr/f/a ' r;//y hr/^r/ntj, f *” a W*46*67Art/l/f/lh' L fcAiCrSfm&M. [• y* ( 2 ** Meiajpfstr&rs/M) lil. ‘A-,. AzA* ✓ ■ '/ n ,\•f/f/aj/fa} 4 S , ./ " /W K>Ar»ajs/ *> /**}*'■<**■ l//*St£)a/Zv£n /3 &*»/**,*• fer"— , d''"^ V/(V • • / '/A 4 ? f A’4rA/'i tf/r/r //trt// Toscana - “Carta della Toscana dove si vede contrassegnato il Circondario delle Diocesi che sono nella medesima”. (1777 c.) Cartina: /IS/*" Consiglio di Reggenza, 264 c. II divario tra Tautorita politica e Mučila diocesana A causa dei grandi cambiamen- ti politici, prodottisi negli ultimi due secoli in Toscana, i confini politici non coincidevano piti con quelli diocesani, sia alTinterno dello stato sia con gli stati esteri. Per porre un rimedio alla discre- panza tra il potere politico e quello ecclesiale, furono riorganizzate le j%Tihfif/ 2 fMč 7 x WSM» j>Zr Ss/''?fatb/Mu/Zca Asci a no sirr/r? a rp. JcZ?//// 7 /sy \ i \c/gna/ia jfofi mcorrteitfo a Ž^ZffZ^TZ/ r /2 / ""Je* 'riEA r Zri 'ZHBSF. M ‘ fu/OKs 'rta/l c 'cz/s/tal/. Aaitipfi UU/SI • Stt 7 ////l-/> Trč/rtia/?!?. ■ /Tbrtfc P £ <7 iar /7 264 Atlante storico delle diocesi toscane /*■ . % \JJielta/xiiione\ IjJic/i iarajone J' Pienza - Diocesi di Pienza (compresa entro le linee di cinabro) negli anni 1774-1784. Cartina: Tavola topografica della diocesi di Pienza avanti il 1774, e presente, e del soppresso vicariato di detta citta. SUAP RAT, ms 39 (allora 40). (sotto) Pietrasanta - II territorio di Pietrasanta e di Lunigiana suddivisi ecclesiastica- mente. Pianta della diocesi di Luni-Sarzana. Cartina (1770 c.): Firenze, ASF, Miscel- lanea di Piante 774s. circoscrizioni ecclesiastiche inter¬ ne nel granducato di Toscana. Una parte del territorio del granducato dipendeva ecclesiasticamente dal- le diocesi poste negli stati esteri e nello stesso tempo aleuni vescova- di toscani si estendevano sulle par- rocchie oltre i confini politici. Sul territorio granducale si registrava in effetti l'”intrusione” di ben 13 vescovadi esteri; le quattro diocesi della Romagna: Faenza; Bertino- ro (Castel delFAlpi, Premilcuore, Rocca San Casciano); Forli (Do- vadola, Castrocaro, Terra del Sole vedi cartina, p. 327); Imola (San Benedetto in Alpe, Tredozio); Sar- sina; Citta di Castello (Rassinata TA OKI,l„\DIOCESI , Ul I.llNJ ir iSARZANA \ e Sorbello, vedi p. 224), Bologna (Sambuca, Bruscoli, Pietramala e Cavreno), Citta della Pieve (Cam- porsevolli, e Santa Fiora); Acqua- pendente (Capalbio e Manciano), Montefeltro, Lucca, Abbazia di S. Ellero (Santa Sofia in Marecchia) e Abbazia delle Tre Fontane (Orbe- tello ecc.), nonche di diverse giu- risdizioni abbaziali nullius, mentre assai meno numerosi erano i časi di estensione sui territori esteri delle giurisdizioni vescovili tosca¬ ne. In una prima fase, dal 1773 al 1777, il problema venne affrontato battendo i classici canali diploma- tici: si avviarono, con la corte ro¬ mana, pratiche dirette ad ottenere la sottoposizione dei vescovi esteri al regio exequatur (1773), fu eretto un nuovo vescovado in Pontremoli (1787), furono ripartiti, tra le dio¬ cesi esistenti, aleuni territori sot- toposti a quelle estere, offrendo in cambio permute e indennizzi. Per eliminare queste incongruenze tra il potere statale e quello diocesano furono concordati con i vescovati negli stati limitrofi aggiustamenti dei confini diocesani per portarli sui confini statali. La riunificazione della diocesi di Chiusi con quella di Pienza - 1772 Il 17 giugno 1772, il papa elemen¬ te XIV (1769-1774) stabili la riu¬ nificazione (aeque et principaliter) tra le diocesi di Chiusi e Pienza (alFepoca senza vescovo). Da al¬ lora il vescovo di Chiusi ebbe an- che il titolo di vescovo di Pienza. (BARNI/BERSOTTI, 2000, 24) II ridisegno dei confini tra le dio¬ cesi di Siena, Montalcino, Pienza e Chiusi - 1772-89 Con lo stesso provvedimento del 17 giugno 1772 (unione tra Chiu¬ si e Pienza) il papa Clemente XIV ridisegno i confini tra le diocesi di Le modifiche diocesane nel Settecento 265 Siena, Montalcino, Pienza e Chiu- si. La diocesi di Pienza cedette a Siena la parrocchia di Percenna, sulLappartenenza della quale era sempre esistito il dubbio. (GUIDI, 1942, 369; SCHNE1DER, 1975, 93) Pienza cedette a Montalcino: Montegiovi, Campiglia d’Orcia, San Quirico d’Orcia, Vignoni con Bagni e Rocca d’Orcia. Chiusi ce¬ dette a Montalcino: Monticello, Montelaterone, Castel del Piano e Arcidosso. In pratica, dunque, vi fu un ulteriore smembramen- to della diocesi di Chiusi a favore soprattutto di Montalcino. (BAR- NI/BERSOTTI, 2000, 24-32; REPETTI) Con breve di Pio VI (1775-1799) del 5 luglio 1789, la Pieve a Salti, gia diocesi di Pienza, fu anch’essa aggregata a Montalci¬ no. (TOCCAFONDI, 1991, 316) La soppressione della nullius di Šestino - 1779 Fino al 1779 la pieve di San Pan- crazio di Šestino ebbc una propria autonomia e 1'arciprete esercito una giurisdizione di tipo episco- pale sulla chiese del territorio. AlFinvito del granduca Pie- tro Leopoldo (1765-1790), il 14 aprile 1779, il papa Pio VI sop- presse 1'arcipretura "nullius dio- ecesis" di Šestino, che venne aggregata al la diocesi di Sanse- polcro. (AGNOLETTI, 1974, III, 32, vedi p. 222) La diocesi di Pescia s’ingrandi- sce con Massarella ed Altopascio ~ 1785/1786 Nel nuovo disegno generale dei confini diocesani del granducato, Pistoia ottenne alcune parrocchie dalla diocesi di Bologna nel 1785.” Nello stesso tempo essa dovette, pero, cedere in cambio delle chie¬ se acquisite nel Capitanato della Montagna pistoiese, la pieve (en- clave) di Massa Piscatoria (fin’al- 01 oam iCettrsni. Anttar$anah V rrr Co,,t * r X I / 'p*, Csitjfndu* %, r* I Ortn*»n§ $j I * * { . Mo/snana, S' AvcC/|HOx " Catomin/ f S An&rra * Vtrgarjoh TrMdthcO % tS ^ L afhnii , 'w«» tAr,4»o,t x, 't \ *** r 9+y* Cor ^ hs llogp* ' r '”9 ,>9 t L ur ignana t // 4 . I jL 't'*/ \ \ii*nti trsno / T**' ferm JrrnmaS t a Oiomno i .S. Antano ^ I **lfl 1A021» no lCorrih, . cJr-u 'i &Oryo i Ahttmm f K x V .Diacimo * Lughano rs v *«„/ '"l C or siani t Serrs S. A ni s no Varhn& Con* a Ur aA«//« ^Ji Branco^ tt°” tDsSc* Vili jMaHu t SA-tomo 1 'diCo mf L uprli czzano * •£ PIŠA Piša - arcidiocesi di Piša (particolare) con le terre di Barga, Pietrasanta, Massaciuccoli e Ripafratta (cerchio giallo). Cartina (particolare): G1USTI/GUID1, 1932. In alto: Ri- pafratta sulTincisione d’Andre Durand, 1850 c. 266 Atlante storico delle diocesi toscane O Borghi e castelli feudali • Citta fondate nel sec. Xl(l O Scali marittimi Principali centri del Capitanato ^ d« Pietrasanta ' 'i Principali strada medioevali i , ' , ■! Estensione delle paludi prima “—della bonifica (XVIII-XIX secolo) ( 1862 ) Ferrovia a data costruzione Situazione territoriale nel '500 : I- 1 Capitanato di Pietrasanta l-' (Granducato di Toscana) I 1 Granducato di Toscana I I Repubblica di Lucca I I Ducato Estense ; Principato di Massa 0 5 10 km Pietrasanta - divisione politica del terri- torio. Cartina: Citta da scoprire, 1984 II, 10 . (sotto) Seravezza in un’incisione di Terre- ni, A., 1817, BNCF - Palat. C.B. 4.5 bis. lora circondata dalla diocesi di San Miniato) alla diocesi di Pescia. (Pi- stoia, 1999, 23 e 161) Quest’ulti- ma ottenne, nel 1786, pure Altopa- scio fin’allora parte della diocesi di San Miniato. (BIAGIOTTI/COT- TURI, 1991, 75) Limite sulLArno aggregata alla diocesi di Firenze - 1786 Dopo la modifica del corso delLArno, nel secolo XVII, la par- rocchia pistoiese di Limite sulLAr- no rimase tagliata in due parti dal fiume. II 2 gennaio 1786, visto le difficolta dei parrocchiani sulla si- nistra del fiume, il vescovo pistoie¬ se de’ Ricci decise, “Per il miglior sistema dei circondari della diocesi che la popolazione di la dali’Arno sia avulsa, e staccata da quella, ed aggregata alla diocesi fiorentina”. (PACINI, 1997, 147) La permuta di parrocchie fra Fi¬ renze e Fiesole - 1785-98 Nel 1795 fu fatta, finalmente, una per¬ muta fra Firenze e Fiesole della par- rocchia di (S. Lucia di) Trespiano, che la diocesi fiesolana cedette a quella fiorentina, ricevendo in cambio la cura di S. Martino a Mensola. (REPETTI vol. 3 e 5 (vedi cartina, p. 37) Sambuca (pistoiese) unita alla diocesi di Pistoia - 1785 Il territorio pistoiese di Sambuca, con i cinque “quartieri” Sambuca, Campeda, Pavana, Frassignoni e San Pellegrino ed altrettanti auto- nomi comuni (MANNORI, 2003, 4), che apparteneva politicamente al granducato, mentre nello spiri- tuale faceva parte della diocesi di Bologna, fu unito alla diocesi di Pistoia nel 1785. Passarono cosi al vescovado toscano le chiese di Tor- ri, Pavana, Sambuca, Treppio, Fos- sato, Frassignoni e S. Pellegrini al Cassero, appartenenti al Capitanan- to di Montagna pistoiese. (PACINI, 1997, 148, vedi cartina, p. 104) Firenze riceve tre parrocchie di Bologna ed una d’Imola - 1785 Nel 1785, la diocesi fiorentina ri- cevette quattro parrocchie trans- appenniniche, tre delle quali (Bru- scoli, Pietramala e Cavreno della pieve di Monghidoro) furono stac- cate dalla diocesi di Bologna, e una a Piancaldoli da quella d’Imo- la. (ZAGNONI, 2005, 5) Tutte e quattro le parrocchie erano parte del granducato di Toscana per cui la modifica diocesana ebbe Luni¬ co scopo far coincidere le frontiere vescovili con quelle politiche. Lo scambio delle parrocchie tra Lucca e Piša - 1789 I problemi originati dallc sovrap- posizioni di giurisdizione tra l’ar- cidiocesi di Piša e la repubblica di Lucca furono risolti con la bol la di Pio VI del 18 luglio 1789, che sta- biliva la permuta dei territori gran- ducali di giurisdizione arcivesco- vile lucchese (pieve di Ripafratta e popoli del vicariato di Barga) con quelli lucchesi di giurisdizio¬ ne delLarcivescovo pisano (sette popoli del pievanato di Massaciuc- coli). (TOCCAFONDI, 1991,323; LALLAI 2015,18-19) Lucca cede a Modena la zona del Baccio - post 1781 Dopo una rettifica dei confini tra lo stato di Lucca e gli stati Estensi, in base alla quale nel 1781 la zona del Lago Baccio, appartenente al co- mune lucchese di Coreglia ma po¬ sta al di la del crinale appenninico, viene assegnata al comune estense di Pievepelago. In seguito vengo- no rettificati anche i confini delle diocesi di Lucca e di Modena, in modo che in questa zona raggiun- gano anche essi il crinale appenni¬ nico. (LALLAI, 2015, 18) Pietrasanta aggregata alla dioce¬ si di Piša-1787/98 Pietrasanta che fu attribuita, nel 1513, a Firenze, rimase anche dopo questa data divisa ecclesiasticamen- te tra le diocesi di Lucca e di Luni- Sarzana (dal 1787, Pontremoli). (REPETT1, vol. IV; BONDIELLI/ CARRARA, 5) II granduca volle, dunque, che il Pietrasantino, eccle- siasticamente diviso tra due dioce¬ si straniere, fosse alle dipcndenze della arcidiocesi toscana di Piša. In seguito ad una tale richiesta, il papa Pio VI, con due bolle del 1789 e del 1798, stacco le chiese che dipende- vano da Luni-Sarzana e da Lucca, e le aggrego alTarcidiocesi di Piša. (Mazzini, 1909, 16 ; burga- LASSI, 1987, 25; BONDIELLI/ CARRARA; MONACHINOed al., 1998, 188; LALLAI 2015, 18-19) Seravezza ceduta a Piša - 1798 Il vicariato di Seravezza appar- tenne alla diocesi di Luni-Sarza- n a fino al 4 luglio 1787, quando fu costituita la nuova diocesi di Pontremoli, alla quale furono at- tribuite anche le parrocchie lu- uensi della Versilia granducale. II 18 settembre 1798, con un ul- teriore assestamento giurisdizio- n ale, le parrocchie (ex lunensi) Seravezza - la strada da Cardo- so al Magazzino della Magona. Cartina: Pianta planimetrica del fiume Vezza di Agostino Forti- ni (1776). ASF, Magona del fer- ro, 1478, c. Nel riquadro: (da alto in basso) Apuane (La Pania, Monte Forato): Sera¬ vezza e il Pa- lazzo Mediceo, costruito negli anni 1561-1565. Incisione di Jan Jansson (sec. XVII); Forte dei Marmi nel 1850. (Archivio Stoli¬ co Comunale di Pietrasanta) 'J' ff/i J& \ J?j u nu r d- r V*,-,rvr. V fflaM f- V) v cvavVcv \ tuo -AiaV \ v '*///■/ MS r Stazzema - la pieve di Stazzema. Sul fondo la montagna, verso mare, con indicati i paesi di Pomezzana e Farnocchia. Cartina (particolare) sec. XVIII: Lucca, ASL. del granducato toscano venivano aggregate alParcidiocesi di Piša. Le parrocchie sottratte alla chie- sa lucchese ed annesse alla dio- cesi pisana erano Pietrasanta San Martino, Pietrasanta Santissimo Salvatore, Valdicastello, Stazze¬ ma, Retignano, Pruno, Pomezza¬ na, Farnocchia, Cardoso, in antico soggette alla pieve lucchese dei Santi Giovanni e Felicita di Val¬ dicastello detta anche di Massa di Versilia. (FRANCHI/LALLAI, 2000, II, 14; BURGALASSI, 1987, 25; BONDIELLI/CARRA, 5; TOCCAFONDI, 1979, 323) La permuta di Onano e Proceno (Stato della Chiesa) con Mancia- no e Capalbio (Toscana) - 1785 In campo ecclesiastico, per far coin- cidere i confini politici con quelli diocesani si decise la permuta di due localita granducali, parte della dio- cesi d’Acquapendente (Manciano e Capalbio), con due localita dello stato pontificio (Onano e Proceno) e parte della diocesi granducale di Sovana. NelPaprile del 1785, per ri- solvere questo problema, la diocesi d’Acquapendentc ottenne le parroc¬ chie di Proceno e Onano ed in cam- bio cedette alla diocesi di Sovana il territorio di Manciano e Capalbio. (CORRIDORI, 2004,412, 643) Sansepolcro e Bertinoro si spar- tiscono il territorio di S. Ellero a Galeata e di S. Maria in Cosme- din delTlsola -1785 Con breve del 14 maržo 1784 - che ebbe esecuzione solo nel 1785 - il papa Pio VI, d’accordo con Pietro Leopoldo, soppresse le due abba- zie riunite di S. Ellero a Galeata e di S. Maria in Cosmedin delFIsola, e aggrego al vescovado di Sanse¬ polcro tutte le parrocchie situate in territorio toscano, mentre le al- tre, poste nello stato Ecclesiastico, furono date al vescovo di Bertino¬ ro. Cosi tutta la “parte esistente in Toscana” dell’ex nullius (in totale 28 parrocchie) divento parte del vescovado di Sansepolcro, il cui vescovo assunse anche il titolo di “Grande abate perpetuo di S. Ellero e di S. Maria in Cosmedin dellTsola”. L’altra parte di S. El¬ lero (le dodici parrocchie site in Romagna) fu invece annessa alla diocesi del vescovo di Bertinoro, che divenne anche conte e marche- se di Voloppio, antico castello del monastero ilariano. (AGNOLET- TI, 1974, III, 76, 80-81) Dopo questa suddivisione rima- sero alcuni problemi. Ne scrive Agnoletti: “Fra le parrocchie ag¬ gregate alla diocesi di Sansepolcro ve ne sono quattro che hanno una parte della popolazione nello stato pontificio: S. Lucia a Santa Sofia, S. Paterniano a Raggio, S. Egidio a Crocedevoli e S. Maria al Pantano. Cinque sono le parrocchie unite alla diocesi di Bertinoro che hanno una parte della popolazione nello Stato Toscano: S. Maria in Civitel- la, S. Giacomo di Meleto, S. Maria di Bugiana, S. Martino di Collina e S. Lorenzo e Nicolo a Porcenti- co. La controversia si protrasse per decenni e finalmente, nel 1823 fu deciso di ‘lasciare le cose come sono’”. (AGNOLETTI, IV, 1975, 42-43; vedi p. 271) Le modifiche diocesane nel Settecento 269 Massa Marittima cede 1’isola di Capraia a Brugnato - 1791 II territorio diocesano di Massa Marittima, se si escludono picco- le variazioni lungo i confini vici- no a Monterotondo e alTodierna Niccioleta in favore di Volterra, rimase immutato nei secoli, fino al 1791, quando 1’isola di Capraia fu ceduta alla diocesi di Brugnato. A causa delle complicazioni con il vescovo di Luni-Sarzana lo smem- bramento di Capraia, sancito nel 1787, divenne esecutivo solo nel 1791. (FRANCHI/LALLAI, II, vol. IV, capitolo VI 2008, 151, n. 54, vedi p. 214) wf/r.\ m o ivu , ms* da (HKZZOCJOKNi Capalbio ed i suoi confini politici. Cartina (particolare): Bartolini, A. 1763. ASF. Nella Relazione della visita di Pietro Leopoldo del 1773 si legge: “Capalbio e situato sopra un monte in mezzo a vaste e foltissime macchie; e molto spopolato, luogo selvatico, isolato sui confini, povero ed abitato quasi tutto da banditi dagli altri stati. 11 castello fa 40 ani- me con una chiesa dove non ci si vede nessuno”. (ROTUNDO/MUSSAR1, 2012, 95) (sotto) Toscana - terre di Capalbio e di Manciano. Cartina (particolare): ASF, Consi- glio di Reggenza, 264 c. Nel riquadro: Manciano - il castello in una cartolina d’epoca. LMncongruenza tra il potere po- litico e quello diocesano dopo le riforme nel secolo XVIII Nonostante le riforme diocesane, con i rispettivi scambi delle par¬ rocchie tra le diocesi granducali e quelle straniere, rimasero alcune incongruenze tra il potere politico e quello diocesano. Per quanto ri- guarda le parrocchie situate in stati esteri ma sottoposte a vescovadi toscani, i časi si limitavano ai se- guenti: due parrocchie nello Stato Pontificio (Borghetto e Piazzano, ai confini con la diocesi di Perugia) sottoposte, tutfoggi, al vescovo di Arezzo; al contrario le parrocchie di Camporsevoli e di Piazze, fa- centi parte del compartimento are- tino ma dentro la diocesi di Citta di Castello (Perugia), fino al 1986; alcune parrocchie dello Stato dei Presidi sottoposte nello spirituale a Sovana (PorfErcole e Talamone) c a Massa (Portolongone); tutto il principato di Piombino, anch'es- so sottoposto alla diocesi di Mas¬ sa e Populonia. (TOCCAFONDi, 1991,77-78) Le parrocchie dell’ex-contea gran- ducale di Santa Fiora rimasero par- te della diocesi di Citta della Pieve (Perugia), fino al 1977, quando, fu- rono cedute alla diocesi di Pitiglia- no - Sovana - Orbetello. Fino al 1851, anno della costituzione della diocesi di Modigliana, quasi Pin- tera Romagna toscana rimase di vi¬ ša tra le tre diocesi straniere Forli, Bertinoro e Faenza. Quest’ultima conservo, fino ad oggi, le sue pre- rogative diocesane sulla citta to¬ scana di Marradi. II clero di Lucca perde i feudi Nel secolo XVIII, la piu grande modifica diocesana, fu nel 1727 Ferezione della diocesi di Pescia costituita con le parrocchie del granducato, ma parte della prela- tura nullius (direttamente soggetta alla Santa Sede). Gia nelFanno pre- cedente (1726) i vescovi di Lucca perdettero la giurisdizione tempo- rale sulle terre della cosiddetta con- tea vescovile (Diecimo e Moriano, Piazza e Sala di Garfagnana), che avevano ceduto alla repubblica di Lucca (le prime due localita) e, nel 1787, a Modena (le seconde due). In compenso per la prima perdita (la meta della cosiddetta Jura del vescovo) e qualche mese prima delFerezione della nuova diocesi di Pescia (1727), con bolla deli’ 11 „ * n -•, •> xs r ,'- V . ff •* ' O*C\^‘ r. ‘t*. , \ * L'* $ "V ft -^> •'• jTEl “ -K 1 X j) lij' >>’*’. *■) . . r-.itrs t/ J ^- v ' ,; J 4* , W \\( j *^ "'tfV #£*5žs.; "V** V 4 rV 5 ^ -* — yr\-\u /CtfM*. .' ' ' *r _ 4SSKL 'W-—f o/i 4 "'-•» rr» "L 5 •'•/«.« - **£<£> * 4 *p»s X** / N w J^S^- ' % : s^| ^^4£%pC“ rfer* „ ) sffifib&i. \"' >'*&,,' •**> '\A' * V i a /ji + “"*\v #•; ,^-fl v\ .«- x f glk -N J*/jw. **v * ..@"1 • ^\'^> 4*« '"■TOV - y Vi ^f' ijo . - ' iv " % jjf /• N ,jr'' S lUa*+\ ~*l r-j y ° - - ^ o />'■ <8 '‘X*.-'- V^SS^e ■ • . . \ Ar) j sr i. 3/3?r- w ^ -Stli />«**■ --- / »rifSte« ..^-~£--' s> ' •. /® ", Tmvvi r / s ™ y^ v j- ,-■% cljn -rf> / , «155 If^aSc "'•— ... v** i , •• '.,. v ’ ... r. lil J=ssw^?i cA ta a o 5 < k-5 d Q «//<« C.y /n ■ &.,/*■ J«, retc/u*/’*'. /fi.rC.'x/ttl/s Di JlialUl 110. 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In alto: lo stemma di Pe¬ scia (delfino incoronato) e quello mediceo (con le palle). pieve di Santa Maria sulla riva si- nistra del torrente Pescia, e 1'anti- co castello di Bareglia con il suo borgo, lungo la riva destra. II fiume che 1'attraversava portava lo stesso nome Pescia, insieme la univa e la divideva con i ponti del Duomo e di San Francesco. Pescia staccata dalla diocesi di Lucca -1519 Dopo Facquisto fiorentino di que- ste terre, nel 1339, i pivieri della Valdinievole e della Valleriana rimasero sotto un doppio potere: quello spirituale sotto la diocesi di Lucca, mentre dipendevano politi- camente da Firenze. Per rimediare a questa situazione il papa Leone X (1513-1521, ali ’anagrafe Giovanni di Lorenzo de' Medici), nel 1519, esento tali pievanie dalla giurisdi- zione del vescovo lucchese sotto- ponendole a quella del capitolo dei canonici della pieve di Santa Ma¬ ria di Pescia, elevando quest’ulti- ma a prelatura nullius (di nessun I PESCIA vescovo e direttamente soggetta alla Santa Sede). (PALESE ed al., 2003, 128) L’istituzione della diocesi di Pe¬ scia - 1727 Passati oltre due secoli dal distac- co di Pescia dalla diocesi di Lucca, il 17 maržo 1727 Benedetto XIII (1724-1730) elevo la prelatura nullius a cattedrale e il proposto a La Valleriana lucchese (ASL, Off. Diff. Conjine, 571, n. 130). (sotto) Pescia - la diocesi di Pescia e la sua orografia. Cartina: ASF, Piante dei Capitani di Parte Guelfa XXI,13. La piantina (1777 c.) presenta un difetto nel senso che attribui Altopascio alla diocesi di Pescia, cosa avvenuta, pero, solo nel 1784. Vedi cartina della diocesi di San Miniato, dello stesso autore e dello stesso periodo (p. 271). O Zn/uPtA 'Pj/j/žA vN '£jr/a^SUl ’. Mj 'Pu/r/ssV/a 25es L 'C m" \syf-k O > MO tiili r «V-* - r/V *«*čr 3o/p/a° '• ♦ _ JJergrohuat'#/ -.. A j C- ari p>z/,f f' O ABITO (pEI/LE (CONTA-IMCN^ p // , ‘ rp: j / d/)',, € C L ,2 C r .„ q..y Pescia - abito delle contadine “montigia- ne e pianigiane”. Incisione di Bicci, 1796. II numero dei conventi era in co- stante aumento e gli ultimi furo- no edificati tra il 1722 ed il 1725. (MARI, 2007, 134-135) Fino al 1739, le ragazze entrate nel mona- stero di S. Marta come educande erano delFeta che variava da un minimo di quattro ad un massimo di trenfanni. (PERA, 2007, 68) La diocesi di Pescia con 30.000 anime contava 450 religiose agli inizi del sec. XVIII. (ROSA, 1999, 105) La diocesi di Pescia si estende su Altopascio e Massarella - 1784/1785 Nel 1784 fu ceduto al vescovado pesciatino, da parte dalla diocesi di San Miniato, 1’Altopascio, fa- moso per il suo ospizio per i pel- legrini sulla via Francigena. (DAL CANTO, 1974, 142/46) Sempre nel quadro delle riforme diocesa- ne venne rogato, il 9 aprile 1785, 1’atto con cui la diocesi di Pistoia cedete a quella di Pescia la par- rocchia di Massarella. (RAUTY, 1999,33) Vellano Montecarlo Pescia Uzzano 10 11 -G3 Borgo Massa 013 Buggiano C12 t Montecatini Alto 014 Pescia - i quattordici monasteri prima della loro soppressione nel sec. XVIII. I nu- meri indicano 1’appartenenza monastica, qui non riprodotta; linea grossa = torrenti; linea tratteggiata = strada. Cartina: Zarri, 2007. Nel riquadro: (in basso) Montecatini in un’incisione di A. Terreni, 1802. La localita passo alla storia per la disfatta che su- birono i guelfi toscani (Firenze), il 29 agosto 1315, contro i pisani; (in alto) I monaci e le monache. Tratto da un sermone di Bernardo di Chiaravalle, stampato a Firenze dalleditore pesciatino Piero Pacini, 1495. Fonte: Quelli con Pescia nel cuore. (sotto) Pescia ed il confine con Lucca. Cartina: P. Moretti, 1783, ASF. MAPPA GENERALE utrnite. chc cer,frim alfe Stelo dihutojlodt/ra. ifnMilt luOoftuiC diffmihtrrt tir/. °unr.r. var, Jaltn. '.rihta/i .ut/lt MemltMfbdult di Šteto i — - VPTJma 'isnviA' noc\\E 'sann 1 jvORNI fniOUit \swc\miu. SbPD > j cr.is os : ^ \ \/2Tn 'fl u i ,a ‘ X-(tun- )$U)frjjALfL MONTE OLIVETO MAGGIORE - ABBAZIA NULLIUS m Monte Oliveto Maggiore - cartina (parti- colare) GIACHI, L. (1795); nel riquadro: l’abbazia, tela (particolare) di Moller F., Buonconvento Percenna, Chiesa di San Lorenzo (sec. XVIII). Tratto da: RESTI, 2007, 32. A sinistra: il monaco oliveta- no Franco Ringhieri che tiene in mano un teschio. (affresco nel monastero di Sant’Andrea a Volterra) La presenza di un teschio, simbolo della caducita della vita ed evidente segno di malinconia e malessere esistenziale, divento un’osses- sione dei dipinti d’epoca. (SEBASTIANI, 2013, 71) Sulla tela “il pastorale, simbolo della dignita abbaziale, e scivolato a ter- ra, trasparente metafora della vanita degli onori mondani di fronte al destino che tut- ti ci attende”. (CIARDI/LESSI, 1989, 23) (sotto) Monte Oliveto Maggiore in un di- pinto del 1909. Monte Oliveto Maggiore - Abbazia Nullius 279 Monte Oliveto Maggiore - Liberale da Verona, Antifonario U (1467). Chiusi, Museo Diocesano detla Cattedrale e cu- nicoli etruschi. Le origini delEabbazia di Monte Oliveto Maggiore - 1313 delFabate si estendeva alla chiesa, al monastero ed alle persone ivi di- moranti: monaci, oblati, inservien- ti laici. Gli atti delFabate come ordinarius loči furono registrati nel Libro Nullius di Monte Olive¬ to Maggiore, manoscritto del sec. XVIII, conservato nelFArchivio storico delEabbazia, insieme alla bolla pontificia. (MONACHINO ed al., 1998,221) Monte Oliveto Maggiore dopo il 1947 Dal 1765 fino al 1947 1’Abbazia non aveva parrocchie dipendenti. (ANONIMO, 1995, 377) Solo nel secolo XX (1947,1963,1975) sono State aggregate alFAbbazia alcu- ne parrocchie rurali della diocesi di Arezzo e di Chiusi-Pienza. Pio XII con la bolla Nullus hominum ignorat, del 1° maggio 1953, eri- geva il capitolo dei canonici nella chiesa abbaziale. (MONACHINO ed al., 1998, 221) Monte Oliveto Maggiore ha da sempre goduto di uno statuto speciale (STRAFFI/ MERCANTI, 2011, 156) e l'abba- zia territoriale e tutt’oggi una sede della Chiesa cattolica immedia- tamente soggetta alla Santa Sede, appartenente alla regione eccle- siastica Toscana. Essa comprende 4 parrocchie site nel comune di Asciano: Santa Maria di Monte Oliveto Maggiore, San Florenzo a Vescona, San Giovanni Battista a Pievina (gia aretina, aggregata nel 1963), San Michele Arcangelo. (TAFI, 1998, 257) Nel 2007 con- tava 480 battezzati su 480 abitanti. Seguaci delFordine dei benedetti- ni, gli olivetani fondarono il loro monastero nel 1313. Il beato Ber¬ nardo Tolomei (1272-1348) costi- tui una comunita religiosa con il notne di Congregazione di Santa Maria di Monte Oliveto, sulFomo- nimo monte a meta strada tra Siena ed Arezzo. Nel 1319 la fondazione ricevette 1'approvazione dal vesco- vo di Arezzo Guido Tarlati e venne inserita nella regola benedettina; l'anno successivo inizio la costru- zione del monastero e nel 1344 la Congregazione olivetana ricevette la conferma da papa Clemente VI (1342-1352). I suoi membri si de- dicavano principalmente alle arti al servizio della liturgia. A meta Seicento c’erano sei monasteri olivetani in Toscana. (POLONIO, 1972,369-420) Monte Oliveto Maggiore eretto •n abbazia nullius - 1765 Con la bolla del 18 gennaio 1765, Monte Oliveto Maggiore fu eret- to in abbazia nullius dal papa Cle¬ mente XIII (1758-1769), senza cura pastorale. La giurisdizione Non te S. Soi rpl.OLIVETl} mm #ggiore ■Smnconvenio 'rvL^iPiENz^ Monte Oliveto Maggiore - 1’Abbazia nullius e le diocesi circostanti. Cartina (partico- lare): Annuario delte Diocesi dltalia, 1951. Nel riquadro: Monte Oliveto Maggiore - “Come S Benedetto ottiene farina in abbondanza e ne ristora i monaci”, affresco di Lucca Signoreli (1499-1502). LA DIOCESI Dl PONTREMOLI Pontremoli - Incisione: Antonio TERRENI, 1817, BNCF - Palat. C.B. 4.5 bis. La fondazione della diocesi di Pontremoli -1787/97 Tra i secoli XI e XIII si evidenzio attorno agli enti ecclesiastici pon- tremolesi un incrociarsi di diverse forze con interessi spesso contra- stanti. Una di queste fu costituita dalle abbazie che avevano a Pon¬ tremoli i loro beni, due di queste erano infradiocesane, Brugnato e Aulla, le altre erano extradiocesa- ne: Leno, Parma, Altopascio e il Tino che, nel 1133, entro a far par- te della diocesi di Genova. (BAL- DINI, 1980, 207) II primo tentativo di elevare Pon¬ tremoli al grado di citta e di co- stituirvi un vescovato, smembran- done il territorio dalla diocesi di Luni-Sarzana, risale a Galeazzo Maria Sforza (duca di Milano, 1466-1476), intorno al 1475, al quale si oppose la signoria di Fi- renze, in quel momento padrona di Sarzana. (SFORZA, 1904, I, 447; GIULIANI, 1982, 230, n. 19) La diocesi di Pontremoli (Apua) fu eretta il 4 luglio 1787 con bolla pa- pale, riformulata il 12giugno 1797, in ordine alla dignita del capitolo, (FABBRI, 1995, 307) ricavan- done il territorio dalle diocesi di Luni-Sarzana (122 parrocchie) con Faggiunta di tre parrocchie della diocesi di Brugnato (Pontremoli- San Pietro, Teglia e Zeri, tutte e tre parte del Vicariato di Pontremoli). (FRANCHI/LALLAI, 2000, 322; MONACHINO ed al., 1998, 200) La nuova Chiesa, con la cattedra- le di S. Maria del Popolo, nacque dalFunione di quei territori che erano gia soggetti spiritualmente ai vescovi di Luni-Sarzana e di Bru¬ gnato, ma che dipendevano politi- camente dal granducato di Tosca- na. Nella bolla il pontefice riservo proprio al granduca di Toscana il diritto di indicare i vescovi che sa- rebbero stati nominati. (GRECO) Il vescovo di Luni-Sarzana Cesare Lomellini (1757-1791) non si ras- segnava alla perdita delle sue 122 parrocchie e poiche era vecchio, il granduca, temendo che questo dolore potesse portarlo alla tom- ba, decise di ritardare “in effet- to” 1'operazione. (RIPARBELLI, 1973,219) Cosi, il primo vescovo Geronimo Pavesi (1797-1820) venne nomi- nato solo nel 1797 mentre la dioce¬ si divento suffraganea delfarcidio- cesi di Piša nel 1787. (FRANCHI/ LALLAI, 2000,1, 147) Lunigiana - Lunigiana con i feudi di Malgrate, Licciana, Madrignano, Calice e Veppo e le strade che passano in Lombardia. Cartina del 1767. (sotto) Pontremoli - II vicariato di Pontremoli in Lunigiana con i feudi di Castagnetoli, Mulazzo, Groppoli, Montarese (odierna Montereggio), Calice. Cartina: MOROZZI, F., 1779. SUAP RAT, 171. 4 / -Tl. /t\ o La popolazione ed il clero di Pontremoli - secolo XVIII A proposito di queste terre, il gran- duca Pietro Leopoldo, nella sua Relazione sul governo della To- scana (1790), scrisse: “Il popolo in genere e ignorante, moltissimo ma¬ teriale, grossolano e dedito al vino ed alle risse, ed armigero, in specie nelle ville vicine ai feudi e confini e nella valle di Zeri e Rossano. I preti, poi, dei quali vi e un nume- ro eccessivo, sono ignorantissimi, molti anche di cattivi costumi, e fanno tutti i mestieri piu vili, come sarebbe il vetturale, 1’andare a opera, etc. e non pensano che a far quattrini. Per queste ragioni, fino da molti anni si cercava di stabi- Hrvi un vescovado, giacche i due vescovi di Sarzana e Brugnato, delle cui diocesi sono, non vi pen¬ sano mai e non pensano che a fare fiuattrini e fanno guadagnare alle loro curie, ordinando per quattrini“ Passando agli esami di confessio- n e, etc. tutto per quattrini, essendo tutti senza istruzione, senza libri, ed in conseguenza il popolo non pud essere istruito”. ^ Pl ANT A * DELI^i Dl O Cii S I D I PONTREMOLI p oryo/tC' .tet brana to < ii Putrvjanta jc>jnato latern-A dp/tar/fait. a/Ja VeH etfl JJiut/rrmo/i. Pontremoli - Pianta della diocesi di Pontremoli con ducato di Massa, Minucciano (lucchese) e Capitanato di Pietrasanta (prima della cessione di Seravezza, ecclesiasticamente pontremolese, alParcidiocesi di Piša). Cartina: Luigi Giacchi, 1795. SUAPRAT, 143. Pontremoli - II monastero dei cappuccini a Pontremoli nel 1861. Incisione d’epoca. LMngrandimento della diocesi di Pontremoli - 1854/55 Nel 1847, dopo 1’aggregazione di Pontremoli al ducato di Parma e Piacenza la diocesi di Pontremoli fu ingrandita, con un decreto della Sacra Congregazione Concistoria- le del 9 agosto 1854, con altre tre parrocchie (Albareto, Baselica e Valdena) site nelPalta Val di Taro e appartenenti politicamente al du¬ cato di Piacenza. Nel 1855, anche il vicariato di Gotra con 1’omoni- ma parrocchia e quella di Buzzo, furono assegnate alla diocesi di Pontremoli. (FRANCHI/LALLAI, 2000 I, 12-13 e II, 323-325, vedi p. 326) 1 LA TOSCANA DURANTE IL PERIODO FRANCESE -1796-1815 CONFINI DAL 1738 (PACE Di VIENNA) AL 1796 CONFINI DAL 1796 (PRIMA INVASIONE FRANCESE) AL 1799 CONFINI DAL 1801 (TRATTATO Dl FIRENZE) AL 1805 * BOLOGNA RA VEN S A ® CHIESA ’ORU Piitoiao Pittou O Pistoia Pi«tr»l Pralo LVCCA 1AJCCA LIVORNO. LIVORNO I LIVORNO AREZZO Portofjrri /. D-ELBA, SCBltZO nf t SmU n«l r»ppyrto di 1 a 1.600,000 Toscana- schizzi dei confini settentrionali ed occidentali dal 1738 al 1805. Cartina: GIORGETTI, 1916. Liberte, Egalite, Fraternite - os- sia la rivoluzione francese - 1789 H motto della rivoluzione francese era Liberte, Egalite, Fraternite, os- sia liberta, uguaglianza, fraternita, un ideale nel quale molti avevano creduto e non pochi anche segui- to durante la sua realizzazione. In nome di questo “idealismo” (rivo¬ luzione) si compirono, pero, aber- fazioni su larga scala. Nel 1789 in Francia, furono aboliti i privilegi del clero, nazionalizzati i beni ec- clesiastici, con vescovi e parroci eletti dal popolo, senza alcuna con- ferma da parte del pontefice. Ne- gli anni successivi, la rivoluzione divento una vera apocalisse. Cosi, dal 2 al 7 settembre 1792, al segno dato dalla campana, le prigioni - Piene dei detenuti “politici” - fu¬ rono invase da bande di sicari che compirono un atroce macello. Le vittime ascesero a 12.000 circa, tra cui quasi 400 preti e tre vescovi. L’orrendo spettacolo di Parigi fu ripetuto, piu o meno, anche negli altri dipartimenti. (PIRR1, 1936, 708) Erano tempi, durante i qua- li, secondo un filosofo francese, “la nobilta delFaristocrazia fu so- stituita con la nobilta degli assas- sini”. Innocenti scrive: “A Roma Elba - Portoferraio, sbarco degli inglesi nel luglio del 1796. Stampa del secolo XIX. 284 Atlante storico delle diocesi toscane Ferdinando III nella sua biblioteca. Dipin- to di Joseph Dorffmeister (1797). si era adeguatamente consapevoli delle ragioni sociali, politiche ed economiche che avevano deter- minato la rivoluzione francese ed alcuni ecclesiastici ne discussero anche in argomentate pubblica- zioni contemporanee agli eventi di oltralpe; ma si era altrettanto con¬ sapevoli delfempieta della ispira- zione culturale della rivoluzione. E se Napoleone Bonaparte (primo console 1799-1804 e imperatore 1804-1814 e marzo-giugno 1815) ammetteva che ‘1'epoca della rivo¬ luzione era la stagione del delitto e del genio', non si potra far torto a Roma d'aver visto il genio al ser- vizio del delitto”. (INNOCENTI, 1973,345) Le prime occupazioni straniere in Toscana -1796 Nel giugno del 1796, con il con- senso del granduca Ferdinando III, le truppe francesi occuparono Li¬ vorno per impedire 1’accesso del porto agli inglesi. A luglio le trup¬ pe inglesi, in guerra con la Fran- cia, sbarcarono a Portoferraio/Elba (granducale) e occuparono l'Elba (principato di Piombino), cui segui la preša di Piombino a settembre. L’occupazione inglese duro circa un anno, finche nel 1797 le prote¬ ste del granduca presso i governi di Londra e Parigi ottennero 1’eva- cuazione delle truppe straniere dai due presidi. Il periodo di Napoleone in Italia -1798-1815 Una volta portata a termine la ri¬ voluzione in Francia, si comincio ad esportarla in altri paesi europei. L’esercito francese occupo Roma, il 15 febbraio 1798, saccheggian- do i tesori del Vaticano e dei musei romani. Il 20 febbraio, papa Pio VI (1775-1799) venne deportato a Siena, sotto la custodia del grandu¬ ca Ferdinando III; in seguito ven¬ ne trasferito alla certosa di Firen- ze dove rimase prigioniero per sei mesi. Nella primavera del 1799, venne trasportato in Francia dove morira, in arresto, il 29 agosto successivo. Sin dalla fine del Set- tecento, il governo francese sotto- pose, con le armi, la penisola itali- ca a ripetuti terremoti politici, dai quali nacquero ducati, repubbliche e regni. Tutti questi stati fantocci furono governati sia dai parenti di Napoleone sia, direttamente, da questo autoproclamato imperatore. Firenze - 1’esercito dei “viva Maria” alle porte di Firenze, nel luglio 1799. Incisio- ne del 1799. La Toscana durante il periodo francese - 1796-1815 285 ”Albero della liberta”, simbolo della rivo- luzione francese, contornato da cadaveri, fatto altrettanto emblematico delle rivolu- zioni. Incisione d’epoca. I francesi occupano la Toscana - 1799 1112 maržo del 1799, la Francia di- chiaro guerra anche alla Toscana. Ne segui 1’occupazione francese del granducato per cui, il 27 maržo del 1799, Ferdinando 111 (grandu- ca 1890-1799; 1814-1824) fu co- stretto ad andarsene, rifugiandosi a Vienna. (CIUFFOLETTI, 2008, 25) 1 “liberatori” usarono la Pe- nisola, cosi come la Toscana, per finanziare la Francia e la guerra, con ruberie, prestiti forzosi e con- fische dei “beni nazionali”. Anche se 1’occupazione francese del 1799 duro pochi mesi, dal maržo al lu- glio, si rivelo molto onerosa per i beni ecclesiastici. Furono confi- scati conventi e tenute, spesso mai piu restituiti. La reazione dei “viva Maria” mise in fuga i francesi, ma Per poco, perche poi ritornarono. Inizio cosi 1’epoca dei cataclismi napoleonici che trascino le terre toscane in una storia ingarbugliata, “spiegabile” solo con i capricci del suo protagonista, tanto ambizioso quanto imprevedibile e sanguina- rio. La reazione antifrancese dei “Viva Maria” -1799 Il movimento Viva Maria fu una delle insorgenze anti-napoleoni- che scoppiate in Italia fra il 1799 e il 1800, generalmente conosciute come sanfediste. Ebbe come suo teatro principale la citta di Arezzo e la Toscana, ma si diffuse anche nei territori limitrofi dello Stato Pontificio. Preti, monaci, ma an¬ che qualche nobile locale, guida- rono questa resistenza antifrancese che assunse il carattere sanfedi- sta (“Viva Maria”) e legittimista (“Viva Ferdinando”). Armata di forconi, roncole e fucili, la Santa Annata avanzava con il favore po- polare, abbattendo gli “alberi della liberta” e dando la caccia ai fran¬ cesi e ai giacobini, assimilati ai si- gnori. I128giugno 1799 fu occupa- Evviva Maria negli anni 1803-1809. Car- tina: Quaderni padani, maggio-giugno 2000, anno VI n. 29. (sotto) Italia - la Repubblica Cisalpina in una cartina francese. ta Siena, dove in piazza del Čampo furono bruciati tredici ebrei. Il 7 luglio, due giorni dopo che i fran¬ cesi avevano abbandonato la citta, Firenze fu occupata dagli aretini: duemila-cinquecento uomini, fin- che in settembre gli appartenenti alla Santa Armata ebbero 1’ordine di ritornare a časa. (CIUFFOLET¬ TI, 1998, 12-14) 286 Atlante storico delle diocesi toscane Lucca - principato di Lucca e Piombino, moneta in argento da un franco (1806). Principato di Piombino e Stato dei Presidi ceduti alla Francia - 1801-1815 Nel 1799, dopo la conquista fran- cese delle isole del Tirreno (Elba ecc.), venne firmato il trattato di Firenze, il 27 febbraio 1801, fra la Francia e Ferdinando IV (re di Na- poli 1759-1806/1815-1816). Quest’ultimo rinuncio ai possedi- menti napoletani in Toscana (Sta¬ to dei Presidi) e li cedette, con il principato di Piombino, alla Fran¬ cia. (GRECO) Il 27 agosto 1802, le isole d'Elba, Capraia, Pianosa, Pal- maiola e Montecristo "erano unite al territorio della Repubblica fran- cese". Il 18 maržo 1805 Napoleone affidava Piombino, l'Elba e "la vi- cina deserta isola di Pianosa" alla sorella Elisa Bonaparte Baciocchi, reggente assieme al marito Felice del principato di Lucca e Piombi¬ no. (GHELARDI, 1984 II, 162) Il ducato di Massa e principato di Carrara annessi alla Repub¬ blica Cisalpina - 1801 Il 2 luglio 1797, i francesi aboliro- no i feudi imperiali in Lunigiana, aggregandoli con il ducato di Mas¬ sa e il principato di Carrara alla re¬ pubblica Cispadana, entro il dipar- timento di Luni. Poco dopo, questi territori, compresa la Garfagnana, vennero annessi alla repubblica Ci- Toscana entro 1’impero francese, con i tre dipartimenti e sottoprefetture (1808-1814), edita da Molini Landi, Firenze 1808. salpina, che il 9 luglio 1797 assor- bi la repubblica Cispadana, entro il dipartimento delle Alpi Apuane, di cui Massa era il capoluogo, prima della costituzione del dipartimento del Crostolo. 1 possessi toscani ri- masero uniti al sopravvissuto gran- ducato di Toscana. (AMBROSI/ RICCI, 1990, 70-72) Il 25/26 gen- naio 1802, la repubblica Cisalpina venne ribattezzata in “repubblica Italiana” e quest’ultima fu trasfor- mata in “regno dTtalia”, nel 1805. Il principato di Lucca e di Piom¬ bino - 1805-1814 Nel gennaio del 1799, Lucca venne invasa da truppe francesi e si instauro un nuovo governo re- pubblicano, che ebbe pero breve durata, visto che nel luglio dello stesso anno furono gli austriaci, che comandavano in Toscana, a dar vita ad una Reggenza provvi- soria nella piccola repubblica. Nel giugno del 1800, furono di nuovo i francesi ad esercitare il potere sul piccolo stato mentre, nel settem- bre dello stesso anno, tocco agli austriaci ad instaurare una seconda reggenza nella repubblica. Il tur- binio di invasioni ebbe fine solo nelfottobre 1800 quando i francesi rientrarono in Lucca, formando un governo provvisorio, che duro fino alla trasformazione della piccola repubblica in principato nel 1805. In quell'anno si stabiliva che “il governo della repubblica di Luc¬ ca e confidato a S.A. Serenissima Pasquale Baciocchi Principe di Piombino, ed in caso di sua pre- morienza a S. Altezza Imperiale la Principessa Elisa sua consorte...”. Il principe preše il titolo di “Princi¬ pe di Lucca e di Piombino”. (LU- CARINI, 1992, 15-17) Questo sta¬ to fantoccio segui le vicende dei domini napoleonici fino alla scon- fitta di Lipsia, nelFottobre 1813. (CECCUTI, 1998,47) i J La Toscana durante il periodo francese - 1796-1815 287 L/ITALIA nelPeta napoleonica , 1810 PcMi/zia IMp R’AUSTRIA | I 1 Časa Savoia CD Dominio Francese I _! Bonaparte {Napoleone n IZV3 Bonaparte {Elita Bariocetn) CHJ Gioacchino Murat I— 1 Borboni di Nasoli Scala O 79 SO 100 2 Larin t/btui/ 3 (Kana (Ml&toj J, AdAc. fSenčne/ 5 Scrta 'Bay*xu>! S Mella, / Snadaj 7 ABoFo/Omusne.) SJfinaa rMarnem) _ S JttoJdiff e f Trata) (bnaero JTancoeei TOFian /Mlune) 1 Jfortl (Krta) 11 ftunariano /flAii«. 2 Scala. (VtrcMlO 12 TagUamcnio/T^mOo > 3 Po (Tbrme) 13 8 &xki$Uant(i 1 cmx*.) 4 M/rratffa/A)m3andnt)14.Adiff<. (Verona) 5 SCttra //lenta/ 15 Brenta /Budom) 6 Jf/ttlanoOt (Sonata/ Adriatica/Unetič ’ 7 Cenam (Genom j 17 BcssaPo /Scrrcraj 8 Thro /Thrraa/ ISOvaCaio (fbgfitn S App«uwu> (OiivrarO ftmnra /M>drKa J 10 Mediitrmnco'JJmme/20 Beno / Bologna) 11 sirno (Finate) 21 BuLtoone /Ford) 12 Ontbronc /Siena/ 22 Metatzro /.Inetsta/ 13 Ihurtnuno /Sf>oii>ta) 23 Mresonr /MonerotcJ 14 Tcrtrc/Roerui/ 24 7)x/n(o /AsceSne./ Italia nelPeta napoleonica - 1810. LTncorporazione di Massa e Carrara e Garfagnana nel prin- cipato di Lucca e Piombino - 1806 Nel 1806, per spezzare il traffico del contrabbando da Livorno verso il Nord d’Italia, aleuni territori del- la Garfagnana e della Lunigiana, compresa Massa e Carrara, furono aggregati al principato di Lucca e Piombino. (CIUFFOLETTI, 1998, 22) Ne entro a far parte, sin dal maggio 1806, anche la Garfagna¬ na estense. (LALLAI, 2010, 313) I territori del principato non di- vennero mai dipartimenti delFim- pero francese, essi mantennero la loro moneta e i sudditi non furono sottoposti alla coscrizione obbli- gatoria, evitando dunque di dover combattere nelle campagne napo- leoniche. (MANDOLI, 2010, 139) H regno d’Etruria - 1801-1807 Con la pace di Luneville, del 9 feb- braio 1801, fu creato da Napoleone il regno di Etruria, sotto Ludovico di Borbone gia duca di Parma. A Ludovico, successe il figlio Carlo Ludovico, delFeta di quattro anni, sotto la reggenza della vedova, 1’infanta Maria Luisa. Dopo gli accordi di Fontainebleu (27 otto- bre 1807), Napoleone invito, il 22 novembre 1807, la regina Maria Luisa a lasciare il regno d’Etruria. (CIUFFOLETTI, 1998, 22) Suc- cessivamente, il 9 dicembre 1807, Maria Luisa abdico alla corona delFEtruria e, dal 10 dicembre 1807, il governo francese ne preše possesso diretto. Toscana parte delPimpero fran¬ cese - 1808-1814 Con il trattato di Fontainebleu,' stipulato con Carlo IV di Spagna, Napoleone ottenne il diritto di an- nettere le terre dell’ex granducato di Toscana alFimpero francese. In seguito, con il decreto imperiale del 24 maržo 1808, gli “Stati della Toscana” vennero annessi alFim¬ pero francese, divenendone parte integrante, sotto il titolo di: Dipar- timento delFArno, Dipartimento del Mediterraneo e Dipartimento delFOmbrone. (CIUFFOLETTI, 1998, 22; CIUFFOLETTI, 2008, 24-25) La ricostituzione del granduca¬ to di Toscana (francese) - 1809- 1814 Nel 1809, Napoleone ricostitui il granducato di Toscana affidando- 10 a sua sorella Elisa Bonaparte Baciocchi, principessa di Lucca e di Piombino, che governera con 11 titolo di granduchessa fino al 288 Atlante storico delle diocesi toscane Toscana-principali eventi bellici ai quali presero parte le unita toscane tra il 1808 ed il 1815. Cartina: COTURR1 ed al., 2009; Nel riquadro: (in alto) Elisa Bonaparte Baciocchi e Felice Baciocchi in due miniature su smalto di Counis Salomon Guillaume (1785-1859). Roma, Museo Napoleonico; (in basso) Toscana - le uniformi toscane dal 1808 al 1816. Tavola: GIORGETTI, 1916, tav. XVII. 1814. (ARTUSI/ZULIANI, 2007, 34) Con un decreto del 7 aprile 1809, anche 1'arcipelago del Tir- reno venne unito al granducato di Toscana (francese). In questa data, 1’Elba con le isole di Capra- ia, Palmaiola, Pianosa e Monte- cristo rimaste, nel 1802, possesso di Francia, vennero unite al gran¬ ducato entro 1’impero france¬ se. (GIORGETTI, 1916, II, 376) tf. OvrgtOi iMfv' m motMu
    ■? < ne//a cpeea/e crzr/c Jtjlen/er e/ ‘fitcee Jr. i /r.ri:r e ^jcmreter per me/Sese. rte// ' //e/rercpr. Je 't/c/tr. i'/'C/eto c/c J/ra/reA Livorno nel 1540. Copia estratta dalLori- ginale (sec. XIX). (sotto) Livorno - Pleberius Pisani Portns, grafico del Pleberio Pisano: la piu antica giurisdizione ecclesiastica e civile del territorio livornese. Disegno: LOPES PE- GNA, 1967. Nel riquadro: Porto pisano in un rilievo, fine del XIII secolo. Genova, Museo di Sani''Agostino. Davanti al porto si alzava la torre del Fanale o della Lan- terna. L’incarico di tenere acceso il suo lume a olio, negli ultimi decenni del XIII secolo era affidato ai religiosi, prima ai benedettini e poi, dal 1382, agli agostinia- ni. (BALDASSARI, 2011, 122) II Piviere di Porto Pisano Fino dal XIII secolo la repubblica di Piša aveva costituito nella zona adiacente al castello di Livorno un distretto assai esteso, diviso in pie- vi e comunita, denominato Piviere di Porto Pisano, il quale dipende- va da un Capitano delFOrdine del Mare. La giurisdizione territoriale, comunemente chiamata “il politi- co”, comprendeva i “popoli” (ossia abitanti) dei “Pivieri” (forma vol- gare derivata dal latino Pleberii; da “plebs” = pieve) di S. Stefano di Carraia (o ai Lupi), di S. Giulia di Porto Pisano (e poi di Livorno), di S. Andrea di Limone e di S. Pao¬ lo di Villa Magna (o alFArdenza). La sede centrale del Piviere di Porto Pisano fu dapprima nel co- siddetto “Piano di Porto Pisano”, localizzato nel sito dove sorgeva la chiesa plebana di S. Stefano, detta in seguito ai Lupi, che corrisponde topograficamente alla sede della “stazione” portuale e itineraria ro¬ mana di “Turrita” (o “Triturrita”). (LOPES PEGNA, 1967, 63-64) II Capitanato di Porto Pisano (Capitanato vecchio) ed il comu- ne di Livorno - 1421-1606 Repetti scrive: “E siccome fino dai tempi della repubblica di Piša sole- va risiedere in Livorno un giudice col titolo di capitano, cosi il terri¬ torio della sua giurisdizione appel- lossi Capitanato del Porto Pisano; quindi, dopo il 1606, il Capitanato vecchio di Livorno”. (REPETTI) Il territorio del comune di Livorno fu compreso nel Vecchio Capita¬ nato ed i suoi confini furono deli- mitati, una prima volta, nel trattato di pace stipulato tra i genovesi ed i fiorentini il 27 aprile 1413 e poi nelFistrumento di vendita a Firen- ze di quel castello, redatto tra gli stessi, il 27 giugno 1421. Infine, nel 1606, fu istituito il Capitanato nuovo, mentre il Capitanato “vec¬ chio” faceva parte del Contado dello “Stato vecchio” di Firenze, in conformita col fatto che la citta non passo ai fiorentini per “conquista o capitolazione”, bensi per un re- golare contratto di acquisto con la A repubblica di Genova (1421), che ne aveva, al momento, la proprieta. (CASINI, 1984, XXV) II Capitanato nuovo di Livorno e la sua appartenenza ecclesiastica -( 1606 - 1622 - 1806 ) Col nome di Capitanato di Livor¬ no, o Capitanato nuovo, s’intende la giurisdizione territoriale della “Liburni Civitas” costituita e de- terminata dal decreto granducale del 14 aprile 1606. Riferisce lo storiografo Vivoli che il Capita¬ nato nuovo comprendeva un terri- torio di piu di 45 miglia quadrate, con 1’isola di Gorgona e le secche di Meloria. II vicariato livorne- se aveva, invece, una superficie di sole 14 miglia quadrate, corri- spondenti sostanzialmente alLarea del distretto territoriale del Por¬ to Pisano. (MAZZANTI, 1984) II territorio del Capitanato nuovo di Livorno rimase diviso ecclesia- sticamente tra le diocesi di Piša e di Lucca fino al 1622, quando le parrocchie di Fauglia, Tremoleto e Crespina, furono aggregate alla nuovamente eretta diocesi di San Miniato. Questa divisione dioce- sana perduro fino al 1806, anno nel quale venne creata la dioce¬ si di Livorno e, d’allora in poi, il Capitanato nuovo venne riparti- to ecclesiasticamente tra le dio¬ cesi di Piša, Livorno e San Mi¬ niato. (MAZZANTI, 1984, 169) La popolazione di Livorno - 1421-1806 Anno Totale 1421 800 1515 2.000 1604 8.000 1629 25.000- 1640 12.000 1798 58.510 1806 63.972 Fonte: VIVOLI, 2001; per 1’anno 1640: SALVI, 2007, 153. Pl AN TA dot CAJ UTA NATO Dl LI TOKATO Div itd Lici JuoOpiLimti VcceJuo * N novo iecoiido la de it Aprile iuo6- L.a LT//f.a Ko/>u >.I////os/r t i//Oc Je/ l/fcf//o c Z^/z/Zi/// .r/. o " L./ /j////■./ O/tr/čjlr./ // (_ ’//■-.*// * G/ /a cf,/i.-,/j ujfo Livorno - Pianta del Capitanato di Livorno Diviso nei due Capitanati Vecchio e Nuo¬ vo secondo la legge del 14 aprile 1606. ASF, Piante della RR. Rendite, 41. Gli ebrei di Livorno In seguito alla persecuzione degli ebrei nel secolo XVI molti di que- sti perseguitati trovarono rifugio in Toscana e nelle terre limitrofe (Pitigliano). Questi arrivi furono incoraggiati dal granduca Ferdi- nando I (1587-1609) con diversi inviti, fatti negli anni 1590-1593. Egli si rivolse “a tutti i mercanti di qualsivoglia Nazione” ad affluire a Piša e a Livorno per prendervi dimora. Tale invito, scrive Laras: “universalmente noto come ‘Let- tere Patenti’, ‘Costituzione della Nazione Ebrea di Livorno’ o, piu comunemente, come ‘Livornina’, era diretto, nonostante il gran nu- mero di destinatari, in primis e quasi esclusivamente agli ebrei”. Livorno - 11 Capitanato vecchio, il Ca¬ pitanato nuovo ed il vicariato. Cartina: MAZZANTI, 1984. imire dclPakca AGGiuMitun CAPITANATO NUOVO H Milit DllCAMA AGGnjKTA Nil VICARIATO 01 LIVORNO 1 I umri dci couum siconoo la LCGGl OU 20 1-1)10 ..mil. CARTOGAAFIA TRATTA DAI fOGlI I.C.M. J J Livorno - veduta della citta. Cartina: Ignazio Fabroni, 1673. (BNCF, Rossi-Cassigoli, 199 c. Ir) (LARAS, 1978, 82, 89). In con- seguenza alFimmigrazione, nel 1740, la comunita ebraica in cit¬ ta arrivo a 4.330 unita su 30.349 abitanti, mentre nel 1808 contava addirittura 4.963 persone. (SAL- VADORI, 1995) Gli schiavi musulmani a Livorno - 1689 Livorno fu, sin dal secolo XVI, una forte piazza per il commercio degli schiavi. Essi provenivano dalle ciurme dei pirati catturati o dai prigionieri di guerra, mentre il numero piu grande fu costituito dalla gente (di ogni sesso ed eta) catturati durante le incursioni delle galere di Santo Stefano nei territo- ri musulmani (allora detti turchi). Nel saccheggio toscano della citta di Bona (Tunisia), nel 1607, venne- ro tratti 1.500 schiavi e quasi cin- quecento, nel 1610, dalla localita di Bischeri (Algeria). Nel 1689, in una statistica della popolazione di Livorno, risulto che, su un totale di 21.194 abitanti, vi erano 845 turchi (schiavi nei bagni) e 41 turchi “in diverse čase”, cioe schiavi dome- stici. (BONO, 1978,320-322) L’erezione di Livorno a diocesi - 1806 Sin dagli inizi del secolo XVII, Livorno divento una citta cosmo- polita, con la popolazione tolle- rante e numericamente superiore a quella di Piša, un vero coacer- vo di civilizzazioni e di religioni. Ancora nel 1837, G. Mery parla cosi della citta: “La grande via e una borsa perpetua. Tutti gli idio¬ mi del mondo si sentono in questa via. Cosi che ci si črede di essere non tanto in Italia quanto in altro paese”. (PARPAGLIOLO, 1932, 251) Per tutte queste ragioni, il 31 luglio 1629, gia il papa Urbano Vlil (1623-1644) elevo la pieve a collegiata. In seguito allo scoppio della peste (1630-1632), i canoni- ci lasciarono il duomo di Livorno e furono sostituiti, nel servizio li- turgico, dai frati cappuccini, dei quali ben diciotto morirono di que- sta malattia. A cavallo tra il seco¬ lo XVIII e XIX, Livorno venne, a diverse riprese, occupata dalle potenze straniere. Il vero catacli- sma arrivo pero, nelLagosto 1804, quando scoppio la peste gialla a causa di merci infette provenien- ti dalle Antille (in parte dominio francese), che colpi seimila perso¬ ne e provoco 624 morti. (PIOM- BANTI, 1903, 68; CIUFFOLET- TI, 1998, 19; REPETT1, II, 749) Tenendo conto di tutte queste cir- costanze ed essendo la Toscana occupata dai francesi che pre- mevano alle porte di Roma, il pontefice Pio VII (1800-1823), con bolla del 25 settembre 1806, eresse il nuovo vescovado di Li¬ vorno. (PALESE ed al., 2003, 79; MAZZANTI, 1984, 171) Al nuovo vescovo vennero asse- gnate le parrocchie smembrate nel- la totalita dalFarcidiocesi di Piša, Vada - Pianta delto Stagnolo di Vada e le sue adiacenze, 1815, A SP, Camera di So- printendenza Comunitativa 22, ins. 116. Nel riquadro: Vada - La torre (eretta la prima volta nel 1279); dipinto di Leoneto Cozzi. Collezione privata di F. Ricoveri, (Fauglia). vale a dire, la citta di Livorno con il suo contado e 1’isola di Gorgona. Nelbarea del Capitanato nuovo di Livorno rimasero alLarcidiocesi di Piša una serie di pievi (Collesal- vetti con la cura di Vicarello, ecc.) e, dunque, la contiguita territoriale tra cattedrale e la parte meridionale delLarcidiocesi non fu interrotta. Vada - confine meridionale della diocesi di Livorno (1850) Nel 1850 fu eretta, entro i confini della diocesi di Livorno, la parroc- chia di Vada e nello stesso tempo furono stabiliti i suoi limiti, cosi che tutto il territorio tra il fosso Tri- pesce, introdotto dalLarcivescovo nel sec. XVIII per prosciugare il padule di Vada, (GUARDUCCI, 2012,229) ed il fiume Cecina (con¬ fine della diocesi di Volterra) rima- se parte delLarcidiocesi di Piša. (PARDUCCI, 1962, 94, 97, 99) Lo smembramento della diocesi di Livorno a Stagno - 1860 Con atto del 30 aprile 1860, Gi- rolamo Gavi, amministratore apo- stolico della chiesa di Livorno, smembro dalLomonima diocesi, per cederlo alLarcidiocesi di Piša, il terreno sufficiente perche il Car¬ dinal Cosimo Corsi, quale usufrut- tuario della Mensa arcivescovile di Piša (1853-1870) e proprietario del terreno stesso, potesse costruire una chiesa a Stagno. (PARDUCCI, 1962,98) Questa fu Lunica modifica dei confini diocesani sulla terraferma durante la bicentennale storia della diocesi. Dalla parte marittima, in- vece, il vescovado si ingrandi, nel 1976, con bisola di Capraia. (vedi infra, p. 357) II santuario di Montenero La costruzione del santuario di Montenero, nei pressi di Antigna- no (Livorno), risale al 1354. Quan- do, nel 1564, si manifesto la peste in Toscana, i livomesi si rivolsero nelle loro preghiere alla Madonna di Montenero cosicche la pestilen- za si sarebbe arrestata alle cerchia della citta. Questo miracolo divento uno dei prodigi delbantica alleanza tra i li- vornesi e la Madonna di Montene¬ ro, proclamata, in seguito, la loro patrona. (MAI, 2005, 21-22) Nel primo periodo, il santuario fu governato dai monaci vallombro- sani, che lo affidarono ai gesuati, nel 1442. Nel 1668, dopo la sop- pressione del predetto ordine furo¬ no investiti, nel 1669, i regolari di San Gaetano detti teatini. In seguito alla soppressione degli ordini mo- nastici, sin dal 1776, i teatini do- vettero abbandonare la Toscana e, nel 1791, il santuario fu affidato di nuovo ai vallombrosani. (CIORLI, 1992, 56-57; VASATURO, 1992, Livorno - La diocesi di Livorno entro i suoi confini terrestri. Legenda: Linea ros- sa tratteggiata = confine della diocesi; li- nee colorate = limiti delle diocesi e della costa. Cartina (particolare): Giusti/Guidi, 1932. Nel riquadro: (in alto) Livorno - Darsena con il monumento dei quattro mori dedicato al granduca Ferdinando I, incisione del secolo XVIII; (in basso) Livorno, incisione tratta da Alfred Driou, Souvenirs de Florence, 1850. (sotto) Collesalveti - lunetta di Giusto Utens (t 1609). 165) Con il tempo il santuario di- vento una delle mete piu ricercate, sia per i toscani che per gli stranie- ri. Vista la popolarita del santua¬ rio, il 15 maggio 1947, papa Pio XII (1939-1958) elevo la madonna di Montenero a patrona della To- scana. Tutfoggi esiste 1’usanza tra gli allievi di Piša e di Livorno, alla fine della scuola media superiore, di recarsi a Montenero ad invoca- re la grazia della Madonna per gli esami statali. Livorno - Il Govemo di Livorno. Cartina (particolare): “Divisione del Granducato per Govemi Commissariati regi e Vica- riati”, di G. Manetti, 1834; ASF, Miscel- lanea di Piante, 256b. Nel riquadro: La pešca in Meloria. Dipinto (particolare) di Lorenzo Gelati, 1880. Sullo sfondo la torre, che fu costruita per la prima volta nel 1157. (BALDASSARRI, 2011, 121) Foto: Galleria d’arte Bacci di Capaci. (sotto) Livorno e il suo entroterra tra lo Stagno ed il fiume Ardenza. Cartina di Buonsignori, T., (sec. XVIII). Nel riquadro: (in alto) Livorno visto dal santuario di Montenero. Disegno di Brockedon, W., 1845; (in basso) Livorno - abito di mercato dei contadini nei dintomi della citta, secolo XIX. Incisione: A., Bini. OTTOCENTO - SECOLO Dl RESTAURAZIONE E DONITA D’ITALIA La Corsica richiede 1’unione alla Toscana - 1814 II granduca Ferdinando III d’Asbur- go Lorena ritorno a Firenze, il 17 settembre 1814, dopo quindici anni d’assenza. II 14 aprile 1814, arrivo a Livorno una deputazione del governo provvisorio, stabilito in Corsica dopo le sollevazioni po- polari contro il dominio francese. Essi rinnovarono la richiesta, fatta gia nel 1564 e nel 1567 al duca di Toscana Cosimo II, d’essere uniti alla Toscana. (GIORGETTI, 1916, II 91, 484) Intanto il granducato registrava gia, nel 1814, ingrandi¬ menti territoriali con 1'annessione (de facto) della parte di terraferma dei territori del principato di Piom- bino e dello Stato dei Presidi, non restituito al Regno di Napoli. Per- deva invece, nel 1814, Portoferra- io, dato con tutta l'Elba in governo al vinto Napoleone. Gli ingrandimenti territoriali della Toscana dopo il 1815 Al Congresso di Vienna, nel 1815 '1 granducato di Toscana ottenne unportanti ingrandimenti territo¬ riali. L’Atto finale, del 9 giugno 1815 (art. 100), ristabili, nel pre- detto stato, la sovranita delFarci- duca d’Austria Ferdinando ingran- dendolo con alcuni territori: ~ Lo Stato dei Presidi (4.408 abi- tanti sulla parte della terraferma, nel 1825; CORSINI, 1998, 154) e la parte delFisola d’Elba (Porto- longone), che furono sotto la so- v ranita del Regno delle Due Sici- Ee, prima del 1801; ~ H principato di Piombino (con 'e isole Elba, Montecristo, ecc.), dove all’ex principe Ludovico Euoncompagni (1767-1841) furo¬ no conservate solo le sue proprieta LITALIA DOPO I TRATTATI Dl VIENNA DEL1815 £ FORMAZIONE DEL REGNO C.RINAUDO-Atlanle storico.lll DIVISIONE DELL’ ITALIA NEL 1815 I Statn ftuili/lrh \DueT diVarm I DurTdi Modn FORMAZIONE DEL REGNO D’ITALIA Annessioni al Regno di Sardegna _I I.OIH lim-riiU /O .Vnrrmbrr /H.',‘J i_J Tomcu na, KniHiu .Kom u // r rt Sturm —-J ltogno ilollc duc Sicilic .?/ Ottobrr mn, _i_I SIhpc Iip c Embriu < r i Xorrmhrr moo um Irtiria Annessioni al Regno d'Italia i 1 Venel« col Mnntnvnno 1 Ottobrr tH7n O B. PARAMA r C Italia dopo i trattati di Vienna e formazione del Regno. Cartina: RINAUDO, 1948 III. private ed alcuni privilegi. Dopo la restaurazione, nel 1815, il grandu¬ cato di Toscana ottenne, dunque, quasi tutte le piccole isole del Tir- reno tranne quella di Capraia, ce- duta alla Toscana solo nel 1926; - I feudi imperiali di Vernio, Mon- tauto e Monte Santa Maria, vale a dire i territori che furono, durante i secoli, confinanti con lo stato to- scano, diventarono parte del gran¬ ducato di Toscana. La permuta dei territori tra la Toscana, Parma e Modena - 1815 Al Congresso di Vienna fu sancito che Pietrasanta, Fivizzano, Barga, Castiglione, Gallicano, Minuccia- no e Montignoso fossero destina- te a passare al ducato di Modena. Maria Luisa di Borbone Parma, a sua volta, doveva trasferirsi a Luc- ca per far pošto nel proprio duca¬ to a Maria Luisa d'Asburgo (figlia delTimperatore, moglie di Napo- Toscana- Vescovi, Conventi e Confini. Cartina: SUAP RAT11, (1818). leone e gia imperatrice di Francia, 1810-1814; duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla, 1814-1847). Quando fosse stata trovata la pos- sibilita di sistemare i Borbone in un dominio diverso, il territorio lucchese sarebbe andato al grandu- cato di Toscana. 11 tempo dFque- sti passaggi fu stabilito a Parigi, il 10 giugno 1817, precisando che avrebbero avuto luogo alla morte di Maria Luisa d'Asburgo, che ri- nuncio alla ereditarieta del ducato di Parma per i propri figli. La contea di Vernio aggregata alla Toscana - 1815 Dopo la conquista longobarda, nel secolo VII,- l'alta valle del Bisenzio fu tra i territori assegnati, nel 915, dalTimperatore Berengario (re dTtalia, 888-924) ai Cadolingi, che governarono in questi luoghi fino 1’estinzione della loro casata nel 1113. In questa data il feudo passo in eredita alla famiglia de- gli Alberti di Prato, che assunse il titolo di conti di Vernio. Nel 1332 fu acquistata dai Bardi, banchieri fiorentini nonche cittadini pratesi, che ottennero il vicariato imperia- le nel 1355. Il dominio dei Bardi su questo feudo duro fino al 1797 (conquista francese). (CACIAGLI, 1980, 86; FOGGI, 1998, 27) Con il 1 Ottocento - secolo di Restaurazione e d’Unita dTtalia 301 decreto del 6 settembre 1797, Ver- nio fu annesso alla repubblica Ci- salpina entrando a far parte del di- partimento di Bologna. Nel 1802, Vernio divenne “italiana”, essendo la Cisalpina divenuta repubblica Italiana. II 26 maggio 1805, fu an- nessa al Regno italico. Nel 1811, dopo che Napoleone creo l'Impero Francese, Vernio entro a far parte del Dipartimento dell'Amo (To- scana). Con gli atti del Congres- so di Vienna, nel 1815, Vernio fu unita al granducato di Toscana. (provincia.prato.it/; CACIAGLI) Vernio e appartenuta, fino al 1975, alla diocesi di Pistoia e confinava con le parrocchie di Bologna, con il monastero-contea di Stale (vedi p. 48) e la diocesi di Firenze. Montauto aggregato alla Tosca¬ na - 1815 Nel 1815 fu aggregata alla Tosca¬ na anche la contea di Montauto. La contea, feudo dei conti Barbo- lani di Montauto, confinava con la giurisdizione civile di Anghiari ed aveva una popolazione di circa 1.500 abitanti. AlFinizio del seco¬ lo XIX vi furono censite quattro osterie e cinque palazzi residen- ziali dei signori conti. Nella con¬ tea vi erano anche quattro chiese curate: la chiesa di Galbino della diocesi di S. Sepolcro e le chiese di Ponte alla Piera, Gelle e Culignala (?) della diocesi di Arezzo; vi era inoltre un convento di cappuccini (OREFICE, 2005, 43), costruito dai conti di Montauto nel 1224. H marchesato di Monte Santa Maria aggregato alla Toscana - 1815-1927 La terra di Monte Santa Maria fu cretta in marchesato autonomo, nel 1355, dalFimperatore Carlo IV e sul finire del secolo XIV passo sotto 1'influenza di Firenze.Terra di confine tra la Toscana e gli stati Prato - Vicariato di Prato e la contea di Vernio. Anonimo sec. XVIII. In alto: Prato - veduta della citta. L’affresco (particolare), Prato, San Domenico. (sotto) Monte Santa Maria e le terre limitrofi. Cartina (particolare): Toscana - Vescovi, Conventi e Confini, SUAP RAT 11 (1818); (in alto) Monte Santa Maria e Lippiano in un’incisione d’epoca. Tratto da ASCANI, 1978; (in basso) Stemma dei marchesi Bourbon del Monte, 1343. Disegno tratto da BANDINI, 1749. 302 Atlante storico delle diocesi toscane / / Comunita A- Suibtano 2 - Comunita- di ffiontauto 3■ Comunc* A' /t7enttdaq/te ip Comunita d‘dnqfiiari, S■ Cernu na A- /Pianet/cie" b' Comu ne- A Carciane 7- Comunita A- ffUnttrelu, S- Čemu ne- At Caftirjhenreiie J-Comu ne, Ai Taj>peSč, lO- Dijlruto d'Oresezp/ !b Comunita A' C iui/f.t/ia. J? Comunita dti/ffoktC e ‘Sarme A J te/ : RTA DEL TERRITORIi D’ AREZZO Divifo nelle f ue Comunita cioe Cifluitira-t- y Ašf Atila M°vtoy— a / / 7 . ih, l ttjlia 8 .tafta /te. Montauto - il territorio di Montauto con altre comunita d’Arezzo. Cartina: GIACHI, L., (sec. XVIII). ASF, Miscellanea di Piante, 256/g. (a pagina destra) Toscana - Divisione del Granducatoper Governi, Commissariati regi e Vicariati. Cartina: G. Manetti, 1834, ASF, Miscellanea di Piante, 256b. Sulla cartina non venne indicato il territorio di Perpoli (e di Fiattone), presso Barga granducale, lucchese fino al 1847. (vedi p. 305) della Chiesa, il marchesato fu go- vernato in comunione familiare dai due rami dei del Monte di Petrel- la e di Sorbello. In base al tratta- to di Vienna del 1815, il granduca Ferdinando III aggrego il predetto marchesato alla Toscana. Cost, il territorio toscano arrivo alle soglie di Citta di Castello e, fino al 1927, fece parte della provincia di Arez- zo. Dopo questa data, Monte Santa Maria passo sotto 1'amministrazio- ne della regione Umbria (provin¬ cia di Perugia). Questa terra fu da sempre parte della diocesi di Citta di Castello (vedi p. 224). Lucca dopo il Congresso di Vien¬ na- 1815-1847 Al Congresso di Vienna si era de- ciso che Lucca fosse costituita in ducato per i Borboni di Parma, che erano in attesa di tornare sul tro- no della citta emiliana, e assegna- Ottocento - secolo di Restaurazione e d’Unita dMtalia 303 _ i y c -^~Zr V' _ -/—• .*■. D IVI SI O N E I) E L G RAN D U C A T () fr or/: RAI I»ER C O M VI A SA RIA Tl RJI Gl E VIČAR/ATI 304 Atlante storico delle diocesi toscane U\f]?CCIAJV'0 tm Minucciano ed i territori circostanti (ducato di Massa, Montignoso, Pietrasanta, Gal- licano e Barga). Cartina (particolare): GIACHI, A., 1795. Nel riquadro: Minucciano - veduta d’epoca, (ASL, Offizio sopra le differenze del confine, 572, n. 34). (a pagina destra) Lucca - Carta corografica del ducato di Lucca di ZUCCAGNI-OR- LANDIN1, 1844. ta a titolo vitalizio a Maria Luisa di Borbone Spagna (duchessa di Lucca, 1815-1824). II 7 dicembre di quell'anno, Maria Luisa entro a Lucca e preše possesso dello stato che aveva, piu o meno, gli stessi confini del secolo XVIII. I picco- li territori lucchesi in Garfagnana erano: Castiglione di Garfagnana, ceduta in pegno per denaro, nel 1819, da Maria Luisa di Borbone al duca di Modena Francesco IV; Minucciano e Gallicano, annessi agli Stati Estensi nel 1847. II 4 no¬ vembre 1847, Montignoso venne annesso, invece, al ducato di Mas¬ sa, nella Versilia. Lucca cede Castiglione di Garfa¬ gnana a Modena -1819 Nel 1814, gli Estensi tornarono al governo della Garfagnana con la precisazione che, al ramo itali- co della Časa d’Este, sarebbe su- bentrato quello asburgico, con i duchi Francesco IV e Francesco V. (MANDOLI, 2010, 139) Oltre ai territori estensi, in Garfagnana c’erano i piccoli territori lucchesi (enclave), staccati dal nucleo del¬ lo stato lucchese: Castiglione di Garfagnana, Lupinaia con Perpo- li e Minucciano al confine con la Lunigiana. Nel 1819, la duchessa di Lucca Maria Luisa di Borbone- Spagna cedette Castiglione di Gar¬ fagnana in affitto per una somma di denaro al duca di Modena Fran¬ cesco IV d’Asburgo-Este (duca di Modena, Reggio e Mirandola, dal 1815-1846; duca di Massa e prin¬ cipe di Carrara, 1829-1846). La repubblica di Cospaia sparti- ta tra la Toscana e lo Stato Pon- tificio -1826 Nel 1441, dopo che il pontefice Eugenio IV (1431-1447) conse- gno a Firenze Borgo Sansepolcro, le commissioni (agrimensori) dei due stati limitrofi, che dovevano tracciare i nuovi confini, commi- sero un errore. Di conseguenza, Cospaia rimase fuori sia dai confi¬ ni fiorentini che da quelli pontifici e questa terra si ritrovo, dunque, libera da qualsiasi governo. Nac- que cosi la cosiddetta repubblica di Cospaia con un territorio che si v CORO (; n | \ A^m/rf W>", SO II « *IJ JU 3 M 1210 !* K. HIT LJK*XA .HTi V A sncn uKcoro, rosrrc, nnjrt.tro noMKttr/c ■t:xcoro s»*rnT*xrj. .te /trt/ar ir / tiun/<‘ » IVioroto .IIS.I.MM /irr/ i W/,‘ u IVioi .il« »It H«•»!<» Prim .it« ilrfl« IVt-c <•»*.Paolo /Vrt* I* /W. 4> Mark* /V«« (ty’/*/f*»rr ('rm/v Prlornl« Ji Ar/ Ar//i*i, i /ii/y^s/.lr.tr tn/a/r Prior a tn Ji Prirasli /in* Sr/ /'trma /tr.rnSar ir ( Sr /. fr.tmSr' tkrrm/m.’ ' Sr/ /‘rtma /trtnmtotra ( //c/. f« «v/< CiivtrnSmS Ji MilllUVIOIIU rw* .ir*trn/ 306 Atlante storico delle diocesi toscane Garfagnana e la sua suddivisio- ne politica. Cartina di: A., Zatta, 1783. Nel riquadro: (in alto) Ca- stelnuovo di Garfagnana - il lato orientale della piazza Umberto I, rappresentato in un dipinto a olio di Giovanni Giorgi (1815-1932); (in basso) Castiglione di Garfa¬ gnana in una foto del 1870. Sca/a di 10 Comurn d'ltaha da 60 per C rac estendeva su appena 330 ettari (2 chilometri di lunghezza per circa 500 m di larghezza). (NATALI, 1892, 23-24) Dopo alterne vicis- situdini pero, il 25 maggio 1826, grazie ad una accordo stipulato tra il govemo toscano e quello pon- tificio, la piccola “repubblica” fu soppressa ed il territorio venne quasi interamente incorporato nel- lo Stato Pontificio (comune di San Giustino). Al momento della spar- tizione della “repubblica”, la villa di Cospaia aveva 373 parrocchiani con 65 čase (nella sola villa di Co¬ spaia, 345 abitanti con 64 fuochi) di cui 293 con 55 čase passarono allo Stato papale, e 80 abitanti con 10 čase rimasero alla Toscana. La quasi totalita della popolazione faceva parte della diocesi di Citta di Castello, mentre quattro fami- glie facevano parte della diocesi e della parrocchia di San Sepolcro. (ASCAN1, 1965, 75-80) 11 trattato segreto di Firenze - 1844 In seguito al trattato di Vienna (1815) e quello di Parigi (1817), fu concluso a Firenze, il 28 novembre 1844, 1’accordo che stabiliva una serie di scambi territoriali tra la To¬ scana, il ducato di Parma e quello di Modena, che verranno fatti dopo la reversibilita di Lucca al grandu- cato. I rappresentanti del govemo toscano, modenese e parmense, alla presenza deH'ambasciatore sa- baudo e di quello austriaco, deci- sero di apportare dei cambiamenti rispetto a quanto deciso a Vienna (1815) e Parigi (1817). Con la fir¬ ma del trattato, i modenesi rinun- ciarono alfannessione dei vicariati granducali di Pietrasanta e di Bar- ga, anch'essi previsti per lo scarn- bio dal Congresso di Vienna del 1815. In cambio di questa rinuncia modenese, si decise che il grandu- cato di Toscana avrebbe dovuto ce- Ottocento - secolo di Restaurazione e d’Unita dTtalia 307 'Golim- ,VrrU]aia— 'G-i'aeor»ocU Pgradt^o 7 .... tlBRANCIAllNO \ ' ™- E >. LAMOll _ / ICASTRUM LAMI^LARUMI Pont« a 11 a Piera^ Subcastell^, IONTEDOGC 1 IN VILLA v.uppuccnii / *. ^ MFLELLO/ S.Mertmo\v u/fflS.Michele ~ Arcangelo y t r-J MontautoO Carmine \ VIAIO a t H t ,, „ , Cappuccini. L S.CROCt Vahco rf< Scfieggia^ d MicciANol&SjSfjlioTiREBBKb % GAIBINO* A »f"™}, „ ^AChiasea SOVARAA^' I j/ th i —,/ EDOGlHl • / Boccd Trabant S™»A>i , | EPO ^ R0 / ‘ G' 05 "/' U m b r ho TR EBBIO\/iwr ' 0 n A DlIs^iustino M \ f .J ^ \\ .\COLLE GRICIGNANO PLINIC CITERNA \ Boccai 1730 Serriolo VAGLIAllE P Sor( A PIANETTOLE S ^‘ A VERAZZANOU d CAT| 0 TOPPOLE^^J o \) ^4CQ \\ catigua/Co ——''“X \\ **lflf^lMONTERCHlS>^_\ \ C te„T\^ /.IPPIANO “« E Ni MAR,A ' tl) Mad d. Bel veder« ,-Jerme di Fontecchio A^EZZOIARRETIUMI S veriano \CITTA Dl CASTELLO \ 1 TIFERNUM TIBERINUM) Pleve de Saddii Repubblica di Cospaia, marchesato di S. Maria Tiberina, feudo imperiale di Chitignano. Guida ai centri minori, op. cit., 1983. — Strade romane •••• Strade romane ipotetiche —• Asse Anghiari-S.SepoIcro (1329) — Viabilitž regia d. Adriatico C800) H886 ) Ferrovia e data costruzione 0 Centro etrusco S! Centri di fondazione romana i] Centri sviluppatisi n. alto medioevo n Castrom Ruderi romani (villa di Plinio?) & Centri di origine longobarda it-» Pievi.eremi Cl .1 Conventi o complessi religiosi (D Sedi storiche di Diocesi t Centri sviluppatisi intorno a insediamenti camaldolesi t Corti di fondazione camaldolese o Insediamento agricolo medioevale a 'Villa aperta' Gfl dl Fortezze; castelli DlI Castelli-residenze feudali H Castelli distrutti nel XII secolo Castello-villa I I Granducato di Toscana (1574) I I Stato della Chiesa I I Marchesato di S.Maria Tiberina I I Feudo imperiale di Chitignano EZ3 Repubblica di Cospaia (1440-1826) km Cospaia - La “repubblica” di Cospaia ed i suoi confini. Cartina (particolare): MO- ROZZI, F., 1783. dere Pontremoli e TAlta Lunigia¬ na agli Stati parmensi, che a loro volta avrebbero ceduto i territori dell'ex ducato di Guastalla (Gua- stalla, Luzzara e Reggiolo) ai mo- denesi. II trattato entro in vigore un po’ prima della morte di Maria Luisa d’Asburgo-Lorena (1847). Con la reversione di Lucca alla To¬ scana, il duca di Modena avrebbe ricevuto dal granduca il territorio di Fivizzano, non che Gallicano nella Garfagnana ed altri distretti, rinunziando pero al possesso delle terre di Bazzano e di Scurano sulla sinistra delTEnza, a favore del fu- turo duca di Parma. La cessione di Lucca al grandu¬ cato di Toscana - 1847 H duca Carlo Lodovico, schiaccia- to dai debiti e dalla Storia, decise di cedere anticipatamente il ducato di Lucca al granducato di Toscana in cambio di un assegno annuo. (GIU- STI, 2009, 127) II 4 ottobre 1847 fu concluso il trattato di cessione del ducato lucchese e, Eli ottobre, fu proclamata 1’aggregazione di Lucca al granducato. (SFORZA, 1967, 138-141) Nello stesso tem¬ po Montignoso (sino allora lucche- 308 Atlante storico delle diocesi toscane Modena- Carta degli Stati Estensi nel 1847, coli. privata. Tratta da: FERRARI, 2007. (a pagina destra) Toscana - Carta geometrica del Granducato di Toscana divisa per circondari comunitativi di Gaspero Manetti, 1846. ASF, Piante della Direzione Generale delle Acque e Strade 1792. Legenda: La cartina presenta alcuni difetti perche attribuisce (a colori) a Modena anche i territori di Montignoso, di Minucciano, di Gallicano con Perpoli e le zone di Lupinaia, Riana e Treppi- gnana (confinante con Barga granducale), che alPepoca (1846) erano sempre lucchesi. (vedi p. 305) La Lunigiana settentrionale ag- gregata a Parma - 1847 In attuazione del trattato di Fi- renze (1844), alla morte di Maria Luisa d’Austria (1847), il ducato di Modena incorporo il ducato di Guastalla e vennero aggregati i territori della Garfagnana e Luni¬ giana: Castiglione di Garfagnana (di fatto governato da Modena fin dal 1819), Minucciano, Gallicano (tranne la zona di San Romano che rimase nel ducato di Lucca, LALLAI, 2004, 137) e Montigno¬ so, gia appartenenti al ducato di Lucca. Pontremoli e Bagnone con i rispettivi territori furono posti, il 17 dicembre 1847, nel governo del duca di Parma Carlo Lodovico di Borbone (gia duca di Lucca) e nel di 7 gennaio 1848 le sue truppe ne presero possesso. Nel 1848 termino, dunque, la se- colare presenza toscana in Luni¬ giana. Con un accordo segreto, il ducato di Parma e quello di Mode¬ na si divisero il territorio; al primo Ottocento - secolo di Restaurazione e d’Unita ddtaiia 309 'oni.r DUCATO OOHOO.V. O.tAI.I conicf it ; GRASDl 1 C AT O M TOSCAJfA DEL '1)7 VIS A PEK C JR COA 'DA Ji •/ COMf/.VITA TJ IV IIHI 310 Atlante storico delle diocesi toscane a L1 1'alta valle del Magra con Pontre- moli, al secondo la media valle con Fivizzano. (archiwebmassacarrara. com/percorsi/capitolo.php?ID=27) L’occupazione toscana della Lu- nigiana e della Garfagnana - 1848-1849 Nel trambusto generale, durante le rivoluzioni popolari, il 17 febbra- io 1848, il granduca Leopoldo II concedette la Costituzione e il 18 maržo nasceva il primo governo costituzionale toscano. Il 22 mar¬ žo 1848, mentre i due duchi emi- liani erano costretti alla fuga dalle insurrezioni popolari, il granduca decreto 1’occupazione dei territori parmensi e modenesi in Lunigia- na. Avvenne, cosi, 1’occupazione toscana di Massa, di Carrara e di Castelnuovo (tutte e tre modenesi), le cui popolazioni avevano chiesto di essere toscane ed un Gover¬ no Provvisorio segno 1’annessio- ne della Lunigiana e Garfagnana (parmense e modenese) al gran- ducato di Toscana. Intanto la ban- diera granducale, da bianca e rossa che era, divento tricolore, aggiun- gendovi il verde, come simbolo delfalleanza italiana. (CAPPEL- Pontremoli ed il territorio circostante. Cartina (particolare) di Morozzi, 1784. Nel riquadro: (in alto) Bagnone, cartolina d’epoca; (in basso) Villafranca nel 1850, incisione d’epoca. (sotto) Toscana - Ipotesi di nuova orga- nizzazione amministrativa del granducato di Toscana (Zuccagni Orlandini). Studio effettuato durante il breve periodo di annessione al granducato dei territori di Garfagnana e di Lunigiana, e non arrivato a pratica attuazione. Cartina: BORTOLI, 1992. Legenda: I territori in bianco indi- cano terre gia toscane ed, oggi, parte delle regioni limitrofe. (a pagina destra) Carta dei ducati di Parma e Piacenza e di Modena (1854). Cartina: Atlante Geografico, Pomba, 1854. Legen¬ da: Facevano parte dello stato di Mode¬ na anche Montignoso e Cardoso indicati come parte del granducato. (vedi p. 306) ] 312 Atlante storico del le diocesi toscane Pietrasanta in un dipinto del 1905. (sotto) Italia nel 1851. Cartina: Gotha, Giusto Perthes, Atlante scolastico, 1851. (di fronte) La Toscana divisa in Com- partimenti e Distretti d’Ingegneri, con la indicazione delle Strade Regie e Provin- ciali - 1856. Cartina: ASF, Piante della Direzione Generale delle Acque e Strade 1792, M 15a. La cartina presenta un difet- to perche attribuisce (a colori) al grandu- cato di Toscana anche le zone di Lupinaia, Riana e Treppignana (presso Barga) difat- ti, sin dal 1847, parte di Modena (vedi p. 324). LETTI, 1918, 133) II 15 aprile del 1849, pero, l'armata austria- ca occupo Pontremoli in nome di Carlo III (duca di Parma, 1849- 1854). Cosi la Lunigiana setten- trionale venne nuovamente ag- gregata al ducato di Parma, con la denominazione di Provincia di Pontremoli. (archivvebmassa- carrara.com/percorsi/capitolo. php?ID=27; GIULIANI, 1982, 187-190; GIORGETTI, II, 1916, 679-680, 714) La Repubblica toscana - feb- braio-maggio 1849 Le rivoluzioni popolari del 1848 scossero anche la Tosca¬ na. II 7 febbraio 1849, il gran- duca Pietro Leopoldo II (1824- 1859) fuggi dal granducato, riparando a Gaeta nel Regno delle Due Sicilie. L'8 febbra¬ io 1849, a Firenze, venne co- stituito il governo provviso- rio per la Toscana, formato da un triumvirato, che prodamo la repubblica il 15 febbraio. Il 27 maržo, invece, 1’Assem- blea elettiva di Firenze proda¬ mo dittatore Francesco Dome- nico Guerrazzi (1805-1873). AlFinizio di maggio, 1’esercito austriaco occupo Piša e Livor¬ no, dove fucilo diverse centi- naia di livornesi. Gli austriaci proseguirono con la loro con- quista della Toscana e final- mente, il 28 luglio 1849, Leo¬ poldo II rientro a Firenze. Atlante scol.di Stieler A 7 t lil I-ISOO Pi« Ji 14096 /3436 SilIC . 6730 t . . . 7630 J'Italia SO40 7S70 o S700 no 9400 icčhUt . 3 S 76 10074 . C ISO M. Etna MJtaJanJa In Corsica- H.\U>l.notondo Jf .J Oro . J tf.Eaglia. Ort. In SardeoTis MJ . in . bar -,', Jf. Gertnargcnti S40S (ICC 6/60 3744 SOIO I? lolirlir PENISOLA jr n&iu GOTHA: GIUSTO PIRTHKS. O**'jr« n VENEZ1A , VER-ONA c T RTASTE: H. Tl MUKSTER Ottocento - secolo di Restaurazione e d’Unita d’Italia 313 C2^S> LADIOCESI Dl MASSADUCALE 1 II Logudoro alla fine del Duecento O 10 20 30 Km 42-43 X — Antico castello Malaspina, con vedut« detla clttA. ★ * X Legenda Castello Monastero Ospedale Porto Sede vescovile Villaggio ] Malaspina Comune di Sassari Doria I I Giudicato di Arborea II territorio dei marchesi di Mas- sa - secoli XI-XIV I marchesi della Liguria orienta- le erano chiamati anche marchesi di Massa, prima ancora che tra- montasse la funzione della marca. (ARMANINI, 1999, 38) L'ampio territorio su cui esercitavano il loro dominio fu deseritto, attra- verso i suoi centri principali, in un documento del 1033, con cui il marchese Adalberto II (| 1034, il conquistatore della Corsica) fon- do il monastero di Castiglione. I centri furono: Quinto presso Ge¬ nova, Rapallo, Lavagna, Sestri, Moneglia e Massa, quindi la costa ligure di Levante fino alla Versilia. Alcuni anni piu tardi, tra il 1120 e il 1130, i figli di Alberto IV Rufo (Guglielmo Francesco, Oberto Brotoporrada e Ugo marchese di Corsica) ottennero in feudo, dal vescovo di Piša, la “curtis” ed il “castrum” di Livorno, che con- servarono fino al 1146, quando la terza parte (quella dei marchesi di Massa e Corsica) fu data in pegno a due cittadini pisani. (NOBILI, 2006, 195; BONATT1, 1982, 17; LOPES PEGNA, 1967, 40-41) Da questo documento si evince chiaramente che il marchese di Massa esercito prerogative giuris- dizionali su tutte le forze laiche ed ecclesiastiche della diocesi corsa di Nebbio, senza riferimento ad Massa - veduta della citta; particolare con la chiesa di San Francesco. Olio su tela, secolo XVIII. (sotto) Logudoro -1 possedimenti dei Ma¬ laspina in Sardegna alla fine del Duecen¬ to. Cartina: BICCONE, L., tratta da SOD- DU, 2009. Nel riquadro: Bosa - castello dei Malaspina, incisione del XIX sec.; Lo stemma dei Malaspina dello Spino fiorito. (Pedemonti, Palazzo Malaspina ) La diocesi di Massa Ducale 315 Avenza - Piano geometrico di una strada tendente dall'Avenza a Sarzana, 1626; (Genova, Archivio di Stato, Raccolta cartografica, I, 936-b. 17). una autorita superiore. Pertanto al momento delTintervento del pon- tefice Gregorio VII (1073-1085), che reclamava il possesso delTiso- la, tramite il vescovo di Piša, Lan- franco, il ramo Obertengo, che poi si denomino di Massa-Corsica, esercito un dominio effettivo a Nebbio, fino alla meta del secolo XII. Il loro principale castello fu la fortezza di Rostino (610 m sim), che da uno sperone roccioso domi- nava la vallata di Golo. (ISTRIA/ DI RENZO, 2003,31) Massa nel secolo XII Nel 1174 vennero ratificati i pat- ti di alleanza e di subordinazione con Genova e Lucca dal marchese Guglielmo di Massa. Secondo No¬ bili: “Probabilmente, in quel mo- Corollo m 1889 CASTflNUOVO garfaGnana Uvioiianj RARTACCIA Massa - Le alpi Apuane con la costa tra la Marina di Pietrasanta e la Marina di Carrara. Cartina d’epoca. 316 Atlante storico delle diocesi toscane Massa - castello con Massa nuova. La piu antica raffigurazione di Massa. Tratto da: BUSELL1, 1973. Ducato di Modena, ducato di Massa, ducato di Guastalla, ducato di Mirandola, contea di Novellara. Cartina: Gli Stati del Duca di Modena di Antonio Zatta, Venezia, 1785. mento il territorio giurisdizionale del castrum di Massa abbracciava 1’insieme dei territori ecclesiasti- ci delle tre pievi del Massese: di S. Pietro di Massa, di S. Vitale del Mirteto e di S. Lorenzo di Monte Libero”. (NOBILI, 2006, 307) I Malaspina di Massa in Sarde- gna- 1200-1362 Intorno al 1185, Adelasia Mala¬ spina (f 1206) sposo Guglielmo di Massa (1160-1213), giudice di Calari e Arborea, che conquisto il giudicato di Cagliari nel 1192. (NOBILI, 2006, 194) Dal 1266, i Malaspina entrarono in possesso delle terre nel giudicato di Torres e la loro signoria fu dislocata in due nuclei (Bosa con le curatorias di Planargia e Costavalle; Osilo con Montes, Figulinas e Coros). Il 2 novembre 1308, a Lucca, venne stipulato il trattato tra 1’Aragona ed i Malaspina, con il quale i marche- si assicuravano il loro aiuto nella conquista aragonese della Sarde- gna, in cambio del riconoscimento in feudo dei loro territori. Dopo lo Massa-LavicariadiMassaallafinedelXIV secolo. Cartina: LEVEROTTI, 1982, 6. j La diocesi di Massa Ducale 317 (O./Zm/Zr r\f//r Z'rrW/t /Jr'^Z/ ■cmtjt/ 0\/Zr/i.i/ vre tnjfrrZir /'tcZ/rj ////./////■/ /~//ZZ// j/r/ /f /j tZ- r 'rt// , Z////r(///r/r -~Z///y/ /Žr/ oZr roo/// />((/(/ coz/ ((//jr '. /z z z /'/‘z/.zz/^ , ^m T ZA // ak / MZSOj Wf /( ZZ. S./Z/ ]• f ZZsry//// ,tz/ zp/t/Zzr/r 'r)r/.‘ ////zvyrzr '^/Z/zZZZ/b • ftfsfr/v ■/z n>{/s/z /r/t . ^zrz7z/ z/*'/ /tz/zrztftvzzzz 't aST im c -m t'J.T\rrr* AUPOA1VA 7 *z/,z- 1 (" ŽV / 'zzr/tt /rz f ^ tz/zz/zz/z 'Yz/. //v z z zz Zzzr/ž/ rZ/r S. T.KOX.\iW& %*** *r/7t/n/.y»A /r/t- ZfZ/zzfz/z/zz/ -f ni ~' // rrz* /tzr/x.t. z z rt z/z. \K1KT z z//z. ' /rz / zzzz /riw fhlKEO '\i '//'Z/ZZZZ Z/Z‘ / cy o / -«■/ 7 a^zs/r- 'ZZZ/ZZ' Massa - carta del ducato di Massa e principato di Carrara, con le rispettive popolazioni nel 1819. Cartina tratta da: FERRARI, 2007. sbarco degli aragonesi nelbisola, il 12 giugno 1323, i Doria genovesi, il comune di Sassari ed i Malaspi- na, giurarono fedelta alla cororra aragonese. L’ultimo accordo tra i Malaspina (Opizzino, 1362-1390) e il re aragonese Pietro IV (1319- 1387) fu sottoscritto nel 1362. (SODDU, 1999, 111-114) Massa dominio di Lucca - 1369- 1437 AlFinizio del Trecento, Massa per- dette la sua autonomia per diventa- re, nel 1369, una vicaria di Lucca e, con essa, soggetta a Ludovico il Bavaro (imperatore, 1328-1347), agli Spinola, ai Rossi di Parma, ai Della Scala. Fu ancora fiorentina e dal 1342 pisana, poi di Luchino Vi- sconti (1343-1345), pisana (1345- 1369); infeudata dai pisani a Spi- netta Malaspina, ritorno a Piša alla morte del marchese (1352). Questo territorio, con circa 1.500 abitanti, torno in seguito sotto Lucca (1369- 1437) e dopo una breve parentesi . ^ ea sa c u j tUifiM' ftiv/fH A . k aS, f*m >//ti t/*'//r(t rn. HM fiorentina (1437-1441) riacquisto 1'indipendenza con la signoria del marchese Antonio Alberico Ma- laspina (f 1445). (LEVEROTTI, 1982, 3; BONATTI, 1987, 35-36) Dopo 1'Antelminelli (1281-1328), i Malaspina esercitarono nuova- mente il pieno dominio in Lunigia- na, mentre a Massa si alternarono i pisani e Luchino Visconti, signo- Modena - II ducato di Modena e la sua suddivisione diocesana. Cartina del 1816. Vaticano, Archivio segreto. Tratto da LANFORTI, 2004. (sotto) Massa di Carrara, 1835, Audot ed., Liton del., Aubert sc., incisione in rame. La diocesi di Massa Ducale 319 CARTA BELLA DIOCESI Dl MASSA SKCONDO LA RIPARTIZIONK (JIl 'RISRIZIONALK - K<'(’I.KSI AX"I<'A DEL I*RIMO ORDINAMENTO ATITATO DA MONS. FRANCKSCO MARIA ZOl’1'1 IL I M.\(i(iIO 1828 DIOCESI 1)1 PONTREMOLI Caslagncloli Bu sulica ^ rt A rt'’””* OM'.!«» (xvi> rt W •Montmggio JL •Irola Mgrate (XIV) V" A« Tjvscnictto h»lera (XIII) AmUn j^nictto . Virgolcth irt Castevoli Villafriuica y Aaaaaa Aaaa 4 Mr L if Waa Vattnia Iaaaa A a Brugnnla Bevcronr aA‘ a 4 ; Pugjjancllt ‘ VV 'A "Ppntccosi 'P (K ciaua • , fl IN 1 ; Graguanclla fl« Migliaiw»4n*m ■ r*" ‘f”" 1 ?;,™,.« J?'- 5 * 4 a c; r ™ f " *»"’"* (VIII) AA« AAa" »o 4 (iv) A - ARCIDIOC RI (VII) * HrlU, dii Gilomii Vergemoli ®Trassilict Fomo Volasco 'rt MAR TIKRK.NO A R( 'I DIOCESI RI PIŠA rt, Gragliana • 14. Vallico $oprafa Vallico Soltoffa j Fatbrichc (di Vallico) ARCIRIOCESI RI LCCOA VICARIATI: Ulill-VNO Dl |lASSA (I) Mirteto (II) Carrara (III) CASTELNuavT) Garrvgnana (INO Castiguone San 1 ’ietro Ko Careggine (M) Trassiuco (Ml) San Romano (MII) Piazza (IX) Sillano (X) Auula (XI) Fosdinovo (XII) Licciana (XIII) Filetto oa\o Giovagallo (XM Mulazzo (XM) LEOENDA CATTED RALE l# 4 l PROPOSITIRA Al KSI PIKVANIA 4 (1 ARCIPRETCRA U PRIORIA #1 RKTTORIA rt Dipendcnze: CUKA n Massa - diocesi di Massa al l°maggio 1828, con 141 parrocchie. Cartina: LANFORTI, 2004, 213. re di Milano (1287-1349), e poi i lucchesi a cui, oltre che Massa, andra soggetta Carrara. Nel 1430, i milanesi, con Niccolo Piccinino, s'impadronirono nuovamente dei due territori, ma gia nel 1437 vi penetro Francesco Sforza, a nome di Firenze, impossessandosi di Massa, insieme a Antonio Alberico Malaspina di Fosdinovo, che ne di- verra signore, non molti anni dopo. (AMBROSI/RICCI, 1990, 67) La signoria di Carrara - 1313 - 1473 La nascita del la signoria di Carra¬ ra puo essere fatta risalire alTedit- to del 1313 con cui 1'imperatore’ Arrigo VII spodesto il vescovo di Luni dai suoi domini temporali e assegno il territorio di Carrara alla repubblica di Piša. A partire da questa data, il libero comune di Carrara perse Fautono- mia che aveva guadagnato nei pre- cedenti decenni di lotta contro i ve- scovi di Luni, ed inizio a gravitare nelTorbita di vari potentati locali della Toscana settentrionale e delle regioni limitrofe. Nel 1473 Carra¬ ra dal dominio dei Campofregoso, sottoposti al duca di Milano, passo a Giacomo Malaspina che era mar- chese di Massa e, dal 1467, non era piu marchese di Fosdinovo. Cybo Malaspina - principi di Massa e marchesi di Carrara - 1568 Ricciarda Malaspina (1497-1553), erede del marchesato di Massa, aveva sposato in seconde nozze, nel 1520, il nobile genovese Loren- zo Cybo (1500-1549), inauguran- do la dinastia dei Cybo Malaspina. Cosi, ai Malaspina di Fosdinovo successero, nel 1553, i Cybo Ma¬ laspina, con Alberico (1534-1623) 320 Atlante storico delle diocesi toscane Marina di Massa con le Alpi Apuane. Car- tolina d’epoca. turo duca di Modena, lo stato pas- so agli Estensi. Nel 1771 Beatrice d'Este (1750-1829, figlia d’Ercole III d’Este), sposo 1’arciduca Fer- dinando d'Austria (1754-1806), gia governatore della Lombardia. Percio, nel 1796, il ducato era con- siderato, dagli invasori francesi in guerra con LAustria, come un pos- sedimento austriaco. (GIORGET- che govemo in Massa dal 1553 fino alla morte. Nel 1557 fondo la Massa Nova o Cybea alle falde del colle dove era situato il vecchio borgo. Un diploma delTimperato- re Massimiliano II (1564-1576) conferi, il 23 agosto 1568, ad Al- berico Cybo Malaspina, il titolo di principe di Massa e marchese di Carrara. Queste diventarono, dal 5 maggio 1664, un ducato e un principato uniti sempre sotto la dinastia dei Cybo. (FRANCHI/ LALLAI, 2000, parte I, vol. II, 11; LANFORTI, 2004, 64) I Massa passa a Modena - 1741- 1859 Il principato conservo la sua in- dipendenza fin quando, nel 1741, con il matrimonio di Maria Teresa Malaspina-Cybo (1725-1790) con 1, Ercole III d'Este (1727-1803), fu- TI II, 1916, 135, n.) L’inserimento del ducato di Massa e Carrara nella repubbli- ca Cispadana - 1797 Il 18 agosto 1731 mori Alderano Cybo, ultimo duca di Massa, la- sciando la primogenita Maria Te¬ resa quale erede dello Stato. Pochi anni piu tardi, nel 1737, mori il granduca Gian Gastone dei Medi¬ ci. Venne cosi a cessare il protetto- rato fiorentino sui territori masse- si, durato quasi due secoli. La crisi ebbe il suo culmine a Massa, il 30 giugno 1796, quando arrivarono i francesi e fecero cadere il govemo aristocratico. (LANFORTI, 2004, 22-23) Modena - la diocesi di Modena. Car- tina (particolare): MERCATI, ed al. 1933. Nel riquadro: Modena in un dipinto di Gianpaolo Marescotti, sec. XVII. • F*rino" 'i &CAPOLLOGO DI ARCHIDIOCESI *C\POl.lOGO Dl DIOCESI ANTIČA 4 Massa e Carrara aggregate al principato di Lucca e Piombino - 1806 Il 30 giugno 1800, a seguito del ritorno in Italia di Napoleone, i governanti locali furono di nuovo cacciati per cui Massa, Carrara, la Lunigiana e la Garfagnana ritor- narono a far parte della repubblica Cisalpina “poi della repubblica Ita- liana e del regno ddtalia”. Napole¬ one distacco Massa e Carrara dal regno d’Italia (decreto del 30 mar¬ žo 1806) e le aggrego al principato di Lucca e Piombino. Uguale sorte era toccata anche alla Garfagnana. Il govemo massese venne, dunque, assegnato alla principessa di Luc¬ ca e Piombino Elisa Bonaparte, so- rella di Napoleone. (LANFORTI, 2004, 25) Massa e Carrara - 1815-1859 Dopo alteme vicende, durante il periodo napoleonico, nel mese di maggio del 1814, entrarono di nuo¬ vo in questo territorio gli austriaci che istituirono a Massa e Carrara una "delegazione provvisoria". (LANFORTI, 2004, 24-25) La Re- staurazione riporto Maria Beatrice (arciduchessa d’Austria, duchessa di Massa e principessa di Carra¬ ra, 1790-1829), a capo dello Stato avito. Con il Congresso di Vienna (1815) furono ingranditi il ducato di Massa e il principato di Carra¬ ra con 1'annessione dei feudi Ma- laspiniani (imperiali, vedi p. 251) della Lunigiana. Quest’ultimi non furono subito accorpati a Massa in quanto la duchessa li cedette al fi- glio Francesco IV, duca di Modena, che li costitui in "provincia" auto- noma chiamata Lunigiana Estense. (LANFORTI, 2004, 26-29) Nel 1829, subentro di diritto, nel ducato di Massa e principato di Carrara, Francesco IV d’Asburgo d’Este, arciduca d’Austria, figlio della defunta duchessa Maria Be- atrice d’Este e dell’arciduca Fer- dinando. Nel 1848, il govemo to- scano subentro a quello modenese nel ducato di Massa e principato di Carrara. Gia nel 1849, pero, gli Estensi tornarono nel predetto ter- ritorio che rimase parte del ducato di Modena fino alla sua annessione al regno di Sardegna (1859). Solo nel 1871, Massa e Carrara vennero di nuovo aggregate amministrati- vamente alla Toscana. Massa sottratta alla diocesi di Luni-Sarzana - 1798 Nel 1798, durante il governo del¬ la repubblica Cisalpina, era stata sottratta alla giurisdizione del ve- scovo di Luni-Sarzana (residente nel territorio della repubblica Li- gure) la parte della diocesi che si trovava, appunto, nel la repubblica Cisalpina (Garfagnana, Lunigiana, Massa e Carrara) ed era stata posta sotto la giurisdizione del vescovo di Modena. Costui aveva delegata ampi poteri al preposto di Carra¬ ra, nominato vicario, che preparo cosi il terreno per il sorgere di una nuova diocesi. Questa situazione transitoria duro fino al 1822, allor- che fu istituita la diocesi di Massa. (FABBRI, 1995,309-310) Massa eretta a sede vescovile - 1822 La diocesi di Massa era stata eretta dal papa Pio Vil (1800-1823), con la bolla del 18 febbraio 1822, quan- do furono date al nuovo vescova- to le 112 parrocchie provenienti dalla diocesi di Luni-Sarzana. Il territorio diocesano era suddivi- so politicamente tra: il ducato di Massa, 15 parrocchie con 10.380 anime; il principato di Carrara, 12 parrocchie con 9.423 anime; la Garfagnana Estense, 28 par¬ rocchie con 7.605 anime; la Luni¬ giana Estense, 56 parrocchie con 17.010 abitanti; il ducato di Luc- ca con una parrocchia (San Vito a Montignoso) di 750 persone. La popolazione totale della nuo¬ va diocesi ammontava, dunque, a 44.418 anime ed un territorio di 110 km2. (LANFORTI, 2004, 87- 88, 97, 113, 115) Il 3 luglio 1822, con una bolla integrativa furono aggiunte altre 48 parrocchie ap- partenenti alLarcidiocesi di Lucca che, il 14 maggio 1826, passarono alFeffettiva dipendenza della dio¬ cesi massese. Dunque la diocesi di Massa contava, allora, 160 par¬ rocchie. Tali parrocchie (48), piu altre 28 gia di Luni, sono State ce- dute alLarcidiocesi di Lucca, nel 1992, in occasione della revisione dei confini fra le diocesi di Lucca e di Massa. La diocesi di Massa venne ingrandita, il 1° maggio 1854, con le parrocchie della Val di Vara (Rocchetta e Suvero, fino ad allora diocesi di Brugnato), di Minucciano (diocesi di Luni Sar- zana) e di Gallicano (arcidiocesi di Lucca). Le dieci parrocchie della vicaria di Gallicano venne¬ ro, pero, aggregate effettivamente al vescovato di Massa solo il 10 gennaio 1875, vale a dire dopo la morte delLarcivescovo di Lucca Giulio Arrigoni (f 1875). (LAL- LA1, 2004, 139; vedi p. 324) Massa suffraganea delLarcidio- cesi di Modena - 1855-1926 La diocesi di Massa fu resa, sin dal¬ la sua erezione, suffraganea delLar- cidiocesi di Piša. Essa venne ag- gregata alLarcidiocesi di Modena dopo 1'elevazione di questa a sede metropolitana, il 22 agosto 1855, cui vennero rese suffraganee le dio¬ cesi di Reggio, Carpi, Guastalla. La soggezione a quest’ultima rimase in vigore fino al 1926, quando Mas¬ sa venne restituita alLarcidiocesi di Piša. (FABBRI, 1995, 312-313; RAFFAELLI, 1977,501). Carrara - una fontana nel 1877. Xilogra- fia di A. Closs, L 'Italie illustree de 450 gravures sur bois, Gourdault Jules, Pariš, Hachette, 1877. Le condizioni di vita della popo¬ lazione di Massa e Carrara - sec. xvm/xrx Le condizioni della popolazione e del clero nel ducato di Massa e nel principato di Carrara destava- no preoccupazioni. In una lettera del vicario foraneo, del 1798, si scrive: “sono obbligato a vedere nei pubblici caffe fino quattro o cinque preti passarvi Lintera mat- tina, e anche parroci a giocare tra loro con scandalo de’ circostanti”. (LANFORTI, 2004, 52) Con la Restaurazione, le scuole fu¬ rono ripristinate sia a Massa che a Carrara, ma il clima fu di sfiducia, spesso a causa di insegnanti “svo- gliati o compromessi col passato regime napoleonico”, e la frequen- za fu irrisoria. Nel 1817, a Massa la scuola elementare fu frequentata da 21 alunni, a Carrara da 44. La duchessa Maria Beatrice avvio untapera di risanamento soprattut- to a Massa congedando, in tronco, tutta la vecchia classe docente a fa- vore di insegnanti religiosi. (LAN¬ FORTI, 2004, 40, n. 104) CGif^ LE MODIFICHE DIOCESANE -1815-1860 Cecina - Pianta della Real Tenuta di Cecina (1793). ASF, Piante dello Scriltoio delle regiepossessioni 198, II. Tratto da: Mano Tollu/Bellinazzi. Nel granducato di Toscana, con una superficie di 8.060 miglia qua- drate toscane, equivalenti a 6.407 miglia q. italiane (BIANCHI, 1845, 317) si contavano, nel 1845, ventidue diocesi. Le sedi vescovili non erano, pero, che venti, perche due diocesi, Prato e Pienza, dipen- devano ed erano rette dai rispettivi vescovi di Pistoia e di Chiusi. La parrocchie comprese nei limiti del granducato erano 2.485; ma 125 di queste erano incluse nella giurisdi- zione delle otto diocesi estere situa- te sul territorio pontificio. Quindi il numero delle parrocchie toscane, governate dai venti vescovi nazio- nali, rimaneva 2.360, variamente ripartite tra le venti sedi. (BIAN¬ CHI, 1845, 349) Dopo 1’erezione di Modigliana a diocesi, nel 1850, le diocesi toscane erano 23 (piu l'ab- bazia territoriale di Monte Oliveto Maggiore) e tali sarebbero rimaste fino a meta Novecento, quando an- che Prato ebbe un proprio vescovo. Nel Settecento, le diocesi della re- gione ecclesiastica toscana imme- diatamente soggette alla Santa Sede erano otto: Arezzo, Cortona, Lucca, Montalcino, Montepulciano, Pien¬ za, Pescia, Volterra; alla fine del secolo sarebbero diventate sette perche Pienza, dopo 1'unione con Chiusi nel 1772, avrebbe seguito anche la destinazione della suffra- ganea di Siena. (BOCCHINI CA- MAIANI, 1994, 681-82) II riassetto delParcidiocesi di Piša - 1798-1855 NelTOttocento Piša non ebbe piu come suffraganee le diocesi della Corsica (Ajaccio, Aleria e Sago- na) e unite dal 1802 in una sola (Ajaccio), sottoposta a Genova, ma lo diventarono le nuove dioce¬ si di Pontremoli (1787/1798), Li¬ vorno (1806) e Massa (1822). Nel 1855,1’arcidiocesi di Piša perdette la diocesi di Massa in favore del¬ la nuovamente eretta di Modena e rimasero suffraganee di Piša le diocesi di Volterra e Pescia, con decreto della S. Congregazione Concistorale del 3 ottobre 1855. (FABBRI, 1995, 312-313) Piša affida la pievania di Ripar- bella a Volterra - 1838 - 1928 Per assecondare i desideri della popolazione che si trovava nel¬ la piana di Riparbella, fu staccata dalla diocesi di Piša, nel 1838, la parte bassa della predetta pievania per affidarla temporaneamente alla Le modifiche diocesane - 1815 - 1860 323 diocesi di Volterra ed alla parroc- chia di Cecina. Negli anni 1853- 54, fu costruita una chiesa a Colle- mezzano ma intervennero diversi fattori di natura storica, cosicche Piša riottenne il territorio ceduto nel 1838 solo nel 1928, dopo l’ere- zione della parrocchia di San Pietro in Palazzi. Nel 1930, Larcivescovo di Piša Pietro Maffi defini anche i confini di questa nuova parrocchia, a nord: fino al Botro di Tripesce; a sud: il fiume Cecina; a est: parroc¬ chia di Riparbella, punta dei Lecci; a ovest: il mare fino al Tripesce. (PARDUCCI, 1962, 100-101) Cosi fu fissato anche, unilateralmente, il confine meridionale della dioce¬ si di Livorno. Nel 1892 i territori di "Palazzi di Collemezzano" e Cinquantina furono scorporati dal comune di Riparbella (diocesi di Piša) ed annessi al comune di Ce¬ cina (ecclesiasticamente diviso tra Piša e Volterra). (BANDETT1NI, 1961, 168; comune.riparbella.pi.) Le modifiche amministrative non ebbero alcun effetto sulLestensio- ne delle rispettive diocesi. Nel 1852 venne trasferita a Cecina la sede comunitativa, e Bibbona da centro capoluogo divento frazione; solo nel 1906, i due comuni vengo- no definitivamente scissi e venne assegnato a ciascuno il rispettivo territorio di competenza. Dal 1897 era stata annessa a Cecina anche la porzione di territorio di Ripar¬ bella che dal fiume si estendeva fino alLattuale confine comunale a nord. (LORENZINi, 1999) 01 23456789 10 Km 1 i-■ -E- t— i 1-1 1- i I 1 FORMAZIONE DEL COMUNE DI CECINA LEGENDA Le parrocchie di Piombino e del¬ le isole ritornano alla diocesi di Massa Maritima - 1816 Con la bolla pontificia del 9 giu- gno, Pio Vil (1800-1823) riuni alla diocesi di Massa Marittima la citta di Piombino e 1’isola d’Elba con le piccole isole adiacenti di Pianosa, Montecristo, Cerboli e Palmaiola. COMUNITA DI RIPARBELLA E COMUNITA DI CECINA - BIBBONA: LIMITI TERRITORI ALI AL 1852 COMUNITA DI CECINA - BIBBONA: LIMITI TERRITORIALI AL 1897 LIMITI TERRITORIALI DEI COMUNI AL 1906 Nel 1852 viene trasferita a Cecina la sede comunitativa e Bibbona da centro capoluogo diventa frazione; solo nel 1906 i due Comuni vengono definitivamente scissi ed assegnato a ciascuno il rispettivo territorio di competenza. Dal 1897 era stata annessa a Cecina anche la porzione di territorio di Riparbella che dal fiume si estende fino alLattuale confine comunale a nord. nord-est. Cecina - formazione del comune di Cecina. Cartina: ROSELLI ed al., 1999. Nel riqua- dro: Cecina - la tenuta di Carlo Ginori nella stampa di Giuseppe Zocchi (sec. XVIII). 324 Atlante storico delle diocesi toscane Garfagnana modenese nel 1847. Cartina (particolare): Collezione privata tratta da FERRARI, 2007; nel riquadro: Gallicano in un’incisione francese del secolo XIX. (GRECO) Si trattava delle par- rocchie che erano State tolte alla diocesi di Massa Marittima ed ag- gregate alEarcidiocesi di Ajaccio durante il periodo napoleonico. L’unificazione delle diocesi di Lu- ni-Sarzana e di Brugnato - 1820 II 25 novembre 1820, il papa Pio VII, con la bolla Sollicita quam pro apostolici, uni aeque princi- paliter la diocesi di Brugnato (for¬ mata da sei vicariati: Brugnato, Legnaro, Nascio, Sestri Levante, Teviggio, Gotra) a quella di Luni- Sarzana, e saranno d’ora in poi ret- te da un unico vescovo. La diocesi di Luni-Sarzana rimase immedia- tamente soggetta alla Santa Sede, mentre Brugnato rimase suffraga- nea della sede metropolita di Ge¬ nova. (FRANCHI/LALLAI, 2000 I, XIV, 13) Pitigliano elevata a sede vescovi- le-1844 Nel 1843 Pitigliano fu elevata a sede vescovile e la diocesi, gia da tempo residenza abituale del ve¬ scovo, fu unita aeque principaliter a quella di Sovana. Con la bolla pontificia del 13 gennaio 1843, la millenaria diocesi di Sovana venne a nominarsi: Diocesi di Sovana- Pitigliano, con effetto dali’ 11 gen¬ naio 1844. (CORRIDORI, 2004 II, 65; BENVENUTI, 1999, 15-19) Gallicano con Minucciano e Val di Vara aggregate alla diocesi di Massa - 1853 e 1875 Nel trattato di Vienna (1815) fu stabilito che al momento della re- versione del ducato di Lucca alla Toscana, alcuni tratti del territo- rio lucchese sarebbero passati al duca di Modena, e fra questi anche Gallicano con le ville dipendenti. La reversione avvenne nel 1847, ma le successive insurrezioni po- polari obbligarono il duca di Mo¬ dena ad assentarsi dal principato e Gallicano rimase sotto il domi- nio granducale. Ritornato, pero, nel 1849, il duca chiese al ponte- fice che, come era stato fatto con gli altri territori lucchesi divenuti estensi, anche quello di Gallicano si staccasse dalla diocesi lucchese e si unisse a quello massese. Pio IX ordino tale quinto ed ultimo rtCtre/i* rn irCT d'u//# JrtSrut. J/tr*. /immt r/«*Jw/*/Y’< //• (hi#anfi‘qnosc m fr rt/idr dr//s /ra nj a ir trnt ieV/Jpt , f ,ro. t o tnn< tnt’ uturCstUdUnaS ,£a dia/inr t/.7n-r/for K' Slap« i anu/lr lifjlo .frr-nia. f/ip/nr, Mu*. ’*<>•' •*'/. n.t . V)t.6»ta ( (t4>v .r Jr,f/ rr-minf. ut/ PdJ,ur 't rtnSrre. .*/ tftJreJrS/j. /•oTmtrti* t/t JrjJaaXdt. Montignoso entro i sui confini e la viabilita tra Massa e Salto della Cervia (Pietrasanta, granducato di Toscana). Cartina: Archivio di Stalo di Modena. smembramento della diocesi di Lucca, mediante la bolla Dum universi datata il 17 dicembre 1853, difatti nel 1875. Le par- rocchie del vicariato di Galli- cano perdute in quella occa- sione (difatti nel 1876) furono dieci (Gallicano, Cardoso, Bo- lognana, Verni, Perpoli, Čam¬ po di Perpoli, Fiattone, Lupi- naia, Treppignana, Riana). Nel 1854 le otto parrocchie ed una cappellania curata del comu- ne di Minucciano, che erano State da sempre soggette alla diocesi di Luni-Sarzana, pas- sarono, il 17 dicembre, a far parte della diocesi di Massa; (FRANCHI/LALLAI, 2000 II, 327-328; RAFFAELLI, 1977, 501) Con la stessa bolla del 17 dicembre 1853, eseguita il 30 maržo 1854, il papa Pio IX as- segno alla diocesi di Massa an- che due parrocchie (Rocchetta Vara, Suvero) in Val di Vara smembrandole dalla diocesi di Brugnato. Queste furono resti- tuite alla diocesi di Brugnato Lil ottobre 1959. (FRANCHI/ LALLA1, 2000, I, 13; FRAN¬ CHI/LALLAI, 2008, IV 100- 101, n. 23, 102, n.37) Parte della parrocchia di Querceta aggregata alla dio¬ cesi di Massa - 1853 Nelle parti piu pianeggianti, e soprattutto verso il mare era impossibile determinare esat- tamente i confini della pieve di Montignoso perche erano costi- tuiti da zone paludose e disabi- tate. Per di piu dopo 1’aggrega- zione di Montignoso agli Stati Estensi, il 4 novembre 1847, una parte del territorio civile di Montignoso nei dintorni del Lago di Porta, che si trovava nella parrocchia di Querceta, si trovo in una diocesi straniera (Piša, granducato di Toscana) rispetto alla sua appartenen- za statale. Il 1° maggio 1854 questa parte della parrocchia di Querceta venne smembrata dalla diocesi pisana e aggrega¬ ta a quella di Massa. (FRAN¬ CHI/LALLAI, 2000, I 155) Ri- cordiamo che la pieve (chiesa) fu abbattuta gia alLinizio del secolo XIX, ai tempi del gover- no della principessa di Lucca e Piombino Elisa Bacciocchi, a causa delle esalazioni del cimi- tero che circondava la chiesa. (AMBROSI ed al., 1989, 18) k. Pontremoli e 1’Alta Val di Taro con la loro divisione diocesana nel 1770. Cartina (partico- lare): Matteo Vinzoni, Genova, ASG, Coli.: A.03.185.0364. L. Vedi legenda alla p. 132. Massa - la diocesi di Massa (ribattezzata in Apuania, nel periodo 1939-1986) e Pon¬ tremoli entro i confini (1909-1955/1959). Cartina (particolare): Annuario delle Diocesi d’Italia, 1951. Nel riquadro: (in alto) Pontremoli - la cattedrale di Pontremoli nelPin- cisione di A. Terreni, 1802; (in basso) Massa - cattedrale nella seconda meta del sec. XIX. Foto d’epoca, Archivio Cattedrale di Massa. Km. O 5 lO 15 20 25 R E G I O N E / vi’. Base/ica m v.

    FHatfiera ‘ C •' ’• •' .... ... J‘ * de£ Cfrvieto ( Vi//afr.anj:a. — //*<%. ../ ^ - ■ = • .v > , v Vm, < fyiač)o \ J irFr isSL 2053 Piazza ^ ‘ ^ridzza m N ^= r D I S/ Vf \\ LFosdinovo ( z ••;>;. ->M 388 A, p V-. 1945 JD I \)L==^ ..••***• •M (luffalii. > S J?[ Carrara \ CastelnuoTSmC, D / '<•-•. V ^ / APUANIA O ^' ar 9 a /M a 9 n J d.^Lucc^. nA tazzemafr . : . 194 : '/VaA )'7ey. r' r ^sr : S feiMdrmr B^lareggio' . čnetrasanta /7/ ^ A * • 1023 t\PESCI ŽLtJCCA’- L’Alta Val di Taro passa alla diocesi di Pontremoli - 1855 Nel 1847, dopo 1’aggregazione di Pontremoli al ducato di Parma e Piacenza, il pontefice Pio IX, con decreto della Sacra Congregazione Concistoriale del 9 agosto 1854, eseguito il 1° agosto 1855, trasferi alla diocesi di Pontremoli cinque parrocchie delFAlta Val di Taro, Albareto, Baselica (del Pontolo) e Valdena, sottraendole alla diocesi di Luni-Sarzana, e il vicariato di Gotra con Pomonima parrocchia e Buzzo, sottraendole alla diocesi di Brugnato. (FRANCHI/LALLAI, 2000 II, 325 n.) La diocesi di Pon¬ tremoli venne cosi allargata fino al fiume Taro. Prima della creazione delle diocesi di Pontremoli (1787) e di Massa (1822) quella di Luni- Sarzana contava 315 parrocchie e 29 la diocesi di Brugnato (dopo la cessione di due parrocchie a Pon¬ tremoli, nel 1855, solo 27). (FRAN¬ CHI/LALLAI, 2000 I, XIV, 13) La permuta delle parrocchie tra Massa e Pontremoli - 1853/1909 Con la bolla gia detta di Pio IX, del 17 dicembre 1853, fu disposto il trasferimento di cinquantanove parrocchie dalla diocesi di Pontre¬ moli al vescovado di Massa. Tale disposizione non fu, pero, mai at- tuata causa le forti resistenze delle autorita diocesane di Pontremoli. Solo nel 1909, 17 parrocchie delle 59 previste, passeranno alla dioce¬ si di Massa: 5 del vicariato di Ca- sola, 7 del vicariato di Fivizzano, 5 del vicariato di Calice. Per contro invece, il 18 aprile 1854, dalla dio¬ cesi di Massa al vescovado di Pon¬ tremoli erano gia State trasferite diciotto parrocchie. (LANFORTI, 2004, 78, n. 251; ZUCCHI CA- STELLINI, 1987, 131-150) A. LA DIOCESI Dl MODIGLIANA La fondazione della diocesi di Modigliana - 1850-1986 Sin dalla conquista fiorentina del¬ la Romagna toscana, nei secoli XIV/XV, si arrivo alla collisione tra il potere politico e quello spi- rituale. Cosi i territori conquistati dai fiorentini continuarono ancora per secoli ad appartenere spiri- tualmente alle diocesi delFEmi- lia. Per risolvere questa discordia, il papa Pio IX (1846-1878) fon- do, con bolla del 7 luglio 1850, la diocesi di Modigliana, che comprendeva tutte le terre della Romagna toscana, staccate dalle diocesi di Faenza, Forli e Bertino- ro formando il nuovo vescovado. (webdiocesi.chiesacattolica.it/pls/ ccidioc_new/consultazione.mo- stra_pagina?id pagina=7866) Modigliana riunita alla diocesi di Faenza - 1986 Dopo Faggregazione della Roma¬ gna toscana alFEmilia Romagna, nel 1923 (vedi p. 352), e “per la piccolezza della diocesi”, gia nel- la prima parte del Novecento Mo¬ digliana fu unita nella persona del vescovo Ruggero Bovelli alla dio¬ cesi di Faenza (negli anni 1924- 1929). Il 31 agosto 1976, le due Emilia - le diocesi d’Aemilia nei secoli XIII e XIV con le rispettive diocesi mo¬ derne. Legenda: La linea tratteggiata in nero indica i confini delle diocesi moder¬ ne e le loro modifiche. Cartina (partico- lare): MERCATI/NASALLI-ROCCA/ SELLA, 1933. (sotto) Modigliana - La diocesi di Modi¬ gliana. Cartina: Armuario, 1951; nel ri-" quadro: (in alto) Modigliana, incisione di A. Terreni, 1802; Santa Sotla - abiti con- tadini di Santa Sotla, incisione di G. Bic- ci, 1796; (in basso) Premi lcuore, veduta di Fedi, A./Mazzuoli, F., 1788-89. Tratto da: Guide cTIlalia, 1990. L * / PARMA i ' b REGGIO CARPI r A 19 ,.- . F $ IflONAHTOLA V '-FERRARA /CERVI^V f \ ' -Ac"7 \ (/ AdOMACCHIO V L. ‘ 4 •.v.. i MODENA / | \ \'} - * BOLOGNA : \ ^ X ~7'"> ~ sHS ■ -v / \ 4 V ' '.RAVENNA A NONANTOLA r* * v c /''t ' imola/ . / s \ - ^FAENZA/ F 2 R 9 / / \ ^CERVIA J X'Ai .v c * j ( J X. S* / 14 V c, pSARSlNA/ ; '3ARSINV- - l -¥ / 'fz/f/z/s/tf y /Zlr a S‘§PČ3 r ° MODIGLIANA , i^Pdvadola ?dozio |L— — i - S.Casciano Firenzuola , / Palazzuok l 1187. vo Marradi 'j Premilcuore knzo .^7 V.Jenario icoonaia La : Vern< KI ATU Ul MARR IN ROMA G NA (Mamuli diocesi furono nuovamente unite in persona episcopi. Nel riordi- namento generale delle diocesi fu stabilita, il 30 settembre 1986, 1’unione dei due vescovadi e la nuova circoscrizione ecclesia- stica assunse il nome attuale di diocesi di Faenza-Modigliana. Contestualmente una piccola parte del territorio della dioce¬ si di Modigliana fu ceduta alla diocesi di Forli-Bertinoro. (WI- KIPEDIA) Furono inserite cosi nella nuova diocesi tutte le terre che, nel 1923, erano State stac- cate dalla Toscana ed aggregate airEmiliaRomagna. (webdioce- si.chiesacattolica. it/.../consul- tazione.mostr.) Dentro la nuova diocesi di Faenza-Modigliana ri- mase anche il territorio di Mar- radi, vale a dire quella parte del¬ la Romagna toscana che, anche dopo 1923, resto dentro i confini toscani. Modigliana - il vicariato di Modigliana. Senza data ne autore. SUAP RAT, Praga, (a destra) Terra del Sole. Veduta di Fedi, A./Mazzuoli, F., 1788-89. Tratto da: Gui- de d'ltalia, 1990. Terra del Sole fu fonda- ta 1’8 dicembre 1564 e nel 1579 la nuova “terra” fu eletta capitale della provincia della Romagna Fiorentina. Rimase capo- luogo di Comunita con Castrocaro fino al 1923, quando il governo italiano riporto, dopo 5 secoli, i territori transappenninici nelFEmilia Romagna (provincia di Forli). Marradi - Vicariato di Marradi in Romagna (XVIII sec.). Cartina: SUAP RAT 191. Nel riquadro: Marradi in un’incisione di A. Terreni, 1802. I u i - -•■v— .. v^, ; | v'v VICARIATI DI MODIGLIANA E t DILLA TERRA DEL SOLE : Nella Romagna M, LA CHIESA TOSCANA DALL’UNITA D’ITALIA ALLA FINE DEL NOVECENTO LMnsurrezione toscana del 1859 II 1859 fu 1'anno della seconda guerra d'indipendenza, conclu- sasi in pochi mesi con la vittoria delfesercito franco-piemontese. L'insurrezione antilorenese, del 27 aprile 1859, in Toscana fu comun- que da attribuirsi al distacco che si venne a determinare nel corso del decennio 1849-1859 tra la dinastia lorenese e la societa toscana. La conseguenza di questa rottura fu 1'accettazione da parte dei mode- rati toscani, contrari ad ogni ten- tativo di restaurazione, della guida piemontese che non significo mai, per la maggioranza, una conver- sione alfunitarismo e alfidea di annessione della Toscana al regno di Sardegna, bensi una adesione di massima al piano politico che Cavour aveva predisposto l'anno prima. (GRANCHI, 1993, 16) Le- opoldo, granduca di Toscana, ora- mai privo del consenso dei sudditi abbandono Firenze abdicando, nel luglio 1859, a favore del figlio Fer- dinando IV (1835-1908), granduca di transizione. L'l 1 maggio 1859 si formo un governo provvisorio pre- sieduto da Bettino Ricasoli (1809- 1880). II 16 agosto, 1'Assemblea Toscana prodamo formalmente decaduta la dinastia lorenese, di- chiarando, il 20 dello stesso mese, di voler far parte di un regno con Vittorio Emanuele II di Savoia come sovrano. II plebiscita del 1' 11 e 12 maržo 1860 decreta 1’annes- sione del Compartimento Toscano al Regno di Sardegna (d'Italia dal 1861). (CAPPELLETTI, 1918; 330-333) Gli avvenimenti del 1859 e del 1860, culminati con la nascita del Regno ddtalia, il 17 maržo del 1861, aprirono un periodo nuovo nella storia d'Italia. (GRANCHI, 1993, 18) Il 28 di maržo fecero il loro ingresso in citta le truppe pie- montesi. La Chiesa toscana alla vigilla dcIFunita dTtalia - 1849-1860 Con Tenciclica Nostis et Nobiscum indirizzata ai vescovi italiani, 1’8 dicembre 1849, Pio IX denunziava 1’esistenza del “diabolico proget- to” di abbattere la Chiesa in Italia per instaurarvi un regime “sociali¬ sta e comunista”. I vescovi dove- vano inoltre convincere i propri diocesani che 1’uguaglianza e la liberta si trovavano nelFosservan- za della legge cristiana. (LENZI, 1998,132-133) Il 17 gennaio 1860, il governo to¬ scano aboli il concordato con la Santa Sede del 1851 e la Chiesa venne messa sotto controllo giuri- sdizionale da un governo liberale. I vescovi toscani, organizzati intor- no alFarcivescovo di Piša, Cosimo Corsi (1853-1870), risposero 1’8 febbraio con una lettera che richia- mava la teoria della indipendenza e superiorita della Chiesa sullo Stato e nella stessa si affermava che il potare temporale del pontefice “e assolutamente necessario per la li¬ berta del papa e di duecento milio- ni di cattolici”. (LENZI, 1991, 71) Nello stesso tempo il vescovo Fe- liciano Barbacci, dalla sua diocesi di Cortona, dopo 1'annessione al Piemonta, nel 1860, volle pubbli- care una circolare nella quale si chiedeva ai parroci di predicare 1'obbedienza al governo di Tori¬ no. Un atto davvero coraggioso, se si pensa che, meno di due mesi prima, il 18 giugno 1859, il papa nelfenciclica Qui Nuper aveva espressamente scritto che "mai lo IL HIINISTR0 DELL INTERNO AL SOTTOPREFETTO 1)1 PISTOIA mmmm ihmmiiimkd Da Mi r«rr « di te Marža looo a orr *«. li. ant. 11 Governo ha proinulgnto dal halconc di B*ala/./.o vecclii« il PEebisrilo ilel Popo- h» Toscano dichinralo in scdula puhlilica dopo lo spoglio dei voli della Siiprcma Goric di C.assa/Jone. Ecco i rcsullali. Popolazionc della Toscana 1800940. Volanli 580445. Por I’ Unione 500571. Por Regno separalo 14925. Voli perduti 4949. Folla ed entusiasmo immensi, 101 col- pi di cannone annunziano il fauslo evento. RIGASOLl I a «ima. Tiji. Cin* di I.. Vanpttri 18«» Toscana - Testo con il quale il ministra dellTnterno della Toscana Bettino Rica¬ soli comunico, il 16 maržo 1860, i risul- tati del plebiscita per 1’annessione della Toscana al Regno di Sardegna alla sotto- prefettura di Pistoia. (Archivio comunale di Montecatini Terme). Padre Feliciano Barbacci, (alFanagrafe Lorenzo Giovacchino, Ponsacco 1° mar¬ žo 1800 - Cortona 24 nov. 1868, vescovo di Cortona 1854 - 1868). Foto tratta da: GRANCHI, 1993. 330 Atlante storico delle diocesi toscane Davide Lazzaretti in un dipinto delPOtto- cento. Stato Pontificio avrebbe accettato una diminuzione di territorio del proprio Stato". A quella enciclica, naturalmente, i vescovi, si era- no allineati. L’episcopato toscano proclamava, pero, la propria leal- ta verso il nuovo regime politico, “noi non siamo nemici d’Italia”, scrivevano, F8 febbraio 1860, i vescovi toscani a Bettino Ricaso- Ii. (SPICCIANI, 1989, 12) II 13 maggio dello stesso anno, i vesco¬ vi furono invitati a celebrare la fe- sta dello Statuto. Quasi tutti, con maggiore o minore energia, rifiuta- rono. II piu deciso fu 1’arcivescovo di Piša, il cardinale Corsi, che ven- ne arrestato e trattenuto a Torino in una časa di religiosi, dal 19 giugno al 1° agosto 1860. Ormai il clima era di rottura. Nel novembre 1861, i vescovi toscani rispondevano al ministro guardasigilli, che pada¬ va del dovere del clero di “rico- noscere il presente ordine di cose e di accettame le conseguenze”, allineandosi completamente sulle posizioni di Pio IX: “non possia- mo riconoscere il regno d'Italia”. Una frattura che, aggravata dalla conquista italiana di Roma nel '70, era destinata a rimanere a lungo. (LENZI, 1998, 130; GRANCHI, 1993, 18) La crisi delle diocesi italiane dopo 1’Unita d’Italia - 1860 Il regno dTtalia nacque il 17 mar¬ žo 1861. Con la pubblicazione del Sillabo degli errori del nostro tem¬ po, nel dicembre 1864, la Chiesa defini i fondamenti dottrinari della lotta contro la stato laico e liberale. (ROGARI, 1998, 109) Dopo l'Uni- ta (1860), circa la meta delle dio¬ cesi italiane restera vacante, per il rifiuto del governo italiano di con- cedere il necessario 'placet' o 'exe- quatur' ai vescovi. Nel 1864 ben 43 vescovi erano in esilio, 20 in car- cere, 16 erano stati espulsi e altri 16 morti per le vessazioni subite. A meta degli anni sessanta, di 227 sedi vescovili, 108 erano vacanti. (GUASCO, 1997, 74; MARGOT- TI, 1865, 193-203) Negli anni in- tomo al 1889 quasi tutte le diocesi toscane ebbero un nuovo vescovo, con tanto di exequatur del re d’Ita¬ lia. (SPICCIANI, 1989, 12) Davide Lazzaretti - il messia di Monte Amiata (1868-1878) Negli anni dal 1868 al 1878, la diocesi di Sovana assistette alla predicazione di un sedicente visio- nario e profeta, Davide Lazzaretti (1834-1878). Egli rimase inizial- mente nella Chiesa cattolica pur con atteggiamenti rivelazionisti, messianici e inclini al socialismo. Nel 1871 fondo una nuova Chiesa giurisdavidica, che raccolse un cer- to numero di adesioni in Toscana, rifiutando 1'obbedienza al pontefi- ce romano. Il 18 agosto 1878, mori per mano dei carabinieri mentre guidava una processione verso Ar- cidosso. (WIK1PEDIA) La soppressione degli ordini reli¬ giosi -1866 Con 1’affermarsi delFunita dTtalia fu decretata anche la fine del potere temporale del papa, colpito in Pie- monte nel 1855 dalla soppressione degli ordini religiosi non dediti alla predicazione. Ne segui la confisca dei beni ecclesiastici, considerata la fase iniziale del concetto “libera Chiesa in libero Stato”, completata con la legislazione del 22 agosto 1862. La terza e definitiva onda- ta di soppressioni e confisca delle proprieta ecclesiastiche si verifico dopo 1'unificazione nazionale. A Firenze, dove il re Vittorio Ema¬ nuele II (1820-1878) aveva tra- sportato la nuova capitale del re¬ gno (1864-1870), venne varata, in data 9 giugno 1866, una legge sili¬ la soppressione delle corporazioni religiose. Con le leggi del 1866 e del 1867 vennero soppressi 26.889 enti per un totale di circa 900.000 ettari. Al quarto pošto, con 63 mi- lioni di beni incassati dallo Stato, si piazzo la Toscana, dietro le provin¬ ce napoletane, il Piemonte e la Li- guria. (CIUFFOLETTI, 2008, 25) I beni confiscati erano devoluti al demanio. Mola conclude: “L'Italia del corso forzoso, stremata dagli sforzi finanziari in funzione della politica militare, era anche 1'Italia dei vistosi trasferimenti di terre e immobili dalfasse ecclesiastico alla borghesia fondiaria, agli 'av- vocati agrari'". (MOLA, 1976, 63) II vescovo di Citta di Castello amministratore apostolico di Sansepolcro - 1867-1872 Dal 1867 al 1872 il vescovo di Citta di Castello fu anche ammini¬ stratore apostolico di Sansepolcro. In tal modo, si ricompose Fanti¬ ča unita ecclesiale delFAlta Valle del Tevere, ma Fesperimento non ebbe lunga vita. Negli stessi anni, il comune di Citta di Castello si La Chiesa toscana dalEUnita d’Italia alla fine del Novecento 331 fece promotore di un’azione po- litica tesa al passaggio dell’Alta Valle del Tevere dalla provincia di Perugia alla Toscana, ma anche in questo caso 1’obiettivo non venne raggiunto. (http://www.webdioce- si.chiesacattolica.it/) II concilio Vaticano e la fine della Roma papalina -1869/70 L’8 dicembre del 1869 si apri il concilio Vaticano I. Oltre a riba- dire la condanna del pensiero mo¬ derno in tutte le sue forme razio- nalistiche, esso defini il primato e 1’infallibilita del papa. Durante il concilio, il 20 settembre 1870, ci fu la breccia di Porta Pia, vale a dire la conquista militare del Vati¬ cano, che segno la fine della Roma papalina. Compare allora nella ter- minologia della Sacra Penitenzie- ria 1’espressione “Non Expedit” per la partecipazione dei cattolici alle elezioni politiche; inoltre non venne riconosciuto il regno d’Ita- lia. (RENDINA, 1999, 772) La Questione romana - 1870- 1929 Le relazioni fra la Chiesa e il Pie- monte, stato-guida delfunificazio- ne della penisola, si erano fatte difficili a causa del le leggi Siccar- di del 1850 (in Toscana nel 1869), che sopprimevano il foro e le im- niunita ecclesiastiche creando serie difficolta per l'acquisto di beni fon- diari da parte degli enti religiosi. A queste, nel 1855 (22 maggio), si sarebbero aggiunti i provvedimen- fi del Parlamento subalpino che sopprimevano gli ordini religiosi, provvedimenti che vennero estesi a tutta 1'Italia con il progredire del Processo di unificazione. Il 20 set¬ tembre 1870, con la breccia di Por¬ ta Pia, fu posta la fine, dopo oltre dodici secoli, al potere temporale del pontefice. Il papa Pio IX non si rassegno al fatto compiuto e riaf- Italia — 1862-1866. Cartina: Atlante, 1997. fermo solennemente i suoi diritti. Si apri cosi fra Chiesa e Stato un conflitto insanabile - la cosi detta Questione romana - che avrebbe diviso gli italiani per oltre mezzo secolo. “La pace tra lo Stato e la Chiesa impedita dalla massoneria” Ormai le relazioni fra la Santa Sede e 1'Italia si erano trasforma- te in un dialogo fra sordi. Dopo il '70, Pio IX divenne "1'augusto Prigioniero". La salma di Pio IX venne tumulata in S. Lorenzo fuo- ri le Mura, nel 1881, tre anni dopo il suo decesso. Il trasporto subi, pero, l’estremo oltraggio degli an- ticlericali, per lo piu massoni, che volevano buttare nel Tevere quella che chiamavano la “carogna” di Pio IX. (RENDINA, 1999, 774) La massoneria raggiunse, in par¬ lamento, i trecento iscritti. (CI- NELL1 ed al., 1989, 133) C’e chi AlalitrtttfT (rroppo/i. Aulla con le terre circostanti in Lunigiana. Cartina (particolare): F. Morozzi (1784). Nel riquadro: (in alto) Aulla - I Tre ponti - Valle delFAulella (cartolina d’epoca); (in basso) Aulla - lo stemma dei Malaspina pošto sul vecchio palazzo comunale. Tratto da BAVASTRO, 1990. sostiene “che la pace fra Chiesa e Stato in Italia fu sempre impedita dalla massoneria, vigilantissima, tenace, potente”. (INNOCENTI, 1973,433) Lunigiana e Garfagnana as- segnate alla regione Toscana - 1871 L’attuale provincia di Massa- Carrara (vedi p. 363) e quella che allora si chiamava di Garfagnana (Castelnuovo), dal 1861 al 1871 furono parte della regione emi- liana perche prima delT“unita d’Italia” erano parte del ducato di Modena. Esse furono assegnate alla regione Toscana soltanto nel 1871. (vedi cartina, p. 311) Aulla diventa parte della Tosca¬ na- 1871 La costruzione del castello di Aulla risale al figlio di Bonifazio I, marchese di Toscana (810/12- 823), Bonifacio II, marchese di Toscana e tutor Corsicae (823- 834), che fece erigere un ospe- dale e una badia benedettina in- torno alla quale sorse il borgo. Furono proprio i benedettini, legati alla famiglia Malaspina, a governare Aulla fino al 1543, data a cui risale l'acquisto di tutto il territorio (con Bibola, ecc.) da parte del genovese Adamo Cen¬ turione (1486-1568). (GIOR- GIERI/GIUMELLI, 1990, 100- 101) A causa del fallito tentativo mediceo delTacquisto di Aulla, nel 1680, la dominazione ge¬ novese duro fino al 1704. Nel 1710, 1'imperatore Giuseppe 1 d’Asburgo (1705-1711) la pose alfincanto. Alessandro Malaspi¬ na di Podenzana l’acquistd per 30.000 fiorini e fu investito del feudo con diploma del 31 otto- bre 1714. (RAFFAELLI, 1978, 98) Aulla, una volta abolito il feudo da Napoleone, dopo il Congresso di Vienna del 1815 fu assegnata ai duchi estensi di Modena, ai qua 1 i rimase fino al Risorgimento, quando (1859) entro a far parte della provincia di Massa Carrara. Solo nel 1871 divento parte della Toscana. i LA POPOLAZIONE TOSCANA NEL SECOLO XIX La crisi demografica e la poverta generale nei primi delPOttocento Alle guerre napoleoniche, che dissanguarono TEuropa durante i primi 15 anni del XIX secolo, seguirono la miseria, la farne e la carestia generale che colpirono, nel 1816-17, anche la Toscana. A tutte queste disgrazie si aggiun- se un’epidemia di tifo petecchia- le, vale a dire la malattia causata dal concorso di farne aggravata e da igiene precaria. Nel triennio di tifo (1816-1818), la popolazione entro le frontiere del granducato ebbe una flessione di 25.840 abi- tanti. (ZUCCAGN1 ORLANDINI, 1832, 24) >E)-£rG:firj; x>r£ Pistoia - poverella della Montagna pisto- >eše. Incisione francese del 1826. V t Toscana - Vendemmia in Toscana. Incisione tratta da: L 'Italie illustree, 1877. Dopo la Restaurazione, nel 1815, le condizioni del popolo erano misere, la mortalita infantile rag- giungeva nella classe indigente il 20% (e il 16% sulla generalka dei nati). In alcune zone, conclude Macchietti, “come nelTAppennino e nelle montagne, le condizioni del popolo erano disastrose”. (MAC¬ CHIETTI, 1998, 284) I registri dei monti toscani del primo Ottocento indicano un quadro terribile di po¬ verta che sovente sconfinava nella nera miseria. Nel 1810, il monte di Montevarchi accolse 9.467 pegni da 6.500 abitanti; quello di Pisto¬ ia 21.318 pegni da 9.000 abitanti e Firenze 66.337 pegni, pari quasi al numero degli abitanti. (LISTRI, 1998, 443) Nel 1816, in alcune lo- calita (Certaldo/Volterra) la percen- tuale dei mendicanti (360 persone) oltrepassava il 10% della popola¬ zione comunale. (CINI, 2007, 172) 334 Atlante storico delle diocesi toscane grafico 1/1. Toscana: tassi di natalita, nuzialita e mortalita (1810-1901) Toscana: tassi di natalita, nuzialita e mortalita (1810-1901). Grafico: CORSINI, 1998,145. (in fondo) Piša - veduta della Porta a Mare nelPOttocento. Incisione di Jacques Martin Silvestre (1770-1836 c.). La popolazione del granducato di Toscana (1650-1850) Toscana - popolazione del granducato (1650-1850). Tabella: BRESCHI, 1900, 194. La popolazione di Toscana negli anni1810-1819 Toscana - la popolazione entro gli odierni confini della Toscana (1810-1819). Tabel¬ la secondo i dati di BANDETTIN1, 1961. Tu* J*- k' /rorlt a- Mar*, a- -Pu* La popolazione ed il clero del granducato di Toscana -1841 Secondo il censimento del 1841, la popolazione del granducato ascen- deva a 1.489.980 abitanti: maschi 763.185; femmine 726.695; ebrei 7.118; “acattolici” 1.820; clero se- colare 9.818; frati 2.505; monache 3.530. (BIANCHI, 1845, 319) Gli ebrei fiorentini, che alEinizio del secolo erano circa mille, alle so- glie del Novecento salirono a circa tremila. La crescita era dovuta al loro confluire nella capitale tosca¬ na, mentre invece, nella regione, il numero complessivo degli ebrei tendeva a diminuire notevolmente. (LISTRI, 1998,449) La popolazione della Toscana nel 1848 Con la breve annessione al gran¬ ducato di Toscana di Massa e Car¬ rara, Lunigiana e Garfagnana, nel 1848, la popolazione ascese ai se- guenti numeri: antico granducato di Toscana, 1.590.091; ex-ducato di Lucca, •175.169; distretti par- mensi e modenesi, 89.889, vale a dire un totale di 1.854.649 abitanti. (GIORGETT1, II, 1916, 679-680, 714-718) In questi dati era com- presa anche la Romagna toscana, aggregata nel 1923 airEmilia. Le terre della Toscana (entro gli odier¬ ni confini) furono abitate, dunque, nel 1848 da 1.814.452 persone. (BANDETTINI, 1960, 11) Nel 1860, al momento delEannessio- ne al regno dTtalia, il territorio dell’ex granducato (esclusa la pro- vincia di Massa e Carrara) aveva una superficie di 22.318 km2. ( At¬ lante, ,1916) Le provincie transappenniniche di Modena (Garfagnana, Luni¬ giana, Massa e Carrara) e la loro popolazione- 1836 Dopo 1’aggregazione al ducato modenese di Castiglione di Gar¬ fagnana nel 1819, e del ducato di Massa e principato di Carrara nel 1829, le provincie transappennini¬ che di Modena erano composte da: Garfagnana estense (136 miglia q.); ducato di Massa e principato di Carrara (49 miglia q.); Lunigiana estense (104 miglia q.). Nel 1836, la popolazione di queste tre entita territoriali era cosi ripartita: Garfa¬ gnana (29.580 ab.); Massa e Carra¬ ra (25.569 ab.); Lunigiana (23.438 ab.). (BIANCHI, 1845, 287-288) Firenze - Ponte a Santa Trinita. Incisione di Antonio Terreni, 1817. Firenze, BNC. (sotto) Firenze - la fioraia fiorentina. Incisione: Costumi, di fratelli Rouargue, (1840). Un fiorentino delFepoca scrisse a proposito dei costumi: “Meglio delPessere vale 1’apparire”. La liberta religiosa per i prote¬ stanti in Toscana -1836-1860 II conte fiorentino Piero Guicciar- dini (1808-1886) fondo, in Italia, la Chiesa cristiana evangelica "dei Fratelli". Egli realizzo la“salvezza di Cristo” tramite dei credenti del- la Svizzera francese e 1'opera degli asili, che la protestante svizzera Mathilde Calandrini (1794-1866) aveva iniziato a Piša tra il 1831 e il 1846. Guicciardini dichiaro che la sua conversione a Cristo (prote- stantesimo) era avvenuta nelTanno 1836. A quel tempo vi era a Firen¬ ze una dozzina di gruppi cristiani evangelici che leggevano insieme la Bibbia e, nel 1846, cominciaro- no anche a celebrare la Santa Cena. Nello stesso anno la Calandrini, accusata di proselitismo protestan¬ te, fu espulsa dal granducato. Con l'avvento del governo costituzio- nale, nel 1848, arrivarono in To¬ scana i primi pastori valdesi. I guai per gli evangelici toscani inizia- rono con la Restaurazione che se- gui la parentesi costituzionale del 1848/49, quando il granduca com- pi una svolta in senso reazionario, abbandonando i principi illuminati che, fino ad allora, avevano carat- terizzato il suo governo e quello dei suoi predecessori. I culti prote¬ stanti in italiano furono proibiti nel gennaio del 1851. Per esser stati sorpresi a celebrare culti domesti- ci, gia nella primavera del 1851, furono arrestati ed espulsi dalla Toscana Piero Guicciardini ed il pastore valdese Paolo Geymonat. 336 Atlante storico deli e diocesi toscane Peggior sorte tocco ai coniugi Ma- diai, albergatori fiorentini, arrestati il 17 agosto 1851, perche sorpresi a leggere la Bibbia in časa propria insieme a tre amici. (chiesavaldese. pisa.it/index.php/la-storia/sotto- il-granduca; chiesacristiana.info/ ori-gini.htm) Conformemente alle leggi del granducato, furono con- dannati a quattro anni e otto mesi di prigionia e, dopo venti mesi, eb- bero il carcere permutato in esilio. (PREZIOSI, 1993, 31) Nel 1856, venne reintrodotta in Toscana la pena di morte, che era stata abolita dal granduca Pietro Leopoldo il 30 novembre 1786, per punire “chiun- que ha suscitato una sollevazione, (...) per distruggere o alterare in Toscana la Religione dello Stato”. (chiesavaldese.pisa.it) La vera liberta religiosa per i pro¬ testanti in Toscana inizio solo con Tavvento delTunita dTtalia nel Italia - La diffusione della malaria. Cartina: G. Torelli, 1894. La malaria fu sradicata nel Bel Paese solo dopo la seconda guerra mondiale, quando gli americani fecero ricor- so al massiccio utilizzo di DDT. Nel riquadro: Eroi in Maremma, 1895 (F. Pascucci). Firenze, Cassa di Risparmio di Firenze. 1860. Sin dal 1848, lo Statuto Al¬ bertino (Statuto fondamentale della monarchia di Savoia) aveva sancito la liberta religiosa ed il ri- conoscimento dei diritti politici ai valdesi e agli ebrei. L'unificazio- ne italiana, nel 1861, comporto 1'estensione dello Statuto agli altri stati della Penisola. Cosi anche in Toscana poterono sorgere, o me- glio, uscire dalla clandestinita, le prime comunita evangeliche di lingua italiana. 1 due movimenti principali di questi anni, oltre ai valdesi, furono le Chiese Cristiane Libere, oggi praticamente scom- parse o confluite in altri gruppi, e le Assemblee dei Fratelli, iniziate da Piero Guicciardini e tuttora esi- stenti. La Chiesa romana permet- tera la liberta di coscienza religio¬ sa solo a partire dal 1965, dopo il Concilio Vaticano II. Firenze nelFOttocento AlLinizio delLOttocento lo scrit- tore Stendhal scriveva: “Firenze, lastricata con grandi blocchi di pietra bianca di forma irregola- re, e di una rara pulizia; si respira nelle sue strade non so qual profu- mo singolare. Fatta eccezione di qualche borgo olandese, Firenze e forse la citta piu pulita dellTmiver- so, e certamente una delle piu ele- ganti”. (STENDHAL, 1817, 24) Con il trasferimento della capitale dTtalia a Firenze (1864-1870) arri- varono, in una citta di 118.000 abi- tanti, altre 30.000 persone, vale a dire gli impiegati statali con le loro famiglie. Nella citta convivevano, gia da secoli, diverse realta: accanto ad una piccola Firenze benestante coesisteva una massa di coloro che a stento sopravvivevano e, poi, c’era quella volentieri ignora- ta, squallida ed affamata. A pro- posito di alcuni quartieri poveri (Ghetto, ecc.) lo scrittore Giulio La popolazione toscana nel secolo XIX 337 Piccini (Jarro) scrisse, nel 1884, sulla Nazione : “Noi abbiamo una popolazione composta di centina- ia di persone le quali hanno per vivere un solo rincalzo: il delitto, che non seguono nessuna norma sociale, che oltraggiano, bruttano, insozzano i vincoli della famiglia: nienano i giorni a modo di bruti. E sono uomini, donne, bambini. Tutta questa gente ruba perche ha farne, ruba perche non ha tetto! E ci sono tante Opere Pie, tan¬ te filantropie e tante ipocrisie”. (NALDIN1/LISTRI, 1984, 122) I flagelli della popolazione tosca¬ na - II colera del 1854 A causa delle condizioni igieni- che precarie ed il caldo, si abbat- te sulla popolazione toscana, nel 1854, un'epidemia di colera che si protrasse fino alEottobre del 1855. Quando la terribile bufera si plačo, furono contate le perso¬ ne colpite dal morbo e quelle che non trovarono scampo: 49.413 le prime, 25.814 le seconde. Una strage di proporzioni gigantesche. Anche una trentina di medici pa- garono con la vita 1'opera di soc- Pisa - L’Arno tra Calcinaia e la sua foce prima della ultima rettifica del fiume, nel 1859; Cartina: Il confine con il ducato di Lucca , sec. XIX. Nel riquadro: Cuci- gliana - veduta di Cascina. “Il traghetto”, la barca, per lungo tempo e stata 1’unico mezzo per 1’attraversamento delPArno. Come si vede dalla cartina tra Calcinaia e Piša c’erano cinque “barche” e da Piša al mare nessuna. Cartolina delPinizio del secolo XIX; (sotto) I renaioli sulPArno in un dipinto (particolare) del 1861. ( Col- lezione privata ); (sotto): Arno - la foce d’Arno in un dipinto del 1895. ( Collezio- ne privata)', (in basso) San Giovanni alla Vena, “la botte”, la galleria costruita negli anni 1854-1859, per far defluire le acque residue del Lago di Bientina, sotto 1'Ar¬ no, attraverso il fosso Emissario in mare. 338 Atlante storico delle diocesi toscane Firenze - Strage degli innocenti con scene della vita dei neonati (particolare) nelPaf- fresco di Poccetti, B., (1610). Legenda: La composizione unisce alle figurazioni cele- brative (la visita del granduca Ferdinando 1) o simboliche (la donna che giunge furtiva col neonato, le balie che allattano) una documentazione notevole della vita quotidiana delFIstituto: i fanciulli a scuola, al refettorio, il dormitorio, in altrettante scene di ac- costante verita. La Toscana nel 1839, con 1’indicazione di tutti i comprensori di bonifica gia risanati in color giallo e (le maremme di Livorno e Grosseto) ancora malarici in color azzurro. Cartina: SAVI, 1839. Tratta da ROMBAI, 1993, p. 240. "i- GJtJJSBCCITO ■> ni c DucaIo tli Uiicto corso agli ammalati. (CAVOLI, 2003/2; PESENDORFER, 1987; PAOLINI, 2007, 97) La popola- zione complessiva della Toscana (negli odiemi confini) scese, dun- que, da 1.914.326 abitanti nel 1854 a 1.878.846 residenti nel 1856. (BANDETT1NI, 1961) La malaria in Toscana Per tutto il secolo XIX, una buona parte della Toscana fu colpita dal clima insalubre. Esisteva, poi, il flagello inarrestabile della malaria che durante la stagione estiva mie- teva centinaia di vittime. Durante 1’escavazione del primo canale di- versivo delEOmbrone, nel 1829, morirono di “febbre perniciosa” novanta persone fra operai e inge- gneri. Nel 1830, alla conclusione del lavoro del primo canale, i mor- ti erano gia šaliti a novecento: una vera e propria ecatombe. (CIUF- FOLETTI, 2009, 109) Sirnih tra- gedie si verificarono in altre opere di bonifica di quell’epoca (Bien- tina, ecc.) e in generale in tutta la popolazione. Cost la gente della pianura ma- remmana, e non solo, fu costretta a rifugiarsi nei paesi delfalta col- lina e della montagna. A Follonica (Piombino), le fabbriche cessarono ogni attivita e tutti gli uffici pub- blici di Grosseto vennero trasferiti a Scansano, il “paese delfaria buo¬ na”, dove, fino al 1897, il gover- no autorizzava l’”estatatura”, vale a dire il trasloco stagionale degli impiegati statali verso le zone piu salubri. I parroci divulgatori delle novita mediche Fino al 1815 le condizioni igieni- che e sanitarie nella penisola non avevano fatto grandi progressi dai secoli precedenti. Tanto nel Settecento quanto per gran parte delFOttocento, ogni 1.000 indivi- 339 La popolazione toscana nel secolo XIX Benedizione in campagna (Crespina - alFepoca comune di Fauglia, Colline Pisane, 1885). Dipinto di Tommasi Angiolo (1858-1923). Tratto da: Toscana Studi dal vero, dui nati in Toscana, mediamente 200 non oltrepassavano il primo anno e poco piu di 600 andavano oltre il quinto anno di vita. (MEN- ZIONE, 1999,365) In Toscana si arrivo ai primi effetti positivi della vaccinazione contro il vaiolo, introdotta durante il do- minio francese, nel 1807. Ci volle- ro parecchi decenni prima che gli Stati italiani accettassero di intro- durre la vaccinazione antivaiolosa nella sanita pubblica (Piemonte nel 1859). La mortalita falcidiava tutte le classi, sacerdoti e nionaci compresi. Si moriva appena nati, nelfadolescenza, a qualsiasi eta. Un uomo di cinquant'anni era vec- chio e una donna di quaranta ave- va gia i nipotini. Su 100 neonati, stando alle statistiche della meta deirOttocento, quaranta morivano entro i primi mesi di vita e trenta entro i quindici anni. Il medico Barzelotti Giacomo (1768-1839) scrisse diverse ope¬ re in tema di medicina sociale e delTinfluenza della poverta sulle malattie epidemiche e contagiose. Allo scopo di dare la massima dif- fusione a questi principi scientifici utili al benessere sociale, egli de- dico una serie di pubblicazioni ai parroci in quanto piu vicini ai četi piu umili. Il Parroco istruito nella medicina (1826) fu un’opera che contribui notevolmente al miglio- ramento della salute pubblica nella Penisola. (TRECCANI on line ) Bambini trovatelli - una piaga della societa Il primo vescovo di Massa duca- le Francesco Maria Zoppi (1823- 1832) scrisse: “Si e inoltre gia menzionato in precedenza il triste fenomeno dei bambini frutto di gravidanze illegittime (esposti) che vengono abbandonati lungo lc strade principali, spesso appesi al ramo di un albero, con la sola 1996, 136-137. speranza che qualcuno li veda e in seguito depositati alTospedale da qualche compassionevole vian- dante". (LANFORTI, 2004, 54) Fin dal 1294, la signoria di Firen- ze aveva deciso di affidare la tutela dei bambini abbandonati alla cor- porazione professionale delFArte della Seta o di Por Santa Maria. (PICCINI, 1977, 5) L’L stituto degli Innocenti di Firenze fu fondato nel 1420 per volere testamentario di un mercante di Prato, e nacque come un ospizio dove la ragazze madri, per motivi di poverta o mancanza di latte, abbandonavano i loro figli affidandoli alla carita cristiana. Le donne lasciavano i bambini su una ruota girevole in pietra, la cosid- detta “rota” che girava portando i figli al riparo. (lastoriasiamonoi. rai. it/puntata.aspx?id=488) Nel piu grande spedale per gli esposti (trovatelli) toscano, quel- lo di S. Maria degli Innocenti di Firenze, le esposizioni di neonati aumentarono in modo consisten- te dalla fine del '700 e a Firenze si mantennero intorno ai duemila esposti alfanno sino al 30 giugno del 1875, giomo di chiusura della ruota. (DI BELLO, 1998, 305) Per comprendere meglio le dimensioni del fenomeno, si pensi che nello Spedale degli Innocenti di Firen¬ ze, a fronte degli 8.010 bambini di ogni eta esistenti alfinizio del 1871 e dei 7.437 introdotti dal 1° genna- io 1871 a tutto dicembre 1873, si verificarono 4.563 decessi (con un tasso medio di mortalita, per qua- lunque eta, pari al 560,6 permille). Alla fine del 1903, lo Spedale ave¬ va in cura ancora 5.220 trovatelli. (CORSINI, 1998, 161-162) Scuole ed analfabetismo in To¬ scana - 1818-1951 La Toscana, terra di antica cultu- ra letteraria, artistica e scientifica, con un elenco infinito di poeti, scrittori, pittori, scultori, cosmo- grafi, matematici, fu anche terra di analfabetismo, che contrasta- va con la grandiosita delle tradi- zioni culturali. Nei secoli scorsi i governi granducali, specie quel- lo dei Medici, non fecero molto a favore delfistruzione popolare. Basti ricordare a questo proposito 340 Atlante storico delle diocesi toscane Scuola - miniatura tratta da un codice me- dioevale. che gli analfabeti nel 1818 erano 750.000. Soltanto durante 1'occu- pazione francese, 1'istruzione po- polare ebbe in Toscana un certo impulso. (MACCHIETTI, 1977, 12) Nel 1836, le scuole elementari erano appena 230; gli allievi delle scuole superiori 5.164, 1'universita di Piša aveva 545 študenti, quella di Siena 245. S'insegnava a legge- re “con 1'Abbecedario in una mano e il nerbo nelfaltra”, quanto a dot- trina c'erano professori “rubati alla vanga e alfaratro”. Le scuole elementari realmente co- stituite furono poche e scarsamen- te frequentate dagli alunni. AlFar- rivo dei piemontesi a Firenze, a meta degli anni sessanta, non c’era nella citta una sola scuola pubblica elementare per le fanciulle. AlFin- domani delFunificazione naziona- le (1861) solo il 18,2 per cento dei toscani fu in grado di leggere e di scrivere. (CATARSI, 1998, 266) Dal primo censimento del regno d’Italia, del 1861, la percentuale di analfabetismo in Toscana risultava del 74% contro il 78% della media nazionale. Dalle 2.020 scuole elementari, che impartivano Tinsegnamento a 64.500 alunni, la maggioranza (1.137) erano private, ancora in larga parte controllate dalla Chiesa e solo una parte (893) pubbliche. (LISTRI, 1998,454)Nel 1911 c’era ancora il 37 per cento di analfabeti sopra i sei anni. In molti comuni della Toscana meridionale si supe- rava il sessanta per cento. Nel 1921 si scese al 28 per cento ed al cen¬ simento del 1951 risultarono anco¬ ra trecentomila analfabeti su una popolazione di 3.164.997 indivi- dui. (BARBIERI, 1972, 157- 158) Toscana - La popolazione di Toscana nel 1892 e Temigrazione negli anni 1892 e 1893. Cartina: ROVAI, 1993. I diritti elettorali in Toscana Alla proclamazione del Regno dTtalia, nel 1861, la Toscana (entro gli odierni confini) conta- va 1.918.000 abitanti e Firenze 114.163. (LISTRI, 1998, 458) Alle elezioni del 1874 i votanti, in Toscana, furono circa 26.000 su quasi 49.000 iscritti alle liste elettorali, con una popolazione globale di due milioni di anime. Insomma, aveva diritto al voto un cittadino maschio su 19 e andava a votare uno su 36. (ROGARI, 1999, 93) A causa del censo elettorale, legato alFistruzione e alla proprie- ta, ancora alle elezioni nel 1897, in Toscana c’erano 8,36 elettori per cento abitanti, a Roma 6,02, in Piemonte, 10,14, in Sardegna 3,94. (TANGORRA) La religiosita dei toscani nel se- colo XIX A proposito della religiosita della popolazione nel secolo XIX scri- ve Listri: “Le pratiche religiose in ogni famiglia erano osservatissi- me; forse piu per abitudine che per convinzione, ma tutti figuravano di farlo per coscienza. Quando suona- va mezzogiomo, nel le čase e nelle scuole si diceva 1 'Angelus Domini ; molti si levavano il cappello anche per la strada e si segnavano biasci- cando la preče. La sera alle ventitre, un'ora prima deli 'Ave Maria, si di¬ ceva il Čredo per gli agonizzanti e alle ventiquattro 1' Angelus Domini, come a mezzogiomo. Alfuna poi, in tutte le famiglie s'interrompeva il crocchio o la conversazione per recitare il Deprofundis per i morti”. (LISTRI, 1998, 473, vedi p. 348) L’emigrazione dalla Toscana nelTOttocento Durante questo secolo la Tosca¬ na - nei suoi confini attuali - pas- so da poco meno di 1,3 milioni di abitanti, calcolati al 1810, ai circa J 2.446.000 nel 1900. (BANDETI- IN1, 1961, 11) L’aumento della popolazione fu frenato, oltre che dalle crisi demografiche negli anni 1817-18, 1830-35, 1855-56, anche dalFemigrazione. Nei primi decenni dopo 1’unita dTtalia, la vita resto assai dura spe- cie per le classi popolari e contadi- ne. Lo scontento generava tumulti reiterati vicino a Firenze e, nel ’74, anche a Piša, Lucca, Livorno. Chi poteva sceglieva 1’emigrazione: gli emigranti, verso fine secolo, furono piu di ventimila ogni anno. (LISTRI, 1998, 461) Negli anni 1876-1886 1’emigrazione toscana arrivo a 40 abitanti per 10.000 to- scani, mentre nel periodo successi- vo (1887-1900) aumento gia a 57 persone su 10.000 residenti. (BER- TARELL1, 1920, 77) Cosi, per ef- fetto delEespatrio, la popolazione perse poco piu di 300.000 persone tra il 1810 e il 1901 (come diffe- renza tra il saldo totale e il saldo naturale). 1 dati riguardano quasi interamente 1’emigrazione dopo il 1859. Tale fenomeno si concentro quasi completamente nelEultimo cinquantennio. (CORSINI, 1998, 147) Complessivamente in un se¬ colo circa (1870-1970) se ne an- darono 26 milioni di italiani e ne ritorno un terzo. (ROVAI, 1993, 23) L’emigrazione toscana aumen¬ to in particolar modo agli inizi del secolo XX, negli anni 1901-1909, quando emigrarono 117 persone su 10.000 abitanti. (BERTARELLI, 1920, 77) L’emigrazione dalla Lucchesia Particolarmente alta fu 1’emigra- zione dalla Lucchesia, alEepoca (sino al 1923) senza Castelnuovo Garfagnana. Nel 1906 se ne anda- rono 10.212 persone, pari ad una media del 31,50 per mille abitanti, media che nel solo circondario del¬ la Garfagnana raggiunse addirittura il 41 per mille. (ROVAI, 1993, 19) La chiesa italiana in numeri - 1881 Negli 8.259 comuni del Regno, al 31 dicembre 1881, divisi in 20.465 parrocchie, erano aperte al culto cattolico 55.263 chiese ed orato- ri, serviti da 76.560 sacerdoti fra secolari e regolari. Come medie generali sarebbero, dunque, circa 3 parrocchie per comune, 5 chie¬ se od oratori ogni 2 parrocchie e 3 sacerdoti ogni 2 chiese od oratori. (BERTOLOTTI, 1885) II clero del granducato nelTOt- tocento Nel 1814, la popolazione del gran¬ ducato di Toscana era di 1.154.686 e nel 1846 di 1.565.751 persone, compreso i religiosi regolari e se¬ colari consistenti in 15.324 indivi- dui di ambo i sessi. (ZOBI, 1858, 379) In forza della Convenzione del 4 dicembre 1815 "fra le corti di Toscana e di Roma per il ripristino degli ordini claustrali" i conventi delle diocesi vennero restituiti ai religiosi che vi ritornarono fra il giubilo popolare. (CINELL1 ed. al., 1989, 139) Alla restaurazione della legittima dinastia, nel 1815, furono ripristi- nati 112 conventi, e decretata la fondazione di 12 nuovi conserva- tori per 1'educazione femminile, 45 in tutto il granducato. Nel 1845 c’erano 212 conventi, settantotto dei quali monasteri femminili. In questo numero non erano compresi i 45 conservatori, diretti in massi- ma parte da religiosi. (BIANCHI, 1845, 351) Repetti scrive: “Nel 1836 si trova- vano frati e laici 3.358, monache ed oblate 770; mentre nel 1844 esi- stevano in Firenze 902 fra mona¬ che converse ed oblate, e nel 1849, escluso l’ex-ducato di Lucca, esi- stevano nel granducato del clero se- Italia - Regno d’Italia diviso per le regio- ni con le loro rispettive popolazione ed emigrazioni, al 31 dicembre 1892. Carti- na: ROVAI, 1993. colare n. 6.857, frati e laici n. 2.339, e di monache converse ed oblate n. 3.437. Per Firenze poi di clero secolare senza i chierici n. 623, di frati e di laici n. 379, di monache poi ed oblate 858”. (REPETTI) In- Toscana, a meta delFOttocento, la percentuale dei sacerdoti si aggira- va, dunque, intomo ad 1 su 200 abi¬ tanti. (MARTINA, 1982, 256; PI- SELLI PETRIOLI, 2003, 144) La dettagliata "Statistica ecclesiastica d'Italia", pubblicata dali 'Avvisatore ecclesiastico di Savona nel 1885, fa ascendere a 96.228 il numero dei sacerdoti italiani con 1'aggiunta di circa 40.000 chierici. Per la diocesi di San Miniato la "Statistica eccle¬ siastica" da le seguenti cifre: abitan¬ ti 102.709, paiTocchie 99, oratori 97, sacerdoti e religiosi addetti alla cura d'anime 253, chierici 85. (CI- NELLI ed al., 1989, 137) La popolazione ed il clero di Lucca nelFOttocento La popolazione del ducato lucche- se nel 1744, secondo Repetti, era di 106.559 abitanti e, nel 1837, ša¬ liva a 164.151 con un aumento del 53%. In quest’ultimo periodo la citta di Lucca contava 22.000 abi¬ tanti. (BALB1, 1839, 347) Il nume¬ ro totale del clero secolare nelFar- cidiocesi lucchese era, nel 1839, di Milano - L’oratore dello sciopero, 1891. Dipinto di Emilio Longoni (1859-1932); (Piša, Collezione privata ). 673 preti e 430 chierici: 1.103 in- dividui in tutto (comprese Minuc- ciano e Montignoso appartenenti a diocesi estere). Nei loro 14 con- venti, c’erano 583 frati, mentre le monache ascendevano a 447, cioe 830 individui in tutto. (BIANCHI, 1845, 304-305) Nel 1869 i preti lucchesi erano poco meno di 700, con una dimi- nuzione, nel giro di 16 anni, di circa 160 unita. NeH’arcidiocesi di Lucca, nel 1869, c'era ancora un prete ogni 215 abitanti circa. 11 cle- ro lucchese, in genere, era povero e la maggioranza dei parroci dipen- deva, per vivere, dalle elemosine dei propri parrocchiani. (LENZI, 1991,53 e 65) La Chiesa al servizio dei giovani e dei poveri Sin dalla prima meta delTOtto- cento si affermarono in Toscana numerosi fondatori, asceti, ma- estri di spirito, impegnati in vari campi di servizio della Chiesa e in particolare in quello delTeduca- zione. Nella regione c’erano piu di 60 compagnie che si occupavano dell'assistenza e della formazione cristiana dei fanciulli o degli stessi “aderenti”. Cerano inoltre confra- ternite che si riunivano per pregare o altro, nei giorni festivi ed anche infrasettimanali, aiutavano le fan- ciulle bisognose, i poveri “vergo- gnosi”, con particolare attenzione ai nobili decaduti, che non aveva- no il coraggio di stendere la mano, soccorrevano i moribondi e diffon- devano i testi sacri. (MACCHIET- TI, 1998, 163) Verso la fine del pontificato di Le¬ one XIII (1878-1903), i cattolici erano riusciti a creare un'imponen- te rete di opere sociali; 235 casse rurali, 774 societa operaie, 21 se- gretariati del popolo, 43 unioni agricole, 107 cooperative di con- sumo, 170 unioni professionali, 69 banche ed altre diverse istituzioni sostenute da una stampa vivace e battagliera e da una cultura cattoli- ca a cui il papa aveva impresso un vigoroso impulso in tutti i campi. (TRAMONTIN, 1980, II, 89) La crisi sociale delEOttocento L'Ottocento fu per la societa ita- liana - come d'altronde nel re- sto d'Europa - un secolo di lotte, di ricerche e di speranze, sia nel campo politico sia in quello so¬ ciale. In pochi decenni 1'Italia da “espressione geografka” passo a potenza europea e i cattolici, che costituivano ancora quasi la tota- lita della popolazione, non pote- vano non risentire profondamente della rapida evoluzione di idee e di istituzioni. AlEinizio del maggio 1898 scoppiarono i tumulti in tutta 1’Italia ed anche nelle citta toscane venne proclamato lo stato d’asse- dio. I moti rivoluzionari di Milano (maggio 1898) furono repressi dal¬ le cannonate e seguiti da una vera “caccia” contro socialisti, cattolici e repubblicani. La soppressione delle organizza- zioni cattoliche in Italia Con il pretesto di reprimere i moti rivoluzionari le autorita italiane decisero, sul finire del secolo, di sopprimere 70 comitati diocesani; quattro comitati regionali; 2.500 comitati parrocchiali (su 4.044 che ne esistevano); 5 circoli univer- sitari su 16; 600 sezioni giovani su 708; 20 circoli della Gioventu Cattolica su 28; 400 associazioni cattoliche etc. A proposito di que- sti eventi don Ghelardi conclude: “In queste circostanze, non c'e da meravigliarsi se il 29 luglio 1900, a Monza il re Umberto cadde sotto il tiro degli Attentatori. Ma la re- pressione continua, anche dopo il 1900 con Vittorio Emanuele III. Le varie insurrezioni locali che qua e la scoppiavano venivano represse nel sangue”. (GHILARDI, 1984, 292-293) La repressione del movimento cattolico in Toscana - 1898 Nel 1898, dopo un periodo di ma- nifestazioni e di tumulti un po' in tutta 1'Italia per il rincaro del pane, furono soppressi tutti i co¬ mitati, le associazioni e i giornali cattolici, accusati, insieme ai so¬ cialisti, di sovversivismo. (LEN¬ ZI, 1998, 138-139) La regione piu colpita fu proprio la Toscana. Con 1'avvicinarsi del '900 furono sempre piu presenti i fenomeni conflittuali delle leghe contadine, gli scontri dei partiti, gli scioperi bracciantili e salariali. (MATTEI, 1987, 108) I disordini del 1898 a Firenze e in Toscana segnarono un punto di svolta fondamentale nelle vicende della regione perche videro il prorompere clamoroso e tragico del conflitto sociale. Lotti conclude: “La Toscana delfini- zio del '900 avra cosi in se tutti i fermenti che renderanno dram- matica la sua esperienza politica nella prima meta del nuovo seco¬ lo”. (LOTTI, 1998, 477) In questa cornice di scioperi e malcontento generale si entro nel secolo XX. LE DIOCESITOSCANE NEL SECOLO XX E XXI La popolazione toscana alHnizio del secolo XX Negli anni 1880-1920, tolte s’intende le migliorie stradali, tecnologiche ed economiche, la vita si svolgeva poco dissimile dal periodo medioevale. Le feste religiose e il suono delle cam- pane rappresentavano 1’orologio giomaliero e periodico che scandiva i ritmi lavorativi e quelli di riposo. II modo di parlare, la foggia degli abiti, e le usanze si conservarono pressoche intatte fino a circa il 1930, (MATTEI, 1987, 108) quando furono introdotte una serie di novita tecniche (elettrici- ta, radio), ambientali (ultime bonifi- che, acquedotti) e soprattutto sociali (scolarizzazione, campagne contro le malattie endemiche, TBC, ecc.). Sin dalbinizio del secolo si aggravo, pero, la flessione nella religiosita del- la popolazione. (NESTI, 2008,484) La diocesi di San Miniato alTini- zio del Novecento La vita religiosa della popolazione di San Miniato, albinizio del secolo, riflette assai bene la situazione nel resto delle diocesi toscane nello stes- so periodo. AlEinizio del Novecen¬ to le parrocchie della diocesi di San Miniato assommavano a cento, con 193 sacerdoti (scesi nel 1932 a 141) di cui cento parroci e, gli altri, cano- nici, coadiutori e sacerdoti ‘Tiberi”. Integrato il clero in cura d’anime con cinque čase religiose (domenicani, conventuali e cappuccini in San Mi¬ niato, osservanti a Fucecchio e San Romano) con la rettoria di due par¬ rocchie. Il Seminario contava un nu~ mero limitato di alunni. Le ordinazio- ni dei sacerdoti passarono da sette nel 1901 a zero nel 1918, con una media annua di circa quattro. (CINELLI ed al., 1989, 144) La prima guerra mondiale ed il mondo cattolico - 1914-1918 Sin dalbinizio della guerra, nel lu- glio 1914, la societa italiana si di- vise tra interventisti e neutralisti ed anche il governo italiano tratto con le due parti in conflitto. I cattolici, fin dalbinizio, contrari per princi- pio ad ogni guerra, si attestarono su una linea di neutralita. Il papa Pio X (1903-1914) aveva tentato con ogni mezzo, prima di morire, il 20 agosto 1914, sia di evitare il conflitto che di localizzarlo. La guerra, comincio per Eltalia il 24 maggio 1915 fra sventolii di ban- diere e fiumi di retorica. Di fronte alla prima guerra mondiale si as- sistette a un oscillare di atteggia- menti nella Chiesa toscana; alcuni presuh svolsero una decisa azione “patriottica”, come 1’arcivescovo di Siena Prospero Scaccia (1909- 1932) che, ricordando San Mar¬ tino, nel 1915, ne aveva esaltato Contadina allattante in Casentino. Acqua- rello di Dora Noyes, 1905. Tratto da Ella Noyes, The Casentino and its Story, Lon- dra, J. M. Dent & Company, 1905. la figura di “valoroso soldato, poi vescovo e taumaturgo”. Il santo veniva presentato come 1’emble- ma della cristianita, dove “la croce Lucca - due vecchi s’inginocchiano al suono della campana in piazza San Michele. Foto d’epoca. 344 Atlante storico delle diocesi toscane e la spada, la religione e il valore si strinsero in meraviglioso con- nubio”, mentre la lettera pastorale del 1916 parlava di una “guerra giusta” da affrontare con “fortezza cristiana”. Altri, come il vescovo di Pontremoli, Fiorini, o quello di Fiesole, Fossa, richiamavano il to- pos della guerra come “castigo di Dio” per ricordare la necessita di “risanare la societa dai mali” at- traverso il ritomo alla Regalita di Cristo. (BOCCHINI CAMAIANI, 2006, 564) Il clero, salvo qualche “eroe” isolato, partecipava a que- sto stato d’animo delle popolazioni e non era rara 1’accusa di “austria- cante”. Il parroco di Bucciano, don Carlo Caponi, venne arrestato il 6 giugno 1915 alla fine delFomelia domenicale e tradotto alle prigioni di San Miniato. Nello stesso gior- no, a Ponte a Egola veniva prešo a sassate un padre francescano del convento di San Romano. Il 15 giugno 1915, il parroco di Bassa, don Venturini, informava il vesco¬ vo che la polizia in seguito a “fal- se informazioni di infami delatori, aveva arrestato il parroco di Mar- cignana”. Nella stessa data, 15 giugno, il Corriere d’Italia pub- blicava una lunga lettera del padre Geroni, superiore del convento di San Romano, in cui si respinge- vano le calunnie anticlericali di antipatriottismo di cui erano fatti oggetto sacerdoti e religiosi. (CI- NELLI ed al., 1989, 171-172) L’intervento di papa Benedetto XV per la pace - agosto 1917 Il papa Benedetto XV (1914-1922) aveva mantenuto una posizione rigidamente neutrale. La terribile cameficina sui fronti e Fassurdita della guerra, costrinsero Benedet¬ to XV ad essere protagonista, nel 1916, di una convenzione franco- tedesca (alla quale si aggiunse piu tardi anche la Gran Bretagna), che permise il ricovero in Svizzera di oltre 85.000 feriti e malati (militari e civili). Per di piu il primo agosto 1917 Benedetto XV diramo agli stati belligeranti una nota in cui riaf- fermo i benefici della pace. In quel- la nota la guerra si chiamo “orren- da carneficina” e “inutile strage”. Le vittime italiane della Prima guerra mondiale La guerra che “avrebbe dovuto finire nelFinverno 1915”, conti- nuo fino al 4 novembre 1918, con 400.000 caduti sui fronti di com- battimento, oltre un milione di mu- tilati e invalidi e immense rovine materiali e morali. Ai morti sui campi di battaglia bisogna aggiun- gere coloro che, a časa, morirono per le carenze alimentari e le ma- lattie. L’epidemia di febbre tifoide (“la spagnola”) aveva mietuto altre 600.000 vittime tra i sopravvissuti alla guerra. Solo nelFanno 1918, ci furono in Italia (dentro le frontiere prebelliche) 1.166.000 morti, vale a dire mezzo milione di decessi in piu del periodo prima della guer¬ ra (1914, 645.000). (// Calendario del Popolo del novembre 1951) A Crespina (un comune di qualche migliaia di anime nella diocesi di San Miniato), si registrarono 109 caduti sui campi di battaglia e un numero piu che doppio di mutilati “Vittoria”. Disegno di Scalerini del 1920. Nel riquadro: 1’ossario di Redipuglia (Gori- zia) inaugurato nel 1938, custodisce le salme di 100.000 caduti della Grande Guerra. Le diocesi toscane nel secolo XX e XXI 345 Fauglia - Vendemmia a Fauglia. Dipinto di Luigi Gioli (1924). Sullo sfondo la pianura pisana. e di invalidi permanenti. (PIERO- Nl, 1987, 83) II vicino comune di Fauglia (circa 4.000 abitanti) per- dette altri 87 uomini. Gli abitanti della diocesi di Piša passarono da 174.307 nel 1884 a 190.000 per- sone nel 1924. La popolazione delle diocesi di San Miniato e di Volterra addirittura diminui, nello stesso periodo, e passo da 120.000 e 105.000 a 117.400 e 104.000 ri- spettivamente. (BURGALASSI, 1987, 20-21) L’immensa tragedia della guerra contribui anche ad aumentare la distanza tra la Chiesa ed una parte della popolazione, che si chiede- va come Dio avesse permesso una tale catastrofe. II primo conflitto mondiale segno, dunque, non solo la rottura definitiva con 1'Ottocento uia anche 1’allontanamento della societa dalla vita ecclesiastica. La guerra e lo sviluppo tecnico che segui, nei decenni successivi, pro- dusse profondi mutamenti nel co- stume e porto ad una accelerazio- ne dei ritmi di vita che il secondo conflitto intensifichera e estendera a tutta 1’Europa. I cattolici ed il fascismo - 1922- 1943 Le tragedie della Grande guerra avevano provocato gravi dissidi sociali in tutta 1’Europa. Il 20-21 luglio 1919 si arrivo allo sciopero generale contro 1’intervento italia- no in Russia e a favore della smo- bilitazione generale. Nella valle di Bisenzio (Prato) si costitui per tre giorni una autonominatasi Repub- blica dei soviet, poi pacificamente sciolta. (ROGARI, 2006, 19) La disastrosa situazione interna fu un ottimo campo per lo sviluppo dei movimenti rivoluzionari, il “Bien- nio rosso”, tale quello social co- munista come il suo opposto fra- tello fascista. Il nazionalismo che ispiro la politica fascista, a partire del 1922, era una nuova fede: la re- ligione della patria, della nazione e della razza con i suoi dogmi, i suoi predicatori con i manganelli ed al¬ tri metodi coercitivi. Cera anche una parte di politici cattolici che guardavano alEazione internazio- nale del fascismo poiche ne rico- noscevano “la condotta di battaglia contro il comunismo”. (GERVA- SO, 1999, 1) Benedetto XV e la guerra in un’allegoria delFepoca. Tratto da: RENDINA, 1990. VOGUAHK) CHE 9A/TIMO EC BCMne G*A' fl^v£r«VTf (D IL JCAPIGV£ V/AATlO JPAUfC). . 346 Atlante storico delle diocesi toscane La nascita del fascismo. Caricatura del 1920. Luigi Sturzo - sacerdote e politico (1871 - 1959). Nel 1919 fondo il Partito popola- re italiano (del quale divenne segretario politico fino al 1923). Al congresso di Torino del Partito popolare (12-14 aprile 1923), Luigi Sturzo fece prevalere la teši deirincompatibilita fra la concezione "po¬ polare" dello stato ed il fascismo totalita- rio, con la conseguente uscita dei ministri cattolici dal govemo Mussolini. II concordato fra 1’Italia e il Va- ticano -1929 I rapporti tra il Vaticano e 1’Italia fascista furono inizialmente buoni ed a momenti addirittura ottimi, mentre i rapporti tra i sacerdoti ed i fascisti furono tutt’altro che idillici. In generale 1’antifascismo del cle- ro si esplico in divergenze e scon- tri di parroci con le autorita fasci- ste locali per i motivi piu vari che, quasi sempre, sottintendevano una inconciliabilita di fondo. Merita di essere ricordato, a titolo d’esem- pio, il processo del 1927 contro padre Pasquale Stefano Nesi, ac- cusato di aver chiamato “stracci” i gagliardetti, e “fecce” i fascisti. (C1NELLI ed al., 1989, 186) In questo clima di tensioni e di mutua tolleranza si arrivo al concordato tra PItalia e la Santa Sede, firma- to Pil febbraio 1929. Il Concor¬ dato regolava i rapporti fra Stato e Chiesa cattolica. La Santa Sede prendeva atto delfesistenza, dopo sessanfanni, dello Stato italiano. In cambio, la religione cattolica apo- stolica romana divento religione di Stato; il crocifisso entro nelle aule scolastiche; al matrimonio cattoli- co era riconosciuta validita civile, 1’Azione Cattolica (nata nel 1868 e votata al recupero dei giovani, e numerose altre iniziative caritati- ve, educative ed economico assi- stenziali) veniva legalmente am- messa, ecc. 1 Patti furono un affare anche per Mussolini. Gia prima di arrivare al concordato, il papa Pio XI (1922-1939) soppresse il Partito popolare (cristiano) gui- dato dal prete don Sturzo (1871- 1959), che non era favorevole al fascismo. Pio XI defini Mussolini “1’uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare”. Alla stipulazione del Concordato il clero si rallegro “ufficialmente”, ed anche con la sincerita che comportava la caduta dei secolari pregiudizi e vessazioni normative. Non mancarono le ec- cezioni dei vecchi preti antifascisti che prevedevano guai a non finire. (CINELLI ed al., 1989, 178) Il tempo diede loro ragione, perche 1’intesa fra la Chiesa ed il regime fascista fu di breve respiro. Gia nella primavera del 1931 il duce fece chiudere tutte le sedi del- la Gioventu Cattolica e tutte le Fe- derazioni universitarie cattoliche. Nello stesso anno, il papa con l’en- ciclica “non abbiamo bisogno” ac- cusava il regime di monopolizzare la gioventu “a tutto ed esclusivo vantaggio di un partito, di un regi¬ me”. Il pontefice colse 1'occasione per condannare il fascismo come “una vera e propria statolatria pa- gana”. (WIKIPEDIA) I parroci impegnati nella lotta per la moralita - 1920-1939 Gia prima della seconda guerra mondiale si poteva notare, special- mente nei centri piu grandi, una maggiore permissivita nel costume morale che la guerra stessa aveva fatalmente accentuato. L’ecatom- be della Grande Guerra e 1’aggra- varsi dei conflitti sociali allontano una parte della popolazione dalla Chiesa. La guerra contribui anche al diffondersi del socialismo, vale a dire il desiderio per una mag¬ giore uguaglianza sociale. I nuovi modi di vivere videro, da una par¬ te, i parroci che si lamentavano per un piu elevato numero di persone refrattarie al precetto pasquale, dalfaltra parte erano piu frequenti, rispetto al passato, le unioni civi- li, le coppie irregolari di genitori che non facevano ne battezzare ne cresimare i figli, frequenti pure i funerali con rito civile. Vennero considerate fonti di contagio per la moralita giovanile, le šale da ballo e i divertimenti promiscui. Delle prime si preoccuparono il Conci- lio Plenario Etrusco del 1933 e il Le diocesi toscane nel secolo XX e XXI 347 Sinodo diocesano di San Miniato del 1936, negando la benedizio- ne pasquale (sanzione grave per quei tempi) ai gestori e ai locali, mentre si cerco di controbattere i secondi con le filodrammatiche e i primi timidi tentativi di cinema parrocchiale. L'organizzazione di balli popolari, da parte delle locali sezioni fasciste, porto a non pochi scontri con i parroci, composti a fatica dairintervento dei superiori ecclesiastici. Tra i vizi del popolo venivano segnalati la bestemmia e il gioco, cio nonostante, nel com- plesso, la frequenza alla messa e ai sacramenti era ancora assai alta nei giorni festivi, mentre, quasi do- vunque, si segnalava una presenza minima durante la settimana. Non bisogna dimenticare che durante tutte le funzioni religiose si racco- glieva 1’elemosina e poiche tanta gente viveva ai limiti della soprav- vivenza, non aveva quattrini per le offerte. II parroco era tuttavia un punto di riferimento, tanto che continuarono, un po' dovunque, le manifestazioni di religiosita po- polare, con pellegrinaggi e sagre patronali. (CINELLI ed al., 1989, 166-167) II papa condanna le leggi razziali -1938 Gia prima delEemanazione delle leggi razziali, nel 1938, fu fatto 1’elenco di tutti gli ebrei presenti in Italia. Furono vittime di questa Politica persecutoria anche i catto- lici sposati con ebrei e coloro che avevano cognomi consonanti con quelli ebraici. Dopo la promulga- zione delle leggi, il papa Pio XII disse che “cattolico vuol dire uni- versale, non razzistico, non nazio- nalistico, nel senso separatistico di questi attributi”. Gli fece eco il vescovo di Pontremoli, che nell'al- locuzione pronunciata dalla catte- drale, il 15 agosto 1938, disse che “non vi e al mondo razza superiore ad altre, e che tutti sono fratelli ed appartengono ad un unico genere umano”. (ROGARI, 2005, 45-46) 11 contrasto tra le autorita ed alcuni vescovi si aggravo tanto che il fe- derale di Piša scrisse un “rapporto” ai segretari politici della zona pisa¬ na impartendo le seguenti disposi- zioni: accogliere con tutti gli onori i vescovi di Piša e di Volterra, non ricevere e non ossequiare il vesco¬ vo di San Miniato (1928-1946). (CINELLI ed al., 1989, 188) I con- flitti sociali e le relative polemiche furono messe in secondo piano dal giugno 1940, quando Italia entro nella seconda guerra mondiale. Difatti 1’apprensione delle fami- glie per i loro čari arruolati inizio, nelLestate 1935, quando partiro- no i soldati italiani alla conquista d’Abissinia (1935-36). Non appe- na si ricomposero un po’ le fami- glie (non tutte!), dopo il ritorno da questa avventura imperialista, si risvegliarono le paure e le ango- sce, nel 1939, con la conquista ita- liana delPAlbania (1939-1943) ed i preparativi per la seconda guerra mondiale. Alla vigilia della seconda guerra mondiale - 1939 L'incoronazione del papa Pio XII, il 12 maržo 1939, avvenne alla vigi¬ lia della seconda guerra mondiale, tre giorni dopo i tedeschi entrarono a Praga. Il primo aprile, il nuovo papa invio un telegramma con la sua benedizione al generale spa- gnolo (golpista) Francisco Fran¬ co. Il 7 aprile, giorno del venerdi santo, aerei italiani bombardavano Tirana e 1'Albania venne occupa- ta. Il giorno di Pasqua, finalmente, Pio XII parlo e, in termini molto generali, chiamo “i popoli alla pace”. Il 16 aprile, dimenticando il bombardamento di Guernica (Spa- gna) e migliaia di cadaveri, spedi Uabbraccio fra papa, re e dittatore, l’ope- raio osserva preoccupato. Il titolo della caricatura da La liberta del 24 febbraio 1929 e: “Il nemico uno e trino”. (Tratto da RENDINA, 1999, 791) un messaggio di compiacimento al governo insurrezionale, nel quale si felicitava con “la parte sana del popolo spagnolo”. A tal proposito Rendina conclude: “Questa non era 'imparzialita'; si era giustificata una guerra, ma una guerra non e mai giusta”. (RENDINA, 1999, 796) Roma - la firma del concordato tra Mus¬ solini ed il cardinale Gasparri nel 1929. Fonte: La Domenica del Corriere del 24 febbraio 1929. iTDoMENiea DEL (ORRIERE thw Nrl Pnlnrro Lalernon iif, il Hace e II lo Sl.i hi Itullauo c lu Suutu Srde. i Ihitt Or mano racearde LA VITA ECCLESIASTICA -1940-1965 Toscana - la preghiera della sera, 1890 c. Olio su tela di Filadelfo Simi (1849-1923), dipinto a Stazzema (Versilia). (sotto) Toscana - mappa dei campi e localita di interna- mento perebrei. Cartina: COLLOTTI, 1999, 545. II clero nella resistenza II 10 giugno 1940 1’Italia, fino ad allora fuori dal conflitto europeo, invase la Francia ed entro diretta- mente nella seconda guerra mon- diale. Con 1’avanzare della guerra e 1’accrescersi delle difficolta, si intensifico 1’azione dei parroci in senso antifascista. Le popolazio- ni locali e moltissimi sfollati tro- varono in loro Lunico punto di riferimento nel periodo cruciale delLemergenza, in seguito al crollo di ogni autorita. (CINELL1 ed al., 1989, 186) Dopo Larmistizio, nel settembre 1943, il ruolo del clero si rivelo importante anche nelle vicende della resistenza e il suo contributo assunse un significato politico. Il clero contribui, infat- ti, anche a Firenze e in Toscana, “a favorire il processo unitario della resistenza e ad ampliarne la base, determinando in certi časi 1'atteg- giamento della popolazione verso il movimento”. (TRAMONTIN, 1975, 20) Un apporto importante lo dette pure il laicato cattolico, partecipando con i suoi rappresen- tanti al Comitato Toscano di Li- berazione Nazionale. (VILLANI, 1995,110) Lo sterminio della comunita ebraica - 1943-1945 Gli ebrei discriminati gia prima della guerra si trovarono, dopo Larmistizio, improvvisamente esposti alLattuazione della politi- ca tedesca di arresto, deportazione e sterminio, come avvenne per la comunita romana nelfottobre del 1943, e alle nuove norme emanate dal govemo fascista. Le comunita toscane cercarono e, di massima, riuscirono a disperdersi, usufruen- do anche di aiuti generalizzati e diffusi, per lo piu da autorita e or- ganizzazioni ecclesiali. Nonostan- te questi aiuti, furono 779 gli ebrei toscani arrestati e deportati nei campi di sterminio in Germania. Solo 60 sopravvissero. (ROGARI, 2006, 47) Gli eccidi della popolazione civi- le 1943-1945 In questo elenco, non completo, sono enumerate le principali stra- gi della popolazione toscana. Tra 11 13 ed il 23 aprile ’44 i reparti tedeschi uccisero nella parrocchia di Calluciole (Casentino) oltre 120 persone. Il 13/14 giugno succes- sivo i reparti tedeschi affiancati da fascisti compirono il massacro dei 83 minatori a Niccioleta ed in Ca- stelnuovo Val di Cecina. Il 29 giu¬ gno 1944 nelle localita di Civitella in Val di Chiana, Cornia e San Pan- crazio (Arezzo) i militari tedeschi uccisero 244 civili. Albalba del 12 agosto ‘44, i militari tedeschi salirono a SanLAnna di Stazze¬ ma (Alta Versilia), accompagnati da fascisti. In poco piu di tre ore massacrarono 560 civili, in gran parte bambini, donne e anziani. Precedentemente, nel giugno del lo stesso anno, i tedeschi, coadiuvati da reparti fascisti, uccisero 68 per¬ sone a Forno. Il 19 agosto 1944, varcate le Apuane, i nazisti si spin- Piša - dopo il bombardamento del 31 agosto 1943, che causo diverse migliaia di morti. gevano nel comune di Fivizzano (Massa Carrara), seminando la morte fra le popolazioni dei villag- gi di Valla, Bardine e Vinca, nella zona di San Terenzo. Nel giro di cinque giorni assassinarono oltre 340 persone. Nella prima meta di settembre, dopo il massacro di 33 civili a Pioppetti di Montemagno, in comune di Camaiore (Lucca), i reparti tedeschi portarono avanti la loro opera nella provincia di Massa Carrara. Sul fiume Frigido furono fucilati 108 detenuti del campo di concentramento di Mezzano (Luc¬ ca), a Bergiola Foscalina i tede¬ schi fecero 72 vittime.(VILLANI/ POLI, 1995, 50, 360) Nel padule di Fucecchio i militari tedeschi uc- cisero, il 23 agosto ’44, 174 civili (Stabbia, Castelmartini e Cintole- se). (SPICC1AN1, 1995, 445) Le vittime civili caddero a migliaia anche a causa dei bombardamenti che gli anglo-americani eseguiro- no sulle citta italiane. Livorno fu colpita il 28 maggio 1943; Piša, senza alcuna importanza strategi- ca, fu bombardata 31 agosto 1943, Prato e Pontedera il pri mo settem¬ bre, Grosseto F8. I sacerdoti uccisi durante la guerra Oltre sessanta chierici furono uc¬ cisi durante 1’occupazione (1943- 1945) nelle diocesi toscane, quasi tutti da militari tedeschi, mentre una decina mori per diverse cause belliche (mine, bombardamenti); in Apuania (Massa): nove chierici (sette preti e due seminaristi); ad Arezzo: quindici sacerdoti ed altri due cappellani militari non torna- rono a časa; a Fiesole: quattro par¬ roci ed un seminarista; a Firenze: due parroci; a Livorno: due sacer¬ doti; a Pontremoli: sette parroci furono trucidati dai tedeschi o da “pseudo partigiani”; nella dioce¬ si di Massa Marittima: due preti; a Pienza due sacerdoti uccisi dai partigiani; nelFarcidiocesi di Piša furono trucidati dai tedeschi undi- ci parroci ed altri tre caddero vit- tima di cause belliche o politiche; a Sansepolcro quattro parroci ed un seminarista. (VILLANI/POLI, 1995, 10, 17, 176-177, 341, 350, 359, 420, 773-476, 486/54) LMmpegno del clero per la popolazione Dionori scrive: “Durante tutta la guerra il clero si era impegna- to nelFaiutare le famiglie in lutto e nel bisogno e aveva svolto una preziosa opera per aver notizie di prigionieri e dispersi. NelFimme- diato dopoguerra, i parroci colla- borarono con il Comitato di Libe- razione per 1’opera di ricostruzione e di pacificazione. Un contribu- to compiuto con abnegazione ed umile dedizione, che fu apprezzato dalla popolazione e che resta vali- da testimonianza della loro opera in un momento tanto difficile della nostra storia”. (DIONORI, 1995, 405) Il regolamento dei conti con i vinti Le stragi ridussero la popolazione toscana alla farne ed alla miseria, gli sfollati si contavano a centinaia di migliaia. Durante Foccupazione tedesca fu divulgato in Toscana il settimanale (fascista) politico-cat- tolico Cmciata Italica, che molti vescovi (Giubbi di San Miniato, p. e.) proibirono di divulgare nel¬ le loro parrocchie. (C1NELLI ed al., 1989, 166-167) Alla fine della guerra venne poi il regolamento dei conti con i vinti. Questo causo altre migliaia di morti, chi venne ucciso perche fortemente com- promesso con il passato recente, altri semplicemente perche trovati in uniforme degli eserciti nemici, chi deceduto per stenti e maltratta- menti (il campo di concentramento di Coltano/Pisa, p. e.). 1 rimproveri piovevano, pero, un po’ su tutti, sia sulle autorita civili sia su quelle ec- clesiastiche. Le dimissioni del vescovo d’Apuania (Massa) -1945 Nella diocesi di Apuania il ve¬ scovo Cristoforo Arduino Terzi (1934-1945), di fronte alfordine di evacuazione dato dai tedeschi, invece di ritirarsi a Carrara, come molti avrebbero desiderato, si ri- fugio a Podenzana. I parroci, no- nostante 1'ordine dato, rimasero sul pošto, condividendo le sofferenze con la gente comune e, a volte, rimanendo coinvolti nelle stragi. Dopo la liberazione, si sarebbe ve- rificata Fopposizione al ritorno del vescovo in diocesi, sia in una parte della popolazione che da parte dei sacerdoti. Per questa ragione il ve¬ scovo decise di rinunciare alla dio¬ cesi il 2 giugno 1945. (BOCCHINI CAMAIANI, 2006, 574; BERTI, 1995,347) La scomunica dei comunisti - 1949 Gia nel 1937 il papa Pio XI con- danno il comunismo con l’En- ciclica Divini Redemptoris. In tal modo egli rifiutava categori- camente qualsiasi dittatura che bloccasse la liberta dei cattolici. 350 Atlante storico delle diocesi toscane LA SCOMUN1CA Al C O M UN ISTI 1. NON t LECITO Ucrlvtnl t vartltl comunisti o dar« ad mi ap- »OflRlS 2. NON t LECITO pubbUcar«. diffondert o ieggtre libri, pcriodlci, gior- nill o to gli voUntl. cha lostengono la dotlrina o la praasl dal comunismo. o coilaborara in aast con d egi i seri Iti. 3. NON SONO AMMESSI Al SACRAMENTI i ladaU. cha compiono consapavolmenta • llbara- manta gli alti di col topra. k. SONO SCOMUNICATI COME APOSTATI i ledali. cha prolasiano la dottrina dal conumifina materialista ad en ti - cristiano. ad anzltutte coioro cha la dllandono a sa na lanoo propagandisti. l. A SCOM UNICA e un« peua medicinale per la (jualc uoo vieoe eseluao dali« Comumooc dei fc* deli ron gli effetli sanciti dal Diritlo Caoonico. L’ APOSTAS1A e Tabbandono della fede cattolica. Dovere dei fetieli e dare la piu ampia diffusione al relativo Decreto del Santo bjfizio. La scomunica ai comunisti. Tratto da RENDINA, 1999, 799. (RENDINA, 1999, 792) Passata la seconda guerra mondiale una parte della popolazione esprimeva sim- patie aperte per il comunismo. II comunismo fu, pero, urfideologia non solo politica. “II comunismo stabilisce col cristianesimo pau- rose analogie” seri ve il sacerdote Stefanini a tale punto da conclu- dere che si tratti del “Cristianesi¬ mo, quindi, ma rovesciato come un guanto”. (STEFANINI, 1973, 153 154) Difatti, come serisse il gior- nalista Indro Montanelli (1909- 2001), il comunismo fu una nuova Chiesa. Una Chiesa di diseredati e idealisti, ignari dei massicci eccidi compiuti in nome del comunismo Sirio Politi, il prete operaio in foto d’epoca. nelTEuropa delTEst. L’anticomu- nismo del papa Pio XII, gia ma- nifestatosi nel corso della guerra, preše consistenza nel 1949 quan- do, con un decreto del Sant’Uffizio fatto affiggere in ogni parrocchia, scomunicava i marxisti e coioro che collaboravano o aderivano al partito comunista. Nel 1950 ven- ne inaugurato 1’anno del giubi- leo, in cui fu proclamato il dog¬ ma delTAssunta. La “Difesa della Chiesa contro i rinnovati attacchi dei suoi nemici, e impetrazione della vera fede per gli erranti, gli infedeli i senza-Dio”, era uno degli scopi di quell’Anno Santo (REN¬ DINA, 1999, 799) Recentemente il papa Francesco disse: “I comunisti ci hanno derubato della bandiera. La bandiera dei poveri e cristiana. La poverta e al centro del Vange- lo”. (Messaggero, 29/6/14) I preti operai - 1959 Negli anni cinquanta ci furono an- che i cosiddetti “preti operai”, cioe quei sacerdoti che, a partire dal se- condo dopoguerra, prima in Francia e poi in molti altri paesi delfEuropa occidentale, lavo-ravano in fabbrica come semplice mano d’opera. Essi tentavano, tra 1’altro, di porre rime- dio al divorzio, maturato nel tempo, tra la Chiesa e la classe operaia ed al clima di sospetto e reciproche diffidenze che ne erano scaturite. L'esperienza dei preti operai fran- cesi venne presto accusata, da una parte delle gerarchie ecclesiastiche, di essere pericolosa per 1'integri- ta della fede e della testimonianza cristiana: aleuni sacerdoti vennero accusati di essere vicini al comuni¬ smo. Nel 1954 Pio XII ordino a tutti i preti operai di tornare alla loro precedente attivita pastorale o par- rocchiale, o di entrare in comunita religiose e che fossero presenti a fianco ai lavoratori, ma non alfin- temo delle fabbriche. Cinque anni dopo i preti operai furono obbligati a scegliere tra la vita operaia e la vita sacerdotale. Dopo il Concilio Vaticano II, nel 1965, i preti operai vennero riabilitati ed il papa Paolo VI (1963-1978) diede il consenso a quest'esperienza. Il primo prete operaio italiano fu il lucchese Sirio Politi (1920-1988). Egli lavoro in una fabbrica di Viareggio, nel 1956, ed in seguito pubblico il suo diario di vita in fabbrica, dal titolo Uno di loro. Loro erano gli operai. Tutta- via, per restare prete, dovette lascia- re la fabbrica. Dal 1965 egli creo con altri preti operai, e altri uomini e donne, una nuova esperienza co- munitaria alla periferia della citta, tomando in Darsena di Viareggio nei primi anni settanta. Li si impe- gnera sempre piu sul fronte della pace, della nonviolenza, della lotta antinueleare. (Giorno per giorno - 19 febbraio 2011; http://giornox giorno. myblog.it/tag/sirio+politi) Concilio Vaticano II - 1962-1965 Fin dalla sospensione del Concilio Vaticano I, interrotto nel 1870 a causa della preša di Roma, le ge¬ rarchie ecclesiastiche tentarono di riprendere le sessioni per comple- tare i lavori lasciati in sospeso. Fi- nalmente il papa Giovanni XXIII apri, Fll ottobre 1963, il conci¬ lio ecumenico Vaticano II. Questo concilio, chiuso 1'8 dicembre 1965, divento la base per il rinnovamento della Chiesa nel secolo XX. Furo¬ no introdotte le riforme liturgiche, con la celebrazione della messa in lingua volgare (popolare) e venne limitato il culto della Madonna. (RENDINA, 1999, 811) Le rifor¬ me accettateal Concilio Vaticano II erano gia State, in buona parte, pro- gettate dal vescovo di Pistoia Ricci, nel secolo XVIII, che, per queste stesse idee, dovette abbandonare la propria diocesi. (vedi p. 260) La vita ecclesiastica - 1940 - 1965 351 II territorio della Toscana nel se- colo XX Dopo la riunione alla Toscana della nuova provincia di Massa e Carrara, nel 1871, non vi furono variazioni di rilievo nel territorio regionale, se si eccettua i trasferi- menti, nel 1923, alla provincia di Forli del circondario di Rocca San Casciano, in Romagna, e quello alla provincia di La Spezia dei due comuni di Calice al Cornoviglio e di Rocchetta di Vara. Questi ulti- mi due comuni (parrocchie della diocesi di Massa/Apuania) furono ceduti, nel 1959, al vescovado del¬ la Spezia-Sarzana-Brugnato. Tre anni dopo (1926) fu riunita alla Toscana 1’isola di Capraia, antico possesso genovese. Nel 1927, fu¬ rono poi trasferiti, dalla provincia di Arezzo a quella di Perugia, i due comuni di Santa Maria Tiberina e di Monterchi. 11 secondo torno alla Toscana nel 1939. Una picco- la parte del comune di Fiumalbo (provincia di Modena), intorno al passo delPAbetone, fu infine in- corporata, nel 1936, dalla provin¬ cia di Pistoia per formare, con una parte del comune di Cutigliano, il nuovo comune delPAbetone (pro¬ vincia di Pistoia). (BANDETTI- NI, 1961, 29, 313; PAZZAGL1/ SOLDANI, 1992, 27; GURR1ERI CECCATELLI, 1980, 14) La re- gione Toscana comprende una su- perficie di km2 22.993, incluse le isole (km2 1.330), con 3.677.048 ab., dal 2008 ripartiti in 287 comu¬ ni (densita 157 ab./km2). Dal pun- to di vista amministrativo e oggi divisa in dieci province: Firenze, Lucca, Piša, Livorno, Siena, Arez¬ zo, Pistoia, Grosseto, Massa-Car- rara, Prato. Esse furono istituite nel 1859 sulla base dei preceden- ti compartimenti del granducato, tranne quella di Massa e Carrara che riuni quaranta comuni della Lunigiana Estense, della Lunigia- r*n« •Roma Abetone • Barga • Massa .* »i S. Marceilo Pistoi«c Forte dei Marmi Viareggio ■ • • p ' elrasanta di tucca Montecatini Pistoia PcKia« Pri Borgo S. Lorenzo ni Conv. Šesto MteSeovio -^JrifCCa Monsummano •^^c^-Fiesole S. Giutlarvo ' cmic »SEEl L >■ A •Pontassieve ^: crmc risa • Cenosa Firenze Stia d Poppi Livorno 1 I. di Gorgona San Gimignano# ^Poggibons: Castiglioncello* L di Capraia Portoferraio Marciana* f/. arina /so/a d'Elba # •imprubVt^ STS. Casciano \ Ctrlaldo ,n V * ***** Eremo diCamaldojf 1 la Verna ei Bibbiena Sansepolcro Montevarchi A AreZZO Monleriggioni • Monte S. 5avino Siena • ftapolarto Terme* lucignanc Castiglion »Fiorentino Piombino Porto •Azzurro • Cortona Asciano* LGalgano AU.M.K \ Buonconvento “ OlrvetoMaggton^ Pienza .M°mepulciano Monokmo. # . Chianciano Term* - ■ «* * • »ChiMi S. Anttmo dOrcia ^ ^ Castel M.Amiata del Piano# 17 j*™ ’ ^ Arcidosso* *Abbadia - m S. Salvatore S. Fiora* Castiglione I. Pianosa Grosseto ♦Scansano Magliano in Toscana • - Sorano •Pitigliano /. di Montecnsto I. de! Giglio Mar T i r r e n o Toscana - la divisione in province. Cartina: Google maps. na Parmense e della Garfagnana Estense. Solo la provincia di Pi¬ stoia fu istituita assai piu tardi, nel 1927, con i comuni delFomonimo circondario della provincia di Fi¬ renze, cui altri se ne aggiunsero dalla provincia di Lucca 1’anno se- guente, mentre la provincia di Pra¬ to e di data recente (1992). II con- fine marittimo si estende, escluse le isole, per 330 chilometri, tra la Firenze - la provincia di Firenze dopo gli smembramenti nel 1923 (Romagna tosca¬ na) e 1927 (provincia di Pistoia), con la rispettiva appartenenza diocesana. Legen¬ da: beige = provincia di Firenze; verde = arcidiocesi di Firenze; rosso = diocesi di Fiesole; giallo = diocesi di Faenza Modi- gliana; blu = diocesi di Pistoia; marrone = San Miniato; viola = Volterra. Cartina delFAutore. costa di Luni, due chilometri a su- dest di Bocca di Magra e le foci del Chiarone, presso il lago di Bu- rano. (BARBIERI, 1972, 6-7, 13; TRECCAN1 on line ) /AVCUO VEL HUUKLVU vrnem y\tj^ %ntnsc< ,a mnjU3unoi B.igni// della 1’oiTClla'i n0atYcdco.fi: .< >19^5 /f ! Hrrlinonr' Pirenzuola. 1‘altmuol l TU.ea.\>^«uo M ar radi 'S.Marcello pB&eso fiToflpitcJK' ^Gale-ala« 1023 Mnn/alfi Motiiecatini i> n O Vij vAijata FeKriaT* * Ul f* rSSAftO ■ LlUJIMl •slofcM-'ior? jg-,. \ /^Firsole ucomano iijijiano 4'Mnnsunimuiio V i. praU/^S '1 p. v /' Utmi>ornrhi(£& Pogr^u'aC ... 'f ^%%rnt(t/»oiiti ., LUCLV fTSTfa i/n« o /i‘i/>*V° ' __ Milimi noj k ' f A.^r-r—S 1' /1'errvlo (muli 'iioecchiv^ ( . // Si-jia Vallombifisv tiadia otaslelflVHlfrr 'UeSafodtiCa vtlriaMo aNonlpvarrhi ugnatio Scgni Convenzionali S& CAP.DZPR 0 V 9 P ——££ • cir.Dicmcn!? ~~ ~ '£H • (.i|). di Mandam*? **==** somu . r ——.n—*- o lomu/i e _ xtr**j* '--mvomiti. Smilil* tjc-um:: Mappa della provincia di Firenze dopo 1’Unita d'Italia. E riportato in arancione 1'antico circondario di Rocca San Casciano, poi (1923) annesso alla provincia di Forli, ed in rosa l'antico circondario di Firenze, comprendente le parti della Romagna toscana (Marradi, Firenzuola) non annesse alla provincia di Forli. Cartina: PARAVIA, 1924. Biblioteca Marucceliana, Firenze, Wikipedia. La Romagna toscana scorporata dalla Toscana - 1923 Nel 1923 venne effettuata la sto- rica amputazione della Toscana, quando fu staccato il territorio del¬ la Romagna toscana ed aggregato alFEmilia Romagna. Uniche ec- cezioni furono i tre comuni di Fi¬ renzuola, Marradi e Palazzuolo sul Senio, che rimasero nella provin¬ cia di Firenze. A tal proposito Salvi conclude: “L’assegnazione, com- piuta nel 1923, di dodici comuni della Romagna toscana alFEmilia, fu un atto doveroso di giustizia etnica”. (SALVI, 2007, L75) La Toscana perdette cosi quasi tutti i territori della diocesi di Modiglia- na e parte del vescovado di Sanse- polcro, passati piu tardi alle dioce¬ si limitrofe. (vedi cartina, p. 354) La Toscana sMngrandisce con 1’isola di Capraia -1926 Nel 1926 ebbe luogo 1’ultimo im- portante ingrandimento della To¬ scana, quando 1’isola di Capraia venne staccata dalla provincia di Genova ed aggregata a quella di Livorno. Capraia rimase, pero, parte delTarcidiocesi di Genova dalla quale venne scorporata solo nel 1975, per diventare parte della diocesi di Livorno. (FRANCHI - LALLAI, 2008, vol. IV, XIV-XV, 27-28) La costituzione della provincia di Pistoia - 1927 Nel 1927 fu costituita la provincia di Pistoia con Eomonimo circon¬ dario della provincia di Firenze. In quell’occasione furono staccati i comuni di Agliana, Cutigliano, Lamporecchio, Larciano, Mar- liana, Montale, Pistoia, Piteglio, Quarrata, San Marcello Pistoiese, Sambuca e Serravalle. Nel 1928 le furono aggregati i comuni di Bug- giano, Massa e Cozzile, Monsum- mano Terme, Montecatini Terme (gia Bagni di Montecatini), Mon¬ tecatini di Val di Nievole, Pescia, Pieve a Nievole, Ponte Buggiane- se, Uzzano e Vellano della provin¬ cia di Lucca e nel 1936 una piccola zona del comune di Fiumalbo ap- partenente alla provincia di Mode- na. (BANDETTINI, 1961,77, 313, 77; vedi cartina p. 355) Piu tardi, lo sgretolamento della provincia di Firenze ebbe le sue conseguenze anche nella geografia diocesana. LE MODIFICHE DIOCESANE NEL SECOLO XX L’ingrandimento della diocesi di Prato -1916 In val di Bisenzio la giurisdizio- ne sulle pievi era spaccata in due dal fiume, che faceva da confine tra la competenza della diocesi di Pistoia, dalla quale dipendeva- no Sant’Ippolito di Vemio e San Lorenzo di Usella, e la diocesi di Firenze sotto cui erano poste le pievi di Montecuccoli, Sofignano e Filettole. Per rimediare a que- sta situazione di divisione nella valle, che rappresentava un’unita geografka e culturale, fu deciso di unire ecclesiasticamente le due parti della vallata. La diocesi di Prato venne ingrandita cosi, nel settembre 1916, incorporandovi 28 Prato - la diocesi di Prato (1916-1975). Cartina: GIUSTI/GUIDI, 1932. Ji 'int.njjUn Mfliucvi&ia! Ciroffntmt' ;j | S.tqr<*nxoi S Pwtr* lwr#J j C*S' ‘i 0r>3<.>4¥9\ t J Monfemu/l' 'IM-M 9 { J 0*«#»ro X* ' 6r. q n, n<> » $ k M Htper/no k ^ 4• / **muo*p c £ ‘c parrocchie del vescovado di Pisto¬ ia e 12 delTarcidiocesi di Firenze. Dopo quasi tre secoli, dunque, la diocesi pratese ebbe, finalmente, il suo territorio composto oltre che dalla citta anche dal suo entroterra. Nello stesso tempo furono unite, sotto Fautorita pastorale del me- desimo vescovo, le pievi in val di Bisenzio. (FOGGI, 1998, 24) La diocesi di Massa riunita aiFarcidiocesi di Piša -1926 Gia nel 1910 il vescovo di Massa aveva chiesto e ottenuto di par- tecipare alle riunioni dei vescovi toscani. Dopo 1’aggregazione di Massa al compartimento toscano, nel 1871, non aveva piu senso per lui recarsi a Modena (metropoli¬ ta di Massa). Con la bolla del 23 aprile 1926 la diocesi di Massa verra disgiunta dalFarcidiocesi di Modena e di nuovo aggregata al metropolita di Piša. (FRANCHI/ LALLAI, 2000, I, 94) Tale suf- fraganeita e vigente ancor oggi, dopo 1’unificazione delle diocesi di Massa e Pontremoli nel 1988 e, d’allora in poi, denominata diocesi di Massa Carrara - Pontremoli. Lo scambio dei territori tra Luc- ca e Piša - 1934/1954 Il 1° aprile 1934 la zona di La Culla (comune di Camaiore) ven¬ ne smembrata dalle parrocchie di Monteggiori e di Camaiore (am- bedue diocesi di Lucca) e trasferi- ta alla diocesi di Piša. Il 12 maržo 1954 il territorio della parrocchia di Palagnana della diocesi di Piša vie- ne restituita alla diocesi di Lucca a motivo della sua posizione trop- po periferica rispetto al complesso della Versilia soggetta alla diocesi pisana. (LALLAI, 2015, 24, 25) Pistoia - la provincia di Pistoia, dopo il 1992, e la sua suddivisione ammini- strativa e diocesana. Legenda: la linea rossa indica il confine tra le diocesi di Pistoia e Pescia. Cartina delPAutore. La diocesi di Massa rinominata in Apuania -1939-1986 Dopo la fusione dei tre comuni di Massa, Carrara e Montignoso, nel 1938, in uno solo denominato Apuania, anche la diocesi di Massa ducale ( Massensis ) muto la propria denominazione, il 29 luglio 1939, in Apuania ( Apuaniensis ). Dal 30 settembre 1986, la diocesi riot- tenne 1’iniziale denominazione di Massa ( Massensis ) e rimase, anche dopo questa data, (denominata, nel 1988, in diocesi di Massa Carrara - Pontremoli) sempre entro i con- fini stabiliti dopo le modifiche ter- ritoriali del 1959. Solo nel 1992 la diocesi di Massa Carrara - Pontre¬ moli venne amputata delle parroc¬ chie di Garfagnana che verranno cedute (in parte restituite) aiFarci¬ diocesi di Lucca. (vedi cartina, pp. 365-367) La separazione tra le diocesi di Pistoia e Prato - 1954 Le diocesi di Pistoia e di Prato era¬ no State da sempre unite in persona mi&LIANOA? Mantfanq.\'' y % SEDE Dl METROPOLI S/ , .M a . ^ ® SEDE Dl DIOCESI «tSS 8 »“ :! 4 , 0 «*T feuiouilh- 4 - SEDE Dl ABBAZIA GiJ//o°\ ^ • M Q\^\\o * 'črco/e \ .fr\aw\u\r\ o PREL.“NULLI(JSii /Copoluoghi di Provincia sono sottoiineoti in rosso. . limito di Rngiono Conc/Horo . „ h Diocosi «.«. + + « // Stoto ,1 m Provincia s" J — /lutosfrW<» , - - Strado principa# \_ ( _____ n socondario C _ _ Forrovio \ _ Toscana - Regione conciliare toscana nel 1951. Cartina: Annuario delle Diocesi cTItalia, 1951. episcopi, finche, il 25 gennaio 1954, papa Pio XII (1939-1958), separo le due diocesi (senza modificame i confini del 1916), nominando il 7 luglio il primo vescovo residenzia- le di Pratoi monsignor Pietro Fior- delli, che, il 17 ottobre 1954, fece il suo ingresso nella citta. Affinche i limiti diocesani (orientali) di Pisto- ia coincidessero con i nuovi confini provinciali, ebbe luogo, nel 1975, un’ulteriore modifica quando furo- no aggregati al vescovato pratese i territori di Vemio e Cantagallo, gia parte della diocesi di Pistoia. Le modifiche diocesane nel secolo XX 355 aveva 113.558 con 2.996 Km2 nel 1949). (BOCCI, 1980, 14-17) La diocesi di Pontremoli cede Al- biano e Caprigliola alla diocesi di La Spezia-1955-1959 Con decreto del 5 febbraio 1955, il papa Pio XII (1939-1958) aggrego alla diocesi di Luni, ossia La Spe¬ zia, le due parrocchie di Albiano e Caprigliola, site nel comune di Aulla in provincia di Massa Carra¬ ra, smembrandole dal la diocesi di Pontremoli. (FRANCHI/LALLAI, 2000 I, 14) Cosi i confini della dio¬ cesi di La Spezia che, dal 1949, coincidevano con quelli comunali, furono ingranditi con territori sot- to la giurisdizione amministrativa della Toscana. Questa situazione perduro solo fino al 1959, quando le due localita toscane furono cedu- te alla diocesi di Apuania (Massa). Prato con i comuni di Vernio e Cantagal- lo. Cartina (particolare) della Provincia di Prato. La diocesi di Volterra cede le parrocchie di Chiusdino e Mon- ticiano alParcidiocesi di Siena - 1954 Con decreto della Sacra congre- gazione concistoriale del 27 lu- glio 1954 i vicariati di Chiusdino e di Monticiano, comprendenti le parrocchie di Chiusdino, Ciciano, Frassini, Montalcinello, Monticia¬ no, S. Galgano, Scalvaia, Luriano e Tocchi, con un totale di undici parrocchie e 6.618 abitanti, furono trasferiti dal la diocesi di Volterra alParcidiocesi di Siena. (FIUMI, 1968, 24/8; diocesivolterra.org/la- diocesi/) Dopo questa cessione territoriale 1'estensione della diocesi copriva K.m2 1.743, con un totale di 84.281 abitanti al 31 dicembre 1980. La diocesi rischiava la soppressione, perche non superava, tra 1’altro, la cifra di centomila abitanti (ne REGIONE CONCILIARE TOSCANA - Con fin/ Comunah DIOCESI Dl VOLTERRA — ■ 1 Confini Provinciah ■ Coni ■■ attuali della Dioct Volterra - Legenda: la diocesi volterrana oggi. Cartina: Archivio storico diocesano, Volterra. II confine contrassegnato in giallo dalPAutore. 356 Atlante storico delle diocesi toscane Albiano e Caprigliola - veduta di A. Terreni, 1817, BNCF. (sotto) Grosseto - la provincia e la sua suddivisione amministrativa ed eccle- siastica. Legenda: le linee indicano 1’appartenenza diocesana; verde = Grosseto; giallo = Massa Marittima Piombino; rosso = Volterra; arancione = Siena Colle di Val d’Elsa Montalcino; marrone = Pitigliano Sovana Orbetello. Cartina delPAutore. Lo scambio delle parrocchie tra le diocesi di Luni (La Spezia), Brugnato, Apuania/Massa e Chiavari -1959 Nel 1923 il circondario di Castel- nuovo Garfagnana venne aggrega- to alla provincia di Lucca e, nello stesso anno, i comuni di Calice al Comoviglio e Rocchetta Vara era- no stati uniti alla provincia della Spezia (Liguria). (AMBROSI/ RICCI, 1990, 75) Bisogna ricor- dare, inoltre, che alla nuova dioce¬ si di Massa furono assegnate, nel 1854, anche le parrocchie della Val di Vara estense, che solo nel 1959 furono riaggregate (Rocchetta, Su- vero) alla diocesi di Brugnato, in seguito alle rettifiche dei limiti pro- vinciali. II papa Giovanni XXIII, col decreto del 25 luglio 1959, ap- porto una rilevante rettifica ai con- fini delle diocesi di Luni, ossia La Spezia, Brugnato, Apuania (Mas¬ sa) e Chiavari. In forza di questo decreto la diocesi di Luni, ossia La Spezia, cedette due parrocchie (Al¬ biano e Caprigliola) alla diocesi di Apuania e ne acquisto 30 dalla dio¬ cesi di Chiavari, tra quest’ultime c’era anche la parrocchia di Por- tovenere. La diocesi di Brugnato cedette 17 parrocchie alla diocesi di Chiavari e ne acquisto 12 dalla diocesi di Apuania (Massa), nella Val di Vara (Beverone, Borseda, Bruscarolo, Calice-Castello, Ca- lice-Santa Maria, Cavanella Vara, Garbugliaga, Madrignano, Roc¬ chetta Vara, Stadomelli, Suvero e Veppo, FRANCHI/LALLAI 2008 II vol. IV, 30) ed una da Chiavari. La diocesi di Sarzana, non inte- ressata dalle variazioni di confine, rimase territorialmente immutata. Dopo 1'attuazione di quest'ultima disposizione, la giurisdizione del¬ le diocesi di Luni, ossia La Spezia, di Sarzana e di Brugnato, viene ad identificarsi e coincidere con i con- fini territoriali della provincia della Spezia a parte la zona di Tomolo (provincia di Parma) che rimase, fino al 1965, nella diocesi di Luni ossia La Spezia e poi fu annessa alla diocesi di Piacenza. (FRAN¬ CHI/LALLAI, 2000 I, 14) Le modifiche diocesane nel secolo XX 357 La diocesi di Citta di Castello cede due parrocchie alle dio¬ cesi d’Arezzo e di Cortona - 1962/1984 Nel 1962 la parrocchia di Santa Maria alla Rassinata che faceva parte della comunita d’Arezzo (con 488 abitanti, nel 1833, REPETTI; oggi 11 abitanti) passo dalla dioce¬ si di Citta di Castello alla diocesi di Arezzo. Nel 1984, passo alla diocesi di Cortona la parrocchia di SanfAndrea di Sorbello (in comu- ne di Cortona) che, fino ad allora, apparteneva alla diocesi di Citta di Castello. (webdiocesi.chiesacat- tolica.it/; REPETTI, 48971/5072, vedi cartina, p. 361) Vernio e Cantagallo aggregate alla diocesi di Prato - 1975 Con lo scopo di far coincidere i limiti diocesani con quelli pro- vinciali ci fu, nelTottobre 1975, un’ulteriore revisione dei confini di alcune diocesi toscane. Cosi, la Sacra Congregazione dei Vescovi separo dal vescovado di Pistoia, annettendole alla diocesi di Prato, le dodici parrocchie dei comuni di Cantagallo e Vernio. D’allora, i li¬ miti del vescovado vennero a coin¬ cidere con il nuovamente (1972) costituito circondario di Prato, vale a dire il territorio eretto, nel 1992, in provincia (366 km2, 7 comuni e 217.0000 abitanti). (FANTAPPIE, 1976; diocesiprato.it, vedi p. 355) La diocesi d’Arezzo cede le par¬ rocchie d’Asciano alParcidiocesi di Siena -1975 Asciano, gia capoluogo del terri¬ torio detto di “Scialenga”, divento parte del contado senese nel seco¬ lo XII. Questa parte della diocesi d’Arezzo fu da sempre rivendicata dalla sua omologa di Siena. (BAR- LUCCHI, 1998, vedi cartina, p. 107) Il conflitto tra le due diocesi venne risolto finalmente, nel 1975, quando furono staccate dalla dio¬ cesi di Arezzo, le pievi di S. Ip- polito (poi S. Agata) d’Asciano e di S. Vito in Versuri ed aggregate alParcidiocesi di Siena. (TAFI, 1998,257) La diocesi di Sansepolcro cede parrocchie alla diocesi di Cesena -1975 Dopo 1’aggregazione della Roma- gna toscana, nel 1923, alPEmilia Romagna, parte delle parrocchie della diocesi di Sansepolcro rima- sero fuori dai confini toscani. Il 7 ottobre 1975, per far coincidere i confini diocesani con quelli poli- tici vennero smembrate dalla dio¬ cesi di Sansepolcro le parrocchie romagnole, e aggregate alle dioce¬ si di Cesena quelle della Valle del Savio, e alla diocesi di Forli quelle della valle del Bidente. Luni tolta dalla denominazione diocesana - 1975 II papa Paolo VI , con decreto del 4 agosto 1975, elevo Luni a sede titolare, suffraganea della diocesi di Genova, e štabih che la diocesi, formata dalfunione di tre ambiti diocesani, avrebbe assunto la de¬ nominazione e il titolo di La Spe- zia-Sarzana-Brugnato. Termina e si perde da questa data il bimillena- rio titolo di diocesi di Luni, che da ora in poi servira solo come qua- lificazione di onore per un vesco- vo non residenziale. (FRANCHI/ LALLAI, 2000,1, XIV, 14-15) La diocesi di Sovana-Pitigliano cede Alberese e Rispescia alla diocesi di Grosseto -1975 Il fiume Ombrone ha costituito, per secoli, un confine invalicabile tra i territori diocesani di Grosseto e di Sovana. A pochi chilometri dalla citta di Grosseto, sulla sinistra del fiume erano sorti, nel Medioevo, il monastero di S. Maria di Albe¬ rese e nel secolo XV il convento francescano di Grancia, che pro- prio a causa del fiume privo di ponti erano venuti a trovarsi nel- la giurisdizione sovanese. Cosi, i moderni insediamenti di Alberese e di Rispescia, che ebbero le loro chiese parrocchiali nella diocesi di Sovana-Pitigliano, con le mutate situazioni di ponti e di strade, il 7 ottobre 1975, lasciavano la diocesi di Sovana-Pitigliano e si univano a quella di Grosseto, citta capoluogo del loro comune. (CORRIDORI, 2004, 74,643) L’isola di Capraia annessa alla diocesi di Livorno - 1976 Con reale decreto del 15 novembre 1925, furono aggregati alla provin¬ cia di Livorno 9 comuni: Collesal- vetti, Rosignano Marittimo, Čed¬ na, Bibbona, Castagneto Carducci, Sassetta, Campiglia Marittima, Su- vereto e Piombino, tutti apparte- nenti precedentemente alla provin- Livorno - la provincia di Livorno e la sua suddivisione in comuni. I. Montecristo Q-ortcttrrox> 358 Atlante storico delle diocesi toscane DIOCESI Dl MASSA MARITTIMA-PIOMBINO CURIA VESCOVILE • Ranosjt ID'ELBA tvecm J' Omb* •*€**■ Farmidi Gnati* •fAffritm • Tcfmim* 4 Ui M<*1t«cri*t* Li A \y Cartina: Curia vescovile della diocesi di Massa Marittima-Piombino. cia di Piša. A questi si aggiunse, nello stesso anno, anche 1’isola di Capraia, appartenente a Genova sin dal 1284. (PARDUCCI, 1962, 39) La modifica dei confini pro- vinciali non ebbe alcun effetto sui confini diocesani della terraferma. Lfisola di Capraia fu aggregata alla diocesi di Livorno solo mezzo secolo piu tardi, il primo gennaio 1976, con decreto della Sacra con- gregazione dei vescovi del 7 otto- bre 1975. (FRANCHI/LALLAI, 2008, 28, n. 47; R. D. L. 15 No¬ vembre 1925 n. 2011) La provincia di Livorno ha una superficie terri- toriale di 121.994 ettari ripartiti in 20 comuni. (BANDETTINI, 1961, 167) Oltre il comune di Livorno (compresa Lisola di Gorgona) fan- no parte delLomonima diocesi i comuni di Rosignano Marittimo, ed il comune delLisola di Capraia, mentre il comune di Collesalvetti e diviso tra due diocesi: il capoluo- go con le parrocchie di Vicarello e Parrana appartiene alLarcidiocesi di Piša ed il resto del territorio co- munale (Guasticce, Nugola, Castel Anselmo; Colognole, Stagno) si trova dentro la diocesi di Livorno. Simile discorso vale per il comune di Cecina che e diviso tra la dio¬ cesi di Volterra e 1’arcidiocesi di Piša (Collemezzano, San Pietro in Palazzi). Il resto dei comuni della provincia di Livorno fanno parte delle diocesi di: Volterra (Bibbo- na); Massa Marittima (Castagneto Carducci, Sassetta, Campiglia Ma¬ rittima, San Vincenzo, Piombino, isola d’Elba). Le parrocchie di Santa Fiora aggregate alla diocesi di Sovana- Pitigliano - 1977 Con la costituzione della diocesi di Citta della Pieve, nel 1601, un lembo di territorio della contea di Santa Fiora, gia incluso nella dio¬ cesi paleocristiana di Chiusi, ve¬ niva passato alla nuova diocesi. Si formava cosi un'assurda isola in territorio toscano. Nel 1792, venne staccato, dalla parrocchia di Santa Fiora, il territorio del Bagno- lo, eretto in circoscrizione parroc- chiale autonoma, e nel 1956 anche quello delle Bagnore, per cui al capoluogo rirnase l'agglomerato del Marroneto. In seguito alla re- visione postconciliare dei territori diocesani, nel 1977, la parrocchia di Santa Fiora con le due sopra menzionate furono aggregate alla diocesi di Sovana-Pitigliano dove il comune di Santa Fiora aveva, da sempre, un'altra sua localita, la Selva. (CORR1DORI, 2004, 74) La diocesi di Massa Marittima cambia nome - 1978 Gia nel 1978 la diocesi di Mas¬ sa Marittima modifico il nome in Massa Marittima-Piombino. (MO- NACHINO ed al., 1998, 204) Le parrocchie dalle 22 della Decima citata (SEC. XII1/XIV, GU1DI, 1932, vedi cartina, p. 37) sono arri- vate oggi al numero di 53 come ri- sulta dal decreto di mons. Lorenzo Vivaldo del 24/06/1986. (PAPINI) Le modifiche diocesane nel secolo XX 359 CARRARA LUCCA d V«! 0 Ihj Vmassa MAfUTTIMA Mpfiutono fonu prnGUANO* j La soppressione della diocesi delle Tre Fontane - 1981 La diocesi delle Tre Fontane spari il 25 maržo 1981 con la Costituzio- ne Apostolica che aboliva la giuri- sdizione delfAbbazia restituendo- la alla diocesi di Sovana. Orbetello e 1’isola del Giglio, gia parrocchie di Sovana sino al secolo XV, rien- travano nella sfera diocesana di origine e con esse vi si aggiunge- vano, per la prima volta, altre dieci parrocchie sorte in epoche succes- sive. Dodiči in tutto: Orbetello: S. Biagio, S. Paolo della Croce, Orbetello Scalo, Albinia, Ansedo- nia, Polverosa, San Donato, Tor¬ ba Giardino, Porto S. Stefano: S. Stefano Pratomartire, Immacolata Concezione; Giglio: Giglio Castel- lo, Giglio Porto. (CORRIDORI, 2004,74) La creazione della diocesi di Pi- tigliano-Sovana-Orbetello -1981 La diocesi di Sovana venne, nel 1843, rinominata in Sovana e Pi- tigliano e la sua sede trasferita da Sovana a Pitigliano. (CORRIDO¬ RI, 2000 I 448) Dal 1924 al 1932 la diocesi fu unita in persona epi- scopi alla diocesi di Grosseto. Dopo la soppressione della diocesi delle Tre Fontane venne aggiunta, il 25 maržo 1981, anche la deno- minazione di Orbetello e dunque il nome venne mutato in “Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello” (in latino: Dioecesis Pitilianensis-So- anensis-Urbetelliensis). Il vesco- vado rimase suffraganeo delFar- cidiocesi di Siena - Colle di Val d’Elsa - Montalcino. Il riordinamento diocesano in Italia - 1986 Il provvedimento di fusione, ema- nato il 30 settembre 1986, coin- volse 97 diocesi italiane, che nel complesso passarono da 325 a 228. 1 fedeli di molte delle citta interes¬ ih sate insorsero contro il provvedi¬ mento, ravvisando in esso un’of- fesa alla dignita storica di paesi e popolazioni che potevano vantare origini cristiane che si identifica- vano con i primi secoli della storia del Cristianesimo. Non mancarono gli eccessi e le proteste clamorose a Larino, a Monopoli, a Gallipoli, ad Alatri, a Gravina dove addirit- tura la popolazione muro le porte di accesso alle chiese parrocchiali. Anche a Chiusi non mancarono le proteste, che furono pero misurate e responsabili. (BARNI/BERSOT- TI, 29) La riorganizzazione diocesana in Toscana -1986 S /, MASSA UVOR NO Go/pona (Uvvmol Caprto* Hjiromo) £Mm 'MattJ MtrTt-.mtl Pianov« fViui Manruma) Ferrruetto di Gfottcto (Grontto) Monttcrrtto Gtglio IM* uj mUnttun*/ (Htieteno) Giannvtri iPKiffLanol Per quasi tutto il XX secolo la di- stribuzione delle circoscrizioni diocesane era rimasta quella della regione ecclesiastica della Toscana deirOttocento. La regione risulta- va composta di 23 diocesi: oltre Purgatorio - Piša, Libreria ecclesiastica (prima meta del sec. XX). (sotto) Toscana - la regione ecclesiastica toscana dopo il 1992. 360 Atlante storico delle diocesi toscane Emilia Romagna - Regione conciliare Romagnola. Cartina: Annuario delle Diocesi dltalia, 1951. a quelle della provincia ecclesia- stica pisana gia ricordate, 8 sedi erano immediatamente soggette alla Santa Sede: Arezzo, Cortona, Lucca, Montalcino, Montepulcia- no, Pienza, Pescia, Volterra; alla provincia ecclesiastica di Firen- ze afferivano 5 diocesi: Colle Val d'Elsa, Fiesole, Pistoia-Prato, San Miniato, Sansepolcro; a quella di Siena altre 4 diocesi: Chiusi, Gros- seto, Massa Marittima, Sovana - Pitigliano. (BOCCHINI CAMA- 1ANI, 2006, 557) L'organizzazione ecclesiastico-geografica toscana ha conosciuto, nel 1986, una rior- ganizzazione interna con rispettivi cambiamenti dei nomi delle dio¬ cesi. Cosi, oltre alTantica abbazia territoriale di Monte Oliveto Mag- giore, la regione comprende 18 Genova - Regione conciliare ligure. Cartina: Annuario delle Diocesi d’Italia, 1951. L Le modifiche diocesane nel secolo XX 361 KCom ZONT. PASrORAU 1*G«XDA Arezzo - Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro; nel riquadro, lo stemma della diocesi ed a destra le zone pastorali. Legenda: linea verde: confine della provincia; linea blu: confini diocesani. Cartina: Archivio Diocesano, Arezzo. diocesi, riunite in varie province ccclesiastiche. Lucca, in continuita con la tradizione dello Stato auto- nomo, ha mantenuto l'immediata soggezione alla Santa Sede, senza dipendere o essere collegata ad al- tre diocesi toscane; Firenze, Piša e Siena sono sedi “metropolitane”, alle quali fanno capo altre diocesi, parti di quella provincia ecclesia- stica. Queste quattro sedi sono sedi arcivescovili. Firenze comprende le sedi suffraganee di Arezzo-Cor¬ tona-Sansepolcro, Fiesole, Pistoia, Prato, San Miniato; Piša ha come diocesi suffraganee Livorno, Mas- sa Carrara-Pontremoli, Pescia e Volterra; Siena, che ha assunto le diocesi di Colle Val d'Elsa e Mon- talcino, ha come suffraganee Gros- seto, Massa Marittima-Piombino, Montepulciano-Chiusi-Pienza, Pitigliano-Sovana-Orbetello. (to- scanaoggi.it/notizia) 362 Atlante storico delle diocesi toscane San Gimignano Poggibonsi Castellina in Chianti Monteriggioni Casole' dElsa Radicondoli SIENA Sovicille Rapolano • Terme,' Tvlonterom > d’Arbia • Chiusdino Asciano Murlo Monticiano Buorjdonvento' S.Giovanni ( dAsso/^' Montalcino Quiricb Pienza Montepulciano lanoTermi Castiglion D’Orcia Chiusi Piantastagnaio Gaiole in Chianti aste nuovc \ Berard|nga _ X Abbadia Sjbalvadore)R a dicofani Siena - la diocesi di Siena-Colle val d’Elsa-Montepulciano dopo 1’unificazione del 1986. I colori indicano: beige = provincia di Siena; verde = diocesi di Siena fino al 1975; viola = territorio d’Asciano (gia d’Arezzo) aggregato alla diocesi di Siena nel 1975; giallo = diocesi d’Arezzo (Sinalunga; Rapolano Terme; Castelnuovo Berardenga con una parrocchia che appartiene alla diocesi di Fiesole (San Lorenzo a Tregole), le altre parrocchie di Castelnuovo sono parte in diocesi di Arezzo e parte in arcidiocesi di Siena; blu: diocesi di Volterra: Casole d’Elsa, Cellole, Monteguidi, Radicondoli; rosa: Piancastagnaio (diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello). (diocesivolterra.org/le- parrocchie/; webdiocesi chiesacattolica,it; WIK1PEDIA) Nel riquadro: Colle Valdel- sa - la confraternita della misericordia negli anni sessanta del secolo XX. Foto: TCI, 1966. Cartina delFAutore. LMntegrazione delle diocesi di Montepulciano, Chiusi e Pienza - 1986 II 30 settembre 1986, il territo¬ rio della diocesi di Montepul¬ ciano (corrispondente solamente alLestensione del comune che, nel 1962, contava 16.450 abitan- ti dentro una superficie di 16,5 km2, DIONORI, 1995. 395) ven- ne accorpato con quello delle piu antiche diocesi di Chiusi e Pien¬ za. In quell’occasione, la Badia di San Pietro a Ruoti in Val d’Ambra venne scorporata dalla diocesi di Montepulciano e venne inglobata nelPattuale diocesi di Arezzo-Cor- tona-Sansepolcro, (unica dioce¬ si: plena unione). Montepulciano conservo la cattedrale e il suo ca- pitolo, mentre quelli di Chiusi e di Pienza furono mantenuti come capitoli delle rispettive concatte- drali. La curia di Montepulciano divenne Lunica curia diocesana. Non e la piu piccola diocesi della Toscana, ma poco ci manca. Con i suoi 76.470 abitanti Montepulcia- no-Chiusi-Pienza supera di poco la confinante Pitigliano-Sovana- Orbetello (71.770), ma come su¬ perficie e quasi la meta. In defi- nitiva, un territorio che dal 1986 unisce due diocesi (Montepulciano e Chiusi-Pienza), ricche di storia e che conta in tutto quarantasei par¬ rocchie disseminate in 13 comu- ni. (toscanaoggi.it/notizia; TAF1, 1998, 257) La riunificazione della diocesi di Modigliana a quella di Faenza - 1986 Nel 1986 la diocesi di Modigliana, fondata nel 1850, e stata riunita a quella di Faenza. (webdiocesi. chiesacattolica.it) La riunificazio¬ ne delle due diocesi non modifico, per niente, il destino del territorio toscano di Marradi, che diventan- do, cosi, parte del vescovado di Faenza, rimase sempre fuori della ? Regione ecclesiastica Toscana. Le parrocchie della diocesi di Faenza- Modigliana sono 88. Il loro terri¬ torio si estende nell’ Emilia-Roma- gna e la Toscana, e su tre province, L quelle di Ravenna, di Forli-Cesena e di Firenze (Marradi). Alla dioce¬ si di Faenza-Modigliana fu affidata in cura pastorale anche la parroc- 1 chia di Casaglia delLarcidioccsi di Firenze. (WIKIPEDIA) * I La nascita della diocesi di Arez- zo-Cortona-Sansepolcro - 1986 La diocesi di Arezzo-Cortona-San- sepolcro era sorta ufficialmente il 30 settembre 1986, con il riordino A IcarraraI ^K Massa e Pontremoli - la provincia di Massa-Carrara. Nel cerchio sono indicate: in blu = le localita di Albiano e Caprigliola (comune di Aulla) che furono parte della diocesi di La Spezia (1955-1959); in rosso = le parrocchie di Albareto, Baselica, Buzzo, Gotra e Valdena, site nella provincia di Parma e inserite, sin dal 1854/55, nella diocesi di Pontremoli. s&V-i- 4 - f I : /'ra \ A.. '.__• O. : •• . »’'/ "■■ ■ : . / '■ VrV,-.,. ■/. -**< JJ> f - La formazione della diocesi di Massa Carrara-Pontremoli (1787-2003). Cartina di Mariano Lallai, disegnata sulla mappa (particolare) di Vescovi, Conventi e Con- fini, 1818. Legenda (passaggio del territorio diocesano): V ' '■ A — to -.#.* * _ n / . •'/ O _ _ _0 i _ _ _: _ M - 4 — 0 ^o>/' k , š J vj* V* '[ j/ w/./xv.,/, 7.7 * Mfilfr • ' 2 -U -o ■ ■ i 1 . /i. . r t- \ t'o'- ■ /• /fJ/ •'!& * v. «V /. j' / Mšr,- ;r kf j ■** ' * ' 1BK. s-toA-oiUi,. . — /: C* . ' 1 r/n' ,iP “\ r v ;* . , Jh^jkr.^v^ j/ ~ / .iTi/hlc) J'tirifi’"Aht j Tm ’y‘ }j !><■! / •• L- j ;-«C, y- V /irn/{mr/> vV ■ j -» ! » ■ ; ! y , ' M 'f-j n jijEFit V ) *' ; r?CW-fi A 'J ' fj (.uUl!.' Ma*k ^ t Icr SFfrnr ^ I ^ Mra/^ ra r7//^',i* ‘mu* ■'tHLu rldj^u^L - JL-. Lf C*šm.7£u±& - ČMUrrfiaem (LlT?*+.•£*-.S C**n** Jk 7%>0U&u**t2tbL>to ■ n no 'CUKO 'tiaCdoiltv, Barga - La valle del Serchio con San Pellegrino. Cartina: KRACZYNA, S. 370 Atlante storico delle diocesi toscane 1890, il confine comunale (Comu- ne di Castiglione di Garfagnana), provinciale (di Lucca) e regiona- le (regione Toscana), fu tracciato sullo spartiacque appenninico, ma tagliando in due parti l’ex ospedale e il Santuario, passando addirittu- ra nel mezzo dell’Altare Maggio- re della chiesa. Questa “enclave” appartiene al comune di Frassi- noro (provincia di Modena, regio¬ ne Emilia-Romagna). (LALLAI, 2006, 25) Toscana - 1’andamento della popolazione della Toscana dal 1640 al 1940, (da M. Breschi, 1990). 2006, 161-162) Una vera curiosita e poi meta chiesa e due alberghi, per un totale di 9 abitanti (1971) che appartengono al comune di Frassinoro (Modena), mentre il resto del paese - altri 11 abitanti - dipende da Castiglione di Gar¬ fagnana (Lucca). La situazione risale a un compromesso stipula- to nel 1890, che tenne conto dei vecchi diritti estensi sul santuario. (BARTALETTI, 1983, 277) Nel Italia - le localita con le chiese valdesi. Cartina: Torre Pellice, MUSEE DU LE- MAN, 1989. La popolazione di Toscana oggi In Italia oggi i toscani sono oltre 3.600.000, ai quali vanno aggiun- ti 1.200.000 residenti alfestero (spesso affezionati alla madrepa- tria assai piu dei residenti), discen- denti di coloro che emigrarono nel periodo 1870-1970. (SALVI, 2007, 175) La Toscana ha una popolazio¬ ne relativamente piu anziana del resto d’Italia, e la regione piu vec- chia dopo la Liguria. L’eta media e di 45 anni (valore secondo solo ai 48 anni della Liguria) mentre la media nazionale e 44. Consideran- do i permessi di soggiorno si stima in 172.000 il numero delle persone straniere regolarmente soggior- nanti nella regione pari al 4,9% della popolazione residente. (irpet. it/index.php) Una buona parte de- gli stranieri proviene dalFAfrica e dalFAsia, vale a dire che sono in stragrande maggioranza musulma- ni. La tolleranza religiosa in Tosca¬ na Sin dal secolo XIX si insediaro- no in Toscana le colonie dei pro¬ testanti stranieri. La colonia di svizzeri (soprattutto pasticcieri e gestori di alberghi), con la loro fede riformata, fondo il cosiddetto Cimitero degli inglesi, che in realta era appunto il cimitero degli sviz¬ zeri. Una ricca colonia inglese vide spuntare due chiese anglicane; una chiesa presbiteriana di Scozia, e una chiesa episcopale per gli ame- ricani. Vi era a Firenze anche una chiesa luterana tedesca; nel 1903 nacque la chiesa ortodossa russa con le sue belle cupole a scaglie, che ha solennemente celebrato il suo centenario alFinizio del XX secolo. (LISTRI, 2006, 600) I lute- rani presenti in Italia e riuniti nella CELI sono circa 7.000 e il loro ri- conoscimento giuridico risale al 20 aprile 1993. In Sardegna(non indi- cata sulla cartina!) i luterani si svi- lupparono a cominciare da una co- munita a Cagliari nel 1877. (PANI, 2006) I musulmani in Toscana sono oltre 100.000 (in provincia di Firenze, 20 mila c.). Per i fedeli musulmani fu inaugurata, nelfot- tobre 2013, a Colle Val d'Elsa, la prima moschea della Toscana, fra i 18 centri islamici della regione toscana. (firenzepost.it/2013) Tra le minoranze religiose oggi in To¬ scana ci sono anche gli ortodossi, che hanno varie comunita (Firen¬ ze, Carrara, Lucca e Livorno). Le isole toscane nel terzo mille- nio Oggigiorno quattro delle sette iso¬ le toscane sono praticamente spo- polate. Gli uniči abitanti di Monte- cristo sono il custode, sua moglie e due guardie forestali. Per Giannu- tri si parla di una ventina di neore- sidenti durante 1'inverno. A Piano- sa vivono stabilmente una dedna di persone (censimento del 2001, 10 abitanti) ancora vincolate alle strutture del carcere ormai chiu- so. Per Fisola di Gorgona il censi¬ mento del 2001 conta 333 abitanti, mentre difatti sulfisola vivono cir¬ ca 200 persone (la colonia penale ed addetti ai lavori). Le famiglie autoctone che effettivamente vi ri- siedono sono solo 3. (GUARDUC- CI, 2012, 166, 178) Le modifiche diocesane nel secolo XX 371 II numero dei sacerdoti in Italia Secondo le ultime rilevazioni, rela- tive al 2006, i sacerdoti diocesani in Italia sono 33.409 in 250 dio- cesi. Nel 1978, anno della mor- te di Paolo VI e Giovanni Paolo I e delFascesa al soglio di Pietro di papa Giovanni Paolo II, erano 41.627, ovvero il 25% in piu. Se¬ condo i dati della Conferenza ita- liana dei superiori maggiori (Cism) pubblicati dali 'Annuarium Statisti- cum , il calo dei sacerdoti religio- si e stato ancora piu drastico: da 21.500 nel 1978 a circa 13 mila nel 2007, vale a dire il 40% in meno. (30giorni.it/articoli_id_21 164) Oggi sono poco meno di 32 mila i sacerdoti diocesani. Un terzo di essi (10 mila circa) sta in Lombardia e Triveneto. Poi 2.700 sono in Piemonte, 2.500 in Emilia-Romagna, 2.200 in Sicilia, altrettanti in Campania, in Toscana, nel Lazio. Agli inizi del Novecento, i preti erano 69 mila (piu del dop- pio) a disposizione di una popola- zione di appena 33 milioni di italia- ni, un prete ogni 500 abitanti. Oggi la popolazione ha appena raggiunto i 60 milioni di persone, quindi un prete ogni 2 mila abitanti. Se i pre¬ ti diocesani non stanno bene, non stanno meglio neppure gli ordini religiosi, i frati, i monaci (20 mila persone complessivamente). Dopo Follonica, Grosseto, Carrara e Livorno, i gesuiti hanno lasciato, nel 2011, anche Firenze, dove, a parte il breve periodo della soppres- sione delFordine (1773 - 1814), erano stati presenti fin dal 1546. C archivi. beniculturali. it/DGA ) La carenza del clero nelParcidio- cesi di Piša oggi Per una illuminante sintesi sul problema della carenza del cle¬ ro nelFarcidiocesi di Piša e utile quanto scrive mons. Stefanini pro- posto di S. Piero a Grado: "E giusto che tutti i cristiani si rendano conto di un triste problema della Chiesa pisana (purtroppo anche di tante altre diocesi), cioe la scarsita del clero. Sono 164 le parrocchie della diocesi di Piša, i preti sono 117 a pieno servizio, dei quali 9 sono ol- tre gli ottanta anni, 5 in eta 75-79 ". (STEFANINI, 2004) Verso una riforma della Chiesa La Chiesa cattolica non e mai ap- parsa cosi forte, non ha mai avuto un consenso cosi ampio (anche tra chi non črede) nella societa italia- na. Eppure si avvia verso 1’estin- zione: per mancanza di preti. Lo dice uno studio socio-demografico della Fondazione Agnelli, benedet- to dai vescovi italiani. In questo inizio di terzo millennio, i laici (o laicisti, come li chiamano i catto- lici) sembrano scomparsi. Peppone (il sindaco comunista) non litiga piu con don Camillo (parroco). A destra come a sinistra c’e un co- mune riconoscimento del ruolo del cattolicesimo. Quando vescovi e Cardinal i parlano, trovano sempre molto rilievo su giomali e tv e il papa gode di un’attenzione media- tica che non conosce crisi. Nello stesso tempo, le chiese si svuotano. Il papato del polacco Carol Woyti- la (Giovanni Paolo II, 1978-2004) fu fortemente politico. Egli passo ali a Storia soprattutto come colui che diede la picconata decisiva al muro di Berlino e con esso si ini¬ zio la riunione di una Europa di- visa, per quasi mezzo secolo, con fili spinati e la guerra fredda. Gli europei delFEst non potranno mai dimenticare Fopera di Giovanni Paolo II, che permise loro la risur- rezione dalle tenebre della tirannia comunista. Dopo un breve e transitorio papato del tedesco Ratzinger (Benedetto XVI, 2004-2013), e stato eletto al soglio pontificio 1’argentino Jorge Foote: Annuarium Swti$t»cum Ecclosiae, vari« annat« Numero di preti (diocesani e religio¬ si) nel mondo ogni 100 mila battezzati, 1978-2006. Fonte: 30giorni.it/articoli_ id_21164_ll.htm. Mario Bergoglio (1936). Egli ha prešo il nome di Francesco, gia di per se tutto un programma, ha ri- nunciato sin dalPinizio ai fasti del¬ la Chiesa e si e rivolto al patriarca della chiesa ortodossa Bartolomeo I chiamandolo il “mio fratello An- drea”. II papa a Torino il 22 giugno 2015 rivolgendosi alla Chiesa valdese chiese: “ perdono per gli atteggia- menti ed i comportamenti non cri¬ stiani, persino non umani che, nel¬ la storia, abbiamo avuto contro di voi”. Egli, per di piu, sostiene che: “La Chiesa deve aprirsi alla modernita perche la curia romana e troppo va- ticano-centrica. I capi della Chiesa sono spesso stati narcisisti, lusin- gati e malamente eccitati dai loro cortigiani. Aprirsi alla modernita e un dovere”. Decisamente questo pontefice aspi- ra a diventare, piu che il vescovo di Roma, il parroco delFUniverso, dentro una Chiesa che si sta incam- minando verso la sobrieta e una piu grande tolleranza. Tutte queste affermazioni e rinunce alla mon- danita, nella vita stessa del papa, preannunciano anche una radicale riforma della Chiesa cattolica. Una riforma che trascinera dietro di se, certamente, anche canibiamenti nelForganizzazione vescovile. — INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI A abate Uberto 140 Abati Commendatari 117 Abbadia San Salvatore 162 Abbazia delle Tre Fontane 36, 116, 117, 119, 120, 121, 199,216, 264 Abbazia del Santo Sepolcro di Acquapendente 121 Abbazia di Farneta 177 Abbazia di Monte Oliveto 54 Abbazia di San Salvatore 138 Abbazia di Santa Maria Assunta di Vallombrosa 140 Abbazia di Sant’Antimo 138,139 Abbazia di SanfAntimo 138, 139 Abbazia di S. Ellero 264 Abbazia San Salvatore 138,139 Abetone 351 A., Bini 298 Abissinia 154,347 Abramo Ortelio 90 Accademia degli Euteleti 242 Accesa 63, 78, 116 Accia 85 A. Closs 321 Acquafredda 89 Acquapendente 41, 113,115, 116, 118, 121, 157,233,236, 264, 268 acquedotti 343 Acri 147, 149 Adalberto di Volterra 125 Adalberto I di Toscana (847-890) 131 Adalberto II (f 1034, il conquista- tore della Corsica) 314 Adalberto II il Ricco (873-915) 30 Adamo 211,332 Adamo Centurione (1486-1568) 332 Adelasia Malaspina (| 1206) 316 Adeodato 1 (713/714) 107 Adorazione dei Magi 176 Adriano (117-138) 7,41 Adriano II 110 Adriano IV (1159) 42 Aegi Ion (pošto da capre) 213 Aemilia 327 Afghanistan 150 Africa 17,23,30,87, 123,212, 370 ager Pisanus 83 Aghinolfi 325 Agilulfo (591-616) 26,27, 115 Agiprando 28 Agliana 352 Agna 101 Agnelli 371 Agnolo Bronzino 196 Agnolo di Tura 174 agostiniani 143,146,150,258, 294 agostiniani scalzi 258 agostiniano scalzo 143,150 Agrippa 218 Agro Cosano 120 Agro Perugino 238 Aix en Provence 290 Aja 247 Ajaccio 81, 84, 85, 134, 172,214, 262, 290, 291,322, 324 Alalia 209 Alatri 359 Albania 77, 169,347 Albareto 132, 134, 282, 326, 363, 367, 368 Alberese 357 Albergatori 151 Alberico (1534-1623) 319 Alberico I (f 924, marito di Maro- zia) 30 albero della fecondita 78 Albero della liberta 285 Albero delFordine benedettino 136 Albero Genealogico dei Piccolo- mini 111, 188, 239 Alberti 48, 99, 244, 300 Alberto (t 1230) 78 Alberto IV Rufo 314 Alberto V (1203-1250) 100 Albiano 178,355,356,363 albigesi 143, 156 Albinia 359 Albino 25 Albis 43 Alchis 125 Aldemaro 124 Alderano Cybo 320 Aldila 174 Aldobrandeschi 60, 61, 62, 109, 110, 115, 117, 119, 120, 139,216, 233,234 Aldobrando Adimari 46 Aleria 84, 85, 209, 262, 290, 322 Alessandria 15, 18, 149, 157 Alessandro de’ Medici (1510- 1537) 193,201 Alessandro de’ Medici (1510- 1537) 201 Alessandro II 132 Alessandro II (1061-1073) 33, 38,67, 120,216 Alessandro III (1159-1181)45, 78, 86, 108, 116, 120, 124, 128, 157, 213, 218 Alessandro IV (1254-1261) 67, 150, 242 Alessandro IV (1254-61) 140 Alessandro Malaspina di Poden- zana 332 Alessandro Resta (1567) 70 Alessandro Sei 84 Alessandro Tiarini 276 Alessandro V 47,173,245 Alessandro V (1409-1410) 47 Alessandro VI (1492-1503) 186, 229 Alessio Cesarei (1437-1460) 43 Alessio Gimignani 104 Alfonso d’Aragona 184, 216 Alfonso d’Aragona 184 Alfonso re di Napoli 193 Alfred Driou 297 Algeria 212,219,296 Aliča 142 Al-Idrisi (1099-1165) 218 Alma 77, 194 Al Mahdia 38 Al Mehdia 87 Alpi 15,28,72,222 Alpi Appennine 222 Alpi Apuane 72, 286, 292, 320 Alta Val di Taro 326 Alta Valle del Tevere 330, 331 AltaVersilia 348 Alticosto 117 374 Atlante storico delle diocesi toscane Altopascio 148, 149, 161, 170, 205, 243, 265, 266, 275, 276, 277, 280, 367 Ambra 229, 362 Ambrogio Lorenzetti 107 Amelia 131 Amelinus 25 America 150, 181 America del nord 150 americani 336, 349, 370 Amerigo Vespucci (Firenze 1554 - Siviglia 1512) 181 Amiata 2,3, 138, 139, 142,237, 330 Amico Aspertini 70 Amiens 81,214, 291 Anacleto 12, 120 Anacleto (76-88) 12 analfabeti 340 analfabetismo 339, 340 Anastasio ad Aquas Salvias 61, 120 Anastasio IV (1153) 59 Anatolia 1 Ancaiano 107 Ancona 149 Andrea Dolcini 251 Andrea Doria (1466-1560) 192 Andrea Mencatelli 145 Andrea Piccolomini 366 Andre Durand 78, 191, 199,246, 265 Angelus 175,340 Anghiari 180,223,271,301 Angio 141,157,169,228,244, 245 Aniceto (155-166) 12 Annaba 219 Anna Maria Luisa (1667-1743) 247 Anno del Giubileo 158 Anno Santo 158, 173, 350 Ansedonia 61, 117, 119, 120, 211,215,237,359 Anselmo da Baggio 67 Antelminelli (1281-1328) 318 Antelminelli Castruccio Castraca- ni (signore di Lucca, 1316- 1328) 236 Antemio (457-474) 217 Antignano 297 Antille 296 (anti)papa Alessandro V (1409- 1416) 173 Antiochia 10, 13, 18, 19, 89 Antonio Acciaiuoli 169 Antonio Alberico Malaspina (| 1445) 318 Antonio Bicci 104 Antonio degli Agli (1439-1477) 49 Antonio de Naville 253 Antonio di Camilla (f 1312) 129 Antonio Falleri 232 Antonio Giacchi 104 Antonio Lafrery 163 Antonio Martini (1721-1809) 292 Antonio Piccolomini d’Aragona 193 Antonio Terreni 99, 198, 335 Antonio TERRENI 280 Antonluigi Aiazzi 104 Anziani del popolo 95 apicoltura 20,21 Apocalisse 148 Apollo 6, 90 Appennini 28,40, 99, 180 Appennino 2, 27, 100, 103, 164, 248, 333 Appennino pistoiese 2, 103 Appiani 196,212 Apua 280, 367 Apuane 39, 72, 83, 267, 286, 292, 315,320, 348 Apuania 326, 349, 351, 353, 355, 356, 365 Aquas Salvias 61, 120,237 Aquilea 69 Aquileia 27 Arabia 9 Aragona 184, 193, 216, 316 Ara Pacis di Augusto 6 Arbia 228 Arborea 86, 316 Arcidosso 3, 189,234,265,330 arcipelago del Tirreno 212,288 Arcipelago toscano 210 Ardenga 189 Ardengheschi 108 Ardenza 94, 294,298 Arena di Verona 157 Aretinus 25 Arezzo 5, 22, 23, 25, 27, 28, 42, 44, 45,50,51,52, 53,54, 59, 65, 107, 140, 141, 143, 145, 154, 157, 167, 169, 174, 176, 177, 182, 183, 187, 188, 189, 203,224, 226, 228, 229, 238, 239, 257,262, 269, 271,279, 285,301,302,322, 348, 349,351,357,360,361, 362,366 Argentario 61, 117, 119, 120, 121, 192, 196, 199,215, 216, 237 Argiano 107, 189 Argo 169 Ario (f 336) 18 Aristotele (384-322 a.C.) 161 Ariulfo 114 Arnaldo (1052-1062) 53 Arnegger Alois 179 Arno 3, 24, 44, 47, 49, 52, 55, 57, 59, 65, 66, 69, 71, 83, 101, 136, 144, 148, 154, 160, 180, 187, 204, 205,241, 243, 266, 287, 301,337, 367 A. Romolo 79 Arpiola 133 Arrigo VII di Lussemburgo 79 Ars nova 137 Arta/Amvrakikos 219 Arte della Lana 144 Arte della Seta 339 Arti e mestieri 151 Arti medie 151 Arti minori 151 A. Ruggieri 111,188,239 A. Ruggieri e A. V. Westerhout 111, 188 Aruspice Ade 4 Asburgo-Lorena 259, 307 Ascensione 16 Asciano 93, 107,279,357,362 Asello 76 Asia 15, 370 Assemblea Toscana 329 Assemblee dei Fratelli 336 Assisi 53, 144, 145, 157, 174 Asso 139 Assunta 16, 81, 140, 177, 205, 350 Atene 9, 169, 170 A. Terreni 41,47, 57, 92, 171, 182, 191,206, 242, 274, Indici 375 277, 326, 327, 328, 356 Atriana 75 Atti degli Apostoli 11 Attila 218 Audot padre (1835-37) 59 Augusto 6,22,24, 160,210 Aulella 131,332 Aulla 128, 131, 132, 160, 178, 180, 234, 280,288,332, 355,363 Aurelio Scetti, musicista e gale- otto fiorentino (1565-1577) 208 Austria 28,201,247,299,308, 320 Autari (584-590) 114 Avane 94 Avenza 131, 181,208,315 Avicenna 88, 150 Avignone 151,172,176 A., Zatta 306 Azione Cattolica 346 B Babilonia 5 Baccatoio 208 Bacialla 177 Baciocchi 81, 198,214,286,287, 288,289, 291 Badessa delle Clarisse di Gattaiola di Fucecchio fu detta anche “episcopessa” 242 Badia 32,47,55,71, 119, 125, 137, 168, 193,222, 227, 228, 229, 238, 362, 367 Badia a Ruoti 228, 229 Badia di Ripoli 137 Badia di San Pietro a Ruoti 229, 362 Badia di Šesto 71 Badia Fiesolana 55 Badia fiorentina 32 Badia Pozzeveri 367 Badia San Salvatore a Settimo 47 Badia Tedalda 168,193,222,227 Bagni di Casciana 66, 243 Bagni di Lucca 71, 73 Bagni di Montecatini 352, 368 Bagni di S. Filippo 2 Bagno di Romagna 27, 168, 226 Bagnolo 157,358 Bagnone 127,252,254,308,310 Bagnore 358 Bagnoregio 26, 27, 42 Bagno Vignoni 162 Baldassarre Lanci (1510-1571) 62 Baldovino (1137-1145) 86 Baleari 87, 90 Balia dello Stato senese 237 Balneoregensis 25 balze 124, 125 banche 110,342 Baratti 1, 76, 171 barbareschi 217,219 Barbaricina 208 Barbarossa 39, 45, 84, 128, 216, 228 Barbolani 301 Barcellona 192 Bardine 349 Bareglia 275 Barga 39,40,69,75,87,95, 166, 167, 252,265,267, 299, 302,304,306,308,312, 367, 369 Barghigiano 243 barnabiti 151,258 Bartolini 81,214,269,291 Bartolomeo Barbiani (1580- 1645) 228 Bartolomeo della Gatta (1448- 1502) 52 Bartolomeo di Fruosino (1369- 1441) 46 Bartolomeo I 371 Bartolomeo Palmieri 148 Bartolomeo Pucci (f 1732) 276 Bartolomeo Spina 202 Barzelotti Giacomo (1768-1839) 339 Baselica 132,282,326,363,367, 368 Basilea 193 basilica 26,44, 163, 177, 201, 208, 245 Basilica dei Santi Pietro 119 basilica Vaticana 201 Basilio Nardi (1460-1542) 140 Bassa 39, 241, 344 Batoni 103 Battista 18, 45, 46, 147, 148, 246, 279, 291 Battistero 91, 174,292 Baviera 150 Bazzano 307 Beato Angelico, al secolo Guido di Pietro Trosini, 1395-1455 144 Beatrice d’Este (1750-1829, figlia d’Ercole III d’Este) 320 Beccai 151 becchino 96 Bellarmato Girolamo (1493-1555) 22 Bellotto Bernardo (1720-1786) 72 Belriguardo 141 Belton Moore 69 Belvedere 94 benedettini 78, 83, 120, 138, 140, 153, 170,215,216,217, 218,279, 294,332 Benedetto da Norcia 137,138 Benedetto IX, 1032-1048) 31 Benedetto XIII (1394-1423) 151 Benedetto XIII (1724-1730) 69, 270, 275 Benedetto XV 344, 345 Benedetto XV (1914-1922) 344 Benedetto XVI 175,371 Benevento 21,27 Benincasa Maciotti 229 Benozzo Gozzoli 183, 241 Benozzo Gozzoli (1420-1497) 183 Benvenuto Matteucci (1910-1993) 261 Berceto 27 Berengario 30, 31 Berengario (re d’Italia, 888-924) 300 Bergamo 157 Bergiola Foscalina 349 Berlino 175,371 Bernardino da Siena (1380-1444) 23, 110, 146 Bernardino Guinigi (t 1729) 69 Bernardino Pinturricchio (1452- 1513) 193 Bernardino Poccetti (1548-1612) 215 Bernardo Belloto (1742-44) 160 Bernardo di Chiaravalle 277 Bernardo Tolomei (1272-1348) 279 376 Atlante storico delle diocesi toscane Berosso 5 Berta 27 Bertecca Antelminelli Castracani 175 Bertelli, F. 212 Bertinoro 224, 226, 227, 264, 268, 269, 271,327,328 Bertoldo di Calabria (| 1195) 142 Bertoldo Orsini 121 Bertrando de Got 172 bestemmiatori 202 Bettino Ricasoli (1809-1880) 329 Beverone 356 Bezzuoli, G. 91 Bianca Visconti 236 bianchi 152,164,165,257,259 Bianchi d’Erberia 129 bianchi penitenti 152 Bibbia 125, 138, 150,216,218, 335,336 Bibbia Amiatina Codex Amiatinus 138 Bibbia atlantica 218 Bibbia di Calci 125,216,218 Bibbiena 167, 169 Bibbona 84, 323, 357, 358 Biblioteca Apostolica Vaticana 36 Biblioteca Guarnacci di Volterra 125 Biblioteca Medicea Laurenziana 137,161 Biblioteca Piccolomini 209 Biblioteca Vaticana 34, 94 Bibola 332 Biccherna 175 BICCI, A. e G. 252 Bicci di Lorenzo 272 Bidente 357 Bientina 68, 71, 93, 204, 205, 241,337,338 Bigliolo 180 Bisanzio 133 Bischeri 296 Bisenzio 190,191,300,345,353 Biserno 84 Biturgion (Viterbo) 7 Blera 26, 28 Bobbio 85,365,367,368 Boboli/Firenze 7 Boccaccio 140, 161 Bocca di Magra 208, 351 Boccheggiano 62, 116, 124 Boemondo 91 Bolano 131 Bolgheri 81,84 Bologna 48, 53, 99, 100, 103, 155, 157, 172, 201,202, 264, 265,266,301 Bolognana 325 Bolsena 24,28, 113, 114, 116 Bomarzo 26, 28 Bona 5,87,219,296 Bonaccorso Pitti 229 Bonaparte 81,198,284,286,287, 288, 291,320 Boncompagni 253 Bonfiglio 148 Bonifacio 32, 144, 145, 151, 158, 159, 164, 165,332 Bonifacio II, marchese di Toscana e tutor Corsicae (823-834) 332 Bonifacio III di Canossa (985- 1052) 32 Bonifacio VIII (1294-1303) 144, 145, 158, 164, 165 Bonifacio IX (1389-1404) 151 Bonifazio I, marchese di Toscana (810/12-823) bonifiche 203, 206, 343 Bono, vescovo di Siena 109 Borbone 215,247,248,287,299, 300, 304, 308 Borboni di Napoli 197 Borboni di Parma 302 Bordeaux 172 Borghetto 51, 52, 177,239,269, 366 Borgo a Buggiano 272 Borgo al Cornio 244 Borgo al Prato 244 Borgo de’ Greci 7 Borgo Sansepolcro 180,181,187, 223,304 Borgotaro 132 Borseda 356 Borso d’Este 180, 181 Borso d’Este (marchese di Ferra¬ ra, duca di Modena e Reggio 1450-1471) 180 Bosa 87,314,316 Bosio Sforza (1411-1476) 234 Boso 53, 177 Boso Ubertini 53 Botro di Tripesce 323 Botta Adorno, vicario imperiale 48 Branda (1411-1419) 118 Braun e Hogenberg 87, 135 Brescia 147 Brockedon, W. 298 Brolio 45 Brucciano 180 Brugnato 80, 85, 128, 133, 134, 214, 269, 280, 281,321, 324,325,326,351,356, 357, 365, 366, 368 Bruscarolo 356 Bruscoli 48, 264, 266 Bruxelles 197 Bucciano 344 Bucine 208 Bucintoro 43 Buffalmacco (1336-1341) 175 Buggiano 165, 272, 352, 368 Bugiana 268 Bulgaria 25, 64, 156 Buonamico Buffalmacco (1290- 1340) 175 Buonaparte 243 Buon Convento 79 Buon Govemo 107 Buonsignori 107,298 Buontalenti 170 Buranaccio 119 Burano 119, 120, 197, 198,351 Burgianico 98 Buriano 42, 77 Buti 69, 94 Buzzo 134,282,326,363,367, 368 C Cadolinga 66 Cadolingi 48, 86, 101, 272, 300 Cafaggio 208 Cagliari 86, 87, 89, 316, 370 Caio (283-296) 12 Calabria 30, 87, 141, 142, 157 Cala di Forno 197 Calamecca 102 Calcedonia 17,97,121 Calci 94, 125, 141, 142,204,216, 217,218, 257 Calcinaia 71,93,94,204,205, 337 Indici 377 Caldana 79 Caldea 9 caldei 180 calendario 125,254,255,261 calendario giuliano 254, 255 calendario gregoriano 254, 255 calendario lunare-ebraico 254 Calice 101,178,252,253,254, 281,326,351,356, 367 Calice al Cornoviglio 178,252, 253,254,351,356,367 Calice-Castello 356 Calice-Santa Maria 356 Callisto, (217-222) 12 Callisto II (1119-1124) 85 Calluciole 348 Calomini 180 Calvario 2, 158 Calvino (1509-1564) 157,201 Calzolai 151 Camaiano 94 Camaiore 69, 70, 83, 191, 349, 353 Camaldoli 139, 140, 167 Cambio 151 Camera apostolica 237, 366 Camigliano 107, 189 Camillo 371 Camonica 202 Campaldino 51 Campania 30, 87, 89, 371 Campeda 102,266 Campetroso 79 Campidano 89 Čampi di Bisenzio 190 campidoglio 7 Campiglia 81,84, 172, 189,265, 357,358 Campiglia d’Orcia 189,265 Campiglia Marittima 84, 357, 358 Čampi (sul Bisenzio) 191 Čampo 56,91,106,112,149, 165,227,285,325 Camporgiano 69, 180 Campori 368 Camporsevoli 237, 239, 240, 269, 271,366 Camporsevolli 264 Canale di Piombino 170, 214 Canale Imperiale 204 Canale Scuro 234 Candia 153 Canneto 77,78,80,81,84 Canossa 32, 33, 34, 272 Cantagallo 246, 353, 355, 357 Canterbury 159, 160 Capalbio 60,61, 117, 118, 119, 120, 237, 264, 268, 269 Capannoli 31,141,243 Capezzana 99 Capitanato della Montagna di Pistoia 104 Capitanato della Montagna Pisto- iese 101,266,265 Capitanato del Porto Pisano 294 Capitanato di Livorno 94, 295 Capitanato nuovo 294, 295, 297 Capitanato vecchio di Livorno 294 Capitano delLOrdine del Mare 294 Capitano di Montagna 101 Capitolo della Cattedrale di Lucca 70 Capitolo generale di Nimes 142 Capo Corso 213 Capoliveri 289 Cappella degli Angeli Musiči 237 Cappiano 148, 149, 166 cappuccini 144, 151, 282, 296, 301,343 Capraia 47, 77, 80, 81, 127, 128, 134, 136, 179, 209,210, 211,212,213,214,217, 269, 286, 288, 297, 299, 351, 352, 357, 358 Capraria 213 Caprigliola 131, 178,355,356, 363 Caprio 133 Caprona 94, 141,204 Capua 149 Caracalla (Ercole) 8 Cararra 209 Carcassonne 155 Cardinale Abate Commendatario 199 Cardinal i abati commendatari 121 Cardoso 267,310,325 Careggine 39 Carlo Caponi 344 Carlo d’Angio 157,228 Carlo d’Angio (1226-1285) 157 Carlo di Borbone (duca di Parma e Piacenza 1730-1735 e principe ereditario di Tosca- na 1731-1732) 247 Carlo di Borbone, re di Napoli e Sicilia (1735-1759) 215 Carlo di Valois (1270-1325) 165 Carloforte 211 Carlo Ginori 323 Carlo I di Borbone 248 CarloIII 27 Carlo IV 109,212,287,301 Carlo Lodovico 307, 308 Carlo Lodovico di Borbone (gia duca di Lucca) 308 Carlo Ludovico 287 Carlo Magno 27, 29, 65, 116, 120, 125, 139, 216 Carlo Magno (imperatore del Sacro romano Impero, 800- 814) 65 Carlomanno 27 CarloV 193, 195, 196, 201 Carlo VI (1711-1740) 247 Carlo VI di Francia (1380-1422) 179 Carlo VIII (1470-1498, re di Fran¬ cia dal 1483) 182, 186, 191 carmelitani 142, 143 Carmelo (Palestina) 142 Carmignano 99, 143 Carol Woytila (Giovanni Paolo II, 1978-2004) 371 Carpegna 222 Carpentras 172 Carpi 321 Carrara 8,69, 128, 129, 130, 131, 134, 180, 190,256,286, 287,289, 304,310,315, 317,318,319,320,321, 332, 334, 349, 351,353, 355,361,363,364,365, 367, 368, 370 Carta delle Liberta 62 cartaginesi 209 Carta idrografka della Toscana di Leonardo da Vinci 203 Carta Pisana 214 Casad’Este 304 Časa di Canossa 33 Casale 84, 144 Casamaggiore 238 Casciana Terme 66, 94 378 Atlante storico delle diocesi toscane Cascina 94, 148, 337 Cascio 180 Casentino 51, 164, 167, 168, 169, 180, 252, 343,348 Casole d’Elsa 362 casse rurali 342 Cassia 17,41,44 Castagneto 81,84,357,358 Castagneto Carducci 357, 358 Castagnetoli 236,281 Castel Anselmo 358 Castel del Bosco 205 Castel delTAlpi 264 Castel della Pieve 145 Casteldelpiano 194 Castel del Piano 189,265 Castel di Cornia 84 Castelfalfi 83 Castelfiorentino 38, 148, 153,241 Castelfranco di Sotto 243, 367 Castellano (1961-1986) 366 Castellarso 115 CastelPAzzara 117,233 Castellina 45,46, 109,231 Castellina in Chianti 45, 109 Castello 27,28,45,53,69, 177, 182, 187, 222, 223,224, 228, 233, 234, 240, 245, 264, 269, 271, 302, 306, 307, 325, 330, 356, 357, 359 Castello di Montorio 233 Castello di Sopano 233 Castello Policiano 228 CastelPOttieri 115,177,233 Castelmartini 349 Castelnuovo 39, 107, 129, 180, 181, 189,241,306,310, 332, 341,348,356,362, 366, 367 Castelnuovo Berardenga 107, 362, 366 Castelnuovo delPAbate 189 Castelnuovo Garfagnana 181, 356 Castelnuovo Val di Cecina 348 Castelvecchio 272, 273 Castelvenere 64 Castevoli 180 Castiglion Bernardi 84 Castiglioncello 81, 189 Castiglioncello Bandini 189 Castiglion del Bosco 189 Castiglione 40, 41, 42, 43, 69, 75, 83, 115, 183, 189, 190, 193, 194, 197,234, 236,238, 239, 253, 299, 304, 306, 308,314,334,368, 370 Castiglione del Lago 41, 42, 43, 238, 239 Castiglione della Pescaia 42, 83, 190, 193, 194, 197 Castiglione del Terziere 234 Castiglione di Garfagnana 40, 69, 75, 304, 306, 308, 334, 368, 370 Castiglione d’Orcia 189 Castiglioni 59 Castrensis 25 Castro 28, 102, 113, 114, 115, 198,212,234, 236 Castrocaro 168,170,264,328 Castrocaro Terme 168 Castruccio Castracani 101,165, 175,236 Castruccio Castracani, signore di Lucca 101 Castrum Plebis 240 catari 155, 156, 157 Catari 156 cataro 155, 157 Catasto 183 Cateau Cambresis 196 Catellini da Castiglione 183 Caterina da Siena (1347-1380) 172 Cavalieri 90, 147, 148,219 Cavanella Vara 356 Cava SAP1L 208 Cava SISA 208 Cavour 329 Cavreno 48, 264, 266 Cavriglia 59 Cecco d’Ascoli (1259-1327) 145 Cecilia Aldobrandeschi 234 Cecina 83, 124,297,322,323, 348,357,358 Cefalonia 169 Celestini 258 Celestino II (anno 1143) 59 Celestino III (1191-1198) 41,42, 116 Celestinov 145,240 celibato 20,36, 153,221 Celle 66,98, 177 Cellole 362 Cenaia 104,271 Cennano 59 cenobiti 213 Censuum 25 Centocelle 211 Centoquindici 208 centri islamici 370 Centurione 132, 332 Cerboli 81, 170, 214, 215, 323 Cerbolo 291 Cerbone (f 575 c.) 23 Cerbonius, f c. 580 76 Ceres 5 Cerreto 149,243 Certaldo 38, 333 certosa di Calci 141,142,204, 217 certosini 140,141,142,215,217, 257 Cervantes 147 Cesare 80, 134, 159,280 Cesare Lomellini (1757-1791) 80, 134, 280 Cesarini 234 Cesena 172,226,357,362 Ceserana 40 Chiana 42,219,348 Chianciano 43, 152, 188 Chiane 43 Chianni 83, 95 Chianni di Rivalto 95 Chianti 16,44,45,46,109,261, 366 Chiaravalle 120,277 Chiarone 117,203,351 Chiavaioli 151 Chiavari 356 Chiesa d’Occidente 33, 221 Chiesa Gallicana 292 chiesa Giurisdavidica 3 chiesa luterana tedesca 370 Chiesa ortodossa 180 chiesa presbiteriana 370 chiese anglicane 370 Chiese Cristiane 336 Chitignano 229, 307 Chiugi Perugino 43, 238 Chiusdino 124, 355 Chiusi 22,24,25,28,29,41,42, 43,44, 51,60, 61, 65, 106, 107, 111, 112,113,115, Indici 379 139, 142, 145, 177, 187, 188, 189, 221,228,229, 231,238, 239, 240, 254, 261,262, 264, 265,271, 279, 322, 358, 359, 360, 361,362,366,367 Chiusi Perugino 238 Chronicon 229 Cicerone (106-43 a.C.) 8 Ciciano 355 Cicognaia 226 Cignano 177 Cigoli 243 Cilecchio 205 cimiteri 23, 255 Cinigiano 107, 189 Cino da Pistoia (1270-1336) 99 Cinquantina 323 Cinquecento 106, 111, 141, 145, 151, 190, 200, 209, 220, 221,252 CinqueTerre 91,92,93, 129 Cintolese 349 Cipriano Piccolpasso 51 Cipro 219 Circe 14 Cisa 27, 149, 159, 160 cistercensi 48, 117, 120, 142,258 Citeaux 142 Citerna 223 Citta della Pieve 41,43,232,234, 236, 239, 240, 264, 269, 271,358,366 Citta di Castello 27, 28, 53, 177, 182, 187, 222, 223,224, 264, 269, 271,302,306, 307, 330, 357 Citti 217 Civita 28, 86 Civita Castellana 28 Civitatensis 25 Civitavecchia 14,22,24,28,83, 84, 86, 123,211,212 Ci vitel la 107, 167,268,348 Ci vitel la Secca 167 Clarisse 242, 243 Claudio (41-54) 12 Claudio Tolomeo (85-160) 181 Claudio Tolomeo, 100 ca.-175 ca. 14 Clemente 12,17,23,31,35,43, 45, 57, 63, 109, 125, 131, 136, 146, 152, 153, 154, 157, 172, 189, 190, 195, 200 , 201,221 Clemente (88-97) 12,17 Clemente II (1046-1047) 31 Clemente III 63, 109 Clemente III (1187-1191) 109 Clemente IV (1265-1268) 157 Clemente IX (1667-1669) 153, 154 Clemente V 146,172,195,200, 240 Clemente V (1305-1314) 146, 172, 200 Clemente VI (1342-1352) 279 Clemente VII 35, 152, 172, 190, 242 Clemente VII (1523-1534) 190 Clemente VII (1523-1534) 35, 152 Clemente Vil (Giulio de Medici) 242 Clemente VIII (1592-1605) 43, 45,57, 189, 230, 260 Clemente XII (1730-1740) 247, 260 Clemente XIII (1758-1769) 279 Clemente XIV 131,152,189,264 Clemente XIV (1769-1774) 152, 189, 264 Cloiano 116 Cluny 120, 172 Clusinus 25 Codex Carolinus 27 Codice di Marco Rustici (1392- 1457) 56 Codice minerario 80 codice Napoleonico 291 Codice Rustici 32 Coiano 38 Colle 36,42,45,47,48,57, 124, 143, 157, 183, 189, 221, 230, 231,261,262,359, 360,361,362, 366,370 Colle di Val d’Elsa 36,48,230, 231,359 Collegio teologico 182 Collemezzano 323, 358 Collesalvetti 297, 357, 358 Colle Val d’Elsa 45, 124, 143, 366 Collina 268 Colline 74, 75, 83, 87, 94, 339, 366 Colline Pisane 74, 83, 87, 94, 339,366 Collodi 165, 189 Colognole 358 Colombano 134 Colombieres 22 colonia penale 217,218,219,370 Colonna 79 Coltano 208,349 Coltano/Pisa 349 Comitato di Liberazione 349 Comitato Toscano di Liberazione Nazionale 348 Comitatus pistoriensis 99 Como 202 Compagnia dei laudesi di Santa Maria Novella 149 Compagnia della Santa Maria della Misericordia di Firen- ze 144 Compagnia della Santissima Pieta 147 Compagnie del popolo 259 Compostella 158 concili di Roma 19 concilio d’Elvira 13 concilio di Calcedonia 17, 97 concilio di Costanza 172,174 concilio di Efeso (431) 18 concilio di Nicea 18,19,21,155 concilio di Parigi 292 concilio di Piša 173, 174 concilio di Piša - 1409 173 concilio di Trento 153, 221,260 concilio di Trento (1545-1563) 153,221 Concilio di Trento (1545-1563) 54 Concilio Lateranense del 649 107 concilio Vaticano 331 Concilio Vaticano I 86, 350 Concilio Vaticano II (1962-1965) 32, 261 Concilio Vaticano II, 1963-65 86 Concistoriale 282, 326 Concorezzo 157 concubinato 36, 156 Confraternita della Misericordia 144 confraternite 151,255, 259, 260, 380 Atlante storico delle diocesi toscane 261,342 Congresso di Vienna 68, 198, 213,214, 289, 299,301, 302, 306, 320, 332, 368 Conio 57, 109, 230 Consiglio di Reggenza 263, 269 Contado fiorentino 48 contado pisano 69, 83, 95 contea Aldobrandesca 61 contea dello Stale 47, 48 contea di Pitigliano 232, 233 conti di Montauto 301 conti di Turicchi 59 Controne 40, 73 Controriforma 143, 154 Controriforma cattolica 143 Convento delFOservanza, Siena 145 conventuali 143, 144, 146, 150, 152, 255,258, 343 Coo 5 cooperative di consumo 342 Coreglia 40, 69 Corinto 7, 169 Corinto Corinti 7 Corinto (Peloponneso) 169 Corliano 223 Cornelio (251-253) 12 Cornia 77, 84, 348 Corniglia 92 Cornino 77 Cornoviglio 178,252,253,254, 351, 356, 367 Coros 316 Corpus Hermeticum 9 correctores 24 Corregiai 151 Corsani Luigi (1874-1888) 56 Corsi 186,297,329,330 Corsica 2, 15, 16, 17, 24, 38, 65, 81,84, 85, 86, 87, 93, 128, 149, 172, 209,212,213, 217, 290, 291,292, 299, 314, 315,322 Corsignano (oggi Pienza) 54, 188 Corsignano 188 Cortona 28, 36, 42, 43, 51, 52, 53,54, 164, 176, 177, 179, 182, 183,203,224, 229, 262, 322, 329, 357, 360, 361,362,366 Corvo (Lerici) 212 Cosa 116, 119,216 Cosimo 9,54, 152, 153, 182, 191, 193, 194, 196,217,219, 220, 221,233,247, 259, 297, 299, 329 Cosimo Corsi (1853-1870) 329 Cosimo de’Medici 152,193, 196, 233 Cosimo de’ Medici (1389-1464) 9 Cosimo de’ Medici II (1590-1621) 233 Cosimo 1 217,219,221 Cosimo I de’Medici 217,219 Cosimo II (duca di Firenze) 194 Cosimo III 153,217,247,259 Cosimo III de’ Medici (1670- 1723) 247 Cosmographia 181 Cospaia 224, 304, 306, 307 Costamala 234 Costantino 5, 13, 15, 17, 22, 25, 34, 50, 99 Costantino (306-337) 17 Costantino (324-337) 5 Costantino I (306-337) 13 Costantinopoli 12, 15, 16, 18, 20, 24, 29, 34, 161,217 Costanza 131, 172, 174 Costavalle 316 Costituzione della Nazione Ebrea di Livorno 295 Costituzione Livornina 221 Costone di Sopraripa 4 Counis Salomon Guillaume (1785-1859) 288 Coverciano 59 Cremona 157 Crespiano 127 Crespina 75, 243, 295, 339, 344 Crespole 102 Creti 177 Crimea 29 Cristo 2, 7, 10, 11, 12, 16, 18, 81, 150, 158, 173, 186, 254, 335,344 Cristoforo 81, 146, 166, 181, 349 Cristoforo Arduino Terzi (1934- 1945) 349 Cristoforo Colombo (1451-1506) 181 Cristo Re 186 Crocedevoli 268 Crocialetto 208 crociata 89, 91, 130, 146, 147, 156, 160 Crociata Italica 349 Cromagnon 1 Cronica 79, 183 Cucigliana 337 Cuniperto (688-700) 125 Cutigliano 101,351,352 Cybo Malaspina 319,320 D Daiberto 86,87,90,91 Damasco 11 Dan 147 Dante 88, 129, 146, 165, 174 Dante Alighieri (1265-1321) 88, 129, 165 Danti 123,238,239,241 Davide 3, 10, 124,330 Davide Lazzaretti (1834-1878) 3 DDT 336 Decima 35, 358 Decime Bonifaciane 129 Decio (249-251) 14 Decretali di Gregorio IX 13, 156 Decretum Gratiani 53,123 Dei Consentes 3, 5 delfino coronato (lo stemma di Pescia) 273 delfino incoronato 274 Della Gherardesca 84,89, 140, 175 de’Medici 191, 192, 193, 196, 197,201,223,224, 230, 233, 246, 247 demonio 16, 36, 174 De proelliis Tusciae 149 De reditu suo 136, 216 Desenzano 157 De Sphaera 5 diaconi 20, 148 Dialoghi di Platone 9 Diana 5 diavolo 2, 135, 174, 175,202, 260 Dicciano 224 dieci comandamenti 2, 3 Diecimo 39, 69, 269 dinastia lorenese 329 diocesi esenti 19 Indici 381 Diocesi Italiciana 16 Diocleziano 16, 22, 24, 210 Diocleziano (imperatore 284-305) 16 Dionigi il Piccolo 11 Dionisio (430-367 a. C.) 209 Dipartimento deli’Arno 287,301 Dipartimento delEAmo 287 Dipartimento deH’Ombrone 287 Dipartimento del Mediterraneo 287 Dipartimento di Piša con Pietra- santa 248 disciplinati 259 dittatura delEeconomia 9 Dodecapoli 3 Dodoli 218 Dogana di Castelfiorentino 241 domenicana 172,175,228 domenicani 110, 143, 144, 156, 257, 258, 260, 343 domenicani (o predicatori) 143 Domenico Aspertini (1508-1509) 65 Domenico Cecchi 40 Domenico di Guzman 155 Domenico di Guzman (1170- 1221) 143 Domenico Ghirlandaio, (1449- 1494) 44 Domenico Vadorini 125 domini canes 257 Domini canes 143 Donazione di Costantino 99 don Ghelardi 342 Donizone di Canossa 34 Donizone, (1111-1116) 32 Donoratico 84, 175 Dora Noyes 169, 343 Doria 192,317 Doura Europos 10 Dovadola 168,264 Dragut (f 1565) 213,218,219 D. Serveaux 159 Dublino 178 ducad’Atene (signore di Firenze 1342-1343) 170 ducato di Castro 102, 198, 236 ducato di Lucca 30, 65, 97, 304, 307,308,321,324,334, 337, 341,367 ducato di Massa 248, 282, 286, 304, 307,316,317,320, 321,334 ducato di Roma 26 ducato di Urbino 192 ducato longobardo chiusino 42 ducato Romano 26, 29 ducato Romano Blera 26 Due Sicilie 253, 312 Durand, A. 59,76,79,123 Duren 201 E ebrei 10, 12, 13, 96, 110, 146, 153, 174, 220, 221,232, 254,285,295,334,336, 347, 348 ebrei fiorentini 334 Ecberto di Schonau (f 1184) 156 E. Ciceri 80 Edoardo II (1307-1327) 73 Efeso 16, 18 Egeo 209 Egitto 5, 9, 15, 18, 135 Eichstaett 33 Elba 2, 76, 77, 81, 83, 86, 93, 170, 171, 190, 193, 196, 198,209,210,211,212, 214,218,219, 220, 252, 253,283,284,286,288, 289, 291,299, 323,358 Eleonora di Toledo (1522-1562) 152,194 Eleonora di Toledo de’ Medici 197 elettricita 343 Elisa Baciocchi 198 Elisa Bonaparte 286, 287, 288, 320 Elisa Bonaparte Baciocchi 286, 287, 288 Elsa 36,45,47,48,57,65,92, 124, 143, 148, 221,230, 231.241.359.360, 361, 362, 366, 370 Elvira 13, 19, 20 emigrazione 95, 237, 256, 340, 341 Emilia 24,40,75, 134, 168,327, 328.334.352.357.360, 362,370,371 Emilia Romagna 134,168,327, 328, 352, 357, 360 Emilio Longoni (1859-1932) 342 Emissario 337 empieta 258, 284 Empoli 68, 83 Enciclica Divini Redemptoris 349 Enea Silvio Piccolomini 110, 187, 188, 193 Ennio (239-169 a.C.) 5 Enrico II (1002-1024) 32 Enrico III (1039-1056) 31, 108, 125 Enrico IV (imperatore 1056-1084) 34, 73 Enrico VI (1165-1197) 42,69,78, 84, 125,212 Enrico VII (1312-1313) 129 Enza 307 Enzo (re di Torres e Gallura in Sardegna, dal 1238) 244 Eolo 209 Epicuro (341 a.C.-271 a.C.) 10 Epiro 77, 169 Epitteto (50-120 d.C.) 10 Era 107,142,172,205,209 Eraclio, imperatore d’Oriente (610-641) 158 Erasmo Magno 215 Erberia 129, 130 Ercole 8, 15, 61, 84, 113, 117, 192, 196, 197, 199 Ercole III d’Este (1727-1803) 320 eresia 23, 144, 146, 155, 156, 157, 202, 221,245,260 eresia catara 157,245 eretici 13, 143, 144, 145, 155, 156, 157, 200, 201,202 Ermete Trismegisto 8, 9 Esarcato 222 Esau Buondelmonti (reggente d’Epiro e Giannina, 1385- 1411) 169 estatatura 338 Este 39, 180, 181,304,320,321 Estensi 70, 179, 180, 304, 307, 308, 320, 321, 325 Estremo Oriente 181 eta del Ferro 1,2 Etruria 4,22,23,24,41, 197, 209,216,287, 291 Etruria augustea 24 Etruria Regio VII 24 382 Atlante storico delle diocesi toscane etruschi 2,3,5,41,51,113,209, 279 Eucaristio (492-496) 123 Eugenio II (824-827) 28 Eugenio III (1145-1153) 39, 86, 120, 128 Eugenio IV (1431-1447 47, 181, 187, 223,304 Eugenio IV (1431-1447) 47, 187, 223, 304 Eumanzio 123 Europa 1,6, 13, 14, 18, 20, 67, 73, 74, 89, 133, 138, 142, 143, 148, 149, 151, 154, 155, 158, 159, 172, 173, 190, 200, 201,202,289, 333, 342, 345, 350, 371 Europa politica e religiosa (sec. XVI) 200 Eustachio Osmond 292 Eutichiano (275-283) 126 evangelario di Teodolinda 26 Evaristo (97-105) 12 F Fabbrica 94, 124 Fabbri e Ferraioli 151 Fabrizio Malaspina 234 Faenza 55,264,269,271,292, 327, 328,351,362 Faesulanus 25 Falcinello 131 Faleri 28 Falesia 29,83, 140, 170,215,218 Falterona 2, 57 Falzano 177 Famagosta 219 Fambrini Ferdinando 91 Fanano 103 Fanjeaux 155 Fantiscritti 8 Farma 63, 116 Farnese 25, 115, 152,234,236 Farneta 51, 141, 177 Farnocchia 267, 268 Faroer 74 Fatebenefratelli 152, 153 Fath 88 Fauglia 66, 75, 243, 295, 296, 339, 345 Fausta 25 Fazio Novello Della Gherardesca di Donoratico 175 Federico Alamanni (1732-1775) 260 Federico Barbarossa 39 Federico I 67, 84, 86, 125, 131 Federico I (detto Barbarossa, 1155-1190) 84 Federico II 40, 92, 132, 244, 245 Federico III 181 Federico II (imperatore, 1211- 1250) 40 Fedi, A. 226,247,327,328 Fedi, A./Mazzuoli, F. 327, 328 Felice 23,25,44,45,81, 126, 147,214 Felice Baciocchi 81,214,288, 291 Felice Baciocchi (principe di Luc- ca e Piombino, 1805-1814) 214 Feliciano Barbacci, (alFanagrafe Lorenzo Giovacchino, Pon- sacco 1 maržo 1800 - Corto- na 24 nov. 1868, vescovo di Cortona 1854- 1868) 329 Fenestrelle 292 Feniglia 117, 120 Ferdinando d’Austria (1754-1806) 320 Ferdinando dei Medici 366 Ferdinando de’ Medici (1587- 1609) 230 Ferdinando I 5, 148, 295, 297, 338 Ferdinando II 97,201,234,236, 246,366 Ferdinando II (1621-1670) 201, 234,236 Ferdinando III d’Asburgo Lore¬ na (granduca 1790-1799 e 1814-1824) 219,261,284, 285, 289, 299, 302 Ferdinando IV (re di Napoli 1759- 1806/1815-1816) 286 Ferdinando Medici 220 Ferdinando Morozzi 43,63, 199, 210, 222,233,248 Ferento 26, 28 Ferraio (Portoferraio) 193 Ferrara 53, 157, 179, 180, 181 feticismo 9 feudi 35,69, 109, 129, 178,222, 233,236, 237, 251,252, 269, 281,286,288, 299, 320 feudi imperiali 178, 252, 286, 299 Feudi imperiali intermedi & adia- centi 234 Fiattone 302, 325 Fibbialla 69, 70, 270 Fibbialla dei Canonici 70 Fidenza 368 Fieschi di Genova 236 Fiesole 1,7,25,27,28,31,32, 36, 45,46, 47, 48,51,55, 56, 57, 59, 106, 109, 141, 153, 167, 187, 230, 262, 266, 292,344, 349,351, 360,361,362 Fighine 237 Figline 56, 57 Figulinas 316 Filattiera 133 Filettole 353 Filippo Augusto re di Francia (1179-1223) 160 Filippo II re di Spagna (1527- 1598) 196, 197, 198 Filippo il Bello (1285-1314) 146 Filippo IV (1605-1665) 236 Filippo Luciani 234 Fine 41, 83, 124 Fiora 41,43,51,61,77, 109, 117, 139.216, 233,234, 240, 247, 264, 269, 358 Fiorini 344 Firenze 1,7, 9, 11, 14,22,23,24, 25,27, 28,35,36, 39, 44, 45, 46, 47, 48, 49, 54, 55, 56, 57, 59, 70, 73, 79, 83, 87, 93, 100, 101, 108, 110, 129, 137, 140, 141, 142, 144, 145, 148, 149, 150, 151, 152, 153, 154, 157, 161, 164, 165, 166, 167, 168, 169, 170, 172, 174, 178, 179, 180, 181, 182, 183, 184, 186, 187, 190, 191, 192,193, 194, 195, 196, 197, 198, 201,202, 205.209.213.215.216, 219, 222,223,228,230, 232,233,234, 236,237, 241,244, 245,246, 252, Indici 383 254, 255,256, 257, 258, 259, 260, 261,262, 264, 266, 267, 272, 273, 275, 277,280, 284,285,286, 288, 289, 292, 294, 299, 301,304,306,308,312, 319,329,330,333,335, 336,338,339, 340, 341, 342, 348,349,351,352, 353,360,361,362,366, 367,370,371 Firenzuola 48, 167, 169,352 Fittler James 94 Fiumalbo 351,352 Fivizzano 180,252,299,307, 310,326, 349 flagellanti 151,174,259 Flavio Eugenio (345-394) 15 Florentino (558-560) 41 Florentinus 25 Florianus 106, 107 Foglia 227 Follonica 171,338,371 Fontainebleu 287 Fontani 169,276 Fonterutoli 46 Forcoli 141 Forli 224,264,269,271,292, 327, 328,351,352,357, 362 Forli-Bertinoro 328 Formica di Burano 197 Fornai 151 Forno 197,348 Fornoli 234 Fornovalasco 180 Forte dei Marmi 267 Forumclodii 28 Forum Clodii 24 Forza 69 Fosciana 39 Fosdinovo 131,180,319 Fossati,A. 179 Fossato 100,103,266 fra’Antonio 43 Framura 127 francescani 110, 143, 144, 145, 146, 156,201,214 francescani (o minori) 143 Francesco 5, 9, 11, 21, 35, 79, 101, 124, 137, 144, 145, 146, 157, 174, 175, 177, 186, 189, 192,211,229, 236, 239, 243, 244, 247, 248, 255, 257, 275, 292, 304,312,314,319,320, 339, 350, 366, 371 Francesco (2013) 9 Francesco Barsotti 366 Francesco Datini 244 Francesco di Lorena 247 Francesco Domenico Guerrazzi (1805-1873) 312 Francesco Gandini 177 Francesco I di Lorena 255, 257 Francesco IV d’Asburgo-Este (duca di Modena, Reggio e Mirandola, dal 1815-1846; duca di Massa e principe di Carrara, 1829-1846) 304, 320 Francesco Landini 137 Francesco Maria Accinelli 211 Francesco Maria della Rovere (duca di Montefeltro e di Urbino, 1490-1538) 192 Francesco Maria Piccolomini 189 Francesco Maria Zoppi (1823- 1832) 339 Francesco Nori 243 Francesco Pieraccini 292 Francesco Rosselli 186 Francesco Salvestri vescovo di Firenze (1323-1341) 79 Francesco Sforza 236, 319 Francesco Soderini (vescovo di Volterra, 1478-1509) 124 Francesco Stefano di Lorena (ducadi Lorena 1728-1737; granduca di Toscana 1737- 1765) 248 Francesco Todeschini Piccolomini 229 Francesco V 304 franchi 26,28,29,127 Francia 15, 141, 146, 153, 157, 160, 165, 172, 179, 182, 191,213,219, 236, 283, 284, 285, 286, 288, 289, 290, 291,300, 348,350 Francigena 115, 159, 160, 161, 162,277 Franco Ringhieri 278 Frascati 218 Frassignoni 100,102,103,266 Frassine 81 Frassineto 30 Frassini 355 Frassinoro 370 Frasso 208 fratellanza universale 260 frati minori 144,151,214 Frediano (f 588) 64, 65, 70, 73, 130, 131 Frigidus 15 Fucecchio 66, 68, 93, 99, 101, 148, 149, 160, 166, 241, 242, 243, 343, 349 Furfalo 98, 274 G Gabriello Maria Visconti (f 1408) 178, 179 Gaeta 312 Gaiole 45, 108, 366 Galeata 27, 168,226,227,268 Galeazzo Maria Sforza (duca di Milano, 1466-1476) 280 Galeazzo Visconti 178 Galeotto Graziani (1521-1523) 224 Galerio (imperatore, 306-311) 13 Galiga 46 Galigai 151 Galileo 5, 139 Galileo Galilei (1564-1642) 5 Galizia 67 Galleno 149 Galletti, A. G. 211 galli 3 Gallicano 39, 166, 179, 180,299, 304,307,308,321,324, 325,368 Gallipoli 359 Gallura 86, 244 Galluzzo 141 Galtelli 86 Gambacorti 170,179,213 Ganimede 246 Garbugliaga 356 Garfagnana 23, 28, 39, 40, 66, 69, 73,75, 179, 180, 181, 201,252, 269, 286, 287, 290, 304, 306, 307, 308, 310, 320, 321, 324, 332, 334, 341,351, 353, 356, 367, 368, 370 384 Atlante storico delle diocesi toscane Garfagnana Estense 75, 321, 351 Garfagnana modenese 324 Garigliano 29, 30 Gasparri 347 Gaudenzio 25, 83 Gaudenzio di Piša 25 Gavinana 101 Gavorrano 60, 79 G. Bicci 327 Gelasio (492-496) 25,97 Gelasio I 76, 123 Gelasio I (492-496) 123 Gelasio II (1118-1119) 90 Gelati 94,298 Genova 15,30,80,85,86,92,93, 94, 101, 128, 129, 130, 132, 134, 135, 145, 178, 179, 209,211,213,214,218, 234, 236, 280, 294, 295, 314,315,322, 324, 326, 352, 357, 358, 360, 366 Geographia 14 Georg Braun e Franz Hogenberg 64 George Dennis 4 Geremia 55, 65 Gerfalco 79 Germania 151,201,348 Gerolamo Savonarola (1452- 1498) 186 Geronimo Pavesi (1797-1820) 280 Gerusalemme 10, 11, 13, 18,90, 142, 146, 147, 153, 158, 163,219 Gesii 6, 10, 11, 12, 18, 152 Gesu Cristo 11,18,254 gesuiti 151,152,258,371 Geta (Liber/Bacco) 8 G. Gentili 193 Gherardesca 84, 89, 140, 175 Gherardino(f 1321) 129 Gherardo 30, 170,241 Gherardo (1360 c,- 1 1405) 170 Gherardo (vescovo di Lucca, 867- 895) 30 Ghetto 336 Ghivizzano 40 GIACCHI, L. 224, 282 Ghizzano (Pino) 95 Giacoma (moglie di Francesco della Corgna) 239 Giacomo 189,199,201,268, 319, 339, 366 Gian Galeazzo (duca di Milano 1395-1402) 170 Gian Gastone (1723-1737) 247 Gian Gastone dei Medici 320 Giannutri 36,61,114,117,119, 120, 121, 197, 198,209, 213,215,216, 370 Gianpaolo Marescotti 320 giansenismo 259,260,261 Gibilterra 218 Giglio 61,92, 109, 114, 117, 119, 120, 121, 190, 193, 194, 209, 210, 212, 213, 216, 220, 252, 359 Ginevra 172,201,202,260 gioachimiti 156 Giogalto 167 Giogatoio 167 Gioiella 238 Giorgio di Giovanni 188 Giorgio Vasari (1511-1574) 194, 230 Giorgio Vasari (1555-1562) 192, 195 Giotto (1267-1333) 45 Giovagallo 236 Giovanna d’Angio (regina di Na- poli, 1343-1381) 244 Giovanni 7, 8, 13, 18, 21, 31,45, 46, 50, 53, 56, 68, 73, 79, 83, 87, 91, 94, 97, 99, 107, 113, 132, 135, 137, 140, 145, 147, 148, 152, 163, 166, 172, 175, 176, 181, 183, 187, 188, 192, 194, 197, 201,213,219, 221, 223, 224, 229,233,236, 244, 260, 268, 273, 275, 279,306,337,350,356,371 Giovanni(1102-1134) 56 Giovanni Annio da Viterbo (1432- 1502) 7 Giovanni Battista Cavalletto 18 Giovanni Bianchini 181 Giovanni Boccaccio (1313-1375) 140 Giovanni Calvino (1509-1564) 201 Giovanni dalle Bande Nere (1498- 1526) 132 Giovanni da San Giovanni 97 Giovanni da Velletri (1205-1230) 46 Giovanni de’ Medici 191,223 Giovanni del Leone 223 Giovanni di Lorenzo de’ Medici 275 Giovanni di Paolo 172, 175, 187 Giovanni di Paolo di Grazie, 1402-1482 187 Giovanni Giorgi(1815-1932) 306 Giovanni Gualberto 140 Giovanni I(523-526) 50, 107, 113 Giovanni I di Boemia (1296- 1346) 236 Giovanni Maria Morandi (1622- 1717) 148 Giovanni Muz 224 Giovanni Paolo I 371 Giovanni Paolo II 21,371 Giovanni Paolo II (1978-2004) 21 Giovanni Ricci 229 Giovanni Rufo 73 Giovanni Sercambi 152 Giovanni Stradano (1523 - 1605) 194 Giovanni Vlil Paleologo impera- tore bizantino (1425/1448) 183 Giovanni Villani 183, 213 GiovanniX(914-928) 31 Giovanni XII (955-964) 31 Giovanni XIX (1024-1032) 31 Giovanni XV (985-996) 83,197 Giovanni XXII (1316-1334) 53, 79, 145, 176 Giovanni XXIII (1958-1963) 13, 350, 356 Giove 3, 7, 8 Gioventu Cattolica 342, 346 Giove Ottimo Massimo 3 Girolamo Gavi 297 Girolamo Mačehi 108 Giubbi 349 Giubileo 158, 159 giudicato di Cagliari 89,316 Giudici e notai 151 Giuli 95 GiulioArrigoni (1849-1874) 175 Giulio Arrigoni (t 1875) 321 Indici 385 Giulio I (337-352) 7 Giulio II 177,191 Giulio II (1503-1513) 191 Giulio III (1550-1555) 50,239 Giulio Piccini (Jarro) 336 Giuncarico 60 Giunone 7 Giuseppe 10,45,204,205 Giuseppe I d’Asburgo (1705- 1711) 332 Giuseppe Romei 205 Giuseppe Zocchi 45, 323 Giustiniano (482-565, imperatore d’Oriente dal 527) 25, 26, 29, 99, 140, 218 Giusto 23, 124, 125,297,312 Giusto Utens (f 1609) 297 G. Manetti 298, 302 Golfo della Spezia 130,132 Golfo di Baratti 1,76 Golfo di Girolata 85 Golfo di La Spezia 93 Golia 124 Golletta di Chiani 51 Golo 315 Gorgona 127, 128, 141,209,211, 212,213,215,216,217, 218,252, 295,297,358,370 Gorizia 344 Gotra 132, 134,282,324,326, 363, 367, 368 Gottifredo (1129-1156) 128, 131 Gracchi 6 Gradoli 116,157 Gragnola 180 Gran Bretagna 344 Grancia 357 Grande Scisma 34 granduca Cosimo III (1670-1722) 217 granduca di Toscana 5, 140, 148, 191,204,219, 234, 236, 237, 248, 254, 280, 329 granduca Pietro Leopoldo di Lore¬ na (1765-1790) 217 granducato 48, 80, 81, 100, 109, 113, 178, 190, 191, 193, - 195, 197, 198,214,220, 222, 227, 231,232, 233, 234, 237, 240, 243, 247, 248, 252, 253, 254, 255, 256,257, 260, 261,264, 265, 266, 267, 269, 280, 285,286,287,288,289, 291,292,299,300,301, 306,307,310,312,322, 325, 333, 334, 335, 336, 341,351,367 granducato di Toscana 48, 80, 81, 109, 113, 178, 190, 191, 193, 195, 197, 198,214, 222, 227, 232, 233, 237, 240, 243, 247, 248, 252, 253, 255, 256, 257, 264, 266, 280, 286, 287, 288, 289, 291,292, 299, 300, 301, 306, 307, 310, 312, 322, 325, 334, 341, 367 Gravina 359 Graziano 13, 53 Graziano (1100-1144/45) 13 greci 3,9, 12,77,90,209,213 Grecia 5, 8, 9, 168, 169 greci orobiti 77 Gregorio (590-604) 29 Gregorio (1105-1114) 53 Gregorio di Tours (538-594) 136 Gregorio I (590-604) 26, 84, 212 Gregorio II (715-731) 29 Gregorio IV 110 Gregorio IX (1227-1241) 13,40, 56, 73, 110, 156,216,218 Gregorio Magno (590-604) 16, 23,26, 127 Gregorio V 27 Gregorio VI 31 Gregorio VII (1073-1085) 36,77, 85, 86, 116, 120, 156, 211, 315 Gregorio VIII 131 Gregorio XII (1406-1415) 246 Gregorio X (1271 -1276) 50, 143 Gregorio XI (1370-1378) 141, 172,217 Gregorio XIII (1572-1585) 255, 261 Gregorio XV (1621-1623) 243 Grifo 88 Groenlandia 73, 74 Groppoli 281 Grossetanus 25 Grosseto 51,60,61,62,63,85, 111, 112, 116, 121, 124, 138, 150, 171, 187, 189, 233,256, 262,338, 349, 351,356,357,359,360, 361,366,371 Grotte 113, 114, 115 Grotte di Castro 113, 114 Grottoni 215 G. Stradano (1523-1605) 139 Gualdo 69, 70 Gualdrada di Bellincione 46 Gualfredo 63 Gualtiero II (1193-1213) 131 Guastalla 300,307,308,316,321 Guasticce 358 Guelfo VI 67 Guemica 347 Guerra degli Otto Santi 172 Guglielmino (f 1289) 51 Guglielmino degli Ubertini 51 guglielmiti 150 Guglielmo (1228-1272) 216 Guglielmo di Massa (1160-1213), giudice di Calari e Arborea 315,316 Guglielmo di Populonia 86 Guglielmo I 77 Guglielmo II il Rosso (1087-1110) 67 Guida dei perplessi 150 Guidi 46, 48, 57, 66, 69, 75, 99, 140, 164, 165,231,297 Guido arcidiacono volterrano 40 Guido da Arezzo 53 Guido Guerra 46 Guido III 46 Guido, monaco benedettino (992 c.-1050), inventore delle note musicali 53 Guidoriccio da Fogliano 63 Guido Tarlati (1312-1327) 52,53, 176, 279 Gusciana 148,241 G. Villani 94 H Hebrei 220 Helios 6, 7 Hermes 8 Hermetica 9 Hogenberg&Braun 113,116 Hondius 198 Horus 7 386 Atlante storico delle diocesi toscane I Iacobus Laurus 102 Ignazio Danti 123,238,241 Ignazio di Loyola (1491-1556) 152 Ignazio Fabroni 296 Ilario (461-468) 126 Ildebrandino, detto il Rosso degli Aldobrandeschi (1220- 1284) 120 Ildebrando, abate di Brugnato 134 Ildebrando II, conte di Sovana 65 Ildegarda di Bingen 154 II Milione 94 Imola 48, 264, 266 Impero d’Occidente 18 Impero d’Oriente 26, 28, 29, 126, 211 impero francese 219,286,287, 288,291,292, 293 Impero romano 6, 16, 17,211 Impero Romano d’Occidente 19 Impruneta 49 Indie 181 Indro Montanelli (1909-2001) 350 indulgenza 158,201 indulgenze 160,163,200,261 Inferno di Dante 165 infunata 208 Inghilterra 67,73,91, 150 inglesi 258, 283, 284, 370 Innocenzo II (1130-1143) 57,59, 62,78, 86, 119, 124, 134, 245 Innocenzo III (1198-1216) 52, 131, 147, 149, 156, 241 Innocenzo IV(1243-1254) 150, 156 Innocenzo X (1644-1655) 153, 154, 236, 246 Inquisizione 144, 156, 157, 174, 201,202,232, 254, 257, 258,259 Iran 150 Irene (752-802, imperatrice dal 775) 21 Ischia 115 Iside 5, 7 Isis 7 Islanda 73 Isola 38,56,71,208,226,227, 268 Isola fiesolana 56 Israele 10, 13 Istituto degli Innocenti 339 Istituto Forestale 141 Istituzioni cenobitiche 137 Istria 149 Italia 3,6, 12, 15, 16, 17,20,22, 24, 25,26, 29,30,31,33, 34, 38, 48, 70, 76, 85, 87, 119, 137, 140, 141, 142, 146, 151, 152, 153, 156, 157, 158, 165, 180, 184, 186, 195,202, 221,226, 229, 247, 248, 255, 258, 261,262, 279,284, 285, 286, 287, 289, 292, 293, 296, 299,300,301,303, 307,309,312,313,320, 321, 326, 327, 328, 329, 330,331,332,334,335, 336, 340, 341,342, 343, 344, 346, 347, 348, 352, 354, 359, 360, 368, 370, 371 Italia annonaria 17 Italia dioclezianea 17 Italia media 262 Italia suburbicaria 17 iudiciaria 65, 98, 128 Iudiciaria pistoriensis 99 Iuliano 115 J Jacopo d’Appiano 170 Jacopo III d’Appiano 218 Jacopo VI 196, 197 Jacques Callot 49 Jacques-Luis David (1805-1807) 290 Jan Jansson 267 Jan Van der Straet, detto Giovan- ni Stradano o Stradanus, (1523-1605) 68 Jean Babtiste Camille Curot 124 Jean Marie d’Etienne de Portalis 291 Jorge Mario Bergoglio (1936) 371 Joseph Dorffmeister 284 Jovis 5 Juan Ciudad 1495-1550 152 Juno 5 Jura (signoria feudale) 32, 69, 70, 269, 270 K Kemal Reis (1451-1511, zio del cartografo Piri Reis) 219 Khayr al-Din, detto Barbarossa 216 Kinzica 30 Kitab i Bahriyye (Libro della Ma¬ rina, 1521-1526) 217 L Labbro 3 La Culla 353 Ladislao, re di Napoli (1386- 1414) 179, 121 Lago di Bientina 204, 205, 337 Lago di Burano 119,120 Lago di Compito 71 Lago di Porta 208 Lago di Pozzeveri detto Carpinoc- chio 71 Lago di Šesto 204 Lago Prile 197 Lago Trasimeno 43, 238, 366 Laiatico 93, 95 Lamporecchio 352 Lana 144, 151 Lanciole 102 Lancisa 101 Landini, P. 108 Landolfo (1077-1079) 85 Lanfranco 315 La Pania 267 La Pieve 50, 230 Larciano 243, 352 Lardeinsa 94 Lari 75, 87, 128, 243 Larino 359 La Spezia 93, 145, 351,355, 356, 357, 363, 365, 366 Lastra a Signa 49 Latera 115 Laterano fiorentino 47 La torre dei Gualandi 90 Lavagna 129,314 Lavaiano 75 La Verna 145 Lazio 27, 115, 139, 371 Indici 387 lebbrosi 174 Lecceto (Siena) 150,151 Lega della Castella di Valdinievo- le 165,272 Lega di Diacceto 59 Legazione bolognese 48 Legnaioli 151 Legnano 45 Legnaro 324 Legoli 95 Leno 280 Leobiniana 70 Leonardo da Pistoia 9 Leonardo da Vinci (1459-1519) 88, 176, 203,207 Leonardo Fibonacci (1170-1240) 88, 89 Leonardo Ximenes (1716-1786) 152, 204, 205 Leone I (440-461) 123,217 Leone III (795-816) 34, 120 Leone IV (847-855) 27,216 Leone IX (1049-1054) 33,34, 132,216 Leone Magno (440-461) 50 Leoneto Cozzi 296 Leone X (1513-1521) 121, 190, 191, 192, 201,223,230, 275 Leone XI, 1605) 191 Leone XIII (1878-1903) 342 Leopoldo 140, 161, 199,217, 219, 254, 255,256, 257, 258, 259, 261,265,268, 269,281,291,310,312, 329, 336 Leopoldo (1765-1790) 199,256, 265 Leopoldo I di Lorena 140 Leopoldo II 310, 312 Le Piazze 240, 366 Lerici 91, 92, 179, 212 Lettere Patenti 295 Levante 89, 129,314,324 Libellus Extimi 66 Liber 8,25, 88, 101, 154 Liber Abaci 88 Liberale da Verona 209, 279 •• Liber/Bacco 8 Liber finium 101 Liber focorum (1244) 101 Libro dei Funerali 205 Libro d’Ore Boucicaut’ 73 Libro Nullius 279 Licciana 281 Lidia 209 liguri 2,30,51,93, 126,209 Liguria 1,23,27,30,85,92, 133, 254, 289, 314, 330, 356, 370 Liguria orientale 85, 314 liguri-apuani 2 Liliano 110 Lilliano (anche Ligliano) 45, 109 Limentra 100 limes 66, 98 limes bizantino 66 Limite sulFAmo 266 Limone 94, 294 Lino (67-76) 123 Lione 99, 143, 157, 172, 201 Lipsia 286, 288 Liutprando (712-744) 44, 133 Liutprando (re dTtalia, 712-744) 29 Lividonia 212 Livornina 221,295 Livorno 36,93,94,95, 160, 179, 201,213,214,217,218, 219,220, 247,284,287, 290, 292, 294, 295, 296, 297, 298,299,312,314, 322,323,338, 341,349, 351,352,357,358,361, 367, 370, 371 Lizzano 69, 101,103 Lodi 184 Lodovico II (822-875, re dTtalia dal 844 ed imperatore d’Oc- cidente 850-875) 30 Lodovico il Pio 42, 125 Lodovico XII (re di Francia, 1498-1515) 191 Logudoro 93,314 Lombardia 27, 34, 154, 281, 320, 371 Londa 1 Londra 121, 161, 196, 197, 198, 245, 247, 284, 343 longobardi 19, 26, 27, 28, 29, 41, 51,65, 72, 83,97, 98, 100, 107, 114, 115, 127, 133, 137, 138 Longobardia 51 Longone 81,198,289 Loppia 39, 166, 167 Lorena 140, 161, 217, 219, 247, 248, 255, 257, 259, 299, 307 Lorenzana 87, 95 Lorenzo 39, 69, 73, 81, 94, 115, 134, 163, 170, 179, 182, 189, 192,247, 268,272, 275,278,298,316,319, 329, 331, 353, 358, 362 Lorenzo Corsini 247 Lorenzo Cybo (1500-1549) 319 Lorenzo de’Medici 192 Lorenzo Gambacorti 179 Lorenzo il Magnifico (signore di Firenze, 1469-1492) 182 Lorenzo Trenta 73 Lorenzo Vivaldo 358 Loreto 223 Lotario 27, 70, 125 Lotario II 70 Lotto Gambacorto 142 Louvre 145 Lubiana 150 Lucanus 25 Lucca 22,24,25,27,28,30,31, 32, 33, 38, 39, 40, 55, 60, 64, 65, 66, 67, 68, 69, 70, 71, 72, 73, 74, 75, 83, 87, 93,94, 95,97,98, 101, 126, 130, 131, 141, 142, 145, 147, 148, 151, 165, 166, 173, 175, 179, 180, 181, 183, 187, 190, 191,201, 202, 204, 205, 208, 209, 213, 214, 236, 241,242, 243, 253, 256, 262, 264, 266, 267, 268, 269, 270, 272, 273, 275, 276, 277, 279, 286, 287, 289, 290, 292, 295, 299, 302, 304, 306, 307, 308, 315, 316, 317, 320,321,322,324, 325,334,337,341,342, 343,349,351,352,353, 356, 360, 361, 365, 367, 368, 370 Lucca Signoreli (1499-1502) 279 Lucchesia 201,341 Luchino Visconti signore di Mila¬ no (1339-1349) 236 Lucido 131 Lucignano 45 Lucio III (1183) 116, 120 388 Atlante storico delle diocesi toscane Lucio Petronio Destro (t 322) 41 lucumonia 61, 113, 124 lucumonia di Roselle 61 Ludovico Buoncompagni (1767- 1841) 299 Ludovico di Borbone 287 Ludovico Gonzaga (marchese di Mantova, 1444-1478) 191 Ludovico II (imperatore, 855-875) 27,55 Ludovico il Bavaro (1328-1347) 175 Ludovico il Pio (778-840, impera¬ tore dal 816) 139 Luigi d’Angio 11 (re di Napoli 1382-1417) 169 Luigi Gioli 345 Luigi Oreglia 121 Luna 5, 8, 128, 151 Lunensis 25 Luneville 216,287 Luni 8,25,27,28,30,31,32,39, 65, 73, 75, 80, 83, 85, 126, 127, 128, 129, 130, 131, 132, 134, 157, 208,211, 212,214,216, 264, 267, 269,280,286, 292,319, 321, 324, 325, 326, 351, 355.356.357.365.366.368 Lunigiana 1, 2, 23, 69, 126, 127, 128, 129, 131, 133, 178, 180, 183, 190, 201,233, 236, 237, 248, 252, 254, 264, 281,286,287,288, 304, 307, 308, 310, 312, 318, 320, 321, 332, 334, 351.368 Lunigiana antica 127 Lunigiana Estense 320,321,351 Lunigiana Parmense 351 Luni-Sarzana 75,80, 131, 134, 264, 267, 269, 280, 292, 321,324,325,326, 365,368 Lupinaia 40, 304, 308, 312, 325 Luriano 355 lussuria 212 Lusuolo 127 luterani 370 Lutero( 1483-1546) 157 Luzzara 307 L. Zangheri 274 M Macario 175 Macedonia 9 Machiavelli (1469-1527) 161, 180, 186 Maddalena 11,169 Maddalena Buondelmonti (reg- gente di Cefalonia/Isole Ionie e di Leucade e Vonit- za, | 1401) 169 Mademoiselle de la Le Moriniere 92 Madiai, albergatori fiorentini 336 Madonna 16,49,150,241,254, 276, 297, 298, 350 Madonna di Montenero 297 Madrignano 281,356 Maestri di pietra e legname 151 Maestro dei Corali di Massa, gia Memmo di Filippuccio, (1250-1325) 77 Maestro del Biadaiolo (XIV seco- lo) 165 Maestro del Senofonte Hamilton (o Francesco d’Antonio dei Chierico, 1433-1484) 101 Maggiano 141 Magio 234 Magliano 131, 180 Magona 267 Magra 39, 127, 129, 131, 145, 178,203,206, 208,234, 237,310,351 Maiolo 192 malaria 131,336,338 Malaspina 127,129,132,233, 234, 236,314,316,317, 318,319,320,332 Malaspina dello Spino fiorito 314 Malaspina dello Spino secco 127 Malaspina di Ponzano 132 Malaspina (Opizzino, 1362-1390) 317 Malatesta di Rimini (1372-1430) 181 Malavalle 150 Malgrate 281 Malta 147,219 Mammiano 101, 102 Mammona 11 Manciano 2,60, 117, 118,264, 268, 269 manicheismo 123 Mantova 157, 191 Manuele Crisolora (1350-1415) 181 Marca di Tuscia 29, 30, 32, 34, 52, 84 Marca Obertenga 85 Marca Tusciae 65 Marcellino 45, 119 Marcello II (1555) 50 Marche 252 Marchesato di Castiglione 239 Marchesato di Toscana 29 Marciaso 131 Marcignana 344 Marco Antonio Pasi (1593) 181 MarcoAurelio (imperatore, 161- 180) 17 Marco Polo (1254-1324) 94 Marecchia 227, 252 Maremma 2, 3, 30, 65, 79, 84, 116, 120, 139, 162, 192, 199,212,219, 232,256,336 Maremma Orbetellana 120 Maremma senese 192 Margherita d’Austria 201 Maria 11, 16,27,31,45,47,49, 52, 55, 56, 59, 80, 81, 90, 98, 134, 137, 140, 144, 148, 149, 150, 163, 177, 178, 179, 189, 192, 205,211,223 Maria Beatrice (arciduchessa d’Austria, duchessa di Mas¬ sa e principessa di Carrara, 1790-1829) 320 Maria Beatrice d’Este 321 Maria Luisa 247, 287, 299, 300, 304, 307, 308 Maria Luisa d’Asburgo (figlia delFimperatore, moglie di Napoleone e gia imperatrice di Francia, 1810-1814; du¬ chessa di Parma, Piacenza e Guastalla, 1814-1847) 299, 300, 307 Maria Luisa di Borbone Parma 299 Maria Luisa di Borbone Spagna (duchessa di Lucca, 1815- 1824) 304 Mariana 85 Indici 389 Mariano d’Agnollo Romanelli 138 Maria Teresa 247, 248, 320 Maria Teresa d’Austria 247 Maria Teresa Malaspina-Cybo (1725-1790) 320 Marina di Carrara 315 Marina di Massa 320 Marina di Pietrasanta 127, 315 Marinasco 130, 132 Mariniano 76 Mario II Sforza (1594-1659) 233 Mar Ionio 219 Marittima 60, 76, 77, 78, 79, 80, 81,84, 86, 95, 111, 119, 126, 128, 134, 140, 145, 172, 187, 269, 290, 291, 323, 324, 349, 357, 358, 360,361,367 Marliana 352 MarNero 209 maroniti 180 Marozia (892-955) 31 Marradi 269, 328, 352, 362 Marroneto 358 Mars 5 Marsiliana 61,78, 117, 120 Marsilio Ficino (1433-1499) 9 Marta 27 Marti 38,242,243 Martini 11,63,292 Martin Lutero (1483-1546) 200, 201 Martino (649-655) 28 Martino Bianchi (| 1788) 69 Martino I (649-655) 29, 76 Martino IV (1281-1285) 73 Martino V (1417-1431) 47, 174 Mašero 234 Massa 29, 36, 60, 63, 65, 69, 70, 75,76, 77,78, 79, 80,81, 84, 85, 86, 95,98, 111, 112, 116, 128, 134, 140, 145, 149, 171, 172, 180, 181, 187, 190, 191,213,214, 219, 222,248, 256, 262, 265,268,269,282,286, • 287,289, 290, 291,292, 304,307,310,314,315, 316,317,318,319,320, 321,322,323,324,325, 326, 332, 334, 339, 349, 351,352,353,355,356, 358,360,361,363,364, 365, 366, 367, 368 Massa/Apuania 351 Massaciuccoli 72, 94, 95, 265, 267 Massa del marchese 69 Massa (ducale) 95, 134 Massa e Cozzile 352, 368 Massa (Marittima) 78, 86, 95, 172,291 Massa Nova o Cybea 320 Massa nuova 316 Massanus 25 Massa Piscatoria 98, 149,265 Massa-Populonia 29, 80, 112, 214,219 Massarella 98, 101, 103, 149, 265,277 Massarosa 69, 70, 270 Massa Trabaria 222 Masse 112 Massensis-Apuana dioecesis 367 Massenzio (306-312) 13 Massimiano 26 Massimiliano II (1564-1576) 320 Massimo 3, 25, 64 Massimo di Lucca 25 massoneria 7,260,331,332 massonica 258 Mastino II della Scala, signore di Verona e Vicenza (1329- 1351) 166,272,236 Mathilde Calandrini (1794-1866) 335 Matilde 34, 40, 67, 206, 208, 272, 368 Matrichese 189 matrimonio 36, 156, 180,201, 234, 247, 260, 261,320, 346 Matteo Vinzoni 234, 237, 326 Matthew Pariš 146,161 mauri 77, 127 Maurizio 114 Mauro 21, 107 Mauro II 107 Mazzuoli F. 226, 247 Mechini 42 Media Valle del Serchio 166 Medici 9, 151, 152, 182, 186, 190, 191, 192, 193, 196, 197, 201,217,219, 220, 221,223,224, 228,230, 233, 240, 242, 246, 247, 275, 320, 339, 366 Medici e speziali 151 Medio Oriente 88 Mediterraneo 12,13,30,38,87, 89, 90, 159,211,219,287 Megara 169 Meleto 45, 268 Meloria 85,93,94,212,213, 215,295,298 Memento mori 175 Mensola 48, 59, 266 Mensulas 50 Mercatanti 151 Mercedari 147 Mercurio 8 Mercurius 5 Meriam, M. 179 messa in volgare 261 Messale di Lorenzo Trenta 73 Messia 10 Messina 87 Mezzano 115,349 Michelangelo 12 Michele Cerulario, patriarca di Costantinopoli (1043-1059) 34 Michele di Lando 244 Michele I Cerulario (1043-1059) 34 Michel Montaigne (1533-1592) 221 Migliarina 208 Migliarino 208 Mignone 26 Milano 13, 14, 17,23, 100, 136, 154, 170, 179, 229, 236, 280,319, 342 Milziade (312-314) 25 Minerva 5, 7 Ministero delle dogane 253 minori conventuali 152,258 minorita osservante o francescano 145 minoriti osservanti 214 Minturno 29 Minucciano 75, 253, 282, 299, 304, 307, 308, 321, 324, 325, 342, 368 Mirandola 304,316 misure 254 390 Atlante storico deli e diocesi toscane Mitra 6 Mitreo di Marino 6 Modena 5,27,39,70,75, 103, 157, 180, 234, 269, 290, 299, 304, 306, 307, 308, 310,312,316,318,320, 321,322, 324,325,332, 334, 351, 352, 353, 367, 368, 370 Modigliana 46, 168, 269, 292, 322, 327, 328, 351,352, 362 Moggiona 140 Molazzana 180 Moller F. 278 Monaco 32 Monaldeschi 43 Moncione 59 Moncioni 59 Moneglia 127,129,314 Monghidoro 266 Monopoli 359 Monsummano 165,352,368 Monsummano Terme 352, 368 Montagna Cortonese 179 Montagna Fiorentina 167 Montagna pistoiese 265, 266, 333 Montagnola 124 Montaione 241 Montalbano 47,66, 101,274 Montalcinello 355 Montalcino 36, 42, 43, 46, 53, 54, 107, 112, 138, 139, 187, 188, 189, 194, 221,262, 264, 265, 322, 359, 360, 361,366 Montale 352 Montanare 177 Montarese 281 Montauto 117,120,252,299, 301,302 Monte Amiata 139,142,330 Monte Argentario 117,120,121, 192,199,237 Monte Bardone 159,160 Montebradoni 125 Montebuono 117 Montecatini 142,165,277,329, 352,368 Montecatini di Val di Nievole 352,368 Montecatini Terme 329, 352, 368 Montecchiesi 157 Montecchio 204 Montecristo 81,170,212,213, 216,217,218, 286,288, 291, 299, 323, 370 Montecuccoli 353 Monte degli Ulivi 2 Monte dei Paschi di Siena 106 Monte di Croce 46 Monte di Petrella 302 Monte di Pieta 110, 146 Montefeltro 192,222,226,227, 264 Montefiascone 27 Montefiore 131 Monte forato 267 Monte Forca 131 Montegiovi 3, 265 Monte Giovi 189 Monteggiori 353 Montegrossoli 45 Monteguidi 362 Montelaterone 189,265 Monteleone 234 Montelupo 47 Montemagno 349 Montemassi 63 Montemurlo 246 Montenero 189,297,298 Monte Oliveto 54, 278, 279, 322, 360 Monte Oliveto Maggiore 278, 279, 322, 360 Monte Penna 2 Montepescali 63 Monte Pisano 206 Montepulciano 36,43,54, 107, 183, 188,202, 203,221, 228, 229, 262, 322, 360, 361,362,366,367 Monterano 28 Monterappoli 38 Monterchi 180,182,234,351 Monteregio 78 Monterosso 92 Monterotondo 46, 77, 79, 80, 222, 269 Montes 316 Monte Santa Maria 299, 301,302 Monte Senario 150 Monte S. Maria 252 Monteti 61, 117, 120 Montevarchi 59, 333 Montevaso 86 Monteverdi 77,78,80,81,84 Montevettolini 165 Montevitozzo 232 Monti 64, 233 Monticello 189,265 Monticiano 124,355 Montieri 124, 157 Montignoso 75, 179, 191,253, 299,304,307,308,310, 321,325,342,353 Monti Pisani 64 Montopoli 242, 243, 367 Montopoli in Val d’Arno 367 Monza 26, 157, 342 Moore Georg Belton 50 Moore Giorge 90 Moretti, P. 277 Mori 208,220 Morozzi, F. (1784) 332 Morrano 115 Morrona (da) Alessandro 136 Moše 2, 3, 8 Motrone 38, 92, 93, 191 Mudjihadid 87 Mugello 2, 55, 56, 164 Mugiahid (960-1044) 30 Mugnone 55, 56, 59 Mulazzo 133, 180, 281 Murat (cognato di Napoleone, 1767-1815) 289 Murato 85 Murelle 77 Murlo 32, 109 Mussolini 346, 347 Mustiola (f 274, cugina delFim- peratore Claudio II, patrona di Chiusi e di Scavolino) 41 musulmani 30, 88, 147, 296, 370 N Nancy 292 Napoleone (primo console 1799- 1804 e imperatore 1804- 1814 e marzo-giugno 1815) 198,214, 261,284,286, 287,289, 290, 291,292, 299,301,320,332 Napoli 7, 8, 120, 121, 149, 157, 169, 179, 184, 193, 197, 201,215,230, 244, 253, Indici 391 286, 299 Nami 157 Narniensis 25 Nascio 324 Natale 6, 156 Nauplia 169 Nazareni 10 Nebbio 85,314,315 Neopatria 169 Nepesinus 25 Nepi 27,28 Neptunus 6 Neri di Bicci 23 Nerio Acciaiuoli 169 Nerone (imperatore, 54-68) 10 Nestorio 16 Neure 98 Neustria 28 New York 220 Niccioleta 77, 269, 348 Niccolo da Bologna (1325-1402) 53 Niccolo da Uzzano 244 Niccolo di Giacomo 201 Niccolo IV (1547-1562) 196,232 Niccolo Piccinino, capitano dei Visconti (1386-1444) 236, 319 Niccolo V (1447-1455) 180 Nicea 18, 19, 21, 155, 254 Ničeta, prefetto di una armata costantinopolitana 77 nicolaismo (concubinato dei sa- cerdoti) 36, 156 Nicola Pisano 155 Nicolo Machiavelli 186 Nikulas di Munkhathvera 160 Nilo 7 Nordafrica 89 Norimberga 94 Normandia 153 normanni 12,31,56,67,127 Norvegia 73, 74 Novara 157 Novaziano (251-258) 12 Novellara 316 Nugola 358 nullius dioecesis 69, 129, 187, 230 nullius di Šestino 221,222, 224, 226, 265 nullius di S. Maria in Bagno 226 O Obertenghi 84, 130 Obertengo 315 Occidente 15, 18, 19,21,26,30, 33,35,47, 67,91, 135, 136, 137, 161, 172, 173,200, 210, 221 Odoardo Farnese 234 Offizio sopra le religioni 201 Ognissanti 92,154,201 Olaus Magnus 74 Olbia 86 olivetani 130,258,279 Olivola 233 Olsi 227 Ombrone 45, 51, 101, 139, 189, 287, 338, 357 omosessuali 221 Onano 113, 115, 118, 268 Onorio II (1124-1130) 53, 85, 132 Onorio III (1216-1227) 100,107, 240,241 Onorio IV 240 Opera della cattedrale pisana 140 Opera di San Iacopo 99 Opilione 123 Ora Marittima Italorum 126 Orbetellano 117 Orbetello 61, 117, 119, 120, 121, 123, 192, 196, 197, 199, 209,211,215,216, 237, 264, 269,359,361,362,367 Orbetus 121 Orbetus = picola Orvieto 121 Orcagna(1310-1368) 170 Orceto 75 Orcia 51, 107, 139, 162, 188, 189, 265 Orciatico 95 Orda 139 Ordine della Santissima Trinita 147 Ordine di Santo Stefano 219, 291 Ordine Militare e Cavalleresco di Santo Stefano 219 ordine ospedaliero di San Giovan- ni di Dio 152 ordini mendicanti 142, 143, 155, 258 Orentano 243 Oriente 13, 15, 18,21,25,26, 28, 29, 34, 47, 88, 89,91, 99, 126, 148, 158, 159, 161, 181,211 Orsini 117, 121, 196, 215, 232, 233 Ortacci 208 Ortanus 25 Orte 26, 28, 157 Ortelius 112 Ortignano 167 Orto 81 ortodossi 138,370 Orvieto 26,27,28,41,42, 115, 116, 117, 121, 123, 157 Oschisi (vescovo di Pistoia, 850- 877) 30 Osilo 316 Osiride 7 Osiris 7 ospedale 74, 75, 131, 148, 158, 161,332,339,368,370 ospedale del Ceppo (Pistoia) 158 osservanti 145, 214, 343 Otgar arcivescovo di Magonza 21 Ottaviano 6, 23, 124 Ottaviano Augusto (imperatore, 27 a.C.-14 d.C.) 6 Ottieri 115,233 Ottone I (imperatore 962-973) 22, 27, 222 Ottone III (980-1002) 32,98, 238, 274 Ottone IV (1209-1218) 100,212 Ottoni 65 Ozzeri 204 P pace di Lodi 184 Padivarma 131 Padova 144,157 Paganico 107 Paglia 113, 115, 138 Palaia 35, 141,241,243 Palagnana 353 Palazzetto 208 Palazzi di Collemezzano 323 Palazzo degli Anziani 90 Palazzo dei Priori 123 palazzo del Buonomo 90 Palazzo della Canonica 90 Palazzo Vecchio 192,195,230 392 Atlante storico del/e diocesi toscane Palazzuolo 78, 80, 352 Palazzuolo sul Senio 352 Palermo 7,34,87,90,218 Palestina 10, 142 Palmaiola 81, 83, 170, 214, 215, 286,288,291,323 Palmaria 92, 127, 130, 132,213 palmieri 158 Pancio da Controne 73 Pandolfo Petrucci 229 Pandolfo Reschi (nato a Gdansk, 1643-1699) 143 Panicarola 238 Pantano 268 Paolo 11,21,23,43,60, 119, 131, 151, 152, 158, 163, 172, 175, 181, 187,221, 294, 335, 350, 357, 359, 371 Paolo Diacono (720-799) 23 Paolo Geymonat 335 Paolo II (1464-1471) 131 Paolo III (1534-1549) 151 Paolo IV 221 Paolo VI (1963-1978) 21 papa Francesco 9, 11,21, 175, 350 papessa Giovanna 110 Pari 107 Parigi 19,20,21,130,140,149, 152, 156, 202, 247, 283, 284,289, 291,292,300, 306 Pariš 146, 161, 185, 321 Parlascio 38 Parma 2,27,68, 132, 134,234, 247, 280, 282, 287, 299, 300, 302, 306, 307, 308, 310, 312, 317, 326, 356, 363, 366, 367, 368 Parrana 358 Pascucci, F. 336 Pasqua 156,254,347 Pasquale Baciocchi 286 Pasquale Catti 221 Pasquale II (1099-1118) 53, 56, 59 Pasquale Paoli (1725-1807) 213 Pasquale Stefano Nesi 346 Passignano 234 Passo della Cisa 27, 160 Passo delle Radiči 75 pastorale 20, 21, 51, 121, 131, 278, 279, 344, 350, 353, 362, 367 pataria 67, 156 patarini 140, 156, 157 Patrasso 169 Patrimonio di S. Pietro 29 Pavana 100, 102, 103,266 Pava (Pieve a Pitti) 95 Pavia 38 Peccioli 93, 94, 95, 141 Pecora 77, 228 Pelagio I (556-561) 25 pelasgi 209 Peloponneso 169 penitenti 146, 151, 152 Pentapoli 222 Pentecoste 156,254 Peppone 371 Percenna 265, 278 Perignano 75 Perolla 79 Perpoli 302, 304, 308, 325 Persia 9, 89 Persico 130, 132 Perugia 22,28,42,43,52, 110, 146, 173, 176, 177, 238, 239, 240,269, 302,331, 351,366 Pesa 47, 186 Pescia 36, 65, 66, 75, 95, 97, 98, 99, 101, 103, 104, 148, 153, 161, 165,205,243,262, 265, 266, 269, 270, 272, 273, 274, 275, 276, 277, 322, 352,353,360,361, 367, 368 Pescia maggiore 274 pesi 254 peste 102, 174, 175, 183, 193, 223, 296, 297 peste gialla 296 Petosiride 5 Petrella 115,226,302 Petrignano 238 Petrus Peccator Monachus et Ab- bas de Rota 229 Philipp Hackert 139 Piacenza 4, 247, 282, 300, 310, 326,356,365,366,367,368 Piagnoni 186 Piancaldoli 48, 266 Piancastagnaio 117, 362 Pianosa 77, 81, 170, 171, 210, 212.213.218.219, 286, 288, 291,323, 370 Piazza al Serchio 270 Piazza dei Cavalieri 90,219 Piazza del Čampo 106,112 Piazza del duomo 144 Piazza della Signoria 186 Piazza e Sala 32, 70, 269 Piazzano 52,177,269,366 Piazza San Firenze 7 Piazze 240, 269, 366 Piccolomini 110,111,187,188, 189, 193, 194, 209,216, 229, 239, 366 Piccolomini duca d’Amalfi 194 Piemonte 150, 157, 329, 330, 331,339, 340, 371 Pienza 36,43,54, 107, 112, 162, 187, 188, 189, 203,221, 262, 264, 265, 279, 322, 349.360.361.362.366.367 Pierle 179 Piero della Francesca (1416/1417- 1492) 5 Piero del Massaio 181 Piero di Luca Borsi 144 Piero Guicciardini (1808-1886) 335,336 Piero Pacini 277 Piero Saccone (1327-1337) 53 Pier Paolo Vergerio II il Vecchio (1370-1444) 181 Pierre Mortier 274 Pietra 63,79, 116 Pietrabuona 165,273 Pietramala 48, 264, 266 Pietrasanta 65, 69, 75, 83, 95, 127, 190, 191,208,248, 252, 264, 265, 266, 267, 282,299,304, 306,312, 315.325.367 Pietrasantino 243, 267 Pietro 7, 12, 18, 29, 31,36, 38, 43, 50, 78, 80, 81, 87, 99, 100, 119, 120, 131, 134, 141, 144, 147, 149, 151, 157, 158, 161, 163, 170, 185.200.211.217.219, 229, 244, 254, 255, 256, 257, 258,259, 261,265, 268,269, 280,281,291, 312,316,317,323,336, Indici 393 353,358,362,371 Pietro (1104-1119) 87 Pietro da Verona (1206-1252) 144, 149 Pietro del Massaio 185 Pietro de Luna 151 Pietro di Miniato 244 Pietro Fiordelli 353 Pietro Gambacorti 170 Pietro Giarre 257 Pietro Igneo 38 Pietro Leopoldo (1765-1790) 161,217,219, 254, 255, 256, 257, 258,259, 261, 265,268,269,281,291, 312,336 Pietro Leopoldo II (1824-1859) 312 Pietro Maffi 323 Pietro Maria Vannucci (f 1793) 80 Pietro Mezzabarba (1062-1068) 36 Pietro Mirante 141 Pietro Paganelli 120 Pietro Paolo Bertini (1418-1437) 43 Pietro Tomacelli 151 Pietro Valdo (de Vaux, 1140- 1218) 157 Pietro, vescovo di Pistoia 99 Pieve ad Elsa 230 Pieve al Toppo 50, 51 Pieve a Maiano 50 Pieve a Nievole 352,368 Pieve a Pacina 50 Pieve a Presciano 50 Pieve a Quarto 50 Pieve a Ranco 50 Pieve a Salti 265 Pieve a Sočana 16,50 Pieve d’Elsa 124 Pieve S. Stefano 223 Pieve Vecchia 50 Pievina 50, 279 Pievuccia 50 Pignone 49 Pinturicchio 148 Pio II (1458-1464) 50, 107, 110, 148, 161, 187, 188, 193, 216, 246,366 Pio III 229 Pio IV (1559-1565) 107,157, 196.219, 229 Pio V (1566-1572) 190,191 Pio VI (1775-1799) 80, 95, 100, 103, 189, 226, 231,265, 266, 267, 268, 284 Pio VII (1800-1823) 81,290, 291,296, 321,323,324 Pio IX (1846-1878) 260,324, 325,326,327,329,330,331 Pio X(1903-1914) 343 Pio XI (1922-1939) 134,346,349 Pio XII (1939-1958) 279,298, 347,350,353,355 Piombino 29, 38, 76, 81, 83, 140, 170, 171, 172, 183, 196, 197, 198, 199,212,214, 215,218,253,256, 269, 284, 286, 287, 289, 290, 291,299,320,323,325, 338, 357,358,361,367 Pionta 53, 54 Pioppetti 349 Pipino 26, 29 Pipino (re dei franchi, 751-768) 26 pirati 127,215,219,296 Piri Reis 217,219 Piša 7, 22, 24, 25, 27, 28, 30, 35, 38,47,55,66, 68, 73,75, 78, 79, 82, 83, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90, 91,92, 93, 94, 95, 96, 104, 111, 124, 125, 128, 136, 141, 142, 145, 148, 149, 151, 154, 157, 160, 170, 171, 173, 174, 175, 178, 179, 182, 183, 186, 187, 190, 191, 201,202,205,206, 209, 211,212,213,214,215, 216.217.218.219, 220, 241,243,248,255,257, 259, 262, 265, 266, 267, 271,276, 280,282,290, 294, 295, 296, 297, 298, 312, 314, 315, 317, 319, 321,322,323,325,329, 330,335,337, 340, 341, 342, 345,347, 349,351, 353, 358, 359, 361, 365, 366, 367, 371 Piša, Camposanto 83,175 Pisanica 208 Pisanus 25, 83 Pistoia 9, 25, 27, 28, 30, 36, 40, 47,48, 73,81,97,98,99, 100, 101, 102, 103, 104, 105, 141, 142, 148, 149, 154, 158, 182, 183, 186, 187, 246, 257, 259, 260, 261,262, 265,266, 273, 276,277, 292,301,322, 329, 333, 350, 351, 352, 353,357, 360, 361,368 Pistoriensis 25 Pitagora (570-495 a.C.) 8 Piteglio 101, 102, 352 Pitigliano 2, 113, 114, 115, 117, 121, 145,232, 233,234, 240, 269, 295, 324, 357, 358, 359, 360, 361, 362, 367 Piviere di Porto Pisano 294 Pizzicagnoli 151 Planargia 316 Planasia 218 Platea 169 Platone (427-347 a.C.) 8 Plinio 51 Plutarco 209 Poccetti, B. 149, 215, 338 Podenzana 332, 349 Poggibonsi 45,46,48, 108, 110, 129, 157, 230 Poggio alle Mura 189 Poggio Capalbiaccio 61 Poggio del Molino 1 Poggioni 177, 179 Poggio Rota 2 Poggio Salamarzana 242 Poitiers 136, 172 Polibio 2 Polverosa 359 Pomaia 94 Pomezzana 267, 268 Pompei 9 Pomposa 38, 53 Ponsacco 243, 329 Ponte a Cappiano 166 Ponte a Egola 344 Ponte a Elsa 241 Ponte alla Badia 55 Ponte a Taviano 100 Ponte Buggianese 352, 368 Pontecalavorno 40 394 Atlante storico del le diocesi toscane Pontedera 92, 93, 207, 349 pontefice massimo 18 Ponte Milvio 5, 22 Ponterosso 208 Pontestrada 83 Pontignano 141,215 Pontolo 132,326,368 Pontremoli 36, 80, 95, 128, 133, 134, 161, 178,236, 237, 247, 252, 262, 264, 267, 280,281,282,288,307, 308,310,312,322, 326, 344, 347, 349, 353, 355, 361, 363, 364, 365, 367, 368 Ponzanello 131 Popiglio 101, 102 popolazione toscana 174,182, 220, 237, 289, 335, 337, 339, 343, 349 Poppello 177 Poppi 51, 140, 167, 169,258,260 Populonia 23, 25, 28, 29, 60, 61, 76, 77, 78, 79, 80, 81, 86, 112, 124, 128, 134,213, 214, 219 Porcari 71 Porcentico 268 Porrona 189 Por Santa Maria 339 Porta al Borgo 102 Porta Carratica 102 Porta Lucchese 103 Porta S. Marco 102 Port’Ercole 113,237,269 Portico San Benedetto 168 Porto 15, 28, 61, 81,84, 89, 92, 117, 140, 160, 179, 192, 196, 198, 199,212, 220, 237, 238, 294, 295, 359 Porto Azzurro 198 Porto Ercole 15,61,84,117,192, 196, 199 Porto Feniglia 117 Portoferraio 190, 193, 196, 197, 209,210,219, 252,283, 284, 289, 299 Portofino 179 Portolongone 253, 269, 299 Porto Longone 81, 198 Porto Pisano 89, 92, 160, 179, 294,295 Porto Santo Stefano 61, 117, 196, 199,212, 237,359 Porto Vecchio di Piombino 140 Portovenere 84, 86, 92, 128, 130, 132, 179, 213, 356 Postumia 15 Pouncy Benjamin Thomas 231 Poverello d’Assisi 145 Pozzi 208 Pozzuolo 238 Praga 42, 104, 150,222,232, 271,328, 347 Prata 62, 116, 124 Prato 36,38,47,81, 101, 103, 125, 136, 142, 143, 148, 154, 157, 182, 183, 186, 190, 191,232, 244, 245, 246, 257,259, 260, 261, 262,292,300,301,322, 339, 345, 349, 351, 353, 355, 357, 360, 361 Pratomagno 140, 167 prelatura nullius 269, 275 Premilcuore 168,264,327 Presidi 81, 113, 119, 196, 197, 198, 199, 215, 216, 253, 256, 269, 286, 299 Presidi di Talamone 199 Preveša 219 prigionieri di guerra 296 principato di Carrara 286,317, 320, 321, 334 principato di Piombino 81, 170, 172, 183, 198,214, 253, 256, 269,284,286, 291,299 Proceno 41, 113, 115, 118,268 profeta delEAmiata 3 profeta Elia (X sec a. C.) 142 Prospero Scaccia (1909-1932) 343 Provenza 22, 145, 157, 172 Provincia Romana 111,143,145, 187 Provincia Toscana 142 Provincia Tusciae 145 Pruno 267 Prussia Orientale 149 Puglia 87,91, 161 Pugnano 94 Punta Ala 197, 199 punta dei Lecci 323 purgatorio 156 Purgatorio 359 Q Quarrata 352 Querceta 208, 325 Questione romana 331 Quietismo 260 Quinto 314 R Rabano Mauro 21 Radicofani 29,162,237 Radicondoli 362 radio 343 Raggio 268 Raggiolo 167 Raimbaldus 55 Raniere Granchi 149 Ranieri 45, 108, 115, 177,229, 255,292 Ranieri (1129-1167) 45 Ranieri, presule di Siena 108 Ranieri Ubertini 177 Raniero Sacconi (f 1263) 157 Rapallo 179,314 Rapolano Terme 362, 366 Rassinata 264,271,357 Rastaldo 97 Ratchis (duca di Friuli 739-744 e re dei longobardi 744-749) 138 Rationes decimarum 35, 368 Rationes del le collectoriae 36 Ratzinger (Benedetto XVI, 2004- 2013) 371 Ravenna 26, 27, 149, 222 Ravi 79 Redipuglia 344 Reggio 27,40,87, 180,304,321, 367 Reggiolo 307 Regione conciliare toscana nel 1951 354 Regione ecclesiastica Toscana 362 regione ecclesiastica toscana dopo il 1992 359 Registri Vaticani 129 Regnano 131 Regno delle Due Sicilie 299,312 Regno d’Etruria 197 Regno d’Etruria (francese) 216 regno di Etruria 287 Indici 395 Regno di Napoli 230, 299 regno di Sardegna 213, 214, 329 Regno di Sardegna 329 regno d’Italia 286,289,293,320, 330,331,334, 340 Regno italico 289, 301 Regno longobardo 29 Regnum Italiae 29, 84 regnum Langobardorum 28 Regolo 23 Reichenau 32 Relazioni 199,256 Reno 100 Repubblica Cisalpina 285, 286, 290, 292,301,320,321 Repubblica dei soviet 345 repubblica di Cospaia 304 Repubblica di Siena ritirata in Montalcino 194 Repubblica francese 213,286 repubblica Italiana 286,301,320 repubblica Ligure 321 Repubblica massetana 79 repubblica veneta 153,184 Restaurazione 289,301,303, 307,309,313,320, 321, 333,335 resurrezione della čarne 156 Retignano 267 Riana 308,312,325 Riccardo Cuor di Leone (re d’In- ghilterra, 1189-1199) 91 Ricci 103,158,229,259,260, 261,266,350 Ricci (1780-1791) 260 Riccianti Domenico 168 Ricciarda Malaspina (1497-1553) 319 Ricciardi 73 Ricetro 69, 70 Ricliardson 41 Richecourt (1749-1757) 256 Ricorsi 162 Rieti 157 riforma protestante 153 Rigattieri 151 Rigo 77 Ripa 160, 189 Ripafratta 93, 95, 204, 265, 267 Riparbclla 87, 322, 323 Ripetta 160 Ripoli 137 riserva di caccia di Barco reale 97 Risorgimento 332 Rispescia 357 Rivoli 94 rivoluzione 21, 124,283,284, 285, 290 Robeone 2 Roberto d’Angio (re di Napoli, 1309-1343) 244,245 Roberto di Ginevra 172 Roberto di Molesme (1024-1111) 142 Roberto Smorti 229 Rocca a Palmento 84 Rocca d’Orcia 189,265 Rocca San Casciano 168,171, 264,351,352 Roccastrada 143 Rocchetta 79, 134, 191,321,325, 351,356,367 Rocchetta di Vara 351,367 Rocchette di Fazio 117 Rocchette di Pian d’Alma 194 Rodi 147, 148 Roggiano 131 Rolandinghi di Lucca 166 Roma 3, 6, 7, 9, 10, 11, 12, 14, 15, 17, 18, 19, 24, 25,26, 27,28,29,30,31,47,50, 53,55,67, 83,94, 107, 114, 119, 120, 123, 125, 135, 136, 149, 151, 152, 156, 157, 158, 159, 160, 161, 162, 163, 172, 173, 180, 192, 200, 201,209,214, 216,218,221,234, 237, 246, 258, 260, 283, 284, 288,289, 296,330,331, 340, 341,347,350,371 Romagna 27, 134, 167, 168, 170, 224, 226, 264, 268, 269, 271,292,327,328,334, 351,352, 357, 360, 362, 370,371 Romagna granducale 224,271 Romagna toscana 167,170,269, 292, 327,328,334,351, 352, 357 Romania 51 romanico 85, 86, 87 romanico-pisano 87 Roma papalina 331 Romea 160, 161 romei 158, 159, 161 Romualdo 140 Ronta 55 Rosaia 149 Roselle 25, 28, 42, 60, 61,62, 63, 65, 77, 106, 107, 113 Rosignano 83, 94, 357, 358 Rosignano Marittimo 83, 357, 358 Rossano 281 Rosso Fiorentino (1494-1540) 186 Rostino 315 Rotari (re dei longobardi, 636- 652) 23,28, 107, 127 Rubacasco 2 Rubbiano 177 Rubens(1570-1644) 143 Rufina 59 Ruggero Bovelli 327 Ruggiero Boscovich, 1711-1787 152, 204 Russia 1,289,345 Rustichello da Piša 94 Rutilio Namaziano 14,136,216 S saccati 146 sacco di Roma 192 Sacra congregazione concistoriale 355 sacramenti 19,36,156,347 Sacra Romana Rota 261 Sacra Scrittura 28 Sacro Cuore 261 Sacro Romano Impero 29, 52, 57, 67, 183, 187, 191,202 Saena Etruriae 106 SaenaJulia 106 S. Agnese 109,230 Sagona 84, 85, 262, 290,322 Sala 32, 70, 115,269 Sallustio Bandini 256 Salvatore 16, 18,47, 138, 139, 142, 162, 189 Salvi 352 Sambuca 99, 100, 101, 102, 103, 264, 266, 352 Samprugnano 117 Samuele XI sec. a. C. 10 San Anastasio 135 Atlante storico del le diocesi toscane S. Anastasio 109 San Bastiano 243 San Benedetto 137, 142, 168, 219,264 San Benedetto da Norcia (| 543) 137 San Bernardino (1380-1444) 23 San Bernardino da Siena 112, 146 San Bernardo 120, 142 San Biagio 141,229 San Brunone (Bruno di Colonia, 1030-1101) 141 San Bruzio 113 San Callisto 205 San Casciano 168,171,264,351, 352 San Cassano di Urceola 131 San Cerbone 76, 79, 80 San Chianciano 152 San Domenico di Guzman 156 San Donato 50, 52, 154, 359 San Donato, vescovo di Arezzo (f 362) 50 S.Andrea 59, 81, 130,243,294 S. Andrea a Fucecchio 243 S. Andrea di Limone 294 Sandro Pertini (1896-1990) 219 Sanfatucchio 238 San Felice di Valois (1127-1212) 147 San Felice in Pincis 45 San Francesco 5, 144, 145, 146, 174, 275,314 San Francesco d’Assisi (1182- 1226) 144 San Frediano 64, 70, 73, 130, 131 San Gaetano 297 San Galgano 142,143 San Genesio 55 San Gerolamo 153 San Gimignano 38,51, 124, 157, 183, 186, 230, 231 San Giorgio 15 San Giovanni 46, 87, 97, 135, 137, 140, 147, 148, 152, 197,219, 221,233,279,337 San Giovanni alla Vena 337 San Giovanni Battista 46, 148, 279 San Giovanni Cassiano (360 cir- ca-435) 137 San Giovanni Climaco (575-650) 135 San Giovanni dei Cavalieri di Cascina 148 San Giovanni delle Contee 233 San Giovanni di Dio 152 San Giovanni di Gerusalemme 147,219 San Giovanni di Matha (1154- 1213) 147 San Giovanni Gualberto (995- 1073) 140 San Girolamo 136 San Giuliano Terme 38 San Giustiniano di Falesia 29, 140 San Gorgonio 217 San Gregorio (731-741) 21 San Guglielmo 150 San Jacopo 148,158 San Jacopo di Altopascio 148 San Leo 192,224 San Leonino in Conio 57, 109 San Lino 124 San Lorenzo 39, 115, 134, 189, 278, 353, 362 San Lorenzo di Vinacciara 39 San Luigi 146 San Mamiliano 113,217,218 San Marcellino 45 San Marcello 101,103,352 San Marcello Pistoiese 103,352 San Maria di Massa Marittima 140 San Martino 40, 48, 67, 72, 267, 343 San Matteo 87 San Michele 23, 69, 142, 218, 343 San Michele Arcangelo 279 San Michele della Verruca 142 San Michele in Borgo 218 San Miniato 14, 36, 55, 66, 75, 104, 124, 151, 153, 168, 205,232,241,242, 243, 262, 266, 271,275,276, 277, 295,341,343,344, 345,347, 349,351,360, 361,367 San Miniato (f 250) 14 San Miniato al Tedesco 151 SanNiccolo 189 Sanodi Pietro (1405-1481) 254 San Pancrazio 265, 348 San Paolino 65 San Paolo 11, 119 San Pellegrino 74, 75, 100, 102, 266, 368, 369 San Pellegrino al Cassero 100 San Piero a Grado 208 San Piero in Bagno 226 San Piero in Čampo 149, 165 San Pietro 7, 12, 50, 78, 80, 100, 134, 147,211,229, 280, 323,358,362 San Pietro (30-67) 12 San Pietro di Palazzuolo 78 San Pietro in Palazzi 323, 358 San Pietro in Palazzuolo 80 San Pietro Nolasco 147 San Quirico 107, 162, 189, 265 San Quirico d’Orcia 107,162, 265 San Raimondo 147 San Ranieri 255 San Rocco 167 San Romano 180, 308, 343, 344 San Romualdo (951/53-1027) 140 San Salvatore 47, 138, 139, 142, 162, 189, 237, 242 S. Ansano 107 San Secondiano 41 Sansepolcro 52, 145, 180, 181, 182, 187, 221,222,223, 224, 226, 227, 229, 262, 265,268,271,304, 307, 330, 349, 352, 357, 360, 361, 362, 366 San Sepolcro 47, 224, 306 San Simeone 89 San Sisto 38, 90 Santa Agnese 228 Santa Armata 285 Santa Cristina 98, 109 Santa Croce 189,214,243,258 Santa Croce sulFArno 243 Santa Felicita 44 Santa Fiora 41,43,61, 109, 117, 139,216,234, 240, 247, 264, 269, 358 Santa Genoveffa (422-415) 19 Santa Gerusalemme 274 SanCAgostino (354-430) 14,15, 148, 150 Indici 397 SanfAlberto di Vercelli 142 Santa Liberata 199 Santa Luče 94 Santa Lucia 48, 189 Santa Margherita 189 Santa Maria 11,47, 49, 55, 56, 90, 98, 134, 137, 140, 144, 149, 177,205,241,242, 243,275,279, 299,301, 302, 339,351,356,357 Santa Maria alTImpruneta 49 Santa Maria a Monte 243 Santa Maria degli Angeli 11, 137 Santa Maria della Spina 90 Santa Maria di Gattaiola 242 Santa Maria in Brana 98 Santa Maria in Čampo 56 Santa Maria Novella 47, 144, 149 Santa Maria Tiberina 351 Sant’Ambrogio di Montecelso 142 Sant’Ambrogio, vescovo di Mila¬ no (339-397) 23 Santa Mustiola 41 Sant’Anastasio alle Acque Salvie 120 Sant’Andrea di Carrara 131 SanfAndrea di Furfalo 98 SanCAngelo in Colle 42, 189 SanCAnna di Stazzema 348 SanfAntimo 51, 138, 139 Sant’Antonio 272 Sant’Antonio da Padova (1195- 1231) 144 Santa Sede 29, 39, 40, 73, 86, 121, 172, 189, 192,228, 230, 237, 242, 245, 262, 269, 275, 276, 279, 290, 322,324,329,331,346, 360, 361 Santa Sicutera 63, 116, 124 Santa Sofia 21, 168,247,252, 264, 268, 327 Santa Sofia di Marecchia 252 Santa Sofia in Marrecchia 264 Santa Trinita 142 SanfEgidio 46, 189 SanfEleuterio (175-189) 12 SanfEllero 226, 270 SanfEllero di Galeata 226 San Terenzo 349 Santiago di Compostela 67, 159 Sanflgino (136-140) 12 S. Antimo 223 Santi Pietro 119,134 Santi Vincenzo e Anastasio alle Tre Fontane (ad acquas sal- vias) 119 Santo Jacopo 161 Santo Sepolcro 121, 147, 158 Santo Stefano 47, 61, 90, 117, 121, 148, 196, 208,212, 218,219, 237,246, 291,296 Santo Stefano ai Lupi 208 Santo Stefano dei Cavalieri 90 Santo Uffizio toscano 259 San Valentino 205 San Venerio 128, 130 San Vincenzo 177,358 San Vittore I (189-199) 12 San Zaccaria (741-752) 21 San Ženo 87 Saona 85 Sapienza 3, 183, 186 Saracena 30,127,211,212,218 Saraceni 29, 30, 31, 77, 87, 88, 119, 127,211,213,214, 216,217 Sardegna 15,16,17,24,38,78, 86, 87, 88, 89, 93, 149, 209, 211,212,213,214,216, 244, 290,314,316, 329, 340, 370 Sardica 25, 64 Sarsina 224,227,264,271 Sarzana 69, 75, 80, 92, 129, 131, 132, 134, 145, 178, 179, 264, 267, 269, 280, 281, 288,292,315,321,324, 325, 326, 351, 356, 357, 365, 366, 368 Sarzanello 179 Sassari 317 Sassetta 81,357,358 Saturnia 28, 60, 61, 113, 114 Savi 227 Savoia 184,329,336 Savona 291,341 Scalerini 344 Scaligeri 157 Scandicci 47 Scandinavia 74 Scansano 233,338 Scarlino 60, 61,77, 83, 84 Scarperia 169 Scarpia 109 S. Casciano 69, 94 S. Cassiano 223 Scavolino 41,222 Scerpena 61, 117, 120 schiavi 11, 12, 147, 148,296 Scialenga 357 Scio 219 Scipione 103,259,260,366 Scipione de’ Ricci (1741-1809), vescovo di Pistoia e Prato 103,259 scisma 27, 34, 67, 172, 173, 174, 190, 200, 221, 245 scisma d’Occidente 172,173,200 scisma d’Occidente (1378-1417) 200 scismatica 34 Scisma tricapitolino 27 scolopi 258,291 scomunica 34,40, 144, 172,201, 216, 260,291,349,350 Scorcialupi 73, 74 Scorgiano 124 Scotriano 94 Scozia 370 S. Croce 114, 163,243,367 Scurano 307 Scurtabo 366 Sebastian Munster 85, 86, 202 Sebastiano Folli 109 Sede apostolica 85,216,246,261 Sede Apostolica 78, 85 Segalari 84 Seggiano 189 segnatempo architettonico 255 segretariati del popolo 342 Segreteria del Regio Diritto 47, 80,81,96, 102, 113, 125, 167, 177, 189, 222, 226, 229,231,262,273,276 Segreteria del Regio Diritto del granducato di Toscana 80 Sei Miglia 39,69,71, 183 S. Ellero di Galeata 226, 227 Selva 358 Senato dei quarantotto 196 Senensis 25 Serafino Burali 76 Serapide 5, 7, 15 Seravezza 83,95, 181,266,267, 398 Atlante storico delte diocesi toscane 282 Sercambi 152,200 Serchio 39, 64, 65, 69, 71, 166, 167, 270,369 Serezza 204 Serezzina 205 Sergio III 27 Sermones contra Catharos 155 Serra 101 Serravalle 69, 97, 99, 352 Servando 107 servi di Maria 149, 150 serviti 150,341 Šestino 190, 192, 193,221,222, 224, 226, 227, 265 Sestinum 222 Šesto 68,69,71,204,205 Šesto lago di Bientina 71 Sestri 129,314,324 Sestri Levante 129,324 Seta 151,339 Setta 100 Sette Santi Fondatori 150 Settimio Severo (Giove) 8 Settimo 47, 48, 142 S. Eusebio 177 S. Fiora 51,233,234 Sforza 43, 233, 234, 236, 280, 319 Sforza Cesarini 234 Sforza di Santa Fiora 234 S. Frediano, vescovo di Lucca 65 S. Galgano Scalvaia 355 S. Genesio 241 S. Giovanni alla Vena 94 S. Giovanni Battista 45 S. Giovanni in Laterano 163 S. Giulia di Porto Pisano 294 S. Giustiniano 218 Sibolla di Cappiano 149 Siccardi 331 Sicilia 16, 17,24,89, 149, 161, 174, 209,215,371 Siena 8, 22, 23, 24, 25, 27, 28, 32, 40, 42, 43, 44, 45, 46, 51,53,57,61,62, 63,65, 81,93,95, 106, 107, 108, 109, 110, 111, 112, 117, 121, 124, 139, 141, 142, 143, 145, 146, 148, 150, 151, 152, 154, 157, 165, 172, 174, 175, 182, 184, 187, 188, 189, 190, 194, 196, 197, 198, 202, 209, 215,216,219, 220, 228, 229, 230, 232, 233, 237, 254, 259, 262, 264, 265, 279, 284, 285, 292, 322, 340, 343, 351, 355, 357, 359,360,361,362,366 Sigerico (950 c.-994) 160 Sigfrido del fu Agichi 99 Sigliano 223 Signa 49 Silla 6, 55 Silla (82-78 a. C.) 55 Silvestra II (999-1003) 77 Silvestra III 31 Silvestra Landini 201 Simmaco 76 Simone de Mari (1378-1438) 213 Simone di Montfort (1165-1218) 143 Simone Martini 63 simonia 36, 156 Sinagoga 13 Sinai 2, 135 Sinalunga 50, 107, 108,362,366 Sinodo di Elvira 20 sinodo di Roma 28, 107, 114 Siracusa 7 siracusani 209 Sirena 4 siri 180 Siria 1, 10, 150 Sirio Politi (1920-1988) 350 Sistol (t 125) 34 Sisto IV (1587) 161,230 Sisto V, 1585-1590 148,190 S. Leo 192,271 S. Leonino in Conio 230 S. Lorenzo 69, 81,94, 163, 170, 268,316, 331 S. Lorenzo alle Corti 94 S. Lorenzo in Piazza 94 Slovenia 15 S. Mamiliano 216 S. Marcello 101 S. Maria a Monte 243, 367 S. Maria degli Innocenti 339 S. Maria del Fiore 45 S. Maria di Sovara 223 S. Maria in Cosmedin delLlsola 226, 227, 268 S. Maria Tiberina 307 Smarrita 161 S. Martino 59, 69, 266, 268 S. Michele 40, 69, 85, 270 S. Miniato 38,47,68,241,367 S. Miniato al Tedesco 38, 47 Soanensis 25 socialismo 12,330,346 societa operaie 342 Socrate (469-399 a.C.) 8, 10 Sofia 21,25,64, 168,222,226, 247,252, 264,268,327 Sofignano 353 Sole 5,6, 170 Soliera 131 Solomon Alexander 220 somaschi 151 Sommo Pontefice 6 Sorana 272 Sorano 115, 117,232 Sorbano 168 Sorbello 264, 302, 357 Sorento 209 Sorgenti della Nova 115 Sorico 165 Sovana 4,5,27,28,41,42,61, 65, 111, 112, 113, 114,115, 116, 117, 118, 121, 187, 196, 198, 199,216,217, 234, 240, 262, 268, 269, 324, 330, 357, 358, 359, 360,361,362,367 Sovicille 124 Sovrano Militare Ordine di Malta 219 Sovrano Ordine Militare e Ospi- taliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta 147 Spagna 89, 153, 196, 199,236, 253, 287, 304, 347 S. Paolo 158, 163,294,359 S. Paolo di Villa Magna 294 Spedale degli Innocenti 339 Spedaletto 149 S. Pellegrini al Cassero 266 S. Pellegrino 75, 100, 103 Spezia 93, 129, 130, 132, 145, 179, 254,351,355,356, 357, 363, 365, 366, 367 Spezia-Sarzana-Brugnato 351, 357, 366 Indici 399 S. Piero a Grado 87,371 S. Pietro 29,31,81,87, 158, 163, 316 Spignana 101 spirituali 3, 33, 144, 145, 156, 172, 261 Spoleto 30, 53, 157,222 Squarcialupi 137, 161 S. Quirico di Moriano 69 S. Satiro (f 353) 50 S. Sede 19,40,73 S. Sepolcro 301 S. Stefano 69,199,219,223,291, 294, 359 S. Stefano di Carraia (o ai Lupi) 294 SS. Vincenzo e Anastasio ad Aquas Silvias 216 Stabbia 149,349 Stabiazoni 100 Stachilagi 117,120 Stadano 178 Stadomelli 356 Stagno 208, 297, 298, 358 Stagnolo di Vada 296 Stale 47,48,301 Stati della Toscana 287 Stati Estensi 304, 307, 308, 325 Stati parmensi 307 Stato dei Presidi 81, 113, 119, 196, 197, 198, 199,215, 216, 253,256, 269, 286, 299 Stato dei Presidi toscani 196, 197 Stato dei Regi Presidi toscani 197 Stato della Chiesa 33, 165, 191, 203, 222, 224, 268, 289 Stato di Piombino 197 stato Ecclesiastico 268 Stato fiorentino 191, 307 statolatria pagana 346 Statonia 28, 60, 61, 113, 114 StatoNuovo 111 Stato papale 306 Stato Pontificio 29, 113, 157, 222, 227, 237, 269, 285, 304, 306, 307, 330 Stato vecchio di Firenze 294 Statuto Albertino 336 Stazzema 95, 267, 268, 348 Steccaia di Ripafratta 204 Stecchi 124 stefaniane 219 Stefanini 350,371 Stefano Casciani 142 Stendahl 11 Stendhal 336 stile fiorentino 194,254 strada Modenese 103 streghe 174, 202 stregoneria 202 Strido 95 Strove 124 Studio 35, 109, 181, 310 Studio di Firenze 181 Studio (di Piša) 35 Studium fiorentino 182 Sturzo (1871-1959) 346 Succastelli 224 Sud America 181 Sui contratti e Fusura 110 Sutri 28, 29 Sutrinus 25 Suvereto 77, 79, 357 Suvero 134,321,325,356 S. Vito a Piša 217 Svizzera 335, 344 svizzeri 370 T Tabor 2 Tabula Peutingeriana 15 Tacito (55-120) 10 Taddeo di Bartolo 231 Taina 84, 85 Talamone 113, 139, 192, 193, 196, 199,269 Tarciano 230 Taro 2, 132,282,326 Tarquinia 4, 22, 28 Tau 148, 149, 161, 170 Tavarone 234 TBC 343 teatini 151,258,297 Tebe 169 Teglia 133,134,280 Telesforo (125-136) 12 templari 146, 147, 148, 149 Tempo 14, 15, 183 Teodaldo (1023-1036) 53,55 Teodato (duca di Tuscia e re d’Ita- lia, 532-534) 25 Teodolinda 26, 27 Teodosio (379-395) 15 Teodosio (imperatore d’Oriente 379-395) 13 Teofilatto (f 926) 30 Teologia (Summa Theologiae, 1265/1274 144 Teresa d’Avila (1515-1582) 143 Terontola 177 Terra Blancorum 130 Terracina 209 Terra dei Bianchi 130 Terra del Sole 170, 234, 264, 328 terra di Guinigi 115 Terra di Prato 246 Terra Guiniccesca 115 Terrarossa 233, 234 Terrasanta 73, 90 Terra Santa 136,147,148,149, 152,158 Terre de’cittadini 69 Terreni 41,47,57,62,64,92, 99, 127, 171, 182, 190, 191, 198,206, 242, 243,266, 274, 276, 277, 326, 327, 328,335,356 Terre Nuove 180 Terz’Ordine 145, 146 Tevere 3, 26, 51, 52, 160, 180, 223, 330, 331 Teverina 179 Teviggio 324 Thuban 2 Thusciae descriptio 22 Tiberio (14-37) 13 Tifi 224 tifo 289, 333 Tinetto 127,130,132,213 Tinia 2, 3 Tino 92, 127, 128, 130, 132,213, 280 tiranno 209 tirreni 7, 209 Tirrenia 206 Tirreno 2,89, 136,209,210,211, 212,286, 288, 299 Tocchi 124,355 Todi 226 Toiano 95 Toli 81,292 Tolosa 143, 156 Tommasi Angiolo (1858-1923) 339 Tommaso 11, 14, 144, 169 Tommaso Crudeli (1702-1745) 400 Atlante storico delle diocesi toscane 258,260 Tommaso d’Aquino (1225-1274) 144 Tommaso Preliubovic (signore di Giannina, 1366/67-1384) 169 Torba Giardino 359 Torello Pierazzi 242 Torino 329, 330, 346 Tomano 45 Tomiella 63, 116 Tomolo 356, 366 Torre del Lago 208 Torre di Piša 92 Torrenieri 162, 189 Torres 86,244,316 Torri 100,103,154,266 Torricini 95 Toscana 1,2, 4, 5, 9, 16, 21, 22, 24-29, 30, 32, 34-36, 38, 40, 46,-49, 52-54, 65-67, 75, 80,81,87-89, 93, 100, 107, 109, 113,115,119, 125, 131, 137,139-153, 157-164, 168-170, 178, 180, 183, 185, 190-193, 195-199, 201- 204, 207,210-212,214, 217, 219, 220-222, 224, 227, 232-234, 236, 237, 238, 240, 243, 247, 248, 251-264, 266,268, 269, 271,273,279,280, 281, 283-289,291-293,295-302, 304, 306-308,310,312, 319,321,322,324,325, 328, 329, 330-336, 338-342, 348,349,351,352,354, 355,359,362,367,370,371 Toscana marittima di Leonardo da Vinci 207 Toscanella 28 Tours 136 Traiano 6 Trasimeno 42, 43, 238, 239, 366 Trassilico 180, 181 Traversagna 208 Trebiano 92 Tredozio 168,264 Tre Fontane 36, 61, 116, 117, 119, 120, 121, 199, 216, 264,359 Tre Fontane, Roma 216 Tremole 295 Trento 54, 153,221,260 Treppignana 308,312,325 Treppio 100,103,266 Treschietto 178,252,253,254 Trespiano 48, 59, 266 Trevinano 41,43,240 Treviso 157 Triana 74, 75 Tricosto 61, 117, 120 Trionfo della Legge 220 Trionfo della Morte 175 Tripesce 297, 323 Triturrita 294 Triveneto 371 Troia 171, 197, 199,209 Troia Vecchia 171,197,199,209 Troia Vecchia (Sparviero) 171 Troncolo 208 Trondheim 73 trovatelli 339 Tunisi 211,212 Tunisia 296 Turchi 220 Turicchi 32, 57, 59 Turrita 294 Tuscana 22, 27, 28 Tuscanensis 25 Tuscania 22, 26, 27, 28 Tuscanus 22 Tuscia 17,22,23,24,25,26,27, 28,29,30, 32,34,36,52, 65, 83, 84, 99, 119, 120, 126, 128, 137, 157, 181, 185 Tuscia annonaria 24,25, 126 Tuscia et Umbria 24 Tuscia longobarda 25, 26, 27, 28 Tuscia Longobardorum 26 Tuscia novella 181,185 Tuscia romana 25, 27, 29 Tuscia Romanorum 26, 27 Tuscia suburbicaria 22, 24, 25 Tuscia viterbese longobarda 25 Tuscus 22 U Ubaldini 48, 164, 165 Ubertini di Chitignano 229 Ubertino da Casale (1259-1330) 144 Ugo 22,27,32,34,70, 125,238, 314 Ugo (880-948, marchese di Pro- venza e re dTtalia) 22 Ugo de Cluni 34 Ugo di Toscana 32 Ugolino di Ranuccio di Staggia 45, 108 Ugolino III 86 Ugo marchese di Corsica 314 Ugo, marchese di Toscana (970- 1001, fondatore e pri mo abate del monastero di Cam- poleone) 238 Umberto 306, 342 umbri 209 Umbria 17,23,24,27,52, 145, 177, 179,222,302,366 Umbria Regio VI 24 umiliati 150, 154, 156 ungari 31 unioni agricole 342 unioni professionali 342 Unita dTtalia 76 Universita 182, 183, 186 Universita di Piša 182 Universo 194,371 untori 174 Urbano II (1088-1099) 85 Urbano VI(1378-1389) 172 Urbano VII, 1590 191 Urbano VIII (1623-1644) 59, 102, 234, 296 Urbevetanus 25 Urbino 192,226 Urceola 127, 131 Usella 353 Uzzano 165, 167, 244, 352, 368 V Vada 83,94,296,297 Vagaggini 162 Vagli 180 Vaiaii e pelliccia 151 Vaiano 238 Val d’Ambra 229, 362 Valdarno 69, 140, 157, 164,207, 241,242 Valdelsa 157,362 Val d’Elsa 36, 45, 48, 65, 92, 124, 143, 230, 231,359, 366 Valdena 282, 326, 363, 367, 368 Valdera 74, 94 valdesi 157,335,336,370 Indici 401 Valdicastello 39, 267, 268 Valdicastello Carducci 39 Valdichiana 176 Val di Chiana 219, 348 Val di Forfora 101 Valdi Lago 114, 115 Valdilima 69 Val di Lima 39, 40, 73 ValdiMagra 178,237 Valdinievole 27, 65, 66, 69, 97, 98, 165, 166, 205,272, 273, 274,275, 276 ValdiNievole 187,352,368 Valdiserchio 69 Val di Sieve 56, 57 Valdisola 74 Valdi Vara 133, 134,321,324, 325,356 Val d’Orcia 139, 162, 188, 189 Valdriana 69 Valentino Cai 94 Valla 349 Valle Bona 5 Valle del Savio 357 Valle fiorentina 167 Valleriana 275 Valleriana lucchese 275 Vallerini 141 Valle Spoletana 157 Valle Starcia 139 Valle tiberina 223 Vallico 180 Vallineto 94 Vallombrosa 139, 140, 141 Valpromaro 70, 270 val Tiberina 180 Valtriano 75, 104,271 Vangelo 144, 150, 156,221,260, 350 Vanth 4 Vara 2, 129, 131, 133, 134,321, 324, 325,351,356,367 Varazze 38 Vasari 172,192,194,195,230 Vaticano 7, 32, 34, 54, 86, 134, 241,261,284,318,331, 336, 346, 350 Vaticano II 32, 86, 134, 261, 336, 350 Vecchiano 38 Vellano 165,272,352,368 Venanzio 127 Venassino 156 Venella 127 Veneri 165 Venezia 135,208,212,234,237, 272,316 Venturina 100 Venus 5 Veppo 281,356 Verdun 13 Vergemoli 180 Vergerio 181,200 Verghereto 168 Vergine Annunziata 186 Verna 145 Vernazza 92 Verni 325 Vernio 97, 246, 252, 299, 300, 301,353, 355, 357 Verona 15, 144, 149, 157, 189, 209 Versilia 2, 72, 83, 126, 127, 191, 252,267, 268,304,314, 348,353 Versuri 357 Vertumno 3 Vescona 279 Vesidia 83 Vesta 5 Vetulonia 77 Vezzala 131 Vezzano 129, 130 Via Francigena 159,160,161, 162 Viareggio 93, 206, 208, 350 Vicarello 94,297,358 vicariato livornese 295 Vicenza 35, 157, 236 vichinghi 31 Vico 94, 127,241 Vicofaro 98 Vicopisano 71,204,206,256 Vico (Pisano) 94 Vico Wallari 42,241 Vicus Cosanus 121 Vienna 15,68, 150, 182, 198, 213,214, 247, 248, 253, 257,285,289, 291,299, 301, 302, 306, 320, 324, 332, 368 Vignale 84 Vignola 127, 131, 132 Vignone 189 Vignoni 162,265 Villabasilica 69 Villa Bellavista 272 Villa Camarzia 149 Villa Cusana 121 Villafranca 180,233,310 Villani 48,51,94, 159, 183,213 Villastrada 238 Vinattieri 151 Vinca 349 Vincenzo Rustici 106 Vincenzo Segarelli 71 Vincio 66 Vinzoni, M. 132,179 Vipava 15 Visconti (1339-1402) 100,110, 178, 179, 180, 184,212, 236, 317, 318 visigoti 216 vitello d’oro 9 Viterbo 7,22,27,99, 157 Vitozza 115 Vitozzo 117 Vittore (f 199) 34 Vittore II (1055-1057) 33,36,50 Vittorio Emanuele II (1820-1878) 330 Vittorio Emanuele II di Savoia 329 Vittorio Emanuele III 342 Viva Maria 284, 285, 292 Vivinaia 165 Volastra 130, 132 Volcanus 6 Volsinio 113 Volterra 23, 25, 28, 60, 61, 62, 63, 66, 73, 77, 78, 80, 83, 86, 87,94, 95, 106, 116, 123, 124, 125, 143, 148, 154, 157, 183,226, 230, 231,262, 269, 278,297, 322, 323, 333, 345, 347, 351, 355, 358, 360, 361, 362,367 Volterrani 75 Volterrano 157 Volto Santo 65, 67, 70 Volto Santo di Lucca 67 Voltumno 3 Vulci 28, 60, 61, 77, 113 Vulterranus 25 V. VVesterhout 111,188,239 402 Atlante storico delle diocesi toscane W Walter Tyndale 229 William Paget 204 Wilson 61, 119 Wilson, C. H. 61 Winizo (1004-1035) 139 Wittemberga 200 Worms 201 Wiirttemberg 201 Wyclif 200 Z Zaccaria 21 Zawil 87 Zeri 133,134,280,281 Zeus 3, 209 Zocchi Zocchi, G. (1711-1767) 45, 49, 272, 323 Zondadari 292 Zuccagni Orlandini 310 BIBLIOGRAFIA ABATANTUONO, M. “II monastero e 1’Alpe dello Stale. Vicende religiose e politiche. secoli X1-XVII1”, in Nueter noialtri - Storia, tradizione e ambiente deU’alta valle del Reno bolognese epistoiese, a. 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Boris Gombač nasce nel 1951 in Slovenia. Dopo la laurea in giurisprudenza alLUniversita di Lubiana, nel 1975, ha terminato gli studi post-universitari di diritto comunitario al Collegio cTEuropa a Bruges (Belgio) nel 1976. Negli anni 1984-1987 ha portato a termine il dottorato di ricerca ali’ Institut Universitaire de Hautes Etudes Internationales delPUniversita di Ginevra e nel 1988/89 ha insegnato per un breve periodo alLUniversita di Lubiana. Negli anni 1981, 1994 e 1995 ha lavorato per la Commissione della Comu- nita Europea a Bruxelles. Collaboratore delLenciclopedia Wor/d Encyclo- pedia of Peace (Londra, New York, Pergamon Press Limited, 1986, 1998) ha pubblicato diversi articoli e libri tra i quali: Les zones franches en Europe (Bruxelles, 1991), European Union Humanitarian Aid in Dalmatia (1995); Atlante storico deli 'Adriatico orientale, (Pontedera, 2007). /N Finito di stampare nel settembre 2015 da Cierre Grafica Ciro Ferrari 5, Caselle di Sommacampagna (VR) tel. 045 8580900 fax 045 8580907 www.cierrenet.it NARODNO IN UNIVERZITETNO KNJIŽNICO V GS II 733 533 201602178 V COBISS s 1 ^ V • \w tj3SSŠ>k% I ^ 'v*;* - r J;«* ^aRiiin.uiuiiwl|Ic'Canii^'«Tif li ' ( *lk'Cr(Tai7 p nori A-arc vii.-i, 1 . j j ^aa>pi fcamhj/jpp/cnrv t-ilt; tKa o^-artu »ni« pMfUpTd 1^ fl?nh»t< • oki . * ■ « 1 ^ . ■ - ■ £iT . fuc JfcMtf ti>i Ps.-t tet« - •■* '-^jn„l.I.«cL-.., -i. S,....-.vO.-far>i7 { " V / §T «. ~ X' -. * € 75,00 | t ISBN 978-88-98768-03-5 . 788898 768035 - ; 'v