Abbuonamento annuo fiorini 4 semestre f.r 2. Pagamenti antecipati. Per un solo numero soldi 20. Rivolgersi per gli annunzi alVÀmminis. Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 884 pianterreno. Il periodico esce ai 10 e 25 d’ogni mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi alPAmministrazione Si stampano gratuita niente articoli d’interesse generale. Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi antecipatamente. Non si restituiscono i manoscritti. Excelsior____ Sempre avanti! Nelle pagine più belle della sua storia, com’ è impresso nell’ animo di ogni patriota, l’Istria scriverà il giorno 14 gennajo 1884; perocché, esso quasi pietra miliare segna un passo gigante sulla via immensurabile del progresso e della civiltà. In quel giorno solenne, ricolmo di care emozioni, simbolo di possente vitalità, d'esemplare concordia, la Società politica istriana, rimossi gli ostacoli, che fino dal nascere s’ opponevano alla sua costituzione, raccolse i figli dell’Istria e li avvinse al patto fraterno di comuni aspirazioni, di nobile agire, di magnanimi intendimenti. Là, appiedi di turrito castello, tetro simulacro dell’ arbitrio medioevale ; là, dove sempre più fervido pulsa il cuore della patria nostra; nella ospitale Pisino convennero d’ ogni dove gl’ Istriani a gittare le basi di un sodalizio, destinato a palladio de’ nostri nazionali diritti, a palestra di educazione civile, ad incremento di morali e materiali interessi. L’Istria tutta si commosse al generoso appello di quegli animosi, che con intelletto d’ amore le additarono una meta da raggiungere, un sacro dovere da compiere; e tocca appena la fibra più sensibile de’ cuori istriani, rispose mirabile armonia di pensiero e d’azione: era voce di madre, che chiamava a raccolta i diletti suoi figli -—- che, dimessa, ma non avvilita, dai ruderi superbi di Pola accennava alla valorosa Pisino. In breve lasso di tempo, malgrado i disagi del viaggio, i rigori del verno e la lontananza, meglio che cento Istriani si strinsero d’attorno all’illustre patriota, che primo concepì l’idea di serrare le lile, di contare le forze, che a premio d’indomita fede, di virile costanza, ebbe la compiacenza suprema di realizzare il sogno di un’ associazione politica. Giovani, nuovi ancora alla vita publica, pieno il cuore di vergini entusiasmi, vecchi campioni, fidi all’ antica consegna, provati alla dura esperienza delle battaglie e delle disillusioni, altri ancora da poco travolti nel turbine delle lotte politiche cementarono il patto novello, onde promuovere il benessere della terra natia, infondere nel popolo la coscienza della propria grandezza, intatto affidare ai posteri il prezioso tesoro di quella lingua, che alle falde delle Giulie sortì culto e decoro dai Muzi, dai (lombi, dai Madonizza, dai Besenghi, dai Fachinetti. Le eloquenti parole, onde inauguravasi nella gentile Pisino la nuova istituzione, attraverso le balze pittoresche della nostra Provincia, si ripercossero con eco giuliva, in ogni petto istriano. Alle promesse, ai propositi, alle speranze, manifestate con baldo ardimento nel primo congresso, rispondano serietà di azione, saldezza di principi, perseveranza concorde, fiducia e coraggio nell’ arduo e nobile assunto. Gli egregi patrioti, chiamati dall’ unanime voto a reggere i destini della nostra associazione, ci sono caparra sicura eh’ essa sarà mai sempre per battere impavida la strada diritta, che sennò e carità di patria le vollero tracciata. All’ operosità sagace della Presidenza si associeranno certamente quanti sono in Istria che intendano i doveri di cittadino, che nelle contrarietà di tempi e di uomini pur apprezzano il conforto d’ esser nati italiani. Nell’ unità di adopramenti, nel concorso di tutte le forze per quanto esigue, nell’ opera vigile e sapiente di ogni socio la Società politica attingerà soltanto l’impulso ed il rigoglio, di cui abbisogna per estendere ognora le i'ri radici, rinvigorirsi vieppiù ed apportare in breve pratici risultati. Non giova per noi nasconderci le difficoltà gravissime di estrinsecare e svolgere il vasto programma d’azione prefisso al patrio sodalizio, nè disconoscere a bella prima le avversità, i conati, le arti, 1’ audacia dei comuni nemici. Tuttavia è fuor di luogo esagerare i pericoli, dar corpo ad ombre, ingigantire gli ostacoli e quasi disperare delle nostre forze. Passarono i tempi in cui, a guisa di fiumane irrompenti, si riversavano oltralpe barbariche orde, — la forza oggimai non può sul diritto, nè l’insolenza arriva a snaturare un popolo. Ogni nostra cittadetta nella coscienza delle tradizioni, nel valore dei suoi cittadini, colla supremazia morale che vanta sui nemici, può rinnovare all’occasione l’eroismo di Pisino. Da noi non abbiano gli avversari un’ importanza che non si meritano ; lottiamo ognora senza scoraggiamenti ; pugniamo con ogni mezzo, che le leggi ci accordano ; stiamo all’ erta da qualunque sorpresa ed a suo tempo corriamo compatti alle battaglie dell’urne. Per quanto contrastata nei giorni della prova ci arriderà tanto più dolce la vittoria; e Fistila, non ostante gl’inani sforzi di pochi visionari, rimarrà quale si fu sempre : terra italiana, (le ne venne promessa fatale in quella sera auspicata allorché sulla cara Pisino l’infocato crepuscolo sfumava lontano nel più languido smeraldo. In mezzo a quello splendore di cielo luccicava una stella, l’astro fulgente della nostra Associazione. Poco dopo la nebbia gelata calava lenta lenta sulla bruna rocca de’ Montecuccoli, ma quel velo leggero un raggio del nostro sole basta a fugarlo, come poca favilla bastò ad infiammare Fistila tutta, come basterà il nostro volere contro le velleità nemiche. Anche l’Istria procede a gran passi sulla via dell’onore e : sempre avanti ! patria nostra diletta ! Auspicio piti gradito non poteva sperarsi di quel giorno sereno, onde natura stessa volle irridere all’utopie di gente a noi estranea per istoria, favella e costumi; e dallo storico Foninone al Quar-naro, eternato dall’ Alighieri, vibrò per 1’ aria un evviva di plauso alla Società Politica Istriana. -------------------—<^t------------------------- La ferrovia Lupoglavo-Mattuglie (Continuazione vedi N. 1) Abbiam detto di voler ora abbordare il lato tecnico dèlia questione. Il dilettante in tatto di tracciamento di ferrovie, la maggior parte delle volte prende in mano una carta topografica, guida una linea fra due punti prestabiliti ed annuncia che codesta linea segna, non liavvi dubbio, la più breve e la più modica percorrenza tra essi. Se poi madre natura ha frapposto fra quei due punti, difficoltà più o meno rilevanti, a vincer le quali debbono concorrere il tempo ed il denaro ; se precisamente codeste difficoltà, epperò il denaro investitovi per superarle, influiscono, in concomitanza al poco o nullo movimento che si sviluppa, a render nel maggior numero de’ casi passiva una linea ferrata ; il dilettante non se ne cura, nè se ne dà per inteso : a lui basta d’ aver schizzato il magnifico progetto dai colori smaglianti, i quali possono bensì abbagliare i profani, ma per breve tempo, sintanto, cioè, che vengano posti da parte competente in sodo i fatti. Ed è questo, che ora imprendiamo a dimostrare. Il Monte Maggiore è una spina, che staccandosi dal ciglio dell’ altipiano del Carso, corre dal Nord al Sud. La sua vetta culminante s’innalza 1396 metri sul mare; i suoi due ripidi versanti sono lacerati da un grande numero d’incisioni, che convogliano le acque piovane ; i suoi estremi contrafforti si protendono sino alle sponde del Quar-nero. Vi transita attraverso una sola strada carrozzabile, quella da Vragna a Mattuglie, precisamente nella sella più depressa vicino la località La tortma, elevata di 953 metri circa sul mare. Postò niente ora, die la stazione di Lupoglavo trovasi elevata di 403 metri, e che la distanza da questa alla sella dianzi ricordata importa 10 chilometri; poscia che la stazione di Mattuglie, elevata di 210 metri, dista dalla stessa sella di 11 chilometri ; si evincerà tosto che la pendenza da Lupoglavo alla sella deve ascendere al 55 per mille, e da questa a Mattuglie persino al 66 per mille, pendenze codeste affatto insormontabili da comuni locomotive di montagna. Che se poi a superare quel dosso si volesse adottare la massima pendenza ancor sormontabile da cosiffatte locomotive, farebbe d’uopo di aprire a foro cieco una galleria di nientemeno che 6 chilometri di lunghezza, la quale da sè sola ingoierebbe altrettanti milioni di fiorini! Dal fatto solo di una spesa sì rilevante risulta chiaramente, che la ferrovia non può transitare il Monte Maggiore in direzione la più breve, come, con poca conoscenza di causa, può essere ritenuto a priori da uno studio fatto superficialmente sulla carta topografica. Epperò vista l’elevazione delle citate due stazioni, e tenuto conto della plastica del monte prefato, la linea vagheggiata dovrebbe di Continuo adagiarsi sul versante occidentale del Monte Maggiore sino a circa 7 chilometri a settentrione di Fianona, e precisamente sino alla località di Orli Dol elevata di 568 metri sul mare, per poi piegarsi verso il versante orientale, e, passando sopra Draga di Lovrana e Poljane, metter capo alla stazione di Mattuglie. L’intera percorrenza di questa linea importerebbe circa 44 chilometri, quasi il doppio presunto ; la massima pendenza importerebbe il 15 per mille da Mattuglie, ed il 9 per mille da Lupoglavo. È duopo qui tosto rilevare, che codesto andamento è sempre, relativamente parlando, ancor il migliore, sì dal lato del costo come da quello delle pendenze, imperocché per il caso si volesse, ad abbreviare la percorrenza, adottare la pendenza massima del 25 per mille, si dovrebbe pur sempre forare, vista la plastica del detto monte alla svolta da uno all’ altro versante, una galleria non minore di 2 chilometri, la quale richiederebbe per lo meno la spesa di un milione e mezzo di fiorini. Vista poi la natura dirupata delle falde, le molte e tal fiata non indifferenti incisioni, gli scoscesi burroni, che intersecano i due versanti, egli è certo, che la ferrovia domanderebbe, quand’ anche costruita col carattere d’una ferrovia economica, dei forti movimenti di terreno ed un rilevante numero d’opere d’arte, a segno che riteniamo non andar errati, asserendo che costerebbe dai 4 ai 5 milioni di fiorini. Nè un altro non indifferente fattore in fatto di costruzioni di ferrovie va dimenticato, quello, cioè, che lungo i due versanti riscontrasi vermi corso d’acqua di qualche entità, per cui, per gli scopi del movimento, sarebbe d’ uopo di costruire un’ apposito acquedotto, e di rilevante lunghezza, per l’esercizio del quale si dovrebbe sicuramente ricorrere alla forza del vapore, provvedimento codesto, che andrebbe non solo ad aumentare il costo della ferrovia, sibbene ad esercitare eziandio un’influenza non lieve sulla complessiva spesa d’ esercizio. Ma v’ha di più. Supposto che la progettata ferrovia venisse effettuata, egli è certo che a Lu-poglavo si dovrebbe stabilire una stazione di ricambio, in altri termini, una stazione di locomotive per il servizio della linea in parola. Ora una siffatta stazione va sempre accompagnata da una conseguente spesa; dovendovi in essa funzionare l’ufficio, per quanto limitato, della trazione, un sorvegliante alle macchine e carrozze, e persino una piccola officina per le riparazioni istantanee. E co-desta spesa si manifesterebbe ancor più sensibile per il fatto, che a pochi chilometri di distanza da Lupoglavo — precisamente a Cosina — si dovrà creare una stazione di ricambio per il servizio della ormai sanzionata ferrovia Trieste-Herpelje. Considerando ora che a Divacci a pure esiste una stazione di ricambio, sulla ferrovia di Stato dell’Istria si rileverebbe la mostruosità, che, lungo una tratta di uO chilometri (Divaccia-Lupoglavo), si conterebbero nientemeno che tre stazioni di ricambio, mentre la pratica e l’esperienza insegnano che, per sfruttare nel massimo metro possibile il materiale mobile, facendolo circolare sovra una percorrenza più lunga possibile, le stazioni di ricambio debbono essere ridotte ad un minimo, e non distare 1" una dall' altra meno di 120-140 chilometri. Sulla Rodolfiana, ad esempio, linea ornai di proprietà dello Stato, una stazione di ricambio conta una percorrenza persino di 215 chilometri; e sulla stessa Sudbalin le stazioni di ricambio hanno una percorrenza di 145 a 160 chilometri. Richiamando alla memoria quanto abbiamo detto parlando del movimento, palesemente ne risulta la sinistra influenza di codesta stazione di ricambio sulla spesa d’esercizio, e tale da influire di rimbalzo anche sul benefizio annuo (del resto tutt’altro che attivo) della linea principale dell’Istria. Tratteremo da ultimo il lato militare della questione. (Contìnua) ——— -------------------—E3---->---------------------- ' giungere col treno delle due. E giunsero in punto e più numerose che mai, capitanate, 1’ una dal Nestore dei deputati col suo tradizionale cappello toscano, a fianco d’un Ercole, sulla cui fronte si legge l’antico „frangar non flectar"; composta l’altra dai migliori che vanti il rigoglioso Centro industriale, che veduto dalla stazione ferroviaria, ricorda tanto la famosa Riviera e Sestri Ponente. E subito dopo 1’arrivo dei treno, che portava gli ultimi venuti, un’ avvicendarsi, un premersi, nelle trattorie della città, che rigurgitavano come a mio ricordo mai ancora, neanche nelle più solenni occasioni. E non potea essere altrimenti, chè alle ore 3 del pomeriggio bisognava rimembrar la santa parola d’ ordine, rispondere alla chiama e trovarsi al Municipio, là, fra quelle armi che ricordano la nostra storni, la nostra grandezza. Ampia è la sala, che la generosa Autorità Cittadina poneva a nostra disposizione, ma divenne tosto ristretta pel riversarsi di tutto ciò che di più patriotko contiene la terra nostra. E quando più dessa non potè capire, un aggirarsi per gli anditi e per le stanze di fianco ; e lassù nella galleria una olezzante ghirlanda di fiori, una corona di ciò che v’ ha di più vago e vezzoso in Pisino. Oh, ben disse un figlio di Medusa esprimendo il desio, che il Congresso esternasse il suo cordoglio di fronte alla dura, inesorabil lettera della legge, che esclude dalla vita politica la nostra donna gentile. Ma le tre sono ornai scoccate; ognuno trovasi al suo posto ; non son più le chiesuole dei tempi passati, tutti alla rinfusa, son tutti amici, son tutti fratelli : „Parlali tutti una sola favella Parlali tutti l’idioma natio È una sola la Patria, che Iddio Generoso a quei figli donò." tutto fuoco ed entusiasmo l’altra —- completano la Presidenza. E se non basta li segue un forte drappello ; son tutti noti, son tutti provati, sono il fior fiore del Senno e del Patriotismo, e ce ne daranno all’ opra le prove. Lo statuto è approvato. Strepita, è vero, un poco chi fu un dì milite della vecchia Guardia, ma lo richiama ben presto alla realtà il gagliardo deputato Giustinopolitano, ed ei si accheta ; e forse ripensando a,’suoi giovani anni, quando assieme ai nostri morti preclari inaugurava la storica Dieta, si bagna il ciglio, guarda intorno commosso e . . . Siamo alla chiusa, — no, non ancora, chè ha la parola il valente Bubba. Silenzio, silenzio. Bene — bravo, bravissimo ! Se potessi allungare queste mie scarne braccia, come ti stringerei volentieri al mio seno, egregio discendente dell’ eccelso Tartini. E finito ; ora io posso tornare ai miei colli, riedere alle mie balze lieto nell’ anima, lieto nel cuore, che il vessillo istriano sia riposto in valide mani. Ornai : „Siam fratelli, siam stretti ad un patto Maledetto colui che lo infrange." E voi, consoci, tornate securi ai vostri monti, alle vostre cerule marine, e predicate per ogni dove, che alla patria nostra non sovrasta pericolo alcuno. Fu un’ illusione e nulla più. Arrivederci al prossimo Congresso. SPIGOLATURE POLITICHE. Austria-Ungheria. La Camera dei Deputati si è riaperta dopo un aggiornamento di sei settimane. La discussione di maggior interesse nella presente tornata, sarà quella della proposta Wurmbrand sull’ a -dozione della lingua tedesca quale lingua dello Stato. — Il partito della Reggenza si dimostra, in massima, contrario alla proposta e spera d’aver per sè i deputati del Club Coronini. Il Club Coronini invece intende formulare una mozione conciliativa; la quale, evitando la denominazione di „lingua dello Stato" mira però ad assicurare alla lingua tedesca l’uso negli uffici. — Per questa mozione voteranno anche i deputati italiaui di Trieste, del-l’Istria e di Gorizia; e solo nel caso che cadesse, voterebbero contro la proposta Wurmbrand. Ad onta delfimportauza di questa, il Ministro non crede farne questione di Gabinetto, considerando che, se anche venisse accettata, la proposta si ridurrebbe ad una semplice risoluzione e dipenderebbe esclusivamente dalla Reggenza, il corrispondere, o meno, alla stessa. Certo è però che — come dice la Prager Abend-post — il dichiarare, mediante una legge, la lingua tedesca lingua dello Stato, sarebbe equivalente alla proclamazione di una lotta in permanenza di lingua e di nazionalità. Un rescritto regio aggiornò a tempo indeterminato la Dieta Croata. A tale misura diede motivo il fatto che quell’Assemblea legislativa, terrorizzata dalla influenza dei partiti, non offriva più alcuna garanzia alla libertà dei deliberati. Le tendenze secessioniste dei Croati si manifestano sempre più forti; e lo stesso partito nazionale, che finora fu fedele al patto d’unione coll’ Ungheria, favorisce caldamente l’idea del „trialismo." Togliamo dalla Nuova Libera Stampa di Vienna: Riguardo l’obbligo che si pretende essersi assunto l’Italia, entrando a far parte della triplice Alleanza, di rispettare cioè lo statu quo, si ritiene, nei circoli diplomatici di Berlino, che un tale obbligo non sia stato mai assunto — Trattarsi invece di una assoluta neutralità dell’ Italia ; chè la pretesa condizione di rispettare lo statu quo, oltre che essere impopolare, screditerebbe la Reggenza agli occhi della nazione. Italia. Da quindici giorni a questa volta, il Pellegrinaggio al Pantheon è l’argomento prediletto dei giornali italiani ed il grande avvenimento politico trovò benigna eco di simpatia in tutte le nazioni civili. FISIONOMIA DEL CONGRESSO (impressioni d’un ottuagenario). A me che da oltre mezzo secolo, chi queste balze nevose ammantate dal color della mia barba vetusta, osservo l’Istria nostra diletta, a me, per la lunga esperienza degli uomini e delle cose, che m’è venuta addosso col carico di quindici lustri e qualche anno per giunta, sarà più facile schizzarvi la fisionomia del grande Congresso, eli’ ebbe luogo a Pisino li 14 corrente. Mi duole solo infinitamente, che la lieta nota predominante non possa andar scompagnata da quella lugubre del ricordo dei miei compagni di battaglia, che ahi pur troppo, non ho potuto veder meco sorridere orgogliosi mirandosi intorno cresciuta e fatta gigante quella gioventù, che fu sempre la nostra speranza. Chi si fosse trovato a Pisino la mattina del 14 ignorando 1’ avvenimento che stava per compiersi, sarebbe stato colpito da uno strano affacendarsi, da un continuo aggirarsi di gente, che dovevano essere precursori d’insolita cosa. Rifatti poco dopo le 10, da carri, da carrozze e carrettelle, da monti, da valli, da piani, da lidi, da ogni parte, da ogni più remoto cantuccio della provincia fluivano, a frotte a frotte, in città i patrioti istriani. E tosto scorgevi tra loro — lo dico superbo — il nostro storico de Franceschi, il prò’ Scampicchio, l’archelogo d’Al-bona, e Covaz, il paziente geologo e i migliori di Pisino a scambiar strette di mano, a rinnovare vecchie amicizie ed a stringerne di nuove, pegno dell’ affetto, che tutti dee unirci in un bacio fraterno. Nessun borgo ha mancato all’ appello e fu questa dimostrazione imponente, che turerà la bocca a chi offende la nostra campagna col dirle che più non ci appartiene. È nostra, è nostra, per Dio, son nostri quei faccioni dai pizzi biforcuti; son nostre quelle barbe, che tanto dicono all’ ombra dei cappelloni dalle larghe falde. A mezzogiorno, più non mancavano, che le colonie romane di Pola e Rovigno, le quali dovean Oh se le ombre de’ nostri Illustri, tra le quali oggi narrerà le ultime vicende di nostra vita il vostro povero Manzini, avessero aleggiato in quella serenità, in quella solenne grandezza, tra quella accolta di patrioti, come sarebbero tornate beate all’ eterno soggiorno, come avrebbero sorriso di gioja nello scorgere tra tanto balda gioventù gli ultimi avanzi del „Nessuno." Ma zitti — è un vegliardo che parla! Bravo Costantini ; è così, e non altrimenti, che si deve parlare alla gioventù nostra. Come t’invidio quel seggio mertato ! Come mi auguro di vederti ancora fiammeggiante in volto, piena l’anima delle tue aspirazioni, riversarle nel petto de’ figli nostri colla fede e 1’ entusiasmo de’ tuoi verdi anni. E fosti applaudito di cuore, sai, e anch’ io battei palma a palma commosso al tuo dire facondo. Ma non basta 1’ applauso, o miei giovani figli ; è necessario seguir il suo esempio, per non deludere la fiducia della patria, che ornai ha posto nelle vostre mani i suoi destini. Quando la vecchia guardia scenderà per sempre nel sepolcro, fate che vi scenda almeno contenta e secura, che le splendide tradizioni verranno da voi continuate. Zitti, zitti che parla il Glezer. Come sembra anch’ egli inspirato ! Dice tante belle cose che fa fremere 1’ anima nel petto ... È giusto, è giusto! Pisino merita 1’ onore che le abbiamo fatto ; è bene riposta la fede nostra ; Pisino terrà salda la nostra bandiera: l’ha mostrato eroicamente una volta, nè il guiderdone potea mancarle. Ora, o ridente città, tu contieni la sacra Ara, simbolo del nostro risorgimento ; custodiscila gelosamente per mostrarla sempre intatta ai figli del tuo Paese. Quanti sono gli accorsi? 129! Centoventinove sì, perchè sono tanti i voti che raccolse il vegliardo mio amico! Come ti mostri soddisfatto, mio buon Costantini! Ma non sei tu che devi ringraziare, è la patria che deve esserti grata e lo sarà. E 123 voti raccolsero anche il Mrach ed il Gliira, che vigili scolte — seria e pensosa la prima, Tanto nella seconda che nella terza giornata, stragrande fu il concorso dei pellegrini alla tomba del Gran Re : chiamati a quel sacrario non già da uno speculativo progetto del Governo, ma da un puro sentimento di venerazione e d’affetto, per dimostrare la gratitudine di tutto un popolo al Re che 1’ ha fatto. Da ogni più remoto lido i fratelli convennero coi fratelli a salutare la tomba del primo Re dell’ Italia risorta. Questa imponente dimostrazione nazionale nella „Roma regia11 ebbe oltre a ciò l’alto significato, di affermare al cospetto del mondo, che per la breccia di Porta Pia, non solo Vittorio Emanuele, ma la nazione tutta area preso possesso della vera capitale d’Italia. Il pellegrinaggio nazionale — scrive la Nuova Libera stampa di Vienna — ha un alto significato politico . È un nuovo plebiscito, mediante il quale 1’ Italia manifesta la sua ferma ed immutabile volontà di conservar Roma — „Ci siamo e ci resteremo11 disse Vittorio Emanuele, quando, per la prima volta, pose il piede nella capitale d’Italia. „Ci siamo e ci resteremo11 ripetè in questi giorni la Nazione italiana. Spagna. Colla venuta al potere di Canovas del Castillo, la Spagna è entrata in uno stadio di reazione; e la Stampa francese, disillusa nelle sue speranze, inveisce ora contro il nuovo ministero e contro il regno vicino. Se il Re avesse concesso all’ anteriore ministero Posada-Herera lo scioglimento delle Cortes, venendo a nuove elezioni, ne sarebbe derivata una vittoria alla repubblica. Così almeno lo faceva sperare il partito re-pubblicano spagnuolo, il quale, per bocca di Emilio Castelar, aveva dichiarata la Spagna una provincia morale della Repubblica francese. Germania. L’ autorevole Nordd. Allg. Zeitung è entrata in una fiera polemica colla stampa francese ; la quale, traendo argomento dal violento discorso di Emilio Castelar, si studia di aumentare il fermento contro la forte rivale. ---------------—------------------------ Ca,:ri ZESìcord-i. Sarebbe fuor di momento una particolareggiata relazione del primo Congresso della Società politica Istriana, che già i nostri lettori l’hanno avuta d’altronde. Ci limiteremo per conseguente a quanto fu omesso dai giornali, colla giunta di alcune nostre considerazioni. * * * Come già ebbe ad annunziare il nostro periodico, per iniziativa delFAvv. D.r Gambini, un piroscafo della locale “Società di Navigazione a Vapore,, imprese, la vigilia del Congresso, una gita lungo la costa istriana, all’ effetto di facilitare ai partecipanti al Congresso la via ad una delle stazioni ferroviarie più vicine a Pisino. Quasi tutte le città della costa risposero al gentile invito; e lungo il viaggio, che fu favorito da un tempo delizioso, la comitiva dei soci Capo-distriani s’ accrebbe di molti, che li vollero onorati di loro gradimento. Nel pomeriggio si toccò Rovigno •— Più oltre non volevano lasciarci proseguire gli ospitali Rovi-gnesi, tanta fu la ressa di preghiere, e di lusinghevoli promesse — Si sarebbe passata allegramente la serata a Rovigno e V indomani si sarebbe andati assieme a Pisino! E poi, perche volerli privare sì tosto della compagnia di ospiti tanto cari? — Ci fu mestieri accondiscendere in parte al gentile desiderio; e mentre alcuni dei nostri, unitamente a quelli che intendevano recarsi a Pisino la sera stessa, si fermavano colà, noi proseguimmo il viaggio per Pola, portando nel cuore una cara memoria dell’ affettuosa accoglienza. A sera inoltrata, il nostro “ Vergerlo „ entrava nel porto di Pola, alla meta del suo viaggio. — Adagiata all’ ombra delle colline battute dalla luna che sorgeva da tergo, la città si atteggiava al riposo; e solo il secolare Colosso, illuminato nella sua maestà dai fantastici albori della luna nascente, vegliava alla vedetta............. * * * L’indomani alle 10 ant. eravamo a Pisino. Si passò qualche ora visitando la simpatica citta, che doveva in quel giorno ricevere novello battesimo della sua nazionalità. Nella mattina, arrivarono altri soci delle città interne; e quasi tutte, a grande onore del sentimento patriottico degli Istriani, erano bene rappresentate. Nè valsero i disagi del viaggio e la fredda stagione contro il buon volere onde tutti erano animati. * * % Nel pomeriggio ebbe luogo il Congresso nella sala Comunale. E tale fu l’intervento dei soci ed il concorso del pubblico, che la sala, grande per sè, ne fu.appena capace. Notammo fra i comparsi i più distinti patri-otti istriani : vecchi incanutiti nella lotta pei sacrosanti diritti del paese ; giovani baldi, pieni d’animo e di buona volontà, convenuti per addestrarsi alle prime armi della vita politica, per farsi degni di quel sacro retaggio, che verrà loro tramandato dai valorosi veterani delle patrie battaglie. E fu eloquente assai la presenza di quelle amabili signore, di quelle vezzose fanciulle ! Come noi pensano le nostre donne, partecipi esse pure, almeno col pensiero, alle nostre lotte, alle nostre vittorie, alle nostre speranze. * * * Non mi intrattengo a lungo del Congresso, per coerenza a quanto dissi da principio, e perchè ne è parola in altra parte di questo giornale. Dirò, per riassumere il tutto : non poteva andar meglio. — La Presidenza eletta ad’ unanimità ; lo Statuto approvato tale quale o poco meno. Ci furono dei bei discorsi coi relativi applausi — questa volta però non convenzionali, ma meritati e di cuore. — In somma, un accordo da far sperare bene assai. * * * Lo hanno voluto un plebiscito e mal per loro. — Alla prima disfida rispondemmo con una schiacciante vittoria elettorale. Quindi, salutare avvertimento ai sognatori di utopie, ci unimmo in fratellevole consorzio ; e ad affermazione della nostra forza, istituimmo la Società Politica, baluardo ai loro inani conati. Radicato nella coscienza del popolo istriano, questo nuovo sodalizio non può venir meno agli alti suoi destini. Tetragono ad ogni evento, starà a ripetere a coloro che lo vogliono ignorare, che, “con caratteri immortali di monti e di marine son segnati i confini delle Nazioni,,. * * * La sera ci fu ritrovo al Casino Sociale. Vi si passarono alcune ore in lieta conversazione, e il grande avvenimento del giorno era sulle bocche di tutti. Nè mancò il ballo a completare 1’ allegria. Un balletto, direi quasi, en familie, improvvisato lì, su due piedi, ma animato assai e che durò a lungo. A ora tarda, ci separammo coi più cordiali saluti, e ripetendoci l’un l’altro un “arrivederci e presto * * * L’indomani lasciammo Pisino coll’ animo pieno di soavi memorie, riconoscenti della gentile accoglienza. E salutando quei simpatici conterranei, non potevamo a meno di invidiar loro, ci perdonino il peccato, l’ambita gloria, di tutelare fra le proprie mura „il Palladio della difesa nazionale». -------------------------------------------------- EXCELSIOR! Che cosa è 1’ uomo, mi diceva un dilettante d’ a-stronomia, che cosa è l’uomo di fronte all’ immensità del creato ? Un atomo messo là ad occupare un punto nell’infinito, a vivere un istante nell’eternità. E mi dichiarava le leggi dei mondi, le rotazioni, le rivoluzioni, le distanze, quel complesso di maraviglie insomma, che a pensarci ti mette il capogiro. E di fatto io mi sentiva piccino piccino, sentiva una sensazione come di schiacciamento, di annichilazione, una solitudine desolante e spaventosa e come un bisogno di afferrarmi a qualche cosa. È l’effetto del sublime. A piè del Vesuvio Leopardi provò qualche cosa di somigliante, e traduceva la desolazione dell’ anima sua in qella canzone che durerà per avventura più a lungo del vulcano : la Ginestra. In una scena del Paradiso Perduto il nostro pro-toplasta fa ressa a non so più quale degli Angeli, perchè gli chiarisca la natura e lo scopo degli astri. L’ Angelo se ne schermisce : non senza un perchè Dio li ha collocati sì lontano dall’ uomo ; se fosse stato nella sua intenzione che ne sapessi d’avvantaggio, te li avrebbe resi più accessibili .... Che l’Angelo lo volesse preservare da quel senso di scoraggiamento che invade chi per poco si faccia oltre alla superficie nella meditazione di così fatte meraviglie ? Esso non è diffatto profìcuo alla vita morale. Senonchè, vanito quel primo stupore, e ritornata la calma e la serenità della mente, l’uomo alza la fronte, e si sente più grande del creato : Excelsior. La materia, per quanto luminosa, per quanto armonica, per quanto estesa, non ha, come l’uomo, la coscienza di sè, non è libera, non ragiona, non vuole, non ama; essa è la manifestazione di una volontà e di un pensiero, che le sono estranei ; onnipotente volontà, pensiero sublime, infinito, ma che non è suo. E l’uomo indovina quel pensiero, anzi in parte lo conosce, se non per i suoi scopi finali, certo per 1’ attuazione del moto: L’uomo è un’intelligenza. (;’ è di più : l’uomo è un’ intelligenza servita da organi, consta di un’ anima ragionevole e di un corpo. In lui tutto il creato giunge alla consapevolezza di sè, a una tal quale personalità; imperocché nell’uomo c’è la materia fondamentale, nell’ uomo la vita organica vegetale delle piante, la vita animale delle bestie, il tutto sostanzialmente unito all' anima ragionevole e consapevole in unità di persona. E però nell’uomo vive il creato ; si può dire, che 1’ uomo lo rappresenti ; per lui ed in lui tutti gli esseri sanno di esistere, in lui e per lui innalzano tutti un inno di lode, di amore e di ringraziamento al Creatore, e ne maravigliano 1’ onnipotenza, la sapienza e la bontà. E antica la sentenza che l’uomo è un piccolo mondo, un microcosmo. Il Derni, per il gusto di ridere e di far ridere (sebbene riesca molto frequente a noiare) volge al comico la sentenza, e se ne burla in un sonetto, quanto magistrale per il meccanismo della forma, altrettanto sconcio e volgare. Ma non. è per questo che la sentenza sia meno vera, nè il fatto meno stupendo. E badate com’io la rincalzo. Lo spiritismo ha dato ragione ai teologi. Chi oserebbe oggimai di contestare l’esistenza d’intelligenze non condizionate alla materia ? Oltre il mondo visibile, ce u’ è dunque uno invisibile, il mondo degli spiriti. Per un argomento di analogia desunto dalla natura materiale, dove dal granello di sabbia amorfo al minerale meglio cristalizzato, allo spato calcare, se indovino; I da questo all’ alga ; dall’ alga alla sensitiva ; dalla sensitiva che sembra avere un principio di vita animale, all’ infusorio che ne segna il più basso gradino ; dal-1’ infusorio al corpo umano si vede un’ ascensione quasi per gradi: ci convinciamo inoltre che i suddetti teologi non sono fuori del vero, quando insegnano che altrettanto avviene nel mondo degli esseri incorporei. Non sono tutti eguali gli spiriti ; anche nel mondo sopras-sensibile c’ è una graduazione. Se ora questi gradi ce li figuriamo come anelli di una catena, avremo due caténe immense, 1’ una del mondo corporeo, 1’ altra del mondo delle intelligenze. 11 lettore intravvede a questo punto dove io voglia riuscire; l’uomo è il punto di contatto del mondo dogli spiriti e del mondo della materia, perchè consta di spirito e di materia ; 1’ uomo è 1’ anello che unisce le due catene, che rappresenta non il mondo della materia soltanto, ma sì anche il mondo delle intelligenze : 1’ uomo è il creato, 1’ uomo è tutto, 1’ uomo è il gran Pan. Quali proporzioni non acquista per ciò nella nostra mente il concetto dell’ uomo ! Quale impulso da ciò a nobilmente operare, a megliorare, a progredire ! Quale abominio per tutto che è basso, vile, triviale! Excelsior! Chi sa quanti avranno sorpassato il mio articolo dopo le prime linee ! Imperocché chi è mai che voglia occuparsi nell’ ora del chilo di simili astruserie? Altri 1’ avrà letto por intero, e 1’ avrò fastidito colla durezza e 1’ oscurità del dettato. Mi creda che non 1’ ho fatto apposta. Volevo intrattenermi seco della nostra nobiltà, delle nostre glorie, ricordandoci a vicenda ciò che sapevamo tutti e due, ma che giova ripetere con qualche frequenza adesso che ci vogliono fratelli alle scimie o funghi trasformati. ------------------------------------------------- CORRISPONDENZE. Fisino 13 Gennaio 1884. Leggemmo davvero con diletto il vostro giornale. Lavorino molti al bene della provincia, e noi batteremo a tutti le mani e diremo bravi. Ci lia fatto poi un piacere singolare che abbiate aperte le vostre colonne ad eventuali lavori letterari. E il nostro contento sarà pieno, quando vedremo corrisposta la vostra gentilezza con numerosi articoli di questo genere. Questa notte ho sognato, che la seconda metà di codesto giornale fosse gremita di poesie e di articoli di estetica, di morale, di critica letteraria. Avete parlato sì abbondante di sogni nel primo vostro numero, che la fantasia mi s’ è avviata per quella parte. Senonchè non sarebbe difficile che questo mio sogno si avverasse. Anzi vi suggerisco il modo di tradurlo in realtà, o, meglio, lo suggerisco a’ miei comprovincialii Qualche anno fa mi venne detto di un periodico francese La Science Fopulaire, dove specialisti in ogni ramo dello scibile umano trattavano in modo accessibile a tutti le partite più utili e più interessanti delle molteplici discipline. C’ era il suo articolo di medicina, di tisica, di storia naturale, di edilizia, di diritto naturale, di letteratura, di teologia, di astronomia, di geologia e di non so quante altre cose in ia. Ora ciò che si fece là, non si potrebbe far qui ? 0 mancano medici, professori di fisica, di geografia astronomica, di storia naturale, cultori delle lettere italiane, legali, ingegneri istriani? Scrivano qualche cosetta, sagrifìehino sull’ altare della Patria una mezz’ oretta al mese, che sarà anche questa un’ opera di patria carità. Dio voglia che avvenga! Abbiamo molte giovinette in provincia piene di talento, le quali potrebbero istruirsi in famiglia colla lettura del vostro periodico. Quale risveglio intellettuale nella provincia, se le mammine fossero colte ! Si sa : è sulle loro ginocchia che si formano le generazioni. E qui finisco augurandovi prospere sorti e lunga vita. Grisignana li 11 Gennajo 1884. Onorevole Signore ! Oggi la Società di Mutuo Soccorso Cooperatrice in Grisignana riceveva gratuitamente il I. Nr. del giornale „Patria" di Capo distria, direttole dalla S. V. Ill.ma Tale atto di deferenza verso questa Mutua devesi interpretare oltreché quale segno di affetto, ben anco quale dimostrazione di quei vincoli fraterni, che, mercè la logica dei fatti, stringono i militi del lavoro, del mutuo soccorso, con quelli della libera stampa. Così questo sodalizio, che comprende come il suo scopo non si basi soltanto sul Mutuo Soccorso, ma ben anco sull’istruzione generale dei propri associati, mercè la cortesia e deferenza delle Spettabili Amministrazioni, riceve 4 giornali gratuitamente, quali — „l’Operaio" e „l’Alba" di Trieste — „Patria" di Capodistria, e TIstria" di Parenzo. Il sottoscritto, Presidente della Mutua di Grisignana, interpretando i sentimenti dell’ intera Società, presenta atto di ringraziamento pel gentile invio del giornale „Patria", al quale augura prospere sorti nel campo dell’utile generale per questa nostra amata Istria: e coglie 1’ occasione per protestarsi con distinta stima, e pari considerazione di Lei Onorevole Signore Devotissimo Elio Torcello Muggia, 21 Gennajo 1884 Seduta odierna della Rappresentanza Comunale. Presidenza signor Podestà Vallon. Sta al primo punto dell’ ordine del giorno la lettura ed approvazione del P. Y. dell’ anteriore tornata, compilato — more solito — ad usimi delphini, per cui il Rappresentante, Gnor. Crociani, naturalmente lo impugna, rimarcando 1’ omissione e della sua proposta di fui. 4000 per 1’ esazione delle addizionali alle indirette e tasse indipendenti comunali e della sanzione data alle mozioni del Comitato di revisione de’ bilanci comunali prò 1881-82. Secondo il preletto verbale le mozioni in discorso sarebbero soltanto state prese a notizia, mentre la verità invece è che vennero formalmente votate. Gli risponde 1’ Gnor. Rappresentante Pasquale Marchio adducendo — unica ragione contro la relativa rettifica richiesta dal preopinante — la consuetudine sinora invalsa, di non rettificar mai i verbali, onde crede si debba senz’ altro passare al secondo punto. La splendida argomentazione viene da lui estrinsecata in modo si poco urbano e parlamentare; che solleva l’indignazione dei presenti, senza che però venga in mente al Podestà di chiamarlo all’ ordine. Si spera che simili incidenti non si ripeteranno a meno che non si voglia compromettere la dignità di quest’ aula municipale. Protesta contro la singolare eccezione Marchio 1’ Gnor. P. Frausin e la Rappresentanza ammette la rettifica Crociani in oggetto addizionali e tasse, sorpassando però sull’ altra importantissima sovra cennata, che si risolve nell’ aprimento d’ un’ inchiesta di fronte all’ anteriore amministrazione comunale. Siamo curiosi di veder ora cosa ne farà la Commissione eletta ad hoc. Al secondo punto dell’ ordine del giorno sta la relazione in inerito alle trattative tra questo Comune e l’Amministrazione dei Civici dazi di Trieste. Viene letta la risposta negativa di questa alle condizioni postele nella seduta precedente ed una lettera del signor Giuseppe Gorupp, che offre per la riscossione delle sovra imposte ut supra fiorini 4Q00. Il Rappresentante Crociani nota, che il sig. Gius. Gorupp, facendo l’anteriore offerta di soli fiorini 3600 dava la sua parola d’onore di non poterla comunque aumentare ; perciò opina, debba la Rappresentanza aver perduto ogni fede in lui ed essere di lei obbligo di non curare 1’ ulteriore proposizione. È questione codesta, di moralità — ei dice — epperò propone di avvisare ai mezzi di intendersi a preferenza — in base all’ anteriore deliberato di massima — coll’ amministrazione dei Civici dazi di Trieste, pella conclusione dell’ importante affare. Non sono d’ugual parere alcuni amici del Gorupp, che siedono in aula. Essi propugnano 1’ offerta di lui e con ragioni sì poderose e cortesi, che, a salvaguardia della propria dignità ed a scanso di corresponsabilità verso gli elettori ed i censiti, i Rappresentanti P. Frausin ed F. Crociani sono costretti ad abbandonare la sala. L’offerta Gorupp viene poi accettata, prendendo parte alla votazione i signori Crisanaz, Sabaz e Sebastiano Frausin, immediatamente interessati nell’ arrenda discussa. Si respinge al susseguente punto dell’ ordine del giorno, la domanda di sussidio di un povero contro l’esplicito disposto della legge comunale. Pare si sia quindi studiato anche il modo di far sloggiare dall’ufficio comunale il sergente di gendarmeria, col pretesto d’un lucro insignificante ; ma non so riferirvi nulla di certo in proposito, perchè non ne ebbi contezza. In chiusa una considerazione. Muggia al pari degli altri comuni, dipende dall’ Inclita Giunta Provinciale e dall’Inclito I. R. Capitanato Distrettuale di Capodistria ; non dovrebbero dunque queste due Autorità porsi d’ accordo per fare almeno osservare a Muggia le leggi ? Od almeno il Capitanato di Capodistria non potrebbe intervenire alle tornate di questa Rappresentanza, perchè si salvino se non altro le convenienze e non sia il Segretario Comunale quello che propone, sostiene, discute e fa deliberare le proprie mozioni, com’ è accaduto oggi? Non lo ho rilevato nell’esposizione, che vi venni facendo di quanto fu pertrattato in seduta, ma le cose stanno davvero così. x. Pubblicheremo nel prossimo numero altre corrispondenze, che ci giunsero troppo tardi. •-------------------------------------------- “V si ria-. Da Napoli, il chiarissimo Sig. Commendatore G. P. Giustini ci ha favoriti d’un suo splendido discorso „in memoria del Pellegrinaggio nazionale alla tomba del Gran Re Vittorio Emanuele, 9 Gennaio 1884 a Roma,. Siamo spiacenti di non poterlo pubblicare per la sua ampiezza. * * * Fra le tante bandiere che figurarono al Pellegrinaggio, ci fu pure la bandiera dei Mille. Essa era portata nel gruppo bergamasco, dal Sig. Parponi, che ora è capitano della milizia territoriale e che nel 1860 sbarcò a Marsala. Su quella bandiera è scritto, a caratteri d’ oro : Italia e Vittorio Emanuele. Talamone, 7 Maggio 1860. “L’apparizione di quella bandiera per le vie di Roma — nota il “Fracassa, — ha il valore di un ricongiungimento storico : con essa e per essa l’Italia ritorna alle sue origini, alla forma da cui nacque, al patto che rese possibile il compimento dei nostri destini,. * * * “L’Istria, del 19 Gennaio scrive : Tutta la difficoltà di trovare un rimedio contro la filossera, egli è che esso rimedio dovrebbe uccidere l’insetto senza nuocere alla pianta. Problema di difficilissima soluzione. 11 D.r Mandou avrebbe usato, con lieto successo, una soluzione di acido fenico nell’ acqua, che si diffonde per tutta la pianta senza nuocere alle funzioni vegetali e senza danneggiare i frutti : la vite diventa insetticida mediante 1’ assorbimento, avvelena le filossere. Il tempo necessario per uccidere il parassita varia coll’ umidità del terreno e secondo la quantità di acqua fenolata, che è stata introdotta nella pianta. Numerose esperienze, sempre secondo il ricordato esperimentatore, avrebbero già dimostrato 1’ efficacia del nuovo insetticida. * * * La notte del 4 cori-, una guardia comunale di pubblica sicurezza uccise per animosità, a Spalato, con un colpo di rivoltella un marinaio chioggiotto, che ritornava tranquillo al suo bragozzo. Contro il fatto feroce, per bocca di quell’ insigne patriota dalmate, eh’ è il D.r Bai amonti, protestò altamente la cittadinanza spalatina, in nome d’una ospitalità, cui non venne mai meno. Dopo i funerali del-l’ucciso, che riuscirono splendidissimi per concorso di notabilità e di popolo, quantunque l’agente consolare italiano tentasse d’impedirli, il D.r Baiamonti, assieme a quaranta rispettabili persone, si recò al palazzo del Governo, a significare l’indignazione dei suoi concittadini pel misfatto commesso ed a chieder esemplare punizione del colpevole, a riparazione dell’ offesa, ch’egli ha recato a Spalato. Il rappresentante del Governo assicurò che a questo provvedeva ed ebbe parole oneste e generose, che il Dr. Baiamonti ripetè poscia alla popolazione, perchè pacificamente si sciogliesse. D’ altra parte “noi sappiamo — dice il “Diritto, — che il nostro Governo farà il suo dovere, ma non dobbiamo tacergli, che le condiscendenze e le debolezze di altri ministeri hanno diffusa in certe località, a noi vicine, un sentimento assai poco decoroso per il nome ed il decoro dell’Italia ed una specie di credenza nella impunità per qualsiasi azione consumata a danno di un italiano. Ora è bene che queste credenze e queste strane idee si mutino e tosto. L’ energia varrà ad acquistarci maggior considerazione, maggior rispetto, più salda amicizia." * * * Giacché abbiamo toccato del nome chiarissimo del Dr. Baiamonti, accenneremo ad altro egregio dalmata, che si spegneva precocemente in Italia. Scrivono al „Diritto" da Palermo. Palermo, 14 gennaio. Ben dolorosa è registrare la morte di un uomo, estinto nel fiore degli anni, nel massimo vigore della mente, nella maggiore sua attività ! Ed il compito è ancora più grave quando quest’ uomo è stato un nobile amico ! Tale fu per noi ed anche per voi il professore Enrico Predolini. Povero Predolini ! A 35 anni venuto in Italia dalla sua Dalmazia, si dedicò all’ insegnamento, in cui era facoltizzato : poi, con somma passione, visitò la nostra Sicilia, ove cominciò a comporre e stampare con rara abilità, in rilievi di teutonica precisione, le carte geografiche di ogni singola provincia, mirando a formare un atlante scolastico completo di tutta Italia con un nuovo metodo ; opera colossale, impari quasi alle forze d’ un uomo. Il lavoro costante, le pene, il rammarico provati nell’ adempimento di tale impresa, gli produssero un malore, che gli aperse improvvisa la tomba in mezzo a questo bel cielo, dinanzi alla splendida nostra marina. Noi non abbiamo parole a rimpiangere abbastanza questa perdita ed al nostro dolore si associeranno quanti conobbero il professore Predolini anche in Roma, dove, ira gli altri, il ministro dell’ istruzione pubblica dimostrò al nostro collega tanta benevolenza. * * * Ci venne narrato, che lo Stabilimento tecnico triestino abbia ceduto all’ impresa Cesare e C. il piroscafo „Giustinopoli" che con generale soddisfazione batteva sinora la linea Rovigno-Trieste. --------------——---------------------------- CRONACA LOCALE A tutti i giornali che cortesemente salutarono la nostra comparsa tributiamo i migliori ringraziamenti. * * * Capo distria ha ora il conforto di riavere per sempre il suo chiarissimo Abate don Angelo Marsich. Egli giunse il 9 corr. col vaporetto da Trieste, ove venne giubilato ; e allo sbarco ebbe l’ossequio di molti cittadini con a capo il Podestà, che l’accolse in nome di Capodistria. A Trieste egli era da ben otto lustri semplice curato, sempre zelante e liberale, e studiava la patria storia sì assiduamente da riportarne cagionevolezza per tutta la vita. E i soli onori venutigli durante i lunghi e faticosi anni, sono la stima e la simpatia di quella cittadinanza : onori, altissimi sempre, ma per lui i maggiori che potessero rallegrare la sua vecchiaia, la quale gli auguriamo sempre prospera. * * * Addì 8 Gennaio corr. la cruda Parca ha rapito al Consigliere Municipale anziano Sig. Marco Cadamuro-Morgante l’unica sua bambina. Ai desolati genitori le nostre più vive condoglianze. * * * In seguito a deliberato preso nel congresso generale 19 Agosto decorso, il Consiglio de’ procuratori della locale Società cittadina di navigazione a vapore ha, nel-l’ultima sua seduta, nominato una commissione, perchè in comune coll’ onor. Direzione della nostra Società Operaia,* — la quale ha fatto seri studi in proposito — voglia avvisare ai mezzi d’ istituire qui una banca popolare. A membri della Commissione furono eletti i sig. Cobol Giorgio, Gambini Dr. Pio, Bongo Elio, de Mado-nizza Dr. Pietro, Pizzarello Paolo ed Adolfo Valmarin. * * * La Presidenza della locale Società di Abbellimento ci prega di pubblicare, eli’ ella sarà gratissima a quanti amassero di regalarla di piante di fiori o d’alberi ad uso d’ ornato. * * * Il nobil’ uomo Giuseppe dei Conti Borisi, nostro concittadino, morto a Romans nel Dicembre decorso ha legato ai poveri di questa città l’importo di f. 50, che gli eredi di lui rimisero al nostro Podestà, perchè li distribuisse d’ accordo coll’ ufficio parrocchiale. * * * Ad opra encomiabile di questo Comando di Gendarmeria è stata scoperta la madre snaturata del bambino, che nel giorno 6 corrente fu trovato cadavere nella campagna Gambini in Semedella. È una villica di Gason, Comune di Paugnano, d’anni 40 circa, vedova da oltre a cinque anni. Venne arrestata assieme a due suoi figliuoli e posta a disposizione di questo Giudizio. * * * Di questi giorni il cantiere Poli ha accolto nel suo seno un terzo veliero in riparazione della portata di 200 tonnellate. Nel cantiere stanno così in lavoro quattro legni ed il Belvedere risuona un’ altra volta giulivo dell’ allegra nota delle incudini e dei martelli. Possa a lungo durare l’armonia dei tuoi numeri, santa musica dell’ operaio ! RINGRAZIAMENTO I sottoscritti si recano a dovere di esprimere le più sentite azioni di grazie alle Inclite Autorità locali, a’ cittadini, amici e conoscenti, che partecipando ai funebri de’ 9 corrente della compianta loro bambina Marianna, cooperarono ad accrescerne la solennità ed a lenire lo strazio de’ desolati MARCO ad ANTONIETTA Conjugi Cadamuro - Morgantc