ANNALES • Ser. hist. sociol. • 13 • 2003 ■ 2 POROČILA IN OCENE / RFLAZIONI E RECENSIONI / REPORTS AND REW IEWS, 427-446 Oto in Breda (Kolonizacija spomina. Politika in tekstualnost domobranskih spomenikov po letu 1991). Vsebinski sklopi, ki tvorijo obravnavani zbornik, zajemajo vsa vprašanja, ki se jim akademik Janko Ple­ terski posveča v svojem znanstvenem delu. Vsi prispevki so objavljeni v jeziku, v katerem so bili napisani. Širok spekter tem, ki jih knjiga nudi in imenitnost avtorjev so zagotovilo, da bo po njej segalo veliko število bralcev, ne samo zgodovinarjev in humanistov. Ivica Pletikosič ATTI DEL CONVEGNO E COMMEMORAZIONE DI ANTONIO BAJAMONT1 MIRABILE PODESTÀ D1 SPALATO. Tenutosi il giorno 20 del mese di ottobre dell'anno 2001 presso il Circolo délia stampa di Milano. Milano, Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Comitato provinciale di Milano, 2003, senza indicazione delle pagine. La caduta délia Serenissima non porto a grandi sconvolgimenti sociali ed istituzionali in Dalmazia. Questa terra continuo ad esprimere il suo essere anche nei decenni successivi. L'Unione délia Dalmazia al Lombardo-Veneto, che si protrasse sino al 1866, rap- presento il legame ideale di quella terra con ('Italia. Con la terza guerra d'indipendenza, la battaglia di Lissa e la conseguente cessione del Veneto asburgico a favore del regno sabaudo, la patria di Diocleziano entro in una nuova fase délia sua storia. La controffensiva di Vienna, atta ad ostacolare il cammino degli italiani di Dalmazia, poiché "pericolosi" in quanto auspicavano l'unione délia stessa alla corona dei Savoia, si tradusse in una lenta e gradúale morte délia presenza neolatina sulla sponda orientale dell'Adriatico. Le scuole, le organiz- zazioni, gli enti di matrice italiana furono messi al bando dall'Austria, favorendo di conseguenza ('ele­ mento croato, considérate più fíelo ed estraneo da qualsiasi forma di irredentismo. Nonostante il clima poco favorevole alla componente dalmato-veneta, quest'ultima si organizzo e diede nuova vita. Sono gli anni in cui si sviluppano i due grandi partiti, ovvero quello autonomista, propenso ad una Dalmazia esclusa da qualsiasi vincolo con la capitale austríaca e con Zagabria, nonché quello annessionista, favorevole all'unione con la Croazia. I due partiti denominad rispettivamente "italiano" e "croato", non devono essere confusi, e considerad delle organizzazioni su base nazionale. Innanzitutto il concetto di nazionalità si tro- vava ai suoi albori e prevaleva ancora una identi- ficazione régionale, dietro le quali si riflettevano le consuetudini e la microcultura di una determinata area. Per questo motivo le due fazioni raccolsero entro di sé sia esponenti di lingua e di cultura italiani e/o croati, o anche di entrambe, considérate il fatto che la Dalmazia fu da sempre una regione di contatto tra il mondo romanzo e quello slavo. In questo contesto di passione política inquadriamo pure Antonio Bajamonti di Spalato, personaggio di notevole rilievo ed espressione sublime délia "pagina" italiana délia storia ottocentesca dalmata. Studiare il XIX secolo in Dalmazia, significa analizzare soprattutto la vita municipale delle cittadine dai connotati típicamente veneti. Vuol dire prendere in considerazione quelle comunità che si sentivano ancora figlie di Venezia, e corne tali si comportavano. Ma nonostante questi aspetti, lo storico che affronta questo periodo non deve omettere la nuova dimensione che intéressa la regione, ovvero il sorgere délia coscienza nazionale tra gli slavi. Quest'ultimi, per secoli coabitatori délia regione, ac- canto ai "romani" delle città, erano visti soltanto corne contadini e pastori, morlacchi, ovvero una massa di persone ancora alio stato infantile. A poco a poco i croati riuscirono a prendere il sopravvento (grazie all'appoggio e alla complicità austríaca) scardinando l'elemento italiano dalle sue posizioni egemoniche. Si verifico cos'i il "crollo" dei municipi; l'ultimo a cadere fu Ragusa nel 1899, escludendo, ovviamente, Zara, roc- caforte italiana délia regione. Ritornando a Bajamonti, ricordiamo che quest'estate è uscita una pubblicazione concernente lo stesso dal titolo "Atti del convegno e commemorazione di Antonio Bajamonti mirabile podestà di Spalato" edito dal Co­ mitato Provinciale di Milano dell'Associazione Nazio­ nale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD). La mani- festazione svoltasi nel capoluogo lombardo, il 20 ot­ tobre 2001, s'era prefissato di daré un contributo concernente la figura e all'opera del grande dalmata. Nato nel setiembre del 1822, frequento il liceo spalatino dopodiché si iscrisse alla facoltà medico-chirurgica di Padova ove si laureo. Nel 1860 fu eletto podestà e vi rimase alla guida délia città sino al 1882 (eccetto una breve interruzione nel 1864-65). Rispettato e ammirato sia dagli italiani che dai croati, Bajamonti fu il faut ore di importanti opere pubbliche, corne l'introduzione dell'il- luminazione a gas, la costruzione dell'acquedotto, dell'ospedale, di una piazza circondata da gallerie, délia diga del porto; nonché la creazione di scuole tecniche, la Banca dalmata, la scuola operaia ecc. (cfr. Oscar Randi, voce Bajamonti, in Enciclopedia italiana, vol. V, Roma 1949, p. 886). Il volume summenzionato si apre con i saluti da parte di Giannantonio Codeas, Consigliere nazionale dell'ANVGD e del dott. Vittorio D'Ambrosi, presidente del Comitato provinciale di Milano dell'ANVGD. I lavori vengono aperti dal prof. Fulvio Salimbeni dell'Università di Udine con il tema "Vita di un grande italiano di Dalmazia", e sottolinea in primo luogo la scarsa attenzione délia storiografia italiana aile proble- matiche legate alla sponda orientale del mare Adriático, 444 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 13 ■ 2003 • 2 POROČILA IN OCENE / RELAZÍONI E RECENSIONI / REPORTS AND REW IEWS, 427-446 indicando anche le nuove prospettive di ricerca, come ad esempio ¡I ritorno dello studio dei grandi personaggi, che non e solo ricostruzione del la vita di un singólo, bensl pub essere l'occasione e un modo per affrontare un periodo piu o meno lungo. Aggiungiamo, poi, che uno degli esempi recenti piu noti e sicuramente I'ampio lavoro di ricerca di Renzo De Felice inerente la biografía di Benito Mussolini, il cui risultato finale e una monumentale storia d'ltalia dalla fine dell'800 sino al 1945. Una storia nella quale il duce e si al centro del la trattazione, nía vengono analizzati tutti i segmenti possibil i della realta italiana. Interessante anche l'inter- vento del prof. Gastone Coen di Zara riguardante "Antonio Bajamonti 110 anni dopo" nel quale affronta la vita quotidiana della citta di Spalato, allargando lo sguardo ad una Dalmazia permeata di cultura italiana, ponte, tra ¡'Italia e la Slavia. II prof. Luciano Monzali dell'ateneo di Bari presenta un'ampia relazione dal titolo "Dalmati o italiani? Antonio Bajamonti e il liberalismo autonomista a Spalato nella seconda meta dell'Ottocento". Nel lo stesso traccia la feconda attivita política del podesta, sia nella Dieta provinciale dalmata (1861-91) che nella Camera dei deputati austríaca (1867-70 e 1873-79). Una personaba che rimane an­ cora largamente sconosciuta o mal compresa. Prende ¡n esame l'eterogeneita della citta, costituita da italiani e croati bilingui, con i borghi abitati da slavi il cui idioma era il dialetto ciakavo. "La coesistenza di questi nuclei urbani che appartenevano alia medesima unita ammi- nistrativa e comunale rendeva Spalato una citta italo- slava", secondo lo storico pugliese, e continua (Baja­ monti) "si sentí e considero innanzitutto spalatino, e, ¡n quanto tale, poteva dichiararsi, senza timore di contraddizione, dalmata di lingua e cultura italiane, ma anche amante e difensore della civilta slava dalmata". Nello scritto non poteva mancare il "duello" con Gavrilo Rodic, governatore della Dalmazia negli anni 1870- 1881, slavofilo e nemico dichiarato degli autonomisti dalmati, che, a suo modo di vedere le cose, erano "una forza política infame (...) la cui italofilia preoccupava come possibile Índice di future tentazioni secessioniste". Sino alia fine, Bajamonti fu un acceso sostenitore della causa italiana della Dalmazia, pronunciando "La lingua italiana, o Signori, non ci fu importata, e nostra" rispettando al contempo anche i diritti dei croati e dei serbi. II contributo finale e quello del senatore Lucio Toth che nel suo intervento sostiene che "Soltanto attraverso contributi di tale acribia scientifica e possibile com­ prendere e valutare appieno una figura come quella di Antonio Bajamonti". Nei rimanenti 2/3 del volume i curatori dello stesso hanno ritenuto opportuno proporre alcuni opuscoli, in versione fotostatica, scritti dal podesta spalatino. A mió avviso, si tratta di un'appendice di grande valore, in quanto, lo studioso di storia dalmata, ma non solo, ha cosí a sua disposizione testi rarissimi, di primaria importanza per comprendere il periodo in questione, Essi sono i seguenti: Dlscorso inaugurale del Dr. A. Bajamonti 4 luglio 1886, Spalato 1886; Discorso pro- nunziato alia Camera dei deputati, Spalato 1876; Relazione della Congregazione municipale di Spalato letta all'onorevole Consiglio riunito nel cti 25 decembre 1860; Nello inaugurare la pubUcita delle sessioni municipalI ¡n Spalato, Trieste 1862; lllustrazione del Teatro Bajamonti in Spalato, Spalato 1860. Ritengo doveroso soffermarmi, invece, sulla pubblicazione finale riprodotta nel volume. Si tratta del libro "Onoranze funebri ad Antonio Bajamonti" (Zara 1892) di ben 338 pagine, con una miriade di informazioni inerenti la morte del grande dalmata, che in qualche modo ha sorpreso tutta la costa orientale dell'Adriatico. Vengono riportati gli articoli apparsi sui giornali di Zara, Trieste, Trento, Vienna, Graz, Roma, Napoli, Bologna, Genova, Milano, Pola. Le pagine seguenti presentano i telegrammi di cordoglio provenienti da ogni dove. Tutta la Dalmazia fu, almeno con il pensiero, presente al funerale del podesta. Arbe, Pago, Zara, Sebenico, Knin, Verlicca, Traii, Almissa, Lésina, Lissa, Comisa, Curzola, Macarsca, Imoschi, Ragusa, Cattaro, tanto per citare alcune localita, espressero ¡I dolore per la grande scomparsa. Da quest'ultima cittadina, il podesta Ste­ fanovič scrisse, in serbo-croato, ad Ercolano Salvi di Spalato, pregándolo di far partecipare l'omonimo co- mune al corteo fúnebre con una corona sulla quale vi sarebbe stata, da un lato la scritta "Opčina Kotorska" in caratteri cirillici, nonché "II Comune di Cattaro" dall'altro. Sono tantissimi i messaggi inviati alia vedova. Dall'estremo meridione della Dalmazia giunse il seguente: "Gioventu di nazionalita italiana di Cattaro, piangendo venerando patriota, augura che l'esempio da lui dato non rimanga infecondo". Tantissimi anche i telegrammi provenienti da Trieste, Capodistria, Pirano, Parenzo, Pola, Albona, Lussinpiccolo. II podesta Venier di Buie espresse: "Lutto spalatino fe lutto nazionale, ¡mperocche Bajamonti simboleggiava lotta leonica a difesa nazionalita italiana conculcata", mentre il primo cittadino di Rovigno Rismondo scrisse: "La città di Rovigno condivide dolore della italiana Dalmazia". Non mancarono nemmeno i necrologi, apparsi su tutti i giornali dell'Adriatico, del regno d'ltalia, nonché dei Balcani come il Glas Črnogorca di Cettigne, ¡I Narodni Dnevnik di Belgrado e il Napredak di Sarajevo. Tutti questi elementi rappresentano sicuramente un punto di partenza per lo studio di una storia costituita ancora da troppi perché! Kristjan Knez 445