Anno II Trieste-Capodistria, 28 Marzo 1902. N. 24. Si pubblica il 1° e 16 d'ogni mese. Abbonamento . annuo Cor. 4.— ; Singolo numero Cent. 20. Organo del partito democratico istriano. I n s e T /. i o 11 i H. prezzi da convenirsi. Redazione rd Amministrazione : TRIESTE Via S. Maria M.sup. N.1 II piano. Secondo V impegno da noi assunto, dovevamo uscire in un anno 24 volte, cioè due volte al ! mese, ma in causa delle ultime elezioni provinciali \ abbiamo invece antecipato con alcuni numeri. Dobbiamo ai nostri abbuonati ancora l'ultimo numero dell'annata e lo publichiamo oggi, chiedendo venia se, per ragioni indipendenti dalla nostra volontà, esce in ritardo. "TJff Maschere Siamo in quaresima e quaresima morente; tuttavia non è inopportuno parlare di maschere, atteso che il nostro carnevale politico dura nella nostra provincia più di quello del calendario, onde, per compenso, le, sue maschere sono più fini, più astute, più maligne anche. Il più notabile carattere esteriore di queste maschere è la serietà, ma è serietà apparente. In realtà esse sono piccine piccine e molto vane, molto irritabili, molto vendicative; si rodono il core con piccole gelosie, con invi-diuzze, con sospetti ; vanno a gara nel farsi dispetti a vicenda; si odiano anche nel momento in cui si baciano. Quando i nostri buoni comprovinciali -vedono passare una di queste maschere, insignite di varie cariche, di alcune deputazioni, essi pensano forse che dessa avrà molto da fare, e sentiranno rispetjp per costei, che si sobbarca al grave compito di lavorare per gli altri e per la gloria. La maschera li inganna, questi buoni nostri ingenui comprovinciali. Qualunque uomo, quale sia la sua occupazione, ha tutto il giorno qualche cosa da fare se vuol sbarcare, alla meno peggio, il lunario. Ma un avvocato che sia anche, ammettiamo, podestà e due volte deputato e, aggiungiamo pure, presidente di qualche associazione, trova modo, nelle ventiquattro ore del giorno, di fare l'avvocato, di adempiere come può i doveri dei difficili mandati, e tempo anche di pranzare, di schiacciare il sonnellino pomeridiano, di andare al caffè e poi a cena e poi al caffè di nuovo, a giocarvi la partita fino a mezzanotte. Ma è naturale d'altronde che tali avvocati vadano frettolosi e solo il meno che si può — fatta eccezione per le grandi occasioni — al Parlamento e alla Dieta, che frettolosamente e superficialmente vi sbrighino gli affari necessari e più urgenti ; che discutano poco e male, senza vastità di vedute, senza profondità di pensieri ; che credano di aver fatto il loro dovere, quando hanno sbadigliato un'interpellanza inutile, o hanno detto, ripetendo le parole dell'amico suggeritore, un breve discorso; è naturale eh' essi non conoscano i bisogni del popolo o non abbiano tempo di chiederne i provvedimenti; è naturale ch'essi sembrino e sieno inutili, poiché non fanno e non possono e non sanno far niente. Ed è, ancora, naturalissimo che gli slavi e il governo non solo non ne abbiano paura, ma li facciano volontieri vittime del loro buon umore. Prendiamo per esempio i due ineffabili Mattei, che fanno parte dell'allegra brigata. Matteo il giovane è l'uomo stanco, annoiato di tutti i publici uffici rimunerativi che gli vengono offerti (o ch'egli si fa offrire). Che i publici uffici rimunerati lo stanchino e lo | annoino sino al punto di farglieli trascurare, può essere, ma non lo stancano, nè lo annoiano fino al punto di rinunciarvi, come ha rinunciato, alla carica di presidente della Società politica, che è carica gratuita. Anzi P inattività sua sembra tanto preziosa alla lieta e spensierata schiera, ch'egli può mettere delle condizioni prima di accettare il mandato. Ma son condizioni eh' egli mette sottovoce, che si accettano in segreto, mentre in publico egli le nega e dà della canaglia a chi le schicchera. Al tempo delle elezioni al Parlamento, egli — appoggiato da altri due concittadini — fu quello che si oppose primo alla candidatura dell'on. Gambini, minacciando „ch'egli con Gambini non sarebbe ritornato a Vienna a nessun costo" ; e d'altra parte, interpellato dall'on. Gambini in proposito, gli dichiarava : „non la ci creda, sono le solite arti elettorali della canagliau. Questa frase implica una definizione del vocabolo canaglia, definizione che in bocca dell' on. Bartoli, in quella circostanza, acquista un delizioso sapore. Ma P on. Bartoli sa fingere anche altrimenti. Quando in seno alla direzione della Società politica si discusse la candidatura Gambini, l'on. Bartoli, certo di restare in minoranza con 3 voti contro 7, si associò alla benevola proposta d' altro membro di udire a tempo in proposito gli elettori del grande possesso. Ma fu uno scherzo ; egli che a Vienna con l'on. Gambini non sarebbe ritornato a nessun costo, sapeva bene che l'ottanta per cento de' voti di quelli elettori sarebbero stati per l'on. Gambini, se fosse stata lasciata loro libertà di azione. Questo giochetto, come quello dell'on. deputato della quinta curia on. Bennati nei riguardi di Pola, serve nell'intenzione delle maschere astute e maligne a nascondere ai colpiti il braccio che li colpisce. E mentre di solito le sedute di direzione della Società politica — in omaggio ai principi liberali di chi la compone — sono tenute segretissime, in simili occasioni si fa sapere, in un modo o nell'altro, publicamente chi ha votato in un senso e chi nell' altro. Ah, maschere ! Passiamo, se vi piace, all' altro Matteo, a Matteo il vecchio, negli ultimi tempi appellato illustre ! Ironia delle parole ! Appunto quando sgovernano in provincia i giacobini, quando la stampa patriottica, radicale e pura, è diventata ufficiale, un uomo come il dott. Cam-pitelli diventa, e per i giacobini e per quella stampa, illustre! Come podestà di Rovigno per parecchi trienni, coi poteri di un i. r. Capitano distrettuale, esistendo colà Magistrato, egli ha fatto sorgere e tenuta viva per lungo tempo nella sua città un' accanitissima lotta cittadina, feroce così, che non si ricorda P eguale in tutta P Istria; si mantenne allora al potere con manovre elettorali, con azioni arbitrarie, con atti da despota, uso Ognibene di Levico ; eliminò allora dal Consiglio comunale i migliori uomini della città, tutti coloro che potevano esercitare qualche influenza nel-1'amministrazione comunale; compose allora il Consiglio comunale di contadini, di careghe come s'usa dire; si diceva governativo e gli altri, gli avversari suoi, erano per lui irredenti ; [ e per questo — e per la lotta eh' egli ; sosteneva contro coloro, non già per l'irredentismo, di cui li accusava, ma per non cader di sella e far posto ad altri più degni ; — la Luogotenenza non gli negò aiuto mai I e.... e continuò a farsi strada sempre collo , stesso sistema. Ed oggi è illustre! Posto alla testa della provincia, di nascosto patteggiò i con Taaffe nel 1894 le cosidette concessioni j agli slavi ed a lui quindi si dovette l'agita-| zione che ne sorse allora in provincia. E | quegli che fè scattar la prima scintilla di | quell'agitazione, con un articolo rivelatore stampato nella Provincia e il direttore della Pro-; vincia che accolse a braccia aperte l'articolo nel suo giornale, vanno adesso a braccetto con lui, il vecchio Matteo, del quale però dicono meraviglie in publico e corna in segréto. Sono appena due anni che costoro, e assieme a loro tutti i giacobini d'oggi, lo accusarono di aver i fatto un complotto per nuove concessioni agli slavi, affinchè così si potesse andare, di sorpresa, con la Dieta e Giunta a Pola, ed oggi è illustre! Ma i giacobini e quelli parentini in ispecie hanno, in questo lasso di tempo, dimenticato anche il suo memoriale secreto al ministero, che diffamava Parenzo in modo drastico a sufficienza. Allora volevano fischiarlo, bastonarlo, adesso lo salutano illustre. Nelle ultime, elezioni ha volto la schiena a Pola per favorire Parenzo e ciò basta per proclamarlo tale. Ci rivedremo a Filippi. Il vecchio Matteo sa fare il sordo, quando presiede le sedute dietali, ma anche fuori dell' aula è una volpe di gran calibro. E perde il pelo, non il vizio. In chiusa dell'ultimo articolo noi chiedevamo: sarà l'on. Tornasi la seconda vittima predestinata? Chi mira al sacrificio di lui, è proprio il vecchio Matteo. In una penosa seduta, di cui col i tempo racconteremo fedelmente i particolari, I P on. Tornasi, offeso, lo ha sferzato in pieno ! viso con quattro parole che sembravano scudi-i sciate, e il buon vecchio astuto — un bon dia-I volo come lo chiamapo coloro che lo conoscono soltanto di vista — non sa perdonare. Egli è come Jehova inesorabile, e a placarlo non bastano forse neppur i sacrifici umani. Ma i dissidenti sono ormai troppi, e non è prudente aumentarne il numero. E affinchè questi dissidenti non diventino addirittura esercito, è probabile che il buon vecchio debba questa volta rinunciare alla vendetta. I parentini del resto se non potranno aver in Giunta uno de' propri, preferiranno Tornasi a Belli, che sanno complice dell'on. Felice e al par di lui nemico di Parenzo. E noto a tutti che l'on. Tornasi è ora assolutamente contrario al trasferimento degli uffici provinciali. I giornali slavi, ripetendo quanto scrissero gli italiani, espressero il timore che il vecchio Matteo abbia posto condizioni al governo per la sua nomina a Capitano provinciale. Noi credevamo eh' essi conoscessero un po' meglio l'illustre uomo. Anche se l'Istria non avesse smentito questo fatto, si sa bene che egli, quando si tratta dell' alta carica, non mette condizioni, le subisce. Quando si tratta di questo affare egli non scherza, e non tollera scherzi ; ascolta, finche non ci sia pericolo di compromettersi seriamente, e Matteo il giovane e Felice e gli altri della brigata, ma al caso egli sarebbe capace di levare, come Abramo su Isacco, per ordine superiore il coltello affilato anche su di loro. Gli slavi, adunque, dovrebbero benedire la sua candidatura, perchè s' anco avranno a deplorare qualche sua scappata a danno loro, il bene eh' egli loro farà sarà ben maggiore del male. Gli italiani poi devono essere arcicontenti della sua nomina. Quando in seno della Direzione della Società politica si toccò della necessità di eliminare dalla vita publica i vecchi, i Yenier, i Bubba, i Glezer, i Gambini, perchè ormai hanno fatto il loro tempo, non si sprigionò dal petto dei giovani (!?), dei Bartoli, dei Bennati, dei Fra-giacomo, un grido d'indegnazione allorché uno osò parlare del consiglio dato da un distinto patriota di mettere invece a riposo per decrepitezza intellettuale il vecchio Matteo? Infatti, mancando lui, chi si presterebbe al doppio giuoco delle dimostrazioni piangenti in Dieta e delle controdimostrazioni singhiozzanti alla Luogotenenza? Il vecchio è d'altronde attivissimo; eccettuato il tempo eh' egli passa fuor di Parenzo per missioni officiose, di cui noi ci riserbiamo di dimostrare tutta l'importanza, egli lavora da prima mattina — le 2 a 3 pom. — sino a sera, ed anzi, spesso, a tarda notte si scorgono da lontano i lumi accessi del suo ufficio. I suoi meriti in tutti i campi dell' attività provinciale sono noti a tutti ; e noi non li ricordiamo perchè non sappiamo proprio da quale incominciare e per questi meriti egli fu riconfermato, benché a malincuore, a presidente del Consiglio agrario provinciale, e come tale s'ebbe insigne onorificenza perfino all' Esposizione di Parigi. Ci son de' maligni i quali vogliono sapere, che la riconferma fu condizionata, ed altri, maligni anch'essi, i quali vogliono insinuare che la provincia partecipò all'Esposizione di Parigi quand'egli era in viaggio di piacere, ma chi conosce 1' attività del vecchio Matteo sa che si tratta di calunnie e sa convenientemente apprezzarle. Oh le liete e spensierate maschere di questo sventurato paese! Gli slavi fanno ogni giorno più o meno visibili progressi, ma chi pensa a melanconie dopo il lieto carnovale delle ultime elezioni? Si forma, come un cancro in mezzo alla putredine giacobina, una società politica slava, ma che ne importa alla frivola brigata? Pisino ove ha, come la Società politica istriana, sede, Pisino cui ancor 10 anni or sono gli slavi offrivano nelle elezioni comunali i dieci seggi del primo corpo, Pisino non li ha ora ricuperati ? E il tremebondo rivoluzionario Fragiacomo, che, ledendo i doveri dell'ospitalità, ha fatto bastonare 2 anni or sono a Pirano un gruppo di inermi socialisti, non ha testé proposto a quel Consiglio comunale di associarsi al loro lutto per i recenti dolorosi fatti di Trieste ? Non è così salva la nostra italianità ? La Società politica istriana è al verde, non ha un soldo e nè coloro che le devono le retribuite cariche provinciali, nè i patrio-ticissimi milionari, che una volta le prestavano danaro su cambiali garantite da solidi avalli, iniettano un po' di sangue nell' anemica carcassa. Ahimè, anche per queste maschere verrà il mercoledì delle ceneri. Paiono dei tisici sfatti, che si ubbriachino l'ultima volta. Pur troppo sarà la provincia che materialmente e nazionalmente sconterà le pazzie altrui. Sul voto degli italiani riguardo il ginnasio di Cilli diremo uel piossimo numero. Considerazioni sulla costituii dell'Austria del 25 aprile 1848 (Contili, e fin» vedi N. preo dente). „E come oredere, eh© la razza slava, forte di sua giovinezza, e di cui tutti vedono già adesso gli arditi conati per crearsi una storia e fondare la propria potenza, non sia per approfittare dell'enorme sua numerica superiorità per opprimere gli altrui interessi, ed imporre dappertutto il suo volere e le sue leggi ? Inevitabile quindi la trista alternativa o non intendersi fra i tanti popoli assembrati in una dieta comune, o veder oppresse ed assorbite le nazionalità minori dalla più forte. E questo massimo scoglio non prevedeva e non evitava la costituzione 25 aprile. — Il principio della nazionalità e delle lingue vi era bensì proclamato altamente al § 4, ma l'enunziaaione del solo principio nou offrirebbe che una formola dottrinale, un vero concetto, ove il diritto medesimo non venisse poi anche attivato colle pratiche instituzioni atte a renderne possibile e facile l'effettivo esercizio. E di queste instituzioni non faceva promessa o parola alcuna il disposto della costituzione, che anzi volendosi al § 3 conservata espressamente l'attuale divisione territoriale delle singole provincie, si consacravano tutti gli abusi e tutte le mostruosità che impedirebbero nell'Austria lo sviluppo ed il movimento dello spirito costituzionale. Ben è vero che lo stesso § 3 permetteva di cangiare mediante una legge anche lo stato presente delle provincie; ma quale incerta e lenta operazione sarebbe ella questa col mezzo del parlamento generale dell'impero? quale pericoloso conflitto non avrebbe destato una simile discussione fra gì' interessi vitali del debole e l'arrogante possesso del forte? E come sperare che l'egoismo della nazione prevalente in una provincia si lascierebbe volontariamente sfuggire i grandi vantaggi che derivavano dal suo predominio nelle diete looali? L'avere dunque voluto piantare il moderno tempio costituzionale sopra il barocco ed informe edificio del cieco caso e dei secoli osouri, era il primo errore dell'atto ministeriale 25 aprile. L'essenza d'ogni governo libero sta nella illuminata e confidente cooperazione del popolo alla formazione delle leggi ed a tutto ciò ohe ri-sguarda il bene dello Stato. Il popolo dev'essere compreso della grande missione e poter appropriarsi il sapere e le virtù indispensabili a compierla degnamente. Ma com'è possibile tutto questo ove lo sviluppo delle varie nazionalità dell' impero sia già nei suoi primi movimenti soffocato e snaturato dalla reciproca compressione, ove l'un popolo si abitui all'intollerante superbia del potere, e l'altro svilisca nella perduta dignità, ed ove tutti portino seco alle tornate del parlamento generale non l'amore e la fiducia, ma la rimembranza dei torti, il sospetto, l'odio e la vendetta? — E che ciò sia il palesano già adesso la guerra manifesta tra lo Czecco ed il Tedesco di Boemia, il congresso di tutti i popoli slavi chiamato a Praga per sen- j timento spontaneo di quella razza vigorosa, e la protesta fatta da noi italiani medesimi contro la dieta costituente d'Innsbruck. E se non possono essere evitati gli scandali nelle assemblee legislative di Francia e di Spa-gua, ove tutti parlan pure la stessa lingua, appartengono allo stesso popolo, e sentono i medesimi bisogni, non ci meraviglieremo certo se il parlamento austriaco convocato fra gli urti di tanti opposti elementi ed interessi, offrirà lo spettacolo straziante della tumultuaria dissonanza, o quello ancora più tristo del languore, della sfiducia e dello scoraggiamento. Il campo dell'Austria non era dunque ancora preparato a ricevere I il difficile seme de-lla costituzione. Conveniva prima di tutto appianare il terreno, svellere gli sterpi, e togliere per quant'era possibile i tanti ostacoli delle promiscuità dei popoli nelle provincie, — Conveniva ridonare alle singole nazioni tutti i loro elementi, ricostruirle colla vita di un'amministraz one adattata alla lingua, all' indole ed ai bisogni di ciascuna; e separando le parti ripugnanti, togliere o scemare le tante cause d'odio e di sospetto. — E conve- | niva convincersi una volta, che i popoli possono bensì essere uniti ma non confusi j bensì amici e fratelli ma non. servi e padroni, non oppressi, ed oppressori. In una parola occorreva prima di | tutto mettere in atto ed incarnare con effettive istituzioni il grande principio delle nazionalità e delle lingue, questo grido di tutte le genti, questo lampo sublime della stessa costituzione 25 aprile. Ma così, e coll'aversi lasciati i popoli dell'Austria nella loro babelica confusione, quel principio e quel grido non erano per noi che un lampo fuggitivo ! ! Per le ragioni toccate in principio, il movimento costituzionale con tante genti diverse sarebbe cosa nuova nella storia, un nodo gordiano non ancora troncato ; nè crediamo si potesse sciogliere il difficile problema coli' applicare indistintamente all' Austria una costituzione complessa irni-| tata da quelle dei popoli di una sola e compatta nazionalità. — E questo per nostro avviso era il secondo gravissimo errore dell'atto 25 aprile. Le diverse nazionalità della monarchia non potranno giammai intendersi fra loro, almeno, assolutamente per ciò che riguarda i bisogni morali della loro individualità ; e questi bisogni sono i massimi, come lo spirito sovrasta alla materia. — Una discussione oomune fra i tanti popoli non po-trebb'essere pensabile e fruttuosa che solo rispetto ai principj ed alle cose più universali della monarchia, in quel consimil modo che per l'unità e la forza della Germania proponeva ultimamente il comitato dei cinquanta in Francoforte. (Vedi l'appendice straordinaria al num. 123 della Gazzetta universale del 2 maggio 1848;. Corre fra la condizione d'Alemagna e dell'Austria la più stringente analogia di circostanze. Deve la prima rispettare quant'è possibile l'indipendenza e l'individualità dei 38 Stati già tedeschi che le appartengono, e non esigere dai medesimi maggior sacrificio di quanto è indispensabile alla creazione della sua politica e nazionale unità, ed incombe alla seconda di non attentare, senza un vero bisogno, ai diritti ben p ù saori ed inviolabili della nazionalità dei singoli suoi popoli, Nè questo bisogno esiste, e se fu mai vero che l'arte dell'utile e della politica non debba nel suo proprio interesse scostarsi dalie leggi del giusto e della morale, ciò è vero principalmente in questo caso dell'Austria, poiché popoli o rinnegati o confusi, o prepotenti o sviliti non saranno un elemento di ordine ma di corruzione, non di forza e di confidenza, ma di sfiducia e di debolezza per l'insieme dello Stato. Nell'Austria sarà dunque buona e possibile soltanto quella oostituzione, la quale a) togliendo la mostruosità degli attuali violenti o causali aggregamenti in provincie, ricostruisca l'impero secondo la divisione spontanea e morale delle cinque grandi nazionalità che lo compongono, e con quelle eventuali suddivisioni ohe fossero volute dalle varietà, dal desiderio e dalle particolari circostanze dell'una o dell'altra razza ; b) conceda a ciascun popolo il reale ed inestimabile benefizio d'una dieta e d'un'amministra-zione propria nazionale e gli abbandoni il libero trattamento di tutto ciò che risguarda il suo governo interno ; c) e quindi non abbiano i singoli popoli a dipendere dal parlamento e dall'amministrazione generale dello Stato che solo in quanto sia necessario per l'unità e la forza della monarchia. Un parlamento ed un ministero generale a Vienna i quali non abbiano ad occuparsi che nei principj fondamentali e nei sommi capi dell'amministrazione di tutto lo Stato, e poi per oiascun popolo una dieta ed uu'amministrazionene propria a garanzia e sviluppamento delle rispettive nazionalità e dei loro interessi esclusivi ; ecco in breve la sostanza dell' idea che qui osiamo enunziare. Non è questo il luogo di svolgere in dettaglio i vantaggi ed il modo di porre ad effetto una tale proposta, e di combattere particolarmente le difficoltà che l'egoismo, i pregiudizj od i timidi riguardi saranno per opporre. Bensì crediamo di dover osservare ancora che i tremendi avvenimenti degli ultimi mesi, e lo sfasciamento da cui la monarchia si vede minacciata, furono evocati principalmente dall'universale ed irresistibile sentimento della nazionalità, e che senza soddisfare questo in tutta la possibile pienezza e togliere così la causa prima e prepotente della rovina, i pericoli non potranno essere scongiurati a lungo. Conviene dunque decidersi francamente a vigorose e profonde misure. L' oscillazione ed i palliativi hanno finora fruttato ben poco. E sarà egli più difficile il ricomporre libile provincie l'ordine di natura, col togliervi le misere abbor-rite e già scrollanti .......spu.tà dei popoli, di quello il fosse T abbattere ed immutare improvvisamente ii sistema-gigante che avea le sue radici nei secoli e parea sfidare l'avvenire ?" Così scriveva oltre a 50 anni or sono il trentino C. Clementi. Vi pare, lettori, che la situazione nella Monarchia sia mutata, benché se ne siano staccati 1 Lombardi, i Veneti e, in parte, gli Ungheresi ? A noi sembra che su per giù si sia sempre allo stesso punto. ...........—--1 I i—■ ■■•■ •—i—. ■ •■•■........ CORRISPONDENZE Isola, 1 marzo 1902. Per iniziativa del locale „ Gabinetto Operaio di Lettura", alla cui istituzione ho la soddisfazione di aver cooperato efficacemente anch' io, fu diramato nel decorso febbraio in città e fuori dal Comitato firmatovi in calce, il seguente appello : „L' irruente fiumana del moderno progresso, che, allagando il mondo pervade oggi le nostre contrade, non può sfuggire al giudizio di niuno. I rapidi e giganteschi progressi nell'industria, nei commerci, nei mezzi di comunicazione e di locomozione; l'evoluzione dell'arte e della scienza, determinarono nella vita sociale tali innovazioni, da rendere necessario l'allargamento della sfera d'azione d'ogni individuo, accrescendo in tal modo allo stesso, la necessità di nuove e più vaste cognizioni. L'incalzante e continuo lavoro di tutti i fattori, inteso a procurare ai popoli istituzioni civili, corrispondenti alle mutate condizioni, indusse il sottofirmato a procurare in qualche modo per la nostra cittadetta una istituzione, la quale possa offrire alla generazione crescente il mezzo più idoneo onde procurarsi una modesta coltura, tanto da non sentirsi a disagio nel grande e meraviglioso ingranaggio della vita sociale odierna. Isola, sp'endido paesaggio della costa occidentale istriana, cape in sè una popolazione sobria, docile, ospitaliera e proclive alla civilizzazione. Quest'ultima predisposizione viene paralizzata in gran parte dalla mancanza assoluta di scuole, o istituzioni che fossero in grado di assecondarla. Sorse in parecchi cittadini altre volte il vivo desiderio di colmare tale lacuna il più presto possibile; ma l'impresa appariva ardua per la mancanza di mezzi di appoggio serio per la riuscita. Fidente che la nobilissima missione prefissasi gli procurerà il plauso e l'ausilio di quanti civili ammirano il bello e conservano la fede sublime nei supremi destini dell'umanità, il sottoscritto fa caldo appello a tutti i gentili, senza distinzione di classe e di sesso, perchè vogliano con la semplice offerta di qualche libro, del quale sono in grado di liberarsi (o se pur loro fa comodo con denaro), concorrere a quest'opera eminentemente civile e morale, istituendo cioè, una Biblioteca Popolare Circolante qui in Isola. Essendo partita l'iniziativa dalla Società „ Gabinetto Operaio di Lettura", questa, nell'ultimo Congresso deliberava di offrire al Comitato promotore uu piccolo importo a favore della Biblioteca, e metteva gratuitamente a disposizione della novella istituzione i suoi locali, a patto che i soci della suddetta siano da annoverarsi fra i lettori. Quindi, tutti coloro che avessero il serio intendimento di elargire, potranno indirizzare le loro offerte al „Gabinetto Operaio di Lettura prò Biblioteca." Il Comitato deliberava, su analoga proposta, di conservare in apposito album i nomi di tutti i gentili elargitori, con la rispettiva indicazione dei libri (od altro) che avessero offerto. Per la conservazione e 1' ampliamento di tale istituzione, sarà necessario che i lettori abbiano a sostenere un tenue canone mensile di pochi centesimi, e ciò in seguito, se gli appoggi lo permetteranno, potrà venire abolito. Lettore della medesima potrà essere chiunque abiti ad Isola, o suo territorio. Onde prevenire ogni nemico sospetto che potesse insorgere contro gli iniziatori, egli (il lettore) potrà annualmente esercitare il diritto di voto nell' elezione dei bibliotecari e componenti l'amministrazione della Biblioteca. Fiduciosi nell'esito fiuale dell'opera, convinti della lodevole persuasione che regna quasi generale negli strati più colti della popolazione dei nostri giorni, che .cioè, la coltura esercita un'influenza benefica sulle masse, i sottotìrma^i inviano antecipatamente i più sentiti ringraziamenti a tutti coloro che avessero la seria intenzione di assecondarli. Comitato promotore: Benvenuti Antonio — Carliu Ernesto — Deluca Giovanni — Delise Giuseppe — D'Agostini Giovanni — D'Agostini Vittorio — Debortoli Augusto — Degrassi Antonio — Drioli Giovanni — Degrassi Mauro — Pugliese Giuseppe — Vascotto Giovanni Vascotto Antonio — Vascotto Giacomo — Zennaro Francesco. * * * Larga messa di plauso va tributata ai solarti membri del Comitato firmatario del proclama su riportato. La grandissima utilità delle biblioteche popolari circolanti in riguardo al progresso civile non ha bisogno di dimostrazione per chi abbia fior di cervello o meglio per chi non ci tenga, per tema d'esser sbalzato di sella, acchè le masse si abbrutiscano nell'ignoranza e non pervengano possibilmepte mai alla coscienza dei propri diritti, sieno pur questi dettati dai più elementari principi di umanità e di giustizia. E perciò non mi dilungherò a suffragare di altre ragioni — le quali del resto dai sordi interessati verrebbero intese, si, ma non ascoltate — la previdenza civile e lo spirito di opportunità che spinsero il Comitato sullodato all'encomiabile iniziativa; però non vq' chiudere prima di constatare un fatto assai con* vincente. La stampa così detta liberale-nazionale decanta giornalmente in tutti i tuoni ed in tutte le voci l'avita civiltà istriana, la superiorità intellettuale del nostro popolo ; ed intanto per una ben intesa istruzione popolare moderna e civile che si fa? Ecco, Nelle città istriane parecchi podestà non hanno il coraggio di applicare le leggi vigenti sulla frequentazione scolastica obbligatoria, perchè temono altrimenti di perdere quella pseudo popolarità che, bene o male, li mantiene sul seggio; in nessuna città dell'Istria, tranne Pola, esiste un' istituzione che offra adeguatamente al popolo i mezzi di modernizzare, diremo, qualche po' e di allargare l'istruzione antidiluviana e ristretta ricevuta alle scuole primarie. Questo l'amore portato al progresso civile del popolo nostro dai capoccia del partito dominante, questa la cura che essi cou rara generosità concedono ai bisogni intellettuali delle masse, E qui mi par sentir obbiettare; „E, nome, non ci son forse gli scribacchini plagiari delle più o meno sovvenzionate oche gazzettiere? Non è dunque salva la nostra civiltà?" Eh! signori cari, la civiltà istriana sarà, sì, salva e, lo speriamo in breve, ma non a vostro vantaggio. Il popolo quando un giorno, istruito, arriverà ad aprir gli occhi saprà a chi doverne la riconoscenza ; e questi, credetelo, non sarete voi di certo ; e voi lo sapete benissimo ed è perciò che, temendo quel giorno, fatte quanto sta in voi per tenerlo lontano, E, ad esempio, all' uopo ci avete messo qui uno che a Pola, abbacinato dagli splendori della marina di guerra, vi aveva abbandonato e bisognava strappar di là per ricondurlo all'avito ovile ; un ometto che non ha il coraggio di guardar in faccia l'avversario, ma dietro le sue spalle, al pari di un altro un po' p ù alto di lui e ancor più di lui ipocrita, sa maneggiare a meraviglia, come i vostri più esperti, il pugnale avvelenato della calunnia. Oh, sulle gesta onorate di questi ometti ci sentirete presto ritornare e come ! Eros. Umago, marzo 1902. Crediamo bene di sottrarre all' oblìo il seguente documento originale che abbiamo trovato per caso. E diretto in data 16 settembre 1849 all' Jmp, Regio Commissione provinciale per l'organizzazione giudiziaria del Litorale presieduta in qualità d' I. R. Commissario ministeriale dall' Illustrissimo signor Carlo Barone di Buffa e ( astelalto presidente dell' Inclito hnp. Reg. Tribunale civico provinciale ' m Secondo la proposta di Sua Eccellenza il sig. Ministro della giustizia, approvata da Sua Irnp. Reg. Maestà per 1'organizzazione giudiziaria nella provincia del Litorale, il distretto di Buje in Istria verrebbe compreso nella giurisdizione dell' I. R Giudizio provinciale di Rovigno e rispettivamente dell'I. R. Giudizio distrettuale collegiale di Pisino, é quindi anche in quella giurisdizione politica. ' : Nel mentre che tale organizzazione corrisponde appieno alla posizione, del pari ohe ai rapporti ed interessi di tutti gli altri distretti dell'Istria, il solo distretto di Buje vedrebbesi per essa sacrificato, mentre tutti i riguardi lo chiamano1 invece a formar parte della giurisdì* ziòne dell'I. R. Giudizio provinciale di Trieste, e rispéttivamente dell' I. R. Giudigio distrettuale collegiale di Capo d'Istria, ed a quella giurisdizióne pòlifciea. Ne nasce quindi il ben giusto e ragionevole desiderio nell' intiera popolazione del detto distretto di Buje di ottenere una riforma all'organizzazione stessa nel senso preaocennato, osando esternare un simile desiderio con tanta maggiore fiducia, quantochè trovasi basato a quegli stessi elementi geografici, commerciali ed etnografici che Sua Eccelenza il signor Ministro di giustizia, nel rapporto diretto a Sua Imp. Reg. Maestà, prese a guida delle ripartizioni territoriali. La posizione geografica e topografica del distretto di Buje innanzi tutto reclama sotto un quadruplice aspetto la sua unione a Capodistria e Trieste, anziché a Pisino e Rovigno. In primo luogo, ritenuta la città di Buje quale punto centrale di questo distretto, non tanto per la sua posizione quasi nel mezzo, quanto perchè quivi formano oapo tutte le strade tanto provinciali che distrettuali e comunali, la sua distanza da Capodistria e Trieste è la metà precisa di quella ch'esiste da Pisino e Rovigno, poiché, da Buje a Capodistria vi è una sola, ed a Trieste vi sono due stazioni postali ; quando all'incontro, ve ne sono da Buje a Pisino due, ed a Rovigno quattro. Da questa doppia distanza deriverebbero agli abitanti del distretto di Buje, per la trattazione dei loro affari a Pisino e Rovigno doppi incomodi, doppie spese di viaggi, doppie perdite di tempo, e molto più ancora, ciocché porterebbe loro enormissimi danni sotto ogni aspetto e specialmente anohe ai rappresentanti dei singoli comuni chiamati presso il Capitanato distrettuale, la di cui sede sembra debba essere quella stessa del Giudizio distrettuale collegiale. In secondo luogo il distretto di Buje si trova in congiunzione immediata e confina direttamente eoi distretti di Capodistria e Pirano, aggiunto ai quali vengono a formare un corpo unito, regolare ed immedesimato, senza frapposizioni di sorta alcuna, oome lo sono con Pisino i distretti di Albona, Pinguente e Montona. Tanto è vero che la parte più interna del distretto di Buje, cioè le comuni di Momiano, Merisohie, Berda-Briz, Osourus, Sorbar, Sterna, Cuberton e Vergnach fino all' anno 1830 formavano parte del distretto politico e giudiziario di Capodistria, da cui furono distaccate, perchè più vicine a Bnje, e perchè in quel tempo accadeva qualche difficoltà nel passaggio del fiume Dra-gogna al caso delle alluvioni, difficoltà ora affatto cessata in virtù della strada provinciale, il di cui passaggio verso Capodistria non rimase giammai impedito nè difficoltato. All' incontro fra il distretto di Pisino ed il distretto di Buje non avvi alcun contato esistendovi framezzo l'intiero distretto di Montona. In terzo luogo fra il distretto di Buje ed il distretto di Montona, pel quale devesi passare onde recarsi a Pisino e Rovigno, evvi la separazione naturale del fiume Quieto lungo tutta la linea di confine. Questa separazione della natura poi porta la conseguenza che di frequente e ripetute volte all'anno, in occasione di pioggie eccessive, nascendo lo straripamento del fiume, e l'allagagione dell'intiera valle del Quieto, per più giorni resta assolutamente impedito, e più di frequente difficoltato il passaggio e la comunicazione fra i detti due distretti di Buje e Montona, rimanendo perfino intercettato il corso postale, come ne può far fede 1' I. R. Direzione delle poste. Quanti danni dunque per questa circostanza non ne deriverebbero agli abitanti del distretto di Buje, se questo dovesse essere adetto alle giurisdizioni di Pisino e Rovigno, invece ohe a quelle di Capodistria e Trieste ? In quarto luogo per ultimo il distretto di Buje è uno fra i più marittimi dell'Istria, occupando un raggio alla costa di circa quattro leghe, cioè da Salvore al Quieto, con ben tre dei migliori porti, cioè quello del Quieto presso Citta-nuova, quello di Daila, e quello di Umago; l'ultimo dei quali, in specialità d'inverno, forma punto di appoggio alla navigazione dell'Adriatico, per cui enorme quantità di barche vi forma sosta, a causa dei tempi contrari, non solo per giorni, ma per più settimane. Anche sotto questo aspetto dunque è del tutto omogenea — oltreché sotto l'aspetto degli interessi commerciali di cui si dirà più avanti, altresì sotto l'aspetto topografico l'unione del distretto eminentemente marittimo di Buje ai distretti pur marittimi di Capodistria e Pirano ; a differenza dei distretti interni di Pisino, Montona e Pinguente che, secondo i saggi riflessi di Sua Eccellenza il signor Ministro, formano una situazione eccentrica e quindi eterogenea al distretto di Buje. I rapporti ed interessi commerciali ed industriali reclamano ancor più l'unione del distretto di Buje a Capodistria e Trieste, invece che a Pisino e Rovigno. Infatti generalmente parlando Sua Eccellenza il Signor Ministro stesso riconobbe nel suo rapporto che i distretti meridionali che giacciono nella vicinanza immediata della Città di Trieste sono maggiormente congiunti a quest' ultima per rapporti tanto geografici che commerciali ; che nel paese penisolare dell' Istria le coste hanno la maggiore importanza, perocché il commercio non si estende verso l'interno del paese, ma bensì lunghesso il mare quale anello di congiunzione cogli altri paesi, e specialmente coi porti più granili : e che quindi questi sono da considerarsi quali i punti centrici di tutti gl'interessi della popolazione, e la situazione eccentrica di questa non può venir considerata che poco in tale riguardo. Questi incontrovertibili riflessi a nessun altro paese della provincia sono meglio applicabili che al distretto di Buje, il quale, come si è veduto, è eminentemente marittimo, ed i di cui principali interessi commerciali si concentrano appunto alla costa che serve di anello di congiunzione colla immediatamente vicina Trieste. I principali prodotti attivi del distretto di Buje sono le legna ed il vino, e qualche anno anche l'olio ed il frumento ; e tutti questi generi, eccettuatone una porzione che viene asportata a Venezia, si trasportano per via di mare e vengono venduti a Trieste. II commercio poi di simili ed altri generi della parte più interna del distretto, eh'è la più lontana dalla costa, ma la più vicina a Capodistria e Trieste, ha luogo o per via di terra direttamente con detti luoghi, oppure mediante il vicinissimo scalo del fiume di Seziole che sbocca nel porto Rose di Pirano Il piccolo commercio d'altronde d'animali, pellami, volatili, selvaggiume, ed altri di simil genere, nel quale più d'ogni altro si distingue il distretto di Buje vien fatto anche direttamente con Trieste e parte con Capodistria. Insomma per commercio il distretto di Buje può riguardarsi come parte naturale dei territorio di Trieste e Capodistria, nelle quali città per i proprii interessi giornalmente accorrono centinaia e centinaia di persone del distretto di Buje predetto, in conseguenza di. che la di esso unione alla giurisdizione giudiziaria e politica di Capodistria e Trieste porterebbe ai suoi abitanti, fra gli altri vantaggi, anche quello di poter combinare, coli' esaurimento dei propri affari giudi-ziarii e politici, altresì li loro interessi commerciali e privati. Arroge a ciò che come distretto situato alla costa marittima, e sotto 1' aspetto degP interessi commerciali è più omogenea, anzi indispensabile l'unione di Buje ai distretti pur marittimi di Capodistria e Pirano, col qual ultimo altresì si ha comune l'accennato scalo del fiume di Seziole, essendo della massima importanza che siano d'accordo trattati e discussi nella stessa rappresentanza comunale distrettuale gl'interessi comuni risguardanti la navigazione e la pesca, nel qual argomento i distretti interni di Pisino, Montona e Pinguente sono affatto estranei. D'altronde questa comunanza di rapporti commerciali fra la popolazione del distretto di Buje, e quella di Trieste, Capodistria e Pirano produce fra esse quelle controversie e litigi che tanto in via penale, che in via civile è molto più conveniente che abbiano ad essere trattati presso i giudizii di prima e seconda istanza comuni ad ambe le parti. All' incontro di quanto si è detto fin qui il distretto di Buje non ha neppur il benché minimo interesse commerciale, nè verun altro con Pisino ed altri distretti annessi, e con Rovigno, di modo che nessun individuo del distretto di Buje si è mai recato in quei distretti per altri affari, da quelli in fuori che potevano occorrergli presso l'I. R. Capitanato circolare, o presso l'I. R. Tribunale provinciale. Quindi rimanendo Buje unito a Pisino e Rovigno, oltre tutti gli altri danni, gli abitanti di questp distretto dovrebbero incontrare i viaggi necessarii esclusivamente pei loro affari giudi-ziarii e politici, senza poter combinare qualsiasi altro interesse ; ed inoltre pei molti affari che, fuori del proprio distretto, tengono quasi esclusivamente cogli abitanti dei distretti di Capodistria e Pirano, nonché di Trieste, dovrebbero rivolgersi a quei giudizii. Finalmente anche dal lato etnografico il distretto di Buj e va collocato nella giurisdizione di Capodistria e Trieste, anziché in quella di Pisino e Rovigno, non essendovi un solo individuo in tutto il distretto di Btije che non parli la lingua italiana, a differenza dei distretti interni, ove, come ha riflettuto anche Sua Eccellenza il Signor Ministro, la lingua slava è più preponderante. Sembra poi facilitare possa l'unione del distretto di Buje al giudizio distrettuale collegiale di Capodistria la circostanza che questi due distretti, compreso Pirano, danno una popolazione complessiva di B6156 abitanti in una area di leghe ll9/ioi ecl i distretti di Pisino, Albona, Pinguente e Montona, escluso Buje, contano una popolazione ed un' area maggiori, cioè di 61697 abitanti in un area di leghe 364/i0 ; quindi se rimanesse ancor aggiunto il distretto di Buje al giudizio collegiale di Pisino, questi avrebbe in un' area più che quadruplice, una popolazione maggiore quasi del doppio a quelle del giudizio collegiale di Capodistria, ciocché difficolterebbe e renderebbe più gravosa l'amministrazione della giustizia penale nel detto Giudizio di Pisino, e massime riguardo al distretto di Buje cotanto lontano. Nè credesi d'altra parte che servir possa di ostacolo all' unione del distretto di Buje nella giurisdizione dell'I. R. Giudizio Provinciale di Trieste la circostanza dell'estesa sua giurisdizione, se si rifletta per .una parte che dipende dall' organizzazione da farsi lo stabilire il personale necessario; e per l'altra parte che in riguardo al criminale il distretto di Buje offre assai pochi casi, non contandosi, a termine medio, nemeno dieci delitti annui, e non venindo consegnati al criminale nemeno cinque inquisiti per anno. Appoggiate alle premesse considerazioni le sottofirmate rappresentanze comunali e municipali dell'intiero distretto di Buje umilmente implorano che codest'Eccelsa Imp. Reg. Commissione Provinciale per l'organizzazione giudiziaria compiacere si voglia di appoggiare favorevolmente presso l'Eccelso Imp. Reg. Ministero, e presso Sua Imp. Reg. Maestà la presente sommessa supplica, per l'effetto che nell' organizzazione della provincia venga concesso all'intiero distretto di Buje di essere compreso nella giurisdizione dell' imp. reg. Giudizio Provinciale di Trieste, e respettivamente dell'imp. reg. Giudizio Distrettuale Collegiale di Capodistria, ed in quella giurisdizione politica, senza che con ciò vengauo minimamente alterate le ripartizioni territoriali dai singoli distretti. COMUNICATO --w- Come talvolta si commisurano e riscuotano le imposte e le tasse. Parenzo, li 27 gennaio 1902. Non poca meraviglia accompagnata da un senso di schifo mi destò la lettura dell'articolo così intitolato ed inserito nella puntata del giornale L1 Istria d. d. Parenzo 20 gennaio 1092 N. 1018. È proprio il caso di domandare: ma è realmente vero, che tale articolo sia uscito dalla penna di persona civile ed educata? Si, è il caso di chiederlo, perchè l'articolo, oltreechè un mare di sciocchezze, contiene anche un impasto di villane menzogne, di maligne insinuazioni e .di vigliacche offese verso gli impiegati delle imposte. Dico vigliacche, perchè fra le righe di quell' articolo si legge chiaro il risentimento di un singolo censita verso un singolo impiegato, il quale, suppongo, avrà inesorabilmente costretto lui, che senza essere miserabile, era bensì moroso pagatore, di fare il suo dovere di cittadino. Ma, mio bel tomo, in questo caso un galantuomo, un onesto, formula la sua brava lagnanza alla autorità preposta all' impiegato, onde Essa lo chiami eventualmente all' ordine, e magari gli infligga una salutare punizione, e non vomita, come fate voi, vigliacca- mente contro tutti gli impiegati una sequela di epiteti, che invero Sfanno alto onore alla vostra penna ! Proprio voi, mio bel messere, proprio voi, meno di qualunque altro, avete diritto di accusare il vostro prossimo di certe azioni Gettate una piccola occhiata retrospettiva sul vostro passato, e vi accorgerete tosto, che quelle azioni, di cui voi incolpate onesti impiegati, si attagliano mirabilmente proprio a voi stesso. Ciò lo dico perchè, sapete, io ben vi conosco; vi tradisce il vostro stile ampolloso, sebbene corraggiosamente vi trinceriate dietro la barricata dell'anonimo. Direte che io faccio altrettanto; ma io non ho bisogno di svelarmi, perchè non accuso nè offendo, ma semplicemente ricaccio nelle vostre fauci tutte le trivalità che voi impudentemente vomitate. Ed ora esaminiamo per sommi capi le vostre corbellerie. Ve la prendete coli' impiegato, perchè il contribuente deve applicare il tale e tal bollo sopra il suo ricorso od istanza che sia ; perchè deve affrancare la spedizione. Ve la prendete coli' impiegato, perchè egli respinge un ricorso presentato dopo il termine perentorio o presentato in sede incompetente? Ma non sono queste disposizioni di legge belle e buone? 0 che, credete forse, che l'impiegato si fa la legge? Voi, uomo di vasta erudizione, lo dovreste sapere, che le leggi vengono fatte da quegli stessi deputati, che voi in modo così cretino eccitate a gridarvi contro. Ve la prendete coli' impiegato, perchè egli vi fa pagare l'imposta per un campo, che più non è vostro, perchè da voi alienato. Ma di chi la colpa, domando io? Forse non sapete, che obbligo di voi parti -contraenti è di curarsi della trascrizione tavolare 'del vostro possesso? 0 forse pretendete, che l'iìnpiegato dell' Ufficio delle imposte abbia il dono dell' ubiquità e dell' ogniscienza o magari ogniveggenza, e debba, dimorando in una, sapere ciò che voi avete stipulato nell'altra estremità del nostro globo terracqueo? Voi fate le meraviglie, perchè l'impiegato „che pur ha sotto gli occhi l'istru-mento" tassa il vostro affare giuridico secondo il suo convincimento meglio che secondo la vòstra pretesa e perciò'gli date dell'ignorante. Ne avete il diritto? No certo, perchè l'impiegato che prima di venir promosso tale, ha fatto il suo bravo tirocinio, (e questo, sapete, proprio all'impiegato steurale, costa non pochi sudori e privazioni) applica la legge secondo il proprio convincimento, lasciando a voi libero di far valere la vostra contro opinione. Ottenete ragione? tutto va bene ; vi danno torto? oh ! allora tutta la gerarchia degli impiegati dall'imo al sommo sono una manica d'ignoranti ! Nevvero, tracotante at-tachino? Voi chiamate gli impiegati aguzzini, sgozzini del povero, e che so io! Ma che! non sono, no, gli impiegati che voi volete regalare di tali «epiteta ornantia" ; voi volete invece alludere a quella caterva di mignatte umane, che infestano i vostri paesi, le quali sono di continuo imbrattate del sangue del povero, attorno al quale forse voi stesso leccaste e tuttora leccate. Voi accusate gli ;mpiegati di peculato ! ! Voi, proprio voi; Dio mi perdoni, ma questa è una spudoratezza inaudita! Medice, cura te ipsum ! Insomma questa volta vi siete tagliato il naso per insaguinarvi la bocca ; e gli onesti, cui voi fate appello per sterminare gli impiegati, i veri onesti, quelli che voi ed i vostri aderenti con gesuitico opportunismo esaltate o sopprimete a seconda dei tempi che corrono, si rideranno delle vostre baggianate, mentre in luogo dello sperato monumento popolare a voi da erigersi e di là da venire quale patrocinatore del povero, ne avrete, io spero, il ben meritato guiderdone, nel sorriso di pietà, che il vostro famoso articolo avrà fatto spuntare sul labbro dei galantuomini. E quell'onorevole, che, commosso dalle vostre mastodontiche cretinerie, intende di interpellare il signor Ministro delle finanze, forse acchè egli infligga ai suoi impiegati la punizione usata-dalie mamme pei loro bimbi impertinenti, quel-1'onorevole dico, interpelli pure: badi però, che certi argomenti non sono alla portata di tutti i cervelli, e stia attento, di non fare la figura, che altro onorevole non ha guari fece in proposito. Uno per tutti.