ANNO XVII. Oapodistria, 1 Febbraio 1883. N. 3. LÀ PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1* ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. ANNALI ISTRIANI del Secolo decimoterzo. 1234. — 21 novembre. — Gregorio IX, accettata che ebbe la rinuncia data dal vescovo eletto Leonardo per motivi di salute, ordina al capitolo triestino di eleggerne il successore. Lo Scussa, St. Cron. di Tr. p. 59, vuole vedere già li 8 ott. il neo eletto vescovo nella persona di Girardo Anangone. Capp. Le Ch. d' It. T. Vili. p. 690. A proposito della «CONCORDIA" Abbiamo ricevuto da un nostro amico la seguente : Caro amico. Uno dei pochissimi, che costì si ricordano ancora di me, mi ha, giorni sono, inviato una copia del nuovo almanacco istriano La Concordia, che fu testé pubblicato dal solerte editore Priora. L'ho sfogliato frettolosamente con quella curiosità, che sa solo chi è da un pezzo assente da casa sua, a cui tutto riesce nuovo, e per cui tutto a qui sta importanza. Dio, quanti cambiamenti ! Quanta gente scomparsa dalla scena di codesto piccolo mondo, quant'altra venuta a occuparne il posto! Quanti nomi nuovi, quante desinenze esotiche ! Ne ho provato una stretta al cuore. Ma insieme molte idee mi sono venute a frullare pel capo ; e siccome (modestia a parte), mi sembra che non siano cattive, e che possono almeno servire a promuovere un po' di discussione, a mettere un po' di moto dove mi sembra che regni soverchia quiete, per non dir peggio, concedimi di accennarle sommariamente col mezzo del tuo giornale ai nostri concittadini. E prima di tutto parliamo del libro. È stato Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. —• Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. una felice inspirazione. Di almanacchi in Istria se ne stamparono molti, a cominciare da quello tutto fregi e dorature intolato II Preludio, che fu pubblicato nel 1848, e che pochi oramai rammentano, anche perchè non preludiò a nulla. Senza parlare della Porta Orientale, che era qualcosa più di un almanacco, mi rammento altri libriccini usciti a Rovigno e costì nel 1860 e nelli anni successivi. Ma tutti ebbero il torto di fermarsi alla prima o seconda annata, mentre avrebbero dovuto continuare con perseveranza e tentare a ogni modo di farsi strada. Riuscirà Referto ? Lo auguro, e anzi lo spero, a giudicare dalle accoglienze, che vedo gli sono state fatte. Infatti, senza recare offesa a nessuno, è lecito dire che questo Concordia è compilato con molto criterio; ha una buona distribuzione delle materie, che più possono interessare il pubblico e tocca cou garbo e misura certi argomenti storici, che oggi parecchi vorrebbero cacciare in fondo al dimenticatojo. Ed è qui, dove ci vedo la principale importanza di codesto libriccino; ed è perciò che credo si debbano fare le più vive felicitazioni a quelli, che lo idearono e lo misero al mondo. Essi hanno fatto un'applicazione moderna di quell'argomento, con cui un antico rispose a chi negava il moto, mettendosi a camminare. Si pretende oggidì che voialtri siate Slavi ; e la Concordia viene opportunamente a richiamare la vostra storia che è tutta italiana. Povero paese, del resto, quello, in cui la pubblicazione di un almanacco assume le proporzioni di un avvenimento ; più povero, quando per difendere la sua nazionalità non gli restano altri mezzi che questo. Ma poiché non abbiamo noi la scelta, bisogna pure far di necessità virtù e combattere come si può. Non durerai fatica a credermi, se ti dico che son cascato dalle nuvole, quando dalli articoli dell' Istria, da qualche accenno sparso nella Provincia e da lettere private ho potuto convincermi che oggimai si fa una vera e seria crociata per diffondere lo slavismo in Istria, anzi per far credere che noi non siamo mai stati altro che slavi. Questa proprio non mi pareva possibile, e ricorrendo colla memoria ai tempi, lontani aimè, in cui anch'io respiravo codeste aure, non vi trovo un solo ricordo, che accenni a pretese di codesto genere. Volevano che nelle scuole si insegnasse la lingua tedesca ; e questo in una certa misura era giusto ; ma nessuno si sognava di pretendere che ai ragazzi si facesse imparare lo slavo, che nelli ufficj pubblici si potessero presentare atti in lingua slava, o che per diventar notaj e avvocati si dovesse provare di conoscere la lingua slava. La nazionalità della grande maggioranza della popolazione era ufficialmente riconosciuta per italiana e tutta la vita pubblica si svolgeva come in un paese, che ha tradizioni, storia, costumi essenzialmente italiani. Li Slavi della campagna, pochi, sparpagliati, poveri, ignoranti, parlando tre o quattro dialetti diversi e corrotti fino a non capirsi tra di loro, accettavano pei primi questo stato di cose, che era una necessità, e conoscevano tutti più o meno un po' d'italiano, senza il qu-u, non avrebbero potuto neppure entrare in città. Oggi tutto ciò è forse mutato ? Non lo credo, anzi non mi par possibile, perchè n«n è impresa facile il mutare in pochi anni la fisionomia nazionale di una intiera provincia, sia pur essa in condizioni difficili, come la nostra. Ma poiché la guerra ci si fa egualmente e quello, che oggi sembra una utopìa, potrebbe fra alcuni anni cominciar a diventare una realtà; se non ci si provede a tempo, a me pare che tutta la cittadinanza dovrebbe insorgere contro chi osa negare la luce del Sole. Non basta dire che si tenta l'impossibile; oggidì questa parola non ha più significato; e poi se cento e cento dicono ma non fanno nulla, e quattro o cinque si arrab-battono, non solo a dir di sì, ma anche a fare, l'esito a lungo andare non sarà dubio : i quattro o cinque avranno ragione di cento. Dunque, operare bisogna. C' è una parte di lavoro, che direi ufficiale, quella, che si fonda sulle leggi fondamentali dello Stato, che tutelano la inviolabilità delle singole nazionalità nei pro-prj paesi, e riguarda le relazioni colle Autorità. Questa può essere efficacissima, e certo non è da trascurare ; ma io non me ne occupo, perchè non conoscendo abbastanza codeste leggi, potrei facilmente sbagliare. 0' è un altra parte polemica, che mira a raccogliere i fatti, a renderli noti, a mettere in avvertenza la gente, a eccitare li uni, tenere in freno li altri ecc., e questo spetta al giornalismo. L'Istria vi si è messa con alacrità, e gioverebbe molto che anche la Provincia se ne incaricasse con maggiore energia, uè ciò dovrebbe portarla fuori dai limiti del suo programma. Ma c' è un terzo modo di lavoro più efficace di tutti, perchè estensibile a tutti i cittadini, e che può esercitarsi a tutte le ore del gioì no — la propaganda pacifica delle idee. Vi dicono slavi ? e voi provate col fatto di essere invece italiani. Diffondete libri italiani, aprite scuole italiane, ricordate i fasti della vostra storia, che è storia italiana, mostrate i vostri monumenti, che sono italiani. Qui c' è posto per tutti ; tanto l'archeologo, che illustra una vecchia lapide, quanto la massaia, che fa i conti di casa col contadino, vi possono contribuire. Ed è qui che io vedo il bene, che può fare questo almanacco. Diffondetelo nelle campagne, datelo a leggere ai ragazzi, regalatelo magari ; 1 tutto gioverà. E dopo l'almanaccco, stampate altri libriccini d' uso quotidiano, fateli bene, rendeteli necessarj e la gente li comprerà, e quando li avrà comperati, se ne servirà : non avete che una guerra difensiva a fare, e questa è più facile della guerra offensiva. Certo, è mestieri. scuotersi ; è mestieri sopra tutto che nelle nostre cittadette si smettano le sterili gare dei partiti municipali e si pensi sul serio a quello, che tutti interessa. Eorse io vedo troppo fosco e la lontananza mi annebbia la vista ; ma lasciami dire che sarebbe una pericolosa illusione pei nostri concittadini, se di fronte alla baldanzosa propaganda slava, essi non iniziassero una energica propaganda italiana. Diversamente — e ridano pure i sapienti, che hanno la vista corta di una spanna — potrebbe darsi che fra qualche anno Capodistria venisse ufficialmente chiamata Kopra, e che nel vostro ginnasio la lingua d'insegnamento diventasse la slovena o alia Dieta si udissero discorsi croati. Cosa fareste allora ? Tuo aff.mo G. B. Ilfi TOgfE® MUTASI® Riportiamo dall' Indipendente del 26 un'assonnatissima corrispondenza da Capodistria sulla vita sociale degli studenti del nostro Ginnasio. Quante volte anche su queste colonne non abbiamo fatte sentire le voci di padri egregi e di educatori valenti sullo stesso argomento! — Vogliamo pure ammettere, che le autorità scolastiche abbiano prese misure severe a fin di bene; ma come mai non si avvedono di non essere interamente riuscite? — La questione è di grande importanza, e siamo certi, che le stesse autorità scolastiche, zelantissime, se ne occuperanno; ma hanno forse tema che l'adottare un provvedimento, anche giustissimo, per mitigare l'austerità delle vecchie discipline, sembri atto di debolezza, che permetta agli scolari di mordere il freno? Speriamo di no; speriamo invece, che la ragione ed il cuore prevalgano, con la fiducia nelle misure inspirate all'affetto ed alla libertà; assai più giovevoli ad accrescere autorevolezza, che non sieno i rigori spinti all'esagerazione per un nonnulla, ed il contegno freddo per calcolo. Or' ecco la corrispondenza accennata : Capodistria, 25 gennaio. I. R. Ginnasio. Vo' parlare degli studenti fuori dell' istituto. Volontieri ne avrei fatto a meno se l'argomento non fosse d'importanza somma ; se l'affetto pei giovani non me l'avesse comandato; se quanto dirò non basasse sull'esperienza di lunghi anni che non conduce in errore come conducono talvolta le astratte speculazioni. Ognun sa che i giovanetti, i quali oggi siedono sulle panche della scuola, non sono destinati a una vita da cenobiti; ma che tutti, chi per una via chi per un' altra, chi più chi meno dovranno un giorno figurare nella vita pratica. Alla quale fin d' ora devono venii preparandosi, dacché, finito il corso ginnasiale, breve tempo li separa dal giorno in cui la società che essi stessi concorrono a formare domanderà l'opera loro. É vero che bisogna provvedere prima di tutto al presente e — nel ca>