Abbuoniimento annuo fiorini 4 semestre f.r 2. Pagamenti antecipati. Per un solo numero soldi 20. Rivolgersi per gli annunzi aìl’Amminis. Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 3:14 pianterreno. Il periodico esce ai 10 e 25 d’ogni mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi all’Amministrazione Si stampano gratuitamente articoli d’interesse generale. Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi antecipatamente. Non si restituiscono i manoscritti. Excelsior____ Capodistria, 10 Febbraio 1885. Pochi giorni ancora ed avranno luogo le nostre elezioni comunali. Se il responso del voto cittadino fu tra noi ognora giustamente apprezzato, questa volta sta per assumere certo singolare importanza. Questa volta forza maggiore di indiscutibili eventi crea una situazione eccezionale ed impone l’istituzione di un Consiglio, che — scevro di prevenzioni e di preoccupazioni — sappia e voglia curare il bene morale e materiale del Comune in armonica rispondenza colle nobili tradizioni del passato e colle attuali esigenze del progresso e della civiltà. Il Consiglio disciolto — è inutile il negarlo — se fu talora all’ altezza del suo compito, nè seppe sempre comprenderlo, nè — come si conveniva — disimpegnarlo. Ove ricercarne la causa? Se vi fu fallo, se vi fu colpa, qual parte può essere chiamata a risponderne? Errato abbiamo tutti e chi è senza peccato scagli la prima pietra. Bando dunque a vane recriminazioni e, giacché è giunto il tempo di far senno, tesoreggiamo l’esperienza acquistata ed u-niamoci per vincere e impazienze e invidie e discordie e intransigenze, le quali ponno servire unicamente a paralizzare le forze nostre più vive e generose ed oggi fors’ anco a minare il sacrario delle virtù civili de’ padri nostri. Errato abbiam tutti e però — carità santa di patria lo vuole — passiamo sopra errori eli’ è debito dimenticare e stringiamoci concordi in un affetto per compiere il prezioso dovere, che ci assegna la più pura la più legittima aspirazione, l’aspirazione eterna de’ popoli, la libertà. Sacrifichiamo con abnegazione assoluta le nostre convinzioni, le simpatie o antipatie personali, i personali risentimenti, transigiamo senz’ altro sovra divergenze, che non pónno essere che parziali o transitorie, facciamoci — se occorrono — concessioni vicendevoli, ma tendiamo con un solo pensiero ad un unico fine, quello di dar vita ad una civica Rappresentanza, la quale — a tutela degli svariati interessi cadenti nella sua cerchia — con serietà ed energia di propositi, con alto sentire, con fermezza efficace d’ azione formi un tutto solido compatto omogeneo, che non ismentisca 1’ intemerata fama nostra e torni ad onor del paese. Non più dubbi, non più diffidenze, non più avversioni ingiustificate o guerricciole codarde. Volti al paese la mente ed il cuore, affratellati in uno spirito sincero di comune operosità, corriamo, Concittadini, alle urne, e Capodistria — orgoglio nostro e simbolo d’incrollabile fede — rimarrà ancora, malgrado la tristizia de’tempi, degna del suo nome sempre onorato. Spirito verace, sentimento fervido di fratellanza sancisca il novello patto d’amore e la nostra divisa sia d’ora in poi „Uno per tutti, tutti per uno." Sarà esempio fecondo alle città consorelle dilaniate ancora da partigiane fazioni, sarà dignitosa disfida al comune nemico, che, benedetto dall’ iracondo pope di Diacovar, giornalmente c’ insulta e irride ai nostri dissensi, sarà aurea dottrina ai figli nostri, che impareranno da noi quanto si debba all’ altare della patria. Non basta pensare al presente, bisogna pensare altresì al futuro. Se il presente è arrendevolezza abnegazione sacrificio, l’avvenire è giustizia, è riparazione. Se 1’ oggi — scrive uno storico insigne — è un punto nel vuoto, è un granello di arena che precipita nella clessidra del tempo, il domani è l’infinito l’eterno l’immortale. Concittadini alle urne. I deboli, i paurosi, gli inerti facciano largo e lascino passare i forti, i coraggiosi, gli industri. È a questi che oggi spettano i primi uffici cittadini, il reggimento del nostro Comune. ----------------------------------------------------- IL PRIMO ANNO d’ AZIONE DELLA SOCIETÀ POLITICA ISTRIANA Il giorno 14 Gennaio 1884 Pisino era in festa. In quel giorno memorando i migliori istriani nostri guidati da un solo ideale, da un unico intendimento accorrevano nella forte città de’ Monte-cuccoli a porre con santo entusiasmo le basi ad un istituzione sociale, che, sieno per volgere comunque le sorti, lascierà di sè imperitura memoria. Malgrado i disagi del viaggio, scrivevamo noi allora, i rigori del verno e la lontananza, meglio che cento Istriani si strinsero d’ attorno all’ illustre patriota, che primo concepì 1’ idea di serrare le file, di contare le forze e che a premio d’indomita fede, di virile costanza, ebbe la compiacenza suprema di realizzare il sogno di un’ associazione politica, destinata a palladio de’ nostri nazionali diritti, a palestra di educazione civile, ad incremento di morali e materiali interessi. E tra voti fervidi e cari, tra promesse solenni, tra baci fraterni l’associazione surse come per incanto gagliarda, animando di fede novella i più irresoluti e dubbiosi, destando negli spiriti più ardenti vive, intense, splendide speranze. A reggerne le sorti fu — si può ben dirlo — acclamato il venerando Dr. Francesco Costantini ed egli tra un plauso prolungato insistente, che usciva dritto dritto dal cuore, ne assunse l’ufficio di Presidenza coadiuvato da que’ altri nove patrioti che sono il Dr. Adamo Mrach, il Dr. Paolo Ghira, il Dr. Felice Glezer, il Dr. Giovanni Cleva, il Dr. Silvestro Ve-nier, il Dr. Giuseppe Bubba, Francesco Sbisà, Giuseppe de Gravisi e Lodovico Covaz, i due primi prescelti a vicepresidenti, il terzo a segretario e l’ultimo a cassiere sociale. Formato l’ufficio di Presidenza è a questo, che rimase affidata la rappresentanza dell’istituzione e pii! direttamente la difesa della nostra nazionalità e in generale lo sviluppo del programma fissato dallo Statuto. Ha l’ufficio di Presidenza compiuto sinora il proprio dovere? Ecco quello che ci proponiamo di esaminare pacatamente oggi riandando il suo operato, oggi che ci troviamo alla vigilia o quasi dell’ adunanza generale sociale, che dovrà ratificarlo. Il nostro giudizio sarà scevro di prevenzioni, franco, leale, quale sempre l’esponemmo anche quando stava in opposizione colle nostre aspirazioni. Continua Ci siamo Parlando in uno degli ultimi nostri numeri della decisione presa da questo consiglio scolastico distrettuale rapporto ai reluttanti di Dragu eh, un nostro corrispondente conchiudeva che era molto interessante di star a vedere se le Autorità superiori avrebbero approvata la multa, alla quale se li avea condannati. Quel nostro corrispondente è nn pessimista, e non si avrà di certo aspettato, che le Autorità non dirò superiori, ma supreme, niente meno che il Ministero, rispondesse, sebbene indirettamente, assai più che non ci fossimo lusingati. Intendo parlare della decisione di quella Autorità a favore dei Lovranesi che vogliono anche una scuola italiana, e della facoltà riconosciuta ai genitori (si badi, ai genitori, e non ai maestri) di far iscrivere i loro figli nella sezione che meglio loro talenta, o italiana o slava. A Draguch tutti i padri di famiglia si sono ormai pronunciati per la lingua italiana, e non so come col precedente di Lovrana si potrà cavillare d’avvantaggio : la questione di Draguch e degli altri luoghi che ne condividono le aspirazioni, ci sembra risolta. E cosa troppo naturale che taluno, (pochi del resto, chè le masse sono per la coltura italiana) se ne lamenti. A costoro noi diremo che non si vuole da noi che tutte le scuole sieno italiane, coni’ essi vorrebbero che tutte fossero slave ; ma solo che a ciascheduno sia lecito di scegliere la lingua che vuole seguendo il suo tornaconto intellettuale ed economico, o magari, perehè no ? il suo capriccio, e non l’interesse di terze persone. Che se avvenga, come avverrà, che dove ci saranno due sezioni in lingua differente, la slava dopo qualche anno rimanga deserta, ciò proverà una volta di più che F attuale agitazione slava non è la volontà del paese, ma l’artificio di pochi furbi che nel torbido pescano il loro tornaconto. Badino però i consigli locali, e ciò è della massima importanza, che le famiglie non vengano influenzate al tempo della iscrizione nella scuola. Si guardino specialmente dalle ragioni didattiche che potessero venire addotte a favore della scuola slava. Quando il padre o chi per lui si è pronunciato per la sezione italiana, il maestro lo deve inscrivere, tanto solo che il fanciullo comprenda il dialetto. 0 è forse che nelle città i fanciulli parlano la lingua scritta? Ogni maestro elementare sa molto bene che i primi giorni di scuola il bambino non lo capisce, nè perciò si è mai avvisato di conchiudere in buona fede che il fanciullo è slavo ; con più diritto lo potrebbe conchiudere un maestro, poniamo, in Sicilia, essendo quel dialetto più lontano che non il nostro dalla lingua comune. Sebbene, anche dove il fanciullo non conoscesse parola d’italiano, potrebbe essere accettato ciò non ostante con questo, che ripeta la prima classe. È così che per avventura si fa in questo Istituto Magistrale coi fanciulli di alcuni guardiani carcerari che s’iscrivono nella sezione slava senza saper parola di slavo, e del pari, dove occorra, deve avvenire nella scuola tedesca a Trieste. Noi intanto siamo lien riconoscenti all’Eccelso Ministero che mostra di aver compreso lo stato delle cose, e di favorire ciò che gli apparisce legittimo. È vero che anche senza di questo i nostri avversari non avrebbero approdato a un bel nulla, chè non è così che un pugno di gente, la più parte straniera, si possa imporre alla volontà d’una provincia ; pure si è liberati dalla noja di lotte fastidiose, e l’educazione delle nuove generazioni non resta interrotta. Anche, espugnati in questa loro barricata della scuola, può avvenire che gli agitatori si convincano qualche giorno prima della inanità dei loro sforzi, e portino la loro operosità in altre provinole, dove potranno lavorare con profitto, giacché tanto sono zelanti del pubblico bene, al dirozzamento dei loro connazionali uniti di recente all’ Impero, e tanto bisognosi d’incivilimento. Gli slavi che lasceranno qui, non li piangeranno. ------------------------ose-------------------------- LA BAIA DI ASSAB In questi ultimi tempi si è molto detto e scritto della nuova politica italiana, e molto s’ è malignato sugli intendimenti degli uomini di stato del vicino Regno. Ma un osservatore imparziale deve pur convenire, che la politica coloniale — questa febbre di occupare territori in lontane contrade, per cui vanno a gara le potenze europee — è per l’Italia una necessità. Son noti infatti i vitali interessi eh’ essa ha nel Mediterraneo, e ognuno sa come essa, nazione marinara per eccellenza, abbisogni sopra tutto di un mare Ubero per sviluppare le giovani forze, per aumentare la sua potenza. La spedizione militare d’Assab è evidentemente il primo passo di una azione più estesa nel vicino continente africano. Parlasi con insistenza di una progettata occupazione di Tripoli ; però questa non sarebbe ancora la meta a cui tende la politica italiana, ma appena un mezzo per raggiungerla. Oliò, il vero scopo dell’ attuale movimento politico si è la libertà commerciale, e coloniale specialmente, da importune e gravose tutele, una novella affermazione della grandezza d’Italia, una caparra per eventuali, forse non lontane complicazioni. Limitandoci a queste brevi considerazioni, diamo qui ai nostri lettori una descrizione della Baia d’Assab, il punto di sbarco e la prima tappa della spedizione militare italiana. A 12° 50 di latitudine, a circa 40 miglia dallo stretto di Bab-el-Mandeb, il litorale dankali si protende in un piccolo capo diretto da S.-E. al N.-O. alla cui estremità si trovano allineate coll’ orientazione medesima alcune isole basse e arenose, fra le quali Darmabach e Fartmar sono le principali. Il capo e il piccolo arcipelago formano il contorno speciale d’un ampia insenatura circoscritta nel lato opposto da un arco del litorale. E questa la baia di Assab o Saba, divisa da un braccio di mare di sole 35 miglia dal lido arabico di Moka. L’idea d’ avere lungo la via che conduce alle Indie ed all’ estremo Oriente un punto qualunque, ove ricettare le navi, provvedersi di carbone e soffermarsi in ogni evento, fu la prima idea da cui mosse l’impulso del governo italiano alla ricerca di un lembo di terra asiatica od africana dentro o fuor del Mar Rosso : sebbene prima d’ allora il padre Stella, missionario piemontese che godeva di grande autorità in Abissinia, avesse formato il progetto di dotar l’Italia di una colonia. Nel Congresso che le camere di commercio tennero a Venezia nel 1879, erasi pronunciato il nome di Rahel - mandeh a metà via fra Brindisi e Bombai. Ma poi quel luogo come vari altri fu escluso come poco adato. Il prof. Sapeto venne mandato dal compianto Rubattino a cercare la futura colonia e quegli, dopo aver esaminato tutto il lido del Mar Rosso, fermò la sua attenzione su Assab. Egli comperò quella baia in nome del Rubattino, ma col consenso del governo italiano, il quale sapeva bene di acquistare la sovranità con tutte le conseguenze. La comperò da due sultani dankali Ibraim e Hassam, che n’ erano assoluti sovrani, e che insieme colla terra cedettero la sovranità politica (13 marzo 1870). Sapeto diede a caparra 250 talleri di Maria Teresa, sola moneta corrente in quei luoghi, e nel termine assegnato dei cento giorni pagò i 6000 dell’acquisto, più 2100 in acconto d’ altri maggiori. Così l’Italia acquistava una zona lunga 36 miglia, larga tra due e sei. I primi provvedimenti per Assab furono votati dal parlamento italiano nella estate del 1880 ; alla Camera il progetto ebbe 70 voti contrari, al Senato la votazione diede 39 voti favorevoli e 32 contrari. II territorio italiano incomincia là dove il capo Dennah chiude la baia di Baila, tristamente celebre per T eccidio compiuto nel dominio di quel sultano della missione Giulietti. Il lido è per lungo tratto malagevole anche alle piccole barche arabe ; ma dentro terra si stende una pianura folta d’ a vicennio e d’ acacie, all’ estremità della quale sorge presso rovine antiche e fra due colline di 100 metri, il villaggio di Alali, e un piccolo torrente dello stesso nome. Traversati due altri piccoli torrenti Aili ed Eddi che nascono sul territorio italiano, si trova un altro piccolo villaggio Macaca, a piè di un monte alto 278 metri e di fronte all’ isoletta Sannabar. Quivi si apre la baia di Assab, precisamente detta, e sporge il villaggio che le da il nome e la domina. Il quale trovasi fra gli estremi punti della colonia. Il territorio si restringe a due miglia fra il capo Ceribaie ed il villaggio di Margableh, dove mette foce il Mura, da cui traggono alimento acacie e palme. Da Assab si può andare nell’Abissinia propriamente detta per tre vie : la prima passa pel lago d’Aussa, di- stante 4 giorni dal mare, e seguendo il corso del fiume Aussa conduce ad Aliù Amba, il quale ultimo tratto si percorre in quindici dì. Questa è la più diretta fra le provincie meridionali dell’ Etiopia ed il mare ; la seconda di Berbera, è assai più lunga ma ha però il vantaggio di far capo ad un porto ; la terza quella di Angot collega l’Abissinia centrale con Assab per Zobel dove oltrepassa la catena Etiopica, il lago di Assaldah ed il fiume Cualima ; la quarta, la via di Agamie eh’ è la più settentrionale, passa per Bailul, Endlot, Dessa ed ascende fino ad Addigrat. CORRISPONDENZE. Firano, Gennaio 1885. Fu colla massima soddisfazione che abbiamo letto nell’ Istria di un lascito a favore dei fanciulli poveri di Pola. L’istituzione dell’asilo infantile sarà un monumento alla memoria del testatore, e ne parlerà le virtù e la gentilezza dell’ animo meglio assai di quello eretto a Mausolo dalla costui moglie in Roma. Ed ora, in una città come Pola, e nelle altre notevolmente ricche e popolate dell’ Istria, ci vorrebbe che a qualche anima gentile, che si vedesse morir senza figli, entrasse nella mente il pensiero di un’altra istituzione per vari lati utilissima, e che, dove non si abbia la mente prevenuta, non può non apparire commendevole e bella. Io dico delle Suore di carità. Se n’ ebbe il pensiero qui a Pirano, quando si trattava nel Municipio della sopraintendenza e del servizio dell’ ospitale ; e se l’idea è tramontata, ciò fu soltanto per non dimettere chi vi si trova attualmente, e non perchè per noi non si apprezzassero debitamente quelle nobilissime donne. Ora un lascito che bastasse al mantenimento e all’ abitazione di cinque Suore, non importerebbe il danno di nessuno, e sarebbe di un vantaggio inapprezzabile ai cittadini e un lustro alla città. E oltre a ciò un rifugio per tante nostre giova-nette, le quali hanno il cuore abbastanza grande per non contentarsi delle gioie del mondo, e intanto, perchè mancanti di dote, non trovano un convento che le accolga. Le Suore della carità le accetterebbero nel loro gremio, tanto solo che fosser ricche di carità, o vogliam dire di amore del prossimo. Per la qual cosa nel giro di pochi anni noi si avrebbe al letto dei nostri malati delle Suore che conoscerebbero i nostri usi, che parlerebbero il nostro dialetto, due volte sorelle, e per la nascita e per la carità. E come di cosa nasce cosa, potrebbe accadere che un qualche nuovo lascito desse loro la possibilità di aprire un educandato, nel quale le fanciulle istriane trovassero senza uscir di provincia la loro educazione. La è una idea come un’ altra, e l’ho voluta buttar là, se forse, non essendo io un signore, la raccolga un qualche dovizioso e la incarni. Con queste minacce continue di vaiolo e di colera, la presenza di quelle Suore che in ogni eventualità si terrebbero beate di spendere la vita in servizio del prossimo, sarebbe un conforto, visto che nella più disperata ipotesi non si morrebbe abbandonati. E dove pure non si tratti di morbi contagiosi, 1’ assistenza d’una infermiera disinteressata è ben diversa dalla fredda officiosità di chi vi s’induce per il denaro. Ma farei un torto a’ miei lettori, se mi diffondessi a rilevare i meriti e i vantaggi di quel generoso sodalizio e degli altri che sotto nomi differenti (quello di Trieste p. e.) hanno lo stesso proposito. Faccio voti piuttosto che questo articoletto venga nelle mani di chi può effettuare il mio sogno regalando alla provincia una famiglia di queste simpatiche Suore (bisogna averle vedute negli ospitali; bisogna, come chi scrive, aver veduto una bellissima giovinetta di sedici anni al letto di un vecchio di ottanta disfatto da ulceri schifosissime) e perpetuando la sua memoria nelle benedizioni di quanti ne verrebbero avvantaggiati. Muggia, 23 Gennaio 1885. Olà voi del „Patria“ avete letto la famosa smentita, che m’ ha dato il Podestà di Muggia, Preside di questo Consiglio Scolastico Locale, nel „Comunicato, pu-blicato nel N. 160 dell’ Istria ? Se non l’avete letta leggetela e, se ci arrivate, favorite dirmi cortesi l’ambita opinione vostra sul perchè il nostro Illustrissimo abbia smentito in altro giornale provinciale quanto io ho affermato nel vostro, la bagatella di un mese e mezzo prima. Bagatella... un mese-., mese e mezzo prima.... perdio, ecco le parole che mi menano sulla buona strada. Sapendo egli di non poter smentire nel Patria quanto pur ha osato smentire, perchè io me ne sarei tosto accorto e gli avrei dato sulla voce e per bene, ricorse alla gherminella d’un „Comunicato" spedito una quarantina di giorni dopo all 'Istria nella fede che non mi cadesse sott’occhio; e così probabilmente sperava — senza scontentare nessuno — di passare pel rotto della cuffia secondo il desio e le istruzioni forse dell’on. ispettore scolastico Spincich, il quale, venuto qui ad indagare la verità de’fatti da me affermati a carico della Dirigenza delle nostre scuole, in mezz’ora, dico in mezz' ora, ha saputo sbrigare la faccenda. Podestà, Podestà o Preside del Consiglio Scolastico locale come meglio volete, io finora per una, per cento, per mille ragioni vi ho lasciato fuori di causa, ma ora bravamente mi tacciate di bugia, m’incolpate di falso, e scuserete quindi se non vi userò più i riguardi, che finora vi ho usato. Sarete voi che l’avrete voluto e state pur certo che ne dirò delle belle. Una sola scusa potreste accampare e forse sta probabilmente in ciò che apponeste la vostra firma al famoso „ Comunicato ", come altra volta — inconsapevole affatto di quanto conteneva — 1’ apponeste ad un violento ricorso — poscia da voi apertamente rimpianto — diretto al vescovo perchè qui non ci venisse un cooperatore, che voi ben conoscete, e come muniste pur troppo della vostra sottoscrizione una denuncia per spaccio di vini falsificati, dimostrata falsa falsissima dai rilievi praticati dall’Autorità politica. Se però la è così, perchè non rifiutaste la firma vostra ? Perchè vi fidate ancora di chi vi ha condotto e vi condurrà sul ghiaccio sino a che, sdrucciolando sconciamente, vi romperete la testa? Capirete bene, Podestà egregio, tutto io posso credervi, ma mai che siate al caso di giudicare de’me-riti d’ un maestro di scuola. Lasciatevelo pur dire, non è affare di vostra competenza. D’ altronde i fatti che narrai riguardo il noto maestro o dirigente sono veri, e deploro solo che il Capo del Comune, il Capo del Consiglio Scolastico Locale abbia azzardato smentirli, come deploro che non abbia saputo appurarli l’ispettore Spincich, incaricato della relativa investigazione ufficiosa. E vero che l’amico ispettore, il quale sa che quel tal maestro o dirigente ha lavorato assai per lui nelle ultime elezioni dietali, non può romperla affatto con lui, ma, via, via un’ ombra di procedura doveva pure assumerla. Confesso, non ho detto il vero, perchè un’ ombra di procedura ci fu, ma solo nei pour parlers, che 1’ i-spettore tenne cogli interessati a celargli la verità. E così il Consiglio Scolastico Distrettuale ha davvero il filo in mano per giudicare con cognizione di causa. Quei fatti, lo ripeto, sono veri, verissimi e ci vogliono altro che furbe smentite a quaranta dì di distanza su altro giornale per stabilire il contrario. Sono falsi ? Ebbene, accusatemi di calunnia, di lesione d’ onore e vedrete che cumulo imponente di prove testimoniali recherò in Giudizio a smentire categoricamente, Illustre Illustrissimo, la vostra famosa smentita. E ' giacché sono nel campo delle scuole, quanto prima verrò a parlare d’un nuovo sistema amministrativo dell’ azienda scolastica inaugurato qui nel 1877 e continuato sino agli ultimi tempi con sorprendente vantaggio e garanzia dei poveri contribuenti. L’Istria intera lo adotterà, se pur ci sono in provincia altri Capi-Comune, che siano legittimamente abborrenti da ogni e qualsisia resa di conto. Podestà, Podestà voi mi avete risposto a mal punto e vostro danno se da oggi in poi scoprirò senza riguardi gli altari. Quantunque voi solo siate per legge responsabile di ciò che succede al Comune, io finora per una, per cento, per mille ragioni vi tenni per iscu-sato; ma ora voi scendete nello steccato e mi gettate bravamente il vostro guanto di sfida accompagnato da un viglietto di visita, su cui sta stampato il vostro nome. E sia, io raccolgo quel guanto e spero di poter dimostrarvi in breve che se d’ altri pesi son capaci le vostre spalle, non sono certo nate per portare quelli della rappresentanza di Muggia. Z . . . . o Portole, Gennaio 1885 Ora che Giovanni Vesnaver ha illustrato il mio ed il suo luogo natio, e colle „Notizie storiche11 delle quali anche voi del „Patria" avete così favorevolmente parlato, 1’ ha reso maggiormente noto agli studiosi di cose patrie, permettetemi che aneli’ io ve ne parli od almeno vi dica una parola delle miserie nostre passate del bene morale presente tanto perchè si sappia come anche gli spaldi di questo antico veneto castello, sieno stati di recente presi di mira dalla benemerita arma sacerdotale croata. Intorno a Portole sta un ottima popolazione, che sino agli ultimi tempi viveva fraternamente con noi, ignara d’ odi nazionali ed abborronte per natura da ire di parte. Tra questa popolazione laboriosa e tranquilla i sedicenti apostoli della Grande Slavia gettarono un prete a lor fido e, impostolo a noi quale amministratore parrochiale pel tramite del troppo condiscendente potere ecclesiastico, col solito amore del prossimo eh’ è loro proprio, cercarono di attizzare un focolare di guai. Quel prete, vincolato da un giuramento che lo lega agli ordini d’ una società di Zagabria (*) — com’ egli stesso confessava a persona autorevole, che lo esortava a desistere nell’ opera anticristiana — non pose tempo in mezzo per tradurre in fatto le dottrine del suo apostolato ed in pochi giorni Portole e dintorni furono in fiamme. Pieno di denaro giunto d’ oltr’Alpe, prese a predicare ai villici che noi del capoluogo eravamo altrettanti vampiri, che vivevano del loro sangue : che il Comune faceva man bassa sui frutti dei loro sudori e conveniva a forza provvedere ; che a loro slavi soltanto spettava una terra slava come la nostra e facea d’uopo quindi combattere ad oltranza V ingiusta nostra preponderanza italiana : che infine — purché gli Rescisse di diventar parroco — non avrebbero a temere od a sperare più nulla da noi, ch’egli col suo li aiuterebbe e porrebbe a dovere i preposti alla cosa publica per riparare agli esosi sperperi comunali. Ed i villici de’ dintorni, accecati dalle parole e dalle promesse del ministro di Dio, plaudivano religiosamente; e Portole, fremente agli insulti inauditi, fischiava. L’eco dei nostri fischi accompagnato dalle espressive parole „No lo volemo, no lo volerne“ — che finì col perseguitare il Reverendo sul pergamo, sull’ altare, sulia strada ed all’ osteria, ove avea posto il suo domicilio ed il suo quartier generale per avere probabilmente a mano anche argomenti materiali, oltre a quelli spirituali occorrenti a catechizzare i suoi discepoli, — giunse fortunatamente agli orecchi di Monsignor Vescovo e questi, convintosi che altrimenti andrebbe a finirla male, finì coll’e-sortarlo a far bagaglio ed a partire per altra destinazione. Il consilium abeundi del Superiore, che si sa a cosa equivalga, persuase il Reverendo, e grazie al Cielo fu surrogato da un prete nostro, sacerdote esemplare, padre de’ poveri ed alieno affatto dagli scandali della lotta politica iniziata dal suo predecessore. Ed ora alfine abbiam pace benché amareggiata ancora dai ricordi, che il molto Reverendo ci ha lasciato collo strascico de’ processi penali scuscitati, colla coda (e talora nella coda — dicono stia il veleno) delle agitazioni, che seguita, benché lontano, ad alimentare tra noi e colla memoria de’ gendarmi, che gli stavano dì e notte a guardia della persona, quasi che d’ ora in ora o di momento in momento potesse essere colto dal furor popolare. 0 illustre autorità politica, lasciate che ve lo dica liberamente, i gendarmi potevate lasciarli a casa, che noi di Portole civile, da quel coso qualunque non si pretendeva altro sa non che se ne andasse pei fatti suoi. E per oggi voi „Patria" n’avete abbastanza. Arrivederci la ventura settimana. lino (lei settantanno *) C’ è dunque un giuramento sociale che costringe gli affigliati per la propaganda croata ad obbedire alla parola di Zagabria ed a fomentare tante ire tra noi ? Il viglietto di visita sequestrato ad uno studente delle nostre magistrali — che portava scritto il motto rLibetà o morte“ in lingua croata — sarebbe forse il segno di riconoscimento dell’associazione? Speriamo di risaperlo dall’ esito dell’ investigazione giudiziale avviata. N. d. R. -------------------■> ;s3>Q£3-e=3-0’------------- Maggia, 14 geuuaio 1885 Seduta della Rappresentanza Comunale. Presidenza sig. Bernardo Vallon Podestà. Commissario sig. Luigi Luches i. r. Segretario Capitanale. Presenti 18 Rappresentanti Comunali. Ordine del giorno 1. Lettura ed approvazione del V. della seduta 18 settembre 1884 N’° 1267. 2. Proposta della Deputazione di arrendare le addizionali alle imposte indirette e tasse Comunali indipendenti nell’ anno 1885 eventualmente 1886-87. 3. Istanza del Segretario sig. Giacomo Zaccaria, perchè venga sistemato l’ufficio Comunale. 4. Supplica di Graziosa Postogna e Domanica Crismali per conferimento del posto di levatrice Comunale. 5. Eventuali comunicazioni. I. Punto dell’ ordine del giorno Letto ed approvato il verbale della precedente seduta 1’ onor. Bartolotti domanda al Podestà se il Comitato nominato per la revisione del Regolamento organico delle guardie Comunali abbia disimpegnato il proprio dovere. Il Podestà risponde affermativamente ed assicura che 1’ elaborato verrà portato in discussione nella prossima adunanza. L’ onor. Cruciati interpella il Commissario governativo per sapere possibilmente in quale stadio si trovino ed, eventualmente, quale evasione abbiano ottenuto dall’ Eccelso Ministero i ripetuti reclami prodotti dai Comunisti dei Monti contro i decisi luogotenenziali allo scopo di svincolarsi dall’ obbligo di contribuire al mantenimento della Curazia di Flavia. Il Commissario Governativo risponde che da gran tempo sono stati prodotti analoghi reclami, ma non può dire al momento se, ed in qual modo fossero stati superiormente evasi. L’ onor. Cruciani prega pure il Podestà di voler dichiarare se la Spettabile Deputazione Comunale, in relazione al relativo deliberato della Rappresentanza ha incamminato e in che stadio si trovino le pratiche ordinate presso 1’ Inclita Giunta e 1’ Istituto di Credito fondiario dell’ Istria in Parenzo allo scopo di conseguire il mutuo occorrente all’ estinzione del debito del Comune verso la ditta G. Gorup di Trieste. Il Podestà assicura che le pratiche in parola furono già incamminate. Quanto prima anzi saranno passati gii atti tutti delle medesime al Comitato di finanza per 1’ esame e riferta. L’ onor. Pasquale Marchiò raccomanda caldamente sieno rimessi tali atti colla massima sollecitudine al Comitato, trattandosi di questione urgente, importantissima e di grandissimo interesse pubblico. IL Punto dell’ordine del giorno Letta dal Segretario 1’ offerta del sig. G. Gorup di Trieste, di corrispondere, cioè, per l’arrenda in discussione, ove però la Rappresentanza gli avesse a prolungare per tre anni 1’ appalto delle addizionali e tasse comunali indipendenti dei Comuni di Maggia, Valle-01-tra e Monti, l’annua somma di f.ni 4200 con ciò che di questi l’importo annuo di f.ni 200 vada aggiunto alla rata d’ammortizzazione del suo credito verso il Comune e si devolva a maggior diffalco del medesimo, 1’ onor. Crisanaz, accampando la solidità della ditta offerente ed i favori che recò al Comune in tempi passati, propone sia accolta. L’onor. Crociani — appoggiato dagli onorevoli Marchiò e Bartollotti, non è dello stesso parere. Ritiene che se il sig. Gorup ha aumentato 1’ annua avversuale è evidente che 1’ arrenda eh’ è stata più che non si creda vantaggiosa. Egli è negoziante e come tale fa prima i propri e indi gl’ interessi del Comune. Manifesta poi il proprio rincrescimento perchè la Deputazione Comunale anche quest’ anno abbia trascurato fino all’ ultimo momento di convocare la Rappresentanza Comunale in argomento di tanta importanza senza pensar ai danni che può risentirne il Comune ed all’ impossibilità di tentare, nel poco tempo che rimane fino al 31 corr., un asta'per allogare l’impresa al miglior offerente. Censura infine l’operato della Deputazione perchè non ha — a senso del deliberato della Rapp. 13 dicembre 1883, tosto spirato nell’ ottobre p. p. il contratto d’ appalto delle addizionali e tasse dei Comuni di Flavia e Scoffie, — incamminate le opportune pratiche nell’ anno decorso lasciate in sospeso col Comune di Trieste per la loro gratuita esazione e chiede che si cessi d’ ora in poi da simile viziata abitudine,, che obbliga la Rapp. ad accettare i fatti quasi compiuti con grave danno degli amministrati. L’ onor. Crisanaz convinto delle ragioni esposte e della bassezza dell’ offerta combattuta offre egli in persona per le addizionali e tasse ut supra prò 1885, 86 e 87 l’annuo importo di f.ni 4300 e si obbliga di assumere sovra di sè e di affrancare ad ogni inchiesta il residuato debito del Comune verso la ditta Gorup. La proposta Crisanaz — è accolta — incaricata la Deputazione di stipulare con lui il relativo contratto. (Continua) COMUNICATO Rifiutatami l’inserzione del presente articolo dal Sig.r Redattore del giornale „L’Istria" dopo esplicita adesione, e perfino dopo fattone eseguire il bozzetto di stampa, sono a pregare la di Lei gentilezza a volerlo far inserire nel reputato di Lei giornale in unione alla presente, porgendole le mie più sentite grazie. Memoria a Giuseppe de Vergottini — Oggi possiamo ammirare il fatto compiuto reclamato dal voto u-nanime di tutta la cittadinanza alla venerata memoria dell' Illustre trapassato Podestà GIUSEPPE Dr. de VERGOTTINI, col vedere denominata la piazza principale di questa città Piazza Vergottini, come lo indica le apposte due tabella di metallo. 0 Giuseppe ! — questo modesto tributo di riconoscenza non è tutto quello che noi cittadini intendiamo valga ad adempiere ai tanti doveri di gratitudine e rimpianto che ci hai lasciato pei moltissimi tuoi meriti cittadini, ma li supplirà 1’ affetto che conserveremo per te in tutta la nostra vita, ed il ricordo delle tue esemplari azioni e virtù cittadine, che tramanderemo di voce in voce anche ai nostri posteri. Ogni giorno più rammentiamo con dolore la tua perdita, e pur troppo ormai proviamo le conseguenze della mancanza del validissimo tuo voto ed intelligente operosità, che servirono per molti anni a guidarci e sostenerci nel retto sentiero della via del bene. 1 voti dettati dal nostro cuore nell’ ammirare oggi il tuo nome in questa piazza sono quelli di vedere presto imitato 1’ esempio delle azioni e virtù civili che ci hai lasciato, quale maestro di quella scuola che molto si deve studiare per eguagliarti. UN CITTADINO. M Avviso di concorso a quindici stipendi per la frequentazione dei Corso agronomo primaverile 1885 in PARENZO. Viene aperto il concorso a numero quindici stipendi da fiorini trenta 1’ uno, da conferirsi sui fondi dello stato, all’ oggetto di agevolare l’intervento degli agricoltori, meno provveduti di mezzi, al Corso agronomico primaverile, che si terrà presso questa stazione eno - pomologica sperimentale, nel prossimo venturo mese di marzo. I concorrenti dovranno inoltrare la propria istanza a questa Giunta provinciale, entro il giorno 20 febbraio a. c., corredandola della indicazione dell’ età, della dichiarazione di sapere leggere e scrivere, e di un certificato dell’ Autorità comunale del luogo, che dichiari essere il petente di condizione agricola e possidente di fondi, e trovarsi il medesimo in circostanze economiche, che giustifichino il bisogno del chiesto sussidio. Dalla Giunta provinciale dell’Istria PUBLICO RINGRAZIAMENTO I sottoscritti ringraziano quei cortesi che con tanto amore s’interessarono durante la malattia del compianto loro figlio Rodolfo, e gli tributarono con pietoso affetto gli estremi onori, accompagnandone la salma all’ ultima dimora. Michele ed Eufemia conj. Pescar SOCIETÀ CITTADINA NAVIGAZIONE A VAPORE fra Capflislria e Trieste ---------~U£T)«.------- Col giorno 3 Novembre p. v. i piroscafi 811111 Pillili faranno (tempo permettendo) le gite giornaliere, fino a nuovo avviso, col seguente ORARIO NEI GIORNI FERIALI: da Capodistria per Trieste da Trieste per Capodistria I. Corsa . . . ore 11 ant. II. „.....„ 33/i pom. NEI GIORNI FESTIVI: I. Corsa . . . ore 11 ant. IL „ • • • • „ 43/4pom. 1. Corsa . . ore 7 */2 ant. IL „ . . . „ 2 ‘/2 pom. I. Corsa. . . ore 7 '/2 ant. IL 3y2pom. Prezzo di passaggio soldi 30 indistintamente; per fanciulli sotto ai 12 anni soldi 20. Nolo delle merci da convenirsi col capitano. Il punto d’approdo a Capodistria è il Porto, a Trieste la Riva della Sanità Capodistria, 29 Ottobre 1884. 1“ 10l«re$;a.»c. A PIETRO MIRIN Editore e Redattore responsabile CAPODISTRIA Tipografi» di CARLO PRIORA