Received: 2015-8-12 DOI 10.19233/AH.2016.24 Original scientific article LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE Roberto VACCHER Via Redipuglia 13, 31100, Treviso, Italia e-mail: robertov88@fastwebnet.it SINTESI Nell'estate del 1645 una flotta ottomana si presentd davanti alle coste di Creta ed inizid lo sbarco di un corpo di spedizione forte di 50.000 uomini. Si apriva cosi un con-flitto che avrebbe visto confrontarsi la Serenissima Repubblica di Venezia e l'Impero ottomano per oltre un quarto di secolo: la guerra di Candia. Entro i primi due anni di combattimento tutta Creta cadde in mani ottomane, con l'eccezione di alcune piazzeforti e della capitale del Regno. Nonostante la sproporzione delle forze in campo l'assedio di Candia durd oltre 21 anni e costd agli assedianti circa 130.000 uomini. Nella prima parte del saggio si cerca di capire, attraverso fonti archivistiche e bibliografiche quali dinamiche impedirono agli ottomani di ottenere una vittoria rapida e completa. Non va poi dimenticato che un conflitto cosi imponente non sarebbe stato possibile senza uno sforzo logistico altrettanto gravoso. Si analizzano percid nel saggio, attraverso lo studio delle fonti archivistiche veneziane, anche i meccanismi e il funzionamento della macchina logistica della Serenissima. Merita sicuramente attenzione un'organizzazione resasi capace di rifornire, esclusivamente attraverso il mare, un'intera cittä assediata per oltre vent'anni. Parole chiave: Guerra di Candia, Venezia, Impero ottomano, logistica, Creta THE WAR OF CANDIA: A CONFRONTATION OF MEANS AND RESOURCES ABSTRACT In the summer of1645 an Ottoman fleet reached the coasts of Crete and disembarked an expeditionary force of50,000 men. It was the beginning of a conflict that would see the Serenissima Republic of Venice confront the Ottoman Empire for over a quarter of a century: the War of Candia. Within the first two years of battle the whole of Crete fell into Ottoman hands, with the exception of some fortified towns and the capital of the Kingdom. Despite the disproportion of the forces on the field, the siege of Candia lasted over 21 years and cost the besieger about 130,000 men. Supported by archive and bibliographical sources, the first part of the essay aims to understand which dynamics impeded the Ottomans to obtain a rapid and complete victory. It is worth recalling that such a big conflict would not have been possible without an important logistic effort. As Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 a result, through the study of the Venetian archive sources, the essay focuses on analyzing the mechanisms and the operating of the Venetian logistic machine. Indeed, an organization able to provision an entire besieged city, for over twenty years, exclusively through the sea deserves attention. Keywords: War of Candia, Venice, Ottoman Empire, logistics, Crete INTRODUZIONE Camminando per Venezia lungo la calle che da Campo S. Stefano si dirama verso piazza S. Marco, si finisce invariabilmente per trovarsi di fronte alla Chiesa di Santa Maria del Giglio. Il prospetto marmoreo di questa chiesa fu costruito del 1679 e vi spicca la statua di Antonio Barbaro, attorniato da quelle della virtu e dell'onore. La carriera del Barbaro fu legata a strettissimo filo con le vicende della guerra di Candia, dapprima provveditore d'armata e quindi nel 1666 provveditore generale alle armi in Regno1, a memoria della sua lunga carriera, lungo il basamento marmoreo che decora il fianco destro della chiesa, e ben visibile tra gli altri, un bassorilievo raffigurante proprio la citta-fortezza di Candia. Si distin-guono chiaramente i bastioni e le fortificazioni che divennero famosi in tutta Europa durante l'interminabile conflitto. La guerra di Candia rappresenta uno degli eventi piu importanti nella storia veneziana del XVII secolo. Nel corso di questo conflitto la Repubblica dovette segnare il passo rassegnandosi alla perdita di Creta e alla fine del suo stesso Impero da Mar. La guerra duro 25 anni, iniziata nel 1645 si concluse solo nel 1669 con la resa di Candia. Questo articolo presenta alcuni aspetti specifici del conflitto sostenuto da Venezia per la difesa di Creta, adottando pero una prospettiva particolare. Molti dei contributi dedicati a questo periodo non trattano in maniera approfondita l'aspetto logistico delle operazioni ne si preoccupano di spiegare come fu possibile, coi mezzi del XVII secolo ed esclusivamente via mare, mantenere per ben 22 anni uno sforzo di tale portata. Dall'altro lato viene da chiedersi come mai, a una potenza come quella Ottomana, furono necessari cosi tanti anni per avere ragione della resistenza veneziana. La sproporzione delle forze in campo era tale da lasciar supporre una rapida conclusione delle ostilita. Per tutta la durata del conflitto Venezia si trovo a dover sostenere questo confronto po-tendo contare quasi esclusivamente sulle proprie forze, ecco allora che lo sforzo logistico, economico e finanziario che dovette sostenere ci deve apparire ancora piu imponente. Fu l'Impero ottomano ad aprire le ostilita invadendo Creta con un corpo di spedizione forte di circa 50.000 uomini. Pochi stati dell'epoca erano in grado di organizzare la medesima concentrazione di forze di cui era capace l'Impero ottomano e di mettere in pratica un'or-ganizzazione logistica di pari livello. A causa del costo necessario per mantenere in campo un tale schieramento di forze per lunghi periodi la strategia ottomana era imperniata principalmente nella conduzione di campagne mirate, di carattere offensivo, brevi e con 1 Per maggiori notizie e una biografia di Antonio Barbaro si veda Benzoni, 1964. Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 un solo fronte aperto alla volta. Ecco una prima anomalia nel conflitto di Candia, dove le operazioni si trascinarono, con episodiche esplosioni di violenza, per ben 25 anni. Dopo la resa della citta nel 1669 si inizio a parlare dei costi sostenuti. Per entrambe le parti si tratto di cifre imponenti che raggiunsero standard estranei ai conflitti veneto-ottomani precedenti. A cio si deve aggiungere il prezzo, pagato in vite umane, sostenuto in 25 anni di combattimenti. Se per l'Impero ottomano si parla di una spesa che assorbi i tre quarti del budget imperiale (Parker, 2013, 197) per la Repubblica di Venezia il denaro sborsato non fu minore. Nel 1668, l'Ambasciatore veneziano a Roma dichiaro che la guerra era costata alla Repubblica 4.392.000 ducati all'anno. Quando alcuni anni dopo la fine del conflitto si provo a fare qualche stima del totale speso, la cifra che emerse si aggirava attorno ai 125 milioni di ducati (Pezzolo, 2003, 213). Tenendo conto che nello stesso periodo le entrate della Repubblica mediamente non superavano i 4 milioni di ducati non sorprende che il debito pubblico sia cresciuto di circa sei volte tra il 1641 e il 1660. Nonostante esistano gia varie opere su questo conflitto restano aperti alcuni quesiti a cui si cerchera di dare una, per quanto parziale, risposta. La distanza tra Venezia e il teatro delle operazioni influi sicuramente sul loro andamento e sulla loro pianificazione, per quanto riguarda la Serenissima; ma cosa impedi all'Impero ottomano di avere facilmente ragione dei difensori? Nel 1645 gli stessi Veneziani si aspettavano che la Porta facesse dell'isola un solo boccone, tutto portava a pensarlo: da parte ottomana era favorevole la relativa vicinanza alle basi di partenza, l'assenza di altre guerre che potessero distrarre forze ed energie, l'enormita delle forze impiegabili e non ultima una tradizione strategica che trovano proprio nella guerra di aggressione la sua logica principale. Non sembra credibile giustificare la lunghezza del conflitto con lo scarso interesse che il teatro medi-terraneo avrebbe rivestito per la Porta, troppo ingenti sono stati gli investimenti economici e la perseveranza dimostrata. Altre devono quindi essere le contingenze e le sinergie che portarono un conflitto, solo apparentemente gia deciso nel primo anno di campagna, a protrarsi per un quarto di secolo. L'altra questione che si impone prepotentemente e l'enormita dello sforzo logistico e finanziario compiuto da Venezia per la difesa di Candia. I 1800 km di rotte navali che separano la capitale da Creta appaiono ancora maggiori tenendo presente che con tutta l'isola in mano nemica, dal 1647 in poi, le fortezze superstiti poterono essere rifornite solo via mare. Come fu possibile per Venezia mantenere un impegno del genere per un tempo cosi prolungato? Come si organizzo la macchina logistica e quali provvedimenti si attuarono per garantire la sopravvivenza giornaliera di Candia assediata? Come fu possibile superare il problema della distanza, flagello di ogni stato durante l'eta moderna, garantendo un costante afflusso di rifornimenti, soldati e denaro verso Candia2? Per cercare di rispondere a questi quesiti si sono studiate le fonti disponibili nell'ASV In particolare ci si e basati sui dispacci e sulle relazioni dei provveditori alle armi della citta di Candia. Inoltre sono risultati utili alcuni manoscritti custoditi nella Biblioteca Nazionale Marciana e altri presso la British Library di Londra. In particolare queste ultime fanno parte dei testi pubblicati in gran numero verso gli anni finali del conflitto e scritti da reduci inglesi e francesi. Si vedano ad esempio: Williams, 1670, Anonimo, 1669. L'ultima sortita francese e descritta anche in: Newcomb, 1669. Per quanto riguarda i documenti provenienti dalla BNM di Venezia si veda in particolare il manoscritto IT VII 657 (7481). Inoltre si e scelto di utilizzare, solo come Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 Fig. 1: Veduta della citta di Candia e delle opere d'assedio realizzate dall'esercito otto-mano durante la campagna del 1667-68. Titolo originale: Delineation der Statt Candia, welche von Türcken unter dem Commando des Gran Visir attackirt von 25 May bis auf dato den 20 SeptrisAnno 1667 und 1668, 558x370 mm, DigAM- digitales archiv marburg /Hessisches Staatsarchiv Marburg (Wikimedia Commons) LE FORZE IN CAMPO A opporsi all'invasione ottomana si trovavano a Creta poco piu di 4.000 soldati professionisti3 (mantenuti da Venezia, a cui si sarebbero aggiunte le milizie dell'isola composte dalla cavalleria feudata, composta dalla nobilta dell'isola e dalle cernide; que-ste ultime avrebbero dovuto fornire una leva di 8 - 10.000 uomini; molto disomogenee supporto, le opere di storici coevi che scrissero sul conflitto come: Nani, 1680; Valier, 1679; Girolamo Brusoni, 1673. La maggior parte del lavoro di ricerca si fonda quindi su fonti archivistiche veneziane custodite nell'ASV. In particolare dal fondo Senato, dispacci, dispacci dei provveditori e capi da terra e da mar. Per comodita nel seguente lavoro tutte le date sono state espresse secondo il calendario gregoriano invece che secondo il more veneto, inoltre tutti i conteggi di denaro, eccetto ove diversamente specificato, sono da ritenersi espressi in ducati di conto. ASV, Ptm, 543. I dispacci da aprile a giugno, nel loro insieme, riportano l'arrivo di rinforzi e danno misura dell'entita dei presidi veneziani. Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 per equipaggiamento ed addestramento (ASV, Ptm, 543, 6 aprile 1645), il loro apporto sara ovviamente inferiore alle aspettative ma comunque utile nelle operazioni di assedio4 (BNM, IT VII 657 (7481)). Il contributo forse piu importante, in termini di forze da combattimento, che la Serenissima si aspettava dai sudditi di Creta era quello destinato ad armare le galee della guardia di Candia (ASV, Ptm, 543, 11 maggio e 22 maggio 1645). Dopo lo sbarco, le forze turche, si spinsero abbastanza rapidamente verso l'entroterra procedendo verso la Canea, entro il 27 giugno reparti di cavalleria turca stavano gia saccheggiando le campagne intorno alla citta (ASV, Ptm, 543, 27 giugno 1645). La Canea cadde in soli 54 giorni di assedio e l'anno successivo anche la citta e la fortezza di Rettimo seguirono la stessa sorte, dopo una resistenza di poche settimane. Entro la fine del 1647 tutta Creta era in mano ottomana, fatta eccezione per le fortezze costiere di Spinalonga, della Suda e della capitale Candia. Proprio verso Candia si sposto l'esercito del Sultano iniziandone l'assedio nel 1648 e protraendo infruttuosamente le azioni fino al 1649. Nonostante in alcune occasioni gli attaccanti siano stati vicini a penetrare in citta, l'azione dei difensori riusci sempre a contrastarli. Rimasti parzialmente isolati, per l'interruzione dei rifornimenti provenienti da Costantinopoli e ridotti a soli 12.000 uomini, i Turchi interruppero l'assedio ritirandosi a poche miglia dalla citta. Realizzarono un accampamento fortificato che chiamarono Yeni Kandiye (ASV, Ptm, 546, 31 marzo 1650), nuova Candia per i Veneziani. L'esercito ottomano rimase quindi relativamente inoperoso su queste posizioni per i successivi 18 anni. Andrea Corner lo defini «sonnolento» (ASV, Ptm, 549, 16 maggio 1654) nel 1654 quando ricopri la carica di provveditore alle armi di Candia. Le ostilita si riaccesero solo in occasione delle sortite, condotte dalla guarnigione veneziana nel 1650-51, per distruggere gli approcci nemici (ASV, Ptm, 546, d 29, luglio 1650). Oppure in corrispondenza degli sbarchi veneziani tentati nel 1660 per riconquistare la Canea, sempre falliti per la rapida opposizione turca e per la disorganizzazione veneta (ASV, Ptm, 552, 22 luglio, 20 settembre 1660). Di fatto per 18 anni i Turchi non attaccarono direttamente le fortificazioni della citta di Candia limitandosi a tenerla sotto assedio5. Come spiegare questa condotta? Spesso si e sostenuto che l'Impero ottomano dovette dedicarsi ad altri fronti e quindi preferi distogliere risorse importanti dal fronte secondario, Creta appunto. In particolare, a distogliere l'attenzione della Porta sarebbero stati i conflitti in Transilvania e in Ungheria dove nel 1664 l'offensiva ottomana fu arrestata a Szent Gotthard da Montecuccoli. In quest'ottica il conflitto con la Repubblica sarebbe sta-to considerato come un fronte secondario contro «un avversario minore». Lo scopo principale del conflitto sarebbe stato quello di assicurare «la piu completa sicurezza alla navigazione ottomana» e, secondo lo storico Robert Mantran, «I'approssimativa conduzione dei preparativi e la scarsa dinamicita di quella campagna» oltre ai 25 anni di conflitto «danno la misura della relativa importanza ad essa attribuita dagli ottomani». (Mantran, 1986, 232) 4 Dal manoscritto IT VII 657 (7481) custodito alla BNM apprendiamo che in quel periodo in tutto il regno di Creta vi erano 49580 uomini atti alle armi, di questi 8479 erano descritti per soldati. 5 Gli attacchi riprenderanno solo nel maggio del 1667. Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 Questa tesi sembrerebbe valida ma presenta varie incongruenze. La prima delle quali ha a che fare proprio con la condotta militare tipicamente adottata dell'Impero ottomano. Se il generale Montecuccoli poteva scrivere che «Fa il Turco le guerre corte e grosse» e che «Il Turco non aspetta la guerra, ma in casa d'altri la porta» (Montecuccoli, 2002) era perche la strategia ottomana si basava sull'idea che le guerre dovessero essere condotte impiegando la maggior concentrazione di forze possibile, che dovessero durare lo stretto indispensabile e idealmente solo su un fronte per volta. L'apertura della guerra di Candia rispetta perfettamente questo assioma: sbarco in forze, conquista di una testa di ponte, conquista e messa in sicurezza dell'entroterra, attacco alla capitale nemica. Proprio su quest'ultimo punto, nel 1648 il meccanismo si inceppa. La causa contingente sembra essere costituita dai bastioni di Candia ma se spostiamo lo sguardo dall'isola di Creta, allargando lo zoom e guardando con piu attenzione potremmo vedere qualcos'altro. L'IMPERO OTTOMANO: IL LEGAME A DOPPIO FILO TRA GUERRA E CRISI ECONOMICO-POLITICA Grazie ad una popolazione di quasi 20 milioni di abitanti e una base territoriale di circa 800.000 miglia quadrate all'Impero ottomano non mancava nulla per affrontare una lunga guerra di attrito. Sarebbe lecito aspettarsi che le conseguenze dell'enorme sforzo economico sostenuto per alimentare il conflitto siano state molto piu gravi, data la base territoriale, per la Repubblica di Venezia che non per gli Ottomani. In realta non si tarda ad accorgersi di come lo sforzo militare conseguente al conflitto coi Veneziani comporto un notevole aumento della spesa bellica e una considerevole riallocazione di risorse per l'Impero. Vi fu inoltre una grossa ridistribuzione dei traffici mercantili e dei conseguenti profitti economici, il calcolo di questi ultimi in particolare puo darci un buon indice per misurare l'impatto dei conflitti. In modo particolare possiamo osservare come i proventi annuali dei dazi di importazione della citta di Dubrovnik crescano sistematicamente in corrispondenza di ogni stagione di guerra tra Venezia e l'Impero ottomano. Con l'interdi-zione delle rotte commerciali dirette tra Venezia e l'Impero il porto franco di Dubrovnik diveniva uno degli snodi preferenziali per i traffici mercantili. In corrispondenza della guerra di Candia le entrate di questo porto crebbero in maniera esponenziale passando da poco piu di 26.000 ducati nel 1645 fino a un massimo di circa 500.000 negli anni centrali del conflitto. Terminata la guerra gli introiti ridiscesero verticalmente fino ai livelli del tempo di pace. Questo incremento fu di varie grandezze superiore alle oscillazioni provocate dai conflitto di Cipro (1573-40) o alla successiva guerra Austro-Turca (1683-99) (Inalcik-Quataert, 1997, 514-515). Questo dato, per quanto solamente indicativo, puo darci una misura dell'impatto che ebbe la guerra di Candia su almeno una parte dell'eco-nomia dell'Impero ottomano. I sempre nuovi reclutamenti e le richieste di grano per sfamare le truppe al fronte misero in moto una serie di processi capaci di modificare pesantemente la vita economica di varie regioni dell'Impero. In modo particolare le spese di guerra ebbero un grosso impatto, drenando risorse dalle amministrazioni periferiche e rendendo i fondi a disposi-zione dei governatori provinciali insufficienti. Per sopperire alla mancanza di denaro nelle Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 provincie si ricorse all'imposizione di nuove tasse, collettivamente note come teklif-i shakka, ed a imposte straordinarie che andarono a pesare soprattutto sulle fasce di piccoli proprietari terrieri (McGowan, 1981, 155). Si innesco un meccanismo che passando per prestiti ad usura e indebitamento porto all'accentramento della proprieta terriera nelle mani della classe piu abbiente (Faroqhi, 2006, 167). Questo processo tra i suoi vari effetti ebbe anche quello di causare la diminuzione delle entrate fiscali per lo stato centrale. Infatti i piccoli proprietari terrieri, gravati da un numero sempre maggiore di imposte, non essendo piu in grado di pagare finivano per abbandonare i villaggi. Una lettera confidenziale di Mehmed IV, scritta verso la fine del 1668, al suo coman-dante sul campo, di fronte a Candia, esprimeva tutta la preoccupazione del Sovrano per il trascinarsi del conflitto. In particolare a preoccupare il Sultano erano le enormi spese di guerra; esprimeva quindi il suo timore che il tesoro ottomano non sarebbe stato in grado di sostenere quel livello di sforzo militare e di continuare la guerra oltre la futura campagna del 1669. La lettera arrivava alla fine del secondo, infruttuoso, anno di assalti diretti alle mura di Candia nel ventunesimo anno dell'assedio (Murphey, 1999, 186). Come sappiamo Francesco Morosini consegno la citta, ormai indifendibile, nel set-tembre del 1669 quindi non sapremo mai se le paure del Sultano fossero fondate o meno. Quel che pero sappiamo e che tra il 1668 e l'anno successivo la moneta dell'Impero, akge, venne svalutata e il suo contenuto di argento diminui passando da 0,23 grammi a 0,21 grammi. Questa era la seconda volta, nel corso del conflitto, che il fino dell'akge veniva svilito. Tra il 1658 e il 1659 il contenuto d'argento per ogni akge era infatti gia stato ridotto da 0,28 a 0,23 grammi (Pamuk, 2001, 78). In pratica nel corso della guerra di Candia la valuta ottomana perse circa il 25 % del suo contenuto di argento. Sicuramente le difficolta economiche dell'Impero ottomano erano oggettive e prove-nivano da lontano. Lo scoppio della guerra coi Veneziani servi solamente a riaccendere il problema. Dopo la riconquista di Baghdad nel 1638 e la fine della guerra con l'Iran, da cui le finanze ottomane uscirono stremate, bisognera aspettare il 1643 perche il bilancio dell'Impero registri un piccolo, quanto effimero, surplus (Faroqhi, 2006, 122). Questo risultato fu il frutto della guida del gran visir Kara Mustafa Pasha che promosse la pace sia con gli Austriaci che con l'Iran, stabilizzo la moneta, inizio la risistemazione della proprieta terriera per allargare la base fiscale e diminui le guarnigioni militari, particolar-mente a Costantinopoli per limitare le spese (Parker, 2013, 196). Il Gran Visir pero non riusci a costruirsi una solida base di consenso presso il Sultano e rimase vittima delle manovre del partito opposto, interno al palazzo, che portarono alla sua uccisione nel 1644. Nei 12 anni successivi si avvicenderanno al governo dell'Impero ben 18 diversi gran visir e 23 tesorieri in un crescendo di instabilita e insicurezza. Gli ufficiali della burocrazia imperiale passarono da 60.000 nel 1640 a 100.000 nel 1648 con enorme aggra-vio dell'erario pubblico. Gli anni compresi tra la morte di Murad IV e il governo di Koprulu Mehmed Pasha furono caratterizzati da disordini, corruzione e nepotismo in un succedersi rapidissimo di designazioni e deposizioni degli alti ufficiali imperiali (Faroqhi, 2006, 49). Come ulteriore indice dell'instabilita politica dell'Impero vi e il fatto che piu della meta dei governatori provinciali, designati tra il 1632 e il 1641, restarono in carica meno di un anno. Solamente una piccola parte di essi, intorno al 10 %, mantenne la sua posizione per almeno Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 due anni (Kunt, 1983, 70-75). Poiche le varie cariche venivano vendute, chi le comprava aveva ogni interesse a recuperare la somma investita nel piu breve tempo possibile, gli effetti di questo stato di cose sono facilmente immaginabili. La dichiarazione di guerra a Venezia appare in questo contesto piu come un'emanazione del partito dominante, interno alla corte ottomana e legato alla figura della sultana madre Kosem Machpeiker, che a un ponderato disegno espansionistico (Eickhoff, 1991, 26). Sicuramente nella decisione gioco un ruolo determinante la ricerca di affermazione e visibilita politica, da ottenersi attraverso 10 strumento militare, oltre alla pressante necessita di mantenere in attivita un grosso eserci-to che se lasciato inattivo poteva divenire fonte di gravi disordini. In breve tempo si paleso l'impossibilita di raggiungere contemporaneamente sia l'equilibrio delle finanze pubbliche che il mantenimento delle spese di guerra. Iniziano quindi a delinearsi i fattori che causarono l'intermittenza dell'impegno militare ottomano: l'instabilita politica, con conseguenti rivolte interne, e le difficolta finan-ziarie. A queste vanno aggiunte anche le eccezionali condizioni climatiche contingenti. 11 susseguirsi di piogge torrenziali nel 1646 e un'eccezionale siccita nel 1647 colpirono i raccolti causando una grave scarsita di cibo, specialmente in una citta come Costantino-poli che consumava qualcosa come 500 tonnellate di pane al giorno (Parker, 2013, 197). In questo contesto si inseri (come fattore aggravante) il blocco navale veneziano, che Fig. 2: Veduta della battaglia di Focea del 1649. La flotta veneziana comandata da Giacomo Riva e impegnata nel blocco dei Dardanelli sconfisse una flotta ottomana che cercava di aprirsi un passaggio verso Creta. Battle of the Combined Venetian and Dutch Fleets against the Turks in the Bay of Foya 1649, Abraham Beerstraten, 1656, oil on canvas, h 151.5 cm x w 276.5 cm, Rijksmuseum in Amsterdam (Wikimedia Commons) Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 oltre a tagliare i rinforzi alle forze turche a Creta ebbe l'effetto collaterale di interrompere i flussi di grano verso Costantinopoli. Nel 1647 un'invasione di locuste distrusse le coltivazioni in Moldavia, questa deva-stazione impedi anche i due successivi raccolti. Ancora nel biennio 1659-60 i territori sulle coste del mar Egeo e del mar Nero si ritrovarono a fronteggiare «the worst drought in a millennium» (Parker, 2013, 294) non nevico durante l'inverno ne ci furono piogge in primavera. Il danno per le coltivazioni e le popolazioni fu enorme sia le regioni della Romania che della Transilvania sperimentarono una carestia devastante. Durante l'estate del 1660, in luglio, anche a causa dell'estremo calore un incendio scoppiato nella capitale, Costantinopoli, si propago senza controllo arrivando a distruggere due terzi della citta. La situazione politica, gia critica dopo l'esecuzione di Kara Mustafa Pasha, si dete-rioro sempre piu rapidamente. La mancanza di denaro per pagare le truppe cosi a Candia come a Costantinopoli e i prezzi del grano che rimanevano molto alti a causa del blocco veneziano, fecero precipitare la situazione portando al regicidio di Ibrahim I il 18 Agosto 1648. La consistenza dello sforzo bellico ottomano a Creta crollo conseguentemente alla stabilita del potere centrale. A salire al trono fu il Mehmet IV, un bambino di 10 anni, alle cui spalle si formo una nuova corrente di palazzo ostile alla sovrana madre Kosem. Quest'ultima venne brutalmente strangolata senza che questo influisse in alcun modo sulla precaria situazione. Lo stato del tesoro rimaneva molto problematico, nel 1648 il tesoro imperiale aveva registrato entrate per 362.000.000 akge ma, allo stesso tempo, ne aveva spese 550.000.000. Il cambio di regime non riusci, nell'immediato a cambiare la situazione e nel 1650 a fronte di un aumento delle entrate a 532.900.000 akge si ebbe un pari aumento delle uscite che arrive a 687.200.000 akge (Lewis, 1993, 210-211). Inoltre quello che queste cifre non ci dicono e che una buona parte delle entrate era costituita da diritti di riscossione pagati anticipatamente, attraverso un sistema di appalto delle imposte6. In pratica nel 1653 l'Impero ottomano, grazie a questo sistema, aveva gia riscosso, dandoli in concessione, i proventi futuri di vari rami fiscali, trovandosi in una situazione peggiore di quanto le semplice entrate ed uscite non lascino intendere. Le entrate fiscali raccolte col sistema appena illustrato erano fondamentali per il finanziamento dell'Impero ottomano. Senza il ricorso a questo sistema di prestiti, che pure conobbe un periodo di crisi verso la meta del 1600, non sarebbe stato possibile mantenere ne l'imponente macchina militare ne l'ap-parato di funzionari necessari per governare l'Impero. E' opportuno sottolineare come anche le monarchie europee, in particolare quella spagnola ma anche quella francese, dipendessero dai crediti ottenuti attraverso il medesimo procedimento7. I militari, detentori di Timar, congedati o arruolati per una sola campagna si davano molto spesso al banditismo sia derubando i proventi delle tasse sia imponendone di nuove Questo sistema prevedeva la stipula di un contratto con un privato a cui si appaltava il prelevamento delle imposte di un determinato territorio. Colui che riceveva l'appalto doveva pagare immediatamente, al tesoro reale, una somma prestabilita. La convenienza per il potere centrale era quella di trasformare un'entrata futura, e incerta, in un affitto pagato in anticipo. Si veda Darling, 1996. Per approfondire si veda il capitolo IV del volume di Conca Messina, 2016. 6 Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 illegalmente. Senza un forte potere centrale a limitarli, anche i governatori provinciali si appropriavano di una parte delle rendite. La corruzione dilagava sempre piu in alto con la corte del sultano a sua volta divisa in fazioni. Proprio verso la meta del diciannovesimo secolo le divisioni interne alla classe dirigente ottomana raggiunsero il loro apice assor-bendo ingenti quantita di risorse e ritardando le riforme piu necessarie (Faroqhi, 2006, 122-123). La percezione del dissesto dello stato era ben nota ai contemporanei tanto da spingere il Sultano, Mehmed IV, a convocare i massimi dignitari di corte per discutere le cause del continuo deficit del tesoro imperiale. Uno di essi Mustafa ibn Abdullah meglio conosciuto come Katib Chelebi forni la propria analisi della situazione e alcune soluzioni da adottare per uscire dalla crisi. E interessante rilevare come, dal punto di vista dell'au-tore, non esista soluzione permanente al deficit dello stato ma sia solamente possibile procurare degli intervalli di equilibrio e ripresa. Inoltre l'autore ha una visione negativa della situazione a lui contemporanea e pur prospettando varie soluzioni e riforme non nutre ottimismo sulla loro attuazione8. L'unico modo per diminuire la spesa pubblica sarebbe stato quello di tagliare la spesa militare, cioe diminuire il numero di soldati. Con la guerra in corso con Venezia questo non era possibile, anzi, privo di altri mezzi per porre termine ad una rivolta in Anatolia il Sultano fu costretto a legittimare le acquisizioni dei rivoltosi e ad incorporarli nel suo esercito, con conseguente ulteriore aumento delle spese militari. Nel marzo del 1656 si ricorse ad una svalutazione drastica della moneta per cercare di bilanciare le uscite (Parker, 2013, 201). Cio diede immediatamente luogo ad una rivolta dei giannizzeri nella capitale stessa. Pagati con la nuova moneta non tardarono a scoprire che nessuno in citta voleva accettarla, poiche troppo svalutata. Le conseguenze furono brutali e per placare i giannizzeri il Sultano acconsenti a giustiziare, su loro richiesta, 30 dignitari della sua corte considerati i maggiori responsabili della crisi. L'instabilita politica e finanziaria lasciava intanto mano libera ai Veneziani che nel 1656 ai Dardanelli coglievano la piu brillante vittoria navale di tutta la guerra. Nel corso dello scontro la flotta veneziana guidata da Lorenzo Marcello anniento la flotta nemica. La morte dello stesso Marcello impedi la prosecuzione dei piani per liberare la Canea e la flotta veneziana si ritrovo presto nuovamente sulla difensiva (Setton, 1991, 187-188). La conseguenza diretta della battaglia fu la caduta delle isole di Lemno e Tenedo in mano veneziana e i Turchi dovettero considerarsi fortunati che l'attacco veneto si fosse rivolto verso due isole di dubbia utilita e non avesse mirato invece alla Canea, dove la guarnigione ottomana era pressoche isolata e priva di stipendi e rifornimenti9. Il 1656 puo essere considerato il punto di svolta del conflitto poiche e quello piu vantaggioso per i Veneziani. I Turchi pur nella loro situazione continuarono a rifiutare di prendere in considerazione qualsiasi offerta di pace che non prevedesse la consegna di Creta. La guerra continuava. L'evento che segno la svolta per gli Ottomani avvenne il 16 settembre 1656 quando il Sultano designo come Gran Visir Köprülü Mehmet Pasha. Costui riusci a ristabilire il controllo centrale nei confronti dei governatori delle varie province e soffoco il malcon- 8 Katib Chelebi, 1993. 9 Riguardo alle operazioni della marina della Serenissima durante la guerra di Candia si veda Candiani, 2009. Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 tento e i disordini causati dai giannizzeri nella capitale. Quando mori nel 1661 lascio la carica di Gran Visir al figlio Köprülü Fazil Ahmet. Sara quest'ultimo il responsabile della definitiva vittoria ottomana nel conflitto con i Veneziani. A questo punto pero l'attenzione turca dovette, sul serio, concentrarsi su altri fronti per l'esplodere del conflitto contro l'Austria. Le radici dello scontro si ritrovano nella campagna repressiva che Köprülü Mehmet Pascia condusse nel 1658 contro Giorgio II Rakoczi principe di Transilvania. Il conflitto si sposto poi in Ungheria, invasa dai Turchi nel 1663, la spedizione era guidata dal gran visir Köprülü Fazil Ahmet. Dopo la conquista delle fortezze di Nove Zamky e di Neu-Zrin le forze ottomane si diressero quindi su Vienna. Il 10 agosto del 1664 si scontrarono con l'esercito imperiale guidato da Montecuccoli che si era posizionato fra Mogersdorf e il convento di San Gottardo per impedire l'attraversamento del fiume Raab ai Turchi. La vittoria ando alle truppe imperiali e a soli 9 giorni di distanza dalla battaglia venne firmata la pace di Eisenburg. Terminato con questo trattato il conflitto con gli Asburgo gli sforzi ottomani tornarono a volgersi verso Creta dove gia dal 1666 ripresero ad inviare nuove truppe. Lo stesso gran visir Köprülü Fazil si reco personalmente a Candia, nel 1667, per dirigere le operazioni contro la citta. Solo nel 1666 il numero delle forze ottomane a Creta torno ad assumere l'entita necessaria per riprendere l'assedio in maniera diretta. Entro il maggio del 1667 l'esercito ottomano era gia accresciuto a 36.000 uomini men-tre la guarnigione veneziana ne contava poco piu di 4.000. Preceduto da un violento bombardamento di artiglieria, tra il 21 e 22 maggio, l'assalto diretto alle mura riprese violentemente. Furono comunque necessari altri due anni di violenti combattimenti per logorare definitivamente i difensori. Quando Francesco Morosini firmo la resa della citta, ai primi di agosto del 1669 pose fine a un conflitto che aveva stremato entrambi i contendenti. Le condizioni di pace fu-rono generose permettendo alla guarnigione e alla popolazione di lasciare la citta in tutta sicurezza e ai Veneziani di mantenere il controllo di varie fortezze a Creta. La lunghezza del conflitto a Creta non puo quindi essere giustificata solamente soste-nendo che si trattasse di un fronte secondario per la Porta. Infatti solamente negli anni tra il 1660 e il 1664, quando l'Impero ottomano fu impegnato in Ungheria e in Austria, vi fu una sovrapposizione con altri impegni militari. In quel periodo pero le operazioni a Creta erano gia anemiche da diversi anni e questo per il sommarsi di tre fattori: l'efficacia delle fortificazioni di Candia, il blocco navale veneziano, l'instabilita politica ottomana e le devastazioni provocate dal clima. Di queste poi non possiamo non rilevare come la terza, cioe l'instabilita politica e le correlate difficolta economiche, siano state amplificate, quando non direttamente provocate dal fallimento della guerra nel teatro Mediterraneo. I costi del conflitto con la Serenissima e i danni dovuti al prolungato blocco degli stretti, attuato dalla flotta veneziana, costituirono un fattore non ignorabile. Il conflitto con Venezia peso sulle finanze ottomane per un quarto di secolo durante il quale i ripetuti tentativi ottomani di conquistare l'integrita dell'isola andarono sistematicamente frustrati (Baer, 2004, 159-181). In definitiva la guerra di Candia si dimostro un impegno non indifferente per l'Impero ottomano che dopo avervi perso un numero stimato di 130.000 soldati e avervi Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 investito tre quarti del budget imperiale dovette attendere il 1669 per poter infine issare i suoi stendardi sulla fortezza di Candia (Parker, 2013, 197). VENEZIA E LO SFORZO PER MANTENERE CANDIA Di fronte all'inattivita ottomana i Veneziani si rassegnarono ad adottare un atteggia-mento prettamente difensivo a Creta, per fare cio occorreva mettere in conto un prolun-gato e costosissimo rifornimento di Candia da continuare ad oltranza. Lungo tutto questo arco temporale la citta di Candia si trovo «molto piu combattuta dall'interni disaggi che dall'esterne violenze» (ASV, Ptm, 546, 6 aprile 1650), a causa delle carenze nel sistema dei rifornimenti. Abbastanza in fretta la consistenza numerica della guarnigione veneziana si uniformo alle nuove necessita. Per la difesa attiva delle fortificazioni erano necessari tra i 4.500 e i 6.000 uomini costantemente in armi. Si trattava di un presidio costituito per la maggior parte da soldati mercenari la cui provenienza geografica era del tutto disomogenea. Il grafico (Graf. 1) permette di apprezzare la composizione internazionale del presidio. Le due componenti piu numerose erano costituite dai soldati italiani e oltramontani. Con la categoria di oltramontani si intendevano principalmente i reparti composti da milizie Graf. 1: Composizone geografica della guarnigione veneziana (ASV, Ptm, 546, 18 maggio 1650; Collegio, Relazioni, b81,11 settembre 1651; Ptm, 7, 29 febbraio 1655; Ptm, 553, 6 maggio 1663, Marzo 1662; Senato Rettori, 56, relazione di Nicold Corner, provveditore generale alle armi in candia, 12 dicembre 1662) Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 di origine tedesca e francese. Gli oltremarini erano invece quei soldati arruolati in Istria e Dalmazia mentre con il termine di italiani venivano indicati sia soldati provenienti dalla penisola che soldati corsi. Come e facile immaginare in un presidio cosi disomogeneo, in cui si parlavano varie lingue diverse, potevano sorgere attriti tra le diverse componenti. In particolare doveva essere posta molta attenzione affinche sia gli ufficiali che i soldati delle varie compagnie avessero la stessa provenienza. Alcune nazionalita godevano di un prestigio riconosciuto che si rispecchiava nella loro paga, gli Oltramontani sopra tutti gli altri. Nel corso dei molti anni di guerra le opinioni tesero pero ad una certa uniformita. I Greci, ad esempio, nel 1648 erano descritti come gente «da farne poco affidamento» e addirittura equiparati agli ammalati (ASV, Ptm, 545, 15 febbraio1648 e 2 aprile 1648). Nel 1650 il giudizio su di loro era drasticamente mutato «Li Greci si sostengono meglio d'ogni altra natione e prestano anco piu fruttuoso servitio non meno nel'occorrenze militari che ne travaglio de lavori» (ASV, Ptm, 546, 18 maggio 1650). Nel 1652 il giudizio si e addirittura rovesciato a sfavore degli Oltramontani che vengono considerati i meno motivati e quelli con meno slancio, mentre i Greci dimostravano una buona tempra e gli Italiani e gli Oltremarini erano considerati mediocri (ASV, Ptm, 548, 30 aprile 1652). La resa dei vari contingenti variava in maniera altalenante, in base a vari fattori tra cui anche Graf. 2: Presidio di Candia (I dati utilizzati per comporre questo grafico sono stati es-trapolati dalle relazioni dei provveditori alle armi di Candia in: ASV, Senato, Dispacci, Ptm, 7, 495, 498, 543, 545, 546, 548, 549, 550, 551, 552, 553, 554, 556, 558, 563) Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 il clima. Alcuni reparti soffrivano maggiormente i mesi caldi e altri la stagione fredda il che si ripercuoteva sulla loro operativita e sul numero di ammalati e infermi. Mantenere un presidio che si aggirava attorno ai 6.000 uomini era estremamente dispendioso per la Serenissima. Infatti non appena divenne evidente che gli Ottomani non avevano intenzione di rinnovare l'assedio a Candia anche la consistenza della guarnigio-ne venne ridotta di conseguenza fino ad attestarsi su un numero piu vicino ai 3.500 fanti. Il grafico seguente (Graf. 2) mostra proprio il fenomeno appena descritto. I momenti nei quali la guarnigione veneziana risulta piu numerosa corrispondono o ad attacchi nemici alla citta o ad operazioni campali condotte dai veneziani. Anche con questa diminuzione i provveditori di Candia si trovarono di fronte ad uno dei maggiori pericoli che potesse presentarsi ad un generale dell'eta moderna: la mancanza di denaro e rifornimenti. Potendo essere rifornita solamente dal mare, Candia, doveva ricevere dall'esterno ogni cosa di cui potesse avere necessita. Su ogni spedizione messa in atto da Venezia gravava il peggior nemico di ogni sistema logistico: la distanza. La lentezza delle comunicazioni e dei trasferimenti di uomini e mezzi condiziono pe-santemente ogni sforzo attuato dalla Repubblica. Non si parla solo di denaro e materiali ma anche dello spostamento di soldati ed animali. Spesso le perdite tra le nuove reclute iniziavano gia durante il lungo viaggio tra i luoghi di reclutamento e Venezia, da cui poi si sarebbero imbarcate per Creta (Stouraiti, 2002, 122-123). Lo spazio estremamente ristretto a bordo delle navi e il vitto spesso insufficiente fecero si che in vari periodi si registrassero perdite, nel corso del viaggio, pari a un terzo del totale dei soldati partiti (ASV, Ptm, 548, 23 maggio 1652). Ecco perche una delle domande principali a cui cerca di rispondere questo studio e: come fu possibile per Venezia mantenere per piu di un ventennio lo sforzo economico e logistico necessario a mantenere Candia? Il quadro che emerge dallo studio dei dispacci dei provveditori alle armi della citta non e sempre di semplice comprensione ma non manca di sorprendere per la creativita delle soluzioni adottate. Si potrebbe pensare che tutti i rifornimenti necessari alla citta provenissero da Venezia mentre in realta non fu affatto cosi (ASV, Ptm, 553, 15 dicembre 1663). Ovviamente dalla Laguna venivano inviati, piu o meno regolarmente, carichi di derrate alimentari, munizioni, armi, vestiario e ogni altra sorta di provvisioni ma questi non giunsero mai nelle quantita e nei tempi che sarebbero stati necessari a Candia. Ai problemi di rifornimento di granaglie si aggiungevano quelli derivanti dalla necessita di tramutare in farina il grano acquistato, prima di poterlo consumare. La citta di Candia disponeva di un esiguo numero di mulini e anche in periodo di pace ci si era trovati nella necessita di spedire il grano in Grecia per poi reimportare farina. Questo fatto unito all'altalenanza con cui giungevano i rifornimenti (ASV, Ptm, 546, 6 aprile 1650) rese necessari vari provvedimenti di razionamento, ad intensita crescente, per far fronte ai periodi di difficolta (ASV, Ptm, 553, 20 giugno 1664). Come visibile nel grafico seguente la quantita di farina distribuita mensilmente variava in misura considerevole a seconda che, al presidio, venissero distribuite razioni intere o dimezzate. In momenti particolar-mente critici come nei mesi di aprile, maggio e giugno 1664, le razioni distribuite furono ridotte a sola mezza razione da darsi esclusivamente a coloro, ufficiali e soldati, che Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 Graf. 3: Distribuzione di pane (ASV dispacci dei provveditori da terra e da mar, 551) erano montati di guardia. La citta sopravviveva, in buona parte, grazie al commercio. Le carenze negli invii da Venezia dovevano e potevano essere integrati mediante I'acquisto di cio che serviva, solitamente cibo, dai mercanti che si recavano a Creta. Si trattava in buona parte di mercanti francesi (ASV, Ptm, 551, 20 luglio 1658) inglesi e olandesi ma anche greci provenienti dalle isole dell'arcipelago (ASV, Ptm, 548, 22 maggio 1652). Non sempre si trattava di derrate di prima qualita, al contrario spesso erano carichi che, per vari motivi, restando invenduti su altre piazze venivano smerciati a Candia (ASV, Ptm, 551, 20 luglio 1658). Se per le derrate alimentari il problema poteva essere mitigato col commercio, altret-tanto non avveniva con la moneta contante. Nella citta vi era continuamente bisogno di denaro contante: monete minute per pagare la guarnigione e valuta in oro e argento per pagare i commercianti e gli ufficiali della guarnigione. Per quanto riguarda la moneta minuta essa veniva inizialmente coniata a Venezia e quindi inviata a Creta. Gia in occasione del primo assedio, nel 1648, cio non fu piu sufficiente e si dovettero stampare monete ossidionali (Lazari, 2000, 101-121). Una soluzione di corto respiro tenendo conto della facilita con cui questi pezzi potevano essere falsificati e della velocita con cui si svaluta-vano (ASV, Ptm, 546, 6 aprile 1650). Molto piu grave era la mancanza di moneta d'oro e d'argento (ASV, Ptm, 546, 17 giugno 1650): i mercanti che si recavano a Candia per commerciare non accettavano infatti altro pagamento (ASV, Ptm, 546, 8 giugno 1650). Da Venezia giungevano spedizioni di denaro sonante in moneta d'oro, zecchini, e d'argento, reali10. Queste spedizioni erano pero cosi dilazionate che non bastavano a coprire le spese sostenute nell'intervallo tra di esse. Era necessario quindi ricorrere a vari espedienti, sia per ridurre le spese del presidio che per reperire i fondi mancanti. 10 Si veda come esempio il prospetto di pagamento allegato a ASV, Ptm, 551, 25 giugno 1659. Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 In quest'ottica si attuo una stringente politica di svalutazione della moneta. Il denaro inviato da Venezia circolava a Candia svalutato di circa un tei^o del suo valore originario. I 7.720 zecchini trasportati da Pietro Canal nel 1654, corrispondevano a circa 20.000 ducati11. Questo denaro una volta versato nelle casse di Candia, per effetto del cambio favonevole, si accrebbe di ulteriori 11.250 ducati. Il tasso di cambio prevedeva una quo-tazione 25 lire per ogni ducato mentre a Venezia la stessa moneta valeva solamente 16 lire (ASV, Ptm, 549, 3 dicembre 1654). Allo stesso modo nel 1662 quando Nicolo Corner ricevette 70.000 ducati da Venezia la Real Camera Fiscale di Candia registro in entrata 109.121 ducati (ASV, Ptm, 553, 31 maggio 1662), poiche alla somma ricevuta si aggiunse il plusvalore generato dal cambio nella moneta corrente di Candia. In quell'occasione si ricevettero 70.000 ducati divisi in: 31.799 reali quotati a lire 8 l'uno e 10.564 zecchini quotati a lire 17 ciascuno. Ogni reale valeva pero a Candia 12 line e mezzo e ogni zecchino ne valeva addirittura 25 di lire. Quindi si guadagnavano, dal solo cambio, rispettivamente 23.080 e 13.031 ducati. Il controllo del tasso di cambio era solo uno degli espedienti messi in atto, provvedimenti in cui rientra anche il sistema di pagamenti fatti alla guarnigione. Contrariamente a quanto era avvenuto per quasi tutti i conflitti sostenuti dai Veneziani, dove i pagamenti fatti alle milizie subivano cronici ritardi, la guarnigione di Candia era pagata con estrema puntualita; o almeno una parte di essa lo era. I fanti ricevevano un terzo del loro stipendio il primo, l'undicesimo e il ventunesimo giorno di ogni mese (ASV, Ptm, 550, 29 Febbraio 1656). Non ricevevano pero la paga intera ma solamente 3 ducati su un totale vicino ai 5. Come sottolinea Francesco Barbaro, provveditore generale alle armi in Candia dal 1657 al 1660: _ e mi permettano WEE. dirlo liberamente che nelle capitolazioni delle leve si prometteva al soldato cinque e sei ducati et che poi non se gli dia altro che un real e mezo, et il pane, che in tutto importa di codesta moneta ducati tre et che il resto vadi a pubblico beneficio contro l'obbligatione e lafede e mentre si crede avanzar in questa maniera dal povero soldato 24 ducati all'anno se ne perdono per questa causa tanti che importano al pubblico summe molto maggiori oltre la perdita del servitio. (ASV, Ptm, 551, 8 marzo 1659) In pratica a fronte di un'estrema puntualita nei pagamenti i soldati ricevevano in realta solo una parte dello stipendio totale. E ancora potevano dirsi fortunati poiche gli ufficiali venivano lasciati per mesi interi senza paga. Poiche le paghe degli ufficiali erano molto alte e dovevano essere corrisposte in moneta d'oro e d'argento si cercava di dilazionarne il saldo per il maggior tempo possibile, arrivando a fare solo 4-5 pagamenti annuali (ASV, Ptm, 548, 21 settembre 1652). Ovviamente nei mesi in cui non ricevevano la paga completa gli ufficiali superiori non erano lasciati del tutto digiuni e ricevevano un sussidio che rasentava un terzo del loro stipendio (ASV, Ptm, 558, 25 settembre 1667). I capitani delle compagnie venivano invece segnati nei ruoli e ricevevano la stessa paga dei fanti semplici. Tramite quelli che potremmo definire veri e propri imbrogli a danno del 11 Per essere precisi 19.922,5 ma ho arrotondato tutte le cifre nel testo per comodita. Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 corpo combattente era possibile decurtare sensibilmente l'importo mensile della piazza. L'esempio, riassunto nella tabella seguente (Graf. 4), riferito al 1667, e indicativo della differenza di spesa che intercorreva tra i mesi in cui si pagavano gli ufficiali e quelli in cui si distribuivano solo le sovvenzioni (ASV, Ptm, 558, 25 settembre 1667). Il denaro distribuito in terzi quando non si effettuavano paghe agli ufficiali risulta piu alto poiche, come detto sopra, venivano conteggiati nei ruoli anche i capitani delle compagnie. Il risparmio che ne derivava per le casse pubbliche e evidente. Paga completa Solo terzi e sovvenzioni Ufficiali 14.555 4.258 Oltramontani 3.281 1.345 Italiani 428 160 Oltremarini 393 169 Greci 216 74 Feudati e venturieri 3.753 1569 Ufficiali e soldati di cavalleria 1765 966 Bombardieri e scolari 5017 2.324 Condotti, salariati, assegnamenti 1207 160 Pubblici rappresentanti 16.515 17.305 Tre terzi ai soldati 47.130 28.330 Totale al mese Tab. 1: Confronto tra la spesa mensile sostenuta per una paga completa e I'esborso dovuto solo per terzi e sovvenzioni12 (ASV, dispacci dei provveditori da terra e da mar, 558) Poiche pero ne il controllo dei cambi ne le decurtazioni agli stipendi erano sufficienti si dovette fare largo uso di una indiscriminata politica di prestiti. Si trattava di contribu-zioni forzose, nel caso di denaro estratto dalla popolazione civile di Candia, oppure di prestiti richiesti ai mercanti presenti in citta (ASV, Ptm, 546, 8 giugno 1650). Trattandosi di prestiti brevi non sembra esserci stato tasso di interesse e l'unica garanzia era la con-dizione per cui la somma sarebbe stata restituita all'arrivo del successivo invio di denaro dalla Laguna. Il circuito economico creatosi attraverso questi processi necessitava, per funzionare in maniera ottimale, di costanti e regolari iniziazioni di liquidita. Il denaro che veniva da Ve-nezia, passava nella camera fiscale di Candia che lo utilizzava per pagare la guarnigione, 12 Le cifre sono espresse in Reali d'argento. Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 sfamarla e mantenere in efficienza le difese. I soldati, una volta pagati, avrebbero speso la loro paga all'interno della citta creando un mercato che era reso attraente dai loro acquisti e da quelli effettuati dal governo per riempire i magazzini. I mercanti trovavano nella citta assediata una piazza quasi sempre assetata di merci e disposta a pagare per averle. Il mercato spicciolo tra le isole dell'arcipelago e Candia, svolto dagli abitanti tramite barche e tartane, si integrava sulla piazza della citta con i carichi importati dai mercanti francesi, olandesi ed inglesi. Questi ultimi erano coloro a cui si rivolgeva il governo veneziano, della citta, per ottenere prestiti nel periodo che intercorreva tra un invio di denaro e il successivo, da Venezia. Solo grazie a questi prestiti si riusciva a mantenere la liquidita del sistema. La controindicazione, nonche condizione necessaria perche il sistema potesse perpetrarsi, era che la cifra inviata di volta in volta da Venezia fosse in grado di coprire tutto il debito gia contratto e le spese per l'immediato futuro: altrimenti il ciclo avrebbe incontrato sempre maggiori difficolta a riavviarsi. L'incertezza della solvibilita del debito avrebbe bloccato l'erogazione di nuovi crediti. Questo sistema conobbe alcuni periodi di vera prosperita dando l'illusione di poter sostenere la citta col minimo sforzo logistico veneziano. Quando pero i ritardi iniziarono a crescere e le cifre in denaro che giungevano dalla Madrepatria si assottigliarono, emersero grossi punti di tensione. Di fatto le cifre di denaro che avrebbero dovuto sostenere la citta per mesi, venivano consumate in pochi giorni, per effetto degli arretrati. Nel maggio del 1650 la cassa di Candia era gia indebi-tata per 146.000 ducati (ASV, Ptm, 546, 22 maggio 1650). In questo periodo era ancora possibile estinguere di volta in volta i debiti contratti, anche se con mesi di ritardo. Ma col proseguire del conflitto divenne sempre piu difficile (ASV, Ptm, 551, 25 giugno 1659). A maggio del 1658 arrivarono da Venezia 60.000 ducati dei quali 40.000 furono usati per pagare debiti arretrati, «la soddisfazione de quali riesce necessarissima perche si possa di nuovo ripigliar gli imprestati» (ASV, Ptm, 551, 12 maggio 1658), i restanti 14.000 ducati servirono per elargire i terzi e i rimanenti vennero utilizzati per sostenere le altre fortezze di Creta. In particolare vi era il pericolo di veder calare la fiducia dei prestatori. Il fatto poi che ogni nuovo provveditore decidesse in prima persona come distribuire il denaro che portava con se, non faceva che peggiorare le cose. Infatti gli ultimi mesi dell'incarico di un provveditore erano i piu duri poiche nessuno era piu disposto a prestargli denaro la cui restituzione non sarebbe dipesa da lui ma dal successore (ASV, Ptm, 552, 4 agosto 1661). In questa condizione l'arrivo di denaro insufficiente da Venezia non era che di scarso aiuto. Tutti correvano a esigere il loro ma non essendovi denaro per saldare tutti i creditori «il denaro deliberato sara un lampo che rischiarando i torbidi delle presenti calamitä lasciera in un'istante maggiormente oscurate le nostre brame e sollevando per brevi momenti» (ASV, Ptm, 551, 12 maggio 1658). Il grafico successivo ben rappresenta questa situazione, Il picco del mese di novembre e dovuto all'arrivo di contante da Venezia, e percio possibile pagare debiti arretrati e ufficiali. Immediatamente prima e dopo gli esborsi tornano al livello minimo, con la voce maggiore costituita dalla spesa per il presidio. Trovandosi spesso a scegliere tra il saldo dei creditori e il pagamento delle milizie i provveditori generali della citta mostrano mediamente pochi dubbi, preferendo saldare le ultime (ASV, Ptm, 551, 25 giugno 1659). Il debito pero continuava ad accumularsi: al Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 22 marzo del 1660 aveva raggiunto i 90.000 ducati (ASV, Ptm, 552, 22 marzo 1660). Un problema accessorio era causato dalla nazionalita dei mercanti che essendo in maggior parte stranieri, una volta saldati abbandonavano Candia drenando ulteriormente liquidita dalla citta. «il denaro sborsato per metä a creditor!, e giä svanito in summa di 34.000 ducati essendo la maggior parte partiti senza speranza del loro ritorno. Se non quando sapranno che sia per capitar altro denaro per venir a ricever il rimanente» il tutto a discapito della citta che senza denaro «resta percid abbandonata dal negotio e ridotta in estrema calamitä» (ASV, Ptm, 551, 27 giugno 1658). Poiche gran parte della moneta pregiata andava a finire nelle mani dei forestieri, il valore della moneta di rame si svalutava sempre di piu. Lungi dal costituire un circuito virtuoso, questo sistema pur garantendo un'apparentemente illimitata capacita di finanzia-mento aveva effetti depressivi che con il perpetrarsi di queste meccaniche rendevano ogni ciclo sempre piu problematico. Col protrarsi del conflitto ogni ciclo di prestiti diveniva piu difficoltoso da ripagare e i tempi dei rimborsi si allungavano. Gli ultimi anni di guerra videro la citta di Candia ridotta in uno stato miserando e ormai oltre ogni possibilita di 70000 60000 6m4 ^—ipesB totale mensilB 50000 40000 30000 32481 ZOOOO 10000 0 25/7 al 25/a 1653 25/8 al 25/9 1653 25/9 al 25/10 1653 25/10 Bl 25/11 1653 25/11 al 24/12 1653 24/12 al 25/1 1654 Graf. 4: Spese della cittä di Candia da luglio 1653 a gennaio 165413 (ASV, Ptm, 549) 13 Le cifre indicate sono state tutte convertite in ducati di conto. Le quote che si riferiscono agli stipendi delle milizie(la linea semi-orizzontale) escludono gli stipendi degli ufficiali, e non comprendono il donativo ma solo il denaro speso per i tre terzi mensili. Inoltre solo due terzi della cifra qui indicata mensilmente per le milizie era pagata in denaro, la parte restante era contribuita in beni di consumo. Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 ripresa, la gran parte degli edifici distrutta e la popolazione civile ormai ridotta a sole donne e bambini. CONCLUSIONI Il sistema logistico e finanziario, utilizzato dai veneziani nel corso della guerra di Can-dia, emerso nel corso di questa ricerca, fu in grado non solo di sostenere efficacemente tutte le fatiche di una guerra interminabile ma anche di ridurne in maniera considerevole i costi. Proprio su questo punto e bene porre l'accento: il sistema di svalutazione della moneta, attuato nell'ottica di un'economia d'assedio, unitamente al sistema di pagamento della guarnigione, permisero, alle casse dello stato veneto di risparmiare una cifra che dovette aggirarsi intorno ad un terzo di quanto si sarebbe dovuto altrimenti spendere per mantenere la citta. In questa maniera lo sforzo bellico fu reso piu sostenibile sul lungo periodo. Forse addirittura troppo sostenibile tanto da non spingere il governo veneziano ad agire con sufficiente decisione per concludere rapidamente il conflitto. Si lascio cosi passare infruttuosamente il lungo periodo di inattivita ottomano. La scelta di relegare ogni attivita offensiva alla flotta veneziana si dimostro efficace nel causare la drastica diminuzione della capacita ottomana di conquistare Candia, i cui effetti si protrassero per 18 anni. Dall'altra parte fu anche una politica sterile in quanto diede l'illusione di poter vincere il conflitto o almeno di poterlo portare ad uno stallo «vittorioso», senza dover affrontare e sconfiggere la guarnigione ottomana presente a Creta. Questo fatto risulta abbastanza evidentemente dal fatto che l'aumento e la diminuzione numerica del presidio veneziano di Candia seguono direttamente l'andamento delle forze ottomane. Uniche eccezioni sono le operazioni tentate dai veneziani per la riconquista di varie posizioni strategiche dell'isola. Tutte queste campagne furono caratterizzate da una pessima resa dell'esercito durante le operazioni campali ed evidenziarono la scarsa qualita degli elementi impiegati, come la carenza di organizzazione nelle operazioni stesse. Il fatto che il presidio di Candia subisse queste oscillazioni e venisse ridotto sotto organico, anche per lunghi periodi, tolse alle forze venete la possibilita di sfruttare tempestivamente le occa-sioni che si proponevano per la debolezza ottomana (ASV, Ptm, 550, 25 novembre 1656). Questo fatto tolse ogni possibilita di condurre una difesa-attiva limitando le possibilita dell'esercito veneziano ad una difesa passiva, lasciando la sola flotta veneta a condurre attacchi al nemico. Un'impostazione di questo tipo si riflesse anche sul pensiero strate-gico generale ed ebbe, tra le altre conseguenze, il fatto che nel 1656, dopo aver distrutto la flotta ottomana, i veneziani abbiano preferito saccheggiare e conquistare le due isole di Lemno e Tenedo piuttosto che puntare decisamente sulla Canea per riconquistarla e distruggere cosi la testa di ponte ottomana a Creta. Le due isole consentivano introiti economici, provenienti anche dalle altre isole dell'arcipelago, e basi avanzate per la flotta veneziana ma si rivelarono conquiste effimere e di nessuna utilita strategica. Dal canto suo l'Impero ottomano profuse continui sforzi per rifornire le proprie forze a Creta, ne sono una prova le varie battaglie navali e il continuo sforzo cantieristico sostenuto per ricostruire le imbarcazioni perdute. Il conflitto di Candia costitui un grosso problema per l'Impero Ottomano nel momento in cui si trasformo da facile e breve cam- Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 pagna offensiva a lungo e costoso conflitto di attrito14. Nel corso del conflitto non vi fu una diminuzione dell'interesse ottomano verso il teatro mediterraneo, e quindi Creta, bensi l'incapacita economica, militare e politica di mantenere una pressione sufficientemente alta e prolungata per causare la caduta di Candia. Una delle cause maggiori di questa incapacita fu appunto la flotta veneziana che nel bloccare gli stretti dei Dardanelli innesco vari processi destabilizzanti per il governo ottomano. La lunghezza del conflitto non va quindi spiegata attribuendo a Candia lo status di teatro secondario bensi, come esposto in precedenza, con l'intrecciarsi di una serie di contingenze militari, metereologiche e politiche che resero impossibile, per l'Impero ottomano, concentrare tutte le forze di cui avrebbe potuto disporre. 14 Cioe dal 1648-49 in poi quando falli il primo assedio di Candia e gli scompensi economici generali dal blocco veneziano portarono alla decapitazione del Sultano. Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 KANDIJSKA VOJNA: PRIMERJAVA SREDSTEV IN VIROV Roberto VACCHER Via Redipuglia 13, 31100, Treviso, Italija e-mail: robertov88@fastwebnet.it POVZETEK V17. stoletju sta bili Benetke in Otomansko cesarstvo 40 let v vojaškem konfliktu, in sicer v dveh vojnah: v Kandiji in Moreji. V tem časovnem razponu je večino časa vojna potekala v Kandiji, kjer se je začela leta 1645 in se zaključila šele 24 let kasneje, leta 1669. Ker je večina krečanskega ozemlja pripadla Turkom v prvih dveh letih vojne, so viri za preživetje beneških utrdb in glavnega mesta lahko prihajali samo iz morja. Konflikt je zahteval nesorazmerno število življenj: okoli 130.000 smrtnih žrtev je bilo med napadalci in 29.000 med branilci (Parker, 2013, 197). Potek konflikta in njegove glavne faze so dobro poznani, vendar je bilo manj pozornosti posvečene logističnemu vidiku vojne. Impresivno je prizadevanje Benetk, da bi ohranile mesto Kandija, blokirano s strani otomanske vojske in za okrepitve dostopno samo z morja. Ta prispevek skuša odgovoriti na nekatera vprašanja: če denar in hrana iz Benetk nista zadostovala za podporo obleganemu mestu, kako se je Kandija lahko 22 let upirala obleganju? Kateri so bili glavni vzvodi tega logističnega napora? Življenje v mestu se je med obleganjem nadaljevalo z vzpostavitvijo lastnega, do določene mere kompleksnega gospodarstva, ki je omogočilo premagati stiske in dopolnjevanje beneških logističnih prizadevanj. Nasprotujoči Otomanski imperij pa, kljub svoji moči in številnim virom ni uspel hitro dokončati posega na Kreti. Kako to, da je bilo potrebnih kar 25 let, da so strli beneški odpor? Možno je, da je vzrok za to potrebno iskati v težavah, v katerih se je cesarstvo znašlo v 17. stoletju, in ne toliko v domnevni nezainteresiranosti za sredozemski prostor. Te težave, ki so na različnih ravneh zajele celoten Otomanski imperij, so bile delno posledica tudi konflikta z Benetkami. Ključne besede: Kandijska vojna, Benetke, Otomanski imperij, logistika, Kreta Roberto VACCHER: LA GUERRA DI CANDIA: UN CONFRONTO DI MEZZI E RISORSE, 573-596 FONTI E BIBLIOGRAFIA ASV, Ptm - Arhivio di Stato di Venezia (ASV), Senato, Dispacci, Dispacci dei Provvedi-tori da terra e da mar e altre cariche (Ptm). [Anonimo] (1669): A Description of Candia, In it's Ancient & Modern state: with an Account of the siege Thereof, Licenfeld, jan. 4. 1669/70 London. Baer, M. D. (2004): The Great Fire of 1660 and the Islamization of Christian and Jewish Space in Istanbul. International Journal of Middle East Studies, 36, 2, 159-181. Benzoni, G. (1964): Barbaro Antonio. In: Dizionario Biografico degli Italiani. Volume 6. Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani. Brusoni, G. (1673): Historia dell'ultima guerra tra veneziani e turchi. 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