ANNO XIV. Capodistria, 16 Giigno 1880. N.r0 12 "!' ) ib iiflt)T o' • *'<>i- owjao'j i: 0h«ge9O9ii Rmdmoq alte «Ioana Jsatioq ,ii»ibula ouou't uh LA PROVINCIA ino fif '»ff swpdi'' o'i'jv £> otjju il .ifn; jnìvo'iqnioa ib £scunotxS£m fif- -V* DELL' ISTRIA Esce il lu ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. EFFEMERIDI ISTRIANE Giugno 16. 1420. — Il comune di Albona delibera di dedicarsi alla Repubblica. - 13. 17. 1535. — Trento. I mandatari deliberano che Castel Novo dei Carsi e l'annessa giurisdizione in prima istanza restino al giustinopolitano Gian Filippo de' Gavardo e suoi successori, salva sempre la supremazia del principe. - 23. 18. 1446. — Il doge Foscari notifica al pod. e cap. di Capodistria, Antonio Contarmi, la nomina di Gerardo di ser Lorenzo Sagredo a comandante in Castel Leone, qual successore di ser Paolo Bonzi. - 4, lll.b 19. 1_g4? — 11 fidato ft. Turimi di Fmra. due poste pedestri in Capodistria, autorizzandolo ad affidarne una a persona di suo piacimento, sempre però coll'assenso del podestà del luogo. - 11. XXIV, 17.b 20. 1459. — Castel Novo sui Carsi viene affidato a tempo indeterminato con la sua giurisdizione al comune di Trieste. - 9, X, 223. 21. 1683. — Il capitolo di Albona viene autorizzato ad eleggersi i capitolari meno il canonico arcidiacono. Il pien capitolo era di nove canonici. - 13. 22. 1289. — Venezia. Il senato elegge venti savii di 35 anni d'età almeno, perchè provvedano alla guerra d'Istria ; l'anno dopo ne aggiunge altri dieci, sollecitandoli a spingere \a guerra con tutto l'ardore. - 7, II, 316. (*) 23. 1289. — Il senato accorda che si venga alla nomina del nuovo podestà di Capodistria, sebbene non sia stato premesso 1' avviso dei tre giorni voluti dalla legge. - 6, I, 159. 24. 1331. — Il patriarca Pagano rilascia procura a Gianfredino de Opreno per riscuotere in Venezia 225 marche aquileiesi, metàdell'annuo censo per la cessione di alcune giurisdizioni in Istria. - 21, 71, - e 51, II, 530. 25. 1286. — Il senato richiama dal castello di Belforte l'ambasciata veneta, spedita ad Alberto conte di Gorizia, per passare quindi assieme al conte e al duca di Carintia per trattare con lui in affari di strade. - 6, I, 155. (*) Minotto Ada et diplomata etc. To. I. pag. 159 mette ciò sotto il dì 23 aprile. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gra-tuiamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un nunero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. 26 1389. — Vienna. Il duca Alberto ordina al podestà di Trieste, Ugone signore di Duino, di costruirvi un castello col pubblico danaro. -13. 2'. 1311. — Il doge Gradenigo notifica al conte di Grado, Andrea Micheli, la grazia accordata al patriarca Ottobono di trasportare il proprio vino dell'Istria in Aquileia. - 6, I, 73. 23, 1491. — Il comune di Trieste ottiene la facoltà di poter far uso dei pascoli e delle acque della Signoria di Duino, e di entrare in quel porto col ferro e co' suoi vini. - 13. S9, 1400. — Ser Tristano, comandante del Castello Moncolano presso la villa di San Girolamo (ora Contovello), confessa d'aver ricevuto dnllo /»<*mnrn di Triodo nt.to mnrolio sotto il titolo di stipendio. - 14. 30 1442. — Il doge Foscari, annuendo alla domanda di Andrea de' Gavardo e Antonio de Ingaldeo, ambasciatori di Capodistria, concede a quel Comune l'annuo ritiro di 20,000 libre di formaggio salato dalla Dalmazia e dalla Schiavonia. - 4, 104.b Il Risano e l'approvigionamento d'acqua della città di Trieste Allorquando l'inclito consiglio della città di Trieste aveva deliberato nella sua seduta del 22 ottobre 1875 di abbandonare il progetto della conduttura del fiume Risano, da parte nostra avevamo manifestato la speranza che la dispiacente questione insorta fra le due provincie sorelle fosse finita; lieti che la città di Trieste avesse riconosciuto perfettamente corrispondente ai suoi bisogni di approvigionamento d'acqua la conduttura del fiume Becca" ; lieti che il nostro Risano fosse lasciato correre nel suo alveo, prodigo di benefizii alle circostanti contrade, e fonte di ricchezza adoperabile quando le condizioni del paese si rendessero tali da favorire uno sviluppo di industrie. Fu vana speranza ; oggi ripetuti discorsi, e pratiche preparatorie che furono iniziate, ci fanno avvertiti che 1' attuale inclito consiglio della città di Trieste, tra i varj progetti di conduttura 90 che furono studiati, pensa ancora alla possibiltà di approfittare dell' acqua del Risano. E nosiro malgrado siamo costretti a ritornare sulla questioie, e manifestare le nostre opinioni che non sono diveise da quelle che abbiamo propugnate anni or soio, e che, possiamo assicurarlo, sono le opinioni di uia grandissima maggioranza di comprovinciali. Noi siamo assolutamente contrarj alla cessioie dell' acqua del Risano. Trentamila metri cubi d' acqua che in tem|o di siccità scorrono per una vallata, ampia, ameni, fertile, prossima a Capodistria ed a Trieste, li facile comunicazione per tutte due le città, rappresentano tale una ricchezza per noi, poveri d'acqui, della quale dobbiamo tenere gran conto e che ntn ci potrebbe esser tolta senza grande irreparabi'e offesa ai nostri interessi agricoli, industriali ed economici. Non sono mutate per nulla le circostanze ci sett'anni or sono rispetto l'importanza del fiume Risano per la nostra provincia; ma l'unione di questa al nesso doganale, ha portato argomenti in aggiunta ad accrescere l'importanza di quei corso d'acqua che in tanti modi potrebbe essere utilizzato dalle industrie ; le opposizioni fatte allora e dalla Dieta provinciale (seduta del 13 dicembre 1873) e dal Comune di Decani, da anello ai uapoaisina e tra rutti 1 comuni limitrofi, devono quindi rimanere sempre ferme a tutela dei nostri interessi. Ma se l'essenza della questione non si è mutata, e dovesse ancora insorgere, nutriamo la speranza che sia discussa in modo diverso dall' altra volta ; allora parve un momento che il demone della discordia si cacciasse Ira noi — non per colpa nostra —- come se non fosse possibile trattare i propri interessi opposti fra le due provincie senza offendere quei sentimenti di fratellanza che la civiltà progredita vuole conservati anche in tali circostanze. La città di Trieste non che pretendere non deve ricercare i mezzi del suo miglioramento dove ci dovesse arrecare insopportabile danno, nè la provincia nostra dovrebbe opporsi al bene ii Trieste -- supposizione impossibile -- per vano puntiglio, ma tutte due le parti devono invece mettersi alla ricerca di quegli accomodamenti che rendano così possibile il vantaggio dell' una senza che sia cagione di danno per 1' altra. Che se il Risano avesse tant' acqua da bastare a tutti i nostri bisogni e che il di più potesse giovare a Trieste, la via dell' accomodamento sarebbe beli' e trovata. Ma le sorgenti di Santa Maria della Ruota, sgorgano forse in tanta abbondanza ? Ci sia permesso di dubitarne quando che gli studj per la provvista d' acqua, hanno dimostrato .7IX >>/./.A necessario il concorso delle sorgenti di Clincizza, Bolliunz e Dollina per soddisfare in aggiunta al Risano, ai bisogni della città di Trieste; per cui i due ampii bacini del Risano e di Zaule sarebbero costretti a tributare tutte le loro acque e rimanere asciutti. Se pure è vero dunque che la questione del Risano ritorna a galla, sieno vigili come lo furono altra volta, le inclite autorità provinciali e comunali a tutelare gì' interessi dei rispettivi comuni e della provincia onde non sieno pregiudicati dalla conduttura del nostro fiume a Trieste. Documenti risguardanti i Fiorentini nell'Istria - nel secolo XIV - tratti dal R. Archivio Generale di Stato in Firenze Venezia, Maggio 1880. Il Dr. Giovanni Cesca, giovane triestino studiosissimo delle cose patrie, invia da Firenze i qui unili documenti. Come apparisce dalla lettera che li accompagna egli senza attribuir loro soverchia importanza, ha pur desiderio di vederli pubblicati, sperando, non fosse altro, di spingere con tale esempio chi sta iu provincia a trarne degli altri dai nostri archivii tanto che mano mano ne venga fuori la storia del commercio delle nostre città nel medio evo. Io, dividendo e allargando le sue speranze li invio alla Provincia e ne raccomando la pubblicazione, non solo pei ^uoVll Clio aVauuv tu piuvljiv/ia, m» ad esempio dei giovani istriani che studiano fuori, tanto qui nel regno d'Italia, quanto nelle Università ed altri iristituti d'Innsbruk, di Graz, di Zagabria, di Vienna. — Molte particolarità interessanti della storia medioevale dell'Istria stanno ancora chiuse, non solo negli archivii del Veneto, della Toscana, di Roma, ma certo, anche in quelli dei varii stati già dominati dai duchi d'Austria e che sono ora per gran parte concentrati in Vienna. Abbino presente i giovani istriani che studiano fuori di provincia, che il chiarissimo dottor Eandler d'indimenticabile memoria per noi ha esordito i suoi studi e le sue ricerche patrie appunto come alunno giurista dell'Università di Vienna, traendo dalla biblioteca di Corte il bel poema latino da lungo dimenticato, l'Istria del nostro Rapiccio. Accettino i giovani studenti istriani, ovunque si trovano, questo ricordo del Kandler come un invito, e insieme come un augurio che mi viene suggerito dall'esempio lodevolissimo del dottor Cesca, e ch'io mando a loro da queste sponde colla speranza che non riesca sgradito. Tomaso Luciani. Egregio Signor Cavaliere, La pubblicazione in uno degli ultimi numeri dell' Archeografo Triestino di un documento riguardante i Fiorentini nell' Istria mi spinse a fare alcune ricerche negli Archivi di Firenze, sperando di poter trovare delle notizie sulle relazioni commerciali tra Firenze e l'Istria. Mi pareva impossibile che i Fiorentini già chiamati il 5°. elemento del Mondo, non avessero avuto degli affari nell' Istria che conoscevano bene abbastanza. E .0881 Oiliì i'i) T11 .Jìiiì' hoqi > di ciò fanno prova oltre ai versi ben noti di Dante, il commento agli stessi dei primi commentatori, e ancor più le descrizioni della nostra provincia, cbe si trovano Del Dittamoudo di Fazio degli TJberti, e nella geografia di Francesco Berlingbieri (Archeografo Triestino. V. S. Voi. II e III). Cosa facessero i fiorentini non ci sarebbe bisogno di documenti per saperlo. Sparsi per tutta Europa quali banchieri, quali usurai (Muratori. Antichità Italiane Dissertazione XVI) è naturale che anche presso di noi esercitassero il loro mestiere. Di fatti li vediamo prestar denari al patriarca d'Aquileia, al conte di Gorizia, ai vescovi, ai comuni ed ai privati, come li vediamo incaricati di riscuotere denaro per conto del papa e di altri; in una parola fungere da banchieri, e cambisti e prestatori di denaro. Prova di ciò oltre che nei documenti del Codice diplomatico, del Minotto, del Bianchi e de1 Commemoriali, la'abbiamo nelle disposizioni statutarie, che autorizzano Ebrei e Fiorentini sotto certe condizioni a prestar denaro. Queste funzioni erano loro agevolate dalle succursali, che le principali case bancarie degli Scali, Peruzzi, Bardi ecc. teneano in Venezia, e che servivano loro di rappresentanza in ogni evenienza. (Peruzzi. Storia del commercio e dei Banchieri di Firenze. Firenze 1868, p. 354). Sperava perciò di trovar ricca messe di notizie in questo Archivio, ma avendo ristrette le ricerche al secolo XIV, per la penuria di carte di questo tempo non trovai che poco, in confronto di ciò che si potrà trarre pei secoli successivi dalle carte delle principali famiglie. Dallo spoglio dei Carteggi della edalla Signoria ricavai 5 documenti, dei quali soli 4 trattano di cose commerciali. I tre primi sono, come or si direbbe, legalizzazioni di firme dei notai, che avranno accompagnati degli atti riferentesi a cose della nostra provincia. __JiVu-n 1-F>'M__ull_ ululile atto di legalizzazione fatto in Sardegna). Avrei desiderato precisare a quali scritture erano uniti, ma dall' Archivio Notarile non potei avere notizia alcuna. Se da questi tre possiamo dedurre delle relazioni commerciali, il 4°. parla chiaramente di crediti, che avea da riscuotere un fiorentino nell'Istria per cui il doge è pregato di raccomandarlo ai suoi rappresentanti. Il 5". poi è d'un argomento diverso; ci mostra uu soldato, che trovandosi a Capodistria, la difende dai Genovesi e viene da questi fatto prigione. Neil' inviare a V. S. questi documenti, sono pienamente conscio del loro poco valore storico, ma oltre che tutto serve alla Storia, anche il minimo documento, credo non saranno del tutto inutili, se uon fosse altro per ispingere qualcuno che sta in provincia a frugare i nostri archivi, e a pubblicare tutte le notizie che si riferiscono alla Storia del Commercio delle nostre città nel Medio Evo. Mi creda, Egregio Sig. Cav., di Lei Firenze 8 Maggio 1880 obbligatissimo Giovanni Dr. Cesca Documento I. Firenze 21 Novembre 1308. II Comune di Firenze annunzia al Comune di Trieste che Arnoldo Arrigi di Firenze è notario pubblico e legale e che alle scritture da lui fatte si dà piena fede. (C. d. S. I Cancelleria Voi. I. carta 40 t. c. 41 f.) Viris nobilibus et discretis dominis poiestati, judicibus aliisque officialihus, Consilio et lomuni civitatis Triesti, (sic) amicis suis dilectis, Petus de La Brancha potestas, Simon domini Bonifatii de «iacanis de Perusio capitaneus defensor, priores artium et lescillifer justitie, consilium, populus et comune civi-tats fiorentine, salutem ad vota felicem. Dignum esse censetur et iustum prò bonis et bere merentibus testimonium perhiberi de bonoi ut delita proinde retribucionis merita consequantur. Faci-mis ergo amicitie vestre notum, et tenore presentium aflrmamus, quod Arnoldus Arrigi de Florentia est noarius publicus, providus et legalis et quod instru-mmtis et scripturis manu sua factis et scriptis datur in livitate Florentie piena fides. In cuius rei evidentius teslimonium bas patentes licteras fieri mandavimus et baie ac sigilli nostri appositione muniri. Nec miretur vestra discretio si presentes lictere noi sunt nostro solito sigillo Erculis sigillate. Vir enim nquam dominus Karolus de Amelia olim potestas noster, dun de regimine Civitatis Florentie noctis tempore tur-pier effugit sigillum ipsum exportavit. Data Florentie die XXI0 Novembris VII'' Indictionis. Documento II. Firenze 29. Gennaio 1328 (M. F.) Il Comune di Firenze annunzia a Francesco dandolo podestà ed al Comune di Capodistria, che Giovanni figlio del quondam Lagio di Villa magna e Dino figlio del quondam Manetti di Firenze sono Notai legali. (C. d. S. Cancelleria Voi. III, carta 7 t.) Domino Francisco Dandulo potestati et capitaneo, offitialibus, Consilio et comuni Iustinopoli amicis carissimis, Benedictus prò parte co-munis saluti? plenitudinem et amoris. Ser lohannes filius qd. Lagii de Villa magna fiorentine diocesis et Dino filius qdam Manetti de Florentia, scriptum est ad predictos qualiter, sint notarii florentie legales et bone conditionis, etcetera ut moris eis est scrib. etc. Datum Florentie die XXVIIII0 Iannuario XI" Indictionis.1) ___ ') Evidentemente questa non è la minuta completa della lettera mandata a Capodistria, ma la semplice annotazione della medesima fatta sul Eegistro. D.r C.a Documento III. Firenze 22 Giugno 1329. Il Comune di Firenze annunzia a Bertuccio Gradanico podestà di Capodistria che Giovanni Spighiti di Filicaria è notaio pubblico e legale, e che agli atti da lui scritti si dà piena fede. (C. d. S. I. Cancelleria Voi. IV. c. 65). Magne nobilitatis et sapientie viro domino Bertuccio Gradanico, potestati et capitaneo civitatis Iustinopolis que vulgo dicitur Capud Tstria1), nec non universis et singulis potestatibus et recto-ribus et officialibus quarumcumque civitatum, terra-rum, castrorum, et locorum ad quos presentes advene-riut amicis carissimis, priores artium et vescillifer iustitie, populuni et comune civitatis florentie salu.em et votivoruiu successuum incrementa. Ne aliquo sileitio, ius suum alicui subtrahat, set per hanc scriptionen et veritatis expressionem illud habentibus conferatur. Fa-cimus excelleutie vestre notum et nostris testimoiia-libus litteris aflìrmamus quod vir discretus Iohames Spiglati de Filicaria florentiuus civis scripsit, complevit et publicavit quodam istrumentum isti tenoris : In dei nomine Amen. Anno iucaruatione eiusdem Millesimo trecentesimo vigesimo octavo. Iudictione duodtci-ma, die quiutodecimo mensis Ianuari. Pateat evideuter omnibus presentem paginam ispecturis quod ad istauciim etpetitionein Benozi Ghetti Monaldi superstiti^ carceram iusticiarum, ego Iohannes uotarius infrascriptus et Folcus Ciardi propria sua peticione maioris frater consiliolus et Ciatus Gerardi officiales deputati prò comuue Florentie super erogandis limosinis pauperibus carceratis et de-tetis in dictis carceribus, Sandrus ser Antouii et Borgognone Banchi fiorentini cjves vidimus in civititi florentie in muros dictarum carcerum cadaver ibidem iacens quod predicti Folcus frater consiliolus, Ciatus, Sandrus et Borgognone testes ad hoc habiti et vocati di-cunt et asserunt eorum novo sacramento se coguovisse tempore sue vite et fuisse corpus domini Ugonis de Bol-gloiiibus de Francia ultramonte quod dieta die decessit in dictis carceribus et ibidem detinebatur recomaudatns fuerat et erat ex parte domini Philippi de Sangineto miiitis ducali capitanei et vicarii civitatis et districtus florentie. Et de predictis mandaverunt per me Iohaunem notarium fieri et confici publicum instrumentum. Est notarius fiorentinus publicus providus et legalis et quod instrumentis et scripturis manu sua scriptis et pubblicatis datur in civitate florentie piena fides et quod pubblico artem notarilem exercit in civitate et provincia fiorentina. In cuius rei testimonium has licteras fiert-niamla limua »t bulle au sigilli nwtrrappositionem muniri. Anno incarnationis Christi Millesimo trecentesimo vigesimo nono. Iudictione XIIa die XXIl% Mensis Iunii. 1) 11 Kandler nella serie dei podestà di Capodistria (Indicazione per riconoscere le cose Storiche del Litorale p. 143), non pone il nome del podestà nel 1329, per cui bisogna aggiungere alla sua lista il nome di Bertuccio Gradenigo. Documento IV. Firenze 4 Aprile 1376. Il Comune di Firenze raccomanda al doge di Venezia, Bonaverso figlio di Giovanni Bonaversi e il di lui fratello che avevano da riscuotere aleuti crediti nell' Istria. (C. d. S. I. Cane. V. 17° «J12 t.) Duci Veuetorum Magnifice et excelse domine frater carissime. Ad excellentie vestre presentiam cum li teris nostris accedet Bonaversus filius et heres olim Iohaa-nis Bonaversi dilectissimus civis noster per se et germano suo in partibus Ystrie quedam hereditaria eredita vestris favoribus exaturus. lpsum itaque fraternitati vestre affec-tuosissime comendamus cordialiter deprecantes, quatenus ad magnatos vestros per histriam costitutos dignemini litteras favorabiles scribere quibus ipsum procurent et studeant celeriter expedire. Nos autem nostris beneplacito adscribemus quidquid eidem favoris gratie dignata fuerit vestra fraternitas exhibere. Datum Florentie die I1II mensis Aprilis XIIII Indictione. Documento V. Firenze 21 Luglio 1381. Il Comune di Firenze prega Genova di liberare Domenico de Piccolomini preso con Guidone di Faenza dai Genovesi a Capodistria. (C. d. S. I. Cane. V. 19. c. 149) Ianuensi Magnifice et excelse domine frater et amice carissime. Nuper cum victrix et felicissima vestra classis Caputhystriam expugnavit1) nobilis vir Do-uiinicus Ludovici de piccolominis civis honestus senensis nobis autem suis et maiorum suorum meritis carissimus et acceptus una cum Guidone de faventia familiari suo captus fuitet demuii in civitate Iadere carceratus.Hic vir diu nu-tritus inarmis consuevit per Italiani militare et juxta belli cousuetudines fuerit sine redemptionis precio relaxaudus. Ipsum itaque caritati vestre totis affectibus commeuda-mus, instantissime vos rogantes quod circa liberatione eius placeat amore nostri ac etiam per honore vestri comuuis gratiose et celeriter providere. Hostis quidem vester non erat nec in offeusionem vestram cum aliquibus militabat. Sed solummodo militans ad defensam se et suos intra moenia coiitinebat. Eorum itaque iuuocentia relaxa-tiouem impetrat et nos eam iure frateruitatis et ami-citie petimus, quam quidem nobis ad singularem gratiam adscribemus. Datum Florentie Die XYI Iulii IIIl Indictione MCCCLXXX1. Dr. C.a ') La flotta di Maruffo Spinola non riuscita a liberare i Genovesi chiusi in Chioggia, si volge verso l'Istria e presa Trieste prende anche Capodistria, che poco dopo però è ripresa da Vettor Pisani (V. G Stellae Annales Genuenses ap. Muratori R. I. SS. Voi. XVII. col. 1117. Continuazione della Cronaca del Dandolo ap. Muratori Voi. XII. col. 461). Dr. C.a Notizie Il giorno 8 p. p. alle ore 12 merid. con le solite solennità fu aperta in Parenzo la nostra dieta, presenti 17 deputati, tra i quali Mons. Vescovo di Parenzo Giovanni Dr. Glavina. La seconda seduta ebbe luogo il giorno 11, presenti 19 deputati. Furono accordati permessi agli onor. de Franceschi, Lazzarini, Dr. Barsan, Campitelli, Basilisco, Ivancich, Lion. I rev.i mons.i Dobrilla vescovo di Trieste e Fer-retich vescovo di Veglia, parteciparono di essere impediti. Confermata l'elezione dell' onor. Gasparo Filippo Ivancich nel collegio elettorale della camera di commercio ed industria ; la dieta passò alla nomina degli uffizii di presidenza e del comitato finanziario, scolastico e politico legale. La nostra Giunta Provinciale ha diretto all' Illustrissimo Sig. Podestà di Trieste la seguente nota : La scrivente ha l'onore di accusare ricevimento dell'importo di fior. 725, rimessi colla favorita Nota 3 giugno a. c. N°. 209 P., a vantaggio degl'indigenti di questa provincia, in esito alla finale liquidazione sugli importi affluiti a codesto spettabile Comitato di beneficenza. Chiusa per tal modo questa generosa opera di carità, dalla quale ritrasse aiuto validissimo a superare le gravissime difficoltà economiche a lei fatte dalla quasi totale mancanza dei prodotti agricoli nell'anno décorso, la Giunta provinciale e con essa il paese tutto, memore del fraterno, generoso e nobilissimo soccorso di codesta città ripete alla Signoria Vostra le espressioni della più sentita riconoscenza, pregando nel tempo stesso Vossignoria di farsi interprete di questi sensi d'indimenticabile gratitudiue presso gli onorevoli membri del Comitato, le corporazioni ed i cittadini tutti che concorsero in modo sì splendido al caritatevole scopo. Il Capitano provinciale Vidulich m. p. Illustrissimo sig.r Riccardo Dr. Bazzoni, Podestà e Presidente del Comitato di beneficenza per Trieste e l'Istria.__ Finalmente col treno celere che parte verso le sei di sera da Trieste ed arriva alle IO di mattina a Vienna, per recente disposizione della Sudbahn, potranno essere spedite frutta, ortaglie, pesci, verso un nolo di f. 3*12 per ogni centinajo doganale, cioè 50 chilogrammi ; ad esempio delle ferrovie meridionali nella Francia, che forniscono tutte le mattine i mercati di Parigi coi prodotti primaticci, di frutta e ortaglie. Da Fiume ci viene riferito quanto segue: Nello scorso Aprile partì di qui una signora colle sue bambine per la via San Peter. — La madre della signora osservò che i loro plaids erano rimasti a casa, e siccome faceva freddo ordinò ad uu suo palafreniere di montare in sella e di recarsi a prendere i plaids dimenticati. Il palafreniere sellò iu fretta una cavalla quinquenne, nominata Perta, stornella, alta 153 centimetri, di costruzione robusta; senonchè il treno era già partito da Fiume alle 2.25 in. del pomeriggio, ed MB.a» mmM U a tt TÌO Vi 1>«At»tv®»w>ro oi mise a raggiungerlo ibi ubi. E da notare che il punto da cui partì colla cavalla è più vicino a San Peter di qualche centinajo di metri della stazione ferroviaria ; sicché non si erra di molto asserendo che la cavalla col suo cavaliere sieno partiti contemporaneamente al treno. Essi arrivarono alle 5 e 40 del pomeriggio ed il treno 10 minuti più tardi; e le signore ebbero il loro plaids. Dietro informazione avuta dal Maestro di posta di Feistritz la distanza da Fiume a Feistritz è di chilometri 38, da Feistritz a San Peter di chil. 21. La cavalla fece dunque una trottata di 59 chil. in 3 ore e 10 minuti, senza minimamente risentirsene. Da Fiume fino a Feistritz non poteva prendere altra via della strada nuova. Da questo ultimo paese avrebbe potuto prendere la strada vecchia oltre il monte Globounik, la quale dovrebb'essere più breve ma più incomoda. Ignoriamo quale delle due strade percorresse la cavalla, come anche la distanza della strada Globounik. La cavalla Perta è nata ed allevata in Istria, e fu venduta dal suo allevatore al signor K. W. in Fiume, quando essa era prossima a compiere il quarto anno, ed era già avvezza ad essere cavalcata. Pochi momenti prima di mettere in macchina ci è arrivata la fatale notizia che la fillossera ha invaso alcuni vigneti nella località di Cortina in valle di Sicciole, comune di Pirano. Inviate alla stazione di Klosterneuburg giorni fa alcune piante deperite, il governo faceva jeri telegrafare che dall'esame eseguito venne constatata la presenza del terribile nemico della vite. Confidiamo che le autorità tutte, ajutate dalla popolazione, sapranno prendere le più energiche misure. Nella elezione suppletoria ch'ebbe luogo in Parenzo il giorno 12 p. p. riuscì eletto l'egregio comprovinciale Dr. Giovanni Canciani di Montona a deputato alla dieta provinciale per il collegio del grande possesso. Cose locali Un pubblico piuttosto scarso, ma scelto come sempre, si trovò la sera del 5 nel nostro teatro, dinanzi un drappello di giovani, i quali prestarono con la più squisita cortesia la loro opera a beneficio della banda cittadina, recitando la graziosa commedia del Martini — I! uomo propone e la donna dispone — ed il Bacio, lepidissima e gustosissima farsa di Luigi Rossi. Gli esecutori furono questa volta la signorina Annita Montanari e suo fratello Luigi, i signori Arturo Pasdera, Vittorio Scampicchio, Pietro Fonda, Antonio Cobol; e vi suggeriva il signor Nicolò de Belli. Assai accurata fu l'interpretazione delle due recite, e tutti si distinsero nelle relative parti, meritando i caldissimi e frequenti applausi dell'uditorio. Nelle aore successive — da Lunedì a Giovedì inclusivo — il caratterista Antonio Papadopoli, reduce da un viaggio artistico d' addio fatto nel Priuli e nella Dalmazia, diede anche qui per suo ultimo saluto, e coli'assistenza della compagnia di Ernesto Olivieri, il Michele Berrin e la trilogia di Ludro, in cui il bravo Antonio Ceirano sostenne la parte di Ludreto. Papadopoli, già noto al nostro paese, piacque anche questa volta al pubblico accorso che lo applaudì ad ogni scena calorosamente ed anzi alcuni ammiratori lo regalarono di una ghirlanda e di uno spiritoso sonetto, mostrando con ciò quanto sappiano apprezzare gli artisti di vaglia. Ed il nostro teatro, benché angusto, può vantare di averne accolti sulle sue scene parecchi, fino dai tempi più lontani. Oltre lo stesso Papadopoli, ricorderemo Morelli e Rossi, poi Chiodi, Martinengo, Tassani, Mancini, Duse (Arlecchino), Sussi (Sior Giacometo);le prime attrici Robotti,Ferrari, Velie; i conjugi Bergamaschi, Trenti e nei tempi più prossimi a noi Brunini, Traversi, Gattinelli, Tognotti, Fortuzzi, Leigheb; i conjugi Boldrini, Moro-Lin colla Palladini e Ceirano, i Dominici-Aliprandi, i Cuniberti, la Galletti, l'Arnous, la Papà-Giovagnoli a tacere di altri non meno distinti. Nou dubitiamo però, che, per la stagione estiva in cui siamo entrati, siasi chiuso il corso dei divertimenti teatrali; ma speriamo che nel prossimo autunno lo ripiglieranno i nostri filodrammatici, solleciti come per lo passato di sostenere un sodalizio tanto proficuo, decoroso, e saggiamente diretto. Abbiamo ricevuto e pubblichiamo la seguente lettera : Distinto Signore ! Prima di lasciare questa terra ospitale mi sento in dovere di ringraziare i suoi cortesi abitanti che tanto larghi furono con me di gentilezze. Vuole Ella Sig. Redattore farsi interprete di tali miei doverosi sentimenti ? Gliene sarò oltremodo riconoscente. Con distinta stima Capodistria, 15 giugno 1880. A. Papadopoli. Appunti bibliografici ■Felice Cavallotti. Anticaglie. Roma Tipografia del Senato, 1879. Finché la gente riposata, i professori, i poeti della vecchia scuola gridavano il crucifige al moderno realismo, si poteva anche credere che in tutti questi allarmi ci entrasse un pochino d'amor proprio e la paura di vedersi guastato in mano il mestiere. Ma ecco sorge un giovane, un deputato della montagna, un avvenirista radicale in politica, o scrive in verso e in prosa un libro col titolo — Anticaglie — che è tutto una nobile professione di fede ne! vecchio credo dell'arte. Il Cavallotti di sinistra passa a destra con armi e bagaglio nel parlamento del regno . . . pardon ! . . . della repubblica letteraria; e pronunzia il suo bravo giuramento senza proteste è senza rostrbriont mentali. S' immagini la profonda sensazione del rispettabile pubblico. E davvero il Cavallotti ha avuto il coraggio di affrontare nella prefazione tutte le questioni del giorno con lucido ordine e con ottime ragioni ; e dopo di averle dette in prosa, tanto per cambiare, le ripete in versi, punzecchiando qua lo Stecchetti, là perfino il Carducci, e tutto con amabile disinvoltura, senza pose plastiche, senza atteggiarsi a campione dell' arte e dell' umanità minacciata ; dando anzi a divedere di non essere a quattro occhi migliore di tanti altri moderni poeti che vengono a sbottonarsi in piazza : il che ognun vede quale effetto debba produrre sull'animo dei lettori, e sono ì più, che pigliano le faccende a quattro quattrin la calata, e non si guastano il fegato con la paura della rovina dell' arte. Il critico poeta piglia a braccetto gli Elzeviriani, e va fischiando loro all' orecchio un suo vecchio brindisi, e pare ammicchi il pubblico ripetendo : vNel vostro gergo sembrami, d'aver cantato anch'io. 0 bardi, illustri bardi, non è che io sia Tartufo È che un po' vecchia, parmi la vostra novità." Ma acqua s'intende e non tempesta: tutti o presto o tardi una scappata la fanno ; ma non è necessario farsene belli in piazza: e in un impeto di nobile sdegno così canta in viso ad Enotrio : 0 non nato al bordello Italico pensiero, Onta se questo è il bello Onta se questo è il vero. Un'altra volta allo Stecchetti, che per difenderai dalle giuste critiche del professore Rizzi avea risposto che, i versi avea lascivi ma proba la vita, il Cavallotti pigliandolo in parola canta, in viso : Benou ! ma 1' elzeviro In inganuo mi ha tratto : Il ver: questo era il patto Rendimi le tre lire. È insomma un libro indovinato. Che se mi si domandasse quale parte del libro si abbia a preferire se la prosa o la poesia; risponderei subito la prima; e ciò perchè le ragioni in primo luogo è sempre meglio dirle in buon volgare; poi perchè tra le poesie anche belle alcune hanno 1'aria di essere messe lì per figura; e per un'altra ragione ancora che m'affretto a dichiarare. Il pensiero ardito, rivoluzionario del poeta vien via liscio liscio svolgendosi come una matassa bene avviata per i metri manzoniani; e l'onda sonora ridesta nella nostra mente altre idee, altri affetti; le parole sono cangiate, ma le melodie sempre le stesse e ci ricordano la fede del maestro, il patriottismo del Berchet, la vita allegra e spensierata dei primi tempi del Fusiuato, del Prati. La musica è bella ; pure qua e là stuona. Gli è come quando si seute sotto alle volte di un duomo archiacuto una melodia grave, solenne, ma di un'opera in musica troppo conosciuta. Il Cavallotti ha conservato la forma del grande maestro, il suo ideale artistico, ma non il pensiero. Egli è invece persuaso, e ce lo dice chiaro, che — „le scienze naturali vengono innanzi, torrenti che nulla arresta — che dovunque toccano è un altare che rovina, è una credenza sopranaturale che si sfascia, portata via . . . che il problema umano si viene liberando dalle eh imere, dalle pastoie dello spiritualismo ... e che la nuova filosofia disvela le leggi della materia elevando quest'ultima in diguità."1) Padronissimo il CavaUotVi ài cieàcre a tutto oucoio belle cose ; ma a tale arditezza e novità di concetti e di filosofemi corrisponder dovrebbe una certa novità di frase, di stile, se non altro per non dar causa vinta a que' signori della chiesuola di Bologna. Ecco, per esempio, a Nane che celebra solamente il matrimonio civile a Venezia il poeta manda quattro versi che si chiudono con questa bella strofa : Qual mai bisogno d' incensi e cerei E d' altri cantici, di un altro altare, Qui in faccia all'isole qui in faccia al mare E alle vaganti nuvole d' or ? Ma il signor Cavallotti, che non è poeta per nulla, col pretesto di non ci credere alla risoluzione di Nane ha già descritto in altre strofe anche belle TV auspice pompa, i leviti, il fatidico nume, l'aitar, e l'ampie volte e le cetere, e perfino gli aligeri rosei puttini, che fanno in aria un ballonzolo (pag. 263). Siamo sempre nel vecchio repertorio; e c'è da scommettere cento contro uno che agli orecchi della sposina, insieme con l'onda sonora di questi versi sarà tornata quell'altra aria popolare: Tutte le feste al tempio Mentre pregava Iddio..... e ciò tanto più perchè il poeta la ci casca qualche volta a pigliare le frasi dai libretti d'opera, come: Che il bacio fraterno dell' anime india, (pag. 252), 1' altro a pag. 228 Così, spesso, sovra ali dorate Va ne' sogni il peusier del dolènte . . . 1) Anticaglie, pag. 14, 15, 16 passim. il che per un poeta tanto odiatore delle ali dorate dei canerini ed altri uccelletti è a dir vero un po' troppo. Lo stesso si dica di queir altro componimento per Nozze a pag, 251 troppo pieno di numi, di ministri che assolvono e perfino di Dei nell' ultima strofa che ricorda il movimento per enumerationem partium del grande maestro. Insomma questo benedetto Dio, che è po' poi il Dio della formula mazziniana, fa capolino tra strofa e strofa; il Cavallotti che in prosa ha fatto quella tale professione che abbiamo sentito, in verso, se non altro per necessità della rima, ci crede ; e se messo così tra l'uscio e il muro dalla signora Mancini (che ha la pretesa di esigere dai poeti che rubino il mestiere ai padri missionari, e convertano 1' ateo) risponde una volta sgattajolaudo : Sì, al cinico dai marmi Io so spirar nel canto La fede............ un' altra volta ripete chiaro e tondo : Arte! eterna scintilla di Dio! che è un bellissimo decasillabo ortodosso e manzoniano; buono magari a cantarsi per una prima comunione. E non ce 1' abbiamo a male noi ; anzi tutt' altro ! Solo ci viene la voglia di dirgli: Siete dei nostri in arte; abbiamo comune l'ideale; dunque ancora un passo di qua, oppure un altro in senso opposto di là : non ci hanno ad essere centri nel mondo dell' arte ; sentenza di Sua Eccellenza Francesco De Sauctis. Ed ecco ora un altro difetto organico di queste poesie. Il Cavallotti pensa e scrive come in pieno quarantotto ; lottare è il suo destino, lottare cantando sulla cetra di Tirteo. 'Finftht» sul suo cammino Mandin voce le tombe . . . Anche questa, libertà di credere ad un ideale perfetto in politica si concede da tutti iu paese libero allo scrittore civile: ma quando a far proseliti il poeta si serve del frasario del Berchet e di tanti illustri patriotti che aveano ben altro in mente, allora la dissonanza fra la vecchia musica e il nuovo testo dà proprio ai nervi, perchè la melodia rammenta ben altre lotte e ben altre aspirazioni. Così se il poeta canta; Oh ! se i destini ausonici Compia 1' età meu tetra, Dolce fia orgoglio all'anima Questa mia stanca cetra, Vergine quale ai miseri Giorni il volgo l' udì. Alla parete appendere Nel novissimo dì ! (pag. 299) il lettore ricorda ben altra cetra vergine così di servi encomi, come di codardi oltraggi ; ed altre mude donde non si usciva per insultare alla bandiera dello stato e predicare che i destini ausonici non sono compiuti. Fa anche uno spiacevole senso vedere come in queste poesie il signor Cavallotti se la pigli col professor Rizzi autore del Grido che tutti conoscono. Che il sonetto degli uccellini non sia il migliore di tanti bellissimi che ha scritto, il bravo trentino, specie per la chiusa uu po'a sensation, e perchè dà facile occasione alle caricature degli avversari, concedesi. Ma il professor Rizzi ha il merito di aver detto in verso e in prosa le sue buone ragioni prima del Cavallotti, aprendo così il fuoco che si fece poi vivo di qua e di là nei due campi. Giuoco che senza il Grido non avremmo ora le Anticaglie. E pare proprio atto magnanimo al signor generalissimo, di deridere, mettiamo pure, quest'umile bersagliere, che è corso innanzi a fare le fucilate ? Qualche maligno potrebbe anche credere che si è voluto dare uu colpo al cerchio ed uno alla botte, tanto perchè quei di Bologna, Dio guardi, non dicano che il Cavallotti, è un consorte anche lui, un plagio, e ha voluto imitare quello stile del Rizzi così bellino, carino tanto, quando vedere e non vedere gitta sotto gamba sassolini all' avversario, e lo fa correre, oh! se lo fa correre per Dio! L'hanno perfino con lui perchè ha fatto quattro edizioni de' suoi versi ; perchè tutte le signorine e signore li leggono, perchè.....Ma il Rizzi li lascia dire e appunto con le belle creature lieto „Volve sua spera e beato si gode." L' illustre Cavallotti non ci vorrà certo tenere il broncio per qualche libero appunto tra le molte lodi che veramente si devono al suo bellissimo libro. L'Istria ha già stretto la mano a Trieste all'autore dell'Alcibiade, e quella salda stretta non ci sarà ora di certo rifiutata. Ma, a proposito. Adesso che il poeta ha fatto una visita a Trieste, non scriverà più che l'Istria è . . . di là dal Quarnero (pag. 231). Sempre quella benedetta geografia ! Di là dal Quarnero c' è la Croazia. Diavolo! signor Cavallotti, lei vuol predicare a quel modo ai Croati? P. T. Annuario scientifico industriale. Anno sedicesimo. Volumi due. Milano Treves. 1880. Quest' opera compilata da illustri professori come lo Schiaparelli, il Denza ecc. ecc. ; è che già tocca il sedicesimo anno di vita, si raccomanda da sè ai professori e agli amatori delle scienze ai quali fornisce il mezzo di conoscere di anno in anno i progressi delle varie scienze ed industrie. Per dire di questo lavoro con piena conoscenza di causa, converrebbe che la critica fosse scritta da tanti professori, quante sono le scienze ed industrie molteplici delle quali 1' annuario indica il progresso ; mi limiterò quindi ad accennare solo ciò che ha relazione con l'Istria e può servire alla nostra Bibliografia. Nella parte — Paletnologia — trattata del professor Pompeo Castelfranco R. Ispettore dei monumenti e degli scavi d'antichità, è fatta onorevole menzione degli studi palelnologici istriani. Si ha a notare che l'egregio professore per mancanza di spazio, essendo grande la copia degli scritti e delle notizie, dichiara di limitarsi a parlare solo delle scoperte di antichità preistoriche avvenute iu Italia. Toccando quindi delle provincie venete e territori limitrofi, il Castelfranco, dopo aver detto che „1' Istria ha portato il suo prezioso contingente agli studii preistorici" fa un cenno di due notizie veramente importanti che si debbono ! al dottore C. Marchesetti : — Sugli oggetti preistorici scoperti recentemente a S. Daniele sul Carso (Bollett. delle Scienze naturali. Anno IV. n, 1 e su di alcuni oggetti di bronzo ritrovati in un campo non lungi dalla grotta dello stesso San Daniele (Parte Prima, pag. 345). Così pure nel capitolo — Progresso della geologia in Italia — è fatta menzione di alcuni lavori importanti del Taramelli sulla geologia del Margraviato d'Istria e specialmente di un suo studio geologico edito per cura del municipio triestino, e che trovasi pure rammentato nei Rendiconti dell' Istituto lombardo, Serie II Voi. XI fascicolo VI, 1878 — «Descrizione geologica del bacino idrografico del fiume Recca, e del tratto dell'altipiano del Carso da traforarsi per la condotta di esso fiume da San Canziano alla valle di Longera presso Trieste (Parte seconda 724). A p. 758 dello stesso Annuario, parte seconda, trovo menzione di una „Carta geologica generale della costa dell'Austria-Ungheria" edita dal dottor Guido Stache. Finalmente riferisco il giudizio dell' Annuario sul nostro professor Lovisato. Rammentato il primo suo scritto — Il Monte Tiriolo ecc. così si conchiude: — L' altro lavoro del Lovisato è quello pubblicato a varie riprese nel Bull: del Com. Geol. «Cenni geologici e geognostici sulla categoria settentrionale" e di cui si renderà conto quando tutto sarà pubblicato. Ricord'amo solo per la parte che spetta a questo ramo dell' Annuario la nuova memoria del dott. Lovisato «Nuovi oggetti litici della Calabria ecc." nella quale, dopo la descrizione degli oggetti ritrovati, fra cui alcuni pochi di serpentina, vieu fatta una rapida descrizione del contegno in Calabria delle formazioni serpentincse. È importante la conclusione : «che le serpentine del mezzodì d'Italia riproducono il modo d'essere delle serpentine alpine, tanto bene studiate e descritte dal compianto Gastaldi : sarebbero cioè rocce stratificate regolarmente intercalate nella zona delle pietre verdi anteriori al carbonifero, e forse prépaleozoiche. Ci uniamo anche noi agli onorevoli relatori della Memoria alla Regia Accademia dei Lincei nel ben augurare che frammezzo ai tanti contradditori delle idee del Gastaldi si veda sorgere un nuovo e valido sostenitore delle medesime (Annuario — parte seconda pag. 747). Ecco uu altro istriano che onora nel Regno il paese. Chi ce lo avrebbe detto quando fu espulso come incorreggibile da un pubblico istituto. Oh! i giudizi di certi pedagoghi ! P- T. LIBRI NUOVI Giovanni Battista Belzoni. — I. Belzoni at Padua — II. Belzoni in Benin — Richard Francis Burton. London 1880 — (due fogli di stampa in 8°). Altra prova di operosità veramente fenomenale ci dà questi giorni il chiarissimo capitano R. F. Burton. Egli è troppo noto e stimato in provincia perchè sia bisogno che noi ne recitiamo le lodi. Ma non possiamo trattenerci dall'ammirare com' egli appeua ritornato da un lungo e faticoso viaggio in Oriente possa farci capitare da Londra le primizie di una nuova sua pubblicazione. È uno scritto breve, di sole 16 pagine, ma come tutti gli scritti del Burton contiene in sè molte idee e molta dottrina. Larghezza di vedute, ricchezza di cognizioni specialmente linguistiche e geografiche, sicura conoscenza di paesi, di costumi poco noti e arguzia di osservazioni rendono interessante l'opuscolo da capo a fondo. — Origine, gioventù, vicende, scoperte, talenti, carattere, meriti, onori e morte del Belzoni, tutto è detto brevemente e, se ci si concede la frase, in modo scultorio. — CAPODISTRIA. Tipografia Priora & Pisani. In qualche punto pare si allontani dal soggetto, ma non lo fa che per mettere in più chiara luce il soggetto stesso, descrivendo con sicurezza i luoghi che furono campo alle scoperte del grande viaggiatore, e i costumi delle genti e delle tribù colle quali ha dovuto lottare. In conclusione il lavoro del Burton non è una delle solite biografìe minuziose, chè i grandi viaggiatori, (e nessuno lo sa meglio di lui), non si seguono giorno per giorno ; ma è uno schizzo fatto a larghi tratti da mano maestra, frtto così bene da lasciare nei lettori la persuasione ch'esso contiene già quanto di più importante si è finora potuto accertare intorno al Belzoni. E noi come connazionali del Belzoni sentiamo di dover gratitudine al Burton anche perchè nativo di quell' Inghilterra che, (lo dice a piena ragione), fu all' ardito Padovano seconda patria. — Porte come un Ercole e bello come un Apollo, (parole del Burton), se il Belzoni ebbe dalla madre Teresa Orsolato la bellezza e la forza, non da altri in fatti che dall' Inghilterra ebbe i mezzi che lo condussero a scoperta onde si giovarono poi le arti e le scienze, a scoperta delle quali lasciò testimonianze imperiture nel Museo Britannico, a scoperte che raccomandano il nome di lui all' ammirazione di quanti si commovono ai trionfi del genio e della civiltà. Milano durante la dominazione napoleonica — giusta l e poesie, le caricature ed altre testimonianze dei tempi. — Studio di Giovanni De Castro. — Milano, fratelli Dumolard, 1880, - un voi. in 16 di pag. 400, - L. 4. L'operosissimo prof. Giovanni De Castro ha tenuto la parola più presto che non ci saremmo immaginati.l) — Il libro annunziato qui sopra è già uscito questi giorni per le stampe. È uno studio interessante che compie l'altro ancora fresco, intitolato — Milano e la Repubblica Cisalpina. (giusta le poesie, le caricature ed altre testimonianze dei tempi). — Uniti con — La Storia nella poesia popolare Milanese (tempi vecchi), giustamente lodata da riputati periodici, formano uu gruppo di letture amene, svariate, istruttive che vanno raccomandate a tutte le classi della società dalle più elevate alle più umili. Il presente studio al pari degli altri due è pieno di vita : non descrive ma fa rivivere gli uomini e i tempi e, toccando fatti e questioni importanti o poco note, è come quelli fecondo di utili insegnamenti, utili anche per giudicare d'altri tempi e d'altri paesi. Ci asteniamo dal dirne di più e perchè la natura del libro, come è facile comprendere, non ammette sunti, e perchè vorremmo che i nostri lo leggessero intiero, e lo tenessero poi sul tavolo, ricordo e ammonizione ad un tempo. Non possiamo astenerci però dall'inviare anche questa volta il nostro mirallegro al dotto e infaticabile autore. (1 Vedi Provincia N. 10, pag. 80.__