ANNO XXV. Capodistria, 16 Novembre 1891. N. 22 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCI AZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-irinifHtri. in proporzione.— Gli abbonamenti si ricevono presso la tlfilazione. PRODROMI E CONSEGUENZE delle Ribellioni di Capodistria e d'Isola nel 1348 Nè minori le cure del governo nel premiare i fedeli: „1343 30 Dicembre — Ohe Pietro del fu Vitale Belgramoni di Capodistria abbia, attesa la sua fedeltà, una posta equestre a Capodistria collo stesso stipendio degli altri, non aumentando nè diminuendo il numero dei nostri stipendiati." (Atti e Memorie della Società istriana ecc. ecc., voi. IV Fascicolo 1 e 2, pag. 25). K premio singolare dimostra che i più non erano buoni sudditi ; il posto occupato dal Belgramoni indica che San Marco avea seguaci nel partito militare. I Belgramoni sono di famiglia antica, che si estinse nel presente secolo. Possedevano le case N. 259. 260 in contrada isolana nella via di San Biagio.2) Sapendo però la Repubblica, che in numero maggiore erano i nemici non cessò dall' apparecchiarsi a difese, così tenendo ben guardato il Castel Leone, cum liedificatam sit, prò ostaculo civitatis, come chiamando nuovi e più agguerriti stipendiavi ad custodiam palacij, (Op. cit. pag. 30). Ma per queste straordinarie provvigioni ci volevano danari; ed ecco un senato consulto che. pelle spese straordinarie di armamento, e per asciugare il palude, impone alla città un dazio sul vino, come da decreto del 1344 19 Aprile — „Cum comune nostrum veneciarum sustinuerit, et sustineat maxi-mas expensas occasione civitatis Iustinopoìis, et etiam prò cava que fieri debet prò amunitione pa-ludis circa civitatem et castrimi Iustinopoìis existen-tis, prò elevatione expcnsarum predictarum, Capta Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. fuit pars quod de qualibet urna vini quod nascitur in districhi Iustinopoìis, tam de ilio quod intrabit civitatem, quam de alio quod remanebit in villis sui districtus solvi debeat unus dodesinus, quod clacium durari debeat usque ad beneplacitum nostrum et sic scribatur et committatur nostro pode-stati de'inde et futuris." (Op. cit. pag. 30). t Così 'dando un colpo alla botte, ed uno al cerchio, si era provveduto alle cose di Capodistria, rimasta quieta; quando nel Giugno dello stesso anno 1344, scoppiarono nuovi umori di guerra e tumulti nel-P Istria, occasionati da Alberto III conte d'Istria, che' già 1' anno innanzi avea mosso guerra alla repubblica per questioni insorte riguardo al castello di San Lorenzo. Perciò il Senato manda ordine al podestà di Capodistria di spedire fanti e cavalli contro il conte, e d'imporre a guerra finita, tre o quattro taglie contro i principali autori, istarum novitatum. (Tedi pag. 34 loco citato). La pronta vendetta della Repubblica e l'umiliazione del conte Alberto, obbligato di venire a Venezia per trattare la pace, persuasero Capodistria a starsene quieta, ed aspettare migliore occasione per insorgere. Nè mancarono le solite ricompense, a guerra finita, ai fedeli; così dal seguente decreto. 1346. 1S Dicembre. — Che Mario Gisi fu Giacomo che il podestà di Capodistria molto loda, sia alla custodia del porto di San Martino di Capodistria, in luogo del defunto Marco Bellegno e alle stesse condizioni. (Op. cit. pag. 42).') Provveduto così alla difesa della città, tentò ogni via il governo per estendere la sua intiuenza anche nelle cose di chiesa, ben sapendo quanto potere abbia il clero, e perciò volle veneziano il vescovo, qualmente dal Senato Misti del 1347, 5 ') Continuazione. Vedi numero 21. '') Vedi Tomasich, „Famiglie capodistriane ecc." pag. 19. ') Porta di San Martino o del Porto, in capo alla via che conduce al porto, a pochi passi dalla chiesa di San Nicolò» Agosto — „Così il doge scrive al Papa — Cum ecclesia Iustinopolitana per obitum reverendi pa-tris domini marci civis mei ') sii pastoris regimini destituta. egoque cum mea eomunitate desiderem, quia civitas lustyiopoli est terra custodiae quod ........aliquis venetus preficiatur in episcopatu ecclesiae predicte, cumque......aliqui mei cives veneti sint in curia romana......Supplico Sanc- titati vestre......quatenus dignemini clictam ec- clesiam uni ex dictis venetis meis concedere....." (Op. citata pag. •A4).2) E l'eletto, conio apparisce dal sillabo fu difatti un veneto, cioè Orso Delfino, due anni dopo trasferito alla sede patriarcale di Grado. E così un dopo l'altro fino alla caduta della repubblica veneta il Sillabo registra una serie di vescovi o veneziani 0 veneti, tra i quali molti illustri ed anche qualche capodistriano : il Vergerio, l'Elio, il Brutti. Tutto questo è corretto, è giusto : perchè allo Stato deve stare a cuore d'innalzare alla prima dignità ecclesiastica sacerdoti fedeli che sappiano essere cattolici senza rinunziare al sentimento nobilissimo di patria. È per vero immaginare una cattolicità, un affetto universale che soffochi ogni altro sentimento non è umano, non è cristianie, non è conforme agli esempi di Cristo che pianse sulle rovine della patria, nei momento stesso in cui ascendeva, vittima universale, il monte del sacrifizio. I vescovi veneti poi, come c' insegna la storia, specialmente ai tempi del famoso interdetto, «seppero tutti conservarsi cattolici e veneziani. Anche ebbero in Istria la virtù di essere senza accettazione di persone veri pastori solleciti del bene spirituale così degli italiani come degli slavi. Perciò vigilarono perchè l'istruzione religiosa fosse data nella campagna da sacerdoti idonei esperti della lingua slava ; anzi fecero di più e si opposero alle pretese del clero italiano ogni qual volta ne veuisse danno alle parrocchie slave. Così nella questione tra quei di Villa di Rovigno e il Capitolo, il Vescovo di Parenzo sostenne fermamente 1 diritti dei Morlacchi e fu couvenuto „che il capitolo di Rovigno sia obbligato di provvedere a detti Morlacchi un prete slavo atto ed idoneo alla cura d'anime da essere presentato da esso capitolo a monsignor Vescovo, e dalla Sua Sig. Illustr. approvato e dal capitolo pagato continuamente."3) A tutti è noto poi come nella stessa Capodistria città tutta italiana tra i molti conventi ce ne fosse uno, detto di San Gregorio dei Padri Francescani di ') Marcus Semiteculus canonicus venetus. 2) Porse m'inganno; ma quel terra custodiae in buon volgare vuol dire che Capodistria deve essere ben tenuta d' occhio. 3) Dr. Benussi, Storia di Rovigno pag. 285. lingua slava. Il clero italiano dolcemente piegavasi ad apprendere una lingua straniera; e tutti rammentano fino ai nostri giorni sacerdoti di Capodistria per molti anni dediti alla cura d' anime nella campagna slava, così il canonico Favento (seniore) prima curato a Sant'Antonio, ed altri molti. Questo va ricordato ai nuovi mestatori che hanno messo sossopra 1' Istria, e declamano essere stati sempre gli slavi oppressi dal clero e dallo stato veneto. Vediamo invece come sono andate e coinè vanno le cose dopo la caduta della Repubblica Veneta. Ecco subito a Trieste ed a Capodistria quattro vescovi, uno dopo P altro, tutti slavi della più bel-1' acqua. Qualche riguardo si ebbe per l'Istria bassa, e nelle unite diocesi di Parenzo e Pola, su quattro due sono italiani della regione friulana. Premetto che giustizia vuole si abbia a riconoscere il pieno diritto del governo attuale di avere vescovi bene visi, come già un eguale diritto abbiamo riconosciuto per la repubblica veneta. Se non che qui viene legittima la domanda : possibile che fra i sacerdoti italiani il governo non abbia mai trovato persone idonee su la cui fede potesse riposare sicuro? Che tra i sacerdoti italiani si potessero trovare persone colte e pie, tutta l'Istria lo può attestare. Ed anche sudditi fedeli, perchè è noto come alcuni furono e sono insigniti di ordini cavallereschi: il Daris, il Petronio, il Revelante, il Zamarin ecc. ecc. Pare invece che per partito preso solo gli Slavi si ritenessero idonei a sedere sulle cattedre illustrate dal Piccolomini, dal Bonomo, dal Naldini, dallo Stratico e da altri illustri che si segnalarono nelle lettere sacre e profane. Ma non è di questo solo che qui intendo parlare ; più grave il danno venuto alla religione ed alla patria dalle recenti pretese del clero slavo d'intromettersi nelle faccende politiche. I preti veneti, 1' abbiamo veduto, hanno con carità cristiana provveduto agli interessi spirituali degli Slavi ; molti curati di parte slava aizzano, invece, come a tutti è noto, i contadini contro gl' Italiani, mutando la cattedra evangelica in ringhiera, e di là scagliano anatemi sugli odiati fratelli. Per questi signori il verbo non viene da Roma, ma da Zagabria e da più lontana regione. Uua giusta indegnazione ci impedisce di dirne con calma sufficiente, meglio che nell'inchiostro si avrebbe a tingere la penna nel fiele. Per non urtare negli articoli del codice, mi faccio cedere la penna dall' amico Tamaro che così apostrofa i preti del partito slavo nel periodico l'Istria (N. 515). „Ma a voi tutto è lecito; oggi di celebrare la Messa per inorpellare le turbe devote, e per pigliare poi il pretesto di ascendere su di una volgare bigoncia capovolta per esaltarle contro di noi ; domani di vergare degli articoli clie propalino idee di ribellione contro qualche vescovo che non vi va a fagiuolo; quindi inculcate una liturgia non concessa, anzi proibita dalla chiesa ; quindi esaltate, come fossero tanti martiri della cristianità quei vostri sacerdoti che dall' altare sistematicamente per lunghi anni vomitano ingiurie, imprecazioni, bestemmie contro tutta intiera una popolazione, che altra torto non ha che di avervi beneficato, e di aver creduto scioccamente alla fratellanza dei popoli e delle nazioni." Fin qui il Tamaro. E tutto questo, aggiungo io, succede con gravissimo scandalo di tutte le anime pie (e ce ne sono molte per Iddio ! ) di parte italiana, sotto gli occhi dei successori di tanti vescovi santi ed italiani, che predicarono sempre la concordia e la pace, e trattarono con carità così i cittadini come i campagnuoli. E quel che addirittura fa perdere ogni fede nella giustizia è il vedere che ciò avviene impunemente sotto gli occhi di superiori, che nel clero di parte italiana, condannarono trent'anni or sono una vivace difesa della lingua e della cultura nostra, senza tenere alcun conto della vita intemerata e della stima acquistata in ogni ordine di cittadini. E questa è giustizia? Arrivederci, o signori, a Filippi. (Continua) -P. T. ---ita—---- TOPONOMASTICA ITALIANA NELL'ISTRIA. Si è già iniziato questo studio di Toponomastica nella „Provincia" (XXV, 19). Continuiamolo ora, esaminando i nomi delle varie città, delle vie interne e dell'agro, e cominciamo da Pola, che conserva tanta vitalità latina ed italiana, e fu città la piti importante dell'Istria nell'epoca romana e nei tempi bizantini.1' Pola nome d'origine tracica secondo il Kandler fu detta anche Pietas Mia pel favore di Ottaviano Augusto che perdonò alla città (dopo averla fatta saccheggiare però) di aver seguito le parti di Pompeo, Pollentia, Herculanea. Le sue antiche mura erano tagliate da dodici porte, cinque di terra e sette di 1) Fonti: Gli scritti del Kandler, del Luciani e di altri nel volume — Notizie storiche di Pola. Parenzo 1876. — I periodici di Pola, e lo „Status personalis et localis Dioeceseon." mare. Quelle di mare sono sparite, dell'altre ne restano tre: Porta Aurea, Porta Ercole e Porta Gemina. I nomi delle vie sono tutti d'origine latina; le nuove recano nome italiano. Quindi abbiamo ancor oggi i nomi storici di Via Sergia, Via Giulia, Via Minerva. E poi Via Lacèa, Stana, Barbacani, ecc. Delle nuove tutte hanno nomi di illustri italiani o di patriotti: Piazza Allighieri, Via Emo, Via Kandler, Via Monte Rizzi. E così dicasi dell'antica via che metteva al Clivo Capitolino ; onde anche oggi abbiamo Clivo per colle alla latina: Clivo san Francesco, Clivo Gionatasi: dai Gionatasi rivali dei Sergi, le due fazioni storiche di Pola. Scrive il Kandler che „la brama d'imitare, come era stile delle colonie, la comune madre Roma, faceva ravvisare sette colli occupati, se non tutto coperti, della città di Pola cioè : Città, Mon-dipola, Arena. Zaro, San Michele, San Martino e San Giovanni. Anche oggidì abbiamo il borgo San Martino, il Monte Grande, il Monte Serpo, il Monte Zaro, così chiamato, pronunziando alla greca da Tlieatrum: l'antico teatro da non confondersi con il celebre anfiteatro, e che fu distrutto dai Veneti, e di cui ora non rimangono che quattro colonne di marmo prezioso nell' abside della chiesa della Madonna della salute a Venezia. Perfino alcuni forti conservano nomi storici come Forte Bran-dimarte, Castellier ecc. E tutti o quasi tutti italiani: Forte dei Brioni, di Punta Cristo, di Punta grossa, di Stignano, Musil, San Michele, Monvidal, S. Giorgio, Cerreto, ecc. con le batterie Municla, Zonclii, Monumenti, Fi-sella, Giovanni, Saline, Monsival, Giorgetto, Turrita : tanto è potente l'italianità in questa Spezia dell'Adriatico, e così oculato il Municipio a conservarla e difenderla. Che se dalla città moviamo nell'agro ecco un manipolo di nomi di ville, tutti d'origine latina: Altura, Stignan (Astinianum) Bignan (Atinia-1111111) Arian, Bagnoli, Cavran, Florian, Filipan, Fasana, Flaiban, Gajan, Galesan, Guran, Gusan, Marzanax) (Martianuni) Momoran, Mon-ticclìio (Monticulo) Magran,'Magnan, Maran2) Moncastei, Pomer (Pomerinni), Peroi (Praeto-riolum), Tortian, Vitrian. L'antico agro estendevasi secondo 11 Kandler infino a Vistro patria di quel Massimo che dall'imperatore bizantino fu nominato Arcivescovo di Ravenna ed eresse in Pola la celebre basilica di S. ') È in Lombardia il nuovo canale della Marzana. 2) Anche nelle lagune del Friuli. Maria di Canneto. Nè vuol essere dimenticato in Pola a piedi del monte san Michele, il Prato Grande dove Dante vide il loco varo ripieno di tombe romane. (!he se non paghi dei nomi di luoghi tuttora esistenti cerchiamo nelle cronache e nei documenti, troveremo sempre chiara ed indiscutibile la toponomastica latina nella Polesaua, senza alcun vestigio di celtico o più tardi di slavo. Nelle Tabulae dei veterani, e nelle Tabellae') corpi di terreni minori assegnati ai soldati sedentari, professionali troviamo i seguenti nomi : Turtilian, Florian, Maternian, Marcian, Mimilian, Sejan2) Philippan, Ru-mejan, Visian, Caprian, Licinian, Marian, Altinian, Astinian, Burian, Galesian, Virgu-lian, Viturrian, Valerian, Vitejan, Farlian, Mammilian Nigrisian, Antinian, Annejan, Callian, Capresian Carmisian, Formian, Tor-tian, Goricilian, Gajan, Lusian, Lavajan, Marmolan, Macrian, Median, Panturan, Vi-cinian, Arrian, Barbian, Saturian, Quinctian, Rubian, Rociaìi, Sentian, Sitrian, Liban, Ma-jan, Marinian, Gusian, Metejan, Barbidian, Cajan, Accian, Papinian, Pompilian, Sacian, Pompian, Rutilian, Sparinian, Senian, Sebian, Sissan, Sulcian, Spulician, Tersecian, Tavanian, Vitrian, Usian, Ursinian, Selcian, Orcivian, Pontian, Marinian, Maritima. In un documento estratto dall'Archivio di Venezia trovo menzione delle ville dell' agro polese che con la città giurarono nel 1149 fedeltà al Doge Domenico Morosini — ,, Iste sunt villae que iura-verunt retinere honorem beati Marci apostoli et evangeliste et obedire domino duci venetiarum. In primis Medolinum, Pompinianum, Lisianum, Quonianum, Sissanum, Nornianum, Barbo-lanum, Tortìlanum, Orines, Cimelimone, A-reanum, Pomarium, A zzamim3) Tavianum, Urcivanum. I Castropola avevano dai vescovi di Pola parte delle decime di pane, vino e carni in Sissano, Calclerogi, Calzanelli, Guargnan, Cuje, Azzan, Campi, Orcevan, Promontore, Pedrol. Nella relazione di Marin Malipiero, ritornato ') Quindi ha origine la parola friulana taviele campo, campagna. L'abbiamo veduto ripetuto a Sejane in Ciceria, segno evidente di ladinità. 3) Molte ville hanno un tal nome nel Regno d'Italia : Azzano decimo nel Friuli, Azzano sul lago di Como, ecc. E sarebbe corruzione secondo alcuni di a decimo ab urbe lapide. Tale di fatto la distanza di Azzano friulano da Concordia. E vicino abbiamo Cinto (Quinto) Sesto, Settimo, Villotta (Villa octava) Annone (Villa nona). Provveditore dall'Istria, letta nell'Eccellentissimo Senato, nel 1593, trovo scritto „Le ville abitate di presente del contado Pola sono 12, cioè: Ga-lesan, Sissan, Fasana, Pedroi, Stignan, Lavar igo, Lisignan, Pomer, Medolin, Carnizza, Mar zana, Castagno. « Sono sempre i nomi latini dell' agro antico e costante è il troncamento alla veneta della vocale. Ma da questa filatessa di nomi, sollevando ! 10 spirito a più spirabile aere, ecco, conchiudo, le patenti della più schietta latinità per Pola e il suo' agro. E che colpa ne ha l'Istria, se la repubblica veneta ha sguinzagliato su questo sacro terreno lavorato dai militi di Roma, i Morlacchi della Bosnia fuggiti dal Turco? Poiché questa è terra naturalmente italiana, compresa cioè nei confini naturali, la romanità vi aveva fatto buona prova: in tutto 11 Medio Evo poi la durata dei nomi latiui con la sola alterazione del nuovo dialetto italico istriano dimostra ad evidenza che nè Tedeschi nè Slavi qui ci hanno messo piede prima delle pestilenze del secolo XVI e del seguente che desolarono il paese. E questo vuol essere ricordato a quei dotti che riconoscono solo nella lingua la ragione dell' assegnare i confini naturali di un dato paese, e ripetono essere difficile trovare nell' Istria, in tanta confusione di dialetti, un giusto termine che divida l'Italia geografica dalla Slavia. Guardino cotesti ; signori i monti e le acque : là sono i naturali confini per Dio! e non isprechino tempo a leggere le anagrafi e a sentir borbottare qualche straniero dialetto di genti intruse sul sacro terreno della patria. Di queste infiltrazioni di genti estranee se ne trovano in tutte le regioni; e nel dubbio, non è la lingua, non il numero, ma le divisioni naturali, la civiltà, la storia che devono guidarci nel nostro giudizio. Forse è meno regione italiana la valle di Aosta, perchè ci sono penetrati i Francesi. E le isole germaniche del Monte Rosa, e dei sette comuni nel Vicentino ci autorizzeranno a conchiudere che la Lombardia ed il Veneto sono regioni tedesche? Per noi militano poi altre ragioni ancora. La Toponomastica, l'abbiamo veduto, si è conservata per secoli italiana nell'agro di Pola, anche dopo • l'occupazione degli Slavi; così si dica nell'altre parti dell'Istria : dei nomi di radice slava, nelle parti montuose e deserte ci occuperemo coscienziosamente a suo luogo. E quanto al numero poi, dateci Trieste, capitale naturale dell'Istria co' suoi centomila e più italiani, esclusa oggi dall' Istria amministrativa> e allora anche l'aritmetica sarà in nostro favore. P. T. Seminario o Collegio Si Capodistria (Continuazione vedi N. 7 e seg.) Nos Ioannes Baptista Saudi Dei. et Ap.licae S. Sedis gr.a Ep.us lustinopolitauus, Comesq. Antignani etc. Viso suprad.o Supplici libello per Rev.um P. Rec-torem Collegij Clericorum Regularium Scholarum Piarum hujus Civitatis uobis humiliter porrecto tenoris, ut in eodem omnibus ad Nos recurrentibus, quantum in D.no possumus, gratificari cupientes, Oratoribus antelatis SS.mum Eucbarestiae Sacramentum in enunciata Ecclesia a. Mariae Novae nuncupata publice Fidelium ado-rationi quatuor primis secundis ferijs Quadragesimae servatis servandis exponendi facultatem concedimus atque alargimur. In quorum fidem. Dat. Iustinopoli ex Canc.a Ep.li die 15 Februarij 1756 Ioannes Baptista Ep.us lustinopolitauus Nos Ioannes Baptista Sandi Dei. et Ap.licae S. Sedis gr.a Ep.cus lustinopolitanus Comesq. Antignani. Cum per adm. Rev. D. Vicarium nostrum Gen.lem visitatum fuerit Altare nuper iuxta facultutem nostram diei 29 proxime evoluti Ianuarij in Ecclesiae S. M.ae Novae nuncupatae bujus Civitatis erectum, atque reco-gnitum ad formam prò Missae celebratone constructam, licentiam, et facultatem, ut Sacrosanctum Missae Sacri-ficium super eodem peragatur concedimus, atque imper-timur. In quorum fidem Dat. Iustinopoli ex Canc.ia Ep.li die p.ma Februarij 1755 Andreas Tacco Archid.us et Vic.us Gen.lis Fran.cus Venier Canc.us Ep.lis Rett.e Riv.mo Sento con piacere l'Elezione, che codesta Fraterna di S. M. Nuova è disposta a fare di un n.ro Religioso in suo Cappellano, e la cessione, che in tal caso ci fa del Canone annuo da noi pagatole fin1 ora, e da pagarsi in avvenire per il suolo, su cui è fondato il Collegio (?). lo approvo tale elezione, ed accettazione della Mansio-neria in cod.ta n.ra Chiesa in nostro vantaggio, giacché almeno si averanno sicure le limosine delle Messe, e resterà cod.o Collegio sgravato dal pagamento del so-prad.o annuo Canone. Accennandomi poi V. R. che la limosina di tali Messe è di lire 1 e soldi 5, quando 1' ordinaria costì è di una sola lira, averei desiderato di più chiaramente da lei intendere, se tale accrescimento di soldi 5 fa arrivare (carte 54) tutta la somma annua a Lire 40; sicché venga soltanto ricoperto il Canone, o pure le passa in n.ro vantaggio di qualche lira. Comunque sia, non vedendovi in questo affare aggravio alcuno per noi, lo concluda pure con la benedizione del Signore. Mi riverisca e dia il bene arrivato al P. Rettore Ermenegildo, e pregandole dal Sig.e bene resto di V. R. Roma, 1 maggio 1755 Umil.o Servo de Sig. Odoardo Corsini Gen.le 1755. 4 Giugno ricevuta Franciscus Lauredano Dei Gratia Dux Venetiarum Nobili et Sapienti Viro Petro Delphino de suo mandato Pot.i et cap.o Iustinopolis fideli dilecto salutem et di-lectionis affectum. La convenzione stabilita tra li Pad.i Chierici Regolari delle Scuole Pie, e la confraterna di S.ta M.a Nuova, approvata da cad.o Cap.lo della Cat-tadrale, o confermata da cod.o Mons.r Vescovo per quel che riguarda allo Spirituale, e poscia autorrizzata ancora da cod.ta Carica la quale ci avete trasmessa colle v.re di 31 agosto pross. decorso resta dal Senato approvata in tutti li capi tanto contenuti nella convenzione sud.ta quanto nella carta relativa del consenso Cap.e, cosiche abbia tutto ad esser puntualm.te osservato senza alte-raz.e ne' ai Capitoli presi potranno esserne aggiunti altri senza il pub.o permesso. Cesserà ciò stante a cot.i Religiosi ogni facoltà di fabricar senza nuovo pub.o permesso del Senato altra Chiesa che veniva indicata nella parte 19 agosto 1708 di cot.o Cons.o qual fu poscia approvata li 4 7.bre 1734. Dat. in N.ro D.li Palatio die XXIV Maj Inditione 3 MDCCLV. Santorio Santori Seg.o Ecc.za R.ma Die 28 Iannuarj 1755. Present. p. Rev. P. Philippus Maria Danesi Recto-rem Collegii Clericorum Regolarium Piarum Scholarum hujus Civitatis supplicanti I PP. de Chierici Reg.i delle Scuole Pie di questa Città di Capo d'Istria umiliss.i Oratori di V. E. R.ma ossequiosam.e e riverentem.e espongono che avendo avuto il possesso, et uso perpetuo della chiesa di S. M.a Nuova, et accordata da V. E. R.ma. 1' oftìciatura della medesima, è necessario per maggiore onore, e gloria di Dio, ornam.to della Chiesa, comodo e beneficio del Popolo, vi siano tre altari, come vi erano per il passato, però ricorrono devotam.te alla somma, innata e grande Benignità di V. E. R.ma, acciò ci compiaccia permetterli di alzare come .... il terzo Altare, che d.a Grazia ecc. Lettera di S. E. Zuane 4.o Cassetti Pod.a e Cap.o di Capo d'Istria al Pod.a di S. Lorenzo coll'accluso mandato. Ill.mo Sig. Sig. Col.mo Sopra le giuste istanze de' RR. PP. d.e Scuole Pie Creditori di riguardevole summa da cod.e scuole, devenne questa Carica all'estesa dell'inserto Mandato, che trasmetto a V. S. 111.ma onde usando di quel zelo, che la distingue, intimar lo faccia a cod.o Scrivano, inculcandogli la puntuale esecuzione, al qual' effetto glielo potrà far rilasciare nelle di lui mani a fondamento anche d.a Revisione da praticarsi da q.to pubblico Ragionato. Con tale occasione ho il piacere di baciarle affette le mani Capo d'Istria 4 agosto 1772. Zuane 4.o Cassetti Pod.à e Cap.o Noi Zuane Cassetti 4.o p. la Ser.ma Rep. di Venezia Podestà e Cap.o di Capo d'Istria e sua Giurisdizione G. D. Andando creditori questi 1ÌR. PP. delle S. P. di summa riguardevole dalle scuole del Castello e Territorio di S. Lorenzo, ed affinchè li Gastaldi di esse non tra curino ulteriormente il dovuto pagamento, comrnet-temo ali1 attuale Scrivano di Esse Scuole, che alla resa de' Conti, che si andrà facendo da respettivi Gastaldi a tener d.e leggi, debba a proporzione d.e reudite di cadauna tausaiie a supplemento del debito sua cennato, e passato, che sia il soldo nelle di Lui mani lo consegnerà all' Esattore de' RR. PP. sud.i o al loro legittimo Procuratore previa la ricevuta del soldo esborsato p. cadauna scuola, e così annualmente in ogni resa di conti p. la dovuta redintegrazione Tanto ecc. aliter ecc. in quorum ecc. Capodistria 4 agosto 1772 Zuane Cassetti 4.o Pod.a Cap.o G. D. Marchiò Soneri Cancelliere (G. A. D.) La lettera di Don Luigi Bencich che fu pubblicata nel n. 14 del 16 luglio 1890 di questo Periodico accenna ad un decreto dell'i, r. cammissaiiato e alla relativa datavi risposta: documenti che per mero accidente non vennero inseriti al loro posto e che si riportano ora nella loro integrità per completare la raccolta. Aggiungo infine la seguente lettera ("-'retta ai Nobile sig.r Pietro de Franceschi, consultore in jnre, di data 18 marzo 1789 — senza firma — la quale fu trovata fra vecchie carte della mia famiglia. Con questa lettera resta chiusa la serie dei documenti riferibili al Seminario o Collegio di Capodistria, che abbiamo avuto la cura di pubblicare su questo periodico nei N.ri 22, 23, 24 dell'annata 1875; 1. 2, 3, 5, 8. 9, 11, 12, 17, 18, 22 e 23 dell'annata 1876; 7, 9, 10, 11, 14, 15, 16, 17, 18 e 23 dell'annata 1888; I, 2, 4, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 19, 20 e 21 dell'annata 1889; 2, 3, 4, 7, 9, 11, 12, 13, 14, 16, 19, 20, e 21 dell'annata 1890; 1, 2, 3, 4, 5, 7, 8, II, 12, 13, 14, 15, 17, 19, 20, dell'annata 1891. N. 1375. ---- Al Sig.r Don Luigi Bencich a Capodistria. All'atto della soppressione del colleg'o dei Piaristi di questa Città fu rilevato che egli aveva varj crediti. A tenore del Protocollo 26 8.bre 1817 assunto dal Sig. Commissario Circolare Koch li documenti tutti relativi a questi crediti furon consegnati all'or defonto Direttore del Convitto Salvatore Castelli, e quindi devono esser dopo la di lui morte pervenuti a di lei mani. Occorrendo ora per l'esazione di questi crediti all'i, r. Ragionateria Provinciale di Stato di far uso dei documenti suddetti così Ella viene ricercata, se esistono a di lei mani, di consegnargli fra 3 g.ni a questo Com-miss.to Dist.e, od in caso che Ella non li avesse di darue rapporto a questo Comm.to Dist.e indicando presso di chi si trovano. Dall' Imp. Ueg. Commisso.o Dist.e Capodistria 11 maggio 1822. --------Fayenz. All'Imp. Reg. Commissariato Distrettuale in Capodistria In obbedienza all'ordine 21 corr. N. 1375, si presentano li documenti risguardanti crediti del Collegio lasciati in un Pacco sigillato alla custodia dell'or defunto Direttore del Convitto Castelli ; i quali attrovansi nella stessa entità e numero, ma dissigillati in conseguenza di permesso accordato dal Circolo, per vedere se tra questi vi fosse anche documento di credito verso la Comune di Rovigno per il mantenimento del giovane Basilisco, ma che non avendosi potuto rinvenire fu nuovamente sigillato col mio particolare sigillo. Tanto nell'accompagnare questo Pacco si rassegna a questo Imp. Reg. Commissariato Distrettuale a delicatezza del sottoscritto Capo d'Istria, 23 maggio 1822. D. Luigi Bencich -----—--- IbT otizie Dopo 1' uragano 1' agricoltore ricerca i guasti fatti nei campi e li ripara; il condottiero riordina le file scompigliate dopo una battaglia perduta. Così dobbiamo fare oggi noi e smettere i lamenti e le ire e i progetti di colpi di scena; se ne sente da per tutto il bisogno. Abbiamo usato i noti paragoni, per ripetere ancora una volta che l'ultima elezione nei comuni di campagna dell'Istria occidentale, produsse i guasti di un fiero uragano ; e per accentuare, non si deve tacerlo, che le file del nostro partito hanno bisogno di essere raccolte, ordinate e incoraggiate a nuove battaglie. Di pace non si parli nella nostra provincia, fino a che le popolazioni rurali, accortesi finalmente dell' inganno in cui furono tratte, e riconosciuti invece la nostra lealtà, i nostri diritti, i loro veri interessi, non cacceranno esse stesse di là del Quar-nero, d' onde sono venuti, i mestatori croati; o fino a che in altri modi non si riesca far intendere loro ragione. Per raggiungere questo intento il lavoro non sarà breve nè facile, dovrà essere perseverante e sapiente, nello sviluppo di tutte le nostre istituzioni. Non abbiamo altro campo nè altre armi per combattere ; d' altronde, su questo campo, sono impotenti le armi dell'ignoranza e della violenza, e gli stessi alti favori troverebbero il maggiore ostacolo. Sia dunque compito nostro costante l'amministrare con la più accurata diligenza e scrupolosa onestà i nostri comuni locali, e il comune provinciale ; tutti gli istituti dipendenti, di credito fondiario, il consiglio agrario provinciale, i consorzi agrari distrettuali ecc. ecc. Occorrerà forse dar vita, con cautela, a istituzioni di credito popolare, ancora mancanti nella nostra provincia ; e dovremo contenersi con fermezza ma con lealtà nelle frequenti relazioni con la campagna. E sopra tutto abbiamo fiducia in noi stessi. L'Istria è terra italiana, nè mai altri fuori di noi, italiani, la potranno governare; e noi abbiamo gli elementi per governare bene e tenere alti i nostri diritti ; al sanguinoso insulto che ci scagliò in questi giorni, per avvilirci, un giornale croato scritto in lingua italiana, e che fece fremere di sdegno, risponderemo — se fu permesso a quel giornale l'insulto, non sarà vietata a noi la difesa — che i leoni sgretolati nelle nostre piazze, sono quelli stessi gloriosi, di Venezia, dove però se ne ammira uno nuovo, lucente, in atteggiamento fiero, a piedi del monumento Manin ; è il leone che abbiamo sentito ruggire anche noi, è quello stesso leone che inquartato nei cento stemmi delle città d'Italia, forma lo scudo fortissimo di una grande nazione. Riportiamo la conclusione del discorso tenuto a Milano il 9 del mese corrente, dal marchese di Rudi ni : Noi italiani abbiamo, come tutti i popoli, difetti e virtù speciali : ma fra queste primeggia quell'equilibrio di facoltà intellettuali, per le quali fummo chiamati un popolo eminentemente politico. Io ho fiducia nella perspicacia del popolo italiano. Esso saprà discernere il vero e imporrà la politica che i suoi interessi realmente consigliano. Pure vi ha fra i nostri difetti una punta di scetticismo, per la quale noi, in fondo dell' animo nostro, diffidiamo talvolta di noi stessi, delle nostre forze economiche, della nostra prosperità avvenire, della nostra grandezza politica. Ora, gli ingiustificati sconforti come la soverchia presunzione sono egualmente dannosi ; ond' io non cesserò di dire agl'italiani: abbiate una fede più intensa, una speranza più certa negli alti destini della vostra Patria. Accorrete volonterosi ai vostri campi, alle vostre officine, ai vostri commerci. II premio non mancherà. E ben presto si risarciranno col risparmio le perdite che furono fatte negli anni trascorsi. Ordine, lavoro e risparmio sono mezzi onnipossenti di prosperità e di ricchezza. Ordine, lavoro, risparmio, mossi da una volontà forte e tenace, vinceranno, io non ne dubito, le passeggere difficoltà. Abbia il popolo italiano fede in sè stesso, abbia fede soprattutto nel senno del nostro capo supremo, il Re, al quale io mando un reverente e affettuoso saluto. Intrepido in guerra, equanime in pace, Egli fu e sarà la guida secura di questo popolo, orgoglioso delle sua memorie e conscio della sua missione, che si raccoglie con vivo amore intorno a Lui. Con questo Re proseguirà l'Italia nella via gloriosa che le fu additata dai fondatori del nuovo Regno. Togliamo dall',Indipendente: „Come ognuno ricorda il governo di Vienna decretò lo scioglimento dell'associazione „Pro Patria", il petrimonio di questa, secondo le prescrizioni statutarie, passò in amministrazione del Municipio di Trieste. Lo statuto della „Pro Patria" prevedeva però che in caso di scioglimento, doveva venire un' altra società avente scopi identici, a succederle nel civile apostolato, e destinava il suo patrimonio a prò di questa associazione nuova. La „Lega Nazionale", cbe è l'erede del programma della „Pro Patria" va quindi legalmente in possesso della sostanza relitta da quella. Perciò, sopra domanda del dott. Attilio Cofler, ultimo presidente della disciolta „Pro Patria" la delegazione municipale deliberava di consegnare alla presidenza della „Lega Nazionale" la sostanza della „Pro Patria" consistente in f. 245.03 in banconote e fiorini 12833.75 in effetti di credito,. La commisione amministratrice del fondo per sussidiare studenti italiani poveri, inscritti all'università di Graz, ci ha mandato il resoconto del decorso anno 1890-91, e ben volentieri ne pubblichiamo uu sunto, con le più vive raccomandazioni ai comprovinciali di venire in aiuto alla benefica istituzione. Furono incassati fior. 300.89; dei quali 07.89 frutto di capitali investiti; il rimanente è la somma delle contribuzioni di Municipi e privati ; Municipio di Trieste fior. 100, di Pola f. 25, di Pirano per due annate f. 40, di Parenzo f. 20, di Capodistria f. 10, di Buie f. 5: — del barone M. Lapenna f. 10, del sig. Andrea Pigatti, Trieste, f. 10, del prof. Guido Costantini Trieste f. 3. Furono spesi per 28 sussidi fior. 248, spese di amministrazione e stampe f. 27, in tutto f. 275. Questo civanzo sommato al saldo dell'anno 1889-90 di f. 1682.34, presenta un saldo dell' anno 1890-91 f. 1708.23, dei quali 1408.23 presso la cassa di risparmio di Graz, e f. 300 impiegati in obbligazioni della ferra via Leopoli-Cernoviz-Giassi. L'eccelso senato accademico dell'università, ha eletto per l'anno venturo a presidente della commissione il prof. Dr. Giulio Varga, cassiere il Dr. Maurizio Holl e sostituto il prof. Dr. C. barone Ettingsliausen; a segretario lo studente di medicina Luigi Martissa ; a membri della commissione gli studenti C. Forti, R. Haunapel, G. Mantovani, A. Polacco, G. B. Signorini. L',Istria" del 17 ottobre p. (1., ha commemorato con sentito riverente affetto, nell'occasione del primo anniversario della sua morte, monsignor Giovanni de Favento ; e in chiusa scrisse : „E qui ci cade in acconcio — arrossiamo, in verità, di dover ripetere certe cose tante volte ! — di dover rammentare, che alcuni pochi avevano mandato il tenue obolo di uu fiorino alla benemerita Redazione della „Provincia", incaricata di raccogliere le spontanee offerte di patriotti per erigere un busto, una lapide, uu segno qualunque, insomma, che ricordi ai posteri la nostra gratitudine verso il decesso Canonico. Dopo qualche tempo però la esile lista, cbe veniva mano a mano pubblicata dalla ^Provincia" non si fece più vedere. Che cosa significhi questo, non abbiamo il coraggio di dirlo, perchè sarebbe troppo duro. Vogliamo sperare che l'idea non sia morta del tutto; anzi intendiamo di richiamarla in vita, pregando almeno i discepoli del Favento — e ne sono a migliaia — di farsi vivi. Noi li preghiamo iu nome della gratitudine doverosa, e della nostra riputazione di istriani. La direzione dell' istituto agrario provinciale ha pubblicato il seguente avviso di concorso ai nuovi posti di allievo stipendiato presso la Scuola pratica di viticoltura, euotecuia e pomologia in Parenzo. „In conformità del piano di ordinamento di questa Scuola eno-pomologica, approvato dall'eccelsa Dieta, viene aperto il Concorso ai nuovi po-ti di allievo stipendiato, per la durata del Corso scolastico bieunale 1892-93, da conferirsi dall' inclita Giunta provinciale. La scuola, oltre ad impartire le nozioni più indi-dispensabili di agricoltura, tende più specialmente a preparare giovani atti all'esercizio pratico della coltivazione razionale della vite, della preparazione e conservazione del vino, e della razionale coltivazione dei frutti; e rilascia un attestato di licenza agli allieu, che superano cou buon successo gli esami finali del Qorso. Gli allievi stipendiati sono tenuti a prestarsi all' esecuzione dei lavori di coltura del podere, delle operazioni di cantina e degli altri lavori manuali iuerenti all' arte campestre, e ricevono gratuitamente vitto ed alloggio nell'internato annesso alla scuola. 1 concorrenti dovranno inoltrare alla scrivente Direzione, non più tardi del giorno 15 dicembre a. c., la propria domanda corredata : 1. Dalla fede di nascita, da cui risulti cbe il concorrente abbia l'età di 16 anni compiuti; 2. Dal certificato della locale autorità comunale, ove venga comprovato che il concorrente appartiene alla classe degli agricoltori ; 3. Di documenti che valgano a dimostrare la conoscenza delle prime quattro operazioni dell' aritmetica, e una sufficiente abilità nel leggere e scrivere. I concorrenti dovranno essere provveduti di un conveniente corredo di biancheria personale, di scarpe da fatica e di abiti festivi e da lavoro." Le due famiglie Caudussi-Giardo di Rovigno e Belli di Capodistria furono colpite la settimana scorsa da uua sventura delle più crudeli. Ai genitori fu rapita uua figlia ventenne, Gemma ; allo sposo, Dr. Nicolò Belli, la donna del suo cuore pochi giorui prima di recarsi all'altare a benedire le nozze. 11 velo bianco di sposa avvolse la poveretta per sempre nel sepolcro. La morte fu cagionata dalla morfina somministrata per errore dal medico, e per ripetuto errore fornita dal farmacista!! Commossi davanti lo strazio di queste famiglie, non troviamo parole di conforto, e mandiamo le nostre condoglianze. --—-- Bollettino statistico municipale di Agosto 1891 Anagrafe Nati battezzati 35, maschi 19, femmine 16. Morti 16, uomini 6, (dei quali 2 carcerati) donne 4, fanciulli 2, fanciulle A sotto i sette anni. Trapassati: 4, Lonzar Caterina fu Nazario d'anni 80 5, Zudich Biagio fu Giacomo d'anni 80 9, Venturini Sauto fu Giovanni d'anni 72 10, Riccobon Giacomo di ... . Ved. d'anni 45 13, Degiassi Giulia fu Marco nata Majer d'anni 70 15, Barut Autonia fu Giov. Glavina d'anni 49 16, B. A. (carc.) da Bratinice (Dalmazia) d'anui 23.22, Marsich Ved. Maria nata Norbedo d'anni 63 26, Barei Giuseppe fu Antonio d'anni 67 29, B. S, (carcerato) da Gimino d' anni 36, più fanciulli 2, fanciulle 4 al di sotto di sette anni. Matrimoni 3. Polizia. Certificati d'indigenato 3, di buona condotta 5. arresti per eccessi e schiamazzi 1. Usciti dall'i, r. Casa di pena 6, dei quali 2 istriani. 2 triestini, 1 stiriano, 1 dalmato, sfratati 4, rilascio di nulla osta per l'estradazione di permesso di viaggio marittimo 0, per licenza di porto d'armi 3, per libretti diservizio 0, per libretti di lavoro 2, permessi di ballo 1. Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 2, una per ettolitri 50 di vino nero a soldi 32 al litro, l'altro per ettolitri 3 a soldi 44. Certificati per spedizioni di vino 0, d' olio d'oliva 0, di sardoni salati 3 per mastelle 392 del peso comp.o di chil. 7448 con tre barili di salamoja del peso di chil. 370, di sardelle salate 8, per barili 100 del peso comp.o di chilogr. 4611 con un barile di salamoja del peso di chilogr. 180, di pomi d'oro 1 per chilogr. 200, di lana greggia 1 per chilogr. 21. Licenze industriali 2, una di fornajo con vendita pane, 1' altra vendita commestibili. Animali macellati, buoi 49 del peso di chilogr. 9886 con 437 c'nilogr. di sego, armente 12 del peso di chilogr. 1908 cou 188 chilogr. di sego, vitelli 34, castratti 115. -——SXtb—--— PUBBLICAZIONI S. Mauro, protettore della città e diocesi di Parenzo. ; del Rev. canonico mons. Giovanni Pesante. (Parenzo, Tip. Coana 1891). È uscita la parte V dell'opera: Frutticoltura razionale del prof. Dr. Tamaro, direttore della r. scuola di agricoltura di Grumello del Monte (Bergamo) Casale, tipografia Cassone, 1891. Di quest' opera, premiata con la grande medaglia, d'argento all'ultima esposizione nazionale di Milano, sono usciti, col presente, 6 fascicoli, e costano 7 lire italiane. ---- Errata-corrige, senza del quale tutta l'argomentazione va a rotoli. Neil' articolo Luciano Laurana ecc. pubblicato nel-l'ultimo numero, a pag. 163, linea 17 e 23, invece di Lovrana si legga Lavrana. Rivista Critica della letteratura italiana. (Anno VII) Nuova serie Roma — Firenze. N. 2. F. Toracca, F. Mango, Le fouti dell'Adone di G. B. Marino. — F. Flamini: P. Bilancini, G. B. Giraldi e la tragedia italiana nel secolo XVI. —G. Giannini: P. Vilaniz, saggio di canti popolari dalmati. —D. Calvari: A. Olivieri. I sonetti di W. Shakespeare tradotti. — A. Zenatti: 5. Bongi, Annali di Gabriel Giolito de' Ferrari. — G. Giannini: 0 Bacci, Ninne-Nanne, cantilene, canzoni di giuochi e filastroche che si dicono iu Valdelsa. — F. T: 0. Boni, la lingua viva. — Comuuicazioue: F. Tor-raca, Guido del Duca. Appunti e notizie. N. 3. S. Morpurgo: F. Flamini, la lirica toscana del Rinascimento anteriore ai tempi del Magnifico. Comunicazione — G. da Re: I tre primi statuti sulle corse dei palii di Verona. Bollettino bibliografico. — I migliori libri italiani consigliati da cento illustri contemporanei. — S. Cipolla: Il passo dello stige. — M. Savi Lopez, il Medioevo iu relazione coi maggiori poemi italiani. — G. Zannoui, „De leggitimo amore" — R. Pitteri. Reminiscenze di scuola. — A. Giannini. Canti popolari pisani raccolti e auuotati.