TASSA POSTALE PAGATA EDIZIONE DEL MERCOLEDÌ la nostra lotta ORGANO DELL U.A.I.S. DEL CIRCONDARIO ISTRIANO . TERRITORIO DI TRIESTE Intensificando i nostri sforzi in ogni campo dell'attività popolare, riaffermiamo la nostra fiducia nel glorioso P. C. del T. d T. DIREZIONE — REDAZIONE — AMMINISTRAZIONE: Riva Castelleone 2 — CAFODISTRIA, tele!. 188 ABBONAMENTI: Zona B e Jugoslavia anno: Di*. 110, semestra Disi. 90, trimestre Dini. SO. anno L. 1400, semestre L. 740, trimestre L. ISO. Zolla Ai LIBERTA' DI STAMPA Il processo in atto contro il «Primorski Dnevnik» e i provvedimenti contro altri giornali pr.esi dal Gov. militare della zona angloamericana hanno causato una grande impressione anche nel circondario istriano. Ad ogni onesto democratico appare infatti inconcepibile che un giornale come il «Primorski Dnevnik» che interpreta conseguentemente le aspirazioni degli sloveni ed in genere di tutti i democratici nel Territorio di Trieste, abbia potuto essere trascinato in giudizio per aver detto la verità in merito al problema degli autisti del Rase. Ha detto la verità il «Primorski Dnevnik»? Indubbiamente l’ha detta. Lo dimostrano tutte le testimonianze di coloro che ebbero a subire le violenze imputate allo Spencer, a Bill, a Lugnani. Lo confermarono le deposizioni dei medici che hanno riscontrato contusioni e lividi sui corpi delle vittime di maltattamenti. Nulla ha potuto pra-vare la deposizione di un maggiore inglese che alla fine e risultato non già dottore ma semplicemente uno sportivo che una certa esperienza empirica l’ha acquistata non in u-na clinica ma sul campo di gioco. Le deposizioni degli autisti del Rase sono troppo concordi, circo-stanziate ed evidentemente vere per poter essere messe in dubbio. Sembra che anche l’accusa se ne sìa resa conto. Allora bisogna ricorrere ad altri sistemi. E’ accaduto che nella mattinata di sabato i tre testimoni a favore nel processo contro il «Primorski Dnevnik», il Goa-tin, Sauli e Lucci sono stati arrestati dallo stesso Spencer della SIB che già li aveva interrogati e per quanto in genere ritenuto nonché denunciato dagli stessi, anche percossi. Davanti alla corte di rinvio law. Zennaro si è espresso sul loro arresto nei seguenti termini: «Ciò sarà forse una casualità; è ad o-gni modo però una disgraziata casualità. Troppo ho fiducia nella giustizia degli alleati per poter credere che ciò sia una vendetta perche hanno testimoniato di essere stati bastonati da colui che ora li accusa di furto. Purtroppo però questo arresto vi si trova in una correlazione invero disgraziata». Perchè gli autisti non sono stati arrestati già prima? Molto tempo è già passato da allora quando essi sono stati per la prima volta chiamati davanti a funzionari della polizia militare per essere interrogati in merito ai presunti furti di benzina. Nuove prove di colpevolezza non hanno potuto essere aggiunte a loro carico. La loro situazione non è in tal senso cambiata minimamente. Eppure coloro che hanno tesimoniato sulle percosse vengono arrestati, malgrado che lo Spencer davanti alla corte di rinvio non sappia giustificare il provvedimento. A voler essere maligni si direbbe che un tal passo è stato fatto per mettere in cattiva luce i testimoni di maggior effetto di cui disponga il «Primorski Dnevnik». Che cosa infatti potrebbe valere, almeno per coloro che vogliono provare per forza la colpevolezza di un giornale democratico la testimonianza di ladri di benzina? Ed anche una certa parte dell’opinione pubblica non verrebbe forse scossa nella sua convinzione della rispondenza alla verità delle deposizioni degli autisti? Si potrebbe allora emettere tranquillamente un verdetto di colpevolezza per il «Primorski Dnevnik», poi per il «Corriere di Trieste» ed infine mettere un bavaglio di più sicuro effetto alla stampa democratica. Abbiamo detto che a voler essere maligni si sarebbe ragionato cosi e crediamo di non essere troppo lontani dalla verità. Siamo pienamente persuasi ■ che gli autisti del Ras» hanno detto la verità come la verità l’ha detta il «Primorski Dnevnik»; Siamo convinti perciò che la verità dovrà trionfare. Non è sui pretesti che servono a organizzare un processo che può fondarsi un governo che voglia realmente fare gli interessi dei suoi amministrati ed innanzitutto delle masse popolari e dei lavoratori. A chiunque abbia seguito soltanto parzialmente lo sviluppo della vertenza appare chiaro che le frasi incriminate contenute nell’organo dell’OF non suonano affatto offensive per il prestigio degli eserciti inglese ed americano e nemmeno per il Governo militare angloamericano. E’ forse un marchio per tutto un’esercito se un suo sergente commette azioni riprovevoli? Ed un’osservazione a proposito di metodi coloniali che sarebbero stati usati a Trieste può costituire forse un motivo sufficiente per trascinare un giornale in giu-dizio? Il fatto di aver accusato un qualsiasi subordinato di aver usato metodi tali non significa ancora di aver inteso generalizzare il fatto all’amministrazione militare ed agli e-serciti presidianti. Rimane infine da fare una considerazione importantissima. E’ chiaro che in una controversia come quella attualmente dibattuta le offese sono fuori luogo. Il ricercare però per cosidire il pel nell’uovo per provare il carattere offensivo in un’articolo dove quest’evidenza non c’è affatto significa voler mettere la stampa nella condizione di dover chiudere la bocca. Si può dire la verità anche se questa verità è talvolta sgradita? Crediamo di si. Dire la verità non significa offendere. Soltanto i leccapiatti costituiscono in tal caso motivo di offesa. La stampa può è deve dir le verità, servire la verità. Perciò riteniamo che il Primorski Dnevnik debba venir assolto. DECISIONE del Comitato Circondariale dell’UA IS per il Circondario dellTstria Il Comitato Circondariale del-UAIS, nella sua riunione ordinaria del 12-9-1949, presa conoscenza della decisione del CE del CC del PC TLT di rimandare la data della convocazione del suo II. Congresso al-l’8, 9 e 10 ottobre 1949, mentre constata i soddisfacenti successi ottenuti nell’esecuzione del piano trimestrale di emulazione come pure i risultati ottenuti negli impegni presi per i lavori in occasione del 11.0 Congresso del Partito, COMUNICA: Questo Comitato Circondariale dellUAIS che vede nel Partito Comunista del TLT il lottatore conseguente per la difesa delle conquiste già conseguite nelle lotta di liberazione e la guida sicura per o-gni ulteriore conquista delle masse lavoratrici del TLT, per onorare giustamente la convocazione-del 11.0 Congresso del PC TLT DECIDE il prolungamento della gara trimestrale di emulazione «Per la ricostruzione e per le case Cooperativistiche» fino élla data della convocazione di detto Congresso, con l’occasione INVITA tutte le organizazzioni antifasciste a partecipare al prolungamento della gara e a dare in tal modo, come nelle altre occasioni, prova della profonda fiducia per il PC TLT che ha saputo essere la giusta guida in ogni circonstanza della nostra lotta. Coglie nello stesso tempo l’occasione per salutare la convocazione del II.o Congresso, promettendo di raggiungere, fino alla convocazione dello stesso, ancora migliori successi, intensificando di più lo slancio in ogni campo dell’attività popolare. CONDANNA con ciò la campagna di calunnie contro la Jugoslavia e contro la zona «B» del TLT condotta dal Co-minfornv come dannosa alla edificazione del socialismo ed al rafforzamento del Fronte Internazionale della Pace. INVITA tutte le forze lavoratrici, mediante la più larga mobilitazione nel campo economico e culturale, alla continuazione della lotta più decisa contro le manovre dell’imperialismo. M F — L P II Comitato Circond. UAIS DINARI 2. — LIRE 10. Conto cori, nella Banca Istriana COLLOQUIO DI TITO CON I MINATORI Le porte della Jugoslavia sono aperte a chi vuol vedere BELGRADO — Il maresciallo Tito ha ricevuto l’ll c. m. i rappresentanti di due importanti branche industriali: nella mattinata, i rappresentanti dell’industria dei motori che gli hanno presentato tre nuovi modelli di trattori di costruzione jugoslava, e nel pomeriggio i migliori minatori del Paese. Il maresciallo Tito ha trascorso più di cinque ore in colloquio con i migliori lavoratori del Paese, interessandosi alla vita delle collettività operaie, ai loro successi ed ai loro compiti. Alia Sirotanovié, minatore delle grandi miniere di «Brza», che è stato l’iniziatore dell’azione a favore dell’elevata produttività del lavoro, ha parlato quindi al maresciallo Tito dei motivi che l’avevano spinto ad intraprendere questa grande a-zione, che si allarga sempre più, e- LE GIOIRETE DELLE CULTOIH CROATE Un'apoteosi al lestival li fratellanza ■al Buiese Grande giornata domenica a Buie. In tutto il distretto aria di festa. «11 settembre 1949, III.o Festival della Cultura Croata». Nella valle sottostante a Buie una grande massa di popolo che attende l’inizio della loro festa, festa di redenzione dì un popolo che per un quarto di secolo ha vissuto nell’oscurantismo e vilipeso dalla borghesia italiana mediante la snazionalizzazione. Oggi tutto questo sembra un orrendo sogno ed il popolo è in festa perche ricorda quel triste passato e sa che quello non e-ra un sogno ma una terribile realtà vissuta da tutta una generazione. Verso le ore 11 una folla imponente, con alla testa il vessillo del Partito Comunista, partendo dalla stazione, si avvia verso Buie, seguono bandiere nazionali croate ed italiane. Non più snazionaliz-zanione ma fratellanza di popolo e libertà nazionale. Arrivano in paese \ier primi i compagni con i vessilli in un tripudio di canti e di musiche festanti, seguiti dai rappresentanti dei circoli di cultura di tutti i paesi del distretto. Vogliamo prendere nota di tutti, ma sono troppi, però possiamo dire che ogni piccolo paese è rappresentato; figurano paesetti che una volta erano completamente dimenticati, mentre oggi hanno il loro circolo di cultura e le scuole. Tutto il popolo segue questo immenso corteo che si ammassa nella piazza pavesata da grandi festoni inneggianti al PC alla cultura e la fratellanza, fra u-na ridda di bandiere e grandi scritte simboliche fra le quali u-na bilingue ci resta più impvssa delle altre, essa dice: «Dopo venticinque anni è risorta la cultura». Non si leggono parole di odio sciovinista, ma di amore e di fratellanza - fra i popoli ed inneggianti alla cultura. Nella tribuna addobbata spicca superbo il ritratto del compagno maresciallo Tito. Fra i rappresentanti del popolo osserviamo il presidente del parlamento, rappresentante del FP di Croazia, comp. Zlatan Sremec, il comp, Beltram Giulio per il PP, il ministro della cultura croata, comp. Grubeliè Milenko, per il FP regionale del-l’Istria il comp. Pevliaéiéi Ante, per il CC italiano il comp. Petronio, il comp. dott. Hlavaty per la cultura croata, il comp. Buie Ivan, segretario del Comitato Popolare Distrettuale ed il comp. Crvelin Antonio, segretario del CC Croato. Al microfono, apre la serie dei discorsi il comp. Koslovié rappresentante il CC Croato. Per ordine si susseguono tutti gli altri rappresentanti che ricordano il triste passato del tutto diverso dal presente, ricordano il dramma di tutto un popolo del quale i presenti sono stati testimoni ed interpreti nello stesso tempo, di quella tragedia fascista che li oppresse per un venticinquennio, fino alla liberazione della gloriosa Armata che ha portato la redenzione alla popolo ed alia sua cultura oppressa ed avvilita’ dal feroce .sciovinismi clje oggi stà prendendo piede oltre ia linea eli demarcazione dell’altra zona. Nella nostra regione si era giuriti a delle forme barbare di oppressione — spiegano gli oratori — ed oggi è venuto il momento di rendere giustizia ai popoli, ridonando ad essi la loro cultura. Il PP rinforza la cultura del popolo, mentre Vidah e la sua cricca vorrebbero portare la stessa oppressione, però il popolo lavoratore saprà ben difendere le sue conquiste. stendendosi a tutti i minaori del Paese. Dopo aver sottolineato che il popolo della Jugoslavia è un popolo che nel corso di secoli ha sopportato grandi sofferenze e la cui classe operaia ha sempre vissuto in condizioni di vita incredibilmente precarie, e che nell’ultima guerra ha subito terribili perdite, il maresciallo Tito ha cosi proseguito: «Invece di dar prova di comprensione nei confronti di un simile popolo, cn è stato detto: «Che cosa ve ne fate delle industrie? Se voi avete bisogno di macchine, noi ve le daremo, e voi ci fornirete minerali ed altre materie prime». Ma ciò non è giusto. Il fronte socialista non può e non deve arrecare torto a nessuno, ancor meno a noi, perchè noi, dopo l’Unione Sovietica, siamo in Paese che ha messo in pratica, con la maggiore coerenza, i principi del marxismo - leninismo. Il mondo intero si è voltato a guardarci e guarda a noi tuttora per vedere i risultati della messa in attuazione di questi principi, e noi credevamo che tutti i membri del fronte socialista se ne sarebbero rallegrati. Ma ciò non è avvenuto, essi hanno visto in tutto ciò una specie di concorrenza. Se noi siamo comunisti, non ci può essere concorrenza fra di noi. Noi ritenevamo che svolgendo i massimi sforzi, a-vremmo confermato che il sistema socialista la cui instaurazione si e-ra iniziata nell'Unione Sovietica dopo la rivoluzione d’ottobre, è l’unico ordine sociale giusto. Volevamo confermare ciò con il nostro esempio, ma essi ce lo impediscono. Cosi facendo, essi hanno commesso un altro errore, nell’enunciare la con-’ cezifine del ruolo rivoluzionario e-sclusivamente riservato all’Armata Rossa, ciò che in realtà sta a significare la smobilitazione delle forze rivoluzionarie latenti che esistono in ogni popolo ed in ogni classe operaia. Ogni classe operaia è capace di lottare e di conqustar-si un nuovo ordine sociale. Dicono che stiamo andando verso il capitalismo. Noi li invitiamo a venire da noi, a tentare di trovare da sè stessi conferma nel nostro Paese di quanto essi vanno raccontando. frliinehti E FEBBRE ECONOMICI MALTESE Niente conclusioni radicali: sebbene non possiamo conoscere i retroscena delle conversazioni economiche di Washington 'ed i risultati dei colloqui personali e diretti dei responsabili della politica estera anglo-americana, siamo portati a notare, col Times, l’incertezza (l’organo londinese parla veramente di «comprensione») dei circoli politici nord-americani nei riguardi di una brutale svalutazone i cui riflessi potrebbero non essere del tutto piacevoli. «L’assenza di esperti finanziari alla conferenza economica anglo-sassone — commenta Radio Berlino Est — palesa il punto di vista del Dipartimento di Stato, il quale preferisce una soluzione a lunga scadenza (che raggiungerà egualmente i fini voluti) ad una decisione radicale quale era caldeggiata da Wall Street». «Washington — nota trionfante, il britannico Financial Times — si sente ora meno sicura che una svalutazione della sterlina possa dare frutti tanto buoni quanto gli ambienti anti-inglesi in America avevano lasciato prevedere». La «soluzione blanda» tende però a ben altri scopi che, illudendosi di salvare cosi il pericolante prestige britannico, i fogli londinesi voluta-mente ignorano: «una svalutazione immediata — scrive la Freie Presse — darebbe il colpo di grazia all’economia marshallizzata, incidendo in modo assai pericoloso sui rapporti anglo-americani nel quadro dell’alleanza atlantica». Assai migliore, quindi — anche secondo radio Budapest — una manovra a lento sviluppo che, cominciando con un più largo investimento di capitali statunitensi in Gran Bretagna, condurrà egualmente alla meta vagheggiata senza troppe «scosse brusche». «A Washington è in ballo l’intera economia atlantica», sottolinea Die Volksstimme. Ed il parigino Frane Tireur: «Il fatto sensazionale è costituito dalla partecipazione ufficiale alle " conversazioni preparatorie del principale aggiunto dei Segretariato americano per la difesa, Mr. John Ohly. Ciò dimostra in modo più evidente che non si tratta soltanto della crisi dollaro sterlina, ma dell’organizzazione e-conomica e finanziaria del blocco atlantico nel suo insieme . . .» E questa volta, malgrado tutto, tra i due litiganti non è precisa-mente il terzo a goderne: «Tutte le valute occidentali subiranno il contraccolpo del dissidio anglo-ameri- CONTINUA IL PROCESSO AL Annega sempre più l'accusa contraddizioni in un mare Sette giorni fa venivano improvvisamente citati a giudizio i responsabili dei quotidiani «Primorski Dnevnik» e «Corriere di Trieste», e sospesa l’entrata nella zona A del quotidiano milanese l’«Unità». Movente di tali provvedimenti era il fatto che i sudetti quotidiani avevano riportato degli articoli riguardanti autisti civili impiegati presso l’autoparco inglese di Foro Ul-piano. Dalle deposizioni scritte risultava che quest’ultimi avevano subito, durante un’interrogatorio fatto da un sottufficiale inglese, da un interprete e da un ispettore della Polizia Civile, delle violenti bastonature, sotto l’imputazione di furto di benzina. Dato, ripetiamo, che esistevano delle deposizioni firmate e dei testimoni facilmente reperibili, il provvedimento delle autorità militari poteva benissimo venir considerato come abusivo e intollerante verso la libertà di stampa. Sintoma- La verità si fa strada Da un pò di tempo si è sotto l’im, pressione che nel campo delle democrazie popolari sia subentrata una crisi dovuta a una presunta deviazione del P.Q.J. Già da oltre un anno una sfrenata campagna di parte si sforza di dimostrare che la R.F.P.J. è passata, o sta passando nel campo delle forze imperialistiche. Tutto ciò provoca, naturalmente, una costernazione profonda ed un certo disorientamento fra le forze democratiche anche del nostro teritorio. Per tale motivo la direzione della cooperativa dì costruzione di case operaie di Isola, in colaborazione con l’organizzazione sindacale, ha organizzato una gita nella nuova Jugoslavia che avrebbe dovuto servire, oltre che per una chiarificazione politica ed ideologica, a prò dei partecipanti, anche per dare l’esperienza necessaria alla risoluzione del problema delle case operaie a Isola. Fissato l’itinerario, circa 50 siamo partiti da Capòdistria e, per prima cosa, abbiamo visitato la cpopera-tiva agricola di Gabrpvizza. Accompagnati dal presidente di quella ci siamo recati la visita ai cam- pi (200 ettari). Questi sono molto bene coltivati. Purtroppo la siccità ha colpito quest’ anno anche quelle località. Molto interesse ha destato in noi la visita alla moderna e spaziosa stalla collettiva che contiene oltre 50 bovini. La cooperativa possiede inoltre molti suini e gallinacei, allevati in altri recinti, costruiti tutti con criterio sano e razionale. Quel che però in noi ha destato maggior entusiasmo, sono state le case di abitazione, già costruite e quelle in costruzione, 25 circa in tutto. Le nuove costruzioni ci hanno ancor maggiormente colpito, quando avemmo accasione di vedere le rovine della vecchia Gabrovizza, testimone muta, ma espressiva, di una tragedia vissuta in un recente passato, tragedia che, per i suoi orrori, non potrà essere mai dimenticata. Di fronte alle nuove costruzioni, i commenti diventerano più numerosi. E vertevano in prevalenza sulla differeza che s’era constatata fra il vecchio ed il riuovo sistema di vita, sulle nuove vaste possibilità di benessere sociale che si aprono oggi ai contadini di Ga-broviaza uniti in un collettivo. Tut- to ciò dimostra un profondo rinnovamento della Jugoslavia, rinnovamento dovuto anche ad una rivoluzione nei rapporti sociali nella campagna. E’ da notare che tra noi non vi era alcun agente della polizia di Rankovič che ci imponesse con chi dovevamo o non dovevamo parlare, come certa stampa vorrebbe invece far credere. Ebbimo la possibilità di indirizzarci a chi ci pareva ed ottenere tutte le informazioni che ci potessero illuminare suljfe (situazione esistente nelle campagne di quel paese. Io stesso ebbi l’occasione di incontrare qualche elemento che espresse la sua disapprovazione nei confronti del regime vigente attualmente in Jugoslavia. Me ne meravigliai altamente, non sapendo più a chi credere se a coloro che avevano magnificato le condizioni della produzione collettiva o all’interlocutore. Seppi poi che quest’ ultimo non faceva parte della cooperativa di produzione agricola e compresi immediatamente doversi ricercare la ragione nella differenziazione che si imponeva nella campagna fra produzione coll, e privata Il malcontento espresso da quel contadino era una logica conseguenza della lotta per la collettivizzazione condotta in Jugoslavia, lotta che porta all’inasprimento dei rapporti con i culak, o legati a questi. Non si favorisce dunque i kulak, ma si applica praticamente il marximo-leninismo allo scopo di realizzare il socialismo. In occasione del pranzo che ci venne offerto dal collettivo agricolo di Gabrovizza, il presidente di questo ci porse il suo saluto, ringraziandoci della visita. Si disse contento di averci dato la possibilità di constatare «de visu» i benefici risultati ottenuti dai contadini cori la collettivizzazione. «Noi siamo convinti — egli ha detto — della giustezza della strada che percorriamo. Dopo la visita alla collettività agricola di Gabrovizza ci siamo recati a nuova Gorizia. Lo spettacolo che ci offerse ai nostri occhi, appena giunti, fu veramente straordinario. Dove un giorno scorrevano torenti, trovammo l’arteria principale di una notevole città che sorge (contina in seconda pag.) fico pure il fatto venivano incriminati solamente giornali di sinistra, mentre i giornali di destra (quali «Giornale di Trieste» ed «Ultimissime») erano dimenticati, benché avessero dato pubblicità ai fatti nella medsima maniera. Vi fu però da principio una reazione anche da parte di questi, seguita, immediatamente, da una marcia indietro per ordine di scuderia. La cronaca delle udienze è invero poco edificante nei riguardi del GM, specialmente se si osservano bene continue contraddizioni in cui cadono i testi di accusa. Il processo dà continuamente la sensazione di artificiosità e di conclusioni volute in precedenza. Ma dove si è avuto l’apice della ridicolaggine, è stato nelle due ultime udienze. Ed a renderle ancor più manifesta è ntervenuto uno degli autisti, lo Zupančič, che, con la sua deposizione, ha dimostrato chiaramente come il contenuto degli articoli incriminati fosse totalmente corrispondente alla verità dei fatti. Nel frattempo un fatto nuovo veniva a peggiorare la situazione. Nella giornata di venerdì si procedeva all’arresto degli autisti incriminati di furto di benzina. Tradotti in giudizio l’avvocato Zennaro rilevava come ciò poteva apparire facilmente una rappresaglia nei riguardi di coloro che avevano deposto a favore del «Primorski». L’udienza di ieri non ha portato nulla a favore dell’accusa mentre il dibattito è risultato conroprodu-centi, causa le sempre più ingenue contradizioni dei testi a carico, specialmente dell'autista Barovini (pure lui arrestato per furto d ibenzi-na). Quest’ultima udienza si è conclusa con un rinvio onde convocare un nuovo teste e precisamente il sindacalista Levi, che, a detta del Barovini, lo avrebbe minacciato di «far pericolo di vita, come niente!» cano» nota remittente moscovita —; lira e franco in particolare». «La sorte del franco è divenuta inquietante — osserva, allo stesso proposito, 11 reazionario Rassemble-ment — E di ciò ha colpa l’egoismo che, per la salvaguardia di interessi personali, minaccia la nazione con dannose complicazioni». Parole sante, dite? Oh, si, ma ... un momento, niente giudizi affrettati: l’esimio articolista non allude all’egoismo degli affaristi interni ed esterni, ma a quello che anima ... le rivendicazioni salariali operaie! Il che blement troppo. anche per il R*ss*m-è effetivamente un pè COMUNICATO Il CE del PC TLT ha deciso, per ragioni d’ordine tecnico, di rinviare la data del Congresso par cai esso verrà tenuto nei giorni l-M| ottobre 1949. Il Com. Es. del PC TLT «Bevin ha la febbre malese»: cosi Actin 49 inizia un suo articolo sulla situazione venutasi a creare nella roccaforte britannica nel Mediterraneo orientale, culminata nel recente ultimatum all’Inghilterra e nell’offerta dell'isola agli Stati U-niti in cambio dell’ormai tradizionale piatto di lenticchie Marshall- «La colossale porta-aerei ancorata al centro del Mediterraneo — scrive Mr. Bojega sulla New YorS Herald Tribune — minaccia, in affetti, di issare bandiera amerieaaa e di assumere il ruolo di corsara sulle linee di comunicazione dell’Impero britannico». «Anche l'episodio maltese —• nota radio Lipsia nella sua Rassegna della Stampa — si deve inquadrare nel conflitto per la supremazia assoluta in corso tra Stati Uniti e Granbretagna. L’offerta del prima ministro Boffa pone certo i suoi presupposti al di là dei semplici interessi economici dell’isola: anche se essa non otterrà i risultati previsti e sperati da certa gente, essa avrà senza dubbio vaste ripercussioni e conseguenze morali non trascurabili. Già durante le conferenze militari segrete di Malta tra le più alte personalità militari anglostatunitensi nel Mediterraneo era affiorata la rivalità che, attraversa un complicato quanto abile gioca di interessi guidato dalla lunga mano di Washington, ha condotto all’odierno stato di cose». Chi ricorda le terribili giornate vissute dall’isola durante lo scorsa conflitto, gli spaventosi bombarda-menti subiti, si chiederà con orrore come mai vi sia chi possa offrire l’isola in cambio di un benessere assai problematico e discutibile, a* un qualsiasi belligerante futuro cerne strumento offensivo su cui cadrà necessariamente la massiccia ritorsione avversaria, esponendo ia tal modo la popolazione alla tremenda incognita d’una guerra a-tomica. In fondo, questo mporta assai paco a certi signori ammaestrati a dovere dal «senso degli affari» «tèi dominatori albionici. Business is business, no? PETER KOLOSIMQ invito In base alla decisione del Convitato Esecutivo del P.C. del T.L.T. di rimandare ü II. Congresso ài giorni 8-9-e 10. ottobre 1949, il Cernitalo Circondariale per. l’Istrla in» vita tutti i membri del Partito e tutta la popolazione lavoratrice a continuare azeramente nei preparativi per il II. Congresso. Studiamo il Marxismo-Leninismo, approfondiamoci specialmente oggi, dopo che la risoluzione dell’Ufficio Informazioni ha portato è sta portando nell’ideologia del movimento operaio il revisionismo, le posizioni controrivoluzionarie ed il tradimento. Lottiamo per diventare dei buoni Comunisti, ideologicamente forti, perchè solo cosi saremmo inflessibili difensori di tutte le conquiste della lotta di liberazione. Sviluppiamo nelle masse lo spirito d’emulazione per la realizzazione del piano economico. Eleviamo la coscienza delle masse lavoratrici affinchè sappiamo che oggi costruiscono per se e con la garanzia del Potere Popolare guidati» dalla classe operaia. Rafforziamo il nostro Partito con nuovi, onesti e coscienti compagni epuriamo il Partito dagli elementi oportunisti. Rafforziamo l’unità tra gli operai e contadini, sloveni é croati. Impieghiamo il tempo che ci divide dal Congresso, lavorando cori ancora maggiore coscienza e spiritò emulativo. Il Comitato Circondariale per l’Istria dei P.C. del T.L.T La Nostra Lotta LA GARA PRECONGRESSUALE VUOL SUPERARE IL 100 % Nonostante la chiusura al 12 il lavoro continua attivamente La gara d’emulazione precongressuale si è chiusa ieri 12 settembre. I dati delle percentuali raggiunte sono significativi, i nostri lavoratori, le donne organizzate nell’UDAIS, la UGA, tutta la nostra popolazione democratica, insomma, ha fatto onore agli impegni presi e, in molti casi, questi sono stati sorpassati di molto. Il popolo della nostra zona ha dimostrato ancora una volta il suo attaccamento al nosrto glorioso Partito, ha dimostrato concretamente come si esprime la fiducia verso la Guida della classe lavoratrice. Come detto il termine della gara è scaduto ieri, ma il lavoro costante, lo slancio e l’entusiasmo che hanno contraddistinto questo avvenimento non sono cessati. Per volontà dei lavoratori, di quelli che più sentono l’importanza per la nuova società dell’appoggio della classe operaia, il lavoro di emulazione continuerà per superare ancor più le alte percentuali raggiunte, sino al giorno del Congresso. Tutte le aspettative per la miglior riuscita della gara sono state superate, sino al 6 settembre le percentuali raggiunte erano le seguenti: Casa Coop, di Buie 106 p. c., Edilit Buie 126 p. e., Casa coop. Ma-russici 163,3 p. c., Casa Coop. Cra-sizza 105 p. c., Stradini Buie 100 p. c., Cantieri Piranesi 93 p. c., Capodistria Fabb. Jaksetich 104,2 p. c., Fabb. Marzari Capodistria 104 p. c. Analogamente a quanto fatto dai lavoratori del circondario inclusi nelle organizzazioni sindacali anche la popolazione di vari località ha contribuito concretamente alla gara precongressuale. Ad Isola sono state date oltre 1085 ore di lavoro volontario per la costruzione della canalizzazione e per le case o-peraie. Nei vari settori del distretto di Buie è stato superato il massimo raggiunto nella settimana precedente per quanto concerne la partecipazione al lavoro volontario ed il numero di ore eseguite. Dal 29 agosto al 4 settembre hanno lavorato 1348 persone che eseguirono 10 mila 530 ore lavorative. Fra i migliori settori si sono distinti quelli di S. Lorenzo, Buie, Verteneglio e Matterada. Anche nel distretto di Capodistria si lavora e sodo per il II Congresso del PC TLT, vivace è l’emulazione tra collettivi di lavoro, brigate del fronte, fra gruppi di giovani ecc. Nonostante tuttociò i risultati di questa passione e di questo fervore operoso di popolo per il Partito non vengono resi noti. Perchè? La risposta è semplice: le relazioni non vengono compilate in tempo utile dai segretari di base ecc, i quali tardano poi per inviarle al Comitato distrettuale dell’UA IS. Ciò non è bene, poiché tutti devono conoscere quello che si fà nel nostro circondario- in questa gara precongressuale. E’ tempo perciò di mettersi tutti all’opera e concre- tizzare i successi del lavoro. Alla conclusione della gara i risultati sono oltremodo lusinghieri. Ora con la pressione popolare questa gara verrà continuata sino all’inizio del congresso e i successi saranno senz’altro raddoppiati e triplicati per dimostrare una volta di più il senso dello spirito di sacrificio per il benessere collettivo e la dedizione al Partito dei lavoratori dell’Istria. Canalizzazione ad Isola NEL BUIESE I LAVORATORI SOMMANO MIGLIAIA D'ORE Le azioni terroristiche fasciste non sminuiscono ia volontà del popolo PER L*EDIFICAZIONE DELL’ECONOMIA IN COSTRUZIONE A S. CANZIAN0 UN MODERNO CANTINONE Tutti gli sforzi tesi al prossimo congresso Con il progressivo sviluppo della nostra economia, avutosi in questo ultimo periodo mercè l’opera delle nostre masse lavoratrici e le buone direttive date dagli organi competenti del Potere Popolare, si è intensificata pure la produzione agricola. Ramo importante di essa è la viticoltura, che, specialmente negli ultimi due anni, ha raggiunto un sviluppo quanto mai fiorente e promettente. Naturalmente con l’aumento della produzione e dell’esportazione dei prodotti vinicoli del circondario i cui pregi sono ben noti all’estero cresce pure il bisogno delle attrezzature tecniche — per l’immagazzinamento del vino, per la sua lavorazione ecc. A tale scopo è sorta l’iniziativa di costruire nel nostro circondario dei grandi cantinoni capaci di centinaia di vagoni di vino, cantinoni che centralizzeranno la consegna del vino da produttori all’ente che procede alla esportazione. Cosi ad Umago è stata iniziata la costruzione di un cantinone per l’ente VI-NOPLOD. Anche a S. Canziano dal mese di luglio è stata iniziata ,la costruzione di un cantione. I lavori vennero assunti dall’EDILIT di Capodistria, che impiega una ottantina di operai del circondario, i quali non lesinano fatiche per accelerare la costruzione. Il cantinone avrà la lunghezza di 55.20 m., la larghezza di 41.90 m., e sarà alto 16.30 m., con una capacità di circa 30.000 metri cubi. In esso potranno venire immagazzinati e lavorati da 130 a 200 vagoni di vino. Il vino sarà conservato in cisterne di cemento armato, ed in grandi botti per i vini pregiati ecc. Con il ritmo dei lavori in corso si pre- vede che il cantinone potrà essere utilizzato con la prossima annata agricola. Come accennato sopra, le maestranze addette alla costruzione non lesinano fatiche. Fra di essi si distinguono per la disciplina e per l’attaccamento al lavoro i compagni Divo Nicolò sterratore, Kocjančiči Antonio e Persie Leopoldo muratori. Alla costruzione di questo obiettivo economico hanno concorso pure i lavoratori di Capodistria i quali hanno effettuato un numero rilevante di ore di lavoro volontario per lo spianamento del terreno ecc. Con la costruzione di questo cantinone verrà compiuto ancora un passo nel progresso economico del nostro circondario. Dal 28 agosto al 4 settembre il popolo, in omaggio del II Congresso del Partito Comunista del TLT, ha voluto dimostrare con un maggior slancio nel lavoro il suo attaccamento al suo Partito riconoscendo la giustezza della sua linea. Il Partito assieme al popolo, costruisce e lavora, smascherando tutti i nemici interni ed esterni, come ad esempio i calunniatori «internazionalisti» d’oltre zona, i quali, non contenti d’essere stati sbugiardati in tutte le occasioni, continuano tuttavia a lanciare vili ed infami calunnie contro il Potere Popolare che, in risposta procura lavoro e benessere a tutti i lavoratori nella nostra zona nonché tran-quilità alle loro famiglie. Tutto il popolo lavora sodo in occasione di questa gara precongressuale come lo dimostrano i seguenti dati: Gli abitanti di Castel, riconosciuta la necessità di riparare la strada, in 7 giorni hanno dato 852 ore di lavoro volontario, trasportando 181 metri cubi di pietre. A Verteneglio il popolo ha dato 857 ore, effettuando il trasporto di 60 metri cubi di pietre, 1 metro cubo di ghiaia e 2 di sabbia. A Villanova e Matterada per la casa del cooperatore sono state prestate 107 ore, rispettivamente 1138. Anche gli altri paesi del distretto di Buie si sono messi d’impegno per contribuire con il lavoro alla riuscita della gara. Meritano segnalati Crasiz-za con 549 ore, col trasporto di 9 metri cubi di pietra, 30 metri cubi di terra, 2 metri cubi di ghiaia, 3 metri cubi di sabbia, e con l’impiego di 10 carri per 90 ore. San Lo- renzo per aver dato 1106 ore di lavoro volontario, trasportando 53 m. cubi di pietra, 46 di terra e per a-ver messo a disposizione per il trasporto del materiale 16 carri. Meritano un cenno anche il paese di Bassania ed i settori di Buie, Umago. Riteniamo che i citati dati siano più che sufficienti perchè i nostri- nemici sappiano che il Potere Popolare lavora per il benessere del popolo e per l’edificazione del socialismo. VECCHIA MENTALITÀ’ DI UjN DIRETTORE Purtroppo dobbiamo constatare, in base alla esperienza giornaliera, che nella nostra zona esiste ancora molta gente impregnata di vecchia mentalità. Queste persone non hanno ancora voluto comprendere quanto i tempi sono cambiati con la attuazione di sistemi nuovi, di concetti nuovi, e sono rimase indietro comportandosi come se nulla fosse cambiato da quattro anni a questa parte. Uno di questi è il direttore Trevisan dell’Ampelea di Isola, ben noto a quelli che hanno avuto da fare con lui. Questo dirigente di un nostro importante Complesso industriale usa sistemi che fanno ricordare i tempi passati in cui tutto e-ra subordinato agli interessi dei vecchi padroni, in cui tutto e tutti servivano unicamente allo scopo di far aumentare i profitti del capitalista padrone della fabbrica. Se parliamo di lui in tali termini ciò è dovuto al fatto che proprio in questi ultimi giorni egli si è comportato nei confronti degli operai della fabbrica, di cui è il direttore, come se sussistessero le condizioni prebelliche, come se la fabbrica non appartenesse agli o-perai stessi e come se chiedessero o volessero usufruire di cose di cui non avessero alcun diritto. Dopo questa premessa necessaria per ricordare ancora una volta la realtà attuale, veniamo ai fatti veri e propri. Ad Isola qualche mese fa è stata costituita una cooperativa per la costruzione delle nuove case o-peraie di cui fanno parte, come soci, diversi operai della Ampelea. Occorrendo un deposito per la calce, fu chiesto alla direzione della Ampelea, che lo accordò, il permesso di fruire del terreno di proprie- tà della stessa. Ma grande fu la meraviglia dei membri della cooperativa quando pervenne loro una fattura firmata dal Trevisan con specificato l’importo da pagare come affitto per l’uso del terreno. Óra è da chiedersi, quando mai si è visto un proprietario pagare l’affitto per l’uso di una proprietà che a norma di legge gli appartiene?. E questo è il caso degli operai della Ampelea che secondo gli intendimenti errati del direttore Trevisan dovrebbero pagare l’affitto per l’uso di un loro terreno. Un altro fatto sintomatico, che conferma quanto sopra detto è successo in occasione della richiesta di carta pergamena, da parte degli operai incaricati dell’addobbo della fabbrica in onore del II.o Congresso del Partito Comunista. Anche questa volta il direttore Trevisan pretese il pagamento della carta. Esposti i fatti, riteniamo inutile ogni commento poiché qualsiasi persona dovrebbe sapere come comportarsi in conformità col nuovo sistema sociale attuta dal Potere Popolare. Non è forse vero, signor direttore Trevisan? AL COLLETTIVO AGRICOLO DI ANCARANO Una perfetta organizzazione ha dato i suoi logici risultati Fiorente sorge la piana di Anca-rano fra il mare e le colline che ne delimitano i confini. In essa mercè il faticoso e costante lavoro dei nostri contadini che hanno strappato alla natura le sue ricchezze, sorge ora una naova vita. In Ancarano favorita dalla natura è nata nel mese di novembre 1948 la Cooperativa agricola di produzione «Fratellanza ed Unità». Inizialmente essa era costituita da 17 famiglie con 76 membri i quali vi hanno apportato tutti i loro beni mobili e immobili. Cosi la proprietà della cooperativa è formata da 84 ettari di terreno fertile adatto per la coltivazione intensiva. Il terreno è lavorato con le macchine agricole di cui dispone la cooperativa cioè: 2 seminatrici, 6 aratri, 3 erpici, 1 trattore, 1 falciatrice ed 1 trebbiatrice. I risultati sono buoni, anche perchè per la lavorazione sono stati di notevole aiuto i 40 capi di bestiame di proprietà comune. I collettivisti, messisi d’impegno hanno ottenuto notevoli successi, nonostante le grandi difficoltà incontrate e la siccità che ha impedito lo sviluppo delle coltivazioni. Il prodotto è sufficiente ai bisogni dei collettivo. Vennero raccolti oltre 300 qli. di patate, 200 di cereali. La raccolta delle frutta, vera- mente abbondante, ha portato un notevole beneficio finanziario al collettivo. Nella corrente annata agricola sono state piantate oltre 60.000 piante di cavolifiori. La produzione vinicola sarà pure rilevante dato che la cooperativa possiede oltre 25.000 viti. Con gli scarti della verdura i cooperatori hanno potuto iniziare l’alevamento dei maiali su larga spala. Finora sono stati acquistati 50 maiali, numero che certamente aumenterà in seguito. Abbiamo detto che i collettivisit non risparmiano le loro forze pur di riuscire e bene. Aggiungiamo ora i nomi dei migliori che sono di esempio agli altri: Sav Jože di anni 62 da Ancarano, Cergol Jože ed Albin pure da Ancarano, nonché Co-ciancich Maria e Cergol Gabriella fra le donne del collettivo. L’armonia regna fra i membri del collettivo, essi lavorano di comune accordo ed uniti. Ogni famiglia ha a propria disposizione un orto di 1000 m. quadrati da cui ricava la verdurai qualche albero da frutta e alleva pure un maiale, per il fabbisogno di grasso ecc. I membri della cooperativa agricola di produzione «Fratellanza ed Unità» sono molto soddisfatti e si ripromettono di continuare sulla strada intrapresa per il potenziamento della nostra economìa. <£' ottetto, di Cap&dUhia .gaamitoiL • NQTERELLA Al CANTIERI Dl Pl RANO Necessitano di buon collegamento direzione e filiale sindacale Le maestranze dei Cantieri Piranesi lavorano attivamente per la riparazione e per la costruzione di nuove navi. Il programma di lavoro, compreso nella gara precongressuale di emulazione, è quasi realizzato mercè la intensa operosità dei lavoratori del cantiere. Anche altri lavori sono stati portati a termine- come, ad esempio, la costruzione della sede sindacale. Attualmente sono in allestimento striscioni ed emblemi da esporre per il Congresso. I migliori compagni distintisi per l’aumento della produzione e sul lavoro volontario sono: Valente Ervino da Portorose e Cri-sman Mario pure da Portorose, entrambi già proclamati per i loro meriti lavoratori d’assalto. Anche ai Cantieri Piranesi c’è qualcosa che non và cioè la mancanza di stretta collaborazione tra Smancerie clericali in fallimento Recentemente abbiamo accennato su queste colonne al fatto stupefacente, ma sintomatico, del comportamento del papato che, per oltre un millennio, non condanna e non infligge la scomunica a coloro che esercitano il turpe ed infame: «Jus primae noctis» feudale, nel mentre oggi, a metà secolo ventesimo, scaglia i fulmini dei suoi a-natemi contro chi aspira, reclama e lotta per fruire, oppure contro chi fruisce, dopo cruenti sacrifici, del diritto di godere i frutti delle proprie fatiche e del proprio lavoro. Un più paradossale e spropositato impiego dell’arma atomica della Chiesa non poteva essere disposto, poiché con essa, non solo si vogliono colpire mortalmente, secondo il concetto cattolico, coloro che reclamano ed attuano i principi fondamentali del diritto, attribuenti a ciascuno il suo, su un piede di eguaglianza predicata da Cristo, ma viene usata l’orma stessa in patrocinio e difesa si una esigua minoranza dell’umanità che vuol perpetuare i suoi ingiusti privilegi e le sue pretese di sfruttare la stragrande maggioranza degli uomini, godendo tutte le comodità e gli a-gi della vita a sue spese e danno. Del resto non poteva attendersi di meglio da un pontefice uscito d? una famiglia di nobili del Lazio & cui sangue è infetto di feudalismo e già segretario di stato di un papa che, nella sua enciclica« Divini Redemptoris» nel 19 marzo 1937, proclamava non potersi riconoscere al «ComuniSmo una morale neppure nel campo economico», nel mentre attribuiva a Mussolini, duce del fascismo, la qualifca di «Uomo mandato dalla Provvidenza». La storia offre esempi senza numero del come il papato e le alte gerarchie della Chiesa si sono servite dell’arma della scomuica per càuse e ragioni che nulla avevano a chè vedere con la morale, coi costumi e coi dogmi della Fede, oppure colpendo con la stessa i suoi migliori campioni e seguaci. E ciò a partire dalla scomunica lanciata nel IV secolo contro il bollente Numida Agostino, poi e-levato agli onori degli altari quale santo e venerato dal mondo cattolico come uno dei «Quattro Dottori Maggiori della Chiesa» al pari di S. Ambrogio, suo contemporaneo, arcivescovo di Milano. I patriarchi di Aquileia, seguendo la sorte di tanti altri arcivescovi, vescovi ed abati del medioevo, vennero colpiti dalla scomuica perchè «morosi» nel pagamento delle decime camerali dovute alla corte pontificia. Fu il patriarca Pagano della Torre che, verso il 1380, versando alla predetta corte la somma di 2500 fiorini d’oro — naturalmente estratto al popolo friulano sul quale esercitava anche il dominio temporale — sgravò il patriacato Aquileiese dal peso della plurisecolare scomunica. Ciò conferma quanto da noi già dimostrato in materia di scomuniche, ossia che chi dona o versa abbondante pecunia al Vaticano non incorre mai in anatemi, anche se dovesse comportarsi come Mussolini e Hitler, il chè è tutto dire, poiché peggiori confronti non sono concepibili, lo attestano le decine di milioni di vittime dei loro misfatti. I GESUITI SCOMUNICATI Durante il papato di Urbano Vili anche lui uscito da un nobilissimo casato laziale, quello dei Barberini — che causarono più danni a Roma dei barbari -— i domenicani spagnoli, riunitisi in un capitolo generale, intimarono la scomunica al padre gesuita Molina ed a tutti i confratelli del suo ordine, assertori di una tesi, in materia di «Predestinazione», che contrastava con quella da essi sostenuta. Và notato a questo proposito, come lo. rileva lo storico «ufficiale» del papato, von Pastor, che la corte pontifica con le sue legioni di dottori e teologi non fù in grado di dirimire, con giudizio di competenza ispirata dall’Alto, la grave controversia in materia dogmatica fra domenicani spagnoli e gesuiti. Quindi anche in questo caso una scomunica, che, in parole povere, non ha ne capo ne coda. E già che abbiamo citato von Pastor aggiungiamo che se lui «rimaneva pensoso e perplesso davanti le tombe «dei due papi edicei Leone X Clemente Vili per i mali sofferti dalla Chiesa durante il loro pontificato, non diverse risulteranno le impressioni e i pensieri di coloro che si soffermeranno davanti le tombe di Pio XI e di Pio XII per tutti i mali, le sofferenze e le rovine di cui è stata colpita l’umanità durante il loro pontificato perchè il Vaticano, in combutta con i tiranni e con gli sfruttatori d’ogni tinta e grado, ha voluto arrestare il corso inesorabile della storia che marcia verso l’evoluzione ed il progresso. Se tali assurdità e paradossi, se tali incongruenze e tale avidità di denaro contraddistinguono l’operato del Vaticano e delle alte gerarchie della Chiesa, può destare meraviglia fino ad un certo punto il contegno di certi preti qui da noi, sopratutto quando essi seguono le direttive di un «Assistente al Soglio Pontificio», infetto di isterismo sciovinista cronico e di odio razziale quale è mons. Santin, il pastore dell’anticristo di Trieste. Cosi non può causare meraviglia che proprio qui in Capodistria non siano state rispettate le espresse volontà del dipendente del Comitato Popolare Cittadino, Barbaricchio — deceduto una ventina- di giorni fà all’ospedale per malattia — il quale, prevedendo prossima la fine, pregò il segretario del Comitato di proteggerlo negli - ultimi istanti, quando fosse sopravvenuto lo stato di incoscienza, da ogni intervento di preti. Chi eluse la volontà del Barca-ricchio fù il sacerdote don Bassa che approfittò dell’asenza del segretario per somministrare al morente, in stato comatoso, la estrema unzione. Non contentò di ciò, don Bassa, quando il corteo funebre, che accompagnava la salma, fù all’altezza della Muda, volle compiere il colpo di tèsta tentando di trasformare forzatamnete il funerale dalla forma civile in cui si svolgeva, in funerale religioso. L’atto del don Bassa era di una evidenza provocatoria che non richiede spiegazione alcuna. L’ ispirazione e le direttive in materia provenivano certamente da Trieste dove ha sede e svolge la sua attività funesta per la Chiesa il sommo maestro in atti e gesti provocatori, cioè mons. Santin tristamente noto alle vittime del fascismo di Capodistria e del suo circondario da lui spavaldamente provocate, come tutti ben ricordano, nel giugno 1947. A. G. direzione e filiale sindacale, ciò che causa inconvenienti nei rapporti fra operai e direzione il che deve essere eliminato assolutamente, come deve essere eliminata la questione dei premi a certi operai, premi che vengono dati dalla direzione, senza consultare la filiale sindacale. Il comp. Druskovié dovrebbe comprendere la sconvenienza di ciò e agire in conseguenza. LA. VERITÀ’ SI FA STRADA Cont. dalla prima pagina la dove non molto tempo fa dominava podrona la natura. Si notano avvallamenti riempiti con centinaia e migliaia di metri cubi di terra. Dove un giorno vi era un dislivello di considerevole grandezza vi è oggi un terreno piano. Si notano già le fondamenta di cemento armato che sostengano nuovi e nuovi edifici. Molti sono quel-! li già costruiti per i lavoratori della parte industriale della città. E’ da rilevare che la nuova Gorizia si divide in due zone, la città come tale e la zona industriale. E’ difficile descrivere tutto quello che abbiamo visto (ponti, strade, gallerie,! case operaie che hanno del monumentale per la loro impotenza e bellezza, fabbriche ecc.) Un particolare plauso va indubbiamente ai lavoratori delle numerose brigate che si susseguono nella edificazione della Nuova Goriaia e che provengono da ogni parte della R.F.P.J. Con grande ed instancabile abnegazione elevano dal nulla un’opera destinata a rimanere nella storia come impronta incan cellabile di un popolo in cammino verso un sicuro e prospero avvenire. A Nuova Gorizia abbiamo avuto la netta dimostrazione pratica della forza creativa del lavoro, quando questo sia posto su un piano di emulazione socialista. Dopo aver visitato Nuova Gorizia, ci siamo recati aPostumia dove abbiamo pernottato. Il giorno seguente ci siamo recati a Lubiana per visitare quegli impianti industriali. Litostroj! Per uno qualsiasi che non abbia avuto occasione di visitare quel complesso industriale, questo nome può suonare privo di significato, ma per me, e credo per tutti quanti l’hanno visitato. Litostroj significa il superamento di una delle più importanti tappe nella costruzione del socialismo in Jugoslavia. Ma proseguiamo con ordine. A Litostroj siamo arrivati verso le 10. Per primo ci hanno colpito le grandi e moderne case operaie che si stendevano allineatamente secondo un piano regolatore, ridenti e soleggiate. In mezzo sorge la grande casa del sindacato di fabbrica, sullo sfondo i vari padiglioni dello stabilimento industriale. In primo luogo visitammo il sindacato, in una ampia sala del quale adorna d’una fusione in bronzo simboleggiante il lavoro, ricevemmo il saluto di benvenuti da parte dei rappresentanti dell’organizzazione del Part;to, del sindacato della direzione tecnica ed amministrativa. Poi ebbe inizio la nostra Visita ai vari reparti della stabilimento attraverso a tutto il ciclo di produzione: reparto modellisti, fonderia, ripulitura, lavorazione delie parti e montaggio di macchine. Al Litostroj si costruiscono: pompe, presse, turbine di vario tipo e potenza. Nel reparto macchine utensili, oltre a torni e. fresatrici di ogni tipo, ci furono anche indicati modernissimi torni di produzione nazionale. Ciò dimostra l.alto grado di perfezionamento tecnico ed industriale raggiunto dalla nuova Jugoslavia. Quale gigantesco passo in avanti è stato fatto da questo paese, quando si rifletta che fino a pochi anni fa la Jugoslavia dipendeva dall’estero per ogni, seppur piccolo, articolo industriale! In un padiglione adibito a macchine utensili di alta capacità, scorgemmo certe baracche in legno (e di baracche ne avevano tutto l’aspetto). Domandammo di che cosa si trattava. Ci risposero che non erano baracche, ma bensì cassoni contenenti macchine utensili, da non poter essere usate, perche giunte sabotate dalla Cecoslvacchia. Impiegammo circa 2 ore per visitare il Litostroj. Ebbimo pure l’occasione di ve: dere la scuola teorico pratica per l’apprendistato, con il suo laboratorio, le sue officine, la fonderia, le aule di disegno e di studio, la biblioteca, la sala di lettura, la sala da gioco, docce, bagno ecc. Per rendere esata lidea di un impianto industriale quale il Litostroj, dirò che soltanto la scuola di apprendistato occupa uno spazio simile a quello dell’Ampelea o dell’Arrigoni. è impressionante dobbiamo ammettere che sono questi che contano. Non già le chicchere, quando si rifletta che nel termine di 2 anni si sono fatte cose gradniose, cose che materializzano le aspirazioni di ogni cosciente ed onesto lavoratore. ITALO DELLORE