ACTA HISTRIAE • 15 • 2007 • 1 OCENE / RECENSIONI / REVIEWS, 349–370 367 ARHIVI. Glasilo Arhivskega društva in arhivov Slovenije, l. 29, št. 2. Ljubljana, Arhivsko društvo Slovenije, 2006, pp. 203 Il secondo numero del 2006 di Arhivi, la rivista interamente dedicata all'attività archivistica in Slovenia e in ambito europeo, si apre con un interessante contributo firmato da Tatjana Šenk sullo scrittore Anton Aškerc (1856–1912), qui presentato nella veste di archivista e bibliotecario presso l'Archivio municipale di Lubiana tra il 1898 e il 1912, nonché come pioniere della moderna tecnica archivistica in Slovenia (Anton Aškerc, mestni arhivar in knjižničar, pp. 225–234). È grazie a personaggi come Aškerc, infatti, e alle moderne tecniche di catalo- gazione e conservazione dei supporti cartacei, se una vasta messe di materiale archi- vistico è stata sottratta alle incurie del tempo rendendosi ancora oggi disponibile ai molti studiosi che si avventurano nei meandri di un passato più o meno prossimo. La centralità dell'archivista, come figura di mediazione tra il documento e il suo fruitore, si è rivelata indubbiamente centrale nel lavoro di razionalizzazione degli archivi alla fine del XIX secolo quanto lo è oggidì, in un mondo sempre più globalizzato e aperto alle tecniche di informatizzazione che hanno reso possibile una maggiore circo- lazione dei materiali, con la consultazione a distanza dei repertori e in alcuni casi persino dei documenti, ma anche sottoposto gli addetti ai lavori a un crescendo di nuove questioni metodologiche. Di questo ci informa più nel det- taglio il contributo di Natalija Glažar sulla situazione attuale dei servizi ar- chivistici nell'ambito dell'Unione Euro- pea (Arhivi v Evropski uniji, pp. 235– 252). Il Report on archives in the en- larged European Union. Increased ar- chival cooperation in Europe: action plan, European Communities (disponi- bile on-line alla pagina www.arhiv. gov.si) pubblicato nel 2006 dall'UE, riassume in sé il piano di azione per la cooperazione e lo sviluppo dei servizi archivistici in Europa adottato nel 2006 dall'European Archives Group (EAG) e basato su cinque priorità: la conser- vazione e la prevenzione dei materiali dal danneggiamento, la loro digitaliz- zazione e la creazione di E-archives (progetti MINERVA ed ERPANET), ACTA HISTRIAE • 15 • 2007 • 1 OCENE / RECENSIONI / REVIEWS, 349–370 368 l'Internet Gateway ai documenti e agli archivi europei, la creazione di un data base sulle singole legislazioni nazionali ed europea in materia e, infine, le misure di prevenzione contro il furto dei documenti d'archivio. L'adesione della Repubblica di Slovenia a questo progetto e già nel 2003 alla cosiddetta "Convenzione dell'Aia per la tutela dei beni culturali in caso di conflitti armati" (Natalija Glažar, Drugi protokol Haaške konvencije in Modri ščit, pp. 269–273) testimoniano l'impegno dimostrato dalle istituzioni slovene per la tutela del patrimonio nazionale. Il citato Report on Archives del 2006 nel testimoniare la nuova stagione di cooperazione europea in materia di archivi che ormai coinvolge ben 25 stati membri, ha inoltre evidenziato quanto variegata risulti di fatto questa realtà a causa delle non poche differenze che contraddistinguono le numerose istituzioni archivistiche ope- ranti in ambito comunitario. A partire dalle istituzioni di competenza dei servizi archi- vistici nazionali, affidati in alcuni casi alle direzioni governative per la cultura (Da- nimarca, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna, Slovenia, Svezia, Ungheria), in altri ai ministeri per l'educazione (Finlandia, Grecia, Malta) oppure direttamente alla presidenza del governo (Austria, Estonia e Lituania), al ministro degli interni (Repubblica Ceca e Slovacchia), della giustizia (Cipro, Gran Bretagna), della scienza (Belgio). Come ulteriore esempio valga la legislazione in materia di apertura degli archivi che rimangono generalmente chiusi agli studiosi (non nel caso della Slovenia, salvo al- cune eccezioni) per trenta e in alcuni casi per cinquanta, settanta e più anni. Questo perché i loro possessori – generalmente enti governativi – sono ben consapevoli dell'impatto che la rivelazione troppo tempestiva di verità in esse contenute potrebbe avere. Ma c'è di più: ciò che a nostro avviso deve far riflettere è il fatto che casi di maggiore trasparenza si siano verificati invece proprio in situazioni a dir poco "esplosive", come nel caso degli archivi sui servizi e la polizia segreta di alcuni stati europei usciti da esperienze totalitarie, lasciando aperto l'interrogativo se in questo caso sia lecito parlare di liberalità o piuttosto di "uso politico degli archivi" da parte di nuove élite al potere desiderose di legittimarsi. Come ci fanno sapere Damjan Hančič e Renato Podbersič (Komunizem v arhivskih depojih. Primer vzhodne Nem- čije in Slovaške, pp. 377–379) il Bundestag tedesco ha aperto gli archivi dei fami- gerati servizi segreti della STASI (quantificato in 180 km di materiale d'archivio!) già nel 1992, ovvero dopo soli due anni dal crollo del muro di Berlino, permettendo ai cittadini dell'allora DDR, previa autorizzazione del governo, non solo di prender visione dei propri dossier compilati dai servizi della polizia comunista, ma di conoscere il nome dell'informatore e di accedere al suo fascicolo. Lo stesso è accaduto in Slovacchia con i materiali prodotti dai servizi d'informazione e di sicu- rezza interni ed esteri (3,2 km) nel periodo compreso tra il 1948 e il 1989, ora affidati all'Istituto per la memoria nazionale di Bratislava. ACTA HISTRIAE • 15 • 2007 • 1 OCENE / RECENSIONI / REVIEWS, 349–370 369 Altrettanto generosa di spunti e di informazioni inedite è la parte che questo numero di Arhivi dedica ad alcune raccolte archivistiche. Boris Golec si sofferma sul contesto e sulle ragioni che hanno accompagnato la stesura dei registri urbariali in lingua slovena del XVIII secolo, e nello specifico su quelli teresiani compilati nel Prekmurje tra il 1768 e il 1775, attraverso la raccolta dei formulari sparsi in diverse istituzioni della Slovenia e dell'Ungheria (Urbarialia slovenica – po sledeh urbarjev in urbarialnih registrov v slovenskem jeziku med 17. in 19. stoletjem, pp. 275–304). Servendosi delle mappe del catasto franceschino conservato presso l'Archivio della Slovenia, Jurij Šilc cerca di stabilire l'estensione territoriale della diocesi di Lubiana durante il XIX secolo, quando i suoi confini vennero di fatto a coincidere con quelli della Carniola (Županije in njihov krajevni obseg v ljubljanski škofiji sredi 19. stoletja, pp. 305–336). I materiali relativi ai capitoli collegiali della città di Novo Mesto, prodotti per lo più tra il 1812 e il 1829 e raccolti presso l'Archivio della Slovenia nel fondo AS 1991 (Upravni urad združenih državnih posestev v Novem Mestu) sono descritti da Danijela Juričič Čargo (Gradivo novomeškega kolegiatnega kapitlja v fondu Upravnega urada združenih državnih posestev v Novem Mestu, pp. 337–340). Un contributo di Jan Krlìn, dell'Archivio nazionale di Praga, si sofferma sul processo di costruzione della nuova struttura statale nel territorio dell'odierna Repubblica di Slovenia, servendosi del fondo Narodni Svet conservato a Lubiana e avanzando una comparazione con il caso ceco (Narodni svet v Ljubljani leta 1918, problematika oblikovanja novih državnih struktur na ozemlju današnje Slovenije v obdobju od oktobra do decembra 1918 in primerjava s podobnim razvojem v čeških deželah, pp. 341–352). Chiude questa sezione il saggio di Borivoj Breže, del "Muzej narodne osvoboditve" di Maribor, con un'analisi dei materiali di propaganda prodotti nel secondo dopoguerra per promuovere l'industria e l'economia nella provincia di Maribor e conservati presso diverse istituzioni locali (Ekonomskopropagandno gra- divo mariborske industrije in gospodarstva v obdobju od 1945 do 2005, pp, 353– 360). Altri interventi passano in rassegna: l'attività dell'"Arhivsko društvo Slovenije" e della "Komisija za podeljevanje Aškerčevih nagrad in Aškerčevih priznanj" per il 2006, il XIX simposio internazionale sulle pratiche archivistiche che ha avuto luogo a Tuzla il 21–22 settembre 2006, il convegno "Archivi ed opinione pubblica" organizzato ad Essen dagli archivisti tedeschi il 26–29 settembre 2006, il XLI convegno dell'Associazione archivistica croata (Karlovac, 11–13 ottobre 2006), il I congresso degli archivisti della Bosnia Erzegovina. Da segnalare infine nella sezione Razstave un'interessante resoconto della mostra Slovenci v Londonu 1991–1994. Kronika delovanja civilne družbe v času osamosva- janja: Slovenski krizni center in glasilo Slovenian Newsletter, inaugurata negli spazi dell'"Arhiv Republike Slovenije" il 26 giugno 2006 in occasione del quindicesimo anniversario della dichiarazione di indipendenza. La mostra oltre a raccogliere la ACTA HISTRIAE • 15 • 2007 • 1 OCENE / RECENSIONI / REVIEWS, 349–370 370 documentazione relativa al "Britansko-slovensko društvo", l'associazione nata a Londra nel 1991 su iniziativa degli sloveni residenti nella capitale britannica, testi- monia come la dichiarazione d'indipendenza slovena abbia rappresentato un'impor- tante momento identitario anche al di fuori dei confini nazionali stimolando iniziative aggregative anche negli ambienti dell'emigrazione slovena nel mondo. I contributi di Arhivi, che riportano anche riassunti in lingua inglese e tedesca, oltre che slovena, sono accessibili anche al sito internet dell'"Arhivsko društvo Slovenije". Monica Rebeschini