ITc3368 1/ / _ m*^ ts c ^ *? ,*» HiBOIO OVOM: & tóTS^S • ">!In< fa» __ li b3 ' mnkwL fui ■>> ih ,t»-,ui »u r*tn-ir io -ni Ivi £a questione ecclesiastica fti Ricmanje presso Erieste. dichiarazione del D.r Francesco IJrncic pubblicata nel giornale sloveno „Edinost" di Criesie addi 1 novembre 1904. Questa è la verità! Avvertito «la alcuni Uicmanjcsi die si spargono delle dicerie non corrispondenti lilla verità in riguardo alle trattative dei Riciuanjesi col vescovo Mona. N'agì, ch'ebbero luogo nel mese di ottobre dell' anno scorso, e che a prova della veridicità ili queste dicerie* dsi una determinata parte si fa richiamo anche alla mia persona, l'accio la seguente Dichiarazione : Nella sua lettera pastorale di data li» settembre 1 !>();), il vescovo 2sagl aveva invitato i Ricinanjesi a mandare da lui una deputazione di ;ì persone, culla (piale egli avrebbe trattato sul modo in cui si potesse ripristinare a Riciuanje 1' ordinaria vita religiosa e sulle condizioni, sotto le (piali i Rionali jesi fossero disposti a ritornare in grembo alla religione cattolica. In una conferenza confidenziale circa 14 famiglie ricnianjesi decisero di mandare dal vescovo tre delegati autorizzati e precisamente: Antonio A'amar, Giuseppe Kuref, e (Jiovanni Martino Kuret. (Questi delegati vennero da me e mi pregarono di compilare per loro una .istanza al vescovo, ond'egli volesse — prima ch'essi vengano da lui— rimettere a loro copia esatta dei decreti papali. coi «piali al vescovo veniva dato l'incarico di ripristinare quanto prima a Ricmanje ì' ordinaria vita religiosa. Infatti il vescovo rimise loro in breve i relativi decreti unendovi pure la traduzione slovena ed affermando in pari tempo, che quelle copie corrispondevano perfettamente al tenore degli originali. Però il vescovo si sbagliava di grosso. Il sottoscritto era, cioè, già prima esattamente informato ilei tenore dei detti decreti e s'accorse tosto, che il vescovo aveva ammessa la seconda parte del decreto, che appunto si riferisce ai Ricma-njesi e che comincia colle parole: «E Vi raccomandiamo . . .» Dopo l'intimazione di questi semi-decreti. i già nominati delegati ilei Iiic-manjesi mi pregarono di compilare a loro in iscritto le condizioni, in base alle quali essi er.no disposti a trattare col vescovo Nagel. Essi ponevano 10 condizioni, ma la condizione cardinale — conditio siile mia non — era : /' introduzione della liturgia glagolitica a Ricmanje in tutte le funzioni j eligiose e per tutti i tempi. Per quanto rammentò, le altre condizioni principali erano l'elevazione del)a cappt-llauia di Ricmanje a parrocchia indipendente, che l'ordinariato provveda acche ai Uicmanjesi vengano rifuse le spese incontrate eol-X avvocato e venga ì istaurata la chiesa di Iticmanjc; clic il vescovo si obblighi di non più provocarli in avvenire colle baionette e coi gendarmi, di dar loro entro fi giorni una risposta in iscritto e di risolvere tutta la questione almeno fino al prossimo Natale nonché altre condizioni di minor (tonto. Non essendosi il vescovo Nagel curato d' apprendere la lingua slovena, lingua della stragrande maggioranza dei suoi fedeli, e non potendo i suddetti delegati rieiiianjesi. che parlano soltanto lo sloveno, trattare con lui. mi pregarono di accompagnarli dal vescovo per essere là il loro interprete e rappresentante legale. Addì Hi ottobre 1 DOìi ci recammo al palazzo episcopale. Il vescovo beni-guarnente ci accolse e col sorriso sulle labbra ci trattenne presso di se per un' ora intera. In nome dei «ri» più volle menzionati Ricmanjcsi gli esposi il motivo «Iella nostra venuta e gli consegnai le condizioni scritte, sotto le (piali alcune famiglie ricmanjcsi citino disposte ad entrare in trattative con lui. I Ricmanjcsi aggiungevano coniciupora-neamente, clic, nel caso vi fosse della speranza, che la questione venisse risolta, favorevolmente, molte altre famiglie si aggiungerebbero alle |>rimc. Lo sguardo del vescovo si fermò tosto sulla prima condizione. Hi disse di non poter lui. coinè vescovo, permettere ai Ricmaujcsì 1' uso della liturgia glagolitica, esser però disposto di raccomandare la loro domanda presso la Santa Sède, qualora dimostrasse! o di avere essi il diritto all' uso della liturgia glagolitica. Feci notare al vescovo i) averci egli sottaccinto la seconda parte del decreto papale, in cui gli si dà ordine di fai delle concessioni ai Ricmanjcsi. e che fra queste concessioni s' intende anche la liturgia ola politica : 2) «> v O O ' che il defunto vescovo Steri, d'accordo col vescovo Drohobechy e con scienza delta Santa Sede aveva già introdotto a Ricmanje la liturgia glagolitica e 3) che i Ricmanjesi erano venuti da lui (vescovo) per esporgli le condizioni, sotto le quali ritornerebbero in grembo alla religione cattolica, che quindi, pur possedendo delle prose, che a Ricmanje la liturgia glagolitica era già stata in uso, non volevano appena dimostrare questo loro diritto e che — se il vescovo si ostinasse a voler pretendete da loto la di-mosti astone del diritto all' uso della liturgia glagolitica — essi interromperebbero tutte le ulteriori trattative con liti. Il vescovo allora rispose promettendo di riferire di ciò alla Santa Sede, di raccomandai e alla Santa Sede la loro domanda e di comunicare a loro il risultato. Quindi si parlò delle altre condizioni. Quando si venne all'ultima condizione, cioè che il vescovo debba dare una risposta entro il termine di 8 giorni, il vescovo osservò: essere ■assurda la pretesa ch'egli risolva in 8 giorni una questione tanto complicata, lo su ciò gli risposi in nome della deputazione, che i Ricmanjesi non pretendevano già, ch'egli in 8 giorni risolva definitivamente la questione, ma ch'essi desideravano avere dal vescovo nel termine di fV giorni una risposta scritta s'egli in generale voglia entrare con loro in ti ottative sulla base delle sopra menzionate condizioni? Ed il vescovo promise di rispondere. Dopo aver promesso, su domanda d' uno dei Iticmanjesi. di provvedere acche il «Piccolo» non abbia a rilevare la venuta della deputazione da lui, ne ciò che durante quell' udienza fu detto, il vescovo benignamente ci congedò pregandomi prima di venir da lui. qualora 111' invitasse. l'ansarono otto giorni, ne passarono quindici, passò un mese e più, — ma la promessa risposta non si vide venire. In seguito a ciò i Ricmanjesi vennero ripetutamente da me incaricandomi di non trattar più in loro nome col vescovo non avendo essi fiducia in lui. e mi pregarono di compilare una rimostranza per il papà, protestando contro 1' agire del vescovo Nagel. Io compilai tale protesta in lingua italiana e la spedì all'indirizzo del papa a Roma. Alcuni giorni più tardi il véscovo Nagel m'invitò a venire da Ini. Ei mi disse essergli riuscito ad ottenere (piètiche cosa per i Ricmanjcsi ; mi disse d'essere stato alla Luogotenenza, dal ministro presidente de Koerber e dal ministro del culto é dell' istruzione, e che dopo molta fatica gli riesci di convincere il governo ad elevare la cappcllania di Ricmanje a parrocchia indipendente. In seguito a ciò — disse — manderebbe in breve a Ricmanje un amministratore parrocchiale. Oltre a ciò introdurrebbe nella chiesa di Ricmanje. alcune <■ tolleranze^, cioè permetterebbe che il nuovo amministratore parrocchiale legga il vangelo in lingua slovena — tutto, naturalmente, a condizione, che i Iticmanjesi si obblighino di intervenire alle funzioni religiose e di ricevere i SS. Sacramenti. Mi pregò ancora di comunicare un tanto ai Ricmanjesi. lo allora gli domandai, se avesse ila comunicarmi ancora qualche cosa. Avendomi risposto non avermi da dir altro, gli dissi : non esser io venuto da lui come rappresentante autorizzato dei Ricmanjesi — a-vendomi essi ritirata la procura — ma aver io soltanto corrispos 0 al suo invito, essendo mia abitudine il far quanto prometto; essere stata la sua premura presso il governo, onde questo desse ai Ricmanjesi la parrocchia indipendènte, assolutamente inutile, avendo il governo pel-messo un tanto già da oltre due anni e che il relativo decreto già da lungo giace alla locale Luogotenenza, per cui non occorre che metterlo in e-secuzione. Piotestai contro /' asserzione, che il permesso di usare la /inolia slovena alla le//ura del vangelo sarebbe una tolleranza" ed ossei vai. che il vangelo a Ricmanje ed in In/te te chiese dell' Istria, nei luoghi abitati dal nostro popolo, si leggeva sempte nella lingua de! paese, che guest' è un vecchio diritto del nostio popolo e che coli' appellai lo ito/lei ansa» si coni/nette un attentato a questa reliquia nazionale. Infine