ANNO XVI. Capodistria, 1 Luglio 1882. N. 13. DELL'ISTRIA noti ; liHiui fir.ai «i «tuo la 'JlUQflO *>M". 11. ampiezza, desunta anche dal tonfo d'entro gettatovi sasso, che dopo qualche minuti secondi di silenziosa attesa, si seute essere caduto in acqua. Infatti nell' imo di questi vacui ci souo bacini d' acqua colle necessarie uscite al mare, depositi a varia profondità e giacitura in comunicazioue più o meno diretta in tutto il complesso. Il lavorìo d'erosione nell'interno avviene più facile nel calcare, così fesso per salti e spostamenti di strati ed interruzioni di massa; onde sono iniziate le infinite vie ; ed ha luogo sino a Unto che vi si possano formare spazi vuoti in cui può infiltrare e scorrere l'acqua, la quale se trova ostacoli d'agire iu profondità eoutiuua in latitudine. Andando a cavallo per le praterie di Badòs presso Caroiba quando il terreno è ben asciutto si passa per un tratto ove rimbomba il suolo da dover supporre una volta ben tenue ed un vacuo spaventevole; però sino al crollo potrà scorrere forse tanto tempo quanto ci vorrà affinchè, supponiamo, gli stalattiti della grotta d'Adelsberg ai ingrossino in modo da occupare tutto ilvuotoesi unifichino a compatta cava di alabastro. Imperciocché l'acqua per circolazione ed infiltrazione continuamente o decompone ed asporta, o depone e riempie. Coli'esistenza di queste foibe e vacui interni sta in correlazione e vi è subordinata l'esistenza delle acqne vive di questa provincia. Tutti sanno che l'acqua delle sorgenti e l'acqua piovana che per infiltrazione si raccoglie in bacini sotterranei, serbatoi o come vogliamo chiamarli, abbastanza impermeabili per conservare quella tal massa d'acqua, che però da qualche fessura possa scorrere o stillare dal più al meno perennemente. Alcune sorgenti o per mancanza di dotazione o per mala posizione di cotesti meati !>carseggiano d' estate, mentre nei paesi alpini appunto d'estate per il liquefarsi delle nevi sono più abbondanti. I detti serbatoi possono trovarsi a differenti altezze come lo dimostra la ricca sorgente di Fianona, e dne altre più sopra sul Mou-temaggiore, che premettono bacini più alti di esse, i quali se non fossero ammissibili sul monte stesso bisognerebbe immaginarseli nelle montagne più alte contermini, siano poi torti od anche a fifone i cuuiculi pei quali trovò farsi strada l'acqua corrente. L'acqua sorgiva proveniente dal disgelo nelle alpi o quella che passa per roccie non contenenti sostanze solubili disgustanti o nocive è di certo migliore delle altre che vengono in comunicazione coll'acqna di quelle foibe nelle quali scorre la piovana che dilava strade campestri ed anche spazj di casali, e nelle quali vengono gettati animali morti ; nou ostante che il recipiente possa essere vasto onde la materia inquinante si disperda omeopaticamente, oppure se intorbida, lo faccia per breve tempo. Però la bontà dell' acqua delle diverse sorgenti è nota per tradizione. Nel Comune di Chnisano, poco al di sopra della valle, c'è in un ermo dirupo sorgente ricca e di grande freschezza, ma nou si può berne quanta se ne vorrebbe, perchè ha uu certo che di astringente; mentre tra Ceppich e Villanova iu mezzo alle praterie di quella valle, polla un' acqua eccellentissima proveniente senza dubbio dalle viscere del Moutemaggiore per corso a sifone ; come se ne vedouo parecchie nel mare dei nostri lidi, di cui sarebbe bella cosa indovinare la direzione per incettarlo con iscavi e farle escire di fra terra. Ma i meati possono essere tortuosi in modo il più bizzarro; il lago di Vraua nell'Isola di Cherso se non è alimentato da serbatoi dell'isola stessa, potrebbe derivare da Veglia e anche d'altrove per sifone sottomarino. Ai bagni di Sauto Stefano in valle di Montona escono a pochi passi di distanza acqua termale ed acqua potabile, ma questa può venire per una direzione tutta opposta di confronto alla termale, della quale chi sa dove sia il serbatoio, che però deve essera in senso verticale ben profondo al di sotto dello strato invariabile, perchè l'acqua v'abbia tanti gradi di calorico, che temperatasi con quella che vi sopraggiunge, esca perenne a 28-30 R. Riguardo alle foibe sarebbe poi indicato 1' ordine di cingerle da siepe viva e muro per ovviare pericoli ai viandanti che si fossero sbandati d: notte, e per rendere anche meno agevole qualche misfatto. Presso Cosina vidi nel 1875 un pozzo profoudo stato scavato in addietro per ricerca di carbone, e così nelle vicinanze' della stazione ferroviaria di Pinguente uu altro al medesimo scopo entro la parete del monte, in cui dopo pochi passi si approfonda il buco perpendicolare; sicché tra il chiaro e lo scuro, chi uou è ben cauto potrebbe precipitarvi. Alcune foibe, vennero chiuse dai villici con porvi di sopra rami e terra, ciocché coll'andar del tempo deve cadere, e come avveune pochi anni fa ad un contadino della campagna di Gallignana a cui appena passato col carro, sprofondò il terreno e quasi ne sarebbe rimasto ingojato dove nessuno 1' avrebbe mai saputo. Auni addietro c' era uu articolo nella Neue -Presse che diceva di ammassi di guano che potrebbero trovarsi nelle foibe del Carso, a grande risorsa dei nostri terreni esausti. Non v'ha dubbio che in quelle ove si ricovrano i colombi ve ne debba essere quantità ingente, prodotta da migliaia d'anni: però ci vorrebbe esplorare dove queste materie si trovino accumulate, e l'accessibilità alle medesime. Terminerò facendo ancora un cenno sull' opportunità di una raccolta di campioni delle nostre roccie, per rappresentare sopra parete iu quadro sinottico la stratigrafia e quindi la geognosfa della provincia. Mi esprimeva quest'idea parecchi auni fa l'egregio Direttore di Pirano Dottor Locati, che però ritengo non l'abbia messa in effetto, perchè a tale uopo ci vuole tempo, e non già a ritagli per pigliare ciò che si trovi prossimo e a portata; converrebbe fare un'escursione continuata da luogo a luogo dopo aver presa conoscenza della strati-grafìa, onde cercando, si sappia dove all' incirca poter trovare il meglio. Questa raccolta riescirebbe interessantissima, poiché sopra una parete si osserverrebbe dal basso all'alto tutta la serie dagli strati formanti la compagine della nostra provincia, in tutte le varietà litologiche più inarcate; per es: lo strato a bivalvi di Ca-roiba sarebbe rappresentato da tre campioni posti a fianco; cioè quello di Caroiba compatto e che si presta a bellissima politura; uu altro presso ai casale Rovis di sotto Pedana, di durezza comune come pietra da muro : ed il terzo da Vlasca di Albona, così tenero che le bivalvi vi si possono ricavare intere, lavorando a temperino. Questa parete rappresenterebbe il Compendio della nostra geognosia nei modo più evidente e palpabile, e in pari tempo la sarebbe un'esposizione di pratica j utilità, quale campionario purauco delle migliori cave | di pietra, con registro da cui si possa apprendere non | solo l'ubicazione, ma anche la ricchezza della cava ; o le qualità della pietra che vi si estrae. Anzi tutto | vorrebbesi fare uu prospetto stratigrafico con rispettivo disegno e, dietro a questi assestare man mauo negli scompartimenti fatti a calti alla parete i pezzi, i quali dovrebbero avere anche un sufficiente volume, e che se ne ne dovrebbe far sempre buona scelta ; per es. il j calcare ad alveoline non prenderlo di sotto a Pedena, ma preferire quello tra Pinguente e Covedo, e così via. La collezione di minerali nelle scuole medie è tutt' altra cosa e ad altro scopo ; la bellissima del Dr. Scampicchio in Albona è precipuamente paleontologica; la Società agraria tieue una collezione di pietre di cave e molti pazzi piccoli come per campionario petro-grafico; però nulla vi è coordinato in senso scientifico, uè quei pezzetti sono per rappresentare con risalto i membri delle formazioni cui appartengono. È da ritenersi perciò, che la proposta raccolta sarebbe un'altra parete foderata di oggetti archeologici, peivhè sarebbe il libro parlante della nostra geologia. Visignano, giugno. Quest'anno vennero allevate diverse partite di bachi in questo luogo da 60 oncie circa; la massima parte seme del sig. Sotto Corona, ed il resto dei signori Domenico Vidali e Privileggi da Parenzo. Il prodotto netto si calcola di circa due terzi. Non corrispose quindi alle espettative, giacché più o meuo si verificò l'unica malattia — il giallo. Non così nelle partite del seme prodotto dal sig. Vidali, le quali diedero quest'anno pieno prodotto. Le campagne fin' oggi promettono, specialmente dopo caduta un'abbondante pioggia: astrazione fatta dai frumenti, il cui prodotto si calcola sarà meno della metà, sia per la siccità della passata decade, sia pel carbone, pur troppo manifestatosi copiosamente. Il prodotto principale l'uva, promette più che l'anno decorso, salvo eventuali dauui elementari. Diffatti non si può dir quattro se non è in sacco, come lo prova la grandinata caduta uella sera del 5 corrente, che ha colpito le viti in cinque o sei contrade dei Comuni di S. Giovanni di Sterna, e St. Vitale a questo aggregati, sopra circa 80 ettari di vitati, danneggiando 1' uva iu fioritura per oltre una metà del prodotto ; uè il danno si limitò all' uva, ma ne risentirono i tralci delle viti medesime per due future vegetazioni. Dagli olivi qui coltivati, uon su vasta scala, i possidenti sperauo fin d'ora buon raccolto. — Dei legumi, patate, ed altri prodotti nou si può dir nulla ancora, essendo bensì sviluppata la vegetazione, ma appena in erba e il timore della siccità uon permette di pronunciarsi con sicurezza intorno all'esito. I frutteti, come sapete, non vengono coltivati cbe iu piccole proporzioni, però promettono bene. — Qua e là nei boschi sia cedui che d'alto fusto, arreca danno quantità di bruchi, nè si saprebbe come ottemperare alla legge per la loro \ distruzione, chè è affatto impossibile. Passando alle animalie del nostro circondario, il possidente ne è provvisto in buon numero. — I bovi > sono modelli di bellezza ; le pecore, ben pasciute, die- J dero quest'anno assieme agli agnelli un lucroso prodotto. Dirò anzi, cbe siamo fortunati in questo riguardo, non ricordando che i nostri animali fossero mai stati colpiti da epizoozia ; leechè lamentasi ogni anno iu altri luoghi della provincia. A proposito di animali, credo bene comunicarvi che nella tenuta Ruttori del Sig. 6. Aut. Miauich, Podestà di Yisignano, lo scorso mese un' armenta par-tori un vitello con due teste. È naturale ch'esso sia morto appena nato. 11 sig. Mianich, però lo fece imbalsamare per proprio conto dal preparatore geologico in Trieste Sig. Eimenegildo Oftacio. — È degno di osservazione cotesto fenomeno per le forme distinte e ben pronunciate dell' animale, e tanto più desso sarebbe stato degno di osservazione se al medesimo fossero state rispettate le corna, che aveva sporgenti come se avesse avuto 4 mesi, e così pure alcuni denti, cbe furono questi e quelli estratti dal preparare, dicono per miglior riescita dell'operazione. Appunti storici istriani Dove sia stato ucciso Gallo Cesare Ci porge occasione di occuparci con brevi parole di quest'argomento, la pregevole Guida tedesca per la città di Pola, recentemente comparsa alla luce, cbe accenna essere stato nel 354 strangolato a Pola esso Gallo Cesare. Era questi nipote di Costantino Magno imperatore, perchè figlio di suo fratello Costanzo. Venuto all'impero Costanzo ultimo dei figli saliti al tròno di esso Costantino, nominò Cesare suo cugino Gallo (il quale pure si chiamò Costanzo). assegnandogli il governo dell' Oriente, mentre l'imperatore tenne per sè l'amministrazione del restante mondo romano. Dopo quattro anni di governo, in cui Gallo si mostrò d'animo altero e crudele, le molte accuse che contro di lui portavano nemici, spie ed intriganti. inasprirono l'imperatore Costanzo, e giunsero a insospettirlo che macchinasse contro di lui per sbalzarlo dal trono. Usandogli blandizie e dimostrazioni di fiducia, lo chiamava con insistenza in Italia, sotto pretesto di dover conferire con lui sopra affari pubblici importantissimi. Dopo lunghe titubanze Gallo Cesare si pose lentamente, con accompagnamento conveniente alla sua dignità, in viaggio da Antiochia in Siria, ove dimorava. Fermatosi alcuni giorni a Costantinopoli, e continuando per Adrianopoli il suo cammino, arrivato che fu alla colonia di Petovio (Pettau nella Stiria), venne improvvisamente arrestato, spogliato della porpora, ed in comuni vestimenti con privata vettura e sotto sicura scorta condotto a Fianona, dove fu rigorosamente custodito. Vennero colà spediti magistrati, che gli istituirono il processo, in esito al quale l'imperatore pronunciò contro di lui sentenza di morte. Pentitosene poco appresso, richiamò, dicesi, gli incaricati di eseguirla, ma la lettera fu perfidamente trattenuta dai cortigiani, in guisa che pervenne a Fianona quando Gallo era già stato condotto al supplizio colie mani legate e decapitato coni e un volgare malfattori, dice lo storico contemporaneo Ammiano Marcellino, nell' età di 29 anni. Che la prigionia, il processo e la morte di Gallo Cesare avvenissero in Fianona non vi può essere dubbio. L'or citato Ammiano che cuopriva altissime cariche, veramente non nomina questa città, ma dice che nei modi sopra descritti esso venne condotto in Istria presso la città di Pola, dove in addietro (cioè nell'a. 326) era stato ucciso Crispo figlinolo dell'imperatore Costantino*), però i suoi contemporanei Socrate. Sozomeno ed Isazio espressamente indicano Fianona. È però rimarcabile, che questi tre autori chiamino Fianona isola : locchè non deve sorprendere, dacché nello Statuto di Albona del 1341 formato sotto il patriarca Bertrando si parla dell' Insula Albonae, cioè del territorio comunale di questa città, e forse gli agri uniti di Albona e Fianona si dissero anticamente isola, perchè circondati da tre lati dal mare e dall' Arsa, di cui un ramo con sotterraneo cunicolo lungo circa mezz'ora uscente dal lago e sboccante nel porto di Fianona, costituiscono. si può dire, una vera isola. Coloro che a' dì nostri scrissero essere stato ucciso Gallo Cesare a Pola, tra cui il Cantù ed il Kandler nella sua Guida di Pola dell'a. 1845, lo fecero male interpretando le parole di Muratori : «ma il misero fu condotto di poi (da Petovio) alla fortezza di Fianona sulle coste della Dalmazia, ossia dell' Istria, vicino a Pola, dove a Crispo figliuolo del gran Costantino negli anni addietro era stata tolta la vita, e dove Gallo fu sequestrato *)...• et inopinum carpento privato imphsitcm, ad Istriani duxit prope oppidum Polam, nbi quondam peromptum Costantini filium accepimns Crispum......et ita eolligatis manilms in wiodwti noxii cujusdam latronis cervice abscissa ereptaque vultus et capitis dignitate cadaver et relictum inl'onne, palilo ante urbilius est provinciis formidatum. Gap. XIV. 11 sotto buona guardia ecc." Il secondo dove si riferisce evidentemente non a Pola, ma a Fianona. I) Kandler in seguito corresse lo sbaglio, e nei suoi Aunali pubblicati nel 1S55 dice espressamente che „ nell' a. 854: Costanzo Gallo Cesare viene posto a morte in Fianona per ordine di Costanzo. L'autore della guida tedesca di Pola s'attenne in questo proposito alla Guida succitata del Kandler, che fu anche pubblicata nelle Notizie Storiche di Pola edite da quel municipio nel 1876. Altro punto storico viene chiarito da Ammiano Marcellino combinato colle indicazioni dei sopracitati Socrate Sozomeno e Isazio, cioè che mentre Plinio e Tolomeo pongono negli anni 80 e 180 Albona e Fianona nella Liburnia, queste città ai loro tempi (a. 854) appartennero all'Istria, da cui non furono più mai staccate. Imperocché Ammiano coli'indicare che Gallo Cesare fu detenuto ed ucciso presso la città di Pola (distante non più di 25 miglia romane da Fianona, ed allora la principale dell' Istria) ed ove subì eguale sorte il virtuoso e prode Crispo, sembra, avere voluto mettere in rilievo la circostanza, che entrambi questi membri della stessa famiglia imperiale soggiacquero ad identica tragica fine nella provincia medesima. Forse si potrebbe supporre che la detenzione loro e la morte avvenissero in uno dei parecchi predii che gl'imperatori possedevano in Istria, Quando sia avvenuta l'aggregazione di Albona con Fianona all'Istria, non possiamo dimostrare con documenti ; Kandler ritenne per fermo essere successa nel 179, quando S. Aurelio Antonino fece i suoi ripartimenti provinciali. Invece il Dr. Bernardo Benussi nella sua Memoria intitolata L'Istria sino ad Augusto, pubblicata neH'„Archeografo Triestino" Voi. Ili fase. III. 1882, opina che Albona e Fianona, j siccome la catena del Caldiera o Montemaggiorè 1 le unisce naturalmente ed ili modo marcatissimo all'Istria, non abbiano nemmeno in origine sia geneticamente sia politicamente appartenuto alla Liburnia, e che appena allorquando Augusto portò il confine d'Italia all'Arsa anzicchè al Caldiera, assegnò quelle città coi loro territorii alla provincia della Liburnia, compensandoli però coll'accordato jus it aliami della perdita delle franchigie loro derivate dal venire staccate dalla madre patria l'Istria aggiunta all'Italia. Egli appoggia quest'opinione con attendibili argomenti. Sia come si voglia di ciò, Albona e Fianona in ogni caso apparirebbero istriane già nel 854; nè recherebbe contradizione il trovarsi dall'Anonimo Ravennate, scrittore del VI o VII se- colo, enumerata Albona (di Fianona egli tace) fra le città litanie, perchè, come esso medesimo confessa, la sua geografia fu compilata su vecchi auto"-________C. D. F. Scoperte archeologiche Dal sig. Dr. Gambini, podestà di Capodistria, indi dal sig. Domenico Dr. Manzoni ci venne gentilmente comunicata la seguente iscrizione scoperta in quella città nel p. p. aprile scavandosi nel convento dei P.P. Cappuccini a tre metri di profondità. D • M LVCID AE . DIG . NITAS SORORI B • M È sopra cippo alto 74 cent, e largo 37, bene conservato. Essa è dedicata a Lucida dalla sorella Dignitas verso cui fu benemerita. Entrambi questi nomi erano sinora ignoti all'epigrafia romana dell'Istria. Contro l'opinione di taluni, la dichiarammo tosto indubbiamente romana. Non deve apparire sbrano, il nome propriujLi Dignitas (dignità), se i 'romani fecero anche da Felicitas (felicità) un nome personale, che apparisce in un iscrizione tergestina. Il chiar. cav. Luciani, cui l'iscrizione nostra era stata recata dal Dr. Salomone Morpurgo trovatosi a Capodistria quando appena fu scoperta, la comunicò all'illustre Mommsen, il quale gli fece conoscere l'esistenza di altra tre iscrizioni col cognome DIGNITAS qui seguenti, raccolte nel Corpus Inscriptionum latinarum una nella Lusitani a, le altre due in Italia. I. (esiste a Pax Iulia (ora Beja) D • M • S DIGNITAS VIXIT • ANN XXV • CRISEROS MARITVS • BOSVIT H ■ S • E • T • T • L 2. in Alife nel Napolitano. C OMINI AE L.FIL VIPSANAE DIGNITÀ!! C.F COLLE GìVM CÀPVLATORVM SACERDOTVM DIANAE 3. presso Caserta (è romano cristiana) IN MIRA EXEMPLI INNO CENTIAE • AC NEFITO AM BIO • SATRIO ■ REFRIGERIO • Q YIXIT • ANNIS • X • DIES XIY • PYBLIYS • CORNEE IVS • ZETO • ET SATRIA DIGNITAS • PARENTES • IN PACE B • M • FECERVNT La nostra DIGNITAS è quindi la quarta fra tutte le iscrizioni del mondo romano sinora raccolte con questo nome. • . ;(• , £ òr» i'i ■ ni ti ti'[ o1; ! ' ■ t'.- ioììtjì7 is- Pubblichiamo il seguente brano di lettera pervenutaci dd. Pola 15 maggio 18S2, che riguarda una nuova scoperta a Yisaze. „ Ieri mi recai in Altura — e vidi Yisaze ossia Nesazio. Sì, Nesazio, non c'è dubbio, in ogni caso le rovine di una, città antica. Alle seguenti sinora fatte io ne posso aggiungere una nuova. Il villico che mi fu guida mi mostrò uno scavo del p. p. Aprile fatto dai cercatesori, i quali inconsciamente divengono a tutte loro spese ed a vantaggio della scienza, pionieri di archeologia. Questo sterro recentissimo sarà lungo e largo circa quattro metri, e profondo altrettanti. Entro lo stesso si scorge uu magnifico pezzo di muro romano in pietra lavorata di egregia fattura, e benissimo conservato;, senàa dubbio il muro d'una casa doviziosa; e si dovrebbe metterne a nudo la continuazione, perchè evidentemente continua; si trova sotto uno spessore di terra di poco più d'un piede. Siamo lieti che Nesazio si viene ogni dì più manifestando. C. D. F. -Ai- Cose locali Al momento della distribuzione di questo periodico, il giorno 16 Giugno si è presentato nei locali della tipografia e quindi in casa del redattore— il Signor Luigi Luches, Segretario dell'I. R Capitanato Distrettuale, con ordine aperto per il sequestro di tutta l'edizione della Provincia del 16 decorso. Motivo ad esso diede la dimostrazione di lutto fatta nelle modeste forme, che ci furono concesse, — in morte di Giuseppe Garibaldi. Crediamo superfluo ripetere in questo numero l'eco dell' omaggio di tutto il mondo civile alla memoria del Sommo Italiano in una lunga serie di notizie pubblicate nel numero sequestrato; e preghiamo i nostri associati a conservare il numero predente, quale tenue ricordo della data fatale 2 Giugno 1882. sitò-sTouaafiqftfSo gtlsfiRtaer" ih ctou ne I: sanu Domenica 21 Giuguo il sig. G. B. Zotti, maestro ambulante di agricoltura per la nostra provincia, tenne una conferenza nel teatro sociale sulla fillossera e sul vajolo delle viti. Vi concorse buon numero di agricoltori, quantunque siasi saputo troppo tardi della sua venuta fra noi ; e tutti restarono soddisfatti del modo facile e disinvolto coti cui 1' onor. conferenziere con piena cognizione di causa discorre dei gravi argomenti. Il sig. Zotti fece sapere, che ritornerebbe fra noi nella stagione iu corso, e noi lo preghiamo di preannunziare a tempo la sua venuta, per apparecchiarci ad un concorso più numeroso ; così ci permettiamo di consigliarlo a far precedere alla pubblica una conferenza privata fra pochi pratici agricoltori del paese, con lo scopo di preparare le sue lezioni in modo che si adattino alle condizioni locali agricole. Specialmente nel nostro territorio l'industria agraria ha preso uno sviluppo significantissimo e diverso dalle vie seguite in altri distretti della provincia, per cui le applicazioni pratiche suggerite a Parenzo e a Pisino non valgono tra noi. olo-jìj-V! '-lisi BP':?l>) , t.d .hfflii ;HH| 13 Appunti bibliografici Giuseppe Garzolini. Macchiette campagnuoìe. Genova. Tipografia delR. Istituto Sordo-muti 1882. Un altro libro, e nostro, e scritto da un bravo maestro delle scuole popolari di Trieste! Quando penso ai vecchi caporali mutati in maestri che mi ottenebrarono la mente, e mi soffocarono il cuore, quarant' anni or sono, benché lontano, tiro un sospirone di compiacenza, e benedico alle lire bene spese dal patrio municipio. Un mirallegro adunque al maestro Garzolini ; ben venute le sue macchiette campagnuoìe. Per giudicare rettamente di questo suo nuovo libro, prima di tutto si ha a vedere che cosa abbia voluto fare lui ; non ciò che da lui aspettavano o pretendevano i critici. Il signor Garzolini, non mi ha avuto mai l'aria di volersi im-pancare tra i sommi ; se ha scritto i suoi Ricordi della Spagna, e il suo libro ha avuto la fortuna di trovare un solerte editore, non perciò ha dato il diritto di aspettare da lui un operone. Se a taluno le sue Macchiette non piacciono, egli potrà sempre rispondere con Renzo : E chi vi ha detto di aspettare ? Sono io venuto a parlarvene ? Non vi piace, non la gradite? N'avete delle belle, donne, guardate quelle. Alcune di queste macchiette, come per esempio — „Va pensiero sull' ali dorate" — forse in origine furono scritte per fanciulli, poi la materia gli è cresciuta in mano ; e così in questi tempi di Macchiette, di Bozzetti, di Sfumature, di Novelline, di Fiabe ed altre piccinerie di letteratura in ventiquattresimo ha messo insieme il suo libro di Macchiette campagnuole che descrivono un dato paesello, e diffondono l'odore di fieno fresco per le nostre case ammorbate dal tanfo dei magazzini di fichi secchi e limoni. Non è una gran cosa, non è un capolavoro; sapevam-celo. Il Tokai, il Xeres, il Lacrima Christi sono vini famosi ; non per questo si hanno a buttare per le terre i fiaschi del Terrano e del Chianti; e possono bene anche questi allegrare la mensa paesana. Il lettore vede che l'appunto questa volta tira alla polemica. Fuor dei denti, e subito. Qui s'intende di accennare ad una critica scortese buttata giù contro le Macchiette nel Faufulla della Domenica N. 20, 14 Maggio 1882. — Bel servigio, fate al povero scrittore, diranno alcuni ; sono cose che si hanno a mettere in tacere, e voi . . . Come siete ingenui ! Il Fanfulla è prima di tutto il Fanfulla, e si trova in tutti i Caffè, e si può essere sicuri, che, appena letto l'articolo, i soliti amici si saranno messi in moto per farlo i sapere a Tizio, a Cajo, a Sempronio, deplorando il fatto, s'intende, e protestando che è troppo e che così non si scrive. E via tutti a leggere e a comperare il Fanfulla. Queste demolizioni sono la risorsa della cassetta. Rispetto e venero il Fanfulla, ma io non capisco che gusto ci si possa trovare in queste scortesi demolizioni, e sentenze buttate là con una sicumèra che dà ai nervi. Il critico che assale spietatamente dovrebbe anche riflettere che offende così 1' amor proprio d'un galantuomo. L' amore dell' arte, 1' indipendenza, la libertà di giudizio sono tutte cose bellissime ; ma un po' di flemma, un po' di carità si possono benissimo conciliare anche con l'amore dell'arte. Un sentimento gentile suggerisce anche nel biasimo qualche vaga parola di lode, o meglio il silenzio se proprio nulla si ; trova a lodare. Farei eccezione per gli scritti di qualche notorio borioso, di qualche giovane che si mette sulla mala via e offende non solo l'arte, ma le cose più rispettabili : pure per questi non è raro il caso di trovare oggi chi usi il largo conforto delle attenuanti. Con un tuono così reciso e assoluto, con questi oracoli vivae vocis del santissimo padre critico, neppure si raggiunge l'intento ; perchè si fa ria- . scere la reazione e il desiderio di una cavalle- j resca difesa. Ecco intanto le sentenze del Fanfulla: — j „Nulla rileva, nulla abbellisce queste Macchiette ; campagnuole, che sono una vera disillusione per chi aveva creduto nell' avvenire letterario del signor Garzolini. Gli argomenti contenuti nel preambolo e nella chiusa non valgono affatto a giustificare il libro che è propriamente ed assolutamente cattivo." Piglio subito in parola il critico. Adunque ci fu pure taluno che ha creduto all' avvenire letterario del signor Garzolini. In tanta farrag-gine di libri basterebbe questo fatto solo, per provare che qualche merito nelle sue opere già stampate c' è ; altrimenti non si potrebbe spiegare come alcuno abbia creduto nell'avvenire letterario di lui. Tutte le ciambelle non riescono col buco, egregio signor critico del Fanfulla ; ed anche dato e non concesso che il libro delle Macchiette sia propriamente ed assolutamente cattivo non per questo ella ha il diritto di conchiudere che l'autore non possa mai più in vita sua produrre nulla di buono. Altra sentenza. — „Sui quindici bozzetti che lo compongono, non ce n' è uno solo in cui si trovi qualche pagina che piaccia." Si legga senza prevenzioni il bozzetto —• „Va pensiero sull'ali dorate," e si vedrà che è-ben fatto. Così il primo — „La signora Marianna." Migliore di tutti, anzi ottimo nel suo genere è — „Tommaso Campanella," che ci fa ridere di cuore, e vale cento volte la fiaba — „Spera di sole" stampata nello stesso numero del Fanfulla ; la cosa più melensa e scialba che immaginare si possa. Non dico che tutte le altre Macchiette siano eguali, chè non vorrei si ere-desse che io faccio una critica di ripicco. Con la stessa prepotenza il Fanfulla esamina la lingua. Piglia così a caso (?) due o tre periodi staccati, e conchiude — „La lingua è sempre di questa forza, ha sempre la stessa proprietà e la medesima esattezza di espressioni. Esempio — Se fossi un cucciuolo, vorrei dire ; ma con tutte quelle po' di campagne che ho fatte! che potrei scrivere un volume! Avete capito qualche cosa in questo periodo? No? Io neppure." — A proposito di capire e non capire ci ho qui una storiella da raccontare. Un tale, quando s' imbatteva a leggere un periodo e non lo capiva, datasi una graffiatina in testa, esclamava; Asino io! Rileggeva, e se neppure la seconda volta ne afferrava il senso, diceva : Asini noi ! Ad una terza e inutile lettura, l'amicj buttava in un canto il libro, gridando : Asino tu ! Non sono un' aquila ; ma parola d'onore, quel periodo 1' ho capito alla prima lettura. La conclusione al lettore. Non intendo giustificare la locuzione quelle po' di campagne che è ottima come l'usa il popolo per dire con quel po' po' di naso, di bocca ecc. ... ma che qui non regge, e meno ancora la scapestreria del secondo che. E quanto a cuc-àuolo moltissimi sanno che vuol dire cane piccolo, non finito di crescere, e figuratamente — semplice inesperto — come definisce il Novo Vocabolario. E non è nuova questa accusa di parole strane e antiquate affibbiate a chi si studia diffondere, dopo tanto strombazzare che se n' è fatto, la parlata toscana. Noto, e non discuto. Il Fanfulla della Domenica, che ha già tanto ben meritato delle lettere, e renderà un giorno con queste pagine sparse più facile il compito allo storico della nostra letteratura, e che di spirito poi ne ha da vendere, non ci vorrà tenere il broncio per questo. Sbrigata questa faccenda col critico, passo ora ad un più diligente esame del libro, tanto perchè non si dica che ho giudicato con passione e a casaccio. La signora Marianna, come si è detto, è una macchietta ben fatta, ma 1' Anna resta troppo nell' ombra, ed anche appare non ben definita, o almeno non comunicata al lettore la malinconia di chi racconta. Aristodemo Camomilla è una macchietta un po' scialba. In vigilia Nativitatis quel prete è un profilo, ma si ijerde nelle ombre ; la materia c' era ; per un momento rasenta il celebre Prete Poco della Percoto, ma poi sfuma sfuma come gli angioletti del paradiso. L'umano c'è, ma troppo sottointeso. Bernardo Vaccondio è una novelletta da raccontarsi sotto la cappa del camino. Segue — La Marionetta di Geppino. È troppo per una marionetta; troppo poco per Geppino e pel nonno. E poi male immaginata ; perchè se il nonno avea tanta fede nell' anima, non si capisce poi come dia di subito col cervello di volta, e vada a morire di freddo sulla fossa del bambino per portargli i balocchi con una cura che vorrebbe essere gentile, e diventa invece ridicola. Occhi azzurri tira all'idillio ; ma io ci ho i miei riveriti dubbi sull'innocenza campagnuola di que' angioletti che fanno all'amore all'oscuro. Tommaso Campanella le Va pensiero salvano, come ho detto, il libro, le sono una promessa. Taddeo Semola è alto come m'antenna-, è la soppressione della distanza inumata. Troppo troppo, e il troppo storpia. La tìena e Bastiano Sfoglia sono come il vento di Garbino che quel che trova, lascia. Il Sor Oriundo Battaglia. Passi. Un pulcin nella stoppa. Tanto tanto dalla stoppa esce. — Avere il male, i! malanno e l'uscio addosso. Da aggiungersi in m libro — Proverbi illustrati con approvazione Jde' superiori e privilegio. Ma per amor del cielo, taglio netto e secco del briscolone di don Gaudenzio che è una birbonata alla Fànfani. Il Fondo sfonda. Ed ora qualche osservazione generale. L'autore, si capisce, ha studiato il Fànfani, al quale può dire come Dante a Virgilio: „Tu duca, tu signor e tu maestro." Il Fànfani fu un filologo da baldacchino; ma scrittore no e poi no; e non vorrei che nella mia Trieste si credesse da qualche maestro e scrittore che egli ha lasciato in Italia una scuola. Di tanti romanzieri e novellieri che scrivono oggi non ce n'è neppur uno che imiti lo stile rabbioso del Fanfani. Se per un momento il suo — Cecco d'Ascoli — ha levato un po' di rumore, quando più ferveva la questione manzoniana, oggi come oggi è morto e sotterrato. Anche è passata la moda delle novelle per far ridere le brigate, e di quell'analisi minuta, leggera, in uno stile compassato che, sempre troppo curante della parola, non sa raggiungere l'effetto, nè suscita profonde sensazioni nel lettore. Tornasse il Gozzi, certo neppur egli scriverebbe oggi la cronaca e le novelle come a' suoi tempi. La nuova Italia positiva, e con tanti affari sulle braccia, se anche piglia uno svago, si rimette subito al serio; come vuole non le.lagrime dell'autore, ma quelle delle cose, così ama il riso delle cose, non sguajato o bonario come quello dei nonni ; ma fino fino, ironico, originato da antitesi, da raffronti, da sottointesi: quel riso di cui il Manzoni e il Giusti furono maestri tra noi. La letteratura internazionale ha poi modificato, e in qualche parte in bene, il gusto e il carattere : Heine, Dikens, Musset sono studiati con amore, e liberamente imitati: vedi il nostro Revere. Zola poi, per nostra fortuna, perde ogni giorno terreno. I bozzetti, le macchiette, le brevi novelle 1 . hanno preso il luogo del romanzo nella letteratura giornalistica, per togliere la noja del sarà continuato. È un sistema che ha degl'inconvenienti; ma pure presenta qualche vantaggio, ed acuisce l'ingegno. Perchè la macchietta deve essere disegnata in fretta sì, ma con mano sicura; e ci vuole una sintesi potente, e una immaginazione non comune per saper cogliere il punto, condensare in un avvenimento tutta una vita, e scolpire un carattere. Anche il romanzo e la novella in grande possono giovarsi di questo nuovo indirizzo, sopprimendo le minute analisi, le lungherìe delle descrizioni e degli antefatti narrati per filo e per segno. Da ultimo giova notare che in tanta serietà di propositi, con tante questioni che agitano il mondo moderno, piace anche nel bozzetto l'elemento drammatico, e al riso, non fine ma mezzo frammisto qualche fatto grave che inviti a pen- sare. Modelli ultimi del genere sono i bozzetti e le novelle della Torelli Yiollier, iu arte — Marchesa Colombi. (Yeggasi la macchietta bellissima Psicologia comparata — nel Fanfulla della Domenica N". 18. 30 aprile 1882); e lo stupendo bozzetto — Francesco il Mendico — di Nicola Misasi, dove c'è una figura dantesca degna del pennello di Michelangelo. (Vedi Domenica letteraria N. 17, 28 Maggio 1882).1) Ancora un'osservazione sulla lingua. Lo studio soverchio della parlata toscana toglie snellezza ed efficacia al periodo: e' è poi l'altro guajo che negli scrittori d'altre provincie appare evidente 10 sforzo e la stonatura ; quindi 1' improprietà, l'iuconvenienza ; come nei passi citati di queste Macchiette, e in qualche altro : Ci si scalda alla fiamma viva (pag. 34) — Il medico avea detto che c'era più poca speranza (pag. 68). Che prediche e da che pulpiti ! dirà taluno. Ma prima di tutto io non mi sono mai proposto a modello ; poi qui veggo cou l'occhio dei critico, e perciò faccio come quel tale ; e fruga fruga, pur di frugare, frugo anche sopra me stesso. Da ultimo dichiaro di essermi in gran parte corretto, e di ripudiare, in quanto a lingua, intendiamoci, 11 quondam prete Fero. Per noi veneti poi che possediamo un dialetto così vivo, e che dopo il Toscano più si avvicina forse alla lingua scritta, c' è l'altro inconveniente di cascare nelle nostre locuzioni ; e allora che figura ci faccia Pantalone vestito da Stenterello ognuno sei vede. E ci è cascato il buon Marzolini con le sue cordelle; ma perciò, si assicuri il Fanfulla, non cascherà il mondo ; senza dire delle attenuanti : cordellina per spighetta è accettata anche dal Novo Vocabolario. I puristi potrebbero pure gridare per Vanconetta (pag. 12) ; ma io assolvo il Garzolini e gli dò ancora l'indulgenza plenaria di giunta. Perchè anconetta viene da ancona, che in buona lingua vale tavola d'altare ; e se i Toscani non hanno niente di meglio a darci del loro tabernacolo di doppio, anzi triplice senso, io mi piglio il veneziano anconetta ; ritenuto sia canone di lingua ricorrere ai Toscani per salvare l'unità; libero sempre il giudizioso scrittore di cercare nei dialetti in quei pochi casi che il toscano è mancante od improprio. Queste cose voleva io dire all'egregio signor Garzolini e al suo critico. E al primo io auguro senza fretta una rivincita pari al suo ingegno ed al cuore. E non si lasci cader d'animo anzitutto; ') La Domenica letteraria diretta dal Martini; ritiratosi perle note cause dalla direzione del Fanfulla; si stampa a Roma, Via del Corso N. 79. l'avvenire, dice il proverbio, è in mano di Dio; ed anche il suo avvenire letterario nou dipenderà solo dal giudizio dei critici. P. T. Nel prossimo numero pubblicheremo gli Appunti dello stesso autore intorno all'Epistolario di Alesandro Manzoni, raccolto e annotato da Giovanni Sforza. Red. Circolo accademico Dallo spett. Circolo accademico italiano residente in Vienna, ci viene inviata la seguente, che di assai buon grado pubblichiamo, colle più vive raccomandazioni da parte nostra ai comprovinciali di appoggiare una istituzione, che tanto onora la giovane scolaresca italiana di quella Università : Spettabile direzione, Siamo a pregare la di Lei ben nota gentilezza di voler riportare nel pregiatissimo di Lei giornale un publico ringraziamento a que'generosi signori, che con benigne elargizioni favorirono uno scopo sì eminentemente filantropico, quale si è quello a cui tende la nostra sezione di mutuo soccorso. Anticipatamente porgiamo un grazie anche a coloro, i quali, imitando sì nobile esempio, si faranno a sovvenirci, acche sì benemerita institu-zione cresca e fiorisca a prò dei tanti nostri colleghi meritevoli e bisognosi. Nella speranza, che cotesta spettabile direzione vorrà aderire a questo nostro desiderio ci segniamo, p. Comitato dirigente Il preside II segretario Vienna giugno 1882 (Kàrntnerstrasse, 45) Fregati, pubblichiamo : Ringraziamento Sentono il dovere di ringraziare dal più profondo del cuore tutte quelle gentili persone, che parteciparono con tante e tante attestazioni di affettuoso interessamento al luttuoso fatto della morte dell' unica indimenticabile figlia Maria Amia, Capodistria, 26 Gingno 1882 " .. I genitori Ite reo Csdamare Stergante Antonietta Ca&amuro Mcrganto ■ t<> •;. ij., nata de Posarelti