ANko VI—N. 53. Sabbato 27 Decembre 1851 .J Esce una volta per i f? 4-.. •' er settimana il SabbatO. — Prezzo anticipalo d'abbonamento annui fiorini 5. Semestre in proporzione.— L' abbonamento non va pagato ad altri che alla Redazione. — "e, - f r\ Rigelo caiopeo vescovo e coste m^f ' m TRIESTE. " ' .. Venne non h« guari in proprietà del Sig. M. Bona-cich, diligentissimo ricoglitore di cose antiche, un tripede vasetto di piombo intonacato di cera. La umetta è di forma esagona; ogni suo Iato ha la lunghezza di m. 0,045; mentre il coperchio, eccedente alquanto la periferia del vase ha due lati contigui immobili e eh' erano forse saldati ■ teull' orlo dell' urna; una giuntura che unendo questi due lati forma base al triangolo, fa sì che la superficie compresa tra lei e gli altri quatlro lati costituisca una ribalta. Tre leoncelli di lavoro non affatto rozzo scendono inferiormente dal vasetto formandone i piedi. Alla parte media superiore del coperchio emerge dalla grossa intonacatura di cera la impronta di un sigillo in materia rossa che comprende in parte la suaccennata giuntura, così rendendola immobile. San Giusto nimbato occupa il centro dell'impronta; tien nella destra la palma; colla sinistra mano sostiene la città murata e turrita; ad ogni lato del santo si ripete uno stemma diviso in due; la parte superiore rappresenta oggetto non bene distinto ch'esser potrebbe una testa mitrata; la inferiore che termina in punta, ha una rosa a cinque foglie. La parte infima del suggello, sotto i piedi del santo, mostra un Vescovo ginocchioni con mitra biforcuta e pastorale, circondato da qualche fregio. Intorno alla rappresentazione del suggello corre in chiari caratteri del sec. XIV la seguente leggenda: f S : ANGELI : DEI : GRA : EPI : ET : COITIS : TERGESTINI La faccia interna ossidata del coperchio rappresenta il Crocefisso colle sigle I. N. R. I ; la B. Vergine stante a d estra, e S. Giovanni a sinistra ; la rappresentazióne è chiusa da motto sacro in caratteri del secolo poc'anzi indicato, non senza qualche lettera confusa o contratta. Vi leggemmo : CUM SIS IN MENSA IN PRIMO DE PAVPERE PENSA ET CVM PASCIS EVM PASCIS AMICE DEVM. Allorquando il sig. Bonacich divenne possessore del vasetto, già previamente aperto, vi si contenevano alcuni grani d'incenso e del bambace ingiallito dal tempo. Dal vescovile suggello, dalla rappresentazione e dal motto sacro della superficie interna del coperchio, nonché dal residuo contenuto che in questo caso riteniamo sin- cero, è facile dedurre che questo vasetto, destinato alla consacrazione di qualche?altare, ne sia stato riposto nel tepolcro con qualche memoria scritta e con reliquie andate perdute lorchè dopo secoli dal venerando ripostiglio fu tratto. ,.!.'. ■ ..,. Sul Vescovo non può cader dubbio; Unico di questo nome nella serie de'nostri Antistiti Angelo da Chioggia resse la chiesa tergestina dal 137Ó al 1383. -Lé cronache edite dal Mainati, il Co. Coronini, altri pià recenti lo dicono trasferito a questa sede da quella di Chioggia pella promozione del vescovo Negri all' Arcivescovato di Can-dia; altri posero in dubbio la cosa, forse perchè F Ughelli che lo annovera fra i tergestini lo ammise nella serie dei vescovi Clugiensi. Ma l'illustre Senatore Cornaro appoggiato a documenti ineccepibili del Veneto Senato Io segna Vescovo di Chioggia all' anno 1362 ; mettono poi la cosa in luminosa evidenza i documenti1 rinvenuti in quella Cancelleria vescovile e gli atti notarili pubblicati a cura del benemerito Canonico Girolamo Vianelli nella "Nuova serie dei Vescovi di Malaniocco e di Chioggia„. (Tomo I. pag. 223). Tutti poi li scrittori delle cose tergestine ignorarono, e tacquero il casato di Angelo; ben lo seppe l'esimio Cornaro che lo rinvenne nella Parte del Veneto Senato alla quale accennammo poc' anzi, e che qui riferiamo "1362 die 26 Scptembris : in Roga tis " Quod in favorem Presbyteri Angeli Cnnapei po- „ stulati ad Episcopatum Clugiensem possint scribi litterae rin Curia Romana sicut videbitur.„ (Eccl. Ven. Tom. XIV pag. 483). Era dunque vacante nel 1362 la sede vescovile di Chioggia ; secondo l'uso di que' tempi il Capitolo e la Città si unirono per chiedere - (postulare ad Episcopatum) la elezione del prete Angelo Canopeo, cognome non infrequente nelle carte Chioggiotte di quegli anni. Il Veneto Senato accolse favorevolmente la proposizione, e raccomandollo alla Curia romana; sennonché a'que' dì era morto in Avignone Papa Innocenzo VI, ed appena il 6 Novembre fu consecrato Urbano V di lui successore; quindi è che la promozione del Canopeo al Vescovato di Chioggia potè aver luogo soltanto al termine dell' anno anzidetto (1362) od in quel torno. Molti documenti degli anni successivi fanno indubbia fede di lui Vescovo (R.di in Christo Patris et Domini Nostri, D.ni Angeli Dei et Aposlolicae Sedis Gratia Episcopi Clugiensis), finché ne' cataloghi gli vediamo succedere, senza indicazione di sua morte, frate Giovanni Da Camino li 19 febbraio 1370. In quell'anno segnano concordi i cronisti l'ingresso di Angelo da Chioggia all' E-piscopio tergcstino; e l'Ughelli che nella serie, degli antistiti di Chioggia avealo ommesso, lo registra a quel tempo fra i "tergesti™ scrivendolo: Angelus Clodiensis Episcopus; il Coronini nelle indicazioni manoscritte del P. Bauzer lo dice più chiaramente: Clodiensis antea Episcopus; circostanza ripetuta nelle cronache edite dal Mainali, e dall'autore della più recente serie de'vescovi ter-gestini ; dalle quali cose puossi a buon dritto inferire che 1* Antistite nostro Angelo fosse col Canopeo da Chioggia una persona. Malamente poi dall'Ughelli, dal Coronini, dal Mainali e da altri gli si attribuisce il titolo di Frater; che il Canopeo era prete secolare, locchè chiaramente risulta dalla surriferita Parte del Senato Veneziano; nè gli Atti concernenti lui Yescovo di Chioggia, nè quelli scarsi che di lui parlano in Tergeste, nè finalmente la leggenda del suo sigillo giustificano quella qualificazione. Qui trasferito, ebbe Angelo Canopeo tempi calamitosi ; 1* episcopio era stato distrutto nelle guerre per costruirne la fortezza ; ei fu testimonio del saccheggio dato a Trieste dal genovese Maruffo che poi consegnò la città al Patriarca Marquardo, cui il vescovo Angelo ed i cittadini giurarono fedeltà. Concordi i cronisti segnano la sua morte addì 12 Agosto 1383; troviamo peraltro che Monsignor Lorenzo vescovo di Pedena reggeva nel 1382 la Diocesi tergestina col titolo di Yicario Vescovile ; se a questa nomina il Canopeo scendesse per motivi di salute, o di politica, s'ignora. La città di Trieste avea fatto sna dedizione alla Casa d'Austria. C. C. alcuni podestà' veneti »i rovigio ED ALCUNE MEMORIE PATRIE CONTEMPORANEE. (Continuazione). RIEMPITURA. . * ■ . ■ al 1714-15 memoria terza, dopo (Lamadipelise) aggiungasi.— Questo Lago, il più prezioso deposito di acqua ch'abbia il territorio di Rovigno, fu del pari nettato nel 1753 sotto il Podestà Giacomo-Piero Zorzi, il quale avea progettato di cingerlo di masiera (muro a secco) per impedire l'impurità dell'acqua causata dal passaggio degli animali. Questo progetto però non ebbe effetto. (E dopo 1835) essendo Vice-podestà il signor Angelo Rismondo. Al 1715-16-17, memoria prima, dopo 17Ì6 aggiungasi, e nemmeno nel 1747 (V. questo millesimo Nro. 2."). : ~ FONDAMENTI E RAGIONI DELLE PESCIIIERE , DELLA MENSA EPISCOPALE DI PARENZO traiti da manoscritto vecchio. i La Mensa Episcopale suddetta è patrona direttaria ed .assoluta di più peschiere, nelle quali ha conservato il suo possesso sino il giorno d'oggi. Queste sono quattro, cioè in quattro siti. Quelle di Val di Torre poste nel fiume Quieto, quelle del porto di Cervera, di Molin, de Rio e di Leme. Le principali però e che rendono qualche utile al Vescovato sono quelle del Quieto e Leme, restando l'altre di Cervera e Molin de Rio d'insensibile rilevanza 1). PESCHIERE DI VAL DI TORRE IN QUIETO. Furono queste donale alla mensa Vescov. di Pa-renzo da Ottone Imperatore l'anno 983 con altre giurisdizioni come dal privilegio dello stesso Imperatore 7 Giugno 983 (Lib. 1. jur. Epis. p. 3-4) che fu poi confermato da Enrico Imperatore l'anno 1160 e da Rodolfo pure Imperatore l'anno 1291 il giorno 28 Marzo (Lib. 1. jur. Epis. p. 8 e p. 158). Per queste Peschiere insorta contesa tra la Città di Emonia (Cittanova) e la mensa Episcopale di Parenzo l'anno 1444 furono dal Serenissimo Dominio delegati Giudici cognitori e decisori della materia e litigio gli Eccellentissimi Capitanio di Raspo, e Podestà e Capitanio di Capodistria da'quali dopo vari esperimenti furono aggiudicate le Peschiere medesime alla mensa Episcopale con T espressione de'suoi confini, come per sentenza in Contradittorio dei 12 Novembre 1444 delliEcc.mi Andrea Lion Podestà e Cap. di Capodistria ed Angiolo Bon Cap. di Raspo (lib. rosso p. 4) che restò poi meglio glossata ed interpretata dall'Eccellentissimo Domenico Diedo Podestà e Cap. di Capodistria successore come Giudice Delegato dall' Eccellentissimo Senato e di commissione del medesimo, come per sua sentenza e terminazione dei 16 Gennaro 1448 (lib. rosso p. 6) e perchè nonosianti detti giudici continuavano quelli di Cittanova a perturbar le ragioni del Vescovato ed invader li confini delle dette Peschiere fu sopra l'instanze di Monsignor Yescovo di Parenzo (Morosini) con Ducali del Serenissimo Cristoforo 'Moro del 1. Luglio 1469 con mandato al N.H.Leonardo Loredan allora Podestà di Parenzo che in esecuzione delli 'suddetti giudici del Cap. di Raspo e Podestà e Cap. di i Capodistria Giudici Delegati si portasse con previo invito al Podestà di Cittanova a poner li confini visibili nelle predette Peschiere, così anche esegui stabilendo i confini con poner de loco in loco le sue mete come per la terminazione ossia sentenza da esso pronunciata (lib. rosso p. 61). v . ' -. • v' 1) Ora le peschiere .di Leme non più appartengono alla Mensa Vesc. e quelle di Cervera, sono di qualche conto. ■ ■ ' - .. • . 1 jfL ■ F ^cHAequieUndola sapienza del Principe con questi Preservativi le contese sino 1' anno 1640, quando insorto nuovo motivo di contrasto tra la predetta Cittanova e la Mensa Episcopale e devoluto il litigio nell' Eccellentissimo pien Collegio fu con terminazione 13 Agosto 1640 giudicato a favore della stessa Mensa e con Ducali del Serenissimo Erizzo commessa 1* esecuzione del giudizio al Podestà di Cittanova e successori, così che sempre il Vescovato si è conservalo nel possesso delle Peschiere medesime come più difTusamente si ricava da moltiplicità d'infeudazioni, locazioni ed alt'e carte e ragioni dcnson-strative registrate nei libri dell'Archivio Episcopale. Per queste Peschiere. paga il Vescovato alli conduttori dell'entrate pubbliche di Grisignana affittate dall'Ecc. Mag. delle Rason vecchie ducati dieci annualmente 1). TÌ'-iv CERVERA. Segue la Peschiera nel porto detto di Cervera e questa pure fu donata alla Mensa Episcopale di Parenzo dal predetto Imperatore' Ottone come nel precitato Diploma di donazione e privilegio confirmato dagli Imperatori successori Enrico e Ridolfo, nel quale espressamente è nominata la Peschiera di Cervera che in quel tempo doveva essere di qualche importanza et ora appena è considerata. (Vedi sopra numero 1). Fu sempre posseduta dalla Mensa senza alcuna opposizione, anzi avendo preteso alcuni abitanti di Parenzo far caricar legna sopra barche nel porto di detta Peschiera e pescar nella medesima, 1' anno 1425 fu con i medesimi contestato litigio per parte della Mensa e con piudicio dei 3 Novembre l'anno detto pronunciato dal Nob. H. Almoro Coppo Podestà di Parenzo fu terminato a favor del Vescovato conoscendo illeso il suo legittimo possesso ed obbligando al lievo di Lire 25 di pena giusta il Proclama li perturbatori. Mal eseguito il giudicio sopradetto dalla prava volontà de' dannatoli diede motivo a Monsignor Vescovo (Giovanni VI) di ricorrere alla suprema autorità del Principe e regnante il Serenissimo Francesco Fuscari Doge; fu accompagnato con lettere Ducali scritte al Podestà di Parenzo, con le quali viene espressamente vietato, che niuno possa caricar legna o pescar nelle Peschiere di Cervera di ragione del Vescovato di Parenzo. (10 Nov. 1442 Ducali Ser. Foscari lib. rosso p. 90). E la pietà del Principe che impiega tutta 1' attenzione perchè le ragioni ed i patrimonii di Cristo restino illesi e preservati, non contenta del sopradetto preservativo Io replicò con nuove Ducali l'anno 1458 sotto ti Serenissimo Pasqual Malipiero Doge nelle quali con maggior sentimento vien proibito che non si carichino legna o si peschi nelle peschiere di Cervera dicendo espressamente esser quelle di ragione del Vescovato di Parenzo. • * ' Alle quali commissioni pubbliche inerendo poi li Nob. H. Sig. Gregorio Trevisan e Sig. Francesco Soriani 1) Camera fiscale di Capodislria nei suoi libri. ■ - : , 223 Podestà di Parenzo, il primo sotto li 19 Ottobre 1493 ed il secondo li 13 Agosto 1459 in occasione de'Jitigi tra la Mensa Episcopale ed alcuni particolari adjudicarono la Patronia delle suddette Peschiere, o per dir meglio confermarono nell' antico possesso d' esse la Mensa medesima, proibendo non solo il caricar legna nella Peschiera di Cervera e pescar in essa, ma anche nel porto medesimo di detta Cervera. Si desume evidentemente dalle ragioni predette clic la Peschiera di Cervera sia d'indubitata ragione della Mensa constando non solo i principj della sua Pa'ronia ma il diuturno possesso mai interrotto di tanti secoli. moun DE RIO. ' \ ■Tè pure poco discosto dalla Città di Parenzo in una Valle ossia porto detto di Molin de Rio anticamente porto Rivuli un' altra peschiera ma di poco rimarco posseduta dallo stesso Vescovato e preservata senza alcuna interruzione di tempo dall'occupazioni d'altri suoi jus e prerogative che furono contribuite dalla pietà di Ottone secondo Imperatore, alla Mensa medesima, come per Diploma detonazione ovvero confermazione delle coso già donate 7 Giugno 983. L'anno poi 1252 nata contesa tra il Vescovato ed alcune donne Parentine per la patronia- dell' acqua del porto di Rivo fu giudicato a favore della Mensa come per sentenza 12 Marzo anno suddetto pronunciata da Pa-pone Giudice Delegato di Bertoldo Patriarca d'Aquileja (lib. 1 jur.) e pone in possesso il Vescovo di quel tempo (Giovanni III). . L'anno 12S3 12 Giugno (in lib. 1. jur. Ep. p. 127) obbligati alcuni Pareutini a dover dar in nota e specificar li feudi che possedevano di ragione della Mensa Episcopale di Parenzo, fra le altre cose dichiarano esser investiti nel dominio del Porto del Rio quale fu di nuovo concesso in feudo dal Vescovo alli ^medesimi salva sempre la ragione del Feudo al Vescovato 1' anno medesimo li 21 Decembre (In lib. Summar. Bonor. Ecc. Parent. sive Regist. sub rubric. Piscariarum de Rivo p. 94). L'anno 1312 il giorno 15 Ottobre (lib. 2. jur.) fu dal Vescovo di Parenzo Graziadio incorporata alla Mensa Episcopale la peschiera di Molin de Rio, cioè la terza parte vacante per la morte di Ginanzio uno degli investili in essa, come sopra, e l'anno 1321 ritrovandosi Marin qm. Marin uno degli investiti senza figli rinunciò un' altra terza parte al Vescovo che fu da lui accettata. L'anno 1325 il giorno 23 Agosto (lib. 2. jur. Ep. p. 120) seguì accordo tra il Vescovo Graziadio ed alcuui cittadini di Parenzo, che nessuno possa entrar con Barche o peccar nel Porto di Molin de Rio in pena di restar bandito dai Porti Regii, ed a quest'effetto il Nob. liomo Marin Morosini Podestà di Parenzo fece con pu-blico proclama l'anno 1325 proibire che nei tempi proibiti niuno ardisca entrar nel porto di Molin de Rio con Barche o Vascelli nè pescar, in pena come in quello. L'anno poi 1366 il giorno 30 Novembre il Vescovo Lombardo affitta il Porlo di Molin de Rio e la sua pesca con altri porti e pesche, e nel 1410 vien pure dalla Mensa Episcopale affittato detto porto e sua peschiera. 224: . ; . .; Da queste, ed altre' posteriori continuate affittanze mai interrotte si dessùme, l' antico ed inveterato possesso della Mensa e sua patronia nella detta, peschiera. ». "r r\".' 1 V.; ••'fliro ! ■>.• v'* ■ : i-r- L E M E. Antichissimi sono li fondamenti della patronia e possesso che sempre ha avuto il Vescovato di Parenzo nelle peschiere di Leme. e dalle memorie ritrovate nei ' libri e catastici del Vescovato esistenti nel suo Archivio, toccano questi i limiti d'un millesimo d'anni e più. Consta evidentemente che Eufrasio primo Yescovo di Parenzo 1) fu padrone d' esse poiché l'anno 798 nel-l'instituzione dell! Canonici della Cattedrale fa donazione alli medesimi della terza parte di dette peschiere come nel Privilegio per ciò stipulato il giorno 24 Maggio 793 Clib. 1. jur. Ep. p. 1. PriviL'sive donat)? e fu conservata la Mensa nella patronia: e possesso delle medesime sue ragioni dal sopradetto Imperatore Ottone II, con il Privilegio 983 che fu poi approbato da Enrico e Rudolfo suoi successori nell'Imperio, come di sopra si è detto. E perchè già tempo potevano i Vescovi donare e traslatare li beni del Vescovato loro, furono ^Mpiò tre parti delle dette Peschiere date in feudo dal Vescovo (Ottone di Parenzo) a Tommasin Zane l'anno 1273 il di primo d'Aprile (lib. 2. jur. p. 98) riservandosi però il Jus del Dominio diretto, quale infeudazione terminata, dopo d'esser stati investiti varii • altri successivamente furono date in feudo 1' anno 1399 dal Vescovj (Giovanni V Lombardo) a quelli di Ca. Lombardo, che p^r fine della linea e delle persone chiamate rinunciarono esso feudo li 6 Agosto dell' annq 1442 alla Mensa, dalla quale poi vennero sempre affittate senza ostacolo od opposizione alcuna. ' • , • a ■ , • «wii • 4a ■ tt »23 Marzo 1455 'lib. rosso e catastico Locazioni constano . I^0Stt°US' " ' " 6< Agosto 1464- „ „ ; „ 13 Giugno 1475 , . , „ ed altre molteplici ognuna delle quali duravano per più anni, A' queste evidenze s'aggiunge1 il Proclama fatto publicare l'anno 1427 dal Podestà di Rovigno ad instanza di Monsignor Daniele Scotto Yescovo di Parenzo nel quale vien proibito a chf si sià" il pescare nelle giùrisdizioni delle peschiere di Leme di ragione del Vescovato, dalla Riva di Femmina morta, fino alla Valle frigida.; e perchè 111 abitanti di Rovigno avevano apportato danni- alle pesche è Casa di dette Peschiere furono obli-gati a risarcirei! danno medesimo, e conlare al predetto Vescovo Daniele, lire mille, cinquecento, l'anno 1430 il di i& Maggio. «SS?«? - . . - Questi e maggiori fondamenti può mostrare la Mensa i - $ - Episcopale di Parenzo per il JùS delle sue peschiere che attualmente possede, avendone avuto anco, altre che pre. sentemente non sono in suo potere, con riserva però iti ogni tempo d'usare le ragioni del Vescovato per la ricupera quandocumque. . v t, V E per final argomento delle azioni della Mensa che anticamente aveva la patronia di tutte l'acque non solo del territorio di Parenzo ma lungo tratto lontano da esso, ivi è una carta esistente nel libro primo Jurium Epise. dove chiaramente si vede che la Mensa di Parenzo era padrona dell' acque dal Lumè nome del Muli, no Sino al giorno d'oggi cosi detto sotto Montona, sino al Leme territorio di Rovigno. (1) V' . . .v '..<-' . ,1, 1 ALCIJIE LAPIDI SALOmiTAIE INCISE SOPRA SARCOFAGHI DELL' ANTICA NECROPOLI. D. M. i OPPIA. ETROFIME. DEF. 1 ANN. XXII. . * COIYGI. B M. FL.« CASTOR ET. SIBI i- •jv.t QVINTAE ALVMNAE , DEFVNCTAE ANN -XXVI. L. OLLIVS CERDO " 7" D. * M: ' MSEAVILIO EVTYCLETI DEF ANN XXXIII AVR MAXIMA CONIVGI INPARABIE1.B M „ POS VIT,: K A FLORIENTI/ QVI VIXIT ANN XXXV LOCVS CONCESSVS À NEVIO AVLO MARIO FORTVNATO SIGNO ASTERIO 'K ti \ 1) Nota della Redazione." Quésta casta di Eufrasio è ben ' più antica ed appartiene 'ali4 anno 543. .. . ■ » ... • '.•-.'■•• t Tipografia dèi Lloyd Anitriaeo. PVPIA. CRESCENTILLA o . , ' • VIVA. S^BLj.POSVlTj ,v ;n , , AVR. CLEMENITANVS VIXIT A^X.M'V^J1 XXIIU FLAVIA VALEN r : TINA MATER FILIO' CARISSI ; mo posvtt locvs emptvs . ,, ' ;. CYM VASO, A CTONIO PRIMO- ,.j• * yfaSk-? (Continua.") < *"" ' • (1) Il Mulino Lumè non esiste più» ma queliti contrada ... conserva sempre la medesima denominazione, di i • . Lumè. . ■ „ • • ... ' '■' * " ' ■ -Mi*'..: , » f -v Kedattor» Dr. Haiidler. )t . mx •f