ANNO XXVIII. Capodistria, 16 Luglio 1894. N. 14 R 0 VINCI A DELL'ISTRIA Esce il 1.° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior 3 ; trimestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d' interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti antecipati. LA LEGA NAZIONALE A CONGRESSO. Il campo ubertoso è affatto mietuto ; e noi ultimi venuti a compiere il più geniale dovere, ma a nessuno secondi nell' affetto alla provvida Istituzione, raccoglieremo 1' eco dei festosi e civili entuasiasmi, onde il 1 corr. fu tutta compresa Gorizia ridente e gentile. La Lega Nazionale ha segnato in quel giorno un' altra data memorabile negli annali delle nostre regioni, perocché la sua splendida attività statutaria in soli tre anni d'esistenza forni , vanto ed onore del nome italiano. Sorta nell' antesignana Trieste coli1 alto e nobilissimo intento di promuovere l'amore e lo studio della lingua italiana, la fiorente Associazione annovera oggi 75 gruppi ed oltre 16500 soci, mantiene 6 scuole e 5 giardini d'infanzia, largisce f. 3770 a candidati al magistero e al sacerdozio e possiede il cospicuo patrimonio di f. 53734.41. Al suo Congresso essa saluta orgogliosa intorno a sè i rappresentanti di 20 Municipi, di 100 società e corporazioni e di oltre 20 giornali : attestazione insigne di stima e simpatia generale. — All' eloquenza di queste cifre rifulge luminosamente nel nome della Lega la nostra coscienza nazionale, che per virtù sua si ravviva e si rafferma dovunque la lingua di Dante ci chiami fratelli, dovunque la stirpe latina senta altamente il dovere di conservare sul labbro l'impronta più sicura e fedele della sua individualità nazionale. Se mai all' avversa fortuna dei tempi, se al bisogno dell' estrema difesa la Lega ripete all' ombra della legge sì felici successi, sia pur benedetta cotesta prova suprema, [ che nel forte palladio ci tempra alle lotte più generose, che nel campo fecondo dell'istruzione popolare profonde tesori di volontà, di energie, di sacrifici, che ogni anno I ci chiama a raccolta in liete e operose adunanze. Ed è I qui che diamo prova di perfetta concordia, di civile dignità, di virili propositi, di un' azione seria ed efficace ; qui l'animo si rinfranca e s' appura nella piena armonia de' sentimenti, nell' intima compiacenza del bene compiuto, nel vincolo dolcissimo di antiche e novelle amicizie. Piena ancora la mente ed il cuore di sì care emozioni, ricordiamo con ammirazione e gratitudine profonda la parola calma e forbita del benemerito Presidente Drv Giorgio Piccoli. Alle sapienti ed indefesse sue fa-tidie sono premio ben meritato i frutti copiosi dell'attiviti sociale, il plauso unanime dell'eletta adunanza, le ; raostrazioni_di fiducia e di stima, onde si vede circondato. Destano in tutti gratissima impressione le relazioni srdP operosità sociale da parte degli egregi segretari, Avv. Sartorelli e Mandel ; e nou meno consolante ed opportuno ci sembra il rapporto del Consiglio di sorveglianza. Ma formidabile tuona l'applauso e corre un fremito in tutta ì'assemblea all'eloquio sdegnoso e rovente di Attilio Hortis, quando rivendica il nostro diritto indiscutibile all' università italiana. Efficace e cordiale il discorso del Dr. Stefenelli poiché a Trento, al cospetto di Dante, ci dava la posta ; squisitamente affettuoso l'augurio per l'illustre infermo di Cles. Vorremmo sutte narrare le vicende di quei due giorni lietissimi, descrivere il ricevimento solenne degli ospiti al Municipio di Gorizia, il teatro gremito di leggiadre signore, il famigerato eppur giocondo convito, la serie dei brindisi e fra questi l'arguzia ingenua del collega Del Bitnco, la serata incantevole all' Unione Ginnastica, troppo presto e sì bruscamente troncata, le cordiali accoglienze a Cervignano, a Terzo e Monfalcone, le sacre vestigie della romana Aquileja, l'eclissi di un luminare pusillo, il garbo delle signore di Cervignano, e poi le musiche, i banchetti, i sani entusiasmi, le gaje scarrozzate, g'i evviva, i saluti, le infinite cortesie di quella indovinata escursione nell'amena pianura friulana. Più ancora avremmo a scrivere, ma la parola non arriva a riprodurre la foga del sentimento, che tutti ci esalta per la santa Istituzione, ed alla quale con tanto cuore dedichiamo il meglio di noi stessi. La Lega, per il rapido suo sviluppo e per consenso di tutti, è ormai elevata a precipuo e necessario elemento della nostra vita nazionale ; e null'altro essa addimanda che di progredire nella sua civile missione „conscia del suo dovere e gelosa del proprio diritto." La sua esistenza, che tanto ci è utile e cara, deve formare la cura più assidua ed amorevole di quanti ne apprezziamo la sovrana importanza e gli onesti adopramenti. All'Istria specialmente, ove incalza maggiormente il pericolo, più pronto e generoso soccorre il presidio della Lega. Onde la nostra Provincia si sente affezionata a questa madre sì vigile ed amorosa, che a suo favore rivolge il profondo sentimento di solidarietà, che a sua difesa pose i propugnacoli di S. Colombano, di S. Domenica, di Colmo e di Stridone. La Lega Nazionale si merita da noi in ricambio cooperazione instancabile, tenacia e serietà di propositi, rigida disciplina e abnegazione costante. Soltanto a prezzo di queste civili virtù, che non sono ignote agl'istriani, provvederemo al prosperamento della patriottica associazione e conserveremo intatto il glorioso patrimonio nazionale finché al clangore della vittoria non spunti sui nostri paesi il giorno della pace e della giustizia. Arte e politica stilliate sulla facciata lei inoio di Capodistria Mi si chiede un articolo di fondo che tratti delle condizioni attuali del nostro partito dopo le ultime deplorate scissure; ma io, così di lontano, e senza piena conoscenza di causa mi sono tenuto finora in un prudente riservo, e neppur oggi voglio metter bocca in argomento. Io ci avrei veramente il mio debole parere, ma così eteroclito, così radicale, che non mi azzardo a buttarlo fuori. Dunqlie acpa in bocca; e per questa volta si accontentino ì lettori che io parli loro d'arte. Anche le pietre sono eloquenti; anche i muri hanno una storia, e i nostri vecchi vi scolpirono sopra a caratteri indelebili responsi di ardire e di prudenza, e le più disparate cose vi armonizzarono in una potente unità: studiamola adunque questa benedetta unità sulla facciata del Duomo di Capodistria. Eccolo là il Duomo, lo veggo sempre nella memore fantasia. Nella parte inferiore di stile archiacuto ; di sopra a lesène nella pura maniera del rinascimento. Al basso colonne tozze dai bizzarri capitelli con nicchie, volute e accartocciamenti ; la porta nel mezzo già svincolata dalle nonne della sesta lombarda, e che un sopra 1' altro sfonda, appunta i suoi archi sopra il santo protettore. Il concetto primo era ardito ; più in su forse più svelti, più leggieri, impostati sui piloni, doveano svolgersi fra un rabesco di cordoni altri fasci di colonnine, svelte, leggere, quasi iu atto di suggestionare i credenti, e di spingere gli spiriti in alto, iti alto a cantare il Sursum corda, tra il cinguettio delle rondini volteggianti nell' azzurro, intorno, sopra al massiccio campanile. Mancarono le forze, mutò la moda? chi sa. Quasi si direbbe che un secondo architetto ebbe paura di quegli ardimenti, e perciò prudente si ritrasse a tempo, cedè spazio, tirò su il muro, mezzo metro circa di là dal primo; e vi scolpì quattro lesène civettuole, pur forti, che pigliano in mezzo un modesto rosone; i) tutto nello stile del rinascimento. Ed ora un po' di storia. Quando è che sorse prima la facciata del Duomo? Non è bene accertato ; il Caprin, non so con quale fondamento, la dice opera del 1598 („Marine istriane8 pag. 110) ; quello è certo si è che nel secolo XIV non esisteva, benché a occhio e croce lo stile della facciata inferiore arieggi il fare dell' epoca. E per vero tra i senato decreti o tra le relazioni dei podestà trovasi un passo in cui è detto che l'atrio del duomo, bruciato nella guerra di Chioggia dai Genovesi, avea bisogno di essere riattato, e che così come era ridotto, nou vi si poteva tenere la solita fiera1). Il duomo, un tempo di forma basilicale, avea adunque, come tutte le basiliche, un atrio ; più tardi, prolungato il tempio, accolse anche l'atrio in un unico corpo di fabbrica, e forse alcune parti dell' atrio antico figurano nella facciata attuale. Comunque è ora buon esemplare della bizzarra riunione di due stili, con un unico intento : la maggior gloria di Dio e della patria. Salire, salire sempre alla maggior gloria del cielo era l'ideale dei mistici del secolo di Dante ; quindi le leggere cordonate, i fasci di colonne, la fuga degli archi; più tardi l'umanismo si raccoglie, e ancor libero imita le forme classiche alla maggior gloria della terra. Ma di tutta questa metafisica da franchi muratori e scalpellini il lettore sarà stucco e ristucco : passiamo adunque ai tropi e traslati d' ordine politico. È innegabile, fanno un gran bel vedere le arditezze gotiche nella parte bassa della facciata! E ') Il passo c'è negli Atti e Memorie, e l'ho riferito nella Provincia. Quando ? vattel'a pesca. Nel mare magnum degli esami non ho tempo di cercarlo,' supplisca la pazienza di qualche lettore. il mio pensiero corre ai giovani arditi e pieni di alti ideali, che sdegnano di starsene quieti e vorrebbero un po' buttar giù quelle quattro vecchie e magre lesène che da tanto tempo figurano in alto : casa vecchia ma facciata nuova, ecco l'intento. Un po' per uno, dicono essi ; lasciate provare a noi, e non avrebbero tutti i torti. Ci sono sì degli uomini rispettabilissimi (m'intendo io nelle mie devozioni), che come i capitelli delle lesène lassù, stettero immobili per anni a sostenere sopra la testa tutto il peso del tetto. Ma ad altri parrà, che non sempre qualche testa di colonna abbia tenuto saldo, e che invece per amore di una scarrozzata officiale con relativi fuochi e trionfo alla Mardocheo oggi, nell'espansione di un banchetto domani, si sia ingegnato perfino, inter pocula, ad accordare col medesimo diapason gli evviva ed i zivio. Dunque, rebus sic stantibus facciamo una buona volta così : sempre fermo il concetto dell'unità dell' edifizio, capovolgiamo la facciata, e mettiamo un po' su quelli delle linee archiacute e degli arditi ideali, tra il cinguettio dei passeri e i voli delle rondini ; e le vecchie lesène abbasso, che avranno pur sempre il nobilissimo uffizio di susurrare qualche buon consiglio dell' esperienza a chi entra, ed a. custodire la porta. E ciò anche perchè non si dica che lo stare in alto è una specie di monopolio nel nostro paese ; e che ai giovani di buona volontà sia impedito lo svolgimento delle loro forze. Badino questi ultimi però a quello che fanno, e ricordino il proverbio : non è tutto oro quello che luce ; non sono veri patriotti coloro che fanno il chiasso come don Abbondio alla morte di don Rodrigo, e ricordino i meriti sostanziali di chi si è sempre mostrato vivo anche quando don Rodrigo faceva alto e basso nella sua bicocca. Ai vecchi invece raccomando (e sono certo di essere inteso) di non fare una politica di ripicco, e di cedere per amore della fabbrica, anche quando siano offesi nel loro legittimo orgoglio. Rammentiamo tutti questa terzina stupenda d' un vecchio trecentista: „Del suo ben proprio giammai non si cura Pel ben comun combatter sempre ha voglia; E queste son le cittadine mura." Alle corte: chiesa vecchia facciata nuova. E se per tenere su la baracca, qualche lesèna ha a discendere, e qualche svelto arco a salire con una confusione di stili, a danno dell'euritmia, lasciate fare al tempo, che ci darà presto una mano di color oscuro sulle pietre troppo bianche e levigate. Queste le lezioni dell' arte sulla facciata del duomo. E per Iddio ! là dentro sempre si ha a pregare il vecchio pater noster nella lingua dei padri : in ciò non transizioni : in ciò tutti* siamo d'accordo. Quanto a far tacere qualche intruso, subito subito con un solenne interdetto, o con una scomunica maggiore, o magari con qualche colpo bene assestato con lo smoccolatojo del sagrestano, come vorrebbero i più scalmanati, che non pensano al campanajo, le sono tutte questioni d'ordine secondario. Quando nell'essenziale si è d'accordo, bisogna bene sapersi accomodare alla battuta, non perdersi a questionare alla bizantina nei dettagli; ed aspettare un rimedio dal tempo ! Che se il caso fosse poi disperato, se si volessero nuovi sacrifizi, allora, solo allora fuori tutti, e si serra bottega. Diamine ! l'Istria non sarebbe forse più l'Istria senza un po' di parlamentino ? Avete fatto tanti sogni, avete tante volte immaginato un' Istria senza le chiesuole della Liburnia. E perchè non avete col desiderio almeno sognato l'unità della provincia ? In San Giusto c' è luogo per tutti. Non voleva dirvelo ; la m' è scappata. Semper ego --:---—■—-----a---- LA REGATA DI TRIESTE \ Quest'anno, come s'era tanto desiderato, la Regata doveva tenersi nel pomeriggio, e precisamente domenica ultima scorsa, alle ore 5 '/2. L' aspettativa era grande ed enorme sarebbe stato il concorso alla geniale festa del mare, ormai entrata nelle abitudini della popolazione triestina. Il „Santorio", partito da qui in gita speciale, portava alla volta di Trieste una eletta accolta di cittadini, desiderosi di assistere alla gara a cui anche quest'anno si cimentavano i canottieri capodistriani. A bordo regnava la più bella animazione, e mentre le signore, numerosissime, conversavano allegramente, gli uomini, fatto circolo intorno al gruppo di canottieri, li assediavano di domande, facendo le solite più o meno fallaci previsioni sull'esito della Regata. Per l'animato conversare nessuno s' accorgeva del tempo che andava man mano peggiorando. Ma quando si giunse all'imboccatura del vallone di Muggia, il vento cominciò ad infuriare, ed i grossi nuvoloni che s'erano addensati da tramontana s'avanzavano minacciosi; tanto che si fece a pena in tempo di approdare al molo S. Carlo per ripararsi dalla furia dell' uragano che scoppiò poco di poi. La Regata fu di conseguenza sospesa, e le corse II, III, IV, e VI del Bando, furono rimandate al lunedì mattina, alle ore 6'/2 ; mentre la I e la V (gare sociali) furono tenute appena ieri. — I canottieri dovettero pernottare a Trieste ed i gitanti, col dispiacere di aver così perduto il tanto desiderato divertimento, fecero ritorno a Capodistria lasciandoli coi più affettuosi saluti e coi migliori auguri. — Lunedi mattina, all'ora stabilita, tutte le imbarcazioni si trovarono sul campo di Regata. Soffiava bovino fresco ed il mare era alquanto agitato. Tuttavia le corse ebbero principio verso le 7. — I. Canotti di corsa a quattro remi (outriggers). Premio Saturnia. Partono tutti cinque gli iscritti: Eintracht, Adria, Esperia, Unione Ginnastica e Quarnero. L'Adria si ritira dopo 300 metri di percorso, causa indisposizione- di un canottiere. Arriva prima al traguardo 1' Unione Ginnastica, seconda P Eintracht, terza V E-speria, quarto il Quarnero. Record : Unione Ginnastica 10'.25"; Eintracht 10'.45"; Esperia 10'.57"; Quarnero ll'.7m/5. — II. Canotti a quattro remi (gara di iuniores) — Premio Società delle Regate. Si presentano allo start tutti gli iscritti : Unione Ginnastica — Trieste, Libertas — Capodistria, Esperia — Trieste, Società canottieri fiumani — Piume. — I canottieri capodistriani partono con uno spurt di 40 colpi al minuto — non di 46, come ha creduto vedere qualche reporter triestino, voga che sarebbe quasi impossibile e, per lo meno, non fu mai da essi adottata — e guadagnano in breve il primo posto, seguiti a bastanza da presso dai valenti canottieri dell' Unione Ginnastica. Vengono poi i canotti dell' Esperia e dei Canottieri Fiumani. I capodistriani però, avendo le scalmiere aperte (vecchio sistema), soffrono molto nella voga causa il mare già grosso; e, durante il breve percorso, hanno ben cinque volte il remo fuori della scalmiera. Pur tuttavia tengono la testa fino a 300 metri dal traguardo. — A questo punto soffrono una avaria, e sono costretti a fare leva-rem per ripararvi alla meglio: il sedile della terza voga era andato in pezzi. Nel frangente, il canotto della Ginnastica, con un vigoroso spurt li sorpassa; e quando i capodistriani, ripresa alla meglio la voga, proseguono la corsa, non riescono a raggiungerlo; arrivano però ottimi secondi. — Arriva terza P Esperia ; il canotto, dei fiumani non passa il traguardo. Record: Unione Ginnastica 11'.31 "V5; Libertas 11'.41"; Esperia 12'.5"V8. — Campionato dell'Adriatico: shiff. Sono allo start tre degli inscritti: Depangher del Club Libertas, Picciola della Saturnia, Podner dell' Esperia. Ad onta del mare molto agitato e del forte vento contrario, lo starter dà il segnale di partenza. Picciola, molto abile vogatore anche col mare agitato, fila diritto e s'avvantaggia tosto sugli altri. Depangher, che ha il gavitello più a mare ed uno shiffs colla prora molto sollevata, per scansare l'impeto delle onde e ripararsi sotto la riva, traversa il campo di regata all'altezza di Cedas, perdendo molto tempo in questa manovra col mare di fianco. Quando giunge in mare più calmo, attacca una voga vigorosa, sorpassa Podner, ma non arriva a tempo di raggiungere Picciola che s'è di molto avanzato nella prima parte del percorso. Record: Picciola 13'.34"; Depangher 14'.53"; Podner 15'.42". — Infrattanto, il mare s'è fatto addirittura impossibile, e il vento infuria; per cui, attese le proteste di vari partecipanti, la corsa viene sospesa e rimandata alla mattina di martedì. Gli outriggers, lottando col mare, riparano a stento nel porto di Cedas, carichi d'acqua. Martedì mattina, con mare perfettamente calmo, s'è potuto finalmente correre la gara più importante del Bando: il Premio Barone Curro per outriggers, che era difeso dal Turnverein Eintracht. Si presentano allo start: l'Unione Ginnastica, 1' Eintracht N. 1, V Eintracht N. 2, V Esperia, il Club Libertas. Due degli iscritti non sono comparsi. Tutti partono con slancio, ma 1' outrigger del Libertas, attaccando una voga di 40 colpì al minuto, che conserva per la metà del tratto e poi riduce a 38, si mette tosto alla testa. A due terzi del percorso la Ginnastica, visto che i capodistriani si avvantaggiano troppo, sforza la voga, e a circa 150 metri dal traguardo li raggiunge. E qui si impegna una lotta accanita, bordo a bordo, lotta che finisce colla vittoria della Ginnastica. Ottimo secondo il Club Libertas. La splendida gara è seguita dal pubblico col più j vivo interesse, ed entrambi gli armi vengono accolti j da entusiastici applausi. — Record. Unione Ginnastica 10'.6"; Club Libertas \ 10'.14"75; Eintracht 1.10'.29"75; Eintracht II. 11'.36". j Ed ora due parole di felicitazione ai nostri bravi 1 canottieri, e qualche osservazione che ci permettiamo rivolgere alla solerte Direzione della Società delle Regate, j Il nostro Club di canottieri, sorto alcuni anni or j sono con modeste pretese, ha fatto in breve tempo pro- ] gressi meravigliosi, date le condizioni ed i mezzi limitati di una città di provincia. E quest'anno s'è già j trovato in grado di partecipare con onore alle gare più ! importanti del Bando- — Fu poi oltremodo apprez- \ zato nei circoli sportivi il successo da esso ottenuto ] nella corsa in outrigger, essendo risaputo che il Club appena da una stagione trovasi in possesso di tale imbarcazione, che richiede lungo ed accurato esercizio per j lo speciale sistema di voga. Tanto più adunque dobbiamo essere soddisfatti dei risultati dell'ultima Regata, che ci fanno sperare per 1' avvenire maggiori successi, ove non vengano meno nei nostri bravi giovanotti il buon volere e la serietà di propositi di cui hanno dato finora splendida prova. — 1 Vorremmo poi raccomandare alla Spettabile Direzione della Società delle Regate maggior esattezza nella misurazione del „tratto di regata"; potendo talvolta riuscir fatale ad un armo che, a tenore del Bando, s'è allenato sopra un „tratto" di 2500 m. ed ha preso tutte i le disposioni tittiche per tale percorso, il trovarne di sorpresa uno di oltre cento metri più lungo — com' è stato quest'anno il caso. — E poi, di non permettere la partenza delle imbareazioni più leggere, specie degli skiffs, con mare agitato, riuscendo in tali condizioni impossibile un esatto giudizio sulla bravura dei regatanti — come ne fan prova i records poco lusinghieri conseguiti quest'anno e Panno scorso, quantunque gli shiffs fossero montati da valenti canottieri. — Chiudiamo col tributare il ben meritato encomio al Presidente del nostro Club, Avv. Felice Bennati, che con ammirabile solerzia e personale abnegazione raccoglie si lusinghieri risultati; e facciamo voti ecc. che anche gli altri Club nautici dell' Istria, scosso il letargo che li ha sopraffatti, riprendano la loro attività, e si facciano vedere alla prossima Regata a fianco del valoroso Club Libertas, a tener alto il prestigio della gioventù istriana. — ILnT otizie Il giorno 1 luglio corr. ci venne intimato il seguente Ordine aperto di sequestro del N. 12, 16 giugno pp., del nostro periodico : ORDINE APERTO Al Signor Luigi Luches ». r. segretario distrettuale — Loco Ella viene incaricato di recarsi tosto nei locali di Redazione ed amministrazione del giornale „La Provincia dell' Istria" e nella stamperia Cobol e Priora e di praticare il sequestro di tutti gli esemplari ivi tro-vantisi del N. 12 di data 16 giugno a. c. del suddetto giornale estendendo il sequestro alla relativa composizione tipografica, apponendovi il suggello d' ufficio e decomponendo, assenziente il tipografo, i tipi. A tale misura diede motivo 1' articolo inserito nel surriferito giornale 11 Congresso della Società Politica Istriana. Capodistria 1 luglio 1894 L'I. R. Capitano distrettuale Schaffenhauer m.p. L'Istria del 30 giugno dee. venne sequestrata dall'i, r. Procura di Stato di Rovigno. Diede motivo al sequestro l'articolo: „Le nomine dei nuovi giudici distrettuali." L' Onor Avv. Domenico Eragiacoino dichiarava pubicamente di non riaccettare il mandato di deputato provinciale, riconfermatogli contrariamente a questa sua determinazione nelle recenti elezioni suppletorie. La fiorente Società Operaia Triestina celebrava jeri degnamente il 25°. anniversario di vita sociale. Non tardiamo di inviare alla forte Associazione le nostre più calde felicitazioni ed auguri, e riserbandoci di scrivere più diffusamente della festa memorativa, ringraziamo di cuore la spett. Direzione sociale del cortese invito. Domenica, 8 and., in cui ricorreva il centenario della nascita dell' illustre scienziato, Trieste inaugurava nel giardino publico, che porta il di lui nome, il busto marmoreo di Muzio de Tommasini alla presenza del Podestà, delle direzioni delle società scientifiche e di buon numero di persone. Il busto, fattura egregia del Barcaglia, sorge sopra uno zoccolo di severa eleganza scolpito dal Conti. Il presidente del Comitato per il monumento, on. Burgstaller rammentò le benemerenze del Tommasini e ne consegnò il busto al Comune, per il quale rispose analogamente il Podestà. A mezzodì, nella sala della Borsa, l'egregio Dr. Carlo de Marchesetti ne commemorò da par suo dinanzi ad eletta adunanza, la vita operosa quale scienziato, cittadino e Podestà di Trieste, facendo risaltare dalla di lui relazione epistolare con Domenico Rossetti, il grande amore del Tommasini per la nostra lingua, che volle usare nel discorso di presentazione quale direttore del ginnasio tedesco dello Stato. Il di lui figlio, cav. Antonio de Tommasini, non poteva più degnamente onorare in questa occasione la venerata memoria del suo genitore, rimettendo al Podestà la somma di 1. 200 a favore del fondo per 1' u-niversità italiana da istituirsi a Trieste. E noi registriamo con sincera compiacenza quest'atto nobilissimo, perchè suona omaggio eloquente ad un voto legittimo delle nostre terre italiane. Gentilmente pregati dall'i, r. procuratore di Stato in Rovigno, on. Dr. D' Anna, e non senza farci interpreti del vivo favore, ond' è salutato nella Provincia il sorgere della nobile e pietosa istituzione, rendiamo noto che addì 26 di questo mese, alle 6 pom. avrà luogo nella sala municipale di Rovigno un' adunanza per discutere ed approvare lo statuto della società di patronato a favore dei carcerati e delle loro famiglie bisognoso. ----S^gj^glp^S----- Cose locali Addì 9 di questo mese finirono nel nostro Ginnasio gli esami di maturità, tenutisi sotto la presidenza dell'i, r. ispettore scolastico prov. Vittorio Leschanofski. Ottenne attestato di distinzione Giovanni Bartoli di Albona; e vennero licenziati maturi : Giacomo Babuder, Guido Bencich, Giuseppe Marsich, Enrico Rosmann e Antonio Vattovaz di Capodistria, Giuseppe Gandini e Luigi Zorzini di Trieste, Giovanni Bercich di Barbana, Mauro Depiera di Antignana, Ottavio Haracich di Lussin-piccolo, Domenico Sponza di Rovigno ed Ernesto Fortuna di Visignano. Quattro studenti furono rimessi ad un anno ed uno a due mesi. Il giorno 6 corr. si chiuse qui il mercato dei bozzoli. Ne furono venduti chil. 21421.80 per un valore di f. 21410.24. 11 prezzo massimo fu di f. 1.30, il minimo di s. 70, 1' adeguato generale di s. 99.95/00 al chilogramma. A favore della Lega Nazionale — Gruppo Locale — vennero rimessi dall' onor. Direzione del Club nautico Libertas f. 11. raccolti durante la cena, offerta sabato 14 and. in onore dei bravi canottieri, che si provarono alle ultime regate. — -m- Al mietitore segua l'aratro di ferro Chi ha seguito l'ottima pratica della mietitura ! precoce, utilissima massimamente per quelle varietà di ' frumento, che, come la Rieti, facilmente si sgranano, in questi giorni attenderà alla trebbiatura e ventilatura del grano, per indi desumerne la concreta riuscita della raccolta. Il nostro frumento è già sul granaio. Riservandoci di riferire sull' esito delle prove comparative coi concimi chimici, qui ripetute, tosto che saranno allestite le tabelle riassuntive, possiamo fino d' ora assicurare, che le differenze, anche in questo anno, e malgrado si trattasse di frumenti di ristoppio, furono spiccatissime. Ora è dunque tempo, che i nostri egregi collaboratori in codeste prove veglino essi pure in persona alla mietitura ed elaborazione del prodotto delle particelle sperimentali, seguendo le particolareggiate indicazioni dello schema generale, che già hanno ricevuto. — Badino sopra tutto a non fidarsi di terze persone poco curanti e gelose della fedele e genuina constatazione dell1 esito dell' esperienza, o quanto peggio di chi si mostrasse animato da spirito d'opposizione sistematica per siffatte novità, da molti male vedute e contrariate. Non lo diciamo per mera ed inopportuna smania di sofisticare ; ma per intima persuasione. A chi conosce un poco addentro la storia delle prove agrarie attivate senza il diretto controllo dell' interessato, saranno noti infatti molti casi di esperienze in grande, dove il capoccia, in ultimo, si trovava imbarazzato ad indicare in quali campi si dovessero rintracciare le risultanze delle prove ; saprà di certi concimi chimici dispersi ai venti, come le ceneri dei reprobi ; e di altre di quelle polveri diaboliche, sacrificate a Nettuno, giù nell' immaculata purità del mare. — Il progresso agrario non si consegue senza acerbe lotte, senza gravi sacrifizi, senza una vera opera di apostolato: si disperi di altrimenti venirvene a capo. Così sempre fu, e così sempre sarà, infuso a che l'uomo sarà uomo, e il contadino sarà contadino. Il progresso deve discendere dall' alto, e non già assorgere dai bassifondi della plebe rurale ! Al mietitore segua l'aratro di ferro. E qui qualche centimetro di più nella profondità del solco, un rovesciamento delle zolle meno incompleto, e il poderoso concorso della sferza del solleone ; tanto già basterebbe a svelare da per tutto i reconditi tesori della nostra madre terra, e a cantare in tutta la Provincia un altissimo inno ai trionfi delle estive e profonde arature. Invece i nuovi e potenti aratri di ferro, gratuitamente diffusi da dieci anni in ogni distretto, tuttora sogghignano ironicamente sotto le polverose tettoie, dove si coprono di un vergognoso ammanto di ruggine. Forse il consigliare, come facciamo, il lavoro profondo, appoggiandoci a ragioni intuitive semplici e banali, non vale a raggiungere il nostro scopo. A commuovere ed esaltar le turbe, bisognerebbe fare appello di uuovo ai miti ed alle favolose leggende. Talché mal forse non si apponeva chi, disgustato da cotanta apatica caparbietà, voleva che, lasciato in disparte ogni ragionamento scientifico od intuitivo, si facesse seguire l'aratro di ferro da un giullare; il quale, cospergendo di miracolosa polvere le riarse e ben capovolte zolle, bandisse ai quattro venti le recondite potenze di nuovi filtri magici, le nascoste virtù di nuovi congiungimenti di astri, o le paurose conseguenze dell' urto delle code di nuove comete, richiamando i fedeli ad adorare Saturno e la Dea Cerere. E per verità a poco vale ripetere che il lavoro profondo estivo ha la virtù di sprigionare nuovi elementi nutritivi assimilabili dal seno delle particelle di terra e di roccia : di fomentare la moltiplicazione di quei microbi avidi di aria, cui è dovuta la nitrificazione e l'arricchimento in generale del suolo, di principi! azotati tolti all' atmosfera : di contrariare invece lo sviluppo di quegli altri microbi nemici dell'aria, che distruggono e disperdono nel suolo le combinazioni azotate assimilabili dalle radici : di combattere le larve degli insetti nocivi e i semi delle malerbe : di sciogliere e di rompere l'argilla compatta, e via via. — A cotali ragionamenti non si presta fede alcuna. La mancanza delle più elementari cognizioni delle scienze naturali, non solo nel volgo, ma soprattutto nelle classi colte della gente rurale, fa prive di valore e di senso ai più, parole di tal fatta. Ecco perchè le condizioni della lavorazione meccanica del suolo in Istria sono tuttora miserabili, e degue-dei tempi dei Barbari. E ciò in una provincia poverissima di concimi ; eppetò più che mai abbisognevole dell' efficace potenzialità del lavoro. Il pungolo del bisogno risolverà anche questo problema. Per la rottura della stoppia raccomandiamo Paratrone aquila N. 22, per 4 o 6 buoi, disponibile presso i depositi consorziali di Montona, Buie e Pinguente; e per minori profondità di lavoro, l'aratro aquila N. 20'/2 dei depositi di Montona, Capodistria, Dignano, Pola, Albona e Veglia. Se il terreno fosse troppo duro per immettervi direttamente il vomere dell'aratro, si faccia precedere il lavoro da una estirpatura o scarificatura, adoperando 10 estirpatore o lo scarificatore casalese, disponibile nei depositi consorziali di Dignano, Pola, Albona, Castua, Castelnuovo, Cherso e Lussino. A maggiormente approfondire il solco, gioverà il Ripuntatore, di cui posseggono un esemplare i depositi di Montona, Buie e Pola. A frangere le zolle rimaste troppo grosse, varrà 11 lavoro del Frangizolle americano a dischi taglienti di acciaio, consegnato ai depositi di Montona e Buie. Ed ecco qui già enumerata una bella serie di strumenti aratorii modernissimi e potentissimi, gratuitamente posti a disposizione di chiunque voglia prendersi il disturbo di domandarli in prestito. Ma chi si prenderà mai tanto disturbo ? Parenzo, 7 luglio 1894 Hugues ---—Süß—-- Appunti bibliografici Archeografo triestino edito per cura della società del gabinetto di Minerva. Nuova serie vol. : XIX Fascicolo II. Luglio-Dicembre 1898. Ecco appunto un altro volume dell'Archeografo, che da Trieste raccoglie memorie, notizie, documenti, per servire alla storia di Trieste, del Friuli, dell' Istria, quanto a dire di tutta la regione giulia di qua dalle Alpi. Prima di tutto vi leggo 10 studio del Dottor Rossetti — Delle saline di Trieste. Considerazioni sulla loro storia e legislazione — Documenti, (continuazione). Il Rossetti patrizio, avvocato e civico procuratore triestino ci fa i suoi studi in buon italiano, ma i documenti non occorre dirlo, sono tutti (meno uno in francese, dei tempi napoleonici) stesi in un tedesco da cancelleria aulica, e pajouo messi lì a ricordare agli altri lettori istriani, il marzocco del ponte di Zaule. Ma i nomi dei proprietari di quelle saline : i De Fin, Dell'Argento, De Burlo, de Leo, de Giuliani, e perfino il pievano Dolcetti sono tutti nomi italiani, e di gente ne' cui magnanimi lombi scorreva il sangue purissimo, celeste delle tredese casade. Ed io mi rammento di aver veduto un de Burlo reggere il gonfalone di San Giusto nella processione teoforica davanti al Municipio, allora Magistrat', con molta compiacenza additatomi e con relativo gonfiamento di gote dall'illustre Kandier, degno successore del Rossetti nella carica di civico procuratore, carica di cui il bravo uomo a quattro occhi, con gente per la quale e della lega, si compiaceva moltissimo.- Saltiamo a piè pari 1' articolo dei sali, e i decreti abbassati al Magistrat per dire della — Storia di Montona con appendice e documenti del prof. Luigi Morteani, il quale continua con la ben nota erudizione a narrarci la storia della sua Montona; che e nel presente capitolo X — Cultura — a persuadere tutti del sentimento d'onore e di dignità del montonese consiglio ci racconta la storiella del bastone veneto di legno bianco, lungo circa tre piedi con manubrio, con anella d'argento, sormontato dal fiero veneto leone, con cui il podestà prendeva l'investitura: bastone regalato per consiglio del barone Carnea Steffaneo all' Imperatore Francesco I con la variante dell' aquila sostituita al fiero leone : visibile il tutto anche oggi nel tesoro imperiale a Vienna. Che il barone Steffaneo abbia asportato quadri e oggetti d'arte dalla provincia, e portato via quadri per creare conti, come si diceva in provincia, e tutto ciò sia parso bello e dignitoso al sullodato Conte nell' alta pecoraggine stia, considerate le mitiganti del tempo e dei luoghi, pare anche a noi spiegabile spiegabilissimo. Ma che .atto questo si racconti oggi, senza neppure una parola di riprovazione, via, diciamolo schietto, ci parve un po' strano anche in un severo studio stoico del prof. Morteani che del resto ci ha dato jià tante prove di essere animato dal più squisito sentimento patrio. Perchè intendiamoci, non ci dà 11 nervi il fatto di quel podestarile bastoncino lungo ! re piedi con manubrio ora depositato a Vienna Lo stesso diremmo se si trovasse a Roma sormontato dalla croce di Savoja, o a Berlino, con l'elmo, o magari a Pechino sormontato da qualche dragone chinese : noi quel bastone lo vorremmo semplicemente a Montona accanto all' altare portatile dell' Al-viano, e col so bravo e fiero leone in cima: intesi. Segue il Morteani a dire delle famiglie nobili inon-tonesi, dei Polesini, ora stabiliti a Parenzo, ma oriuudi di Montona, e di cui dà l'albero genealogico ; delle scuole, degli uomini illustri ecc. ecc. Tra i proverbi e modi di dire del popolo montonese noto i seguenti che mi pajono singolari. „Ti xe svelto come la mola de sotto" (perchè sta ferma). — La bora xe el mercante del fango. — Tempo fatto de notte, dura fin che le lasagne xe cotte. — Boba de preti, de avvocati e de spezieri, terza generazion, non possidebitur. Con speciale cura il Morteani raccoglie quanto il triestino Albino Zenatti ha scritto sul chierico Andrea Antico da Montona compositore e stampatore di musica nei primi anni del secolo XVI. (Vedi Archivio storico per Trieste, l'Istria ed il Trentino). Seguono le tabelle coi nomi dei Podestà veneti, dei Pievani, indi statuti e documenti. Lo studio del bravo Morteani volge al termine ; e ci lascia il desiderio di rileggerlo unito in un bel volume, che illustrerà degnamente la poetica cittadella. Ed ora del Prof. Alberto Puschi che discorre da par suo di alcune monete veneziane, di altre che furono scoperte a Monfalcone, di una moneta inedita dei vescovi di Trieste e di altre scoperte numismatiche. Il primo studio — articolo bibliografico — rende conto di una importante pubblicazione : — Fapadopoli Nicolò : Le monete di Venezia descritte ed illustrate coi disegni di C. Kunz. Parte prima : Dalle origini a Cristoforo Moro — Venezia. Organin 1893. (In 4° pag. X e 424, con 16 tavole e figure nel testo). Non è un fuor d' opera, e 1' Archeografo pubblicando questo articolo non è uscito dalla cerchia delle sue attribuzioni, perchè all' opera del Papadopoli pose mano il compianto triestino Carlo Kunz, che ebbe fama di sommo nell'arte di effigiare gli antichi nummi; senza dire che iu questa recensione il Puschi parla d'un libro che ha stretta relazione con cose nostre, ed ha così agio di mostrare ai profani quanto possa la numismatica giovare all'intelligenza della storia, e a portare lume sulle più intricate questioni. E per vero la moneta veneziana : lira di piccoli o lira veneta, la lira di grossi, il ducato d' oro elevato in Europa a grado di moneta universale, fu usata a Trieste per molti secoli tanto negli affari del popolo, quanto in quelli del comune. La gravissima questione poi lungamente discussa j della sudditanza della Repubblica Veneta all' impero bizantino prima e al franco poi trova una soluzione con lo studio delle monete più antiche, e specialmente di quella che ha nel dritto la scritta : — HLVDOVVICVS IMP ; e nel rovescio VENE-CIAS MO-NETA. Tra gli storici veneziani che, spinti da amor patrio, negano qualsiasi sudditanza della rep-pubblica ne' suoi primi tempi ai due Imperi, e gli altri che sostengono una assoluta dipendenza, il Puschi col Promis ed altri scrittori batte la giusta via del mezzo, e ammette nei Veneziani secondo lo spirito del tempo il riconoscimento dell' alto dominio dell' Imperatore considerato come il capo temporale del mondo cristiano : liberi sempre di mestare in casa come meglio loro piacesse. Che questo riconoscimento fosse poi un' alta idealità, e in pratica meno che zero, noi Istriani ne sappiamo qualche cosa. Confesso però che in un altro punto non so acquetarmi al giudizio del Puschi. Egli dice che nella guerra coi Franchi gli avvenimenti non furono per Venezia propizi quanto ce li dipingono i suoi storiografi. „Da Eginardo che fu contemporaneo e da Costantino Porfirogenito, vissuto poco dopo e per la sua condizione più del primo degno di fede, sappiamo che Pipino fu veramente battuto dai Veneziani, e che non pertanto riuscì ad impossessarsi di Venezia, costringendola a pagare annuo tributo." (pag. 490). Come Pipino, dopo di essere stato battuto dai Veneziani, e per poco affondato co' suoi in palude, sia riuscito a impossessarsi d'una città vincitrice, è un asserto che stento capire. Perdere e vincere nello stesso tempo, non si puote „Per la contraddizion che noi consente!" Probabile invece che i Veneziani, dopo aver picchiato per bene i Franchi, per levarseli dai piedi, abbiano promesso di pagare annuo tributo, quale un attestato dell' alto dominio dell' imperatore ; dominio che nessuno negava. In ogni modo è questione difficile, e vuol essere studiata. Nel secondo studio il Puschi ci dà contezza del — Ripostiglio di Monfalcone, cioè di un te-soretto di duemila e più monete trovate a Monfalcone, nella Via del Duomo, in prossimità dell'area che altra volta era occupata dal palazzo prima dei Patriarchi e poscia dei podestà veneti, e non lontano dal siW dell' antica porta che metteva a marina, (pag. 510). Il lettore sa che tra le anomalie di confine c' era anche questa di Monfalcone veneto tolto in niezzo da terre imperiali, e posto, relativamente a Venezia, di là dall' Isonzo. Il tesoro scoperto contiene monete dei Patriarchi: Gregorio di Montelongo, Raimondo della Torre, Pietro Gerra, Ottobono de Razzi ; monete veneziane, e dei Conti del Tirolo. Tra le veneziane si trovano esemplari dei famosi grossi o matapani istituiti sotto il dogato di Enrico Dandolo, e che per l'argento finissimo ed il peso furono accolti da per tutto ; e falsati dal re di Rascia o Serbia, del quale Dante disse che „male aggiustò il conio eli Vinegia Vegga il lettore quanto antico sia il vezzo-dei poverini slavi di fare di queste carezze all' ab-borrita razza latina ! Da ultimo abbiamo dal Puschi stesso un cenno su — una moneta inedita dei vescovi di Trieste, e su altre scoperte numismatiche a Verteneglio e a Sterna (P antica Cisterna) su quel di Buje, nella casa d'un contadino. Nella cantina a poca profondità del suolo si trovarono due bellissimi pezzi d'argento di Clemente XII, e due sacchetti laceri, dei quali V uno conteneva 60 zecchini veneti, e l'altro 496 ducati d'argento. Gli scopritori sostengono che un sacerdote, loro antenato, vissuto nel secolo scorso, abbia morendo confessato di aver nascosto nella casa un tesoro, senza però precisarne il sito. I famosi cercatori di tesori non hanno dunque tutti i torti, se si scaldano talvolta la testa. Nei luoghi di confine poi, come a Monfalcone, causa le continue guerre nei secoli scorsi tra Veneziani ed Austriaci, e le frequenti scorrerie di Turchi ed Uscocchi, era naturale che que' poveri abitanti mettessero in sicuro il sacchetto. Il Prof. Alessandro Morpurgo ci dà un' ottima recensione dell' opera sul vescovo Vergerio di un tedesco, il Dr. Friedrich Hubert — Vergerio' s publizistische Thätigheit nebst einer bibliographischen Uebersicht. Vandenboeck e Ruprecht 1893. In Italia, il primo a confortare il nome del Vergerio, che giacque per le accuse del Muzio, iu Gian Rinaldo Carli seguito poi dal Canonico Stancovich; dal Cantù e in questi ultimi anni dal Ferrai che ne studiò il processo, di cui abbiamo dato uno spoglio nella Provincia, e che diede occasione a Gedeone Pu-sterla di pubblicare un opuscoletto molto importante. Va da sè che la Germania dovea occuparsi con predilezione del Vergerio; ed ecco che dopo varie opere eruditissime abbiamo in questa del Hubert un ottimo studio sull'illustre giustinopolitauo. Commendevole è poi l'equanimità dell'autore, il quale, benché protestante, vede sempre giusto, e dà torto e ragione a tutti, senza consultare i registri della parrocchia. Vegga adunque il lettore quanto sia e per copia e profondità di scritti, importante anche questa pubblicazione dell'Archeografo triestino. 1_P. T.