received: 2010-05-05 UDC 316.7:070.15(497.58)"1844/1849" original scientific article LE RELAZIONI ITALO-CROATE: (RI)COSTRUZIONE DELL'IMMAGINARIO CULTURALE IN 'ZORA DALMATINSKA' (18441849) Ana BUKVIC Università degli Studi di Zara, Dipartimento d'Italianistica, Obala kralja Petra Krešimira IV. 2, 23000 Zadar, Croazia e-mail: abukvic@unizd.hr SINTESI Questo studio è indirizzato verso la (ri)costruzione dell'immaginario culturale nel contesto delle relazioni italo-croate in "Zora dalmatinska" (1844-1849). La (ri)costruzi-one dell'immaginario culturale della rivista risorgimentale dalmata (ilprimo periodico di questo genere in Dalmazia e il terzo in Croazia in seguito a "Danica" e "Kolo") consente sia la creazione di un dizionario delle immagini culturali dell'altro/dell'italiano, sia la presentazione della programmazione e dell'incongruenza delle immagini, che la loro referenzialità. L 'immaginario culturale che parte dalle immagini dell'altro nell'ambito della propria realtà culturale verrà (ri)costruito esaminando gli aspetti territoriali, lin-guistici e culturali dei diversi contributi più salienti allo scopo di rivelare e determinare sia la dinamica delle auto/eteroimmagini, sia l'autodefinizione dell'identità dalmata in rapporto con la cultura estranea/italiana. Parole chiave: "Zora dalmatinska", Dalmazia, Italia, immaginario culturale, autoimma-gine, eteroimmagine, identità, alterità, 'proprio', 'altrui' CROATIAN-ITALIAN RELATIONS: (RE)CONSTRUCTION OF THE CULTURAL IMAGERY IN 'ZORA DALMATINSKA' (1844-1849) ABSTRACT This paper aims at the (re)construction of the cultural imagery in the context of the Croatian-Italian relations in the journal "Zora dalmatinska" (1844-1849). The reconstruction of the cultural imagery in "Zora dalmatinska" (the first journal of its kind in Dalmatia and the third in Croatia after "Danica" and "Kolo") allows both the creation of the dictionary of cultural images of the Other - Italian, and the demostration of the image's cultural and historical contextualization, its verity/falsity and its referentiality. Taking into consideration that cultural imagery is based on the image of the Other within its cultural reality, the reconstruction is carried out by examining the territorial, linguistic and cultural aspects of various contributions aiming at the revelation of self-images/ 175 Ana BUKVIC: LE RELAZIONI ITALO-CROATE: (RI)COSTRUZIONE DELL'IMMAGINARIO CULTURALE ..., 175-188 hetero-images and at the self-definition of Dalmatian identity in relation to the foreign/ Italian culture. Key words: "Zora dalmatinska", Dalmatia, Italy, cultural imagery, autoimage, heteroimage, identity, alterity, 'own', 'other' I. La rivista "Zora dalmatinska" contrassegno l'inizio del risorgimento nazionale in Dalmazia. Nacque per l'impresa dei tipografi di Zara, fratelli Battara,1 sotto la direzio-ne di Ante Kuzmanic da Spalato, professore d'ostetricia a Zara. La rivista settimanale venne pubblicata dal I gennaio 1844 fino al 25 giugno 1849 in lingua croata.2 Fu redatta da Ante Kuzmanic3 (1844, 1846-1849), Ivan August Kaznačic (1845) (Stojan, 1995) e Nikola Valentic (1846).4 "Zora dalmatinska", la prima rivista risorgimentale in Dalmazia, fu un messaggero dalmata destinato sia a diffondere l'educazione morale e le conoscenze agricole in lingua popolare, sia ad ottenere il riconoscimento ufficiale di questa lingua. Prenden-do in considerazione il contesto storico-culturale, ma soprattutto linguistico dalmata di quell'epoca, si conclude che l'impresa di Ante Kuzmanic e dei fratelli Battara fu davvero audace e valorosa. Convincere i dalmati ad adoperare la lingua materna5 nelle situazioni quotidiane e nella letteratura era un obiettivo straordinariamente difficile da raggiungere.6 1 I fratelli Battara, precisamente Pietro e Francesco Napoleone, pubblicizzarono la loro rivista prima della sua uscita sulla locale "Gazzetta di Zara", ma anche sulla "Gazzetta privilegiata di Venezia" il I dicembre del 1843. 2 La pubblicazione della rivista "Zora dalmatinska" fu approvata dal governo austriaco a condizione che si trattasse di una rivista esclusivamente letteraria-dilettevole che avrebbe contribuito alla divulgazione della lingua popolare ed evitato il connotato politico (Maštrovič, 1959). 3 Il profilo di Ante Kuzmanič, benvisto dal governo austriaco per la sua condotta impeccabile dal punto di vista politico, morale e religioso, contribuisce ad ottenere l'approvazione del governo austriaco. Vjekoslav Maštrovič presenta il contenuto preciso della richiesta dei fratelli Battara del 1842 per ottenere il permesso per la pubblicazione, il quale fu ottenuto dopo la seconda richiesta del 1843 (Maštrovič, 1959). 4 Gia dal primo semestre erano nate delle incomprensioni fra gli editori e il redattore Ante Kuzmanič, fintantoché, alla fine, non si separarono. In generale, l'alternanza dei redattori in cosi breve periodo lascia l'impressione che il ruolo della "Zora dalmatinska" non fosse ben stabilito, il che risulta evidente dall'ideazione di ogni annata. Sotto la redazione di Nikola Valentič e particolarmente di Ivan August Kaznačič venne pubblicata la maggioranza delle traduzioni dei testi letterari. Ambedue i redattori curarono l'interesse per ristabilire i legami con le letterature straniere, il che e visibile nella premessa della seconda annata dove si definisce esplicitamente lo scopo di presentare ai dalmati la letteratura straniera (Zora dalmatinska, 6. 1. 1845, 1). 5 Nella definizione della lingua si preferisce l'attributo croato (Hervatski jezik) al posto dell'illirico (Ilirski) o dello Slavo (Slavjanski) che erano le voci inventate dai dotti e non dal popolo (Maštrovič, 1959). 6 La classe intelletuale dalmata di quell'epoca studiava nei licei classici italiani e nelle universita italiane e sempre in lingua e in cultura italiana. L'unico pubblico sul quale poteva contare Kuzmanič era il clero, intendo dire i preti ed i monaci, educati nei seminari e monasteri di Zara (Novak, 2004). Ana BUKVIC: LE RELAZIONI ITALO-CROATE: (RI)COSTRUZIONE DELL'IMMAGINARIO CULTURALE ..., 175-188 La (ri)costruzione dell'immaginario culturale della "Zora dalmatinska", del vangelo slavo,7 si svolgerá nell'ambito dell'ideologia risorgimentale e del processo formativo della nazione, ossia dell'identitá nazionale.8 Questo processo viene definito un processo dialogico - differenziale perché si concretizza in relazione ad altro cioe si presenta radicato nel continuo confronto con chi e esterno alla propria comunitá (Gnisci, 2002). L'ambito proposto dell'analisi imagologica e potente e diretto alla trattazione delle immagini del proprio e dell' estraneo (dell'italiano), in altre parole alla trattazione delle auto/eteroimmagini emergenti dalla programmazione territoriale, linguistica e culturale. Prestando attenzione semplicemente all'eco scatenata dalle parole risorgimento - iden-tita nazionale, diventiamo consapevoli della rilevanza che le auto/eteroimmagini - sia positive, sia negative - hanno sul processo di formazione di una nazione. Il rapporto tra le auto ed eteroimmagini e un continuo confronto che muove dall'identitá all'alteritá giacché parlare degli altri e sempre anche un modo per rivelare qualcosa di sé. Nono-stante il loro carattere positivo o negativo, la funzione delle immagini e perpetuamente patriottica e istruttiva nella "Zora dalmatinska". II. Le prime immagini emergenti, reperibili tra i vari contributi in versi o in prosa, riguardano engagement politico e culturale della rivista zaratina e affiorano nella stessa misura in tutte le annate. Esaminandole veniamo a sapere che svolgono una funzione duplice che consiste nel proclamare gli obiettivi principali della rivista, consacrando contemporaneamente l'impegno morale/risorgimentale davanti al pubblico dalmata/ slavo.9 Mi sembra assai pertinente per iniziare questa indagine imagologica del mondo italo-croato nei fogli della "Zora dalmatinska" con un breve scritto intitolato Što je Zora (Zora dalmatinska, 4. 1. 1844, 5). In Što je Zora si descrive il comportamento dei vari animali selvaggi in una selva scura con il particolare accento sul leone orgoglioso che salta in una fossa profonda.10 Il leone orgoglioso richiama la Serenissima nonostante 7 La rivista viene percepita come il vangelo slavo e si cerca di rivolgere interesse del lettore verso l'importanza, l'impegno e la rinomanza della "Zora dalmatinska" (Zora dalmatinska, 26. 2. 1844, 65-66). 8 D'ora in avanti, salvo se diversamente avvertito, le traduzioni s'intendono della sottoscritta. "Zora se daklem sama sobom priporujuje svakome Otajbeniku, u kome ima ista Slavoljubstva. Zora, koja ako nebude mudroznanstva, bitiche nasega jezika, blagoshrana!"/Trad. "L'Aurora dalmatica e consigliabile ad ogni Patriota che prova l'amor slavo. L'Aurora, se non sara stata la fonte della saggezza, sara la custode della nostra lingua." (Zora dalmatinska, 16. 12. 1844, 402). 9 Presento solo una parte minore dei contributi in questione; Zora dalmatinska, 4. 1. 1844, B. K.: Što je Zora, 5; Car, J.: Pozdrav Zori Dalmatinskoj, 9; Kurtovich, P. M.: Sverhu Zore Dalmatinske, 14; Zora dalmatinska, 12. 2. 1844, Radovanje Zori Dalmatinskoj, 52; Zora dalmatinska, 8. 4. 1844, Vukotinovič, Lj.: Na Zoru dalmatinsku, 113; Zora dalmatinska, 13. 5. 1844, Ivichevich, S.: Na pozdrav Zori Dalmatinskoj-Ozdrav, 153; Zora dalmatinska, 20. 5. 1844, Prica, M.: Serb pozdravlja Zoru Dalmatinsku, 161. 10 Questa puó essere una rievocazione dantesca, ricordiamoci dei versi: "Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura, /ché la diritta via era smarrita. /Ahi quanto a dir qual era e cosa dura, / esta selva selvaggia e aspra e forte, / che nel pensier rinova la paura!" (Alighieri, Inferno I, vv. 1-6). Sembra che la Dalmazia in quel periodo si trovasse in una situazione assai critica e di fronte ad una scelta difficile. Ana BUKVIC: LE RELAZIONI ITALO-CROATE: (RI)COSTRUZIONE DELL'IMMAGINARIO CULTURALE ..., 175-188 che in quel periodo la Dalmazia non fosse sotto il diretto dominio veneziano, ma le città dalmate e particolarmente Zara erano italianizzate, il che ostacolava seriamente la formazione dell'identità dalmata. 11 Oltre a questa difficoltà, le immagini spie della propensione dalmata al dominio austríaco contrastano con il processo della formazione dell'identità suddetta. Il muta-mento della prospettiva politica dalmata, verificatosi in corso del 1844, è dovuto a Petar Preradovic che assunse ufficiosamente la redazione del periodico,12 che continuó ad uscire con la firma di Ante Kuzmanic (Rados, 2007). Per conseguenza viene proposta l'immagine di una Dalmazia favorevole alla collocazione nell'ambito della monarchia austríaca affinché questa le presti la potenza e il patronato. La stessa aspirazione si riscontra anche nelle altre annate affermandosi mediante la lealtà, il rispetto e la fedeltà nei confronti dell'imperatore Ferdinando13 e del governo austríaco.14 All'im-peratore Ferdinando si assegnano i ruoli del protettore, del padre e del custode,15 il che dall'altra parte, se pensiamo che il territorio intero della monarchia austriaca non sia percepito come lo spazio proprio, potrebbe essere indotto dalla censura austriaca vigente all'epoca. Le immagini positive della monarchia austriaca sono generate dalle immagini negative dei turchi che persistono fino alla penultima annata. I turchi sono presentati come gli ingannatori, i crudeli, i delinquenti e infine i veneratori balordi di Maometto. La loro immagine negativa attiva subito quella positiva sia degli austriaci che ci liberarono dal giogo turco: "Oni jerbo s desnicom junaçkom izagnase malo po malo iz nase Dalmacije Ture, oni joj darovase mir koji za toliko godinah uxivase, i koji bih poçetak ovoga, koga uxivamo svi mi pod krilom permilostivih Carah slavne Austrijanske kuche"16 (Zora dalmatinska, 21. 1. 1844, 28). Sia dei veneziani: "Petnajstoga stoljetja, nasertanja Turska svemu Hristjanluku dotexala, biase i nasim primorcim tesko dozlogerstila. Ali, njihove sreche, Kupno Vladanje Mletaçko 11 Vedasi nota 7. 12 E quanto afferma Mate Zorič a proposito del rapporto tra Petar Preradovič e Niccoló Tommaseo. Riporta una parte della lettera nella quale Preradovič comunica questa notizia a Kukuljevič (Zorič, 1992). 13 "[...] Vitezovi Dalmatinci/ Za najpervo vi Zadrani,/ Dubrovjani i Splichani,/ [...] / Proslavite Otajbinu/ Vašu staru Didovinu [...] Sad molimo Svemogoga/ Stvoritelja pridobroga,/ Da podili jestitosti/ Našem kralju sve radosti/ Ferdinandu ki nas mili/ Za sva dobra ka nam dili [...]". Trad.: "[...] Celebrate la Patria Cavallieri dalmati/ per primi voi Zaratini,/ Ragusei e Spalatini,/[...] Preghiamo adesso l'Onnipotente/ il nostro Creatore,/di concedere lealta/ ed allegria al nostro re/ a Ferdinando per la sua affettuosita/ e clemenza." (Zora dalmatinska, 4. 1. 1844, 15). 14 Nella "Zora dalmatinska" persiste una fiducia del governo austriaco; per esempio che il governo rilanciera l'industria navale. 15 Il numero 16 del 20 aprile 1846 e dedicato al genetliaco di Ferdinando il Primo. Gli sono dedicate tre poesie: Dalmacia, Na radovanje istočnog dneva 19 travnja porodjenia Ferdinanda Pervoga Cesara i Kralja e Dubrovnik (Zora dalmatinska, 20. 4. 1846, 121-122). 16 Trad.: "[...] perché loro con la mano destra coraggiosa espulsero pian piano i giovani turchi dalla nostra Dalmazia, alla quale regalarono la pace tanti anni fa, e quella pace fu l'inizio di questa pace che godiamo tutti noi sotto la protezione degli imperatori indulgenti della casa celebre austriaca." Ana BUKVIC: LE RELAZIONI ITALO-CROATE: (RI)COSTRUZIONE DELL'IMMAGINARIO CULTURALE ..., 175-188 zametne rat s Carom u istognim stranam, i ukroti onu silu"17 (Zora dalmatinska, 4. 3. 1844, 76). Nei contributi storici di Ante Kuzmanic i veneziani hanno un costante ruolo negativo. Sono presentati come i sovrani che per quattro secoli tennero la Dalmazia in uno stato d'ignoranza ripudiando il fedele popolo dalmata che lottava sotto la loro bandiera e in loro favore. Anzi, se avessero potuto, i veneziani avrebbero lasciato il popolo dalmata alla mercé turca. Da queste immagini si conclude che la presentazione dei veneziani e ambivalente; da una parte sono i sovrani indolenti, ma dall'altra la loro guerra contro i turchi era favorevole alla lotta esistenziale dalmata e alla difesa dello spazio proprio. Nelle ultime due annate del 1848 e del 1849 la solita proiezione negativa dei turchi coinvolge il mondo italiano che diventa il nemico piu grande della patria: "Talianstvo je Dalmaciu saterlo, i malo da nije narod i narodnost uništilo; nevirujte Talianim, oni su naši neprijatelji, i radi bi slavljane opet gulili i gnjetili, kao i prija su jih gulili, pak njih gole i bose, gladne i xedne prama neprijatelju slati da se bore, i Taliane brane, koji slabo junaštvo u persim goje, ali verlo sa slavljanskim junaštvom se rese"18 (Zora dalmatinska, 17. 4. 1848, 61). L'amor patrio si concretizza nell'odio e il disprezzo verso tutto ció che e italiano (Zora dalmatinska, 27. 12. 1847, 257). Il dominio italiano, equiparato al mondo unghe-rese19 ed al tedesco, aveva condannato la Dalmazia ad uno stato d'arretratezza e di buio assoluto. Queste immagini negative ed estremamente persistenti specialmente nei contributi intitolati Hervatska i taljanska strana u Dalmaciji di Ante Kuzmanic producono una serie di immagini non soltanto positive, ma anche stereotipate del mondo austriaco e sempre nel contesto della costituzione, come se questa costituzione cancellasse tutti i quesiti dalmati. Queste immagini da una parte risultano programmate, ma dall'altra peró, rispetto allo scopo della rivista zaratina, non sono analoghe allo sforzo idealistico dalmata di eliminare l'influsso/il dominio altrui. III. Lo stimolo per il risveglio nazionale nella "Zora dalmatinska" si esaurisce per gran parte nel discorso patriottico, ossia il discorso sulla nazionalitá e identitá collettive presenti in tutte le annate, ma in misura diversa.20 Applaudendo la forza, la gloria, la 17 Trad.: "Nel Quattrocento l'avventarsi turco opresse tutto il mondo cristiano, diventando insopportabile anche ai nostri marinai. Per fortuna il governare veneziano inizió la guerra con l'imperatore dall'oriente sottomettendo la sua potenza." 18 Trad.: "L'italianita mortificó la Dalmazia, e mancava poco che distruggessero anche il suo popolo e l'amor patrio; non fidatevi degli italiani, loro sono i nostri nemici che vorrebbero di nuovo tiranneggiare e opprimere gli slavi come prima quando li mandavano denudati e scalzi, affamati ed assetati davanti al nemico per lottare affinché difendessero gli italiani, i quali poca audacia nutriscono nel petto, ma si adornano con l'audacia slava." 19 Sulle immagini degli ungheresi nella "Zora dalmatinska" vedi: Kolak, 2005, 245-255. 20 E indicativa l'espressione di Benedict Anderson secondo la quale la nazione e una comunita immaginata, costruita e mantenuta in vita dai discorsi che la rendono immaginabile (Anderson, 1991, 47). Ana BUKVIC: LE RELAZIONI ITALO-CROATE: (RI)COSTRUZIONE DELL'IMMAGINARIO CULTURALE ..., 175-188 bellezza del proprio, l'eroismo, sia dell'eroe sia della terra, il discorso patriottico oltre a rafforzare ed uniformare l'immaginario collettivo, rappresenta una fonte delle varie affermazioni imagologiche che riguardano lo spazio geografico, ossia il territorio. La circoscrizione del territorio in questione, cioe il territorio dalmata/slavo varia da una ad altra annata, il che e dovuto all'alternanza continua - accennata nell'introduzione - dei redattori. In seguito verranno riportate le delimitazioni territoriali piu frequenti delle sei annate che hanno in comune l'orientamento prevalente dalmata. Ante Kuzmanic focalizza lo spazio dalmata evitando cosi l'idea sia dell'integrazione di tutti gli slavi meridionali, sia del panslavismo. Il monte Velebit viene definito come la frontiera geografica, politica e storica; al contempo la linea che divide la Dalmazia dai suoi fratelli (Zora dalmatinska, 18. 3. 1844, 96), e il primo simbolo visibile della patria, della Dalmazia (Zora dalmatinska, 11. 3. 1844, 81). Esaminando prima di tutto i contributi storici dei diversi autori dalmati,21 concludia-mo che lo spazio proprio, equivalente al territorio della Dalmazia, ha una valorizzazione positiva. Si rivolge un particolare interesse alle cittá di Spalato, di Zara e di Sebenico. Spalato si presenta come una cittá ideale per vivere, Zara come l'orgoglio della Dalmazia e Sebenico come il nucleo degli intelletuali dalmati. Oltre alla valorizzazione positiva, incontriamo anche delle immagini negative della Dalmazia povera e sfortunata che scaturiscono dai contributi agricoli, il che tende a rimarcare la responsabilitá venezia-na di fronte a questo misero stato (Zora dalmatinska, 19. 2. 1847, 58-60). I paesi che dovrebbero servire da modello alla Dalmazia sono il Belgio, l'Inghilterra, la Germania, la Francia, la Svizzera e l'Italia. Quest'ultima pertanto svolge un duplice ruolo: e il colpevole per lo stato di miseria e il modello da seguire.22 Un posto particolare nella "Zora dalmatinska" e riservato a Ragusa, la cittá che viene nominata Atene illirica, rappresentando cosi uno spazio miticizzato. L'imma-gine positiva che si presenta al lettore scaturisce un'immagine negativa sempre della Repubblica di Venezia con la quale la Repubblica di Ragusa aveva un rapporto di intolleranza e disprezzo: "Kad se pomisli na merzost, koja je svagda bivala medju ove dvi republike, i na laxi, koje su Mletagki spisatelji bezobrazno razasuli o svima narodima, kojih slava njihovu zavist pobudjavaše, nemoxe se nikako na njihova pisma osloniti [...] sve je tako ogevidna lax"23 (Zora dalmatinska, 15. 9. 1845, 291). Avvertendo i lettori dell'incorruttibilitá della Repubblica di Ragusa nelle trattative commerciali, si creano subito delle immagini negative delle altre repubbliche marinare - commerciali, ma senza nominarle direttamente; 21 Per esempio: Zora dalmatinska, 24. 6. 1844, Churkovich, V.: Split u Dalmacii, 207-208; Zora dalmatinska, 1. 4. 1844, V. M.: Štogod o Neretvi, 111; Zora dalmatinska, 11. 3. 1844, Paulinovich, D. J.: Primorje, 87. 22 Diversi contributi agricoli che presentano prevelentamente l'agricoltura italiana come il modello da seguire sono pubblicati sotto la redazione di Ante Kuzmanič. 23 Trad.: "Riflettendo sul rancore che persisteva tra queste due repubbliche e sulle menzogne che gli scrittori veneziani ingelositi divulgarono senza alcun riguardo di questo popolo, uno non si puó fidare dei loro scritti che sono una menzogna evidente." Ana BUKVIC: LE RELAZIONI ITALO-CROATE: (RI)COSTRUZIONE DELL'IMMAGINARIO CULTURALE ..., 175-188 "[...] nije se nikad puštila pokvariti oniem pogreškami koje su svud i svakda opo-ganile tèrgovaçke narode, i obdèrxala je taku prostotu i çistochu sèrca i duha da joj se sada ni sene nebi moglo nachi u izobraxenoj Europi"24 (Zora dalmatinska, 22. 9. 1845, 298). In seguito, si critica la trascuratezza con cui il mondo ha valutato il contributo della città della saggezza e dei saggi alla storia europea (Zora dalmatinska, 29. 9. 1845, 307), ma la cui storia si distingue tra le più notevoli della storia slava in generale. In una lettera del 1780 indirizzata all'arcivescovo Garagnin, una parte della quale è riportata nella "Zora dalmatinska", Alberto Fortis avvicina i ragusei ai Gran Duchi di Toscana.25 La miticizzazione di Ragusa e del suo popolo, di una nazione di pace (Zora dalmatinska, 8. 9. 1845, 282) mira alla formazione di un'unica mente nazionale. Lo stesso caso si delinea nella poesia Dalmatin di Petar Preradovic (Zora dalmatinska, 12. 5. 1845, 145) nella quale l'autore sollecita tutti i dalmati ad essere fedeli alla loro origine. Indirizzandola al pubblico straniero, ad Altro, Preradovic enfatizza la gloria sia della Dalmazia, sia del suo popolo coraggioso, il che attesta la distanza delle rappresentazioni imagotipiche dalla realtà empirica. In riferimento allo spazio/territorio è necessario ricordare del contributo di Niccoló Tommaseo O narodniem pesnami puka dalmatinskoga (Zora Dalmatinska, n° 26, 1845, 201-203; n° 33, 257-258; n° 24, 265-267; n° 43, 337-339; n° 51, 402-403; 1846, n° 1, 5-6).26 Essendo contrario al panslavismo, separa il nord dal sud e discute delle due 'famiglie' degli slavi; la più antica e per questo più intelligente, in altre parole i serbi ed i dalmati, e quella che appartiene al bacino russo; in questo schema bipolare la Polonia assume il ruolo di intermediario. In questo caso è inapplicabile la categoria imagologica di Joep Leersen del rapporto stereotipato tra il nord e il sud; la categoria che è invece produttiva per analizzare il rapporto del nord e sud della 24 Trad.: "Non si lasció mai ingannare dalle tentazioni che profanarono altri popoli commerciali e cosi conservó la semplicita e la purezza del cuore e dello spirito in modo tale che non ha paragone in tutta l'Europa intelletuale." 25 "Nello stato della Repubblica di Ragusa non e sconosciuto il castagno. Esso si ritrova, quantunque in iscarso numero, a Punta, a Canossa, a Canali, a Val di Noce; e v' ha quindi motivo di sperare, che quel providissimo governo, o che per lo meno alcuni di quei coltissimi e saggi cittadini, aprendo gli occhi sui vantaggi reali del popolo rustico, e sulla grandissima importanza dell'oggetto, ne comandino e proteggano le piantagioni per tutta la vasta estensione de' loro monti; con quello zelo medesimo, col quale e i mori gelsi hanno moltiplicato e parecchie altre utili innovazioni ricevuto, a vantaggio grandissimo del loro ben governato paese. I signori di Ragusa sarebbero piu che qualunque altro sovrano di queste contrade illiriche aportati d'imitar l'esempio degli antichi Gran Duchi di Toscana, che giunsero a dar gratificazione ai villici montagnuoli per ogni piede di castagno che avessero coltivato, e allo stato di fruttificazione condotto. Questo modo di promuovere un ramo di nuova coltivazione e piu facilmente eseguibile negli stati mediocremente estesi, che ne' troppo vasti; e piu presso a popoli disciplinati, che presso ai rozzi, o diretti da tutt'altro che da leggi alle circostanze loro addattate" (Zora dalmatinska, 2. 6. 1845, 174). 26 La traduzione croata di Ivan August Kaznacic dell'originale italiano intitolato Dei canti del popolo dalmata pubblicato nella rivista padovana "Giornale Euganeo". I redattori (in particolare il redattore Kaznacic) hanno pubblicato sulla rivista zaratina un consistente numero dei contributi tommaseiani. Si tratta di brani tratti da opere gia pubblicate, le traduzioni oppure citazioni tratte dalle sue opere, appelli ed annunzi. Ana BUKVIC: LE RELAZIONI ITALO-CROATE: (RI)COSTRUZIONE DELL'IMMAGINARIO CULTURALE ..., 175-188 Croazia a quell'epoca.27 Benché esista una certa aspirazione verso l'unione della Dal-mazia alla Croazia centrale ed alla Slavonia, il che si intensifica verso l'ultima annata quando raggiunge il culmine, Ante Kuzmanic approfondisce il divario tra il nord e il sud focalizzando l'identitá dalmata (Zora dalmatinska, 5. 10. 1846, 313). Questa cen-tralizzazione e supportata dal dibattito linguistico tra il nord e il sud coinvolgendo in questo modo il contesto imagologico. Nel rilevare la storia dalmata e dividere la lingua e l'ortografia dalmata da quelle del nord, cioe dalla lingua e dall'ortografia zagrabese, Ante Kuzmanic sembra voler contrastare questa proiezione imagologica o stereotipata. La relazione tra il centro e la periferia e un'altra categoría imagologicamente potente di Leersen verificabile nella visione dei morlacchi nella "Zora dalmatinska". Il numero dei contributi sui morlacchi testimonia lo sforzo della rivista di includerli/integrarli nella comunitá slava (Zora dalmatinska, n° 20-33, 1846). Al principio vengono presentati come gli altri per poter conoscere il loro modo di vivere ed i costumi finché non facciano la parte del discorso/immaginario slavo. Subito nel primo contributo si propone lo scopo di rivelare e cancellare tutti i pregiudizi e gli stereotipi che si sono creati sui morlacchi.28 Oltre alla presentazione positiva dei morlacchi, si cerca di creare delle immagini positive sugli slavi e specialmente sui dalmati. Queste immagini, provenienti dalle poesie patriottiche,29 enfatizzano la superioritá morale degli slavi/dalmati,30 il che infatti si spiega con il loro sviluppo sia economico, sia culturale inferiore ad alcuni altri paesi/culture (Pageaux, 1981). Dello spazio straniero cioe italiano non abbiamo molte presentazioni, tra queste vorrei rilevare un contributo intitolato Slavenstvo Italii (Zora dalmatinska, 23. 12. 1844, 409-410) dove la ninfa slava invita all'amicizia la ninfa italiana. Le sue evocazioni abbondano in lodi nei confronti del territorio italiano: "[...] Svuda sam te iziskala xeljno./ Gdino Mleci cavte iz pugine,/ Gdino Brenta dubljem nakitjena/ Kroz gosposke perivoje seta,/ Gdino vjencom zelenih Euganah/ Mudro gelo Padova se resi;/ Gdi se hvale od Arquá zidovi/ Sto si ugila Spjevca stravljenoga/ Plam ljuveni da pivajuch gasi./ Prodjo Garde nabunjene vale,/ Vidjeh polja, rike i brjegove/ Gdi se smjeje rajska Lumbardia;/ Pak razgledá vesele livade/ Gdi medu cvjetjem Arno se proliva;/ Još te slidi do Petrova krama/ giono kule do neba dotigu,/ A gdi Tever zlatne vode ljeva. [...]/ Lipa ti je zemlja Italija [...]"31 (Zora dalmatinska, 23. 12. 1844, 409). 27 Secondo Joep Leersen una delle fonti delle immagini e il rapporto tra il nord e il sud specialmente quando parliamo di uno spazio geografico / limitato, e siamo gia abituati alla valorizzazione positiva del nord o alla valorizzazione negativa del sud (Leersen, 2000, 21). 28 I morlacchi di solito sono presentati come un popolo feroce e rozzo. Anzi, il ceto intelletuale dalmata, una parte, ripugnó la sua lingua materna equiparandola al morlacco (Zora dalmatinska, 29. 1. 1844, 38-39). 29 Per esempio: Zora dalmatinska, 3. 2. 1845, Ternski, I.: Udri naši!, 33-34. In questa poesia patriottica si esalta il coraggio croato nello sgozzare i turchi, oltre a questo si menziona il coraggio e lo spirito guerriero anche degli slavi mettendo in rilievo specialmente i dalmati. 30 Per esempio: Zora dalmatinska, 7. 4. 1845, Imochanin, V.: Zgodopisje slavnog vojevanja naroda Dalmatinskoga, 106-108. 31 Trad.: "Aspiravo a vederti./ Dove Venezia sorge dal pelago,/ Dove il fiume Brenta di querce ornato/ Scorre tra i giardini magnifici,/ Dove tra i colli verdi Euganei/ emerge il fronte saggio di Padova/ Dove si loda Ana BUKVIC: LE RELAZIONI ITALO-CROATE: (RI)COSTRUZIONE DELL'IMMAGINARIO CULTURALE ..., 175-188 Oltre a questa immagine positiva dell'Italia in generale, percepiamo anche una im-magine positiva della citta di Venezia, la cittá nobile che fu costruita con l'aiuto divino; anzi, si presenta anche una immagine positiva degli uomini saggi che la governarono e custodirono (Zora dalmatinska, 12. 5. 1845, 151-152). Da una parte l'Italia viene valutata positivamente come un mondo civilizzato (europeo), dall'altra spiccano le immagini negative degli italiani: sono affascinanti ma pericolosi, la loro attrattivitá esterna si confronta con la semplicitá e la moralitá locale/ dalmata.32 Le donne italiane sono presentate anche come le seduttrici che forse con il loro aspetto fisico sono piu belle delle dalmate, ma spiritualmente sono inferiori alle dalmate (Zora dalmatinska, 19. 10. 1846, 330). Nel corso dei sei anni della pubblicazione aumenta gradualmente il numero dei contributi che riguardano il mondo femminile. In generale, alle donne si assegnano dei ruoli "fondamentali/genuini" della loro esistenza di spose fedeli e donne di casa. Alle slave/dalmate si assegna anche il ruolo di guerriere sia per mettere in rilievo la loro audacia che per deridere i turchi contro i quali combattevano (Zora dalmatinska, 18. 3. 1844, 89). IV. Uno dei modi per enfatizzare il valore del proprio e l'introduzione dei personaggi celebri che hanno contribuito alla prosperitá dalmata. Partendo dalle relazioni italo-croate mi soffermo su Niccolo Tommaseo, "il celebre figlio della Dalmazia" (Zora dalmatinska, 24. 2. 1845, 58). L'immagine che ci si offre di Niccolo Tommaseo e quella di un grande patriota che, intendendosi slavo, ha abbracciato la cultura italiana, il che rende il suo personaggio assai complesso nell'ambito del discorso risorgimentale dalmata. Il suo patriottismo, qualche volta ambiguo e contradditorio,33 si manifesta giá nei contributi introdotti prima O narodniem pesnami puka dalmatinskoga.34 Si tratta di un intervento sulle canzoni popolari dalmate ed i costumi i quali, al parere tommaseiano, provengono dalla Serbia. Leggendo il testo, si incontrano delle immagini puramente positive sui popoli non sempre ben precisati, ma indicati con il possessivo nostro. Da qui nasce l'equivoco che consiste nell'accomunare la natura serba e dalmata,35 inoltre il carattere slavo viene incarnato nel personaggio di Marco Kraglievich. Nei contributi suddetti del 1846 Tommaseo attenua le sue affermazioni spiegando che gli slavi sono in tanti e divisi in base ai luoghi, all'educazione e al carattere, ma che a suo avviso la traccia piu antica proviene dalla Serbia, e da qui si dirige verso la Dalmazia ed il Arqua [...] Attraversai il lago di Garda/ Vidi i campi, i fiumi ed i monti/ Dove la Lombardia celeste sorride/ Percorsii i prati ridenti/ Dove in mezzo ai fiori sorge l'Arno/ ti seguii fino alla chiesa di San Pietro/ le cui cupole sfiorano il cielo/ E dove il Tevere d'oro scorre [...] È bella la terra d'Italia." 32 Nel racconto Nesrecna sverha jednoga hudoga mladca (Zora dalmatinska, 6. 7. 1846, 210-211; 13. 7. 1846, 222-224; 20. 7. 1846, 226-228) si attualizza l'immagine negativa degli italiani. Un marchese italiano seduce una giovane e ingenua dalmata, e dopo con l'inganno vuole sedurre anche sua figlia. 33 A parere di Mate Zoric, Niccolo Tommaseo ha penalizzato il risveglio nazionale in Dalmazia (Zoric, 1992). 34 Vedasi nota 26. 35 Un'indagine che puo essere condotta è il paragone tra la traduzione del saggio e l'originale steso in lingua italiana per analizzare delle immagini che provengono dai modi del tradurre. Ana BUKVIC: LE RELAZIONI ITALO-CROATE: (RI)COSTRUZIONE DELL'IMMAGINARIO CULTURALE ..., 175-188 litorale italiano.36 Il nostro Tommaseo viene presentato in generale come un profeta che cerca di convincere gli altri che la letteratura slava fiorisce partendo dall'esempio di Ana Vidovič (Zora dalmatinska, 16. 6. 1845, 187-188). Ana Vidovič e un altro personaggio abbastanza importante per la storia dalmata sia per il fatto che si tratta della prima donna dalmata inclusa nei movimenti risorgimentali, sia per il suo duplice affetto al mondo slavo e quello italiano. Il suo impegno nella "Zora dalmatinska" e di natura patriottica espressa nei versi amorosi e 'civili' (Rados, 1995). Altri personaggi collegati al mondo italiano e quello dalmata sia per l'origine che per la dedicazione artistica sono Ferdinando de Pellegrini (Zora dalmatinska, 15. 4. 1844, 121; 6. 4. 1846, 105-106), Federico Doda - Seismit (Zora dalmatinska, 19. 10. 1846, 330-331), Francesco Dall'Ongaro (Zora dalmatinska, 13. 4. 1846, 113) e Antonio Gazzoletti (Zora dalmatinska, 6. 1. 1845, 6; 16. 6. 1845, 192). V. Nella formazione dell'identitá nazionale e culturale, la lingua ha un ruolo fondamentale e rappresenta una potente categoría imagotipica: "Jezik sobstveni svakoga naroda moxe se prispodobiti velikome mostu k zemaljskom bitju njegovom. Sve što se u nutranosti jednog naroda radja, sve što iz duhovne kervi njegove izvire, sve chudi i narave - sve zlo i dobro - preko mosta u svjet stupa; sve što se hoche u serce jednome narodu uliti, duhu njegovomu pricjepiti; sve što iz vana domacha stvar njemu hoche da bude, tiem mostom ichi mora; drugog puta nema ni simo, ni tamo"37 (Zora dalmatinska, 25. 3. 1844, 97). La precisazione della lingua varia tra le annate; la lingua materna, la lingua slava, la lingua croata e la lingua dalmata che in fine fanno parte della lingua slava meridionale. Da una parte la questione linguistica nella rivista zaratina si manifesta attraverso lo scontro con l'influsso straniero, e dall'altra attraverso gli schieramenti creati all'interno del popolo slavo. In quell'epoca dal punto di vista storico-politico la Dalmazia era ben disposta verso la cultura, la lingua e percio l'identitá altrui nelle zone urbane e particolarmente a Zara. Que-sto discorso e sostenuto anche dal numero dei contributi tradotti dalla lingua italiana per due motivi principali: gli esperti in diverse materie mancavano nella "Zora dalmatinska" e gli intellettuali dalmati scrivevano in italiano (Košutič-Brozovič, 1995). Per cancellare l'influsso altrui,38 equivalente all'influsso italiano, era necessario porre resistenza: 36 Per il contributo di Tommaseo nella "Zora dalmatinska" vedi "Un contributo anonimo di Tommaseo per la 'Zora dalmatinska'" in Zorič, 1999, 249-329. 37 Trad.: "La lingua di ogni nazione e paragonabile ad un grande ponte indispensabile per l'esistenza terrestre di ognuno. Tutto quello che nasce all'interno d'un popolo, tutto quello che sorge dal suo spirito, la natura e il carattere - tutto il bene ed il male - mette piede nel mondo attraverso questo ponte; tutto quello che si vuole aggiungere ad un popolo, intrecciare nel suo spirito o far diventare proprio di un popolo deve attraversare questo ponte; altra via non esiste." 38 "Dalmatinci i sva moja bračo Slavi! [...] - pa nek vide svi ostali na zemlji narodi, kakva biase nasa majka koja nas porodi, - i kako je sladak, bogat nas jezik slovinski; nama neka bude draxi negol'inostranski!" Ana BUKVIC: LE RELAZIONI ITALO-CROATE: (RI)COSTRUZIONE DELL'IMMAGINARIO CULTURALE ..., 175-188 "U Dalmaciji nije tako. Dalmatinci, buduchi bili za toliko vikovah podloxni vladanju talijanskomu, običajno, svi oni, koji su učili, učili su talijanski, mislili su talijanski, talijanski su izdavali na svitlo svoja zgodopisja i svoje zakone gradske, i kako je paka Italia s vrimenom izvela svoj jezik vlastiti, tako naučni Dalmatinci malo da ne svi, prigrliše nje novi jezik, zapustiše materinski [...]"39 (Zora dalmatinska, 24. 1. 1844, 25). A questo punto testimoniamo la reciprocitá delle immagini che di volta in volta si cancellano a vicenda. All'inizio si introduce il problema dell'italianizzazione della Dal-mazia, e dall'altra parte il pubblico/il popolo viene indirizzato verso gli ideali italiani di Dante, del sagace Machiavelli, del celebre Cesarotti: "Pogledajmo daklen draga bratjo i gospodo na druge narode, kako su oni nijove klasike gestili, tako i mi moramo naše gastiti s njima digiti se; ali sa svim tim Taliani nisu pustili oni stari pravopis s kojim je Torquato Tasso ili Dante i.t.d. pisa, nego su oni one rigi zaderxali i sve s njiovim pravopisom pripisali, s gim onim vridnom ljudim nije se ništa od njihove dike uzelo, nego se još više potverdilo da su oni mudri i naučni bili. To su ginili Nijemci i Francuzi"40 (Zora dalmatinska, 29. 1. 1844, 39). E sintomatico far notare che nella Zora Dalmatinska ci sono 47 contributi letterari italiani tradotti in lingua croata di Dante, Francesco Soave, Lorenzo Pignotti, Pietro Metastasio, Jacopo Andrea Vitorelli, Alessandro Manzoni e dei poeti minori che abbiamo menzionato prima.41 Accanto ai modelli italiani, al popolo si pone il modello dei classici ragusei con un accento particolare posto sul personaggio di Ivan Gundulic. Da una parte si celebra la letteratura ragusea che spicca tra le letterature slave e dall'altra si accusano i ragusei di aver ciecamente seguito il modello italiano, perfino giungendo ad affermare che l' Osman di Ivan Gundulic sarebbe l'apografo dell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto (Zora dalmatinska, 3. 5. 1847, 122-123), e mentre prima discutevamo del rapporto di rancore tra le due repubbliche marinare, dopo veniamo a sapere che la fioritura della letteratura ragusea era dovuta alla pace in cui vivevano in "alleanza" con gli italiani e la loro cultura (Zora dalmatinska, 16. 3. 1846, 84). Trad.: "Dalmati e tutti i miei fratelli Slavi! [...] fate vedere a tutti i popoli del mondo come fu la nostra madre che ci partori, - e com' e dolce e ricca la nostra lingua slava/illirica che deve esserci piu gradita di quella straniera!" (Zora dalmatinska, 4. 1. 1844, 3). 39 Trad.: "Non e cosi in Dalmazia. Siccome la Dalmazia era per tanti secoli sottomessa al governo italiano, tutti quelli che studiarono studiarono l'italiano, pensarono in italiano, pubblicarono i loro scritti e gli statuti cittadini in italiano e col tempo l'Italia formó la sua lingua propria e cosi quasi tutti gli intellettuali dalmati abbracciarono la nuova lingua e trascurarono la loro lingua materna." 40 Trad.: "Cari fratelli e signori! Osserviamo gli altri popoli, come onorarono i loro classici, cosi anche noi dobbiamo onorare i nostri ed essere orgogliosi di loro; ma con tutto quello gli italiani non trascurarono l'ortografia con cui scrisse Tasso o Dante ecc., ma loro conservarono quelle parole trascrivendole con la loro ortografia e cosi non danneggiarono l'orgoglio di quegli uomini, anzi confermarono la loro saggezza e l'intelletto. Cosi fecero i tedeschi ed i francesi." 41 La traduzione del XXX canto della Morte di conte Ugolino dall'Inferno dantesco e la prima traduzione croata dantesca mai pubblicata. A proposito della traduzione letteraria e importante far notare che la maggior parte delle traduzioni e pubblicata nella seconda annata, cioe nel 1845 durante la redazione di Ivan August Kaznacic (Kosutic-Brozovic, 1995). Ana BUKVIC: LE RELAZIONI ITALO-CROATE: (RI)COSTRUZIONE DELL'IMMAGINARIO CULTURALE ..., 175-188 VI. La (ri)costruzione dell'immaginario culturale, eseguita e contestualizzata all'interno delle relazioni italo-croate in "Zora dalmatinska" (1844-1849), mostra in qual modo la cultura dalmata si autodefinisca in rapporto con la cultura altrui, cioè quell'italiana. Prendendo in considerazione le attitudini mentali nei confronti della cultura altrui e classificabili in mania, filia e fobia (Pageaux, 1981), concludiamo che le auto/eteroim-magini, proposte ed analizzate in questa relazione, si inquadrano doppiamente. Questo inquadramento, ossia la classificazione, dipende maggiormente dall'impronta positiva o negativa delle immagini. Perciô concludiamo che le immagini nella "Zora dalmatinska" relative alla cultura italiana si classificano sia in mania che in fobia. Entrambe le clas-sificazioni, come emerso dall'analisi, si manifestano nell'arco della pubblicazione della rivista zaratina. Nonostante l'impegno ad accentrare la cultura dalmata, il che frequentemente consiste nell'affermare una certa superiorità inaccertabile, si sono rilevate le immagini positive del mondo italiano rigurdanti lo spazio geografico, la lingua e conseguentemente la let-teratura. In altre parole, la cultura dalmata è sottostante alla cultura italiana nel contesto delle categorie suddette, il che viene classificato in mania, in fenomeno che considera la cultura altrui superiore alla cultura nazionale ossia propria. Alla mania si contrappone la fobia che indica un atteggiamento mentale negativo verso la cultura straniera e nella "Zora dalmatinska" si manifesta nei confronti italia-ni contestualizzata all'interno della questione linguistica e nazionale in generale. Da questo atteggiamento discende la valorizzazione positiva di una parte o dell'intera cultura propria, il che afferma sia la doppia natura della immagine, sia la propria sopravalutazione infondata in gran parte dei casi. Non è nemmeno escluso l'intreccio di questi due fenomeni, il più riscontrabile nell'analisi fatta sulla Ragusa miticizzata. Tuttavia, un livello intermedio di filia, ossia del rispetto bilaterale non si raggiunge per l'etnocentricità della rivista zaratina che mira ad eliminare ogni rapporto di scambio con la cultura italiana, ma senza successo, il che risulta in un'identità frantumata oltre cui non si riesce ad andare. L'indagine sulle immagini positive e quelle estremamente negative italiane del 1848/1849 risulta in un immaginario culturale che dovrebbe facilitare il superamento della scissione tra il proprio ed altrui, anzi instaurare una relazione e un dialogo paritari tra noi e gli altri sottolineando la differenza tra la rappresentazione e la costruzione dell'immagine che è influenzata dalle esperienze individuali, dal sistema dei valori e dalle variazioni storiche. Ana BUKVIC: LE RELAZIONI ITALO-CROATE: (RI)COSTRUZIONE DELL'IMMAGINARIO CULTURALE ..., 175-188 HRVAŠKO-ITALIJANSKI ODNOSI: (RE)KONSTRUKCIJA KULTURNEGA IMAGINARIJA V "ZORI DALMATINSKI" (1844-1849) Ana BUKVIC Univerza v Zadru, Oddelek za italijanistiko, Obala kralja Petra Krešimira IV. 2, 23000 Zadar, Hrvaška e-mail: abukvic@unizd.hr POVZETEK Namen prispevka je podati (re)konstrukcijo kulturnega imaginarija v kontekstu hrva-ško-italijanskih odnosov v časniku "Zora dalmatinska" (1844-1849). (Re)konstrukcija kulturnega imaginarija tega preporodnega dalmatinskega časopisa (ki je bil prva periodična publikacija v Dalmaciji in tretja na Hrvaškem, po "Danici" in "Kolu") omogoča tako oblikovanje slovarja kulturnih podob Drugega / italijanskega, kot tudi prikaz kulturne in zgodovinske kontekstualizacije podob, njihove verodostojnosti / neujemanja in referenčnosti. Ob upoštevanju dejstva, da kulturni imaginarij temelji na podobi Drugega znotraj njegove kulturne stvarnosti, se rekonstrukcija začne z analizo ozemeljskih, jezikovnih in kulturnih vidikov različnih prispevkov, z namenom spoznavanja samopodob in podob v očeh drugih ter samodefiniranja dalmatinske identitete v odnosu do tuje/italijanske kulture. Po izvedeni analizi najbolj izstopajočih podob avtorica zaključi, da se rekonstruirani kulturni imaginarij lahko uvršča v kategorijo manij in fobij. Izstopajo tudi dvoličnost in ambivalentnost ter protislovna narava podob, ki so v tem primeru izredno vplivale na oblikovanje dalmatinske identitete. Ključne besede: "Zora dalmatinska", Dalmacija, Italija, kulturni imaginarij, samopodo-ba, zunanja podoba, identiteta, drugost, 'lastno', 'drugo' FONTI E BIBLIOGRAFIA Maštrovic, T., Miric, M. (eds.) (1995): "Zora dalmatinska". Zagreb, Erasmus naklada d.o.o. Zora dalmatinska. Zadar, Slovotiskarnica bratje Battara, 1844-1849. Anderson, B. (1991): Imagined communities: reflections on the origin and spread of nationalism. London - New York, Verso. Gnisci, A. (ed.) (2002): Letteratura comparata. Milano, Bruno Mondadori. Kolak, A. (2005): Dalmatinsko-madarski odnosi 1848./49. Slika Madara u Zori Dal-matinskoj. Zbornik Odsjeka za povijesne znanosti Zavoda za povijesne i društvene znanosti Hrvatske akademije znanosti i umjetnosti. Zagreb, 23, 245-255. 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