ANNO XVI. Capodistria, 16 Maggio 1882. N. 10. LA PROVINCIA DELL' ISTRIA Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. ANNALI ISTRIANI del Secolo decimoterzo.*) 1233. — 1 Giugno. — Il patriarca di Aquileia investe il capitolo di Cividale della decima del lino iu Tolmino coli' obligo di un perpetuo anniversario in suffragio del proprio fratello Arrigo degli Andeclis già marchese d'Istria. (Coni.) Archiv tur Kunde Osterr. GQ. — To. XX, p. 209. Il dazio sulle granaglie Nella discussione della tariffa daziaria — seduta 3 Maggio del Consiglio dell' Impero — fu riconosciuto tutto il danuo di un dazio sulle granaglie nelle provincie del Litorale e nel Trentino, e fu accolta la proposta di permettere la libera introduzione per il bisogno dei paesi suindicati, in misura limitata e per i porti da fissarsi in via di ordinanza nell'Istria, Dalmazia, ecc. Per ciò che riguarda il consumo di granaglie nella nostra provincia, i calcoli sono belli e fatti con dati sicuri, confermati dall' esperienza di molti anni; noi domandiamo dunque la libera entrata di tutta intera la quantità che ci occorre. Quanto ai porti d'introduzione non vi potranno essere esclusioni, nè vi dovranno essere preferenze che favoriscano la speculazione ; e la norma più sicura per istabilire le quantità destinate a ciascuno scalo, dovrebbe essere a nostro parere quella offerta dai rispettivi offici portuarii con le manifestazioni delle quantità importate per una serie di anni. Bene inteso che il mercato resterà sempre in Trieste. Tutto il vantaggio delle larghezze accordate dal Consiglio dell' Impero dipenderà dunque dalle conseguenti Ordinanze, e perchè vantaggio sia, confidiamo nella intromissione della nostra Giunta Provinciale, e dei nostri deputati. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Società di mutuo soccorso Buje. Questo sodalizio, che conta appena un anno di vita, essendo stato inaugurato il 6 marzo 1881, ha ormai 225 soci. Secondo il consuntivo 6 marzo 1881 — 3 marzo 1882, lo stato della sua facoltà è in f.ni 339 di capitali investiti presso privati ; di 609.90 in obbligazioni pubbliche, di mutui gratuiti f.ui 36, di restanze corrisponsioni f.ni 33, di denaro per cassa f.ui 99.04; uu totale quindi di fior. 1108. Ha esitato in sussidi di malattia fior. 68.50, in mutui a privati 330, in obbligazioni pubbliche fior. 625.89, in mutui a soci fior. 36, iu stampiglie f. 33, in spese diverse fior. 17.57; un totale quindi di fior. 1110.96. Ha in-. troitato fior. 225.50 di tasse di buon ingresso, fior. 871,10 di contribuzioni settimanali, fior. 24.40 di anticipazioni 1882, fior. 9.50 d'interessi sui capitali, fior. 79.50 da una festa da ballo; assieme fior. 1210. Parenzo. Soci 216, con 10693 contribuzioni settimanali dell'importo complessivo di fior. 1229.17. Lo stato della facoltà lorda alla fine del 1881 era di f. 3200 in valori e fior. 2144.22 1/3 iu contanti. Esito in danaro fior. 2056.48, più in carte di pubblico credito fior. 600. Questo sodalizio conta otto anni di vita. Pisino. Soci 194 comprese 57 femmine; furono incassati 1050 canoni a soldi 30 al mese per 1' ammontare di fior. 555, e 93 a soldi 40 per fior. 37.20. L'incasso fu di fior. 1048.91, quindi uu civanzo di fior. 1225,63, l'esito di fior. 176.72. La sostanza attiva depurata è di fior. 2676.97, con uu aumento nel 1881 di f.ni 373.08. Pola. Introito fior. 9458,28, esito fior. 7147.41, civanzo alla fine del 1881 fior. 2310,87 : il patrimonio netto era di fior. 6923.62. e si diedero durante l'anno per f. 2583.50 di sovvenzioni ad ammalati. Auche a Cittauova si sta gettando le basi di una società di mutuo soccorso, e già dal 1 maggio p. p. nove de' più influenti cittadini si unirono in comitato promotore. Così fin' oggi in tutta l'Istria vantano questi benefici sodalizi Albona, Buje, Capodistria, Cherso, Dignano, Grisignana, Isola, Lussinpiccolo, Parenzo, Pirano, Pisino, Pola, e Rovigno. La spedizione antartica italiana Nel Bollettino della società geografica italiana, fase. 4 Aprile a. c., troviamo alcune notizie del comitato residente in Genova per la spedizione antartica italiana. Attualmente la spedizione trovasi nei mari australi, nè, dopo la partenza pervennero ancora notizie al comitato ; si aspetta una relazione del comandante da Punta Arenas. Fra le accennate notizie si leggono due lettere assai interessanti del nostro egregio comprovinciale prof. Lovisato, dirette al comandante Bove, con la relazione di due escursioni eseguite coi compagni della spedizione antartica nelle Bierre del Tondil e di Cordova nello scorso mese di Novembre. Una Cronaca di Rovigno del secolo 18.° Neil' Archivio provinciale in Parenzo esiste un manoscritto di non lieve importanza storica municipale, intitolato: Croniche di Bovigno dal 1760 al 1806, del medico di quella città Dr. Pier' Antonio Biancini. Fu donato all'Archivio provinciale dal nobile signor Lorenzo Sincich di Parenzo, il quale lo ebbe dalla famiglia del Dr. Biancini, con cui era legato da vincoli di parentela. La Cronaca di Rovigno è un codice cartaceo, in folio piegato, di pagine 150, in fìtto, minuto, ma intelligibile carattere. Vi sono annotati, giorno per giorno, i principali avvenimenti della città di Rovigno dal 1 giugno 1760 al 18 gennaio 1806, nel quale anno morì il Biancini. V' hanno delle notizie che ritraggono al vivo la vita rovignese, pubblica e privata, della seconda metà del secolo decorso. E per darne un saggio, pubblico quella parte della Cronaca che narra i fatti avvenuti alla caduta della Repubblica di Venezia (1797), e già da me accennati nelle mie „Note storiche dell'Istria" (pag. 453). C. De Franceschi. 1796. 3 giugno. — Capitò lettera da Venezia in data dei 2 del P. Iseppo Vegian, e del P. Andrea Gangola la prima diretta al sig. Angelo Venerandi, l'altra al P. Piero Gangola suo fratello, le quali davano parte di essere stati questi due uniti al P. Piero Blessich, ed al P. Alvise Rismondo, chiamati dal Savio alla Scrittura in Venezia, il quale raccomandava ad essi che cooperassero col colo-nello Michieli eh' era partito per Capo- distria acciò accorresse il maggior numero che si potesse de'Rovignesi a difendere Venezia minacciata dai Francesi, i quali dicevano che avessero occupate le città di Crema, Bergamo, Brescia e Verona ; ma il fatto certo era che veniva minacciata Venezia d'una invasione, a di 10 giugno — Ritornò in Rovigno S. E. il Podestà e Capitanio di Capodistria Mi-notto col colonello Michieli a far nuova leva di 500 uomini dal Leme al Quieto ed altri 500 dal Leme all'Arsa per (presidiare le piazze de' confini). a dì 11 d.°, all'ore 18 — Passò per qua la Galera Generalizia di Zara con altra Galera diretta per Venezia, ove era stata chiamata. a dì 12 d.° — Arrivò qui la Galera del Sopra-comito Muazzo con due sciabecchi e partirono questa sera subito per Venezia. Partirono da qui quaranta Cernide per Venezia; e partì anco il sig. Colonello Michieli per Venezia disgustatissimo dei Rovignesi per non aver ritrovati questi popoli disposti ad accorrer in servizio della Repubblica in tanto suo bisogno, a dì 13 d.° — In questa mattina si fece un Collegietto per ridurre questi uomini di mare ad accorrer in Venezia in servizio pubblico. In Venezia in ogni contrada vi è nella notte una pattuglia armata avente alla testa un Patrizio in veste che scorre la contrada tutta la notte. Partì in questa sera alle ore 24 S. E. Pod. e Capit. di Capodistria, e partirono 32 cernide di Albona per Venezia, a dì 14 d.° — Fu radunato il Consiglio Civico, e fu posta parte di donar dieci ducati ad ogni uomo sì cittadino che popolare, al numero di 100, il quale si offra volontario di andar a Venezia al servizio della nostra Sereniss. Repubblica in questi suoi bisogni. Ebbe voti prò 116 — contro 5. a dì 16 giugno — Venne lettera dal sig. Gabriele Piccoli che posti in un' urna i nomi de' Capitani furono estratti li Cap. Dom. Fachinetti, Frane. Beroaldo ed Aut. Costantini per comandar tre sciabecchi ; ma non fu vero, ma solo chiamati per dar lume di quanto doveano pagar i ..... a dì 16 d.° — Capitò in questa notte all' ore una S. E Lorenzo Balbi futuro nostro Rappresentante commissionato dai deputati all' anno corr. che sono S. E. K. Nani, S. E. K. Tommaso Condulmer, S. E. Pesaro, ed il Savio alla Scrittura Prinli per far leva di 500 uomini di marina. a dì 17 d.° — In questa sera fu pubblicato un proclama col quale s'invitava tutti gli uomini di marina di andar a servir il Principe colla paga di dieci ducati al mese anticipati e Lire 40 di biscotto. a dì 19 d.° — Fu presa parte il questo Consiglio di offerir al Serenissimo Principe il tributo di ducati mille da 26:4 per i bisogni delle presenti circostanze. a dì 20 d.° — Partirono per la Dominante colla barca di Patron Dom. Sponza d.° Mi-chelin N. 80 marinari, tutta gioventù all'obbedienza e servizio del Principe: e colla barca di P. Andrea Benussi d.° Menco partirono li seguenti signori parte cittadini parte popolani, e sono : il sig. Cap. Iseppo Costantini, il sig Gregorio Basilisco, il sig. Francesco Bichiachi, il sig. Pietro Biondo q.m Iseppo, il sig. Nicolò Spongia, il sig. Yenier Sponza q.m Cristofolo, il sig. Andrea Sponza di Fran., il sig. Giorgio Piccoli, Dom. Quarantotto d.° Bagolili, il sig Piero Costantini di Costantino, il sig. Fran. Natori, il sig. Piero Yenier, il sig. Fran. Rocco di Aut., il sig. Polo Suflìch di Carlo, il sig. Pietro Benedetti, il sig. Francesco Maraspin q.m Dom., P. Gregorio Sponza q.m Z.ne d.° Micalin. a dì 21 d.° — Arrivarono in Venezia; ed alli 22 si presentarono al Savio di Settimana Y. Filippo Calbo, ed al Savio della Scrittura, ove furono accolti e complimentati, ed alli 23 fu emanata una ducal onorifica per la comunità. a dì 27 d.° — Partì S. E. Bembo fu nostro Podestà. a dì 30 d.° — All' ora di mezzodì arrivarono di ritorno i diciotto Signori da Venezia ove erano stati ad offerirsi in servizio pubblico, e con lettera pubb. del K,r Nani perchè gli mandino della marine-resca, se si potesse al numero di 800, o almeno quello che si potrà. a dì 3 luglio — Passò per di qua la nave Al mirante S. E. Leonardo Correr di Fran. proveniente da Corfù, con tre altre navi, e si ancorò in Quieto. Venne pur da Venezia la brazzera di P. Alvise Struzzo con un Ufficiale che portava le ducali di chiamata alla Dominante a S. E. Benetto Trevisan Capitano in Golfo ; e questa era la terza ducale che se gli spediva, a dì 5 d.° — Partì questa sera all' ore 24 la Barca di Piero Blessicli esibita al Senato ed accettata a spese della suddetta famiglia Blessich fino a quando ne avrà bisogno il nostro Principe; e con essa si imbarcarono oltre 1' equipaggio altri 25 marinari, a dì 6 d.° — Passò in questa sera alle ore 23 S. E. Benetto Trevisan Cap. in Golfo con tutta la squadra diretto per Venezia ove era stato chiamato con tre successive ducali, e diede fondo in Quieto. (Continua) Le Terme di Monfalcone** La presente castellana è la vedova principessa Hohenlohe-Waldenburg-Schillingfurst, nata contessa Teresa dei Torriani, antichi signori di Milano**). Il nome congiunto a quello di La Tour d'Auvergne fu bizzarramente tramutato in Thurn. Il principe decesso era maggiore nella milizia austriaca ed aveva un gusto squisito per le collezioni ; la vedova di lui è un' artista distinta. I francesi, ai tempi napoleonici, alleggerirono l'armeria de' suoi ingombri, ma non vollero ingerirsi della libreria. La principessa e 1' amabile sua famiglia si compiacciono di mostrare ai visitatori i loro tesori; e a me sembra utile, che Duino, il quale ha un ufficio postale e telegrafico, sia *) Dall'opera di Burton: „The Tberme of Monfalcone. London, Horace Cox — 1881. Continuazione, vedi N.i 6, 7, 8, e 9. **) 1 Della Torre o Torriani hanno origine in quel Pagano Della Torre, chiamato dalla Valsassina nel 1240 a Milano per fungere la carica di Podestà. La sua famiglia (di parte guelfa) divenne in breve tra le prime d'Italia, e diede podestà a molti e cospicui luoghi della penisola. Nel 1313 i Della Torre, vinti dai Visconti, stabilironsi nel dominio di Bergamo, ove, dal monte Tasso che loro apparteneva presero il nome del Tasso, cangiato poi in Tassis e quindi in Taxis. Un membro di questa famiglia, Francesco de Taxis, stabilì nel 1516 la prima posta fra Vienna e Brusselles. In oggi i Della Torre sono dmsi in parecchi rami, di cui il principale è quello dei principi ua Tour di Auvergne, tramutati poi in Thurn-Taxis. Altri rami col nome di Della Torre o Torriani esistono in Lombardia, in Friuli, nel Goriziano ecc. Un Della Torre perfino fu presidente di quel consiglio di guerra che a Napoli nel 1799 mandò al patibolo tanti patriotti ! . . Strani casi ! I Hohenlohe sono tra le famiglie più antiche di Germania e provengono da un vecchio castello (Hohenlohe-Alta fiamma). Goffredo di Hohenlohe è capostipite delle due linee Neuenstein e Waldenbnrg, suddivise in quelle di Langenburg, Iugelfingen (protestanti); Bartestein, Schillingfiirst (cattolici). A questo ultimo ramo appartiene la contessa Teresa dei Torriani, la quale oltr' essere un' eccellente pittrice, è anche una gentile poetessa nel dolce idioma de' suoi avi. (Treves. Diz. e Bonfadini. Conferenze). N. d. T. senza stazione ferroviaria ; così almeno può sfuggire le visite di quella classe di topi cittadini che i topi di campagna addimandano artisti. Il mio erudito amico Dottor de Marchesetti, (vedi il suo opuscolo Del sito dell'antico Fucino), vorrebbe collocare i vigneti del vimini Pucinum, il latte di Venere Afrodite, nei dintorni di Duino, il qual latte credesi abbia concesso a Giulia, alias Livia Augusta, di raggiungere il suo anno ot-tantaduesimo. Parecchi luoghi vantano questo onore, come parecchi lo vantano per la patria di Omero. Dallo Schoenleben (1674) è indicato Cernicàl; dall'Abate Ughelli (1720), Pedena; da Grillo, Manzuoli e Tomasini, Grignano e i pressi di Miramar ; da Giovanbattista de Pe-terliniis (1525), Contovelio; e per tacere di altri, da Mattiolo (1325), da Wolfango Lazio (1551), da Ireneo della Croce e da Valvasor, Prosecco, il romano Prosecchium. La preferenza che concede a Duino, il conte Giacomo Filiasi nelle sue Memorie storiche ecc., Venezia. 1796, sta in armonia colla notizia di Plinio (Nat. Hist. Ili, 18), qualmente cioè il „Castellum nobile vinum Pucinum" sia situato nella Carnia XXIII. m. p. da Aquileja, e perciò fra il Timavo e Trieste. Le obiezioni sarebbero, che dintorno a Duino vi sia poca terra per la coltura della vite e che se anche i grappoli vi crescessero non si distinguerebbero. A' dì nostri, il vinum Pucinum è rappresentato dal vino del Carso, chiamato „Terrano", leggermente amaro, di sufficiente fama, e tenuto da tutti i triestini per molto salùbre. Dal villaggio di Duino si gode la deliziosa vista di Monfalcone, bianca cittadella aggruppata intorno ad un alto campanile, veneto, di pietra grigio-calcare, il quale sta assiso sopra uu pendìo prospiciente a mezzodì il mare, con a tergo una torre quadrangolare posta sopra un piccolo colle, una delle ultime vertebre del Carso. Evitiamo la strada nuova, aperta nel 1831, e seguitiamo a piedi la strada vecchia, che è attribuita per tradizione ai Romani, ma che oggidì non ha traccie di selciato. Passiamo il giardino dell'antico castello del Timavo, ed il parco cinto da mura (La Cer-nica), dove gli elei pajono crescere sopra roccie ignude e dove si pascono i cervi. Nel punto centrale, da cui si dipartono i sentieri, havvi una caverna sopra un abisso, che spero di esplorare . Dicesi, che presso la cosidetta strada romana, sia stato rinvenuto un elegante ossario di vetro, con cerchio d'argento, incassato in un vaso di pietra, che conteneva alcuni resti umani. Ciò sarebbe indizio di una Via Appia. Andando verso la costa, si osserva un doppio riparo, che fronteggia ad occidente, ed è guernito da vegetazione acquatica. Secondo monsignor Adolfo Pi-chler trentino, professore ordinario di Mineralogia e Geognosia all' Università di Innsbruck che promise di pubblicare una storia di Duino,*) sarebbe stato qui il tradizionale palazzo di Attila. I blocchi delle colline, posti a capo del colle, alcuni dei quali alti fin' otto piedi, sono murature medievali, e supponesi che una buca, chiusa oggidì da rottami, sia stata la volta della chiesa. La metà settentrionale del riparo dovrebb' essere stata, secondo le apparenze, il cimitero ; e furono qui trovati dal proprietario del terreno, Stefano Valentincich, detto facetamente Vavvocato di Duino, — otto scheletri. Egli ci mostrò un' anfora, alcune tegole orlate, e certe monete, specie un Diocleziano, di origine assai dubbia. Continuando a percorrere la cosidetta strada romana, si raggiunge appiedi del Carso, la chiesuola del villaggio dedicata a San Giovanni Battista, la quale è quasi di fronte a Duino, il castello-villaggio. L'intera nostra scarrozzata da Trieste fu di due lente ore; e qui dobbiamo far sosta per ispezionare il panorama. La chiesa bassa di pietra grigia, annerita dal tempo, colla torre coperta di mattoni, è intitolata Ad lubam, perchè l'ultima tromba dovrà risuonare dalle sue mura. Pretensione inverosimile nel secolo nostro, che crede soltanto nelle ipotesi nebulose, ed in un possibile spostamento dell' asse terrestre. Questo però potrebbe avvenire, dacché San Giovanni occupa un antico e classico sito, il delubro di Diana e Diomede. L'ultimo non è l'Etoliano, ma il domatore dei corsieri traci, che Ercole uccideva ed imbandiva ai suoi cavalli cannibali. Dicesi, che da questi discendesse la razza bianco-rossa dei Leucofori, tanto famosa a' tempi della Serenissima. Strabone (Geogr. I. §. 8.) parla di un bel boschetto con sette fonti situato presso il tempio di Diomede. Io cercai invano l'antica costruzione nell'edilìzio moderno, la porta del quale reca la data MDCCII, e l'ingresso occidentale ristorato ha quella del 1719. Sul muro esterno dell'abside sono scolpite tre epigrafi latine : una è collocata in alto al sud di una finestra chiusa e due trovansi al di sotto. Questa specie di tavolette votive appartenne senza dubbio alle Terme, e colà furono trasportate ad uso di materiale di costruzione. Sopra una di esse leggesi il *) Il De Gubernatis nel suo Dizionario dice del Pichler che è non solo un eccellente scrittore, ma ben anche un note-| vole poeta. Di lui si ha pure una memoria sopra Ugone di Duino dal titolo Studio storino genealogico dell'Ab. prof. Adolfo Pichler, pubblicata nel giornale Araldico genealogico An. V, N. 7, i 8 e 9. Pisa 1878. Vedi il periodico „L' Unione" di Capodistria ; an. IV, n. 16. Not d. T. lome di IVLIA • STRATONIOA ; e ve n'era ina quarta presso la porta occidentale della strada, ledicatada uno STRATONICVS alla Dea SPES la speranza è femmina,) ; bella gratitudine per a cura dell'acqua. Ella è stata traslocata, o come iirebbesi all'inglese rubata ; fui però assicurato ihe le venne data pubblicità dai signori Berini 3 Bramati (!) Qui è anche totalmente scomparso il Thur-nisches Schloss di San Giovanni, il castello di San Giovanni dei Torriani. Un disegno conservato in quello di Duino colla data del 1780, mostra un grande edifizio a cavalcioni della strada vecchia, e inchinato sulla sorgente settentrionale del Timavo. È di tre piani, con un pignone centrale, recante sopra ogni angolo ciò che può sembrare o un camino colossale, oppure una torre microscopica. Secondo giudizi autorevoli esso era un convento di Serviti, soppresso nel 1782 dall' imperatore Giuseppe II ; mentre gli Archivi furono trasferiti nel Castello di Duino. (Continua) Le Triti americane*) III Del clima e del suolo Se quest' ultima varietà sarebbe la preferita in questo riguardo, non saranno da rigettarsi le altre, poiché anche queste con delle cure si potranno riprodurre e se non come la Riparia col 20 % di riuscita si potrà arrivare fino oltre il 400/°. Nella talea abbiamo 2 specie di linfe, 1' ascendente e la discendente. La prima è quella che forma le foglie e la parte legnosa, la seconda quella che sviluppa le radici. Queste 2 linfe si bilanciano soltanto quando il calore dell' atmosfera è maggiore di quello del terreno, momento in cui comincia la vegetazione. Nelle talee occorre molto spesso vedere, come sviluppate alcune foglioline presto appassiscano. Questo nasce poiché il terreno troppo freddo non mantiene o meglio non attira la linfa discendente, mancando la quale, le radici non sono alimentate e perciò la talea deve morire per mancanza di nutrimento. Per evitare questo squilibrio, nostro scopo sarà di sollecitare questa linfa discendente e ciò si può ottenere colla stratificazione nella sabbia fresca delle talee, capovolgendo in basso l'estremità destinata a dare le foglie. In tal modo la linfa si accumulerà per legge di gravità all' estremità che deve dare radici, favorita ancora dal calore dell' ambiente. Onde agevolare ancor più 1' emissione delle radici si raschia la corteccia destinata a dare radici ed indi la si immerge per pochi giorni prima del puntamento nel-l'acqua tiepida a calore solare. Con questo mezzo il prof. Champin assicurerebbe la massima riuscita. L'impianto delle talee deve essere fatto quando la temperatura del terreno eguaglia quella dell' aria, epoca che varia dal Marzo al Maggio e che artificialmente si può ottenere coi letti caldi. Le talee possono utilizzare anche quelle provenienti da piante di un solo anno. Nel terreno profondamente lavorato si fanno dei solchi alla distanza di 20 centimetri, ed in questi si cominciano a porre le talee a 5 centimetri una dall'altra, obliquamente rispetto al terreno ed attorniandole cou buon terriccio. Finita una fila, si innalzano bene, si comprime il terreno attorno alla base e se è di bisogno lo si bagna, e così con delle sarchiature di teiipo in tempo per pulirle dalle erbe si lasciano fino alla primavera ventura, epoca iu cui si può fare l'innesto e trapiantarle direttamente nel vigneto. c) Dell'innesto. L'illustre Cantoni definisce l'innesto per la semina di una gemma e l'impianto di una talea nell' alburno d' una pianta, che prende il nome di soggetto. Nel nostro caso il soggetto sarebbe la vite americana e la marga o l'innesto un pezzo di tralcio delle nostre viti europee onde ottenere una vite bimembre. La differenza di tessuti della vite americana dalla europea rende piuttosto difficile l'esecuzione dell'innesto, contuttociò i pratici agricoltori non si arrestarono a studiare per bene questa partita, tanto che non mancano delle intere monografie sull' innesto della vite. Tutte le viti americane meno la Scuppernong (Cordifolia) possono portare l'innesto delle nostre viti più o meno facilmente a seconda che riprendono più o meno per talea. Il soggetto deve essere di una pianta sana e fertile, avente uno sviluppo medio e poco midollo. Le marze conviene che siano in ritardo di vegetazione a confronto dell' oggetto; quindi bisognerà ancora in Febbrajo e prima raccoglierle e conservarle fra la sabbia in una cantina posta a tramontana, in modo che nè si secchino nè si alterino per eccesso d' umidità. Al momento d'adoperarle si prendano fuori volta per volta colla precauzione di non lasciarle troppo esposte all'aria. Per conoscere che le marze non si siano seccate, basterà fare una scalfitura e vedere se 1' epidermide è ancora verde. L' epoca dell' innesto più conveniente è quella in cui il soggetto mostra di riprendere la vegetazione che cade in Aprile circa. La terra deve essere bene asciutta, sminuzzata, il cielo possibilmente coperto. L'innesto possibilmente si deve fare sottoterra per maggior riuscita, e riguardo al modo di farlo vi sono vari sistemi cioè : Innesto a spacco ordinario. E quello comunemente usato per le piante fruttifere e che si usava ogni qualvolta occorreva d'innestare una delle nostre viti. Questa operazione non si può farla che sopra soggetti che abbiano una certa età o per meglio dire che abbiano raggiunto un certe diametro. Converrà osservare come la spaccatura non deve essere lungo tutto il diametro, e se di piccolo spessore soltanto lungo il lato. L'innesto a marza debba avere almeno 3 occhi e nel taglio a lama di coltello che gli si da, bisogna evitare di porre il midollo a nudo. La legatura si fa sia con corteccia di salice, di gelso, di tiglio e alcuni francesi usarono anche il caoutchouc; indi si copre il tutto con argilla impastata per evitare 1' influenza dell' aria e dell'acqua. L'ultima operazione è di incalzare la pianta innestata, fino a lasciare una sola gemma dell' innesto. Innesto a spacco inglese. Ecco come viene descritto. Si taglia a livello del suolo, a becco di flauto ossia a sghembo, assai proluugata la testa del soggetto; si fa quindi verso il mezzo della lunghezza dello sghembo ed in tutta la sua lunghezza discendendo, una fenditura da 1-2 centimetri di profondità. Queste due operazioni si ripetono, ma in seuso contrario sulla marza destinata ad essere innestata. L'assestaiura delle parti deve essere la più esatta possibile riaprendola con un impiastro d'argilla che la difenda dal contatto dell'aria. Come si vede, se questo innesto vien fatto a mano richiede molto tempo, ed è inoltre non indifferente la difficoltà d'esecuzione. Per ciò evitere i francesi inventarono delle macchiette chiamate iunestatoj, coi quali oltre della perfezione del lavoro lo rende anche celere. Di questi iunestatoj la scuola di qui ne possiede di due inventori, uno del Tiabuc l'altro del Berdaguer. Trascrivo la descrizione di questo ultimo, perchè più importante, da un articolo dell'egregio Direttore di questa scuola Dr. Grazzi Souciui pubblicato sul „Gior-nale d'Agricoltore, Anno 1880 N. 1: ^Immaginiamo una piccola tavoletta di ferraccio lunga 20 cm. e larga 4; questa tavoletta ha 2 piedi e mediante due viti mordenti si può fissare ad un tavolo.^A centro della tavoletta vi è un perno a vite che tiene fisso un coltello orizzontale della lunghezza della tavoletta e che ad uno dei suoi estremi porta il manico; questo coltello si può far girare ma non può fare un giro completo, perchè all'estremità della tavoletta vi sono 2 viti, che lo impediscono. Il coltello non presenta niente di particolare, iranno che la parte affilata o tagliente, nou si trova iu continuazione per tutta la lunghezza del coltello, ma mela da una parte e metà dall'altra. La tavoletta porta trasversalmente 6 scannellature, 3 per parte rispetto alla vite che tiene unito il coltello alla tavoletta. (Continua). ITotizie Con decreto del 6 maggio a. c., l'i. r. Luogotenenza di Trieste, ha dichiarato sciolto tanto il Consiglio ora funzionante, quanto il neo eletto, e non costituito Consiglio comunale di Pola, affidando 1' interinale gerenza di quel Comune al già Podestà Dr. Angelo De-martiui, al quale è demandata la scelta di due persone di fiducia, che unite a lui formeranno frattanto una Giunta Amministrativa. Il Sig. Demartini venne pure incaricato d'indire le nuove elezioni, e di iniziane senza indugio. L'Istituto di credito fondiario istriano nelle sedute dell'8 e 9 coir, accolse 112 domande di mutui per la somma di f. 117400. Il capitale lettere di pegno iu circolazione ascende oggi a fior. 646,900. La direzione della Società agraria triestina si recò con apposito vapore a Parenzo, domenica 7 coir., a visitare la stazione-enopomologica provinciale. Il comitato del Circolo italiano iu Vieuna, la cui fondazione abbiamo comunicata nello scorso numero, fa appello alla generosità dei propri concittadini col-l'intento di sollevare gli studenti che volonterosi e capaci si trovano in gravi ristrettezze per proseguire negli studi universitari. Dietro iniziativa della presidenza della Società agraria istriana, si eccitano tutte le podesterie a provvedere, affinchè la popolazione agricola si presti con tutta diligenza alla raccolta e distruzione d' insetti, bruchi ecc., a tenore delle disposizioni della legge provinciale 2 settembre 1870. I danni delle brinate d'aprile furono in complesso gravi, perchè in vari siti lasciarono traccie desolanti, ma non tali da portare come si credeva una catastrofe. Coloro però, che o per imprevidenza o per necessità anticiparono le incubazioni, questi furono disgraziati, perchè i bachi andarono perduti dove la foglia è mancante. Ed a proposito di bachi, è certo che il raccolto dei bozzoli non sarà in quest'anno molto abbondante, per cui riteniamo, come già si manifestano gli indizi, che il prezzo avrà a compensare la quantità. (Boll, dell'Agr). Cose locali Applaudiamo vivamente alla bellissima idea sorta in mente ad alcuni egregi nostri concittadini di collocare nella sala del nostro municipio l'effigie di Giovanili Andrea Manzoni, illustre comprovinciale, le cui benemerenze quale medico sapiente ed operosissimo lasciarono tra suoi conterranei orme incancellabili e degnissime d'imitazione. Ecco l'appello, che invita i nostri concittadini alla soscrizione, e che fu accolto con plauso da tutti: Concittadini ! Nel 1 luglio 1872. giorno luttuoso per la morte di Giovanni Andrea Manzoni, la stampa cittadina, interprete dell' universale dolore, prorompeva in queste nobili e veraci espressioni : Era medico dotto, attento e consenziosissimo. Ma il benemerito trapassato, non ha ancora un ricordo che attesti la riconoscenza e l'ammirazione della sua patria. Gli è ben vero, che subito dopo il suo lagrimato decesso, se ne manifestò vivissimo il desiderio in tutti i capodistriani ; le modalità solo d'estrinsecarlo, lo fecero differire. Oggi quindi i sottoscritti si costituiscono in comitato per raccogliere le offerte vostre, allo scopo di far eseguire da valente pennello un' effigie del medico dotto, attento e consenziosissimo, che da quasi due lustri piangiamo estinto. Questa effigie, allogata a Bartolomeo Gianelli, verrà serbata nella sala del patrio Municipio, fra la eletta schiera di altri benemeriti, nella quale rifulge l'insigne Santorio. Concittadini ! La nostra patria a nessun'altra seconda per magnanime iniziative, onorando la memoria di Giovanni Andrea Manzoni, onorerà sempre sè stessa. Capodistria, nel maggio 1882. Il Comitato. Varietà- UNA BELLA FESTA Invece di continuare le promesse scene dalla storia istriana, concedetemi di descrivervi oggi una scena accaduta a' passati giorni in Lodi, la quale, benché non abbia diretta relazione con gì' interessi istriani, pure, e per le persone che vi presero parte, e per la dimostrazione in sè, tornerà certo gradita anche ai lettori della «Provincia. Poi la mia fantasia è così piena delle cose vedute; così dolci affetti ho nel cuore, che io non posso in questi giorni, nè scrivere, nè pensare quasi cosa che a quella scena non si riferisca. .... Gli studenti di Brescia avevano adunque assunto un impegno, e mantennero la parola. Scrissero sarebbero venuti qui la mattina del i Maggio giovedì. Subito preside, professori e scolari dei vari istituti in moto per apparecchiare un degno ricevimento ai fratelli bresciani. E i cittadini pure e il municipio si unirono alla scolaresca. Ma ci vuole sempre un capo che diriga, una mente che ordini, un centro di gravità; e chi meglio del nostro preside per fare il centro di gravità? E chi non ha veduto in questi giorni il Coiz, il Coiz dei lieti convegni d'altri tempi, costì, ringiovanito, ritto, sbottonato con cento affari sulle braccia, sempre in moto, e sempre in calma, non sa che cosa sia 1' entusiasmo : 1' entusiasmo, intendiamoci, in questo prosaico anno di grazia milleottocento ottantadue. Alle otto e mezzo del mattino dinanzi alla palestra comunale (tra parentesi una delle più belle d'Italia : un grande edificio quondam chiesa di frati con nell' abside un san Martino di nuovo conio: Fanfulla da Lodi che tira di maledetti fendenti sui campi di Barletta) convennero tutti gì' invitati per muovere incontro ai Bresciani. Che movimento, che festa, che brio per le strade. Al segno dato la comitiva sfila. Da prima la banda cittadina che suona alternando inni patriottici e canzoni popolari; poi la bandiera del municipio con dietro il Sindaco, il sottoprefetto, l'ispettore scolastico ed altri egregi cittadini: poi la bandiera del liceo, la fanfara degli studenti e professori e scolari al passo di marcia. E così si va fino a Porta d'Adda, allo storico ponte, dove Napoleone fu creato da suoi soldati caporale ; e si aspetta per una buona mezz' ora. Vengono, non vengono ; si guarda in aria, cominciano a cadere grossi goccioloni, si spiega qualche ombrello : che Giove Pluvio voglia farne una delle sue. Ma ecco il suono lontano della cornetta, un altro più vicino ; sono qui, sono qui i fratelli bresciani.... eccoli. Che urrà ! che sberettate. Scendono, si abbracciano : oh come sono belli, come baldi i nipoti di Arnaldo ! Quanta vita, quanto brio negli occhi ! quante rose e quanti gigli riposano sulle guance ! direbbe il Parini. Cessato il primo rimescolio, la comitiva si riordina; alla banda della città, e alla fanfara di Lodi si unisce quella di Brescia : cessa la pioggia ; il sole come per incanto.....ma che sole che sole .... frasi da gazzetta ufficiale : il sole esce perchè siamo in Maggio; e avesse voluto durare nascosto anche tutto il giorno, noi tutti in quel momento, franchi, baldi, sicuri, al suono dell'inno, ansimando, sbuffando, si sarebbe andati anche un' ora sotto 1' ombrello, con uno scataroscio d'acqua alla conquista, alla conquista di .... di una panca in qualche osteria di remoto villaggio. Così arrivammo al teatro Gaffurio, tra le acclamazioni e le sbandierate degli studenti e dei cittadini. Il preside montò sul palco scenico, e diede il saluto agli ospiti : assegnò 1' ora pel pranzo sociale nel teatro stesso ; il corteo si sciolse, professori e scolari a vari gruppi si sparsero qua e là a vedere le cose degne di nota per la città. A me toccò fare il cicerone a' vari eletti giovani e al professore sacerdote Pallaveri, rappresentante il preside di Brescia impedito, e professore di storia naturale in quel Liceo. Si attacca discorso, e di parola in parola vengo a sapere che il molto reverendo è fratello a quel Daniele Pallaveri da Brescia, che fu per qualche anno professore di greco in cotesto ginnasio, ed ora professore di filosofia nell' università di Pisa. Siamo come rigagnoli che scendono di qua, di là per la china del monte, e per vari versanti di valle in valle ; e in sul più bello ; e quando meno ce lo aspettiamo ci troviamo riuniti, avvicinati un momento, poi giù di nuovo per vie diverse fino al gran mare dell' essere che riunisce tutti i rigagnoli e tutti i fiumi. Alle due e mezzo ci riunimmo tutti nel teatro Gaffurio al sociale banchetto : si era in due-centocinquantasei : non uno più non uno meno. La vasta sala era addobbata con gusto ; drappel-lini, bandiere nazionali, ritratti del re, della regina, di Garibaldi, del Gorini ; fiori poi, fiori a profusione ; e torno torno nella galleria superiore, sempre tra i fiori, altri fiori: i visi sorridenti delle mamme, delle sorelle, venute a godere di quella festa. Sul palco scenico, occorre dirlo? la banda cittadina. Si fa silenzio ; il silenzio eloquente d' un refettorio di frati alla minestra; si ode solo 1' acciottolìo dei piatti e dei bicchieri. Ma la banda intuona la marcia reale: uragano di applausi, poi l'inno, poi la marcia ancora ; il diapason s'alza : ci siamo. La prima portata non non era ancor tutta distribuita, che un giovane di Brescia scattò a fare un brindisi alla città di Lodi. Avea anche io il mio, bello e pronto in tasca; e prevedendo che, data la stura all'entusiasmo, probabilmente sarei rimasto in asso, come di fatto avvenne ad altri più degni di me, mi alzai, con un bicchier d' acqua fresca iu mano. Non ci voleva che questa trovata per ottenere un profondo silenzio. Il brindisi lo potete leggere sul „Fanfulla" di Lodi, dove, cedendo a molte istanze di amici, l'ho fatto stampare. *) Lascio immaginare a voi che cosa sia avvenuto tra una strofa e l'altra, e alla chiusa. Solo a pensarci sudo, e spero di sudare anche nell' inverno futuro. Una sola congratulazione accetto; un mi rallegro per i miei poveri nervi d' una volta, che sono oramai a prova di bomba: tutto effetto di molti anni di più, e di qualche ideale di meno. Seguirono uno dopo 1' altro i discorsi officiali del sindaco, poesie bellissime d' altri professori ; parlò ultimo il Coiz, e così tutti commosse che scolari e professori alla lettera lo copersero di baci. Terso sera ultimo addio ed abbracciamenti e baci alla stazione del tram. Ma i giovani della fanfara ed alcuni professori, che già erano stati alla mattina in deputazione ad incontrare gli o-spiti a Crema, montarono sui carrozzoni e vollero accompagnare i Bresciani fino a quella città. Ed ecco appena entrati in Crema la banda municipale, professori e studenti pure vennero loro incontro; e così lì per lì si fece un' altra bellissima dimostrazione di affetto tra gli studenti, e di concordia tra le due città quondam rivali. Tra i professori di Crema vi rammenterò il Grego nostro istriano, da molti anni stabilito in quella città. E fra i docenti di Lodi pure si ha a ricordare il piranese Franzutti professore di quinta classe ginnasiale; onde tutti sommati, a questa bella festa presero parte, compreso il sottoscritto, tre istriani, non calcolando il Coiz che pure si potrebbe annoverare tra i nostri; e vi potete im- *) Siamo dispiacenti di non poter pubblicare il bellissimo Brindisi coli'acqua, per ragioni indipendenti dalla nostra volontà. Red. maginare, se anche in mezzo alle feste e ai lieti evviva, il nostro pensiero non sia corso alla patria lontana. Ed ora alla morale. Nel numero 18 dell' „I-stria,, nell' appendice del bravo Tamaro ho letto queste belle parole „A questi mali, che ci sono „ pressoché comuni in Istria, convienci mettere «pronto ed efficace riparo, e provvedere almeno » alla nostra gioventù un ambiente meno ristretto, „e non ancora ammuffito da tanti corpuscoli „mefitici e deleteri......Pur troppo anche qui „ dunque mi pare scarseggino le utili conversa-azioni i contatti simpatici.... insomma non c'è nulla di tutto quello che tanto educa la mente „e il cuore,.....e prepara la nuova generazione „ a conoscersi, compatirsi, amarsi e stringersi in „ associazioni da cui poi scaturisce 1' emulazione „ tanto proficua alla gioventù, e tanto necessaria alla conoscenza ed al discernimento del buono, „del vero e del giusto.. Adunque pare che pei giovani le cose vadano costì come trent' anni or sono. Se altro non possono fare; se non ci sono palestre ginnastiche (oh gli aveste veduti i nostri giovani gareggiare nei vari esercizi ginnastici e alla scherma !) almeno almeno nelle vacanze si organizzino passeggiate, visite alle vicine cittadelle, sorgano nobili gare e fraternizzino gli studenti...... A tempi nuovi, uomini e metodi nuovi. Badate però ; il sistema di fare il proprio dovere e studiare, seriamente studiare, fu, è e sarà sempre il miglior metodo di educazione. Ma dopo tutto uno svago ci vuole, e qui c' è il caso di adattarsi ai tempi...................... P. T. Hanno pagato il prezzo di associazione i signori : A saldo 1881. de Sincich Giov, Lorenzo — Parenzo ; — | Bartolomei Nicolò. — de Baseggio Cav. Giorgio, — de Belli ì Ved. Luigia, — Bratti Andrea, — Barega Giuseppe. — Cobol j Giorgio, - Del Bello Dr. Nicolò, — De Rin Francesco, — Depangher Antonio, — Franco Pietro, — de Favento - Appolonio Mons. Giov , — de Favento Giorgio — Dr. Gallo Avv. Augusto, — Genzo Cav. Giovanni, — de Gravisi Marchese Vincenzo, — de Gravisi Marchesa Ved. Antonietta — Gallo Pietro, — Lion Cav. Dr. Zaccaria, — de Manzoni Dr. Domenico, — de Manzini Dr. Giovannni, — Marinaz Domenico. — Rumer Vittorio, — Tommasich Andrea, — Totto Conte Gregorio, — Vicich Francesco, — Venuti Leonardo, — Utel Luigi, Capodistria. A saldo II semestre 1882. Dr. Pervanoglù Trieste ; — Verginella Domenico Cittanuova; — de Caneva Don Òsraldo Fa-sana ; a saldo II quadrimestre 1882. Vidacovich Dr. Girolamo ; — a saldo 1882. — Petris Dr. Andrea Parenzo ; — Glezer Dr. Felice Pola; —Stradi Dr. Nazario, — Bartole Antonio. Pirano; — Mizzan Don Giovanni, Corridico: — Mahorsich Giovanni, I Trieste ; — Negri Antonio Muggia.