ANNO XX. Capodistria, 1 Marzo 1886. N. 5. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA * Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti li ricevono presso la Redazione. ISTITUTO DI CREDITO FONDIARIO PROVINCIALE (BàlT Indipendente) Come apparisce ad evidenza dal rapporto di quest'Istituto per la gestione 1885, si vanno realizzando sempre su più larga scala le previsioni, che avevamo espresso all' epoca della sua fondazione e le sole cifre basterebbero ad addimostrare in qual lodevole modo qupst' istituzione eserciti la sua benefica influenza nella limitrofa provincia. Già ripetutamente negli anni precedenti abbiamo accennato essere precipuo compito del Credito fondiario istriano quello di accordare prestiti a miti condizioni al piccolo possedimento agrario e eh' esso abbia costantemente corrisposto a questa missione lo prova il fatto, che tra tutti i mutui da esso erogati sino ad ora, nel numero di 1387, ben 1320 sono per somme inferiori ai fiorini 5000. I complessivi prestiti ipotecari ammontavano alla fine del 1885 a fiorini 2,116,452.84 a fronte dei quali stanno le lettere di pegno al 5% per una somma di fiorini. 2,181,500. L' utile netto che nell' anno 1884 ascendeva a fiorini 7399.80 ammontò nel 1885 a fiorini 10,649.21 che va devoluto al fondo di riserva, il quale per tal modo presenta uno stato di fiorini 28,858.51. Di pari passo, con cui la popolarità di questo Istituto quale mutuante s' estende sempre maggiormente nei circoli dei piccoli possidenti nostri comprovinciali aumenta costantemente la riserva delle lettere di pegno al 5% ciò che devesi ampiamente riconoscere, va ascritto a precipuo merito di questa filiale dello Stabilimento di credito nelle cui mani si concentra, come è noto, la vendita delle lettere di pegno ipotecario del Credito fondiario istriano. Essa ha saputo rimovere tutti gli ostacoli e le prevenzioni che dapprima s' opponevano al conseguimento di questo scopo ed i suoi ben diretti ed intelligenti sforzi seppero creare a questo valore largo mercato, facendolo classificare tra quelli da impiego di primo rango, in modo tale, che non soltanto tutte queste Lettere di pegno appena emesse vengono immantinente collocate, ma che eziandio il loro prezzo ascese gradatamente da Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. fiorini 96 a 102 per cento, prezzo questo che sembra ben consolidato, poiché è quello che si paga correntemente in giornata senza che sul mercato vi sia del materiale disponibile, all' infuori di quello che proviene dalle nuove erogazioni dei mutui ipotecarii. Ed ecco anche la relazione sullo stesso istituto che pubblica L' Osservatore triestino in data del 10 m. d. Parte commerciale ISTITUTO DI CREDITO FONDIARIO DEL MARGRAVIATO D'ISTRIA IN PARENZO Basta dare un' occhiata al resoconto di questo Istituto per la gestione dello scorso anno, onde rilevare in qual sano modo esso' corrisponda alla sua missione e quanto sieno giustificate le previsioni che si facevano sino dal suo nascere, intorno alla provvida influenza che esso avrebbe esercitato nella limitrofa provincia. Com' è noto, esso venne creato a suo tempo specialmente allo scopo di procurare ai piccoli possidenti dell' Istria, del denaro contante a miti condizioni ; e, mai dimentico di questo suo principale compito esso cercò sempre di venire in aiuto ai meno abbienti, come lo prova il fatto che esso erogò, sino alla fine dello scorso anno, 1320 mutui per somme inferiori a f. 5000 e soltanto 67 per somme superiori. Può ben dirsi che la popolarità di quest1 Istituto che sa procurare ai suoi clienti il denaro a sì buon patto, s' estenda sempre maggiormente nei circoli dei nostri piccoli possidenti comprovinciali ; infatti vediamo che i complessivi prestiti ipotecarii ammontavano alla fine del 1885 a fiorini 2.116,452.84 e la chiusura dei conti addimostrò un utile netto di fiorini 10,649.21, mentre nell' anno precedente esso fu soltanto di fiorini 7399.80, il quale va a rinforzare il fondo di riserva, che ascende ormai alla bella cifra di fior. 28,858.21. A fronte dei mutui erogati come sopra, stanno le Lettere di Pegno al 5% emesse per una somma di fiorini 2,181.500 tutte collocate in solide mani, poiché ben di rado se ne vedono apparire sul mercato ove altro materiale disponibile non vi è che quel poco che proviene dalle nuove erogazioni dei mutui ipotecarii e che vien tosto assorbito ; queste Lettere di Pegno, in seguito alla costante ricerca, sono man mano salite dal prezzo di 96 a quello di 102 per cento, che si paga ormai correntemente e se questo valore ha in oggi tra noi sì facile e vantaggioso sfogo, lo si deve ascrivere principalmente alle ben dirette ed intelligenti pratiche di questa Filiale dello Stabilimento di Credito nelle cui mani ue fu concentrata la vendita, la quale, riescita a rimuovere le difficoltà e gli ostacoli inerenti ad ogni principio, collocò queste Lettere di Pegno del Credito Fondiario istriano nelle migliori mani e creandogli largo mercato, lo fa classificare tra i valori da impiego di primo rango, nei quali va meritatamente annoverato. MATTEO FLACIO*) Ruggero Bonghi nel suo articolo „Leone XIII e la Storia" stampato nella Nuova Antologia, toccando per incidenza del nostro Flacio scrisse .... „Matteo Flacio, uno dei più vivaci ed inquieti caratteri del secolo, del quale amerei che qualcuno in Italia studiasse e narrasse la vita." La palla fu colta al balzo dal valoroso Naci-novich, e rimandata ad uno dei più valenti atleti, passi la metafora, nell'agone letterario. Le nostre congratulazioni prima di tutto al Nacinovich per l'argomento Òpportunissimo : gl'Istriani rispondendo alla chiama, e docilmente seguendo l'impulso, e 1' indirizzo moderno degli studi, faranno sempre bene a lasciare una buona volta da parte, giova ripeterlo fino alla noja, le arcaiche disquisizioni. Intendiamoci però : questa resurrezione d' illustri istriani nella storia della Riforma — il Vergerio, il Flacio, il Lupetino non si ha già a tentare per interessi di propaganda religiosa; gli studi devono imprendersi con la massima oggettività ; e così fece il chiarissimo autore. Chi altrimenti operasse, mostrerebbe di conoscere ben poco i bisogni del tempo e l'iudirizzo della scienza laica oggi in Italia. Le dispute teologali tra protestanti e cattolici sono oggi infeconde; il libero esame ha recato i suoi frutti: razionalisti, materialisti, positivisti hanno ben altro pel capo ; anzi in qualche momento di sconforto e di aridità, deplorando la perdita dell' antica fede, dicono chiaro, che se potessero tornare credenti, non esiterebbero un momento nella scelta.1) Dunque nessuna propaganda, o meglio solo la propaganda della verità. E nel Flacio esaminiamo 1' uomo. Il Bonghi col solito acume, con due epiteti che pajono buttati là „Flacio uno de' più vìvaci \ f • (*) Flacio. Studio biografico storico del Dr. Ermanno Nacinovich. Fiume, Mohovich editore. ') Si vegga la bella lettera del bramino — De Gubernatis — scrìtta dal fondo dell' India, e stampata il mese scorso nella Perseveranza. ed inquieti caratteri del secolo" ci ha dipinto l'uomo. Vediamolo, con la scorta del Nacinovich, e un po' anche con la nostra testa. Nato lassù ai confini, presso l'ultimo Quar-nero, e ricevuta in patria la prima educazione, passò quindi a Venezia dove ebbe a maestro un De-Cipelli, allievo del Poliziano, in arte Egnazio. Quindi il giovine — Mattia Vlacich — lascia il Mattia, e muta il Vlacich in Flacio con l'aggiunta mal trovata d'Illirico. Probabilmente però volle intitolarsi con quel nome sonoro, alludendo agli antichi Illirici, e non già ai moderni Slavi, come altra volta ho accennato*). Aggiunge il Nacinovich che l'epiteto trova forse giustificazione nell' essere stato prevenuto 1'albonese da un „istriano" che fu Stefano] Console, e da un Giorgio „Veneto" ambedue teologhi della riforma. In ogni modo questo benedetto appellativo ha prodotto più tardi non pochi errori tra i dotti, e vivaci ingiuste inquietudini sulla italianità di Al bona in particolare e degl' Istriani in generale. Avrò occasione più avanti di esaminare l'italianità del Flacio ; che voglia o non voglia, nato in Albona e da madre italiana (una Luciani) era pur sempre italiano. Certo però che quel benedetto — illiricus — non dimostra molto fresco e vivo questo sentimento. A diciassette anni un predominante sentimento mistico lo sprona a dedicarsi alla teologia, ed e-spone il divisamento di entrare in qualche convento dei frati minori a Baldo Lupetino provinciale dell' ordine e suo cugino per parte di madre. Singolare inquietudine degli spiriti in quei tempi! Da una parte il Cristianesimo è scosso dagli studi risorti, dall' umanismo trionfante ; dall' altra dai gravissimi scandali della chiesa. E nello stesso tempo lo spirito umano, se ha veduto ed ammirato il bello dell' arte antica, ha pure notato le imperfezioni del pensiero pagano e la poca o nessuna influenza sulle plebi; e si sgomenta di questa improvvida resurrezione del passato. La tendenza quindi di ritornare alle credenze cristiane; se non che 1' umanista rimane turbato dalle volgarità, e dai gravi disordini ; quindi il bisogno di riforma sentito da tutte le anime generose, d'una riforma, ed a qualunque costo se l'autorità non si piega a tempo. In questo mondo torbido, inquieto si trovò il Flacio da giovane ; così si spiegano le sue tendenze mistiche e l'ingresso in convento dove viene catechizzato dal Lupetino, ed eccitato a passare in Germania alla scuola di Lutero. Ma qui nuove an- f^jBooiloo *JJ'Hinji]jìiiT''n t. iio^us / • '•o fn > ■:i"■ ;r ."jJnH —r—■ ■ ^ * i ') Degli errori sull'Istria — Capodistria Priora e Pisani 1880. jnstie ed inquietudini del suo spirito : nella Svizzera trova Zuingliani in rotta con Lutero ; lo coglie la nostalgia e il dubbio di un irreparabile mal passo, e con questo l'idea del suicidio. Ma l'amore alle lettere, e specialmente agli studi fisiologici lo salva, e più l'esortazioni dell' istriano Matteo Gar-bizio lettore di greco all' Università di Tubinga. ,Questi lo esorta, scrive il Nacinovich, ad un regolo di puritanismo evangelico, meglio confacente alla sua natura severa, nemica delle blandizie ; il Flacio continua l'aspra battaglia degli sconforti e iella malinconia, e ciò con tanto maggior suo disagio. che la interezza del suo costume gli nega le consolazioni del cuore e i faciii piaceri della rita." Qui, se permettono., una sosta per una domanda e per due osservazioni. Non si potrebbe sapere qualche cosa di più ii questo istriano Gabrizio, testimonio della cultura e dell' amore agli studi classici, diffuso anche nell'Istria in quel secolo, come in ogni altra parte d'Italia? Anche giovi notare come questi teologhi, asi poi ad azzuffarsi in quelle loro scaramuccie bibliche fossero dediti agli studi classici. La gio-ventù austera e casta del Flacio e la vita intemerata del Vergerio sono poi buona smentita alla solita retturica fratesca, tuonante anche oggi dal pergamo contro l'incontinenza dei riformatori. Che prediche t da che pulpiti ! potrebbero ripetere entrambi. In Vittenberga il Flacio è presentato a Lutero. La comunità vittenburghese impetra dal cielo consolazioni allo spirito angustiato dello straniero ; cessano le angustie e le inquietudini di lui ; onde convinto esclama: „A Vittenberga sono giunto a riconoscere che la dottrina di questa chiesa è la iera parola di Dio, ed io ho abbracciato quella j con tutta P anima mia. Per contro mi sta fermo adesso, che il papa in verità è l'anticristo, ed io i lo maledetto ed esecrato di tutto cuore lui, i suoi errori, ed abusi. Preso una volta questo dirizzone, il Flacio si I getta a capo fitto nella mischia; ma ahi! più che j l'anticristo ed i suoi abusi gli danno un gran da | fare i suoi stessi fratelli protestanti : la discordia t nel campo di Agramante. Da prima i tentennamenti del buon Melantone, la questione delle adia-1 we ed altre molte ; e ad ogni nuova questione il Flacio scrive libri sopra libri che testimoniano la rivacità del suo ingegno. Quindi inimicizie potenti the lo costringono ad esulare di città in città, i trovando sempre tempo a nuove opere in difesa Iella sua dottrina radicale. È specialmente a Mag-leburgo, alla cancelleria di Dio che il Flacio di- venta un secondo Lutero, e che la Riforma ottiene la finale vittoria in Germania. In mezzo a tutte queste baruffe teologiche, l'Istriano apparisce, giovi notarlo, tutto di un pezzo, e sta veramente come torre'che non crolla la cima per soffiar di venti. C' è però sempre del duro, dell' aspro in quel carattere ; più ci è simpatico il buon Melantone che non ' vorrebbe condurre le cose agli estremi. Ma se il carattere del Flacio è teologicamente antipatico, si rialza e attira tutta la nostra ammirazione considerato come uomo. Perchè quasi tutti gli avversari suoi in tutti quei tentennamenti e concessioni al potere imperiale, o al partito del teologo più potente non tanto seguitavano un partito anziché 1' altro per amore della verità, ma per non perdere comodi e onori e vivere in pace con tutti. Il Flacio invece, quando crede di aver trovato il vero, segue quello e non altro ; non abbada a incomodi e pericoli, perde le cattedre, incorre negli sdegni di potenti nemici, non trova riposo in vermi luogo ; non importa; egli è sempre lo stesso. Costanza degna di miglior causa, diranno i nemici; ma è sempre costanza, è carattere. Questi pregi e difetti appariscono in tutti i suoi atti e ne' suoi scritti, ma specialmente nelle celebri Centurie Magdeburgensi, e nella famosa questione sulla giustificazione e sul peccato originale contro lo Strigelio. E qui è proprio necessario di conoscere meglio la questione per intendere la mente del Flacio. Sostenevano i dottori protestanti che la salute eterna non viene dalle opere buone ma dalla fede viva nella giustificazione di Cristo, È questo il caposaldo della riforma. Ma il Flacio ed i novatori non tanto trassero questo principio da un profondo studio della teorica soprannaturale, quanto dal bisogno di un' arma potente a combattere il loro anticristo. E di vero, negate le opere buone, addio sussidi ; all' umana debolezza non occorrono altre pratiche: la bottega è spacciata, dicevano, a tutto ha provveduto già Cristo. Pare impossibile come il Flacio ed altri non abbiano avvertito ciò, e veduto come la filosofia e teologia protestante si fondino sopra un bisogno del momento e si rispondano alle esigenze di un dato tempo, come i libri d'occasione, perdendo il carattere della universalità. È vero però che la passione non ragiona, e che gli animi erano eccitati dagli immensi abusi. Perciò benissimo definì il Tomaseo la riforma — La negazione dell'uso a cagione dell' abuso. I primi novatori forse, tutti intenti ad abbattere, non aveano capito o preveduto tutte le con- segueiize che si potevano trarre dalla loro dottrina ; il Flacio sì, spirito inquieto ed arguto. Ohe indulgenze, che opere buone! gridò egli. Le opere dell'uomo sono tutte cattive; il peccato originale è la sostanza dell' uomo. E a sostenere questo suo assurdo e il nuovo Manicheismo il dottor protestante tirò in campo anche la medicina; divenendo così allora, e sempre cordialmente antipatico a qqanti hanno una nobile idea della libertà e della dignità umana. Così vivendo Flacio si avversò tutti e cattolici e protestanti ; e più anzi questi ultimi perchè mostrò P assurdo della loro fondamentale dottrina, e prestò ai primi buone armi a combattere la riforma. E per un' altra ragione ancora il Flacio ha oggi per noi un non so che di repulsivo negli scritti e nel carattere. Nel 1566 egli chiese udienza all'imperatore Massimiliano secondo, e gli fece omaggio di un e-semplare del suo libro — De traslatione imperii romani ad germanos. Per combattere la chiesa papale egli sostiene con la storia e con la bibbia che la ignavia dei popoli soggetti e la conquista da. parte dei forti danno la spiegazione del come il potere imperiale sia passato ai Tedeschi. Non giudichiamo questa sentenza con le idee moderne ; è certo però che già il Petrarca avea riconosciuto l'imperio un nome vano senza soggettò, e che il grande Machiavelli avea ben altre speranze concépite per la liberazione d'Italia. La passione eccitò un protestante „onde attutire l'odio dei suoi nemici, e assicurarsi finalmente uno stato tranquillo.r A lusingare così il potere tanto infesto al protestantismo, e a riconoscere la ragione del forte: così furono lontani alcuni novatori dalPimmaginare quale potente scossa dovesse recare la riforma all'assolutismo. La civiltà maggiore adunque, la libertà e il ben essere degli stati del nord dell' Europa furono grandi beni e conseguenze naturali scaturite nel mondo morale e politico, non già dai mutati principi dogmatici, ma dalla eterna mente regolatrice la quale Perchè non sia 1' amabile sembiante Dell' universa libertà turbato Lascia piuttosto che lo stuol dei mali Nei suoi mondi imperversi ;.....*) e sa dal male dedurre nuovi beni. Il povero Flacio trovò 1' estremo ricovero a Francoforte addì 10 Marzo 1575; e le sue ultime parole furono : Jesu Christe, Filii Dei, miserere mei. *) Schiller. Don Carlo. Atto terzo. Scena X; traduzione del Maff'ei. Certo contengono queste anche un nobilissimo sentimento ; ma forse più una sintesi di tutta la sua teologia, una fredda formula del sostanzialista, dell' ardito negatore dell' umana libertà. Queste ed altre cose mi vennero in niente, leggendo lo studio biografico-storico del Nacinovich, al quale si deve ogni lode per aver così degnamente riempiuto una lacuna nella storia istriana. Le molte e diligenti ricerche rendono buono questo studio biografico-storico. Migliore forse sarebbe stato se anche critico; e se con le troppe note si fosse arricchito più il testo. Il Bonghi desiderava che taluno in Italia studiasse e narrasse la vita del Flacio. Al secondo desiderio ha l'egregio Nacinovich pienamente soddisfatto : nessuno meglio di lui potrà vivificare in seguito i materiali raccolti studiando nella vita e negli scritti il carattere del vivace ed inquieto istriano. P. T. DIGRESSIONI*) Pietro Vergerio Favonio, Giuseppe Verona, giuslinopolitani. c. 163 r. e v. — Die 15 MaiIj 1586. „La predente ambasciarla va tanto alla longa, et con tante „difficultadi de nostri Circonuicini Piranesi, et Muggi-„sani, i quali per hauer le proprie comunitadi oppu-„lenti, quando sotto vno, et quando sotto vn' altro falso „protesto malignam.te se oppongono sin alle parti del-„1' ecc.mo Senato, che non vi prouedendo, et presto è „non pocho da temere di qualohe notabile inconueniente „si rispetto alle cose de sua Ser.ta alla conseruation „delle quali tutti i fideli suddetti suoi, et noi sopra gli „altri dobbiamo sopra modo inuigilare, come per i „molti nostri particulari interessi, et mass.e del Datio „della muda senza il quale sarebbe impossibile, che „questa pouera Città si potesse mantenersi, che non „precipitasse et andasse in rouina, come la più infelice, „et miserabile, che si possa imaginare in l'Vniuerso. „Però — L'andera parte che per questo maggior coniglio sia delliberato. et preso di mandar q.to prima „ai Piedi di sua Ser.ta gli ecc.mi s.ri Dottori Vergerio „et Vida, con quel ordine, et comissione, che attese le „promesse difficultadi sarà loro datto dagli ordenarij „rapresentanti conforme à tanto urgente, et importante „bisogno quanto è il presente, et con la pre.nte occasione., Et capta fuit nemine penitus discrepante. c. 172 r. — Die 27 Xbris 1586. L'ecc.te Verona è scelto proueditor del fontico insieme con M.r Ahnerigo di Verci, M.r Zamaria de Appolonio. c. 180 v. — Die ult.a maij 1587, podestà Giacomo da Pesaro. Leggesi finalmente : "Poi che per gratia *) Vedi i numeri 20 e 21 — La colonna di Santa Giustina ; 22, 23, 24 an. XVIII; 2, 3, 6, 7, 8, 9, 11, 13, 14, 15, 16, 20, 22, 24 an. XIX ; 4 an. XX — Digressioni. „del Sig.r Iddio, et per benignità, et clemenza del IU.mo ,maggior cons.o è stato prouisto — non dice come — „al pagamento delli Cl.mi ss.ri consiglieri senza interesse, „et danno alcuno di questa città anzi restituito il datio „della muda alla med.a con il quale si faceuano molte „spesse à beneficio et comodo di tutto questo populo, „con il qual datio si pagaua il ceroicho pub.co mentre „che era della città jnanzi che fossero uenduto ad inst.a „delli cl.mi consiglieri per la qual uendita siamo restati „priui in sino à questa bora de pub.co ceroicho tanto „neccessario in ogni città ben regolata pero essendo „cosa neccessariss.a à proueder à un tanto bisogno..... si può finalmente pensare a provvedervi. c. 183 r. — Die 12 Iulij 1587. L'ecc.te doct. Verona è dei tre, fra' quali creare un ambasciatore da ' mandare a Venezia che difenda una lite accesasi fra la città e gli eredi di Giacomo Sforza intorno alle saline, di cui sopra. Ma è creato il sp. m.r Hier.mo Gauardo, che à maggior numero di balle in favore. c. 184 v. — Die 23 aug.ti 1587. V ecc.te doct. Verona è fatto soprastante sopra la sanità insieme con s.r Zampaulo Zarotti, s.r Matthaeo Bruni. Libro S — comincia con un atto Die 30 aug.ti ( 1587 ; il precedente termina con uno 1587 adi 13 ag.to; j ma pare non ne manchi in mezzo nessuno —. cc. 3 v. e 4 r. — Die XX Xbris 1587. L'ecc.te doct. Verona e l'ecc.te Vida sono creati ambasciatori. La parte presa nel maggior consiglio, meritevole, mi pare, di essere trascritta per intero, dice così : "Hauendo 1 „il Cl.mo s.r Giac.o da Pesaro meritiss.o Rappresentante „quel ser.mo nostro principe con summa, et eccessiva „charità in tutto il tempo di questo suo ueram.te à Noi „feliciss.o Reg.to gouernato questo populo fideliss.o et „deuotiss.o à questo ser.mo stado, facendo in pub.co et „in particolare à tutti quei maggiori, et più segnialati „benefficij che si potessero desiderare, et fra gli altri „col'hauer dato à questo fontego pub.co quatro et più „mille ducati dei suoi proprij con i quali si è comprata „grandiss.a quantità di grano per souentione di questa „pouera oniuersità, che se non fusse stato questo suo „aiuto bisogniava che la maggior parte de poueri ò „morissero della fame ò che fossero costretti abbandonar „questo paese, oltra il restituir la fontana tanto necess.a, „et infiniti altri benefficij che sua sig.a Cl.ma ha fatto „et procurato di fare à tutti, di modo tale che nelle „bocche oniuersalm.te di ciaschaduno non se sentiua altro „che uoci piene de lodi verso questo Sig.re, et recogni-„tioni de tanti benefficij, et essendo per ciò in segno de „gratitudine d' animo stampate alc.e armo de questo „Cl.mo S.re per i muri de questa città à ciò che iui „aneho sicome nei cuori nostri si uedesse sempre scolpito il suo glorioso nome è stato non dimeno qualche „nimico del nostro bene anzi nimico di questo stado et „del S.r Dio stesso che non può esser altrimenti, il „quale istigato dal Diauolo ha hauto tanto ardire di „cancellar con bollo l'insegnia di questo Cl.mo Sig.re „che deue eternalm.te esser scolpita non solam.te nei .„muri ma anco nei nostri cuori, et insieme anco quella „del Cl.mo Sig.r Zuane Malip.o già meritiss.o nostro .„Rettore, che medesimam.te nel suo feliciss.o Reggimento ha fatto à questa Città cusi inumerabili benet-„ficij et douendosi da tutta questa Città far ogni mag- „giorjdimostratione di dispiacere de tanto empia operazione fatta contra Rettori tanto benemeriti à fine che „si potesse uenir in coguitione del deliquente, e dargli „quel più seuero castigo che merita un tanto delito „però — L'andara parte che siano elletti per questo „maggior Cons.o dui Ambasciatori i quali quanto p.a „habbino à transferirsi à piedi de sua ser.ta, et esponer „i grandi, e singulari benefficij hauti di questo Cl.mo „sig.re, et ancho del cl.mo Malip.o p.to instando con „ogni debita Riuerenza che per uenir in cognitione del „delinquente ouer delinquenti sua ser.ta sia contenta di „delegar questo caso alli Cl.mi SS.ri consiglieri di proludere contra il delinquente con autorità anco de poter „dar à chi palesasse il principal delinquente non solam.te „impunità quanto à lui se fusse complice ma ancho „beneff.o di uno ò più bandi del Ecelso cons.o di X „oltra ducati 100 di taglia che questa sua fideliss.a „Città si obliga di dare al med.o che palesasse un tanto „delito, et il med.o anco ad ogni altro per opera del „quale si uenisse in cognitione o del principale ò de „complici, pro parte ball, n.o 108, contra ball, n.o 0, „Ideo capta.„ ( Continua) Storia, IEP a/tri a, li. SUMM ARI UM sive INVENTARIUM omnium iurium, instrumentorum et scripturarum spedanti uni ad Ecclesiain et Episcopatum Aemonie ab anno 1228.*) V. Portole. A. 1515. 1 settembre. J. III. Atto d'investitura di dodici masi nella villa di Sterna a Jacopo Apollonio di Capodistria fatta dal vescovo di Cittanova, Marcantonio Foscarini. In Christi nomine Amen. Anno eiusdem nativitatis millesimo quingentesimo quinto decimo, indictione 3a p.o mensis septembris. Portulis in Ecclesia S. Georgii dioecesis Aemoniensis presentibus Rev.o D. Ioanne Paulo de Georgiis vicario et Canonico Emon. nec non specta-bilibus D. paulo vergerio cive iustinopolitano et D. marco antonio de lugo cive vincentino et aliis ad hoc vocatis habitis et rogatis. Ibique Rev.mus in Christo pater R. D. Marcus Antonius foschareno Iuris utriusque doct. dei et apostolice sedis gratia Episcopus Aemoniensis predecessorum suorum Episcoporum Emoniensium volens vestigia imitari. Et requisitum ac relictum per ipsos tesaurum fideliter omnique potestate, cura ac sollicitudine conservare, habita fide de Concessione in feudum facta q. D. Apollonio de Iustinopoli olim patri d. Iacobi a predecessoribus suis episcopis de mansis duo-decim sitis in villa Sterne terit. Iustinopol. et dioc. emon. *) Contiuuazioue e fine Vedi i n. 12, 13, 14, 15, 23, anno XIX; 3 anno XX. Si» situatis Inter hos confiues videlicet Castrum Portullarum et pedemont. ac ville malicepich : gradigna : topolövaz et cubertoni dioc. Emon. Eandem concessionem et feu-dum et ipsorum duodecim mansorum possessionem ac omnia et singula . . . ipsi D. Iacobo de apollonio filio dicti q. apolloni presenti et flexis genibus coram sua dominatione existenti et sic petenti prefatorum duodecim mansorum robore auetoritate pienissima confirmavit et in eius confirmationis et renovationis Signum ipsum D. lacobum de dicto feudo per impositionem anuli aurei quem in digito habebat legitime libere et expedite in-vestivit promitens per se ac suos successores Episcopos legitime intrantes dicto d. Iacobo per se et filiis eius et omnibus ex eo descendentibus legitimus masculis stipulanti et recipienti dietam concessionem et renovationem et omnia ac singula suprascripta perpetuo firma et rata habere et tenere ac non contrafacere vel venire per se vel alium aliqua ratione vel causa de iure vel de facto qui Dominus Iacobus de apollonio ibidem et in presenti de fide ac cum fidelitate agenda dicto Domino Episcopo et successoribus suis in omnibus et per omnia ut q. d. Apollonius eius pater fecit et veri vasali solemnem pro-missionem fecit et corporale prestitit iurameutum post hoc incontinenti in signo servande fidei et amoris pacis inter eos osculum interfuit. Appendice alla recensione sai Yerprio lei Ferrai CENNI STORICO - BIOGRAFICI Nella prima metà del secolo presente esistevano in questa città tre famiglie Almerigotti. La prima abitava in contrada S. Martino nella casa N. 205, ora di proprietà d'Antonio Depangher fu Michele, ed era composta dai fratelli Marco, Alvise ed Innocente. Essendo morti i due primi senza figli, ereditarono la facoltà i discendenti del terzo fratello, che soggiornano a Trieste. — La seconda alloggiava in contrada Ogni-Santi sulla piazza del Brolo nella casa N. 788, attualmente di Francesco Vicich. Di questa famiglia vivevano nel secolo scorso i fratelli Don Carlo, canonico tesoriere, il Dr. Francesco, morto li 24 Marzo 1792, sepellito nella chiesa di San Francesco, ed il Dr. Giovanni, mancato ai vivi li 20 Novembre di detto anno. — La terza famiglia possedeva la casa N. 816 in contrada Pusterla, ora di Maria Eiosa - Marsicli. Colla morte delle tre sorelle Pierina, Teresa e Luigia fu Giov. Filippo Almerigotti, si estinse la famiglia. Qui non esistono famiglie Ambrosi, bensì a Buje e parecchie. Nicolò de Baseggio fu Giorgio decesso li 13 Giugno 1831 nell'età d'anni 88, onorata la di lui memoria da necrologia compilata dal delegato comunale Dr. Francesco de Combi, illustrò la sua famiglie e si rese benemerito della patria, per avere sedato l'ultimo strato della popolazione sollevatasi nel 1797 contro il ceto nobile, col pretesto di voler rimanere fedele a S. Marco, per subornazione di due tristi, che sparsero per ogni luogo dell' Istria proclami incendiari, e che per quindici giorni infiammarono le teste dei giovani popolani nella ') Continuazione. Vedi n. 1 2 e 4 a. c. casa Musella sull' erta via di Ognissanti, attualmente di Maddalena Maria, segnata col N. 729, con discorsi sediziosi in odio dei membri del nobile Consiglio, specie contro il conte Giov. Stefano Carli, intrepido difensore del patrio Statuto. Accrescono il lustro dei Baseggio i due patriarchi, il primo nativo di Trieste, secondo il conte Girolamo Agapito, — e l'altro di Venezia, per quanto riporta P archivio storico di detta città, entrambi di cognome Baseggio, discendenti dall' illustre stirpe dei Basilj cavalieri Romani, cioè: nel 660 Giovanni II patriarca d' Aquileja, e nel 910 Lorenzo, patriarca di Grado. Attualmente si contano in questa città dieci famiglie Baseggio. I Bembo abbandonarono la città per accudire all' azienda dei loro beni situati nel circondario. La famiglia Bertolosa è ora estinta. L' ultimo della nobile famiglia Bratti fu l'avvocato Giov. Antonio - Luigi, morto or saranno 38 anni. La casa della famiglia Carrerio, situata nella contrada Pusterla, segnata col N. anagrafico 825, la posseggono i figli del defunto Giovanni Cernivani. Giovanni Crisma-Peloso detto Mosca-mora, morto or saranno dieci anni, fu l'ultimo della sua famiglia. La famiglia Daini è estinta. Della famiglia Del Bello vivono il Dottor Nicolò, Assessore Giuntale Provinciale e due di lui sorelle. La famiglia Della Corte sussiste in più rami, qui e nelle provincie meridionali d'Italia, dove vivono i discendenti di Nazario e Giuliano, padre e figlio, allontanatisi dalla patria nel 1757, e portano il cognome Corti. La famiglia Del Tacco (Ottaccio) è estinta. Nei decorsi secoli esistevano cinque famiglie del Tacco. La prima, abitava nella casa N. 378 ; — la seconda, nella casa N. 333 ; — la terza, nella casa N. 332 ; — la quarta, nella casa N. 327, ora degli eredi del defonto Giovanni Battista Racanelli, che il rispettivo proprietario (Del Tacco) la permutò per quella N. 260 di Belgramoni : — e la quinta, nella casa N. 794 in contrada Pusterla, già del marchese Girolamo Gravisi ed ora dei figli del defonto marchese Giov. Andrea de Gravisi - Barbabianca -Bocchina. Sussistono varie famiglie Divo. Il portatore dello stendardo di S. Marco nel tumultuoso terrorizzante procedere della plebe inferocita per le vie e piazze della città, nella sollevazione popolare del 1797, fu Bernardino Divo detto Nobel. I Ducaini possedevano vaste estensioni di terreni sul Risano e nelle contrade Castelier e Grubelze. Le loro case in Decani nella contrada Corrivo, portanti il loro stemma, sono di proprietà dei fratelli Giovanni e Giuseppe Machnich. Alicarda Manzini, morta li 14 Aprile 1786 e se-pellita nell'arca Manzini in capitolo del convento di S. Francesco, ove oggidì si trova l'Istituto Magistrale, è stata l'ultima della famiglia Elio. La casa Elio nella contrada Pusterla, segnata coi N. 795 e 796, appartiene ai fratelli Francesco e Giacomo Pozzo - Visentin. Gli Elio possedevano una grande estensione di terreni nell' esterna contrada di Faranzano, confinante a quella del conte Giov. Rinaldo Carli, passata nell'esperto agronomo Nicolò Del Bello, che nello scorso se- colo mantenne per lunghi anni la razza di diverse qualità d' animali domestici. I fratelli Stefano, canonico, e Giov. Batta conti Fini, ultimi della loro famiglia, cedettero la loro vistosa facoltà, con atto di vitalizio, al loro nipote Nicolò Theijls. Gran parte delle campagne di Maria Ved. Godigna nella contrada di Lazzaretto, e le case in città N. 290, 291, 297, 298, 299, 300 e 301 erano dei Fini. Delle otto famiglie Gavardo esistite nel decorso secolo, ne sussistono due, con a capo dell' una, il figlio, e dell' altra il nipote del defunto Francesco - Innocente de Gavardo. Nicolò Gavardo assegnò al civico Nosocomio nel 1723, il capitale di fior. 613.21 in M. d. C. ; — ed il Dr. Pietro Gavardo legò al detto Istituto nel 1755, l'importo di fior. 8285. 29. M. d. C. {Continua) üsT otisie Un attestato di altissima stima e riconoscenza s' ebbe in questi giorni il chiarissimo nostro concittadino avv. Dr. Antonio Vidacovich. Ritiratosi per imperiosi motivi di salute dalla carica di consigliere municipale di Trieste, gli venne regalata dai membri della Società del Progresso di cui è presidente una pergamena, chiusa in bellissima cornice, colla seguente epigrafe dettata da Attilio Hortis: Ad — Antonio Vidacovich — che nel patrio consiglio — e per ogni dove e sempre — la italica dignità di Trieste — affermò con civile franchezza — e nelle nuove memorande elezioni — validamente cooperò alla vittoria — fa documento — di ammirazione e di affetto — il comitato elettorale del progresso — certo — che per integrità di vita autorità di consigli —- e incorrotta fede — ei durerà — agli animosi giovani — duce ed esempio. Il ministro del commercio confermò la rielezione dei sigg. Candussi Giardo a presidente e Sottocorona a vicepresidente della Camera di commercio per l'anno 1886. L'amministrazione della fabbrica del duomo di Milano ricevette una lettera dal ministro della casa reale, colla quale le partecipa che il Re e la Regina accettarono 1' alto patrocinio della nuova opera per la ricostruzione della facciata di quell' insigne monumento. Nella trentunesima seduta della direzione dell'Istituto di credito fondiario istriano furono pertrattate 66 domande di mutuo per l'importo complessivo di fiorini 150.800, delle quali ne furono accolte 48 per l'importo complessivo di fiorini 112.000. Dal giorno in cui l'Istituto incominciò la sua attività a tutt' oggi furono erogati 1419 mutui per l'importo di fiorini due milioni, ducento ottanta mila e quattrocento, garantiti con ipoteche in fondi rustici ed urbani nella provincia dell'Istria. Oos© locali Il giudizio del pubblico sulla compagnia drammatica diretta dal signor I. Brunetti continua ad essere favorevole, e ne è prova 1' aumento degli applausi e dell' introito. Tra le produzioni recitate, (in parte nuove per Capodistria) notiamo: — Trionfo d'amore, Partita a scacchi, Luna di miele, Cura radicale, Sara Felton, L'amore, I due fratelli, La signora dalle camelie, Fedora, Chi sa il giuoco non lo insegni, È mio fratello, Patria, ecc. Queste produzioni, scritte da autori di grido, e che naturalmente hannno pregi non comuni, furono eseguite con generale soddisfazione dalla compagnia Brunetti. Rileviamo poi che si daranno altre nuove produzioni, tra cui : Nicarete e Libertas ; ma se quelle che rimangono a darsi non sono tutte nuove per Capodistria, sieno almeno tutte buone e recitate con diligenza ed affiatamento ; perchè si sa che le commedie buone e bene recitate divertono e predispongono il pubblico ; mentre le nuove recitate così così, perdendo della loro intrinseca bellezza, lo infastidiscono e annojano. E per ritornare alla compagnia, senza pesare con iscrupolo il merito o demerito di ogni singolo, nomineremo le due attrici Micheletti e Cajani ; più capace la prima nelle parti serie ; più a suo posto 1' altra nelle brillanti. La signora Micheletti merita poi un particolare ricordo per la squisita e ricchissima eleganza delle sue vesti ; e anche questo non è ultimo pregio in un' artista che sa rispettare la sua parte Le assecondarono gli attori Brunetti, Lattuada, Capodaglio e Micheletti, questi ultimi sempre padroni della scena, sempre faceti, e divertenti ; gli altri attori certo nulla tolsero all' armonia dell' insieme ; anzi in parte 1' aiutarono, specialmente i conjugi Faleni. Mercoledì, 3 marzo, avrà luogo la solita recita a beneficio del civico ospedale; negl'intermezzi suonerà la brava orchestra filarmonica che gentilmente si presta. Siamo certissimi che il concorso sarà pari alla nota filantropìa della nostra città. L'Oriente e gli Slavi Ecco il tema che trattò al Circolo Manzoni di Milano davanti ad un numeroso e scelto uditorio, P egregio professore Benedetto Prina. Il conferenziere esordì, nel suo dotto e interessante discorso, chiamando 1' Oriente il paese delle meraviglie e dei misteri; meraviglie nel campo della natura, misteri nel campo dell' arte. Disse che oltre all' Oriente dell' Asia, havvene un altro degno di studio, quello cioè d' Europa. Per conoscere 1' 0-riente d'Europa bisogna studiare i popoli slavi ; ma per ben intenderne la storia, giova mettere a confronto la stirpe slava colla latina e colla germanica. L' oratore s'intrattenne poi brevemente a dire del modo che le tre stirpi latina, germanica e slava sono venute e si sono distribuite in Europa, accennando in pari tempo alle rispettive loro suddivisioni in rami o nazioni. Queste tre stirpi, aggiunse, paiono equilibrarsi non tanto per la ricchezza e la estensione del paese da esse occupato, quanto per il loro numero e la forza rispettiva. Facendo la storia della razza slava, accenna all' origine del nome Slavo, che alcuni vogliono derivato o da Slavo (gloria) o da Slavo (parola), Il prof. Prina ricordò in seguito come dei Yenedi ed altri Slavi parlano Erodoto, Tolomeo e Strabone, ma chi primo li ha designati col nome di Slavi essere Mosè da Khorne (IV secolo). Gia-nandes li divide in tre popoli e scrive: "costoro discendono tutti da una stessa origine ed hanno tre nomi: Yenedi, Anti e Slavi, i quali pei nostri peccati vanno facendo guasti per ogni contrada. „ Nel 127 comparvero sulle frontiere dell'Impero Bizantino, ma ne furono allontanati coli' oro e con doni da Belisario; più tardi l'imperatore Tiberio, non potendo raffrenarli, fece muovere sopra di essi il Rau degli Avari, di cui dovettero subire il giogo. Primi a ribellarsi furono gli Slavi della Boemia; quindi consenziente Craelio, entrarono gli Slavi nella Penisola illirica, la conquistarono e vi fondarono uno Stato. f Tutti gli Slavi si riconoscono per la somiglianza delle lingue, dei costumi e del loro carattere tìsico e morale ; ben a proposito 1' oratore volle dar lettura di quel passo di Procopio dove, nella storia della guerra gotica, fa degli Slavi una fedele pittura. Scorsa così la storia degii Slavi, il prof. Prina accennò alla loro divisione nei quattro grandi rami : Russi, Polacchi, Boemi e Slavi Danubiani. Prima però di tessere la storia di quest' ultimo e delle regioni ove ora si agita la questione d' Oriente, il prof. Prina credette opportuno di premettere una breve notizia sull' Impero Russo, il quale, per la comunanza di stirpe, di religione e di tradizioni esercita una preponderanza sugli Slavi danubiani. Riassume quindi la storia dell' Impero, dal normanno Rurik, che gettò le fondamenta della potenza russa fino ad Alessandro II, ricordando specialmente i tre principi Pietro il Grande, Caterina II ed Alessandro I, nei quali può dirsi personificata la politica russa. A questi brevi cenni aggiunse il conferenziere notizie statistiche, e specialmente intorno alle popolazioni di cui si compone l'Impero Russo, ed alla forza di terra e di mare di cui può disporre, e per una guerra difensiva od offensiva, principal- CAP0D1STB1A, Tipografia di Carlo Priora. mente nel caso in cui la Russia volesse marciare sopra Costantinopoli. Il prof. Prina fu alla fine salutato da un Caloroso e ben meritato applauso. (Perseveranza) ------«3{}€3t-- Bollettino bibliografico Strenna pedagogica istriana per cura di Giuseppe Parentin. Anno 1° 1886. Parenzo, Stab. tip. di Gaetano Coana 1885. Questo libro si raccomanda da se, quando 1' e— gregio compilatore e collaboratore annunzia nella prefazione che scopo nel pubblicarlo è di offerire una prova alla nostra provincia e fuori, qualmente i volonterosi docenti dell' Istria, sebbene in condizioni antipatiche e talora incredibili, sappiano trovare il tempo e la lena per dimostrarsi non vegetanti, ma solerti e viventi. Facciamo qui un appunto alla frase condizioni antipatiche, che oltre non essere delle più proprie in senso oggettivo, non sono delle più giuste soggettivamente, perchè riteniamo che le condizioni dei maestri non sieno proprio antipatiche ma compassionevoli, avuto riguardo alla uobile loro posizione, e ai sacrifizii che s' impongono nel dirozzare migliaia e migliaia di fanciulli che un giorno dovranno fare onore a chi li dirozzò. D' accordo col signor Parentin che la condizione dei nostri maestri sia tutt' altro che brillante e forse anche incredibile; dobbiamo però confessare che si son fatti dei tentativi per migliorarla e che tuttavia si fanno ; nè crediamo in via assoluta che nei nostri tempi vertiginosi si pensi tutt' altro che a migliorarla. Basta ! Non è nostro assunto parlare del difficile argomento ; diciamo solo che 1' egregio maestro Parentin diede colla sua prima strenna pedagogica un buon libro, e che ha pure il merito di averci fatto conoscere con lui altri valenti maestri, i quali per le doti del loro cuore e per la loro operosità saranno, senza dubbio, la benedizione della provincia. La Strenna pedagogica costa f.ni uno, ed il sig. Parentin, maestro a Cittanova, ne ha ancora disponibili alcune copie. PUBBLICAZIONI Le principali legislazioni europee sulla stampa, studio del Dr. Vladimiro Pappafava — avvocato. Žara, tipografia di Spiridione Artale — 1885. De la consécration par le lois positives du droit de proprietà littéraire par le Dr. Vladimir Pappafava, avocat. Grenoble ; Baratier et Dardelet, Imprimeurs —• libraires — Grande — Rue, N. 4. 1885. Rivista critica della letteratura italiana diretta da, T. Casini, !s. Morpurgo, A. Zeuatti. Firenze, Piazza d'Arno, 1886. Il Palladio periodico mensile di ginnastica e sport, organo dell' „Unione ginnastica* di Trieste. Trieste, tipografia Tomasich, 1886. Pietro Madouizza — Aule o Gravisi edit. o redat. responsabili