ANNO XVII. Oapodistria, 16 Marzo 1883. N. 6. LÀ DELL'ISTRIA Ksce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3: semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Ai benevoli collaboratori ed abbonati Col N. 5 dell'anno corrente, l'egregio signor Nicolò de Madonizza ha rinunciato alla direzione della Provincia", la quale venne assunta dai sottoscritti. Nel dare questa notizia, essi si fanno un dovere di pubblicare la lettera qui in calce, indirizzata dal prelodato rinunciante a que' signori collaboratori ed abbonati, che con tanto zelo e cortesia hanno sostenuto fin' oggi il preaccennato periodico. Si pregiano in pari tempo i sottoscritti di partecipare, che d'ora innanzi „ La Provincia dell'Istria" si occuperà — ma soltanto in via accessoria — di questioni politiche e sociali; quali appendice delle materie finora trattate. Pietro Madonizza — Anteo Gravisi Ecco ora la lettera dell'egregio signor Nicolò de Madonizza, la cui rinuncia venne da lui partecipata alla nuova direzione con avviso di data 26 febbrajo decorso ; autorizzandola a fare le necessarie pratiche di legge per assumere il mandato affidatole : Ai benevoli collaboratori ed abbonati Per ragioni di età e di salute ho risolto di cessare dalla direzione della „Provincia", che ho assunta fin' oggi per compiacere egregi patriotti ed amici, e che ho mantenuta per oltre sedici anni. Nel dare questa partecipazione ai benevoli collaboratori ed abbonati, sento l'obbligo di ringraziarli per la loro gentile assistenza ; e li prego di volerla prestare alla nuova direzione, la quale, ne faccio fede, manterrà sempre il vecchio programma. Capodistria, 9 marzo 1883. Nicolò de Madonizza Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. FRANCESCO HERMET Ripetiamo oggi le espressioni di sentito cordoglio per la morte di questo grande patriotta — espressioni manifestate con parole più acconcie e più diffuse nell'ultimo numero di questo periodico; — ma che all' or' cessata direzione non fu dato di rendere pubbliche. ,. Il lutto di Trieste per la morte di Francesco ìlermet si confonde con quello della nostra provincia; perchè i legami che lo avvincevano caramente a noi, non erano di gran lunga inferiori a quelli che lo annodavano a Trieste, sua patria di adozione. Parlare delle doti di Llli, del grande suo ingegno, de'suoi molti attributi come uomo, come magistrato, come patriotta, è cosa non consentita alle poche linee d'un cenno necrologico. Diciamo solo nuovamente, che la morte di questo illustre è lutto per Trieste, è lutto per la nostra provincia ; e che la sua memoria rimarrà sempre ispiratrice di civili virtù, e sarà culto perenne del vero e del buono. Trieste ad Attilio Hortis Una splendida e commovente solennità ebbe a Trieste l'il Marzo nell'aula massima del civico palazzo ; — presenti il podestà, i consiglieri, le più cospicue autorità governative luogo e cittadine, le rappresentanze delle associazioni, i letterati, gli artisti, i giornalisti ; nonché distinte signore e molto pubblico nelle gallerie. In quel giorno — ad Attilio Hortis — V crede delia fulgida rinomanza di Domenico Rossetti, coinè lo proclamava a tutto diritto il primo cittadino di Trieste, venne conferto il premio municipale per i seguenti lavori aggiudicati meritevoli dall'Istituto di scienze, lettere ed arti di Venezia: 1. La storia della educazione pubblica di Trieste del secolo Vili al XVIIL 2. Lo svolgimento di un processo mosso nel secolo XIV dai vescovi triestini al Comune, ai canonici e ad alcuni feudatari. 3. Le notizie intorno a Consolati triestini sulla costa orientale d'Italia dal 1518 al 1713. Quando il podestà presentò il meritato premio al distinto storico ed archeologo, accompagnandolo di un ramoscello di lauro, l'entusiasmo dell'assemblea si fece imponente. Cessate le acclamazioni, 1' Hortis ringraziò commosso colle seguenti bellissime espressioni : «Grazie dell' onorata fronda, „Che per fredda stagion foglia non perde;" grazie delle parole tanto amorevoli e cortesi, cYe pronunciate nella solennità di questo giorno e di questo luogo più riescono care e confortataci. Anche agli studi più severi giova talora il sapere che non tornano ingrate ai concittadini, non ingrate a voi le fatiche rivolte alla storia di quelli che operarono sotto questo cielo, e furono i nostri padri. Così avessi io potuto meritare in cosa di maggiore rilievo, e l'indulgente giudizio del veneto Istituto, e queste ambite cittadine onoranze, come so che risguardano più a speranza che a premio. E se io penso che tali onori furono già di Pietro Kandler, mi si rappresentano all'animo e la mia pochezza e quanto le storie nostre promosse quel valentuomo; ben avventurato colui, che giovato delle ricchezze di studi raccolte dagli avi, potrà darci della amata patria una storia compiuta e non indegna di lei, e quale immaginava Domenico de' Rossetti, gran cittadino, che, sopravvivendo colle virtù dell' esempio e nella sapienza delle sue istituzioni, ne rinfranca 1' opera : santa sempre, ma veramente utile e gloriosa a chi dal passato sa trarre gli accorgimenti per l'avvenire, e finché i nostri petti riscaldi amore di patria, che nelle prosperità non si stempera e per le avversità si rafforza." Dopo questo nobilissimo saluto, il pubblico s'affollava intorno al premiato per stringergli la mano con effusione d'affetto, e per acclamarlo uno de' più illustri figli di Trieste, degno continuatore della gloria di Domenico Rossetti, di Pietro Kandler, di Gian Rinaldo Carli, e solo adatto a darci una storia completa delle nostre provincie. Al dottissimo ed insigne triestino le nostre più sentite felicitazioni e gli auguri di lunga vita per 1' utile e 1' onore di tutta l'Istria, la quale ha sempre condiviso con orgoglio le glorie di Trieste — vera capitale morale della nostra provincia. CORRISPONDENZE Dall' Istria 25 febbrajo. Fra le città nostre, in cui si mantenne per tradizione questa elegante ed utile industria; e che si mantiene oggi come sacra memoria di un glorioso passato, è la cittadella d'Isola. Parecchie famiglie istriane conservano ancora religiosamente stupendi lavori eseguiti da quelle bravissime popolane, forse oggi estinte tutte ; lavori apprezzati sempre per la squisita eleganza del disegno e per la meravigliosa finitezza dell' opera. Essi ci rammentano il lusso ed il buon gusto delle antiche zentildone veneziane, tanto bene ritratti ne' suoi quadri da quell' immaginoso e straordinario artista, che fu Paolo Veronese. Dell' antichissima industria isolana parlò più e più volte il vostro periodico, ed ora leggo con piacere che se ne occupa la stampa triestina, incoraggiando questa nobile arte, che dà tanto lustro e ricchezza all' isola di Burano e ad altri luoghi, tra cui le città di Valenciennes e di Brus-selles. I merletti d'Isola non vanno però paragonati a quelli delle due ultime città nominate, perchè differente è il metodo di ricamo che ivi si adopera; ma sono certo d'altronde che per eleganza, solidità, ed esattezza i nostri merletti non temeranno tra brevissimo la concorrenza di quelli di Burano, i quali, com' è noto, danno oggi pane e lavoro a centinaja di popolane. E questa sarà vera soddisfazione e gradito compenso a chi con tanta operosità e buon volere attende, perchè l'industria veneziana ritorni a' suoi passati splendori. Frattanto noto con piacere, che parecchie gentildonne di Trieste e del Goriziano sfoggiarono nel decorso { ) carnovale sulle magnifiche vesti di seta, di velluto e di broccato i merletti della nostra Isola ; ed è ormai proverbiale il buon gusto delle gentildonne triestine, le quali, non dubito, saranno sempre animate dal desiderio di sorreggere un' industria così simpatica, che fa più spiccare le loro forme veramente giunoniche. Ma perchè non si creda, che ho voluto battere col mezzo vostro la grancassa a quest' arte novella ma tanto promettente, colla speranza di guadagnarmi in compenso un finimento di merletti isolani ; (i cari tempi de' baveri e delle bo-chete sono ahimè spariti !) darò qui qualche dato per dimostrare che l'industria d'Isola è beli' e vivissima come tutte le sue tradizioni, il suo dialetto e tant' altre cose, che il tempo e l'umana spavalderìa non possono distruggere o mutare. L'industria isolana è in oggi eretta all'onore di vera scuola ; due maestre con diploma di lode ne impartiscono l'istruzione. Queste sono Maria Yascotto ed Agnese Tamaro. Il locale è magnifico, ampio, ossigenato ; si trova nientemeno che nel palazzo dei Conti Besenghi degli Ughi, nello stesso palazzo ove nacque il celebre Pasquale, il poeta degli amori ... e delle talpe. L'istruzione, regolata sulle basi delle altre scuole professionali, è ogni giorno feriale dalle 8 alle 12 aut. -, dalle 2 alle 5 pom. nell' inverno ; dalle 2 alle 6 nelle altre stagioni. Trenta sono ormai le apprendiste, distribuite in due classi a seconda dell'età e delle attitudini. Il corso d'insegnamento si completa in due anni ; e in questo non lungo termine le alunne devono eseguire trenta disegni, inviati alla scuola dal Ministero della pubblica istruzione. Dopo due anni di assidua frequentazione e progresso, viene loro rilasciato un certificato, che può giovare se non altro per estendere in varii luoghi della provincia 1' importante industria veneziana. Secondo me, (ho a dirla?) nessun luogo dell'Istria sarebbe più adatto di Capodistria, che vanta il ricchissimo e benefico Istituto Grisoni, il quale senza derogare ai santi intendimenti del generoso fondatore, pare nato e fatto per simil genere di occupazioni. (L'ho detta). Ma se Mevio ponesse per avventura in canzone la mia proposta, io gli risponderei coli' autorità di quell' illustre donna, assai conosciuta anche dalle brave maestre istriane, che si chiama Caterina Ferrucci. Legga Mevio il suo libro Studi delle donne italiane ; specialmente ne' capitoli che trattano della necessità di acquistare perizia nei lavori ad ago e di ricamo; nonché degli studii fisici e del disegno. Se non lo persuade la Ferrucci, acqua in bocca fin che vivo e vi saluto. Istituto di credito fondiario Nella seduta che tenue l'Istituto di credito, lunedì 12 corrente, venne presentato ed approvato il ^resoconto" per 1' anno 1882. I risultati del bilancio sono veramente soddisfacenti. La gestione si chiude, pagate tutte le spese, con un utile netto di f. 6727:07 passato af fondo di riserva, il quale al 21 Decembre 1882 consisteva pertanto in fior. 7730:69'/.,. Oltre a ciò, lo stato dei civauzi investiti in effetti, cioè in lettere di pegno dell'Istituto di credito fondiario istriano, importava fior. 38,500 nominali ; di più per cassa fiorini 5924:18. Col 31 decembre non v' era in arretrato alcun importo a titolo d'interesse ed annualità dai debitori ipotecari. Nel corso dell' anno 1882 furono conchiusi 591 mutui per la somma di fiorini 692,400, coperta da un complessivo valore ipotecario di f. 1,786,050:22. Il numero complessivo dei mutui erogati a tutto 31 dicembre 1882 era di 812, per l'importo di fiorini 1,022,200, corrispondente alla somma delle lettere di pegno in circolazione, e garantito da una somma di ipoteche in fondi rustici ed urbani di f. 2,618.474:81. Maggiori e più interessanti dettagli risultano dal conto, dal rapporto e tabelle che lo accompagnano, i quali veranno quanto prima pubblicati. Nella stessa seduta furono prese in esame 41 istanze di mutuo, per la somma di f. 133,800 ; di queste ne furono accolte, salva l'approvazione della Giunta provinciale, trenta, pel capitale di f. 87,700; le altre vennero respinte. Le lettere di pegno in circolazione col 12 fobbrajo a, e. ammontavano a fiorini 1,070,000. (Dall'isbà). HSTotizie Il N. 5 della „Provincia dell'Istria" fu sequestrato dall' I. E. Autorità politica ; motivo al sequestro diede una necrologia del compianto ed illustre patriotta Francesco Hcrmet. La Giunta provinciale nelle sedute del nov. d. comunicò al Governo marittimo, inseguito ad analoga ricerca dello stesso, un dettagliato parere sulla regolazione della pesca marittima. — Prese le opportune disposizioni per l'attivazione della sezione eno-pomologica filiale di Pisino, approvando i relativi regolamenti ed affidandone la condotta ad esperto enologo. — Non ritenne pel momento giustificata l'emanazione di una legge statuente l'obbligo delle compagnie di assieurazione ad un contributo per iscopo delle corporazioni di pompieri volontari in provincia, essendo questa istituzione appena incipiente. — Interessò l'i. r. Luogotenenza a provocare dal Ministero l'assegno di fior. 500, quale sussidio ai sei allievi stipendiati presso la scuola pratica di agricoltura in Parenzo. Il nuovo Vescovo di Parenzo-Pola Il 4 marzo era giorno di gaudio per Parenzo e per la sua diocesi: monsignor Luigi Matteo Dottor Zorn, goriziano, saliva la cattedra antichis- sima di quella città, che fu già tenuta dal fondatore della celebre basilica, il vescovo Eufrasio (524), da Francesco Mescami veneziano, da Nicolò Franco padovano, da Alvise Tasso bergamasco, da Prietro Grilli bresciano', da Nicolò Caldana piranese, e da altri prelati insigni per pietà e dottrina, i quali mantennero sempre lo splendore di quella importantissima chiesa. Noi non ripeteremo qui le solennità della intronizzazione; chè ne parlò diffusamente L'Istria del 10 decorso. Accenneremo solo, che le accoglienze al neo-eletto antistite furono sincere e spontanee in ogni ordine di persone, quali si addicono ad un popolo sinceramente religioso e civile, e quali si merita un prelato salito già in fama di dottrina e di bontà veramente evangelica. Contro la fillossera L'illustre professor G. B. Cedetti pubblicò nella Rivista di Conegliano un articolo stilla fillossera in Sicilia, che crediamo opportuno eli far conoscere ai nostri comprovinciali, perchè sieno informati in tanta incertezza di azione nella nostra provincia, e nella mancanza di autorevoli j consigli, della opinione di un uomo assai copi- j petente e stimato ; opinione concorde con quella i della commissione centrale fillosserica. Dopoché si vide in pochi anni fortemente colpita . la produzione vinicola della Francia per non aver pon- j derato dapprincipio tutta la gravità e le conseguenze I della diffusione della fillossera tutti gli Stati Europei, mano mano che venivano colpiti dal micidiale insetto, a-dottarono misure energiche di distruzione e disinfezione j dei primi centri infestati. Non tutti riuscirono allo scopo* perchè talvolta allorquando si scopriva il primo eentro d'infezione il male era già ormai tanto diffuso e radicato da lasciare perplesse dopo qualche tempo le amministrazioni avanti il grave dispendio cui si andava incontro. In più località però riuscì vittoriosamente ad estinguere dei centri infatti, in altre a limitarne così la toro espansione da non aver certo fatto rimpiangere la spesa I anche distribuita sopra un'unità amministrativa non molto grande come un cautone o una provincia. L' Italia colpita fra le ultime, s'appigliò essa pure al sistema della distruzione e disinfczione energica j e sul principio non solo il plauso all' amministrazione j centrale fu generale ed unanime, ma se osservazioni i veuivau fatte, lo furono sempre nel senso di racco- j mandare maggiori cautele e rigori senza badare a spese. I risultati furono che in Lombardia e nella Liguria l'mfezfone non solo vi rimase in limiti ragionevoli e ristretti, ma in parecchi punti si potè accertarsi che si può riuscire ad estinguere i centri non molto grandi e alquanto isolati. L'approvazione dei corpi morali locali e dei proprietari fu completa, anzi si diedero dei casi di amministrazioni provinciali che precorrendo l'azione governativa presero, per propria iniziativa e a proprie spese, misure ancor più rigorose di controllo e prevenzione. In Sicilia invece pei centri originariamente già abbastanza estesi e per qualche maggior resistenza delle viti a soccombere all'insetto,, dopo il primo anno cominciò specialmente a Riesi una sorda opposizione che dapprincipio si estrinsecava in difficoltà continue agli agenti che dovevano compire le operazioni di trattamento dei vigneti ammalati, poi in cause avanti i tribunali, con Ricorsi a stampa diffusi per tutta la penisola, finalmente vennero le dimostrazioni di piazza; ultimamente speciali delegati si presentarono a Roma avanti la Commissione Centrale fillosserica senza riuscire noudimeno a smuovere un sol voto dal sistema distruttivo nemmeno fra i membri stessi siciliani. Ma finché gli interessi particolari (anzi peralcuni troppo particolari) tenevano la cosa nell'orbita di una questione locale, non abbiamo mai creduto di prender la parola, ora però che con corrispondenze poco ponderate e comunicati inesatti specialmente a giornali uè scientifici uè agrari della penisola, si cerca di traviare lo spirito pubblico, dobbiamo nettamente dichiarare che aucor oggi si hanno argomenti a josa per mantenersi al sistema di distruzione energica. Periodici di solito ben informati parlano di 3 intere provincie, ovvero di parecchie migliaja d'Ettari di terreno infestati dalla fillossera ; invece la superficie realmente constatata da trattarsi con sistema distruttivo si limita ad Ettari 280- E fin qui riflettendo che la Sicilia produce annualmente in vini per oltre 90 milioni di lire, e che la 'Francia oggi risente dalla fillossera un danno di oltre 500 milioni all' anno in minor produzione di vini, noi non possiamo che altamente apprezzare il deliberato preso dalla Commissione fillosserica di proporre al Governo e al Parlamento lo stanziamento di una somma di circa 3 milioni per procedere alla distruzione dell'intiera parte infetta. Di detta somma, in cui si comprendono altresì gli indennizzi che a differenza d'altre malattie d'indole contagiosa vengono passati ai proprietari degli enti infetti, buona parte verrebbe sostenuta dallo Stato in parte dal gruppo delle 7 provincie siciliane più direttamente interessate nel soffocamento di quei centri infetti. Se gli interessi dei molti debbono prevalere sugli interessi dei pochi (tanto più quando quest'ultimi non sono sempre reali o legittimi), noi non dubitiamo punto che le autorità ed amministrazioni siciliane sapranno esse stesse imporre silenzio a clamori poco giustificabili e punto lodevoli. In ogni caso desideriamo rilevare che la Commissione centrale fillosserica che all'università deliberava di procedere avanti col sistema distruttivo, ha altresì con sè la grandissima maggioranza del paese e degli specialisti in tali studi. Pertanto mettiamo in guardia specialmente il giornalismo cotidiano circa la riproduzione di notizie e giudizi d'incerta fonte, notizie che &e non giungono a rimuovere chi ha sufficienti dettagli sulla questione, nondimeno in molti prepara quello spirito d'indifferenza e di vaga irresponsabilità ohe furono e sono tanto esiziali agl'interessi viticoli di Stati a noi finitimi. Le Terme di Monfalcone*} L' albergo di Opicina prende il suo nome da un obelisco, la cui raison d' étre viene spiegata da una iscrizione sbiadita. Esso ha tutti i difetti che può avere un obelisco. É solo. Gli Egiziani radoppiavano questi „Abn Ra" (Raggi solari) per formare viali d'alberi vicino ai templi. L'obelisco di Opicina è innalzato sopra tronchi, quando l'essenza di un obelisco dev'essere un monolito; il suo piedestallo misura un terzo della totale altezza ; quando, per così dire, non vi dovrebbe essere piedestallo; la piramide, in egiziano „ben ben", ne spiega l'emblema, ma il difetto è generale in Europa. Mi sono esteso in codesti dettagli, perchè anche Padova progetta in questi giorni un consimile obelisco, per ricordo al suo „irnmorta!e africano" Belzoni. Mi sia permesso di chiudere il presente opuscolo con uua reminiscenza di un quarto di secolo fa. Nell'autunno del 56, dopo essere stato in giro per le regioni del Lake e alle sorgenti del Nilo, trovai la Meridionale (Sùdbahn) compiuta fino Adelsberg. Quivi, dopo essermi quasi annegato per un pazzo tentativo di esplor are il letto cavernoso del celebre fiume, presi a nolo una carrozza con un ufficiale prussiano e sua moglie. Termiuata la salita abbominevole del grottoso Carso, che ancora, produce tanti alberi quanti peli crescono sul dorso della mano, noi raggiungiamo d'un tratto l'obelisco, e ammiriamo per la prima volta 10 stupendo panorama disteso sotto i nostri piedi. La signora prussiana non avea mai prima veduto 11 mare, e scoppiò in un pianto, che destò tutta la mia simpatia. Quanto tremenda sarebbe l'esistenza, se noi sapessimo ciò che ha da succedere! Uno de1 primi sentimenti nella carriera di un viaggiatore, si è di pensare che il luogo men probabile, può d^ venire per lui di capitale importanza ; egli può ivi morire o ammogliarsi. Io avrei recato un animo afflitto a Zanzibar, se qualche maligne m'avesse bisbigliato in un orecchio, che il mio destino era di passare nove anui a Trieste. Anni invero tranquilli, giocondi; ma quella vita da monaco, avrebbe recato una lugubre prospettiva ad un uomo, che preferisce 1' azione alle parole ed agli scritti, che sente il tempo fuggire veloce sotto di lui, e che desidera in fine di fare quanto più può nel breve tempo che ancora gli resta da vivere. *) Dall'opera di Burton : The Termae of Monfalcone London, Hojace Coi, 1881. Continuazione e fiqe vedi i N.ti ti, 8, 9, 10.14,16,18, 20, 22, 23, e 24 a. d. e n. 1, 2 e 3 dejl'anno eorr. Appunti bibliografici Guido Mazzoni. Poesie con prefazione di Giosuè Carducci. Roma, Sommaruga. 1883. Versi con prefazione di Giosuè Carducci. C'è adunque il visto del principale; e il fattore paghi senza tanti discorsi. Ma se permettono, prima d' tutto vo' vedere che cosa si dice nella prefazione, stampata con un lusso d; margini, come nelle lettere che mi scriveva San Nicolò dal paradiso in quel beato tempo delle strenne. Dopo tutto l'effetto è sicuro. Diamine! oh non sapete? C'è la prefazione del Carducci, deve essere una cosa ghiotta. Adunque prima di tutto un' occhiata, alla prefazione o preludio. La quale o il quale, a voler dir lo vero contiene di bellissime cose; e se non altro, dopo tante che ne hanno date i retori, una definizione della poesia, nuova di zecca. State a sentire ... — Gli Arcadi affermavano la poesia essere natura, e i romantici s'indignavano a sentire, che ella fosse arte: Ohibò! È un che d'intimo, di spontaneo, di necessario, d'inconscio : spira, move, tocca, batte, salta, scoppia, scappa. E così il poeta italiano, quando non può resistere più oltre al bisogno di espandersi, fa come il pover' uomo citato dal Monti: E il pover uom non ne potendo piue Calò le brache.......... E fece in piazza le occorrenze sue. Ecco la poesia, secrezione naturale del sentimento. O amnae pie, o romantici che nei crocei tramonti e nei rosei vesperi di Giustinopoli, vulgo Oapodistria, ve ne andate tutti soletti Sotto Riva battendo la luna, caso mai vi fosse dato di vedere .... non turbate le secrezioni naturali dei sentimento. E alle signorine non venga forte del cencio, come alla nipote di Fresco nel Boccacci. I poveretti non ne possono più, e scrivono versi barbari. Ecco ; che l'illustre Carducci pregato, e probabilmente anche seccato dal Sommaruga, ia questi tempi di compari, abbia buttato giù con amabile disinvoltura quelle quattro righe si ca> pisce. Quello che dà ai nervi si è sentire i gonzi che, spalancando gli occhi, giurano in verba magistri. Ma le sono parole inutili, perchè a tutta lode dell' egregio Mazzoni m' affretto a dire che egli non ha punto bisogno di essere portato sulle spalle di nessun Giosuè, fosse anche quello che ha fermato il sole, perchè si regge benissimo sulle proprie gambe, e va di un passo franco e sicuro che gli è un amore. E il poeta va va per la sua via, perchè est Deus in nobis, (ragione vecchia, ma piena di buona creanza); perchè ha l'anima piena di j entusiasmo; e va va con la fronte alta, con gli occhi nell' azzurro, facendo schioccare le dita, e canta come nel Thàlatta! : Il mare ! il mare ! Noi per le insidie noi per gli assalti fieri de' barbari, per 1' arsa pianura infinita, per le selve e per il gelo alpestre, alfine, o santo mare dell' El'ade a te giungemmo. Vedi : noi supplici a te protendiamo le braccia. Tu ne adduci ne la dolce patria ! Altre volte gira soletto per la campagna, sente le mille voci della natura, e ce la presenta netta e spiccata senza il classico tramezzo, come il San Galgano : ......Ancora ogni anno quando si rinverde il bosco di foglie nuove, e da' virgulti in fiore perle vocali ne' gorgheggi effonde il rusignolo ; scendono ancora giù da' colli arati gli agricoltori, ed han vessilli e croci, scendon cantando per la polverosa traccia de' carri. E nella Neve che è bellissima tra le belle. Mite è la neve. Scende leggera da un cielo di perla 1 come il piovente fiore de' biancospini ; silenziosa scende, s' aggira, sussulta volando come farfalle presso la siepe nova. Sopra le vie fangose, su le arse campagne da'ghiacci morbida e bianca scende la neve pia. Caro lettor e, le piace la neve pia ? — No. — Bene, per lei nel campanile ci sono le campane. Non sempre il poeta si aggira pei campi ; spesso s'inurba, e alle volte guarda il campanile di Giotto dal quale, dopo due mesi di soggiorno a Firenze, io mi sono allontanato piangendo, dico proprio piangendo. O si ferma davanti alla Regia Posta; e sente le lettere passare tutte eguali sotto esso il ferreo timbro, e le vede affrettarsi e correre per allacciare le disperse genti in una rete d'affetti: associazione d'idee pronta, rapida, senza la quale non si è poeti. Yoi radducete lettere candide, voi radducete la pace all'anima: di che dolci lagrime asperse, custodite di che dolce cura ! Versi che rivelano un' anima buona e gl'intendimenti onesti e lieti ; ed a questi lumi di luna questo è pregio raro nei giovani; perchè l'arte (1 o ha detto fresco fresco il Bonghi con larga concessione) è una bella cosa, ma se giova alla vita non è male. Anzi meglio, mi permetto di aggiungere. Non già che così andando per città e campagna non faccia il poeta qualche passo falso. A lui a lui due volte e in due strofe vicine (pag. 78) è uno sgambetto, un cavicchio per finire il verso alla latina. Nella Notte di Maggio balzano due oggetti : 1' acciaro, passi, e i fiori rubicondi; e questa è metafora falsa; perchè, dato anche e non concesso che gli affetti balziuo dalla putredine su da 1' immemore cuor de 1' uomo, (pag. 93) ciò non si può dire dei rubicondi fiori che si schiudono lenti lenti e dal pigro germe, come canta il maestro, col permesso di lor signori. Immergere i pie nelV erba florida si può benissimo, e al più c' è da buscarsi un raffreddore ; ma immergere fa fronte nel sereno azzurro è un po' troppo. E se Orazio ha detto : Sublimi feriam sidera vertice ha scritto un bel verso di getto latino, nostro ; e gli atomi consci che immergono la fronte è roba che vien da Todescheria (pag. 96). Talvolta il sentiero pel quale si mette il poeta è oscuro, e non si sa dove vada a finire: iter tenebricosum direbbe Catullo. Nel Vino d'Ischia (pag. 71) 1' autunno ......lento sul cumulo de le tigrate pelli stendendosi, il laccio de' grappoli infranse e t'infuse in un calice d' oro. Se mai l'autunno si stenderà sulle tigrate pelli in novembre che è quel benedetto mese che fa da portinajo all' inverno ; ma finché l'autunno ha la forza di rompere il laccio dei grappoli, gli piace, eterno lazzarone, sdrajare le membra al solatìo sul margine delle sonanti fontane. Tra un sentieruolo e 1' altro il poeta fa con disinvoltura un salto ; ma sotto c' è una frana. Troppo il distacco per esempio tra la sesta e settima strofa in San Galgano; non istareb^e male una strofa di ripieno, tanto per farci sapere, in una delle cento e quaranta locuzioni trovate dal bravo Morandi, che anche San Galgano passò agli eterni riposi. Ho da continuare? È tanto buono il signor Guido, e non mi terrà il broncio per questo. Se si mette sulla strada maestra, 1' ho già detto, va e va che è un amore. Ma qualche volta per quella benedetta smania del nuovo, si aggira per torti sentieri con passo vagante; e il suo andare, per via del terreno, è un serpeggiamento, un moversi con passini or tardi ora affrettati come di chi stenta ad accomodarsi al passo altrui. Il pensiero esce perciò affaticato, oscuro qualche volta ; manca alla melodia la spontaneità ; alla melodia così piena così libera e pronta nel verso nostro italiano. E non si dica che questi sono rimpianti rettorici ; con quel po' po' di rettorica che hanno fatto per deridere quei rimpianti ! Questo difetto più dà nell'occhio nell'ode saffica, quando il verso cantabile, nostro, viene in sul più bello spezzato. Lo so anche io che è pedanteria pretendere il periodo finito ad ogni strofa ; ma certe spezzature stuonano maledettamente come nella strofa gli organi. Ancora ogni anno si rinverde il bosco. Neppure i Latini usavano tante e sì brusche spezzature. Apro a caso Orazio. Neil' ode II libro primo una sola ne trovo Odor aura Tollat. Rie magnos potius triumphos E nel Carme secolare, cantabile, cantabilissimo, neppur una. E si badi, non tanto ciò spiace per la mancanza della melodìa; quello che più offende si è l'insenature e i rivolgimenti del concetto, per cui l'idea non balza netta alla mente, e rimane offuscata, oppressa come in quelle strettoje. E non si vuole capire dai seguaci della nuova metrica che la lingua italiana, eminentemente analitica, ha bisogno di una torma poetica più larga ; e perciò non potendo rimanere costretta in quei ceppi, di necessità va via saltellando di strofa in strofa, e di verso in verso, come ruscello che si affatica a trovare una via tra i sassi e le insenature delle due rive. Ma sia detto a tutta lode del Mazzoni questo difetto meno appare ne' suoi versi che si elevano assai sopra i tanti imitatori del Carducci che ci straziano da tanto tempo gli orecchi ; e come dice bene il Carducci stesso „in questo libretto è notevole e quasi esemplare la bravura e sicurezza dell'esecuzione tecnica." Ed anche sa trattare benissimo il vile settenario, e gli altri nostri metri. Farei una sola eccezione per un verso. „Cento consiglieri e un vescovo" (pag. 64) vorrebbe essere un ottonario, ma non torna per via dell' accento. Buoni quasi tutti gli argomenti trattati dall' egregio autore, ad eccezione forse del Forse che è la solita storia romantica delle anime gemelle che guardano la luna, e del Fidenter. Egli giovane coltissimo, di beli' ingegno e professore educatore lasci le volgari frasi d'effettaccio le fluenti forze e i tumulti ravvivatori ai nuovi pedanti della materia, più stucchevoli assai di quelli vecchi dello spirito. Perchè è vero ; „il mondo è largo, e tutta la storia umana ci porge, bianca e nera Cibele le sue cento mammelle." Ma ormai di poeti che non danno nè in tinche nè in ceci, e di farfalle che posano di fiore in fiore, ne abbiamo piene le tasche ; e la società nostra ha un immenso bisogno di credere e di amare pur qualche cosa. Questo saggio del giovane poeta ci dà diritto di beno sperare e di vedere da lui trattati e svolti temi più larghi e d' interesse nazionale. Perchè VItalia non è vile ; ma si agita e muove ; ed è migliore assai di quello apparisca nella attuale letteratura. Mentre tanti si arrabattono a cercare nuove vie all' arte e lasciano la strada maestra per greppi senza orma e viottole oscure ; mentre tanti giovanotti trascinano l'estro sulla falsariga per cantare le candide Lalage e le facili Clori; mentre i sognatori e i politicanti sciupano le forze a demolirsi a vicenda, e innalzano a segno di partito un'immacolata bandiera, con su una capra, bestia rozza ma onesta; tanti giovani ed uomini maturi danno il loro nome alla società geografica italiana, la più bella e pratica istituzione dell'Italia nuova, e vanno in Africa a scoprire nuovi popoli, e nuove vie ai commerci. E stringe il cuore vedere come nessun poeta abbia ancora innalzato un canto a quei poveri martiri della civiltà, e deposto un fiore sulla tomba di Carlo Piaggia che fu il primo a penetrare nel Niam Niam ; e additò allo straniero il cammino*). Senza tanto movimento lirico m' affretto a dire semplicemente che il bravo Mazzoni, è tra i nostri giovani poeti uno de'più degni a trattare di questi argomenti, o almeno a dare al suo canto un'intonazione più grave e solenne. Ed ora una notizia ghiotta per noi. Nel sonetto -— Rimorsi — si legge : Hai tu rimorsi, o candido Picciola? Molti ed acerbi io n' ho, quando la faccia torbida levo, ed urlo la minaccia tiranneggiando il regno de la scuola. Il candido Picciola è il nostro triestino, figlio del noto consigliere municipale ; ed è professore in un ginnasio di Roma. E non mi pigliate alla lettera quel tiranneggiando, chè sono entrambi due gentili e pazienti educatori : e poi i veri tiranni, quelli, m' intendo io nelle mie divozioni, *) Vedi Nuova Antologia 15 Marzo 1882; Carlo Piaggia e le sue esplorazioni. quelli non soffrono rimorsi. E il Mazzoni toscano è amico degl'Istriani, anzi è tra i collaboratori dèlia Rivista Storica, e prende viva parte alle cose nostre. Accolga adunque un saluto da queste ultime rive dell' Adria insieme alle sincere lodi e ai franchi appunti. E questi e quelle vorrà certo accettare il giovane poeta, perchè come ha pronto e sveglio l'ingegno, così ha f animo modesto e gentile. P. T. NB. — Nel prossimo numero la soluzione delle sciarade. Bollettino bibliografico Fasti sacri e profani delle chiese episcopali di Parendo e Pota, tratti dagli annali di Pietro Dott. Kandler (Archivio proviucinIe). Questa importante ed acsurata raccolti venne pubblicata a Pare uso dalla tipografia di Gaetano Coaua per . cordo dell' ingresso solenne in quella città d; monsignore Luigi Matteo Dottor Zoili, vescovo di Pareuzo e Pola ; ingresso avvenuto addi 4 m?"zo 1883.1 predetti fasti sono seguiti dalla serie dei vescovi di Parèuzo e Pola, sesondo le annotazioni del sullodato Dott. P. Kand'er. Ne riportiamo qui alcune date : 44 E. v. — S. Marco Evangelista predica in Aquileia il vangelo. Istituzione della chiesa aquileje.se, che abbraccia la Venezia e l'Istria. S. Marco iustituisce il primo vescovo, S. Ennagoni. 286. Notizia certa di molte comunità cristiane in Istria. 815. Imperatore Lodovico conferma agl'istriani la costituzione e le ostuiuauze loro di governo, e di chiesa. 961. Patriarca Rodoaldo dona Rovigno ai vescovi di Pareuzo. 1060. Imperatore Enrico dona il vescovato di Parenzo al patriarca di Aquileja. 1087. Salomone, re d'Ungheria, muore in Pola, e viene sepolto nella chiesa di S. Michele ih monte. 1160. Il conte Mainarlo d'Istria vnole a tutto potere essère investito dai vescovi di Parenzo delle decime su Roviguo. Ventiti a vie di fatto, raccolto esercito, touove all'assalto di Parenzo; pone il campo in Cimarè sotto le mura della città, e poi si ritira. 1218. Il vescovo Giovanni di Pola, simoniaco, spergiuro e dilapidatore è cacciato dalla sede. 1333. Al duomo di Pola crolla il tetto per incuria del vescovo. 1440. Cibila la parte destra del duomo di Pareuzo fino al'e colonne. 1564. Concilio ecumenico di Trento. — Chiusura. Vi erano intervenuti Anto io Elio Giu.stinopolit.ano, poi patriarca di GerasJemiae, Tomaso Stella vescovo giustinopolitano, Giulio Gl'itti pareniiiio, Matteo Priuli emoniense, Adriano Valeniico vescovo di Capodistria. 1605. Il goverho veneto attira in Istria la legge snlle manimorte. Quattro preziose colonne passano dall'abbazia di L'aneto, in Pola, a San Marco, e vengono poste all' altare dietro il maggiore. 1739. Costruzione del duomo di Dignano, fatto sul tipo di san Pietro di Castello in Venezia. 1796. Parenzo conta 200 abitanti. Veneti e Greci di Candia, colonizzarono la città. 1818. Soppressione del seminario e del liceo di Capodistria. Il giovine clero viene mandato in educazione a Gorizia nel seminario generale. PUBBLICAZIONI Baffetti nascenti. Racconto di Paolo Tedeschi.— Ateneo Veneto, voi. I., Serie VII. 1883. Nello stesso volume — Rassegna bibliografica : Studi etimologici di Marco Antonio Canini ; sulla traduzione della Divina Commedia di G. Dalla Piazza. Iacopo i Bernardi. „Atti e memorie dell'I. R. Società agraria di Gorizia" — periodico mensile — organo dell' I. R. Istituto sperimentale di bachicoltura ed enologia e degli istituti scientifico-agrari provinciali. Il corriere del Garda. — giornale politico-agri-colo-commerciale. Uscirà il mercoledì e il sablmto in foglio di centimetri 46 per 64, a quattro colonne. Condizioni di associazione : A Riva dove sarà stampato ann. f. 3.60, Monarchia fior. 4.64. Semestre e trimestre in proporzione; per l'Estero spese postali in più. Rivolgersi a G. Gregori in Riva sul Garda. È uscito il fascicolo N. 8-9-10 delta „Revue auti-pbylloxerique internationale", e contiene: Iules MulU. Souvenirs d' une Tournée dans le Midi de la France, pour servir de guide dans la defense de nos vignobles coutre la phylloxera. — lules Naistre. Procédé de l'irrigation eu profondeur pour sauver les vigne. — Experiences nouvelles sur le destruction de l'oeuf d'hiver. — Bibliographie. È uscito il N. 2 del pregiato periodico Mente e Cuore, e contiene tra altro uno studio molto ben fatto sulla luce elettrica del nostro bravo prof. Antonio Pizzarello. Annali di bachitìoltufa pratica e d'arte Serica — del Prof. Tito Nenci col concorso di autorevoli bacologi e Industriali italiani e stranieri; — si pubblica in Rapallo (Liguria). Coi tipi della tipografia Pastori si è incominciata in Trieste quest'anno la pubblicazione di un Repertorio di Chimica e Farmacia ad uso dei signori medici, farmacisti, droghieri, ecc. ecc. redatto da Agostino Briani e Giac. Enrico Stuber. Esce ogni 15 del mese ; gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione, Via S. Apollinare. Il 15 febbraio è sortito il N. 2. CAPODISTRIA, Tipografia di Carlo Priora. ' Pietro Madonizza — Anteo Gravisi edit. eTredaf.'Tésponsa1