ÓRGANO DELL* UNIONE ANTIFASCISTA ITALO-SLAVA PER IL COtCONDARIO DELL'ISTRI A IN QUESTO NUMERO POTRETE LE GUERE : 1. pagina: a) Un provocatore ib) Cifre e dati di un awilimento c) Date a Cesare ció che è di Cesare 2. pagina : a) Impulso all’attività politico-ideologica nelle cave di bauxite b) Gioco di astuzic e di espediemti ai blocchi di Scoffie C' Capodistria 3. pagina: a( S an tin sbugiardato b) Sempre servi dei bianehi c) Cronaohe d’arte 4. pagina: a) Nolizie sportive b) Pam! Pam! (racconto) irezione - Redazione - Ammin, ía Sanitorío 26 - Capodistria tel. 170 ANNO V. No. 251 Capodistria. Lunedi \k luglio 1952 5 Din. - 10 LIBE ABBONAMENTI: T. L. T. Zona Jugoslav» e nella R. F. P. J. Anno din. 250.— sem. din 130.— Sped, in c. c. postale. UM PROVOCATORE Come più volte abbiamo accenna-to su queste colonne, fornendo anche le prove, il C. L. N. bastardo di Trieste è sorto ad iniziativa del «co-vo di via Cavana», ossia del vesco-vo fascista Santîn e della sua cricca — in csso rappresentati dal fido don Marzari, versato sindacalista musso-liniano — per salvare i rimasugli del fascismo triestino Ahbiamo inoltre accennato al fat-to che l’jniziativa per la formazione di un blocco per la adifesa della ita-lianità di Trieste» — riunendo le forze della x Mias, della Guardia Cívica, delle Brigate Nere, dei car-nefici e torturatori di via Bellos-guaido — è partita dal C. L. N. di Trieste che si è servito allô scopo dell’opera fruttuosa 'di Maria Pa-squinelli la quale ha cercato anebe l’appoggio delle formazioni della Osoppo, operante ¡nel Friuli. Lo stesso C. L. N. — dopo aver curato la formazioni dei deposit i di armi e munizioni, prima a. Monfal-cone poi in Trieste presso le sedi de^JTstiiitnto di ¡Previdenza Sociale e della R. A. S. affinché «i triestini non dovessero subiré passivi le de-eisioni dei Quattro Grossi sulle sorti della loro città martoriata» — ha anche organizzato l’esodo degli ita-liami dalla città di Pola, dove la Pasqiudnelli, sua emissaria, assolven-do plenamente il mandato conferí-tole, è assurta al molo di Giovanna d Arco della «risorta» Italia, assas-sinando freddamente e con premedi-tazione il generale De Winton, comandante di quegli inglesi «strama-ledetti» che avevano contribuito alia sconfitta del fascismo. Concluso il suo molo nel settem-bre 1947 con queste ed altre consi-mili initiative, imprese e gesta, tut-te miranti a salvare il salvabile ed a rivalorizzare quanto era stato fat-to nella Regione Giulia dal fascismo La celebrazione di Niksié Nella localitá di Nilksic, nel Montenegro, oltre 25 mila persone han-no oggi partecipato alia celebrazione dell’ll, mo anniversario deU’iinsur-rezione popolare del populo Montenegrin«. , Alia celebrazione ha partecipato il membro dell’Ufficio político del PCJ Milovaú Djilas che ha xicordato l’eroica lotta del popolo montenegri-no e l’importanza storica della sua insurrezione contro gli ocoupatori. Ha poi parlato anche il generale Mitar Bakic. Egli riferendosi alia situazione interaazionale ha afferma-to tra l’altro che i dictât, le division! impérialiste e gli stessi trattati non possono risolvere gli acutí attuali problemi sooiali, politic! e nazionali nel mondo. La Jugoslavia — egli ha detto — è particolarmente interes-sata a quest’ultimo -gruppo di problemi in quanto nella zona A del territorio di Trieste si trovano a mi-gliaia i nostri eonmazionali che se-condo gli odiemi principi di demo-crazia e secondo gli stessi nostri di-ritti nazionali storici devono essere uniti alia loro madre patria. — proteso verso le sue «glorióse ed inartresitiatóli» mete: imperiíljli, che dovevano riportare le aquile di Roma oltre Ernona e sulle rive del Danubio — il C. L. N. di Trieste ha procréate un figlio, ossia il C. L. N. de.U’Istria al quale ha eeduto la sua eredità e conferito i pr.opri manda-ti e compiti, primo dei quali quello di rinfocolare Podio cd il disprezzo razziale fascista contro gli -slavi, in modo che fra gli italiani, apparte-nenti alla razza eletta, e gli slavi, «calati su queste terre battendo il tam ta ni i), Tisultasse iscavato un profondo ed incolmabile abisso. Come il C. L. N. dellTstria abbia assolto questi compiti è stato chiara-mente rivelato, oltre tutto il resto, anche dai processi svoltisl a Capodi-stria contro la banda Drioli di Isola, contro la Console e compagnii, contro l’avv. De Grassi, il maestro Benedetti, l’impiegato Lugnani ecc. eec. processi dai quali è risultato, attra-verso ,le esplicite e circostanziate dichiarazioni degli imputati, che detto C. L. N. ha fornito le armi e munizioni per atti terroristici e sommasse a mano armata da compiersi in zona B, ha créalo reti e finanzia-to gmppi di spionaggio, di sabota-tori e che detto C. L. N. operava in stretto collegamento e seguendo le direttive del governo di Roma. Alio stesso C. L. N. deve essere attribuita -anche la iniziativa délia gazzarra fascista del marzo u. s. in Trieste che ha fruttato all’irreden-tismo fascista triestino la Conferen-za Tripartita di Londra i eui aocor-di, in beneficio elettorale del gover-no di De Gasperi — finanziatore del predetto C. L. N. — cd ai daoni del nostro paese, come abbiamo rílevato su queste colonne, forniscono un nuevo alimento alie rivendicazioni im-periali del risorgente fascismo. .Prova ne sia che, per effetto di ta-1¡ accordi, uno fra i più fanatdci, at-tivi e velen osi memlbri del C. L. N. in argomento, ossia il prof. Diego De Castro, il famigerato autore degli el-zeviri del «Giormale di Trieste» — sprizzanti solo odio e veleno, a base di calumnie, di falsita -e di insulti contro la Nuova Jugoslavia —■ è stato prescelto dal igoverao italiano quale «consigliere político)) presso il G. M. A. di Trieste. II De Castro, che ha giá svolto le funzioni di «esperto istriano» al se-guito di De Gasperi negli incontri preparatori per la eonferenza della pace a Parigi ed a Londra, viene ce-lebrato dal «Giomale di Trieste» quale autore del libro «II problema di Trieste». Ebbene in quel libro il De Castro, riferendosi ai popoli del-la Jugoslavia, per ben 20 volte li onora con l’appellativo di «barbari», da essi ben meritato, avendo contribuito, col sangue di 1.700.000 loro figli, a tagliare le uughie aU’impe-rialismo italiano ed a sconfiggere il fascismo. Affinché i lettori possono formarsi una idea dello spirito e dei senti-mehti del De Castro, nonché del suo linguaiggio provocatore, spulciamo cosí à caso fra i suoi elzeviri, pubbli-cati dal menizionato giomale. In data 15 apri-le 1952: «La storia Jugoslava e prevalen-temente impastata di atti provoca-torí,í di voltafactia improvvisi, di oscure congiure, di sconcertanti in-surrezioni; il torbidume balcánico, aggravato dalVinquinamento bolsevi-co e dal sovversivismo alio stato endémico delle varié nazionalitá, ha oggi a Belgrado il suo baricentro. «Bisogna che gli alleati rivedano tutta la impostazione della loro política verso la Jugoslavia se non vo-gliono compiere due errori fatali, primo, quello di armare un regime irrimediabilmente antidemocrático che al dunque tradira l’Occidente consegnando all’Oriente le armi che troppo generosamente e senza pre-cauzioni gli vengono inviate ...» «Vitalia vuole la pace, pero que-sto non significa che sia 'disposta a plegare il capo alie nuove ribal-derie che la minacciano dove la sua situazione militare viene svilita da un vicino riottoso che punta densamente sulla carta del piii pazzo imperialismo, sino ad accarezzare il pazzesco disegno di trasformare la Zona B in catapulta d’urto contro Vitalia. «Pensiamo che Pacciardi debba ormai rivedere la posizione militare dell’Italia nel quadro della difesa atlántico. II nostro paese non puo scartare a priori l’ipotesi di vedere un giorno le armi alleate dónate a Tito, appostate sul Corso anziche lungo il Danubio e la Sava.y> L’esrpipio eitato riteniamo bastí per dimostrare quali «consigli» po-trehbe fornire il De Castro al G. M. A. Pereió la proposta faitta dal governo di De Gasperi nel senso sopra ricordato, deve necessariamente con-siderarsi un nuevo atto provocatorio nei confronti del nostro paese. Notizie dal mondo H soggiorno della delegazione parlamentare greca in Jugoslavia GRECIA E JUGOSLAVIA DEVONO DIFENDERE E LA ZAGABRIA. — E’ giunto a Za-gabria proveniente da Spalato un gruppo di ufficiali superiori del-l’Esercito Americano. II colonnelo generale Kosta Nadj ha offerto una cena in onorc degli ospiti. MOSTAR. — lí Tribunale -circon-dariale di Mostar, ha pronuncíalo la sentenza nei confronti di 5 frati fran-cescani e un gruppo di eivili eolpe-voli di aver falsifícalo degli atti di ammistia per liberare alcuni crimi-nali ustascia. Le pene vamno da 6 a 16 anni di earcere. PECHINO. — II ministro degli esteri della Repubblica popolare ciñese Chu En La-i ha protéstalo contro gli attacohi aerei che avreblbero avu-to luoigo sulla Manciuria venerdi scorso e ohe hanno provocato la morte di due persone e il ferimento di altre 46. CHICAGO. — Dopo la sua nomina a candidato per le elezioni presiden-ziali degli USA il generale Eisenho-wer ha rassegnato le dimissioni dal-l’esercito nel quale ha pnestato sér-vizio per oltre quaranta anni. BERLINO. — L’Ufficio stampa del Consiglio comunale di Berlino ha reso noto che lumgo la linea di de-marcazione con il settore soviético della città saránno costruiti 119 sbar-ramenti per impediré nuoivi casi di rapimentá di persone nei settori oc-eidentali da parte di inidividui pro-venienti dal settore soviético. Gli sbarramenti saranno posti entro la prossima settimana. Per la prima volta oggi la stampa della Germania orientale ha accennato al caso dell’awocato Linse, rapito nel settore (occidentale di Berlino da elementi pro-venienti dal settore orientale. La stampa control-lata dai sovietici commenta con sod-disfazione la spomparsa dell’avvo-cato Linse che i giomali definiscono agente degli americani. sottolinea il compagno Tito nel brindisi in onore agli ospiti Durante il suo soggiorno nel nostro paese, la delegazione parlamentare greca é stata ricevuta dal compagno Tito. Nel brindisi, -pronunciato in un banchetto in onore degli ospiti, il maresciallo Tito ha riaífermato la posizione del nostro paese per quanto riguarda la condusione di patti regionali, sottolineando rimopportu-nitá di un simile passo nell’attuale momento, data la situazione geográfica e política nella quale si trova-no i -due paesi, particolarmente la Jugoslavia. «I patti sorno neoessari — ha af-fermato il compagno Tito — pero devono essere stipulati come un atto finale di qualcosa che giá esiste, come comclusione di qualcosa di reale. I patti non saranno effieaci se non hanno basi solide, qualora eiano solo una creatura della diplomazia c non nello stesso tempo espressione delle aspirazioni dei nispettivi popoli.» «II pericolo comune — ha detto infine il compagno Tito — ci spin-ge a misure comuni ed io sano con-vinto che voi e gli uomini respon-sabili della Grecia siete d’aecordo con il fatto che dohbiamo essere vi-gili e fare di tutto per allontanare da noi il pericolo cd ergerci, in comune, ia difesa della nostra indipen-denza.» Nella sua risposta, il capo della delegazione parlamentare greca, Di-mitros Gondikas, ha riaífermato la necessita di un rápido approfondi-mento dei rapporti e della collabo-razione tra i due paesi e della con-clusione del patto. LA FUGA DI DUE CACCIA Dopo la fuga, avutasi alcuni mesi fa, di -un bomba nliere romeno -tipo Heinkel con a bordo cinque persone, in questi giorni sono alterrali nuovamente in territorio jug-osl avo due caccia dell’aviazione militare romena pilotati da due ufficiali, che hanno voluto sfuggire al terrore in-Istaurato dal reigime cominformista in Romanía. I due ufficiali — i.1 cap. Joan Ge-orgiu e il ten. Boris Constatin — hanno rivelato, in ima eonferenza stampa, dati interessantissimi sulla preparazione belliea dell’aviazione cominformista. L’aviazione búlgaro romena e ungherese si trovano sotto un comando único e tutti gli aero-dromi sono collegati telefónicamente da linee dirette. Cosí l’aerodromo romeno di Lugos é in comunicazione telefónica diretta con quello ungherese di Keckeanet. Gli apparecehi a reazione si trovano suH’aerodromo di Krajova. Sull’aerodromo di Lugos si trova un apparecchio con il compito specifico di fotografare il territorio Jugoslavo. Date a Cesare ció che é di Cesare... La vecchia massima cristiana non sembra essere rispet-tata da discepoli del Nazzarepo nelle parrocchie del distretto di Capodistria Da anni a questa parte, e cioe dal momento in cui è crollato il fascismo, dal momento in cui sulle sue rovine è sorto e si sta sviluppando il Potere del popolo, stiamo assisten-do ad una velenosa campagna di ca-lunnie condotta dai circoli clero-fa-scisti sulle presunte persecuzioni della religione e del clero nel nostro paese. Non staremo a polemizzare nuovamente sulla falsitá di tale campagna poiche ben sappiamo che essa ha il suo vizio d’origine nella bigotta e greffa mentalità degli eredi spiritu-ali. della Santa Inquisizione che li porta a riversare sugli altri le pro-prie colpe e malefatte. Oggi è chiaro che se i rapporti fra la Chiesa cattolica, (che costi-tuisce poi anche una minoranza in confronto alie altre religioni del nostro paese) e lo Stato non sono CIFRE E DATI D' UH AVVIL1MENT0 ■ —■ ■■ '■ —1 '■■■' 1 l,,"‘ "" " Un símbolo della trágica realtá italiana: i tuguri e le grotte Quflitliro miiltionii di eissemi umami šemo ccisitneltitlL a viiviem iin itugurii mallsaná, apsi'-loimcihe, baracche dilroc-caito e (gircitte scarvaite inel tufo. Quie-sito non isiuloced® (in un paese incivi-te dii qusDcfae sercoío . fa, - ana mella viciina Italia, c-uiia' dsiCa civUtá wbiimillleniauia», paieisie d*eil Benigodi dtigüi írncldenitiiisitii. -Sono dati inicoin-fiuticWilii: 'trágica reiaitá di un popo-lio che di qmella -.«iciiviiltá» ne pprita apipiuinrto le icoiniseigweinize. ¡ ítt primalto. di un sdmile v< gnoeo íbólandio é deltegiuito (inexedi-bóle a dPffBl'b,, Roma, la caróaile, il tambo vanbabo tíro delila mrú i¿a e la capitet'.e d’ei moiidio , cristiano: 27.980 farrüigbiie (12Ó. mila pensóne) ma-rciisoono (in tame íñiabitabilf, senza (tener ciointo dielle 85 milla fami-glile di téma itetóo.' Le comaMoni di ■valia diflla pcpoliazione dii Matera (18i2.931 abitalnlti amimasisalti in 40.919 aKibsizioini diohilarabe «abitaibili:», ,e peir afciitalbiüi isli puó camprertdere cosa Bilgniiifiilcihii quanido sli conisideii che la stireigrainidie maigiglaraniza (Mía pio-ipoilaztciaa idi queiia ciittá abáita in grotlte iscaivaite nei tufo e quiindi un tugurio raipireisenita giá un «com-fio-iibi») non sono affatito peggiicini — lo diicono le staitisiiliche e nicn, noi — di qiucille dil metá degfi ab¿)tainti (m:izBo nnV.'iionie di cittadiini) della «capul nmiinid'ii»,. Ntila. pirov-inlcia di Mifiano, ta.mto per cl'itare il’-eisiempio di una delle' ragtioni pi.ü progredúbe d’Italia, 9.000 somo ¿te famigilie ichie icanviivono in piricimA'CiUlijtá din baraedhe e tmgiuri, mentiré 44.000 áibdjo le faímlglie dei ©eriza fetbto. E non vogUamoi citare le cicindizianli eislist'&nti nel campo dciíht 'tll'iogigii nielTltalia manidionale cid indulare, dove l’esempio dii Matera ipuó essere applicaito, piü o meno,* a mcilliiMlime altire localitá, an-■che ira te1 magigiori. Le oifre nilevate idaiM’udbimo cemsii-m'int.q Un Italia, ci diooino che neii 7.804 iccimiuni deilla viaina Repubb'á-ca seno isitatii (contoti 193.565 tuguri esp Ibanl'i 218.642 famiglie. ,A1 luiario sifrenato dei tre milioni d.t mitWonari, carrispoinlde una 'mise-illa hsibrema diedia maisisa della popo-larócnie che eiL esputarte molto chia-ram:r.r.'e net’ée -ciiifine suesposite, senza dover .riooirrere ad altri dati delda pirclblemaititoa isdoia’e' átaliana. Si po-trttobe taiflatitd parlare anche dei due miliiorki e meizizo di d'iaoccupati, del preoccutpanite aumento della crimi- na’ótá, della deiinquenza mlintorile, deila prcBtliltiuziíOne, dalla diiffuisiione spaveintolsa delle mallatibie contagióse Pcisfeiaimio bien ¡spiagarai quinid'L coime il igoveuno dji Roma Oinioapace dli .rósolviere, amche isoiltanto' in mli-nima parte, i profhlemli siaciiaU assll-lanit'i il popolo iitaliiano-) riioorra alia Muerta demaigoigiia naziionalista per mantbenensi al poltelre, facendo leva, con le islue ispeculaaioni poliitiche, sul mente igonifiaitoi in ogni epoica della ■sibarita; d’dtalia e poutaito al parossi-smo diail .regiime fascista, fra le mas-,se povene e prilmlitive. Sono. chiairii quiindii i moitdlvii per culi sempre e anichei melle ireoeinitii eléziiioinii amimi-niisitírat'iV'e dn Italia, la quieisitlione di Triaste atíbiia ocetiibuiito uno strur mentó idi propaganda eilettárale per ■1a xansiarvaizione dial poitere e diei prrwii'jeigi nei’j'te mainii' dciUMnetta é idepr'aviatia ibargheisiia átaliiana. (puesta é ila íSlitiuíteime «alé in IitaTia, isábuEizione che sii vcirirabbe nadie,onldere aigli Qicdhi 'dei mondo, ma' che non isii puó falisare anche riccirrendo (come lo fainino gli o.r-gani della stampa faisciiata e irredentista idi iTrielsIte e d'ltailia) alTesem-piio dal loro preldecasisoire, ossia de «Iií ¡Riocoíio», che -J-' come — ilL de-Canoí deígiíi iirreidienlbisitl triesitáni, Silvio Banco (il oroato Benko) — era lisio iprcipailare le notizie e l.é Infóir-máziomi «in modo évisató e falso, senza scrupoli». troppo soddisfacenti, la colpa è da imputarsi únicamente alla slealtá di-mostrata in ogni occcjione dalla maggior parte del clero cattolico. Voleado citare esempi non ci baste-rebbe lo spazio di- alcuni numeri, percib ci limiteremo ad esporre il comportamento sintomático di molti elementi del clero nei riguardi della autoritá costituita, nel nostro caso, del Potere del popolo. In tutti i paesi dell’epoca attuale il sacerdote (a qualsiasi religione ap-partenga), di fronte alla società, è considerato un cittadino qualunque, chè, come ogni altro, ha il dovere di rispettare le leggi, poiche i tempi di Torquemada e delle investiture papali sono ormai cose da archi-via. Di questa realtá non appaiono convinti diversi sacerdoti, special-mente nei nostri due distretti, per effetto delle direttive del fascista Santin, che di tale mentalità è l’al-fiere. I fatti stanno cosí: Il C. P. D. di Capodistria ha constatato, e non ora, che dal 1947 in poi (esattamen-te da cinque anni!) i paroci ed i sacerdoti del distretto non ottempe-rano al preciso dovere civico, stabi-lito dalle disposizioni di legge in materia, di denunciare i redditi per-soiiali e quelli delle rispettive parrocchie. Emérso un tanto, una commissio-ne della Sezione finanze ha effettu-ato degli accertamenti in alcune parrocchie, fra cui Capodistria, Isola e P ir ano. Dai sopraluoghi 5 risultato che i parroei ed i sacerdoti di queste localitá mai si sono sognati di denunciare i loro redditti personali e gli introiti ecclesiastici, nascondendo la consistenza. A Capodistria ad esem-pio, il párroco mons. Bruni Giorgio non ha creduto opportuno denunciare considkrevoli sommé, che si rias-sumono come segue: redditi personali negli anni 1947, ’48, ’49, ’50, ’51 per un totale, di 777.484 din e redditi dei beni parrocchiali nello stesso periodo di tempo per un totale di 608.608 din. Il totale complessi-vo, quindi, ammonta a 1.386.092 din. Bisogna notare che la valutazione è stata falta in base alie dichiarazioni orali del sacerdote, poiche l’ammon-tare dei vari introiti non era regi-strato nel mentre doveva esserlo. Ad Isola, il parrocco don Dagri, non solo ha mancato di denurteiare i suoi redditi personali e quelli del la parrochia — ammontanti nei ein que anni a 725.500 din e, rispettiva mente, a 250.000 din — ma ha de fraudato, a proprio beneficio, i beni ecclesiastici di parecchie migliaia di din. (nel 1950, 12.000 din. e nel 1951, 7.476 din.), come risulta dal verbale della conVmissione. Don Dagri ha tentato di giustificare tale irregola-rita affermando di aver impiegato quel denaro nell’acquisto di fiammi-feri ed altre piccolezze! A Pirano l’attuale párroco, don Fonda, non ha denunciato redditi personali per un ammontare di 422.500 din. (la somma é relativamente minore perché egli eser-cita le funzioni di párroco da circo 2 anni, mentre il rimanente se l’é pappato l’esimio don Malusa) e redditi ecclesiatici per 615240 din. Sara bene ricordare ai lettori che nel 1950, mentre la paga media del lavoratóre nel nostro circondario si aggirava sui 4.500—5.000 dinl, gli introiti personali mensili del párroco di Capodistria ascendevano a circo 15.000 din., quelli del párroco di Isola a circo 14.500 din. e quelli del párroco di Pirano ad oltre 11200 din. Cib, naturalmente, in base alie loro dichiarazioni. Per inciso diremo anche che mentre la tariffa per una messa nel 1947 equivaleva a circa 50 din., nel 1951 cssa era salita a 300—400 din. Crediamo sia di troppo ogni com-mento! IL «BORBA» CONTRO LA NOMINA DI DE CASTRO In un artieolo di fondo, il «Bor-ba», organo del C. C. del P. C. J., prende posizione contro la nomina del prof. Diego De Castro a consigliere político del Govemo italiano presso il G. M. A. «La nomina di questo rappresen-tante del peggiore irredentismo fascista — scrive il «Borba» — rap-presenta indubibiamente un atto provocatorio nei confronti del nostro paese.» , t¡ i tm UN NUOVO PORTO SULL’ADRIATICO Nel Consiglio per le comunicazio-ni idel Governo della R. P. F. J. è stato definitivamente accolto il pro-getto per la costruzione del porto di Bar nel Littorale montenegrino. Ï1 porto sará oollegato con il re-troterra della linea ferroviaria Bar —Belgrado. Nella costruzione del porto, nel corso di questo anno, verranno im-piaegati 250 milioni di dinari e nel corso dell’anno futuro un miliardo e 150 milioni. A costruzione ultímala, il porto avrà la capacita di un milione e mezzo di tonnelate al-l’anno. Dai venti del sud, verrà difeso da una diga della lunghezza di un ch ilnmetro e mezzo, dai venti del nord, dallo scalo viaiggiatori. Accordo sulla pesca E’ staito coinleluso recenitememte un aocoirldo fina LlAMiAPJ e 11 governo def|lia R. ;P. di Oroiaizia, riguardanibe la pelsicai Par effejtito (dli (tale acicordo, i pe-soaitoiri' della nos'tra zona poitrainno effeibtuane la ipeaca a sud1 dial Quieto, lungo le coBlte deii’I/strita e della Dadmaeia, holtomiamente ricche ú)i pesce. Anche i ipascatoirS della RP Croa-zta potemmo teffi&ttu&re la pesca melle nosi/re awque. I peRcatciri dlo-vranno eisisere munitó dieli regofiari dofcumenlbi, rdiasctaii dalle capitai-meirie di porto. Tale accondto fiavaniisic© i pesicato-¡ri jdellá) noistr® zana che si lamein-talviamo, idiella Sdaraltá dli ipesice. Nel conibempo i coniseirvifid aviranno asisiiteuirata imaiggiicire disiponiiíbilitá dii materia prima per (La iavoraaiome: In baise aill’aceordo, 1 pas-oatobi della zona B potrammo venderá i fruilti del floro ipeisiea!» sia auS misr- c.ad loicali che ®u quelli della RPFJ. Eisenhower batte Taft nelle elezioni per la candidatura alia presidenza degli USA Il generale Eisenhower sará il candidato del Partito repubblicano americano alie elezioni presidenziali di novembre. La vittoria delTex comandante atlántico alia ooravenizione di Chicago non é giunta inaspettata Del tutto in aspe (tato é giunto invece il modo in cui il generale ha otte-nulo la «nomination». Doipo la vittoria riportata nella coeiidetta battaglia dei delegad, durante i primi quattro giorni deH’as-sise repubblicana, il (generale si era praticamente assicurata la vittoria sul suo diretto competitore, il seua-tore Taft. Si prevedeva che egli avrebibe ottenuto la nomina al terzo o al quarto senutinio. Nulla lasciava preveefere il colpo di scena che, in un attimo, ha distrutto tutte le po-sizioni del senatore dell’Ohio. ....................................................................................................................................................... gli accordi tripartiti di Londra per le vittorie elettorali degli apparen-táti. Tutto' ció, naturalmente, col beneplácito di quegli inglesi mille volte «stramaledetti» dalla «nuova ge-nerazione», tanto esaltata e glorifi-cata dal Benko. Un "Immortelle“ a Trieste Era doveroso e giusto che il «venéralo)) norrtp di Silvio Benko, dopo essere stato «immortalato» dal «democrático» «Consiglio Comunale di Trieste intitolandogli una sala della Cívica Biblioteca, venisse conferito anche ad una scuola media triestina dove si forgiano le mentí delle giovani generazioni della «cit-tá martoriata» e nuovamente «cal-pestata dal rude e pesante tallone dello straniero». Ihfdtti Silvio Benko — al quale bisogna ricohoscere il mérito di es-ser stato il piü fechele interprete delle idealitá e dei concetti delle irredentismo triestino giuliano e, come tale, di essere stato il suo piü qubtaío storiografo e menestrello — é da considerarsi uno Jra i piü puri e genuini rappresentanti della «de■ mocrizia» nei circoli irredenítisti vecchi e nuoví di Trieste, perché, a differenza dei vari Al\essi, suoi col-leghi nel giornalismo durante la era del littorio, «non si é arricchito,» pur avendo beneficiato di un riccc «premio Mussolini» e di altri gene-rosi compensi per il suo stile «lapidario». Questa la motivazione che valse al Benko la qualifica di «antifascista» e, con essa, la nomina a diret-tore de «II Píccolo di Trieste» dopo il crollo del fascismo nel luglio 1943 e dopo aver per due decenni osan-nato, sulle colonne d\ei giomali e sulle pagine dei libri, alia «potente figúra di Mussolini» ed al suo «governo forte, molto piü forte, molto piü consapevole della .sua autoritá di quelli che si erario succeduti dal-rarmistizio (1918) in poi». Ma- dove meglio rifulsiero lo spirito ed i sentimenti «democratic!» di Silvio Benko, é stato nel celebrare le gesta dei «molti giovani di Trieste sul cui pensiero il naziona-lismo — iniziato da Enrico Corra-dini, da Luigi Federzoni e da pochi altri con una ferma quadratura di dottrina — esercitava un’attrdzione straordinaria»; é stato nel magnificare l’operato della «nuova genera-zione triestina che menava le ma- ricate» nei «fatidici» giorni della gazzarra fascista del marzo 1952. haflno fruttato alia «Gran Madre» Uno fra "i giovani esuberanti" Negli scorsi giorni abbiamo ap-preso dai giomali che 400 giovani, d’ambo i sfesSi, di Udine sono rima-sti vittime di una clamorosa truffa da parte di due individui che, fre-quentando le sale da bailo e i piü noti ritrovi, facevano una copiosa distribuzione di elegartytissimi bU glietti di invito con i quali la «ine-sistente». casa cinematográfica «Tri-veneta Film» con nede a Trieste, ni contro chiunque e che un gior- ,, in v)a Imbriani 4, comunicava di no dlcZ 1910 si spingeva fino a te«g91 per la produzione di un tare Vassalto della sede dei socia- Dim da girare nelle «Tre Venezie», listi e rie speZzava i vetri d sassate»; ** '0Vtke'«-300 persone. b stato nelVattribuire alla «energi- Glt aspiranti si presentavano al- gica reazione dei giovani, che si prohunzió nel movimento fascista, la collaboraziorh spontariea e quasi istintiva della parte piü soda della popolazione della Venezia Giulia al mondo d'uomini nuovi, di concetti e di ntetodl nuovi con cui comin-ciava un nuovo periodo della storia d’Italia», Quindi nulla di piü logic o che il Benko venga «immortalato» anche mila scuola media di via S. Nicoló a Trieste i cui alunni; «menando le maní» ed erigendo «le storiche bar- l’albergo «Italia» di Udine, done venivano esaminati dai due ed in-vitati a depositare la somma di 300 lire per spese postali ed iscrizione ai sindacati. Alla polizia, informata da qualcu-no che aveva mangiato la foglia, é risultato che i due, dopo avere rag-granfellato la somma di oiltre 120.000 lire, si sono allontanatl da Udine, lasciando insoluto anche il canto presso ¡’albergo «Italia». Leggendo i nomi. dei due lesto-fanti triestini, ci é risultato che uno d’essi, Jjuciano Remullí, si era acquistato grande notorietd, ancora anni addietro in Trieste, perché spesso figurava, sebbene allora di-ciasettenne, quale testimonio a di-scarico, ossia in difesa, dei criminan fascisti presso la Corte straordinaria d’Assise di Trieste. Chi ha assistito a quei processi, ha anzi ritratto l’imrpressione che il «prometiente» ragazzo esercitas-se il facile e ben rimunerato me-stiere del testimonio a pagamento. La Corte straordinaria d’Assise di Trieste non funziona piü da anni ed i fascisti prOcessano oggi le loro vittime, cosicché il Remullí, ac-costumató á vivere con i provenli di quelle testimoníame e con gli «stfaordinari» elargiti dalla Grande Madre ai prediletti «giovani esuberanti» del Víale XX Setiembre, ha dovuto arrangiarsi in quel modo. In ogni caso, quando incappasse nelle maglie della giustizia, ci sará sempre chi apre a Trieste una sottoscrizione in suo favore, avendo egli difeso la italianitá di Trieste. Eisenhower, che all’inizio dei la-vori della comvenzione aveva 427 delegad contro i 530 di Taft su eom-plessivi 1206, e riuscito a roveseiare il rapporto di forze con una strate-gia nella quale si sente la mano del comandante militaré. 11 primo suc-cesso di lunedi scorso, quando Eisenhower ottenne di ridiscutere in sede di convenzione la riparíizione dei delegad contestad, é stato dal gene-rale utilizzato come una testa di ponte in territorio nemiro, dalla (|¡(.I" o partito con la massima decisione per sfruttare rápidamente il vantaggio psicológico e operare al pió presto 10 sfaldamento del fronte avversario. 11 colpo é riuscito e, alla visilia de] primo scrudnio, le posizioni si era-no rovesciate: 523 Jeputati per Eisenhower e 487 per Taft, con pro-spetliva quasi assoluta di vittoria ■per il primo. Cié che ha provocato la vittoria di Eisenhower non é relemento propagandístico che faceva da cornice quasi camevalesoa alia convenzione, a base di quei rumori assordanti di ogni genere e di quelle esotiehe e stranissime iniziative puhblicitarie che accomipagnano ogni manifestazio-ne apolítica negli Stati Uniti. Gli elementi psicológico e politico insie-me hanno avuto un ruolo predominante nell’assicurare la vittoria del generale. Eisenhower é sostenitore 'deH’ab-bandono della formula del repubhli-canesimo rígido di destra e di un programma che espriima un repub-hlicamesiino piü moderno, aperto al comipromesso, che non pretenda di rimettere indietro le lancette dell o-rologio. Taft al contrario é un rígido conservatore. Sul piano internazáonale, Eisenhower é incondizionatámente per la continuazionc dqll’attuale poli i ica atlántica dell’ammistrazione democrática. Taft invece pur aocettando il concetto délTinterdipendenza geográfica e strategiea dell’America Con gli altri paesi, cerca di ridurla al mínimo -nel campo económico e in quello politico. II suo sí orzo consiste nel dare agli imipegni intemazio-nali di Washington l’interpretazione piü restrittiva possibile. I repubblicani si sono resi conto che, per battere i democratici alie elezioni di novembre, é necessario un uoimo che non desti sospetti e pre-occupazioui con una poli taca che eambi improwisamente e bruscamente 1’attuale indirizzo. Quest’uo-mo non poteva ehe essere Eisenhower. Queste eonsiderazioni hanno finito col prevalere sugli orientamenti della vecchia guardia taftiana neo-isolazionista. Inoltre noii potevano non ripercuotersi sulla convenzione di Chicago le preoceupazioni che le posizioni di Taft, favorevole ad una revisión« dell’attuale politica inter-ventista degli USA, avevano suscita-to tra i paesi dell’Europa occiden-tale, sopr.atutto in Francia e in Gran Bretagna. Queste preoceupazioni non sono venjute memo djejl tullo, neiHmeno dopo la vittoria di Eisenhower. II quotidiano parigiano «Le Monde» si chieideva qualche giorno addiiétro in quale misura il generale potra essere libero dei suoi movimenti alia testa di un partito che lo ha scelto, é vero, per la candidatura alia presidenza, ma dopo aver applaudito noli esponenti anliatlantici, come Mac Arlhur e il veoehio ex presidente Hoover. La vittoria di Eisenhower ®u Taft é, in definitiva la vittoria dei rin-novatori sulla vecchia guardia. E’ la vittoria idi uno dei giuppi eoonomici che hanno trovato espressione nei due aspiranti alia candidatura, cioe del gruppo dei finanziari di Wall Street e degli industriali i cui inte-ressi sono piü legati al mércalo in-temazionale, sul gruppo dei possi-denti terrier!. e degli industriali in-teressati al mercato interno, che so-stenevano Taft. La differenziazione tra i due grup-pi é soltanto un aapetto dei contra-sti all interno di una medesima categoría, quella dei grossi industriali e dei banohieri, la politica dei quali esprime interessi e concezioni che, aH’intemo, sono contrastanti con lo sviluppo democrático della masse la-voratrici americane, mentre all’ester-no sono pregiudizievoli per la lotta dei popoli, diretta a mantenere la pace nel mondo. Sotto questo aspet-to, tra Eisenhower e Taft non vi é soistamziale differenza. Per quanto riguarda le prospetti-ve delle elezioni di novembre, esse , rimangono ancora incerte, é saranno tali almeno sino a quando si co-noscerá 1’avversario democrático di Eisenhower. La parola é quindi ora alia convenzione del Partito democrático. Renzo Franchi Una filióle sindacale al microscopio Impulso all' attivitá político - ideológica nelle cave di bauxite del Buiese Le colonie estive dei nostri bambini Una ¡cava di'bauxite ¡treii preisBii. di ,V«ritéin)eigtóo, altare niei press,i d.i Umaigo, altre ancora meii pressi di Casitelveraeine e piú lentam» el danmo tpress’a poico il'ildieia dalle difíilColítá ic'he il leomiitato sindacale delile Baiu-xiiti ibuieEii, i-nfciomltina ¡niello Evcdgiimen-ito delila* 1 * propria attiviità. Coincsicendo ¡un tanto, conies si,amo di aver avüto- quailche prevenztone ■ahe davewa caldera-mom appema sia-mo palsisait'i all’eisame del lavo-ro sin-■dacate «volto dali compagmi di quells, aizlemldai é qiulesto lavara, pur ¡non *és&end¡o sceiviro di lacune, puô ser-vire di eisiempio a itiubte; le, fiilli-afli delta zona, cómprese quelle che, per i] icomneraitiramianito, die! toro .impiainti e delle maesihrainize, haminoi maggtoiri ipceBiiitiiKitá di 'layar©. XI eomiitaito ¡ammimiistaaltóvo in primo iuoigo ha ¡sapuito toen fflda'ttare la propria attltûviità organiiziziSCávia ,s¡l deoemitaamenta ©sisitenlte neilil’aizien-da. Riunire di írequiemite i meimbri del, cotaiitato delila filiale, è quanto mai difficile, dato, il loro sparpa-igiiaimicinito) e la rasidanza in varie localiità del idùsit,reltto iper oui le r,iu-nioni de! comiitaito stesis-o non sono frequemt'i; si fanimo luna voila al nií?:- a ánche mena, pero nielle Sleisisë■■■vikùé"tïiaÈciaito un program-ma di llavero a »cadenza più lungia e ci ascua ¡memoro s’irne,arica di a,t-tuario mi-prapria, »pesto di laVioro. La decen/trattiizizazione dei1 poisti di lavoro impone, e i futeionari sinida-cafli délié. Ibauxiti l’hanno compreso, il raffarizameinlto e la svolgimeinta dell’attiiMiitàjcioîtîiante ¡da parte dei .gruipui iSl'MddciaMv Ne esiistono' dndifer divisi ira le varie cave,, ira il griuip-tpa delle riaérièhe e qiueilto, dei Itra-spomtii,. Membre queill'ii delle cave sono già aryviiat'i nel ilciro lavoro,, il igruppo riicenche e queillo, deii ¡trasportó Eoppicano, ainicoira, beincihè anche lara, sianio ;in eoinidizininli di met-tensi in carragigialtia. Ï1 comiitiato simdaioale ha iinidiriz-,'zato la sua atltività varisûi queillo che è il compilo piiù importante dei «imjdaicati, cioè l’elevameinlto poilitii-®o- ideológico dei propni membri. X vani dilstorlsi dei diiiriigemlü de! pa,r-tiito e delilo st,alto, le varie dieciisiomà delile setslstomi plienairre delile orga-niZizaElioni dii massa, seno stalil oig-©etto, di studilo dei griuppi cultura- 111 fiOrtnalti per o,g:ni ¡cava, Idave, c’eL ,,ra una persona in girado, di spieigare il matéiriale e con piü giruppi niiuni-tii ais,sisme ne-giii auitotops, soíto lg. . direizlioine di, ¡un rnembro del comi->tet!o ¡nagü .altri ciaisi. ■Con i caloiri estiva, lil comitaito- É!in-dacalei ha di nuo,vo is,aputo adaittar--. isi alie mueve condizáomi s-oisipemden-do, non peiró del tutto. l’ahtíviiitá cultúrale, che, diversamente, sarebbe-«tata ■ in parte compromessa anche 1’aeiend.a,. Maneaniza pairitiicolarmente statt mviiati allia iscuola pBdiiSicSdid afta Icir-o- resüldenza doye frequ,enterarme i corsä,/ ' ollniae-.' Riiguairdo aille, veftéhlz8irifc!hié sor-gomo,'fra l’áziemida e Singolí lavaia-toirí, esse, mella imaggí,o,r,aniz,a, dei casi vara geno risalne dalla filiale s.in.-daicale. Si riscomitrano imveee manchevo-lezze nella coiUatoOirazioine che la filiale dà aUlattiv.iltà ■pralduititiva de,l- Martieidî sooteo è partito il primo scaglionie di raigalzzi idaî buiese per le eoiomie eistiwe, organiizzalte dalla sazione soicial-samiiitaria del disitret-to da, Buie. L’ongamtlzzaiomie' idella gioiveinitù ha prelsitaito la ,siua assi-stenza. Abihiaimo assiisttto aU’arrivo dei ■raigazizi mella pinelta idi Sialvore, liu,o-go prescelto per la colonia. Appemia per il fultuino. Al poSto, di questa, ha t’incémâhibWito >a o!rgiaini,z>zaire gitè. Un,a' è iv. ata ottganiiazata a Postumia' ron 103 piairteciipainiti, un’altrai a Rovigno ccn 58, montre alcuni compaignli -sono stati invi,alti allia centrale di Vi-n'dioil. Ora è lin, protgetto um’altra g:!ta per Arsda. Nel campa deil’at.tiiviiità ciU'iltùiraXe doibibiaimio ainicora laggiungere che tsultlbo il collattivO', meno 16 parsone ainaiMaibetie e semiiamiklfaibeite, sono abboinatt alla stampa iloicale1.' I nominativi di queiste 16 parisome sono riscmiiiita bella elaibionazicme del piano autónoma aereñidaie aúlla base del ¡piano soídale, .elaiboriaBiohe all.a quals il col'lettivo ha partéciipatc poco o mullía. Att.ua'miente, si sitianino pmendemdo mlilsiure per miglioirare tale sltuazio-ne ¡e i piriimi r.isulíali non manca,no ■con numeróse proposite che i ra.ppre-seinitanti sdmidBicaili fo,rmulam.o melle rfiumiotni del consiglib operaio. Pero du una, ait,til vita arganiizaata non possiamo ¡ancora parlare poliche multo resta da falre. M. B. I pionieri del Buiese partit! per le vacanze Nella pineta di Salvore i pionieri di Buie erigono il loro campeggio I TERRON BOMIFICATI DI ABCARABO dewono coltivarsi intensiwamente / risuitaíi di un Bstituto sperimmaímS® in mani diverse Nel numéro precedente abbiiaimo ipanliaito ’dei lavor.i in corso e di qiuel-li che olcicoirtrieiretolbe inltraprenidérie pelr partare a termine la sistema-zione delle opere «Ji Iboniiifica au An-icairamlo,. Albbiiamd sipïègâto, anche che l’aittoaile stato di .case ora ,do-v.uito, laU’iinciuria e aU’abbanidoinio di vari ammi. iSo-rige' quinldi spontanieo chiieidenci quiaii mezzi adottare nel fuitiuxoi iper ,coins ervare quesite opere. Eifetltiuare ila neioeissaria, per.io'dica manult-enzione, potretoibie es,sere la rispoisita. D’aeicoindioi, ma ,chi ,dovreib-be assumer seine i’iniéariiob? Qui, la coisa si inlserislce iini un pinoibleima di più vastia portala, perché av.idente-mente- è leigaba aU’esiiisIteiniza di que-glii émti icha ico-nlducoino- la t-erra. iN.el,l’agir,a- ici sono, diverse cooperative; ipiù d’una anche, nei tarir,eni d.i più reioemite bomificia. Solo dm quie- slti lult'imi si' puó’idlre che ci siano dei veri e propri problemi da rego-la,re. ChiMf^iie, vi siorachi saya col-pito dallo stalo' ,d,i abibandcinó e di inicúriá’'in' oüí versa 3a terna, O' mél‘ mii^iior dei casi idalla poveirtá- del-’le cpltuirie,. Cosía, lía :te,r,r,a é stari,le? No, perché-qua ¡e iá el iscorg-ono'delle me,ravig,lióse oaisi'di verde, riciche delile piü' svariate ccltnre. Baisita temer , presente dei neisto- qnesto- falto. L’ajnuo scorso -ramamiináistraaiione dell’acqiueidoltto .scelse idue aippiezza-memiti riitenuti fr,a i piü fiterili per farne ,un pódeme spe¡r,¡mental,e. La co-sa fu. 11 ,11 ,p,eir tfallliire, ma il c-oi-latitivo dell’aioq'Uiadotto ¡se míe aissun-se rinciarico,, icol «iisultaito di stupi-re tutti. Es-Sio- ha irealizzato tanto dai vari OTtaggi dhe- i suio-i 'componeinlti si sorna ¡divilsá 120 idtnari a teísta per ogrni ora idi lavoro eiseigiulitp. Piü tar- NEL MSTRETTG BE GñPOBÍSTRSñ PflTTDGUE PHRTUE IH MHRCIH in nore aD’annfversaría deli' Insurreziane Il Comitato Centrale dell’Associa-zione CoinLattenti della Slovenia organlzza in onore al 22 luglio, gior-mata deirihsurrezione Popolare, una marcia di pattuglie partigiane che cmiverranim a Lubiana da o-gni parte della repubbliea. II Comitato Di'strettuale dell’As-soí‘i azionr Comlbattenti ,di Capodi-frtria, raccooglien-do questa iniziati-va. ha già predisposto il programma e, litinerario per la marcia delle pat-tuglio del distretto. Il programma prevede la partecipazionn di 9 pattuglie in formazione di comibattimen-to, comprenden,ti ciascuna 22 uornini in assetto di guerra. Altri 20 uomini partcciperanno alia marcia fuori for-mazione. Nella loro marcia le pattuglie por-teranno la bandiera di eombattiimen-tq che verra poi oonsegnaita alie pat-¡tiuglie del distretto di Sežana per proseguiré verso Lubiana. Ad ogni pattuglia è stato assegnato un tratto liell'i t inora rio di circa 10 Km. Durante il percorso si svolige-ranno brevi cerimopie nelle localitá più note della lotta popolare di li-berazione e saranno resi onori militari ai monumenti dei caduti ed alie Ioto tombe. Nel corso della marcia, le pattuglie si impegneranno in azioni di comibattimento, mentre inelle lpcalità più importanti avran-no luogo delle soste, durante le quali sará fatta la consegna della bandiera pèr il cambio (Capodiistria, Isola, Piranoy S. Pirt.ro, >inarjt-. Boršt, Babici, S. Aptppiicpy Škofije e Gabrovi-.; ca). Nelle locaUtt - prcdclle la popo-lazi on e salut era il passaggio delle pattuglie. L’itinerario drttaelipto è il segu-ente: il 13 luglio, alie ore S, parten-za dalla linea di iSèmarcaizione con la zona, anglbàmericàpa nei pressi di Ancaï'àno, dre 8 arrivo a Capo-distri'a’f -ore 8.30 paritenza da Capo-distria (attraverso Gazon); ore 11.30 arrivo ad Isola; ore 12 partenza da Isola : ore 16.30 arrivo a Pirano ; ore 16.30 partenza da Pirano ; ore 20 arrivo a S. Pietro ; ore 20.30 partenza da S. Pietro; ore 23 arrivo a Šmar-ie;.ore 24 partenza da Šmarje; il 14 luglio, alie ore 3, arrivo a Boršt; ore, 8 partenza da Boršt; ore 9.30 arrivo a Babiči; ore 10 partenza da Bábici; ore 13 arrivo a S. Antonio; oie 13.30 partenza da S. Antonio; ore. 15 arrivo a Cesari; ore 17 arrivo ft&æse d'oui can ta uuota àircondata dalla siima e dalla simpatía dei côlleghi e della Citta-dinanza di Isola, Pugliese Felicita ha concluso le Sue fatiche di éducatrice. Mezzo secolo di vita e di sa-crifici dedicati alla scuola: tre ge-nerazioni sono passate per le sue mani. Un primato veramente invi-diatiile. Pugliése Felicita ha iniziato Vin-segnamento alla scuola elementare di Isola nel lontano 1902. Nei suoi cinquant’anni di servizio essa si è sempre distinta per il suo attacca-mento alla scuola ed ai suoi alunni, dedita con arriore e cosciehziosità alla sua missione di éducatrice, a mata e rispettata da tutti. Nel momento in eux, con suo e nostro rammarico, la benemérita insegnante lascia la scuola per go-dersi il meritato riposo siamo cer-ti di interpretare i sentimenti di tutta la popolazione di Isola augurando ad essa una vita ancor lun-ga e prosperosa. a Bertoechi; ore 20 arrivo a Škofije; ore 21 partenza da Škofije; ore 22,30 arrivo a Dekani; ore 24 arrivo a Ti-gnan; il 15 luglio, alle ore 5. arrivo a Gabrovica. In quest’ultima localitá, come giä delto, avrä luogo una solenne cerimonia per la consegna della bandiera di combattimento alie pattuglie del distretto di Sežana. La parteeipazione delle pattuglie partigiane dei distretto di Capodi-striâ,'M)a' grâhdë eèlclbrazlone della Giorn-ata dèll’Insurrézione popolare, riconfermerà la tradizione delFunità di lotta e di intendimehti di tutti i migliori fi'gli -dei ndàtri popoli,1 uniti nella comranità édificatrice della pa-tria socialista. ANCORA SUI CASI DI BUROCRAZIA LE PERIPEZIE DI STOSIC GIOVANNI IN CERCA DEL SUO DIRITT0 ■ Stassiich' -Gioseippe, • annidalo •il burberatismo» 'partlicoilarmente' nei canfronti dellâ isdiliuizibine dei -probil’e-' mi rigiuard-aniui singóle peirsane, Ouanto cio .coizzi con. i nostri *prin- u* cipi d,i ¡uimanisma- soicialista; noin é oies neicassario dimositiranla. Duinque, came lagico, lo Stossi-ch ¡si rivalise in primo Jiuoigo aile As,si-curazioini isoieiali. La sua demanda £u .respinlta p-erchè meU’ieividenza del predetto Isltiltulto non xisultava occupai,o iper il periodo riehiesto. Fu per d’Istil-uto ¡un modo faoiliss-imo di ris-civere ,1a «.pratica», ,ma coin ciù il dlrifto personale idi un uomo, che questa pratica .rappresenita e oltre la qua,le .la visuale degli uoimini as--sis,i ai tavali delle asaiouirmziomi sociali idi Buie non arriva, era utt’al-' ¡tro che- rispetitatoi. . Lo - iStosisich doVev-a esisere in,di-crizizato par ccimiprovare il .suo periodo di -lavtxro' presso lo -Sva-melli, che è in grado di pro.varlo e. s-uila toase ¡di ¡queísta proiva peiroepixe l’as-®eignt> poiilqlhiè ' la leigge non richiede un periodo di asstoiurazione, ma un peiriioido ,dii anzianità dii lavoro. L’I-.¡stiitlUito 'idovëva poi riiyalêtlsi per i contributi asisicuxafivi, dallo mehilto, riEiponidevia ¡a uni funizioma-ri» sindacale che non vaileva la peina tdi rompeirisii, la l'.esta perché lo-iiSto-ssirah nom aiveva fatto la denuncia ipriima e iper-chiè ¡s’era occupai«. presiso un privato, 'Nom .riuscia-mo a iimmaginare le ¡cause di taie ■assuirda conioezione. Foir.se essa è ínsita in quel «romperisi ia testa,» Imlfâmè la mole di lavoro della Pubbiilca 'Aocusrà. nom è '.tale' da non corns-emitir,la, in quasi due mesi di alimeirao inter,rogare Jo Stasisich e i testi,. da ilui citati mella denuncia, par : svoilgeire le- prime indagini e dimcistraxe ooisi il su,o iiniteresisa-menitoi. Abihiaimo espesto le ipsT.jpe.zie delilo Stoásiiich non par jiii falto ¡in se di gli aplpaai-aimeinlti in parola simo pasisnti lairistitiuto ¡spiemiimiemtale par rdifttarieimemto/deli’,eeoimoimila. I i risul-taiti, péifo, sáno- ' tefati; peisisimi; e al-îrëtltanto ¡q,ue,iii 'delía ooopé'r,altiva dí Anicaramio ¡cíHé aiv-eiva1- 'vo-luito imitare iil icollettiivo' HslX’acqüe.dcíto. ¡Eivide,ntie¡meriitie: qui è il ¡caso di fare una questione- di metodi. I ter-mimi tono ¡quieisiti:* la- itenrai è sehz’al-tro produitit.iva; ;i,n mano del coillet-tiV'O- dielil-’aicqueidoitto ¡e dii qualiche privalto (q-uielili delle «oíais!») rende, coin le- ,00,opérative .rende memo. Ahhiamo voluta . sentiré il. parère di diiverisi contaidini, per lo più membri di 'Cooperative. Sono stati tutti unanimi mel comstaitaire che il su0c,esiS:O dei privati è idovutio ai falto che esiSíi is.i trovano su umità pode*,rali perfeítamente corris-pondenti al muicleo fatniliare e muiniti di a-deiguata staljatiico, direittamepte sul posto. -In ajtrgi termini, essi sosite-nevano che, .qúaiíora le cooperative prcweldjesiserio,, -isempre nel proprio ámbito, ¡ailí’aijpioideramenito' della terT xa, de co-s-e migilionerebbera no'tevol-meinte. Non !c’é -riagione: — ¡dicevano —-tener:; «¡alpelrttai» tu.ttaliarea in, poisseis-so ideille- cociperaitive; i trop-pi canal! che i’atiirsivet-.fjEino, mentrie- irnpe-.disico,nio (come nel caso cle'U’aratura Le sSraiteüie ii un Mulle Durante lo seatenansi del temporale dei gior’ni scorsi, un fulmine eolpiva la easä ív, ^g^inivMmbéle, sita a Bivio Decani. Gli inqüilini, elle stavano tranqnillameMo iiipnsando, ven i vano brn*ani('nlc risvegliati da un tuono assordante. Un fulmine era penetrato attraverso il camino, de-moleindölo, qtiiñdi,, sfóridata la párete, passava dél .solaio ove bruciava 1 impiantito e. finita nella camera sottoslante ove staivan dormendo Pec-chiari Giuseppe e la di lüi consorte. Cola, il fniiniiic, diviso in due ra-mificazioni, ¡sí’ píécipiíavá stíl 1-etto del Peccbi-ari fracás,sando e brucian-do il guanciale, il materasso, le molle, la-.¡¡ciando i Ileso il Pecchjari, pro-seguiva ipoi. nelle sue , Strane per-e-grinazioni , per, il corridoio, e finiva all esterno attraverso la encina. Tutto Fimpianto elettrico della casa è stato bruciato. I -da-nni superano i 50.000 dinari, coper,ti da as’sicura-zione. • f. • ' ' - ‘ Altri due fulmini son,o eaduti mecciaimic,a) ' -uií fra: tamo at o idi libara disteisa, fonmana idle,lie diviisio-■ ni .díe’iie -quálí fbiisqigha tener .ccnto, Su ognuno di.¡questii appezzamenti’ ci si metta un .aideguaito mucleo familiäre, con la proipria casa, i servi-z,i e lo staélat'co. La ■maggiore pra-tiiciilta ¡del lavor-o, che risulita dlalda diretta presieinza' .nel poidiere, si tira-muta in maiggtor cura e qiuimdi in magigioir profiltto per i cotnltadini, la cooperativa e lia comunjitá tutta. ■ Pér ,comttro>, altx.i söSteinlgoino' che le case che ,si pr-oigetta di coBtruire sareibbe megli-o formas.s,era un vi,l-laggio conltadáinD,, perché lia, conoen-itnaziome permetterebibe ¡l’iuniifiicazto-n,e ideói iserviizi, d-ello staüllaitico e d¡ei magaizaimi. Sarebbe ¿nlsioimma uña, so-luizione piú economic-a. Que-sitii ¡gli aspe-titi del problema. Dal pumita ■ di visita dalla mamuit-en-zAone idéi'la bonifiilcia, -che veiirieibib-e cu,rata ida oiginii isiimigolo niutcleo far milgliare is,ul proprio 'temrein-ö, e ri-spelito una maggione aderenza alie neceMiita della terra, sarebto-e consi-.gliiabile l’appoldelralmieinitp nieill’ámbito delle cooperative. Un 'criterio, di econiami'a neilla coisltruzione di fab-bfilcati ruradii cion^iglliiereibbe inivece la Comcenitiraziioine. E’ un’alteirniáti-' va che — 'puf non' inivieátendo il prinícipio so-cialisila del ¡cooperativismo ¡a¡grico,lo che- rimarte inämuta-to — '.preselnita molteyole áintexesise; . ed é auigiuiratoiii'ie che . i ciontadinii 3a apiprafomidiistciano. e defimiSicano ait-. traivemso linicomltri e riunioni. Fine gium'i, i 70 rag-aEzi si sono subito ¡meisisi a ¡pia-nltare le tende. In poche are .raiccampaimenta era in pie-di: lé tende legaite da pino, a ¡pino, ío.rmavano un grande cercliio in mezza al quale i raga-z-zl avevano diispo&to gli attire,zai sportiv.i e si ap-prestava-no a imiizisire i primi giochi. Comimciava cosi queilla ¡che sará ■la loro villa s-imo alio- isca-dere del turno, oh-e é deila duirata di 15 gior-ni. Al'ier.niainido il sole e il mane del-'la viicin'a, l.impiid'a ibaia, all’ombrc e .allia saluibrità ¡diella pineita, la gio-ve.nitú del búlese trascorrerá vacan-ze incatevoli,. X ragaezii delía tendopoli sono tutti san,i (erano sitati sottopoisti pochi giornt pritma a un generale e rigoroso eisame medico) vispi e aüeigni. Abibiamo -chieisito loro come si ri-promertto.no di ipaiss-aire le giormate. C,t hanno risposta : giocanido. Pallóme, boxe, palliaivol-o; ecico ¡al che cosa gioicamo. Poi ¡eísieroilzi gimimicii e atlética lagigietrla, Al «ampegigio è istiata assiicurata la irogoiamit a, e il biuon fuiniz tornamiento de-i ' »eirvizi nec-eisisari. I r,a,gazzi UsuflrUisCoimo dii clinique paisiti giiorinia-ïiérii ¡san,i e mutriemtii, U;h Bervizio ¡sanitario feuibelia la toro- sadute. Peí il ne-sto le irisipeittive fianoiigliiie niüin devomo, avere* p/reioiaoupazionii di sor-ta: ev.enltulaiii esiubieirainize, ico¡me¡ ba-g-nii e amr,ampie,aimeinlti Eiperiicolati venigono isuibito fnemaite idaii ¡sanve-glliainlti:, nhio, oignli ¡15 ralgalzzi. Liai Beiziionie per l’as&i¡stenza sacial-saniitariia d¡eil dilsitiretto- d,i Bu-ie ci ha inif-oinmiato -che seiguiramnio, -sempre nella steisisa locaJiitá, a-lbri^ tre turni, ogmumo delil-a -duraitia di 15 giornii. Parlteciparaanio 70 elementi per turno, speilti, coime qu-estí, fra i raga-zzi ¡relsiiidenlti in zorne idiiabamti dal' imane -e aventó id ai 9 a i 1-5 ¡ammi. Inoltre Xa ¡sediioinie- per la cultura di Buáe proweidierà aU’iniviio- di altri . rag-azai nette cofioihii-e seo,last,i,che di Biistfiica (¡Slovenia,). Un gruppó, se non anidii aimo ernaiti, è gli à pantito. FURTO AL MOLINO Nella notte tra giovedi e venerdi, nel mentre infuriava un violento temporale, ignoti penétrayamo nel-l’ufficio ¡del mulino gostito dalla coop. agrícola di Capodistria, scas-sando un cassetto e sottraendo dallo stesso la somma di 12.000 din. I ladri sono penetrati mello sta-bile nnltrtcmpo, áiutati da un cómplice, il quale in précedemza, aveva aperto ; chiavistelli della porta principale. Eritrati mello stahíle, aprivano il cassetto con la cbiáve che era appesa ad un chio-do e si imposses-savano del contenuto, circa 15.000 din. Mentre stavano iper andarsene, jiroibaliilmente di-sturbati da qualcu-no, si son dati alia fuga perdendo 3000 dinari. CI SCR1VONO DA ŠKOFJA LOKA "Salntiamo i genitor! e gli amicj e ringraziamo il Potere Popolare" Ablbiaimo isiul nostro, tavela tre- leit-térinie* ipervemutaci da Skof j,a Lo¡ka, sede 'dalle colonie -eistive1 dei nostri piomieri, che aill’-airia, pura d-ei mon-iti ¡trasc-oir,ro-n-o- de lo,re-ferie. Bcico ¡che casa isicrivanio i piecoli ÍTrasit Luigi, Dieis-sárda, Giiorgio, Ruz-zis-r Giio,ligio e Guer.rino, Pao.li Lucio, Riav-aliico Rcibeirto, Traná U,go- e Be-¡n'e'detitó (Tulli-o. «Tutti i pionieri del nostro gruppo della colonia di Skofja Loka rin-graziano il C. P. C. di Pirano e tutti coloro che hanno contribuho a mandarci nella suddetta. Noi qui ci troviamo molto bene. Abbiamo un bel parco per giocare, vicino alia nostra colonia si trova un fiume, done giornalmente an-diamo a jare il bagno. Per.il cibo ci troviamo molto bene. Andiamo a f are moite gîte in montagna. La vita in collettivo e molto, bella e c’insegna a vivere in fratellanza. Salutiamo tutti i nostri genitori e parenti e il Comitato Popolare Cittadino di Pirano.» * I piccoli Crisman, Buisdon, Va-lente, Zuioca, R-uzizáer Bruno-, Ve; -n-av-er Mario ,é Giorgio- e Cíe,Va Bruno ¡ci sicr-ivon-o-: «Carissimi amici il nostro gruppo di pionieri di Skofja Loka vi manda i piú cordial! saluti. Cari amici, qui ci troviamo molto bene, durante la gior-nata ci divertiamo molto, facciamo moite gite nei dintorni del paese ad ammirare la natura, ¡Da- guando siamo qui, siamo andati a vedere un bel film: «Kekec». Siamo molto contenti anche per il vitto che è buono. Abbiamo quasi ogni giorno dolet e per il gioco non passa un minuto che non abbiamo il pallone in mano. Ma qualcuno farà una do-manda: Quando pranzate. dove ave-te il pallone? Siccome vi parliamo di gioco vi faccio sapere che domani 7 luglio igioeheremo contro i ragazzi del paese. Per qxieste belle vacanze siamo riconoscenti al nostro C. P. C. di Pirano al quale vanno i nostri rin-graziamenti e anche ai nostri inse-gnanti.» Orna simile ileltterina cii è peaw'é-pjulta dalia piicccla Raid-iin Maria, che saluta tutti :i suoi anilcï. JAKOMIN FRANCESCO uno dei migliori delle Saline NELLA LOTTA CON IL DAR-DEGGIARE DEL SOLE, CON I TEMPORALI, LE PIOGGE, IL MARE E LA CORROSIONE DEL SALE, SI CREANO GLI UOMINI DI SICGIOLE a stesso', ma ,perché abhiianq. a- sparire,, Decani, .provdcando la rottura di un dai ¡moistri iiffiici .i.femoimieni d*i buró- -camino e di ün mitro, fortuiiata; eretismo lamenitafti e non .ancora mente senza provocare danni alie sradiijcati. M. B. persone. PiiiccOio,. ben ipiaimtaito, dal woito . abibroTOZialto, s-alutava, ' con uin siorri-so tiimiido, i do nolsc-emitii che incon-itrava, ,sul rettilm,eo, infisiso tra i’in-ferminabile ¡scacichdera del,lie Saline di Slice iolie. La ¡fflnaiai» era fimalmente terminait a. Il oamlbiameinto Mpantimo idi vita lo rtenjdieva quasi sonoambuto,. Noin -glli eeimbriaya vierio di trovaris'i tra visl rnott, tx-a lie- sue c-olllime amroam-tat-e di verde, riflesse mei reititaimgo-lari ispecchi deliie vasche e meill’az-zunroi del mane. I peimsii-eri turibihavainio, mieilda istuia-mante,. Og-gi, per lui doveiva imeomin-. ciiaire una mu-ova viita. Gli avevano promes's-O' di -aisisiurn'erto ..aflie sailine, ma nçn-. ne era eerto e assieme a , quieisitq idd!t)biq .tormavainio a-„ri,a.ffio-raire nieil cerveilto i riconii dell,a vita mildltame. «Signor si», «attenti, rd- posiop), «ramiaizziei» Ibattevamo le t-em-pie, coin l’iiimceideire dei passo» per itrasformar,si ,iin uin so,nrlisio allai vi-sta della immiemsa piana delle s-a-Minie, diissaminata di -caise, chiusa tra due ¡cdlline e sfoci-anite neil-lU'mm-ensa ddateisia defl. mare. — Jacamiinme Branicesico — senti la vo-ce- stiiraiochiaba dielil’iimpiiegato ¡niella -uffdcio dove eria igiumlto assieme àigiil altri. — Sii, J-alcomih Franiciesco — ri-spois-e, slcuoiteinldoisii -dai pemisieri. Veinne ais.siumto. Aveiva 2,2 ¡ainni. E per lui inicomimciiavia, uina muiova vi-,ta. Ca-tbiva e to-uona. Piiù cattiva che b.uoina. Q-ualche voiiita ai guiadia-gn-ava, ma mollta speaso foisognava striagerè. il-a- cimighia. Corne n-eil ’32, ’33 e '3,4. Un mese ,d|i lavoro, due a sipasiso, Ena, una viitia ¡da oaini. E .neis-sun > *ti ascoltava. P-er par lare ciol direttiore, biso,gnava far domain,d,a, UlllllllllllllllllllIIIIIIItlIIIIIIIIIIUlillIIIIIIIlItlHIIIIIIIIIIllllllIllllllllllllllllllllItlIIIIIIIIIIIIIUlItlIMnillUIUIIIIIIIIlllUIIHtlIlllilIllIllllIlIltlIIMII'llllUlllllllllllE^IIIIIIIIIIIIIIIIIHIIIIIIIIIllllllllITIIIIIIIUIIIIIIIIIIlUllIUlllllllllllIllllHIIIIIlIlHIIIIIIIIlUII^ li contrabbando spicciolo alla luce dei fatti e delle cifre GIOCHI DI ai blocchi E DI ESPEDIENTI di Scoffie e di Capodistria L'opera dei doganieri e le chiacchiere dei mestatori itramiite 1’uffäcio, iteicnlcio. E poi che vaïeva parlare? «M.i dispiaice ma nom posso farci n,u.liai» era cio che ti xiisponideva. Oggi Jacomim; Framioetsco, ha 44 a¡n-mii. A casia quattro fiigillii, due a lai-vor,are e due a siciuiola. Le Satine non 1-e ha pero lascialto. Sono diverutate la, sua secomida casa. Le conosoe come lil fornido della propria talsisai, E ne é soidldisfatto,. Non dice piü: mondo ciamiev icome una volita. Lo itirovíamo all’omlbra di una casia sulle iriive ¡dieilla Dragio-gna, mente ill solé ¡iimpl-acahilé dairdeggla suilíla diistesa di acique di sale e di larra. E’ duro il ¡larvaro del •'alina-roLo, ma ha le sao sodldiisif,azioni. Cap quailcíhe atuto ,de:i ipiroprii famigliarii,. dial 19 maigigiio di quest’amno Jaco-miim ha proidortito 10 vagoin! e ¡misz'zo d,i siale,. E sioino piü di 90 mila dima-rli dii cottiimo, ich-e lui si é guadaigmato in quieisto breve periiiodio, oltre, alia paga base memslle . A tale proposito ¡noin riusciaimo a comprendere' quale limpressioine deto-toano rica,vare e quale giudiizio sia-no inidoitti ad eispriimere sulla serie-ttá e famldiateziza (dielia toro statmpa, gli) anasiti caltltoliicii che — dopo aver commiisarato la porte di tainiti saicer-doiti «massacraiti» e ««cruidelmente periseguiitaiti daigli i^layo eomunlsti», di tamte 'a , salé da bailo» oppurp a «stailte dai itijtoisti» — iegigono peá' )SiuMe. medesime colaran e di kúmaM$umátziioini dii seminar rii» .pella , «mantórnala latría», alie qiuaij praseimziia adidirittuira il vesco-vo i§a.ntin che, i-nvece di eissere ar-noisíaito alia spiiedo e idivorato, colme tale, d/aii «loainmiibali della Jugoslaviai» (caiaiti, níieilÜ!ilatr-iia, da ess,i -trasf-oirma-ta in ¡una .«'jungi'iai», dcipo Ib «láter-minio'di ’dültiti gilí iitallaiM») «¡ban-ohettai» ass-ieme ái -«s-esiiz-a Diói», agli «laBsieitait-i di sangiue cristiamoi» e cosí via a non finiré. -Quas-i ció non ibaístasae, to stesso fa-tito, dimois'tira -nel modo piü evi-deinite come le «premedítate aggres-¡siani»’centro mcin®. Santin ed i sucii d-e'legalti — quar.ldo, in Capodiatria ed in ajitire toeailiitá, coin la loro pre-seniza e> peggiio lainlcora- con la pre-itelsa idi imporre le loro maní donde di beneldiziioni ai .laibari e g-a-giliar-dettii fasicisti della marte, della tar-itura 'e dé;MK> Ste-rminio) sulle iiruno-centi ¡teste del fiigll delle vifitiimei del fascismo, ¡haran-o ipnoivoicaito la, jistiin-tiva ied inicontenitoile reaiziome- dlelie maislse popolari che hanino, -soff-erto te peggiciri consegiuenizie del fascismo — lo ¡sites so fait'to, ripetiamo, coimiproiva ilumiinoisamanitei coime raoin si -trató idi «premedítate aggreissio-ni, orgainizzate ¡dalle auhoritá jugo-sísjvei», ma idi S'pointt'airaee reazioni a marSIÍféatie (pravoicaiziioini del Santin. e dei suoi idetleige.iti. L’-opiBiodio tíii Pisimoi fornisce la prcva che, fra le persone ivi awi-cinate ed alie iqua,li era imota la presóme a del (vesicotvo1 Sain'tm, non c’e-rano di. iquelle ohe avav.anio sofferto ccnsegiUienze del fascismo, dovute alia s¡uai azione diiretta. ■L’origa.niO' di mans. Santiini, oisaia «Vita ¡Nueva», ci .sfida iinoítre a proviaire iil icomitrario dii quanto segué: 1 Nell\e chiese si e sempre predi-cato ed insegnato in sloveno ed il Vescovo seguí sempre l’uso dei luoghi dove si recava in visita». 2) «Nel seminario di Capodistria si é sempre insegnata la lengua croata prima e slovena poi.» ¡Dato che «negare un tanto (affer-rna «Vilta Nuovtai») puo solo un gior-nale che si scrive e si stampa in ZonaB», perció noi, .imicximiiiati, di «inaudite calumniéis imeii coinfronti del vesictevo Sániin, «Angelo dielle diócesi .riuniitp di Trieste e di Ca-podis.tria», cediemo 'bera volenitieiri l’in,ca,rico di .«preva,re iil contrario» ai aaóendciti slweihá di toíd diócesi che, riuni'ti iil 2 lugilio 1046 a Mon-tuzza, hainno appnovato air.unanimi-tá una mozione conselgnata in data 8 satltembne 1946 al vescovo San-tim. dial loro delégalo- don J.akcíb Uk-m'a,r, e mella quale é acritlto tesiiual-menite, tra l’adfc'o: «II vescovo Santin con la sua atti-vitá ha fatto di tutto per imporre a questa regione un carattere italiano. Nei discorsi tenuti al clero nei circoli religiosi, in occasione della cresima, é stata usata la lingua italiana, e si sono umiliati coloro che parlavano altrie lingue o si sono trasferiti in altri luoghi. «I 'religiosi sloveni tíhe hanno ri-chiesto il riprislino néíla chiesa di S. Antonio a Trieste delle funzioni del mese di maggio in lingua slovena, non sono stati accontentati colla motivazione che chiedevano ció per motivi politici. «I religiosi richiesto il che hanno ripristino nella chiesa di S. Antonio a Trieste delle funzioni del mese di niüggib 'in lingua slovena, non sono stati accbrñ'entati bolla motivazione che chiedevano ció per motivi politici. «Piú volts si é dimostrato il malcontento del Vescovo per il fatto che nel territorio di Trieste vi sa-rebbero troppi sacerdoti sloveni, il numero dei quali negli ultimi anni é stato invece diminjuito in modo da esdere minore alie reali neces-sitá. «I sacerdoti sloveni malto si so-no lamentati ed ancora si lamenta-no per l’educazione impartita nei seminari, sopratutto in quello di Capodistria Negli ultimi anni sono State apportate varié modifiche, ma non alio scopo di educare i futun sacerdoti nello spirito cattolico, ma piuttosto perché i nostri seminari mantenessero la loro mentalitá italiana. «Al carattere naturale dell’uo-mo ripugna il formalismo esteriore e l’ipocrisia. Nel s'eminario di Capodistria i giovani non ricevono un’educazione spirituale e sincera, e manca puré il buon esempio dei superior!. I dirigenti. del seminario non solo educavano alia discrimina-zione dei diritti e dell’amore dei diversi popoli della diodesi, ma ap poggiavano questa divisione. «Dalla direzione del seminario sono stati esclusi i sacerdoti sloveni e croati. Le conversazioni in sloveno e croato mancavano asso- lutamente, sebblene i sacerdoti do-vessero adoperare queUe lingue nel-Vesercizio del loro ministro spirituale, anzi erano proibiti i colloqui in croato e sloveno. «Se si riuniva un buon numero di giovani del seminario, questi non potevano assolutamente parlare la propi'ia lingua, anche dopo il 1943. Lo stesso direttore spirituale don Luigi Parentin si e espresso con parole offensive vprso gli apparte-nenti ad altre nazionalitä. «Cosi gli allievi sloveni venivano spontaneamente considerati da me-no di quelli italiani». Queste ailcuime fra le tante precise e idircdstanziate «prove» ehe idoieumeinitain'o «¡il contrario» di quanto aiflfermato da «Vita Nuova» suU’o-peraito dei vesicavo Samtin mel go vierno deilie diioeeisi iriiuiiite dii Trieste e di Capodisifcria, prove .Offerte non da noi, ma dai sacerdoti alle di'pendeinize tdeilo s'teisiso vescovo^ iNoi nulla aggiunigiiamo a tali prove, fin troppo eisaiuriemti, sfidamdo «Vita Nuova» a provare il contrario di quianto ditobiairato dai sacer-doiti in argomento. b&’dfofoO' etc J&o DOMENICA 6 CORRENTE ROVIGNO HA VISSUTO IL PRIMO GRANDE RADUNO DEGl.I ITALIANI IN JUGOSLAVIA. QÜANTI ERAVA-MO? DIECIMILA, VENTIMILA. ANCORA DI PIU’? NON SI POTEVA CONTARE UNA FOLLA RIGURGITANTE PER TUTTE LE VIE, PER TUTTE ¡LE CALLI, PIAZZE, RIVE, SUGLI SPIAZZI ERBOSI DEL LUNGOMARE FINO A PUNTA CORRENTE. ROVIGNO NON HA MAN-CATO ALLA PROMESSA DELL’ATTESA. SI E’ PARATA A FESTA, MERAVÍGLIOSA‘NELLA SUA POLICROMIA DI BANDIERE E FESTONE: ALEE FINESTRE, AI BALCONI, SUI BATTELLI NELLA FOTO L'ARRIVO DEI POLESI OON LA MOTOBARCA «¡MOTOVU.N» ITINERARI DELLA TERRA ISTRI AN A STORIE BEL EñSTELLO DI SMMHIENTI Un trovatello custode di greggi, arruolato come tamburino nella milizia veneta, tornava in patria dopo 20 anni con i galloni di generale. - La superstizione diffusa dalla chiesa porto al rogo una povera donna ritenuta <(preda del diavolo® Durante la nptte precedente, un II castello di Sanvinaenti, formida-■ bile baluardo veneto, nel 1615, al tempo delle ostilità fra ITmpero e la Repubblica, col tiro ben diretto dei suoi duecento moschettieri ave-va imítedito che un grosso gruppo di Uscocchi, espugnasse la fortezza, e ai vecchi, giá fin troppo numero-si, aggiungesse nuovi organi di guerra, spesso non identifican, perché raccoUi, vaganti e piangenti per i boschi e per i campi, da qual-che pastore misericordioso. A qi^esta categoría di trovatelli apparterèeva appjinto il piccolo custode di pecore che tutte le sere, sull’imbrunire, riconduceva all’ovi-le, in Sanvincenti, il gregge affida-to alia sua sorveglianza. Era un bel ragazzo dodicenne, gagliardo, dalla pelle olivastra e dai capelli nerissimi. Quando sentiva nominare i pirati o i Turchi, i suoi occhi scurissimi mandavano lampi di odio. Ora accadde che una domenica mattina, mentr’egli fruiva della so-lita «libera usctiita», Timprowiso¡ rullo di un tamburo militare connectasse nella vasta piazza di Sanvincenti lui e una folla sterminata di paesani, accorrenü da tutte le parti a qvtel richiamo marziale. TERRE DELLE Q U A L I SI PARLA La feroce política di discriminazione razziale delF ex pastore protestante Malan 9a~ Sempre servi dei bianchi si vuole g he siano i negri deU’Unione sudafricana Il Sud Äfrica in uno s£a£o di continua agiíazione. Le persecuzíoni razzíali inveslono pro£ondamen£e le isíi£uzioni cos£i£uzionali. * Scompar£imen£i isolaíi per la gen£e di colore nei £raspor£i pubblici. = Dovunque scri££e minacciose: “Riservafo agli europei“. MALAN Dopo la scomparsa del generale Smuts, é salito al governo dell’U-nione Sudafricana il dott. Malan. Egli é un ,ex pastore protestante. ma il suo passato religioso non gli ha impedito di inaugurare una feroce discriminazione e persecuzic-ne razziale nei confronti della popo-lazione di colore. E’ sua opinione che la discriminazione fra bianchi e neri non é stata introdotta dal-l’uomo, ma esiste fin dai primordi dell’umanitá. «Non aboliremo — ha dichiarato Malan pubblicamente — la legislazione razziale in vigore. Siccome ci sono molte possibilitá per introdurvi dei miglioramenti lo faremo». Per «miglioramenti» in-. lendeva dire, naturalmente, inaspri-menti. E infatti non si lascia sfug-gire alcuna occasione per ribadire che alia popolazione di colore non sará riconosciuta V equipar azione po- lítica e tanto meno quella sacíale; al contrario egli fará di tutto per conservare tra bianchi e neri un rapporto tra padróne serví. Da un anno a questa parte, la política di Malan tiene l’Unione sudafricana in uno stato di continua agi-tazione, che ha toccato il culmine proiprio nella celebraziorm della massima festa nazionale. Trecento anni fa, il 5 aprile 1652, tun funzio-nario della societá olandese per le Indie orientan, tale Jan von Rie-beek, citeava sulla Terra del Capo nella parte piú meridionale dell’Africa, una piantagio.ne per la coltiva-zione di verdure e frutta destínate a rifornire x velieri della societá che vi facevano seaío. Questa fieorrenza viene celebrata, da tutti indistintamente gli abitanti dell’Unione, come l'inizio di un’era. di civiltá per opera dlella razza blanca. Per il suo Le g gete e diffondete LANOSTRñ LOTTA MOSTRA DI BRUNO MASCARELLI Si è Íinisélriiita Ibicilldmsnite melle m»nif.eistaj2¡iioini del Raiduno di Ro-vig.no la Mositr.a piars,amale del ven-tiicihiqiUieñlne pitóme Brumo, Mascare*,, «he ha laisrciiaitp ,i cemácoli ar-tisltiiici beligwadiesli e zagafanéis,i per farci una tenideiniza «Id un gusto pit-toráteo tutit'O ¡parsomali sufllle rive diei-l’Adlráitico. Nei ceinltoivianltidue qua-dri spiicica la persomailiità di un’¡arti-s,ta audace, temace nella -r,icerca. Le foirme geomîitriiche scinio iil punito di partemza peir figure complete che miiiziiiamo e fimiiscioimo in, sie sítesse, tafvolta in ¡un raioco.nto, matgiioo d,i lónee mcisitruose a forti tinte, altro-ve .nelPaoccBitaimemito semplioe alia natuira. E’ s'eimplilcemanite .sitraoiridiimaria la facáiMjtá pinito,nica di Maisiaareilii che oigg'i, dos» soto' pochi ainmi da quando, come lui ¡dice, mlisie la; prima rpemnhiliiiájla Bul primo quadre, «I telttii», ha /giá urna grande opera coimipiiuliai. La isiuia miositirá è lassai orgánica ield il icaraittere idiel'l’,artista me v.iemi. íuoiríi chiiaroi. Teicnica e famlta-sia, meslbieine e criiitica in Mascairel-lt ihanno fia,tito, maisciere d¡i'p:ini5i che dedtano iinteiresse, meraviglia. IL FESTIVAL OPERISTICO A POLA POLA, luglÉo — Fa seampre un bell’éffeititot ila cormioe moniumeintale día!'!’Arena alie mamifeisteziomii del-i’aíite, P,e,r. i festival c/paniatici tatita-vija isi prova un fascino magigieire fo.Bc peir llmpiulBo di quella pcicin-za siugigeStiv.a, che sciaiSurisce dalla foinza dalla- lirica ic¡h-e ha oommosso il mondo medT.uMSmo, seoolo. Casi sache qiuiciat’ammo M III Feisitiiva.1 ope--ríBitico — cEpil.ie- ¿1 ccinqpúie'Sisa di Fiu-me per la prima vci’ita -dopo 1.a Li-berazioné’ — ha icopento iiiíílte le altre, è sítalo al centro, d-ell-e maniifesta-zliioimi artieitilchie della Jugosilavia-. iNeill’Arena isi isano affcllaiti, in 6 ■sane, .oir/ca vemtimil-a ispe-ttaitorii. La painllacii-pazianie pliü iniutqmeiro-sa,, ccm’-eira ida .asjpeititaaisii, ,si è avu/ta per 11 .«Rigcilotto» e «La (Bohème,», que-' site grandi opere dieil verismo italiano che itiniianifamo da urna Siessanit!-. n-a ¡di anni ia tutto il moindio. Am-bsidu-e sanio sítate caimtat-e in Lingua itallic/nac La E.tagl'o.ne Eli ¡è aper,ta coin im’oipe-r.a che e nuova per Pola e per la JugcEiavia tultita, lun’c.peira dii Ivan Zrijie, il giramde compos,itoire íiiuma-no dli cuá si celebra il centena-rio: «Niikola Subie Zirimskio), pae-mla diel-1’ epopea -popoilarie dieiglli islaivi del siud. DleglS iatterpireiti ai è dlilsianito il giovama Fra/nj.o Giodee par la bril-laimte- presitiaiziome. Soi’id-a Tinterpre-tazlome di- M/iilan ,Pi;hl-eir e bravi Ste-fan-ja Le,nko,v.ic, Zlata Butkciv'ié, Anton Koiren ed ailitirá. Al «Rigole,ttoi» l’Areina ha acco-lto eiiric-a attoírnta speititaitorl. Queisitio la-varo ha meisio par/ticolamiente in r.i-salito líl taleinto del bari/tomo di fama irntemazioinale Vladimir Ruiz-djak, che ha mérita,to ripetuiti a,p-pl-aiusi a s/ce/na a,perita. Gli hanno fatto d-egma cormioe il /temóme Osean Zcrmik e la giovane soprano Irma Domarais,"Oiii artisti fiumami hanno dovuít-o coinivinicerisá che FAirena po-lese, con la sua maesbolslitó e gran-dezza, é un -diuro Iba-nlco di prciv-a pe/r ¡fe voei anche le piíi patenti ¡e pa-sitoBie. Rudiždljaik onmaii Vi trioinfia da guárnete, ¡Nella «C-airm'en» di Biizeit il puhhli-co ha acccflto con apiplausi m-enita-t.i resecuz/ioinie- mečita quale' ha-mrno faití-o -spiicico Josip Sut-ej (don J-osé) eBosenka ¡Cubra. Milam (Pihlar é sita-t-o al centro d¡eliLe¡ simpati-e d/el pub-blico malla parte dei forrero,, mat-¡tenido ¡in rillievo ian,cor,a ¡una vo-Ita te siue -qualitá di ¡basiso. «La B-ohémei» ha chiiuso il feis-tiival. II -pu'bbUoo aittóraito dadla metodia delta migiliore epeira pui«cii;niana ¡h-a aff-oiilaibo le acaliee die,Ll'Anifite,a:tro-; eli ha aiPIplaudito paintiiic-oilarmente JoGíitp iSultej, Emzo, Serini, Konrad Oraaia -e Danite Soiacquii ¡che hanno ammirie-volmeinlte -camtaito- l’iultima fa-t.ica -dii que/sito III. Festival opeiris-ti-co. G. S. UN PITTORE IN ERBA A UMAGO Aiiri-nauig-uirazicne dieilla imuova td-hlioit-eca cirtcolanfe, ned locali dei CiUcoto Itsiliiano di Cutara popoila-r.e idi- Umago iil giovane- Petrovič Uimberio ha messo in mos-tr-a- 52 -s-uo-i aaquare-Ui. Egli é allievo- dell’,último anno, de-1-la scuoita di Aiv-viiamento, profeissio-na’Je a tipo agrario. Abbiamo voluto sácere cesa ne • penda di suo inse-gr.uufe di disieigno: i-1 ¡noto dirigente denla Sc,uo!a profesBliomalq, agrónomo De Fr-anceschiu L’Lnsegnante ci ha pa-rlato co-n modta simpatía e compiacenza del Pedtrovdé, suo mi-g’d-ore aill/isvoi serlza ,pe.r altro- di-■menitifoÉire di cótavrci -al/t-ri a-ll-tevi, cqich’éssi promettenlti, quali Jurišer vié ¡María di 15 ,anni, Favretto, Maria Luisa cií 15 amni e Žnidaršič Guido di 17. Ií maggLor .appreizzament'O del maicctio niigiUarda -La felfee -mano deil Patín:w-ié, d¡a:i ooi’.ipi- ¡luntghi ¡e sricuri e idail iser/iso delle iprolporziond e delle prcqpu'.lt’lve — «A,b.bonda un pó nel colore, ma la soiioía. che gli manca, d:.iv,retobe supiplire e fare cogli anni un -pittoire.» E qv,i afcitiaimo TinitriaCiciEito ul Pe-tnnvi-c. Era aiV Oimcol-o dú Cul i’iu-ra, vicin-b ai cuoi q-uaidni. E’ un giova-n-e alto, magra, slpst'.ánaito. E’ tutto-sTafc; -uit'.ci’i-to dai so-le. Ci offre un f-cig-To tdciYli’-caciitito-: il catato,go, Si ha G-uIbL'to rimpressione che il panorami imism'iao ,si-a il preferido, £>peci.?.lm:lr.r-e .s-otto 1-e lucí dell’alba o dé1 tramouito. F.ra i quaidri pamo-ntomiici, vudiaimo ,una ,«Oh.ici3-elita ,sipina», sEim'a icoLta- dalia nove, mito 'veriiri' 'lO'imsinte .r-ajppresentlata in un -felice gi-oico di ibiiainco e «piom-boi»; tira i p:ies.ag.g.i-campeatri aibtoia->m-o -u:n «iM'Uil-ino siul Riscin/oi» -che -s-e'b-ibene diilfeitti di eocelsisiva viva-cita rispecclhia tneil ,rio¡ ¡e meil ciel-o una ■biuioma, setisazione di verismo. Anche i-1 «Cas-olare feltriainoi» é una •eipre/tei’ioirje ¡viv-atoe ¡di seir-ema forza. agnes-te che n-on ci ha iasiciiati imdif-fereniti, e ció foirse praprio in ¡reia- zÉcinis a queilia naturale ©mo-tirvita í'antas.tilca, che ¡andiilaimo - cercando quale mérito maigigiore di qu-esito ¡s-empliiee ie v-cilonter-o-so .raigalzza. «Rude,ni- e f'citei» -è uno studio ¡di ooSari che, ¡s-e-mpre ¡se un pó mono vilvaici, risipoinideireibbero, quasi alia vera -eisig-einz-a -antistíca de/U’aicquanellio. A «R-udeiri e Æelicii» si. aioco/ppiia «Verde e ghieicicdoi» idal bianchi coistoni fiumlaniti ¡e dail-la -vialleltit-a verde, m-en-tre il'eatr-o deií Petr-civié caatrerfta quietamente ¡in ¡una ¡diveuisia siere-nitá ed a-mipteiziza em,oiti¡va, offrendo-ci in «Rivenbelroi» 1-0 speiach-iio del golfo coin le teiis di due paranze in pairtenza per .la pesca. Anc-oira- un ¡bu-cn igicoo ¡di luci lo aJbbiamo in ,bre- din carboncino è e «La fine», dove un’an'tilope, idaM’occhio velato, rag-.■gdiunlge quasi ,1a vera eispireíisione ideiraig-onizzante,. Del tr.e lavoni i-n «ituisi», (tutti, soiddisfadeniti. II miglio-re è inldulbbiamembe -uin «tiriftiooi» cbe¡ h-a d-'el groitltesco -e del s-aitiricot Non manlcaino le nature moirte, ma in -ultimo laíbíbdamo osiservato un «C-eidirone» daM’arddta posa, che canta -al'l'Aipe in un cerf o l'ing-uaggio a luli isoCjo oonces/sio. Ci -siamo -traittcinuiti q.uiahhe minuto a c-oliloq-uio con -qu-eato gi-yvtiae .ese, -Giiii atolbiiaimo -rivolt-o¡ al-mainiáe ciare a to st.uidi-o e le iraai-oni. Eoc-ov-i -la sua ,r.i-«iLa piit-tura è ¡la miia paissio-ne. La baircai, i-1 pasee, ¿i mare, il cielo, :iil c.ipresso-, ¡la maceria, sot-to la viita délia luice d,e¡l So-le o del r-aggiio /di luna mi athrae e mi spi-n-ge a dipóingiere. Ma comprando ohe s-cin-o país,si piú .lunghi delle mi,e lun-ghe gambei». Bravo ragazzo, -ha pro-,prio ragiome. ■Non sarelhbe -ma-l-e idia-rigli La pos-snbiii'tá di fretqueinitaire -un) liceo artístico-, miagairi a F jume s-e c’è, dove egli ha Id-ei palrelnltii. M. D. MOSTRA DEL LIBRO ¡U.nla vdlrinial,, aiUe volte, pais,sa ¡¡nosiservata, ,ep|puire quei’.illa che- oispi-tava la molstrla- -diei i'ilbino e della stampa italiana) mon- ha mam-caito di at'.iiraire igi’ii sig-ualridi. idieii «niveihuti al Radumo dii. Roviigmo. Q-ui ¿1 disco.r-so ci pointa a ¡d-e'llie -ainno¡tazioni da] sempliice ¡val-ore ¡'mldic-Eitiv-o. L’Edát, casia 'ecRCirfce idisllTlni-oim?; dfe'gli Ita-l-iiand-, ha idlaito ai’f.iei stampe, queclt’an- i)o, ¡ulna: Bis'r.ie dii nu-ovii vcl-uimi. Non aiipeiiiamo le cifre che nigua,rdano i ncistri (giiorniai’ü, -seititimianaili, r-'iviste in lingua itaiiainia; íasciiamo da parte i Jiibni idii testo ipe.r le e-,:,uo’e. C.:-tiamo i nucv.i voijumi «feirEii’ir : «II piano soiciilafe giá usciito ,r.¡al'a cal-liana, ipci'IYic-á; poi ¡dii J,enls Si-sigar-d: «¡Sic/l-o, ntí mncaido», un- racicomio con dósegmd a, colorí ips¡r 1 pioi. iierK; di Ivan- Bnllic Maizuranc «Ccmpa-ie So-le e cotniíinina Camiii-.da», anche p:-r i pionierf, lilliuBtrai'.-o; di Alborto K.!-nerlt, i.l raccoMto «II -cavadlo co», e «¡Iil nonmo- maiuoaio e ¡il tapate capdjtano», raiceo,nto ¡in v-omsi. L’Edit pire-paira un v-cLu-me d,i studio, «L’onigine délia ireliig.io.n-e», di Flameinigio, e -unía- ra-ccoilta -di noveille ed altee pubtolfeaziani. G. S. carattere, si capisce, viene fácilmente travisata f sfruttata per per-seguitare la popolazione di colore. Durante le celebrazioni dell’anno seorso, la lotta xier il diritto di voto dei meticci, che se Verano con-quistato dai 1893, assunse aspetti tanto drammatici da investiré tutta la validitá del sistema costituziona-le. Malan iníendeva — e intende — privare i meticci del diritto di vote e farli iscriv'ere in un registro elei-torale separato, cosi come é stato fatto con gli indigeni, i quali posso-no eleggere al Parlamento solo un modesto grluppo di deputati bianchi Ma siccome di fronte a due milioni e seicentomila bianchi ci sono oltre otto milioni di negri \e un milione di meticci, il rapporto elettorale non poteva reggere assolutamente e si é determinato un profondo conflit-to costituziondle, acuitosi poi in se-guito alie decisioni della Corte Suprema. La Corte Suprema, esaminando il progetto di legge governativit, ap-provato dai Parlamento a maggio-ranza semplice, progetto che contemplaba una classe separata per gli elettori di colore con limitatissi-mo diritto di voto, lo ha dichiarato incostituzionále |e ne ha chiesto la revoca. Contro il progetto, avevano preséntate ricorso quattro rappresen-tanti della razza di colore, fra i quali si trovava anche un membro dei sindacati. Nel ricorso, essi ave-vano invocato il giudizio della Corte Suprema, richiamandosi al fatto che la Costituzioríe del 1909 richiedeva per la validitá delle leggi costitu-zionali — quale é anche la legge elettorale — una maggioranza di due. terzi, che invece non era stata raggiunta in questo caso. Per tale motivo i cinqi\e giudici della Corte Suprema si erano pronuncian al-l’unanimitá nel senso del ricorso. Malan si é messo per una stradá completamente sbagliata. Egli vuole portare all’estremo inasprimento le leggi che in questa parte del continente ñero esistono fin dai giorno in cui é sorta la prima organizza-zione statale. Gli autoctoni e la gente di colore immigrata vivono nei centri maggiori in propri quartieri appxrtati. I trasporti pubblici han-no scompartimenti riservati ai bianchi. Se iler caso un ñero si siede, iri un giardino ptubblico, su una punca che porta Vavviso «riservata agli europei» (bianchi, si capisce) suc-cede un finimondo. Pare impossibile che dopo le due esperienze fatte dai genere umano delle discriminazipni razzíali di Hitler e di Mussolini, possa ancora esistere un simile stato di cose. E’ nelle intenziorui del pastarle Malan il trasferimento dei negri in zone non abítate dai bianchi. Questo progetto, che ricorda le deppr-tazioni di inferí popoli, eseguite dai nazifascismo e poi dello stalinismo, Merrebbe a colpire circa due milioni di negri. Contro questa criminali-tá razziale, é insorto il partito Unionista, che al Parlamento siede al-l’opposizione. Esso, che annovera anche qualche párente del Malan, si é fatto portavoce di tutti i progres-sisti dell’Unione sudafricana e si batt,e per rovesciare questo governo nazista. piccolo distaccamento militare, proveniente da Gapodistria, aveva, da-vanti alia pubblica Loggia, rizzato un palco, e, in piedi su questo, un ufficiale veneto, ingaggiatore di «carne da cannone», tra un rullo e l’altro di tamburo gridava a squar-ciagola: «Sanvincentini, affrettatevi a iscrivervi nei ruoli delle nostre mi-lizie! Il pericolo é serio, vicirw! II pérfido Turco, che non perdona né a sesso, né a etá, naviga alia conquista del nostro regno di Candía: e se gli unghioni del Leone veneto non sa/ranno abbastanza robusti, in meno di un mese gli Infedeli piom-beranno su Sanvincenti, vi truci-deranno tutti, bruceranno le vostre case e ruberanno i vostri tesori e i vostri armenti! Avanti, avanti: chi ha tempo, non aspetti tempo! Pa-ghp in ducati d’oro, vitto da prin-cipi e (concludeva strizzando mali-gnosamente l’occhio) donne — e che donne! — a uffa! . . .» Ma quei semplici terrazzani, at-taccati al presente e poco curanti di un futuro lonta.no e quanto mai ipotetico, sordi all’eloquenza ciar-latanesca dlell’infioccato e azzimato imbonitore, o «fa pelle», non si mos-sero. Allora, sdegnato del conte.gno ... antimilitarista dei Sanvincentini, il piccolo pastorello saltó sul palco, e disse animosamente all’ufficiale ingaggiatore: Vengo io! L’imbonitore monturato fissó, per un attimo, qu\elle pupille nere e vi-vissime, spiranti ardire e intelligen-za. Poi, soddisfatto dell'esame, chiese all’imbérbe coscritto: — E che sai fare? — So oaricare e sparare Varchi-bugio! — E cosa ancora? Una voce beffarda interloqui a quisto punto: — Sa sallare sette piatti vuoti per raggiungerne uno pierio! A cui il ragazzo prontamente rim-beccando Vinterruttore: — Questa specialitá la lascio a te che sei sempre affamato come i ca-ni da pastore! — E, rispondendo. alia domanda del-l’ufficiale, continuó: — So azzuffarmi coi tupi e col gatti selvatici! L’uscita del pastorello non mera-vigli i nostri lettori, giacché nel Seicento, e anche dopo, l’Istria interna era addirittura infestata dalle due fierre suddette: infatti fra le «entrate», che il Sénat o assegnava ad alcuni podestá, appariva un determinato importo «per la caccia del lupo»; e gatti selvatici proficiava-no e aggredivano i viandanti nei boschi della Polesana ancora nella prima rrUeíá dell’Ottocento. — E cosa ancora? —• insisteva il «fa pelle». — So odiare mortalmente i pirati e i Turchi! — Quando li vedrai, ti sporcherai di giailo il fondo delle brache! — gridó la voce irónica di prima. — E tu verrai a pulírmele con la lingua! L’ufficiale lo confortó, dicendogli: ■— Lasciali cidnciare, quei p:zzi di polmone: un giorno, forse, avran-no bisogna che il tuo debole braccio li diferida! . . . T.u fai per noi: ti nomino tamburo della compagnia! E’ il primo passo: tutti abbiamo in cominciato cosi; e con l’incessante stato di guerra, in cui viviamo, da tamburino a .. . generale é breve il tratto! ... Una risata omerica e qualche fi-schio irriverente avevano sottoli-neato le ultime parole dell’imboni-í-ore veneto. Alla grossolana provocazione, il nostro eroe aveva reagito prontamente, faqendo col braccio un gesto nient’affatto protocollare . . . — Il tuo nome? — lo ricercó, infine, V ingaggiatore. -i- Non ne ho alcuno! — replicó mestamente il ragazzo. L’ufficiale rifletté un istante; indi sentenzió ridendo: — Poiché non tarderai troppo a parílecipare a qualche combattimento, ti chiame-rai Combat, il tamburino Combat! . . Nuove sghignazzate e nuovi sibili si levarono dalla folla, messa di ttuon umore dall’insolito spettacolo. Ma dopo vent’anni di lotte i/ices-santi in Dalmazia e in Grecia, il piccolo pastorello senza stato civile ritornava in patria col nome e col grado di generale Combat. 25 febbraio 1632 — Sulla piazza di Sanvincenti hanno piantato quei sinistro strumento di morte, che si chiama la forca; e a pochi metri da questa, nel posto ove oggi sta la bella cisterna del 1808, troneggia una voluminosa catasta di legna stagionata con sottoposte aride fascine ed altro materiale incendiario. Imperversa la hora, il freddo pizzi-ca le orecchie, ma il cielo é terso, e in alto trionfa uno di quei soli ru-tilanti eos i frequienti in Istria, quando la Quaresima é alie porte. Quei complesso di cose e di persone, che nel Seicento si appellava la giustizia, consenziente la Chiesa, si accingeva ad impicca^e eppoi ad ardere «una strega». I Sanvincentini, radunatisi, riumerosi, nel luogo del supplizio, commentavano calorosamente l’imminente brutale evento, che allora tutti, preti, frati, ve-scovi e papi non esclusi, credevano fermamente nel potere infernóle delle «fattucchiere». E le accuse piovevano a ciel rotto: una giovane madre affermava che la megera le aveva «fatturato» il bambino: un pastore attribuivu alie «pratiche.» della mdliarda la moría scoppiata nel suo gregge, e un agricoltore le affibbiava la colpa della disastrosa grandinata che si era abbattuta sulla sua vigna: insomma, dagli al can che é rabbioso! . . . Unánime echeggiava il pialedetto grido: «Al rogo la strega!» Da principio la prevenuta aveva adoí tato la tablica di t utto negare. Ma Francesco Mladineo, capitano del Castello, perito in materia d’in-cantesimi, sordo alie «vuote dance dell’indemoniata», aveva taglialo corto, imponendo al «ministro di giustizia»: «Orsú appresta i tuoi ordigni, e. fa cantare questa concubina., di Sata,-^ nasso! . ~¡V, E ai primi tratti di corda & a!la vista degli altri micidiali apparati di tortura, l’infelice .cantó .... anche fuori programma, inventando le piú mostruose e inverosimili sto-rie di questo mondo, pur di non és-sei*e costretta, una seconda volta, a quella tremenda prova,, h Era costei Mari a Radoslovich di Zara, e la stori'a non narra quando fosse venuta e che stesse facendo a ■Sanvincenti. II boia Vappese al patibolo. Poi, fra le imprecazioni di una folla briaca di odio superstizioso, ne get-tó la straziata salma sulla pira: e il vento impetuoso, ma pió, ne sollevó le «sconsacrate» ceneri proprio verso quei cielo, che una religione ferocemente iriesorabile si era osti-nata a negare, anche sul limitare della morte, a quella misera con-dannata. Alfredo Bencivenni ©10 ÂEÜMÛÏÏD * *• Theodor Mommsen, il celebre sto-rico tedesco, era molto miope e mol-to distratto. Una volta, in un tram di Berlino, egli mise, contro la sua abitudine, gli occhiali nelta tasca destra della giacca. Dopo pochi mi-nuti, apri un manoscritto, cercando invano, per leggerlo, le lenti alia sua sinistra. Finalmente una bambino, seduta alia sua destra, gli porse tímidamente gli occhiali. — Oh, tante grazie, cara bambino! — esclamb Mommsen, contento. — Come ti chiami? f — Anna Mommsen, papá. Giuseippie Mazzini, il grande pa Iriota italiano, si compiaceya ®pes so «di gioeare itiri birboni alia poli zia che lo cercava in ogni luogo senza quartiere. Una volta, a Ge nova, si vewne a sapere che Mazzin era in cittá, nel palazzo del marche se Pareto. Immediatamente il com missario, con orna numerosa squadr -di poliziotti, cjirconda la villa ed esc guisce una minoziosa perquisizione Si aprono stanze, armadii, casettoni si bucano persino con le baionette materassi. Niente. Allora il regio commissario lascia la villa, aocompagnato alia porta da un cameriere molto ossequioso, che lo saluta con un profondo inchino. Quei cameriere era Giuseppe Mazzini. Di spirito pronto e fine, il grande letterato jugoslavo Vladimir Na-zor giocava spesso tiri ameni ai suoi ospiti. In un circolo di leggiadre e romantiche fanciulle che lo intratte-nevano sulle tragiche passioni im-mortalate dalla letteraturá, egli rTar-ro il caso di un suo amico, innamo-rato pazzamente di una ragazza che non aveva voluto sposarlo. — Poveretto! — interloqul, com-mossa, una delle ascoltatrici, — Ne sará certo morto di dolore, vero? —^ Oh, si — rispóse, serio, Nazor^ ^^ x — Sessant’anni dopo! e *• I flO'si bl. ta'OVÚVft o-fins OS.dí r. ,UhJ Antonio Gandusia, til compúanto attore rovignese, dovendo usare sulla scena una bottiglia vuota, corsé dai farmacista piü vicino al teatro. — Presto! — ansimo. — Mi dia una botteglia vuota! Quanto costa? — Cinquanta lire — rispóse il farmacista. - Ma se mi ci fa metiere qualcosa, gliela regalo. — Bene — ribatte Gandusio. — Ci metía un tappo. COL POLLIGE iALZATO I NEGRI E I BIANCHI PROTESTANO, IN UN COMIDIO, CQNíTRO LA POLITICA RAZZIALE DI MALAN In gioventù, Massimo Gorki ed il célébré basso Seialiapin erano molto amici, e, squaitrinati come tutti gli studenti, si daivaho d’attomo per rimediare qualche eosa. Un giorno si recarrono dt un impresario tea -traie per fare da coristi in un opera. L’imprésario amrnise Gorki a pieni voti, poi, volto a Seialiapin: — Gio'vanctto — disse — lei è sem/plicemente negato per il canto. La music a non fa a *13 ol uit a ment e per lei. Dia retta a me, se ne vada e si trovi un altro mestere! Ludivig von Beethoven ricevette una bella donna, presentatagli da un conoscente, la quale non fece che parlare per lunghissime ore. lnor-ridito, il conoscente di Beethoven (che conosceva la signora non esat-tamente come... una cima di cultura) si precipito dai suo illustre amico per scusarsi. — Oh, ma non ce n’e bisogno! — sorrise il Maestro. — E' stato un colloquio piacevolissimo! E all'amico sbalordito spiego: — La signora e bellissima, ed io sono sordo come una campana. LA SETTIMANA SPORTIVA IMBATTIBILI GLI ALLIEVI DELLA PROLETER? PALLACANESTSO AMICHEVOII A ISOLA -............. —■ i '■ ■ ..... ;•> RUDAR' • UEISE" 1/-15 NEL GIRO DELLA VOJVODINA Gm '™cm simo alcultimo Pauluzzi primo in classifica générale. La compagine capodistriana eccelle nella classifica a squadre Le isolane si impongono sulle ospiti per 12:6 Dopo il Giro cielistico delila tria ed i campionati federali della Ju-goslavia un’altra corsa di carattere internacionale ha visto il dominio degli allievi della Proleter -di Capodistria : Il Giro della Vojvodina. Partiti handieappati per 1’assenza del campione jugoslavo Brajnik, i giovani ciclijti della Proleter hanno profuso nella corsa, dispútala in tre tappe, due delle quali divise in -due semitappe, le loro energie, eogliendo una clamorosa affermazione sia individúale, che per squadre. Pauluzzi primo, Hrvatin terzo, Miklavčič otta-vo-, Bande-1 dodicesimo, Zueca di-ciasettesimo. La Proleter prima nella classifica « squadre. Un hilancio piü lusinghiero; nessimo poteva aspettar-selo. E dire, che prima della par-tenza a Novi Sad, ¡mentre si porta-vano alio start, cadevano malamente Pauluzzi e Hrvjatin. Mentre il primo usciva indemne -dalla caduta, il secondo riportava una distorsione alia mano deštra, che- lo metteva in netta imfefiorita di fronte agli altri concorrenti. Ma ci vuele hen altro per ahbattcré il nostro bravo Hrvatin. Da sportivo, il ragazzo di Šmarje prendeva ugualmente il via e, con una corsa da campione, riusci-va a piazzarsi al terzo posto in classifica generale. Il eomportamento di Hrvatin deve serviré da esempio a tutti, gli sportivi giovani ed anziani. Pauluzzi, il giovane operaio reduce dal corso di specializzazione di Fiume, ha superato tutti i prono-sti-ci. Nessuno prevedeva una sua vittoria, ohe, per importanza, sta alia pari con il titolo oonquistato da Brajnik. Con questa affermazione Pauluzzi si é dimostrato degno della eréditá di Apollonio e Brajnik. Pau-luzzi, assieme a Hrvatin e Miklavčič, rappresenta oggi una garanzia per Felevamento sia qualitativo, che quantitativo del ciclismo in Istria. Questo Giro ci ha dato pure la cxmferma del reale valore di Miklavčič, il quale si é imposto nell’ulti-ma tappa a cronometro -alia superba media di km 44,250. Egli ha dato Pure un notevole coñtributo per l’af-fermazionc collettiva. Buono il eomportamento di Bandel, il quale, malgrado, le numeróse forature, é stato sempre fra i mi-gliori confcqnando la fiducia in lui íiposta dai selezionatori della squa-dra. II capodistriano Zueca ha sofferto una crisi nella prima tappa e non ha potuto daré perció un’esatta misura del suo valore, A suo vantaggio il eomportamento nell’ultima tappa, che lo ha visto al secondo posto dietro al pol&se Matticchio. II dominio della Proleter ha offu-scato le prove delle altre compa-gini impegnate nella gara. Ottimo il eomportamento dei ciclisti della Vojvodina e di quelli dell’Austria. In-feriori al previsto quelli di Belgrado e della Slo-venia. Nella prima tappa divisa in due semitappe Pauluzzi, Hrvatin e Ban-del arrivavano con quasi un minuto di ritardo sui primi, a causa delle -noie alie biciclette, piü attardati Miklavčič e Zitcca, eolti da una leggera crioi. Nel pomeriggio, tutta la squa-dra dava hattaglia e rico-nquistava il tempo perduto. Pauluzzi risolveva la gara alia maniera forte, staecando tutti o vincendo la tappa con oltre un minuto di distacco. Ottimo pure il quarto posto conquistato da Bande!. Dopo la prima tappa, la Pro-léter passava in testa alia classifica a squadre, e partiva con Pauluzzi maglia gialla. Nella seconda tappa, che da -Sombor portava il Giro a Subotica, era sempre la Proleter a dáre hattaglia. Bandelj veniva tolto dalla latía da due forature, ma il suo posto veniva preso da Mikla-v- čič in giomata di vena. A causa degli innumerevoli allunghi di Pauluzzi, Hrvatin e Miklavčič il gruppo di testa si riduceva a nove unita. A Subotica, un’emozionante arrivo, nel quale ei imponeva l’austriaoo Suth. Pauluzzi conservava la maglia gialla, con 1’18” di vantaggio sul polese Matticchio. In terza posizio-ne si portava Hrvatin, mentre Bandel retro-cedeva dalla quarta alia dodicesi-ma posizione. La prima frazione della terza tappa era a cronometro. In questa veniva raggiunto un risultato tecnico d’eccezione. Su un fondo stradale di cemento, il vincitore Miklavčič ha compiuto i 28 km alia media ecce-zionale di km 44,250, imponendosi sull’austriaco Pulher per un secondo. In leiggero ritardo finivano Pauluzzi e Hrvatin, che si piazzava-no al 7, e 8. posto. L’ultima frazione del giro veniva coperta ad andatura sostenuta e vedeva all’arrivo un gruppo di oltre trenta unita. Nella volata finale si imp one Va Matticchio su Zuoea e Ban-del. La classifica della tappa vedeva al primo pasto Miklavčič, seguito da Puhler e Matticchio. Panluzzi conservava la maglia gialla per 56” su Matticchio. I. tappa Novi Sad — Sombor: PAULUZZI ROMANO, Proleter, in ore 3,02’39” alia media oraria di km 34,300; 2) Matticchio Giuseppe, Pola, a 1’34”; 3) Hrvatin Berto, Pro-leter, a 4’33”; 4) Bandel Duilio, idem, a 5’06”; 16) Miklavčič Mirko a ll’Ol”. II. tapa Sombor — Subotica: 1) Suth Herbert, Austria, in ore 1,55’54” alia media oraria di km 30,280; 2) Božarič Dušan, Titograd, -stesso tempo;" 3) Cvejin Božidar, Belgrado; 4) Pauluzzi Romano, Proleter; 6) Matticchio Giovanni, Pola; 7) Hrvatin -Berto, Proleter; 9) Miklavčič Mirko, idem, tutti con il tempo del vineitore. III. tap-pa Subotica — Novi Sad: 1) MIKLAVČIČ MIRKO, Proleter, in ore 2,27* 155” alia media oraria di km 39,630; 2) Pulher Hans, A.u-stria, a 1”; 3) Matticchio Giuseppe, Pola, a 22”; 7) Pauluzzi Romano, Proleter a 1’04"; 8) Hrvatin Berto, idem, a 1’37”. CLASSIFICA FINALE: 1) PAULUZZI ROMANO, Prole-ter, chc ha compiuto i km 267 in 7 ore 26’52” 2) Matticchio Giuseppe, Pola a 54” 3) Hrvatin Berto, Proleter, a 5’ 4) Božarič Dušan, Titograd, a 5’49” 5) Maresah Rudolf, Austria, a 6’37” 8) Miklavčič Mirko, Proleter, a 9’52” P.COLONIE-SKGFJA LOKAM I nostri piocoli, che si trovano nella colonia di Skofia Loka (Gorenjsko) hanno costituito una squadra di calcio, che si é misurata con la squadra calcistica lócale della soe. «Partizan». L’incontro e finito alia pari 1—1, dopo 90 minuti combattu-ti di gioco. La rete per i nostri pio-nieri veniva segnata al vol-o da Sla-tič, su azione -di Vesnaver é Ruzzier. I locali pareggiavan-o su contropie-de. Nella gara si e distinto il por-tiere Senizza. Formazioni: COLONIA: Sen,izza, Cleva, Ruzzier, Bologna, Vesnaver, Monaro, Bendar, Busdon, Crisman, Tamaro, Slatič. SKOFIA LOKA: Lažovič, Joško, Fajfar, Žentar, Fajfar II, Kršišnik, Mravla, Savrin, Jance, Romaš, Ravnikar. 12) Bandel Duilio, Proleter, a KV32” , £r|J] 17) Zucca Mario, Proleter, a 18’06”. ; | | CLASSIFICA A SQUADRE: 1) PROLETER (Pauluzzi, Hrvatin, Miklavčič) in 22 ore 35’33” 2) Vojvodina (Tot, Kalapoš, Jenči) a 17’45” 3) Austria (Maresch, Pulher, Wimmer) a 26’55” 4) Slo-venia (Bajc, Likovič, Zano-škar) a 38’27” 5) Belgrado (Cvejin, Brkič, Petrovič) a 1 ora 7’51”. RUDAR: Vrbič 2, Vogel 2, -Sote-novič1, Forte, Bolah 2, Sikoveč, Srh, Som. DELISE: Millo 8, Vascotto 2, Ze-rial 2, Morato, Perini, Degrassi, Pu-gliese, Delise. Gara amichevole di pallacanestro femminile, disputata fra dne quin-tetti che non hanno troppa -dime-stichezza con la sfera di cuoio. Ad eccezione di due o tre elementi in ambedue le squadre, le altre ragaz-ze hannp bisogno di molto aliena-mento, sia nel tiro a eanestro, che nel palleggio, nella eonoscenza delle rególe del gioco ecc. Compito questo che dovra essere assolto -ora dai dirigenti locali, nella bella stagioné. La squadra femminile del «Delise» Larga affermazione degli atleti locali Istria - Karlovac 78-59 Stabiliti 4 nuovi record Da questo duello sono scaturite -primato precedente, stabilendo il delle gare interessanti ed awineenti. nuo-vo record. Nulla da fare per gli Durante la giornata di íeri sono stati éonquistati 4 nuóvi records di zona e precisamente, da Venturini nei 110 H, con il temipo 15”7/10, da Skok nel peso con m 13,07, da Ra-valieo nei 100 m con 11”2/10 ed infine da Zetto ¡nel salto triplo, con l’-ottima misura di m 13,40, Alia fine delle gare, é risultata vin-cente la squadra lócale, che é riusoi-ta ad affermarsi in tutte le corsé, conquistando cosí 75 punti. II Karlovac invece con i lanci é riuseito a portarsi a 59 punti. Nei 100 m piani gli atleti istriani soattatio immediatamente. Raválico, con una falcata irresistibi-le, guida, seguito a qualche metro da Santo-marco, il bravo calciatore che eocelle puré nell’atletica. Ravalico, per nul-la ostacolato dai concorrenti, vince da gran signore la gara e conquista un nuovo record. Partenza dei 110 H, Venturini e Olivieri sgominano letteralment-e gli awersari. II primo supera il suo atleti del Karlovac, partiti handic-cappati. Nei 400 piani, Olivieri, ripre-sósi dalla crisi delle settimane scorse, vince con facilita, se-guito dal giova-ne Fiumi. Buona la prestazione di Ra-zza (altro multiatleta) nei 3000, il quale ha preceduto, di ben 30 secon-di, l’awersario diretto, Tomič. Piü duro invece per Zomero negli 800 piani, egli ha prevalso -alia fine, gra-zie ad uno strappo estremo, battendo per un secondo Zalač del Karlovac. La staffetta istriana ha semplice-mén-te sbalordito, vincendo giá al secondo ¿cambio la gara. Per un décimo di secondo in record non é stato eguagliato. Sara per un altra vol-tra. Skok, nel getto del peso, ha lan-ciato l’attrezzo a m 13,07. Teniamo a stabilire pero che questa non é la sua migliore misura. Nei salti, afíer-mazioni di Zetto, nel lungo, Otha-zelj nell’alto e nuevamente Zetto nel triplo. Razié si é qualificato primo nel giavellotto e nel disco, con mi-sure medie. SA ha vinto, non giá perché essa abbia sv-olto miglior gioco, ma per la prestazione della Millo, in giornata di vena, che ha segnato 4 cauestri su altretante azioni presonali. DELISE — RUDAR 18:17 DELISE : Parma 7, Agostini 8, Tamplenizza, Steffè, Millo, Dagri, Pagan, Ferenzi, Cernía, Vascotto. RUDAR: Hodej 2, Jelen 6, Murn 1, Pust 3, Skalen 4, Piki 1, Kačnik, Mahkovec, Kla-nčai^ Deželak. Dovrcb.be esSeTte d-efiriito lincon-tro amichevole quello fra il «Rudar» di Trbovlje e il «Delise» di Isola, (rinforzato per 1’occasione con tre gio-cstori di Gapodistria), ma noi lo chiamieremo partita di rugby, per ció che abbiamo potuto vedere. Di gioco un poco, all'in¡vio e, per lo piü, di marca del «Rudar», inentre il quin-tetto -del «Delise» sjoKasaya sopra-tutto suïle azioni di contropdede. NeUa ripresa, q-uando le sorti -pare-vano ormai deíinite in parità, il «Rudar» attaecava iniprovvisamcnle e si portava in vantaggio. Il «Delise» rea-giva, praticando un gioco duro, ricco di personali e di falli volon-tari, che nulla harano a vedere cou lo sport. L’ arbitro pur conicede-nido numéros! falli algli- ospiti, non ha sa-puto dirigere con mano ferma la partita, nella quale i locali hanno trasceso, ia-cendola cangiare da be-lla gara, quall’era all’inizi-o, in un i-n-contro acceso ed infuocato sino alla fine, ove le scorrettezze ed i ripiochi sono stati all’ordine dei giorno, lita analoga. Del «Rudar» il migliore è stato Jelen, mentre Murna, era quasi ferino, anche perché ben coperto da Parma. Come detto sopra, i ragazzi della squadra espite hanno prati-eato inizialmente un gioco rapidis-simo, tutto fin-te e passaggi ad in-treccio, alternati con lanci lueghi. La difesa a zona, è stata abbastanza efficace. Per il «Delise», la palma va senza altro a Parma, solido in difesa e preciso neigli attacehi. Agostini ha eecélso nel tiro a canestro, mà si è fatto cogliere con 4 personali, e, in conseguenza, ha dovuto lasciare il campo. Buono Tamplenizza. TUTTO PRONTO A HELSINKI PERCHE' I RUSSI V0GLI0N0 ESSER SOU? Cucina franeese per Jany II 19 luglio, cioe’ fra sei giomi, avrann-o inizío i XIV giochi olim-pionici nella capitale finnica, Helsinki. La partecápazione di 70 rap-presentative nazi-onali é assienrata, e quasi "tutte ei trova-no al lógate nei villaggi olimpíonici, eostruiti con grande dispendio e con -i piü mo-derni eriterii. So-tto -la direzione -dei loro allenatori, uomini dal colore della ipelle diverso, ma -dallo stesso intento, affinano la loro prepara-zio-ne per conquistare l’alloro. Qiuesta vita in comune affratella i popoli, fa conoscere le tradizioni ed i costumi di ciascuno di essi ed il grado -di elevatezza cultúrale e física ra-ggiunto nei vari paesi. Nel gregge dei 7000 e piü -atleti, vi é la peerá ñera. La rappresen-tativa nazionale dell’URSS, la cui partecipazione alie oli-mpiadi era in forse sino all’-ultimo momento. In-fatti il comitato olimpio-nico rueso ha fatto sapere a quello organizza-tore che assicurava la parteeipazio-ne degli atleti sovietiei: solamente nel caso in cui venisse riservato a questi un villaggio olimpiionico a sé. Tale richiesta, m-otivata, stan-do alia lettera, per il fatto che «gli atleti russi non vo levan o avere alcun con- tatto con gli satleti dei paesi guerra-fondai», suscitava un mare di com-menti in tutto il mondo. II comi-ta-to finnieo, doeideva in mérito, acco-gliendo la ¡1 odian da russa, per far si che questa rappresentativa si -présentasse almeno urna volta nell’agone sportivo mondiale, anche se questa parteei-pazionç comportava una vio-lazi-one delle rególe olimpioni-che. La stampa sportiva dei paesi nor-dici eunimentava la richiesta soviética moho argutamente. «Altro ohe -guerrafondai, paura -di -un esodo in massa degli atleti»; «Hanno paura di far sapere che buona parte dei record detenuti dagli atleti sovieti-ci, sono stati raggiunti grazie a spe-ciali «bombe», u-sate eomunemente in tutte lo manifestazioni sportive russe», questi sono i commenti piü usuali, che moi crediamo aibbino piü attinemza con -il vero motivo della richiesta soviética. * La face olimpionica, dopo essere stata accesa nel -tempio di Zeus a Olimpo, • « stata trawportata dagli atleti sino ad Atene, da qui in aereo a Ariborg, nel nord della Da-nimar-ca, poi, attraverso il máre, in Sve- IL QUINTETTO PALLACESTISTICO DELL AURORA HA DISPUTATO A ROVIGNO DUE ÎNCONTRI, BATTENDO LA RAPPRESENTATIVA LOCALE PER 31:13 E IL RUDAR DI ARSIA PER 25:11 iNF.T.T.A FOTO: SOTTO IL CANESTRO DEL ROVIGNO / "Muleti" resfano in A zia ed infine in Finlandia. Il fuo* co olimpioni-èo dalla Svezia verra trasportato a Helsinki da 3000 atleti, ed il 19 luglio con la simbólica lace verrà acoesa il falô nell’ara ap-posita nel n-uovo sta-dio olimpio* nieo della capitale finnica. t> La terra «dai 60.000 laighi», la pic-cola Finlandia, ha compiuto inenar-rabili -sforzi per onga-nizzare questa XV oliimipia-de. Non è poco -per una nazione di circa 4 milioni di abi-tanti l’orga-nizzazione di un taie av-venimento al quale prendono parte a-ttiva 7000 atleti e, come epettatori, circa 150.000 persone. Gli sforzi com-binati di un po-polo tutto hanno dato il loro frutto, ed ora in Finlandia tut-to è pronto. Una curioeità -gastronómica ajile olimpiadi è rappresentata dai fran-eesi, i quali ha-nno portato seco una cucina spéciale per gli atleti. Gior- nallmente verranno traspórtate in aereo a Helsinki fratta fresche e verdura. Il tutto per far si che i franeesi abbin-o modo, durante i giuochi, di mantçnere il regime di vita da essi tenuto in Francia. SA miniiijpiiimijpliffiiwigiuNiHmiiinipiumHimiipiiiiiiiiimiiiMM frlestina - Brescia 1-0 Rete di Ispiro TRIESTINA : Cantoni, -Belloni, Valenti, Petagna, Claut, Giannini, -Boscolo, Curti, Ispiro, Ciocarelli, De Vito. BRESCIA: Zibetti, Toma, Zam-boni, Milani, Azzini, Valcareggi, Ma* tasso-ni, Mali-ghetti, Bonaiti, Bor.ra, Bassetti. Aibitro: Germini. Davanti a 22.000 spettatori, la Triestina ha comse-gpito "la vittoria, per 1 rete a zéro, sul Brescia, rete segnata al 14’ della fipresa da Ispiro. Tale vittoria permette ai’muletti di rimanere in serie A. Nel primo tempo la Triestina ha attaccàto in' prevalenza, ma non é riuseita passare lo sco-glio della difesa brescia-na, costituito da Zam-honi, un terzino d’eccezi-one. Nella ripresa, ha attaccato in prevalenza il Brescia, ma, al 14’. Petagna rilan-ci-ava forte a Boscolo, queist’ultimo, dopo aver dribblato due awersari, entrava in area, poi crossav-a all’in-dietro la testa di Ispiro che inidi-elevava la testa di Ispiro che indi-rizzava la sfera imparabilmente nella rete di Zibetti. Questo il goal décisive. In seguito il Brescia attaecava quasi perennemente, senza peraltro riusoire a pareggiare. Amimirati sono stati -gli intérventi, in extremis, di Cantoni, e la intelligente difesa di Belloni e Petagna. . . Glro dl Francia Geminiani primo nella tappa di Pirenei La sestultima tappa dei -giro cî-clistico di Francia, Tolosa — Bag-neres de Bigorre, è stata vinta dal nazionale di Francia, Geminiani che ha attaccato sul colle d’Aspin, pre-cedendo sul tra-guardo — Rolland, Ockers Bartal-i e Coppi, Nolsen e Rotbic di 1 minuto e 14 seoondi. La gara non è stata eccessivamente entusiasmante. La condotta degli ita-liani è stata d’attesa. M-agni, eaduto, ha dovuto cambiare la ru-ota. Ba-r-tali, inizialmente in ritardo, poiohè risentiva della eaduta dell’altroieri, si è ripreso nel finale, rinsoenido a raggiungere il gruppo dei fuggitivi e a piazzarsi al 4 posto. Coppi ha badato a non lasciarsi rosicchiare qualche minut-o da Ockers e Robič. Buona la prqva di Rolland. Ed eoco l’ordine d’-arrivo non uf-fici-ale : 1) Geminiani (Francia) che com-pie i 204 Km dei percorso in 6 ore 43’ e 16” -alla media -di Km 30,352. 2) Rolland a 1T4”. 3) Ockers. 4) Bartali. 5) Coppi. 6) Nolsen. 7) Robič. (Tutti con il tempo di Rolland) Infine altri 12 -corridori. Magni è staccato di 4 primi circa. La classifica generale pertanto è la seguente: 1) Co-ppi (Italia) in ore 112 31’ e 26”, 2) -Ockers (Belgio) a 25’ 27”, 3) Bartali (Italia), 4) Close (Belgi-o), 5) Dotto (Francia), 6) Ruiz (Spa-gna), 7) Robič (Francia), 8) Magni (Italia). P A MI P AMI .ici ronco ml VI b:.nt05Lsr - t.IfO H|JO -I (Cliva » l/of. p«jo* ■' p- AU’uecitw del-"carcere lo aipettava l’amante cht?, come un maïato, su-bfto lo ferie-salive- in carrozza che aveva il mantice alzato. «Chi mi ha tradito?» egli domando fermo in tutti i muscoli. «Nessuno!» rispóse lei svogliata. «Corne?» «Nessuno» rispóse la donna, ritirando il eolio e la testa con gli oc-chi fissi alla strada. Lui si aggiustô il colletto, che aveva inamidato, e mede un colpo al cocchiere: «Presto, neh! non dormiré.» E rivolto nuovamente a lei: «La pistola» chiese. La donna non rispóse. Sembrava incantata dai giuochi della polvere. «La pistola!» s’arrabbià lui nel mantice. Rispóse la polvere che il cavallo sollevava corne tante ombre dai suoi piedi. Allora lui le diede un pizzico aile g'uance e con questo ge la tirà sotto gli occhi. «Mi ca-pi-sci!» pronunció distaccato. Lei teneva basse le palpebre che levó piano piano sulle due pupille lontane conte un paesaggio. E corne più lui le stringeva la guancia lei più ingrandiva la vista, col labbro tremolante e inconsistente come la cima d’una foglia, senza riuscire a hadarlo. - - Il cocchiere dideva al cavallo: «Rinaldo mio, cammina, chè il signare ha fretta.’ Si disposero un’altra voita ciascuno in un canto, guardando la polvere della strada e la ccllina carica d'erba. «A che posto è?» domando il cocchiere senza voltaj-si. «Cammina, non ti fermar mai. Parlo io.» La voce era di quelle che non vogliono ;Jeppure la risposta. Facevii caldo; e lei stava col vestitiho a' fiori, coi capelli che le scendevano su' una sola guancia e con la fac-cja dominata da due occhi incavati fino aile pupille. «Và a vedere la verità» disse a bruciapelo lui, che vestiva di nero dal eolio ai piedi, coi polsi bianchi che fUoruscivaho. «Va’ a viedere la vèrità. Tu sel nata spia. Sei nata per essere uccisa sola o in compagnia.» Il cavallo pestava i piedi nella polvere alta un palmo, per cui H cocchiere gli disse: «Rinaldo mio, noi campiamo alla stessa maniera, fà il Aerio.» «Ma nel carcere il tuo norne fa ridere!» E rise: «Aaaaaaà!» che il cavallo lo scambió per un comando e tentó di correggere il rozzo trotto. La donna ascoltava a occhi chiusi con la bocea sciupata che non riu-sciva a germogliare. Stesb una mano cieca per cercarlo, ma lui gliela ri-mise a posto, dicendo: «Sono andato in galera per te! per una che fa ridere!» Si guardarono pieni d’inimicizîa. Poi, non ne potettero più e tôrna-rono a baciarsi con le guanee a imbuto. «Va', Rinaldo, chè la vita è brevle» disse il cocchiere, frustando dlle-gramente l'aria. «E allora, chi ha Confessato?» riprese lui staccandosi dal bocio come da una brwtta medicina «chi, se non tu, per sbarazzarti?» La vena della templa della donna sbatteva come un polso, e non rispóse. «Tutti m’avete, gettato dentro il fosso. Tutti. No! No! Nooo!» disse con la mano davanti alia bocea per arrestarq i vermicini della saliva che venivanq giú.lo stesso. . Lei aliena chiuso un’attra volta gli occhi col muso a fior di vertió che glielo s£ampigliava. - ............. ................- «Rispondi o ti' ammazzo!» disse l’uomo con la voce dell’elemosina. II muso di lei tremolava. Le batteva la tempia. I capelli si alzarono dal fondo dei pensieri irti e ramificati tra loro. L’uomo era felice. Voleva artímazzare: ma non gli scivolavano dalla faccia che sorrisi e ululati d’amore appena soffocati. E «Rispondi!» gridava per vittoria; sicuro di averia messa al muro e di potervi girare davanti. Allora lo guardó in faccia, che gli occhi sembravano dúe nuvole: «lo son giaciuta col maresciallo per farti uscire.» «Come — come?» fece il bandito. «Indietro, cocchier'e, dal maresciallo della caserma.» «No, per carita» contr-addisse la donna, gettandosi sulle brigtie. «Ferma, Rinaldo!» «Dal triar es dallo. Dal ma-re-scial-lp!» gridava il bandito con i capelli che gli facevano «zac-zac» sulla faccia. «Indietro’ ripsté il cocchiere piangendo, con la testa della donna quasi sotto il braccio e le lagrime che gli scendevano saltellando da ruga a ruga. II cavallo non valle andaré. S’impennó come una bestia autentica. Ma alie frustate si rimise in dosso la criniera come uno sdalle tiecchio. La donna, sconfitta, rientró nel mantice. E allora, tírate indietro le labbra deboli. vi apparvero i denti cavallini come i sicari da sotto un gentile paravento. «Ti conoscesüero quanto sei vigliacco! To’, la. pistola» che estrasse dal petto. «Spara le farfalle, che ce ne sono assai.» II cocchiere diceva: «Va{ Rinaldo, che la V)ia é matero.’ E la donna: «Spara!. Spara!» come uno che aizza il cañe. 4.. . i Approfittando delle julq^Che lo nascondevano, di soppiatto, sparó sulla colima. II cavallo e di ^befemfere diedero un salto: l’uno sulle anche, ; 4 come l’avessero punto, l’altro/’da dietro verso Valió, come se gli fosse en- ’ e trato il fagiolo del proiettile nell’ano; e si fermó coi quattro piedi in guardia voltandosi verso la coda per rassicurarsi che era restato intatto. 'Ma il cocchiere, che aveva paura, bestemmiava i santi e frustava a mulinello. «Da lontano, hai mira buona» disse la donna «ma da vicino fai sempre fallimento. L’uomo si guardó le .mani. Tremavano come i vetri e i p\eli sopra vi si arricciavano. Lei vide: rabbrividl. E dopo molto tempo disse: «lo mi son prestata solo di corpa. Te lo giuro, stavo con mente pura disotto. Come potevo farti restare lá dentro con queste mani che non reggono piü niente? Non m’awevi detto tu ch)e, dentro al carcere, contad no le mani?» Lui sorrise. Lei gli lanció la mano che egli súbito raccolse. Se le guardarono. Sembravano ragni che entraño in amore. Allora s’attirarono iHiimiiiiiimiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiimiiiiiiiniiiiiimimiiimiiiiHiiiiiiiiiiiiiuHiiiiaiiiHiiHiiiimmiimiiiii le bocché. «Vá, Rinaldo» disse il cocchiere. «Tutto passa.» Si erano sfaccati con le bocche ma uniti ancora, con le mani e con le fes,le vidríe in modo che i lunghi capelli di lei coprivano anche quelli di lui come sotto uno stesso fazzoletto. «Cocchié, tprna indietro. Al‘ hosco» disse l’uomo piacevolmente. La carrozzu prese a andaré mogia mogia indietro sotto il cielo a ponte. t «E pllora?» .le ¿lomandó. «Tu non sai. prendere nf.ai una dlecisione. Non é che dici: «Ro’, ho ucciso il maresciallo. Ro’ ió ti amo». Non sai dire che le coée che nbn contano piü, del bandito di una volta . . . Mentre» gli carezzó la guancia per avvilirlo «mentre . . . tu potresti sparare a me \e io a te. Ti sembra?» Egli si mise súbito a pensare. Lei, aspettando, intrecciava meglio le dita delle mani per starvi piü comoda con la dua. La carrozza si fermó. Davanti si ved\eva il bosco scendere a branca verso i prati. I due passeggeri discesero. Lui si mise a fischiare per richiamo. Nessuno rispóse. Nessuno si fece avanti. Añzi, il silenzio, interrotto, riera-pina di sé, con furia, il taglio del fischio. Non c’erdnó i suoi compa-gni; quelli che scontavano abitualmente le pene in nome suo. Guardava in fondo col volto olivastro, col vestüo da parte rubato nel carcere. Ma si vedeva che era in pace davanti al tradim)ento e al silenzio che gravava come una lapide sulla térra. Mai si era sentito tanto bandito, tra quel cristo di cocchiere, che non sapeva nulla oltre la sua sapienza e l’amici-zia di Rinaldo che ne approfittava, g COMUNICATO La caméra artigiana rende noto ché -per gli artigiani il prezzo dei carbone coke é stato ridotto dai 38 agli attuali 23 idiin al qle. Coloro ohe sono iscritti regolar-mente presso la -canaera artigianà e mimiti dei tesserino possono prele-vare direttamente il carbone al prezzo ridotto. -Lo apaizzolificio di Cap odi stri a av-verte i propri clienti ohe 1’Azienda ha assunto la denominazione: «Istra» —■•• fahbrica spazzole, scope e -pen-nelli. • A seguito della liquidazione del-1’Istituto Assicurazion-i Sociali di Ca-podistria, il 1. luglio ooTr. a. sono -stati fo-ndati due Istituti Autonomi per le Assieurazioni Sociali e cioe uno per il Di-stretto di Capodistria ed uno per il Distretto di Buie. Con-segue-ntememte comunichiamo quanto segue: 1) Tutti i resoconti, le riscossio-ni, gli asse-gni per le sovven-zioni di malattia ecc. ohe si riferisoono all’e-poca precedbnte -al 30 giugno 1952 devono ven-ir chiusi e presentati a questo Istituto entro il 20. 7. 1952. Se presentati doipo tale data, non verra-nno preši in considerazione. 2) Tutti i resoconti, riscossioni, as-segni e la corri9pondenza riferentesi al periodo doipo dl 1. luglio c. a. de-voino venir ' indirizzati direttamente al rispettivo Istituto Distrettuale per le Assieurazioni Sociali sia a Buie, sia a Capodistria. La competenza deiristituto viene fissata rispet-to al luogo di occupazione -dell’assicurato. 3) 1 compagni medici ed il perso-nale am-ministratdvo delle Amhulan-ze qua-n-do rilaseiano assegni, invii e rioette devono riem-pire esattamen-te tutte le rubriche, facendo partico-lare attenzione a ohe il datore di Idvoro jšia leg^hij'mente indica to. La Direzione dell’1. A. S. di Capodistria AVVISO M0RTUARI0 I soci ed il collettivo della Cooperativa Agrícola di Gri-síanana hainno il dol-ore di annunciare il decessof, awe-nuto il 1. o. m., del suo dipendente MICHIELI UMBERTO Hí’jDÁliyiOyi {; !> :• •7;,j mugnaio onesto ed emérito lavoratore della Cooperativa, esprimendo le Ipro cond-oglianze alie fa-miglie., Michieli e Beinat. Ringraziamento La fami'glie ]VÍlCIílííLI e BEINAT ringraziano. sentita-mente .tutfi oolqr.o che presero parte al loro, dolore, onorando la memoria del loro amato ed indimenticabile marito e -padre affettuoso. Famiglie MICHIELI e BEINAT Smarrimenti Jugo-va-c Antonio, da Pirano, via L. Vidali 2, ha smarrito il 6 eorr. a Rovigno, ill! pontafoglio contenente la carta -d’identità, un patentino di autista di IV. grado, il documento della -decorazione di partigiauo, una ricevuta del pagamento di 10 mila dinari ai Cantieri Piranesi e la somma di circa 400 dinari in contanti. II rinvenitore, pur trattenendosi il denaro, é pregato restituiré i ci-tati doeumenti che non sono validi se non in possesso dello intesta-tario. * Marchesi Giust-o, da Giu-sterna 65, diehiara non valida la propria carta di identité, rilasci-ata dal CPC di Capodistria, da lui smarrita a Trieste il 9. 7. 1952. * La eomp. Lucia Riosa da Pirano, piazzale Kandler 6, ha smarrito in autobus fra Pirano e Capodistria, la sua carta d’identità. Poiohè dopo un mese questa non le é stata resa, detta carta deve considerarsi non valevole. Direttore vesponsabile CLEMENTE SABATI Stampato presso lo stabil, tipograf. «JADRAN» Capodistria Pubblicazione autorizzata