EL ATTI deli/ I. R. GINNASIO SUPERIORE Dl CAPODISTRIA PARTE I. — Le (leorgiche di Xivgilio considerate nei loro prcr/i d' argomento e di forma con un cenno critico sopra alcuni traduttori iialiani dellv medesime. Studio del Direttore G. Babuder. PARTE II. Notizie intorno ul Oinnasio, dello stesso. Anno scolastico 1874-75 ✓ i □ CAPODISTRIA STABIL1MENTO TlrOClKAFICO AW'OLONIO & CAPR1N 1875 L ' '4 A T T 1 DELI/ I. K. GINNASIO SUPERIORE Dl CAPODISTRIA Anno scolasticft 1874-7T» CAPODISTRIA Stabilimento Tipogniflco Appolonio e Caprin 1875 IE GEORGICIE DI VIEÖILIO considerate nei loro pregi d’argomento e di forma con un cenno critico sopra alcuni traduttori italiani delle medesime. La letteratura lati na possiede nelle Georyichc di Virgilio un vero capolavoro. Se v'ö opera d’ arte alla cui perfezione, per valeriui d’ un’ esprossione oraziana, abbiano amicamente cospiiato natura ed arte, dessa h senza dubbio la Georgica, opera veramente romana per l’argomeuto che tratta, opera, che, come osserva uu critico italiano 1) “ all’ intriuseca utilitä accoppia il dilotto per le doti di uua poesia nitida ed elaborata, quäle l’eleganza del tempo la richiedeva, piena-mente consentanea al genio dol poeta, amico della solitudine e della campagua da cui attinse le prime ispiiazioni — E veramente, siccome una pianta per ben attecchire e metter fiori e frutta deve nascere e crescere nel terreno a lei preparato dalla natura, cosi ogni ramo di letteratura e di arti belle iu genere pro-spera tra quei popoli principalmente ed in mezzo a quelle condizioni di vita pubblica e privata, ovo tutto contribuisce a proinuoveine il rigoglio e la feconditä. I Romani erano un popolo agricolo per eccellenza. L’ agricol-tura, questa madre dell’industrie umane, era trattata con ispecialo amore da quella nazione sovrana, anzi jiiü forse che al valore del-1’ arrni ed alla tempra maschia della razza latina vuolsi attribuire il rapido incremento dello stato romano al genio nazionale dedito all’arto agricola, fonte prima di pubblico e privato benessere. Iudi o non d’ altro ripetono lo glorie future di Homa i poeti deli’ etä aurea, 1) Gins. Arcangeli. Virgilio c Ic suc opevc.— conie Orazio e lo stesao Virgilio in piii luoghi, ed anche nelle Geor-giche lü ove dice: 1) Hanc olim veteres vitam coluere Sabini, Hanc Kemus et frater, sie fortis Efcruria crevit Scilicet et rerum faeta est pulcherrima Roma Septemque una sibi muro circumdedit arces. Le armi di Roma furono ovunque vittoriose perchfe apportavano ai popoli della terra il beneficio inestimabile deli’ industria agricola, fattore importantissimo di civile e morale progresso, per cui le na-zioni soggette si acconciavano ad ubbidire di buon grado al vessillo romano, ehe apriva inesauribili sorgenti di ricchezza nei paesi con-qnistati e con tale mezzo potentissimo di civiltä dirozzava le genti. La spada e la marra furono dunque i fattori della romana gran-dezza e 6imboleggiano anche nella poesia virgiliana la floridezza dell’Italia antica, 2) Terra antiqua, potens armis atque ubere glebae; e nelle Georgicbe 3) Salve, magna parens frugurn, Saturnia tellus Magna virum; tibi res antiquae laudis et artis Ingredior.................... Questa idea deli’estimazione in cui era tenuta 1’agricoltura presso gli antichi romani viene espressa anche da Catone: 4) “ Maiores nostri, (egli serive) virum bonum cum laudabant, ita laudabant, bonum agricolam bonumque colonum. Amplissime laudari existimabatur, qui ita laudabatur. „ .Premessi questi cenui declarativi deli’ indole nazionale romana in quanto manifestavasi in una appassionata propensione ali’ agricol-t.ura, ö facile comprendere, passando aH’argomeuto letterario, ehe la poesia didascalica nou poteva a meno di nascere ed allignare feli-cemente in un terreno cosl ben disposto. Ed ecco quindi ai tempi di Augusto, quando le lettere e 1’arti belle erano giunte al loro fiore, spuntare 1’era propizia anche per la didascalica latina e questa sorgere d’ un tratto gigante nel poemetto, di cui appunto ci occupiamo. Fu grande Ventura per le lettere latiue che in quell’epoca sorgesse un poeta a tal genere di componimenti, dirö cosl, naturato. A Virgilio era riserbato il vanto di lasciare, non dirö soltanto tm monumento d’ arte iinperituro, ma anche uu’ opera poetica, la quäle 1) II, 582-35. — 2) En. III, 164. — 3) II, 173. — 4) de re. rust. prooom. non altrimenti che 1’ epopea pei tempi eroici, ritraesse genuinamente l’impronta nazionale (lei popolo romano, esaltando quella virtü a cui Roma dovette gran parte delle sue glorie. Si dice comunemente che Virgilio nelle Georgiche siasi atte-nuto al modello greco, e come nell’epica avea seguito Omero, cosl aucho nella didascalica per istraordinaria felicitä d’ ingegno, rivaleg-giando con Esiodo, l'abbia superato. Ciö non ö vero che in parte. Non che in quanto al genere di componimento ed alle leggi d’ arte ad esso inerenti Virgilio non abbia attinto all’opera didascalica del vate ascreo, perche anzi egli stesso lo confessa 1) Ascraeumque cano Romana per oppida carmen. ina ciö non va iuteso nel senso d’ uu’imitazione deli’opera di Esiodo 2) quäle han fatta sulle Georgiche stesse alcuni didascalici italiani, come l’Alamani ed il Rucellai. Virgilio padioneggia completamente 1’ ar-gomento, perche puö dire della didascalica di questa specie ciö che Orazio afferma circa la satira, vale a dire: essa ö cosa tutta nostra (tota nostra). L’ ispirazione a soggetti agricoli non era acquisita, ma, eomo vedemmo, sgorgava spontanea dal carattere della nazioue; non era un tema, a vestire il quäle occorresse ad uu Romano ricorrere a fonti straniere, ma bastava sapesse, come Virgilio, colle grazie e colle attrattive della poesia trasfondere in un componimento le impressioni proprio ed il tosoro di cognizioni agrarie comuni, si puö dire# alla nazione. E porciö nou immodestia, come a prima giunta potrebbe sem-brare, ma pura ed intima persuasione del proprio assoluto dominio in tale materia stiggeriscono al poeta ispirato i versi: ......................Temptanda via est, qua me quoque possim Tollere humo victorque virum volitare per ora. 3) e poi: Sed me Parnasi deserta per ardua dulcis Raptat amor; juvat ire iugis, qua nulla priorum Castaliam molli devert.it.ur orbita clivo. 4) D’altronde e che altro all’infuori deli' idea artistica e d’im certo profilo d’ interna disposizione poteva Virgilio attiugere al modello greco ? II poemetto "Ep-;« y.. 'Hlipat di Esiodo e parto poe- 1) Georg. 2, 176. — 2) ”Epvx y.. i%|*ep«i. — 3) G. 3. 9-10. — 4) G. 3. 291-292. tico (Jistinto come tutti i capilavori d'arte clella (Jfecia classica per nativa bellezza e somplicitä di stile, per venusta plastica di forme, e per quell' arcana maestria, che sopratutto si ammira in Ornero, di tratteggiare le cose in modo che 1’ arte sublime deli’ autore non ap- parisca ed in certo modo asconda s& stessa, da tembrare che la natura stessa traeci il quadro delle sne maraviglie. In tale riguardo, conie in tutte le opei'e d’ arte romane del- l’epoca augustea fcroviamo 1’influenza del classicismo greco, cosi non si puö discono^cere 1’ effutto prodotto nolla mente di Virgilio da'.lo studio deli’ opera cilata di Esiodo. Ma in cjuanto alla natura degli iirgomenti trattati ed al merito intrinseco della massima parto d**i medesimi, indarno cercheremmo il riscontro nell’ autore greco, so si eccettuino alcune idee tutte speciali d’ ivna parte del poema di Vir-gilio, le quali, per la loro natura, si appoggiano al tema svolto nella quarta parte del poemetto esiodeo che si chiama comunemonte Ca-lendario. II lavoro di Esiodo appartiene, rigorosainente parlando, ai didascalici precettivi puramente con teudenza prevalentemente etico-morale; mentre le Georgiche, senz’escludere questa tendenza parti-colare, abbracciano, direi cosi, il campo intero della didascalica; av-vegnacche vuoi considerare il lato istruttivo, ed eccoti una serie di precetti tutti aurei anche in linea, dirö cosi, tecnica; ti piace il geliere descrittivo ed ecco innamorarfci le tante descrizioni sparse a dovizia pel carme, tutte maestrevoli, tutte animate e lussureggianti di bellezza e leggiadria; vuoi il lato morale ed hai di che appagaro la tua brama negli splendidi squarci di poesia idilica detlati da cbi sente nel profondo del 1’ anima la potenza morale racchiusa nei sem-plici e santi costumi della vita campestre. L’opera didascalica di Esiodo in quella vece comprende una serie di massime d’ argomento morale e sociale diret.te al fratello del poeta: Set 3’ svoj jaOXä veewv epew, \J.iyx vvjirte lljpoKj, tra le quali distinguonsi in primo luogo l'amore al lavoro, squarcio classico tutto intessnto di sentenze auree, come p. e. epfov t’ eüSsv ovsiS:?, aspytY) 2ä t’ Svsisc; Ti;; o’aperr,? ISpwT« Oset zpewapotOiv I0y)-/.ov S; xe ywfja yspevia y.x/.ö) eiet 'pfcao; viv/.d,rt yaXsxotat /.«OazTi^evo; eTŽscstv, tm Z'fcit Ziu; x'jtc; ayaUzxi .... D' agricoltura vi sono pure dei couni, ma non ö il soggetto predominante. In questa parte Virgilio ebbe seuz’altro innanzi gli occhi l’originale greco, il ehe raecogliesi da qualche passo, come p. e. la de-scrizione dell’aratro 1), e 1’ aecenno quando si debba seminaie, arare ec. Esiodo: 2) .... VUjJ.viv onelpsiv-^ujjivbv ß;ti)TiJv Virgilio: 3). Nudus ara, sere nudus. La seconda parte del carme di Esiodo comprende precetti re-lativi alla uaviga/.ione, tra i quali non trovi pressochö nulla clie si possa paragouare con Virgilio, se non losse per avventura il luogo comuue dei presagi del tempo forniti da c.erti augelli di mare o da altri animali. La terza parte intitolata dai critici “ ethica „ b interessante, porchö i vi ci vien porto un saggio deli’ ingenua, quasi infantile civiltä dei tempi in cui videro la luca le poesie di' Esiodo, nelle quali si leggono precetti stranissimi, come iavjc’ ävz' r,i)vtsu TSTpa(A(j.6vs; ipOic stj,r/eiv 4) oppure: itot1 ev zpc/cfj "CTav.wv äXaBs xpapsovriov y.pr)vc(wv oüpstv, 5) cd altri tali. Neppure di questa parte si trova un qualche riverboro uelle Georgiche. Yiene la quarta parte detta “ Calendarium „ ed iS veramente tale, perche il poeta ne cita ad uno ad uno divorsi giorni dei mese spcondo le fasi lunari, aggiungendo quali di questi siano sacri, quali profani, in quali si possa con isperanza di buon successo intrapren-dere alcuue operazioni, in quali no, e cosi via, p. e: ■jrpwTcv svy; zi~py.c te y.a; eß5ö;j,v) tepiv Yj;j. stp svSey.3tT^ te SuwSsxahY) ye ij.jv eoOXst ■fi jxiv SV? xefostv, r, S’eü^pjva vwcpwbv äjjuxaOai r, ti suwisv.a-r; Tr;? hlv/Avr^ jjiif’ äpi-tvwv 6) HYjvb; t’övSoäTY) y.ä-psv xal ßouv Ipijjwxov Ta|j.ve;j.Ev .... 8’ £^a).£as-0at e-si /»Xszai t£ xat oibixi 7) (’Eptvisi;). — Qui c’ h qualche traccia d’ imitazione, del reato di poco mo-mento, nelle Georgiche 1) Ipsa dies alios alio dedit ordine luna Felicis operum. Quiutam fugo: pallidus Orcus Eumenidesque satae; tum partu Terra nefando Septima post decimam felix et ponere vitem Et prensos domitare boves et licia telae Addere; nona fugae melior, contraria furtis. Cid & quanto a uu dipresso trovasi nelle Georgiche da raffron-tare col carme del vate ascreo; per cui non si va errati aggiudi-caudo al grande poeta romano la palma tra i poeti deli’antichitü che trattarono il genere didascalico. Cosi la pensa auche il Rucellai uei bellissimi versi: E se non ch’ io t’ adoro, o chiaro Spirto Nato presso alla riva, o ve il bel Mincio Coronato di salici, e di caune Eeconda il culto e lieto suo paese, Poichž portasti alla sua Patria primo Le palme, ehe togliesti al Greco d’ A,sera Che canld i doni deli’ antica inadre. lo canterei come giä nacque il mele Ma questo non vo’ far ; perch’ io non cerco Di voler porre iu si graud’orme il piede Ove entrar non potria vestigio umano Ma seguo 1’ ombra sol delle tue frondi 2). Scopo d’ogni poesia e della didascalica in ispecie si e quello d’istruire dilettando, Omne tulit punctum, qui miseuit utile dulci disse pure il maestro de’ maestri in arte poetica, ed il Parini in im suo giudizio critico sopra la “ Coltivazione dei monti „ del Lorenzi osserva molto saviamente: “ Quanto mi piacerebbe che il Lorenzi avesse riflettuto che gli argomenti di questa sorte sono un pretesto per la bella poesia anzicchö il fine assoluto di essa, clio quando si vuol istruire, conviene trat.tar pianamente, direttamente e semplice- 1) Georg. 1. ü7(!-28(i. — 2) Le Api v. -F>0 s». mente il proprio soggotto tendendo immediatamente all’ utile, e die al contrario, quaudo si scrive in poesia di cui fc proprio il dilette-vole, giova di mescolare con buona e costante economia 1’ utile al dilettevole. „ Uu’ attuazione splendida, sovra ogni dire maestrevole di tale precetto sono appunto le Georgiche di Virgilio, il poeta piü simpa-tico dell’antichitä, il poeta cui in ogni genere, ma particolarmente nel didascalico, “ le muse atlattdr piü ch’ altri mai La didascalica fe poesia delle piü difficili, perchž, oltre ai doni coniuni ad ogni grande poeta, il didascalico deve mostrar d’essere in-namorato del soggetto cli' ei tratta, deve seutir nell’iutimo dell'anima il bello che deriva da un’osservazioue entusiastica, dirö cosi, delle scene naturali che gli destano le idee e gli affetti ed avvivano in sua mano il pennello. E Virgilio in ciö tocca 1' apice. Foggiato da natura a semplicitä di vivere, a candidezza di costume, a squisitezza di sen-timento, nato e cresciuto in mezzo alle gioje campestri, egli non i-scorgeva 1’ umaua felicitä altrove che nella solitudine della campagna. Bura mihi et rigui placeant in vallibus amnes .......................0 ubi campi Spercheosque et virginibus bacchata Lacaenis Tayeeta, o qui me gelidis convallibus Haemi Sistat et ingenti raraoruin protegat umbra! 1) e piü sotto: Fortunatus et ille, deos qui novit agrestis. Illum non populi fasces, non purpura regum Flexit et infidos agitans discordia fratres. 2) Quindi nessuno piü di lui adatto a discernere nel miracolo della vegetazione gli arcani tratti della inauo invisibile che il tutto dipinge ed avviva, nessuno piü di lui poteva provare emozioni piü forti nel contemplare lo spettacolo della natura quäle presentasi nella sua calma e sublime maestä all’ occhio doll’ uomo ispirato alle pure e ca-ste sue gioje. Le creazioui piü vaghe del genio di Virgilio sono appunto appoggiate a soggetti rustici, ne puössi trovare sorprendente tanto tesoro di poesia nelle Georgiche, quaudo si rifletta che sono uscito dalla mano istessa che dipinse la vita pastorale con tanta grazia, come leggiamo nell’ Egloghe. — La vena di poesia adunque che gli rompe dal cuore purissima e ridondanto ci rapisce immensa- 1) G. 2. 189. - 2) 1. c. 195. mente alla lcttura delle üeorgiche; ma ne ciö sol tan to, ne i töc-cbi pili squisiti, uö 1’esubeianza di fantasia, nö lo splendore della forma o le grazie della lingua tanto ci aflfascinano lo spirito quanto quel calore d’affetto per le cose descritte ehe irradia dalle sue parole e dai quadri tralteggiati, e ci forza ad invagbirci noi pure della vita campestre. l’oes'a ed arte stanno sempre associate nell'opera di Virgilio, il precelto espresso coi piü vaghi colori poetici alterna cllo deserizioni, il ehe produce un pffetto mirabile; ma ciö cbe piü no diletta sono i tratti di poesia idilica, che sparsi qua e lä nel poema procurano allo spirito il piü grato sollievo, facendoci assaporare in certo modo la volutta dei piaceii della campagna Eccone un saggio: Et varios ponit fetus autumnus et alte Mitis in apricis coquitur vindemia saxis Interea dulces pendent c:rcum oscula nati, Casta pudicitiain servat domus, ubera vaccae Lactea demittuut, piuguesqtie in gramine laeto lnber se adversis lnctautur cornibus haedi. Ipse dies agitat festos, fususquo per herbain Ignis ubi in medio et socii ciatera coronant, Te, libans, Lenaee, vocat.........................1) Tale aifozioue del poeta pel soggetto prescelto 11011 ö a dire con quauta dolcezza traspiri dalla pittura delle operazioni agricole anche lo piü semplici ed usuali. Non parlo del canto quarto dedicato airapicoltura, dove 11011 scorgiamo deseritti ma dipinti nel modo il piü naturale, i costumi, l’mdole e l’attiviti\ di quegli industri iusetti; dove, se il poeta neli’assunto di “parva componere magnis„2) riusci nella manie-ra la piü perfetta, la piü graziosa, la piü sovranamente dilettevole ebo imaginar si possa, ciö vuolsi attribuire in gran parte all’evidente compiacenza interna colla quäle egli tesse quell’elogio mirabile dello api. Ma, como dissi, oltre al cilato luminosissimo esempio, altri ve ne sono, e non pocbi ; p. e., il poeta tocca delle varie specie di piante di cui ciascuna ania il terreno, a cui sortilla naiura, ed ecco colto il destro di dare sfego ali’ esuberanza di sentimento con quel-1' ologio caldo impartito ali’ Italia, paese agricolo superiore a tutti Salve, magna parens frugum, Saturnia tellusS). Veggasi inoltre come spirino amore e tenerezza del poeta pel-1’argomento i versi seguenti: 1) G. 2. 521-529. 2) 1. c. -1. 170. — 3) 2. 174. — Omiiö adeo gehiis in terris bominumque feraruinquo Et genus aequoreuni, pecudes pictapque volucres, ln furias igueuique ruunt. Amor omnibus idem. Tempore non alio catulomm oblita Jeaena Saevior erravit campis, nec funera volgo Tarn multa itiformes um stragemquo dedero etc...................................... Nel verso virgiliano uoi sentiamo qnasi vibrare la corda d’af-fetto con cui il poeta dä vita a’ suoi concepimenti, ed ö questa una dote di cui va piü ch’altri insigne Virgi.io, la cui finezza di seutire ed ainabilitä, di esporre Iraspirauo da tutte le sne opere. Ma consideriamolo ora sotto il riflesso deU’ai te agricola. L’opera di Virgilio considerata da queslo lato ci si presenta come uno specchio delle cognizioni e delle pratiche agrarie dei Komani a’suoi tempi; per essa apprendiamo fino a quäl punto fosse giunta quell’ arte benefica, ed invero raffrontando le idee ed i modi suggeriti dal poeta colle no-stre costumanze in proposito, ci prende stupore che quell’arte fosse per-venuta a queH’epoca a tanta altezza, benche non avesse il sussidio delle scienze fisicbe come lo ha oggidl. Si avverta poi che Virgilio non ci da precetti e teorie basate sopra uno sterile empirismo in mate-ria agricola; egli e agricoltore intelligente, quasi direi filosofo agrario che indaga le ragioni delle cose ]) ed espone pensieri, e veduto che 1’ addimostrano per que’ tempi maestro in agricoltura. In questo riguardo chi non conosce 1' aurea massima, che si legge nelle Georgiche? 2) ............................laudato ingentia rura Exiguurn colito. Lode i grau campi e nei minor s’ appigli 3) ? In agricoltura, soggiunge in altro luogo, se non v’ e progresso, la rota volge rapida airindietro: Vidi lecta diu et multo spectata labore Degenorare tarnen, ni vis humaua quotannis Maxima quaeque manu legeret. Sic omnia fatis In peius luero ac retro sublapsa referri 4). Sentenza questa dali' amore pell’ arte indettata anche a qualche poeta didascalico italiano, come p. e. allo Spolveriui, Che non di rado il contadin mal saggio 1) Vedi C. 1 v. 415-424. — 2) 2.413. — 3) Alamani, La Colt.ivazio- ne. — 4) 1. 197-201. Piü cbe nebbia e vapor, ei la sna sorte, Da se ai forma, « beu sovente ancora Con lo sconvoltü oprar, col peusar torto La sua golpe s’ adduce ed il suo tarlo 1). e 1’Aricci: Men faticosi modi ignavia sozza l’ersuase ai codardi: infimo grego Cui mai di novitä, stimol non move, E servo e cieco va dinanzi all’ uso Stupidamento e il ver non mira o sprezza 2). Cosi pure clii non iscorge in Yirgilio 1’ appassionato agricoltoro, l’affettuoso amico del contadino laborioso e solerte nel quadro tutto tenerezza o grazia, cou cui ci dipinge il veccliio Coricio, ................................cui parca relicli Iugera ruris orant, nec fertilis illa iuvencis Nec pecori opportuna soges, nec comoda Baccho 3), e che pure, ad onta di cid, riusci mercü rindustre ingegno e 1’ in-defessa attivitä a trasformare uaa sterile landa in uu giardino ri-deute ed ubertnosissimo ? Benehfc soltanto 1’ agronomo di professiono sia in grado di ap-prezzare tutta 1’ eccellenza dei precetti agricoli di Virgilio, tuttavia non v’ö cbi, ancbe a lume di buon senso, non riconosca vere alcuno delle massime che verremo citando. II terreno smuuto da prolungata produtfcivitä, iia d’uopo di ri-poso, o lasciandolo alcun tempo, per dirla coli’ Aricci, “ poltrir mag-gese „ od alleviandolo per lo mono colla spminagione alternata di vegetali meno abbisognevoli di succo nutritivo, Alternis idem tonsas ces?are «ovales Kt 8egnem patiere situ durescere campum Aut ibi flava seres mutato sidere farra, Unde prius laetum siliqua quassante legumen etc...................................4) Vuoi sapere quando abbiasi a seminare orzo, lino etc. PEcooti il precetto: Exercete viri, tauros, serite bordea campis, Usquo sub extremum brumae intractabilis imbrem 5) 1) Spolv. la Coltivazione del riso. — 2) Coltivazione degli «livi. — 3) i. 127 ss. — l) 1. 71 ss. — 5) 1. 210. I nostri agricoltori non seminano orzo e frumento nei terreni vestiti, perche quel geuere di cereali danneggia le piantagioni e, como dicono, le abbruccia. Cosi Virgilio, Urit euitn lini campum seges, urit avena Venghin dopo costor 1’ orzo e 1’ avena Ma ponga cnra in ciö che questa suole Vie pili danno portar seccando i cainpi Al non saggio arator, cho spigbe e stramo Alamani 1). Vogliamo sapere in quante maniere si propaghino le pinnte e ce ne istruisce il poeta vestendo 1'argomento di parole e frasi quanto mai espressive, come per citarne una: Silvarumque aliae pressos propaginis arcus Exspectant et viva sua plantaria terra 2), 1’ operazione che qul in veruacolo appellasi “ provenare Uno de’ precetti piu semplici di agricoltura, benchfc non sempre osservato, si fe quello di adattare la coltura all’ indole, alle pro- prietk, alla positura dei terreni. Un paese p. e., come il nostro, dove la campagna ridente, ehe ne circonda, ci presenta una fuga, dirö cosl, di colline ehe si succe-dono 1’ una ali’ altra or basse or dolcemente salienti a modica al-tezza, ove, se eccettui le poche vallate distese tra i colli, la coltiva-zione dei cereali non puö far buona prova, un paese, dico, come il nostro vuol essere piantato preponderantemente a viti, ulivi ed alberi fruttiferi in genere. Virgilio stesso ve lo suggerisce o agricoltori, Quare agite, o, proprios generatim discite cultus Agricolae, fructusque feros mollite colendo, Neu segnes jaceant terrae. Iuvat Ismara 3) Baccho Conserere atque o!ea magnum vestire Taburnura 4). I giovani germogli degli alberi fruttiferi, ehe spontanei sorgono dalla radice della madre, vogliono essere trapiantati e cresciuti poi con amorevole cura dal colono, altrimenti Pomaque degenerant sucos oblita priores Et turpis avibus praedam fert uva racemos 5). Chi sa quante volte il poeta avrä colle sue mani stesse eseguito quanto con lucida esattezza e peregrina eleganza ci suggerisce ri- 1) L» Coltivazione. — 2) 2.26. — S) Paese montiiOBO della Tracia. — 4) Catena di monti nella Carapania, ossia Terra di lavoro. — 5) 2. 59, 60. guardo alla niauiera di nobilitare lo pianto col mezzo doli’ innesto veramente detto o doli’ inoculazione, di cui ci da una pittura par-lante 1) cho cbiude: ..................nec longum tempus, et iugeus Exit ad coelum ramis folicibus arbos, Miraturque novas frondes et 11011 sua poma. ............................nia guardando in giro Si bella scorge 1' adottiva prole Cbe i veri figii suoi posti in oblio Lieta e piena d’ amor gli altrui nutrisce 2). Tocca indi dolle qualitä dei terreni, cui esamina da vicino ad-ditaudo a quali specie di piante sia adatto ciascuno: Nunc locus arvorum ingeniis: quae robora cuique, Quis color, et quae sit natura ferendis. Difficiles primum terrae collesque maligni, Tenuis ubi argilla et, dumosis calculus arvis Palladia gaudent silva vivacis olivae .... 3). Cosi il poeta c’insegua quäle terreuo sia confacente alle viti, quäle ai foraggi, qualo a’cereali, quäle sia sopratutto il terreno, ehe qui dicono forte, perchfe risulta dal dissodamento di boscaglie o d’al-tre terre digiune per lungbi anni d’ogni coltura: Et nemora evertit raultos ignava per annos, Autiquasque domos avium stirpibus imis Eruit; illae altura nidis petiere relictis 4). Quest’ ultima idea degli nccelli cbe lasciano ie sedi fin’allora incontrastate, & degno ornainento alla precedonte deserizione e rnostra la valenlia del poeta nel dar vita alle cose anebe meno appariscenti. Beato, dicono qui, il contadino cbe volta la terra prima dei rigori invernali, lasciando ai geli la cura di sciogliere e sminuzzare le glebe. Cosi Virgilio: His animadversis terram multo anto memento Excoquere et magnos serobibus concidere montis, Ante supinatas aquiloni ostendere glaobas, Quam laetum infodias vitis gentis — Optuma putri Arva solo: id venti enrant gelidaeque pruiuae, Et labefaeta movens robustus iugora fossor 5). Come debbansi piantaro lo viti, so spesse o raro e dove in un 1) 2. 73-82 — 2) Alnmani np. c, — 8) 2. 177 ss. -- 4) 2. 207. — 5) 2. 25!>«s. modo e dovo nell’ altro si raccoglie dai versi segueuti: .....................Si pinguis agros metabere campi, Deusa sere; in denso uou seguior ubere Bacchus; Sin tumulis adclive solum collisque supiuos, Indulge ordinibus, nec setius omnis in unguem Aiboribus positis secfco via limite quadret 1). Quanto poi aggiunge riguardo alla cura della vite lo manifesta vero maestro in tale ramo di agricoltura. Qui impari quando si debbano piantare le viti Optuma vinetis salio, cum vere rubenti Candida venit avis longis invisa colubris. Prima vel autumni sub frigora .... 2). Iu approsso 3) ci racconla ehe gli agricoltori de’ tempi suoi ponevano entro i solehi, ove si mettevano le viti, dei pezzi di pie-tra pomice a varie specie di conchiglie, perebö succhiando 1’ acqua, riparassero le radici dal soverchio umore in tempi di strabocchevoli pioggie, e le inumidissero poi ne’ momenti d’ arsura. Le viti lasciavansi, come tuttodi in molte parti d’ Italia, ere-scere appoggiate agli alberi, sui quali libere estendevano le loro torte braccia; ina prima che ciö avvenisse si educavano, tenere an-cora, reggendole, come presso di noi, a pali e forche fiuchk avessero rnesso forze d’ attortigliarsi agli alberi di sostegno 4). Quivi leggonsi pure quegli stupendi versi con cui si preserivono i modi da spguirsi nell'allevare la vite: Ac dum prima novis adolescit frondibus aetas, Parcendum teueris, et dum se laetus ad auras Palmes agit, laxis per purum inmissus liabenis, Ipsa acie nondum falcis temptanda, sed uncis Carpendae manibus frondes interque legendae, Inde ubi iam validis amplexae viribus Exierint, tum stringe comas, tum braccliia (onde. Ante reformidant ferrum; tum denique Dura exerce imperia et ramos conpesce fluentis 5). Tutto questo squarcio di didascalica precettiva relativo alla.vite ö un capolavoro de’ piü rari, perocchfe in es.-o non vediamo solamente il grande poeta che tutto anima, tutto avviva col suo pennello divino, ma l’esperto, l’intelligente agricoltore (he am, come altrove di- 1) 2. 275-286. — 2) 2. 319. — 3) 2. 346. — 4) 2. 358 ss, — 5) 2. 362-372. cemmo, la campagua appassionatamente, o della vito in special modo si appalesa tenerissimo. Tali saggi di vera didascalica illeggiadriti di colori non accattati ai repostigli rettorici, ma adorni di tinte va-ghissime ed aniinati da un alito di caldo aflfetto ehe il poeta vi tra-sfonde, tali tratti, dico, sono rari e Virgilio ž appuuto in qnesti iu-superabile. Si trovano bensi dei brani anche nei didascalici italiani ove 1’ indole del componimento esige, dird cosl, ehe il poeta si diffonda in qnalche tratto di carattere lirico. Cosi 1' Alamani copia Virgilio la ove dice: O Beato colui che in pace vive Dei lieti carnpi suoi proprio cultore A cui stando lontan dali’ altre genti La giustissima terra il cibo apporta 1). ma del resto troverai bensi molta facoltä poetica, magistero d’ arte ammirabile, forme improntate di leggiadria e buon gusto, ma argo-menti preši a prestito da Virgilio o da serittori di cose agrarie, co-me il Columella e Plinio tra i latini, il Soderini 2) ed altri tra i re-centi rispetto a’ suoi tempi. Piü di tutti gli imitatori di Virgilio leggesi volentieri il Ruc- cellai 3), poeta che s’addimostra prešo di caldo amore pel soggetto e ehe, sebbene calchi le orme dol grande maestro, il fa perd con a-scoso artificio e con «na perizia singolare, tanto da eludere, come vedremo, il lettore. Lo Spolverini 4) tratta un soggetto nuovo, come giustamente osserva nel proemio: Te dono almo del ciel candido Riso Solo fra tanti in mille e mille carmi Lodati semi non ancor deseritto Cantar intendo............................ Egli mostra padronanza deli’ argomento e sa vestire i concetti di forme vaghe ed espressive in modo da istruire e dilettare ad un tempo, come p. e. la ove parla del la scelta del suolo: Quella in cui la pallente argilla o’ 1 duro Tufo, o 1’ infame creta avesser nido Fuggir si deve nulla men ehe ogni altra 1) Op. c. — 2) Coltivaziono della vito. — I 5 5 2 1 2 5 30 Frequeutarono fino al ter- mine dell’anno. . . . — 4 3 5 2 1 2 5 22 Disegao: iscritti .... 8 7 5 10 4 6 5 1 46 Frequeutarono fino al tor- mino deli’ anno . . . 7 C 3 9 2 3 5 1 36 i) alla Classificazione Al termine dell'anno 1873- 71 furono rimessi a ri- petere Vesame in una materin 1 2 4 3 — — 2 — 12 l)i questi ripararono . . 1 1* 4 3 — — 2 — 11 Classificazione 1873 - 71 rettificata: ; * prima con eminenza . . r> 4 (i 4 3 3 4 4 33 piiina cl. . . n i:t 11 9 6 io :i 72 seconda cl. . . 3 — — — — — 1 v 4 terza cl. . • — 2 1 — — — \ 3 *) Uno scoUro uon «ompurvo i»iii »11* istiiuto. v. NELLE CLASSI c« a a I II III IV V VI VII VIII o «2 Al termine deU’an. 1874-75 riportarono un iittestato di prima cl. con eniiiivnza . 5 2 2 5 2 2 2 1 21 di prima cl. . 13 10 10 10 4 2 Ü 12 Ci7 di seconda riparabile (attestuto interinulc) . . 5 4 3 — 2 5 1 — 20 di sBcumla cl irrupur. . . 1 1 1 — — — — — 3 tevza olasse 2 1 5 2 2 — — — 12 Non furouu classilicati . . 1 1 1 3 Itcneficciizsi locale. — Lo Spott. Municipio di Capodistria clie aunualmente fornisce i libri a študenti poveri dolla cittä, volle que-st’anno, gentilmeuto adoreudo ad analoga ricerca della Direzione, ac-cordare tale favoro anehe a qualche scolaro forestiero; generositn mai abbastanza encomiata, e ehe autorizza la seri vente a spera-re ehe le verru dato di tradurre in fatto un'idea ch’essa mitre da tempo, e s«robbe di dar vita anche qui, come in altri Iuoghi dove osistono Ginnasi, ad un l'ondo di beneficenza per študenti poveri. A tale lbndo lo Spett. Connine locale potrebbe, ove il credesse, devol-vere la somma ehe spende annualmente, come si disse, per sommi-nistrare i libri ai poveri scolari, restando cosl sollevato delle brighe dolla relativa amministrazione. L’Inclita Giunta provinciale, ehe ha parte cosi rilevaute tra i benefattori della scolaresca'povera di que-st’ istituto, potrebbe destinare ad ineremento dol fondo suddotto una parte della somma ch’Essa spende annualmente per sussidii parziali, con che otterrobbe lo stesso scopo. Qualche altro Spett. Municipio della provincia potrebbo pure concorrere nell’interesse de’ proprj I)i persone private poi a ci6 disposte per gentilezza d’animo e per zelo del bonessore di quest’istituto non v’ö difetto in cittül, ed a questo la serivente non farebbe uppello invano. I o ml i per ucquisto di niezzi <1'iiiscgimiiiciit»: 1) Contribuzione degli scolari per acquisto di oporo per la bibliotoca giovanile .... tior. 08.— 2) Bibliotoca dei Professori a) Dotazione erariale fioriui 100. — b) Kicavato dello tasso d’iscri-ziono fior. 73. 50. — Duplicaii di attestat.i semestrali f. 1. — Dotti di Maturitä f. 6 . . „ 180 50 3) Gabinetto di Fisica (dotazione erariale) . . . „ 200.— 4) Gabinetto di Storia naturale (dotazione erariale) „ 84.— f. 532.50 RONACA DELL JsTITUTO L’ anno scolastico si apri il 4 novembre 1875 col solenne Uf-ficio divino, a cui tennoro dietro i soliti osauii di ammissioue, ripa-razione e posticipazione. II numero degli scolari iscritti sorpassö di 25 la cifra degli študenti, che si trovavano alla chiusa doll’anno scolastico procedente. II Corpo Insegnante non subi alterazioni, tanto fatali al buon anda-mento deli’ istruzione, od il solo cambiamento avvenuto fu quollo del Sig. Pietro Mattei, che subentrü» in luogo del Candidato G. Paolo Scopinicb, il quäle avoa rinunziato al suo posto duranto le vacanze au-tunnali. II sig. Mattei poi veniva al principio dol secondo semestre nominato a Docente effottivo, con che si salutava il dccitno Docente effettivo, numero, che non s'cra raggiunto ancora mai dopo V at-tivasionc del presente Idituto. Anche i due soli sig. Suppleuti, che rimangono, si trovano di giä in corso d’esamo e quindi prossimi ad ottenere un posto effettivo. Oltre agli atti ricorrenti annualmonto in via ordinaria, la Cro-naca di quest’anno registra i seguonti fatti straordinarj. II giorno 27 ottobre 1874 fu tonuto un esame di maturitä sup-pletorio a quello dei candidati, che lioU’esamo di maturitä, doirauno scol. 1873-74 era stato rimesso ad un altro esperimento uolla ma-tematica al termine di due mesi. Quest’esame fu tenuto sotto la presideuza del Direttoro ginnasialo a ciö dolegato, ed ebbe l’osito che il Candidato fu dichiarato maturo pogli studj universitarj. Como 1’anno decorso si constatava ima confortanto partpcipaziono dello Autoritit Suporiori pol bonossoro di quost’ Istituto, cosi anche nel testü decorso anno scolastico la Direzione od il Corpo Insegnanto ebbero la soddisfazione di vedere sempre accolte con sagace e corteso premura tulto lo proposto clio veunero fatto nell’ interesse materiale e morale deli’Istituto. — Coll’oss. Decreto 7 settombre 1874 N. 918 veniva partecipato che 1’Eccelso Ministero erasi compiaciuto di ac-cordaro la somma di tior. 100 qualo sussidio straordinario per la Biblioteca del Ginnasio. Col Decreto 8 novembre 1874 N. 1423 venivano accordati fio 225 per fornire deli’occoi rente mobigliare la Scuola di disegno. Col Decreto 18 gennnjo 1875 N. 1686 veniva assegnata la vi-stosa somma di fior. 960 per ammobigliare convenientemente 1’ufficio della Direzione, i Gabinetti, la Sala delle conferenze o le Scuolo. Col Decreto 17 maržo 1875 N. 339 si assegnavano fio. 1092, 31 per altri lavori e ristauri nel locale (p. o. 1’applicaziono del para-fulmino a nuovo sistema) ginsta i desiderj espressi dalla Direzione d’accordo coll’Inclito Municipio locale. Col Decreto 20 maržo 1875 N. 313 veniva pure concessa la somma di fior. 280 por provvedere di nuovi scaffali la Biblioteca dei professori. Queste spese straordinarie si aggiungono alle dotazioni ordina-rio aumentate pure, come p. e. por la Biblioteca da fior. 64 a fior. 100, pel Gabinetto di Pisica da fior. 130 a fior. 200 o cosl via. II giorno 27 febbrajo il Corpo insegnante e la Scolaresca in-tervenivano alle solenni Esequie celebrate nella Concattedralo di quo-sta cittä, in suffragio deU’auima di S. Eccellonza il vonerato Vescovo delle Diocesi unite di Trieste e Capodistria, Monsignor Bartolomeo D.r Legat. II giorno 3 maržo intervenivasi pure dal Corpo insegnante o dalla Scolaresca all’Ufficio fnnebre celebrato in questa Concattedralo in suffragio dell’anima del venorando Paroco o Proposito Monsignor Elio Nazario Stradi. II R'iorno 2 aprile uell’oceasionc dol fuusto arrivo a Trieste di Sua Marsta I. It. Apostolica il Nostro Aii^uslissimo Impc-ratore e Re, ima Oeputazionc eomposta del Dircttore e del I*ro-fessore Abb. Schiavi recavasi a Trieste per umiliare ulla Maesti Sovrana, a iiume del Corpo Iiiscgiiiiute, i seiisi di devoto omajf-li'io c di fedelc attaccameiito. II giorno l.giugno ariivava rillustrissimo sig. Ispottoro scola-stico proviuciale Eruesto D.r Cnad, il quäle fermavasi dali’ 1 agli 8 Giugno assoggottaudo il Giiinasio ad una visita accuratissima. II giorno 10 luglio il Corpo Insegnauto e la Scolaresca assistevano airUfficio funobro colebratosi nella Chiesa Concattediale in suflragio dell'auiiua di Sua Maestä il compianto Imperatoru Fcrdinando I. L’Istituto procedetto tutto 1’anno in piena regolaritä, ne s’eb-bero a vorificaro assenze prolnngato per causa di malattia tra i niem-bri del Corpo Inseguaute. Ancbe lo stato di salute della Scolaresca fu ottimo. Le Inclite Autorila locali e provinciali corrisposero con bene-vola cortesia, ogni volta che s’ebbe d’uopo di ricorrere al loro appoggio. L’Eccelsa I. It. Luogotenenza di Trieste colla solita liberalitä porse benigno ascolto, ogni qual volta dalla Direzione venuero as-soggettate ai caritatevoli di Lei rillessi lo condi/.ioni economiche di qualche bravo e povero scolaro. L’Eccelso Consiglio scolastico proviuciale caldeggiö in ogni guisa il prosperamento dell’lstituto, il ehe, mentre obbliga a gratitu-dine, e pure di sprone a superare con alaerita e zelo le difficoltä ehe si attraversano a chi suda nel campo dell'istruzione e dell’educazioiie della gioventü. Questa, d’indole in generale eccellente, puö venirqui con agevolezza guidata ad ogni bel costume, quando Scuola e fami-glia di reciproco accordo coopcrino alla missionc comune, ehe e quolla di dotare i giovani d’una educazione nobile ed eletta, quäle appuuto s’attende da chi avra un giorno ad occupare posti distinti nella societit. La serivente chiude qnesti cenni porgendo vivo grazie alle Autorita Superiori o a tntti quelli, che in qualunque guisa favoreggia-rono il benessero dell’lstituto duraute 1’anno scolastico testis decorso. (>. Haltmler Dirottoro Dispacci superiori piü importanti pervenuti durante 1’anno scolastico L’Ecc. i. r. Consiglio scolastico provinciale con disp. 25-IX. 74 N. 1219 evade il Rapporto finale dell’anno scol. 1873-74 encomian-do la Direzione ed il Corpo Insognanto por le zelanti ed, in vista alle circostanze, proficuo prestazioni, particolarmente nolla parte cho risguarda 1’azione educativa. Detto 11-XI 74 N. 1451 destina li sig. Prof. Abb. Schiavi o Stefano Petris a membri della i. r. Commissione esaminatrico dollo scuole popolari e civiche per la durata dell’anno 1874-75. L’I. ß. Luogotenenza di Triesto - 14-IV 75 N. 3753, - cornu-nica la Risoluzione Sovrana 15 mar/.o 1875 relativa alle vacanze autunuali, secondo la quäle iu questa provincia 1’anno scol. 1874-75 dovrä chiudersi col 15 Agosto, e 1’anno scol. 1875-76 aprirsi li IG Ottobre. Per l’avvenire poi l’apertura avni luogo il 1 Oltobre e la cbiusa dell’anno scolastico li 31 Luglio. Detta - disp. 24-1X 75 N. 42G4 - comunica le facilitazioni con-certate trali dne Ecc. Ministeri della Guerra o della Publica Istru-zione riguardo ai professori, supplenti e scolari ehe appartengono alla 1. R. Arraata. L’ Ecc. i. r. Consiglio scol. prov. — disp. G-IV 75 N. 725 —• comunica ehe Sua Ecc. il sig. Ministru deli’lstruzione si d corapia-ciuta di accordaro che pegli auni 1875-7G e 1876-77 si possano ac-cordare esenziojii della metil del didattro. t ESAMI I> I MATUUITÄ I) nuno seohistico 1873-74 S’iasinuarono airesame en-tro l’auuo scolastico 1873-74: Študenti pubblici . . . „ esterni. . . . rimessi 1’anno precedente a due mesi .... IJetti a inezzo anno . . 7 5 1 1 14 Di questi applicarono: alla teologia \ Pu^'cj J b ( esterni 1 alla legge J Pl,.blic! J bo ( esterm 5 di quesli furono dichiarati: uiaturi con dist. publici . 1 „ „ esterni . 2 semplic. maturi publici (5 „ „ esterni 1 llimesso 1’aniio. preced. a 2 mesi e poi dich. mat. I llimesso l’anno prec. a 7* anno, e poi dichiar. mat. 1 dich. imm. e rim. a 2 m. 1* » v n itd 1 an. 1 14 alla medicina 1 „ filologia 1 alle scienze naturali 1 II) uniio scolnstico 1874-75 S’ insinuarono ali’osamo di Maturitä e vi furono ammessi dal-1’ Eccelso I. K. Cousiglio scol. prov.: Študenti pubblici del ginn. 14 | Študenti esterni ... 2 Per l’esame in iscritto, ehe fu tenuto i giorni 12, 13, 14, 15 e lG.Luglio p. p., furono assegnati i temi seguenti: 1) Lingua italiana: Dominio dell’uomo sulla natura. 2) Vcrsionc dali italiano in latino: So a reggore una mol-titudine £ piü necesaario 1’ ossequio cho la pe-ta.— Da Machiavelli, Deche di T. Livio libro III. C. XIX. 3) Versione dal latino in italiano: T. Livio XXVI, 50. 4) Versione dal greco in ital.: Oinero Odissea C. V. 212-2(50. Un tema speciale di greco fu assognato ad un Candidato, e suona: Senofonte (Crestom. Schenkl) Anabasi VI: § 60-69 *) Questi) riparö al prineipio doll’anno scol. l.S7.'i-74. 5) Matcmatica". a) Si divida il liumero 231 in dne parti, iu guisa clio la prima sia divisibilo por sette, o la seconda per sei. b) Se si soinma al priino termine d’una progrossioue arit-motica il neslo si ottiono 16, o se dal nono si sot-trao il torzo, si ha 12. Si domnnda la somraa dei prinii vonti tormini di questa progressione. c) Si trovi il voliimo di quella piramide retta, clio ha per base il quadrilatoro AlJGDepor altozza 893'7"‘ supponendo A D = All = 578 93 ; DC = 3001 BC = 420-25 »; > a == 40° 30’. G) Lingua tedesca: A cinque Candidati fu assegnata por teina una versione dal todosco, intitolata “ Edelmuth — Agli altri, meno mi Cand. ostorno, fu assegiiato un brano di versiono dall’italiano iu todosco, o s’intitola: II figliuol prodigo. Ad un Candidato esterno di liazioualitä todosca fu dal sig. Ispottore assegnato il torna seguente : Aus n'olchon Quollon schöpft man dio Kenntniss der Vorzeit. T) Lingua slava: Ai due Candidati cho vi si iiisinuarono fu assegnato un brano di versiono dali’ italiano iu islavo clio portava per titolo: L' inondazione. A due Candidati cho si rilirarono per causa d’ indisposiziono, 1’ uno durante l’olaborato della lingua groca, l’altro durante quello della matomatica, furono assognati i seguonti temi: Lingua grcca: Omoro, Odissea C. IV v. 447-496. Matcmatica'. 1) Si determini l’aroa ed il lato di uu poligono rogolaro di sotto laii inscritto ad un cerchio, so il raggio di quosto & eguale a 0'0254 unitä di lunghozza. 2) Duo numori danuo per som-ma 815, e diviso il maggioro per il minore si ha 5 iu quoziente e 5 in rosiduo. Quali sono questi numori? 3) Si trovi \'x dall’oquaziouo Vl() = V1-37129 I)ei Candidati insiuuatisi all’osame intondono di applicaro: Alla Teologia 2. — Alla loggo 6. — Alla medicina 3. — Al magistero por Scuolo modio 4. — Indociso 1. L’osame a voco principiö il giorno 11 alle ore 3 pom. sotto la presidenza doll’ 1. li. Ispottoro scol. prov. sig. Ern. l).r Cnad. L’osito dol modesimo ed il giudicio rolativo della Commissiono vorrauno comunicati fra brovo nol Foglio ufliciale dol Dominio. ELENCO D' ONORE degli allievi che alla fine dell’anno scol. 1874-75 meritarono attestato di COKTEGKO ESEMPLARE Classe I. Cardona Giovanni Gennaro Giuseppe Gregoriču Antonio Hirst Massimiliano Martissa Giuseppe Pasqualis Antonio ( lasse II. Ciieksicii Innocente SCAMPICCIIIO AnTEO Classe 1IT. Fonda Francesco Palisca Romano Clause IV. Classe V. Gazzoletti de Francesco Vigini Bartolomeo 4'lasse TI. Couol Giuseppe Dukic Francesco Krammer Enrico Iiizzi Lodovico Valentinčič Giovanni Classe VII. Leva Giovanni Kavalico Nicolö Classe VIII. Calogiorgio Aciiille Cehociiin Michele di complessiva CLASSE PRIMA CON EJIIXEXZA Classe I. Pogatsciinig Francesco Cardona Giovanni Lampiču Giovanni Martissa Giuseppe Franco Giovanni C'lasse II. Colcuc Carlo Cuersicii Innocente Classe‘111. Lius Giacomo Failutti Giovanni Classe IV. Minutti Rodolfo Manzutto Giovanni Tomasi Augusto Negki Giovanni Belli de nicolö Classe V. Lius Antonio Piccoli Antonio « lasse VI. Kizzi Lodovico Krammer Enrico Classe VII. Ravalico Nicolö Fonda Giovanni Classe VIII. Steffanutti Carlo. A V V I S O i / L’apertura deli’anno scolastico 1875-76 a v ra luogo il 16 ot-tobro a. c. colla consueta fun/.ione religiosa. L’ iscmione principierä il giorno 12 ottobre o continueržl lino al giorno d' apertura, dalle 10 ant. alle 1 pom. Gli študenti dovranno comparire all’Istituto aceompajvmiti dai rtu it or i o dni rapprcscntaiili dci medesimi, i quali sono tc-liuti a dar avviso alla scrivcnte press« quäle fainiglia intcndauo di collocarc a do/./.iua Ii rispcttivi ti<>'U o raccomandati. Cosi pure vorranno comparire muniti della fede di povertD, estesa in piena forma legale, qnegli študenti ehe vorranno aspirare all’esenzione dalla tassa scolastica. [mmediatamente dopo 1’apertura avranno luogo gli Esami di ammissiono, riparazione, ecc. Dalla Direzione deli’ I. R. Ginnasio Superiore Capodistria, li 15 A go st,o 1875. 11 Direttor« G. Babuder m v. ? v - ■