Dragan Božič I Taurisci Particolare della parte decorata di un fodero di ferro da Mokronog (lugoslavia) m secolo a. C. Ljubljana, Narodni Muzej Dei Taurisci delle Alpi orientali, che popolavano il territorio deU'odierna Slovenia centrale e Orientale e della Croazia del nord-ovest, come pure della loro storia trisecolare, dalla fine del IV alla fine del I secolo a.C., troviamo nelle opere degli scrittori antichi pochi dati. Stra-bone riteneva fossero un popolo celtico. Nauportus, Fodierna Vrhnika, che si trova a sud-ovest di Lubiana, era secondo lui uno dei loro insediamenti. La merce, trasportata coi carri dalla colonia romana di Aquileia, veniva qui trasferita su navi che la portavano sui fiumi Ljubljanica e Sava fino alla Segestica pannonica (vicino a Sisak) e poi fino al Danubio e alla regione vicina. I loro vicini occidentali erano i Carni (a cui appartenevano Tergeste, il Friuli, la Carnia e il territorio deU'odierna Slovenia occidentale). A nord confinavano con i Norici (nell'odierna Austria, con il loro centro in Carinzia), a est con i Pannoni lungo la Sava e gli Scordisci lungo il Danubio, a sud con gli lapodi, che vivevano nell'odierna Lika e nella valle del fiume Una. E possibile che i Taurisci abbiano partecipato agli avvenimenti negli anni 171-170 a.C., di cui fa cenno Livio. Nel 171 il console G. Cassio Longino parti di sua iniziativa dalla Gallia Cisalpina attraverso I'lllirico verso la Macedonia, dove voleva combattere nella guerra tra Romani e Macedoni. Per ordine del senato dovette ritornare indietro e sulla via del ritorno i suoi soldati saccheggiarono, uccidendo e incendiando, i territori dei Carni, degli Istri e degli lapodi. Saccheggiarono anche gli abitati dei popoli alpini, trascinandone migliaia in schiavitu. L'anno seguente i rappresentanti di Carni, Istri e lapodi si presentarono al senato per conte-stare i danni e le ingiustizie subite da parte dei soldati romani. In rappresentanza dei popoli alpini venne a Roma il fratello del re norico Cincibilo. In base all'itinerario che dovette segui-re I'esercito del console, e probabile che il termine "popoli alpini", alleati dei Norici, indichi proprio i Taurisci. Alcuni decenni piü tardi, intorno al 147-132 a.C., fu scoperto, secondo Polibio, sul territorio dei Taurisci, due piedi sotto terra, oro abbastanza puro. I Taurisci lo sfruttarono insieme agli Italici per due mesi, fino a quando il suo prezzo si ridusse di un terzo, dopodiche i Taurisci bandirono gU Italici per avere cosi il monopolio delle vendite. L'espulsione degli Italici non rimase senza conseguenze. Nel 129 a.C. il console G. Sem-pronio Tuditano vinse i Taurisci, gli lapodi, gli Istri e probabilmente anche i Carni e i Liburni e lo stesso fece il console M. Emilio Scauro nel 115 a.C. con i Carni e forse anche con i Taurisci. Intorno all'anno 60 a.C. i Taurisci combatterono a fianco dei Boi contro i Daci sotto il co-mando del re Boirebista, e subirono una grave sconfitta. Ma fu infine Ottaviano che nella Quattro testine di animali di bronzo da Šmarjeta (lugoslavia) III secolo a.C. Ljuhjana, Narodni Muzej Anelli digitali d'oro, dalla tomha n. 2 di Dobova (lugoslavia) Fine del III - inizi del II secolo a. C. Brežice, Posavski Muzej Catena di cinturone di ferro dalla tomba n. 2 di Dobova (lugoslavia) Fine del III - inizi del II secolo a. C. Brežice, Posavski Muzej Coltello e umbone di scudo di ferro, dalla tomba n, 2 di Dobova (lugoslavia) Fine del III - inizi del II secolo a. C. Brežice, Posavski Muzej Particolare del fodero decorato dalla tomba n. 6 di Dobova (lugoslavia) Fine del III - inizi del II secolo a. C. Brežice, Posavski Muzej K M V» ; t-< ( f i ft / ■ ■ -^fi J J ^ : v '. • ' f ' i * L ^ ii / fiv ^ X ä •■ J if' /'ff: /ji 'tA . ^ «i ^ ^^ f i - — v v Vaso di terracotta, dalla tomba n. 28 di Dobova (Jugoslavia) Fine del III - inizi del 11 secolo a. C. Brežice, Posavski Muzej guerra contro gli lapodi, i Pannoni e i Dalmati (35-33 a.C.) distrusse definitivamente la loro potenza. La conoscenza frammentaria della storia dei Taurisci e completata dalle ricerche archeologi-che che ci offrono una buona documentazione sulle vicende del territorio delle Prealpi sudorientali prima della loro colonizzazione. Si tratta dei secoli V e IV a.C., quando nella culla del mondo celtico nell'Europa centrale giä fiorisce la ricca e originale cultura del La Tene an-tico. Qui invece le genti hallstattiane continuavano a vivere in insediamenti d'altura ben for-tificati e i morti venivano inumati in tumuli appartenenti alle famiglie o alia tribu. In quell'e-poca i Celti cominciarono a trasferirsi verso sud e sud-est. La loro vicinanza e evidente nell'a-dozione di alcuni elementi dell'armamento celtico. Nel caso delle spade del sito Magdalenska Gora vicino a Šmarje e dell'elmo di Trbinc vicino a Mirna si tratta di pezzi importati. Per quanto riguarda invece i ganci di cintura triangolari traforati e gli anelli - le parti metalliche della cintura del guerriero - si Hanno, al contrario, imitazioni degli originali celtici. La tomba del guerriero di Trbinc in cui furono trovati, insieme a un elmo in ferro celtico, un'ascia da battaglia e una punta di lancia, entrambi elementi tipici dell'armamento hallstattiano, ci mo-stra chiaramente che I'assimilazione all'armamento celtico non era perfetta. Tra i gioielli trovati nelle tombe del tardo Hallstatt si hanno solo alcuni esemplari che possia-mo collegare con lo stile artistico del La Tene antico. Tra questi, due anelli digital! di bronzo da Vače, ornati da piccole teste umane, e quattro bottoni di bronzo in forma di testine di gatto da Šmarjeta (in una tomba sotto tumulo ne furono trovati almeno dodici). A differenza delle teste simili che appaiono incluse nella decorazione di numerosi prodotti artigianali del La Tene antico, si tratta qui di bottoni isolati che forse venivano portati intorno al collo. Verso la fine del IV secolo a.C. un'ondata delle migrazioni celtiche coinvolse anche il territorio prealpino sudorientale. Con la colonizzazione dei Taurisci, che giunsero, in base ai ritro-vamenti archeologici, dal bacino dei Carpazi, si concluse I'epoca di Hallstatt e comincio il periodo di La Tene, che durö tre secoli. Gli scavi nel grande castelliere Hallstatt-La Tene di Cvinger presso Stična in Bassa Carniola hanno provato che la vita vi continuö senza bru-sche interruzioni. II complesso rimase pero per un certo periodo, dopo la colonizzazione dei Taurisci, senza muro di cinta. Fibule di hromo, dalle tombe n. 49 e 36 di Brežice (lugoslavia) Seconda meta del lil secolo a. C. Brežice, Posavski Muzej II rapporto numerico tra Taurisci e indigeni non e riconoscibile perche non si possono distin-guere le tombe dei primi da quelle dei secondi. Cio dipende dal fatto che gli indigeni accetta-rono abbastanza presto non solo moltissimi aspetti della cultura materiale dei Taurisci, ma anche i loro riti funebri. I cambiamenti furono vasti e profondi. L'armamento hallstattiano composto da un'ascia da battaglia e una o due lance fu sostituito da quello tipicamente celtico: una spada a doppio taglio con fodero metallico, uno scudo in legno con umbone in ferro e una lancia con la punta a lama molto larga. II corredo maschile era costituito anche dai coltelli tipici, dalle cesoie e dai rasoi, con il fodero appeso a un cinturone a catena in due parti. Le donne, che prima portavano fibule tipo Certosa di diverse forme, fermavano ora le vesti con fibule La Tene e portavano sulle braccia armille a ovoli. Accanto alla ceramica eseguita sen-z'uso di tornio cominciarono a fabbricarne anche al tornio. Quello che cambiö essenzialmente fu il rito funebre. Si comincio a cremare i morti e le ossa combuste venivano sepolte in "tombe piatte". Le tombe scavate nel 1885 a Mokronog esem-plificano bene tale rito: nelle semplici fosse tombali, piu propriamente buche scavate per mezzo metro in profonditä e per un quarto di metro in larghezza nella roccia dolomitica, venivano deposte sul fondo le ossa combuste raccolte senza carbone e ceneri. Esse venivano quindi co-sparse di sabbia dolomitica e su questa venivano posti gli oggetti di corredo. Nelle tombe maschili si ponevano armi, spesso deformate, cinturoni a catena e utensili personali; in quelle delle donne invece solo gioielli. Malgrado cio, una rottura completa con la cultura hallstattiana non ebbe luogo. Come si e giä detto, gli insediamenti continuarono a vivere. Cos! anche le necropoli lateniane che si trovavano spesso vidno ai tumuli hallstattiani. Inoltre pochi pezzi del vasellame trovato nelle tombe hanno T impronta del La Tene; la maggior parte rappresenta la continuazione in-dubbia della produzione dei vasai hallstattiani. Quanto detto sui rapporti tra Taurisci e indigeni vale soprattutto per la Bassa Carniola. In Stiria e nella valle del fiume Sava I'immagine e assai diversa: la locale cultura La Tene non contiene nessun elemento hallstattiano. E evidente che i Taurisci si erano stabiliti in un terri-torio non abitato. Mitja Güstin divise (non senza ragione) la cultura dei Taurisci in due fasi. Quella piu antica, che copre il III e il II secolo a.C., e rappresentata dalle necropoli a Dobova e a Brežice vidno al fiume Sava, a Mokronog nella valle di Mirna, a Formin nella valle di Drava e a Slatina v Rožni Dolini presse Celje, dove appaiono element! tipici per tutto il mondo celtico (per esempio i foderi decorati a coppia di draghi o nello stile svizzero, gli umboni di scudo a na-stro, i cinturoni a catena) e anche quelli che sono conosciuti solo presso i Celti orientali: i foderi decorati nello stile ungherese, le fibule con decorazione a pseudofiligrana e i bracciali da caviglia con tre o quattro ovoli. Le armi di questa fase hanno spesso una decorazione ricca (di regola i foderi, qualche volta anche I'impugnatura della spada, i cinturoni a catena e pure i cannoni delle punte di lancia, come nei sepolcri 2 e 6 a Dobova). I gioielli invece ci offrono un'immagine differente. I piü frequenti ornamenti femminili di quest'epoca sono in varie parti del mondo celtico le cinture a catenella di bronzo e le armille in vetro, entrambe molto rare presso i Taurisci. Non sono state trovate neppure le ricche armille ornate da decorazioni a pseudofiligrana oppure con una ricca articolazione plastica. Le donne portavano invece delle Particolare dell'omamentazione del fodero di ferro dalla tomba n. 47 di Brežice (lugoslavia) Fine del 111 ■ inizi del 11 secolo a.C. Brežice, Posavski Muze) Elmo di ferro, dalla tomha n. 16^6J8 di Mihovo (lugoslavia) I secolo a.C. Vienna, Naturhistorisches Museum ,„-.35, Elementi di cinturone di ferro dalla tomba n. 47 di Brežice (lugoslavia) Fine del HI ■ inizi del II secolo a.C. Brežice, Posavski Muzej semplici armille di bronzo con una sporgenza e dei grandi bracciali da caviglia con tre o quat-tro ovoli. Si Hanno pero alcuni ritrovamenti straordinari: il fodero dalla tomba 47 a Brežice decorato da una coppia di draghi e da un motivo floreale asimmetrico tipico dello stile unghe-rese; la cintura con placche e anelli (dalla stessa tomba) che e completamente diversa dai cin-turoni maschili dell'epoca e il fodero dalla tomba 19 a Slatina v Rožni Dolini con una ricca decorazione nello stile svizzero, in parte dorato. II kdntharos di Novo Mesto, con i confronti piü vicini nel bacino dei Carpazi, sembra continuare l'iconografia delle opere artigiane del La Tene antico: la testa umana circondata da due paia di esseri mitologici, in questo caso ser-penti con corna di montone. Alia fine del II secolo a.C. si ebbero grandi cambiamenti culturali. Comincio cosi la tarda fase della cultura dei Taurisci che durö fino alia fine del I secolo a.C. e la cui esistenza e testi-moniata dalle grandi necropoli sullo Strmec sopra Bela Cerkev, a Mihovo e nel Beletov vrt a Novo Mesto. Se nella fase antica le tombe dei Taurisci erano a incinerazione, in quella tarda appaiono sia necropoli a incinerazione (per esempio a Novo Mesto), che necropoli nelle quali prevalgono i sepolcri a inumazione (sopra Bela Cerkev, a Mihovo). In certi luoghi, per esempio sul Mag-dalenska Gora, troviamo invece tombe a incinerazione ricavate a poca profondita nei tumuli di Hallstatt. A quest'epoca i Taurisci cominciarono a coniare propria moneta, che ci e nota dai tesori, da ritrovamenti in abitati, nonche da un ricco deposito nel letto del fiume Savinja a Celje. In questo luogo era anche una delle zecche. Oltre a grandi monete d'argento (tetradracmi) con la testa di Apollo al diritto e un cavallo al rovescio, venivano coniate anche piccole monete divisionali d'argento. Soltanto a Mihovo si trovarono in quattro tombe delle piccole monete d'argento che vi erano state messe come obolo per pagare il viaggio nell'aldila. In questa fase riaffiorarono alcune caratteristiche della cultura hallstattiana. Si ricomincio a deporre nelle tombe gli elmi; alcune donne portavano armille di bronzo a costolature che si distinguevano da quelle hallstattiane solo nelle terminazioni con la forma a testa di animale. Coppa di terracotta, dalla tomba n. 37 di Verdun (lugoslavia) Seconda meta del I secolo a. C. Novo Mesto, Zavod za varstvo narovne in kulturne dediščine Braccialetti di vetro colorato, dalla tomba n, Ji di Mihovo (lugoslavia) II secolo a.C. Vienna, Naturhistorisches Museum Elmo di bronzo, da Šmarjeta-Vinji Vrh (lugoslavia) I secolo a. C. Ljubljana, Narodni Muzej Le immagini zoomorfe nella decorazione a sbalzo sulle paragnatidi di tre elmi richiamano I'arte delle situle. Mentre i guerrieri erano armati delle spade di moda con un fodero che aveva un ponticello formate da due elementi ad "S", le donne amavano ornarsi con armille in vetro colorato (nelle tombe a Mihovo ce n'erano almeno venti; la piü belk, nella tomba 1657/53, e un esemplare unico) e portavano fibule, nella maggior parte di bronzo e solo qualche volta d'argento, con una lunga molla e una forma particolare. La ceramica dipinta che all'epoca ve-niva prodotta da alcuni popoli celtici non e stata trovata ne negli abitati ne nelle tombe dei Taurisci. La ragione e semplice. I vasai locali sapevano qualificare formalmente in un altro modo il loro vasellame: con cordoni o con la struttura che possiamo trovare anche sulle paragnatidi dell'elmo di bronzo trovato sullo Strmec sopra Bela Cerkev. Quest'elmo, I'unico esempio in bronzo tra gli elmi celtici orientali del I secolo a.C., a cui dan-no un particolare cromatismo i bottoni decorati con smalto rosso, venne trovato nel 1897 in una tomba che conteneva tra I'altro anche una spada norica ripiegata, un umbone da scudo rotondo in ferro e un coltello da battaglia. Questa tomba data, come del resto anche la tomba 37 a Verdun vicino a Novo Mesto (con una spada e un umbone quasi identici), all'epoca augu-stea, cioe dopo la vittoria di Ottaviano sui Taurisci. Sotto la dominazione romana questi ultimi lasciarono i propri abitati (lo provano le ricerche effettuate negli insediamenti), continuando pero a sotterrare i propri morti negli stessi luoghi di prima: sul versante Strmec del colle Vinjivrh sopra Bela Cerkev le piü antiche tombe del tardo La Tene, collocate sulle parti piü alte, vengono seguite dalle tombe romane, collocate nelle parti piü basse. Lo stesso vale per Novo Mesto e Mihovo. Inoltre conservarono anche alcuni aspetti dei riti funerari. Cio e provato chiaramente dalle tombe contenenti armi classi-che romane: il gladio, l'umbone di scudo rotondo con impugnatura lunga, anche l'elmo di tipo Weisenau. Questa situazione non poteva durare a lungo, la romanizzazione continuö senza interruzione; in questo territorio vennero nuove genti e nuove correnti cultural! da ogni parte. Con il tempo si persero cosi anche le tracce dei Taurisci. Rovescio delle monete in circolazione sul territorio dei Taurisci II-I secolo a.C. Ljubljana, Narodni Muzej