Esce una volta per settimana il Sabbato. — Prezzo anticipato d'abbonamento annui fiorini &. Semestre in proporzione._ L'abbonamentonon va pagato adaltri che alla Redazione. i , . ALCUNI PODESTÀ* VENETI DI ROVIGNO ed alcune memorie patrie contemporanee. RIEMPITURA DEL 1500. 1501. Alvise Yaleresso. 1502. Alvise Civran. 1502. Lorenzo Minio. 1503. Luca Contarini. 1521. Vido Memo. 1524. Vido Memo. 1525. Andrea Morosini. 152G. Gentile Contarini. (Si cassi l'annotazione a questo nome riportata nel N. 32 del 1850, e si riporti la memoria se6uente): Avendo i Morlacchi di Villa, onde vivere ordinatamente e pacifici, supplicato d' avere un regolamento, e che i loro Capi fossero eletti dai pubblici Rappresentanti e dal Consiglio municipale di Rovigno, ciò fu ìoro accordato con deliberazione 18 Agosto. V. 1 o92-93. 1528. Lorenzo Foscarini. 1530-31. (A questo millesimo aggiungasi quanto segue): Di questo Statuto non fu mai impresa la stampa che nel 1720, ma non eseguita che di pochi paragrafi del Libro Primo, come dirò meglio sotto il suddetto millesimo. Ora però lo abbiamo lutto stampato per gentilezza di chi illustra questa Provincia, tanto finora sconosciuta, negletta. Gratitudine a lui, e a chi glielo som-inin^trò, piena, sincera ! Fo nolo a questo proposito quanto lasciò scritlo mio avo paterno in un Avviso, che potrebbe tener luogo di Prefazione allo Statuto — che, perduto 1' antico volume del nostro Statuto (veneriamo in esso, qualunque siasi, se non altro, provvide intenzioni de' nostri maggiori), si pensò di farne un altro, e si fece quello che come io credo si conserva di presente in Comune, nulla dissimigliante dal primo, essendo in parte stalo cavato da certi esemplari, che di quello esistevano sui Libri della Cancelleria, ed essendo in parte stato preso dalli paesi circonvicini, ritrovati avere la medesima foggia di governarsi anticamente, che avevano i Rovignesi; — che, andando per le mani, conforme portava il bisogno di servirsene, manuscritto, riportò nello spazio di due secoli una prodigiosa quantità di errori;—che di molte Copie, che andavano attorno, non se ne scorgeva una «ho fosse fedele e corretta; — che anche quelle due, che si conservavano nella Cancelleria, scritte in carta pecora, avevano i loro notabilissimi difetti: mancanza cioè nella più antica di carte o per intiero o per metà, hoh poche corrose e logore all'estremità, i caratteri a foggia antica o logori o smarriti, e quindi di stentata e difficile lettura; la più recente scorrettissima e di varie aggiunte imbrattata contenenti cose .posteriori di tempo, intruse per arbitrio, e quindi Epuriate adulterina;—che dovendo il detto mio avo per uso di sua professione servirsi di cotesto Libro, si risolse nel 1757 di formarsene una Copia vera e germana, (che gli costò molta forza di applicazione e di studio, com' egli lo dice nel suddetto deriso) col confronto dei due Codici vecchio e nuovo, e di due altre Copie, conservando il testo, ma contrassegnando quei passi suppliti ai luoghi mancanti del vecchio e difettosi cogli altri esemplari, e conservando questo riguardo nelle rubriche delle materie, distinguendo le vere dalle non vere, ritenendo T istessa ortografia, ma migliorandola, aggiungendo gli accenti e l'apostrofe per rendere il senso chiaro e distinto, portando anche a buon sistema l'interpunzione a scanso di equivoci, assoggettando ogni legge a Capitoli in lettera romana, e ad ogni Articolo di legge apponendo i numeri al margine, e nel fine collocando un esalto Indice di tutti i Capi, e intitolando per conghietlura il primo Libro De gli Vffitii, non sapendo qual titolo si avesse, perchè la prima facciata del vecchio Statuto non era intelligibile — così riducendolo ad un termine, che mai fin allora erasi visto. 1531 aggiungasi 32, e si premetta alla riportata memoria la seguente: Ci n Terminazione 23 settembre 1531 ordinava la buona tenuta dei Libri, e la regolarità delle partite nei Registri del Cancelliere, e del Camerlingo del Comuiie, che prima erano in tutto disordine. 1532. Vido Memo. 1533. Pietro Burla Vice-podestà — forse Io stesso di cui parlasi sotto Vittorio Michiel N. 32 del 1850. 1533. Polo Diedo Vice-podestà. 1536. (Giov. Alvise Zane) Sanudo e Barbo Sindaci di Terraferma con Terminazione 29 dicembre ordinavano, che i Podestà di Rovigno dessero porzione delle condanne a questo Comune, nè potessero condannare li delinquenti più di quello voleva lo Statuto secondo i casi; e davano altre regole circa le accuse per danni campestri. 1539. (A questo millesimo aggiungasi tra loggia a innanzi) in S. Damiano, più 'ardi ridotta ad uso di Cancelleria, ed ora locali della Cassa comunale, ecc. Si vede ancora in una colonna della loggia scolpito il passo veneto, che avrà servito in allora di regola pei cosiddetti Passetti. 1542-43. (Tra boschetto e dello scoglio pongasi) di elici e bosso. 1545-46. (Tra stessa e Sfrarrmazzarono aggiungasi) in pericolo di essere colpito da uno dei.....che tenevano la Pala dell' altare, spezzato quasi un passo dalla saetta; e di tal sorta fu il calore, che tutti i peli del petto giù dalla parte occulta fino alla coscia gli si bruciarono. 1549. Giov. Battista Slichiel. Con Terminazione 27 settembre ordinava, che le crivelladure dei frumenti fossero del Fondaco, e non più a benefizio del fonda-chiere. 1550. Giov. Francesco Molin. Con Terminazione 13 novembre prescriveva l'esazione dei ferratici a misura colma.— Dopo l'introduzione della imposta fondiaria, il Comune li riscuoteva a misura rasa per il calcolato quinto di abbuono. Ora (marzo 1851) per la legge dell' esonero del suolo vennero reluiti in danaro con modico ragguaglio, ed affrancagli. 1555. Marc'Antonio Rimondo, e Mattio de Furlani Vice-podestà. Con Terminazione 21 luglio prescrivevasi il buon ordine da tenersi nel governo della Sacristia di S. Eudemia. 1560 aggiungasi 61. I sindaci di Terraferma con Terminazione 9 luglio regolavano le competenze dovute per le pegnore fuori di Rovigno. E con altra Terminazione dei 19 detto proibivano in relazione ad anteriori disposizioni, di pascolare animali forestieri in questo territorio ; che alcun forestiere non potesse esser vicino, se prima di otto giorni non capitava a star in questo Castello a loco e foco; e che gli animali forestieri, pascolando su questo territorio, fossero subito confiscati — tenendo obbligati questi Podestà della esecuzione di tali ordini, sotto pena di D.ti 100. 1561. Nicolò Michiel. Con Terminazione 27 dicembre ordinava, che i frumenti e le farine del Fondaco non si potessero più vendere a minor prezzo del costo, sotto pena di 1. 100 al fondachiere. 1562 aggiungasi 63. 1563. (26 e non 28 ottobre.) (Si cassi l'aggiunta fatta nel periodico N.41 del 1850, circa questo millesimo, e si ponga): Fa posto questo millesimo sull'architrave dell'Arco toscano della Torre in Città, a ricordo che allora fu costruito l'Arco medesimo. Forse a quell' epoca fu anche ingrandita la Torre, e migliorato il Pónte levatojo, dal quale tuttora quel sito conserva il nome di Ponte, che fu demolito nel 1767, e il beli' Arco distrutto in un alla Torre nel 1843 sotto il Podestà sig. Giuseppe Blessicb. (V. i miei Cenni sopra Rovigno al N. 39-40 del 1849.) Non saprei poi combinare la seguente Iscrizione, eh1 e-ravi nel muro esterno della ;Torre verso ponente, la quale benché scalpellata rilevasi e si conserva. SI PI O N I BENSONO PRAET. INTEGERRIMO JUB. DOM. EREX1T M D L X111. (Al 1566 aggiungasi 67, e la seguente memoria.) Nel 1567 fu fatta la confinazione della grande Finida. 1569. Angelo Trevisan. Con Terminazione 30 A-prile comminava la pena di J. 50 contro quei cittadini, che rifiutassero Cariche comunali, oltre che privi di seder in Consiglio per un anno continuo, e di poter avere alcun offizio e benefizio del Comune. E con altra Terminazione (che non ha data) ordinava, onde meglio regolar 1' amministrazione del Fondaco, che in seguito fosse ad imitazione d'altre ben governate Città eletto uno Scontro al Fondaco per controllare appunto l'amministrazione del fondachiere, e ne dava il relativo regolamento; proibendo in fine che lo Scontro fosse della stessa famiglia del fondachiere. 1570. Angelo Dolfin. 1570. AntoniOjZorzi. Con Terminazione 6 maggio ordinava, che i pegni di debito non si potessero vendere al pubblico incanto nei giorni di Domenica, nè nelle feste comandate in osservanza del precetto di santificazione, e nemmeno nei sabbati, perchè giorno di riposo all' Israelita. Sebbene nel 1647 vi era quivi "una sola Casa di Ebrei, li sig. Abram e Lucio Stella, come accenna il Vescovo Tomasini nella sua Istoria dell' Istria parlando di Rovigno, il primo molto virtuoso e versato nella poesia, e 1' altro nei negozi, molto amati per la loro modestia e civile trattamento,, — pure questa disposizione rapporto ai sabbati darebbe credito alla vaga tradizione, che qui in antico vi era un Ghetto, il quale perfino viene anche designato tra la Casa Cherin in contrada Parenzo, e la Casa Ive in contrada Grisia, anzi le ossa umane ritrovate nell' escavo all' epoca del ristauro della Casa Iva pretendesi fossero dei morti Ebrei, e che in quella località avessero il loro Cimitero. 1570. Nicolò Memo. Con Terminazione 1. Ottobre ordinava, che non potessero essere duo Giudici d'una Casada. 1572-73. Stefano Minio. Ai 4 febbraio 1572 seguì la confinazione della piccola Finida. • 1573. Antonio Cicogna. Ai 25 giugno fu reduto l'istromento di revisione e di nuova confinazione tra Rovigno e Valle. 1573. Scipion Minio. 1574. (Alla memoria nel N. 32 del 1850 premettasi la seguente.) Con Terminazione 8 maggio proibiva di ricercare e poner mano nei Libri della Cancelleria sì civili cha criminali senza licenza, onde togliere che più non si abusi degli stessi col trafugarli o strapparne le pagine. 1576. Alessandro Paruta. ""■'' 1577. Gasparo Salamon, 1577. Alessandro Donà. Con Terminazione 13 ottobre ordinava, che nessuno potesse prender danaro dal Fondaco nel tempo della riscossione dei frumenti dei suoi terratici. 1579. Antonio Zorzi. Con Terminazione 21 set- tembre regolava i prezzi dei vini terrieri a vantaggio della povera gente, fissandoli dal 1. settembre a tutto dicembre a soldi 23, dal 1. gennaio a tutto aprile a soldi 28, e dal 1. marzo alle vendemmie a soldi 27 al Secchio. 1582. Giacomo da Riva q. Ettore: 1583-84. (Aggiungasi a questi millesimi dopo Scip. Benz. P. 1584): riedificata nel 1750 giusta memoria sulla soglia superiore della sua porta. 1586. Marin Boldù. 1589. Marin Boldù. 1589-90. Gabriel Morosini. 1592-93. (A questi millesimi aggiungasi): Con Terminazione 23 marzo 1592 ordinava, che i fondachieri dovessero dare pieggieria e sicurtà del Fondaco. Dietro istanza dei Giudici e Sindaco di Rovigno reclamanti il diritto di eleggere il Zuppano di Villa, come fu da quei Morlacchi supplicato e loro concesso nel 1526, avendosi in seguito fatto lecito di contravvenirvi coli'eleggersi da sè stessi il loro Zuppano; sentiti i Villici stessi, che non seppero addurre altro se non se da molti anni ciò facevano, e che perciò non dovevasi innovar cosa alcuna; il sud.o Podestà decise con Terminazione 22 luglio 1592, che 1' elezione del Zuppano dovesse esser fatta per l'avvenire dal Podestà e dal Consiglio comunale di Rovigno, colle norme dei Capitoli stabiliti sotto il Contarini, il qual Zuppano durasse soltanto sei mesi.— Sotto i Governi Austriaco e Francese 1' elezione del Zuppano facevasi da questa politica Autorità; ed ora approftittando i Villici della nuova Legge comunale, vollero essere Comune indipendente, e si elessero i propri rappresentanti. Vedendo non eseguiti dai Giudici del Comune i loro obblighi secondo lo Statuto di accompagnare cioè il Podestà ogni qual volta usciva di Palazzo, e che d'altronde si assentavano dal luogo senza di lui licenza ; considerando anche che il loro salario erasi aumentato arbitrariamente di tempo in tempo da quello stabilito dallo Statuto medesimo, e per conseguenza non più proporzionata la pena di soldi 5 alle loro mancanze —con Terminazione 28 novembre 1592 richiamava in vigore i suddetti obblighi dei Giudici, accrescendone la pena a 1. 1: 4. Con altra Terminazione dei 22 dicembre 1592 comandava, che nel tempo stesso che finiva il fondachiere il suo incarico, dovesse finir pure quello del Cancelliere del Comune, e non prima come per Io passato, onde così uscissero di Carica nel tempo stesso : ciocché coincideva eziandio col cessar dalla Carica il Camerlingo; onde con ciò si potesse avere dell' amministrazione del Fondaco un pronto reso-conto, al quale era il Cancelliere tenuto. Avendo considerato i grandi debiti del Comune, e the i salari erano di tempo in tempo accresciuti senza la superiore sanzione —fu preso in Consiglio li 31 dicembre 1592, che per poter pagare i debiti gl'impiegati comunali rilasciassero la metà dei loro salari. Ciocché in seguito fu approvato dal Podestà con Terminazione 27 giugno 1573, aggiungendo anzi, che tale deliberazione durasse fino a tanto il Comune fosse rintegrato del suo credito verso i suoi salariati per l'arbitrario accresci- mento del loro soldo conseguito, e che poi stesse nel Consiglio di poter statuire gli aumentati 6alari. La qual Terminazione fu sancita dalla Carica di Capodistria li 21 Agosto.— "Non è questa la' sola volta di tale esempio generoso negl'impiegati dell'antico Comune, chè fu rinnovato di poi oltre varie volte anche nel 1706; ed in presente forse stenterebbesi trovare tale liberalità, tanto amor patrio. 1598. Anzolo Giustinian. LETTERA Del Conte GIANRINALDO CARLI Giustinopolitano. Intorno ad alcune monete, che nelle Provincie del Friuli, e dell' Istria correvano ne' tempi del Dominio dei Patriarchi Aquilejesi. Al Nobile, e Reverendissimo Signor Abate GIUSEPPE BINI Protonotario Apostolico ed Arciprete di Gemona. (Continuazione V. N. 13.) De' Fiorini d' oro, tanto frequenti ne' contratti dei Friulani, e Istriani, dirò esser eglino battuti a Firenze. Baptista in Italia sculpitur in Floreno Florentinorum ; dice Benvenuto d'Imola nel commento della Commedia di Dante, Antic/uit. Italie. Tom. II, col 1134. Fu detto Florenus a Florentia ove éoniavasi; come impariamo da un passo della cronaca Manoscritta delle Città, Iodata dal Pignorio nelle note all'Istoria del Musato, rapportato dal Signor Muratori, Antiquit. Italie. Tom. II, col. 606, eh'è ab ipsa Florentia nontinatis Florenis. Ha da una parte S. Giovanni Battista Protettore della Città, coll'e-pigrafe S. JOHANNES. B. e dall'altra un giglio col nome per lo più di FLORENTIA. Con altra leggenda.veder se ne possono presso i Signori Muratori, Vittorio Bor-ghini ed altri. $BelIo che spetta a me è il rivelare di quanto valore fossero nelle nostre Provincie sotto il dominio de' Patriarchi. Era questo di sessanta tre danari aquilejesi; avendosi nel mio codice MS. Recepii ab eo-dem Florenos vigiliti unum in ratione LXIII denar, prò quolibel. Vero è però, che secondo le solite vicende delle monete alle volte ne contasse 64, onde dell'istes-so valore fossero de'ducati d' oro, come afferma Giovanni Musso, che scrivea la Cronaca Piacentina nel 1388. Rer. Italie. Script. Tom. XVI dicendo usque in Florenos, sive ducalos LX, auri; e alle volte più e meno secondo i tempi: ma fermandoci al prezzo ordinario le diremo di denari sessanta tre> come qui abbiamo osservato. Vengo ai Ducati d'oro. Era questa una moneta, che si batteva, o continuavasi a battere qui a Venezia, e che noi chiamiamo Zecchino. Ha da una parte S. Marco, che al Doge in ginocchio consegna lo stendardo Ducale, col nome intorno dello stesso Doge sotto cui si batteva; e dall'altra parte del Santo S. M. VENETI, cioè Sanctus Marcus Veneticus. Dal rovescio il Salvatore in mezzo ad una corona di stelle colle parole SIT. T. XPE. DAT. 0. TV. REGIS. ISTE. DVCAT. Il Chiarissimo Sig. Muratori Antiq. I tal. T. II, col. 650, interpreta tale e-pisrafe in tal maniera. SSJT. TIBI. CIIR1STE. DAT Vii. QVIA. TY. REGIS. ISTE. ^VCATVM. Veramente è il senso alquanto confuso. Sit libi Christe datum, cosa mai? con che si ha da accordare tal neutro? Quia tu iste regis Ducatum. Non ci veggo buona sintassi. Dice però il Chiarissimo Signore, che si ISTE prò IPSE ac-cipiatur.. . seiisus eorumdem verborum ret te se habet: ma non intendo io per qual motivo non abbiano coniato IPSE invece di ISTE, quando questo prender si doveva per quello. Soggiunge perchè, che quell'ISTE si potrebbe riferire al Doge, il quale regge il Ducato: ma il senso diventa più oscuro. Mi permetterete voi dunque, che per tal confusione mi discosti dalla interpretazione di un vostro sì grande Amico, al quale io, come sapete, professo somma venerazione, e che m'ingegni di farne un' altra. Quella però che io penso doversi fare dalle sigle sovrapposte, e che consigliata, fu da chi ha buon odorato approvata, è questa: S1T. TIBI. CHRISTE. DA-TVS. QVEM. TV. REGIS. ISTE. DYCATYS. La trasposizione delle parole, nata per isforzo del verso non turba in alcuna maniera la chiarezza del senso, eh' è Christe, iste Ducatus, quem tu regis sit datus libi. Io sono persuaso, che non avrete per accordarmela dubbianza alcuna. Sotto qual Doge fossero; per la prima volta coniati i Ducati d' oro lo dicono gli Scrittori delle cose di Venezia. In questo tempo (sotto Giovanni Dandolo Doge) si battè per la prima volta il Bucato d' oro, che oggi si chinina Zecchino seri ve'* il Sansovino nella Venezia della ediz. seconda p. 87T. Tanto affermano Marino Saouto, nelle Vite de'Dogi Iter. Italie. Serij). Tom. XXII, col. 575 e Rafaino Caresino continuatore della Cronaca di Andrea Dandolo Tom. II, Rer. \Italic. Scrip. Tom. XII, col. 400, dicendo'del suddettto Giovanni Dandolo qui eliam Ducatos aureos primitus fieri jussit. Ora io farò al Pubblico palese l'anno, il mese, ed il giorno in cui fu dal Consiglio di Quaranta presa parto di batterli la prima ,volta, col produrre un inedito, documento graziosamente favoritomi da.^ È. Sig. Antonio Grimani a S. Ubaldo, che Ib conserva apogrifo nel vasto suo Archivio di Manoscritti. uTempore Serenissimi Dup.ìs D. Johannis Dandulo MCCCLXXX1I1, in libro luna maj iris Consilii p. 49.„ Vie ultima Odobriš capta fuit pars, quod debeat laborari moneta auri communis, vide-licei 67. prò marcha auri, tam bona, čf fina per au-rum vel melior ut Ftorenus, accipiendo aurum prò ilio pretio, quod possit dari moneta per decem, óf odo gros-sos, éf fiat cuin illa stampa, quae videbitur Domino Duci, Corisiliariis,