Anno III. Capodistria, Gennaio 1905. PAGINE ISTRIANE PERIODICO MENSILE In memoria del dottor Marco Tamaro Dunque la Patria 6 stata visitata ima volta ancora dalla sciagura; dunque la fredda salma d' uno degli scrittori e patrioti nostri che piu ammirammo ed amammo h scesa ne' si-lenzii pei-petui della tomba; dunque lo sgomento che segue a' fati piu tristi ha in signoria le anime nostre e le rende sconsolatamente pensose deli' incognito avvenire. Sapr& e vorr& la gioventu istriana ricalcare le orme deli' insigne defunto ? Al dileguare di uno spirito che lascid dietro di se tracce cosi lu-minose, dovrebb' essere lecito di ripetere al meno, con la sag-gezza antica, che gli esempii trascinano. Dovrebb' essere, dico, ma oggi in veritži non e. Tutto ch' e di piu volgare monta oggi irresistibile intorno a noi e tende a far strazio d' ogni bella e pura cosa. Pur troppo. Ma eccomi allo scopo di cotesto mio scritto. Per via d' una combinazione fortuita e che qui sarebbe lungo, oltre che fuor di luogo, rammemorare, io ebbi a chiedere al dottor Marco Tamaro, due giorni innanzi lo scorso Natale, i ragguagli pili indispensabili intorno alla vita e ali' opera sua. La risposta mi giunse in capo a ventiquattr' ore, il ventiquattro dicembre, e diceva, tra altro: «La obbligantissima sua di ieri «mi ha trovato a letto, dove languo da parecchio tempo, e y Tommaso nella cittfi di Capodistria 6 opera sua; questo depentore viene ritenuto il maestro di Vettor Scarpazza il quale fu concittadino e maestro di Nazario Bastian entrambi di Capodistria.« II pittore Nazario Bastian di cui fa cenno nelle sue memorie questo padre minorita, non sarebbe altri che Lazzaro Sebastiani e per spiegare la differenza nella dicitura del nome di questo pittore ci baster/i rilevare che negli antichi documenti si legge sempre Leazario per Nazario e che il popolo di Capodistria dice ancora in oggi Lezario e Lazzario per Nazario. Negli studi recenti del Molmenti e del Ludwig sull' origine e sulla vita di Vittore Carpaccio viene rilevata 1' influenza artistica esercitata da Lazzaro Sebastiani sulle opere di Vittore Carpaccio, venendo alla conclusione che il Sebastian fosse 1357. 29 agosto. — Cum alias scriptum fuerit.... Potestati et Capitaneo Iustiiiopolis, et. . . . id quod scriptum fuit nondum est adim-pletum .... Sibi scribatur.... Intellecta petitione magistri Petri medici lilij quondam magistri Cleregini----et----responsione vestra----man- damus vobis .... quod faciatis Sibi disocupari et relasari domum siiam in qua habitat Cancellarius vester, Ita quod in ea habitare .... valeat. — Atti e Memorie, anno 1888, Vol. IV, Fasc. 1° e 2° pag. 116. Senato Misti vol. XXVIII (1357-1359). 2) Nella chiesa campestre di S. Elena. - Un altro Clerigiuus de Iustinopoli, probabilmente il di lui flglio, e 1' autore di alcuni affreschi che esistevano un tempo nella chiesa della Madonna nuova fuori le mura della borgata di Portole: Cleriginus de Iustinopoli pinxit 1471. stato il maestro di V. Carpaccio. Forse, questi illustri critici d'arte, basati sulle medesime osservazioni avrebbero potuto essere condotti a formulare un giudizio opposto. Cosl dal confronto dei risultati ottenuti dalle odierne investigazioni scientifiche, ai fatti rivelati da queste memorie calme e serene, dettate in epoca lontana ed ignorate dal raondo scientifico, avremmo potuto af-fermare come un bandolo illuminato ed afferrato dalla scienza, trovasi mummificato nella vecchia cronaca. La chiesetta di S. Tomaso dove le memorie del minorita accennavano trovarsi un' opera del pittore Clerigino di Pietro Clerigino, mi era nota per la sua semplicita, e per 1' assenza assoluta di qualsiasi quadro che potesse attirare 1' attenzione del visitatore. La curiositft ed il desiderio di rovistare mi porto a quel-1' Oratorio nel quale non mi fu possibile scoprire il dipinto ch' io cercava e tanto meno immaginarmi qual pošto avesse potuto occupare negli spazi ristrettissimi delle pareti traforate da porte, hnestre e lucernai, che d' ogni parte la illuminano e la deturpano. Una buona vecchia del vicinato alla quale confldai la mia curiosita mi disse che il dipinto ch' io cercava esisteva ancora, nascosto sotto un drappo di tela juta che occupa tutto il vano deli' unico altare e fa di sfondo ad un quadro che rappresenta la Madonna. Fatte le prati che richieste dal caso, mi fu concesso vedere 1'alf'resco del Clerigino i! quale benohč deteriorato dal tempo e deturpato da un ignorante restauratore, si rivela uno di quei lavori dei primi maestri italiani, i quali sottrassero 1' arte dal giogo impostole dalle barbarie e continuarono l'arte delFaffresco tramandata da quei depentori, che nelle barbarie deli' eta di mezzo non ne avevano intralasciato 1' esercizio e, nell' adornare le pareti delle Chiese che a gara s'innalzavano da ogni repub-blica o municipio, la perfezionarono ritraendola dalla grettezza e dalla monotonia. Mi portai in seguito a visitare la soppressa Chiesa di San Giacoino, la scuola popolare d' un' epoca passata, dove due se-coli sono s'impartivano ai fanciulli del popolo i primi rudimenti della dottrina cristiana. Questa antica chiesa prospetta la piazza del Brolo e si presenta rustica a corsi orizzontali di riquadri in pietra viva. Le due finestre ogivali che ai lati longitudinali la illuminavano sono marate: oggi ritrae la luce da due fori semplicissimi aperti in alto ai lati del portale prospiciente la piazza, a cui sovrasta un campanile, di mattoni rossi, sporgente sopra dne grossi modiglioni, coperto da una cuspide cuneiforme, sorretta ai lati da bellissimi archetti lombardeschi che lasciano scorgere due campane mute e irrugginite: tutta la sua grazia artistica 6 concentrata in questo punto solo. Nell' interno il tetto lascia visibili le travi; sulle nude pareti stanno appesi in alto due quadri, uno dei quali, deterio-rato alla base, meriterebbe di essere esposto alla pubblica ammirazione. II carattere di questo dipinto e quello della scuola di V. Carpaecio. Non porta ne firma ne data ed ebbe la rara fortuna di essere stato rispettato dai restauratori; vera fortuna, che valse a preservarlo intatto nella sua fine semplicita, nel senti-mento calmo e contenuto che lo intb'rma. II disegno dei Santi che rappresenta, appare coridotto con accuraitapazienza e pre-cisione, il fondo e chiaro limpido, sicche le dueifigure spiccano nei loro contorni; non vi e la rigidezza ne il colorito fosco di Benedetto Garpaccio, ma lo studio acciu'ato del vero, un cleli-cato senso di naturalezza. La scena di questo quadro deve avcr inspirato Benedetto Carpaccio nel dipingere il quadro: il nome di Gesu, che sorge sul primo altare di sinistra della Chiesa del convento di Sant' Anna di questa citta. Benedetto Carpaccio pinxit a. MCXXXXI'). l) La dimora della famigiia Carpaccio nella citta di Capodistria, viene suffragata dai seguenti docuinenti scoperti in cjuesti ultimi tempi dal chiarissiiuo prof. Francesco Majer: Anno 1545. In un instrumentum quiaetationis del notaio Pomponiun Ducainus figurano come testimoni it mcigistro Tonelo de (jedo ed il magistro Benedicto Scarpaccio. tPagine Istricme», Anno I, N. 5, pag. VII e VIII. Anno 1545. Magister Benedictun Carpatius pietor prende in affitto per la dura ta di anni nove la časa di vincentius filius ser johanis-antovj a Curia esistente in contrata Porta S. Martini prope domum Ser Alojsii Bonzanini Ser Andreae Bembo et alios con/Ines. L' affitto di questa časa da parte della famigiia Carpaccio, lo vediamo rinnovarsi sino ali' anno 1575. — Durante questo periodo i suoi proprietari si cambiarono, cosl che nello stesso anno 1575 Ser Nicolo lionzano e Domina Behedelta di lui moglie rinunciano a magistro Vectorio Carpatio (figlio di Benedetto) ibidem presenti et pro heredibus suis stipidanti et recipienti om- Per lunga serie di secoli il fervore religioso e le vicende dei tempi coneorsero ad adornare con dipinti di pittori in-signi la Chiesa di questo convento, chiamato piu propriamente di Santa Maria degli Angioli eretto da tempo remotissimo dai padri Minori Osservanti di S. Francesco. Nelle carte del suo archivio furono letti i nomi dei pittori i quali lavorarono a decorare colle loro opere la Chiesa, sugli altari della quale oltre a un quadro di Gerolamo di Santa Croce, uno del fiammingo Mera, un altro di Palma il giovane e quello gi& nominato di Benedetto Carpaccio, sorge nel coro dietro 1' altare maggiore la celebre ancona di Giovanni Battista Cima da Conegliano, della quale sino a questi ultimi tempi, 1' archivio del convento non poteva offerire alcun documento riferibile alla allogazione di questo lavoro, cio che congiunto alla soppressione della data e firma del pittore, favoriva il dubbio sulla sua autenticita. E questo dubbio pare sia sorto al vescovo justinopolitano Paolo Naldini quando nella sua Corografia ecclesiastica della citt& e diocesi di Capodistria, accennando a questo dipinto dice: in piu quadri deli'ancona maggiore della Chiesa di S. Anna impiegarono i loro famosi penelli Zambellino e Conegliano. Recente e interessantissima per la storia deli' arte vene-ziana, lumeggiante alcuni fatti della dimora del Cima nella citt& di Venezia fu la scoperta delli autografi di Zuan Batista de Conejan depentor e del maestro Vetor da feltre intajador, che riguardano 1'impegno da loro assuntosi in data Venezia 18 Aprile 1513 in časa de confinio Sancti Lucae Venetiarum verso il Signor Alvise Grisoni, cittadino di Capodistria, procu-ratore dei Padri di Sant'Anna. Nel primo autografo Zuan Batista da Conegian s' impegna di fare per la gesia deli renerendi frati de santa ana una pala de pictura con le figure anotate sulo disegno dalo per lo intajador e questa per pretio de duckati setanta. nino jura, una časa sita in contrata P1 S. Martini, coll' obbligo di paga.e annualmente al Convento dei Serviti di questa citta g. 25. Anno 1683 Bocco de Marchi di Venezia, figlio di Mattio barcariol sposo domina Giacomina figlia del qm. maestro Nicold Carpaccio (fu Benedetto). Questa domina Giacomina, quale unica superstite di Nicold Carpaccio, possedeva una časa in conlrada del Porto, ossia della Grisa acquistata da Vittor Carpaccio (figlio di Benedetto) nell' anno 1575 da Nicold Romano e domina Benedetta di lui moglie. Archivio Municipale di Capodistria N. 1325 ex libro V ad Cart. 59. Dall'altra parte maestro vetov da feltre intajador, s'im-pegna di fare una pakt de altar de legname intaiado segondo el diseg.no a tutte sue spese compresi agudi brochj et cota per ducati trentauno. Nel primo autografo farmo da testimoni Vetor intajador da Feltre e Marcho lutian depentor; nel secondo Zuan Batista da Conegian depentor e Marcho lutian depentor. Entrambi questi Javori dovevano esser completati e con-segnati pel Natale dello stesso anno 1513. Colla scoperta di questi doeumenti, dovuta al Reverendo padre bibliotecario ed Archivista del Convento, Giacinto Repich, sfumano tutti i dubbi sorti sulP autenticita di questo lavoro e ci fa conoseere 1' anno in cui fu eondotto. II Crowe ed il Cavaleaselle parlando di questo quadro, 10 dieono lavoro cosi debole nella sua esecuzione da preludere la ven uta d i Gerolamo cli Santa Croce. Questo giudizio, fa rainmentare quello presso a poco eguale, in cui fu eondotto 11 Molmentil) parlando dei lavori di V. Carpaccio sparsi nelle citta e borgate deiristria. Giudizi che trovano la loro spiega-zione nell' eta avanzata che avevano questi pittori quando le condussero. Da quel poco che si sa intorno alla vita di questi due sommi artisti e interessante il vedere come si sieno dileguati da Venezia, campo della loro gloria, quasi nel tempo istesso; Vittore Carpaccio per ritornare nell' aprile del 1516 nella sua Capodistria 2), il Cima nell'agosto deli' anno stesso a Conegliano3). Questa coincidenza trova la sua origine non tanto nel desiderio innato nell' uomo di ritornare a passare gli ultimi anni della vita nel luogo natio, quanto nell' influenza dei nuovi tempi che doveva concorrere a formare un ambiente artistico inadatto alle loro consuetudini; tutto veniva a mutarsi, tutto coilsigliava a questi vecchi campioni del 400 la ritirata. II silenzio che si fa attorno alla loro vita specialmente a Venezia dove traseorsero gran parte della loro esistenza, trova ') P. G. Molmenti. II Carpaccio e il Tiepolo. — Torino, Ronx e Favale, 1885. 2) La časa del pittore. »Pagine Istriane«, Anno I, N. 9-10. 3) Don V. Botteon e Dofct. A. Alipraudi. Ricerche intorno alla vita e alle opere di Giambattista Cima. — Conegliano, Tipo-Litografia F. Ca-gnani, 1893, pag. 33 e seguenti. di venir rotto dalle notizie e dalle tradizioni che si conservano inalterate e care nelle cittadette che li vide nascere e nelle quali ritornarono a passare gli ultimi anni della loro vita. Alcune volte il dubbio o il mistero che avvolgono certi momenti della loro attivita artistica, o la designazione del luogo della loro nascita vengono dileguati dal tenore di alcune com-missioni date a questi artisti dai maggiorenti del comune, dai gastaldi di qualche scola o fraterna e dal Veneto Senato. A questo proposito 6 interessante rilevare il tenore e la dicitura di una commissione data ai pittor: Giovanni Bellini e Vittore Carpaccio dal Veneto Senato con decreto d. d. 27 Settembre 1507 '), nella quale si accenna al fidelissimo concitladino nostro Znan Belin e si nomina Vittore Carpaccio semplicemente maistro Vetor dieto Scarpazza: adunque ne fedelissimo ne cittadino nostro; pero volgarmente detto Scarpazza. Da questo decreto del veneto Senato, scrupolosissimo nel rilevare qualsiasi qualifica delle persone di cui fa menzione, ed in ispecie se cittadini Veneziani, si deve conoludere che se Vittore Carpaccio per la farna e considerazione che godeva fosse stato veneziano, non poteva essere nominato in un Decreto del veneto Senato in un modo tanto democratico. Benche la patria di Giovan Battista Cima, non sia contra-stata come quella del suo amico Vittore Carpaccio, pure non mancano sbagliate indicazioni del suo luogo natale. Nelle ricerche intorno alla vita ed alle opere di Giovanni Battista Cima2) dei chiarissimi Don V. Botteon e Dott. A. Ali-prandi si trova, che aneorehč il pittore stesso si firmasse nelle sue opere Giovanni Battista da Conegliano o Cima da Conegliano, ed indicasse cosi indiseutibilmente il suo luogo di nascita, nei libri d' arte, storici e critici, spesso lo dicono va-gamente oriundo dal Friuli ed altri lo fanno nascere a dirittura ad Udine. A confermare maggiormente che Cima ebbe i natali a Conegliano si presta anche in questa occasione un documento che si riferisce ad una commissione data al pittore dalla scola coneglianense dei Battuti, relativa ad una pala per la chiesa di quella Confraternita; in questa convenzione tra altro e detto che finito il lavoro, i gastaldi avessero a pagarne prontamente Misti Consiglio dei Dieci (1506-1507), pag. 31 e 154 verso. Ripor-tato dal Molmenti, opera citata, pag. 65-66. *) O. c. il prezzo pattuito, salvoche ipse magister Baptista, respectu patriae suae Conegliani, unde ortum habuit volesse in parte rinunciare alla raercede '). Ho creduto bene accennare a questi fatti, alcuni dei quali tuttoche vestano un carattere di un valore molto relativo, po-trebbero ali' occasione, sensibilizzati da luce piu viva, presen-tare maggiore interesse e concorrere ad illustrare le consue-tudini di uomini singolarmente celebri, dei quali e ignorata gran parte della loro vita. D. B. Pola nel 1658. In quale squallido stato si trovasse Pola a meta del se-colo decimosettimo (squallido sotto tutti i rapporti, anche quello sanitario, se gli abitanti atti al maneggio delle armi risulta fossero appena 120, da quali poco frutto puo sperarsi), sta registrato nel dispaccio 26 maggio 1658 di Girolamo Priuli Capitano di Raspo, dispaccio che ci offre una descrizione della citta nonche un inventario del materiale di fortezza, esistente fino dal 1651; cui s' aggiunga dello stesso anno 1658 un disegno, nel quale vedesi rappresentato il porto di Pola con la citta, murata, la fortezza e 1' Arena 2). II dispaccio del Priuli, in giro per 1'Istria, e diitato da Pinguente; e a me parve tempo bene speso trascrivere ogni cosa per le Pagine Istriane, perche non puo nori interessare i suoi lettori quanto riguarda questo porto militare, famoso sotto tutti i domini. Dr. Cesare Musatti Ut supra pag. 14 da documenti del tempo. a) B. Arch. di St. in Venezia. II dispaccio sta nei Dispacci o lettere Istria del 1658; il disegno, a tergo del quale si legge che 4'u spedito dal Capit. di Raspo il 26 maggio 1658, nell'Archivio dei Sopraintendenti alla Camera dei conflni. E qui rendo grazie sincere ali' ogregio Cav. Prof. Giuseppe Giomo, vicedirettore dell'Archivio, che di detti documenti m' age-volo la ricerca. Arch. di Stato in Venezia. Capodistria Dispacei Senato 1657, 1658 Ser.mo Principe Terminata la fontione della seielta delle 500 Cernide et ispedite al-P obbidienza deli' Ecc.mo s. Proc.r Gnl. in Dalmatia, corne la Ser.ti V.ra h a vera inteso di altre inie hum.e. Nel punto di mia partenza per la res-sidenza mi capitorno li commandi deli' EE. VV. per rivedere i bisogni della Cittš, di Pola non men, che di quelle parti per dame contezza di quanto fosse opportuno per la diffesa della Citta medesima, et si come col solito del mio devotiss.mo ossequio mi humilio sempre ai pubblici su-premi decretti. cosi non posso che assicurarle della mia pronta obbidienza. mentre per altro conosco non arrivare le mie debolezze a quel segTio, che meritano i publici urgentissimi bisogni. Diro donque con puro zelo alla Ser.ta V.ra : haver osservato nel tempo che in quella Citta mi son trattenuto quello che distint.e le riferisco. La Citta stessa di Pola circonda passa 1050. Questa s' attrova cinta di Muraglia Vecchiss.ma con Torre, et Torrioni antichiss.ini senza terra-pieni, et nelle maggior parti piu ruvinosi, che difensibili, et alla parte del Mare presso le Monacche vi mancano molti passi Muraglia gia molti anni caduta per la sua debolezza. Le Porte di essa Citta sono di sernplice Tollaine, senza restelli n6 serrasinesche. manco sicure che qual si voglia altra časa privata. Gli habbitanti, che diinorano atti al maneggio deli' armi, puono essere c.a cento, e vinti, da quali poco frutto puo sperarsi. S' attrova fuori della Citta una perfettiss.ma fontana che sboca nel Porto dove ogni Galea, et Vassello puo poner scalla in terra, et il pre-servarsi q.ta io reputo il piu esentialiss.mo effetto per il servitio della Citta Fortezza et Porto, mentro in altri luochi ne vicini ne lontani, non s' attrova acqua viva. Al di fuori s' attrova una Contrascarpa antichiss.ma di Muraglia sino alla meta terrapienata ; il restante sono Merli antichi la maggior parte dirrupati a ter.ne che i soldati non puono star coperti, a sbarar il Moschetto. Oltre che di presente vi sono attaccate sino ali' istessa eontra scarpa Pian-tade Vigne Busse Albori, et anco qualche Olivo con varie seraglie ali' in-torno, che puo servire per trinciera et riparo ali' inimico. Siche la Citta per mio hum.o sentimento rendesi difieiliss.ma a difendersi in occorrenza vi capitasse sotto grosso di gente. Vi sono la Fortezza fabricatassi novamente, ma non perfettionata, onde non puo n' anco servire in conformita deli' intentione et della forza di essa non mi estendo perchž non ve ne tengo la propria cognitione. Diro solo a V.ra Ser.ta rittrovarsi la medesima circondata da Terreni, Rovinazzi, Murivecchi attaccati alli Baloardi a segno, che in molti luochi non resta a sallirvi sopra che due o tre braccia senza Fossa di alcuna sorte. Tiene una Portella per 1' ingresso di semplici taccolloni et un Beo-bello avanti senza Parapeti, et la muraglia stessa non terrapieuata. Ha dentro quattro canoni da vinti et due sagri da 12 sopra cavaleti et letti marži, che non puo promettersi alcun frutto. Ha per dentro una Cisterna scarpellata in sasso vi v o, che serve alla militia, della qual mi e stato affermato che se si scarpellasse ancor per circa dui braccia si ritro-verebbe 1' acqua viva. Monitione da vivere non s' attrova d' alcuna sorte, et da Guerra po-chissima come dali' ing-gionta nota presentatami da quel Capo et Monitioner. La Polvere s' attrova fuori di Fortezza in un semplice sasotto poco sicuro. Per nna valida difesa vi vorrebbero 300 Fanti con i loro Capi et Offitiali ritrovandosi al presente una sola ordinaria Compagnia di quaranta fanti, che inolt' esclamano per le loro pagbe, asserendo il Capitano andar creditore circa tremilla ducati. Questa Piazza redutta in perfettione difenderebbe la campagna per ogni partc, et il Porto con tirri sicuri sino al scoglio di Sant'Andrea es-sendovi passa inille duecento di lontananza dal scoglio medesimo fino aH' imbocadura del Porto. Gli tirri servirebono di sola volata senza portar quel benefficio a diffesa di tutto il Porto che si pretende. La Fortezza puo pur esser offesa et battuta da tre parti cioe dalli Moriti S. Martin, S. Michiel et dal Zarro, ma quest' ultimo e il piu eminente et il piu prossimo. Come la Ser.ta V.ra si compiacera osservare dali' alli-gato disegno. Per la difesa di tutto il Porto il miglior espediente non scorgo, sempre pero rimettendomi al supremo sapient.mo parere, che la perfettione della fortezza del scoglio di S. Andrea gia d' ordine della Ser.ta V.ra principiato ritrovandosi al preselite quasi fatto un Balloardo intiero. Con sieurezza, che questa nell' imbocadura del Porto, et da per tutto farebbe effetti mirabiliss.ini et impossibile sarebbe, che alcun' Armata potesse ac-costarsi. Godendo il medes.o scoglio prerogativa non sprezzabile d' un Pozzo di perfettiss.a acqua a servitio della Piazza, fondo d' ogni interno c.a sei in sette passa d' acqua, et il recinto suo e di passa 460. Capace di capitar ogni gross'Armata sotto, che, sarebbe sicura, et coperta dalla Fortezza della Citta, che non gli potrebbe far nocumento alcuno, et poi da quello in tempo di notte passar ad occupar il scoglio d' Olivi, che servi-rebbe a piu sieurezza d' attacar la Citta, et provvedersi d' acqua alla Fontana ne altra influenza potrebbe provare 1'Armata nemiea essendo sotto il scoglio, che il vento da Ostro Garbin, ma essendo Vasselli grossi, et havendo buoni tegnidori potrebbero anco rimaner illesi. E vero, che anco in diversi altri luochi si puo ricoverar Armata, et in conseguenza far sbarco, et particolarmente a Cainpi, Brioni, Medolin et Veruda, et se bene di Medolin non deveti far gran riflesso per le.secche, cosi Veruda e Porto ca.paciss.mo per ogni Armata diseosto due miglia da Pola. Questo tiene tre bocche. Una serve per semplice Barchetta, la 2.a per ogni Peotta, 1' altra per qual si voglia Vassello grosso, o Galea. La bocca pero di esso e cosi stretta, che non puo entrarvi altro che due Galee ali' imparo, e resta privo d' acqua dolce. Et si come per Brioni hon vi veggo alcun proprio rimedio. Cosi per Veruda crederei, che due Vasselli alla bocca potessero far ottima resistenza, et per maggiorm.te assicurarsi stimerei comeudabile una batteria per parte di quattro canoni, che uniti alli Vasselli facilmente renderebbe il Porto assicurato. Ma quel di Pola senza fortificarsi il scoglio S. Andrea rimane sempre in libero dominio d' ogni Arniata, ch' e quanto hum.te io posso rifferire ali' EE. VV. Ecc. Pinguente ai 26 maggio 1658 Gerolamo Priuli Cap.o di Raspo Li 15 Zugno 1651 Inventario delle pub.e Monit.ni che s' attrovcino nella Citta di Pola Piche tra nove e vechie n. 115 Moscheti da Cavaleto con li suoi Cavaleti cioe quatro vechi e doi buoni n. 6 Un mazzo de bachette da moschetto nove con suoi raschiadori n. 42 Moschetti da man tra rotti e buoni n. 52 Forcine da moschetto tra vecchie e buono n. 25 Fiasche da moschetto buone e triste n. 24 Una sciega. da Pietra cioe il ferro n. 1 Ferri d' Arma dasta vechi senza il legno n. 6 Bandoliere da moschetto tra buone e triste con suoi Carghetti n. 38 Calze di ferro da Cargar 1'Altegliaria cioe duc da vinti, e due da dodici disarinate in tutto n. 4 Trombe con le sue ponte di ferro disarmade nove n. 30 Tarossi pezzi n. 14 Cadenele di ferro con i suoi occhi di ferro da impiombar n. 15 Mastelli di ferro con suoi manichi n. 6. Cugni p 1' Altegliaria n. 38 Vanghetti sive Ungiete manegade n. 99 Un martinello n. 1 Rode ferrate p il molinelo n. 2 Calcabri di versi n. 8 Pezzi di resteliere di legno da metervi sopra moscheti e piche n. 25 Tre pezzi di gomena di passa n. 31 n. 3 Polette d' olino n. 35 Rode da Carro Matto con suoi ferri tra rotte e buone n. 10 Bozolati da lumiera barili n. 1 Taglie una de quatro, e doi da tre con suoi raggi di.... nove n. 3 Morali n. 192 Una Campana grande e doi picole di bronzo rotte n. 3 Pali di ferro sive chiozze n. 6 compreso un roto Pichoni buoni con pocca parte de vechi n. 223 Stropazzi 73 Massavarie di ferro da tagliapietra n. 5 Pichi doi picoli e doi grandi n. 4 Un mastelo da favero u. 1 Cadenazzi n. 10 Pironi di ferro n. 27 Lastrele di ferro da taglia pietra n. 11 Cerchi d' Altegliaria di ferro p rode n. 5 Bozoladi ferro che vano dentro via le rode n. 15 Braghette da roda n. 12, Azzal di peso di lire 2 n. 54 Manere n. 42 Palle di piombo n. 600 Badili novi n. 269 Badili vechi rotami n. 189 11 ferro p ? n. 1 Braghe da dietro 1' Altegliaria di ferro n. 2 Un pezzo di ferro che andava ad un ponte n. 1 Un Baril rasa di Spagna pesa L. 34 Un Baril con solfere pesa L. 35 Un Baril con salmistro pesa L. 40 Mezzi di ferro ligadi da pironi n. 4 Un fasso di lame legate n. 1 Lastre di ferro fuor del mazzo n. 3 Bastoni di ferro da pironi n. 12 Ponti d' Albeo n. 5 II Carro matto con tutti li suoi ferri con le sue rode ferade vechio n. 1 Piombo con il baril pesa L. 53 Balle da vinti di ferro n. 350 Balle da dodici di ferro n. 91 Balle da sei di ferro n. 28 Balle rotte da dodici n. 28 Bombe di ferro n. 50 Corda moscheto di peso • L. 1314 In Fortezza Lame dei letti del Carro deli' Altegliaria n. 4 Lame p le rode n. (i Pironi di ferro p li letti n. 6 Braghe da roda di ferro n. 18 Cerchi di ferro da roda n. 5 Spiale da roda n. 8 Lama di ferro del pezzo da dietro 1 Alenoni vechi n. 3 Martinello n. 1 Balle da dodici n. 17 Balle da vinti n. 29 Scalete n. 2 cioe una vechia et una buona con sui ferri e Cattene Una lama da ponte n. 1 Molinelli della Cavriada ferati n. 12 Molteretti (■mortaretti) »■ Vj Calze doi da dodeci, e tre da vinti con i suoi calehadori n. 5 La Cavriada Rotta con i suoi ferri n. 1 L' Alenon con le sue rode fornito n. 1 Rode quatro fornite vechie n. 4 Altre rotte sotto i pezzi, et sono le migliori n. 4 Ponti sette con lame vinti n. 20 Unge con suoi ferri n. 2 Letti da Vinti con suoi ferri n. 2 Nel Luocho della Polvere Barili di Polvere pieni 22 e mezo pesa in tutto compresi li barili lire 1768 Aste da rišpetto n. 18 Nel Magazen di S.ta Cattarina a' piedi della fortezza Bastardelle n. 8 Travi grandi n. 8 Meze chiave n. 94 Chiave intere n. 23 Et molte Cariole vechie disfate, et oltre qualche Lama di ferro sono buone da fuoco Tavole d' albero da letto n. 6 Pezzi d' Artegliaria nella fortezza cioe Canoni da vinti con suoi letti n. 4 Sacci (?) da dodeci con i suoi letti n, 2 Adi 19 Luglio 1651 Sopra il Scoglio grando Copi buoni n. 3190 Coppi rotti da oppera n. 1981 Adi 20 d.o Ponteselo di meza chiave di passa uno e mezo incirca n. 8 Travi usadi n. 2 Pezzi di Travi usadi di lunghezza di passa tre n. 7 Meze chiave lunge n. 15 Tavole usade d' Albeo n. 6 Porte vechie una granda et una picola n. 2 Pezi di Travi da brusar n. 15 Copi buoni ritrovati nel luocvo delle Munit.ni e non consign.ti ali' an.to Manitioner n. 831 Copi rotti da opera n. 642 Notizie storiolie di Grisignana (Continuazione — v. A. II, pg. 366). II notaio che abitava nel Castello o nel distretto poteva esercitare liberamente il suo ufficio. Gli struraenti stipulati da lui dovevano essere firmati dal podestA e registrati in un pro-tocolla il quale, quando il notaio morisse, era pošto nella cassa ove si conservavano le scritture del Comune. E se il notaio partiva da Grisignana e non voleva piu fare ritorno, doveva lasciare il detto protocollo che passava nell' archivio comunale. Al cavaliere del podest& era vietato di accusare alcuno, se non vedeva co' propri occhi il delitto e il delinquente, e se non poteva offrire due testimoni che confermassero il delitto e la presenza del cavaliere. Altrimenti 1' accusa era nulla e il cavaliere era tenuto alla refezione dei danni che 1'accusato avesse per cio patito. Ne' časi di querela o di denuncia contro alcuno, eccet-tuate le accuse dei »danni dati*, erano necessari due testimoni; altrimenti 1'accusa era invalida, 1'accusatore doveva riparare ai danni dell'accusato e incorreva in una pena pecuniaria. Se una sentenza pronunciata dal podestA, per la quale fosse condannato un cittadino falsamente accusato dal cavaliere, veniva annullata in appello, il cavaliere doveva pagare tutte le spese e tutti i danni sofferti dal cittadino, il quale non sog-giaceva a nessuna spesa. E cio giusta la deliberazione del Consiglio de' Dieci del 31 agosto 1554. Nelle denuncie contro alcuno, dove non incorresse pena di sangue, il cancelliere prima di esaminare i testimoni, dovea 1658 Disegno di Pola e delle Isole adiacenti Dissegiio di Puola in Lettere del Capitano di Raspo de 26 Maggio 1658. (Arch0 Provveditori Sovrintendenti alla Camera dei Confini Busta Disegni N° 338. N° 14) ■ ■ /; citare il querelato a difesa. Se egli negava, allora venivano uditi i testimoni, che non dovevano essere piu di due. Ne' časi di sangue pero era consentito al cancelliere di udire piu di due testimoni. II p o de stil non poteva costringere un cittadino a condurre alcuno in prigione se non quando si trattasse di assassini, di ladri o di ribelli. Una sentenza del di 3 novembre 1494 di G. R. Venier, G. Gritti e G. Marcel lo, sindici del Governo veneto in Istria, portava le seguenti disposizioni: I. Per i guardiani del Castello che non fossero trovati al loro pošto, la puntatura non doveva superare i cinque soldi. II. Vietato al podesta di ingerirsi nella elezione del cappellano del Castello, che era attribuzione del Comune. III. Vietato parimenti al podesta di ingerirsi nella Kcelta del zupano. IV. Vietato anche al podesta di farsi condurre dai cittadini, quando usciva di oarica, altro che le sue robe. V. II podesta non poteva proibire ai cittadini di andare alla caccia di selvaggina e VI. non poteva obligare i cittadini di servirlo di cavalli se non quando occorresse in servizio dello Stato. Per antica consuetudine i grisignanesi potevano pescare nel fiume «de Layme» sino al ponte della Bastia. Dal ponte in giu era loro concesso di pescare soltanto «stando in terra con togna, restello, fossina et ostregar.» I giustizieri del Comune dovevano ogni sei mesi visitare le misure dei «molinari de Layme», le quali dovevano essere bollate, e agli abitanti era lasciata liberfii di macinare il grano dove loro piacesse. Dinanzi 1'altare del santissimo Sacramento era sempre acceso un lume per cura della scola di santa Maria, la quale era governata dal gastaldo e dai fratelli della scola grande, detta la Fattoria. Le vigne che possedeva questa scola erano coltivate dagli abitanti senza alcun pagamento. Ma poichč il lavoro veniva fatto con poca cura, fu poi stabilito che cadauno, in cambio deli' opera sua, desse alla detta scola, ogni anno, otto soldi e le vedove quattro. Era prescritto che le controversie per mobili ed immobili tra figli e genitori, tra fratelli e sorelle ed altri parenti stretti venissero definite per compromesso da arbitri. Nel Consiglio comunale orano amraessi soltanto i figliuoli dei consiglieri e i loro legittimi discendenti, quando avessero raggiunto il 23° anno di et&. II detto Consiglio aveva pero facoM di ammettere, se ne veniva un utile al Comune, anche un forestiero, quando pero questi fosse domiciliato nel Castello o nel territorio per venti anni continui. II Consiglio del Comune nominava gli ufflciali, e cioe due provveditori, il fonticaro, due giustizieri, due stimatori e due sacrestani. I provveditori stavano in carica sei mesi ed avevano le stesse attribuzioni che troviamo nei giudici presso gli al tri comuni. Le cariche per6 di provveditore e camerlengo non potevano darsi se non a persone le quali sapessero leggere e scrivere. Cio appare da un decreto del Senato 22 gennaio 1777, mentre altra decisione senatoriale 3 settembre 1774 ap-provava la terminazione del podestA di Capodistria con cui voleva togliersi in Grisignana il perpetuarsi dei pubblici inca-richi in persone incapaci di leggere e scrivere. Tale delibera-zione comprendeva lo spirito delle leggi del 1651, 1767 e 1771 ') II fonticaro governava il fondaco de' grani, e lui pure stava in ca.iica sei mesi, e cioe dal primo giorno di maržo sino agli otto di settembre. Gli altri ufflciali erano nominati per un anno. Qui viene in acconcio, prima di proseguire con lo statuto, di fare un cenno su di una istituzione tanto benefica quale era il fondaco a quei tempi. II fondaco di grani, o il monte frumentario, come si di-rebbe oggi, era istituito per agevolare ai poveri 1'acquisto di grano e per impedire la possibile mancanza del medesimo. Amministravasi da personale apposito ed era controllato dal governo, dal quale si invigilava che il fondaco fosse costan-temente provveduto di grano a sufficienza. E di grano era vietata 1'esportazione; mentre solo a titolo di provvedimento eccezionale nell'anno 1594, per deliberazione del Senato, il podesta del nostro Castello aveva facolta di permettere a Giovanni Battista del Monte, generale delle infanterie, di e-strarre da Grisignana 700 staia di avena per uso delle stalle che teneva in Padova 2). II produttore doveva prima venderne *) Atti e memorie vol. XVII, p. 240 e 247. 2) Ivi, v. XII, p. 72. una parte per rifornire il fondaco, il resto passava in commercio. Era di grande importanza il fondaco, specialraente in tempi di carestia. Nel quale caso, se il fondaco non bastasse, doveva provvedervi il governo, come accadde nel 1623, in cui fu ac-cordato un prestito di mille ducati a sollievo dei sudditi grisi-gnanesi, ridottisi a tale miseria da dover lasciare il paese loro1). E due anni dopo, nell'anno 1625, anche per delibera-zione senatoriale, il Prov. Basadonna era stato incaricato di trattenere certa quantita di frumento che doveva essere con-dotto a Venezia per sovvenire alla poverta di quei di Grisignana e d'altre terre 2). Ma dovette essere cosa passeggera, se pochi anni di poi, e cioe nel 1646, il comune trovavasi in condizioni di fare al governo una offerta di denaro, quale contributo grisignanese alle spese della guerra che la Republica aveva coi Turchi3). E fu offerta cospicua, che importava la meta del capitale del suo fondaco, come ci apprende il «Libro de consegli della Terra di Grisignana. 4). Dove si dice, sotto il di 4 settembre 1678, che la costruzione del campanile sarebbe stata compiuta, «se l'anno 1646 questa povera comunita non havesse fatto un offerta volontaria della meta del capitale del fontico al Sere-nissimo Prencipe per li bisogni della passata guerra contro il comun inimico, che fu un esborso de 1. 5593 : 7.» Non sappiamo quando Grisignana aprisse la prima volta il suo fondaco; e certo pero che 1'aveva assai prima dell'anno 1597 in cui fu eretto Tedificio, come dali'iscrizione che ripor-tiamo in seguito. Nel capitolo 65 dello statuto si legge che il Comune aveva «nelli anni passati con il proprio sudor et de-nari eretto et fatto il fontego per ajuto et sustentatione* della popolazione. Lo ebbe dunque prima deli' anno 1558. II menzio-nato capitolo 65 e il 67 contengono minute disposizioni per il buon andamento della istituzione, la quale percio forse si fece prospera. Nell'atto della nomina il fonticaro doveva dare una cauzione sufficiente (una idonea piezaria) alla presenza dei Proveditori. II denaro del fondaco non poteva da lui impiegarsi aitrimenti che a beneficio della fondazione, di cui doveva tenere Ivi, v. XIII, p. 127. *) Ivi, p. 139. 3) Ivi, vol. XV, p. 71. 4) Archivio del comune un apposito registro. Al termine del suo ufflcio, entro una set-timana, era obligato di presentare i conti in piena regola al cospetto del Podesta e dei provveditori, altrimenti non si re-stituiva la cauzione, e i provveditori erano obligati di ricorrere al podest&-capitano di Capodistria. Se non lo avessero fatto i provveditori incorrevano nella multa di 25 lire. (Continua) G. Vesnaver L' ARCHIVIO ANTICO DEL MUNICIPIO DI CAPODISTRIA (Continuazione; vedi A. I, N. 6-12 e A. II, N. 1-12) N. 586. Podesta e Capitano Nicolo Contarini. Damiiornm datorum liber: di carte scritte otto. Dal 10 agosto al 23 ottobre 1493. N. 587. Libro molto rovinato, mancante del principio. Podesta e Capitano Francisco da Mula. Praeceptoruiii liber sextus (c. 101-108). Dal 18 maggio al 20 luglio 1519. Terininorum liber primus (c. 117-127). Dal 29 aprile al 13 agosto 1518. Liber secundus (c. 132-137). Dali' 8 ottobre al 3 decembre 1518. Liber tertius (c. 139-151). Dal 7 gennaio al 28 maggio 1519. Alla fine il povero amanuense Lueha Salvadigo scrive noti versi di Ovidio e di Orazio, che alludono al suo dolore di trovarsi in quella condizione e finisce con questi: Quantum quisque mea liummorum ponit in arca Tantum habet et fidei: Liber quartus (e. 153-156). Dal 30 maggio al 15 luglio 1519. Extraordiiiariorum liber primus (c. 157-177). Dal 14 aprile al 15 novembre 1518. Liber secundus (c. 179-187). Dal 17 novembre al 31 dicembre 1518. Liber tertius (c. 192-217). Dal 9 gennaio al 16 aprile 1519. Liber quartus (c. 219-228). Dal 2 maggio al 22 dicembre 1519. Damnornm datorum liber (c. 239-245). Dal 3 maggio 1518 al 18 luglio 1519. Testamentorum liber (c. 251-257). Dal 13 giugno al 14 febbraio 1520. Sententiarum liber (c. 265-269). Dal 16 gmgno 1518 al 19 luglio 1519. Intentionmii liber (c. 273-294). Dal maggio 1518 al febbraio 1519. Protestationes s. Pasqualini Grisoni qd. Stephani et Ioanne Almerigotto (c. 319-324). Dal 17 maggio al 13 agosto 1518. Petitiones quaedam diversarum personarum (c. 329-341).^ Dal 17 maggio 1518 al 13 maržo 1519. Actns ((uidam inter s. Vinciuerram Lugnanum et stipendiarios raspuros c. 355 e 356. Processi 27 (c. 361-711, parecchie bianche). II libro finisce con 2 altri processi, 1'uno di carte 6, 1' altro di carte 8, colle carte in-numerate e mezzo sciupate. N. 588. Libro mancante del principio. Podesta e Capitano Pietro Mocenigo. Terminorum liber primus : tli o ar te 15. Dal 5 decembre 1520 al 16 agosto 1521. Liber secundus : di carte 11. Dal 9 settembre 1521 al 5 luglio 1522. Extraordinariornm liber primus : di carte 30. Dal 26 novembre 1520 al 18 maggio 1421. Liber secundus: di carte 26. Dal 22 maggio al 12 ottobre 1521. Liber tertius : di carte 21. Dal 12 ottobre 1521 al 22 maržo 1522. Liber quartus : di carte 7. Dal 25 maržo al 1 giugno 1522. Intentionnm liber tertius : di carte 10. Dal 25 febbraio al 9 ottobre 1521. Liber quartus : di carte 21. Dal 24 gennaio al 18 febbrato 1521. Damnornm datormn liber: di carte 10. Dal 16 gennaio al 31 dicembre 1521. Processi varii: di carte scritte 384. N. 589. Podesta e Capitano Antonio Yeuier. Parte di un libro del 1524 e precisamente Praeeeptornm liber : di carte 29. N. 590. Libro senza cartoni, mancante del principio, sub regi-mine Petri Mauroceni. Terminorum liaer: di carte 14. Dal 1 gennaio al 6 maržo 1529. Extraordinariorum liber primus: di carte 18. Dal 1 gennaio al 14 febbraio 1529. Liber secundus: di carte 17. Dal 14 febbraio al 22 maržo 1529. Damnornm datorum liber primus: di carte 5. Dal 1 gennaio al 14 maržo 1527. Praeeeptornm liber primus: di carte 2. Dal 1 gennaio al 12 febbraio 1529. Liber secundus: di carte 19. Dal 15 febbraio al 12 maržo 1529. Damnornm datornm liber secundus: di carte 27. Dal 12 maggio 1527 al 27 decembre 1528. Processi varii carte scritte 257. Cartocinm imperfectornm. Carte 13. Altri processi carte scritte 92. Cartocinm imperfectornm. C. 15. Processo fra Alberto Lionello e Hieronimo Zarotto. Carte 7. Segue un Cartocinm imperfectornm di carte scritte 3. Altri Processi carte scritte 36. Cartocinm processiium imperfectornm. Carte 2. Altri processi, carte scritte 14. Cartocinm processiium inexpeditornni carte 3. Seguono 2 altri processetti di carte scritte 8. Altre 8 carte con-tengono altri tre processi; le carte sono pero molto malandate e la serittura e in gran parte cancellata. N. 591. Libro segnato n" 55, senza cartoni pero ben conservato. Sub regimine Christophori Mauroceni. Praeeeptornm liber primus. Dal 7 luglio al 7 ottobre 1530 (carte 2-15). Secundus. Dal 7 ottobre al 4 novembre 1530 (carte 19-34). Tertius. Dal 7 novembre 1530 al 19 gennaio 1531 (carte 36-57, una bianca). Quartus. Dal 18 gennaio al 6 ottobre 1531 (carte 60-117). Quintus. Dal 6 ottobre al 4 decembre 1531 (carte 120-140). Terminorum primus. Dal 2 agosto al 9 novembre 1530 (carte 141-155). Secundus. Dal 14 novembre 1530 al 1 febbraio 1531 (carte 158-167). Tertius. Dal 1 febbraio al 23 ottobre 1531 (carte 170-191). Quartus. Dal 25 ottobre al decembre 1531 (carte 194-200). Extraor-dinariornm primus. Dal 27 luglio al 9 decembre 1530 (carte 204- 218). Secundus. Dal 6 gennaio al 30 agosto 1531 (carte 223-252). Tertius. Dal 1 settembre al 9 dicembre 1531 (carte 261-300). Processi diversi con carte scritte non numerate 339. Cartociiim diversarnm scripturarum seu liber intentionum di carte scritte 49. Testamentorum liber: di carte scritte 50. Dal 7 settembre 1527 al 6 agosto 1531. N. 592. Libro legato fra tavole, sub regimine Leonardi Venerii. Sulla tavola superiore k dipinta a colori 1' arma del Podesta, sbia-dita dal tempo. Praeceptorum primus : di carte 23. Dal 10 gennaio al 24 febbraio 1532. Secundus : di carte 39. Dal 1 inarzo ali' 8 novembre 1532. Tertius: di carte 27. Dali' 8 novembre 1532 al 17 febbraio 1533. Quartus: di carte 15. Dal 17 febbraio al 26 maržo 1533. Terminornm primus : di carte 29. Dal 10 gennaio al 7 ottobre 1532. Secundus: di carte 19. Dal 9 ottobre 1532 al 24 maržo 1533. Extraordinariorum primus : di carte 26. Dal 10 dicembre 1531 al 9 aprile 1532. Secundus : di carte 30. Dal 14 aprile 1532 al 9 febbraio 1533. Tertius : di carte 11. Dal 10 febbraio al 27 aprile 1533. Damnorum datornm liber: di carte 12. Dal 28 dicembre 1532 al 29 aprile 1533. Testamentorum liber : di carte scritte 7. Dal 9 agosto 1532 ali' 8 maržo 1533. Processi diversi, di carte scritte complessive 523. Intentionum primus: di carte 26. Da,l 14 aprile 1532 al 2 gennaio 1533. Secundus: di carte 18. Dal 5 giugno al 17 agosto 1533. N. 593. Libro senza cartoni mancante delle prime pagine. Podesta e Capitano Carolo Mauro. Le due prime carte sono molto guaste. Praeceptorum primus : di carte 29. Dal maggio al 4 agosto 1536. Secundus: di carte 10. Dal 7 agosto al 23 settembre 1536. Tertius: di carte 31. Dal 2 ottobre 1536 al 15 gennaio 1537. Quartus : di carte 40. Dal 15 gennaio al 30 aprile 1537. Quintus : di carte 24. Dal 1 maggio al 30 luglio 1537. Terminornm primus: di carte 11. Dal 5 maggio al 25 settembre 1536. Secundus: di carte 14. Dal 2 ottobre 1536 al 15 gennaio 1537. Tertius : di carte 13. Dal 22 gennaio al 30 aprile 1537. Quartus : di carte 6. Dal 2 maggio al 30 luglio 1537. Extrnordi-nariorum primus: di carte 25. Dal 9 aprile al 31 agosto 1536. Tertius: di carte 15. Dal 1 maggio al 13 agosto 1537. Damnorum datornm primus : di carte 10. Dal 20 maggio al 18 dicembre 1536. Secundus : di carte 9. Dal 3 gennaio al 28 aprile 1537. Tertius : di carte 3. Dal 2 maggio al 28 luglio 1537. Scartocium scripturarum diversarnm personalnim di carte 27. Dal 5 novenftre al 27 novembre 1536. Altro scartocium di carte scritte 25. Processus inter D. Franc. Gavardum et D. Olvmpum Gavardum. Carte scritte 17. Exemplum instrumenti investitionis et possessionis D. 01ympi Ga-vardo. Carte scritte 12. Processi diversi di carte scritte complessive 174. Le ultime 5 carte sono in pessimo stato. (Coniinua) Prof. F. Majer. I)0ye.nica venturi.nj, direttore — carlo Priora, editore e redattore rfisponsabile. Tipografia Cobol & Priora, Capodistria. Digitalna knjižnica Slovenije - dLib.si
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