\ f : LI DUE CASTELLANI BURLATI DRAMMA GIOCOSO PER MUSICA DA RAPPRESENTARSI Nell Notài* Teatro NAZIONALE pi LUBIANA l*a prima vera iti? Anno 1787. Ign* Merk , Stampatóre* rrr c j i tàWit ;.v* r. / k i a: - -i .o;:T.\7it ove'.;:: • - :: a „ ii r" Y' h> i ZT. .. ~ V.Y «ti. .r'^jr c:i,r a oltvx: •.’£ Ka;::on i-t-iA S&jjggiìr. NOBILISSIMI SIGNORI jOfl/Jtf voftra bontà, e gentilezza dipende In forte dell'Impresario,pelile il concordo voflro ‘(li Teatrali fpettacou e la forbente del (ho maggiore bene. Ornati come fiele Nobilitimi Signori delle virtù tutte che dijlinguono il vo-ftro Illujlre Carattere, amatori della /delta Muftca, e delle ottime compoftzioni Poetiche d'Illuftri Auttori, jo fondo /opra una /alida la/e le mie fperanze, Il voflro benefico genio vorrà che non dementi preffo di voi tanto più, che per quanto mi fìt pofiibile non ho lafciato di pocurarvi a grande difpendio coje degne di voi, e della approvazione voftra. Accettate perciò quejlo tributo ietto fiequio mio riverente, tìjficurandovi cheportarn indelebilmente /colpita la. memoria del voftro /avore, e della voftra bontà, e col maggiore ri/petto mi dichiaro, Um, Dev. Obbl, Servitore Gìufeppe Bartoliui, Imprelf, PERSONAGGI. Prima Buffa. Zeffirina Cantatrice, eMoghe di Valerio dal medelirao abbandonata per gelolìs e pretefa in Moglie da due Càftellanì. »Sign. Lucia Moltini Banolini. Primo mezzoCarattere Valerio vomo faceto, e gelofo, irfa povero, e vagab. USig.Gìuf. Bardolini. Seconda Donila Giulietta Donzella allegra Ita 1. che fo la Rifri era. Sig. Anna Lor etti. Secondo mezzo Carattere. Pipeto Fratello di Zeffirina. Primo BuffoCaricato Gradaffo, fciocco CaftellanoTedelcti pretendente di Zeffirina. 'Sig.Giiifcppe Benzoli. 'Secondò Buffo Cari*. ! cat'o SpaccamonteCaffe-i lànci Spagnuolo altro pretendente di ! Zeffirina. .A Sig. LiivigiRamponi. 1 Tèrza Donna Il Sig.Ant. Trento. CarlottaOfteffa ItaL i laSign.A ng>Ricobom Soldati di Grada ilo-Soldati di SpaCcamonte. „ l Un Garzone di Giulietta. Un Garzone di Carlotta^ La Scena li finge nelle vicinanze di Var* lavi a La Mulica tutta nuova è del celebre Sig. Vincenzo Fattizi Maeftro di Capella Napolitano. ATTO PRIMO. SCENA P R I M A. Amena Campagna, con véduta'in lontano dì due Cartelli, e Colline praticabili. Varie Tende"da unajparte, e dall’altra • di Birrerie, e di Bettole da mangiare. GralaJJo, e Spaccamonte ciafbheiuno con fé-mito di Soldati in atto Jìfottofcriyere una Tregua, Giulietta, e Carlotta ojjervando, ogn ma accanto la propria Tenia. Gi«. a *Dp)er amore d* una Donna Car. a A Guerra onefti han fatto un Ano Or la pace frà lor fanno , Si può dar più a finità,) Gra. Cartellane camerate, « *» _• /• a . * — — - -— —•—— — f Aver già mi fcritte patri. Spa. Si, Segnor, e li contratti Leggeremos^ ora quà.1' Giu. ( Oh, che allocchi pretenfori, Car. aa Son ben lciochi ili verità. ) Gra. „ Per le guerre già ieguke (legge Àcagion di 2eHirine, „ A cagiou State Tregua ftabilite ,, In cheveila formità, 2 ATTO Spa. Legga oftè, che fio afcoltandof az C Sono in gran curiofità ! ) GrRTT M % Zef. ' V ' 'alba* chiara, e il Fol «àfàanté -La "Campagna arac gradita» ^ “Alla Caccia già m'invita : v‘^ . • -Per'far l’ alma refpirar* Ah .chi fol prova nel core La dolcetta pi « maggiore» f, ; Il pìacernch’io Tento m fétte» Solò oh Dio potrà fpiegar. Sia: Erraofa Zeffirina, a Gilè cortese Y~ Saluta Spaccamonte Gattigliano, Con grave palio,e col fombrero in mano' Gra. Ah care mie pelline Frailette., Con Taici,e-con balletto, G rad alfe Cartellan e, .eponTedefche Tue manine bacciar. (prenie la ma-noii Zeffìrina. e gliela bacia. • ' Spa. Olà, quai trefche ! Nor tanta confidenza, o Cavaliere. Gra. Mi nix badare a voi, far mie dovere ( C. S. Spa. Il dover vuertro vi faprò infegnare Gra. Parlar ben, .Spaccamonte. »Spa.Non faccia el matto oftè, Segnor . Grada (fo. Zef (Ah, mi vedo, mefehina, ad’un gran palio. Di tanti acerbi guai Valerio mio Marito n’è cagione''* Gw. Ricordar noftri patti, -Spa. Ha oftè ragione. ^ Gra. CMcinSchaz, folermi ben Zef, ( Son tutta amore7) - - loliche •Spa. ( Mubciàceia*, m’amaoftè.?) ZtjjiLha fa il mia cojré j Gra Vox far difpette a cuelieSpagnol:__ Fate.ulcirda bocohine un lblpirette, (Zef.fof. Spa. A feuerno del Tedelco ; Stringa oftè queftà) man, begEa Muc-V (' ciacda* Gra. ( Rabbiarper géloGa) Spagnoli, giudizi a» ( tnìnaccianiobo* nii $paj Non ha creanza oftè. Zef. (Oh precipizio!) Gru. Der Teufel bilto-a. $pai A mi Cavron, vegliatco? Gra. Teli e tagliar. •; . . t." Spa.. A mezzo ora ti fpacco» (pongono vfiano alle Spale. Zef. A'ivpe fpietà, fe fpade infoderate : Se; morti voi reftate Più Spola io non l'arò.Quefto mio core A chi donai lapete ; Abbaftanza parlai, già m’intendete ( pongono le Jpaie nel fòdero ■ Pace, pace bel moftaccio ( a Gra. Non piu guerra Spagnoletto£aSpa. Un di voi mi ftà già in petto Quel bel core a pizzicar. Gra. (Star mi cuelle già ^Capite) Sj>a. (De mi parla la Mticciaccia.' V ) CW a3lcuefla amabilebeccaccia ( Più dà me nou.puù fcappar) Zef, ( L’uno, e -l\dtro:Cim dà Caccia*, £ Senza preda ha da rettati •k.;.' QVa crelcendp a poco a poco ^ Nel mio leu d’Amore il. foco. f/a'.™ ScmoìI tore P°TCrat“- j r Di dolcezza liquefar. ( Va crefcendo a poco, a poco Zef, C"Nel lor fen d’amore il foco-, rChe piacer» che bel diletto, il vederli palpitar. tr- ’ f0f • Q Graii e Spac. par tono, .Vnmob c EJP.A IV, r Zaffirina ,• 4nàh Pipetto. Zef, /V h- ah» quanto fon fciocchi. Pip, -t» Oh ben tornata » , .-{ Sorella, dàlia Caccia. Zef Orsù , Pipetto , P Culi amo ai cali uoftri: è quali un’ano Che guardata fon io, come tu fai, Da Soldati di quelli Pretendenti ridicoli; onde coftretta Sard ben pretto il tutto a difcoprire, Pip,Li fugga ch’iopenfai^’ha da efeguite Zf/dunque cola aipettiam?se quelli (ano ChelonoCantatrice, e che pelMondo . Vò. in traccia del Marito , Per noi vi (atah guai, fratello mio. Pip. Niente pianta, che ci peufo io Andiamo ai nottro allodio-Zef, Addiamo «pure-, < • y A1 T T: 0A Pip. Colà frà tutti due concetteremo Il modo per lo fcampo, E già il penlai da Marelcial di Campo Zef. Ah, Marito crudele , Vaiarlo traditor ! Per un fofpetto Di falfa gelofia, Mi laiciaiti cosi barbaramente? E fon per caulà tua fra queltà gente Pipt Una Donna di Mondo, e di Teatfo, Non fi deve avvilljr nelle difgrazie: Animo, sii coraggio ; a canzonare Seguita pur per poco i Caltellani, Che ben lungi di qui farem domani. La Donna di Teatro Penlar non deve a guai ; Per pratica lo fai , " . - E lei Maeftra già : A forza d* impoftura Si gira il Mondo intorno, Si icialla notte, e giorno , Si pela qirà, e là. Anch’io le folli femmina, Farei la Cantatrice, Medi ere più felice Di quello non lì dà. (ternani S C E N A V. ; l. . Giulietta, con un Cejìine in mano, arzoni, Hate attenti ; al Caporale ajT jq0 datounaBottiglia: a queiSoldati Un boccale di vino d’Ungneria, E al largente bilepttì, e Malvagia» Gran difgrazia da vero ;Notte e giorno PRIMO, 9 Qua vìeneafcia làquare or quello, or quello, Nè fi rifcuote rrtaì lin quattrinello. Orsù, a malinconia,piu non perniiamo; E già che ho un po di tempo , Al frefco qui a ledere voglio Ilare, Con Ipallanìii un tantino a lavorare Zitto, fe non m‘inganno , un qui s' avanza. AH’ aria, alla figura, Un Vagabondo pare ct^egli fia:t Giudizio abbi Giulietta, e furberia. SCENA VI. Valerio in abito Jempltce, e mal ridotto, con bagolina in mano, e detta. Val (Oara pace, invali ti chiamo ; ^ Deh ritorna a quello core; Fra PafFanno, e fra l’onore, Più refillere non fa. Senza Spofa, a fenza Argento, Per il Mondo io vado errando ; Donne mie, mi raccomando Alla voltra carità. Donne mie, cosi è, per una Moglie, Il povero Valerio Si trova in tanti guai : Digiuno tempre, e con denari mai. Giu, ^Scopriamo unpo terreno) Galantuomo, Buon giorno, ben venuto. Val, Bea trovata, ragazza, io vi faluto, A 5 Giu, id ATTO, Giu* Mr pare, caro Amico, Che abbiate un nò la Luna, Va'.Mi lagno un pocnettin con laFortuna Giu* E' cieca là briccona; dite un poco, Avete qualòhe cofa che vi fturba ? Val* Un piccolo penderò. Giu< Parlate, cola ferve, Son Dònna dr buon core Val. Ecco mi fpiego Con tutta confidenza : Contralto conia fame, e l’impotenza Ght. (Affò, l’iidÒvinai, Ma quel vi letto Non mi fpiàce però) Val* (Quella Birnera ' ‘ . Ha un occhio zingarello,) Giu* Avete Moglie voi ? Val* Son Vedovello, <■■ \ vr E voi fiete fanciulla, o maritatà ? Giu. Sono ancor da marito* U.'1 / • Val* (Collei! mi fa palfar già l’appetito) Giu* Die qual Paefe liete ? Val. Son Bologuole. Giu* E fono ^ , i Dell’ Italia ancor io. • Val, Da vero ? Giu/ Si, daver, caro cor mio ? Va'. Cor mio! A me cor mio? Giu. Clic ! Dilli male ? V,al* Quella dolce parola A me, vilcere mie, non fu ben detta. Giu*E quel vilcere mie a me non ijpetta Val* Parlai con innocenza PRIMO. ii Giu, Parlai fenza- malizia. Val. E pur fuppongo, Che molti amanti voi fate languire* Giu,(Mi voglio un tantinello divertire) Val, Ma. voi non riipondete. Giu, Ah! Val. Quel fofpiro Conferma ciò che ho detto, Giu. Ahimè! Val, Ch’è Rato ? Giu, Un poco di Melifla in cortefist Val, Che cola vi fentite, ogioja mia?" Che adefle qua venir — Spa. Deve un Metraggio Gr.Che maggie,nixe maggiejArabafciah ’St>a* Ombre, e l’ifteflo. < Gra, Che per tutti due Aver da presentar. , Spa. Deni, e trofei. Gra. No, nixè: mie regai non ftateEbreì. Zef* (Oh quanto fon graziofi quefti fc;-' . occhi. ) Ho intefo; cari miei, e con piacere l voftri Doni attendo So, che m’adori, a Gru. E che tu m* ami intendo (a Spac, Già de’ voftr’ occhi al lampo Geme il mio Cor dolente, Ohimè non ho pili fcampo, Comincio al palpitar. Férito il Cor m’avete (a G*a*1 Quell* alma ognor piagate (aSpa, Ah fe pietà vantate , ; Vi,mova il mio penar. Son fcaltra, fon fina, Mi burlo di cento, E in quello momento Cosi aeggio far. (parte, SCENA XIII. GraJ.Spaccam.indi un Caporale poi Zeffirina O.fWperder più tempe non folemo »S’/>.^“-^l’ambafciatorpuedr*«pocotardare Gra. Erdù, Soldate , Sedie preparate. ( Solitati portano due Sedie,1 Spa. Quant’egli è per venire, Gi porterà l’awifo un Caporale Gra» Caporale ftar qua. (viene il Capar* Spa, Che nuove abbiamo? Gra. Ambafciator venir?. ìSpii. Dalla Collina -?• Vaia, otta ves si chiami Zaffirina Zef. Son pronta. Son qua letta. Ecco il momento Tanto da voi pretefo, e defiato. (Ma l’uno, e l’altro,"Tetterà burlato} Grtfv Seder , anime mie. Spa. Segga Otte , mia l’peranza. Zef. (Arte, mio cor) Spa. L’Ambafciator s’avvanza, SCENA XIV. Al Tuono di maejlofa marcia viene Valerio dal la Collina, vefìito capricciofamente da Militare Ambafciatore, preceduto da Soldati di Gradaffo, e di Spaccamonte, quali portano varj Doni da prefentare a Zefiri-na, e ietti. ^/.(Oombattuta bellezza, ecco a te ^ • innanzi L’amorofo Metraggio li prefenta Di fuetti due campioni. Zef. Siedi fe vuoi, e i loro fenfi efpoiji (nell'atto,che Valerio va per federe jravvifaZef. Va’. ( 0 cofpetto, che vedo ! ) Zefi Ahimè, che olfervo ! ) Val, E’ lei fenz’ altro ) Zef. E’lui Scuramente. Val. f Mi confondo — ) Zef. C Mi perdo —) . ; Val. (Ah fon ttprdito!- - v ; n atto Mia Moglie? è quella] Zef, E’ quello mio Marito. yàl. ( OJi che cafo, che incontro, oh che imbarazzo Ztfc ([Comincio a vacillar. ) Val, (jpivento pazzo) Ora. Parlar , Amiche. ( a Vai Spa, Faccia il fuo dovere. V&U Zef. C Orsù, coraggio; Vai {Orsù, forza mio core ; E con arte, e metafora parliamo{/tft& Zef,(A parlar fi difpane, all’erta ftiarno) Val, Madama, l’aiìemblca De’ Cafcamorti tuoi, Me per fuo ruGcoletto oggi deliina; Io te l’offro , qual vuoi, Tuo foltegnq In un punto, o tua mina. Quelli, che miri intanto ' Fappagali,Bottiglie,Geme, e Droghe, Ch’oggi il noftro Terren caccia, e produce , Pegni del tua memore In don t’invia: paidono impara il mio roflbr qualfia Zef, Mentr’ io ne accetto il dono, Parte te n’offro,e l’averai frà breve; Ma, fe non fel più faggio, De’guai vi fon per teSign, Meffaggio Fa.Quello ancora di piu?(? alza cor. impeto Zef Siedi, e favella. Sta, Qual ti fembra finor ? yal. Gran sfacciateli. Qftede Ti rammenta, o briccona, PRIMO, a* Qual da te mi fiaccai, e qual mi traffo Difperato configlio a quello lido. Del tuo diletto infido Per il barbaro abbracio,e il genio aVato Ti fu dato hel Tel l'orrendo fparò» E perchè ? Che lei falla * Sei finta * e mancatrice* Zefdo finta? lo falfa?Di bugie tti abbondi Fa.Lafcia pria ch'io favelli,e poi rilpondi Gra, Spagnola quelli che dir? Spat Io non l’intiendO* Val, ManfUèto il tuo Spofo Tanto noni può foffrir, troppo e gelofo E in emenda del fallo, Brama le fcufe tue, il fronte netto * Vuol che patti quà< ' Zef> Dicefti* Vali Ho dettò* Zef. Pre22o del mio buon cuore Noti del merito tuo, e l’onor mio ; Se l’Italia lafciai * Di feguire il mio Spofo alfiti penfai, Or Marito non ho -*•* Val Ah bugiardella ZeK Lafcia pria ch’io finifca,epoi favella Spa» CaValièro? Gra. Mainer? Spat Di che fi parla? Gra. Mi noti capute niente, E come aline flar fra piu flrumente. Spai A qui die fi couclude ? (con. fona 34 : A T T 0 T Zej> Si conclude , che fcielgo» ' e Valerio ancore. Val. Eh, che lei pazza? M’oppongo miei Signori, Gru. Perchè impedir micr? Vai Sappiano tutti, Che quella — Zefl Piano , adagio , • Quella,che fchieglier deve efler degg’io Sarà la. Spolo mio Quel, che vorrà coftui ; ma chi bram» Prima deve giurate c D tagliare la tefla ad un ardito, Che a’efler lì vanta mio Marito , Gra, Mi giure, C ponendo ciafcitno la mano Sta. Ed ancor io. ( falla fpada. Zef Parla. Val, (Come parlar? Mia tella addio} (Agitato in tanti afFauui - Va per .aria il mio cervello • E la tetta io poverello Già la vedo a faltellar ^ Piano, adagio, miei Signori, Che vi voglio eiamihar, i'A&y Lei fimetta in politura. £ a Gra. Lei li ponga in albagia, ( aSpac, rln li bella limetria Vuo’ vederli a palFeggjar. (GradaJJò, e Spaccamo ire liaio ,p*no:: Pal' ^ Scene ridicolo finn me, *:• CAb Spola malandrina, . * " Ti- PRIMO, 2$ B Tiranna, e feuza amore, Tu lei un’ Affailina , Mi fai mangiare il core ; ! Ma, le ti trovo loia, » Ti voglio diffoUàr } Son lètto, Cavalieri, ,j Sòn quà per decretar. ti Voi liete grazioietto. f a Gra. Voi flètè maeltofo, Qa Spac, Voi bravo, voi famofo, Neffuno io fo fcartar, ( D’affanno , e di paura, Di rabbia, e gelolia, In len queft’ alma mia Già lento a lacerar ) C parte, SCENA XV, Zefjirina, Graiaffo , e Spaccamonte. Gra, jrnrxunque non ftar conclufe nixe JL ancore ? Spa, Io non compriendo nada ! Zef. [Mio Marito vediamo di falvare, È fecondo l’accordo anche a fcampare) Gra, Ti peni'ar? Spac. Parla olle. Zef, Orsù Signori , Tarò portar qui pretto Delvin con un bicchieroj E a quel, che il Mellaggiero 111 vaio porgerà pierto di Vino , Quelo appunto effer deve il mio fpofino Gra, Oh prave B 5 Spa, 36 ATTO Spac, Soli contiento-r ZeJ. Ma l’efclufo, Per dar di pace un legno manifefto, Deve di quel bicchier bere anche il redo. (part. SCENA XVI. Gradaffo, Spaccmonte, indi Carlotta, Gra. A tefle ftar finite noltre guerre Spa.-*^ Lo credo jò tambien. Gra. Orsù Spagnole Più tempo non pordiam.EhiCarlottine? Car, Che comanda Signor! Gra. Prefte un Tàuline. Car. 'Garzoni, un Tavolino qua portate Spa. Olà l’Ambafeiator pronto chiamate Cadmi Sol Cito, che parte. Car. £ Ch’ai tra Irte ria ò mai quella!) Sp. A chi erta i\V\no.(un, Soldato, porta }md . J'ottocoppa con tre bottiglieri un bicchiere„ Car. Ecco letto Signori il Tavolino. (un Garzone porta un tavolino,e poi trefedie Gra, Poner quà fottocoppe, (pone il Soldato la Cottocoppa lui tavolino, Car, ( Quelli matti Non la finifcon rriai,) Volete altro. Pria, che da Voi io parta, concedete , Clie libera vi parli. Se in tal modo Sperate ufcir dagl* amoroli guai Credete a me; voi v’ingannate aliai. Quel mefchini innamorati, Che nel Regno dell’Amore Voglion fare i Letterati, tP R T M '0, a* . • w Reftan folo coll’odore Senza niente guadagnar. ,iv Mù, non ballano i contanti, - La bellezza, ed il talento. Ma Paftuzia, e l’ordimento Vi bifogna nelPamar, Se troppo ho detto : Mi campati Icaffó, Serva umilillìma, ' • Or deggio andar. f torte SCEMA XVII. De\ti, e Valeria, pai Giulietta. Gral TC* cofe aver mai detto ? Spa, Qual es mi mancamento ! Gr. Penfare a Zaffirine, fol mi voglio Val. ( Eccomi di bel nuovo in quello imbroglio,) Son quìi miei Caltellani Gru. Qua federe — iSpa, E attento alcplti oliò nueftro parere Q/tedono tutti,tre. Gru. Feder tu cueftevin? Sta, Vedi, quel vaio? Val, E ben ? G'-a. Vuotar Bottiglie In quelle picchierette. ValUhò fervila.(yerfa il vino nel bicchiere Spa. Aofa, alcolta bene ; A quel, che di noi due vuoi confolare Il bicchiere col vin dei prefentare. Pai, Orasi, che ftò frefco ! Ah Moglie, Moglie, a8 A T T O • Ti pelerei la tetta) • .t Gru. Vie Sargente , Confidar noftre core. Spa. La Tentenna. Pronuncia oftè si dettata, e cara. Va'.Oh barbara lentenza, o leg£e amara! Il bicchier già prendo in mano(/f late, * E comincio un pa a penlar Spa. a^ ^coraggi® CafleUano> Finirem di palpitar, Giu. ■ (Zitto, zitto, à qual l’amico, Stiamo un poco ad ollervar) Val. Quello si, ch’è un brutto intrica, 2. Ad un fol tu l’hai da dar Val. Già lo fo. Gra. Far dunque prette. Val. Si, Signor. . Spa♦ Non ci fiancare. Val State dunque ad afcoltare. Glia. a 3 Viagli Accia confolar. Spa. Prenda prenda Ser Moftaccio, Val♦ Faccia un brindili per ine (Gradajjo beve, poi da il reJloaSpac. Gra. Oh che guitte, che dilette, Saltar lente core iii pette. Cameratte, citte Hate , Eraile mie non ftar per te* (parte Giu. Gertamente u» gran rumore Deve nafcet^pèi- mia tè» Q entra. Val (Il mio fcoYixSj'ìl mio roffqre, _ Spatl‘2Hò9 loffribile hori è. ) ' • Spa, Savoicol vino' dftfté a me mnórta, L’ifteffa fuorto provi oliò quà. Val (Ali chi m’iVtltà^éhi mi configlia} •Spa, — QtfCfta Bottiglia bevete olfc. • Val Alia l’alute d'Uilignotia([frmra£l-BoZ* SpaJ. :(Di gelosia' vreppo di giù») •' Val Buono da veroj per venta» * - Spa, Predo queft’.altra beva oftè aderto ( gli preferìa-la fecu u Bottiglia Va,Ma il vino lporto*; Spalmiiac.fi Pevera ,< ■>: q Va', beve» _ Spa, L’ifterta forte provi oftè quà» Val Già l’ho féiVitó» Spa» Un’ altra è qùefta» ' C £-z" prefetti 7® terza Bottigliai Val» Ma la mia teftà' ~ -Spa» Si tagli exh.Q.Hiìiacciaiidola cprhbfopra, Val. Si Cavaliero , si pevera, Qbeve* Spa» Bevi'Vfgli^cdS A -f r xm Jc«* opa* ^ f . Val. Non più, Signore» Spai X Befà Ma,edfcéo,r;, Val. Oh che éalpto Sta» Bevi poltroné, bevi Cartone Val. -Ma taiitO‘bere Signor> perchè? Spa. Qiiaiito tu a viro me lo negarti, . Io tanto ptodjg6, l‘ho (fitto a tp;(p} Val. Gli oc^hi mi gìraho^la terta iotola- Lcgambe-bùÙahò-^ndn reggo inniè *' 'spénte1 fof>ra una Sedia. iè y? .A V T 0 7 i.Vi-0 5CU N A XIX* >rj «T - : ZtffiriW;. -r df«0. - ( ■ ! ^MOUD* aJmnJventurata, : * : : P’un Cuocente coro, Dimmi, tiranno Amore, L -Quando tu avrai pietà, •rir?. Xa tetta è più fgombrata -~ £$/♦ f Che fa li mio Marito ! ) Val- c E' quà la Moglie ingrata) Ztf* .( E pur ]q vuò .falvar, 7 Se ,tu non ièappì iubito, * : Sei .morto, poverino ; s. . Che un- toflìcp in quel vino: Fu fatto preparar, Val U‘7toirico? Che fento! (mtfomtfa Zef„ Perchè tanto fpavento? Val* Se l’ho bevuto tutto, \. Zef, ^hjrnè Spa. Sbalordirlo mi ha un tal fatto (JTremò, tremo, batto, batto, n 5 QE rimettermi non sù Spa.i’er te fola. ; QaZef, Gra, Via tacerà. —, Spa. Per to caufa — Qa Val • Gra, Voi finire 0 la tetta. mi tagliare Da Soldati ti faro* , ( Che paura, che terrore * 0 f Già più fiato in feti non hd. Tutti. Un rumore un tal fracaffo Tutti uniti qui facciamo Pare infomma, che cantiamo Con fuacalfo in'quantità. Cos’è quefto noft intendo; 'F i .• .. Panni il tuono baffo baffo/. 11 rumore và crefcendo,.. : il. mio Core in tal fconquaflo, •i,mChe rifolverli non sà. Gra, Star la catini del rumore Thi che flavi or or ora qua (a Sp, Zef. Ma chetatevi una volta Te lo chiedo in carità fa- tutti due. P R I M 0, 33 Spiic. Scmghio offefo, e lo Tedefco A me cerco il pagherà* Val, Se ootejfi almen fuggire In farei in verità. Tutti, Ognun grida, e poi fi perite, Ògnun (trilla, e poi fi lente, Che fuffuro, che bisbiglio, Che fracaffo, che fcompiglio, Ma chetatevi, tacete Tempo egl* e fli terminar* Fine dell’ Atto Primo, ATTO SECONDO. SCENAPRIMA. Parte interna della Tenda dì Giulietta, Giulietta, e Carlotta. Giu. A ddio Carlotta mia. Car.**1 Addio forella Giu. Abbiatao novità* Car. Ma frefea, e bella. G/u.Lafcia,lafcia ch'io fenta qualche cofa Car. La fquincia della Spola, Sai tu di chi è invagliitta ? Giu. Di chi mai ? Car. Quando lo lenti, affé, che ltupirai» Giu. Del Tedelco ? Car. Neppure del Spagnuolo Giu* lo retto qui incantata ^ Car. ATTO Cau Di quel Valerio lei s’è innamorata Giu, E come lo. fapefli? Car. Or due Soldati , Già di mia conoicenza, Me Iranno a/Ticurato in confidenza. Giu, Evviva la Spofina. Car. Orsù, alle corte : Adelfo noi dobbiamo macchinare, Per fare decadere Zeffirina . Dal amore' di quelli Calìellani Giu, E ciò facóndo* che pronto avremo? Car, Caftellanefle noi diventeremo Credimi pure Amica Muteranno penfier, Gl'Omini tutti Sono troppo incollanti. Fidatevi di lor poveri Amanti, O Donne a Uomini; > Nò non credete : . ... - , Non fiete nò, ' Spedo vedreto - . Solpiri* e fmanie , Sempre promettono Sincero amor, A far ci vengono Mille proteiie/ Spello le lagrime Han pronte anCob tart. SCENA II, GradaJJb, e Vaterio, Om.'Oenir quà‘,fenir quamieCamerate ^ Ti aver per mi parlate, Ti aver mi preferite a enei fpaghole j PRIMO, 35 E mi complimentar ti ateffe fole Val Non voglio complimenti, Bottiglie no, non voglio piti vuotare Che abballane mttian fatto ubbriacare Gra, E mi femore priacho Star, per Pacche, vorrie; Che trinche mai non fa malinconie; Val. (Chi fa, dovi? mia Moglie} Ora. Care Amiche, Parlar fìnceramente, ' Parlar da Camerate , Non (hr belle mia Spofa? Val, Ahi, che doglia di tetta tormentala Gra. Cola ti aver? '■ v.. Val. Mi duole un poco il capo. Gra. Aver ragionai aver pefuto troppo, Val Non è il vino Signor, ma un’altro .C intoppo, • Gra. In toppe? Patterà, Cuelfuevifette .. Cuel òcchio mariolètte Tutte dolcezze ftar per quelle core. Val Ahi, ahi, la tefta mia, ahi che dolore Gra. Non,pattar? Val. No, non patta anzi più ctefce, Gra, Ohe intoppe maledette ftar mai • , cuefte! Val Sono doglie di capo, e fon moiette, Gra. Poferin, non difperare, Cuefte intoppe patterà, . Val Già lo fento a declinate» Spero beu, che fvanita, Gra, Qua fentir mi ancor dolore, 3^ ATTO (pone le mani deore», Ma mie Spole guariti, Val» Ah l’intoppo* mioSignore, Nella cella torna già, ( 0 che intoppi indiavolati *■ 2 £ Oh che brutti infermità. Ora» Star tu meglio ? , Val. Va pattando, On.Paiièrano aucor mie doglie (comefo. Medicina aver mia Moglie — Val Ah, tornando il mal mi và, - S Oh che male indiavolati SCENA Uh Grahffo, Spaccamonte, poi Giulietta. t che fieno in collera ? (. Dimenano la-,tetta ? gualche cofa per certo hantìt) Caputo]) Ora. C Ni^e leugua. più aver) Spa. ("Son fatto muco ) ^/.(Vediamo di fpoprir)Mio bel tefoMj Per cofa vi gonfiate ? /.) Gti. Perchè aver da gonfiar* \ Spa» ( BraVo il TedeicO' Parlò da San.cio Pancia) Zej» Anima mia, Perchè si minacciofo? Spa. Per larè.oftè tremar, Gta. (Viva Spagnole-, Parlar dalinperator del eratiMogole) SCEMAVI1* Valtrio i è detti* Vàl^kto, mia Moglie è quà. Oh che ^ bel terno? Che gruppetto d’amore ? ) ^e/T(EccoValeno,aime, forza mio cofej Val. Signor-fon quà* Gra. Sai-gente ben tornate * ^ Pallar cuel prutte male? Val.OhSignor sii m’ho prefa uiiCordlìlle. 40 A T T 0 Zef* Orsù, bacate a me: io mi dìcchìàro Di parlare al mio ben,primo amor mio E m’intenda chi può,che m’ifitend’io. Gra. { Con mi parlar, ma sbaglia, Sp.Qò,)ò fon ilfuo ben>ma parla al vento Val.QX primo amor fon io, Valer.attento k Zef* Àfcolat, cor di Selce. Io Tempre fida Già lai che ti fon fiata, Ma tu Tempre crudel,m’hai maltrattata 6 a* ( M>e cor far tombolette) Spa* (‘Ah già vacillo) • ' Val* Dov’è, dov’è. un Cannone, . Che -rifponda per me; > {forte. Ora* Cofa ti avere ? Fh .Niente, niente; patifco un po diCoUca E quando che»' m’incaiza, f Il Medico m’ha detto, che tarocchi* Gra* Prave, fai bene ad ubbidir Dottore Zef* Sentimi, traditore, > Già lo che mi minacci ; Ma quardo m faprai, • Che fede! ti fon io, t’arroflirai* Gra. (Xhe bel parlar) Spa, (Che bocca inzuccherata) 7a.Falfa,tinta,bugiarda,anima ingrata^ Gra. A chicuelle cu dir? Vah Alla mia Colica, Al miorubbioJò male, Cra. Calzette,aver ri in corpo UnOfpitalo Zef* Senza che più l’alìimni, ' So ben cola dir vuoi, Val* Dico, elidei,. . . t ... SECONDO 4% La fiera più cruciel* che al Monde} ila 'c7i [con impeto rifentho. Ór A, Con Chi parlar ? ' Val Con quella paiicia mia? Gr^E andar à far squartar ti.con tue panzf Tue tétte* e intoppe àheore; Ti ftà£* Sargente mie*gran leccatore , SCENA VI IL ■.Giulietta, edotti Gùuf^he feenà tnutaè quella ! tante V* i ftatue Mi.(ombrano coftoro,Zeffirina. ^ Sta guardando le (Ielle. I Cartellane Fanno Cartelli iti aria, e fer Valerio» Mi pare un fpiritato,-) Ztft CAIi 6 f°n linfa ; .4 È già che il birbo inflfté a minacciare * ‘ Voglio di gelofìa farlo crepare^ Date quà quefte manine ; <- ■’1 (prènde la mano di óra, e di Spac, . • . ma pèlli mòjlrarto ripugnanza J*-’ Via di grazia favorite. ♦’ Care fiamme , dèh (entite t Come il cor ner Vói1 mi fà* (ponengo le toro mani al petto. • Óra* ( Su Tedeièhe ftàr pur dure : ) Spa, f Su Spagnolo ftar pur forte} quello A cui lei favori due anni fono, Nel proprio Gabinetto, Di fcaricare una piftolla in petto, Fa.Punque quell’ è l’amico dell’abbraeio Mi confolo con lei, Pip. Bene obligatta, Val.E mi fpiace,che'il colpa abbia fallato Pip. Col tempo parleremo Val. Dunque lei » Saprà, che quell’ amico è Spòfa mia ? Zef. Io moglie d’un briccon? Siete in errore? Qtieilo è lo fpofo miò, (a l P. ) e fe più ardite Di fpacciarvi per tale, Vi mando a ftar coi matti all’Ofpitale. (fi rititano 1 'A /. ;-i / SCENA X I I. Valerio foto. • '.I Ah moglie malandrina, E mi tratti cosi? non balla ancora Tutto quel, eh e foilerfi?0r vìa coraggio S’abbandoni ringrata--Ohimè ! che dico -1— ah che pur troppo io fejito, Ci 48 (AaTrtP) t>: Che tal forza noti ho *— che far ìtlài deggio? '■geranio-è malese fe non l'amo>èpegio Quando penfo a cali miei . v v Mi ràttrìfto* e mi confondo* . E mi par. da cimà à fondo, .freddo freddo diventar*: . Ma. Ohe fò — sà Via Corraggio* Si finifea il mio penar faprò Val Mai diff tal cofe E mai la dirò Zef Ai fatti foì credo Val. E fatti farò Zef. Giurate • A Val, Lo ghiro Zef Che cofa Val. Mon sò f. ' . • • Zef, A me Ingenochiate Via dite cofi Val. Sommeflb inchinato Parlale fon qui, * , Zef, Mìa Carina vi prometto Val. Mìa- Carina vi prometto Zef D’etter vofiro amante fpofo Val D’etter vofiro amante fpofo Zef. E fe manco a quel che hò detto Val E fe manco a quel che hò detto Zef Fotta un buffalo reftar Val Poffa piano Diano flou vorei tal befiia nominar Zef flonuolete addio per fempre . V» T- Val, Sarò buffalo 1 afpétatfè1'^ Sarò quel che voi -bramate^ Tutto ognor mer; voi faro1' Zef. Lofarete? •' j:tv() Val. Di Adoro. '.r. < ii 7\ ''l Z*!, Ma; avertite no il/i Val Gisififhò -detto •'> olii li ") a. a; (Cortgràn Giubilo e dilètto (La/pro me Ila ollevvèrò (Che piacere che cqtitteficó (E finito ogni tdrttìètìto ^ ( Viva? amare amore-£-‘vhte C Che ci fa fi ralegra, ,k V SCENA xM* GraiaJJ'o^ Mii^paccamonte. Ora. pignora ZéffiDne^If £ .'-70 ; . Da Voi fentir..Damine; Stari, duella Baroneflà, V Star gran Caficllatiella}) , Rìce.Yfitùlni falere * «J'o'fO '};■ l Piacere a lei.fanài>j v. •' .'V.> ZeJ. Si ferva, fe.Signóra,-V . - . Mi dolora a veifijvqtià^ U .* t Gra. (Mie.corilar Vendicate, Gabbate aver lei giài*v:* (parte Zef. Chi mai farà cofiei ! **•; Va!, Che vifita è mai quella! (Pénfarido và* la tefia. S 2 (Ma indovinar non sà* Spa, Un* Efpagnuola Dama Parlar con olle brama ; fù A T T IO D’un Cartellano è Spt>fa * E’ beglia, ed ò vezzola. Si ortè la vuol ricevete « Da me il condurrà* Zefi Si ferva la Signora 4 Mi onora a venir quii» ^ Spac. C II tuo difprezzo ingrato* . Burlato reitarà) (pari. Zefl Chi inai fari queft* altra Val* E’ belìo rancidente! a a C Penfando và la mente* (Ma, indovinar non sà* SCEMA X VI L •n Giàliéttà, Gratyjfa, e detti. Giu. A Ha gran CartellanefFa Fate largo 4 ■ piazza fate ; Via la mano nii baciate. Con rifpetto * ' ed umiltà* Zef, Quefta è dunque la Damma? Giu. Per ferViria* : Gra* E rtar mi» Spoft.t Giu* Donna vana * ed orgogliofa Prefto sfratta via di quà. Zef Cornei, a me quelFinfolenza? Val. (Fingi, fingi con prudenza^ £ai 4 Ah pazienza ci Vorrà* Sra!(Préfto sfrottrt via di qua SECONDO 57 SCENA XVIII, Staecamonte, Cadotto, e detti, indi Pipetta, C'dr.’O co quà la Caflellana , Mira oftè la Spofa mia, Zef. Oh che fiera gelosia! (con arte Val, ( Fingi ) Zef, LGià fi la) Zef.Val.) Ah, pazienza ci vorrà. a f (Pre 0 sfratta via di quà. Pip. E’vero cai'ìne, ( verjo Giul.eCar. Che Spole voi liete ? Via dunque godete Con pace, ed amor. _ Gra. Ti ftar mia fperanza, (aGiu. iSpa. Tu fei la mia calma, ( uCar, Gra.C Giu,( Felice è quefi’alimi, Spa.(a^. Contento è il mio qor Car.(_ ZeJ. Ed io poverella, Opprella , e lcaceiata, A bocca ferrata Digiuna ftarò. (Lo merti frafcona, a 6 (Lo merti, furbetta, Zef. Pazienza, Soletta Pel Mondo anderò, Zj/O Vali Frenare le rifa Pip» )a 3 Non pollo più nò,) Zef.fi ritira. D 5 Gra. V8 A T T 0 Gra. Feuir Camerate. [c Val. Spar Sai-gente a Quartiere Val. Signori fcuhjte, Piò guerra , non ypq, . , Gra. E cofa folere ? Val, A cafa tornare Mia Moglie abbracciare,f Che voglia ce n’ho, a 5 [Ma troppo è lontana Val, Sta molto vicina, a 5 (Via dunque, melclnn^*/ ■ [Portatela qua ^ Val, Servito, ubbidito Giafcouo farà. (entri Pip. C Riparo l’imbroglio Piìi adelfo non hà) GiuQ Grn.)a4 Conofcere voglio Spa.j Quell’ altra beltà, Car,j SCENA ULTIMA Zejjìrina , Valerio, e ietti, C TÙTieiSighorì,garbati,e compiti Zr/.faa^-A Son Agiti gli amori,, e gli Val( ' affanni; [Maritati noi iiam da due anni, • ( E chi ha rabbia, che polli crepar. Gr