SULLA FORMA DELLA »DOPPIA SEPOLTURA* PRESSO GLI SLAVI MERIDIONALI Evel Gasparini L'usanza della »doppia sepoltura* nella Slavia meridionale č nota da oltre un secolo poiché la segnalava giŕ il Boué nella sua »Turquie d'Eu- rope« (Parigi 1840, II, p. 506). Sebbene di diffusione piuttosto ampia (an- tica Serbia e Macedonia, Bosnia e Croazia), il costume fu riguardato come locale, e non generale nemmeno nelle regioni in cui č praticato. Esso sarebbe stato prodotto dalla pietŕ verso i resti umani venuti alla luce nei cimiteri durante lo scavo di una nuova tomba. La sua etŕ sarebbe dunque recente (obbligo di inumazione in terra benedetta) e le sue forme non diverse da quelle dell'Occidente che raccoglie le ossa delle antiche tombe per riporle in ossari, colombari, ecc. Ciň che muta l'aspetto della cosa č che la riesumazione macedone non č sempre occasionale, ma talora intenzionale, »po adetu«: si procede dopo tre anni al disseppellimento senza alcuna necessitŕ di scavare nuove tombe. Lo Schneeweis ne traeva giustamente argomento per concludere che l'origine della »seconda sepoltura* era indipendente dalla ristrettezza dello spazio (Schneeweis E.: Grundriss des Volksglaubens und Volks- brauchs d. Serbokroaten, Celje 1935, p. 141—142). Non si tratterebbe dun- que di una riesumazione occasionale e secondaria, ma di autentica »se- conda sepoltura*. Finché la pratica risultava in uso solo in regioni limitate della Slavia sud-occidentale, si poteva pensare a un influsso locale esercitato sugli Slavi da popolazioni non slave, sebbene non si vedesse bene a chi potesse essere imputato un costume che č ignoto all'antica Grecia e dal quale rifuggono non solo i Turchi e gli Albanesi, ma gli stessi Proto-bidgari (Cuvaši). La segnalazione della »doppia sepoltura* nelle alte valli delle Alpi orientali, per opera di M. Maticetov, segna una data nella storia di queste ricerche poiché dŕ al problema l'ampiezza richiesta. Le spie- gazioni locali non bastano piů. D'altra parte il prof. M. Eliade mi comu- nica da Parigi che la riesumazione fa parte anche dei costumi popolari rumeni. Č tutta la penisola danubiano-balcanica che č, in qualche modo, interessata al problema. In queste condizioni, la prima operazione da^ farsi per procedere con metodo allo studio del costume č quella di descriverne esattamente la forma. Secondo lo Schneeweis e il Lilek la riesumazione ha luogo dopo 15 Slovenski etnograf 225 Evel Gaspariüi tre (o sette o diciotto) anni; le ossa vengono lavate (Schneeweis) o il cra- nio ripulito con una spazzola (Maticetov). In sešito le si avvolge in un telo (Lilek, Maticetov) o in un sacchetto di tela (Schneeweis). Lo Schnee- weis aggiunge che le ossa vengono riposte nel sacchetto in modo che il cranio si trovi alla loro superficie (Schneeweis, loc. cit.; Lilek E.: Volks- glaube u. VolksthümlicJier CuUus in Bosnien und det Hercegovina, Wis6. Mitt. aus Bosn. u. d. Herceg. IV, 1896, p. 407). Sia il Lilek che lo Schnee- weis riferiscono che in certe localitŕ, se all'atto dell'apertura della tomba le ossa non sono rinvenute »gialle« (gelb, Lilek), si seppelliscono^ di nuovo; a Prilep e a Stip la tomba puň venire aperta quattro volte prima che la salma venga trovata interamente decomposta (Schneeweis). La riesumazione e la sepoltura definitiva dopo tre anni avviene alle isole Riu-kiu, presso i Bunan di Formosa e i Khan-Thou del Tonchino (Chamberlain B. H.: Moeurs et Coutumes du Japon, Paris 1931, p. 276; Bonifacy, Lajonquičre, Montegomery e Govem in: Vannicelli L.: La reli- gione dei Lolo, Milano 1944, pp. 187, 189). I Lu-ërl-zi, della regione di Da-ting-fu e di Wei-ning, nel Kui-ceu, disseppelliscono le salme dopo un anno, ne riuniscono le ossa e le lavano; quelle divenute bianche, vengono avvolte in tela e seppellite nuovamente. Dopo uno o due anni (cioč nel terzo anno) le ossa sonoi di nuovo dissepolte e lavate, e cosě per sette volte in tutto, per cui gli abitanti di tali regioni sono chiamati Sce-ku-miao, cioč lavatori di ossa (Colqhoun, in Vannicelli, op. cit., p. 190—191). La stessa cerimonia č in uso presso i Cinesi (Fabre, ibid.). Nel secolo XVII le donne degli Huroni raccoglievano le ossa nei cimiteri (femminile č anche la riesumazione in Val Canale, secondo l'informazione del Mati- cetov e, proibabilmente, in Macedonia). »Si les chairs ne sont pas détru- ites, elles les nettoient et en tirent les os qu'elles lavent«, per riporle infine »dans un sac neuf« (Sagard Th. F. G.: Le grand voyage au Pays des Enrons, Paris 1632, rist. Paris, ed. du carrefour, s.d., p. 203). In Boli- via le ossa dissepolte vengono introdotte in un'urna spalmata di pece, in modo che il cranio si trovi al di sopra (so dass der Schädel obenauf zu liegen kommt, Nordenskjöld F.; Umgräber und Mounds in bolivianischer Flachlande, Baessler-Archiv, III, 1913, p. 218 segg.; v. inoltre: Ryden Stieg: Notes on the More Indian, Rio Guaporé, Bolivia, »Ethnos« VII, 1942, p. 115; Schmidt W.: Kulturkreise u. Kulturschichte in Südamerika, Ztschr. f. Ethn. XLV, 1913, pp. 1075—1079; Colbacchini A.: 7 Bororos orientali, >:>orarimugudoge«, Torino, Soc. ed. Intern., s. d., pp. 156—162; ecc.). L'atto di disseppellire le salme e di estrarne le ossa per inumarle di nuovo č cosě singolare e laborioso' che non puň essere attribuito a »pen- siero elementare« o a »convergenza«. Le operazioni sono' numerose: innan- zitutto ha luogo la prima sepoltura, per lo piů in fosse poco profonde (le tombe vengono talora inaffiate o si accendono fuochi alla loro superficie per affrettare la decomposizione delle salme, procedimento applicato sparsamente in forme rituali residue anche dagli Slavi orientali e dai Serbi); avviene poi la riesumazione, la lavatura o pulitura delle ossa, la 226 Sulla forma della »doppia sepoltura? presso gli Slavi meridionali loro raccolta in stuoie, panieri, cassette, tessuti o urne, e la loro definitiva sepoltura. Imbattendosi in questo costume presso le piů antiche popola- zioni thay del Tonchino, i presinidi, gli antichi cinesi, i Toung-hu (o Sien-pi), la maggior parte dei popoli malaio-polinesiani, i Tlinkit, gli Huroni dell'America settentrionale, gli Arowaki, i Tupi, ecc. dell'Ame- rica meridionale, nessun antropologo o etnologo ha mai dubitato trattarsi di »seconda sepoltura*. Le analogie col disseppellimento macedone e slo- veno sono cosě numerose, palesi e perfette che solo degli argomenti di straordinario valore potranno impedire di stabilire un collegamento tra la forma tibeto-birmana e quella slava del costume. La »doppia sepol- tura* trae origine dall'India posteriore, passa attraverso l'Indonesia agli arcipelaghi del Pacifico, si propaga dalla Cina alla Siberia meridionale (di dove passa nel continente americano) e di qui raggiunge l'ansa del Volga e la Russia meridionale. L'etŕ del costume riesumatorio slavo (me- ridionale) č dunque molto antica e risale a una cultura secondaria O' ter- ziaria del ^matriarcato libero*, che l'ha ricevuto in ereditŕ da una piů antica cultura primaria esogamico-matriarcale, alla quale appartiene. La datazione etnologica del costume fa sorgere l'ipotesi che esso ri- salga ad epoca slava-comune e faccia parte (insieme con altre forme di inumazione e cremazione) del patrimonio culturale degli Slavi. Le cre- denze animistiche inerenti a questa pratica si rivelano infatti slavo- comuni: i vampiri sono soggetti a dissepellimento e distruzione (per lo piů col fuoco) in tutto il territorio slavo, come sonO' dissepolti e cremati in tutta l'area classica della doppia sepoltura, da Samoa all'odierna Cina (Doerr E.: BestaUungsformen in Ozeanien, »Anthropos« XXX, 1935, pag. 399; Volperi P.A.: Chinesische Volksbräuche beim »T'chi-jii«, Regens- bitte, »Anthropos* XIV—XV, 1919—1920, p. 146 segg.). Trascuriamo le urne su pali dei Radimici, dei Vjatici e dei Severjani (Cronaca di Ne- store) per le quali numerose analogie fanno supporre che contenessero ossa dissepolte e successivamente cremate (l'urna cineraria in Europa č sempre sepolta) e tocchiamo invece l'argomento delle migliaia e migliaia di tombe vuote della Polonia anteriore ai Piast, delle regioni di Sando- mierz, di Lublin, del Podlasie e della »puszcza* Bialowieska ( Jakimowicz R.: Okres roczesnohistoryczny, Encykl. polska, Poi. Ak. umijçtn., T.IV, 1939—1948, I, 5, p. 366; Kostrzewski Jo.: Kultura prapolska, Poznan 1947, p. 357; Gasparini E.: La cultura lusaziana e i protoslavi, »Ricerche sla- vistiche* I, 1952, p. 79). Fenomeni analoghi si constatano in etŕ preisto- rica in Bosnia; su 55 tumuli a Rusanovici, 13 sono stati rinvenuti vuoti, 4 su 40 a Gosinja, 3 su 6 a Gucevo, ecc. In totale, sui 146 tumuli esplorati dal Fiala nel 1895, 45 erano vuoti. I tumuli vuoti contenevano tuttavia le medesime ossa di animali e i medesimi cocci di stoviglie delle altre tombe e in uno di essi (il XV° di Rusanovici) fu rinvenuto un dente umano (Fiala F.:Die Ergebnisse der Untersuchung prähistorischer Grabhügel auf dem Glasinac im Jahre 1895, Wiss. Mitt. aus Bosn. u. d. Herceg. V, 1897). E'chiaro che i tumuli sono stati vuotati del loro contenuto, come le tombe polacche della destra della Vistola. Solo in tre tumuli (due a ip. 227 Evel Gasparini Gucevo e uno a Plješevica) sono state trovate ossa alla rinfusa o in dis- ordine. Se considerassimo come dimostrata la »seconda sepoltura* solo in questi tre ultimi casi, avremmo una proporzione di 5 riesumazioni su 146, mentre la percentuale dei tumuli vuoti sale al 31 %. Il problema archeo- logico e statistico della »seconda sepoltura* č complesso'. Non sappiamo dove siano finite le ossa dei tumuli vuoti. Potremmo fare delle buone congetture in proposito, ma sarebbero solo delle congetture. Per la gran- dissima maggioranza delle tombe riesumate di quell'obitorio, l'archeologia č privata di ogni possibilitŕ di constatazione e deve limitarsi a fare delle incerte supposizioni solo sui tre tumuli in cui le ossa sepolte apparivano in disordine. I resti umani vengono facilmente rimossi nello scavo di nuove tombe in vecchi cimiteri, e sebbene sappiamo che in diverse loca- litŕ della Slavia meridionale questa rimozione si accompagna ad atti e riti di »seconda sepoltura*, non possiamo avere la certezza che questi atti e riti siano stati compiuti dovunque l'archeologia permette di consta- tare un disseppellimento. Una relativa sicurezza in proposito puň essere fornita, piů ohe dal disordine delle ossa dello scheletro, dalla mancanza di qualcuna delle sue parti (specialmente del cranio e della mandibola), quando le restanti siano ben conservate. Vi sono casi particolari di sepol- tura di parti del corpo, preceduta da scamificazione (vorherige Fleisch- lösung), che non lasciano dubbi in argomento (Wankel H.: Skizzen aus Kiew, Mitt. d. anthr. Gesell, in Wien, V, 1875, p. 8; Fritsch: Ausgrabungen von Sam^hapro und Kertsch, Arch. f. Anthropologie IX, 1876, anthr, Liter., p. 3). Ma per le tombe slave di etŕ pagana, in fosse semplici e senza tumulo, che presentino scheletri mossi o manchevoli, l'ipotesi della riesumazione rituale deve essere fatta sempre. Non possiamo acconten- tarci di attribuire allazione di agenti naturali (radici di alberi o sommo- vimento del terreno) il rinvenimento di quattro crani in una fossa, mentre in due altre fosse le salme ne sono prive, o la mancanza di ossa di uno scheletro (Velenrajter P.P.: Slavenska nekropola iz VI—VII veka u Bo- gojevu, »Rad vojvodjanskih muzeja« 1952, pp. 135, 143; Veselinovic L.: Ranoslovenske loncarske peci i grobovi kod Mošorina u Backoj, ibid., pp. 143—159). L'esempio delle 20.000 tombe dell'etŕ di Halstatt, in parte esplorate dal Fiala e dal Radimsky, puň far supporre che la »seconda sepoltura* sia pervenuta agli Slavi meridionali da un substrato locale. Se non gra- tuita, l'ipotesi č almeno sospetta a causa della sua comoditŕ. A parte il fatto che tale ipotesi non distruggerebbe il nesso con l'Asia sud-orientale, non conosciamo nulla delle forme del rito riesumatorio di questi Illiri o preilliri. Come escludere che preilliri e Slavi lo possedessero indipenden- temente gli uni dagli altri? Constatazioni del genere non sono rare in etnologia. Si deve inoltre osservare che tra le etŕ di Halstatt e di La Tene, e il medioevo slavo, esiste una grande cesura di rito crematorio: nelle necropoli piů antiche della Bosnia 1' 83 % delle tombe erano inumatorie, nell'etŕ de La Tene il 40 % e solo il 7 % in etŕ romana (Radimsky W.: Die Nekropole von Jezerine in Pritoka bei Bihac, Wiss. Mitt. aus Bosn. 228 Sulla forma della sdoppia sepoltura^ presso gli Slavi meridionali u. d. Herceg. HI, 1893, pp. 39—218). L'esempio dei Lolo dimostra che la cremazione distrugge il rito riesumatorio. E' per la via dell'Illirico' che l'antica Grecia ha ricevuto il rito crematorio (la cultura micenea č esclu- sivamente inumatoria), ma l'antica Grecia ignora la »seconda sepoltura*. Infine la »seconda sepoltura* non č limitata all'area illirica, ma ei estende probabilmente a tutto l'abitato finno-baltoslavo ed č stata sparsamente constatata sul Baltico, nei »kurgany* della Podolia, della regione di Kiew, delle steppe del Mar Nero e dei kirghisi e sul Jenissej. L'ipotesi che gli Slavi abbiano ricevuto questo costume dall'Asia eud-OTĚentale per via continentale, l'abbiano conservato in condizioni favorevoli di rifugio nell'antico abitato slavo, per introdurlo tardivamente nelle Alpi e nella Balcania, č di gran lunga la migliore per spiegare le simmetrie di forma del rito slavo con quello presinide. Questa ipotesi non potrŕ dirsi dimo- strata finché non verrŕ annunciata l'esistenza presso gli Slavi occidentali o orientali di usanze analoghe a quelle alpine o macedoni. Osservazioni piů esatte sullo stato dei resti umani nelle tombe slave e comparazioni accurate dei riti funebri, sia inumatori che commemorativi, potranno avvicinarci alla soluzione del problema. Vi sono importanti considerazioni di ordine generale che consigliano di dare questa direzione alle ricerche. L'esperienza Ratzel-Frobenius, dalla quale ha tratto origine l'etnologia scientifica, ha insegnato che č raro che un elemento culturale emigri solo. Per lo piů esso č associato a interi complessi, denominati in seguito »cicli culturali*. Se la »doppia sepoltura* slavo-meridionale appartiene al ciclo primario esogamico- matriarcale, č estremamente prohabile che altri elementi del medesimo ciclo siano presenti nel patrimonio culturale degli Slavi. Tali potrebbero essere: l'abbigliamento femminile del doppio grembiule (stuoia), la zappa monoxila su manico a gomito, i resti di nozze matrilocali e di parentela matrilineare, il possesso femminile dell'orto domestico, l'abitazione ret- tangolare di tronchi d'albero al naturale, con tetto a due spioventi e ingresso dal lato corto protetto da veranda, il villaggio su strada e l'eso- gamia. Non c'č conoscitore del mondo slavo che ignori come tali elementi siano ancora oggi presenti in tre, o almeno in due, dei gruppi linguistici in cui gli Slavi sono divisi, e ogni etnologo č tenuto a sapere che questi elementi fanno parte della morfologia della cultura detta delle »due classi*. Per la sua natura e le sue forme, la »doppia sepoltura* non puň essere studiata isolatamente e con considerazioni locali. Occorre investire l'intero problema culturale degli Slavi e dibatterlo su scala mondiale. 229 Evel Gasparini Povzetek O OBLIKI »DVOJNEGA POKOPA« PRI JUŽNIH SLOVANIH Znani obicaj drugega pokopa izkopanih telesnih ostankov, kakor je iz- prican v nekih južno slov anskih predelih (Makedonija), so razlagali kot krajevni pojav, ki naj bi ga narekovala pieteta do ostankov rajnih in zadrega za prostor (na pokopališcih). Ko je Maticetov opozoril na isti obicaj o nekih dolinah vzhodnih Alp, se je ozemeljska razširjenost obicaja obcutno povecala, tako da bo teže vztrajati pri krajevnih razlagah. Na drugi strani so razna dejanja, n. pr. da grob odpro (tudi veckrat), da vzamejo ven razpadle cloveške ostanke, da kosti ocistijo, zavijejo in odrugo zakopljejo, v Makedoniji in o Kanalski dolini podobna ali celo enaka temu, kar je bilo ugotovljeno n. pr. pri presinidih Miao na jugovzhodnem Kitajskem ali pri Huroncih v Severni Ameriki. Pripisati južnoslooanski obicaj vplivu nekega krajevnega predslooanskega prebivalstva (ilirskega ali predilirskega), je težko (in morda nemogoce) zaradi sežiganja v rimski dobi in še zaradi tega, ker stara Grcija drugega pokopa ni poznala, Albanci pa ga obsojajo kot brezbožno dejanje (Lek Dukagjini in njegov za- konik). Niti Turki niti Prabolgari (Cuvaši) ne poznajo tega obicaja. Primerjava z jugovzhodno Azijo in s severno, srednjo in južno Ameriko dokazuje, da se oblike južnoslovanskega prekopavanja krijejo s pristnim »drugim pokopom«. Obicaj je torej iz etnološke dobe in ce je slovanski (in ce so ga Slovani vpeljali D visokem srednjem veku, kakor domneva avtor), mora segati nazaj v skupno- slovansko dobo. Mnogokaj nam namrec daje slutiti, da je bil nekdaj razširjen tudi pri zahodnih in vzhodnih Slovanih. Treba bo poiskati nacin, kako arheo- loško izpricati ta pojav, ki so ga doslej ob izkopavanjih skoraj popolnoma pre- zrli. Pogrebni obred »drugega pokopa« spada med oblike neke stare agrarne, tako imenovane >eksogamno-matriarhalne« kulture. Ce je starost (južno)slovan- skega obicaja etnološka, bi mogla spadati v isto skupino kot številne druge oblike slovanske kulture, s katerimi je naš obicaj združen tudi na drugih ce- linah, predvsem v Aziji in v Oceaniji. To so: maticno gospodarstvo, domaci vrt, pravokotno bivališce iz brun, obcestna vas, eksogamija, ženska oblacila z dvoj- nim predpasnikom itd. Skrbnejša raziskaoanja in obsežnejše primerjave bodo verjetno prinesle ustreznejšo rešitev problema kakor dosedanji poizkusi krajevne razlage. 230