49 Paola Desideri Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara PRINCIPALI STUDI MORFOSINTATTICI SULLA LINGUA POLITICA NEL VENTENNIO 1960-1980 1 MORFOSINTASSI E LINGUAGGIO POLITICO I meccanismi di produzione del discorso politico debbono tenere conto non soltanto di adeguate strategie lessico-semantiche1, pragmatiche e retorico-argomentative2, ma anche di quelle norme morfosintattiche che regolamentano la creazione di determinate parole ad effetto e di formule ad hoc e, al contempo, utilizzano i processi che discipli- nano nel sistema linguistico la corretta concatenazione degli enunciati sul piano sintag- matico. Diversamente dagli orientamenti lessico-semantici di solito più praticati, negli anni 1960-1980 sono stati compiuti numerosi studi sulla lingua politica nell’ambito del livello di analisi morfosintattico, versante piuttosto emarginato nella sfera delle ricer- che sul discorso politico. Come è noto, la morfosintassi si articola sulla ripartizione tradizionale della gram- matica in morfologia e sintassi. La prima, interessata al “morfema”, definito – a se- conda della terminologia distribuzionale o di quella martinetiana – come unità minima linguistica di prima articolazione dotata di significato o come unità portatrice del solo “significato grammaticale” riferito agli elementi esclusivamente grammaticali, descrive i procedimenti che intervengono nella formazione o nella trasformazione delle parole3 e che governano la loro struttura interna. La seconda presiede ai princìpi di combinazione dei morfemi in unità più estese (il sintagma, la frase, il testo) e indaga sulle relazioni che fondano queste unità, o come funzionano nella dispositio testuale. Sono quindi di competenza della morfosintassi tutti quei contributi volti ad esamina- re, in questo caso all’interno della tessitura linguistica politica, fenomeni quali la strut- tura del periodo, l’ordine delle parole, i processi di composizione e derivazione di unità lessicali, le classi morfologiche come quella molto importante degli affissi – elementi che vedremo specificamente in Dubois (1962) – per la coniazione di parole d’ordine, di espressioni mirate. Inoltre è di pertinenza degli studi morfosintattici l’analisi dei moduli di combinazione dei sintagmi in frasi e delle frasi in discorsi, l’individuazione 1 Riferito allo stesso periodo 1960-1980, un bilancio degli studi sul linguaggio politico condotti se- condo i metodi semantici è in Desideri (2018). 2 Sempre riguardante il ventennio in questione, una rassegna delle ricerche sul discorso politico effet- tuate in base ai princìpi e agli strumenti forniti dalla retorica e dall’argomentazione è in Desideri (2010). 3 I procedimenti morfologici di formazione delle parole riguardano la flessione e la derivazione (Sca- lise 1990); cfr. Mioni (1992). UDK 81'36:32''1960/1980'' DOI: 10.4312/linguistica.61.2.49-59 Linguistica_2021_2_FINAL.indd 49 20. 12. 2022 12:02:20 50 di costrutti sintattici di tipo paratattico o ipotattico, tramite rispettivamente la procedura della coordinazione o della subordinazione. I modelli alla base delle analisi morfosin- tattiche, nel loro ambito specifico, esplicano un ruolo determinante per l’individuazione concreta di precisi legami associativi che strutturano le parole e gerarchizzano gli enun- ciati nell’ambito di un testo. 2 RICERCHE E ANALISI MORFOSINTATTICHE Uno dei primi studi italiani importanti, se non il primo in assoluto, sulle strutture sin- tattiche della lingua è quello redatto da Migliorini (1952) sulla famosa formula Votate socialista, che nasce nel 1946 con le elezioni per la Costituente e si espande successi- vamente nelle votazioni amministrative del ’47 e in quelle politiche del ’48. Di tale sin- golare costruzione sintattica (prodotta da un verbo associato a un aggettivo con valore avverbiale), che ricalca l’innovazione sintattica nata nel francese Voter socialiste già analizzato da Spitzer (1938), Bruno Migliorini rileva la potenza propagandistica testi- moniata anche da locuzioni pubblicitarie affini del tipo Brindate Gancia! e Camminate Pirelli costituite da un verbo intransitivo accostato a un nome proprio. Quando ci si occupa di ricerche morfosintattiche bisogna sempre tenere ben pre- sente che ogni genere di vocabolario, come in questo caso quello politico, non si de- finisce pedissequamente soltanto attraverso il contenuto semantico delle parole che lo compongono, giacché si tratta di un sistema che possiede, al pari di altri, una propria struttura morfologica, progressivamente e lentamente consolidata nel tempo. Nella for- mazione della lingua politica una posizione di rilievo ricopre la classe degli affissi e, in particolare, le categorie dei prefissi se precedono la base e dei suffissi se la seguono; entrambi perlopiù danno origine a nuove unità lessicali istituendo composti e deriva- ti. Bisogna comunque precisare che, diversamente dai suffissi, i prefissi non compor- tano per la neoformazione il cambiamento di categoria grammaticale e, soprattutto, che alcuni possono essere autonomi a livello lessicale: per esempio contro, avverbio e preposizione, esplica la funzione di prefisso in controgoverno, controparte, controri- voluzione, ecc. I processi della prefissazione e della suffissazione, che con altri procedimenti lin- guistici permettono la realizzazione della cosiddetta “neologia di forma”, sono stati oggetto di uno studio dettagliato, sempre relativamente al sistema del linguaggio po- litico, da parte di Dubois (1962: 140-171). All’interno del corpus lessicale reperito – corpus che fa capo al vocabolario politico e sociale francese prodotto dal 1869 al 1872 – egli esamina esaustivamente la gamma di prefissi, precisamente diciotto, e il vasto repertorio di suffissi (accompagnati anche dalle rispettive nozioni semantiche cui rinviano) entrati nella composizione delle parole sociopolitiche appartenenti al periodo in questione. Circa i campi semantici della lingua fascista Leso (1971), interessato all’esame dia- cronico di lemmi politici e alla funzione da essi ricoperta, avanza alcune significative osservazioni morfologiche sui suffissi -ista e -ismo a proposito dei famosi derivati fa- scista e fascismo. Kann (1973a, 1973b, 1976) analizza sia la composizione di unità Linguistica_2021_2_FINAL.indd 50 20. 12. 2022 12:02:20 51 semantiche con -politisch (1973a) e con -politik (1973b)4 sia quelle realizzate con il morfema Polit- (1976) che funziona da prefisso, come per es. in Politzank. Aggiun- giamo anche la nota lessicale di Totis (1975) su extra-parlamentare, termine che, lar- gamente adottato nel linguaggio politico con la doppia funzione aggettivale e sostan- tivale, ha subìto dagli anni Settanta del secolo scorso un allargamento del suo alone semantico connotando non soltanto ciò che è “fuori dal Parlamento”, ma anche ciò che è “contro il Parlamento” e contro le sue strutture istituzionali tradizionali. Infine ricor- diamo il saggio di Geffroy (1979) sulla famiglia morfologica del lessema terreur negli ultimi anni del Settecento rivoluzionario. Del resto, come è noto, periodi densi di lotte e divisioni politiche, di tensioni tra le classi sociali concorrono ad intensificare all’interno del sistema morfologico la produ- zione di numerosi aggettivi qualificativi derivati dai nomi propri di personaggi famosi (robespierriste, maoista), di dinastie (orléaniste, borbonico, sabaudo), appartenenti a sigle molto note (bierrista, piduista), a nazioni e regioni (girondin, vietnamizzare), a giornali portavoce di un’opinione politica (lanternier da La Lanterne). Infine, i mo- menti congiunturali tendono a promuovere anche la creazione di aggettivi qualificativi composti su indimenticabili date storiche (décembristes dal colpo di stato francese del 2 dicembre 1851, sessantottino). Tali operazioni neologiche di forma si verificano specialmente nel discorso poli- tico, dove il ruolo carismatico esercitato da certi leader e l’azione simbolica ricoperta da luoghi e date, presenti nella memoria collettiva del popolo, connotano conquiste sociali e avvenimenti storici. Infatti, il potere evocatore del nome proprio svolge la sua funzione designativa, e nel contempo aggregante, in misura considerevole entro pra- tiche socio-comunicative istituzionalizzate: il discorso politico è dunque lo spazio per eccellenza in cui individui e gruppi si riconoscono, si identificano e si accorpano sotto l’egida di una denominazione, di una sigla. Sui fenomeni morfologici rilevati si sono particolarmente soffermati il succitato Dubois (1962: 172-185), che analizza con sistematicità i diversi tipi di derivati e la cui ricerca è importante sia per la significativa documentazione raccolta sia per le con- clusioni normative; Calabresi (1966), il quale prende in considerazione in una nota lessicale gli usi di marxiano, marxista e marxistico; Regöci (1975: 442-443, 445-446), che indaga tra l’altro sulle voci ottocentesche originate dai cognomi di figure molto rappresentative della storia e della vita politica italiana, particolarmente Garibaldi e Mazzini: di qui garibaldiano, garibaldista, garibaldesco, mazzinardo, mazzinista e il più comune mazziniano; Scavuzzo (1979), il quale segnala la presenza nella stampa di nuovi lemmi come il già menzionato bierrista, ottenuto con l’aggiunta del suffisso -ista alla sigla originaria considerata come sostantivo. Sempre attinenti a questo tema alcune osservazioni morfologiche sono contenute in Schmidt (1974) sulle neoformazioni con Europa-europäisch relative alle espressioni della Comunità Europea e in Ghinassi (1977) su eurocomunismo e su altri composti con -euro, lessema entrato in circolazione negli ambienti politici e giornalistici italiani non 4 In quest’ultimo lavoro l’autore fornisce, oltre alle diverse configurazioni morfologiche in cui queste unità possono trovarsi, anche una loro ampia schedatura per isotopia. Linguistica_2021_2_FINAL.indd 51 20. 12. 2022 12:02:20 52 prima dell’autunno 1975. Una neolocuzione particolarmente diffusa come allo sban- do, spesso usata negli anni di crisi di governi e di partiti, non è sfuggita a Gianfranco Folena e a Ghino Ghinassi, i quali ritengono si tratti “[…] di un deverbale nuovo da sbandare, e di una irradiazione sinonimica della locuzione (andare, mettere) allo sba- raglio” (Folena/Ghinassi 1977: 56; corsivi del testo) diffusa nell’Ottocento anche nella lingua politica. Interessanti osservazioni di ordine sintattico sulla struttura di enunciati brevi come lo sono per eccellenza gli slogan politici sono nel saggio di Carvalho (1977), mentre sui procedimenti morfologici e sulla costruzione sintattica di alcuni testi conchiusi e congiunturali vanno menzionate le ricerche di Zimmermann (1969) e di Marx-Nordin (1979), lavoro quest’ultimo scarsamente frequente nell’ambito delle analisi sul discorso politico. Insieme a considerazioni di ordine retorico e semantico, in particolare il rile- vamento delle parole chiave, Hans Dieter Zimmermann, nella sua rilevante monografia sull’uso della lingua politica, circa l’analisi morfosintattica esamina in dettaglio la di- namica dei pronomi personali e delle forme verbali nei discorsi pronunciati nel bien- nio1964-1965 da Balzer, Erler e von Kühlmann-Stumm, rispettivamente rappresentanti dei partiti tedeschi CDU, SPD e FDP. Signe Marx-Nordin, ponendosi la questione di elaborare un’analisi stilistica obiet- tiva del linguaggio politico, sceglie di avvalersi di un indirizzo sintattico, in quanto suscettibile di sviluppare un sistema formale di categorie senza implicare valutazioni soggettive. L’autrice espone quindi la funzione esplicata da alcune categorie della sua “stilistica sintattica”, quali ad esempio la proposizione principale e quella subordinata, la costruzione infinitiva, l’ellissi all’interno delle più importanti piattaforme ufficiali di partito in lingua tedesca sottoposti a confronto, cioè il Programma del Partito Socialista Tedesco Unificato del 1963 e il Programma del Partito Socialdemocratico Tedesco del 1959. Di questi testi piuttosto elaborati, viene effettuata un’accurata analisi contrastiva (corredata anche da grafici e tabelle) dello stile sintattico, non senza mettere in luce rilevanti differenze nella costruzione dei periodi. Frequentemente l’attenzione degli studiosi si è soffermata su un tipo speciale di te- sto politico, quello trasmesso attraverso la stampa, mezzo di comunicazione che, per la sua natura specifica, ha condizionato la catena sintagmatica delle sequenze enunciate: ciò è verificabile in modo eclatante nella disposizione anaforica praticata sui piani del sopratitolo, titolo e sottotitolo entro l’economia della pagina, nonché nelle forme di in- cipit e di successione dei periodi. La scrittura giornalistica, finalizzata ad una leggibilità immediata, ad una giusta comprensione e ad una certa spettacolarità (strategie grafiche della titolatura, segni d’interpunzione, spaziature, immagini e ogni altra tattica iconica), tende ad organizzare il montaggio di “pacchetti” di informazioni e a programmare lo sviluppo delle notizie, costruendo per il lettore un cammino inferenziale secondo ade- guati percorsi interpretativi secondo l’ideologia della testata. Difatti, in questo caso specifico, le ricerche effettuate in base all’approccio morfo- sintattico ha opportunamente considerato l’uso di alcuni moduli grammaticali, di par- ticolari processi morfologici ed ha esaminato i rapporti tra le frasi, la combinazione di sintagmi, tutti fenomeni che, per il loro potere connotativo, colpiscono con efficacia Linguistica_2021_2_FINAL.indd 52 20. 12. 2022 12:02:20 53 l’emotività e l’attenzione dei destinatari-lettori. Utili precisazioni sui procedimenti morfosintattici adottati in genere dalla lingua dei giornali sono presenti in Beccaria (1973), che prende in considerazione, tra le varie tecniche individuate, il dilagare di formazioni con prefissoidi, il prevalere di forme ellittiche (specie nei titoli), l’esistenza di astratti deverbali e inoltre la diffusione dei verbi fraseologici, senza escludere i mo- duli dello stile nominale. Su tale ambito Bisceglia Bonomi (1973) analizza le forme di alcuni costituenti grammaticali (articoli, preposizioni articolate, pronomi, nomi, verbi) presenti nel Cor- riere della Sera, nel Secolo e nell’Osservatore Cattolico usciti nel primo lustro del Novecento, mentre, sempre sullo stesso corpus, complica le categorie morfosintattiche rilevando la struttura del periodo, l’ordine delle parole e la presenza della frase nomi- nale. Masini (1977: 49-114) si pone sull’iter metodologico di Ilaria Bisceglia Bonomi e compie un elaborato spoglio morfosintattico della lingua dei giornali milanesi nel periodo 1859-1865. A proposito di questo settore di ricerca citiamo in special modo alcuni lavori tede- schi. Mittelber (1967, 1969) si è occupato, al di là degli aspetti lessicali, anche delle peculiarità sintattiche del giornale Bild Zeitung, soffermandosi sulla struttura ipotattica della scrittura giornalistica attraverso l’esame di due articoli, l’uno del 31 gennaio 1964 tratto dal Bild, l’altro del 4 aprile 1968 attinto dal quotidiano Neues Deutschland. Lo studio di Sandig (1971) risulta interessante per l’istituzione di una tipologia di ordine sintattico e il saggio di Eggeling (1974: 180-197), sull’uso delle parole straniere con- fluite nel linguaggio politico di dodici quotidiani tedeschi, si rivela significativo perché non trascura di analizzare la configurazione grammaticale di tali termini, fornendone anche precisi dati quantitativi. Comunque, particolarmente importanti per l’esame dei costrutti morfosintattici del linguaggio politico giornalistico sono i lavori di Monika Pfeil e di Maurizio Dardano. Pfeil (1977: 119-123) infatti si sofferma a lungo sulla struttura verbale e nominale degli articoli di fondo di giornali tedeschi e ne studia la combinazione dei lessemi. Dardano (1970, 1973a: 283-369, 1973b) in varie occasioni ha evidenziato i caratteri costitutivi del linguaggio giornalistico, nonché i contributi dei sottocodici burocratico-politico ed economico-finanziario. Nel primo lavoro citato egli compie un’indagine diacronica de- scrivendo l’evoluzione di alcuni costrutti sintattici in un gruppo di sei quotidiani italiani disposti in quattro tappe cronologiche (anni 1880, 1900, 1920, 1940) e successivamen- te nell’ambito del biennio 1968-1969; nel secondo studia compiutamente i molteplici aspetti morfologici e approfondisce le peculiari tendenze sintattiche della scrittura gior- nalistica italiana, che appare in questo modo: […] come tesa tra due poli: da una parte l’allineamento e la brevità dei periodi, l’uso ricorrente dei due punti, la frequenza dei procedimenti enumerativi, gli stacchi e i frangimenti; dall’altra, lo stile periodico, condizionato dalla tecnica espositiva e dalla prassi redazionale, condizionato, al tempo stesso, dai modelli politico e burocratico […]. (Dardano 1973a: 287) Linguistica_2021_2_FINAL.indd 53 20. 12. 2022 12:02:20 54 Anche l’ultimo saggio (Dardano 1973b) ravvisa nel modulo della costruzione no- minale5 uno dei tratti distintivi della prosa giornalistica, unitamente ad altre tecniche di composizione frasale quali il polisindeto, l’enumerazione, la coordinazione. Nel campo della sintassi un discorso a parte merita la ricerca sul discorso politico compiuta specialmente in area francese e incentrata sul procedimento dell’analisi distribuzionale, appartenente allo strutturalismo tassonomico quale espansione della linguistica descrittiva. L’analisi distribuzionale parte dai princìpi generali enunciati dal fondatore Bloomfield (1933) ed è stata sviluppata, soprattutto negli anni Cin- quanta, da B. Bloch, Z. S. Harris, A. Hill, Ch. Hockett, G. Trager. In quest’ultima fase tale approccio strutturalista inizia ad affrontare, seppure in maniera embrionale, il passaggio dall’enunciato al discorso concepito come un connected speech e si fon- da in particolare sull’osservazione del comportamento delle varie unità della frase superficiale relativamente ai contesti di occorrenza. Nell’ambito della produzione discorsiva politica, l’intento principale è di provare che i discorsi di un individuo o di un gruppo sociale presentano non soltanto significati propri, ma anche tratti formali caratteristici. Il corpus oggetto di osservazione viene raggruppato in un qua- dro che mostra le ricorrenze delle proposizioni e le classi di equivalenza al fine di scoprire, nei segmenti successivi del testo, i possibili schemi combinatori di queste classi. In ordine cronologico gli studi principali sul discorso politico fondati sul modello dell’analisi distribuzionale tracciata da Harris (1952a, 1952b)6 – la discourse analysis – sono quelli numerosi condotti dai francesi Dubois (1969); Provost (1969); Maldi- dier (1971); Marcellesi (1971, 1976); Maldidier, Robin (1974) e Chauveau (1978), alcuni dei quali sono presenti negli importanti numeri monografici 23 (1971) e 41 (1976) della rivista Langages, rispettivamente dedicati ai temi “Le discours politi- que” e “Typologie du discours politique”. Tra queste ricerche sull’analisi del discorso ricordiamo in particolare quella portata avanti da Marcellesi (1976), il quale parte dai presupposti dell’analisi distribuzionale e proposizionale per applicarli ad un corpus del 1924-1925, consistente nelle Risoluzioni del congresso di Tours. Riteniamo opportuno riportare le parole di Geneviève Provost, con le quali enuclea chiaramente le tappe dell’analisi di un corpus linguistico: La première étape de l’analyse consiste à effectuer un regroupement des én- oncés qui permette d’établir les principales classes d’équivalence données im- médiatement par le texte dans des phrases de structures simples. À partir de cet aperçu des différents schèmes de phrases possibles, on doit procéder à une analyse complète de l’ensemble du corpus. Il s’agit, par diverses opérations 5 Per uno studio dettagliato dello stile nominale presente nei titoli dei quotidiani italiani, cfr. Garavel- li Mortara (1971: 290-315). 6 Per una disamina della discourse analysis harrisiana e dei prodromi bloomfieldiani, cfr. Desideri (1982). Sull’analisi del discorso harrisiana intesa come primo stadio per lo sviluppo della linguistica del testo, cfr. Garavelli Mortara (1974). Per una rassegna delle ricerche sul discorso politico effet- tuate secondo i criteri dell’analisi distribuzionale, cfr. Desideri/Marcarino (1980: 19-20, 52-53). Linguistica_2021_2_FINAL.indd 54 20. 12. 2022 12:02:20 55 transformationnelles, de réduire les énoncés aux structures simples qui ont pu être établies antérieurement. (Provost 1969: 53) Va tuttavia rilevato che, nel corso del tempo, alcune riserve sono state avanzate a tale modello. Esse partono dalla considerazione che questa metodologia, essendo im- postata sulla segmentazione del testo, non sempre tiene conto della relazione fra i tratti dell’enunciato, dei rapporti di riformulazione tra le proposizioni e della ridondanza di alcuni tratti superficialmente equivalenti ma con significato diverso. In conclusione, possiamo constatare che il presente bilancio dei principali studi morfosintattici sulla lingua politica mostra la produttività del ventennio 1960-1980, anni che hanno messo in luce la significativa creatività linguistica esercitata soprattutto in periodi problematici e congiunturali della storia dei nostri Paesi. Riferimenti bibliografici BECCARIA, Gian Luigi (1973) “Il linguaggio giornalistico.” In: Id. (a cura di), I lin- guaggi settoriali in Italia. Milano: Bompiani, 61-89. BISCEGLIA BONOMI, Ilaria (1973) “Note sulla lingua di alcuni quotidiani milanesi dal 1900 al 1905.” ACME 26/2, 175-204. BISCEGLIA BONOMI, Ilaria (1974) “Note sulla lingua di alcuni quotidiani milanesi dal 1900 al 1905: l’aspetto sintattico.” ACME 27/2, 207-251. BLOOMFIELD, Leonard (1933) Language. New York: Henry Holt and Co. [Versione italiana: Il linguaggio. Trad. Francesco Antinucci/Giorgio R. Cardona. 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Linguistica_2021_2_FINAL.indd 57 20. 12. 2022 12:02:20 58 Riassunto PRINCIPALI STUDI MORFOSINTATTICI SULLA LINGUA POLITICA NEL VENTENNIO 1960-1980 Con il presente lavoro si intende dimostrare la rilevanza dell’analisi morfosintattica nell’ambito della lingua politica. Nel ventennio 1960-1980 su questo terreno di ricerca sono stati effettuati importanti studi soprattutto da parte di italiani, francesi e tedeschi, di essi vengono citati qui i più significativi. Infatti, specialmente in periodi di crisi so- ciali e di congiunture politiche, i processi morfologici e sintattici esibiscono quanto sia efficace la creatività linguistica per coniare mirate parole d’ordine e lessemi ad effetto propagandistico. L’analisi distribuzionale di corpora politici, condotta negli anni Set- tanta sulla base della “discourse analysis” di Z. S. Harris, apporta, con diversi lavori, un ulteriore interessante contributo all’esame sintattico del linguaggio politico. Parole chiave: morfologia, sintassi, lingua, politica, neoformazioni Abstract PRINCIPAL MORPHOSYNTACTIC STUDIES ON THE LANGUAGE OF POLITICS IN THE PERIOD 1960-1980 This article aims to demonstrate the relevance of morphosyntactic analysis in the field of political language. In the 1960s-1980s, important studies were carried out in this research field mainly by Italians, French and Germans linguists, the most significant of which are mentioned here. Indeed, especially in moments of social crisis and political conjunctures, the morphological and syntactic processes exhibit how effective linguis- tic creativity is in coining specifically designed catchwords and lexemes with a propa- ganda effect. The distributional analysis of political corpora, conducted in the 1970s on the basis of Z. S. Harris’s “discourse analysis” makes a significant further contribution to the syntactic examination of political language. Keywords: morphology, syntax, language, politics, neologisms Povzetek POGLAVITNE RAZISKAVE O POLITIČNEM JEZIKU V OBDOBJU 1960–1980 Namen prispevka je pokazati na pomembnost oblikoskladenjske analize na področju političnega jezika. V obdobju med 1960 in 1980 so predvsem italijnski, francoski in nemški jezikoslovci opravili pomembne raziskave, izmed katerih so navidnejše pred- stavljene v tem članku. Dejansko je predvsem v obdobjih družbene krize in političnih sprememb očiten potencial oblikoslovnih in skladenjskih postopkov, s katerimi je mo- goče na ustvarjalen in učinkovit način kovati iz konkretne situacije izhajajoče parole in Linguistica_2021_2_FINAL.indd 58 20. 12. 2022 12:02:20 59 lekseme s propagandno vrednostjo. Distribucijska analiza korpusov političnih besedil, ki je bila v 70. letih opravljena na osnovi »analize diskurza« Z. S. Harrisa, predstavlja važen nadaljnji doprinos k proučevanju političnega jezika s skladenjskega stališča. Ključne besede: oblikoslovje, skladnja, jezik, politika, neologizmi Linguistica_2021_2_FINAL.indd 59 20. 12. 2022 12:02:20