OCENE / RECENSION! / REVIEWS, 349-370 Franco Colombo: LA CAMPAGNA ISTRIANA NEL MEDIOEVO. Trieste, Circolo di cultura istro-veneta "Istria", 2005, pp. 115 Le purtroppo scarse cognizioni storiche sulla storia agraria istriana potrebbero trarre in inganno gli studiosi che si occupano della storia economica regionale, facendo pensare che tale branca brancoli nella mancanza piu totale di supporti in materia. In realtá giá gli studiosi delle epoche passate, vedi ad esempio Nicolo Del Bello, avevano colmato questa lacuna dando vita ad interessanti dissertazioni e pubblicazioni sull'argomento. L'agricoltura istriana ha origini antiche. Fin dalle epoche precedenti la nascita di Cristo, gli abitanti di queste nostre terre erano addetti alla pesca, alla pastorizia, all'allevamento ed all'agricoltura. Vennero poi i romani, che vi innestarono il loro sistema agricolo. Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, si entra in un periodo in cui certamente le fonti per lo studio della storia agraria istriana e del suo paesaggio non sono molte, anche se certamente di maggior spessore rispetto ai precedenti. Agli inizi del medioevo certamente esisteva una sorta di continuitá con il precedente sistema agrario romano. Infatti i regni che seguirono a Roma di barbarico avevano soltanto il dominio politico e militare, tutto il resto era romano. Ed e qui che inizia la storia raccontataci da Franco Colombo, storico muggesano, in La campagna istriana nel medioevo, edito a cura del Circolo di cultura istro-veneta "Istria", nell'ambito dei suoi preziosi contributi volti al recupero delle antiche tradizioni istriane. Parten-do da questi presupposti, l'autore ci offre uno spaccato di storia, agraria e non, istriana, che prosegue con tutta una serie di esami della campagna istriana in epoche bizantina, longobarda, caro-lingia e post carolingia. Tra la scarna documentazione va comunque messo in rilievo il Placito del Risano, dell' 804, che ci offre un primo vero esame della situazione in cui versava la campagna istriana nel medioevo. I carolingi, come si sa, introdussero in Istria quel sistema feudale che avrá una durata millenaria, venendo accantonato soltanto alla metá del XIX secolo, dopo che giá Napoleone lo aveva scardinato. CIRCOLO DI CULTURA 1STRO-VSJBIA «ISTRIA» LA CAMPAGNA ISTRIANA NEL MEDIOEVO Trieste * Dicetnbre 2(X)5 349 OCENE / RECENSION! / REVIEWS, 349-370 Si entra cosi in un'epoca caratterizzata dalle signorie feudali, ecclesiastiche in-nanzitutto, quindi private e comunali. Basti pensare alle signorie germaniche, al Patriarcato di Aquileia, alle proprietà dei comuni istriani. E mentre tutto questo succedeva, ecco affacciarsi la Serenissima, che di li a poco s'insedierà lungo la costa istriana e qua e la al suo interno, mentre l'Istria centrale diverrà di pertinenza asburgica, dando vita ad una sorta di dualismo competitivo che vedrà contrapposti questi due colossi per tutta l'età moderna. Per studiare le sorti agricole di questa fase della storia istriana, ci sono tutta una serie di documentazioni: basti pensare al ricchissimo patrimonio archivistico della Contea di Pisino. Quindi i lasciti testamentari e le altre documentazioni notarili, gli statuti comunali, i catastici dei fondi di proprietà di monasteri, di chiese, di confraternite e ospedali, e dei singoli privati, vari inventari, ecc. Tutta una serie di documentazioni archivistiche, in parte studiate e pubblicate che, se esaminate, ci permettono di avere un quadro esauriente circa le condizioni del paesaggio agrario d'epoca. Dall'esame di tutto ció viene fuori un quadro molto interessante della civiltà contadina istriana in epoca medievale, e dei rapporti intercorsi tra città e campagna, nonché tra proprietari e lavoratori della terra. Di ció s'è fatto interprete Franco Colombo nel suo studio, che ci riporta ad un passato che sta alle origini della nostra odierna civiltà contadina. Denis Visintin Marija Mogorovič Crljenko: NEPOZNATI SVIJET ISTARSKIH ŽENA. Položaj i uloga žene u istarskim komunalnim društvima: primjer Novigrada u 15. i 16. stoljecu. Zagreb, Srednja Europa, 2006, pp. 208 Il libro della giovane storica polese apre un nuovo capitolo nell'ampia e variegata produzione storiografica istriana: quello della storia di genere. Si tratta di una branca della ricerca storica dalla recente formazione che ha iniziato a diffondersi negli anni Settanta parallelamente all'avvio dei movimenti femministi. Tuttavia lo studio dell'autrice polese - a differenza di quelli che erano, e per certi versi continuano ad essere, i primordi della ricerca legata alla storia di genere - non riguarda le biografie di donne di rilievo ma intende partire dal basso, ponendo in risalto, come si evince chiaramente dal titolo stesso, i lati più oscuri della semplice donna istriana. E questo non perché la nostra penisola non abbia prodotto personaggi femminili di rilievo (emblematico è in questo senso il caso di Giuseppina Martinuzzi) ma perché l'autrice 350