NfiRODNfl IN UNIVERZITETNA KNJIŽNICO DS II 274 645 DOUIN I)E COURTENAY 197600571 OONPERBN5KA tennta in Cividale del Priuli nell’ ultima adnnanza del Congresso storico internazionale a illustra/ione dei tempi, della vita e delle opere di Paolo Diacono 5 SETTEHBKE 1899 CIVIDALE T1FOGKAFIA GIOVANNI FULVlo 1900 J. / 0\gs^~>-^ ~r*/Uy BAUDOUIN DE GOURTENAY DEGLI SLAVI DEL FRIDLI OONFBRBNZA tenuta in Cividale del Prilili nelPultima adnnanza del Congresso storico internazionale a illusfraione dei tempi, della vita e delle opere di Paolo Diacono 5 SETTEHBRE 1899 CIVIDALE TIPOGRAFU. GIOVANNT FULVIO 1900 (Estratto degli Atti del CoDgresso storica internazionale temito a Crvidale nel centenario di Paolo Diacono - Settembre 1899). Signore, Signori, Prima di tutto vi prego di scusarmi per la mia parola poco scorrevole, che offenderh gli orecchi ed il sentimento linguistico dei miei uditori; vi prego di scusarmi anche per il contenuto del mio discorso, piuttosto superficiale ed incompleto. Di tali difetti valga a scusarmi prima di tutto il fatto, che non sono italiano ed ho imparato questa lingua piut¬ tosto tardi e poco mi sono esercitato in essa; poi che non ebbi tempo di preparare il mio discorso in modo degno di cosi dotta adunanza, essendo stato occupato le passate settimane in parecchi altri lavori. Bisognerebbe anche che vi spiegassi perchd io mi prendo la liberth, di stancare la pazienza dei convenuti ad un con- gresso storico, radunato per celebrare la memoria di Paolo Diacono, con un tema, il quale non appartiene nd alla storia, ne allo studio deli’ illustre longobardo. Ma Paolo Diacono fa piu volte menzione degli Slavi nel Friuli, quindi questi hanno una certa attinenza collo storico dei Longo- bardi. Oltre a cib un nostro egregio collega, il prof. Mu- soni, ha accennato in una' sua Memoria appunto ali’ ap- partenenza linguistica degli Slavi del Friuli, riferendosi alle mie modeste ricerche e quasi domandando da me una spiegazione piu minuta. Entrando nel mio tema, non devo tralasciare un punto molto difficile, e ci6 per elirainare dalle nostre mutue ^0 — 4 — relazioni la minima ofiibra di qualsiasi sospetto, di qual- siasi malinteso. Viviamo purtroppo in tempi, che, sotto qualche aspetto, troppo ci richiamano alla mente le barbarie d’ una volta, in tempi nei quali alle guerre ed alle stragi, che una forza brutale moltiplicava senza misericordia e senza ritegno, sono sottentrati odii profondi e tenaci, generatori di lotte, incruente si, m a non percio meno fatali, che si combattono fra nazione e nazione con funestissime conseguenze per il benessere comune deli’ umanita. In questi tempi, in cui si cerca solamente un emblema, uri simbolo, un nome per fissarlo come bersaglio ai colpi del n ostro odio contro il pros- sirno, in questi infelici tempi d sorto anche lo spauracchio del panslavismo, che per altro, d spauracchio soltanto per la gente ignorante, di limitato sapere e forse di coscienza poco candida. Ed e per questo che si deve lamentare una serie continua ed infinita di sospetti e di malintesi! Come il nome di Slavi 6 stato creato dagli stranieri — 10 vedremo subito, -- cosi anche il cosi detto panslavismo odierno d opera degli stranieri. Come l’antisemitismo, piaga dei nostri tempi, accresce fra gli ebrei il sentimento della mutua benevolenza e della necessith di difendersi contro 11 comune nemico, cosi pure 1’ antislavismo, che infierisce fra i popoli vicini, dh continuamente origine al cosi detto panslavismo. E proprio questo d il punto difficile, a cui io accen- nava poc’ anzi. Per evitare quindi ogni malinteso, per ac- cordarci nel nostro modo di vedere, per eliminare dal mio discorso ogni minima traccia di politica, debbo dichiarare i miei principih Per fortuna non appartengo a quella specie d’ uomini, i quali ci assicurano di esser pieni di amore, e nel loro modo di agire non mostrano che un odio pimfondo. Io non ho nd amore, n d odio; ho solamente il desiderio della ve¬ ri th: voglio vedere, osservare e, per quanto e possibile, spiegare. E se per caso ci troviamo in necessitii di scen- dere sul terreno pratico, ecco, quali sono, espressi con tutta sincerita, i principii, dettati non dal! opportunismo, non dalle passioni e dagli appetiti politi ci, ma unicamente dal sentimento della giustizia: — 5 — 1° Riconoscendo i confini di tutti gli Stati come una vis major, come una forza maggiore, come un fatto sta- bile, e nou evocando, per cangiare questi confini, lo spettro delle stragi, dei sacrifizii, delle rovine e di tutte le miserie umane, abbiamo pure il diritto e 1’ obbligo di domandare, che nei limiti di uno Stato la popolazione non sia per gli impiegati, ma gli impiegati sieno per la popolazione, che la popolazione non abbia da imparare la lingua degli im¬ piegati, ma gli impiegati debbano imparare la lingua della popolazione. 2’ Ue il nuraero prevalente, ne le classi dominanti hanno diritto di perseguitare il numero minore, ossia le cosi dette classi inferiori, tali sia per la loro origine etnica, sia per la loro condizione sociale. 3° Come non dovrebbero esserci uomini perseguitati cosi pure non dovrebbero esserci schiatte perseguitate, po- poli perseguitati, classi sociali perseguitate. In parecchi Stati vi sono popolazioni, schiatte, alle quali appartengono, quasi senza eccezione, quelli che sono co- stretti a lavorare faticosamente. E poiohb finora, tutto som- mato, in fondo ali’ anime nostre il lavoro si considera quale occupazione disonorante, la gente che lavora si ritiene come vile, come schiava e meritevole di esser disprezzata. Il sentimento del disprezzo e deli’ odio mutuo si trasmette, per cosi dire, per tradizione. Un simile sentimento d pre- valso anche nelle relazioni degli Slavi del Friuli coi loro vicini di altra provenienza. Sia come si vuole, in ogni caso d un fatto innegabile, che vi sono degli Slavi nel Friuli italiano; Slavi, ciob gente di origine slava e che finora parla questo o quello dei vari dialetti slavi. « Lingue slave » o « dialetti slavi » vuol dire lingue e dialetti, tra cui si scorge una maggiore attinenza ed affinitfi, che non tra queste e le altre lingue affini, ciob le altre lingue della stirpe ario-europea. Il nome « Slavo » esso stesso e di provenienza fortuita e si deve, come ..ho gid accennato, agli stranieri. Q,uesti stranieri e prima di tutto i Romani, dominatori di tutti gli altri popoli vicini, ificevevano i servi o sclriavi per lo pid dai paesi popolati da gente senza nome generico, e che perdura oggi nei cosi detti Slavi. Gli appartenenti a questa schiatta avevano per lo piii norai composti, il cui secondo elemento componente, che serviva di finale, si sentiva -slavu (maschlle), -slava (femminile), corrispondente al greco -/.Ir,; (’Aya^ox)iYi;, &Ey.i<7~ox\Yi;, [hpi/.lri;- . )■ « Come ti clliami?* domandava il padrone ad uno schiavo o servo; e la risposta: Bogoslavu , Borislavu, Bronislavu, Jaroslavu, Miroslavu, Mi- stislavUj Stanislavu, Sulislavu, Sventoslavu, Velislavu, Vla¬ dislavu, VTkoslavu.... La prima parte di tutti questi nomi composti spariva per 1’ orecchio e per la memoria romana, e come impronta stabile rimaneva soltanto la finale - slavu; 4a-H«r-epia4e-si—e-fhrmato nella boccnrdei Romanril -norae- proprio - Slavus, /S'cZčnnts/-Con--q«esto-nonW assoc.iavasi da una parte 1’ idea nell’ ordine etnico, 1’ idea di gente di un certo linguaggio, dali’ altra l’idea di un servo costretto a lavorare, l’idea dello « schiavo* nel senso sociale. E per un Romano libero il lavorare era cosa disonorevole! Simile tendenza a generalizzare i nomi scorgesi anche altrove. Cosi, per esempio, le desinenze -ski, -cJci, -wicz dei nomi polacchi, come Boguslaivski, Dombrotcski, Majeivski, Za- leski...., Bieniecki, Kostecld, Krasicki...., Antoniewicz, Jozefo- icicz, Rafalomicz...., servono per alcuni stranieri come ge¬ nerale designazione dei Polacchi: « Herr ski», «Herr wicz». Ai tempi del dominio austriaco nell’ Italia settentrionale erano ivi di stanza, fra gli altri, anche tre reggimenti croati, il num. 1, 2, 8, detti ufficialmente, dai luoghi della loro provenienza primitiva (Lika, Otoiac, Gradiška), Liccaner, Otocaner, Gradiscaner.... Gli Italiani, i sentimenti dei quali verso quelle milizie non potevano essere troppo amiche- voli, dicevano: «Gradiscani, Lic cani, Ottocani — tutti ca»i». Ma anche oggi noi possiamo scorgere un simile uso di generalizzare i nomi slavi, composti col secondo compo¬ nente -slav. I ragazzi polacchi con un tal nome (Jaro slaw, M.\Toslaw, SwientosZaw....J possono essere ohiamati in forma vezzeggiativa, tutti senza eccezione, Slatvm, forma quasi identica ali’ antico romano Slavus = Sclavus, sebbene gli affetti vicendevoli dei chiamanti e dei chiamati sieno qui e 11 un poco diversi. Quanto poi allo assimilare un nome etnico a nome di mestiere, si rammenti, che per i Francesi suisse (Svizzero), come pure per i Polacchi e per i Russi Szivajcar (Svizzero) — 7 vuol dire il « portiere », concierge; per i Polacchi I Vengier (Ungherese) 6 un mercante girovago (col qual nome perb si indicano non tanto gli Ungheresi, cioe i Magiari, quanto piuttosto gli Slovachi deli’ Ungheria, detti in Polonia «Wen- gier », Ungherese). Fra gli Slavi deli’ Italia settentrionale e fra gli Sloveni vicini Karnjel, « Karnjeu » (Cargnel) (cioe « Carnico », abitante della Carnia) signiflca « tessitore ». Gli Slavi del Friuli chiamano Voger (Ungherese) chi va a mercanteggiare in Ungheria («ki gre kupciavat u f!P go¬ rijo »). E come lo Svizzero non h solamente « portiere », e come 1’abitante. della Garnia pub fare anche uti altro mestiere, e non soltanto il « tessitore », cosi pure lo Slavo non b e non sarh probabilmente « schiavo » par excellence. La parola schiavo (proveniente dallo «Slavus», « Scla- vus ») ha subito una curiosa variante nel « ciao » (« servo »), saluto dei Lombardi, dei Veneziani e prima del 1859 anche degli ufficiali austriaci, di guarnigione in Italia. E cosi riteniamo per ipotesi molto verisimile, che « Sla- vus », astratto da molti nomi personali slavi in -slav-(slavci -slava) e eangiato, secondo le leggi deli’ adattazione fone- tica romanza, in Sclavus, schiavo, sclaf, esclave...., sia diven- tato nome etnico degli Slavi. I Romani hanno dato il nome al popolo slavo intiero, lo hanno, per cosi dire, battezzato. Dai Romani poi tolsero la loro propria denominazione ge¬ nerale gli Slavi stessi, sostituendo invece deli’ a breve la vocale o, come avvenne anche in altre parole slave preše a prestito, ed aggiungendovi 1’ uno o 1’ altro suffisso slavo, designante 1’ abitatore di vina data regione, di una data contrada o di un dato paese: Slovenin-, Slovemc-, Slovak-.... Ammettendo una tale ipotesi sulla provenienza del nome Slavus, Sclavus, io vi vedo nello stesso tempo una prova deli’ an ti chi ta. del soggiorno degli Slavi in immediata pros- simith ai Romani. Ma fra gli Slavi stessi si chiamavano « Slavi » da prin- cipio soltanto quegli Slavi, che confinavano coi popoli ro- . manzi e con altri popoli occ.identali. Come nome generico di tutta la schiatta, un tal nome, formato dai Romani, si h diffuso fra gli altri Slavi per mezzo della letteratura e della erudizione. Ed anzi flnora ne il popolo russo, nb il popolo polacco ha una idea del suo « slavismo ». Durante — 8 — la guerra coi Turchi nel 1877 i soldati russi, istruiti dagli ufficiali, dicevano che andavano a difendere i « Soloviani », riferendo qaesta parola, pev mezzo della cosi detta etimo- logia popolare, a solovoj (grigio), solovej (usignolo). Ma per- che andare cosi lontano? Grli abitanti sloveni della Car niola e del Goriziano poco tempo fa si chiamavano soltanto « Krajnci® (Carniolini), «Goriciani» (Goriziani), non adope- rando affatto il nome di « Sloveni » per designar sb stessi. Ma sia come si vuole, allorche il nome « Slavo » fini una volta col diventare denominazione generale di tutta la schiatta, di tutta la stirpe, lo dovette accettare anche la scienza glottologica ed etnografica, la quale se ne vale come di simbolo comodo per il complesso di tutte le idee che vi si riferiscono. E la stessa scienza, avendo una volta accettato un tal nome, lo deve adoperare per indicar gli Slavi del regno d'Italia, e prima di tutto del Friuli; (si avverta che vi sono Slavi anche nell’ Italia meridionale). Ma questi Slavi d’ Italia non sono adesso esclusivamente Slavi. Essi sono « Slavi » cum g rano salis. Non m’ importa qui la loro appartenenza al regno d’ Italia, che cio riguarda la politica, e, come ho gia detto, « lascio la politica ov’ ella sta e parlo d’ altro », ciob parlo di appartenenza linguistica e di poliglottismo linguistico possibile di un popolo intiero. Molti di questi Slavi conoscono il friulano, come i Friu- lani stessi, quindi si possono dire Slavi e Friulani ad un tempo. Quasi tutti parlano ora 1’ italiano, alcuni perfetta- mente, quindi sono pure Italiani. Intendendo e parlando varie lingue, hanno anime, fecondate e popolate da diversi mondi linguistici, —- giacche ogni lingua e un mondo, un sistema d’ idee tutto diverso, e se non una scienza, almeno una cognizione a sb; — hanno anime, accessibili alle idee, utili o dannose, contenute nelle opere letterarie, scritte in ciascuna di queste lingue. In tal modo si scorge s ubito, che un uomo, il quale sappia pid lingue, per cio stesso appartiene a piu popoli. Ma procediamo oltre. La stessa lingua ossia, piu esat- tamente, gli stessi dialetti cosi detti « slavi » di questi Slavi del Friuli non constano solamente deli’unico elemento slavo, ma ne possiedono anche altri, come del resto la massima — 9 — parte delle lingue del mondo. Q,uesto e una conseguenza naturale della prossimita etnica, della vicinanza dei vari popoli. E non conviene dolersi, che sia cosi. L’ avversione contro le « macciiie », cioe contro le impronte, lasciate nella nostra lingua dagli stranierj, b un’ avversione da stolti e malaccorti. Ed anzi si puo dire, che talvolta appunto la presenza in una data lingua di elementi glottici stranieri conferisce ad essa una forza, una efflcacia particolare. Basta ricordare la lingua inglese, tutta composta di vari ele¬ menti glottici, e nondimeno tanto eloquente, tanto forte, tanto imponente in ogni riguardo. Parlando della appartenenza linguistica degli Slavi del Friuli, mi si presenta alla mente prima di tutto 1’elemento slavo dei loro dialetti, benchb non si possa negare, che qualche volta appunto lo strato intiero di una certa in- fluenza straniera conferisce ad un linguaggio una im- pronta individuale K Passiamo ora alla rassegna dei dialetti slavi del Friuli e procuriamo di deflnire tanto la loro affinith vicendevole, quanto pure la loro diversith. In quello, che io esporro qui, non ci sarh nulla di nuovo, chd leggesi tutto nei miei lavori gi k pubblicati, do ve ho recato le prove linguistiche delle varie affermazioni. I contrafforti (versanti) e le valli delle Alpi Giulie, come pure le colline ad oriente della strada ferrata, che conduce da Pontebba a Udine, sono popolati esclusivamente da abi- tatori di provenienza slava e che anzi finora parlano uno od altro dialetto slavo. Q,uesti diversi dialetti formano quattro gruppi, e appartengono a quattro schiatte distinte. a) Progredendo da Pontebba verso mezzogiorno, riscon- triamo dalla parte orientale prima di tutto due valli, Dogna e Raecolana, popolate da Friulani, e non da Slavi. Ma nella terza valle, la valle di Resia, comincia la popolazione slava. In questa valle, come pure nell’ altra, cioe la valle di Uccea, abita un popolo slavo del tutto speciale, il popolo resiano, che devesi distinguere tanto dagli Sloveni, quanto dai Serbo-Croatl'. Secondo la mia persuasione scientifica, 1 Cio che segue non era stato pošto in carta, e io lo improvvisai, va- lendomi di una carta geografica. Adesso riproduco questa parte del mio discorso, affidandomi alla memoria, e abbreviandola. — 10 fondata sulle particolarita fonetiche, come pure su alcune altre proprietd di questa parlata — p. e. il modo di contare non solo decimale, ma anche vigesimale (« 3 volte 20 »— 60, « 4 volte 20 » — 80, « 3 volte 20 e 15 » — 75, ecčT) i Re- siani ci presentano la continuazioue storica di una fusione di diverse tribu slave con un altro elemento etnico, abba- stanza forte, per lasoiare nella lingua slava traccie inde- lebili. L’ elemento. slavo si e sovrapposto ad uno strato stra- niero. Quegli Slavi dovevano provenire da diverse tribu con diversi dialetti, giaeche ancora oggi questo piccolo popolo di poco piu di 4500 abitanti ci presenta notevoli diversitd dialettali, cosi che dobbiamo distinguere quattro dialetti resiani, relativamente molto differenti. La differenza principale del Resiano dallo Sloveno e dal Serbo-Croato consiste appunto nel detto strato linguistico straniero b b) Procedendo verso mezzogiorno, troviamo nei distretti di Gemona e di Tarcento un' altra schiatta slava, ciob i Serbo-Croati, come continuazione dei Serbo-Croati del- 1’ Istria e del Quarnero. A questi Slavi appartiene il pid antico documento scritto, del secolo xv, contenente diversi legati per chiese e pubblicato e descritto dal defunto in- signe slavista V. Oblak col titolo di Das iilteste datirte slo- venische Sprachdenkmal nel xiv vol. del V Archiv fttr slavische Philologie. Ora riguardo alla tenacita etnica, questa popo- lazione b inferiore a tutte le altre tribu slave deli’ Italia settentrionale: essa tende sempre piu a friulanizzarsi, — in certo grado per opera del clero, ostile in parecchi di questi paesi alla nazionalita slava, — ed il confine etnograflco si cangia progressivamente a pro dei Friulani. Non vi e niente ne da ridere, ne da piangere, ne da rallegrarsi, ne da do- lersi; 6 un fatto storico-etnico da registrare e da studiarsi. c) La terza e, rispetto alla tenacitd etnica, la pid ro- busta tribu slava nel Friuli d formata dagli Slavi del di- stretto di S. Pietro. Per quanto si sa dalla storia, i confini di questi Slavi sono rimasti finora gli stessi, come nei tempi pid antichi, quando se ne fa la prima volta menzione sicura ed indubitabile, appunto da Paolo Diacono (sec. VI). Dal i Per gli Italiani ha pubblicato un esatto studio il Dott. Giuseppe Loschi : Resia, paese, abitanti, parlate. Saggi di letteratura popolare. Udine, tipografia del Patronato, 1898. — 11 — lato dialettale ed etnografico io considero questi Slavi come risultato di una corabinazione deli’elemento serbo-croato e deli’ elemento sloveno, ciob come il fondersi di due ele¬ menti linguistici molto affini. La base primitiva 6 formata dallo stesso serbo-croato, che abbiamo gia notato nei di- stretti ,di demona e Tarcento. In questo elemento serbo- croatc/spfcca sempre piu 1’ influenza slovena, la quale ha fatto i piu grandi progressi appunto negli ultimi decenni. In ogni oaso questi Slavi di S. Pietro formano in un certo grado un individuo etnico particolare. Come dialetto di .transizione dali’ idioma degli Slavi di demona e di Tarcento ali’ idioma degli Slavi di S. Pietro pud esser riguardato il dialetto di Canebola e di Masarolis nel distretto di Cividale. d) La quarta ed ultima tribu slava del Friuli italiano abita nel lembo estremo meridionale, in pareechi villaggi situati anche nel distretto di Cividale, ma nel lato opposto a quello occupato da Canebola e Masarolis, ciob nei con torni di Castello del Monte, di Prepotto e di Albana. Questi Slavi appartengono totalmente alla schiatta slovena, e la loro parlata non b che una continuazione del dialetto partico¬ lare di diversi abitati sulle colline di Gorizia, note sotto il nome di « Coglio », e che si stende fino a Dornberg verso 1’ est e fino al di lh del Canale verso il nord. Sarebbe una grande presunzione la mia, se volessi tro- vare un certo nesso fra gli odierni Slavi del Friuli e gli Slavi del- Fmdi, che, secondo la testimonianza di Paolo Diacono, lottavano coi Longobardi e furono sconfitti vicino al ponte del Natisone e nei contorni di Broxas. Ma non- dimeno mi far6 lecito di esporre qui una modesta suppo- sizione. Come altri nomi di popoli e di schiatte, anche il nome « Slavi » poteva esser adoperato con diversi significati, ed indicare cosi gli « Slavi » pacifici ed agricoltori, come gli ’ « Slavi » guerrieri e girovaghi. Gli « Slavi », menzionati da Paolo Diacono, non erano stabiliti in questi paesi, e venivano soltanto dal nord, seguendo la corrente del Na¬ tisone, per invadere le fertili pianure del Friuli, nella quale impresa furono impediti dai Longobardi. Accanto a questi « Slavi » potevano fino da antichissimi tempi occupare le Alpi Giulie del Friuli altri « Slavi», « Slavi» pastori e piu — 12 — j P h*y 0 meno agricoltori, gente pacifica, che non faceva guerra n6 ai Longobardi, ne a nessun altro popolo. Una tale po- polazione pacifica ed umile, senza chiasso e fracasso, non era stata osservata dagli antichi storici, per i quali erano meritevoli di nota soltanto quelli, che versavano il sangue e napivano la proprieta altrui. Una di tali tribu, desiderosa di guerresche conquiste, erano appunto gli « Slavi», no- minati da Paolo Diacono. Essi potevano esser, secondo la terminologia scientifica d’ oggi, gli « Sloveni» deli’ Isonzo, mentre 1’ odierno distretto di S. Pietro poteva esser occu- pato da pastori ed agricoltori « serbo croati », come antica immediata continuazione etnografica degli abitanti slavi degli odierni distretti di G-emona, di Taroento e di Civi- dale (Canebola e Masarolis). E clii sa, se i successori dei guerrieri «sloveni », menzionati da Paolo Diacono, non abbiano fatto piu tardi altre invasioni nel paese dei pa cifici « Serbo-Croati », e dlie non li abbiano resi fino a un certo grado loro sudditi? Con ci6 si spiegherebbe la fusione dell’elemento linguistico sloveno colPelemento serbo-croato presso gli abitanti del distretto di S. Pietro al Natisone (o S. Pietro degli Schiavi). Anche lo spirito guerresco di questo distretto, col ti vato con tanta abilitA dalla Republica Ve¬ neta e manifestato nelle lotte per la indipendenza d’ Italia contro il dominio austriaco, potrebbe spiegarsi coli’ aramet- tere una forte influenza degli invasori sloveni j, mentre 1 pastori ed agicoltori « serbo - croati » dei distretti di Ge- mona e di Tarcento, tra i quali non prevalse tale influenza guerriera, per—e«i sono rimasti sempre una popolazione mite e poco pugnace. Ma lasciamo simili supposizioni e torniamo allo stato presente. Abbiamo trovato nel Friuli italiano quattro diverse schiatte slave: 1° gli Slavi della Resia, 2° gli Slavi del Torre, 3° gli Slavi del Natisone, 4° gli Slavi del Judrio. . Neli’ aspetto scientifico, glottologico ed etnografico dob- biamo distinguere queste quattro schiatte e riguardarle come diverse. Ma sarebbe un errore pensare, che le differenze — 13 — fra questi idiomi sieno grandi, quali si scorgono p. e. fra le diverse lingue romanze. Ad eccezione dei dialetti resiani, i quali domandano un certo tempo per poter essere intesi, tutti gli altri Slavi del Friuli, nelle tre enumerate sfuma- ture, si possono capire mutuamente senza nessuna diffi- colth. Le differenze fra questi idiomi, compreso il resiano, non sono punto da paragonarsi colle differenze non soltanto fra il friulano e 1’ italiano, come lingue diverse, ma altresi p. e. fra i dialetti di Venezia e di Milano, o fra quelli di Roma e di Napoli; anzi si puo dire con tutta esattezza, che un Bellunese od un Veronese capisce con molto mag- giore difficolta il dialetto di Milano, che non un Resiano il dialetto di S. Pietro. Ma, quanto alla derivazione, tenendo conto dei primordii dello svolgimento glottico in diverse direzioni, siamo obbligati a distinguere nel Friuli italiano quattro diversi territorii slavi. Ecco, signori miei, la mia opinione sulla appartenenza linguistica ossia glottologica degli Slavi del Friuli nei con- fini dello Stato Italiano. Per non stancare la Vostra pa- zienza non posso convalidare questa mia opinione con pili lunghi ragionamenti, che per altro sarebbero forse superflui in una adunanza di rappresentanti delle scienze storiche. Donde siano venute in questi paesi queste diverse tribu slave, quando vi sieno venute, io non so nb posso saperlo. Il mio modesto propo.sito si riduce nel presentare un saggio ad un tribunale di dotti storici, ai quali poi spetta risol- vere tali questioni.