^irr ■>3 . , I -.'-T. ■ •.tj-;:- s» " « ^frr v I A G G I o I N AI M A Z I A . " r /VC: iW • * '' * o r A I 7 . i S v I A G G I o I N D A L M A Z I A dell' ABATE ALBERTO F O R T I S. . . . Müciö exuflione , modo eluvione terraruin diiUurtiitati reruin interceJit occafus. Macro b. in Somn. Scip. L i. c, lo. Volume Primo. IN V E N E Z I A. presso Alvise Miloggo, all' Apolline^ MDGCLXXIV. A I o I o D A 1 W i A M d ♦ 1 »."'i a J J rr a 2 I T Jf O 'I O 'da J A 3, T A S A «Mjf*rr-, Ac V. ."i .t J. .n'iÄ M 2 uT- ^^ • "v-T A 1.' * ti IM» -A a..^. 2 v H I .v I z X J o o • ' «iS^ilMiP-^ ACir I L LV S T RI S S I M ED EC C E L L EN TI S S I M I S ICNOR I ANDREA »- jM:-. ■^■Ht^ ' o ^^«VEt O F O F ETR^ O- il BVK O Z ..J. . - ^ 1 _ I oVP^^Ä ~ Cctrit^ ^ _ ______, „ _______. „ ^^ ^^ --H - ^ z A o rM J^iulnt t ^ Selvč o I.Mjfttr- A SUA ECCELLINZA IL SICNOR JACOPO MOROSINI Patriz^io Veneto. L Belle Offervazimi fatte nel Contado di Zara, ■ i A loiitananza da Venezia privandomi deli'onore d' ( efferie vicino foveiite, e togliendomi pell'interpo-fto mate il modo d'inviarle coa ficurezza frequente-TTiente nuovs di me , non farii gia ch' iö tralalci di fcriverle . Aflai tardi V. E. probabilmente avrh quefta mia Lertera. : ma io fono ben certo, che in qualunque tempo le giunga fani benignamente accolra , mercc di quelia bonca , cui Ella degnafi d' avere per me, c di quel trafporto, col quale ufa ricevere tiitte le notizie , che tendono a dilarare i progredi della Scienza Naturale . Io mi (ono prefilTo di render conto delle varid of-lervazioni, che ö tU gia fatte , c di quelle , clis faro per fare d'ora innanzi nelle mie peregrinazioni, intra-prefs fotro gli aufpicj dj npbilifiimi Mecenati Patrizj, a quel picciolo numero d'illufbi Amatori , o di cekbri Profeffori , co' qnali mi tiene in corrifpoudenaa il vin-colo fortiffimo degli itudj comuni. L'incominciare dal-lo fen verne a Lei mi fembra un tanro piu precifo dova-^^ ■) quanto che i coltivatori della biiona, ed utileScien, ^ de'fatrj , e.le prodiizioni cou belle , e varie della ^^tura (in un fecolo di tanta luce pel refto deli'Enfo-pa; difpregiatej e piu* troppo mai conofciute fra noi j A iini- unicamente prelTo V E. V. ritrovano buon'accoglienza," e ricetto. lo dividerö le mle Lettere or£i feguendo la fepara-zione topografica dei Diflretti, ora il corfo de'fiiimi, ora il circiiito dell'Ifole , ora la natura cd analogia delle materie. L' eftcnfione della Dalmazla Veneta e troppo vafla, il numero deli' Ifoie di qiiefto inare troppo con-Uderabile, perche da brevl peregrinazioni qualche cofa di compieto poffano afpettare i Natiiralifti. V' anno de-gli uomini audaci , che trafportati da imo fconfigliato fervore di giovinezza , e perfuafi di poter imporre al MondoLetterario, proraettono di dare in pochi mefi la Botanica, la Zoologia ^ e 1'Orittografla delle piili vafte Provincie ; ma chi e ufato a contemplare con filofofica pofatezza la varieta immenfa delle cofe intends pur troppo bene, che non bafta la vita d'ua uomo folo ( ed abbia pur egli ajuti generofi) a teflere la complete Sto-ria Naturale della piu picciola Ifola, o del Territorio piLi angufto. Un'acqua minerale, una vafta, e dirama-ta caverna, il corfo d'un fiume con tiitte le acque in-fiuenti , ricercano Jiinghiflime ofllervazioni innanzi che poffa di loro efprelTamente trattare, E come non le licercherebbono , fe gli abitanti fubacquei del pi^i pic-ciolo feno di mare , anzi un folo di effi, una punta, un infetto, di cui fi vogliano appieno conofcere le tras-iormazioni , e le proprieta , puote occupare per melt ed anni ralvolta un oculato Naturalifia , prima di la-fciarfi conofcere a perfezione? Chi non diverrebba mo-deßo, e tardo, fapendo che qnanto Swammerdam, Reaumur, Maraldi, e tanti altri uomini ce-leberrimi ^nno oflervato interno alle Api refla convinto di poca efattezza dope le recenri offervazioni di JVI^ Schirach? Vostra Eccellenza, che beti conofce le afprezze^ e 1'annpiezza del canipo, in cui fn- da- dano i Naturalifti , voglia difendermi dalle vod in-difcrete de' non-conofcitori di quefta Scienza, che pur taivolta i'Oflervatore taciturno, e raccoho in fe fteflb ^mpominano latrando , com3 i faftidiofi cani iifano di fare contro chi va pe' fatti fiioi , fenza penfare a re-car loro moleftia. Vi t ali an o DoNATi,dopo pa-recchi anni di viaggi Daimaiici, non ebbe il coraggio di piibblicare fe non che im ^aggio di Stcria Naturale ^eir Adriatico; il grande Hallero depo liinghe pe-regrinazioni pell' Alpi Svizzere die un luminofo efetn-pio di mode^tia pubblicando un Catalogo incomindato delU plante FJvctiche\ er che dovrafTi pretendere ed afpet-tare da me , che dinanzi a qiiefti fommi iiomini trovo-mi d'eflere un infetto invifibile? r. I>eir\lSo^e ä' Vlho^ e Se/ve: Varcato quel tratto di mare, che dai noftri navigan-ti, e da Geografi e conofciuto fotto il nome di Qiiar-naro , le prime Ifolette , dove io o approdato , turo-no le due contigue d' Ulbo , e di Selve , fra le quali fogliono paflfare i legni minori diretti da Venezia aZara. Efle probabilmente fono quelle medefime, che da C o. STANTINO PORFIROGENITO (a) trovanfi anno-verate fra le dcferte co'nomi al di liii folito flroppiati d' A/oep^ e Selh. L'cpportnnitii della fituazione, in cui trovanfi, fa che a'tempi noflri fienoabitate, e coltivare an-che pill che non merita lo fcarfo , ed ingrato loro terre. no. Gli abitatori vi anno che far« con un fondo ari-^o , e petrofo, in cut gli ulivi mal volontieri alligna-'lo , e le viti producono poco buon frutto ; di grano A 2 fan- c cs t. Por ph, de Them at. Jmp. Them, D aim. c. z^. fanno si miferabile raccoka, che non giova parlame. La pietra dominante vi e delia p.ifta di iiurmo connpatro , biancaftroch' c, come fii V. E., ertefa artcha moko ampianiente pe'monti pin alti deli'Italia, che guardano il MediceiTaneo, e fegiiatamentc a Piperiio, a Tertaci-na, e prelfo leReali delizie di Caferta .ritrovaii. lo noii fo fe tacendo il giro- del GoHo fra i' Italia noilra , e V Iftria fi- ritrovalTä pellc altezze del Friuli , non effcn-.domi iino ad ora accaduto di viaggiare per quelle con-trade, ni (per quanto mi ft fa credere) av^ndovi mol-ti Amatori dichiarati 1' Orittografia . N' e pero com-pofla per la' niaggior parte la Penifgla dell' Iftria , c regna qiiefta fpezie dlimpailo pelTlfole iriTenned;e, mo-flrando una conLemporanaiia d' ori^mc coi monti lito- O rail, e n::edit?rranei ,. iic' O'lali ü veggona del maraio inedefimo vafle nratifitazioni, quaiKunque benerpeffo fuor della giacirura lore naturale, e interrottc . Noi lo ab-biamo comur.emente fotto gli occhi, pel grand'iifo, cht; fe ne Ki nelle fabbriche diVcnezia; e mi pare che con* VCnga col Ca/carco , fo/ido , at ]!.iYtUc//e imfal^alAll ^ e indijlinse del Wallerio (a). L'apparenza d i que-lio marmo efilicea, particolarmente nella frattura, rom-pendoll egli fotto il martello in ifclieggie concavo-con-veffc, con-jc le focaje ufano di fare . Tardi fi lafcia ac-taccare dagU acidi arcef.itti • e non v'.c che I'aria con quelii, cui porta feco fovente, chs rcndane in lungo giro d'anni la fuperhcie fcabrofa, e lafci diiiinguere i cor- pi- (rt) Citlcanus folidus , partkiiUs impalpi^bUibus , & indlßiacTii, Wall. f. 41. i. Ltijh cnlcareuj p.trticu/if iinpitipahHibiiS. CronsTEDT 7. Ca'c:t':is Utornfis. Dtoscohid, C,€Salp. Escel, Piirre a cbstux compass, ß omare 149. loj- D I Z A R A ^ 5 picelli triturati , ond'.egli e Qorapofto . SuU'umile Jfo-Istta d'Ulbo' io o raccolco de- curiofi" efemplari di ple-tfi oftracitica. I gufc) delle Oftriche vi fi crovano oriz-2oht-rlmente JiFpolti T iino fopra I'alrro; la kingi eta ni ■'i calcinö, ne. Ii pstrifico. EfTi conforvano la liiceatez-lom naturale, e H rompono iii ifquama laminore a Ua di prellb come faano queüi, che di frefčo fono trat-U dal mare. Noti fono p;ro que'gnfcj fpoglie d'abitan-delle noftre acqua , cha non proJucono O'lraeiri cosi ^Utigiis, e fcannsiiate : ma. f^mbrano abbantlonati coUi da quel rimoto Oceano , de'dt cui teftacei formai-onri i va-iti ftrati di pierra calcarea dilFsrentemenre impaliaci, che compongono tuttori V oflatura deli' Ifol'^ d i Daltnazia , piccioli , e miferabili avanzi d' anrieht rerre (quarciate da' fiuinl - corrofe da' fottcrranei torfenti, fco m buirola-te da' tremuori > capovolre da' Viilcani , e finalinente alUgite dal ntjovo mare. Io 6 dato a queflo aggregato il nome di. Pietra cakarea fctfsi/c ^ fpa^ofa^ aUcmativa-meiue conipofLt iii trtttircLmenti r.mrlni^ e ä' Oßraciü pU-ne ^ fccmieilate ^ efotiche . Fra le fetidlture degli flraci, e nelle picciolc cavtjrne , che vi (i trovano benefiDellbj e freqiiente cofa Tincomrare delle grofll; itrcroftazioni, e gri.'ppi di qualche mole . Quefte raflbmigliano iikntica-niente aXMarma doke ^ ßaUttitlcOy c^Iorato^ a fafere fer-peggiaHt!\ cui gli Ičalpelllni nortrl conofcono fotto il no* nie,. d'Alabaftro di Corfu. Sull'Ifola dl Selve iion ebbi <^anipo di fare oflTervazioni d'alcuiia forte; il venro, e la pioggia burrafcofa , che mi vi aveafpinto. ni'impedi ^nche una breve efcurfione, E'probabiis, che le pietre "on Vi fiaiio diffsrenri da quelle d' Ulbo . Entrambe ^uefle Ifolette godono d' aria falubrs ; non anno per5 buona j e fenrono troppo da ogni Uto i vend, ^on aventio eniinenze, che le difendano. Salve abbonda I popolo addetüo alia navigazione, e di greggie. ^ del Contado 2. De/r Jfo/A di ZaptMdh. L' oftinazione del ven to burrafcofo mi caccio a for* za in un feno deli' Ifola di Zapuntello , dopo ch' ebbi falpato da Selve . L' Ifola e poco abitata in proporzio-ne della fua eftenfione , quantunque v' abbiano tre vil-le, da una delle quali riceve il nome. Ghiamafi anche Melada per la ragione medefima; e non e da dubitare, che fiala nominatadalPoRFiROGENiTo (ß) ira le deferte del mar di Zara. lo non mi fono colk fer-jnato lungamente : ma anche la breve dimora mi vi fece offervare delle curiofita fofTili, Vi raccolfide' groffi pez-zi di pietra forte, ripieni d' una fpezie incognita di la-pidefatti appartenenti alia claffe degli Ortocerati , de' quali mi rifervo a far parola in altro luogo piu diffufa-menie . Ma la piu beJIa produzione foßile di Zapuntello ü e una pietra calcarea bianchiffima , che b, durez-za quafi marmorea, benche apparifca fariaofa nella frac-tura . In effa trovanfi delle jnipreffioni di lavori petrofi, arborei, degl' infetti marini. Senibra che nella fanghi-glia indurata, end'ebbe quefta fpezie di pietra rorigi-ne, varie fpezie di Madrepore, e Goralbne fien rima-fle fepolte; l'acido, che le diftruiTe , vi lafcio vuoto o al piu tinto d' ocra ferruginofa il luogo, che occiipava-no, per modo che dairimpreffione, che ne rimane , ß pu6 agevolmente giiidicare della cofa diftrtitta . L'arena marina di quel porto e popolata di picctoli nicchi niicrofcopici del genere de' Nautili, e Görna d'Ammo-ne , le figure de' quali trovanfl nell' Opera del celebre gl a- (rt) COST. Por P H. h r^V, GiANO l?tiANCo(rt) delle Conchtghc men conofduie, ch'egli ebbe il inerito di fcoprire il primo nelle arene ^el noftro mare. lo avrei vohito tentare di far un Ap-pendicG alle oculatirtirae Oflervazioui di lui fottoponen-al Microfcopio acquatico quefti piccioli vivemi appe-la eftratti dal mare j onde veder fe foile- poflibile il fapere, qiialche cofa di piu in tor no alia ftriittura parilco-larmente dell' abitante di quella conca polita]amia> cha chiamafi Goroo d' Ammone; non rimanendo akuii dub-bio , che la Tola ditferenza fra le maritime del Natura-lifta Riminefe, e le niontano-foßili, confifta imicainents Oella varieta della mole. 5. 3. De/rifo/a d'Ug/lan: 11 prImo luogo, dov'io mi fermai di propofito per fare qiialche oflervazione, fi fu T Ifola d' Uglian nel Canale di Zara. lo vi reftai otto giorni, cfaminandone i colli petrofi, vagando poco utilmente in cerca di nuove cofe lutigo le rive del mare , ed occupandomi del cinguet-tara alia meglic qualche paroU d'una Lingua, il di cui lifo m'era divenuto neceffario. I dolci coftumi di que' poveri Ifolani mi rendevano cara quella folitudine , a Gui m'aveva condotto I'abituale melanconia , che for-oggimai il fondo del mio carattere. lo avrei volu-to potermivi fermare lungamente ; e lo avrei fatto, fe i' incommoda combinazione d' effer male accompagnato lion mi aveffe quafi a forza coflretto a^penfare altrimen-ti. L'Ifola e feconda produttricc d'ogni cofa, quando i ^oltivatori fcelgano opportunamente le fituazioni, cui de- TaVl^*^^ Plahci ^rhninenfis i^rc. De Ccpchis minuj »oth : ftinano alle varie fpezie di femi, o di plante. EU'H p? rJ» Uli giiEii comunc a qiiafi tutte 1' Ifole di qiiefto Ar-cipelago lllirico ; T acqiia vi manca, o fe ne rifentono ^iir rroppo fovente nella calda ftagione i poveri abita,-tori , che vcggono inaridire le loro fperanze , e fono coltrctti a portarli l'acqua da lontani luoghi, o a berne di pelTima e mal confervata in pozzanghcre. II veftito degli abitanti deli' Ifole fbggette a Zara e moko diffimile da quello de'contadini noftrali,e s'acco-Ita pili a quello, che uHino i coltivatori delle terra del Gontinente vidno. Lc donne perö, e le fanciullein parti-colare , hnno ima forte di vcrtlj e d'ornamenti aflai va» gamente ricamati . lo o creduto che mericaflero i'ap, plicazione del mio Difegnatora. (Tav, I.) Suirifola d'Uglian , preffo alla maritima Villetta di Gale, ^ voluto combattere colla Natura, e vincerla il Sigti. T. G. Conte di Therrv , che a difpctto della luarmorea ollhtura del colle riufci a farvi delle orta-glie col metodo Italiano. Gl'infetti fannogli una gner-ra atrocifTima; c, ad on ta deli'attcnzione, ch' ei vi fa ufare, gli devaftano pur troppo fpelTo i prodotti . A quelii , che volano peli'aria, fi unifcono le Lumache, delle quali io non b mai vediito altrove cosi prodigiofa qiiantita . Vi avrebbe trovato da fcddisfarfi quel Ful-vio Irpino , che il primo fece vivaj di Lumache nella CampagnaTarquiniefe. Io non fo fe nell'Ifola d'Ugliaii crefcano alla maggiore grandezza comc a detta di P l iN I o ne' di lui vivaj facevano le Lumache illiriche (a) . Ma e probabile che fe vi fi, lafciaflero propagare , c vi-vere tranquiliamente la loro mole corrifponderebbe alla fccoiidiiu. ' - 4. (rt) Plin. LIK IX. cap. 5tf. Tav.I. v.S. K^co^ltcvna^ del C^-rvctl eh. 'Zxtr-O- . Ja£. Lecna-rdts/, Orie»t. aii Imp. f,tpon. Amati Lüsitani in ^Diofcorid, /. i. T a- V e K.NI Eli T. 2, t. 2. ce clella decozione uii cerume di color incarnato ; V ac, qua, in cui bollirono le Galle, reft6 tinta cU roffo-glal-lognolo. lo ne ferbava parecchie da me ftaccate con dilig^n-za, fenza ferire T animale nafcoitovi, in utio fcatolino > cui p2r var) giorni non badai punto , diftratto da altre occupazioni. All'aprirlo trovai con mia forprefa, che n' erano u(cici innumerabili granellini rofli, i quali efaminati fotto'l microfcopio mi fi fecero conofcere per ova allunga-te a fomiglianza dei bo:cioll ds bachi da feta. Niun ve-iligio di verme, o di mofca rinvenni nella fcatola; nc fof-petto che potellero etferne iifciti mi pote venire ^ perch' ella chiudevafi efattamente a vite. Ripofi, avendoU prima dili^entemente chiufa, la mia fcatoletta; e quattro o fei giorni depo, riape^tala, vidi un innumerabile efer-cico d'animaluzzi rofU , che d.i prima mi parvero aver ali blanche, ma che poi efaminati colle lenti mi fi fecero conofcere apteri, da fei piedi , e non ancora del tutto liberi dal gufcio dell' ovo , cui portavano fu la fbhiena , in guifa d'ale follevate, ed unite . lo li rin-ferrai nella loro prigione, dove morirono in pochi gior-ni di fame. Non 11 trovavano nelle campagne de' con-lorni di Zara fichi popolati da queft' infetti ; e quindi rinunzlai al defiderio di veder piu oltre. Poco tempo do->0 ne rinvenni fLiU'lfola della Brazza, e in molce Gal-o Crifalidi forpreli un verme , die mi fe girare il cervello : nia dopo d'avervi ben penlato, io pendetti a crederlo un ufiirpatore, anzi che un abitator naturale del-la cala . E vie pia in quefta opinione mi confermai allora quando mi venne fatto di trovare gl'inCettuu rolli «rranti pe' rami , indl mezzo iftupiditi , c ftrettamenta »dercnti alia corceccia . Io mi prometto di rioffervarli ^""gentemente , fc mi fi preCen teran no di nuovo in oppoi'-tuna ftagione, E tanto piu mi crefce la voglia di iarlo, quan* quanto che quelle ova roffe anno di molta rafTomiglian-ZA colla grana del Kermes tinrorio. lofpero, che rtiac-ciandole, e riunendole in malla priira che sbuccino , o dagli aoimaliizzi ucciQ appena sbucciati fi avra una pa-fta da farne qualche cofa di ragionevole - 11 Q_uin-Q.UERANO, cent' ottant'annl fono, fcrifle della grana del Kermes circoftanze, che molto couvengono a quefta Duova grana del fico. (a'j Non e anrica , nc coftante quefta maUttia de' fichi peir Hole , e lidi del!a Dalmazia , Se '1 Verno freddo pill deli' läfato fi faccia fentire in qyalche Diilretto , il paefe refta per quell'anno quafi totalmenie libero dagl' incomodi infetti, che fanno un vero danno alia Provin-cia , dove ] fichi formano un importante capo di com-mercio. L'albero, di ciii quefta gen'ia s'e impofleffata, porta iniipidi, e fchifofi fruttl , percht; ricoperci anch' eflTi, come le foglie, e i rami, deila nuova generazione refavifi di gih immobile , e fepolta fotto la fua fpoglia di Lacca. Quando perö gli alberi abbiano fofferto per due, o tre anni di feguito qiiefla pefte, la corteccia annerita, e tut-ta cariofa li difUcca dal rami, che infracidifcono; I'af-petto loro c fquallido anche nel fine di Primavera , e finaL (ä) Hns autem haccas quando videni trt virm'tculos nhiri veUe iV/o/ aceto, vel aqua frigidißima ex puteo aäfperguit , & in /tco tepid» fu-pra fornacsm ^ [iu in (als lerne exßccant, äoftec moriantur. ^hquanda animcilcuU tßa a veßculis rehBis fivjggant , extrtmitatihut digito-film leniter comprehendgndo in pi.'am, jfeu maffam retanda'» ejformant , tjitie multo pretiojior eH franit , i5» Üio mOftti pretio a mtrcatofibus tmttur . qutsctueran. Up, Cestonium in Ep. mff. ad VaL-tiSNERiuM Seliorem . Dove fi täee notaie , che 'e voci vermis, e vinniculu! ufavanfi fiequentemeiite in cjuei lempo per indicare un infetto qualunque. finnlinentc il fracidume dall'eftramita propagandofi fmo alle principal! tiiramazioni, il tronco medeiuno ne refta otlefo, e perifce• {a) J. Del/a CiUa di Z ura, Zara, detta Jnt^cra da Latini, e D/aderti ne' bafTi tempi, ch'era una volta la Capitale della Liburnia, vale a dire delta gran Penifola , che fporge in mare fra i due fiumi Tedanio, eTizio, ora conofciuti focto i nomi di Zermagna, e di KerKa, dopo la decadenza dell'Impero Romano b divenuta la Capitale di una pui edefa Pro-vincia. II tempo, che k fatto pei'dere fmo alle veftigia del la niaggior parte dclle CittU Liburniche , Ii fempre rifpcttato tjiiefta. Ella gode attualmentc di tutto lo fplen-dore, che piici convenire a una Gitta fiidclitaj e proba-bilmente k guadagnato col girare de' fecoli in vece dl perdere. La focieta di Zara c tanto colta quanto fi puo defiderarla in qualunque ragguardevole Gitta d'Italia; ne vi mancarono n\ verun tempo Uomini didinti nelle Let-tere . Federico Grisogono, che viffe nel bel mezzo del XVI. fecolo pubblicö un Difcor^'o fopra le cau-ie del ftiiffo, e riflullb del marp, attribuendolo alia pref-fione del Sole, e della Luna. Gian-Paolo Gal-Lucci , Saloenle inferi per intero queflo Trattatello nel- . («) Nel mefe di Settembre 177;., va!e a dire un anno dopo, ch' 10 avea fcritto quelle oHervaziüm, ritornato a Zara non troyai fu'fi-Chi lie'con torn i vertigio alcuno dell'infetto . Cost lo cercai indarno ["U-Ifule di Chtrfo, d-Ortero , di Vrglia , d'Arb-, e di Pago. Com-^^nicai quel po,o, cfi'io ne 6 ofTervaio, al ceieberrimo Naturalifla ^arlo 13onnet, c quefl-o illurtre Aniico mi anims a profe-^/„'L® ''tfame , come di cofa iiuereffautiffinia pell" Infettologia non nieno che per le Arti. nella fua Opera inritolata Thentrum Mundi ^ Temporhj traendolo tla) libro medico^ in cui Tavea pofto T Aurora. Simone Gliubavaz, Gentiluomo Zaratino, lafcio niohe preziofe catte tendenti ad illuftrare la nobile fua Patn'aj e Tainpio lerritorio, ch'ella pofliede- Reflaci di queflo valencLiomo un Opufcolo Mf. ineditOj che illuftra tutte le Jfcri/ioni Zararine , ch' erano Ikte difotterrate TiLio alia mei^ del XVII. Secolo . Fra quelli , che at-tuahnente vi abitano, meritano cliflitita menzione I^'ama-bile, e coltiliimo Sig. Co: Gregorio Stratigo^^ e il Signor Domenico Ralio, taciturno^ modefto, e forfe troppo lucilugo Gentiluomo, dalla onefth , cor-refia , c fapere de' quali gran vanraggi puö ritrarre il viaggiatore . Delle antiche fabbriche Komane j che T adornavano , miferabili vcftig; vi fi conofcono appena; Je fortificazioni moderne eflendovi ftate fatte a fpcle de-gli antichi rimafugli , Trovera V. E. agevolmente ne' Collettori le moire Ifcrizioni, che vi fi confervavano fiiio al principio di qiießo fecolo. Eileno provano, che que. fta Gitta, e Golonia fu giiardata con particolare affezio-ne da molti Imperadori Romani , e fegnatamente da Augufto, e daU'ottimo Trajano. Il prime merilo d'ef-ier chiamato Padre della Golonia Jadertma , e di qne-fto titolo reda il docuniento in una pregevole Lapida : il I'econdo fece fabbricare, o riiiorare iin Acqiiedotto, che vi portava V acqua di lonrano , il che rilevafi da un frammeiito d'lfcrizione tuttora efiftente nella Gitt^, lo fono ftato accolto a Zara con generofa ofpitalitU nella bella abitazione del Sig. D'. Antonio Daniel i , dotto ProfelTore di Medicina . Ella e adornata da varj pezzi di fcolttire antiche , fra' quali difHnguonfi. quattro Statue coloffali di marmo ialino , che a proprio eforbitanti fpefe quefto zelante Amatore dell'Anti-chiia fece trarre dalle'rovine della vicina Ciita di No^ na na. Parecchie lapide col^i portate da varj Uioghi della Dalmazia vi fi veggono , fri le quali la riguardevole Ifctizione riferita ahcke dallo Spon com' efiftente uel-la Cafa de'Signori Tominafoni, che dal 1^75. in poi era ftata nafcofa da un intonaco di calccj e dal Dottur Dan I ELI fu fcoperta, e ridonata alia luce dietro alle traccie lafciatene dal Viaggiatore Fraiicefe C ^ ). V'hnno, fra le altre molte, tre Tavole Greche traf, ■portage' dairifola di Lifla, che fembrano appartenere a to . - lo Ö vediito a Zara una poiiedra Ermafrodito , doe a dire fingolarizzata da quella viziatura moftruofa delle parci feffuali, a0ai nota agli Anatomici, che volgarmen-te yieoe chiamata Ermafroditifmo . S'ella fofle nata a Parigi , i Dotti I'avrebbero fatta mettere fra gli Stallo-come mafchio , facendo una bella fentenza fimile a fto giiado fepara il Ccntado di Nona dali'Ifola conti-gna di Puntadura, La cofta di Brevilacqua e niolto alta , e tagliata a pionabo per modo , che lafcia veders fcopertaiviente i varj ürati, ond'e compofta, e la materia loro . Eglino fono tutti arenarj, o ghiajiKDloü , e manifeftamente dcpofti da un fiuine afltico , che adeflb non fi vede piu. Alcuni di quefli iirati, e fpezialniente i pii'i bafli,>pcl filtrare dell'acque fi rafibdano in pJetra, e formano ima fpezie di tronchi d'Ofteocolle perpcndi-colarmente difpofti , In qualche liiogo di quella colli vcdefi a pel d'acqua il marmo, che ferve di bafe af^Ii -flrati fluviatili; e qiieflo medefinio marmo volgare fiom-parifce dentro terra, dove pr.ohabiJtneute ne fbva promi* nente q^ialche coUinaj prima che la torbitle "einpieado i liioghi bafll tlelle depofizioni loro applanalTero la cam-pagna, Vi dominano le Lenticolari, e petrefatti conge-neri ftrettamente uniti aH'impafto marmoreo, Neir andare da Zara a Nona cavalcando, io o offer-vato una curiofa dlftribuzione di. terreno, che fembrano aver fatta fra loro gli arbiifti fpontanei, ond'c coperto quel tratto di paefe per tredici miglia di lunghezza, Sino alia Villa di Gofino trovanfi campi pietrofi , ma fiifficieciti per le viti , e pel grano ; attualmente fono meffi a prato^ 0 pellimamente tenuti. Un miglio di la da Cofitio trovafi un bofco di Sabina friiticofa , detta in Illirico g/nhi fmrich ^ Ginepro fordo, ne vi fi trova verun'altra fpezie d'arbufto. Vengono, dopo un miglio di Sabine, i Lentifchi, che occupano breve tratto; indi Fillirie, Eriche, Arbuti, ed Elci minori , che vivono in biiona focietk tiuti infiecne ; fuccedono a quelli i Gi-nepri ; e finalmente prefTo Nona regna libero, e folo ii Paliuro, cui chiamano Dra^a (a). Non mi fono av-veduto d'aicuna differenza fenfibile nells terre occupace da quelta varie famiglie di arbulti, V I/^x cocci glandifem de' Botanici e frec^uentlfTima lungo il litorale , e pell' Ifole dellaDalmazia; ma, per quanta diligenza io abbia ufato, non mi vennc fatto di trovarvi la grana del Ker-nies. Sarebba lodevole tentativo il procurare di fparger-vi la razza di qusfto infetto preziofo , facendola venire dalle Ifole del Levante, dove alligna naturalmente. V e ogni ragion di fperare, che in breve tempo ü avrebbe uu nucvo prodotto in Dalniazia. r-i D.iJ Greco JfaVj-« , pnngo . Molte altre voci bot.iniche delta ji!igua_ lliirica anno ftretta p^rentela col Grtcs , come a c;>gion d' eieinpto, trnxa^ erba, ifdßv, diTV9, le^no, J>u ?. p- Bella Campagnu di Zara. Air ampia Provincia , che nellc noftre Carte , porta il nomc di Contado di Zara, e reftato il nome antico di KcUr (d); nori la chiamano mai altrimenti gli abi-tatori della campaena . Qiielto tratto di paefe k farna di poco falubra in tempo di State; io perö m b fcorfo una parte impiuietnente ; e put eftefe offervazioni vi avrei fatto, fe le fatiche , e il caldo non avefTero prodoc-to una lunga ferie d'ofiinaie febbri al niio Difegnatore. Senza di quefto cotitrattempo, jo avrei portato in Italia un moiro maggior numero di notizie, di difegni , e di cnriofitk d'ogni genere. La linea^ cii'jo o feguita viag-giando pelContado di Zara, tocca le Vilie di :ianti Fi-lippo e Giacomo , Biograd (detto anche Zaravecchia), e Pacoftiane al mare; la Vrana ful I.a^^o di queQo nome, Ceragne, Priftegli, ßencovaz, Peruflich , Podgraje, Coslovaz , Stancovzi, Ortrovizza , Bribir, Morpolazza , Bagnevaz, e Radaflinovich fra terra . 10. (fl) II Kotar ftendevafi oltre i confin! che adelTo !o ciicofcrivotio , ed arrivava fino alle acque del fiume Ceitiiu . Le antiche Cailroni Illiriche ne £inno fede: 'I Ufiäüifet Krapjiu ^adoslave, Xtogct Uiga , i Zoriczit zafpäi OJhixete tt'iku , i Karhava, P.avHi K'Jtar do vodi Cetline. e piü fotto vale a dire. I vas Koidr da vode Cedi/te. „ Sorgi, o Re Radoslao: t'era nemica „ La forte allor che ti colcafli, e dormi „ Ai nafcer deli"Aurora. A te ribelle s, Si fe la Lika, la Corbavia, e tutto ,> n pian Kotar fin di Cettina aH'acque,. J, Tutto 11 Kotar fiii di Cettina all'acqae. §. I O. AcquedottQ dl Trajam. A' Santi Filippo e Giacomo 6 veduto i vefligj deli' Acquedotto fabbricato, o riftorato da Trajano, e gU o anche feguiti verfo la loro meta non meno , che verfo il principio per lungo tratco . Sono quindi ju cafo di pofitivamente afierire, che gli Storici Dahnatini , e fe-gnatamente Simon E Gliubavaz, di cui ö fotto gli occhi le fchede Mflf, , e Giovanni Lucio nella fua celebre Opera del Regno della Ltalmazia , e ^Yoazta^ anno prefo iin grofib granchio fu quello pro-pofito , lafdandoci fcriito , che Trajano conduSe l'ac-qua dal fumie Tizio, o KerKa perfmo a Zara, toglien-dola dalla cafcaca di Scardona, detta volgarmente Skra-dincki Slap (a), preflb di cui alcune rovioe tuttora d' ignobili Acquedotti fi vedono. Eglino meriiano qualche compatimento , fe trafportati dalla voglia di far onore al proprio paefe anno dato a I rajano im merito trenta volte raaggiore di quello, ch'egli ebbe verameate nella coftruzione, o riattazione dell'Acquedotto; perchc non ben conofcevano ia contrada, che giace fra SKradincKi-Slap , e ie marine di Zara , della quale erano, ,meurr effi fcriveano, pofleditori i Turchi. I refidui dell'Acquedotto veggonfi coniparire poco lontano dalle miira di 2.ara lungo il mare verfo Ja Villa di S. Caifano; indi pel bofco di Tuftiza Tino alle Torrette , dove fervono di fenticro ai pidoni, e a'cavalh; poi preffo a'Sanri Fi-lippo e Giacomo , e plü oltre a Zaravecchia , nel qiial luogo fe ne perdono Ic traccie , che per6 accennano d' effe- cffere flate i3irette al vidno rivo i\i Kaxma, dldante da SKradincKi-Slap a clritta linea trenta buone miglia . I monti, che forgono fra quel fitOj e Zaravecchia, fo-no affai piii alti, che la calcata del fiumei e qiiindi fa-rebbe ftato impofTibjle il condurvi acqua. Eglino fono poi anche cosi tramezzati da Valloni ^ che dovrebbono apparirvi frequenti relidui d^arcate , fe realmente T ac-que del Tizjo aveffero poruto far quella ftrada . Ora uiim veüigio d'Acqiiedotti trovafi per trenta miglia di paefe, che giuftifichi rinconfiderata aflerzione del Lu-:c i o , del Gliueavaz, e la voJgare opinions. L^Ifcrizione ch'io b accennata piu addietro non dice, ne lafcia fofpettare d' onda aveffero origitie le acqiie con-dottc da Trajano . §. JI. Biagrad, o Alha maritima, Biograd, adeflb povera Villa ful niare, conofciiita da noi, e fegnata nelle Carte col noine di Zaravecchia, datole ne'tempi d'ignoranza , fu altre volte Gitta ragguar-devole ^ Le diflanze , la fituazione , e qualche Lapi-da , che vi e (lata troyata , fembrano indicare, che in quel fito medefimo fofle Blandcna^ ma non gia Tantica Jadera^ come credette il Gellario (^i). Egli e poi certo , che ne' tempi di mezzo queßo luogo fplendette per la frequente refidenza, e Tincoronazione d'alcuni Re Groad, e fegnatamente di Crefimiro, che vi fond6 un Monaflero nel io55>. Ella e chiamata ne document! di que' tempi Aßa maritima, edal PORFIROGENITO A gra- ( a) Pcß tiuam Jader a eß^ 'laSipx «cJvü'iia PtolomEO , {s^ P LI-mio Cofonia Jadera, memoratn etiam WLe L. žib.i.c, 3,... Modie vocatur locus Zara vecchia, ultra Zaram novam , vifendus cum rudvibus «c-ßra Jadtfit, cell ar. Orif. ^nri^ui i.i.c.s. gVailo^ fecondo Tufanza de'popoU Slavi, che le Gitta di refidenza de' loro Principi con quefto notne chiamarono frequentemente (a). Ebbe titolo di ,Vefcovato » che fu trasferito a Scardona , dopo che il Doge Ordelafo Fa-liero , la fece rovinare nel bollor delle guerre cogU Ungheri ♦ Da quelle rovine forfe coli' andar degli anni un Villaggio, che popolatofi di gen te rapace, e facino-rofa, merito lo fdegno del Serenissimo Gover-No, e fu atterrato da' fondamenti nello fcorfo fecolo . Adeflb vi abita poca, e povera gen te. 11 Porto di quefta Villa e ampioj e ficuro; fu le di lui rive io 6 raccolto della fabbia pieiia di conchigliette microfcopiche. II terre-no de' (lici contorni lungo il mare e petrofo , ma non ingrato; quaniunque le pietre vi fieno di pafta marmo-rca. Fuori del porto di Biograd avvi iin gruppo d'Ifolet-te, che fervirono di ricovero fovente agli abitatori del vicino litorale , ne'tempi dcIl'incurfioni Turchefche. Pacoftiane h povero, ed ignobile luogo, poco diftante da Biograd, fituato full' Ifmo , che fepara il mare dal Lago della Vrana. I pochi, e malfani abitatori fi rifen-tono di quefta vicinanza, perch^ configliati dalla indo-ciiita de' loro terreni litorali varcano la palude in pic-ciole barchette, per andar a coltivare le fponde oppoüe del Lago, e ne refpirano gli aliti poco falubri. Gofto-ro fi cibano comuncmente di pefce lacuftre, e in parti-colare d'AnguiÜe anche 'ne' tempi meno opportun!, e D ne U) Bielograd , o Bebgrad , e Rlograd fignifica Bianca-Citth . 11 ^^iJFiNio Dec. I.Lib. VI. fra le Citih maritime della Dalmazia di-füice da Attila rovera Belgrade, quantursque fernbri che prima del-"■'■iiziore degli Unni nondoven'e portare queRo nome laCittä, che ju porio ne' fecoli pofteriori . ie lo por(ava poi veramente, farebbe una iiüovg pro^,a deU'antichitii della liiigua Slavonica nell'Iilirico. neV quali U came loro e nocevole. La «laniera ufata colh di pefcarlcj allor cjuaiitio s'aggruppano per nndar ia frega, c fingolare . S'avanzaiio due uomini diguazzando pel Lago ne' litoghi di poco fondo , e coa una groffa, corda, cut tengono ciafcuiio dall'una delle due cftremi-la J fcattono fu le mafl'e delle Anguille; una parte ne uccidono, I'altra mettono in fuga j raccolgono le mor-te , e le fi mangiano. 12. Caßello dcUa T'^atia. La Vrana, che d^ nome al Lago, ed e fabbricata ad una delle di lui eftrcmit^, chc guarda Tramontana, fu importante luogo ne' tempi andati , ed appartenne a* Templarj. Vi rifiedeva un Grau Priore, che cr«bbe tal-volta in porenza a Tegno d' efiere perfonaggio preponde« ranie negli affari del Regno. Lino di quefh Gran Priori, Gianco di Palifna, del 1385. fpinfe la facrilega te-merita fino al far prigioniera la propria Sovrana Elifa-betta Vedova di Lodovico Re d'Ungheria, e Maria di lei Fjgliuola ; n^ gli baftö qitefto , che la prinna face affbgare in un fiume. Filippo il Bello ful princlpio del-lo fteflb fecolo non pete far confeffare a' Templar) aU cun delitto , e pur 11 diftriiffe col ferro , e col fuoco. I fucceflbri de' Templar) d' Ungheria , e di DalniazJa, convinti d'un si efecrabile misfarto, non patirono alcun male; tutra la vendetta, che Sigifmondo, Marita della Regina Maria, ne voile trarre, fu mitiflima, e «ircofcrit-ta alia perfona del Gran Priore. II Caftello, detto per eccellenza Brana, o Vrana (a) nel tennpo della fua fondazione, e adeflb un orrido am- maf- (rf) Vrana, Fortma^ äa Braniti f^hhrtcare^ e fortißcare^ DI Z A R A. ly maflb tU rovine , ridotto a quefto ftato dall'Artigliem Veneziana , Alcuni Scrittori credettero , die Blandona fofle colk anticamente : ma niun veftigio di Romana AtitichitK fi veje in quelle mura, e torri cadenti, e di-fabitate . lo mi v' aggirai cercando qualche pietra fcrit-ta, o lavorata ; e n ufcii finalmente dopo d'aver fiidato invano, per non trovarne qualcuna , che mi cadelle fill capo. E' ben degno d'olTervazione T Han, che fta vicino a quefte macerie , quantunque anch' egli fia adeffo rovi-nofo, ed abbandonato alia barbaric de' Morlacchi abita-tori deile campagne vicine, che vanno a prendervi materiali da impiegare nelle gotFe loro fabbriche. Lc fon-dazioni degli Han, o Caravanferai, faano molto onorc alia Nazione Turca , preiTo di cui fono frequentilTimi. Qiiefto, cha vedefi vicino alia Vrana, e ftato fabbrica-to fenza rifpannio. La fua facciata e di ijo. piedi; la lunghezza d i 17J. E' tutto fabbric-ito di marmo ben appianato, e coDnello, i di ciii pezzi fono ihti colli trafportati dalle ravine di qualche antica fabbrica Romana, per quanto ben efaminandoli fi pii6 rilevare . Il corpo dell'Han e divilo in due gran cortili circondati da ben adorne camera, e ben intefe gallcrie . L'Architettura delle 'porte vi e di cattivo giifto Turchefco traente al Gotico. Una parte delle mura, e dei pavimcnti di que-fto luogo fn mcffa fozzopra da IIa iciocca aviditli de cer-catori di lefori. II nome di Vrana c paflato adeffo a una mefchina Villa J forfe un miglio lontana dalle rovine del Gaftello, fül luogo medefimo, dove nel fecolo paflato avea i fuoi ßi^rciini un riguardevole Turco detto HalVbcgh ; la abirazione del Curato di quel paefe porta an-^^^^ il nome degli Orti d'Hali-bsgh . In un M(. del o 1' introdurla di niiovo la doVe non h praticata a dovere , puö , e dav' effsre una fonte d i rifparmio , e di provento nazionale , Ji LagO delia Vrana t il piii eftefo di tutci quellij che vi^Ti trovano poco lontani dal mare , e quindi il piu degno d effere particolarmente caoteinplato dalle Magiftratu-re , che prefiedono al noflro cotnmercio , e alia colii-^azione , ed aumento de'pradotti nofirali. > 1 Gli abitanti di quefto paefe , t e in geaerale tutti i ^orlacchi anno un'avverfione mortale per le , Rane . tempi di careftia ( che f«nQ pur troppo frequenti Dalmazla, si per la male ititefarAgncoUnra^ che per '-i Ml J[j. ,, , : : . gran- , l^vorieri ö voce tecnica-pefcatona delje noflre Laj^une, e del-tYiei che figmfica qu^ i;icinti diiCMine ma'eflrevol- no pfü^'^'®'^-» iittensate eh» üäBoiie Anguüip ajQa .trova- Hflir» T nicirne , Qu eft' Arte L dove fono tanto perfettamen-te ben confervate, come quelle di Monteviale nel Vi-centino^ e di .S. Giovanni Ihrione , che lono le piti belle ch'io conofca . Fra la Rocca di Bencovaz, e'l Bofco di Cucagl ftendefi im ramo di colline compofte di argilla marina piombata, e in alcua luogo di terra marnofa bianchiffima. Nelle aperture fcavatevi dalle ac-que de' torrenti, io ti raccolto de' corpi marini erran-ti, akuni de' quali fono nuclei fpatofi di Turbiniti pe-irefatti lucidifiimi di color giallo dorato. In generale la pietra, di cui fono formate le collioe di quefti contorr tii, raflbmigh'a dj niolto alle pietre dolci de' noftri colli Italiani. Le vafte carnpagne, e le Valii ameniflTime, che formano i Diftretti di quefte Ville, fono poco po* polate, € peggip coltivate . Jn quakhe luogo la fcar-fesiza della popolazione fa torto alia purii^ dell'aria, portando per neceflaria confeguenza I'abbandono totale de rivoli' montani a fe ftefli , e rimpaludamento delle acque. Non Non e gik infalnbre V aria di Peruffich, Caftello eret-to dalla nobiliflima Famiglia de'Conti di PoSSEDArIA , per fervire di ricovero ne tempi di djffidenza ai Mor-lacchi delle vicine campagne . Egli e fituato fu d' una collina petrofa j e domina un gran tratto di bel paefe daU'alto. Le poclie petrificazioni, che vi fi difccrnono, fomigliano alle fopracceniiate. 15 Romne cC AJferia , ora detta Podgraje, Un breve miglio lontano da quefto Caftello trovafi povero Cafale di Podgraje (a). Egli trae il. nonie dal. la CittU, che dominava negli andati fecoli il luogo dalle miferabili cafe prefentemente occupato . La Tavola Itineraria di Peutingero mette in quefto Cito Afe-ri'a, ch' e 1' jißfia di T o L o m M e o, e T Aßeßa, o Aj-feria di P lini o - C^ueft'ultimo, dopo d'aver fatto il nevero delie CittU Liburniche obbligate a portarfi al Convento, o Dieta Scardonitana , aggiunge al caialogo i privilegiati Afleriati, immuncjque Ajjeylates {h). Quefto popolo 1 che faceafi da (e i proprj Magiftrati, e edle proprie leggi municipali fi governava , dovett' effere "cco, e potenie fopra gli ahri vidni. S'ingannarono di i^oho brica:a, e marmo comune cli Dtclono tuttorapr^o la -pvccwlcuVtUetia^ dt Pocl^r^^ wntistMe '^^A^^lta lontano dct %ara,yra _Be^rvan/Oft, ^ O^trovt%%a . ... „^. w. iA I Tätiiasse!-^ ftžui. i ■ -A ' " • • —; - J» , ' r# '( »• "•-■r , : •■f ; . ■ J . "t: ■ tf*.. • ^ V «I v»- ^ - »- 1 .'' . . V • • '-. • - - • ; I -S i,: ^ .-J. .•'■Vi '.t ..-j';^ /'c-,:' V«" X K.VV i . v • •v, «X v' ■ ■ .i ■ ■■ r. - ■■ • . -.s •■^.Jt:- fei.; ■ -.fl - i 'tmti'i' i.: • «s \ ....... • • • " - • • ■ - v • «t, . -i; i-*' ^ ■ « .v*-.. •: si.- y poi, niuno vi frug&profondamenre per voglia di trafne qual-che cofa, Q^uelle mura cingoao un clepoftco d'Antichith sfa« fciatevifj dentro, chi fa per qiuil cagione; for(e per un Tremuoto, o per una improvvi{;\ inondazione di Barbari, ch'e peggior cofa. La Porta fotrerrata, I'ftltezza confi-derabile delle mura, vedura dal di fuori in piu d'un luo-go , qiialche grofla muraglia, che fra gli arbufti fi vede ancora a pel di terra, fono tutte circoftanze, che deg-giono far jfpcrare nioltiffimo fulla quantitb, di monumea-ti pregevoli, che di Hi fi trarrebbono. La magoificenza fdbbricaio delle nnura (F;, e la freqiienza de'pezzi lavorati, o de' fini marmi, che trovanfi fparfi pe'cam-pi contigiii^ fanno ben conofcerc, che in quel paefe al-iignava buon gufio, e grandezza . In mezzo alia fpia-nata , che copre i refidui d' Afferia , trovafi ifolata la Chiefa Parrocchiale della foggetta picciola Villa, che fu fabbricata de'rottami antichi cavati ful luogo. Vi ii ve-dono Ifcrizioni maltrattate , e pezzi di cornicioni gran-diofi, I Moriacchi abitatori di Podgraje non facevano per lo paffato ingiiiria alle Lapide , che incontravano aran-do, o fcavando per qualche lore bifogno la terra . Ma da poi che furono obbligad a ftrafcinarc, fenza mercede, ^Icune colonne fepolcrali fino al mare co' loro buoi, egli-Knno giurato iiiimicizia con tutte le Ifcrizioni ; e le guaftano appena difotterrate a colpi di piccone , o per meno le rifotterrano piu profondamente di prima . Avrebbi il torto per certo chiunque vole^accufarli di ^iirbarie per qiielto. 11 niodo di rcnrleili ricercatori , c ^oiifervatori degli antichi monumenti farebbe 11 far loro ^pcrare un premio delle fcoperte, e delle fatiche . lo 6 ^'^ovaco per un raro accidente neila Cafa del Morlacco J ur^Ka una Sepolcrale , che 6 anche acquiftata , con po-chi (Jiiattrini , c unitamente ad alcune altre porter^» in E 2 Italia, Italia. Cattivandofi la fiducia, e amicizia de'Morlacclii, ft potrebbc ragionevolmente Tperare di trarne delle indi-cazioni utili . lo mi Jufingherei di fapcrlo fare , cono-fcendo 1'indole della Nazione; e quindi 6 lafciato Pod graje portando meco iina gran voglia d i ritortiarvi mu-nito delle facolta neceflarie per far vi fcavare. i6. Tjclla Manna di Coslcvaz . ' Coslovaz e un povero luogo, come g!i altri cafali di quelle contrade; ma i bofchi del fuo Diftretto abbonda-no di FralTini, che danno Manna in abbondanza^ quan-do fiano opportunamente incifi. I Morlacchi non lanno farvi incifioni; e non conofcevano qiieito prodotto. Due anni fono, and& a far col^ delle fperienze perfona, che ne avea otrenuta la permiffione dal Governo . Qiiefta non corrifpofero rofto alie fperanze coiicepite, perche T aria erafi rinfrefcata alcun poco. Lo Sperimenrarore per-dette Ja pazienza , e abbandono i Fraflini tagliati . Al ritornare del caldo, eglino diedero eforbitante quantiia di Manna, cui avidamente prefero a mangiare i Morlacchi, trovandola dolce. Parccchi di efli furono qiiaü ridotti a morte dalTufcite violence : la Manna reft6 dope pochi giorni abbandonata ai porci, e ai polli d'India. 17, iS Oßyovizza, Oflrovizza, che alcuni vogliono corrifponda ad vlr^«-zifwa, altri alio Sih^i degli Anticlii, e che probabilmen-te non^ piU^o che fare coll'una, ne coU'ahro, e ftato altre volte luogo di qualche riguarJo , e dalla Sere-nissima kepubblica coiTiperato del 141c. con qualche altro pezzo di terreno, per citique mila Ducati. La lua Rocca, che forgeva fu d'un faflb tagliato a piom-bo d'intorno, dovea effere creduta a ngione inefpugna-bile, prima che Tufo deli'Artiglieria ü folTe propagato. Fu Dl ZARA.' 37 Fu prefa da Solimano del 1524. ma poi ripafs6 fotto ii felice Dominio Veneto. Adeffo non ha piii verun vefti-gio di fortificazione, ed e un maflb ignudo , e ifoUto. lo o fatto difegnare una picciola profpettiva de' colli d'Oftrovizza (Tav. III.), perchi le loro fommith mo-ftrano affai raanifeftamente la duplicita delle divifionl de-gU ftrati, e ponno difmgannare coloro, che ioflero trop-po corrivi a credere nate con elfi per legge di ilratifi-cazione le apparenze di feparazioni perpendicolari. Le li- • iiee diviforie{AAAAJ che ta^liano quali feinpre ad angeli retti le orizzontali (BBBB ), fono altrettante prove vifibili del lavoro deli'acque diltruggitrlci. Elleno fi fan-no ftrada giu per le fpalle del colle fcavandovi rivoletti (C C), i quali nafcondono in qualclie fito le divirioni orizzontali (DD DD). Gli Ihati , che forniano U fommitK (E) del maffo, fii di cui ftedeva l'antico Gaftello, fono di ghiaja fliiitata di varie pafte, e colori; ve n' k di qiiarzofa, chi fa mai da quali montagne minerali venuta, e ven k, che porta corpi marini lapidefatti. Lo llrato ( F) c di pietra analoga a ^quella di Nanto nel Vicentino , ch'c il Moihn dc'Franccfi. Vagando peli'afpra collina (GG) c pe fuoi contorni ö raccolto varie Niimmali erranti, si detla fpe-iie volgare, che k le fpire iiafcoRe, comc di quella naen ovviaj che le a di luori , un belliflimo efemplare di Ga-niite, ed h veduto fra gli altri pecrefatti molte Corallci, fiftulcfe, e dejali Echiniii Afričani mahrattati. Vi fi ^■itrovano anche varj Univalvi turbinati, Čoclee partico-iarmente, e Euccini likj, con qualche raro efemplare di ^'na Ipezie efotica di Fiingite, orbicolarc , complanata , an-talvolta deprel'la nel centro , che agii orli non K _ua terzo^ di linea di groflezza , nt- luol eccedare un poUice nel cüürnetro. Sul colle, dov'era anticamente il Caltello, trovanü degl'indizi di ftrato d'un beUiffimo rnarmo tigra- grato, compofto di piccioli frantumi mariai e dl fab-biaVuIcanica piodottci dal fluitameoio tU lave trimratc. Lo ftrato coperto (Hje d'iirgilla azzurogaola, femipe-trofa, fimile a qudta, che forma i I pie del coile conti-guo, e d'uo ramo di monticelli, cli2 proluDgandoli in-contrano Brebir , e pafllan oltre fino a Sc.irdona . Non nj'accomoderei agevolmente col celebreSig. Raspe ad attribuire a'Tremuoti quefte fenditurc verticali degli lirari calcarei, e molti altri ienomeni fomigliaoii. Eglino foao troppo minuramente fuddivifi, e troppo regolarinente, per-che Ü poiTa npererne le feparazioni da mi agsute Improvvi-fo, e gagliardo- S'aggiunge per togliermi affatto tia que-ila opiaione 1'aver 10 in piu luoglii delU Dalmazia olTer-vato, che anche i folidi mafTi di manno calcareo volga-re hnno delle crepature, e fendirura in ogni fenfo, a un di prefiTo corns quelle de'marmi fopraccennati , fpiegate aflai ingegnofamente dal dottiflimo Monfig. PaSSERI nella fua ^tona. Natura/e. de foßli del Pejareje , Opera degnilTima tli rieomparire alia liice, e d'effera , piu di quello ch'e, conofciuta oltreinonii. Non c gik ch'io non ija difpofto a concedere moltifTimo col Sig. Raspe (c col foprallodaro Amico raio Monfign. Pas seri, che fem bra parziale del hftema HoocKiano ) alia forza de' Tremuoti, e de'fuochi Vulcanici, cloe li cagionano, al-Idrquando fi tratta di fpiegare le gran fenditure, sfalda-jnenti, rovefciamenti delle montagne.- ma gli efempj dei difequilibramenii, e rovine nate dai lunghi lavori fotter-ranei delle acque fono ranto frequenti nelle Provia-cie, ch' io nolle picciole mie peregrinazioni b vifitaro, SI in Italia, come oltremare > che non ardirei di pre-ferir loro cagioni piu infreqiienti, e rimote. Sotto la Villa d' Oftroviz^a <3; una paliide , il di ciii fondo di Torba colpito da un fulmine alcuni anni fono arfe luagamsnte , non dando verun fegno d' incen- dio •Jeus. I.e^ntivdt^ ... : ••.. 'v-i i - • i-^st-fv -v^a, t »■' i, V .. • •• . ^ ii ' • '•..v':-' •• r 'r 4. . ...i:,.. .-^tff^: ^^ "'II:--'-" ^^ . - h i: ■ - ■■ ^ .t- C ■ "i ■ ■ 'i ' j '-^Tr-^. ^ - • i'. ' J - ■■■ V «Mll^ fcl " ''IW^^II^W I »Hlü , ! i Tt • ü I z A R A. dio fe noa in tempo di rotte . Spento che fu il fuoco fotterraneo, redö tutto nero, e fterile il terreno lovrap-poftovi; e appuDto la di lui negrezza, dcftando U mia cutiofitK, mi feee rilevare quelb cofa. Mi accordera tccELLENZA VoSTRA , che fra le origini de' monti Vidcanici abblamo un diritto di mettere anche i foimiai ? Se deffe im fulmine in qualche Monte di zol-fo, noQ farebb'egli probabiiraente piu romore, non avreb-be pi^l riflefftbili confeguenze dt queilo , ch'ebbe nelle . Uinide torbiere d' Oitrovizza ? Mi dfovviene a quelto propofito d'aver letto in qualche luo^o , che il Signer J^iNNE'o viaggiando pell'Ifola d'Oeland vide arder e 3 Moe Kelby alcuni moniiceili di rainerai , dal quale era gik ftata'cavato 1'Allume; 1'incendioaccidentale avea incominciato dua anni prima , ch' egli paflaffe di quel luo"o : il Vulcxdetto avea moki caratteri dcUa Sol-fatara di Pozrzuoli . Kempfero Ijj netato ne' fuoi Viaggi del Giappone un Vulcano nato dall'accenfione ca. füale d'ima. mmera di Carbon foffile, Uti bofchetto, non molto lontano da quefto fito, pro* duce nelle ftagtoni d' Autunno, e di Primavera una enor-'^e fpezic di>ungo, che raffomiglia perfettamente al Cairarefe, fopra di'cui rottimo Amico noÜro Sig. M A R-siLl, pp. di Botanica nell'Univerfitk di Padova, ci )i \dat^uii aureo Opufcolo {a) , Le vipere amano quel ^'toS detto da loldati /7 Picchetto , e vi molnplica'-pni> che in qualuwque altro luogo vicino- I Fraflim danno aache in que conrorni abbondante Manna, e di ^ttioia qualita ; ma i Morlacchi nemmeno col^ ^n^no jßiparato la femplice operazione, che fi richiede per far-^^ ftillare dal rami. ' - ^ i8. ta ) Carrarmßi Wfloria, Pat. m 4. 18. T>el rtvo Brilirfchtztzy e di Morpokzza', Per efaminare davvicino lungo il loro corfo le acqiie^ che impaliidano fotto Oftrovizza , io andai a, traverfa delle file campagne fino alle loDti della Bribirfchiza, confiderabiie nvo , che fcaturifce djlle radici del)'erto colle, fii di cin veggonfi ancora le rovine di Bribir, an-tica refidenza d'una poiknte famit^lia di Bani della Dal-mazia , che fe gran figura nel XIV. fecolo , Efaminan" do il corfo della Bribirfchiza, rrovai molte petrificazioni di grandi Oitraciti erranti, e gualle dalla fluitazione, c piu preflo alia fonce parecchie fpezie diTnrbiniri^ e Bi-valvi femicalcjn.iti, conlervatiffiroi , e lucenii , nell'argiU la petrofa azzurra. Niutia dslle varieta, ch'io vi offervai, frugando, e rompendo pjetre col mio martello Onttologi-co, vive nei mari noltri. I gran mafii di breccia , che fembrano in qualche luogo rovinati .dalla fomniita, hinge le fponde del rivo , fooo >di formazioiie fiibmatina , e fra ghiaja, e ghiaja tengono imprigioaatc moke variety tii teilacei calcinati , riconofcibili ancora malgrado il loro ftiacciamento , alcuoi de' quali mi parvero fimili ai noftrali, Nel ritornarmene al lido delmare, attraverfai rani-pia, e bella pianura di Morpolazza, fiancheggiata da po-co abitate coUine, e diviCi per lungo da un canale defli-nato a fcancare le acque de' rivoli , e delle paludi vi-cine . Il fondo di quefta campagna qiiafi del tutto in-colta h di terra marnofa , ai formare la quale (embra debbanö effere concorfi i gufcj de' piccioli Turbiniti, che in infinito numero vi fono d'anno in anno abbandonati dalle acqiie , che partendo dai colli fuperiori a Sopot fogliono allagarla - Il canale di Morpolazza mette capo nel Lago di Scardcna, dopo trenta biione miglia di corfo, col nome di Goducchia, Probabilmente pel firo, doy\ DI Z A U A. 41 dov* ora e la Chiefa di S. Pietro di Morpolazza , appi^ delle colline, forgeva qualche ftabili mento Romano. Vi reftatio tuttora degli avanzi di piatre lavorate, e qualche frammento d'lfcrizione. V Aranfa dell' Itinerario d' Antonino non dovrebb' effere ftata niolto lontana da que-fto luogo. £' andato molto liingi dal vero chi b, ctedu-to che Araufa, o Arauzona, fia Zuonigrad, Piazza die l^en trenta iniglia piu addentro, e lontana dalla ftrada, tui fece quell'Imperatore , I corpi marini fannofi vedere fra Oftrovizza, e Morpolazza fu colli di Scancovzi , e fra Morpolazza, e il ittare par rüttele falde diBagnevaz, e di Radafiinovaz. II Gontado di Zara avea niolti altri llabilimenti Ro-liiani , de' quali, quantunque fieno periti anche i no-Jfii, troverebbonfi perö de' veltigj coU'ajuto della Carta Peutingeriana. D'alcutii rimangono i nomi tuttora come fbno Carin, e Nadia , (orti dalle rovine di Cor/mum, e Hedimm; io non poflb per ora renderle conto di ci6 , che vifiollervi, non avendoli vifitati. Mi fu pero det-to , che prefTo Garin (i veggano tuttora de velligj d' »in Anfiteatro. O' voluto con una ftucchevole precifione parlare a E. di tutti i luoghi^ dove b trovato lapidefatti d'ori-marina, e di tutte le pianiire , o ValH coltivabiU amene , che h veduto cavalcando per una picciola Porziotie del Gontado di Zara, perclie la non fi lafciaf-ingannare da qiianto fu fcritto poco veracemente de-Eli eterni dirupl (a) della Dalmazia, della continuita J' non fo qual maffo mavrnoreo che la compone , e del-^ farit'a, o difficile riconofcimento de* corpi mariiii la- F pide. (") Dohati Sa^gh di Sioria T^flf. p. viii. pdefatii. Non fi puo negare, Tiaa afpr(i,'ed alcune delle'montažne di qnefto Regtio; ma fa' tV uöpo anche agginngere, che v'anno ampj Diliretti, ne,' qüaU montagne nou s' incojotjano .giammai, e che fra. Iq.n-wP' tagne ancora =v'aaho dellc.Valli anieniiriiniU',.e^ fcconde* II' niia coocittadiilo Dom a T i a nei fuo l>aggi4i da* to anchc qualclnj poco favorevole cenno del caraiterC dei Popoli , che abitaoo T interno dj qgefta Piovifi(;ia J ed egU ebbe il torto, alla pagica iji. .pfžp.4eiKlQ dir* ci, che -jI tiniore cagionaro ualU Uriarie Je P^P'^ i ^ daJ pcricis/a ricerch trattettKe.U S P OVl; C il WhE* I, E R dair interiiarfi nella Dalnjazia mediterranea . Chiun: que fa, che quelti due: Viaggiatari eiano difenicpel Levante, imharcati ifu d'una Nave Pubbllca iVene>ziaLia, e per confe£»uenza coltrctd a diiuaga'rfi poco dai lido , al-lorclic afferravano qiialche Pui'to , non vorra crederlo. Lo Spon trovo poi .taiita y e, si generofa ofpitalitU ne' luoglii maridml^lj e fcgnatameiite a SpaUtro , c fu si contento dalToneit^, e ragioncvolezza deUe guide Mor-lacche, dallc qitali fii accotupagnato in qualche Tua pic-ciola efcurfionc a cavailo, che non avrebbe, nrai fogaa-to tii temere la hriarte de pop^/is.fra , E' facilc il confuhare io S p on nledefimo, nel prtmo Tonio del viaggio , dove rende conto d-ella fua gita a Glifia . Se V. E, avrli la pazienza di leggere un giorno o T altro i dettagli di quanto io t> pcrfonalment delle Herfone, Je' Populi di quelle con-ti'ade confervatici dagU Scrittori Greci, e Latiiii fono manlf-flam-.nta Slavonic!. Promona , Sfrjia , fuJera , Raiamwn , Stlupi ^ V(ca. Bi/iizora , Z.^fora , Trifioius ^Cinifrus ^ Qc\na^ Cs^pstU^it ^VtcwaXus ^ r>(xrdani ^ Orabat' ^F'^u^äS ^ e tante altre vo- no s'incoutrano prefTo gli Stonci , e i Geografi antichi, la piova-"'"^tlevolmente . Vi ii pouebhono ana;iiingere in molto maggior le voci di radice Slavonica , che fi leggono ncrlle Lapide fcol-r ^ P'^' paefe lUirico folto i primi Imperator!, Rafcuno, e al Bulgaro che aH'Albanefe, quando anche fn. parte i MorlaccJii delJa Daliiiazia Venera fofl'ero ve-nuri negli ultimi tempi da quelle contrade, refterebbe fempre da cercare, d'onde colJi fi foiVero recati. Egli fa ancha una Nazione feparata degli HaUuci, che non an» no tnai formato un popolo , come dal fignificato della voce medefuna fi riieva {a). 2. J-timologta, dl q^ueßo name. I N4orkcchi generalmente chiamanfi Vlassi neli' idioma loro, nome nazionale, di cui , per qiianto io 6 potuto finora fapere , non fi trova veltigio alcuno ne' documenti della D^lmazla anteriori ai Mir. fecolo , e che fignifica autorevoli, o potenti. La denomiuazione di Moro-Vlaffi, e corrotramcnte Morlacchi, di cui fervonfi gli abitanti delle Cma per indicarli, potrebbe forfe ad-ditarci Torigine loro, che a grau giornate dalle fpiaggie del J^ar Nero vetinero a invadere qiicßi Regni lonca-ui^'^Jo crederei poffibile ( non impegnandomi perf) a fo-ftet/erc quefta mia congettura fino all'ultimo faague) che Ja denominazione di Moro-Vlaffi avefle fignificato da principio i pienti ^ o conqiiiflatori venuti dal warc^ che chiamafi more in tuiti i dialetti deila Lingua Slavoni-ca . Non merita quafi alcun riflcffo retimologia del nome Morkcchi immaginata dal celebre Iflorico della Dalma-zia Giovanni Lucio, e goffamente rlcopiata dal fuo cüinpiiiHore Fresghot, perchc tirata come il enojo de'Galzoiaj, Egli pretefe che Moro-VlafTi, o Moro, Via- (rt) Hitiduk fignifica originariamente Capo di p.irifto , e talvolta (come in Tranfilvasiia) Čapu di f^miglia ■ In Dalmazia fi preUtle per (üftintivo deti' Uomo facinoi-ofo , bandlto , e mefib a far l'alTaf--lino ti i Jlrada . DE' M O U L A C C H I 47 VlaKi fignifichi neri-Latlnl ; quantun^ue "in budna Lm-gua Illirica la voce Moro non corrifponda 3 Arr» , e i Morlacchi noftn licao forfe piu biaiichi degl'Juliaui • P^r poi meno infeiiQcmente ia lecoaJd parre di quefta etimologia , trovando che ia radice conuuie de nomi nazionali VlalTi, o VkiKi , e Valacdii, ^la vocc V/ah indicante potenza , autoriia , e nobjlca, ne cpnclu-fc primieiamente , che gU abkanti ddla Valacchia, e i noftrt Vhni tlov«ano ellere in tutto, c per^tuttp la ftet fa cofa. Ma i Valacchi parlaoo ima lingua, che latlueg-gia moltifllmo, e uuerrogacj dsl perchc, rifpandoLio d'ef-fere orginariamente Romam ; duiuiue anche i rolln , «luantuuque non latineggino unto, looo Ronia,m. Q.iier fti Vlafli provenietui da Colonie Lacme iurono poi dognati dagU Slavi; e qumdi li noine lingolare di Vlah^ , e il plurale Vlaßi „ appreflb gU Slavi divenne obbrobrio-e fervile,j per modo, che fa eüefo ancha agli uo-„ mini d'infima condizione fra gli Slavi medelimi. ^ A tutte qiieita miferie fi rifponde anchs piu dd bifogno col dire, che i Morlacchi noltri chiamaiifi Viajjt^ cioe nohi-o patenti^ per la medeftma ragione che il corpo del. I'l Nazioue chiaimfi degh Slavi, vale a dire gU-"^'oß'y che la voce V^ah non a punto a fare col Latino, ® fe trovafi eflere la radice del oome Valacchi, ella lo ^ J perche ad onta delle olonie piantatevi da. Trajano , il pieno della popolazione Dacica, come ognuii fa, era di gente, che avea. Lingua Slavonica, non meno che i popovi fopravvenijtivi ne (ccoli pottenori; che fe gli Slavi con-^üiftatori avefiero dovuto dare o lafciare un n^ome ai po-Poii vinti non avrebbero mal dato o lafciato loro qud-che fignifica nobiltU , e potenza , come necefl'arii-intendevano, eilendo vocc pura, e pretta J>lavo-e che hoalmente il Lucio aveva del mal umore , quan(jo fi e affaticato per avvilirö i Morlacchi an- che che neiretimologia del nome, che portano. Non fi negare, che inolte voci d' origine Latina fi trovmo nel dialetto degl'Jllirici abitanti fra terra, come in grazia d eieinpio, jali'wn yp/avo, s/ap , vrno , capa , yojfa , tepio, zžip j fparta , jkrinya , /ug , che iignific.itio fabüia, biondo» caduta d'acquu, vino, beretto , rugiada, tepido, cieco, fporta , cafla, bofco; e derivano manifeftamente da fahu' ium^ ßavifJy iafjus^ vinum^ caput y tep/dur^ iippus ^ fpoY' ta-f fcrinn my Imv.s : Ma da quefle , e da moltifiime al-tre , dolle quali agevoJmente potrebbeli teffere un lun-go catalogo , credo non fi poflTa con buona rjgione con-cludere, che i MorLicchi de' tempi nofhi dtfcendano in dritta linea da' Romani trapiantati in Dalmazja. Egli h un difetto pnr troppo comiine agh Scrictori d'Origini quefto trar confeguenze univerfali da piccioii, e parti-colariiiimi dati, dipendenti pell'ordiiiario da circoHanze eventual], e paflaggiere. lo fono perfuafiflimo, che 1'efame delle Lingua poifa condurre a difcoprire ie Ongi-ni delle Nazioni , che le parlano : ma fono poi an-che convinto , che vi ft richiede un criterio acutifll-mo per diftinguere le voci awentizie dalle primitive, onde prefervarfi da sbagli madornali . La Lingua II-lirica , ampiamente diffufa dall' Adriatico all' Oceano , U una grandiflfima quantitii di radici finiili a quelle del-la Greca, c fe ne irovano perfino fra le voci numeri-che , alle quali non fi puö contendere Tindigenita; molti vocaboli Slavonic! fono affatto Greci , come Jpifgga , trapeza y catrida^ portati fenz'aicuna alterazione offerva-bile da cvhy;, ^paTrs^^^, ««s.'V. La frequenza de grecif-mi J e r analogia dell'alfabeto, non mi condurrebbero perö a francaniente aiVerire , che da Greci riftretti a un anguflo tratio di paefe fia difcefa la vaftiflima Nazio-ne Slavonica , o piuttoflo che da efla ne' piu rimoti fecoli fia itaca invafa , e popolaia la Grecia. Lunghif- fimi, DE' M O R L A C C H I. fiml , e laboriofi ftudj fi richiederebbono per metre-re in lume s'l fatte anticagUe ; e forfa ogni ft^idio vi farebbe gettato . V ebbe un dotto voftro Nazionale; My LORD , che fcrifle delta fomiglianza della lingua Britannica coll'Illirica (a) ; n^ per vero dire fea-za qualche ragione . Le voci fiina , , ^neä , Bif-, l>Yatc , feßra, , Sunze, Jmu//, m/th, , -v^- grel>^ corrifpontiono molto a quelle, che voi ufate, per nominare Pietra, carne, miele, Vefcovo , fratello, ^Ofella, figlio, Sole, bicchiere , latte, neve, acqua, fe-Poltura. Sarebbe da efaminare , fe come fi trovano que, fte voci nella lingua Germanica , paflata co' Saffoni in codefta voftra Kola nobiliffima» cosi fi trovaffero anche in qualche dialetto degli Antichi Celti Setteatrionali . lo vorrei pero, in ogni cafo, effer cautifiitno prima di decidere ; e forfe non lo favei , fino a tanto che noti vedelTi delle raffotniglianze palpabiU d' un corpo di Lingua coU'altro. La frequeiua di voci efotiche mefcola-teft nella noftra Italiana, (qiiantiinque non fi polfa ra-gionevolmente dire , che gl' Italiani difcendono da Na-zioni ftraniere) prova, che indipendentemente dalle ori-gini d'un Popolo ponno trovarfi molte parole nel di lui idioma comuni ad un altro. Per ommettere gli Arabif-i Grecifmi, i Germanifmi, i Francefifmi della lingua Italiana raccolti gia dal Muraton, e da alcri, non ^ ella un grandiffimo numero anche di Slavonifmi? Ab-^ajare viene da oi>Iajati s (valigiare da fvlaptt ; barare da Variti ^ e varat t; tartagliare, da tarutt i amoiazzare ^a maiy fpada, e dal derivato w^ifa^/; ricco da fortunato; tazza da saffa ; coppa da Kupfa ; danza da Q tan- («) '^^ersvood, De ft/ut. ndig. tunzai h't^Ato^ finonimo d'Atiguilla , dal verbo hixatt ^ fuggire ; bravo da pravo ^ avverbio d'approvaz.ione; hi* e pretta voce lllirica equivalente aH'idea, che rap-prefenta initaliano; mafchera, ftravizzo, Itrale, sbigna-re, e innumerabili voci del noftro dialetto Veaezjano, come a dire, baza, bazariotto, buJela, bore, musma , polegana, vera, zöccolo, paliHn , finalzo , fonoci venute dairUlirico, d'onde certamente non fembra finora pro-vato che fiamo venuti noi . 3' Originc dtverfa de Morlacthi dagli ahttanti del It'. toraJe dalP Ifok ^ e anche fra loro . La poco buon' amicizia , che Unno gli abitatori delle Citt^i maritime , veri difcendenti delle Colonie Romane, pe' Morlacchi, e il profondo difprezzo, che ad efli, C ag ' Ifolani vicini rendono quefti per contraccambio , ■foro anche forfe indizj d'antica ruggine fra le dne r^zze. Il Moriacco piegafi dinanzi al Gentiluomo delle Cittci , e aU'Avvocato, dicwi h bifogno , nia non lo amajeglicon-fonde poi nella ciafle dei ^ca'eA'tutto il rcfto delia gente, con eni non Ji interefli, e a quefto nome di Bodolo [a) attacca un' idea di ftrapazzo. E' da ricordare a queflo propofito il foklato Moriacco, di cui rimane tuitora la memoria nello Spedale di Padova, ove mori. II Reli-gioro deftinato a confortarlo in quegli iiltimi momenti, non fapendo il valore della parola , incominciö la fiia efortazione „ Coraggio , Signor Bodolo J " Frate , in-tcrruppe il moribondo ^ non mi dir Bodolo, o perdin-ci mi dannoJ^' La (a) Col nome di Bodo/i fono piii parlicolarmente difegnafi gli Scogliani del Canal di Zara , e gli abitaiui delle Ifole maggiori dt quelniare. La differenza grandifiinm del dialetto, del veftire, dell indole , delle ufanze, fembra provare chiaramente, che gli abiranti dclle contrade maritime della Dalmi-zia non anno la medcfima origiiie, che i tranfalpini, o che la deggiono riconofcere da tempi aöai differenti , e da circoftanze alteranti perfino il carativere nazionale. Sono anche diverfe fra loro la varie popöiazioni dfilla Morlacchia, in confegiienza delle diverfe contrade d'on-de vennero, e delle mohiplici mefcoUnze, cui dovettero fofferire ne' cangiamenti replicati di patria, ne' tempi d' invafioni, e di guerre le loro faniiglie. Gli abitanti del Kotar fbno generalmente biondi , cogli occhi cileftri» la faccia bislarga, il nafo ftiacciato; caratteri, che con-vpngono anche afiai comunemente ai Morlacchi della pianure cU Scign , e di Knin ; quelli di Duare , e di Vergoraz (ono di pel caftagno, Le meno rimotf etk chiamarono gli Ardiei Vamij . I Romani li 5> ■cacciaroiio fra terra aHantanandoli tlalmare, perch^ mettevanoogiii " a ferro, e a ftioco, rubandoj e li co(i;rinfero a cojtivare la ter. J?- 11 paefe loro č per verita afpro, fterile , e Jegno d'aliitatori ; quinJi 11' avvemie , che la Nazionc s' i quafi fpenta. „ Mra^. Ub, vil. nario le ruberie de' Vergorzani cadono a pefo de' Tut' chi : in cafo per6 di necelTit^ dicefi, che non la rifpar-mino nemnieno a' Criftiani , Fra i tratti ingegnofi , e arditi di bindoleria, ch'io ö fentito raccontare d'uno di coloro, il feguente m'e fembrato caratteriftico . Trova-vafi il maritiolo al mercato; un poveruomo, che gli fi avvenne dappreiTo, avea comperato una caldaja , cul s' era pofta in terra col fardello fuo da un Jato . Mentr' egli parlava d'affliri per le limghe con im fuo conofcente, il Vergorzano tolfe la caldaja di terra, e la fi pofe fui capoj fenza cangiar fituazione. Rivokofi l'altro dopo d' aver finito il colloquio > ne vedendo piu la caldaja al fuo luogo , chiefs appunto a colui che aveala in capoj, fš aveife veduto alcuno a porrarla via.,, Que-fti rifpofc fran-camente : „ io non 6 badato a qiiefto, fratello; nia tu dovevi porteb ful capo, come 6 latto io, che la non li farebbe ftara tolta : " Ad onta per6 di quefte malizie, che fi dicono frcquenii fra'Vergorzani, il foraftiere pu6 viaggiare ficuro pel loro paefe, ed effervi bene fcortato, cd ofpitaimente accolto. §. 4« Deg/i Haidtfci* 11 pericolo maggiore , che potrebbe temervifi , vie-ne dalla quaniitb, di Haiduci , che fuol ritirarfi pelle grotte, e pe' bofchi dell' afpre , e rovinofe montagne di quel confine . Non bifogna pero farfene paura oitre-modo. II ripiego, per viaggiare con ficurezza ne' luoghi alpcRri, fi e appunto quelle di pretidere per ifcorta una coppia di que' galantuomini, che non fono capaCi d' un tradimenro. Ne dee far ribrezzo il fapere, che fono ban-diti: imperocche inettendo le mani nelle caufe delJa loro niifera fituazione , fi trovano pell' orditiario cafi piu atti a deftar compaffione che diffidenza , Guai agli abi- tanti delle Gitta maritime della Dalmazia, fc i pur treppe DE' MORLACCHI. 53 po eforbitantementc moltipltcati Haiciuci aveflfero un fon-do di carattere triftoi Eglino menano una vita da lupi errando fra precipizj dirupati, e inacceffibili, aggrappan-dofi di fafTo in faffo per ifcoprir da hinge leinfidie, agi-tati da un continuo fofpetto, efpofli alFintemperie delile ftagioni , privi fovente del necelTario aliinento , co-ftretti ad arrifciiiar la vita per procurarfelo, e langiien-ti nelle piii orrende ^ e difabitate finuofuh delie caver-ne . Non farebbe da meravigliarfi, fe frequentemente fi udilTero tratti d' atrocltk da qiiefti uomini infalvatichiti, e Irritati dal fentimento fempre prafente d'una si mife-rabile ficuazione; e ben da ftupire, che , lungi dall' in-traprendere cos'alcuna contro le perfone, alle qiiali cre-dono dovere le proprie calamita, eJTi rifpattino peli' or-dinario la tranquiliita de'luoghi abitati , e fieno fcorte fedeli de'viandanti. Le loro rapine anoo psr oggetro gli animali bovini , e le pecore , cui traggono nelle loro fpelonche, onde avervi di che nudrirfij e far prowifione di cuojo per le fcarpe. Seinbra ua tratto di barbara indi-fcretezza l'uccidere il bue d"" un poveruomo per fervirfi fblamente d'una picciola porzione della carne , e delU pelle; ed io b fentito piü volte chi ne faceva amare, e giufte doglianze contro gli Haiduci . Non mi paflerebbe mai pel capo di voler far loro 1' Apologia fu di quefto: ma non fi dee per6 lafciar di riflettere^ chs h Opanche, o fcarpe fono per quegl' infelici un affare di prima ne-ceffita, ca che trovanii condannati a trarre una vita er-rante per luoghi afpriflimi, ignudi d' erba , e di terra , coperti di puote acutiffime di duri macigoi, refe vieppiii fcabrofe, e taglienti pell'ingiurie dell'aria, e de'fecoli . Accade talvolta, che la fame cacci delle partite di Haialle capanne de Paftori, dove chiedano violeatemen-ts ^^ mangiare , e fa ne tolgaoo a forza , fe peravven-tura venire loro negate. In si fatti cafi^ chi fa refillen- za =' d e' C o s t u m i za \l ii torto per ogni titolo ; il coraggio di qucfti nomini rifoluii C proporzionato al bifogno^ e alia vita fd-vaggia, cai nienano. Quattrb Haiduci noti . temono d'a{-falire una caravana di quindici , e venti Turclii ; e hi fogliono fpogJiaire^ e metter in fuga. Se accade tal volu, che un Haiduco iia prefo da'Pandori, quetii non lo 'legamo gi^^ come i birn ufaoo di fare fra noi; ma fciogliendogli la fuuicella de'calzoni gUe-11 fanno cadere fti le calcagna, oude non pofla fuggirc , e dia del moflaccio in terra fe tentafTe dl farlo . E' cofa molto umana l'aver trovaio un ripiego per afsicurarfi d'un uomo, fenza legarlo aH'ufo delle beltie pivi vili . La maggior parte degH Haiduci^ fi credono uominl di garboy quando fi fono macchiati di fangue Turchefco • Uno fpiriro di Religione mal intefa, combinato colla naturale , e coiracquilita ferocia^ porta coftoro violente-mente a moleftarc i confinanti, fenza verun riguardo al-ie confeguenze. In quefto anno colpa fovente i ioro £c-clefiaftici pieni d'impeto Nazionak» e di pregiudizj, chc niantengono, e non di rado rifcaldano il fermento deli' odio contro i Turchi , come contro a figliuoli del Di-Jiionio , invece d' invitar i buoni. Criftiani a pvegar li Cicmenza Divina pella loro converlione; 5, V'yiti moraliy e domefliche dei Mor/acchi, Il Morlacco, che abita lontano dalle fponda del mire, e da' luoglii prefidiatij e generalniente parlando un uomo morale alTai diverfo da noi. La fincerita, fidiida, cd oneft^ di queite biione genti , nelle azioni giorna-liere della vita, come ne contratti , degenera qualche volta in foverchia dabbenaggine, e femplicit^l , Grita-| liani, che commerciano in Dalmazia, e gU abitanti me-definii del litorale ne abufano pur troppo Ipeffo; qiiitidii A che la fidücia de' Morlacchi c fcemata di molto , e,' de' m o r l a c'c h i • 55 'va fcematido ogni giorao piu, per dar luogo al fofpetto, e alla diTidenza . 'Le leplicate .{perjenze , ch elh änno avütö de^l' Iuljani,aii fatto paffare in proverU^ tra loro la noitra mabfede . EgUoo dicono per (omnu m-giuria egualmenie Paffia-uiyo , e Lanzmanzku-viro , ieds di cane , e:fede d'Iraliano . Quafta maU prevenzioiie contro di noi potrebb'eiVere iiKomoda al viaggiatore poco conofciuto: ma non lo it quafi punto. Ad orna di cffa, il Morlacco nato ofpitale , e generofo apre U lua povera capa^na al foraftiere fi da tutto il moto per bea fervirlo, non richiedendo mai, e fpeffo riciifando oftma-tamente qualunque ricogmzione. A me piu d ima, volta e accaduto per ia Morlacchia di ricevere il praiizo da un uoino, che non inavea veduto giammai , oe pot«-Va ragionevolmente penfare di dovermi rlvedere jn av- venire mai piÄ- > . i r,. lo non mi dimenttchero per fin che avro vita deil accoglienza, e traitamento cordiale fattomi dal Vojvoda P er v an a Coccorich . Il raio folo meruo era d' ef- fere amico d' una famiglia d' amlci fuoi . Egli mandö monture, e fcorte a incontrarrai, mi ricolmö di lutce le Tquifitezze dell'ofpitalitk nazionale ne pwbi giorni, cb' io mi trattenni in que'luoglii, nai fece fcortare dal pro. prio figlio, e dalle Tue genti fino alle canipagne di Na- renta, che fono una buona giornata lootanc dalle dilui cafe , e mi premimi di vettovaglie abbondaotemeote , ^'enza che potefll fpendero in tutto queiio iin qmiatirioo. tJopoche fui partite dairalbergo di s\ .buonOfpite, egh, ^ tutta la fua famiglia mi feguiiö cogli occhi, ne fi riii- ^^ in cafa , che nel .moraento , lin cui mi ^pei^dette di "^^fta . Queßo afiettuoföicongedo mi deda ■ nell'anima cconnozione, ch'io non avea mai provjtu (ino al- iora^ n^ fpero d: provare fovente viaggiando in Italia . Io portai meco il ritratto di queftoi g^ero/b uoa>o , si ■ i. pnn- principalmente per aver il piacere di rivederlo anclie di lonrano, malgrado al mare, e alle montagne che ci fc-parano , come anche per poter dare un' idea del juflb delU Nazione negli abiti de'fuoi Capi (Tav.IV,). Egli permife ancora , che fofle difegnato il veRito d'una fanciulla fiia Nipote , molto differente da quello delle Morlacche del Kotar j e degli aim Terrirorj, ch'io a veva fcorfo. Bafta trattare con iimanitH i Morlacchi per ottencF da loro tutte le poflTibili cortelie, e farfeli cordialmente amici. L'Ofpitalit^ e fra loro ranto virtu del beneftan-te, quaato del povero; fe il ricco v'apprefta un agnel-lo, o un caftrato arrofto j il povero vi apparecchia un polio d' India , del latte , un favo di miele o tal al-tra cofa . Quefta generofiik non c folamente pel fora-ftiere ; ella ftendefi fu tutti quelli , che ponno averne dibifogno. Quardo un Morlacco viandante va ad alloggiare ia cafa del fuo Ofpite, o parente, la fanciulla maggiore del-la fatniglia, o la Spofa novella , fe v'e, lo riceve ba-ciandolo alio fcendere di cavallo, o alf entrare nell'al-bergo . Il viaggiatore d'altra Nazione non gode facil-mente di quefli favori donnefchi • al contrario, elleno gli fi nafcondono fe fono giovani , e ftanno in riferva. Forfe piü d' una violazione delle leggi ofpitali le h refe guarditighe ; o il gelofo coftume de Turchi vicini fi eftefe in parte fra' noftri Morlacchi. Sinche v'e di che mangiare in cafa de' beneftanti d' un villaggio, che oggimai fono ridotti a un picciolo numero, non mancano i poveri vicini del neceflario fo-ftentamento. Qiiindi k che niun Morlacco fi avvilifce fino ai chiedere T ekmofina a chi paffa pel fuo paefe . In tutti i viaggi , ch'io 6 fatto pelle contrade abitate da quefta Nazione, non nV e accaduto giammai d'incou- tra- Tav. TV. y>. j-6. väjvod^'pey^ciri Č^JCcorTcA"^ FancttUlcL notnlt ai Coccortch . FattcitUla dtl Kotdr, W. B . .V fe- • - .1-- 5 /V i 1 t ■ C" ' r; J V/Y -•i' * 1 ' - - 1 " t" ^ ■ i . I JIII. I J • ■ ■ ■ Js^M I WT - j • DE M O R L A C C H I. 57 trare clil nV abbia chiefto un quattrino . lo si j che 6 avuto blfogno'fovente di chie^er qualche cofa a Palton niefchini, ma psrb liberali di quanto aveano ; e moUö Piu frequentemente , aitraverfando le loro campagne nel Wlore della State ,'6 incontrato poveri mietiton, che venivano fpontaneamente ad offerirmi , con una cordia-lith che m'inteneriva, 1'otre da bere, e porzione ddle loro riiRiche provvigioni. ' ' "' . La domeftica economia non e intefa punto dai Mor-lacchi comunemetite ; egUno fomigliano m quefto parti-colare agli"Ottentotti, e danno fondo m una lettimana a quanto dovrebbe loro baRare per molti mefi , lolo che fi prefenti un occafione di far galloria . ^^ ^mpo delle nozze, il d\ folenne del Santo Protettore della ta-i^ilglia , Tarrivo di parenti, o d'amici, e qitalunque al-tro motivo d'allegria fa, che fi beva, e fi mangi in-teinperantemcme quanto v'e in cafa. E' poi economo j e cailiga fe fteffo il Morlacco nell' ufar delle cofe deftU nate a ripararfi dalL' intemperie delle ftagioni; di modo che fe k il berretto nuovo, c la pioggia lo iorprenda, egli fe lo trae , amando piuttofto di ricevere fuL capo fcoperto , e nudo la procelk , che di guaftare troppo prefto il berretto. Gou fi trae le fcarpe, fe incontra lan-go, quando le non ficno piu che fdrufcite. La puntualitk del Morlacco e peli' ordinario efattif-^ima , quando 1' impoflibilitk non vi fi opponga infu-Perabilmente . Se accade, che non poffa refUtutre al pre. ftritto tempo il denaro prefo ad impreltito , egli vie-con qualche prefer! tuccio dal fuo čredi tore a chie-^^ere itn termine piu lungo. Avviene benefpeffo, che di termine in termine , e di regalo in regalo, egli paghi lenza nflettervi il doppia di ci6v che dovrebbe. . ■ rit H 5$ D E' C O S T U M I §, Amlitzše , e hiimicizie . Ji ' ' ■ L'amicizia , cosi foggetca ancha per minimi motivi' a cangiamento fra noie coftantifliiiia ira i Morlaccliii Eglino ne knnof fatro quafi un pumo tU Reiigtsite » e quefto lacro vincolo ftiinpeii appie degli Al car i . H Rituale Siavonico h una p^rticolare bcnedizione per con-giungere folennemenie due amici , o due amichc alU prefenza di tutro il popolo. lo mi fono trovato prefen-te all'unione di due 'fainciulie ^ che li facevano Fofeßrt nelia Chiefa di Feruiikii . La c®n.tentezza , che trapela-va dagti occhi loro, dopo d'avere ftretto quel facro le-game, provava agli aftanti quanta delicatezza di feail-mento poHi aliignare neU'anime non formate, o, per meglio dire, non corrorte dalia Societk , che noi chia-niiamo colta . Gli amici folinnemente uniti chia-manfi Pohatinti ^ le donne Pojefirime ^ ch'e quanto a dire tnezzo-frate/H ^ e tKczzo-Jorei/e. Le amicizie fra uo-mo^ e donna non fi ftriogono a'giorni noHri con tanta folennith: ma forfe in pju antiche j e innocenti etk s'e ufato di farlo {a). Da quelte amicizie , e femi-fratellanze confacrate de* MorUcchi, e deile alire Nazioni, ch'ebbero la medefi--1 J . . nia {a) Dexivgliega Vnla posestrima ,, S' yJebiti ,viffoki planina , , o i „ Z!oga fio , Kmi/iu Kadoslave j Ji Eto nA te dvanajefl de/ija. Pifm. od Radosl. Ma una Fata Pofeflrima chlamollo Dell'Alpi Bc'bie dali'eccelfa vetta : ' Re Radoslavo, in tiia mal'ora fiedi^ Ecco fopra di te tlodici armati. Canz, di Radcjl, de' Morlacghi ma origbe, fembra ficiio derivati i frat^IU gln'rat;,, die fra U Dotti-a plebaglla fono frecineiui , c in nioUv Iuq. ghi ancora fuori d'Italia . La lUfferenza , che^paUa tr,i quefti noftri, e i l^oLratimt di MorUccliia, fi c noQ lo-Wmente che vi maoca la ceremoöiii tlel Rituale , nia ancora che nelle contrade Slavonidi? ogni forte t\' uo-niini per vatitag^io reciproco , nelle noftre i facmorofi, c pre-potqnti fogliono piii che gli altri congiungerß , e aflratellarfi per danno , e inquietiuline delle popolazio-- 1 doveri degli amici cosi legati fono d'aflißerh 1 un l'aUro ia qualunque bifogno, o pericolo , Ü vendi-care i torti fatti al coinpagno , ec,. Egljnp ulano di rpingere l'entuaafmo dcll' amicizia lino all'azzardare, e perdere la vita pel Pobratime , ne di tali fagrifiz) iono rari oH efempj, quantunque non fi faccia tanto romore per miefti attiici fülvaggi come pegli antichi Piladi. Sa accaclefle, che fra Pobratimi fi meuefl'e la difcordia, tut- to il paefe vicino ne parkrcbbe come d'una novitU fcaa-dalofa; ed accade pur qualche volta a di nolhi, con afflizione de vecchiardi Morlacchi, i quali danno la col-pa alia mefcolanza cogV Italiani della depravazioae de' loro compat>riütti . Ii vino , e i liquori forti, de' quali la Nazioae incomincia a far abufo quotidiano ful noftro efetnpio , vi produce difcordie, e iragedie , corns fra noi. Se le aniiclzle de Morlacchi non peranche corrotti fono forti, e (acre , le inimicizie loro fono poi per lo Piti ineftinguibili, o almeno molto difficilmente fi ipen-&ono. Effe paflano di Padre in Figlio; e le Madri non i^ancano di ricordare a' teneri fanciulli U doverc che avranno di vendicar il genitore , fe per mala Ventura llato uccifo , e di moftrar loro fovente la camicia infanguu,^^ o le armi del morto. La vendetta c cosi ÄHiraedefiinau nell'anima di quefta Nazione , H 2 1 D E* C o s T U M r i Miffionar) tlel Mondo non bafterebbono a fradicarne-la. Il Morlacco c naturalmente portato a far del bene a' fiioi limlli; egli c gratilTimo anche a' piü tenui be-nefizj: ina guai a chi gli fa del male , o lo ingiuria ! Vendetta, e Giuftizia corrifpondono fra qudla gente alia medelima idea, ch^ e veramente la priniitiva; e cor-re un trito proverbio , alia di cui autoritJi pur troppo deferifčono:' Ko 'nF^fe öfveti, onfe ne pojveij: ,, Chi Qon i\ vendica, non fi fantifica. ,, E' norabile cofa, che in lingua Jllirica Os vet a fignifichi egualmente T-^wrf^fz/rt , e \antijicaz.i6ne \ e cosi il verbo derivato Osvetitt. Le ininiicizie antiche delle famiglie, e le vendecte per-fonali fanno fcorrere il fangue dopo mohi, e moki an-ni- e in Albania, per qiianto mi vien dctto, fono an-cora pill atroei gli effetti loro , e piüi difficilmente ri-conciliabili gli animi efacerbati . L' iiomo del pifi dolce carattere c in quelle comrade capace della piti barbara vendetta, credendo fempre di far il proprio dovere neii' efeguirla, e preferendo qiielta pazza chimera di falfo ono-re alia violazione delle piij facre leggi , ed alle pene , che va ad incontrare con rifoluzione pcnfarn . PeH'ordinario ruccifore d'un Morlacco, che abbia pa-rentado forte, e in necelTiia d'andarfene profugo di pac-fe in paefe, nafcondendofi pel corfo di parecchi anni. S' egli t flato aflai deftro , o aflai fortunate per isfuggire alle ricerche de' fuoi perfecutori, e fi trova d' aver am-mafifato qualche denaro, cerca d'ottensre ii perdono, e la pace, dopo un ragionevole tempo; per trattare delle condizioni di efla dimanda, ed ottiene un falvocondotto, che gli viene fedelmente mantenuto fulla parola . Egli trova de' medlatori, che in un determinate giorno imi-fcono i due parentadi nemici . Il reo, dopo alcuni pre-liminari , e introdotto nel luogo delT affemblea ftrafci-randofi per terra a quartro zampe, e teneado appefo al collo DE' M O R L A C G H Ii collo l'archlbugio , piftolla , o coltello , con cui efegui 1' omicidio'. Mentregli fHt in cosi umile pofitura, fi reda uno-, o ck piu parenti l'clogio del morto , che ^peffo riaccende gU animi alia vendetta , e mette a un brutto rifchio Tuomo quidrupede. E' di rito in qualche luogo, che gli iiomini del partito ofl'efo niinacciando gli mettano alia gola armi da fuoco, o da taglio , e dopo molta refirtenza confenrano finalmente a ricevere in de-naro \\ prezzo del fangue fparfo . Quefte pact fogliono coftare affai fra gli Albanefi ; fra i Morlacchi alcuni Volta s' accomod.ino fenza molto difpeiidio , c in ogni luogo poi fi concliiudono con una buona corpacciata a fpet'e del reo. 7. Talenti^ cd Art i, La fvegliatezza d'ingegno , e im cerro fpirito naturale d'intraprendenza rendono i Morlacchi atti a riufcira in ogni forte d' impiego. Nel meftiere deirarmi, qu^ando liano bcn diretti prelKino un ottimo fervigio, e ful finite del paffato lecolo fnrono adoperati iitilmente per Gra-natieri dal valcrofo Generale Del fino, che conquiftci «Jn importante tratto di paefe foggetio alia Porta, fpezial-niente fervendofi di quelle truppe in varj ufi . Riefcono ^ "leraviglia nelia direzione degli affari mercantili , ed anche adulti imparano agevolmente a legger-e , e fcrivs-e conteggiare, Dicefi , che nel princjpio di quefto jecolo i Morlacchi Pallorl ufavano molto occuparfi nella • ettura d'mi groffo libro di Dottrina Criftiana , Mora-e Stoiico compilato da un certo P, DivcoviCH, ® ftampato piit volte in Venezia nel loro carattere Gi-^'hano Bofnefe , clV e in qualche parte differente dal j ^ ^ Accadeva fovente , che il Parroco piu pio che »Jccontando dall'Altäre qualche fatto della Scrittu-10 ßorpiaffe^ o na alterafife le circortau-^, n^'quali cafi p e' C o s T u M I - cafi s'alzava dairudiiorio U voce d'allami a dire Kk tako^^^ la non c cosiPrftteade.fi» che per cvitare tjueito fcindalo fii ftata ufata ilelWattenxiong jjl racco^iere rut [j que' libri , di modo cbe po^hifTimi {ß ne ritrovan.o in Morlacchia. La prontfiz^a di fpirito dlL quetta Nazione fi dimoilra benefp.eflo nöl dar rifpolle piocanti» IJn Morlacco di Scign trovavaii prefent^, .d.o-po r uldiTia giierra della Serenissima Repub-BLiCA col Titrco^ al cambio de'prigionieri. Davainfi parecchi foldati Ottonuni per rifcattar.e un iUffiziale de iioftri. Uho dei Deputed Turchi difife con ifclierno, ch« gli fembrava i Veneziani facedfero un ipal flnercato . ,, Sappi , rirpofe i I Morlacco , che i I mi o Precipe da fempre volontieri parecchi afini in cambio d' un buoii cavallo. " • Ad oota delle ottime difpjfizioiii naturali ad appren-derc ogni cofa, i Morlacchi anno imperi^gttiflime nozioni di Georgica , e di Vetennaria . La tenaciia degli ufi antichi fmgolarmente propria della Nazione , e la pocA cura, che s'e avuto ßno ad ora di vincerla cd moftrar loro ad cvidenza 1'milita de' nuovi metodi, deve con' e di pRzzl/j»a . Le Don ne Morlacche cjuafi tut te fanno lavorare di rica»io e di maglia . I Ioro ricami fono afl-ii curiofi , C perfettamente limili dal dritto, e dal rovefcio . A'nno una Torte di lavoro di maglia , cui non fanno imitare k noltre Italiane , e I'ufano principalmente per quella fpezie di coturno', cui portano nelle Pappuzze , e nellc Opanche , chiamaco Nazuvka . Non fono colafsu rarl i telaj da rafcia, e da groffo telame poco pero vi lavo-lano le femmine , perchc i Ioro utfizj fra Morlacchi Bon fono combinabili con lavori fedentar;. In qualche Vjlla della Morlaechia v c i' Arte del Pen-toUjo , come a VerliKa; i vafi , che vi fabbricano gt'odblanamente, e vi fi cuociono in fornaci ruftiche fca-^ate nel terreno , riefcouö di gran lunga piu darevoli i. noftrali. . > . ' 8. Superfltztoni, della communione Romana^ o della Greca que Pöpoli ^aono ftranittimecidee in.propofito di Rehgione; e i ignoranza di. coloro^ che dovrebbono iULwninarli > U che che cUvengliino ogni giorno piu moftruofamente com: plicate . 1 Morlacchi credono alle Itreghe , ai follettl agl' iticantefimi , alle apparizioni notturne, a' fortilegj cos'i pervicaceraente, coine fe ne aveffero veduto i'efi'etto in pratica le milie volte. Credono anche veriilima i'efi-lienza de'Vampiri; e loro attribnifcoao, come in Trdniil-vanja, il fucchiamento del fangue de'fanciulli. Alior che inuore no iiomo fofpetto di poter divenire Vampiro, o Vukoä^^k, coin'efli dicono, ufano di taghargli i garetti , e pungerlo tutto coile ipiiie, preiendendo che dopo quelle due operazioni egli non pofla piü andar girando. Ac-cade talvolta , che prima di morire qualche Morlacco preghi gli Ercdi fuoi , e gli obblighi a 'trattarlo come Vampire, prima che fia polto in fepohura il fuo cada^ vere , prevedendo di dover avere gran fete dr/fanguc faiiciulleko. II piu audace Haiduco fiiggirebbe a tutte gambe dall' apparizione di qualche fpeitro, anima , fantafima, o al-tia s'i fatta verfiera , cui ron mancano rnai di vedere le fantafie bollenti degli iioinini creduli , e prevenuti. Efli non fi vergognano di queflo terrore ; e rifpODdono a Uli di preflo col derto di'Pindaro:„Ia paura, che vie-ne da^li fpinti, fa luggire anche i figliuoli degli Dei". Le Donne Morlacche fono , coin'e ben naturale , cento volte piij paurofe ,1 e 1 vifiönarie de' mafchi , e al-Cime di efle a forza di fencirfelo dire fi credono ve ramen te rti^eghe. Moki incantefimi, fanno fare le v,ecchie flreghe in Moriacchia; ma uno de' piu comuni fi e qiieUo di tO? gliere il latte alle vacche alrnii per far che n' abbiano in maggior quantita le proprie. Ma ne fanno anche di piu belle. lo fo d'iin giovane , a cui mentre dormiva fu trarro il cuore da due (Ireghe, che lo fi volcano man-giar arroltoj'il poveruomo nou s'avvide della fua per- dita , DE M O R L A G C H I. '<<5 dha, com'e ben naturale, perchž flava immerfo nel fon-iio, ma deftatofi incominciöa dolerfi, e fenti che avea vuoto il luDgo del cuore . Uti Zoccolante , che ftava ^ giacere nel medefimo luogo ^ ma non dormiva, avea veduto bensi 1' operazione anatomica delle ftreghe, ma non avea potiito impedirle, perche lo aveano ammaiia-to. La malia perdi la forza alio fvegliarfi del giovane fcuorato, ed entrambi vollero caftigare le due ree fem-: nia qiiefte s unfero in fretta con certo unguen-d'un loro pignattino, e volarono via. Ii Frate andö Camino, e traffe dalle bragie il cuore di gi'a cotto, ® lo di^ da mangiare al giovane , che com'ž ben ra-gionevole , guari toÜo che l'ebbe trangugiato. Sua Ri« verenza faceva, e fa forfe ancora quefto racconto, giu» randone la veriib. ful fuo petto ■ nž la biiona gente fi Credeva , o fi crede perineffo di fofpettarc , che il vino l'aveße fatta travedere, o che Ic due femmine, una delle quali non era vecchia, folfero volare via pertutt'al-tra ragione, che per eifere ftreghe . Come v'anno le inaliarde; chiamate VjeßUe , cosi vicino al male tro. Vdfi il rimedio , e vi fono frequenti le Bahomize , pe-ritifftme nel disfare le malie . E di quefte due oppofte podeftk guai all'incredulo, che dubitalTe! Fra le due Comniunioni Latina, e Greca pafia , fe-condo il folito, una perfetiiffima difarnionia; e i rifpet-V^i Miniftri delle Chiefe non mancano di fomentarla: ^ due partiti raccontano mille ftorielle fcandalofe l'uno ^ell'altro . Le Chiefe de' Latini fono povere, ma non sffai fporche; quelle de' Greci fono egiialmente povere, ® fiicide vergogoofamente. lo 6 veduto il Gurato d' una lila Morlacca feduto in terra ful piazzale della Clue-le confefTioni delle femmine inginocchiats* ^ di fianco; ftrana pofitura per certo, ma che prova 1 jnnocenza del coftume di que' buoni popoli . La ve- I ne- 66 O C o s T u M I nerazione, clie hnno pe' Miciftri Uel Signore, h prpfoii*^ difiima, e la dipetidenza loro , «e fiducia jo efVi totale. Kon di raro i Moriacchi fono trattati alla militare da Paüori delle loro anime, che correggono i corpi col ba-ftone, Forfe v'e deH'abufo in queito particölare, comö ve n'c in quello dcJle petiicenze pubbliclie > cui daniio füir efempio dell' antica Chiefa . Deila fiducia crediih dei poveri inontagoaj v' e clii abufa anche pur trop-po, traendo illeciti profitti da brevetti fuperftiziofi, ed ahre dannevoli mercatanzie di quelto genere.[ Ne'" brevetti chiamati Z^ipiz. fcrivooo in capricciofo modo nof mi fanti, co quali non fi dee fclierzare, e talora rico-piandone da' piii antichi vi mefcolano delle male cofe» A quefti Zapiz attribuifcono a un di preflb le vlrtii medelime, che alle loro pietre mofiruofamente incife at-tribuivano i ßafilidiani . I Morlacchi fogliono portarli cuciti fill berretto per guarire, o per prefervarfi da qual-che malattia; fovente Ii legano, coU'oggetto medefinio, alle corna de' loro buoi . II profitto , cul ritraggono i compofitori di quefle cartuccie, fa che prendano le mi-fure piu opportune per matitenerle in ripiitazione , ad onta delle frequenti prove delfinutilitk loro, cui deg-gioro pur avere quei, che fe ne fervono . E' cofa de-gna d'effere notata, che anche i Turchi de' vicini luo-ghi ricorrono a fatfi fare de' Zapi^ dai SacerdotL Cri-ftiari; il che dee non poco contribuire ad accrefcere il concetto di quefta merce. Un'aitra divozione de' Morlacchi (la quale non e tan to propria loro, che..anch« fra '1 popolo noflro minuto non abbia luogo) fi e quel-la delle nionete di rame, e d'argento del baffo-Impe* ro, o Veneziane contemporanee, che paffano per meda-ghe di Sant' Elena, alle quali attribuifcono grandiflime virtü contro l'Epileflla, ed altri malori . Le medefime ferfezioni Tono atinbuite a quelle monete d'TJngheria chia- chiaii^ate Petlzze^ quando ncl rovefcio abbiano rimnia-gine della Vergine col bambino Gesu ioltenuto dal brac-cio diritto. II dono d'una di qucfte monete e cariUimo SI agli uoinini, che alle doone di Morlacchta. I Turchi del vicinaio, che portano con divozione i Zctpz fuperftlziofi , e che arrecano fovente regah , e fanno celebrar delle Melle alle immagmi della Vergine (cofa, ch'^ percerto in contraddizione coli Alcorano) per un' alira contradd.zione oppolta, non rifpondono al fatto col fanto Nome di Gesu . Q.uindi lungo confine loro mtando s incontraoo i viandanti non I'fano dire, come ne'livöghi men lontani dal mare, hm-gnan IJfus , fia lodato Gesfi , m.i, huaghan Bog , Ha iodato Iddio . p. Coßume, L'innocenza, C la libertU naturale de fecoli paflora-Ii mantienfi ancora in Morlacchia; o almeno ve ne ri-mangono grandiffimi veftig) ne luoghi piu rlmoti dai noftri flabilimenci . La pura cordialit^ del fentimento non vi h trattenuta da riguardi, c dU di fe chian fe-gni elleriori fenza diftinzione di circoftanze . Una belU fanciulla Morlacca irova un uomo del Tue pnefe per la ftrada, c lo bacia aftettuofamente, fenza pen fare a ma. lizia. lo Ö veduto tuite le donne, e Ic fancmlle, e i {^iovani, e i vecchi di piti d'una Villa baciarfi fra lo-'o/a mifiira che giungevano fu piazzali delle Ghieie, »e^ giorni di fefta. Sembrava , che quella gente toile tut-ta d'una fola famiglia. O' poi offervato cento volte la niedefima cofa pelle ftrade , e pe mercati delle Cuia "maritime, dove i Morlacchi vengono a vendere e loro ^"rate. Ne' tempi di felte , e chiaffo , ohre al bacio corre quabhe altra libertatiiccia di mani , che noi tro-verefTimo poco decente, ma prcflb di loro non p^iüa per X ^ ^ Ä'* taie; fe ne vengano rlprefi , dicono, ch'egli e uno fcherzare, che a nulla montaDa quefti fclierzi pero Jinno principio fovente i loro amori, che frequentemen-te finiicono in ratti , qua1ado i due Amanti ü trpvino d'accerdo. E' raro cafo (e non avviens certamente ne' luoghi piu rimoti dal commercio) che il Morlacco ra-. pifca una fanciulla non confenziente, o la difonori. Se quelto accadefle , la giovaoe farebbe per certo buona difefa; da che la robuliezza delle d'onne di que' paeü di poco la cede a malchi peli'ordinario . Quafi feßipre la ianciulla rapita filfa ella medefirna V ora, e '1 luogo del ratto ; e lo fa per liberarfi dal numero del pre-tendenti , ai quali forfe )x dato buone parole , e da quali a ricevuto qualche regaluccio in pegoo d'amore, come d'anclla d'ottone, di coltellini, o d'altra tal co-Ta di lieve prezzo . Le Morlacche fi tengono un poco in afsetto prima d'andare a marito : ma dopo che ne anno fatto I'acquifto, Ti abhandonano totalmente al fudi-ciume ; quafi voiefl"«ro giuftihcare il difprezzo , con cui Ibno trattate . Noq 6 perö , che le fanciulle maadino biioni efflitvj ; iniperocche ufano d' ungerfi i capellt col burro , che irrancidifce facilmente , ed cfala anche di lontano il piu dilaggradevole puzzo, che pofla ferire il nafo d'un galantuomo. lo. Veßi donne^che, L' abito delie Morlacche e vario ne' varj diftrettj, ma fempr' egualmente ftrano agli occhi Italiani ; quello delle fanciulle c piu compolto, e bizzarro pegli omamen ti , che portano ful capo, a difEerenza delk marita-te, alle quali non e permeflb di portare altro, che na lazzoletto aggruppato, bianco, o di colore. Le fanciulle portano una berretta di fcarlatto, da cui pell'ordina, rio pende un velo fceudendo giii per le fpalle , e que. fla DE M o R L a c c H 69 fta C il fegnale clella loro vcrginita ; moUe mo- netc tVargento, fra le (juali benefpeffo ve n'aiitio dan-tiche, e pregevoli , la rendono adorna alle pii\ _ rigiiar-ilevoli , che fo^liono appenclervi anche de lavori a hh-grana fatti in ioggia d'orrecchini, e delle catenelic d argento, con mezze-lune attaccate aU'eilremit^ . In al-cune fi veggono collocate varie parte di vetn colonri legate in argento . Le povcre anno la berretta fpoglia ogni Ornamente, o talvolta adornata foltanto di coti-c^iigliette efotiche, di pallottoUne di vetro lnfilzate, o cU lavori circolari di ftagno. Uno dei principali meriti delle berrettc, che coditulfce il buon gufto delle giovam Morlacche piu sfarzofe , fi e il fermar- 1'occhio colla varieiU degli ornati, e il far romore al muiimo fcuoti-'nento del capo. Quindi catenelle, cuoricini, mczze-Ui-ne d'argento, o di laita, pietre falfe , e chiocciolette , e fatte altre cianfrufaglie vi trovano luogo . Tn alciu tli diftretti piantanfi fulla berretta de fiocchi di penne colorite, che rafibmigliano a due corna ; in alcimi altri vi mettono de'pennacchi tremolanti di vetro , in altri defiori finti , che coniprano alle marine; c fa d'uopo confeffare, che fra la variet^ di que capricciofi, e barbari ornament! vedefi qualche vo ta fpiegata una forte genio . Le camicie dei d'l folenni fono ricamate di feta roffa, e talvolta d'oro ; fogliono lavorarle elletio fttffe feguendo le loro greggie al pafcolo, ed e meravi-glia, che trapuntino cosi bene i loro ricami, fenza ve-Tun foftegno del lavoro, e vagando. Q^uefte camicie lo-no chiufj al collo da due fermagli , cui chianiano_ »7^/-e apertc lungo il petto come quelle de'tnafchi . E ^onoe , e fanciulle portano al collo groffi fili di pallot. «olc di vetro di varia grandezza, e color barbaricamente ^^o^f^fii alle mani quancitk d'anella di flagno , d'otto-oe^ e d'argeato; ai polQ fmaniglie di cuojo coperte di 70 . ' D e' n C o s T u M I Javori, di ftagno, o d'argento fe fieno aliai ricčhc. Ufa. no anche pettine ricamate, o adorfte di vetro in(ilato, C di conehif^^ie: ma non cotiofeono gl'imbuftt, nc alle pettine mettono fern,,od oüa di Balena . Una krgi cintola tefiuta dt iaiia colorita> o marchettara di (tagno ful cuojo. attraverfi quella vdte e gontiella , chs luago gli orli C talvolta ancli'eflli fregiata di conchigliQ , cui dal color modro ^ o turchino , che vi predomlna , chia-iTi^^o'Moflrina . La fopravVelU di rakii cofiie la gon-nella arriva loro fino alla meta ddia. gamba ; e liTtata lungo gli orli di fcarlatto, e chiamafi Sadak.. In tempo di ibre d<2pongono la Modrinae portano il SadaK folo fenza maniche , fopra d'nnci gonnelb o cainiciorto bianco. Le calzatce d'ima fanciulla fono fempre rolTe; le fue fcarpe firnili a quelle degli uomini chiamanli Opanke; hnno la faola di cuojo crudo di bu3 , la parte fuperiorc di cordicclle anoodats, che Ton fatce di cuojo di montone; quelle chiamaao O/fftVe; e giraiidok atiorno le fi Itringono al difopra de' malleoli ad ufo di coturno antico . Per quanto ricche lieno le loro famigUe , noa ii permette alle fanciulle di portare altra fpezie di fca^r-pe. Qiiando vanrio a inarito, poflono deporre le OpanKe,. e prendere le Papuzze alli Turca. Le treecie delle fanciulle ftanno nafcofe lotto la berretia ; le Spofe fe le lafciano cadara ful petto , e talvolta le annodano fotto lagola; v'atraccano poi fempre, e v'intrecciano meda-glie, vetri, o mouete forate jj E s"! parlaro umanamente; Janco, „ Col dardo pungi fu quell'afta il porno, ,, Che fe ferir tu nol potrai col dardo, „ Ne di qui partirai, n^ omai la tefta ■ I" ,, Pih porterai, ne condurrai con teco „ La giovane vezzofa. " (<») Un (a) Quefta Canzone non paflTa per efattameiite Siorica , ma fei»"' re ferve a far conofcere le ufawe di que' tempi, e il carattere deh Nazione, DE' MORLACCHI. 73 Un altro giuoco propofto fu il varcare d'un falto nove cavalli, pofti l'uiio accanto Taltro; il terzo, di co-nofcere )a fua furura fpofa fra nova fanciulle coperte da' loro veli. Janco era ben un valorofo foldato , i^ia ^>on fapea far di quefte galanterie ; im fuo nipote le fe-ce per lui, e non vi fu che ridire, poiche i'ufanza lo permetteva come permecte in codefta voftra Ifola , Regina deirOceano, il pagar un uomo , che faccia alle P^^tia in cambio dello sfidato . La maniera , con cui Z-eculo, il nipote di Janco, indovinö quäl foffe la Spofa PyomefTa alio Zlo , fra le nove altre giovani , merita d elTere riferita, e d'all un gare la mia digreffi.one. Egli diftefe ful pavi men to il man to , che fi tralVe di doffo, ® cos\ in farffitto, dice il Poeta, ,1 A par del Sole „ Zčculo rifptende folgoreggiante. Qüindi gettovvi fopra una manata d'anella d'oro, e ri-voltofi alle giovani velate; „ Su via raccogli Le anella d'oro, amabile fanciulla „ Til, che fe' a Janco deftinata; e s altra „ Stender la mano ardifle, io d'un fol colpo „ Troncargliela fapro col braccio infieme. 5, Tutte addietro fi fer ; ma non gia addietro „ Voile di Janco la fanciulla farfi, „ Che I'auree anella fi raccolfe, e adorna 5> Ne feo la bianca man." * ^^ d'uopo accordare a Zeculo un taleiuo particolare Col"''^''^''^ mafchere. efclufo^'j > cl^e dopo quefta forte di prove fi trovava va d'eff 1 pretefa, o pofpofto ad altri , e non crede-^iisrlo giuflamente , cercava di rifarcirfi coJla vio- K len- Jenza, dal che ne feguivano fanguitiofi combattimenti. Su la fepolture degli antichi Slavi, che trovanii pe bo-fchi, e iuoghi deferti della Morlacchia, veggauCi di fre-quente fcolpite a rozzo ballbrilievo quelte zuft^ (ißt). Condotta alla Ghiefa la Spofa veiata, e corcmata fri gli Svari a cavallo, e compime lc fagre cerinioDie, fra gli fpari di piflolle, d'archlbugi, e urli barbarici ^ e gri-da romorofe d'allegrezza viene accompagnata alia cafa patertia , o a quella dello Spofo fe fia poco lontana. Ognütio degii Svati ^ qualche prricotare ifpezione,, tan-to nel tempo della marcia, che in qiiello del cod vi to, a eui fi d'a mano fubito dope finite le fiinzioni della Chiefa . H Parvinaz precede gli altri tutti y cantando in qualche diftanza ; il Bariaftar va fventolando una ban-diera di feta attaccata a una lancia, fu la di cui punta e conficcata una mela; i Baria£1:an fono due, e quattro negli Spofalizj piii nobili. Lo Stari-Svat e ü principale perfonaggio della brigata, e fuel eflere riveftito di que-fta dignita il pai orrevole uomo del parentado . Lo Stacheo c deftinato a ricevere gli ordini dello Stari-Svat. 1 dne Diveri , che quando ve n'abbiano deggio-no efiere i fratelli dello Spoio, fervono la giovane . Il Kuum e il Compare al noftro modo d' jntendere ; Ko-inorgia , o SeKsb.na e il deputato alU cuflodia della cafia dotale. Ciaus porta una mazza , e tien in ordine la marcia come inaeftro di ceremonie; egli va cantando ad alta VOCC : JBreier/^ Davori, Doira-Jrtcljta ^ Jara y Pi- COy (a) Ve n'anno fpKialmeiite nel bofco fra Gliuhnski, e Vergoiaz, fu le fponde del Trebifat, lungo la via militare , che da Salona con-diiceva Narona . A Lovrech , a Cifta, a Mramor, iVa Scign , c Imoski, fe lie veggono pur moJte. Ve iV ä una ifolata a Dervenich in Friniorje, detta Ccßngnkhia.inb cosi aiiakufai:, dove dicefi erct-ta ful luogo del combattiiiiento. nomi di antiche Delta prcpizie. BuKlia e il coppie-re della brigata, cos^ per viaggio, come a tavoU. ^ue-fti ufizj fono dupUcati , e triplican a tenore del bilo- gno nellö compagnie numerofe. r j ii 11 pranzo del primo giorno fi fa ulora in cafa delU Spofa, m a per lo pii dallo Spofo, all'albergo del quale s'avviano gli Svati dopo U benedizione nuziale. Tn o tiuattro uomini a piedi precedono la comitiva cor-rendo , e il piu veloce di efll k per premic una Mah. fawii , fpezie d'afciuttimani ricamaio alle due eftrS' ^itH . n Doraachin , o fta capo di cafa , va incontro alla Nuora; prima ch'ella fcenda di fella le vien dato «n bambino da accarezzare , che fi prende ad imprelh-to dai vicini , fe non ve ne foifero ia famiglia . Scela ch'ella e, prima d'entrare in cafa s inginocchia, e ba-cia la foglia Jeüa porta . La Suocera , o in mancan-za di quefta qualche altra fcmmin* del parentado ie prefenta un vagUo pleno di varie fpezie di grani , e frutta minori , come nocciuole , e niandorle , ch efla dee fpargere fopra gli Svati, gettandofene a manate die-iro le fpalle . In quel giorno la Spofa non praoza ^alla tavola de'parenti ; ma ad una menfa appanata co'du« Diveri, e lo StacWeo . Lo Spofo fiede alia tavola de-gli Svari: ma egli non dee per tutto quel d\ iinicanien-te confagrato all' unione matrimoniale fciogliere , nš "tagliare cos' akuna . II Kuum trincia per lui le carni, e'l pane . Tocca al Do mach in il far le disfide del be. '■e ; il primo a rifpondervi ^ pella dignit'a fna lo Stari-Svat. Pell'ordinario il giro della Bukkara, ch' cun graa ^icchiere di legno capadiTimo, incomincia religiofamen-da lin brindifi al Santo Protettore delU famiglia , Profperit^a della Santa Fede, o d'altro nome anco-J-a Pm d'ogn, altro fublime , e venerabile . L'abbondan-^^ Pi^ 'trabocchevolc resna in quefti coüvjü , quail K 2 ciafcuno clegH Svati contribuifce mandando per h parte fua provvigioni . Le frutta ^ e'l caeio aprono jI pranzo la zuppa lo chiude, precifamente ■ aH' oppofio delTufanza noRra. Fra le vivaiule prodigamente imban-ciite v' anno tut te le fpezie d' uccelii tlomeftici , carni di capretti , di agnelli , e felvaggine talvolta ; ma di raro vi fi trova vitello, e forfe mai fra'Moilacchi noa gualti tiaila focietJi foraitiera. Qiiefto abborrimento dal-la carne vituiina e antichilTiino preflb la Naziotie j e ne fa cenno aoche San girolamo, coiitro Giovinia-no II Tomco MAiiNAvicH, Scrittore ori- ginario di Bofna , che vifle nel principio d»l fecolo paflato , dice , che „ fino a' fiioi tempi i Dalniati noa corrotii dai vizj de' foraftieri 11 aftenevano dal mangiar carne di vi telle, come da un cibo immondo'' (;. Le donne del parentado , fe Tono invitate , non pranzano «ih alia meafa de' mafchi , eflTendo ufanza (labilita che mangino fempre in dÜparte. Ii dopo pranzo fi paffa, al folito delle folennita, in danze, in canti antichi ^ e in giiiochi di deftrezza , o d'acutezza <1' ingegno . La fera aU'ora conveniente , dopo la cena , facte le tre rituali disfide del bere, il Kuum accompagna il duovo Spofo air appartamento matrimoniale, che fuol effere la canti*-na , o la ftalla degli animali , dove appena e arrivato che fa ufcire i Diveri, e loStacheo, rellando egii folo co'due conjugati. Se v'e preparate un letto migliore che la paglia , egli ve li ccoduce ; e dopo d'avere fciolto la (rt) in mfiraTrovincia fcelui putitnt vituhs divorare D. Hter^ contra Jovin^ (i ] ^fi banc diem Daimata, ejuos pere^rina nhia noa infecere, ab eftt vUuloTU:n non [ecus e ahre tali coferelle di poco valore. I riti niiziali fono quafi preciCämente gli ^ fteffi per tutto il-vafto paefe abitaco dai Morlacchi ; nc cU gran limga diffuiiiii fi pratšcaoo ancbe da contadini Ifolani, e da' litorali deli'^Ifhia, e delia Dalmazia. Fra, i tratil di varieta , cha vi s incontrano ž notabiie quello deU' Ifola dl Zlarine^ tielle acque di Scbenico, dove lo Sta-ri-Svat (chc puo eftere, ed e foventc difatti briaco) nsl momentoia cui Spofa fi difpone ad andare col zarito, le deve leviir dal capo la corona di fieri con lin colpo di fciabla nuda. Suirifola di Pago, in Q.uar-nel Villag^io di NovAglia (dov'era probabilmen-te la G//ä.degli antichi Geografi) ve ua uflinza piu tomica ^ c meno pericoiofa, bench'egualnaence felvaggia, e brutale. QLtan^io »n nuovo Spofo c per condurre fe-co la fanciulla , a cui dee iegarfi indiflblubilmente , il Padrc, o la Madre di efta neirarto di confegnargliela, gli fanno con moka caricatura T enumerazione delle di iei male qualitaJ,, Giacche ni la vuoi, fappi, ch'ellae tlappoco , caparbia , oftinata , ec. " Lo Spofo allora rivolgendofi alla giovane in atto fdegnofo:,, O 3 dacch' 5> ella h cosi , le dice , io ti far6 beo meciera il cer-sj vello a pardto J e fra quelle parole le fciorLna qual-chc buona ceffata , un pugno , iin calcio , o tal altra gentilezza, che non manca tal volta d: coglierla, perche il rito non fia di fola figura. In generale fembra , per ^uanto dicono, che ie donne Morlacche, e le Ifolane ^ncora, trattons le abitanti dellc CittU , non difamino ^Jiakhe baftonata da Icro marid, c fovenie auchc das'^ =imantl. contorni di Dernish le niiove Spofe , durante il anno del matrimonio > fono in dovere di baciar tutti 1 conofcenti Naziouali, che giungono alla loro ca- U; fa; dopo quefto termine, Viifo le tlifpenfa da tal com-plimento : come fe T intollerabile fporchezza , a cui s' abbatitlonano peJl' ordinario , le rendede indegne di pra-ticarlo . Fors' e ad un tempo caiifa , ed efFetto quefto loro fiidiciiime della maniera nmiliante ,icon cui vengo-no trattate dai mariti , e da'parenti. Effi non le nomi-nano giamnoai , parbndo con perfona rifpettabile, fenza preniettere i' elcufatnria con^'vsftra fopportazione ; il piü colto Morlacco, dovendo far menzione della moglie fua, dice fempre, da poßite^ moia xem , ,, vogliate perdo-narmi, mia moglie. " Que'pochi, che hnno una let-tiera, fu cui dormiie nella pagiia, non vi foffrono gi^ la moglie, che dee dormire ful pavimento , e ubbidire foltanto quando e chiamata. lo 6 dormito piu volte ia cafa di Morlacchj, e (ono ftato a portata di veder quafi univerfalmente praticato queRo difprezzo al fefTo femmini-no, che fe lo merita colafsü, dove non e punto amabile, o gentile, aazi deforma, e guafta i doni della Natura. Le gravidanze , e i parti di quefte femmine farebbe-ro cofa nuova fra noi , dove le Signore patifcono tnnti languori J e si lunghe debolezze prima di fgravarfi , ed anno d'uopo di tante circofpezioni dopo la grand'opera-zione , Una Morlacca non cangia cibo, non intermette fatica , o viaggio per effer gravida ; e fpeflb accade ch' ella partorifca nel campo, o hmgo la via da per fe fola, che raccolga il bambino, e lo lavi alia prim'ac-qua che trova , fe lo porti in cafa , e ntorni jI di fe-guente a'confueti lavori, o al pafcolo delle fiie greggie. Anche fe nafcono in cafa, i bambini fono per invete-rato coftume delia Nazione lavati neU'acqua fredda; e ponno ben dire di fe i Morlacchi cio, che gli antichi abiratori d'Italia; Bnrum a ß/rpe gems nntoi ad flumina prirtjum JDeferimui j favg^ut gtlu duYamu^, (r undif- Ne •Ne il bagno freddo produce ,que' cattivi effetti ne bambini che fi die a credere doveffero v^inirne il Sig. M o-C H ARD, che I' ufo degU Scozzefi , e IrlandeCi de giorni noitri difapprova come pregiudicevole ai nervi , e le immerfioni degU antichi Germani taccia di Tuper-ftiziofe, e figlie dMgoaranza (^i). ■'i Le creaturine cosi diligentemente raccolte, e morblda-metite ripulite, fono pofcia invoke in mifarabili cenci, da (^uali Ihnno rip^rate alia peggio pello fpazio di tre, o quattro mefi ; 'depo di quefto ternvine. fi lafußi^g ana quattro gambe per la capanna , e pe cainpi , dove acqiürtano infieme coli' arte di camminare in due piedi quella'robuilezza, e fanit'a mvidiabile , ende fono II cacio frefco fritto nel burro e il miglior piatto, cui fappiano preparare all'improvvifo per un O/pite . Di pane cotto alia noftra foggia non anno grand'ufo; ma fogliono farfi delle ftiacciate (a) di mi-glio , d'orzo, di gran Turco, di faggina, e di fruraen- to (rt) Le chiamaiio To^acde^ probabilmente dalla tioflra voce fw, pionunciando )a lettera f alia Slavonica arnica. tO ancora fe fiano beneftanti; quefte ftiacclate cnociona di giorno in giorno fu la pietra del focolare, ma quelle di frumento rare volte fi mangiano nelle capanne de' poveri. I cavoli cabud ioaciditi, de'quali fenno la mag-gior poiTibile provvigiooe, le radiche, ed erbe efculente, che trovanfi pe' bofchi, o pelle campagne, fervono loro fovente di companatico pogo coftofo, e falubre : ma l aglio, e le fcalogne fono il cibo piu utiiverfalmente gradite dalia Nazione, depo le carni arrofte , pelle quali ^nno trafporto; ogni Morlacco caccia moUi paffi dina;izi a fe gii effluvj di quefto fuo alimento ordinano , e s annunzia di iontano alle narici non avvezze . Mi ri-cordo d'aver letto, non fodove, che S til P one rim^ proverato d'eflfer andato al Tempio di Cerere dopo d aver mangiato deir aglio , il che era vietato , rifpore „ damoii quakhe altra miglior cofa , e io lafcier6 di mangiarne^S I Morlacchi noci farebbero quefto patto ; e fe°lo faceffero potrebb' effere , che .fe n' aveffcro da pentire. E' probabile , che 1'ufo di quefti erbaggi cor-regga In parte la mala qualitk dell' acque de' ferba-toj fangofi , 0 de' fiumi impaludati , da quali molte popolazioni della Morlacchia fono in neceffitk d'attin-gere nel tempo di ftate , e cootribuifca a manteaer lungamente robufti, e vegeti gl' individui . V 'anno di-fatto vecchi fortifTimi , e verdi in quelle contrade , e penderei a darne una parte di merito, anche alU ^glio, checche ne polTano dire i partigiani d'Orazio. M e fembrato (tranifTimo , che facendo i Morlacchi tan-confumo di cipolle, fcalogne, ed agU, non ne met-nelle loro vafte, e pingui campagne, e fi trovino d' acquiftarne d' anno in anno per molte mi-p'aj-i dL ducati dagli Anconitani, e RinTinefi . Sareb-^^ P""^ certo mu falutare violeoza, o, per meglio dire, UQ tratto di paterna carit^i quello, che Ii coltringcße a L 2 coltivare qnefti' p'rodotti , ' lo deGdererei, che foffe pro-pofto almeno Ouefto modö di nTparmi^re fomme confi-derabili ; rfa cha farebbe derifo chi pröponefie d' inv> tarli co' pretnj, ch'e puf jI mödo piu facile d'otrenerfl ogni cof.i in fatto-d'At^ricoltura . ' Lo ■ z^elo' d''nnb dc-'' paiVari Eccelleniidimi Generali in Dal mazili i nt rodu (Te ntlk- campagne della Morlacf chia b feminagione della f aiiape ^ che non vi fu poi con egual vigore rolknuta : nia ii vantaggio riconofciii-to indotto molti Morlacchi , a contitiuarne voloiita-riamente la coltivazione, ed <: ceno, che'da c^uel tempo in poi fpendono c|ualche minor porzioiie di denaro nelle tele foralliere , avendo cjualche - telajo in paefe, Perciit- non potrebbono pigliar piii facihnente ii genio delJa feminagione d'una pianta, ch'e dt quoridiano lor lifo, e diveniita quafi di prima neceffita r' La- fru^ah^a, e la vita faticofa , congiimra alia purita dell'aria fanno, che in Morlacchia , e particolarmente fnl dorfo delle niontagne v'abbia un gran numero di macrobj. lo nofi žt perö con tutto quelio cercato di un qualche Dan-dene (a) : ma a traverfo delT ignoranza , che vi re-gna anche degli anni proprj, mi e fenabrato di vedera qualche Vecchione quafi paragonabils al celebre Parr. 13. TJtenfiii^ e capavne i "veßhl ed arrni, Le Schiavine provenienti dal paefe Turco fervono di materaiTe ai Morlacchi piu beneltanti; rariftimo fra lo-ro e il riccone, che'abbia lui letto alia noftra ufanza, re vi fono affai frequenti quelli, che abbiano lettiei-e di (d) ^Itxa^der CorneHus msmorat Dandtnm Uhricum D. amos vU xij^i. P LIN, ]. 7- c- legno rozzamente conneffj, nelle qiVali tlormono fcn-za materafie, o lenzuola, fra le Schiavine. Il letto detla ma^gior parte e il fuolo ignndo, fu di cui ften'iono la coparra , nella quale fi ravvol^^ono come fegaceUi, mettendovi al piu qualche poco di paglia fotto . Nel tempo tli ftate amano di dormire aU'arii aperra del cörtile, e prendono per certo il miglioi- partito per llbe-rarfi dagl'inr^tti domeftici. I mobili delle loro capanne fono i podli, e femplici , che-abbifognano ai Paltori, e agli Agricoltori poco avanzati nell'Arti loro . Se le cafe de' Morlacchi ^nno un folajo e un tecco di pie-tra, o di coppi, le travature fono il giiardarobb.i della famiglia , che deve in tal cafo effere ben provvednta : le Signore per5 dorniono in terra, anche abitando cosi nobili. cafe. lo mi fono trovato ctualche volt.i anche a vederle macinare fino alia mezza notcc trafcorf.i , ur-lando al" voce non fo quali • diaboliche Ganxoni, nelta ftanza niedefinia , in cui io dovea dormire, e ia cui dormivano faporitamente a tal mufica died , o do-Jici perfone üefe per terra. Ne'luoghl rimoti dal mare, e dalle CittH, le cafe de'Morlacchi, non I'ono peH'ordsna-'"io, che capanne coperte di paglia, o di z.tmhle \ cosi chiamano certe afficcelte foctili uface invece di tegole pelle niontagne , dove noii fi trovano ptetre fciffili da impiegare a' quelV iifo, o dove teniono , che il vento Pi^fla accoppare gli abitand - fotto le rovine dei tetd. Gl, auimali abitano il medefinio tugurio, divifi dai pa-^I'oni col mezzo d' un' intrecciatura di bacchette iin-P^ftricciate di fango , o di llerco bovino; le niuraglia capanne o fono anch'efic di qiielb materia, o fo-grotuiVmii aiumafTi di oietre unite a Tuna fo' P'-al'ahra. Nel ni,^^^ ^^ ^^^^ ^^ jj , ü dl cui J-UQio eice per ^ ^^^^ ^^^^^ aveudovi pell'orduiano al- tre trs aperture . Qiiindi neri , ed inverniciati fono al di dentro i niiferabiii tugurj, e tutto vi puzza d'affumica-to , non eccetniandone il latte , di cui fi foftentano i Paßori Moiiacchi , che rofferifcono volontieri a vian-danti. Le vefti, e le perfone contraggono il inedefimo odore. Tutta la famiglia ufa ceoare d'iatorno al foco-lare nelle ftagioni , che rendono grato il fuoco ; e cia-fciino dorme allungandofi nel luogo medefiino, dove K cenato fedendo in terra . In qualche tugurio fi trovano delle panclie. Ardono il burro in vecc d'oglio nelle lucerne : ma per lo piu adoperano fcheggie di fapino per aver Uime di notte, il fumo delle quali annerifce ftra-namente i loro moftacci. Qualche ricco Morlacco k cafe alia Turchefca, e fcranne, o altro mobile alia noftra raaniera : ma pell' ordinario anche i ricchi ftanno fel-vaggiamente. Ad onta delia povertk, e poca pulisia delle abitazioni loro , i Morlacchi anno abborrimento ad alcune imironduie , che noi ritenghiamo nelle noflre ftanze per molte ore, del che ci beffano come barbari, e fporchi, Noa v'e uomo, o donna in quelle contr.ide, che, per qualiinque maiattiaj potefle eflere indotto a li-berarfi dal foverchio pefo degl'inteftini nella propria ca-panna ; anche 1 moribondi fono portati fuori, perchž ali' aperto facciano quefta funzione . Chi bruttafle con tale immondezza i loro tugurj, per difprezzo, o per inefpe-rienza, correrebbe gran rifchio della vita , o di una fo-lenne baltonatura per lo meno. 11 vedire comuna del Morlacco c affai femplice , ed economico. Le OpaoKe fervono di fcarpe cosi a'mafchi come alle femmine j mettonvi il ptede veflito d' una fpccie di borzacchino fatto a maglia , cui chiamano Na,"jlakazay e che va ad incontrare al di fopra del mal' leolo Teftremit^i de'calzoni, da'qiiali tutta la gamba ^ coperra. Quefti fono di grofla rafcia bianca , legati io- tor* lorno a' fianchi da una cordicella di laoa , die Ii chiu-de a foggia di facco da viaggio . La camicia entra po-chifTimo in quefti calzoni ; perche d i poco oltrepafla il bellito, fino al quale i calzoni arrivano . Sopra di effa portano un giubbetto corto, ciii chiamano Ja^erma , al quale in tempo d'lnverno fovrappongono i^n piviale di groffo panno rofib s quefto piviale dicefi Kahn,'za , e Japtii^gfa (a). In capo portano un berretto di fcarlatto detto Capa , e fopra una fpezie di turbaote cilindnco nominate Ka/pak. I capelli ufano radere , lafciando un folo codino alla Polacca, e alla Tartara. Si cingono V anche con una fafcia rofla di lana , o di Teta fatta a I'cte tli groffa cordicella, fra la quale, e i calzoni an-»^icchiano le loro armi, vale a dire una, o due pilblle di dietro, e dinatizi un enorme coltellaccio, detto Hau' zar, colia gaaina d'ottone adorna di pietre falfe ; quefto e fpeflb raccomandato a una catena dello ftefllo me-tallo, che gira fepra la fafcia . Nel niedefimo nicchio fogliono trovar liiogo a un cornetto tutto marchettato di ftagnOj in cui tengono del gralfo per difendere T armi dalla pioggia , ed ungere fe medefimi , fe cammi-nando fi fcorticano in alcun luogo . Gosi pende dalla fafcia una picciola patrona, nella quale rengono 1'accia-rino, e il denaro, fe ne anno; il tabacco da fumare e ancVegli raccomandato alla fafcia, chiufo in una bor-ia fatta di vefcica fecca . La pippa tengono dietro alle ^Palle, cacciandone la canna fra la caniicia , e la pelle camminetto all'in fuori . Lo fchioppo e fenipre fu fpalla del Morlacco allorch'egli efce di cafa. I Ca- cLtlo^e] derivano probabilmetite le noflre. , e I Capi della Nazione lono piu riccamente veftiti, e fi puo giudicare del buon gulto dü'loro abiti dalla Ta-vola IV. , che rapprefeina nella Figura il mio buoa Olpite di Coccorich. 14. Maße a y e Poeßa j danze ^ e giuochi. Nelle ruUiche converlazioni , che fi raccol^ono parti-colarmente nelle cafe , dove v' anno di molte fanciul-le , ii perpetua la memoria delle Storie Nazionali de' tempi antichi . V' e femprei qualcbe Cantore , il quale accompagnaadofi con uno ftrornento detco . Quiia. , che h una fola corda compofta cli molti crioi d i caval-lo, fi fa afcolcare ripetendo , e fpeffo impaÜicciando di nuovo le vecchie Pi^tne , o Ganzoni . il canto Eroico de Morlacchi e flebile al maggior fegno, e monotono: nfa-no anclie di cantare iin poco nei tiafo , il che s' aceor-da beniffimo collo ftromento, cui fuonano; i verfi delle piu antiche loro Ganzoni tradizionali fono di dieci liUabe, non rimati . Qiiefte poefie ^nno de' tratti forti d' efpreffione , ma appena qualche lampo di fuoco jJ' immaginazione , ne quefto ancora e fempre felice. EfTe fanno peri» un grand'effetto fLiU'anima degli afcolranti, che a poco, a poco ie imparano a memoria ; io ne 6 veduro alcuno piagnere , e folpirare per qualche trat-to, che a me non riivegliava veruna commozione . E' probabile, che il vaiore delle parole Ullriche nieglio intefo dai Morlacchi abbia prodotro quefto effetto ; o forfe , il che mi fembra piu ragionevole , le ani-me loro femplici , e poco arricchite d' idee raffioa-te ^anno bifogno di piccioll urti per ifcuoterfi. La fem-plicitU , e il difordine , che fi trovano fovent? coin-binati nelle antiche Poefie de' Trovatori Provenzali > formano j1 principal carattere de' racconti poetici Mof-lacchi generalmente parlando . Ve n hnno pero di ben or-' ordinati : ma ^ fampre neceflario , che chi gli afcolta, 0 legge, fiipplifca da per fe a iin grau niimero di pic, cioli dettagli di precifione , de quali non poflfono man-carä fenza una forte di moftruoiitk le narrazioni in profa , o in verfi delle Nazioni colte d' Europa . Non ,. riufcito di trovare Canzoni , ia data de lie quali fia ben provata anteriore al xiv. Iccolo ; del che temo pofia effervi una cagione analoga a quella, che ci "fe perdere tanti libri Greci, e Latini ne'tempi delia harbarie-religiofa. Mi e venuto fofpetto , che ß potreb-be' forfe nnvenire qualche cofa d'«ntico molto piii ad-dentro fra'Merediti , e gli abitanti de'Monti Clementini , che nienano una vita paftorale , feparati quafi in-tieramente'dal commercio delle altre Nazioni : ma chi pi'ö lufingarfi di penetrare impunemente fra qtielle po* polazioni affatto felvaggie, e impraticabili ? To confefTo , che mi fentirei coraggio baftevole per intraprendervi un viaggio; non folamente coiroggetto di trovarvi delle antiche Poefie , ma per conofcere la Storia fifica di quelle^ contrade totalmente incognite , e rinvenirvi for-fe de' gran veftigj Greci , o Romani : ma treppe cofs vi vogliono per mandare ad effetto si fatti defiderj. lo ö mefib in Italiano parecchi Canti Eroici de'Mor-lacchij itno de qualiche mi feräbra nel tempo mede-jimo ben condotio , e intereflante , unirö a quefta mia Jjinga diceria . Non pretenderei di farne confronto colle ^öefie del celebre Bardo Scozzefe , ciii la nobilt^i dell' jnimo Voflro don6 all' Italia in piu completa forma , "cendone ripubblicare la verfione del Gh. Abate GeSa-^ ^^ lufingo , che la finezza del Voftro fa^ ritrovera uti' altra fpezie di merito, ricordante de' tempi Omerici ^ e relativo ai coftunti mia trad^'^"'^ ' ^^ Illirico , cui troverece depo la "''zione, vi mettarJ* a -portata di giudicare quan» M to to dirpofta a ben Tervire alia Mufica , e alia Poefia fa-rebbe quefta lingua, vocaliffima, ed armoiiiofa, che 'pur ž quafi totalmente abbandonata, anche dalle Nazioni coke, che la parlano. O vidi o, nientre vivea fra gli Slavi del Mar Nero, non ifdegn5 di eferciiare il fuo talento poetico facendo verfi nelf idioma loro , c n ottenne lode, ed applaufo da que' felvaggi; quantuoqae fi vergognaflfe poi d'aver profanato i metri Latini, per un ritorno di orgoglio Romano (a). La Ciuk di Ra-gufi ^ prodotto molti Poeti elegantiflimi , ed anche ieJle Poeteffe di lingua Illirica, fra' quali e celebratif-fimo Giovanni Gondola; ne le altre Gittk 11-torali, e deli'Ifole di Dalmazia ne fiirono fprovvedute: ma i troppo frequenti italianifmi ne' dialetti loro in-trodottifi anno alterato di molto i'antica femplicit^ del-Ja Lingua. I conofcitori di elTa (col piü dotto de'quali, ch' e r Arcidiacono Matted Sovich di Offe-ro, io ö avuto fu di quefto particolare lunghiflime con-ferenze ) trovano egualmente barbaro , e rjpieno di vod , e frafi ftraoiere il dialetto de' Morlacchi (^). Ad ogni modo, il Bofnefe, che parlafi da Morlacchi fra terra, e pegli (d) ^h i pudgt, iS' G«tict feripfi ftrmins MeHum^ Stru8aejue funt noßris barbara vtrba modis, £t p/acuj (gratare mtifi), capique Toeta Inter inhumanos nomtn habere Getas, De Ponio iv. E|). rj. (t) h doito, pio , benefico , ed ofpitale Arcidiacono MatteO Sovich t pjlfato da qiiefta a miglior vita, verfo la fine dello fca-duto Febbrajo, coti vero dolore di tutti i buoni , e graviflims perdita Nazionale. La memoria di quefl'uotno degnifflmo ili piü liinghi art; ni , e di piÄ lumiiiofi fortuna , non dovri perire , fe i Daim.:tini vorranno aver a cuore il proprio onore, e vaiitaggio . Ii Sov icH nacque a Pi-trobiirgo ful principio de! TccmIo , da Padrr Ch^rfino coli pa/Eato al fervigio di PriTRO li Grande, Reftovvi otfano nella k: pegU orecchi miei 'plu armoniofo , che rillirico lito-rale; n^ quefto poflbno aver per male i Dalmatini ma-ritimj , da che gli orecchi miei fono ben lontani dal pretendere d' effer giudici compeienti in si facta materia, Ma torniamo alle Canzoai. H Morlacco, viaggiando pelle tnooragna deferte, can-ta, c particolarmente in tempo di nocte i fatti anticht de' Baroni, e Re Slavi , o qualche tragico avveninaen-to , Se s'incontra, che fii le vette d'un monte vicino wn altro viaggiatore cammini ^ ei ripete il verlo canta-*o dal primo; e quefta alternazione di cantare continua M i fino »ella piiN tenera eti : ma v'ebbe nobiliffima educarione in cafa dell' Animiragtio ZmaJkvich, dopo U morte del quale fit condottO in Dalmazia daU' «Hora Abate C a R a m a n , ch'era ftato fpeJito ia Ruffn per acquiftar notizie inTervicnti alia correzioiie de' Breviarj , e MetUli Gla^olitici. II giovinetto So vi C H fu accettsto, perle rac-comandaziQivi di Monfignor Zmajevich allora Arcivefcovo di Zita, nel Seminario della Propaganda, dove fi applico agli ftudj facri, e particolarmente a quello degli antichi Codict Giagolitici . Fa di grande ajuto a Monfijinore Car am ah, che moii anch'egli tre an-lono Arcivefcovo di Zara, neila correziione del MefTalc , e nclU redazione di una vol nvnofa Apologij, che reftö inedita. Ottetine ia piremiQ tlelle fuö faiiche T Arcidiaconato deila Cattedrale di Offero, wove viflTe contento in filofofica pace , dividendo lietatiicnte coi po, e cogli Ofpiti quel pjco , ch' ei polTedeva . Fu richiamato a J^oma piu volte pella correzione del Breviario ; v' ando una fola, e « ne torno mnlcontento. Non abbandonö gli ftudj neila fua folilu-e ne reude baona teftimonianza Ia quantiti dipregevoli fchede, " 10 vidi pili volte ftandomene preflTo di lui . Fia quefte deve tro-iina fatica condctta a perfezione, ch'^ Ia Grammatica Slavonka ®*^M,elezio SwoTursKi, mefTa in latino, col tefto a fronte, dal e fupetHuiti, ed arricchita di nuove offervazioni per ufo di v^ed^^"' Ecclefiattici Illlrici. Quefl" Opera ^ tanto pii meritevole dia ne'e' ^"atuo che la Lingua Sacra Slavonica, che fi (lu- dotte,- e ''' e d'AImifTa, non ^ Gratmiatiche ben con- to con buQ ^ niorto 1'ArciJiacono ^oviCH, non v'i plii (fia det-frolelTorc ^^ chi poffa a baoti diritto chiamarfen? . V ^ C öiS TOU M f.-i a fino 'a tanto , che'^la tliftanza divide le i ilue voci Utr> lungo urlo /cH'ž un e/j ] modulato barbaramenrei,precede fempre il verfo; le parole, che lo formaiioj fono fa*-pklaniente pronunziate quafi kuz alcuna modulazioiie i»; ch'e poi tutta riferbata all'ulcitiia liillaba > ß fiisifc&^cpti, un urio lallungato a fog£;M cli trillo, che riaUaft/naUo fpirare. La Poefia non c gib del tutto fpenta fr.a i, M l'applicaao per primorimedio fu i ragli, e le fcorticature; come s'ufa di fare anche in qualche liiogo fra la Boemia, e la Mifnia, dove s'i fatta terra e copiola (a)- II Greiselio, che riferifce quefta pratica , ne avea fatto cola fperien* za fii di fe niedefimo , com'io l'ö repHcatamente fattä in Dalmazia- i Morlacchi fanno affai ben rimettere la offa slogate, e riattare le infrante ^ fenza avere ftudia-to tanto d'OfteoIogia qiianto i Chirurghi roftrali, che fpefib dottameote ci ftorpianoj e cava no fangue agli am-malati con uno llromento fimile a quello , che s^ ada-pera pei cavalli ^ di cui pcr6 fi iervono felicemente, fenza incontrare giammai le diTgrazie prodoite dalle laacette^ 16. Funerdi^ Ii morto h pianto , ed urlato dalla famiglia prima che fia portato fuori di cafa, ed al motnento , in cui'1 Sacerdote va a prenderlo , le ftrida fi rinnovano aita- mente j (a) ti&U Q\ith[, TiiC, i. am, 2. Qh[, 75, DE' M O R L A C C H I ; Tnentej Coiue fra noi, Ma quello, ehe fra di nd non fi »pfa ifare, iMorlacchi fanno in que moinenti di luno; e parlano aH'orecdiio del cadavere, dandogli couuniffioni ■tfprtffle peU'aliro mordo . Finite qiiefte cericnonie , il "morto ^ coperto di tela bianca , c portato alia Chi«ia, ^Gve fi rinuovano i piagniltei , e L can ta dalle Prefi-'clie^ e dalle parenti a di lui vita piagnemio. Soit«rratD ■ch' egU h , lutia la comitiva iofieme col Curato fc uc *Uorna alia cafa, d' ond' e partita; e coib fi raangia a cre-•papanda, ftratvamente iotrecciando le orazioni, e le cio-^ole . I mafchi in fegno di fcorrucdo fi lafciano crefcc-la barba per qualche tempo ; coHume ch' ebraizza , tome quelle degli azimi, dele lultrazioni , e varj altti di quella gente . E' anche fegnale di lutto il color pa-gonazzo delberretto, o il tiirchino. Le donne fi metto« no in capo fazzoletti neri, o tiirchini; e nafcondono tur,, to il roflb de' lore abiti col fovrapporvi del nero . Durante il prime anno dalT inumazione d' un qualche loro parente, le Morlacche ufano d' andare, per lo rreno ogni di feftivo, a fare un niiovo piagnifteo fiilla fepoltu-ra, fpargendovi fiori, ed erbe odorofe. Se talvolta per neceffith elleno fono ftate coftrette a mancare, Ti fcufa-uo nelle forme, parlando al morto come fe fofle vivo; e rendongli conto minntanneiite del perche non potero-no fargli la dovuta vifita . Non di raro gli cbiedono Stiche novella dell'alt ro mondo , facendogli curiofiflime interrogazioni . Tutto quefto fi canta in una fpczie di "^^erfo y e in tuono lugubre . Le giovani, defiderofe d' avanzarfi nelle belle Arti della Nazione, accompagnano donne, che vanno a fare di tali lament! fu le fcpol-ture, e ^pgj^Q cantano anch' effe formando un duetto ve-funebre, -^"ovi ^ Mylord, quanto lo 6 creduto meritare <11 cader fot^^ ^.-flgfj-^ coftumi d'una Na- z ione zione difprezzata o fvantaggiofamente conofciuta fino ad ora • lo non m' impegno, che ad ogni Villaggio di Morlacchi efattamente convengano tutti i dettagli, che b notati viaggiando pel loro paefe in luoghi affai dif-cofti gli uni dagli altri : ma le differenze, che vi fi po-teffero trovare^ faranno minime. Gredero fortunate, ab-baftanza le inie diligenze fu di «juefto propofito , fs avranno avuto il merito d' occupare non difaggradevoi-. mente, uno dique'ritagli del preziofo tempo, cuiiVor di raro togliete alle ferie applicazioni degli ftudj piilj gravi. • i r r AK-i ' A' R G O M E N T O. A San, Capitano TurcOj refta ferito in im combatti- mento per modo , che non pii& ritornarfene alb propria. Va a viCitarlo n«l campo la madre , e la forella : ma trattenura da un piidore, che parrebbe ftra- ßo fra noi, non h a cora^sio d'andarvi la di hii mo«* ? öO glie- Afan prende per un tratto di poco buon ammo ^uefta ritrofia ; fi fdegna colla Spofa , in un momento primo impeto, e le manda ii libello di repudio. V Sniorofa Donna , con angofcia acerbifTima di cuore , Ii ^afcia condurre lontano da cinque tenere , jcreaturine , c particolarmente dali'ultimo fuo bambino, che giacevafi peranche nella culU . Appena ritornata alia cafajpater-na , fu chiefta in moglie da' principali Signori del vici-nato . Ii Begh Pintorovich , di Ici fratello, Hnnge 11 coniratm col Cadi, o Giudice d' ImcsKi ; e non bada ai prieghi deirafflitta giovane , che aniava di perfetto amore il perduto, m:irito, e i figliuolini fnoi. La comi-tiva, per conduria'a ImosKi, dovea paffarc dinanzi alia cafa deirimpetuofo Afan , che di gik guarito delle fue 'erite fe n'era tornato, e trovavafi peutitillinio del re-pndio, Egli, conofcendo beniflimo il di lei cuore, man* ja a incontrarla due de fuoi fanciulli , a qiiali clla fa regali, che di gi^i aveva pr-'-^^rPM , Afan Ii fa fenfire a richiamarli in cafa, doiendofi che la loro madre ^iin cuore infielTibile . (^uefto rimprovero , il diftac-co de figliuoli , U perdita d'un marito , che nel fuo afpro Taniava quanro eraamato, operano tma s\ rivoluzione nell'anima della giovane Spofa, ch'el-cade morta all' improvvifo, fenza proferir parola. N X A- X A L O S T N A P J E S A N Z A Plemenite \ M i s I f. ' " fi ; :■.<■:) Asan-Aghinize; • - Cto fe bjeli u gorje zeleno)? Al-fu fnjezi, aUfu Labutove? Da-fu fnjezi vech-bi OKopnulI; Labutove vech-bi poletjeli. (a) -Ni-fu fnjezi, nit-fu Labutove ; Nego fciator Aghie Afan-Aghe." : -..... On bolu-je u ranami gliutimi. Oblazlga mater, i feftriza; I A Gliubovza od ftida ne mogla. / Kad li-tnu-je ranam' boglie bilo, Ter poru^a vjernoi Gliubi fvojoj; Ne fCKai-me u dvoru bjelomu, Ni u dvoru, ni u rodu «lomu. Kad Kaduna rjeci razumjela , Jofc-je jadna u toj misli lUla. JeKa ftade KOgna oko dvora: I pobjexe Afan-Aghiniza Da vrät lomi Kule niz penxere.' i i; Za gnom ter9U dve chiere djevoiKe: Vrati-nam-fe, mila majKO nafcia; Ni.je ovo babo Afan-Ago, ' Ji i," Vech DE' M O R L A C C H I. pp CANZONE DOLENT.E Della Nobile I SpoSA d' Asan Aga. Che mai biancheggla la nel verde bofco? Son nevij o Gigni? Se le fofTer nevi Squagliate omai farebbonfi ; fe Gigni Moflb avrebbero il volo. Ah! non fon blanche Nevi, o Cigai col^ ; fono le tenda D'Afano, il Duce. Egli ^ ferito, e diiolfi Acerbamente. A vifitarlo andaro La Madre, e h Sorella. Anche la Spofa Sarebbev ita; ma roffor trattienla. Quindi allorch'ei delle ferite il duolo Senti alleggiarfi, alla fedel mogliera Gosi fece intimar : „ Non afpettarrai 5) Nel mio bianco cortil; non nel cortile, Ne fra parent! miei." Nell'udir quelle Dure parole penfierofa, e mefta L'infelice rimafe. Ella d'intorno Al maritale albergo il calpeflio Di cavalli afcoltö; verfo la torre Difperata fuggio, per daril morte ^alla fineftra rovinando al baffo, i di lei paffi, frettolofe, anfanti due figlie feguir : Dihi cara madre, non fuggiV; del genitore Afano iMon e que^Q jl calpeftio: ne vieae ^ Na n I od o e' C o s.t'u:m f^ " Vech daixa Pintorovich Bexe. i vrärife Afan Agiiiniza, - O X / A O Ter fe vjefcla bratu oko vrata . Da! moj brate, veÜKe framote ! Gdi-me faglie od petero dize! Bexe mu^'i : ne govori nifta-Vech-fe mafcia u xcpe fvione, ,, ;> I vadi-gooj Kgtiigu oprofchienja, ^p Da uzimglie podpunno vien^anje, (Z) Da gre s' guime majci u zairaghe. Kad Kaduna Kgnigii prougila,- ' rr; Dva-je sina u ^eloi gliiibila, ^ ' ' > A due chiere u rumena liza:, ' '' A. s'malahnim u beficjs finKom Odjeliti (c) niKaKO ne mogla. ' " Vech-je brataz za niKe uzeo, I jedva je flnKom raztavio: Ter-je mechie K'febi na Kogniza , , S'gnome grede u dvoru bjelomu. . U rodu-je malo vrjeme ftala, ; Malo vrjeme, ne nedjegliu dana, Dobra Kado, i od roda dobra, Dobrii Kadu profe fa fvi ftrana ; ■. ; ; ^^ Da majvechie ImosKi Kadia. {^d) , : ^ . Kaduna-fe bratu fvomu moli: - i - Aj, taKO te ne xelila, bratzol (?) ' : Ne moi mene davat za niKOga, Da ne puza jadno ferze moje Gledajuchi firotize fvpje. ■ ; Ali Bexe ne hajafce nifta, Vech-gnu daje ImofKonau Kadii. Jofc Kaduna bratu-fe mogliafce , Da gnoj pifce liflaK bjele Knighe, Da.-je faglie luiofKomu Kadii. 3) Dje- II tuo fratello, di Pintoro il figlio. c Addletro volfe a querto dire i paffi D' Afan la Spofa, e le braccia diftefe Al collo del fratello. „ Ahi 1 fratel mio, „ Vedi vergof^naj e' mi repiidia, Madre , „ Di cinque figliJ*' ll Begh nulla rifponde; Ma dalla tafca di vermiglia feta Un foglio trae di libertade, ond' ella Ricoronarfi pienamenre poffa, Dopo che avra con lui fatto ritorno < ' '' Alla cafii niaterna. Allor che vide ' " ' L'afflitta donna il dolorofo fcritro. Da' fuoi due figliuolin baci6 le fronti, E delle due fanciulle i rofei volti: Ma dal bambino, che giaceVa in culla Staccar non fi poteo . Seco la tralfe; II fevero fratello a viva forza; Sul cavallo la pofe, e fe ritorno Con effa infieiiie alia magioii paterna. Breve tempo reftovvi. Ancor paflati Sette giorni non erano, che intorno Fu da ogni parte ricercata in moglie La giovane gentil d'alto legnaggio; E fra i nobili Proci era difünto L'ImosKefe Gadi. Prega piagnendo Ella il fratel : deh non voler di niiovo Darmi in mogUe ad alcun , te ne fcongiuro Pella tua vita, o mio fratello amato; Onde dal petto il cor non mi fi fchianti Mel riveder gli abbandonati figli! n Begh non bada alle fue voci; e fiflb darla in moglie al buon Cadi d'ImosKi. , di nuovo ella pregö : deh/ al meno, C ioich^ pur cosi vuoi ) manda d'ImofKi Al 102 -DE' C O s T.U M I-- s^ „ DjevoiKa te Ijepo pozdravgiiafce,, ^^ A u Kgnizi Ijepo te mogliafccj ,, Kad poKupifc GofpotUi Svatove i ' „ Dugli podKÜuvaz nofi na djevojK"; Kadk bude Aghi mimo dvora, „ Neg-ne vidi (irotiee fvoje. , Kad Kadii bjela Kgniga doge Gofpodu je Svate poKiipio. Svate Kiippi grede po djevoiKU. ir Dobro Svati dosli do djevoiKe, 1 zdravo - fe povratili s' gnome. A Kad bili Aghi mimo dvora, Dva-je chierze s penxere gledaju^ A dva sina prid-gnii izhogiaju, Tere fvojoi maj^i govonajit. Vrati - nam-fe , mila majKo nafcia, Da mi tebe iixlnati damo. (/) Kad to ^ula Afan-Aghiniza, Starifcini Svatov govorila : Bogom , brate Svatov Starifcina , Uftavimi Kogne uza dvora. Da davujem firotize moje . Uftavife Kogne uza dvora. Svoju dizu Jjepo darovala. SvaKom' finKu nozve pozlachene , SvaKo; chieri ^oliu da poglianej A malomii u beficje fitiKU^ Gnemu faglie ubofKe hagline« Al Cadi un biarico^'foglio. ,, A te faliite „ Invia la glovinetta, e vuol pregarii 5, Per via di queflo fcrkto, che allor (juando J, Verrai per efla^'co'Signori Svati 3, Un lungo velo tu le rechi, ond'clla „ PolTa da capd appre tutta coprirfij „ Qiiando dinanzi alia tnagion d'Afano „ Paffar d'uopo le fia; ne veder deggia „ I cari figlt^abbandonati. " Appena" Giiinle al Cadi la lettera, ei raccolfe Tutti gli Svati, e pella Spofa andiede, II lungo velo, cui chiedea, portando. Feiicemente giucifero gU Svati Siuo alla cafa della'Spofa; eJnfieme-, Felicemente ne partlr con efifa. Ma allor , die preßb alia magion d' Afano Furo arrivati, dal balcon mirorno La madre lor Is due fanciulle, e i figli Ufciro incontro a lei.„ Deh, cara madre, ,5 Tornane a noi; dentro alle noflre foglie „ A cenar vienne . La dolante Spofa Del Diice Afano, allor che i iBgli udio, Volfefi al priaio deglf Svati; „ O Vecühio J, Fratello mio, deh ferminfi i cavalli ' „ Preflb di queita'cafa, ond'io dar poffa ,, Qiialche pegno d'aniore agli orfanelli Figli del grembo mio "..Scetterfi fermi Dinanzi alla magion tutti i cavalli; Ed elk »porfe,'alla diletta prolei. I doni" fuoiy^fcefa cM t A i due fähciulli bei'coturBi dal' capo ai pic furon coperte : ^ ^^ picciolo baoibin, che giacca in culla, Di ff04 . D E' : G o:S-T u M t , ^^A to sle'^a'jLinaK Afen-Ago; ; lA Ter (lozivgiie do dva sma fvoja; ' . Hodre amo, firotize moje, " .. Ka;l II nechie niijovati na vas , ^.«■MajKo'väfcid , lern argiafjCQga; ; -t j Kad to'^ula Afaii Aghiniza^ ;; ':, Bjeliin lipm u zemgliu udarila;/ ^ U püt-fe-je s'dufejom raztavila Qd xalofti gledajuth firota U): j } '] (rt) Non effendo i varj caratteri iifati m Dalmazla molto comiine-jnente noti, credo prezzo 4fU'opera il trafcrivere qucRi quattro verfi ne' tre principali j'cioe nerfelagolitiCo, o Geröniriiiano de* libri Littir-gici, nel Ciriiliano de' documenti antichl, e nel corfivo Cirillhno de' Morlacchi, che molto fomiglia alcorfivo de'Rufli, fe alcuiie fue note particolari fe n'eccettuino, 11IBB3-'?!) «-BiiR» rniJ »fllTEBi OnSfftiDPai i ■fi-rfiii-siai '5'FBiOoÄi ? «JfcrtE^ffffl 'PFRiOaa Mswii'X äiJiiafaiflix > iJfairiti-ainianjio nnnwE^x pucdhamiaiiitJ« - mTO IE sdSiftH sa rof-fr 3£<\fH0H? f^A fi tH'l;3H tciiJebi wKonn^AM; i' JlÜSSjrOße ߣJilEM nOAET'feAH. , , ( II corfivo de' Morlacclii i men bene ortografatoma mantiene pü^ la veriti del'Ia loro qualuiiqne fiafi pronunzia, dfi cui iiel teßo io ifli fono un p6 allonunato, w /TT 0 cc- ^c^c^o^ jffc^ c^^j^ nen^^ oo^n^iia^ S m au^ acH^^ itOftcm^n^ I! Servlano ttiajufcolo de' Galogeri ; e il corfivo ^ifato nell'interlof« della Bofna, ch't^ quafi arabigzato, fono anch'efll curiofii ma fajr«^ be di noja il riferirli, de' m o R L a c g h i.' loj Da poverello iin giubbettin manclava. Tutto in difpane il Dice As^n vedea; E a fe chiaiTfo i figliuoli .,, A me rornate „ Cari orfanelli miei, da che non fente J) Piü pietade di voi la crudel madre „ Di arrugginito cor." Udillo; e cadde L' afflitta Donna, col pallido volto La terra percuotendo; e a un punto ifteffo Del petto ufcille l'anima dolente, GU orfani figli fuoi partir veggendo. O (Ö ) L' Originale : affinchi prenda cen piena l/berta coronazhne (da Spofa novella) dopo cbi farä rta cert tfso dslla Madre m' veßtg/, (f) Dovrehbe dire odjehtife, fepararfi ; itia la mifiira del verfo de-cafillabo non lo permette, quantunque lo richieda la buona fintafTi. Imoski, I'Emota de* baffi Geografi Greci , Juogo forte , tolto * Turchi neirultima giierra. Jf) L'Originale : Deh/ ctsi »on debba to deßderarti ! che vale a cosi viva tu a lungo , ond* io non ti defideri dopo d* averti Perduto! fignifica propriamente cDiare, ma//tr mereada, 11 , (i ' " " Setter mi farebbe ftato difficile da efprimere noti ignobilmente. idtte ^^ ™ancanza di caratteri adattati mi k coftretto a ufare della lo änncf luogo tJel'a Slaronica, ch' equivale al C Greco; mi i ^rSr^ fcrupolo, nel chft della letter ^overli feguire a preferenza di qiielli» che ifano Orcoerafia ^i . Non 6 raddoppiato lettere, per uniformarmi au wrcograha de Minofcritti SUvon^c'i p..^ antichi. .vi 9 ■-■ J ■J A SI V .iiVBfjnr-iji nincicldfji^' nu oiioicvoq iCl nizA ^r^iQ Ii tnLrpib ni onuT r^m A ,, . ilouH^fi i '•-■i-'j ti n n non r.h itfn-'"-'ii.o 'jibßri iov ii) lii*^ s ^oÜif'f.J ''.-loj oiinit^stj-nß iQ ^^ ojIov ofxHriri to:> ^ ß ••■'WA (..Vä'.i t Vi »■ ■ . ■■/-■i \ ! oTf-:.v Isb KUjlirn j.1 ^rfi ; [htufp; , Vn-.- ^■l!b ^ ■JsiYc.-a (X)''^ .•nnrtiJ p.nofjü iI/.rr!:Jrt cii i.| tl^ü 'xl' "'^- o;Ios , ft. !0i 030« l , hc-O JJdiS'.iO Vj M-;'-!:'1 ' j .j^"* i r- - • ..-.-II Ii i:',fl '<' .Mi.i y - i % -A ; ■ :: M ' — r--^ ■ (. ..Ellis';! r- - % -ji ; ■ „f.. M -.. 'i- c(;oli litfiil'jij ij ironoil'.'J , cgri:;; r-jJ " lo.uhsq 11 (t.W.v.K^ ifii sUi^frtiiqO'jq f.-jfiir.ri^ nnrt iiVofiyV» (\y .o'riomlidori?.' g-'^rwi-fils v'- ti'/.rt. '■ o '- l;'.-!:;-!;'! ur trOri 1; i -.n i ' C: i.J (^) -T'i i.« ti^nv-t-n» i.''-" -- -- r' ijfi ■ •••♦ja-ol »«it>1 cxn iL f-.tfi';') ii^ch: ojj. « „-, c.niijS ol r "Ii • . i>: * -.lii-riil [;-;3vr:ii i- otn-idrr.-l 6 '11c in.-^ v/'f^iJ TJ^ t^r.OJi-! (J f,oVl .Siit, fill;'- • ii^jiif; i^'ifj'ii/i.'icvieli 'eg,iP.j^-'ior.-> AL C H I A R J S S I MO 5/CJVOÄ CAVALIERE ANTONIO VALLISNIERI p, p. di Storia Naturale nell' Universita' di Padova. L Dei Corfo del ßume Kerka ^ /V Titius elegit anticht* A ctara necefllt^ <3t viaggfare alta forttma per un __ vafto Regno, dove tuttora h ftraniera ogni parte della Storia Naturale, m'a fatto perdere, come ben po-tete immaginarvi, moko tempo ^ e moke fattche . La fcarfezza di perfone atte a fomminlftrare quatche buona indicazione al viaggtatore ^ il malTimo de'mali ^ ch'io v'abbia incontrato. Non e gi^» che nelte Citt^ maritime della Dalmazia manchino gli uomini cohl, no: ma quefti peir ordinario ft occupano di tutc* akri aifari , che quelli del Naturalifta , e quindi fono di pochiffimo ajuto . Non potendo avere un numero conveniente di punti fiffi, a'quali dirigere le mie gite, io mi fono tro-vato in neceffuk di fegnarmi delle linee , o di profittadelle gih fegnate dalla Natura , ora lungo il mare neila finuofith de'lidi, ora fra terra ne'corfi d^'fiumi , 5. i. DelU -verf Jorgent: dtl fame Keria* r V"^. il queia , ch' io Ö ph diUgentemente feguito il c Ji Tuio degli antichi , oggidi detto Kerxa , o O 2 ^^X^ KarKa daiNazionali; egli fu, comefapete, a tempi Romani il confine , che divideva h Liburnia dalla Dal-mazia. Le tÜ Jui forgenti fono fegnate nelle Garte mol-to piti addentro , che le non ü trovano veramente. Anche i piii efatti Corografi della palaiazia ^nno con-fufo coll'alveo della KerKa un torrente, che vi precipi-ta dall'alto, e conduce le acque evencnali d'un medio-creniente eltefo tratto di monti afpri, cotiofciuto dagli abitanti fotto'1 nome di Herfbvaz. Li gtogana di Her-fovaz congiunge le radici della Montagna Dinara con quelle di Gnat , e divide le campagne bagnate dalla Cettina, ch'e il Tiluro de'Geografi, dalle ampie Valli irrigate dal Tizio. Qiiefto Fjunie non .a d'iiopo d'acceffioni per ifcorrere con decoro; ed e gili belle , e formate un trar di mano fuori della caverna, d'onde fcaturifce. L'alveo fupedore del torrente eventuale, che vi con* duce le acque ,moDtane , U trenta piedi di larghczza , m,a co-rre per lungo tratto prima d'arrivare a To-(j). Egli porta feco quantita di terra calgarea, e perci^niplco difpofta a rapprenderfi, formando tartari, ed incroftazioni . 11 tofo della KerKa fabbricato da e vidimo da lontano i lembi d'alcii-ni ftrati fcoperti , che fembravano defcrivere archi di cerchio coireftremitk volte all'insu. A Topclye e an-piu complicata la faccenda ; imperccche non iin ordine d'Archi, ma due fe ne veggono defcritti i' jin depo I'altro fu la medefima bafe, e V eftremit:i loro interne riunifconfi a foggia di tetto acumina:o , e cornuto alia Chinefe . II r»lto del monte e tutto fcon- ncf. no D' E L C o R s o tiefTa^ difeqiiili'^fato ; e rovinofo , com' e fcogliofo ; e ineguale I'alveo dclla Gafcara. Per di fotto a quefta da •an.' ofcura caverna elce con grande abbondanza d' ac-qua la KeiKa. To mL pofi in capo d'entrarvi ; e quin-eli meflbmi in imo zopolo ( fpezie di barchetta cavata iti ■ un tronco d' albero , come le canoe de' Seivaggi Ainericani ) , e provveduto di. fcheggie di pino accefe rcntai di navigarefotterra, in compagnia deli'egregio gio-vanettoSig: Jacopo Hervey - Non fa del tutto va-no il tentative J quantunque grande impegnofüfle il difen* derfi dalle protiiberanze tanarofedella volta, e il cozza« re coirimpeto dslTacqua contraria j nia le noilre fiaccole fpegnevano pella quantity dl goccioie , che cadono cola dalle riipi fuperiori filtrandofi, e lo zopolo affron-tando il fiume laddove con molta ronrore- fcende per angufto , e dedive canale , fe n empieva piü del bifo-gno. Si dovette repHcatamente ritrocederer ma con un» zopolo riparato faremmo certametite andati plü oltre, e iorfe avremmo- potato paflfeggiar& fu la rive fotterranee del fiume . E' da ricordarfi ^ che i monti di Topolye fono dells flelTa catena, calcareo-marmorea , che qiiel-li di Jerebiza , da' quali cfce con oppofta direzione k Geitina . A un tiro di faffa dalla bocca della Caver-na , d'onde vlen fuori la KerKa , v'knno i Mulini. Le ruote delle macine fono orizzontali y e [ raggi loro fatti a foggia di ciicchiaj . Q^uefta manisra di ruote y ch'e buona pc luoghi y ne'quali fi piiö radunare poc acqua, e l'aizarla efiggerebbe moito difpendio , trovafi nel Libro c/e//e Macchme di Fausto VeraKZIO da Sebenlco, Vefcovo Canadienfe. 2. De* Colli Vükanitt ^ che ß trovano fm /acafcut^ äi Tofolye y t Kni'n. Da Topolye a KLnin v'knno cinquc miglia di cam- mi- . mino si per acqua , die per terra . CavalcanJo pelle altezze de' colli , vidimo di niolti mafli difequiii-brati , e tratti afTai confiderabili di breccia gUiajofa. Scendcndo poi a feconda del fiume , nel ricornare da una Teplicata vifita fatta alia Gifcata , ci fermamino a e gialle; üna forte di breccia arenaria di fondo pagonazzo pez-Zata di bianco; una fpezie d' Ardefiamicacea (a); gru-erranti di Pozzolana di colore avvinato (^) rafloda-ta quafi a durezza di pietra ; e finalmente molti 'faßt ^alTomiglianti al Porfido, che confervano manifefti fegni antica fufione , Tanto nelie materie, che-lo'compon* :go- * J Wicrt fquamofa , ä/ba . W a t l. 74. j. ^ca fquamafa^ rigidufa, argeatata. LiKN. 5?. J. ^ifatotnpalta, ^sntbranis 'fquitmßr, ttrgemia. w 01t r b- (b) Terr- rubra. Wall. '"«»tuft, i„4uratum. C n 0 n s x. ^09. gono , comc nella figura, il colle di Capitul fomiglii mokifTimo al Monre-nuovo f^r;, che forge ifolato accanto j3egli altri noftri Euganei d'origins Vulcanica. La dif-ferenza degl'impafh non e perö cos\ variaia preflb Pado-va, come vicino a Knm , La fonimita della collina e tratto tratto feminata di breccia , come lo fono tutii i vicini colli Vulcanici a deftra del Fiume, per fino alia picciola Gittk di Knin (/), che a titolo di Vefcovato , ma lion refidenza. Ella dovrebb' effere, f^condo la mag. gior parte degli Scrittori delle cofe liliriche , Arduha degli antichi, celebre non tanto pella refiftenza fatta a Germanico, quanto pell'indomabile coraggio delle Donne, che vollero gettarfi nel fuoco, e nel fiume co'loro bambini infieme , anziehe divenire fchiave de'vindtori Romani. ■ , x 3. Di Knin^ e de Monti CavallOj e VerhniA^ Non fi trova lungo il corfo de' due fiumi KerKa, e Cettina verun laogo, a cui meglio convengano i carat-teri attribiiiti da DiONE Gassio allaFortezza d'Ar-dirba (f). II fiume KerKa dall'una parte , la Biitimfchiza dall'altra bagnano il cuneo, fiill'ellremitU del quale at. tualmente forge la Fortezza di Knin. Lo Storico parla J it;i ■1 : f (rt) 11 Monte Nuoro degli Euganei lembra indicare col Jiome, cui porta, una pofterioritä di nafcimento . Le materie, ond'^ compoflo, moflrano, che lo fece forgere il fuoco fotterraneo , come il Monte Nuovo di Pozzuoli. (A) Ne'documenti i delta Tain , Tnina, Timnium, e Tnena. Fo> fe il nome di Knin, e Klin gli vieae da Klin , cuna, da che tro-i yafi infatti. pofta fula punta d"un cutieo, (f) „ Germanico prefe anche Arduba , GaRcllo.,,, foninimo, ^ „ da an rapide fiume, che glibagna il piede , quafitutto circondstos" DroNE Cassio, X/^, perJ> d'un folo fiume, noti d'uaa confluenza, e lo qua-iifica rapždo ; quefto non conviene adeffo alia KerKa fotio le inura di Knin dove, per dire 11 vero , k pi-griiTimo corfo. L'abbandono di quefto Fiume, che non avendo arglni ftraripa fovente , e forma paludi infalu-bri immediatamente fotto Knin , e dannofo ali' aria di que'contorni . Monumenti antichi di forte alcuna io non vi 6 veduto , trattone un'oflervabile quantity di monete Romane , e particolarmente de'tempi del buoa Imperatore Antonino. Trovanfi anche non di rado per quelle contrade monete antiche Venezlane , e d'a tre Citta, e Principi deli'etk di mezzo. Rimpetto a Knin , alla fponda oppofla delta KerKa forge il collc, detto Monte Cavallo , alle di cui' radi-ci mettono nella KerKa le acqne della Coflovrdiiza , che fcendono dalle coUine Vulcaniche delia Gampagna ^U Coflbvo, la di cui bafla parte e ricca di Torba, che vi giace inutile. r Non molti anni fono , fu cavato un canale , ch« rendcva ad afciugare le terre allagate di effaCampagna; nia quefto lavoro, abbandonato pur troppo prefto, diven. ne inutile aH'ottimo fine. II Monte Cavallo e ora qua-'ti del tutto incolto , quantunque viva una tradizione a Knin , ch' ei folTe celebre ne' paflati fecoli pello fquifi-to Tuo vino, come pure ii monte VerbniK, ad eflb con-gi^tito , Anche iu di" quefto fi ponno raccogliere pa-«cchie varieta di materie Vulcaniche , fra le quali' ^ *>ffervabile una pietra rolficcia, come il mattone , fpar-di arena nera, e lucente di ferro vetrificato . La di fornmita per6 e di pietra caldareaccnerognola, mol-den^ti"^^^^^^' ^ plena di corpi marini anomj, corrifpon-de' Se ^ > che irovanfi fn Ic piu alte mont'agne ^ A ^-VV^-omfn^ni nel Vjcentino . La via pubbiica di-\tae u Monte Cavallo dal VerbniK , le radici del qua- P le 114 PEL C o :R S O le fono dl pietra calcarea biancaftra, madrofa , fcr^polo-fa, e macchiata d'ocra roCTiccia, Alla meth della falita trovaft un' enizione di Granitello informe , e friabil« , che fcappa fuori dalle vifcere del monte dirstta verfo il colle vicino . La larghezza fcoperta idi qiiefta maffa e di circa dugento piedi; la compattezza deirimpafto e ineguale, ma non arriva mai a quella de'noRri Grani-telli Padovani. O' trovato frequentemente pe' monti di Gaizignano, ne'tuii arenofi, ed ociacei vomitati da que-gli antichi Vefuvj, pezzi fimilifllmi, che nella mia pic-ciola ferie 6 denominati CranitclU frlabile, imprfetto. Sopra quefta materia Vulcanica di Monte Cavallo cor-re uno ftrato .di pietra forte calcarea , e pih fii un al-tro d i breccia ghiajofa.- alle ftremitli V h della confufio-ne del calcareo-marino, e del Vulcanico. II monte cal-careo-inariQo, e gli ftrati di breccia ghiajofa pur calca-reo'Jnarina s'alzan di moko fopra le materie Vulcani-che; e fe un torrentello non le aveflfe fcoperte coiran-dare degli anni , farebbe ftato difficile anche il fofpet-tare, che rintedore del VerbniK aveffe fofierto fuoco fotterraneo; imperciocche la confufione , e fconneflTiotie, che vi fi farebbe potuto vedere al di fuori, non avreb-be chiarameiue a tutti gli occhi moftrato da che foffe ftata prodotta . Il paefa e tiittora foggetto a frequenti fcoffe di Tremuoto, e ne'tempi lontani da noi lo fari probabilmente flato moho di piu , Malagevolmente fi puo immaginare, che fenza vielen ti fTinii fcuoiimenti ab-biano potuto interromperfi , e fprofondarfi gli ftrati di falTi fluitati , che regnano ancora fu le altezze de'monti , e dair avvallamento ufcir fuori nuove colline di materia tornjentata dal fuoco , follevando anche talvolta qualche maffo delle antiche breccie ghiajofe , Il corfo delFiume dee aver fofFerto di gran mutazioni; e ben lo indica fra le altrc cofe chiaramente Ja caduta di Topo- lye, lyö, cos\ alta, ripkU, e fcogliofa, dal bbbro della qua. le ie fofls condotu una linea , elTanderebbs fopra tut-te Ic nuove colline a congiungerli coUe fakb del Verb-niK. Poco diftante dal Monte Gavallo forgeva Tantica Gitta Liburnica di Promona , che die tanto da fare ai Romani. Sarebbe d'uopo viaggiare peU'afpra regione, che tuttora porta il nome di Promina , a picciole gior-nate, per raccogliervi i refidui d'Antichith, che vi (ono fparfi . Veggonfi fu le vette d' alcuni di quegli afpri monti de'reiti della muraglia , cui Augufto tece da'fuoi foldati fabbricare per cinquanta ftadj di circuito , onde chiiidere la communicazione degl' lllirj fortificatiri in I^romona co' loro Nazionali , e Alleati delle vicine con-trade . Fra il VerbniK , e il colle di Kniti per uii an-gufto , e non diritto catiale, che ne fofHene 1' acqua Jiiolio , paflia la KerKa . Jl fiumicello Butimfchiza vi fi iinifbe poco piu fotto, e ne ritarda il corfo , porrando-vi de' banchi d' arena , e ghiaja incomodiflimi, e perico-lofi alia breve navigazione , cui pur permettono le di-ftanze delle cateratte, che Irequenteniente interrompono j1 corfo di quefto fiiime. 4. Delle acquc , che conflutjcono nella Kerkuy e del corfo di queßo Flume^ ftm cil Mm^fler^ di S. Arcangelo, La Burimfchiza fi forma fotto il monte di Stermiz-^^ dal concorfo di tre torrentelli , il principale de' ^^alij die detto Czerni-PotoK ( nero torreote ) depo miglia di corfo dal monte'-Gelinach, ferpeggiatido conduce a aticontrare T acqua di Mra^ai , nata dal mi^r^ ^l^fliviza, che perde il nome con(ervato per fei uelVal ^^ ^'^Sgio, confondendofi col rufcello di Tifcovci iMaggior correme. H Ti'fcovci' , o^ Tifeo-e tra a hjg^o^j^rg l'acque det Torre 11 te-nero, poco P 2 pri- 116 del Corso prima clie'l Mracai vi metta capo; egli viene dal monte VuHzza attraverrando T ampia Campagna di Sarb., e Dugopoglye, cui '1 Vulizza, c '1 monte Trubar fepara* no dalla pianura d i Grahovo , che giace ohre il Ve-neziano confine. Entra fiLialmetite, poco lotitano dalle fpalle di Knin , a ingrollare il fiumicello Butiinfchiza la Piavtianfchiza , acqua nara dal monte ^ che domina la Caiiipagna di Plavno, accrefciuta dal torrentello di Ra-dugl-l'otoK j che in alcune della migliori Carte c detto Radiglievaz . La concorreiiza di tutte quefte ac-(jue montane rende la Butimfchiza ghiajofa , e fa, per 1 e la " ' I f, (if) 1 Calogeri di S. Arcangelo in Kerira'confervalio la pi a trad!-' aione, che S. faolu abbia celebiato in una pi<;cioIa Cappellina conti-j;ua al !oro Monaflero. 1 "Morlarfhi di rito Gr^co coiicorrono a qiie-fto Santuario con moita divoaiorie, quaiuunqiic la povenk loro no" pemietta, che vi porEino'ficchk'üoai. 'I -.ž- v*. , • -i T*-" I'' ^ - J * • •^JL-.i-- v-i r' f v■ ' 'S •• . " ' . • * • '-^v-i. -r-ifr:..--. ..rti • • v.. ' ^. /tffe^u . t' M ■ 'Vi' ■■■ . i. • -ÄlHÜv* i ___ t4 , \ .v». - -''H " lir ' ^ ] r . v- J. i • iA . i^'rA - ' * -i Vil -■'^'U - ■ -- » '.S t' i.'iii fl/ifflKTv-.i. ify^e rov \Jat. C.^na-rat/'-rc . e k Ltht'.mx di Stuabone (j) . La Tavola di Peutikgero mette Burno a deftra del fiuine Ti-zio, lopra'Scarciona, 24. miglia lontano da Nedinv.m ^ clie il Nadino de'giorni noilri, zy. miglia pai- T ap-punto diftante.da queflo luogo , cla' tri Archi , che tuttora vi fi vedono , chiamato SuppJUcer^iia , vale a dire Ghiefa traforata. Non ^ molti an'ni egltno erano cinque , c da iin Morlacco due ne furono disfabbricati per far ufo del pietr^me . Di quei tre, che fuffiftono, uao k ventiln piede di corda ; i due minori, che gli ftanno a dertra, la meta meno. II tempo h maltratta. to aflaiqueir antico moniimento , ch'Habbricato dipietra dolce fimile al Motion de'Franceft, e menocompatta delta tioflra pietra di Nanto, e di S. Gottardo re monti Vi-centini. ^ucllo the ce oe relta moftra pero aflai bene, ch'egli fu eretto ne' buoni fecoli dellVArchitecrura . Se fi potefle agevolinente far ifcavare 11 terrene d'intorno .icLiClfo fi troverebbe , ch'e benifTimo proporzionato.iJo To fatto difegnare conie attualmente fi vede (Tav.V.). Non vorrei determinate a qual fine fieno ftati eretti i cinque Archi di Suppliacerqua ; fem bra perö doveflero Itare ifolati, perche le fcannellature, e cornici dell'Ar-co fi vedoQO egualmente da icntrambe le facciate , Po" trebb'egli effere flato un monumento trionfale di cinque Archi ? Rovine rimarchevoli non v'hnno colh preilb: ma , ( a ) II M E R 1 A N o (Topograph. Carnio/.) ebbe molto men biioiie ra-R'oni di roettere Tantica Rurno dove ^ra ^Gottfchevia , it di ciii fito dev''eiTerV 1Tarfftica , e non mai Uiu-iio, che rutmaU ^ d i la iniorno a diigeiuo ralelia . V, Schonitbtn. ma di fotterra cavanfi groffe pietre, e ne' contorni tro^ vanfi de' refti d' una ftrada Romana. SuppIUcerqua h no-ine precifamente del fito, dove fono gli Archi; il trar-to poi di campagna vicina fparfa di ruderi chiamafi Trajatish'-graäy vale a dire, Trajanopoli. 6. Corfo del F t ume ßm alU caduta, dl Rejchis/ap. A deftra degli Arch i corre pel profondo fuo let to fra' monti divifi la KerKa, e vi fa una caduta prelTo a im povero Cafale aggiacentevi, che veduto dall' alto k de-liziofo, ma non gode forfe in (jiiella profonditk d'aria molto falubre. Cosi e in baffa, e uliginofa Valle fitiia-to cinque, o fei miglia piü fotto il Monaftero de' Ca-logeri di S.Arcangelo ful Fiume, alle radici d'un monte , che a la fbmmit^, parte di marnio brecciato ghia-jofo , parte di Dalmatino volgare , e U piede d i pafta totalmente diverfa , e molto meno antica . La ftrada, per cui fi difcende verfo il Monaftero , h cavata fulla cofta , e lafcia vedere parecchi ftrati di pietra fcifllle, di varie durezze , che ora fi sfarina fotto le dita, era fi fcaglia come le felci , ora e piena di ciottoli fliiita-ti, e puö eflere detta Terra ca/carea y pelrofa, irecciata di ghiaja, Sembra che il Fiume, attraverfato dalla caduta improvvifa di qualche gran pepo di monte, ab-bia formontato di molto in lontani tempi l'ordinario livello, e depoflo col^i quegli ftrati di belletta, e me-fcolativi i faffolini . Quantunque io vi abbia cercato minutamente, per quella fanghiglia indurata neffun ve-ftigio di corpi marini 6 potuto fcoprire , e quindi o creduto, che avefte origine fluviatile . Come facilmen-te accada, che fi ftacchino gran pezzi di marmo dalT altezze de' monti, che quafi perpendicolarmenre forgen-do formano le fponde alla KerKa , da cui furono fquar- della kerka, 12 1 fquarciäti, ben lo provano i contorni dcila quarta caduta di eflb Fiume a Rofchislap, Eglino fono fparfi di main rovinati dalla fomrnitk de' monti . L'ultimo fco-glio, che fi t precipitato alle rive del Fiume, da cen-cinquanta piedi d'altezza, pella violenta fcoffa di Tremuo-to, fatiofi colk fentire del 17^5», a fettantadue piedi di circonferenza , e una procerita corrifpondente . Egli e coinpofto di fafTi fluitati bianchi, avvinaci , grigj, e finalmente d' ogni colore , e grado di coinpattezza. Kella inaggior parte di quelli, che fono coloriti, veggonfi delle Lenticolari; e in una fcheggia tratta da quefto maffo incontrai cofa, che non m'accadde di vedere al-tre volte fin ora, vale a dire, le Lenticolari calcinate, e divenute bianchifrune , fepza che fieno punto guafte le loro concamerazioni, che coll' ajuto d' un buon ve-tro fi diftinguono perfettamente vuote . Stava il maflb caduto del feflantanove fu la piü alta parte del monte actaccato a un ciglione inaccelTibile a giorni noftri. Fa d' uopo, che foffe meno impoflibils il falirvi ne' fect)li trapafiati : men tre fulla faccia efteriore del maf-fo sfaldatofi e fcolpita i' Ifcrizione fepolcrale d' un anti-co Soldato. Se la ragione condotta femplicemente dalle replicate fperienze giornaliere non baftaffe a far inten-dere, che lo ftato antico della fuperficie del noftro Glo. bo a fofferto delle muiazioni grandifllme non folo mil-lennari, ma fecolari ancora, e fpezialmente ne' luoghi niontuofi , quefto efempio lo proverebbe particolarmen-te pel paefe attraverfato dal Fiume Kerxa, e potrebb' effere applicato a tutti gli altri copfinanti ai fiami, e torrenti raontani . Golafsii farebbe d' uopo inandare co-che ftandofene ben adagiati, e riparati nelle loro If pionunziano magiftralmente, che la Terra no-Itra e precifamente adeffo nello ftato medefimo, in cui ?il era feffanta fecoli addietro, e ft credono d'aver pro- q. vato 122 dEL CO RSO vato aflai quando adducono in confermazione della opi* nione loro, nata dal non avere offervato , i rimafugU di AntichiA rimora , che reftano ancbra fcoperti in al-cuni liioghi eievati, dimenticahdofi di tutti quelli, che fi trovano affatto fepolti . A Voi dev'efiere piu d'una volta accaduto d'aver contefa con si fatti ragionatori, ne avrete rifparniiato in rifpondendo lore gli sfaidamenti, cd avvaJlainenti delie montagne, la diftruzione di effe lentamente operata dalle acque > i Vulcani, che le fcombuflblano talvolta , e ne alteraiio la ftruttura , i cangianKnti de' letti de' fiumi , gl' iogojamenti, e gli abbandonamenti del mare , de' quali tanti efempj ci confervano le Storie , e tanti piü ne fanno leggere gli occhi licuri dell'Offervatore. La cafcata di Rofchislap, veduta di fronte forma un aggradevoie colpo d' occhio ; ella dev' eflere magnifica ful finire d'Autiinno, e in Primavera. Ad ogni modo perö non eflendo portibile , ch'ella fuperi la cafcata di Terni, io trovo, che il fno vero punto di vifta e nel cuore della State. II Fiurtie c largo in quel luogo da trecento pain geometrici; loattraverfa uno ftretto, e lun-go ponte di feflant'archi , rczzo , e tnal intefo, ma lolido lavoro Turchefco . Fra quefto ponte, e la Cafca* ta fono parecchi mulini; quindi I'acqua e divifa in va-rj canali. I ritagli di terra , the giacciono fra quefte divifioni, verdeggiano per una quantitb d'aiberi luflu-reggianti, che vi crefcono felicemente col benefizio dell' acqua pcrenne, onde fono inafliati, e fpruzzati. E' trat-to tratto interrotta la verdura pelle onde, che fcendo. no fpumanti , e romorofe dall' altezza di circa venti jpiedi, era ferpeggiando , ora fcorrendo per diritto fen-tiero. Non tutta per5 I'acqiia fuperiore concorre a formare i varj rivi , che abbellifcono la Cafcata; buona parte se pafla per difsotto airobice petrofo. Per quan- to ÖELLA KtRKA. I23 tO io i» oflervato , quel Fiuine non lafcia incroftazioni tofacee, o tartarofe, fc non clove trova clelle remore, ed intoppi marmorei, o tlove il declivio e molto con-fitlerabile, e'1 corfo rapitlo per confeguenza. Nelh pia» nura di Knin , dove fcorre lentamente per ua letto uguale, egli non petrifica n^ radici , nc piante, quan* tunque ne bagni di moke • perche non trova re(tli;en-za. Crederei fi poteffe afTcverantemente dire, che dalle rupi, rovinate dairalco de'monti 'neir alveo della Ker-Ka, fieno ftate prodotte le varie cateratte, che la rendono mnavigabile . Le incroflazioni tofacee trovarono luogo opportune a crefcere negli antratti, e ineguagUan-ze di que' maffi; e tanto le ajuti il tenapo, e la dif-pofizione del luogo, che giunfero ad obbligare una parte dell' acque a lormontarli , non trovando piu sfogo fufficiente per diffotto. Sofpetterei poi , che niun' ac-qiia lartarofa, eccettuandone le Termali, lafcieru incro-llazionL ne' luoghi, dove avra lento corfo ; c che ne lafcieranno, tanto lefredde, quanto Ic calde, fempre in ragione dell'anguftia, e del .declivio de'canali, pe'qua-li dovranno fcorrere . Se le incroflazioni tofacee d' un' acqua tartarofa, crefcaranno a niaggior volume ne' luoghi di men rapido corfo , e di poco declivio, che ne' luoghi piCi angufli, e inclinatl; la compattezza , e'l pe-fo del tofo forniatofi in quefti compenferh la maggior mole accozzatafi in quelli , Gosi negli ftillicidj delle caverne io b coftantemente oflervato finora , che que' torfi , e fufti di Colonne calcareo - fpatofc , i quali ^^'^gono da' pavimenti fotterranei , fono di materia piii e piCi compatta in ragione delia maggior altezza, a onde vi cadono le gocciole cariche d'atometti falini, e di particelle cnftall izza bill. Le incroflazioni formate da'fili acqua abbondanti , vi fono fempre meno foiide, e per conleguenza pi^i cariche di parti terree, e mal colorate, Ci 2 I' L'indole tlegü ftrati di breccia ghiajofa, che occupano la fomniita piana de' monti , fra qiiali fprofondatofi fcorre il Fiume, fi manifethi difpoftaialle rovine, noa folamente lungo il di lui letto , ma eziandio lungo i botri, e valioni, che conducono, o in ahri tempi con-duffero acqiie eventuali, e mettoiio nella KerKa. lo b veduto il piano d' una Valletta a dedra di Rofchiship tiuto feminato di gran pezzi di fcogli caduti dali' alto; e fu d'uno di effi leggonfi i refidui d'ima corrofa, e niutilata Ifcrizione . §, 7. Cer/e i/e//a Keyka ßno alia Cafcata dt Scardofia . 11 Fiume y o per meglio dire , il torrents Gicola, che u le Tue origini forto Gradaz, quindici miglia lon-tano da Knin , fi fcanca anch' eg!i nella KerKa, dopo d'aver ncevuto le acqiie di Verba, IngrofTate da doniao. ima particolare attCDzione a qaello l artkolo , onde nom -pe* rifcaDO , o fiaooaltrove trafportate le onorevoli Memorie , deU' antica, cd illuftre loro Patria, che tanto riguarde-vole rango tenne fra le Citt^ Liburniche a' tempi Ro-inani. Elia e quafi una vergogna ,>che fei fole Lapide ricopiabili efiftano attnalmente' a Scardona; c le altre molte, che deggiono effervi ßate difsotterrate, fieno an-date a male miferamente , o trafportate in Italia, dove perdono la maggior parte del lora> merite. ■ ■ Si trovano tie' contorni di Scardona molto freqiiente-mante nionete Romane , alcune delle quah , afiai pregevoli , 6 veduto preffo 1'ofpitaliffimo Prelato Mon-signor. Trevisani, Vefcovo, e Padre di quella "nafcente popolazione. Dalla cortefia d'uno de piu ri-gi'artlevoU Signori del paefe , mi furono donate parec-^iie lucerne lepolcrali ^ che portano il nome del Hgulo FoRTjg^ e pella forma elegante delle lettere mo-Itrano d'effere degli ottirai tempi . Le replicate deva-itazioni, alle Scardona fu foggetu, non h lafcia- rono rono veftigio di grandezza . Ella crefce pero adeflb; e molti Mercadanti Serviani, e Boflinefi vi fi ftabilifco-no , come in una fcala opportuniflima pel commercio coUe I'rovincie Turchefche fuperiori : ma non e punto lortificata, checciie ne ciica il P. Farlati («). In neffuna delle peregrinazioni mie pell' Illirico mi veime fatto fmora d' incontrare alcuna Miniera di qua-lunque metallo, fe una" di ferro fe n'eccettui, che noa dovrebbe effere molto lontana da Scign , e di cui mi fu (non capifco per qual motive ragionevole) fatto un po'di miftero. Dicono, che a Hotton, dove io non fono ftato, nel territorio diKnin, v'abbiano Miniere di qiialche ricchezza ; ma la gente avida; e inefperta vede oro , ed argento in tutte le Piriti , e non fi puö contare fii le voci popolari . Fa per6 d' uopo credere , che la Dalmaziaproducefle anticamente di molt'ore; da che varj Scrittori ne fanno aperta teftimonianza. Plini o fra gU altri, ch' era in cafo di faperlo, dice, che foKo rimpero diNerone dalle Miniere di quella Provin-cia „cinquanta libbre d' oro giornalmente traevanfi , perchž fi raccoglieva a fior di terra, /» fut^mo cefpäe ( ^). Fl'oro ci lafciö fcritto, che Vibio, al quale Tin-combenza di domare i Dalmatini era ftata appoggia-ta da Augufto, quella feroce gente a cavar Minere, e a purgar oro coftrinfe . Anche Marziale, fcriven- do (ö) Il/yr, Sacf. T. i. (g) U/J)r, Jflfr. J.I. ib) ^urum qui quarunt antf omnia feguUum toUunt (i//r vocatuf indicium'). Alvtus, ubi id efl , arenaqtta lavaatur, atqut tx eo quod ftfidit conjeSura eapitur ut invtniatur aliquando fumma tellurt, fetiitui rant fasl'icitate J ut nuper in Balmat'ta , principatu 'HtrcniSf fingulis ditbus ttiam quiaquagenas iibras fundgns ; cum jam invinV"» in fummt afplt«. Pun. Bft. i^au Lib. XXXIII. cap, IV, della kerka. 12^7 äo a Maoro, cliiama terra aiirifera la Dalmazia, e pare ^ che i contorni di Salona, fecondo la di lui opi-nione, meriraifero qinfta.qualificazione. i > . i „ Ibit litoreas ^ Mater ^ S donas s in jr,h r Feli^ amtferx colane tt\r£. ii E da un verfo di Stazio nell' Epicalamio di Stella apparifce, che m proverbio foITe palTato 1'oro della Dalmaziar - ir Rohora Dalrnatico lucent fatiata, metnllo'. tratto J che non permette di rivocare in dubbio T efi-flenza, e 1'abbondanza di quefto preziofo prodotto. Go-sV alcuno de' noflri Poeti chiamo i' oro metailo P^e-ruano, e fi fece intendere beniffimo, l^f/ pffpo/art in fat to di MineyaUgin ' . T^ažmattna. Ad onta per6 di quefte teflimonianze, che in' piii d' una perfpaa coltivarono la fperanza di rinvenir tefori, io non pofTo darmi ad intendere, che ne' monti, che forgono lungo il lido della Dalniazia propriamcnte dec-ta , vi fieno Miniere d'oro , o d'argento; eglino non »nnoiverun carattere di monti minerali. ForfeUa, rae-diterranea montagna di Promina, dove la CittJi di Pro-"lona era fituara, i ricca di Miniere, come alcimi Scrit-*ori Dahnatini afficurano. Io non l'Ö peranche cblla tie-Wflaria diligenza, e in ognii fua parte vifitata : ma fof- PsttOvche il nome della montagna poflTa aver faito inganno aji Dalmatini , peU'apparente analogia, ch'egli h,. colle jy^jj^jgj.^^ qiiantunque originariamente fiA forfe ticri-^^"^"^^^V^ominendo. M'era ftato detto, che il fiumiiSeUo ora ^dalle rovine'della Citt^i viciiiai'chiamato Sa-loaa, porti feco tlalie origidi fue 'ncU' iifdre arena non Söaito pnva di pagiiuz^e d'oro ; e nii fu anche afferi- R to, to, che alcuni poveri abitanti delle dt lüi nve ne av Abbeiichi io conofca abbaftanza la poca forza d' un Ubro , e ^ grandiffima delle prevenzioni , e dells; R 2 cir- circoflaaze , vi confeffero , che provo ncl mio fegreto una forte di compiacenza nel penfare , iclije fra i pof-fabili che il mio« viaggio arrechi qualche benefizio alia Nazione Dalmatina, fe non adeflb immedUtameate, almeno coll'andare degli anoi. Mi crederei il piit for-tunato di tntti i .viaggiatorr, 'fe prima di finir d'efifte-re fufila nofira Teran-poteffi etTer convinto d'arer efi-ftito utiimente. - < .a ! tit 'i i I (I _ ■ ■ J -J I L , ■ ' ( - • AL o :»33 AL Q ^n I A R i ^ ^ I M O S I QN O R A B B A T E GABRIELLO Dr BRUNELLI 'pROF. Disegn ato di.Sto.ria Naturale . nell' Is t i tuto di Bologna. 'I . • J.. , r; v. . De/ Coni ado dl Silcnico^ o SebenuQ* * IL mio viaggio in Dalmazia inrerrompenJo per che la voilero nata dalle rovine di Shum^ ft»' bilimento Roiiiano , dove Glyjdio mandö ima Goloma di Veterani (a) ^ ebbero cosVdeboli ragioüi per iftabi-lu« quefta opiniooe » cW ella cadde da pec fe foU. La Tavola Peutiogeriana non inette in Dairaazia altro no* me di itiogo fimile a Sicum, fe non fe Sicht \ e quefto fea^^Trab e Salooa . Neflun veftigio d' AntichiiH limota «jualifica Sibenico; non refidui di mura , non pietrame di Ja vor o Romano . Una Tola Ifcrizione vi fi vede in-caflata nelle mura della'Citt^ preflb alia'Porta , cha conduce al Molo ; c quefta vi fu portata da quella parte ioterna del Territorio^ che chiamafu il Campo dl Jfipra^ dove probabilmeote forfe nc tempi aatichi Tarjo-■na. Ii Lucio vuole , che Sibenico fia ftato fabbrica-to da'Croati ne* tempi della decadenza dell'Impero , e Giambat,xsta Giustiniano , die fiori ua tecolo prinaa , neUa, fua Relazione mf.-della Dalmazia dice , che quefta Cittk" fu fabbricata da MaJandrini , ft O Eufcocchi che vogliamo dtre, r quali avanti Tedi-„ ficazione di efla folevano abitar& fopra uno fcoglio „ alto , dove ora c fabhricato il Gaftello > dal quak ,, come vedevano qualche navilio difcendevano dal monte ; e con le barche , le quali ßavano afcofe appie » dello fcoglio , intorno a cui erano folti bofchi , an-5> davano a depredar detti navil) ; col tempo incomitv-»> ciarono a drizzare alcune cafewe, .attorniate di certe « bacchette cliiamate Sihitey dai cui come fa nomina-yf '^ la Cifttk-Sihinito .r Qucfta-Citih a poco a poco in« cominci^ ad aumentarfi dalle adunazioni di qi^fti la. 3J droQi, Si crede poiche ruinata., e diibrutta T anti-J» chiflima Gitta di Scardonainel tempo delle anticha V » guer- ( '•) p ll N I TlV ' ' '' ■ mfr-»fffa^ ■ t'N C. XXM. Trn^unum Ch'iU'n Rtfn^norum lofßt ' Sicuw, tit qUim liicum diliHs Ciau'ihu vtttranos ^ ' 1 ' ^ ■ 13re . Vm "P* Evang, Deuch, i6ie, in 8», Corte del Re Giovanni Sepulio . Fu impiegato dallo sfortunato Monarca fm dal mdkxhx in commirtloni fpinofe verfo i confini del turbMlentifTimo Regno; e tro-vavafi preflb di lui ailora quando fu aflfediato in Buda da Guglieimo RogendoliT, Generale de' malcontenti. Ot-teane il pofto di Segretario Regio, e la Prepofitura di Buda vecchia, de' quali beneficj ringraziö pardcolarmen-te con un Elegia il Broderico. Andö in Tranfil-vania commiffionato dal Ke , per agirvi gU affari del Vefcovado in luogo dello Statileo ; ed apparifce dalle lue (cheds, che non folo vi ricopiafle le Ifcrizioni efpofte, ma eziaadio che ne faceffe fcavare da luoghi, dove ap-parivano riideri Romani . Sciolto T aflfedio di Buda nel mdxxx fu inviato a Sigifmondo Re di Polonia due volte , e du3 alia Se remiss ima Repubblica di V E N e z i A . Neir anno fegnentc andci a Papa demente Vir, poi a Paolo III, ed appena ritornato in Unghe-ria a Sigifmondo di niiovo . Sul finire del mdxxxiv pafsö in Francia (pedito dal Signor fno al Re France-fco I, dove fu due volte; indi in Inghilterra ad Arrigo VIII , preflb dl cui ritrovavafi nel mefc di Gennajo Mdxxxv. E' probabile , che intorno a qnefto tempo egli ftringeffe amicizia col grand'E r a s m o R o t t E r o-E» A M o , e imparaffü a ftiinare il Melantone: del priino fi conferva diligentemente ancora una Lette-^^ > preffo il foprallodato Go: Francesco Draga-Nick Veranzio, ein lode del fecondo leggeft Epigramma fra le poefie Latine mff. del noftro An-■^onio. Nel Teftamento, ch'egli fece prima d'andare Francia leggonfi quefte parole : '' Mihi , ß mortar, 5) po»-ipax fcpn/chra/es y aut Mijfas fitri nolo uUas, Hojpf-j> tauprYum juvetur , Ego ccntentnf ero ft in Doniins ^^ moriciy : (£ ^^^^^^ ^ certamcnte almeno la di lui caritk verfo i poveri . Ritornato alia Corte fu S J dal dal fuo Re fpedlto con altri tUic collcghi Anibafci.itorij a Ferdinaodo d'Au(iria Rc di iJoeinia : ma con poco frutto. II Ke Giovanni mon del mdxl ; e il Veran-zro , tli cui (i confcrvano due lun^^hc I.ettere fu di qucüü avvenimento fcritte a GiovaLini Statileo allorx Ambafciatoro 'ui Francia , fenibr.iva indivifibilniente ar. raccaco .igl'inrereffi delJ.i Regina vetlova Ifabella, e del piipillo Giovanni II. Pella ottava voha fii inviato da Ifabella al Re SigiTmondo , clic aveva prefb mogllc , ncl mdxlifi ; ed e ft-inripata in Gracovia 1' Orazione da eflo rccitata in queli' cccafione , che vivamente di-pingendo le luttuofe eircollanze delT infelice Regina, fecc piangere gli afcoltanti. Dopo breve ripofb , nell'-anno medefimo fu mandato ai Re Ferdinando , da eni fu accoiio umaninfimanienre , e tratraro a pranzo, Seni-bra che da queft' «poca egli abbia incon:iit]ciato a raf. freddarfi verfo Ifabelb, i di cui affari piegavauo malif-' fimo. Trovo che del mdxliv rinunzio a Giorgio Ucif-fsnio la Prepofitura Tranlilvana, il che non fece volon-lieri, comc apparifce dai Franimenti d'im Dialogo, cli' ei fcriHe molti anni depo . Ad onta di querto il noflro Antonio reftö qualche mefe ancora nella Corte d' Kabella , e pella nona volta andö in Polonia a trattar craffLiri con Sigifraondo; dopo la qu.il commiÜione di-mandÄ il fuo congedo, e pafs5 a Sibenico, d'onde part\. conducendo feco due o tre de' fuoi Nipoti , Ira quali Faust o. Si puo penfare cii egli abbia fatto qualche dimora in Italia rulo al mdxlix , interno al qual tempo fi ridiifle alla Corte del "Re Ferdinando, che fu le prime-diegli fufficienti rendite Ecclefiaftiche , indi principi6 a inipiegarlo. Del MDHH fit deputato ad Aly - Bafs;i , glierbego di Buda, e nell'anno medefimo fu creato Ve-, Icovo di C inque-Chiefe , e Ccnfigliere Regio j indi {pedito Ambafciaiore in Turchia , con Francefco Zay • pi Di queflo fuo vjaggio cgli deve averc fcritto un eftefo Giornalcj di cni non ci rimane altro che un Frammento tlegnifihno di vedere la iuce (a) . Antonio dovette feguirc Solimano, che andö a portar la {^uerra fii le frontiere della l'erfia ; e per cinque anni errö coU' efercito Tiirchefco di paefc in paefe . Egli profict6 della lunga dimora per unire molie memorie fpettanti alla Polizia , all'Arte militate de'Turchi , e alla Gorografia delle con-trade foggerte alla Porta. Au gkrIo BusBEKio,di cui abbiamo un Tratrato del Governo Otcomano fra le Kepubbliclie Elzeviriane, andava c veniva in quefto frat-tempo da Vienna in Turchia, e finalTiente concliife una tregua. 11 Veranzjo, e lo Zay partirono di al dire del Bu seekio nacdefimo , agli tiltimi d'Agolto delMDLVH. Non fini ranne, che Antonio fn traf-iito dal Vefcovaio di Cinque - Chiefu a quelle d'Agria ; nel feguente trovafi una Lettera di Paolo Manu-Äio al noflro Vefcovo , che n'ebbe anche una dal cq-lebre , e sforrunato Aomio Paleareo nel mdlx. Fra le Carte Veranziane, ch'io ö fotto gli occhi, non trovo cc(a rimarchevole lino al mdlxvh , nel qual anno andö per la feconda volta Ambaftiadorc alla Porta, peir Imperadore Maflimiliano II. Ii trattato di pace con Selimo II. fu ccndotto a fine in pochi mefi dallo fperi-nitfntato Miniftro , e grandiflimo vantaggio ne venne a tütta la Criftianita . Di quefl'Ambafciara celebra Ic Io-di un Poemetto Elegiaco di Giovanni Seccer-Vizio. Molti libri manofcntti dovette raccogliere nel- le piiJ interefTante paite delle memorie cioHa lunga, e pen-u n fu affidata al Gefuita Rjceputi , che raccolfe P® ' prtziofi documeiiti coi pietefto di farli f^rvire all'in- dell-Illirico Sacro ; e fubi la foiie di .(]uar, tut« le ■aitre radunate da lui fmarrindofi di quä dal mare . le due fpedizioni alia Corte Ottomana i\ dotto Prelato ; de'quali peU'ingfuria de'tempi non ci reftano memorie: ma bafta psr far onore al di lui genio la traduzione » ch'egli fece fare degli Annali Tiirchefchi da lui trovati in Ancira. Qiiefto Codice , che fi conferva colle alcre di lui carte aSebenico, t quel medefimo, da cut traffe gran parte della fua Opera i LEUNCLAvio(rt)jCche dai dotii e conofciuto fotto il nome di Ccdtce Veranzra-no . Refofi gloriofamente alia Corte non tardö ad ave-re il premio delle fue fatlche ; e net mdlxix fu crea-£0 Arcivefcovo di Strigonio , che dopo il Re b la prima figura deU'Un°heria , alia qual dignita fi aggiunfc nel MDLXXll queila di Vkere . In que ft'anno egli corona Re d'Ungheria I'Arciduca d'Auftria Rodolfo ; e trovafi ftampata in Venezia dal Ratnpazetto 1'Orazione, ch'ei recitti in quell'occafione a nome degli Stati Un-garefi . Giovanni Seggervizio pubblicö a Vienna un Panegirico in verfi Latini intitoiato V er a n ti u s , al quale trovanfi unit^ varie Poefie pur La-tjne d'Aiitori Tedefchi ; Giovan Mario Verdi z otti» ftampo in Venezia un Poemetto, diretto air Arcivefcovo V e r a N z i o fopra la vittcria navale riportata I'anno innanzi deU'armi Venere fopra i Tur. chi (^). Nel principio del mdlxxiii P jetr o ILLIcit o gli dedicö un' Opera Teologica . Probabilmen* te molti ahri libri ufcirono fotto gli aufpizj di lui ; il buon Prelato era magnifico Protettore d'ogtii forte di Let, (d) L E UNCI A V. Hiß. Ture. Lil?, i. p. 31. S CH M I TT H. op. Ol. in Veil. (b) Jo; Verdizotti O^acuium pro maona navali viSofia ai A.NTONIUM VERA>ttium jfri^. Anhiip. PV«. apud G^f r e d' Uli ,Giovanni Nardino, che fcriffa m verfi ele-giaci latini de/U lodl di Sehenico , foggetto che fu an- trattato da un ^lORCiiQ SiSGOREO 5 di cui cita 1'Opera il OMco. Ogni diiigenza ufata per rinvenifla fu vana-Jetro Macrüneo Sebenzano , Canonico di aaruona , nominato da me dopo tutti gli T 2 ai. altri, vifle hi piu rimoti tempi. Fra i nunofcrltti pof-feduti nel MDCXXXiv da Lorenzo Ferenczfi a Vienna varie cofe trovavanfi del Macromeo che fion cencinqiiant' anni piu addieiro . "Un fo]o Opufcolo di lui e flampaco, ilraniffimo Opufcolo, die a per molo ConiYcveyfa Lyaei y atque Teihida . Vienn, mDCXXXI V. E' un paftjccio di paßi fcritiurali parodiati per fervire a quefia lite , trattata nulla rneno che dinatizi al Tribunale di Dio . Forfe il Macroneo lo fece con buona fede : ma re'tempi nofln corrotii qiiefto accoz' zamerro di facro , e di profnno avrebbe tuita I'appa-renzA d' una beffa . Nacque a Sibenlco Martimo Rota dipintore , e incifore, di cui a reftano parecchie ftampe , fra le qiiali varie Carte Corografichs della Dalmazia , che quanninque poco efacte, loao di qualche ufo . Due de' tre rirratti in rame d'Antonio Veranzio, che fi confervano fra mohe alrre preziofe Carte di quel grand' Uomo preffo la non mai abbaftanza lodata Famiglla de' Conti Draganich Veranzj, vengono dal bu-lino di queflo Artefice . Fu arche nativo di Sibenico Andrea d'ofcura origine conofciuto fotto il nome di Schiavone, valorofo dipiriiore , le di cui opere in niolro pregio fono tenute dagli Amatori , ad onta del disfavorevole giudizio formatone dal Vas ari. 3. Porto dl Sibenico , e Lago Scardmitano . Coßumanze antiche, L'ampio Porto, in riva del quale ftefa ful pendio d' un colle forge la Citt'a d i Sibenico , fpalleggiata dai monti Tarrari, afprifTimi j e coperti di ghiaje d' antichi fiurni raflbdate in breccie, h uno de piii belli che fi pof' faao vedere , pella variet^ delle colline, e piccioli pro- montorj , che lo circondano a foggia di Teatro ■ ^^ fiu- DI S I B E N I C O. t4P fiume KerKa , dopo d'aver mefTo foce nelLagO di Scar-dona ^ e d' avervi conlufo le pfoprie acqae con quelle del fiume Goducchia , e del torrenre Jujova, che vi fi Icaricano anch' elfi alP ellremitH oppolta , fi rincanala fra'dirupi per tre miglia di lento corlo , d' onde viene a formare fotto Sibemco un fecondo Lago , che ne ^ ben fei di lunghezza , e ü mefcola poi col Mare me-diante 1'angiilto tanale di S. Antonio. I Romac)! ebbe-ro uno (iabilimento fra le foci de'due fiumi Goducchia, e Jujova, di cm reftano veftigj appena riconolcibih, tna ron affatto djfprcgevoii, percli^ foraniiniftrano una pro-va manifefta deli' alzainento deli' acque . I pavimentt a Mofaico, e le divKioni delle Itanze rovinate, fono adef-fo ben due piedi fotto all'ordinario livello delLago, che fofFrc qualche fluflb, e rifiuflb in dipeiidenza dal Mare. V ž anche uo lungo molo fub;icqueo , che congiiinge la punta della penifola formata da'due fiumi collo fcogliet» to Siißi^anaz^ fu di cui com'era trovafi una Ghiefa ro-vinata , cos'i altrevolte fara probabilmente ftato un Sa-cello, o Tempietto de'Gentili . In una Carta del ter-ritorio di Sibenico incifa dal fopraccennato M a r t i-no Rot A del mdlxxi, vedefi un gryppo d'abitazioni iuccediitc alle Romane fulla punta che fporge nel Lago ^fa le due foci , che v' e nominato Ranima, ; il luogo adeffo e affatto defer to. ^ Fra le Poefie del D i F M i C o v' a un elogio di Sibe^ in cui trovanfi varie cofe attinenii alla Storia Naturale delle acqiie vicine. Eccovi il tratto di quefto an-tico Poeta Naturalifta ; io avrei creduto , qualunqu'egli malfatto il trafcurarlo () . " Il fiume Karxa , die' ^^tv' ^^y^ potok—plove fve mimof Grad . chiye Otok-nigdarga nel>) gräd. Rika J, dic'egli, la cui corrente pereiine bigna il plcJa J, della Cictä , a un'Ifola , in cui noQ mai cade gra- gnuo- Rika Karka ovay—fpilah Kapgliucch ozgor. Slove po fvaki Kray—chino ftuara mramor . Na gudan pak zlamen—fvakfe tuy navracchia Gdi Jarvo u Kamen-^tay voda obracchiä. Uroyti yofc ricy—ugori padayu , Kogi no oghnlci—betegh ne pridayu. Kifhe tey yofc nad slap—riba slavom slove Par^inom yere Kgliap—zlatnomfe tuy tove. Tuyufii pfi brez ftraha—chino famo rexe Na Turka, i Vlaha—i ugiftgih prexe. Yezero nam blatno—fedmo lito fvih Uran, Ugore tad yatna—mecchie iz febe van. Ra9zi yofc ftonoghi— Kozzice chih zovii> Oi pegliafu mnoglii~i ti pri nas plovil. IVi graJu ovoniu—Zuhataz Knitinafti A ne pol inomu—naydefe pafU . 1 toye podobno—caftfe tay priflogi, OfJi er ofobno—s' Kragliem broy rib ftogi. Che ima fiiiid more—nay plemenitiye OFdi Kraglia dtiore—pafTom fvnka tiye. Pirom^nam fudno—pskava Itiba tay, Ghdici pnrazbludno—na fuhi doyde Krajf' Ayofcchie cndjiigl—rtnor, ofdi Vidifce . Morfchi ^bSvich diiigj—bi Kog' uhitifcc. Morenam pri Kriizih—ima Korotagne Zaloxay od drunih—(nfu, k ne iiwgne. Od tach yofc vaglie—rr.oranamf« Rrane Da nam od KuragHc—u gnih raflu grane. Dalece od mora— frid Kopnafu vode, ^ Nana ehe fu fiuora—i folnatn tiiy rod^« Ohxialnoga foka—sladorizna vide _ Srim^anam otuki—glas po fuitu ide , Vifcega ponofa—Kopna ye yofc ftrana. Mednaboiiam rofa—tuy pada tay Mana, Ofdi Xena tuy fvu—fmiuofe slobodi O irizat miter fufl—ter xive, i hodi , Ofii chih ranioce—prifikrcigim moxyan CliuJi ti xivifce—potle gcdifcch, i dan. I'EX. Difk. Upcbualu id Gfšda DI S r-B E'N reo. 151 gnuola'» Efce quefto fiutne mormorando per ogni lato ^ fpelonche ftilUati, dove producefi il marrao ; c „ ognuno concorre a veddrvi un prodigio dove le di „ lui acque cao^ano in pietra il legno. A ts porta, 0 SibenicQ, quelto fiume Anguille , le carni delle qua-Ii non porgoao malignita alia fsbbre , e prima » ch'ei precipiti dalla fua gran caceratta vi fi trova Ii ,, rinomata Trota, che d'oro fi niitrjfce . Lungo quelle fponda ablrano cani coraggiofi , cli« fremono unij, cainence contro il Turco, e il Morlacco ( di lui fud-), dito j, e fono intenti a morderli . II pahidofo Lago ,, caccia fuori per noftro ufo di fette in fette aiini nu-5, merofi ftuoli d' Anguille . Anche i Gratichi da cento « piedi, che Schills fono chiamati, niiotano luaghi im ,» palmo dinanzi a noi. I Dantici coronati trovanQ piü fquifiti prefib a qucfta Circa che in qualunque aitro luogo. Ed e bea convsniente cofa, che facciano ono,, re al firo ; perche quivi particolariiiente concorrono „ in gran numero i pefci pi£i nobili^ che abbia il ma-„ re, e vi corteggiatio il Re, vagando pei pifcoli d'o-„ gni forte si fattamente, che alcuna volta ü pefce abi. rator dclla fabbia fatto dimeftico vienfene blandamen-„ te airalciutto lido . Ma piu maravigliofa creatura vi j) fi fece vedere , e vi fu prefo un marino uomo info« ciabile. Per noi nodrifce prefib a'fuoi vortici il mare w Kotoragne (a) riguardevo i per la loro mole ; e i di 3» lui fcogli fubacquei fono cos\ ricchi, che vi crefcono ?> i rami del Gorallo. Lontano dal mare,^ in mezzo al- „ le KflfoM a SIbenico Ji faputo dirmi che fpffale di pefce fia fa Hi'Sfhfnt" ^eneralmente il dialetto dl quefto Poemetto noii c inte^o la mmS V*"^' ad alcuno de' colti, che s' ufano adeffij nel- v 3) V le terre, abbiamo acque falfe , dove G crlftallizza i! Sale . . • • Va pel niondo la fatna del lodato fucco dolco , che proviene dali' incifione fotto aH' Ifola di Srim^gani (a); ed e piu gloriofamente dotato il con-tinente 5 perche vi cade la manna di miele-rugiada; „ Qu'vi la donna fempre francamente ardilce tagliare i yy ligament! del proprio feto, e cio non pertanto vive^ e cammina (^J. Qin'vi coloro, che riportarono ferite nel capo, a'quali fii fpaccato il cervello , viffero pot fteriormente un anno, ed iin giorno . " Fra le particolaritK di Sibenico, mentovate in qiiefto curicfo pezzo, mi (embra degno d' oflervazione quel Marino Uomo insogiabile, che vi fu pre-fo . Delle due fpezie di manna indicate dallo Scrittore la prima e certamente quella, che cola dal FralTmo per mezzo de'tagli , che vi fi praticanp nella fiagione op-portuna da'Calabrefi, Pugliefi, Maremmani , e Proven, zali, e che fono andati in diCiifo preflb i Dalmatini; i'altra e prcbabilmente quella farina unitafi colla rugiada, che ft raccoglie annualmente ne'contorni di Graco» via , e di cui fi fa un picciolo commorcio fra qviella CittH, e Varfavia . Noi abbiamo a Cortelii , vicino a Efte nel territorio Padovaro, qualche cofa di fimile ne' mefi d'Agofto, e di Settembre. La maifima parte di quefii cenni di Storia Natural« Sibenzana traffe Pietro Difnico da'verfi Elegia-ci pur inediti di Giovanni Nardino Canonico Zagabrienfe, jilcuni de'quali trovanfi riferiti in un'Opera mf. del T o M c o M a r N a v i c h , e non fono ita* ti (/I) Di quefl' Ifola non 6 pouito trovare chi mi fapefTe dar nuova ( i) Le Donne popolari non abbifognano in Dalmazia di chi le fifla ntl parto. ü con ifcrupolofa fede efpreffi dal parafrafte lUlrico. 11 NaRDIno vi accenna a raccolta deila Manna cotne il DifN'ICOj e la pefca de' Goralli. Manna foU, Sibenlc« tuo falicibuf aßris^' tribuh y neilareafque dapvf, II commercio de Goralli Sebenzani era bene ftabilito in quel fecolo, com2 lo provano quelU verü: Hue quoque florejcit- jpeciojif unda Coral Ii s ditef Indot ^ antipodajqne petunt. Fra le "^tre molte cofe all' enuinerazione de' pregi della fua Patria due coftumanze particolariffime anno* vera quefto Autore , una delle quali fuGTifte tuttora. Eccovi i quatcro verfi, ne' quali fono raccUiufe': ' ' Ste trino dt cat a Deo di*m feßa re fulgent Ctvis in hac fceptrum nohtiis Vrhe tenet . Yllc pr/»s oßenfo ce/el>rat no-va nupta Priapo Conniibium y & focias porrigit tnde manu:. Ii Re di Sibenico creafi pelle fefte del Santo Natale, e dura quindici giorni. lo noci mi fono cola trova-to in tempo, che lo potefTi vedere; quindi fcrivo fola-mente ciö, che me ne fu raccontato. EgU U de' fegni tVAutoritU Sovrana, come quello di tenere preflb di fe le chiavi della Citth durante il tempo del fuo buffone-fco regnare j d'aver hiogo diftinto nella Gattedrale, e d'effer Giudice delle azioni di coloro , che compongo-no la fua Corte efiniera. Non ž piu adeflb un'Gantil-«omo , che faccia la bulToneIca figura di Re, ma un l^alche zappatore. Querto Re )x pevö uoa cafa deftioa-ta a ben alloggiarlo nel breve giro del fuo governo; ^^ per la Gitta coronato di fpiche , velUto di fcarlac-to alia Nazionale, e con feguito di molti'fiioi TJfizia-li- n Governa'tore lo tratta a pranzo, e cos'i il Vefco-yo ; chiunque lo incontra per la« via fe gl'inchina. H ßorgo dl Terra-ferma , e il Borgo di Manna fanno V an- 1^4 DEL C [O. NiT! A tV O anc.U'^jlTi, c'-'^fcuDo li leirü .non puž»:, efltrare fa Citt^ knza. prima, aver, ^pufl^jo .un u^/jo ahMptia.rca Citiatlino . Non ö cre^t^tö fcen'^.f^ttt)' lii prepderd linfor-mazioni in pFopoiit^T di ■ qu^^^^-^^fetjnii-BjTiv.titfl.oiatrinio-nio , ehe fi fono iutWati.i Crt,nonico ^-agabrienfe; fd pei6 d'uopo e^li fapciHV tU' oeftx)'. cii'efa- iu .iVijgotia cosi prudeiite iifanzaii, da ehe viene -caratterizzatq^dal To mc o come diligfiote offpryatore delle patrie cofe. Se avefll potuto. nnvep,ire T. Opera inediu di Giorgio sisgqreo, die j uatu va rif//^ mhNi /»vi-rj?-gaitue dl , ic! icfaj-intorflp al md, ne ayrei pro- babilmente tra»tto molte,inotizk riG^uardantt non nieno i coihimi antichi, ora andati ^a -diiulQ, che- b Storia fifica del Paefe. §.4. Pefca del Lagd \ Jjtcgyafk ^ e pYoduzioni JuUcquee def Porto di SiLinho.' 11 Lage di Scardona e tutto circondato da colline di piacevole pendio , e fufceuibili jdi ouHna coltura: ma quelte pör la maggior parte foDo iLbbanJonate, Co-ine i'Agrlcoltura , cosi h maltrattata la Pefca ia que' liioghi, qLian[unque: non fitHio mal frequönrati da Ton-ni, c peiu minori emigranti . Vi (i bada quafi unica-rncnte al pelce nobile pell'ufo gionialiäro delle tavole di que' Signori , che, abaaiio le dye Ciuk dl Scardona, e di Sibenico. Le Lizze , le Palamule, i Deiitici , € leOrate daiia corona, le Triglie, iCongri, ü molts -altre fpezie d'egual prtgio ii,,pigji,mo, in qii^lk, con metodi Tozzinimi, e poco ecotiöiiucl . Gh SichiUo-ni liinghi un palmo, de'quali fa,,ceano il D H-n i C O, prepr) del Lago Scardo^itaiio^ckil f+rto di Sibenico, .fo.np, verauiente un boGcon ^hio^roj pi^-iJe Angltille r^on ;vi .fiffa: ,pcfca-regcJare , quantunqi^e,jl paliKlofQ. Hume Goducthia debba nodrUne in qua&üv^ , e debbano fliehe il- . tvVy- ■ .'■i--- L Üi . M ' Ta-V.VI^p^iSS M. ^ ŠVTFI^^A. STmS neL Porto I CO. clie trovarfene d^D' opooila pane ne fondi f-ingori del Lago preiTo alia Cur^ di Sc.-irdona. Tuite le fponde di qus!>i Scni interni fotio marmo-ree; ne molie varieth d'impafh vi fi ponno oflerväre. H marnio commune di Dalniizia , ora piCi , ora meno ripieno di corpi fiQuIofi , e di frantumi di Teflag^i vi domina, benefpeflb divi(('c> fempliccmente in iflrari oriz-Zontali incUnaci , e talvclca -fuddivifo anchs vertical-mente . lo 6 fatto dife^nare (Tav. vi) uno de pii> olfervabillv luaghi di qu^l litora^le detto Suppi'aßina , vale a dire Pietra rr^^forata , denominazione' venntagli dal buco B, formatovifj'in vetta alLi nipa ignuda, pel ^uale fi vede fuor fuori. Non v'e forfe lungo le coftc della' Dalmazia , ne fra terra f come non v' e a mia notizia ne' inonti d'Italia che 6 viliEatl, fito piu atto a ftabvlire qualche ipirito prevennto nella fdlfa optnio-ne deir efiltenza de^li impropriamenre dcni lirati ver-ticali calcarep-marini, nella giacitura lor naturale . II pičciola-prömöntorio flendefi-nel ca na le A, che s'in-terna verro' il Lafgo Scardonitano. IDalU parte ^polta fi veggono a nudo le apparenze ingannevoli di filoni G, quafi pefpendicolariFra le dne Icccere DD fem-watiö'i filoni perpgndildčlart'del tutto, ma ben efami-Bändo'fii ričonoffce la linea EEEE , coftituente la pri-"iltiva divifione d^gli ftrati ^ e confermara datla cfilti:-fcnža delle marerie prefc nei marmo. Di si fatre tifiee ^ Hnno rtedriöfclbili veitigj anche piii fopra; e ciö, che '^nifcfU - la diinmrghäniii dell' origine fra effe e le ^'^J'tiuti'; fi e il iro-varei, che le prime föno appena vi-^oili, e rare voire difcontinuanö la folidita delta maf-^ le feconde fono manifefte fenditure , ora piu ora Uitfghe., Anch^ il eanale dr S. Antonio , p.T cut s ece^du^ Porto ^ii Sib/eritcof-^m mare, prefenta un af-petto di ftrati-tl^gno d'olTerv^zione . ImperoctUž' le diV 2 vi. vifioni deila cofta marmorea fono da princlplo iticli-natifTime verfo il promontorio interno de Porto , indi a poco, a poco fi erigono a fegno tale, che fi trasfor-mano in verticali , e fiiialmente carigiando indole all' improvvifo diveii^fono finuGfe coli iftravagantHnma di-rezione . A quelto ftfnomeno maLigevolmetite fi pud trovare fpiegazione conveniente , quando non fi vogiia crederlo dipendence d^il vario moto delle acqne delT antico mare, che i primi componenti degli Itratl cal-carei fuccefüvamenof accozzarono, porcato era di quh, ora di Ih dalie procelle, e dalle correnti. i I lidi marmorei del Porto di Sibenico moftrano in piü d' un luof3;o maniielU fegni di fconvolgimeinto , che poirebbono effere ftati cptileguenze di quakhe violento Tremuoto. Fra quelH deefi annoverare la Grotta di S. Antonio, la di cui volta e formata dalTangolo di due pezzi di monte, che cadendo cozzarono in(ieme ■ ed ^ anche olTervabile la lunga rupe pendente per lo fpazio di quafi un miglio in lenfo oppofto al mare , che ve-defj prelTo alla CittH di Sibenico fu la picciola pcnifo-la delle Fornaci , appi^ del quale s' i rafibdata una terra marina argiilofa^ fterile , azzurrognola, fenza Te-ftacei. Le Frumentarie prefe nella pietra forte fono T unica fpezie ben riconofcibile di corpi marini lapidefat-li, ehe trovafi lapidefatta in quel fito. lo 6 voluto provarnii a pefcare produzioni marine nella maggior profondita del canale di S.Antonio, fer-vendomi d'una barca, e degli attrezzi de'pefcatori Co-rallaj . Traffimo dal foiido qo\\'Ovdigno var) pezzi di quella crofla petrofa , che in piti iuoghi del fondo fub-acqueo fuole formarfi da' frantumi de' Teftacei , dali' arena, e dal fango rapprefo . Ognuno de'pezzi eftraili mi parve un' Ifola popolata di viventi fubacquci . Vi efaminai rapidamenre gli Olotiirj rofTi, 1« Spugne p""^ roffe roffe, arboree, ed altri Zoofiti congeneri, parte c^efcrit. ti, e parte ancora poco conofciuti cUi Naturalirti : ma il tempo, i modi, e la ftagione m' impedirono di fare completi (ludj fu di tanto varj oggetti . Infieme coa efTi trovavanfi fu' medefimi rottaini molti viventi gela-tinoii , ed infecii parafiti , e vermi ignudi , ed Efcare, e Fungiti abitate da loro PoHpi; delle quali cofe tiitte fpero di poter un giorno ragionare pereltefo. Per adef-Ib contentatevi, ch'10 vi defcriva alia megUo una nuova Terebratola, che non 6 finora trovata ne'libri di Gon-chiliogia marina. Il folo Barone di H ups g h ne U dato la figura fomigliantiflfima nella fua Tavoli iv. N" 17. (a) fotro il nome di Conchite/ anormus Eiflia-^o -jnliacenfis peruiam referens, E°li h creduto , e a ra-gione, che T originale della petrificazione da lui trovata ncU'Eifel del Ducato di Juliers non fofle conofciuto. Qiunrunque la Terebratola da me pefcata noh corri-fponda fempre identicamente alle figurate dall'H u ps c h , iopendo a crederla P originale della fua, dopo d'aver of-fervato, che da un individiio ail'altro, fra quelle ch'io poffeggo, vhnno delle difcrepanze di configurazione. La pi^i regolare fi e quella, che vedete rapprefenrata dalla ^'S^ira I. ( Tav. vn. ) Eli' k delle gibbofitk cns\ nel gufcio inferiore come nel coperchio, ed e iubltriata tan-to per lungo quanto pel traverfo . Nel bel mezzo del Si'^glimo, che tiene unite le due valve ineguali, vedefi foro dal quale efce il piede dell'animaluzzo che ^^ffene attaccaioj ed ancorato col mezzo di eflfo a cor- pi decauvgrtes de qutli^uts ttßacti petriff P^^ hG' C. a. baroii de hupsch, »/7I1 ifl c, , f r/irei , & h Cologne pi che pill ^li convengono , nel medellmo modo, die oflfervafi valva inferiore di rutte le Ollraciti , e dü' l^ettiniti (a) non ancor giiinri all'eih di poter vi-vere fenz'appoggi, nelle Conche anatifere, nells Patelle» in parecchie fpezie di Turbinici . Non e da metter in dubbio che il močo progreffiuo della Terebratola Seb^nzana ( s elU ne ) uon dipenda inceracnenta dall' u{o di 'quelto piede . l-i Figura ir ^ molto piu fimiie al Peridiolito-deir H a ps g h. L' interno di que- 110 iV;ioTef^aceo, c anch' egli üngolarniente coünüto , e merita d' eflfer pofto Cotto agli occhi de' Naturali- 111 , che probabilniente non a« no aviito occarion®. d' cfaminarlo . Nel luo Itato naturale io non V 6 trovata CGs'i degno d'offervazionc ^ come mi fembra che fia do-po mortoy e diffeccaco. Vedetelo ndla Figura m. Mi non vi crdefte ch'ei fofla di tanta energia dotato, che poreffe da fe medefimo Ihrfcne co;i\ tcfo ; no j egli a buon; foflegno ; ed e un^elaboratiffuna appendice teftacei fiirciforme , che forge dali'eftremit^ pofteriore del coper-chiov qual e la rapprefentata dalla Figutfa iv. Sarebba alcuni de quali vagano pelL" acqiia., ahri ftannofene attaccaii alie pieirc, ahri final-juenre alTUive» alle. Virfm'di, ai Fuchi , c alle Gon-ferva fi raccomandano . lo vi 6. raccoko una picciola; fpezis di Stella, pentagona, fcabra , corrifpondente all' Afleria aculeata del Linn eo; TOiiifco Affillo ; varj Bucciniti , e Porporiri ; de' Mituli , le valve de quali non fi combaciano;. 1'Oftrica Lima; due varieta di Glii^ tone fiifcicolare , e 1' alrro fenza fäfeicoli,. variegate; piccioH Nautiliti , e.- Serpole Lombricali;. ne mancaro' no. di. cadermi cola fetto gU occhi altre, fpezie comuni a tutti i luoghi del noftro mare ► Alle, rive d: queflo Scoglietto veggonG affai fram* ii^eiiti di 1'egole Homanev ^ d'Ürne, Vi fr difötterraro-no anche moke Ifcrizioni : ma" quelle^ dalla barbari«-de' Frati furono. gettate in "pezzi.,, ^er farne paVimerico-a un- loro iwefchino.- cortile . Veggonvlli tiittora confic-cati in UL5a muragUa refidui d'una Ifcrizione in bron-20 , da cni conie potere ben credere- furono tratie iettere., E' probabile. che q.uelto Scoglio- fojfc. ;un .Sep^'* crc- DI S r B E N I G O." creto , fecondo 1'ufo Jodevole degli Antichi piii ragio-nevoli di noi , che lontAiio dalT abiuto porravano il fracidume de' cadaveri, onde i mortL almeno ceffaflero di nuocerc ai vivi. §. 8. Tyei! Ifo/a dl Morter, Tre miglia lontano dallo Scoglietto di S. Stefano giace r Ifola di Morter, cui gli Scrittori Sibenzani del Xvr f'ecoio credettero eflfere A Qolentum di Plinio, appoggiati alia prova della fua diftanza dalle foci del Tizio. lo h voluto vifitare 11 luogo, dove anticamentc per certo qiialche ftabilimento Greco, o Romano: ma pochi vefligj di riguardevole paefe vi fufTiftono. II folo indizio d'antica abitazione fono le Tegole antiche, e i rottami di vafi ^ e qualche pietra lavorara , fra le quali oflervaio beHiffimt pezzi di cornicionc, che apparten-nero a qualche grandiota e ben architettata fabbiica . Si trovano non di raro Monete , e Ifcrizioni in que' con-torni : ma _ 1'indole fofpettofa degli abitanci dell'lfola rende difficilifilmo il prcfittarne . lo avrei voluto vede-re qualche Lapida difotterratavi, che nomiiiaff^ la Git-ji di CoJenium . Mi fu detto fopra luogo , che fu la fommita. del Colle cranvi non U molto de' refidui di ^^ura, e che fiirono disfatti per fabbricarne la Chiefa ^^iU Madonna delta di Gradma. Q_ualunque nome ab-portato anticamente quel Paefe, egli e certo, che in bella, e deliziofa fituazionc non poteva effer poflo. ^^ collina s'erge con pendio non difficile , e domina braccio di 'mare tiitto ingombro d' liolette , e di ^''oinontorj, ft^ndendo la fua profpetliva per di fopra parte de' colli del Gontado di Zara, Tino alle dl Te-r"" ' ^ fcoglietti (elvod di ViniK-Stafi, I e di Mali-VjniK, aggiungono beliezza a che probabilniente ap-partengono al genere degli Ortocerati ; in aicuni luo-ghi e trafbrato dalle Foladi , e quelle vi crefcono ad una grandezza chc nii forprefe ; alcuna di effe eccede in lunghezza i quattro polJici Parigini. I proprietary de' fondi delfllola di Morrer fono a cattivo partito. I coloni ron fi credono in obbligo di dar lore fe non Ja qiiinta parte del vino che raccolgono, e nience di tutto ii rcfto . Qiiindi ne awiene , che la vite fia pochiffimo coliivata da que' malizioG Villani , e ad elTa fia preferito I'ulivo, quantunque foggetto a maggiori difgrazie ; o che fia lafcjato ii terreno alls greggie . L' indifciplinatezza de' coloni avvalorata da fa tali coinbinazioni mette i proprietär) de' terreni a pericolo delLi vita per poco che vogliano fcuoterfi, e far valere la menoma parte de' loro diritti . L'Ägri-coltura rifente anch' effa gli effetti di quefta coftiru-zione viziofa , che a avuto origine ne" ceinpi calatm- tofi tofi de COnta«) . « clelie irm^inni di genti barbare, e die (arebbe defitlerabile ricevtrfle un fiftema nngUore in olte Poefie , che ufava di cantare accomp^gnandofi colU Qn2la. Nietite 6 poiuto truvare di fcncto de' co-flui verfi , Villa di Vodizze , che poco plfi d'iin miglio ž loQtana da Tnbouhug , \ rracto il nome dalla grandc abboiidanza tV acqua che vi fi trova, poich^ Voda , m tutti i Dialetti Slavonic! fignifica acqua . Non fi pu^ dire perö che Vodizzc abboudi di fotitane; vi c un Hume {btterraneo plu picciolo , e nieno fprofondato di qiiello de' pozzi di Modana , tna dclla fteffa natura. Egli fcorre fra Itrato , e ürato de' marmi Jitorali , e ne' tempi delle alte niaree non fomminitlra molto fa-na bevanda . In qualunque Inogo fi vogha fcavare ua pozzo , feoza grande fpefa vi fi trova alia tnedefmia profondiili 1'acqua defiderata. L'afpetto del popolo ra-dunato iielia Chiefa, non mi parve annunziare ricchez-za. II fuolo per& di Vodlzze» per quanto ne potei vc-dere all' intorno delle iibitazioni , nou ^ indocile ; e '1 pendio del lido vi c dolce , fi va alzando fe non qiianto fa d'uopo per mettere le terre al coperto dagl' iofulti de' flutti. Parecchie Kble, e fcoglietti ben col-tivati fanno a quefto Villaggio una delizjofilTima prof-pettiva, Uno de'di lui confiderabili prodotti, come an-chc d i Tribouhug fono le Marafclie pell' ufo delle fab' briche de' Rofolj di Zara, e di Sibsnico. Parvich, Zlarin, e Zuri fono le piu popolate, e ri-guardevoli Ifole dclla giurifdizione Sibenzana , e quelle che ilnnno al mare iin gran numero di Pefcato-ri , come al terreno infaticabili braccia coltivatrici d' eccellenti uve , e d' ottime ulive . Quaranta reti'da tratta efcono un anno per 1' altro dai porti di queft' Ifole 5 e colla preda abbondante rendono la vita meno fpiacevole a un gran numero di famiglie , Gosi piacef-fe al Cielo, che veuiflero a far capo nel Pofio di Ve-nezia gl'incettatori delle Sardelle, de' Gavoni, degli Sgomberi , e de' Cefali mefil in fale J Noi potremmo cfcludere una gran parte di quel puzzolente , e infalU' bra pcfce , ciii dal principio di quefto fecolo in fem-pre maggior copia ci portano gli Olaadefi , e che av- ve- DI SiBENICO. veletia le povere menfe de noftri contadinl . lo • nii fermai fu d'una di quefte Ifole per molti giorni; e la fperanza di poter giovare alla mia Nazione ini vi oc-cup6 di qiieil'oggetto alTai piü, che delle curiofitaNatu-'^ali, onde il vicino mare piioi' efiere fecondo. lo non vi tratterrö fu qiiefto propofiio ^ i di cui detragli fono piti fatti per interefTare le ville Economico-politiche del Governo, che de Dotti foreftieri. Tiitte e tre quefte Ifole furono abitate dagli antichi Romani; e in ciafcuna di efie trovaronfi monumenti di quella Nazione inondairice di tutto il mondo allora co-gnito. A Zlarin fu difotterrato nel xvi (ecolo il maralo fepolcrale d'una Donna chiamata Panfiaoa e che "^i portava il litolo di Regina . 1 Doiti d'allora, che tiumerofi erano nella vicina Citth , cercarono inutilmen-te da qiial paefe potefs' eflere venuca a Zafciar Tofla in queir Ifola una lal Signora; e non trovandone ve-ftigio nelle Storie, con molta probability congetturaro-»10, che fi trattafle di qualche Regina Barbara, relegata-VI dopo d' aver fervito d' ornamento al trionfo del fuo vIncitore. lo non 6 potuto ridiiTotterrare quefta Ifcrizio-> ne trovarne traccia veruna oltre a quelle, che ne diedero le memorie mf, di que' tempi. Parvich, c di picciolo circuito, ma d'altrettanto pre-gevole fertility - Tutti i prodotti vi riefcono perfecta-^6nte ; dico i prodotti , de' quali quel terreno poco P'^ofondo b fufcettibile; vale a dire il vino, l'oglio, i "^ori , e le frutta . L'afpetto di qiieft'Ifoietta e deli-^jofo anche di lonrano , dove quelle deU'altre vicine •^'fgüfta Tocchio colla roollra di troppo alti colli , e J^^'^ppo faffofi , ed ignudi . Il nome di Parvich le fern. ^snuto dall'e(Tere la prima che s'incontra ufcendo ,, ^örto di Sibenico ; la voce Illirica Parvi eqiuvale noftra j^rim. Y V Ifo- L'Ifola di Zuri e mentovata da Plini o, col no-nie di SuYiutn^ dove fembra ehe Parvichj e Zlarin con altre moke miaori oltre al iiumero di cinquanta , fia-no da lui chiamate collettivamente Ceiaduße , manife-ftamente Invertendo la voce Greca che vale wa/-jomnti y O rotnorofa . II tefto di Plinio, fe fi voglia fegiiire la comune lezione , racchiude uno sba-glio madornale di Corografia. Per rettificarlo bafta pe-r6 canibiare leggiermente 1'interpnnzione ^ e leggere co* SI : Ne( paucioref Trucones (infu/^i) LflarmCie . Ce/ac^uf' contra Surjum. Buhus y & coiprts laudato, Brattiii{(i), Di fatti Zuri e la piu efpofta al mare di tutte ; e k dirinipetto, fra fe e il Gontinente, Kaufvan , Capri, Smolan , il di cui nome puf) indicare 1' antico ufo di farvi della refina; Tihat defolata da paftori; Seftre, Ifo-lette note per un eccellente cava di pietra forte biaa-ca , il d i cui ufo farebbe molto men difpendiofo , e moko piu durevole, che quelle delie pietre Vjcentine; le coltivate e popolofe di Parvich, e Zlarin, con altre inolte igDobili . 11 veftito delle femmine abitatrici di (]uefte GeladuiTe , e differente da quello delle Ifolane Truconidi , o del Canal di Zara. Piii affai, che dai refidui di Komane abitazioni, i qua-li tuttora vi fi riconofcono, e nobiUtata I'lfola di Zuri dalla Pefca de' Coralli, che non riefce mai fterile del tiitto nelle acque ad elTa vicioe, e che trent'anni fono diede ricchezza immenfa di quefto preziofo getiere per una ^ecca oltremodo feconda, che vi fu fcoperta di nuo-vo. TJn Ainatore della Storia Naturale iftruito dall* efempio del voftro celeberrimo Conte Marsigli, di quan- ta) Plin, T^-rf. Uh^ 111, e uit. quante belle prede , e curiofe fcoperte fi poffano fare pefcando nella profondita opportuna alia moltiplicazio-ne dc' Coralli , dovea defiderarfi di poter vivere quäl« che mefe fu d' una barca Corallaj.i . Quanti Teftacei tiittora iocogniti non ifcapperebbero fuori, e qiianti originali di que' pstrefatti , che crediamo effere fpezie fmarrite od eltinte, noo ci verrebbsro alle mani? lo 6 conccpito vivamente quefto defiderio : ma le clrcoftan-e le rifleffioni non mi permifero di fodiJisfarlo. In vecc di lafciarmi condurre dal mio genio , credetti mi-glior partlto il cercare alle gengive del Continente ua campo d'oflervazioni piu eftefo in lungliezza, e fufcet-tibile di dettagli piu varj. La Pefca de' Coralli e praticata nel nodro mare da fudditi del Re di Napoli , chs itantio al fervigio del Conduttore di quefto diritto . I noftri Ifolani quantun-que di fovenre s' impieghino fu le barche Gorallaje non ^inno pero ancora potuto imparare quell'arte meravigliofa di eftrarli dalle piu angulle e internate cavcrne fubac-quee. Eppure quell'arte farebbe degna d'incoraggimen. to, e di propagazione. 11 genere de'Coralli e ricchiiTi-riio anche fe fi Ipacci in natura; e quindi tanto piia ž ^^ fttipire che T arte di pefcarli non fia bene intefa dai f^almacini, quanto piu e antico il commercio de'Go-falli Sebenzani. 10. De Laghi dl ZahlaJEL PRIMO VOLU M'^'E^ " 'Ji! . - :t I ■ J DelleOsservazioni fatte nelCon- tado di zara.^' " '^i'ag. i 1. De//' Ifo/e d' Vik y e Se/ve, 3 2. Df//' Jjo/a di Zapmte/lo, 6 3. lye//'' Ijo/a (/' Ug/ian, j 4. Imfaßi marmore/, chc /a compongono, (f ne//a Clttk dl Zara, _ jj 6. Pol/edra Ermafrcdito* ' ' x") 7. T>cl livello dd tmre, ' iS 8. De//a dna, e Campagna di Nt na, ip p. De//a Campagna dt ZaraT'-' - 1. ■ 10. Acquedono di Trajana. 11. Btograd-, o A/ha nnarihm*, ■ 24 12. Cafiei/o de/la Vrana, ' 13. De/ Lago de/la Vrana , fuo Emlffario e Pe-fcag/o»e. - 2 8 14. Petrificazhni di Ccragne y BemovaZy e Ped-■1 /nk. . ' ' 15. Rovine d'' AJferia ^ ora detta Podgraje\ JJ 16. De//a Manm di Coslovaz . • i. 17-. D' Oßrovi<>za'' , ..gn:. t;. lIL ■. ivi, ' §. iS. De/ r/vo Brilfi-Yjchiza\^ di'- 'jijoyfo/akk^f. 40 de' costumrde'.morlag'thp/ ji. Origins de^iJSlor/aechi„ j-- Lii ^ -4-4 (J. 3. Etimologia di qae^ßo nompK^ ^ 3. Origine diverfa dc Mor/acchi dagli ahitati^^ dd /itora/e^ de/i' Jfi?/e ^ e anchc fra /oro ^ r r 17p Hegli Hat duct i 1 " 52 5. Vntü mora.i^ e dome fliehe del Mot/acchi, S 4. 6. Amrctzte^ e Immicizie. ^ -$. 7^ Talenti ^ ed Arti-, , > . .. 6l V 8. Supevdtzioni, ^^ • 9. €oßume.. . 67 ^ xo. Veflt donncfche. , <$8 11. Sponfa/i y gravidanze y p art 11. i . 71 12. Cihi. ' " ^ ' ^ 82 Utenfiiij e capanne i vefliti^ ed artrJ. 84 ' 14. Muße a. y e Foeßa» danz.e e giuQchi,. 8S §. 15. Medicina^ p3 ^ §. T. 6. Puneralt * , . 0 \i). r, 5)4 Canzone dolente della Nobile Sposad'AsanAGA'. P7 Del Corso del Fiume Kerka, h. Tmus degliAntighi. 107 5, 1. Belle vere jorgenti del fume Kerka . ' ivi. 2. De Colli V^lcaniti ^ che fi trovano fra la ca-fcata dt Topolye, e Knin . 110 3. D/ Knin , e de Monti Cavallo , e Verhnik, 11 2 4. Delle acque, che conflutjcono nella Kerka, e ^ del cor jo di qiießo Fiume ^ fmo al Mona/leyo di S. Arcangelo . • ■ 1 ^ ^ ^ 5. Delle liovine di Burnum . 118 5. Ccr/ö del fiume fmo alia, cadnta di Rojchir-lap, 120 7. Corfo della, Keria ßno alia cajcata di Scar-dona, 124 V 8. Delia Citta di Scar dona , e d^ alcuni trat t i d' antichi Scrittori , attinenti alla Minerah-gia della Daimazia , 127 9* Vod popolari in fatto di Mineralogia Dal-^itina^ 12 5» Del Del Comt'ado di Sibenico o Seb^ni- 41 - CO, , -f . 135 i. Dc^ Terr j torto ^ e delUChta d'l SihenicQ^ 134 ' 2. lic Letterati , rfrAj nacqucro , tf ßoyirono net XVI Jeco/o a Stlcnicoj e de Pittori,. J- lyj 3, Porto de Sihenlco, e Lago Scardonitant. Co-ßumanzt ant i che. \\ 1 .0 [ . 148 §, 4. Pejca del lAgo , Litegrafa , Pr^duziom juh-acquee del Porto di Sthentco , . , " 1J4 y. Villa y e Vallone di Shfelht v- .^ .r i .; 155» 'S Offervnzieni ftt/l' Andrefacc* -i. I<5a 7. Scogtietto di S. Stefano. 8. Deir Ifola di Mor ter............ : 16'y ' p. l)i Trihouhug^ Vodizze ^ Parvich y ZUrinn ^ e Zuri, A 167 " §. loJ De Laghi di ZaldacKe ^ e di Morigne iji J. II. Di Simoshi-t e ßeg&fnizs» 174 Fine del Prim 0 Volume.