L' ABATE FORTIS AL S I G N O ^ GIOVANNI LOVRICH, Monhunt , multumque monendum Trivatas uf quaerat opet & Tangere viftt Scripta . Hor. Fl. Ep. Lib. I. id Florum. mU . UV" iu ■ '■'fiM» 'V (r;- - t if ^ ^ r^ rv-i fT rr »^T f tf*^ A tfT * ' ' * M i. , ^ . t '' • '' . „ .. -s I« OLJ-ti.jll»' --■• !) 'lilo- •"> •. •• -•. I «tT» r-.^^.i ' '•■--i' - f *• ..V.' 03tr" • • . t'sW vr-®' w f f^WttAT- ^vfc tiif.Tr^^"'!' -> = -r'-^H.' -- ■ ■■■.J «n-. ' . • K •• ♦ • -J • i. : • ] t „ T T' ..ti O . .. oi . r. -llf'; V .. Kit ■-.!}. -r,•.)•,,! '.r- b . ♦ I A . T-V:'' tV^ . • v.r- . - . Ü . i-r..-'-:? t ; i • n . .. >.....' ^ . ••iV.^aVoV. ijf/l oi.">i;-'-1' .r». '/it f vUU '> rh' i«ii\J '<1 •• ^ * OJ. -- ..r« r. -i (i b:M i C i:' . - .-»-K -v ^'irA'.. "v ■ ■ ■ ' ■ ' - -mi ni lllmo Sigmr Signor Frone, Cohm, EH'ozio d'un ritiro oltramarino , per cJivertire unAmico,ö riletto con nuovo lentimento di compiacenza la LeiUm ^poiogetica , di cui V. S. Illifta , gra^iofamente accogtiffrido la mia rifpcccola richie-Üa , mi a favorito dodeci copie , undeci delle quaÜ ioilecjcainente Ö diftribuito agli^Amatori. Ancorchc quali tutci gli Amici miei credano ch' io non debba altrimcnti rilpondere alle lue produzio-ni che col lileiizio, e col ienfb intimo di gratitudine pelPonore ch'efle faniio al mio viaggio iii Dalmazia, io peiido a credere con quefto, in compagnia ctcl tjiialc mi ritrovo prelencemeiice , che Tarebbe mancare a itn dovere verfo di , che cosi gencilmente mi tratta , il non co-niiinicurle alcune poche rifleffioni che ci fi affacciarono alia mente in rilt^endo affiems il pregevole opufcolo. Noi fiamo qiu con pochifTimi libri^vecchi ai quali conlro il noflro folito abbiamo prefcrito per una biiona meza' ora il di Lei Icritco recente , cui ci dismmo ad allapo-rare dope una non breve Jetcura d'Orazio. Moiti tratti della Lectcra Apologetica ci ri-chiarnarono al biion Venufitio , com' Ella vedra , e ipeflb parlavacno con V. S. in verfi latini per modo che il noftro cuoco che ci fentiva fiatmrs putaret----fabeilam Jurd» (a) . Non fo che cofa EJla penfera di noi , che adeflb per rnoflrarle la noiira ftirna ^ — Loca jam redtata reuoi-vitnus. (b) _ 16 dejgio incominciare dal hngraziarla perche indifierencemente col mio •viaggio di Dalmazia, e col giudizio dato nelT Etemeridi Romane delle di Lei Offervazioni prera-dendoIbJa , attribuifce a me generoCamente cio che quel docto GiornalKta a creduto di «over far iapere al PubblicO; volefle il Cielo ch' io fofTi ili la parola di V. S. creduco aiitore di que' fogli Periodici ! La bonta, e iL compacimento ch'-JElh a per me eli^gs ch lO ie corrifponda facendo caiifa coniune ; c un catcivo uomo — ^micum *- jDui non defendit alio cttlpanis. (c) Dunqiie per venire alle corte, io mi daro 1'one re di richiamarla fu cutti, niiino cccectuato , i punti della fua Apologetlca che rif^uardano gli errori del mio viaggio ; indi paflero alle ingiuflizie ^ ch' Ella riiuprovera all' Efemeridifla Romano. V. S, llIiTia mi fgrida percbb 5 aviito il coraggto di proporre una rectiflcazione del teflo di Cefare , che aiettc Salona in edito coile ; e m'infegna che quel tefto fta bene COS!, perche fra le rsvins di^ Salona trovafi un alto colU ■ Io non 1' ö veduto efatninan-do le macerie di quella Citta, qua maris ^driaci longas ferit unda Sahnas. Non fo che altri ne abbia fatto cenno : ma di quefto i Signori Academici di Spalatro, concro dt;' quali V. S. fi miiove nel progreffb della fua apologetics , potranno asevolmente chiarirci, Se da e(Ti la Repubblica Letteraria venilTe folenneniente afllcuraca che que-fto colle non elifte, io pregherei il mio venerato Signor Lovjuch a permettermi di corieggere almeno it mio efemplare di Cefare . Qiianto fcdelmence e a propoHto h mai citato da Lei f raff- ^ fratto verj-«1co dov io dico , che non 'v' e ßrarvaganza che non ß giunga a dire da cbi vml J^ßc » * neme (a) Hor, FL Fp. I. Lib. IL (b) Uit. (c) Sem. Lil. T. Sat, IJI. nerrte una frima ! avendo prefente quefla vcrita niuno troverb flratio che la LeiiSf" ^poicgiitica coutenga delle core.nuovaincnte peiiiate , c connelte. A ogni modo pero im leggitore che uiiille di far confroiiti fi maravisliercbbs che V, S, abbia creduto di iiccidermi colle mie armi, e prevare ehe ragionevole dee dirli la popolarc voce delle ce?>to Cnta e Caßslla del contado di Cetciria , perche io 6 Icritfo che forj'e xi" tile ?ie contorni df Hign qualche dtta antica, di cui anche it nome e le ro' vine fonofi perdute . Dal qualche al caito v' e un gran lake y come ve n a uno anche dal dubitare aU'aflcrire ; io 6 cosi tnile sambe che ncn ardiico di far i'aki - IV. Io non aflerifco niai fe noii f^tti. Di qiiefta clafie e quella varieta de' nomi deU' Ifola d'Olbo, ch' io 6 regiflrata nel mio Opulcolo/« r ljo!a di Chsrjo ed Ofcro gia lei anni (ono pubblicato j ()ue' varj nomi trovaiiii ne' dociiruenct antichi . Ma non fi trova in quel mio Icritto ciö ch' Ella mi actribuifce , ciob che la voce Ozero fia una corruzione di Jezero . Se V. S. veleva indovinarmi , avrebbe appunto detto il contrario ; ma il tatto fta ch' io non o iciitto nt quefto ne quelb masifiralmcnts. V. Aiidando innan:^i,V. S. fembra d' uvci intiVj piaierc ad attribuirnji cofe che non o mai penfato ne Icritto. Di tal tatca fe 1'cfattezza iHorica, ch'Ella generalmente par-lando dice, ch' io o arcordata alle fodie dc' Morlacchi , memre io fö accordata Ibl-tanto al Canto di Milos Cobiiich, c di Vuko Brancovich, dopo d'averne fatto gii opportun! confront! . Al vedere conie V. S. alterava il mio detto , e ue faceva m^ii u(b elclamammo: Dintit, esdificat, mu tat quadrat a rctundis . ( ) vi Ma ([uando profeguendo a Iteggere trovammo che Ja fua prontezza giovanüe mi accufa d' aver infcgnato nel detto libro 1'li Cherfb ed Olero , che v' era colii una ftratificazione d' Oflii foffili , ci parve ch' Ella abulaffe della permifTione di criticare a tiritto e a rovefcio . La calunnia letteraria e tanto indegna d un iiomo bennaco nuaii-to la calunnia civile . Io non 6 detto la bugia ch' Ella mi attribuifce, e mi duole che V. S. mi metta in necciTita d'indicarle il S. XIV. di quel mio fcritto, iii ciii parlando delle Ofla fofJlli dico ie fegiienti pretile parole : „ Non ritrovanimo , cotne ci aveano 3, fatto fperare, ftrattj d'ofla cosi Imiiurati che 1'Ifola da capo a fondo pofTa iliinar-„ fene fabbricata ; ma ci6 nonnoftante la quantita che ne inconcrammo e d^na di dej, fiar mcraviglia, e dl^enfare di moko . " Nella Carta delT Ifola ch' io 6 premeflb a quell' Opulcolo fbno indicati i varj luoghi , ne' quaJi Ofla fofllli fi ritrovano , cofa ch io non avrei tatto l'c -re ne foflero ftrati continui . Voflignoria abbia l oneflb di rif-contrare que luoghi indicati ; e re no» «ova Offa fomu .«i nconvenga allora , che avia ragione di farJo . Ma Ella non čreda indifferente col^ 1' avanzare un' acciifa ca-lunniofa contro un nomo che dice al 1'ubblico d' aver vcduto rit) che h vediito , e non pili. V I I. Si diverta piuttofto a cercar di prevare, che v'ebbe in fat ti um Ctii^ cb'otnat^ dalla ma^gior parte degii antichi Geografi Ceitina ; mentre io (bÜengo che non v 'ebbe j e che neßun anticoGeografo la nomina. Equando la li fara divertita abbaflanza , riduca la queflione alia fua naturale femplicita , che non a bilogno di parole . O v' ebbe o non v' ebbe quefla Cittb per nomeCettina . Se v'ebbe^e V. S. lo pu6 provarc coll'au-torita di Scrittori , documenti, o Lapide contemporanee, io avrö il ^rto; le non v'^ Scrittore, Carta , o lapida che ne parli avra il torto Voflignoria . Tiluriunt, e Ncfl>*^ faranno forfe , com' Ella dice , finonimi di Cettina : nu ia queftione fla prccilamentc nel nome di Cettina , c non ne' linonimi . Che ferve andar facendo ciarle inconclu-denri, e piierili ? VIII. QligRo cambiare il piinto della queftione "e male , ma fc peggio poi il cangiare ed »Itenare ie altrvü jparplc. Vofljgnom mi sccufa di contradizione perclie avendo J'efip^etir-iä d'un Ac^uedotto che port.ifle acqiia Hal fiiimeTi^io a Zara, io o poi ci'ctto d'aver veduw ne' contorni di Scardona, e di Znra veftigj d'ignobili acquedotti . Si certo ; e un fatto , che de' veftigj d' Acquedocti fi veggono preflo alle dne Cittli : am fe lin altro fatto, che no» fc ne vegeono per iorle trcnta migUa di quel tratto di pnc-ie che doveva c0ere attrarerfato dal pretefo fnagnilico Acqucdocto liitigo cinquanta. miglia, di cai ibnxa fondamento parlarono prima, d'ogni akro i[ Lucio, il Gliubaraz , c iiltimamente VofTignoria , che non a vilitato quelle contrade. Anche qui la colia fi puo ridurre a 1 cmplicifluni termini. O v'e o non v'c documento iicuro, e veftigj caratte-riRici di si gran fabbrici ; le v' e documento, le vi forio ve/tigj nobiii , e caratceriÜici di elTa , VofTignoria li i-iferifca , fe no, lalci da parte quefto pijnto , e non brutti la carta imitilaieate • cento fogli fporchi non equivalgono a iin documejico . Sembra die con ufi po piu di pofatezza Ella avrebbe potiirro guardarfi i^agL sbagli, e dalle ineiatte citazioni preccdenti ; minor fatica poi le iarebbe coftato il iaper una verith che rilguarda il N. r. del Giornaie d' Ita ia , in cui e fatto menzione delle Bajamo^ti. _ ^ _ ., ogni altro fuorche da Lei e rifpettato, amato,e ftimato, che a una gran dole di vero merito , che fcrive con atirea elejanza unica ad lina tmjolare , che fa , ed ama ronore della Nazione Dalmatina, non n' e Tautore. EJU abbia la bonta di rico-nofcervi il mio flile , e la mia fornma moderaxionc . Facendo un confronto fra i modi ufati in quel foglio , e quelli che Vofifignoria fi e permcTi , e che non fi losliono ufa-re da chi . —— Stadct urhanw:, tenditque di{cri!is baheri , Ella vi trovera una riflefTibile difterenza . Ma quefto non iniporta . Le combinazioni mie, fortunate al di In di qaanto io fappia di meritarCj portano cb' io mi trovi fre-quentemente noininato, con onore negli Atti di varie iiluilrt Acadcmie , e netle Opere immortali dj rnolti celebri .Scrittori Italian! , e ftrani^ri ; mi iecnbra qiiindi conle-guentiiTima cofa 1'ellerlo con dil'prezzo, e con interpolazions da qualcbe altra clalTe di perfone . Se qualche rifleffione ragionevole che tro/afi in quell' articolo a irritato la di Lei ienfibilita , non b certo mia colpa. fo lb di non aver detto cofa che abbia la me-noma apparenza di ofUIica in pnrlando d' un Hbro che a rnrte le appar^-n^e dVilVrn det-tato da- xin animo inlidiolb , ed ofliäe . Ella entra a difenderfi coHtro quell'articolo ; io non difendero T articolo contro di Lei, che non ve n'b bifogno. Che gli Equenfi abbiano arsinato , o no il fiutne Cetti-na e un fatto difficile da deccrminare , e determinate chc tbilc iion interefla punto il ben eflerc della fua Nazione ^ alia quale importerebbe forfe piu il fapere fe fia o non 11a arginabile a' giorni noftri , com' io credo , e crede il mio dotto Amicu T. C. I^or. gaa, di cui V. S. a profenato il nome, e poco' rifpettato i faggi configli'. Delle nocizie ch' Ella dice d' aver avuto la de icatez^a di communicare al Si^nor Bajamonti per befFarH di lui, e di me che non avea i'onor di conoicerla, io I'alTicuro che non ö fatto ulb veruno. Che le Morlaccbe abbiano lunjhiflTime , e fchilbfe mam-mella io To detto, perclie To veduto , e perche molta geute onefta , e incapace di burlarfi di chicchefia io 'a confermnto; poffo aggiun^ere che le Croate , le Valacche, e le Zingare del Banato anno il difetto medefimo - Ma VolTignoria purche poßa guftare del piacere di contradirini nega anche i fatti, — J »ß't quod jpkndida hilts . {* ) X. 11 medefimo fpirito d' acerbita dee per certo averla ofFufcata quando ne[!a fna Let' tera ^pelogctica Ella li compiace { pag. i^. } di negar folennemente un fatto rifguar-clante il fiume fotterraneo deile caverne di Cetcina . Vofifignoria trova , che il dire cK' elfo (*} Seym, lib. II. Sat. II. eflb em gia! ßato fctfeHo dali" AbateFarüs, c un affcrzione ftlfa di pfanta . La fcoper-ta e püca cofa, c le V, S. ne aveile moftrato la nienoma vogtia ig gljeJ' averei vo-lontieri cediita : ma il dar tnentite a. torto e un tratto iimrbano . Ella fi degni di leggere la pagina 70, e 71 del II. Volume del mio viaggiOj e croverä parlato del fiuoie ^btterraneo afläi detcasliataniente . X I. Creda che mi duole davvero il doverle cos's TpeffG provare ch' Elia 'a, per fover-chia fretta di Icrivere, avatizato delle fallita . Eccone un' altra . ac- cufa dl projanare pubblicainanFe il nome d'una Perfona Ecclefiaftica attribuetidole l'O-pera lua ; ed aggiunge , anzi promette che la pcriona medelima mi fece rimarcar molti (i-ron dsl moyia^gio in DalmaKia . II nome di codefta Perfona rifpettabile e lorle da gente nemica profanato; non fi puö negarlo; io ö aviito replicate letcere,della Dalma-zia che attribuivano all' ajuto di efla la men cattiva parte del di Lei icritto , ne di queila opisiione io ö colpa veruna ^ ne 6 bens\ difpiacere. Per quello poi risuarda alle correzioni fatte dal rifpettabile Prelate al mio 'via^gio , ö Tonore di dirle, che per mia mala, iorce non fui piü a Trau dopo d'averlo ftainpaco, n'e fui lavorito dal Prtlaco di veruna Lcttera rettificativa , della quale avrei profittato ben volotitieri . Ved Ella, yenerato mio Signor 1 ov!lxch , hKbsnn penlkre prima di dire le coib al come ptovar-ICj perche cbi ta altrimenti e quel nero d' Urazio Oui capiat rijus hotnirtnf» j famnynqns dkach . (a) XII. Alia cenfura generale del difordine delle materic del mio vi.iggioyio non rHponderč> che coir eleinpio rifpettato da tutti del Kempfero , dello ScliÄicliiero , del Tournefort, del Brydone, e di tanti altri uomini di merito , che addottarono il medelimo metodo nelle medelime circollanze. Alle obbliganti minaccie ch' Ella ajgiuiige di riievare an-che ie mie inelatcezze tatte , e d'illufirare per bene la Ilia Patria„ io rilpoado ringra-ziandob, e pregandole ialute , e coßansa nelT iinprefa onorevole . J hone qub uirtas tm ie vocat : i pede fauflo f Grandia laturus mmtorum prtsmia. — (b) XIII. Eccole urbanamente moflrs to i difecti delle critiche oppofizioni di VofTignona dirpt-te efpreflamente a me. Ora paflero a dirle qualchc cola per conto del Signor Efemeri-difla di Roma, il quale a troppo che fare per — Mugis addere pondus (c). Im fembra ch' Ella dovefle provargli quattro cole I. che v' ebbe una Gitta chia-mata Ccttina,.e conpfciuta dalla maggior parte degli amichi Geografi . H. Che i tiu-nii peli ordinario m Daljnazia prcndono il nome dal liiogo d'onde traggono le origini . III. Che gli antichi Geosran abbianu tunoieiuto un fiame, e una Gitta col nome di fJaßos . IV. Ch' Ella avea dato buone prove Helle fue prudenti airerzioni. — Trovo che VoiTTgnori^gli ä provato poco felioÄiiente la prima del che le 6 detto abbaftatiza piu addietro del §. VII. Per la feconda ftiamo ancora pesgio; perche V. S. argomenta del po(libiIe, e dovea portar una ferie di fatti reali . Alla terza Ella credette di Ibddil-fare čitanko Carlo Stefano, che noti e im Geografo antico. Delta quarta iwn e d' uo-po parlare dope cutto quefto . — Jlnfora ccepit Inßim : currents rota cur urceat exit r (d) XIV. L' Efemeridifla di Roma dicetjdo che i fiumi damo fpefo il nome alls Citta potev« addurle gli efempj di Narni, di T^rni, di Pefaro, di Cruftumio , d' IftropoÜ , d'Ac-ruapendente , ec., ec. ; e VoflT^noria allora avrebbe creduto alla di Jui parola pe' icfto . Nel modo medelimo EgU avrebbe preftato fede a Lei fe la fi foflc degnata di jRomi- (a) Sermon. Lib. I. Sat. IV. (b) Ep. Lih, II. aJ Jul. Fl. ic) Ep, Lib. I. ad Moec. IL (dj Pect. nominargli uni fefiantina di quelle centoCittb, e Caflella del cOntado di Cettina, deli' cliHenza delle quali il biiono, e ctotto galantuomo ebbe dubbio, perche non ne trov6 indizio he' Geografi , v,c nclle Carte antiche del Lucio, che puf amava di Jpargsre Citta pella Daimazia . La voce del popolo ftupido non e poi da confonderfi coiU vencrabile tradiaiüiie di cui 6 parlaco io in qualche luogo . x v. Allorch' Egli colpito dal di Lei ftuporc peila faHeditie dell'acqua di Pemchia , difle fcherzando che direblx il ^ignoY Lovrich /f rtpinjajfe alta jalfedme ddl' immenjäm?nte-copioja acqiia det tnare? iion le difle gi^ un'itigiuria. Bilbgnava rendergli concodel perche Ella ftupiva che tania copia d' acqua fcffe fatala; ed Ella non lo i fatco , Ora lo faccia ; e poi vada a chiedergli ragione oella faKedine del mare, ch' Egli ceicher^i di iervirla al a meglic, e non le dira certamcnte come i buoni Autori da Lei accentiati » che la provenga dat fiumi originariarnente, ^ Noi non abbia'mo Jihri /jaA., le 6 detco lin da principio : ma cj ricprdjahftb chc Tacito riel XllL dejHAnnali parla d'una giierra accefafi fra gli Errhandiiri, e i Catti pella propriety pretelä da o^nuno del ^pou d' Lin fiume iallo ; Giorgio Agricola de Nat. Fofftl. nel Lib. IV. dee parlare de' fiumi falfi ; e a Salies, paefe mediterraneo dellafrancia , v' a un grofliflimo capo d'acqua , che lerve alia fabbricazione del Sale in grande abbondanza. Tutto quefto lia det-10 fenza mancar di rifpetto al Varenio, citato da V. S. X V L Piiittofto che moflrarfi punta dalle fcherzo Ella dovea per mio avvifo pafiarvl fo-pra, e cosi alia centVira che le rimprovera d' averci detto , cht i Paßori fi dijfeuna coW ac^ua d^ una. fante Jalafa , che jeme anche toro di pur^ante , alia pag. 6o dclle fue Ojfer'uaziotti. Tutti le accfirderanno volontieri ctc i'acqua lalfa abbia virtu catartica : «iia la diiFicoita naJee fu la proptifta di cavar la fete. Sa di qnefto Voffignoria non a creduto bene di dar lume veruno al GiornaiUfa koir^ano, che lo afpettava eon anfieta, X V I L Nello fleflb modo VotTicnoria sfug»e la neceflaria giuftificazione di quanto a avan* 2ato ful propolito della facoha miracolofa dcH' acqua di Vcrlika eradicativa del cckico inveterato. Per far tacerc vergognofament« il Cenfore, che veramente mctte un iii ridlcolo quelV acqua anticeltica baftavano le atteftaKioni di Medici dotti, ed oiieftitfho I aveflero provata utilmence . A Spalatro un docco cd oneftiffimo MeHic^^ ma, Volfignoria , che r a colrAcademia di quella Gitta , ancorche Tia onorevoliflima alU. üalmazia , non lara ibrfe Amici^di oirel Proieflor». X V I I L UAverfi VofTigtioria rooftrato incautamCtite piu propenfaoall'antico Arcivefcovo de "Oniinis , che agli Spalatini modemi ,e 1' averpoco efattamente parJato deila di lui mor-Jy, ch' fe conofciutiflima a Roma puo aver fatm naicere il Ibfpctto , ch' Ella vofilia ef-*ere anclie Teologo . Non fe da credere gratuitamente che altro fenlb abbiano le parole , ^«anJo v. S. non aveiTe forti ragioni di (ofpettarlo mal informato . Vedendo quanto poco Ella fi picchi d'efattezza neJl'accuiare altmi» e fapendo che' Newton fi e fervito delleTeorie delDominis, credette che da Lei foiTe ftato quel grand' Uonio acculato di Piagio . E' compatibile . Dunque V. S, i'avca col Carcelio ? Ella 'obe il torto di non noininarlo alia prima. X I X. Sa Ella dove non fe fcufabile il Si®nor EfempridiAa di Roma ? dove dice che un ^Vef/afio quäl e Voffignor'a mi fara rid^ye. Jl Si.^nor Efcmeridifta mi conoiče male. JJti Avverfario quäl e V. S. mi fa pian^erf . lo defidero ardentemente d'eßcre illumi-"ato, c quando ml avviene di leggere ceniure oneüamenic-, c ragionevtitmente fcritte Ontro delic cole niie, nc profitto volontieri, ne ringrazio pubblicamenre chi mi bene-'''^a , e rido per vero giubilo . In cafo diverfo piango il tempo, i talenti, la buona ..pinione perduta da chi fi occupa nel moftrare piii animofita che criterio, e vado nia-♦»iconico iiiafticando fVa me : Sumite maieriam "veßris qui fcrititis aquäm ViriCut ziT verjate din quid fene reiujtnt Quid -vakant humeri. (a) X X. Sa Chi rideva im poco maliziofamente , dopo d'aver lecto il Vi^to dtWQÖjferVäzhni Tue che fa tanto onoie al.Jiiip viaggio in Daimazia ? Rideva il siovatie Cherlino, il di ciii Sertnone Parenetico , eia iicenziato per la ftampa dalle perfone a ci6 deftinate , in-contro una pnvata reniora di cui ora non h tempo di parlare , e che fi e votiito rif-reccare Ii pcgeio si e che dal rifo eglj pafsö alla cofcra j c vcdendo che V. S. nella fiia Aptiiogedca lo tratta im pö male, e da un' idea diiävvancaggiofa al Pubblico di quello Scritro, a meflo la fchiena come fuoi dirfi al muro , e vlioIc che lia ftampa-to, tcnendo lempre pronto ai confronti il manolcritto origiijalc munico deile necefläric ed attcflazioni , onde fi vegga ch' Ella to a malamence imputato d cffe-re /lato riprovato dalle Leggi ¥ubllkhg , e dalla MafftA Kel'sW" ■ Non a Iwi .V, S. rpmn fi HphSa dire/ — Cawas, ne forte negoti Incuiiat tibi quid janßarufn infciiia lesrum ( h ). lo non ö altro da dirle , veneraco Signer Lüvricm . S' Ella non tv>i avefie citaj:i> « iallo tante volte , io avrei rlCpamiiato la noja a me di fcriverc , e a V. S. di le^gere qiielta Lettera . Mi prometto che d' ora innanzi Ella vorr^i per (uo onore eflere piii eiätta iti s"! fuLic iiiaterie . Credo Ji n^" uvciic Jato titolo di proie&uire a Icrivere t comc non le ne 6 mai f^nrn H'incomlndare : ma fbrlc ik' inganncrö , ed Ella o per proprio genio, o per iftigazione di qualche luo ncniico marcherato j feguitera . Qriindi e che colgo queft' occalione per proteftarle die le laro cordialmente obbligaco delle cenlnre ch' Ella potefTt unire infiemc ragionevoli , e importanti ; le ftampero anche io medciiiDo, Ic xne Ic vprrä comunicare amichevoimente : ma delle cofe penlate calda-mente , e fcritic con uno ftile fimile all'ulato da Lei finora , noti tam conto verunu, e mi uniro a tutta la temc uncfta, p dutiit t^ci tumijaijiic . l'iovato che lia colla i-rc-fente ad Uli picciülo nitmero di perfone leniate coni'Ella abufi della faciÜth accordatalc cJi moleftarc altrui, fallificando , e intcrpolando i tratti de' mici fcritti, io le lafcierö volontier! 11 piacerc d' imporre a im branco di biiona gente, che fi crede che tin Dal-matino debba conofcere le cofe patrie anche ieiiz' averle Hudiate , piucche un ibraftie-re che fe n' fe occupato per qualche tempo. Mi creda , Signor Lovmcn llimatiftimo Non ego -ventojie plcbis [uffyagia 'vency (c). Mi lulin^o ch' Ella conofcera, che le 6 moflrato deliderio che non ulciHc alia Incc la Lettera ^pologctku , the ir« al pnhliliro lui I'tiLundo iaggio del di Lei lapere, io cer-cava d'allontanare piuttofto che a me una moleftia un difonore a Lei, che certamente fa una catciva figura si nqU' ulare d'uno ftile poco convenience, come acculando, e criticando a falfo le cofc mic . Dch, Ella non voglia afčoltare i falfi adubtori , che le fanno grandi elogj, e profondc pet- i„gannar!a , e poi fi ridono de' fatti fiioi ! Afcolti i configli dei buoni , dotti , e line en. Dirfgga al fagEio , dotto ed onefto Signor T. C. Lorgiia le cofe iue prima di ftamparie invece H'ai'perrsr a farlo dopo ; g cosi non le avvera, che Paternufn Ccgnumtn 'vertas in rifim, & fabula fias . ( d} FINE. (a) Poet. (b) Serm. Lib. 11. Sat, I. (c) Ep. Lih. I, ad Vin». IN ERESCIA )f 1777- X Per Francefco Rasftoii, Con Licenza di Superiori, SERMONE PARENETICO DI PIETRO SCLAMER C H E R s I N o JL SIGNOR GIOVANNI LOVRICH, Nativo dl Sign ih Morlacchia , AUTORE DELLE OSSERVAZIONI SOPRA IL VIAGGIO IN DALMAZIA DEL SIG. ABATE ALBERTO FORTIS, IN MODENA. MDCGLXXVIl. Presso LA Societa' Tipografica. Ccn lic. de Sup, T'^U.^irj'AC' -L v- ^ X JL 'i .r * ■ ■ ^ I * .r-F s ä .v 'j ■ vi 'i '^i; v J ; O 1 ^ J] K D ¥ G a I M .A V 0 ^ X' v ■ f .. . ■■ , .v«- 4 A i - - J1 i^.- o '1 'i j" i- -t. . ^ K- ^ • ■ t m^M f» « ......- . . ccÄtj$Hr) le iraptrcfi Soi ^ TctvTijiif XP'F'* ^(x?W0TocTöi;, Menandr, ap. Stob. La verita , gtufUlTima fra tutte Le cofe di quaggiü , fiaci prefente . ^^^ Stato mai fempre in lifo, Giovane Sig. Lovrich , che gli ^ Scrictori di quuiche finia foflero aggrediti da uomini oIcuVi, e defideroli di farfi un nome; ma s'c anche ufato per lopiu, che gli Sci'ittori molcrtati da si fatta diipregevole razza di 'gente diftutbatrice non degnaflero di rifpondcre ai detrattori loro . Che le pur tal voita la non curanza tnafcherarono, prendendo la pcnna in mano per mctrere in ridicolo gli fconfigliati Zoili, di ra-ro avvenne che lo facellero per le lunghe; e content! di fcoprirne la maÜgnitä, e l'ignoranza, non mai s'abbalTarono a fproporzionate digladiszioni. Di quefta incoinn^ioda genia ä voluto per avventura par-lare ü Sig. Abate Fortis lln dalle prinie pagine del fuo viuggio in Dalmazia, rivclgencioli ad un rifpettabile ainico, e pregandoio,, a vo-3, levlo difendere dalle voci indifcrete de'npn conofcitori della Storil ), Naturale, che pur tal volta l'Oileryator tadturno, e raccolco in fe 5, Iteifo importunano latrando, conie i fuftidiofi cani ufano di fare con), tro chi va pe' fdtti fuoi fenza penfare a recar lüro moleftia,, . E^li v'ha prtveduco, fenza fapere ch'clilkfte ; ed 6 ben naturale, che im d'aüora abbia prefo un partito per adattatvifi all'occalione. lo perö VC lo confeflo ingenuamente, non v'avrei preveduto giammai; e cer-to fa d' uopo che v' abbia una ragione per ifcufare la mia non previ-denza, dacchi niun altro di quclli, che llno dalb prima adolefcenia vi conofconoj fi farebbe afpettato, che ufcifte al pubblico si per tetn- A 2 ' po po in qualica di Cenibre. La novicä ddhi cofa ä inviCato i cunofi 3 far tlelle indagini, ii rifultato delle qaaü icemato la maraviglia. Frelco datla lettura del viagglo delP Abite Fomis, io cbbi la cu-liofitä di leggere anche le pre tele voltre oßhv^ziofii-, e conofcendo a un dipreflTogTi ufi, c la ßoria della ccmun Putria noflra, nii prefiHi di confrontar colla di lui Opera le voftre cenilire, ad oggetto di pe-fare dall'una parte 1'inefatrezza del Viaggiatore Icaliano, dall'altra b giuftezia de!)e rettificazioni d'un Critico Dulmatino, Io avea oflcrvato nel iibro del Fortis un'affectazione di modertia , e di titubanza, che m'era fembrata indicare debolezza, e poca ficurerza nelle cofe da lui fcritte. Fra gli altri luoghi, da'quali trafpira quefto fentimento d'incer-tezza, e di bafTa ftitna deÜa propria Opera v'ä il principio della lettc-ra diretta al dottilltmo Vtfcovo di Londoiderry ( Vol. z. p. 105. ) dove dice „ che contando di dover pailarc altri due anni in Dalmazia „ ei nnn s'avea prccurato che notizie prelhninari „ ed aggiiigne „ che „ avenJo il piano deüa fua fpedizione fofferto un'alterazione non pre-„ vedibile, ci dovetre contentarli del poco che avea vcduto; e tro „ vandoli in neceflitä di provar al Mondo che non era ftato oziofo , diede alle oflervazioni fue quella forma di cui poteano elFere fufcetti-„ bili , non quclla che avrebbe volute dar loro fe le aveOTe a dovere „ compiute,,. In fimil guifas'efprinie fcrivendo all'Abate SrAtLAHZANt, celeberrimo, e fonimo NaTiiraüfta fuo amico,, So, dic'egli, ehe le co-„ fe incoininciate, ed abbandonate a mezzo viaggio non meritano d* „ eflfer otFevte al pubblico, n^ a qiialche dotto uomo in particoiare , e fon intiinamente coiwinto che difettofe e mutilc fono le ofTerva-zioni > clie io vado fcrivendo della Dalmazia,, ec. E poco dopo ft duok „ dell'ignoranza, e diffidenza degli itomlni rozzi, a'quali dovet-„ te tal volta riporurfij) . Quefti e fomiglianti tratti m'induirero a ere-der facilmente che un OlTervatore Critico Nazionale avetFe dovuto' trovar nel libro deli'Abate Fortis inefattme, e sbaglr dt prima grandezza. Prefi adunque a leggere le carte voftre, Sig» Lovrich; ma non faprei pienamente dirvi qual fenfo m'abbia fatto il trovare, che fia dalla Prcfazione voi ufate di modi inurbani, infidiofi, ed oihli contro d' un uomo, che della nazione noftra collettivaniente, e di niolte par-ticolari perfone nominatamente diffe del bene, ufando la lodevole pru-cienza di fopprimere i norai di coloro, che per avventura nieritarono ch'ei fe ne moftrafTe fcontento. il voftro ftilc ( clw io dirö voftro d' ora innanzi i>er andar alle eortc a tiiteociö che porta il voftro no-itie ) pungente, e fecondo ogni apparenza condotto da intenzioni maligne, mi pofe in diffidenza lin dal prittio momento. Io non mi ricor-dava , che il Forijs nel fuo viaggio av^fTe fcricto cofa che potefTe off;ndervi, e fiü allicurato, ch' egli appena vi conofcea di perfona. K'll'innoltrarmi leggendo, vi confefsovche rc^ai fcandalezzato, ania;- amsrcggtato pelle voftre poc^civili maniere: mi lembrö che faceRe (iifonore sHa Nazione, la qiifie ia pieno debb'efTere, cd 4 certamen-te gwu all'Abate Fortis, che Tu iJ pii-.no Foreftiere, che abbia pen-füto ad illuftrar le noltre Provincie. Avrei defiderato di rrovar nel libvo che porta ü voftro nomc le rettificazioni melTe di fronte a! tefto ditl'trofo deii'Abate FoRris, efpolte r.udamente , fenza verun colore d'aÜio 5 o di farcaf-no Icotivenevole; e tali finalmente quaii deggiono eifere per far onore a chi fcrive , per perfuadere chi legge, per con-vificere chi k prefo errore. M' afflilfe ii non vedervi inunito di que-üi requiiiti infeparabili dalla Cenfiira permefTa agU uoniini faggi , e grata ai leggitori iiTtparz,iai!. Volli quindi notare ad una ad am ie voftre critiche oflervazioni; e con forprefa le trovai tutte mal fonda-te , e frivole, e mal foftenute, non quali vol !e avevate promeiVe ad un Gonnazionale noUro in una lettera, ch' io non mi credo in liberty di pubblicare, quantunque potefTe foinaiinirtrare ampia materia op-portuna aii'oggetto mio. Non avrei creduto vi fofle prezzo dell'Opera nel riconvenirvene , come probabilmente nol crederä il Sig, Abate Fürtis , ehe per quan-to ä moftrato in fimiglianii occafioni, e determinato a non voier per-dere il tempo in rifle ietterarie con giovani animofi, dacchž Ii trova amato, eben trattato dagli uomini, che di gii fonofi guadagnata una glulta celebritä, e vantaggiofaniente noto alle Accademie piu rinoma-te. Egli crederä forfe degno di preferenza il ragguardevole perfonag-gio, che vi ä per un acceflfo capricciofo d' imprudenza voluto jiorgc-xe ajuto , e le pennellate non maeftre del quale facilmente Jo Icopri-ranno ad un uoino avvezzo a riconofcere nelle cofe fcrittc Ia magra erudizione medelima, che gli graffiö le orecchie neiia converfazione. Io non vorrei perqualunquc coft mifurarmi con chi i tanto piü grandc in ordine di me: c come vi 6 di giä detto nemnieno avrei voluto perde-re il mio tempo con Voi, Ma per timore che le perfone, alle quali i facil cofa che cada fotto gli occhi il pretefo voftro Libro (che cade-rä poi anche lore ben prefto dalle mani) pofljno crcdercjche i Dalmatini nefluna dilpiacen/a abbiano provato di qiiefto voltro ftravagan-te procedere, e peli'oneito defidcrio di chiarir coloro, che per non tar la futica de* confront!, potelftro rimaner ingannati da voi, e ad-doririencarli in virtii del voitro fciitto con delle'falle idee pella fanta-lia, io mi fon deteniiinato a farvi pubblicamente confapevole di ciö che m' ^ palfato pel capo nell' efaminare le critiche ofTervazioni vo-Ihe. N6 0 vokito trattener'iii dal f.rquefto uffizip giufto, ed oneito ' peile ingiiiviofe dicerie, che da quakhe maligno fono Itate fparfe, at-tribuendovi ftrane minaccie fatte in prcvenzione cointo del Sig. Abate Fokus, o di chi airumeiTe 1'impegno di riconvenirvi . lo vi credo bensj i^iüvitne., e arder.te, ma non c-pace di pretcndere, che ognuno vi vi rirpettl anche quando avete il torjjg: e giu^ico deile difpofizion» de! voflro animo , dalle voftre lodevolipotefte. Se mi direte Celle in-giurie, o anderere in collera ingiuftamente, e farete vergogna a voi msdefimo , e vi fmentirete dinanzi al pubblico. D fpofto a dsteftxr f errore ^ come generofjmenfe vantate d'e(re-re neila vortra Prefaiione , non vogliate fir lo ftizzofo > ma finch^-io vi parlo unicamence di ciö che nel voftro libro fi contiene, afcolta-temi con pazienza > vivace Sig. Lovrich, e difponfte la voftra virtu a manttnere la pronaefla data al pubblico, mn vergogmndovi ü confejfurs:b fallato . Venci volte 6 da voi fra inotteggiato j e riconvenuto 1'Abate Fon-irs nelli unJici pt-iini Pira;Ji-ati dello Scritto voftro, che finlfcono alia pag. 66. Riefaininiamole inlienie; ne ve ne difpiaccia, dacche ama^ ts In veriia^ dociie Sig. Lovrich . lo fon voftro Connazionaie; e poteče bcn credere j che faio per voi of^ni volta che troverö il modo d' efledo. Egli Č ben vero, che ö la difgrazia d'cirer nato, ed aüevato ]n un libid del Qjjarnaro; e quindi mi fento inferiore a Voij che (ie-te Moriaccoj e per confeguenza piu nobile , piu valoroio^ e piü vir-tuolb di ine; ma ad ogni modo farö le parti del buon amico, e riu-fciro forfe a farsi, che il Faaxis inedefinio, quantunque prevenuto fa-vorevolinsnte per voi, incominci ad aver pegi'Ifclani T amicizia me-deliLTia, ch' egli hi diaiollriito pe'Vlalfi. Voi da! canto volho, Con-nazionale m'^oj non vogliate aver per male, s'io fcherzo talvolta co* facti alia mano. lo pror^ilo che non h mia intenzionc di far vi difpia-cere, e fe ingiurie gracuke per mia difavventura rai sfuggiirero dalla penna, io avr6 il rolfore di trovarmi colpfvole da per me fo!o, rie-faminando quefto mto Scritco prima di darlo alia luce, n^ m' efporrä certainente a merirare il difprezzo voftroj e quello de! pubblico afan.-do in eiro- di fconvenevoli modi . 1. La priakl inefattezza che Voi rimproverate al Sig. Abate Foriis (i e i'awer pofitivamente alTcrtco,, che non v'ebbe iiui unaCiccäj. y. che aveOl* il nome di Cettina, e che molco meno adelTo, qiian-tunqtie da pirecchi Geografi, fegnatamente dal Sig, Bcischisg, lia j, nommara coli'aggiunira anche d'un Lago che non elifte (com. 2. p. du. ) La niag.^for pättf^ dice voi, de^li Anllchi G^ograß a:n>»sttc äi co-conjhijb una Cittä col nome di cf.nina..,. U loro confenjb potrehh' eßhe unir"ßißiciente prova; ma poi ß a^giuf^ne a queflo che il mme c-ttina sumi corruz-ion: di Ze.vlina, o Zentenaj e Pretendesc j sb; cos) ß cbiamaßt uita Citrä per efsere fla.tx in apitale di cento altre tra Cith)^ e CulhlU. in f.,tti pirofeguice a raccontarci che Nasios e-ja i! nome anrico del Fiurae Cetdna; nome, che ftando a!la radice t'iirica, lignitica fopra (enio\ e che coUo ftelTb nome di Nastos fi chia-mava u:ta Ckti» Le fin i'ü rifsrite I»rove v-.en^mente conviticono (cosi coci- condudcte) che il Foriis ebbe il torto di negare l'efiftenza della Cit-tä di Ccttina, quando la ragione ci Dimosira W contrario ( p.ig, lo., e ii.)' O riflelllvo Sig. Lovkich, voi ragionate per certo fortiloien-te! 1 Loici del Conrado di Sign v'applaudiranno per aver dimortrato con un Prethndesi , e con un nome ftroppiaro non folo 1' efil^enza della Gitta di Cettina, ma inoltre qiiella tfi Cenio fra C/ffä, e Caßel-U ad effa foggette. Percha non avete colla medelima evidenta diino-ftrato, che v'ebbe una ferie di Monarchi d'un st flortdo (lato? Pellegrini libri per certo, e conofciuti da pocht dovete aver avuto alle mani per el^raerr.e tanta erudizione, onde appcg^iare dimoftra^icni in si nuovo modo condotte! Dunque ia maggior parte de'Geografi Arti-chi della voftra Biblioteca, ammctte una Gitta coi nome ßi Cettina? Ora vedete combinazione ! Niun Geografo artico fra quelli che mi fon potuto proccurare , e ch'efiftono nelle collezioni de'libri ch' io ö vifitato , parla di quefta Gittä; niuno affatto. II Forks dice di a-vernc veduto alcuni, da*quali t nominata, ma non ifpecifica, fc fiero ftati Antichi, o Moderni; ferraandofi folo fra quefti ultimi a riconvc-rire il Sig. Busching , che la nomina, come attualmente eü(knte . ( Geografi Antichi, come a dire Strabone, Plirio, Tolommeo, Mela, Solino j Dionifio , c tutti gli altri Greci, e Latini de'buoni tempi, fo-no mutoli nel propofito di Cettina. Ora comc mai v'i fcappato det-to , che la maggior parte de'Geogrqß Antichi di comuM ccnfenfo ne parla} Ne avrefte Voi una fchiera de' piu antichi di quefti? Povero Sig. Lov-RicH ! Siete ftato per certo tradito da chi v'affifte nella compilazione dells voftre infelici OflTervazioni I lo conofco i voftri talenti, avendone in mano delle prove irrefragabili, e quindi fo bene che fiete innocence. Voi non avete maneggiato Geografi Antichi, n^ di mezza etä , n^ Moderni, ed arrifchiafte una propofizionc si pofitivamence faU fa fulla fede d'un traditorc. Confolatevi perä, innocente Sig, Lov-rich; farete compianto da tutti. Lo ftefTo Abate Forhs fi fentirä in-tenerire fulla voftra mifera forte. 11 cattivo Amico v'ä anche ucce!-lato nel farvi malaccortamente falfificare il nome di Nestus cangiandove-lo fra le mani in Kaßcr^ per poi fedurvi adarzigogolare col (fopra cento), e trovar deli'analogia fra il nome Zentena.^ e Cettina^ e cento Gitta, e Caftella. Chi fabbrica Caftella in aria, f^bbrica fu poco folidi fondamenti. Voi ame fabbricato in aria la voftra Gittä di Cettina, e le altre cento fra Cittä, e Caftella, che ne dipendevano. Un foffio, uno fcrofcio di rifa le ä rovefciate. Se non armate contro dd Fortis altre forze, che quelle della voftr'antica Ecatompoli , farete una guerra infelice. Per farlo rimanere con un palmo di nafo, era d' üopo indicargli ruine incontrovercibilt ddla Citti di Cettina , difocterav monument! parlanti di quella gran Gapitair, dirgli in qual tempo efTa era prccifiniente in fiore, e qual parte prefe negli affjri politici de' paf- palTati Secoli; quaii iiomini diftinti produlTe, e qiiaii fcrittori d'efla parlarono. Non petendo far niente di tuctoquefto, almcno era da fab-bricarla in fretta fu d'una pofitiva aflerzione voftra, vale a dire fulla medefima architettura di quelle altre cento fra Gitta, e Caflella fabbri-cate da voi, che ne dlpeudsvano amkarncntc ^ e cosi'far che avefle ragione il Sig. Buscuing, in favor del quale potevate aggiugnervi un Lago. Ma voi non fapete dove fofTe una volta, non trovate die ora (ia queftaCittä, non avete cora^io d'afferire francamente che tuttora t in piedi ; e volete cenfurare il Forus, che non črede ch'effa ibbia mai cfiftito ? O Sig. Lovrich , egii k un mal modo di fabbricar Cittä il non aver aitri materiali, che qualche cattivo Libro di Geogra-fiaf le vogliono cirere pietre e braccia. ZemtHa, c Cetiina fu il nome di quella falvatica Zupatiia, in un angolo dclla quale voi (;ete nato; ni altri che Voi credette dimofirato, che i| po vero Vülaggio, de ve avrä avuto refidenza ii piccolo Tjranno che U governava, fofTe Citii, e n chianiafle col medefimo nome. Vedete, come per awen« tura ar,^o;-nerit6 il Forxis meglio di Voi, che pur fiere frefchi(nmo da-gli lludj. 11 Sig, Buscminc in un lecolo illuminate, e in cui i facile il taper la veritä de'fatci da un capo all' altro del noßroGlobo, s' i ingannato credendo, che vi fofle una Cittä col nome di Cettina , e im Lago che non elifte; dunque molto piü facilmente fi faranno in-gannati gli Scrittori poco accurati de'bajjt umpi ^ ne'quali la comuni-cazlone fra Ic nazioni era malagevole, e tarda. Gli antichi Geografi non parlano aflblutamentc punto di quefta Gitta; veftigia non fe ne trovano nelle Storie, ni rovine fe ne veggono nel pacß. Dunque ef-fa non vi fu mai, e fe fu creduto che la ci folTe, ciö avvenne, per-che i' error del prime, che n'a fieri 1'efifteaz.a, fi propagö, come tutti gli errori fogliono fare, di bocca in bocca , o di penna in penna. Sarebbe inutile l'addurvi efcmpi paflati di si fatte propagazioni d'errori; ve n'addurrö uno di futuro . II voltro libro, cui avrete cura di fpargcre pelle BlWioteche della Zupania di Cettina, vi feminerä mol-tiUime cofe egualmente provate come la Citti di Cettina , e le altre cento fra Citti e Caftella che ne ingombravano il territorio. La genre di pochi libri vi citeri; e i'efiSlenza d'una si nobile Gapitale riven-dicata farä una veriti incontraftabile prelTo i barbalTori di Morlacchia, come lo k ia luiiga vita, il pafTeggio perpetuo, e gli fchiaffi di Mal-co alia colonna preflb coloro che fpendono due foldi nel 'viaggio di Gerufulemme, e crcdono tiitto vero ciö ch'^ ftampato. 11. l'affiamo alia feconda critlca rifleffione da voi fatta ful po-vero Abate Fe rti s , perchč egli k moftrato di credere, che le Ca-vt-rne del Vhlo Cettine fieno ftate in qualche tempo abitate. Efia e pifi Fortunata che la prima; il Forks non poträ provarlo con documenti contemporanci ( pag. i2, ) Bucn perlui che non i'ä detta si grulfa co- me me voi !a fate, moftrando ch'egli v'abbia meffo ad ahitare le inrere popolazioni , nientre lb[C.-inco accenna , che (torn. i. p. 6y ) ncgli an-gutti ingrerti di qis-lle caveroe orribili,, il marmo t refi lUčio dai fre-„ qiiente praticarvi degli antxhi ladri , o felvjggl,, e fenibra afTerire, che quaichefofpia di barbari v'abbia fatro dimora, quanto baftö per af-fumicarne la volta. Che i ladri talvolta abitino que'luoghi, voi non ne difconverrete, dopo d'averci intsgnato che v'abitavi uno dei piil famofi ( pag. 244.. e 253. ) col quale dite d' aver avutc» contidenzia-li,e lunghi colloquj, e che intcre cnnipagnie di Mirlacclii vi b-izxica-no per curiofim non di raro. Se vi feiiibralTe poi ftrano, che it For-Tis avefle ricordato i felvaggi a quefto propofiro, voi vi moftierelts pochidiino iftruito delP indole, e de'coftuitii primitivi de 11'11 osno privo degli ajuti delle arti. Che direfte , fe nel cuore dell' Italia, che noii i per certo un paefe ielvaggio, e paragonabile alla voltra Morlacchia in nelTuna fua parte, v'avelTero a'giorni noüri delle caverne perma-nentemente abitate dagli uomini, non che delle grotte, nelle quali fre-quentemenre rogliono praticare? E' ben vero, che le non fono co«i afpre, e orrende come quelle della Cetcina: mi t poi anchc vero che gli abicatori di efte non l'ono ladri, ne felvaggi. IlJ. Voi vt traficolate ( pag. 20, ) che il Fortis abbia attribui-to la negrezza delle caverne al fumo delle fcheggie di fapino, che fo-güono far !e veci di lucerna in codelte voftre contrade univerfalmente. Siete pur facilmente ftrafecolabile! II futno denfo , e bituminofo delle fcheg^ie di fapino ferv'egli forfe ad imbiancare? il Fokus, dopo d' aver cüniinato la natura della pietra, in cui quelle caverne fono fcavace, e dopo d' averla trovata, per quanto ei ne dice e voi non niegate, cdcarea e bianca, ricorfe ad una can fa avventizia per ifpie-gare la fuperfiiiale nerezza affumicata delle pareti, e delle volte di cf-fa. Dovevate, dopo d'elTervi ben iftrafecolato, accennar per lo meno la vera caufa di quel ncro dalla voftra penetrazione fcoperta. Ma voi fiete cosi detenninatamente cenfore, che non avete agio di ftudiarvi d'eifere ragionevole. Se io dovelfi conligliarvi, prudente Si^ Lov rich j vi vorrei far rinunziare per lempre alio ilrafecolamento. D ftratto da quefto, voi avete fcritto una fmemorataggine, che non firä foife ftra-fecolare netruno de'voftri Leggitori , ma che ne farä ridere parecchi. Dope d'aver piu addietro riconvenuto il Fortis ( coine v'ö ricordaco pur ora ) perch^: credette anticamentc frequentate dai ladri, e dai fel-vaggi le cj.verne del Frilo-Cettine, voi infiftete nella defcrizione d'una di elfc, fulla fede d'un famofo /ißjßmo di flraia^ che in quaUh; gior-nata criticit fe la eleggeva per domialio . E' fingolare, che un onefto giovane, qual voi fiete, non fi vergogni di produrre per farfi crederc la parola d'un Aflallino di ftrada; ma i piii Itrano , che dopo d' aver politika inente negato 1'abitabilita dd!e caverne di Vrilj-Cettinc « voi ß ci ci diäte document! di dmkilio piantatovi d.i un uomo, che dovetfc aver di moltc giornate crUicbe. lo non pofso credere che qiiefta volta fiate ftato tradito da altri, che dalla voftra memoria. Dacchi amate il vero, io tni prenderö la libcrtä andando innanzi di mettervi in diffiJenza anche dt qualche altra facolrä della voftr'Aniina; det che vi prego a non volervi fde^nare. Gercherö di dirvi quefte veritk in modo frovitto^ non in modo inlultante; e voi mi farete la giurtizia di creder-mi fcnza infuriare, c avrete a cuore lo fmentire que'triüi, ehe v'anno attribuito minaccic fcandalofe, per mettervi in cattiva vifta prei'so le bennate perfone. IV. H FoRris, a parer voftro, a avuto il torto di chiamar f/rf^-Wo fotterraneo la brieve gita neile caverne ( pag. 22.) dclla Cettina. Lalciamo da parte per ora, che fra i viaggi ve n'ii di lunghi, edibrie-vx, c che dove fi fa molta fatica ogni traverfata di piccolo fpazio i un viag^lo. Vol dite d'eirere ftato nel mcdefimo Iiiogo, e d'aver mi-furato quel tratto, in cui egli s'e introdotto, ed'averlo trovato di foli centottanta palli Geometrici. Io fcommietrerei, che la voftra mifurad: d'avvifojc non reale. Non voglio dirvi ora tutte !e gravilfime ragioni, ch'io ö di cosi credere: ma vi dirö, che s'ella h tanto faticofa cofa, come dice il Fortis, Io introdurfi laddentro ( alla quaraiferzione non vi fietc oppofto ) voi certamente non avete avuto agio di mifurare 1' eftenfione della caverna geometricamente. Era poi necelfario, efatto Sig. Lovrich , che per acquiltarvi maggior fcde, cI dicefte che v' eravate ferviro delle medefime guide, delle quali fi fervi il Fortis, e d'aver veduto 11 luogo d'ond'egli ritroceffe, perchfe non fi potea andar piu oltre. Ma voi dite d'efler penctrato piü addentro; dunqtie non avete bartnto la medefima ftrada. E' ben fjcüe prenderne una in vece d'un'altra in caverne plene d'andirivieni. Ritornatevi, infaticabile Sig. LovfticH, e quanjo farete giunto al luogo, ove le acque evencuah , che padano fotto del pnnte naturale, non unno sfogo^ e fono coilrctte a internarfi ne'pozzi defcritti dal Forhs ( tom. 2. p. 72. ) probabil-mente non anderere piü addentro di lui, quando non volefte privar la Repubblica Letteraria d' un giovane cenfore, lafciandovi cadere ncll' acqua V. Un'altra fanfjluca da vol attrlbuita al Forhs si ^ laver dato origine^ 0 comunicazhne alla Cetlind col Lago di bufco-biato ( pag. 22. ) . Eccovi in rifpofta per condurvi alla ventä, diligente Sig. Lov-HiCH, le parole del Fohtjs, al quale voi avcte il torto di rimprove-rare queft'alTerzione , qualunque efia fia. „Gli abitanti dellecanip^gne ba-„ gnatedal Fiume Ce»/H Voi nella Verllone , chc avete dato deirintero pezzo citato della canzone, adottace parola per parola in qiiefti due verl'i la traduzione letterale ed inalterabile del Foiixis, „ II plan Kotar [In di Cettina all' accjus ; ,, Tutto il Kotar (in di Cectina alTacque. Ora come mai dite, ch'ei gli a m^l inteli ? Padiamo alia feconda parte. nella quale ancora potrel^e aver im po'di ragione. II Fortis cre-dette al R Gadcich Miossicir, come fi fuol credere agli fcrittori, che deile cofe patrie prendono a tratcare, e proteltano d'aver le An-ticliita Scoriche del paefe proprio raccolce. Noa t colpa del Fortis, fe la Nazione ä degli Storici cattivi, de'cattivi Poeti, e de'cattivi Grt-tici. Egli fapea che i confini delle I'rovincie foffrono nelle varie eti grandilliini cangiamenti; non era una ftravaganza il credere alia canzone antica, pubblicata (e non compojla ^ come fembra voi crediate) dal P. Gadcich Miossich, che il Kotar foflTe piti eftefo una volta, che ora non h. A chi fi dee aver fede in fatto di Geograüa, fe non la meritano i document! antichi, e gli Abitatori d'una Provincia? Ep-pure avviene, che anche quefti fieno indegni dicredenza. Un Viaggia-tore , in grazia d'efempio, che badaflč a Voi, arrifchierebbe (come avet« veduto finora,e vedrete in progrelib) di creder diverfe corbcU lerie . II Fortis ebbe forfe minor torto di contare fulla fede del buon Fracc, che non n'avrebbe chi contafle Iii la voflra; poichö il Frate non ^ poi veramente t'autore della canzDne di Radoslavo, che h di tJata nioico anteriore, come lo fono parecchie altre della fua Colle^to-"^ > nfe fi fpaccia per tale; e voi o liece, o volete effere autore delle Oßer-v^Zfoni ful viaggio del Sig. Abate Foarts. VJI. Voi vi fiete prefiffo, per quanto to credo, di toglier dalla mente deile perfone qualunque impreilione favorevole il Fortis potef-Te avervi intrcdotta in parlando deil'ingegrio de'Morlacchi. Le gran- ß 2 dif- dliTiitie pietre Sepoicrali del Ciaiiterio deil'Alcenilone gli fecero dire, ,, che di molco ben intefe rnacchine dcggiono aver ulUrj gli antichi „ abitatori per condurle,,. Voi non volete, che abbiano avuto rnacchine ben intefe, C credcte che le abbiano coniotte a forza Jifpalle ( pag. 28.). Ma avvertite, robuftiiTimo Sig. l.ovRicu, che i progeni-tc-ri degli ^ttuali Abitanti della canipagna di Si^ii poteano avere fpal-le poco piu larghe, e forti di quelle j che adeilb s' ulano in Morlac-chia. Come (i fa a levar in ifpalla pietre. che abbiano, conie voi me-defitno ci allicurate, otco pife di lunghciza, otto di profonditä, e quafi qa:ittro di larghezza ? Le rnacchine ben intefe non efcludono la lein-plicita, e i &favoli vortri avranno avuto delle rnacchine tanto meglic intefe, quanto piü fempiici. Gosi avcfte voi avuto una macchina femplice, c ben intefa per ri-levare le ifciizioni! Le due che dite ( pag. 29, ) d'aver trafcricto, 1' una in Verljka, I'altra nella Chiefa dell'Afceii(ione, fono cosi florpie , e malcoiicie, che lunge dal poter eifere agli Antiquarj di qualche ufo, non fervono ad altro, che a provare la voftra inefperienza nel leg-gerc i! Latino Lapidario. Non v'a bifogno di confronti. lo non ö ve-duto quelle ifcrixioni, ma pofTo francainente alferire , e lo alTerirä qualunque mediocreniente iftruito, ehe voi le avete guaft.^te. La terza poi C P-ig' 31O ^ '^osi sfi^urata, che fe non aveftc gia difpofli i Leg-gitori a qualunque incontro nelle carte voftre, vi farebbe un mafTjmo difonore. fi voi, inefperto Sig. Lovrich, voi avete il coraggio di de-clamar si fpeflTo contro I'igiioranza de'Religioli delie voJtre contrade ? 'Non v'č forfe Laico de'niinori Oifervanti, che non ricopialfe un'Ifcri-zione men vergognofamcnte di voi; ancorch^ i Conventi dcftinati a mantener de' Paifrochi, e de' Predicatori a un popolo feinplice , non fieno obbligati ad emulare le Univerfiti negli ftudj di Fifica, e di Lct-teratura, e in cucina non fogliano ftanziare i Frati piti dotti. VIII. 11 Fortis pronunciö definitivamente „ che i Monti della „ Dalmazia, generalmente^parlando, non anno verun carattcre di Mon-„ti Minerali,,. EgH I'avra detto con delle buone ragioni probabilmen-te , ancorche di qualche miniera di ferro che vi fi trova, non abbia mancato di far parola. N& mentovando quefto metallo s'e contraddet-to; il ferro abita anche ne'monti di Marmo calcareo fteriliirimi d i miniere, come Ii trova quafi in tute'i corpi prodotti dalla natura ful no-ftro Globo, dove piü, dove meno. Anchs nel fangue umano trovaro-no del ferro gli oCTervatori, come ve ne potrete chiarire fvogliendo fe non altro gli Atti dell' Accademia delle Scienzc di Bologna. Ve n' i certamente anchc nel voftro ccrvello , benchfe io non polfa dirvi pre-cifjmente quanto ; ma non per quefto il voftro cervello fari mai det-to minerale, e nemmeno un cervello da Mineralifta. Voi ci aflicurate, cbe conofcece de'luoghi, chz ß Je^^iono pajftre jotto ßlcnzio, nti qud't v" i ^j'föm, s fpsciilmente ifrgento in grAn cofu, II For ris ebbe la diigrazJa di non crov.irne ne'Monti Litcoriiii; ve ne fara, fra terra, ßeato voi che lo fapete, e potete tacsrlo, fenza cht; la i'odeftä Sovrana v'obbli-glii a rranifeftar un fi;greto cii tanra im^orunza ! Fawvi ricco, Mineralifta Sig. Lovrich, o al meno promntete miniere d'oro, d'argento, e troverete fautori. 11 Fortis ne i voSentieri perduto, per non aver voluto dar di si tatce fperanze, fapendo per pruova quanto le cofe di foc-terra fieno di mallicura diagnofi. Se pci dcfte ciavvero in una Miniera, coinpratcvi de'Libri, eiopraituito Geo^raß Antichi^ eDiztonarj f^odtrni. iX. Ecco il percht vi do quelTo confi^lio, Ndla nona OlTerva-aione voftra (pag. 34. e ^6.) tiontio del Fokus, voi credete gra-tuitamente, ch' cgli abbia cquivocato dal Monte Promina al MoJJor; di quefto non imporca chs fiaie corretto; vi fi palTa con altre piccio-lezze inconciudcnti. Mu ad un Cenforc non fi puö paflare I'intcnder male it Latino. Giovane Sig. Lcvrich, dove cravate col capoj quan* do ci conilgliaHe a ccrcar oro fu d'una ignuda vttta marmorea, per-ch6 Plinio ä detto che in Dalmazia fu trovato dell' oro üi Juwmo cej-pite ? Profitrate del mio avvifo , compratevi un buon Dizionario Latino, e rroverete, che \l Jummo ceffite nulla a di coiriune colla fommi-tä petrofa dcllo fterile Mcßor^ nutP altro llgnificando, che a ßor di urru^ e quafi a fisr d'erba^ fe fi voglia lecteraJniente tradurlo. Poco dopo d'averci dato pruova di non intender il Latino, foprab-bondando in cortefia) ci date un nuovo motivo di credere, che nem-niiino intendiate I'ltaliano, n4 gli elcmenti della Litologia, ne' confi-ni della quale volcte pur tratto tratto entrar cinguettando. E' peregri-na la fcoperta, che ci annunziatc, di p'sttre cakaree criJlaU'mzate du un antko f^iiUano. Quando avverrä mal che poiliate pefare gli fpro-politi ufcitivi dalla penna pel prurito di fcrivere di ciö, che non fapcte? 11 fuoco, fratello mio , vetrifica, non criftallizza le pietre; e quando poi quelle pietrc fono calcaree, le calcina, e non le crirtalllzza, n^ le vetrifica. Tenetelo bene a memoria per un'attra volta. Sta male, che ron fappiate quefti prirai elementi, e vogli ate far I'Ariflarco coll* Abate Fortis J che alnieno neJl'opinione de'plu celebri Naturalifti palla per uomo che le fappia. Giaccht fono alia p. ;(5., psrmettete che io vi metta fotto gli occhi r inconfiderato modo, di cui avete ufato, diccndo : che Zele-Hsvir pella fua inarrivabilt profonduä e d^ts , voragine wrdt. Prima di tutto, la voce vir non iignifica vorig,ne, ma un recipiente d' acqua motto bafib; non v'6 poi vcrirna parentela fra il verde c il profoudo itiarrivablU, Quefta etimoiogia non a il fenfo comune, ni da gran pruova del voftro fapere la lingua noftra. Ma io non mi voglio pet-dere nciravvertirvi di tutte le voftre piccioJc difayyedutezzei troppo ci vcnebbc. X. II Fortis accufa i Morlacchi cii poca diligenza ncllo fcava-re una Lapida. Voi dite per opporvi ( che /«rc«o auzi molio diligentia l'er metterc poi fuor di dubbio l acciiratezza Morlacca trafcrivete al voftro folito modo 1'Ifcrizione . E'fuor di queftione , che queft'a piu patito nelle voftre mani, che in quelle degti Scavato-ri, Per mectervi in cafo di a,pp!gliarvi alia veritä , tiie tanto amate , giudicando deila difterenza, che pafla fia la diligen/a del FuRIis, e ia voftra j io voglio coinunicarvi i'Ifcrizione cjtial' egii 1'ä ricopiata, e qual fi trova con parecchie altrc da luiraccolte, mlerite nel 11h Volume degli Atti dclla Societi Antiquaria di Londra, dove probabilmente non faranno mal infcrite le ricopiate da voi. LEG. A..... PROVINC. SYRI^ LEG. AVG. PR. PR.T PROVINC. BRITANCI ^ LEG. AVG. PK. PR. PRO VlNClAE GERMAN. INFERIORIS . PRAEF. AkRrtRlSATVRNI ERG. LEG. XXX. VLPIAE PRAETOR . TRIBVNO PLEBIS . QVAESTOKI AVG. TRIBVNO LATI CLÄVO LEG. X. FRE'EN SIS . TRIVNVIRO . A . A . A F . F. AEQVENSFS MVNICIPES Ora parlateci di diligenza, efacto Sig. Lov rich , ed accufate il FoRris di poco accurato. E'voftra fortuna che Je Societä dotte no!l fiano per conofcere il Libro che avete prodotto j il confronto vi farcbbc aflai difonore . XI. Dopo d'eflervi tirato adofTo il ridicolo di faper mal leggere, e mal ricopiare, fpero che volentieri vcdretc, ch'io ini rifparmio la fatica di riconvenirvi per !e lunghe dell' undecima cenfura vortra. H Forth ( torn. i. p. 24.) ä detto decilivamcnte , che Giovanni Lucio, ed il per altro diligence Simone Gliubavaz anno fenza baftevo-W prove fpicciato, che vi fia ftato in anrico ün Acquedottoj che portava acqja da Scardona a Zara, ed ä aggiunto detle ragioni in coo^ vifitato que'luoghi, e pure v'opponete at di trario. Voi non avete lui parere; locchi prova per certo piü"animofitä, che buon criterio . üe oltre aiie fodc ragioni del PoRiisavefte rifleccuto, che Roma ift«^' 1A fa non ebbs agevolmente acquedotti di cinquanta miglla, e che [a Dalmazii fu fem.ne in propor/,ione di qaella Capitale uii pnvero Pae-le, lo ringraziereits d' aver cercato di togliere da' noftri Connazionall qiiflla nui fondata opinione . Crcdete a chi conofce que'Iuoghi; non v' 1 relidiii d'archi, tVi il Lago di Sf«rd»na, ed il Mure; per con-durii avrebbs fatro d'uopo forar de'Monti di raarmo; e pot pcelfo a BlAnciona , era Znyn veubut^ v'avea deli'acqua moico niigliore, clie non i quella di Ker\ct, Riflettete in oltre, clic nelTuno antico Scrittorc paria di cosi grand'Opera; per la qual cof.i di niun pefo c 1'auto-riti di due J che viifero nel XVll. Secolo, e non poterorio convali-dar ta loro opinione, fe non fe con una Lapida mal confcrvaca, e clie non noniina diftanze, o Scardona ^lammai . XII. L'efiilenza, e la non ellftenza d'un Anfiteacro a Asqaum i un akro ptinto di difcrepanza fra voi, e T Abate Foriis ( pag. 41. ) lo non poiro efler giudice di querto, percht non ö vifitato quelle ro-vine ; ma il FoRiis doviebbe avere un po'piii di voi 1' occhio ficuro in propofito di antichi rimafugli, avendo niolto viaggiato per quella parte d'kalia, dove frequentLMi^ntc veftifij di Tfatri, e rfi Anfice.itri s' incontrano. Gli Equenli volhi un Tcatro, o un Aniitcatro avranno poi a-vuto certamente, come folevano averne gli altri Municipj Komani di qual-che importanza . Voi lo avete ccrcato intcrnandovi negli acqiiedorti, 11 Foriis lo avri riconofciuto ptobabilmence aU'aperto. Ma avete voi mai veduco rovine d' Antichi Anfiteatri > Sapere a un diprelTo , come fi pofTdno riconofcere ? Avete abbaftanza ftudiato quefta parte d' Ar-chitetrura antica per poter rawifare ie membra d'un Anficearro capo-volce e maltrattate dal tempo, e d.Ule Nazioni barbare? D?h, dopo di non aver faputo ben legiere le Lapide fcritte, non vogliace Sig. Lovrich, pretendere di le^^gere nelle antiche rovine, prima a'aver acquiilaco un po'piu di pravica, ni dar intirbane raentice a chi non i-fen^a cognizioni ci quefto genere. XUL Per non lafciar angolo di pace al povero Abate Fortis, gli rimproverate nella p. 43. d'aver detco., che gli abitanti pretendono, che ne'Laghi di Krm v'abbiano de'pefci irfuti . Quefta frottola gli fu detta in Icaliano, fenza equivoco , e non, come voi congettura-te, in Jllirico. Se gli fofle ftata detta in quefta ultima lingua, ei non I'avrcbbe intefa; dacchi in quel tempo fdpea d' lllirico ancora meno di quello ne fappia ora. lo ö fencito a raccontare, che per trovarc in bugii quegli abitanti ei voile, che foflero gettate le reti; i pcfci irfuti non comparvero ; ma pero perfiiterono i Morlacchi a foftenere, che v'erano, c ctie di raro 11 lafciavar.o pigliare. lo fo d'aver udi-to parlare nella mia Patria di quefta bugia prima di veder il Libra dell' Abate Fortis J dal quale pero ben chiaro apparifce, ch'cgli non T i bevucaj come non k bcvuto le tantc altrcj che qualche Morlacco inci- inciviüto, tent6 di vendcrgli ragionando con lul. Deridendolo con fa-cafmo , vol olfcrvate poco dopo, che egll colU ^cßj precifione ä po-fto i Laghi di Krin nella Prateria di Margiide; e aggiugnete, che Mar-gude il nonie d'una Coliina fituata fu\fu. Mj Sig. Lov- Ricii diligentilfiniO} non ci avete detto il vero noine di qu;!la Prateria ? Forle perchc non [o ä, e comunica veramentc coÜe radici di Margude? Iffl non conofco il Paefe voUro: ma il Fortis probabilmen-te avrä dimandato, come fi chiamiva quel luogo, e lo avrä noinina-to fu la fede degli Abitanti, che ^ la ioia, a cui fi debba riportar il viaggiatore in sl fatti cafi, Egli fu per certo ( anche fe folfe ftato ingannato ) men condannevole a credere, che un prato (i chiamafTe Murgude, di quelle lo (iate voi nel riferire, non Ii fa fu la fede di chi, la pretefa beifa d'un birbonc al piü augußo Sovrano del Mondo Crirtiano. La voltra novella dello Zin^aro Nafcich b veramente dcgna di preludere ali'edificante vita ddl'Atrallino Soi:ivizca I XIV. Dilta vollra dottrina in propofito dcll'Albero Fofllle, e degli avvercimenti che ciate al Foans; della cifficoltä, che voi avete ad intendere, corae non fia fucceduta quulche 'lucroßiiwone all' Albero di tenifi cosi rinioti; e di tiitto il refto, che dite ful propofito di cC. fo, e del carbon folfile , io vi fo'grazia, perchž voi non fiete obbii-gato ad aver in quefte materie una cetta ficuiezza; c perchi poi dopo d'effervi ingannato a queft'ora trcdici volte parlando di cofe, ehe ftanno fopra la terra, e che potevate aver vedute , voi non dovetc pretenderc, che vi Ii creda allorchi parlate delle cofc fotterranee, che non avece pocuto efaminare . Ghiunquü leggerä 1'articolo de) Fokus, e vorri fargli la vergogna di paragonarlo al voflro, trovträ che il Natür-tlifta Italiano non ha bifogno d'a pologi e. XV. Sc avevatc deil'animofitä contro 1'AbatP FoRxrs, e non potevace frenarla, era appunto per quefto da non fi.ürvi di voi ms-defi no, e da t?mere, che per vogüa di mordedo non vi ferilte da per voi (kfifo. Rileggetevi dove parlate cosi a cafo , per dir qualche cofa, delia breccia di Much, lo me n" inten Jo poco ( fjnr> veridlche parole voftre pag. 48. ) di queflu breccia , Jilla qu^h i! For us fjrehbe tanti kei lavori; maß U fperiema piotc infegnure qmihht coja, ß ß > che ß yotrebbe efeguire un qualche peii,o d imhußo, e cofe ßmiU , »oii eßendo coflaute U breccia fleßa ne'fuoi colori, bi vede che non v'inten-dete di breccia ; anzi fi vede, che non fapete il fignificaro delta parola. A dirvela com'ž , non lo fapea nenimen io; ma il Ibfpetto che non avefte ragione ( come non fuole averla chi «ffetca di tractar al-trui con infolenza ) mi fe'fcartabellare un Libro di Litogonia; e tro-vai, che la breccia i una forta di pietra aggregata, compofta di rottami di varic pafte, e colori, legati intleitie da un cemento lapiJofo; in Dilmazia 6 conofciuta col nomc di Mattdoljta, Voi nc vorreüc f^" re re degl' mhtiRi ? Come mai? Qual Savto ve Ii tagÜerebbe? Qual feiTi-miiu Ii porcerebbe > Lafciamo le biuie . Voi fcriveretc, fpero, d'ora itinanxt in lilirico; perchč troppo fpefib baftonate l'lcaliano, Avetc voluco dire de' ihczz.' buß'r. non t cosi ? mi confolo del voftro buon gufto! Sai'ebbe un bei vedere il voftro ritratto lavorato in breccia, co!i im occhio bianco, l'altro rofTo, il nafo nero, la bocca avvinata... Sapetc voi, che rallegrerebbe le perfone un ccsi bei carnovale? D'ora innanzi non vogliste piü, modello Sig. Lovrich , parlare delle cofe, che per voftra confeflione medefinu,/«ffwrffff pocoj potrelte incontra-re ancora peggio, che il confondere i inarmi macchuti co'marmi ftr-tiiart, Ma pur (iete compatibilej voi rion conofccie la breccia, c-qusl ch'i^ peggio, non avece viütato il luogo indicato dal Fuints. Ve !o provo. 1 dorfi di breqcia ü' veggono nel fito, dove giace T Kai-zione Sepolcrale da voi pubblicata; ma voi non avete letro qtiella Ifcrizione, ü che non avtelte mancato cji fare, o bene, o male, tro-vandovici dappreflb: dim^jue non avete vilitato il luogo di cui parla-ts. In pruova che non abbiatc letto 1'Kcriitone, vi ferva il confron-to. E' anche quefta da me tratta dal medeliino Volume degli Archeo-logt Inglefi pubblicato di frcfco. M. VALERIO DONIGO NATVS DOMO CELEIA t/ CHORIII ALPINORVM FEGIT HERENNIA 1'VUEN TILLA CONIVGI BKNEMERENTl. XVI, L'OrlttOPrafia, di cui avete pur proteftato replicatarnen-te ignoranza, t poi Ta voltra palTione. Voi tornate a dar um fcnten-za ( pag. 51. ) Orittidrografica contro del Fortis , che aflegna una probability d'originc, e d'accrefcimento al fiumicelli di Salona, e di Trati dclle valli di Ghifdavaz, di PrugoiK) , ed altre fimili. Ali' acqua di Traii accordate volentieri la pollibiltk di quefta origine; aH' acqua di Salona, ch"č dieci miglia piü vicina a Prugovo, la negate dicendo: che j' i f>ir""vato i» qutßa qudcbe aHato^in colla Cettina, Se intendete di parlare delle fonti di Cetcina, che fono quaranta miglia lontanc, 1' avete detta tanto grofla per lo meno quanto il PoRirs, allorchi riferi Ic oirerva2ioni de'voftrt Compatriotti MoHacchi ful Bufco-blato, e me-ritö d'efler melTo in ridicolo dalla voftra giovanile vivacitä. XVII. Non fi puö negare perö, che nel Libro del Fortis j non vi liebbano eflere dcHe corbellerie; ve n'ä in tutt'i libri di qualchc C mo- mole. Eg(i medefimo, comc v'ö piü addietro ricordaro, moffrö d! feinere 1 ehe glicne tblie fcappato qiulthe pap . Ma diii' altro canto poi fa d'uopo confeirare ) che voi non avete il dono dt fcuoprirle, E^li pendctce a fofpettare, ehe i Coioni Roiiiarii, abitacori üei Municipio Equenfe, aveliero arginato la Gettitia per difendere ]a vkina pianura dale inondazioni. Voi non trovate avanzo degli argim, e concludete , che non l'anno arginata mai. Ma vedete quanto Iiate ingiufto, e quan-to poco confeguente! U Foriis, oltre alle molte ragioni , condotto dal non vedcr veftigj d' un acquedorto di pietra fra Scardcna , e Zara vecchia, conclufe che non v'era mai ftato; e voi vi burlafte di lui perchfe fopra si debole prova negativa teneife per falfo un fatto atte-ftato da due Scritcoi-i del pitßUto fecolo. Ora i! Forjis füfpetta con piaufibili ragioni, die anticamente argini di aveirevo ccntenutonel llio alveo il fiume Cettina; e peich^ veftigj di qudU argini non re-ftanoj voi non riflettendo, che i fiumi abbandonari a fe fteffi per qual-che tempo obliterano anche i veftigj delle arguuiture, credefte di do-sverio negare. Per farvi poi foite, aggiugnete Celle cole poßtivamen-te falfe, pelle quali non ^iä io, ma cutti gli antichi documenti, e mo-nunienti vi danno una folenne mentita. Voi fiete p. e, foJo a dire, ehe i gregarj Soldati Romani trafportari in Colonie non lavoravano la terra; tucti gii Scrittori ClaflTici depongono contra di voi, e \t Lapide Sepolcrali, che frequerttifliniamente anno i'infegiia della zappa fcolpita a baflo rilievo , fono teitimonj irrcfragabili della profeffione de' Morti 'Romani, le oifa de' quaii cuoprirono, XVIII. Ma finalmence io credo, che abbiatc colto i'Abate For-Tis in fkllo. Per filvarlo farebbe d'uopo, ch'io arrifchiafli di negar arditamente un fatto, come vi fiete dilettato fovente di fare voi, nel progreflb delle voftre OlTervazioni. H Fortis äfcritto, ehe nel iuogo detco k fontane, fu difotterrata un'Ifcrizione: quefto Iuogo fe conti-guo alla voftra Patria Sign, Voi acremente rampognandolo dite, che tu difotterrata in piccoU dißmz, dove nemmeno i Dottoii le fanno ieggete), b bea pro- probabilc J che il Forhs ne foiTe ftato ^avvertito dii chi lo condulFe a v^derla. H voftro argoinento poi a de'oHiori t la piu (Iravolta cofa del Monfio, e i! capo in gii'i delili Loica. Pcrchi non crederelie pU'i tolio, che il FüRiJs in facco di cosi lieve rimarco pot^ fsnza taccia di tra-ffuraggine o;nmertere !a niiniirezz.:i ? La dii>,inza , di cui fate si gran jiafo non t. certaniente d' un quarto di migKo; e di quefto fono ilaro allicurato da chi bfn conoiče qucMuoglii. Ecco a che fi riduce la vo-ftra rettificatione ; l;irebbe molro fe Ii trjtcaire d'un edifizio privato; i riHlU trattandofi d'una boi'sjata, o d'una Gitta. Deh efjcerbato Sig, |.,oviucH, prendete uficonil«lto da mel Quando volete riftampare'un aitro Libro contro ii Fortis, andatc da elib per mactriali. Egli ^ uo-mo da fomiminiftrarvene tincsramence, c Upri dove giacciono i difet-ti dcirOpera lua, Se T odiace a fegno di non volerio vedere in f4C-cia, ad onca de' modi urbani, ch'egli ula con tiitti, potete fame un* alrra. Si ftanno preparando due nuove Edi'^ioni dd di lui via^gio, in Fiancefe I'una, in Ingle fe I'altta; i probabile ch'egli v'abbia fatco delle correziom. Ecco il vero modo di rrovare gli errori deir Edizione Itaiiana, e di giuocar at (kuro. XIX. Anchc alia giulta correzipne, che fate al tefto del For-lis pag. Ö0. il quale in vece di ^Une /line dovea dire Slifno vrilo > nianca un requilico, che fi voleva piir mettervi per onefta. II For-TIS, cui difTicilmente trovcrcte in errore allorch^ paria con afleveran-za precifa (li cofa veduta dagli occhi proprj, dice in qucrto cafo (. nel to^n. 2. pag. 700» tii non aver vifirato Ja fontana > perchi non glic-ne fu parlaro a tempo „. Ora perchč nel riconvcnirlo non avete det-to voi quefto ? XX. La ventefima Cenfura avrebbe anch' eflfa potuto efTerc ra-gionevole . Voi rimproverate il Fokus con modi che fono pemejjt fo-„ lo a voi^ perche egti k detto,, che I'acqua di Sutina perdcndoll, e „ impaludando nella campagna di Sign la rcnde infalubre,,. Voi fog-giugnete in voftro Italiano; cio non e artstmente pemiejfo di dire cheat folo Füriis; e sbadatamente per certo, e fenza veruna rifleilione pro- fegiiite di li a pochi verii: I'acqua di Sutina.....fotrshbe caufare I' itiond^zione di quetla campggna, (cio^ delia campagna di Sign ) üf-torn9 i Lagbi di Krin. Cke k dunque detto il Fortis, cbe vi fembra si balprdo? Se non ci volefte far credere che la Montagna Sutina da un volutnc d'acqua di poca confeguenza, il che t contro la verita , refterä femprc che fia verfo i Laghi di Krin , come voi dite , fia fet fra Sign, g la Cettina, le acquc provenienti da quella Montagna con diiferenti nomi, e per vie difcrtnti vi riftagnano, e recano del pre-giudizio al terreno, cd all'ana. Or'a che prcpofito ufate voi d' un modo difprczzativoj e ingiuriofo, andando incontro alia raccia di mal ed'jcato J mio caro Gonnazionale ? Se aveflc efaminato bene tutre le G 2 acquc acque che vengono dalle felde, e dal piede dl Sutina, forfe avreße avuto mcno ardenza nel cenfurare il noltro Viaggiatorc. Ui tutco ciö, che avetc rimproverato al Fokus ncüa prima parte del voltro Libro, e' fi voleva, che aveite punto per piinto Ibddisfa-cente rilpofta; quindi ž, che niuna detle cenfure voftre sfuggita , cd 6 ccrcato d'iliuminarvi. Qualche volta peiö il dilpiacere di veder-vi far il faccente lenza capital! m'avrebbe tentato di fcardaflarvi per bene i ncl qual cafo voftra ne farebbc ftata la coipa, dacchi incauta-mente, e fenza ragione emancipandovi coli'Abate Fortis m'avece dato fovente un cattivo efempio. Ma io fcno convinto, che uno Scrit-tore bennato i ildovcre d'ufarc de'modi piucivili, che (ia poUibile . L' jngiuria, il farcafino maligno, e il dilcggio impertinente fanno riderc aicuni pochi, naufeano il majjgior numero, e non provano poi nulla, Chi vuole far conofccre k impcrfeiioni d' un Libro, non dee ingiuria-le , o mordere la perfona dell'Autorc, nfc puö farlo fenza difoncrarfi. Voi avete prefo a mordere, e ad ingiuriar T Abate Fokus, ed cgii ccrtaniente non mordcrä voi, x\b v'ingmrierä, come non 1'ö fattoio, che mi fono folamente fcrmato agli crrori dei voflro Scritto. Potreb-be darf! perö che le invcttivc accrbc , replicate, efulceranti che voi fate contro i zelanti Religiofi Ctauftrali, che dirigon l'Anime de'Mor-lacchi, vi tiraflero a doflb de'difpiaceri, e dclle fcardalfaturc amarif-fime. Non tutt'i Minori Oflervanti anno il poco giudizio di que! Padre Luca, che voi mettete in ridicolo; v'ä fra di loro della gente atta a ben maneggiare una ben temprata penna, e io ftafiile; ni forfe a que'Religiofi manca coraggio, e materia. Ma a quefto dovcte pen-farci voi. lo deggio paflTare fotto filenzio tutto quello, che fo delle rilTe voftre co'Padri Minori Oflervanti; non voglio rammentar i motivi, che le anno prodotte, perchi non t cofa, che appartcnga all'og-getto mio. Voi avrete il bei che fare, a trarvi fuori del gineprajo in cui fiete cntrato imprudentenicnte» e fe 1' Abate Fortis vi Jafcieri fenza rifpofta, non i ficura cofa, che tutti gli ofFefi da voi, vi fac-ciano la niedefiraa giuttizia. Sarebbe una ftucchevole occupazione per me, che applicato agli ftudi Teologici, ö bensi de' ritagii di tempo da perdere, ma non ö tante ore d'ozio, quante voi moftrate d'averne avuto, il feguirvi palTo palTo in tutte le correzioni, che magiftralmente andate facendo al FoRtis nella feconda parte del voftro volume fopra i coftumi de' Morlacchi. Molto meno vi leguirö in tutt'i barbarifmi di lingua, glt errori di fatto, le falfc interpretazioni , le ftravaganti deduzioni , Ic contraüdizioni, onde I'avete ingroflato. Aliri (i piglieiä quefto pendele per poco che vi moltriate d' averne voglia, Ituzzicando vefpaj. E fe per avventura uno , o due sbagli di Lingua Jliirica, avete fcoperti ncl viaggio del Fortis, vi farä il cento per uno da rettificare nel vo- voflro Scritto, anche volendo tutto il rinunentc lalciar tia parte. Mi vien detro, che in un foglio pubblico v'ebbe chi fi penfiero di riconvenirvi in bcto di lingua; nia io non ö veduto quel foglio. So clie in qualche akro fiete Itato avvertito doiceoiente; potrebbe perö venire quello , che vi trattalfe con del mal umore- Ma vengliiamo alia feconda Parte , che non fi vuole lafciar del tutto in non cale, perchž potrcfte f>ir valere 11 difprezzo, come im fegno di convizione, e avere qualcbe cattivo Loico, che v'imitalTe. 11 Fortis, parlando de'codumi de'Morlacchi , fcrifle in parte ciö, clV egli avea cogii occhi propvj veduto viaggiando per duecento mi. glia di paefe, ed in parte ciö che gli fu raccontato da petfone degniC. linie d' ogni fede, e ad ogni eccezione fuperiori. EgÜ'fi guardö lem-pre mai dall'aver una cieca deferenza al primo, che gli fi faccia di-nanzi. A' nominato a cagion d'onore, non giä perfone foreftierC) ma il dotco Prelato Monfignor Miocevich Velcovo di Trail; 11 Conte Francesco, il Conte Abate Girolamo Draganich, ed il Sig. Gia-ciNio SoppE Papali, di Sebenico, pracichifTimi degli ufi de'Morlac-chi; il ConteORKGoRto SrRATico',il S'g. Domenico Balio , e il Dotco-re Anionio Daniem Tommasoni di Zara,chs ienza f,ir torto ad ülcun altro fono da noverarfi in primo iiiogo fra' piü colti uomini della Pro-vincia; il Sig. Giulio Bajamonti di Spalatro, che pella fua applica-zione agü ftudj, pella lua prudenza , pel coftume, pelle maniere dov-rebbe fervir di modello alia Giovencü Dalmatina; ed il fu Co- Abate Cr.£me\t£ Grubissich, da voi poco, perclie non I'avete forfe cono-fciuto, uia da tutti gli* onefti e docti uomini, che lo conobbero in Italia, e in Dalmazia, pelle fue virtü, e pella dottrina molto rifpet-tato, ed amato. A queit'ultimo, ed a quel pio, dotto, ed onefto Ar-cidiacono Sovicii d'Oflero, a cui fi rivolfe la Sacra Goiigregazione di Propaganda, pella correzione de' Libri Liturgici Glagolitici , e dopo la morte del quale non fi fa a clii appoggiare quefta delicatifli.iia com-mifiione, preft6 fede il Fortis in propofito di lingua. N^ per certo da lungo tempo v'ebbe fra noi chi s'occupafle nel'antica Lingua Slava con tanto fervore, come il rifpettabiie Arcidiacono da me profon-damente conofciuto, e fovente trattato. Da quell'uomo raro voi avre-fte potuto imparare, mio dotto Sig. Lovrich, che il dialetto degl' Ifo-lani fe piu vicino alia piiriti antica, di cui ci reftano monumenti nc' Libri Liturgici, di quello che fia il Dialetto Morlacco , che ä infetto da una gran quantita di voci, e fintafli Turchefche; avrefte detto alla pag. 128., che ^^Ifolaui parhno correttamcnte la lingua a confron-to di voi, Cosi avreite Tcritto nkdna-viro^ e non niendna , ch'6 male fcritto, e non TfVro, e gcrra^ ma mro, c gora alia pag. f^i. Puö dsrfi, ad onta di fcelta sl giudiziofa, che il PoRiisabbia prcfo de'gran-chi ; anclie le petfone diftintc per nafcita, per dignitäj per probitä, per per dottrina , com'erano que'due degni Ecclehaft'ci, polTono faper impeifetcamente le cofe, ma fe dovelfe rircegliere fra 1'aiicorira toro , e iii voltra, io credo che il Viaggiarore kaliano ieguirebbe a riportar-fi ad eUi. O' fitto una fingolare olfervj/jone di confronto fra iJ For-Tis, e Voi. Egii noinina di paefe in puc-ffi perfone chi fann'onore, e che non anno eccezione; voi, fe la menioria non mi tiadifce, no-minaramente citate due fole pctfone, un dotro L'orelticre, di cui non voglio otfcndere il nome rimettendolo nclla tvifta compagnia, che gli avete data, e 1' afTallino Socivizca. Appoggiato a qiierti niallevadori, voi date mencite Tolenni a. dritte, e a rovelcio all' Autorc M viag-gio in Ddlmazia. Si vorrebbe perö palTavvi anche quefto difetto q' ordine , fč fofte abbaftanza forte in f^tto di merito. Ma la veritä fi i che il diftrctto di Sign non da legge a tutto ü i'aefe abitato da' Mor-lacchi; e che quindi bene fpeiro voi negjce de'facti conofciiui per veri da luttoil rimanente de'Dalmatini. Ii Foiixis fipea che oualche dif-fcrcnza da Villaggio a Viliaggio dovea trovarii; e quindi aila pag. del 1. Vol. eglt lcrifle con quella ingenuiti, che voi avreltc dovuto imirare,, ch'ei non (i impegnava, che ad ogni Villajjgio de'Morlacchi 5, efattamence convenifTero tutt'i dcttagli da iui notati, ma che le dif-j, ferenze farebbero Rate minimc,,. Di fatti, per quanto io ö veduto Ičorrendo il voftro Libro, le differcnze da voi, notate non fono maf-fime, trattine i cafi, ne'quali dire il falfo inc^nfideratamente per igno-ranza delle cofe; dacchč non voglio arrifchiare d'eflerc ingiulto, im-putandovi malizia. A propofito di nonjapert, Camino troverä un po* (ingolare quell' aria di decilione, e d'importanzi, che voi aflumete giudicando a fcranna gli Autori lllirici ( pag. öfei. c feg, ) e 'i Fortis Italiino in propofito dcli'Ecimologia del nonic MorUcchi. Voi non fie-te d'accordo eon elTi, ni molto meno con lui, che origine Illirica fi fludiö di dare a quefto nome. Voi la traete dal Greco. Ma, eruditif-(imo Sig. Lovrich, fapete voi il Greco? lo credo, che non avrete il coraggio di rifpondermi che si; apparifcc dal voftro Libro che que-Ita lin«ua ancora vi nunca. Voi citate I.AMiiEKr, e gli fate dire, ehe gli Antichi Greci chla-mavano Mauromluchia la Moldavia. Forfe LAWUtRT diri quella ba-lordaggine con qualche alcra; io non ö fotto gli occhi la cii lai Opera, ma rion mi vogiio f^r lecito il ncgare di credervi. Voi perö, doc-to Sig. L0VRIU.H, che sfidate a duello tanta g.ente non affjtco ignorante. voi che magirtralmente decidete, che tutti parlato a cap' priccio fenz^a confulture fu di queßo fropo/ito gli antichi Gred, perch6 vj liete abballato iiiio al fi larvi del foio Lambert, e non gü avete con-fultati ? Strabone, e Tolo.Hineo non fono libri introvabili, come non Io fono gli altri Geografi Greci de'buoni tempi: le non fapete il Greco, fi tcovaoo suche tradotti in Latino; e fe pur quefto vi facefle pau- pJiira, come qiislche maligno potrebbe crcdere, depo la bella vo(ha incirpi'ctii'iiont: del ßimmo ff/p/ff di Plitiio, ve n' ä qualche traduzio-ne Italiana, cui p Vtrtrte incendcre con un poco d'afliibnza. Conlitka-teii, veridico Si;?. Lovrich , ancorchi cardi; e non trovando mai no-minata L Maurov^lacbia ptiina de'tempi barbari, vi difdirece, come ad un amatore della vcriti fi conviene. Ma andiamo intianzi. Tiute is parole che voi fate in propofito dell'Etimologia congetturata dal For-Tis, provano il poco elercizlo di ragionare , e il molto cauftico uttior voftro, non per dir il vero, la voltu crudizionc > o la buona fede. 11 FotiTis propone la fua congettura con queftc prtcifc modeftinime parole.,, lo crederei poflibi'e, che la cienominazione de' Moro-vlalli 3^ avefli fignificato da principio i potenti, e conquiftatori venuci ual rnare ( pag. 4Ö. voi. I. )„. £ i'oggi^^ne per appog^iare qucfta pel-übilici, che more fignifica mare in tutt'i Dialetti Siavonici, e 1.1 ru-dicale 'vU indica aiitoriti , e potsnza. Voi avrefte fatto bene a riferi-re quelle parole del Forks, in vece di dire cosi alia pt."|;gio„ che la » femplice aflerzione del Forus non 6 (lata mai, ni puo cirere uiu „ prov- in propofito della noftra Lingua,,. Per miu ft avsce feel:» un cattivo moinento per dir quefta verita , e un eattivo mado per iftjflitarc il povero principiante. V^-nß t autoriti e poiianza; Vlafteli»^ gennluottio; Vladikct ^ Dama, o Gentildona; ViSikui'relato, fra gli lllirici di Rito Greco , e Vladati ^ comandare, e molte alcre voci ana-loghe dalia radice medefima derivanti, moftrano ad evidcnza, che voi fenza riflettervi negate un fatto incontraftabile, e che I'allerzione del Fqrtis non e punto mal fondata. Ora cercate un poco, e cercherete in vano, fe la radicalc via abbia fervito a. fabbricar parole dinotanti vitca, o difprezzo. Se il Turco dice per fomma higinria Vlafcc ad un Morlitcco^ quefto pruova, che il nome di Flah i ingiuriofo in bocca di un Turco, quanto i ingiuriofo il nome di Turco pronunziato per iftrapazzo da un Criftiano, c quanto lo fi il nome di Greco, di Latino pronunziato dagU uomini di rito oppofto, con una infleUione di voce indicante naufea", e difprczzo. LI titolo di Barone fii mai fem-pre anneflfo all'idea di nobiltij ma il popoio Ficrentino, dopo d'aver d'clufo dal governo i Nobili , attaccö un' idea di difprczzo al nome di Barone; ad ogni modo un Barone deli'Impero 6 fempte un aomo Nobile, c rifpettato, e i Baroni di piazxa fono fratelli cariiali de'bir-bi . Chi per ingiuriar un uomo gli üice Barone, non efamina il valo-re primitivo e coftante della parola; cosi non lo eHimina chi per in-giuriare un uomp gli dice Vlah, Turco, Greco, Latino ec. Voi pol, che avece fcopeko, che il nome di Moro-vlaffi viene dal Greco, e fictc contento di fapere^ che fignifica nerlvalaccbi, abbiatevi la fconten-tezza d'itnparar ancora, che non fapete nienfe; perche la voce pa-troniraica Valaccbi non t mai ftata d'origine Greta, Per quanto poi s'ap- s'apparticne alia premeflä Moro, prima di fjih venire da (/.tiJ/nf, fate annerirc i Morlacchi , i quali certamente neri non fi ponna atieiro chiamare, ni lo faranno ftati in altri tempi, elfcndo venuti da paefi freddi e non da climi ardenti come gli African!; fe poi per voflrc particolari ragioni credefte bene di faria derivare da foiie tro- verete moiti difpofti a credere, che polFa alineno petlbnaimente qua-drarvi me^Iio. Deh, Gonnazionale mio, perche vi diipiace cotanto ehe la noftra Nazione fia illuftrata, ed onorata dai foreftieri? E perche mai fcrivefte voi tanto ? ad oggctto di difonorarla irreparibilmente ? II Fortis , ancorchi per io piu a torto riconvennto in fatto di lingua , far.i certamente troppo perluafo di dover cedere a iin Dalma-tino, nb vorra entrar con voi in conctfe grammatical) i ma egli non potri trattenerfi dal ridere in trovandoli rimprovcrato per aver chia-mato zinne le noammeile deile Morlacche, e trovando che voi avete ptefo per una ftroppiatiira dell'illirico una voce, ch'i pura e prctta lofcana. Dopo d'avervi coll'oro delle voflro miniere comprato un Dizionario Latino, compraucne anche un kaliano, c troverete, che ia voce Ziinna cquivale -dlhßßa degl'Iliirj ( pag. 80. 81.). Per quan-to poi rigiiarda Ic dimenfioni di codefte zinne nel voUro Contado di Sign , volentieri vi (i cederä la cura d'aflicurarvene. E' pero un pun-to di fatto, cui voi non vorrete negare cosi fu due piedi ad un vo-llro Gonnazionale, che vi tratta con tanta creanza, che le fchifofe e lunghe zinne, delle qitali :i fatto cenno 1'Abate Fokus, fi veggono con naufea anche in Groazia, dov' t pur anche vero , coiwe lo e net 'contado di Knin, che i fanciuHi allattano bene fpeflo ^inp all' etä di quattro, e cinque anni; alcuni de'quali io conobbi perfonalmente in ten:ipo che accudiva alle fcienze ncila Cittä di Fiume. Voi, Io negate, cd in b la difcrezione di voler credere che non v'abbia quefta iifan-za ne'ccntorni di Sign, dove fe tutt'i ragazzi afTomigliano a Voi po-trebbe darfi, che fi trevaffero le niadri obbligate a siattarli ben prelto, per non efTere raorficate, Ma che vado io buonamente feguendovi, ftrafclnato dalla coftan-te necellita che a vete di conofcere qtieila veritä che a mate cota>ito> Io non la finirö piu, fe anderö chiamndo a difamina punto per punto ]o fcritto voftro. Spiegatc dunque come piü v'aggrada ii verfo d'Ovi-dio 5 alia pag. 8S. e feg., Foemina pro Utta CereaUa muntra frangit^ e iminaginatevi che il Poeta Sulmonefe parli di crambelle di paglia, c non del meftiere, cui faceano le donne de' Geti mjcinando in vecc di filare; trovate itrano, che il fumo di fapino annerifca i grugni delle fcmmine Morlacche, le quail fpeffb tengono in mano le tede ccntro il vento; dilFertate fop'ra 1'agiio, e maravigliatevi, che il Fortis ab-bia adottato 1'opinionc de* Naturaliftt DioseoripEj ThOfaASio , c ni- Plivio , anzi che quella d<-l Poeta Orazio; negate inccnficJeratamente un farto conofciuto vero da tittt'i Dalmatini, che v'abbiano. cioe del-ie orazioni particolari per congiugnere i pobratimr, fpacciatene un al-tro notorianience f-iiio , qual ä lo ftrano modo di ftrignere i Matrimo-nj da voi attribuito ai Sacerdoti del Rito Greco; rifrrmate il veftito delle fanciiille Moriacche, e dite pure ch' effe non pnrtano il velo, o pGzzuoia bianca lu le berette roiTe (pag....)} ancorchž gran parte deJ diiirctto di Knin, quelle di Vergoraz, di Narenta, il Kotar quafi tur-to le veda portar pezzuole; io ron vi riconverrö per le lunghe di quefte inconfideratizzcj perchi i fatti baftantemente depon^^ono con-tro la voftra afierzione . üatemi perö licenza che fra le aitie niolte inavvedutezze iimÜi, deile quali vi fo grazia, io trovi firano, die vo-gliate ( alia pag.i4^-)i paragcnare gli t reccht voflri a quelli del Sig. Abate Fortis, ed inlegnargli a trov Vidit Fr, Vincentlus Burberlni Vic. Gen. S, O. 'Mutlrhs, Vidlt 26. OElohris I'J'JS, Joannes Baptißa Araläi. Si ßi^mpi. 29. Ottobre ijjS* Filippo Qiufepps Manhißo, 'k'- : A - " . - .) Ol ■ ■ ■ <\:\ ' ) vnoö^iO . . i''. , \Z ' 1.V' » ' f ■• ^ - V - r r , f&c'. J A -s Ii \ 1