ANNO XIV. Capodistria, 16 Novembre 1880. N.ro 22 LA PROVINCIA DELL' ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. EFFEMERIDI ISTRIANE Novembre 16. 1102. — Aquileia. Volrico figlio di Vodalrico mar- chese d'Istria dona alla Chiesa d'Aquileia i castelli di Pinguente, Colmo, Bagnoli, Uragna, Letai, San Martino, Cosliacco, Cortealba, Castel Venere, la villa Cuculli, Momiano, Cisterna, Petralba, Ducina, Marticeniga, Cavedel, Uvege, Bisintina, Castagna, Castiglione e San Pietro col monastero dei santi Pietro e Giovanni. - 13. 17. 853. — Lodovico imp. prende sotto la sua protezione il convento dei PP. Benedettini di S. Michele di Sottoterra in Diliano. eretto da certo Talmo, ] che fu il suo primo abate. - 13. 18. 14L2. — Smantellate ch'ebbe i\ capitano di Raspo, le mura dei castelli di Rozzo, Colmo, Portole e Buie, conquistati di recente colle armi, il doge Steno l'avvisa di trattarne gli abitanti con dolcezza, purché li scorga obbedienti e fedeli al nuovo governo. - 13. 19. 1343. — Il senato ordina al podestà di Montona di difenderne i confini, e l'autorizza di affittare come per lo passato, certi terreni a que' di Treviso, qualora venisse ricercato. - 11, XXI, 76.a 20. 1615. — I soldati capitanati da Benvenuto de'Pe- tazzi respingono il provveditore generale, Benedetto Cappello, venuto con cento fanti e 200 cavalli per impossessarsi della rocca di San Servolo. - 22, II, 241, 21. 1349. — Ser Ermagora del fu Luvisiuo da Pinguente viene investito degli aviti feudi. - 21, 116, - e 23. 22. 1441. — Il doge Foscari scrive al pod. e cap. di Capodistria, Luca de Lege. perchè proibisca a' suoi sudditi di portare il vino „Ribolla" nel Friuli. - 4, lOO.b 23. 1463. —Venezia. II senato notifica all'imp. Federico ed all'arcid. Alberto, protettori di Trieste, la pace stipulata con detta città li 17 del mese in corso. - 7, IV, 315. 24. 1616. — 1 veneti distruggono le saline del fu ser Tullio de Calò, situate nella valle di Moccò, ora valle di Zaule. - 3. 25. 1336. — Udine. Il patriarca Bertrando manda a Venezia ser Raino de' Temone per riscuotere . Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. marche 112 e mezza, pari a lire italiane 4387 circa, per le ragioni e giurisdizioni di-Pola, Dignano, Regalie (Roverie?) e Valle. - 13. 26. 1302. — Ottone, duca di Carintia, conte del Tirolo e di Gorizia, conferma al monastero di Sittich la donazione di sei masi di terra, fattagli da Arrigo fu marchese d'Istria. - 9, XXXI, 166. 27. 1289. — Cividale. Brisa de' Toppo vescovo di u Trieste, testimonio alla tregua conchiusa tra ( i signori di Cucagna ed i Savorgnano di Udine. - 37, III, 209. * , 28. 1566. — I delegati dal senato confermano l'antica sentenza, pronunciata in favore del vescovato di Cittanuova, nella questione di confini che aveva con la famiglia Verzi, feudataria di San Girninrr oeita^miiHtta: - TV, zm. 29. 1355. — Ser Giovanni Quirini, fu capitano del Paisinatico di Grisignana, rinuncia alla nomina del senato che l'aveva per ivi recarsi ad in-quirere con tutta segretezza e cautela certi affari. - 11, XXVII, 46.a 30. 1487. Trieste. Il vicedomino ser Stefano de Renck rammemora al civico consiglio per ordine sovrano l'obbligo della regalia annua delle cento orne di Ribolla. - 3. TERESA GAXDUSIO de COMBI n. 6 marzo 1799 m. 5 novembre 1880 Chi visse operoso nel circolo della famiglia e della patria, chi nel corso della sua vita diede esempio raro di virtù domestiche e cittadine, ha ben diritto d'essere registrato nella storia del proprio paese. Animato e compreso da questo principio, ho la coscienza di adempiere a un sacro dovere di cittadino più che d'amico, consegnando alla Provincia dell'Istria alcuni cenni, brevissimi, sulla vita d'una donna istriana testò sparita dall' umano consorzio. GÌ' istriani, coi quali, anche lontano, io sento di vivere in intima comunione di ricordi, di speranze, d'affetti, certo hanno compreso ch'io intendo oggi parlare di Teresa Gandusio de Combi. La moglie del dott. Francesco, la madre del dott. Carlo de Combi, sia pur scesa nella tomba, è viva oggi e vivrà lungamente nel cuore dei Capodistriani, nelle tradizioni della provincia. Sono tre nomi inseparabili dalla storia contemporanea dell'Istria, e gl'istriani sanno che la storia del proprio paese è un tesoro da tramandarsi, anche nei piii minuti particolari, alle generazioni che han da venire. Chi sa con intelletto d' amore meditare sulle armonie intime e feconde della vita domestica, capirà facilmente quanto codesta donna savia e operosa, prudente ed energica, col suo ingegno pronto ed eletto, col suo elevato e dilicato sentire, quanto possa avere influito sullo spirito del marito e del figlio, e come possa avere consciamente ed inconsciamente alimentato in essi la fiamma d'opere generose. Se è vero che l'uomo si forma sulle ginocchia della madre, certo 11011 è men vero che la eletta del cuore aggiunge spesso colore e calore anche all'uomo maturo. Dalla famiglia Gandusio, d' origine friulana ma trapiantata ili Capodistria, ebbe Teresa Ji natali il dì 6 marzo 1799. I genitori di le , onoratissimi ma di umile condizione e di assai modesta fortuna, non poterono procurare alla loro bambina altra istruzione che quella dei lavori donneschi e dell' azienda domestica. Ma la fanciulla sveglia, cuin' eia andò innanzi (la se traeudo partito da ogni miglior esempio, in modo da farsi presto distinguere fra le compagne. Cresciuta buona, modesta, operosa, avvenente colpì l'animo gentile del nobil uomo Francesco de Combi, fiore di gioventù e di sapere; lo colpì siffattamente che superando egli ogni riguardo di casta, in epoca nella quale ancora ci si teneva, chiuse per un momento le orecchie anche ai consigli dei genitori che amavano scegliesse la sposa nel loro ordine, e non ascoltò che la voce del cuore: volle ed ebbe a compagna della sua vita la Teresa Gandusio. L'anima del filosofo e del poeta fu divinatrice ; era la sposa che a lui conveniva, che quasi a dire lo completava. Fu un matrimonio felice, e la casa Combi ben presto divenne e durò per tutto il tempo che fu a Capodistria, il convegno della più eletta società, il centro d'attrazione di quanti, cittadini e comprovinciali, sentivano amore per ogni nobile, alto, patriottico proposito. L'origine, lo sviluppo, i progressi, i lieti eventi dell' amore e del connubio felice io ho potuto più che indovinarli, vederli e sentirli in una serie di poesie che il chiarissimo e carissimo dottor Francesco mi fece l'onore di recitare e mostrare negli ultimi anni della vita sua qui in Venezia. Sono poesie che portate in pubblico darebbero altissima idea della virtù di entrambi e come amanti e come sposi ; sono poesie che connnoverebbero graditamente ogni cuore gentile e rialzerebbero certo il senso morale di molte anime sconfortate ed affrante. Non serve dire come la giovane Teresa, prima ancora di divenire sposa e madre, favorita dalla sua felice natura e ringagliardita dallo amore, avesse rapidamente arricchito il suo spirito di belle e svariate cognizioni anche nel campo delle lettere, tanto che i di lei sagaci giudizii poterono poi spesso venire apprezzati da persone molto dotte e assennate. La di lei vita però, la vita della famiglia Combi, non fu sempre lieta, e gl'istriani lo sanno meglio eh' io non possa qui, sulle pagine della Provincia, esplicarlo. Ma fu appunto nei giorni dell'ansia, del dolor, del pericolo che splendè più che mai 1' energia, la perspicacia, l'ingegno, la prudenza, l'ardire della moglie, della madre, dell'amica rara, ammirabile. Ella seppe con calma serena subordinare perfino l'affetto intensissimo di madre a sentimenti più larghi, parata ad ogni sacrificio pel trionfo di un nobile ideale, eh' era l'ideale del marito e del figlio. A questo proposito, in grazia di confidenze avute, più che da altri dal surricordato dott. Francesco, potrei narrare molti particolari che aggiungerebbero fama alla donna di cui pario", ma 1 miei comprovincMi bèn capiranno che ragione di alta convenienza m'impongono per ora su ciò un assoluto silenzio. Cambiate circostanze e venuta colla famiglia per ricongiungersi al figlio in quest'ultimo caro e sicuro asilo, in Venezia, perduti successivamente la figlia nubile, Francesca, la cognata Luigia de Combi e il ben amato consorte, essa, pure serbando attaccamento da vera madre alla- figlia Anna maritata Sossich, aveva concentrato il più assiduo pensiero, l'affetto più caldo, più intenso sul figlio Carlo col quale costantemente convisse. Ed egli a sua volta s'era fatto della madre sua un idolo, un culto, tanto da destare 1' ammirazione di quanti frequentarono la casa, ed ebbero consuetudine seco-loro. La doppia corrente d'affetto tra madre e figlio è un fatto da non potersi descrivere facilmente a parole: chi ha cuore lo immagini. La madre, considerata con animo rassegnato e tranquillo la grave sua età, pensava alla necessità d'una fine non lontana e s'accorava non per sè ma pel figlio e paventando l'eccesso, come diceva, dell'affetto di lui, domandava agli amici una cosa impossibile, avessero a disporne l'animo al doloroso distacco, mentre il figlio inebriato dall'immenso suo affetto non iscorgeva pare abbastanza, o rifuggiva dal notare sul volto materno gl'irreparabili segni della progrediente senilità. Tralascio in proposito infiniti particolari per non turbare la calma solenne di un dolore senza pari e al quale m'inchino, io che dei dolori ne ho provati molti e ben gravi nel corso della ormai non breve mia vita, m'inchino e concludo. Teresa Gandusio de Combi, morta cristianamente in Venezia il dì 5 novembre corrente più che ottantenne, ebbe ogni desiderabile virtù di moglie e di madre, ebbe in alto grado le più generose virtù cittadine, fu schietta, provvida, perspicace, operosa, benefica; governò saviamente la casa, amò da donna forte la famiglia e la patria; fu rispettata ed amata nella sua nativa Capodistria da ogni ordine di persone, in Venezia dai molti eh' ebbero opportunità di trattarla. Le onoranze funebri splendide e spontanee eh' ebbe qui dagli Istriani e dai Veneziani, valgano a provare la verità dei miei detti. Il figlio, la figlia, i parenti, gli amici, i concittadini, vicini e lontani, hanno motivo bene legittimo d' esserne confortati. La virtù onora se stessa. Ora se il dottor Francesco Combi, (come giustamente sta inciso sulla croce che lo ricorda), si è eretto un monumento imperituro colle egregie opere sue, sul cippo che ricorderà la sua Teresa ben è giusto si segni che fu degna compagna a tale uomo e a tal patriotta. Le due salme ricongiunte in capo a dieci anni riposano ora d'accanto a quella della figlia Francesca nel mesto recinto che rende sacra l'isola dei SS. Michele e Cristoforo, dove in separato riposano pur anche le ossa del loro primogenito Francesco, morto nel 1854. parimenti in Venezia. Era fatale che i Combi di Capodistria avessero tutti riposo qui in mezzo alle tranquille acque della desiderata e bene amata laguna ! Che gl'Istriani non dimentichino mai i sepolcri della famiglia Combi. d' appresso ai quali troveranno pure altro nome eh' io non potrei pronunziare senza lagrime. Venezia 8 novembre 1880. _________Tomaso Luciani Degli errori sull'Istria*) v. Diciamo ora delle vicende dell'Istria uella guerra grossa tra Austria e Venezia e della partecipazione degl'Istriani e L'iburni austriaci a detta guerra. Forse a taluno parrà questa una distinzione da sofisti, e riderà delle tante parole che si sono spese per dimostrare l'innocenza dei nostri nell'affare degli Uscocchi. E diranno questi: — A che menar tanto il can per l'aja? o prima o dopo poco importa; è un fatto che gli Istriani austriaci si sono schierati dalla parte degli Uscocchi; il Cosci ha ragioni da vendere quando asserisce che Gorizia e Trieste furono rifugio di Uscocchi. Per confutare questi signori, anziché serbare per ultimo l'argomento ad hominem, come insegnano i retori, lo mandiamo subito innanzi, e perciò ci facciamo lecito di rammentare loro una storia. Finita la prima guerra tra Francesco I e Carlo V, appena il primo potè uscire di prigione e toccare il suolo francese, fec.e dichiarare dai Notabili del Regno, che lui, come lui, non avea nissun diritto di cedere alcuna provincia, ottenne dal papa con la solitu morale larga di maniche lo scioglimento del trattato di pace di Madrid e del giuramento, e strinse una nuova lega detta Clementina o Santa con Papa Clemente V, con Milano, con Firenze, ed Inghilterra, allo scopo, dicevasi, di liberare l'Italia dagli Spagnuoli. Nè di ciò pago il Cavalleresco di Francia andò anche lontano a tastare terreno, e strinse pure alleanza con la Svizzera che con la promessa di terre e denari (è vecchio l'adagio — Point d'argent, point de Suisse) gli affidò 15000 uomini ; e perfino col grande nemico della cristianità Solimano II. Tutti sanno quanto sia stato utile al Cristianissimo di Francia l'ajuto del Turco, il quale, vinta la battaglia di Ijtohaez occupò gran parte dell' Ungheria, e minacciò aache Vienna. E nella stessa Italia non stettero già i Turchi con le mani alla cintola, che appunto in questa seconda guerra tra i due monarchi rivali avvenne l'assedio di Nizza salvata dall' eroismo d' una donna : la Segurana. Tanto è; il medio evo era proprio finito; la fede di battesimo contava ben poco ; e pur di spuntarla sul rivale si andava in cerca perfino dell'aiuto del Turco. Anzi, poiché in queste occasioni Papa Clemente VII fu in lega col re di Francia; e questi alla sua volta con Solimano II, ne viene di legittima conseguenza, per un corollario geometrico, che anche il capo della Cristianità fu alleato del Turco. Ma da ciò all' asserire che il papa si fece turco, e che dai campanili di San Pietro, invece dell' angelus domini si sentiva risuonare la voce del muzeim, e che Roma fu un nido di Turchi, e i Papalini assalirono Nizza oh! per la santa logica rispettata perfino dal diavolo all'inferno (canto 27) ci corre, oh se ci corre sempre un gran tratto ! Dunque per la stessa ragione nessuno che abbia fior di senno potrà sostenere che i Triestini, i Goriziani e gl'Istriani della Contea furono Uscocchi e nido di Uscocchi perchè nella guerra con Venezia seguirono, come dovevano, le parti dell'Austria, la quale avea assoldato a' suoi servigi gli Uscocchi. Ma le ragioni nostre appariranno sempre più evidenti, quando si rifletta alle cause di questa guerra, ai modi con cui fu condotta d' ambe le parti; e ciò con quel-l'imparzialità che ci siamo imposti in questi lavori, e che giova in qualunque occasione disarmando i malevoli, e rendendo simpatica una causa e chi la tratta. Che gli arciducali abbiano in mala fede sempre trattato con Venezia nella questione uscocca è un fatto storico che non ammette più alcun dubbio neppure in questa epoca di riabilitazioni. Troppo sono note le pratiche d'interessati ministri, le macchinazioni della corte di Gratz, la tragica fine del Rabatta: macchinazioni, rapine, tradimenti che destano un senso di ribrezzo anche ai nepoti del Machiavelli usi a scusare la malvagità dei mezzi con l'eccellenza di un altissimo line. Leggendo però la lunga storia delle paci giurate e subito rotte, delle capitolazioni, e delle tante brighe a cui si assoggettarono i veneti, si prova come un mal essere, un senso di noja e di meraviglia insieme per la pazienza e longanimità veneziana, e quasi quasi si è tentati di credere che ci abbia ad essere una recondita ragione di questa longanimità e pazienza ammirabile. Non dico che Venezia non avesse tutte le ragioni da parte sua e il .diritto anche di scegliere i mezzi di difesa più adatti ai tempi ed alle condizioni sue; è certo però che la Venezia de' bei tempi, la gloriosa e potente repubblica del medio evo avrebbe ben trovato mezzi più pronti ed energici per estirpare il male dalle radici ; e si può quindi provare un vivo dispiacere che V interesse suo e dei paesi circonvicini nou abbia potuto o voluto usare di quei mezzi nel secolo XVII. E di vero quale sarebbe stato il mezzo certo e radicale per estirpare gli Uscocchi ? Marciare direttamente su Segna, e distruggere il covo ; così avrebbe operato la Venezia di Enrico Dandalo, e di Vittor Pisani. E invece, in tutte queste lunghe guerriglie e rapine Venezia dimostra una pazienza da anacoreta, accetta per buone scuse, transazioni e scritture, mentre sa per esperienza che gli Uscocchi escono a nuove rapine quando è ancor fresco l'inchiostro (frase energica del Sarpi) sull'ultimo trattato. Come gli Austriaci ci trovavano il loro conto a dare una mano ai Segnani ; così Venezia ne approfittava per trovare occasione di affermare il suo scaduto dominio sull'Adriatico, di sfogare le sue vendette, di pigliarsela coi villani della Contea di Pisino, con Fiume, con Trieste e perfino con le saline di Zaule. Non è più la politica energica de' bei tempi; già si comincia a vivere a sorte, per accidente, colla sola idea della prudenza della repubblica: storiche parole più tardi pronunziate dal doge Paolo Renier; si cercano i mezzucci, si tira innanzi con le mezze misure. Da una parte si vogliono punire i ladroni, per non dare argomento al Turco di rompere guerra alla repubblica, dall'altra si ha paura dell'imperatore che sta dietro all'arciduca; e chi ci perde come al solito è il debole: i cenci vanno all'aria. E così queste guerricciuole furono condotte con orribili rappresaglie da una parte e dall'altra per cui immensi furono i danni che l'Istria veneta patì dagli Uscocchi, e l'Istria austriaca dai Veneti. Qual maraviglia adunque se gl'Istriani della contea, di Trieste, ed i Liburni ignari degli Uscocchi e delle prede da essi commesse sulle terre venete e sul mare, e non conoscendo la causa prima della guerra, ritenessero i Veneziani stessi predoni, specialmente, dopo l'incendio e la orribile devastazione di Lovrana, del 1614, e gli odiassero e cercassero tutti i mezzi di legittima difesa, non esclusa l'alleanza cogli Uscocchi. Così per la turpe connivenza della corte di Gratz con gli Uscocchi da una parte, eie fiacche vendette di Venezia non contro gli Uscocchi stessi, ma contro gli innocenti sudditi arciducali, gli odi e le inimicizie crebbero a segno, che una aperta e formale guerra decampò finalmente tra Austria e Venezia, e della quale la cause non si hanno a cercare solo fra gli Uscocchi. Le reciproche recriminazioni contenute nelle letture mandate a tutti i governi amici gettano un qualche lume. Lamentasi l'Austriaco di Venezia la quale sotto colore di risarcirsi dei danni sofferti dagli Uscocchi, avea ingiuriato e danneggiato le terre e i sudditi della serenissima casa, ed invaso da ultimo specialmente il contado di Gorizia senza alcun fondamento di ragione ma con disegno e desiderio di usurpare 1' altrui come era suo ordinario costume, e di scacciare la casa d'Austria d'Italia. Di più la corte di Gratz accusa Venezia di aver aggravato i sndditi di casa d'Austria con dazi inauditi, pretendendo il dominio sul mare, di aver preso Marano e fondata la fortezza di Palmanova in territorio non suo. E di contro i Veneziani rispondevano per le lime rammentando tutte le ladronerie ed assassini degli Uscocchi, cui avevano tenuto il sacco come era notorio, i ministri di Gratz, indosso alle mogli, alle favorite, dei quali si erano vedute le gioie e i drappi rubati dagli Uscocchi sulle terre e sulle venete navi; e raggiungevano che se la repubblica avea mandato innanzi il suo esercito nel Goriziano, ci avea avuto le sue buone ragioni, essendo necessario alloggiarsi in posizioni più sicure presso T Isonso; e che Dio guardi! loro non era mai venuto in mente di cacciare la casa d'Austria d'Italia ; e che Palmanuova non era in terra del patriarca d'Aquileia ; e lo fosse anche, il patriarcato non apparteneva a casa d'Austria; e che maggiori dazi pagavano i Veneti a Trieste che gli Austriaci nello Stato Veneto. Onde lo stesso fra Paolo Sarpi, dopo aver riprodotto nella sua storia le ragioni dei due contendenti, confessa di non vederci dentro chiaro e conchiude con queste memorabili parole: »— In queste contrarietà di pareri e discorsi a me non conviene di dare sentenza nè da qual parte habbiano avuto origine li motivi di guerra, nè quale di essa fomenti causa giusta, ovvero nelle antiche occorrenze si sia portata con mancamento, ma bene, siccome ho aggiunto et supplito l'Historia dell' arcivescovo di Zara a fine di ecc. ecc. così mi vedrei invitato a tessere una breve relatione ecc......se la speranza di veder ben presto rinovata la pace et buona intelligenza tra li principi et la tranquillità delli sudditi, non mi facesse credere che sarebbe opera superflua ed importuna." — Ora se il Sarpi teologo della repubblica, e acerrimo difensore dei diritti di questa francamente dichiara di non voler dare sentenza, vuol dire che egli stesso era persuaso che il suo governo non si fosse sempre tenuto nei limiti di una difesa vigorosa insieme e legittima, ed ha quindi lasciato un largo campo alla disquisizione degli storici. Onde completando il giudizio del Sarpi, parmi si possa conchiudere che l'Austria fu la causa prima della guerra di Gradisca con la mala fede, la tolleranza e la protezione ai ribaldi ladroni di Segna, ma che d'altra parte Venezia, anziché continuare con le gloriose tradizioni del suo passato, e snidare gli Uscocchi da Segna, abusò dell'occasione offertale per recar danni a poveri contadini rei di null'altro che di essere sudditi del protettore, e per affermare il suo dominio sulle saline di Zaule, fondata sulla sofistica e un po' anche ridicola ragione che il mare era suo, e quindi anche il sale che si fa con l'acqua di mare. Se [saggia fosse ed oculata una tale politica ognuno lo può veder di leggieri. Pare impossibile sfuggisse al senno dei reggitori veneti come operando in tal modo, pure avendo tutte le ragioni si mettessero dalla parte del torto, perchè gli stupri, gli assassini venivano operati non da soldati regolari dell'Austria, ma da un pugno di ladri che l'arciduca dichiarava o fingeva frenare, mentre gì' incendi, le scorrerie le rappresaglie si commettevano dall'esercito regolare veneziano. E ognuno sa come le apparenze giovano alla diplomazia per arruffare le questioni, e scambiare le carte in mano. Tutto questo premesso passiamo ora a vedere le vicende di detta guerra per conoscere di qual natura fossero le relazioni degli Uscocchi con Trieste, con Gorizia e con gli Istriani della contea. Questi sudditi austriaci non si erano uniti agli Uscocchi per predare sul mare, l'abbiamo veduto; furono invece assaliti, saccheggiati in casa propria da' nemici che intendevano così di risarcirsi dei danni da altri loro recati : sarebbe stata più questa una causa di legittima difesa. Si aggiunga che il loro padrone, l'austriaco, avea intimata la guerra aperta a Venezia, a ragione o a torto non toccava loro discutere: i Veneziani adunque erano per due ragioni loro nemici. Se anche vacillante fosse stata la loro fede all'austriaco, e non così obbligatorio l'aiuto, come per la libera città di Trieste, le private offese ricevute dovevano eccitarli per isfogo di vendetta a sostenere l'Austria, con tutte le sue forze nella lotta contro Venezia. E se gli Uscocchi si presentavano come soldati del padrone, bisogna accettarli come uu mezzo di guerra, e quali potenti ausiliari, senza stai-tanto sul sottile e cercare quali fossero e che cosa avessero prima operato. In tempo di guerra tutti gli ajuti sono buoni anche oggi; immaginiamoci poi in un tempo nel quale i re cristiani anzi Cristianissimi cercavano, come abbiamo veduto, per fino l'alleanza col Turco. Ecco, perchè si ritenne necessaria la distinzione tra le prime guerriglie e la guerra grossa. (Continua). p. T. IMIetereolog-ia. La grande influenza delle meteore e sulla vita umana e sulle industrie agricole e marittime, ha costretto gli uomini fin dalle loro origini ad occuparsene con tutta serietà, per cui la nietereologia è forse la scienza più antica. Il suo sviluppo oggi fa sperare la soluzione dei più ardui problemi, e fu al congresso internazionale di Berlino nel 1853 che si organizzarono definitivamente i metodi di osservazione per raccogliere quella suppellettile di fatti, dai quali soltanto si potranno strappare nuovi segreti alla natura. È vero sì, come racconta l'illustre Boccardo nella sua Fisica del glòbo, che il direttore dell'Osservatorio di Greenwich, si sia mostrato atterrito nel continuare il sistema delle osservazioni periodiche che si devono poi registrare, spesso senza darsi spiegazione dei singoli fenomeni, quindi senza risultati pratici immediati; ma non verrà forse il dì, esclama lo stesso Boccardo, in cui quel lavoro cessi di essere una fatica di Sisifo o di Penelope? in cui quelle tenebre si rischiarino ai raggi di una gloriosa e splendida luce? Queste poche parole abbiamo premesso per dimostrare ai cortesi lettori, l'importanza delle osservazioni metereologiche fatte dall'egregio comprovinciale Signor Giampaolo marchese Polesini, in un punto a metà della distanza fra Trieste e Pola, in Parenzo; e che ci ha favorite per la pubblicazione con la seguente lettera: Al Nobile Signor Nicolò de Madonizza Capodistria Avendo tenuto per alcuni anni esatte registrazioni di alcune vicende meteorogicbe nella città di Parenzo, avviene spesso che, e per ragioni più o meno scientifiche, anche per mera curiosità, mi si chiedano delle notizie. Sebbene abbia sempre avuto una, per così dire, ripugnanza di imbrattar carta e giornali senza necessità, in un'epoca nella quale si scrive e si stampa tanto più del bisogno, vinco tale ripugnanza pregandoti, se e quando trovi spazio opportuno, di pubblicare queste mie registrazioni, quali riempiture, nel giornale la Provincia. Se riesciranno cifre stucchevoli per la maggior parte dei lettori, possono per altri riuscire utili ed i opportune. Per ora mi limito al pluviometro. Ho registrato anche, per un numero maggiore di anni, la temperatura, la forza e direzione del vento e lo stato dell' atmosfera, ma di ciò un' altra volta. Non ho registrato regolarmente la pressione barometrica, perchè presso a poco lo reputava inutile. Conoscendosi esattamente le pressioni di Trieste e di Pola, si può dedurre quella di Parenzo che vi sta quasi nel mezzo, quale una media delle due. Eitorniamo al pluviometro. Il mio è collocato sul tetto della mia casa di abitazione in Parenzo, alto, isolato, e nel sito più eminente della città. È collocato a metri 27 dal suolo, a 30 dalla media marea ed a metri 60 dalla spiaggia del mare. Noto il punto in cui è collocato il vaso ricevente perchè, per un fatto non ancora completamente spiegato, un pluviometro raccoglie tanta più acqua quanto sia collocato più in basso. Due pluviometri collocati, ad esempio, l'uno sulla cima di un campanile, l'altro alla base, quello alla base raccoglierà quantità maggiore d'acqua di quello collocato sulla cima. La differenza può essere di */10 di '/„, talvolta anche maggiore. Sembra naturale che una gocciolina d'acqua la quale parta da una regione fredda, nel suo passaggio attraverso un'atmosfera più umida e calda, condensi a se intorno uua certa porzione di vapore acqueo. Le circostanze però di alcune differenze assai sensibili constatate, farebbero ritenere che questa sola spiegazione non basti. Ma, lasciamo andare le discussioni scientifiche, che non è questo nè la circostanza nè il luogo di trattarle. Certo è che la condensazione è la causa maggiore della differenza, e veniamo alle cifre. Ancora una parola, e cioè ritenersi da me che non si vorrà dubitare che le cifre corrispondano esattamente ai fatti. Se si considera che non l'ho osservate e registrate nè per dovere d' uffizio nè per incarico ricevuto, ma unicamente per mia notizia e piacere, nessuno sospetterà che abbia usata una certa pazienza per ingannare me stesso....... Parenzo, Novembre. 3 Acqua caduta nella città di Parenzo Anno Mese 1863 1864 > .:! .1 Gennajo Febbrajo Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre O tic1*- " p te ! a « l.s gè Novembre Decembre 18 10 23 11 22 23 26 28 2 3 6 9 11 12 15 17 25 28 29 30 81 2 9 10 11 12 13 H 15 16 27 Aequa caduta nel giorno j nel mese metri Osservazioni Anno Mese Gennajo Febbrajo >:' ■ .-''li ri < ■; :BÌ [Srifiì Ai ,1.1%/; ri r «i sd- • Marzo Aprile 1v9ÌOM 13 10 16 2836 47 465 4840 240 550 300 1500 795 440 1990 1060 4170 20 1200 65 5 1990 629 20 420 4553 1355 12 210 1035 810 270 25 175 0.02899 6.06395 0.13789 0.08865 1460 185 340 206 2201 0.34149 1 1035 29 2 1015 4 1550 6 1980 7 750 11 475 17 1460 20 320 21 925 22 100 23 1100 ! 24 720 25 730 28 1085 29 13 880 2 400 5 165 22; 645 23 1440 29 1505 30 6 1400 7 10 16 60 17 1740 22 125 29 1145 30 6 225 0.02050 0.12095 0.05555 0.03625 Le registrazioni cominciarono il giorno 16 Luglio ; e tutta la metà del mese fa sereno. Temperale, cioè lampi o tuoni-grandine. ini i'-l e neve, e nere. Siili' •>X??'>iii'ì 1864 Maggio c tm'-S 5 Bfffi — I s® 2 Acqua caduta nel giorno i nel mese metri Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Decembre 15 1205 395 467 1275 860 550 610 295 180 1745 1990 265 430 165 860 165 175 40 5 60 2020 (■815 200 310 (21640 40 180 50 145 860 100 305 10 220 100 10 110 6000 600 3665 260 1085 900 260 380 1075 30 45 90 40 1270 580 125 400 40 160 500 550 1930 3400 50 420 220 50 365 675 340 110 1050 315 420 700 0.05657 0.09115 0.03225 0.00855 0.14225 Osservazioni 0.02620 0.10135 i temporale lampi tuoni e grandine. [goccioline di giorno a ri-| prese. (goccioline di giorno spes | so col sole. Queste goccioline di giorno intorno alla fine della metà del mese si ripetono quasi ogni anno. Localmente le dicono rugiadelle di st' antonio e recano assai danno alle fioriture, specialmente dell' diro. temporale. lampi e tnoni lampi orizzonte NO. temporale fulmini caduti, lampi tuoni orizzonte NE. lungi tuoni Nord. Le sette piogerelle cadute, durante il mese devonsi ritenere di nessuna utilità. L'esperienza àpro-vato che se non cade almeno 20 millimetri di acqua la terra asciutta non viene umidita quau-to basti per arare. In tutto il mese non caddero che 8 millimetri e mezzo, per cui tutto Tenne assorbito per evaporazione senza bagnare minimamente la terra. 1) temporale lampi tuoni. 2) temporale lampi tuoni 1' orizzonte sud. temporale. Anno Mese giorno di pioggia giornata nei mese Aequa caduta Osservazioni nel giorno j nel mese metri 1864 Dicembre 15 840 16 350 17 45 18 10 26 100 27 1450 28 9 275 0.04290 106 73,447 XTotizie Un altro giovane istriano, di cui abbiamo già parlato nei numeri scorsi, continua a farsi onore nell'arte musicale. Ecco quanto leggesi tra le notizie artistiche della Perseveranza: „La Preziosa del giovane maestro Smareglia, che piacque tauto al Dal Verme e poscia a Firenze, sabbato sera a Torino al teatro Vittorio Emanuele ebbe di nuovo liete accoglienze, con applausi e chiamate a tutti i pezzi e vere ovazioni. Queste notizie ci pervennero da dispacci, e i giornali torinesi di jeri le confermano." Il trattato internazionale per la pesca nell'Adriatico incontra molte difficoltà. Si prevede che si andrà molto per le lunghe prima di concretarne le basi. Il Diritto conferma la notizia della nomina del Cav. Anfora di Licignano, già incaricato d'affari a Guatimala, a regio console in Trieste in luogo dell'egregio comm. Bruno. Dal regio governo fu destinato l'avviso a vapore Sirena della r. marina per procedere unitamente ad un vapore di guerra austriaco, alle operazioni necessarie per istabilire la linea di confine per la pesca dei chioggiotti lungo il litorale. Leggiamo nell'Indipendente del 9, che, con decreto della luogotenenza, venne sciolto il comitato che si era costituito, per iniziativa dell' Associazione triestina per le arti e industrie, allo scopo di facilitare il concorso degl'industriali di Trieste e dell' Istria alla esposizione di Milano. TERESA COMBI La mattina dei 5 corrente cessava di vivere in Venezia la signora Teresa Gandusio, vedova dell'illustre poeta Avvocato Francesco Combi, e madre a quel preclaro ingegno che è il Professor Carlo. L'egregia istriana avea varcato l'anno ottantesimo, e in questa sua lunghissima carriera non venne mai meno ai più santi affetti ; per cui scese nella tomba accompagnata da mille benedizioni, lasciando in eredità un nobilissimo esempio da imitare. Alla memoria della virtuosa donna mandiamo riverenti l'ultimo vale, e all'illustre figlio di Lei, addolorato per la gravissima sventura, inviamo dal cuore i sensi del nostro più vivo compianto. Quale splendido omaggio alle rare virtù dell' estinta, Venezia fece imponenti funerali, la cui descrizione qui riportiamo: „ Stamane nella chiesa parrocchiale di San Canziano avevano luogo i funerali della signora Teresa Gandusio, vedova del Dott. Francesco de Combi, e madre al chiarissimo prof. Carlo de Combi. Alla mesta cerimonia accorse una folla di gente. Vi abbiamo notate Rappresentanze del Municipio, della Scuola superiore di commercio, della Scuola femminile, dei Licei, delle Scuole tecniche, dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, dell' Accademia e dell'Istituto di belle arti, del Museo Civico, della Congregazione di carità, della Colonia istriana, degli Istituti pii, del Maniconio di S. Clemente, dell'Istituto Coletti, delle Scuole comunali, degli Asili infantili, dell' Istituto dei sordo-muti ecc. ecc., nonché molte signore abbrunate, e un numero ragguardevole di amici. Il feretro fu portato da studenti dell' Istituto superiore. Il Municipio avea inviati alquanti uscieri, con torcie, mezza banda cittadina, un drappello di pompieri e alquante guardie municipali. Vi era pure la banda dell' Istituto Coletti, con una squadriglia di ragazzi ivi ricoverati. Fu una toccante dimostrazione d'affetto che ebbe stamane il prof. Combi nel concorso straordinario di Rappresentanze e di amici. Tutti sapevano quanto soave e santa corrispondenza vi fosse tra madre e figlio, e tutti vollero provare a questo, come fossero penetrati del dolore di lui. Rinnoviamo al figlio esemplare, al caldo patriota, al dotto giureconsulto, le nostre più vive condoglianze." Possiamo rettificare ed aggiungere che il feretro fu portato non da studenti, ma (la quattro egregi istriani. Sulla bara e quindi sulla fossa fu deposta una grande ghirlanda con nastri, a nome degli Istriani ; era pollata dal giovane comprovinciale signor Franzutti. In questa luttuosa ricorrenza anche l'illustre Commendatore Iacopo Bernardi dettò una pietosa necrologìa a mesto conforto del suo affezionato amico, il quale avrà accolto con grato animo la consolazione che gli venne da uomo sì autorevole e stimato. Eccola: „Un'altra vita preziosa spegnevasi questa notte, 5 novembre, circa le ore 4, quella di Teresa Combi, madre all'illustre professore Carlo che onora per copia di dottrina, per amore di patria, per integrità di vita la nostrà città. Ella avea già toccato l'età di 82 anni, benché provetta, breve troppo come esempio nobilis-lissimo delle doti, ond'era fornita, e per l'amore di un figlio che tenerissimamente 1' amava ; anzi si può dire con ogni verità che visse unicamente per lei, conservando tutto se stesso e a prolungamento di una esistenza che gli valeva meglio della propria. Se dunque Teresa Combi era il modello delle madri, il figliuolo suo Carlo può essere additato qual modello dei figli più teneri e devoti. Sia nella somma angoscia, in che pena il figlio per tanta perdita, l'aver adempiuto non solo ogni dovere, ma tutte le più squisite dimostrazioni d'affetto verso la madre sua. E le virtù esercitate da colei, che ora in tanta desolazione piange da sè staccata per sempre quaggiù, gli sieno certa promessa del premio nella immortalità conseguto. Al funesto annunzio surriferito, dobbiamo, pur troppo, aggiungerne ancora due altri: quello della morte del Dottor Achille Savorgnani da Ajello e del Dottor Giovanni Fabretti da Rovigno. Il Savorgnani, decesso a soli 34 anni, fu medico di vaglia, assai laborioso e stimato, e coperse lodevolmente, dopo la mancanza a1 vivi del compianto Dottor de Belli, il posto di primario del Comune di Capodistria. — Il Fabretti, morto pur giovanissimo, fu direttore dell'Ufficio anagrafico a Trieste, e uno de' più intelligenti ed attivi impiegati di quel Comune. La morte di questi due egregi fu assai sentita nella nostra provincia. __ Cose locali Nella seconda metà del prossimo carnovale avremo la compagnia drammatica di Ettore Dondini, cbe adesso si trova in Cremona : e da questa città si hauno ottimi ragguagli. (Unione) Sere fa, l'egregio presidente della Società Operaia convocò le dieci promotrici della Sezione femminile, allo scopo di ripigliare le pratiche necessarie onde effettuarla; ed esse si assunsero di raccogliere subito le firme impegnative. A questa utilissima istituzione, da lungo desiderata e che in breve sarà un fatto compiuto, facciamo augurio di rapida prosperità. Ecco i nomi delle brave cittadine: Domenica ved. Babuder n. Padovan — Maddalena de Baseggio — Nicolina Bencich n. Faveuto — Anna Cobol — Anna del Bello — Luigia de Favento — Chiara Gravisi — Lucia Pellegrini n. Verginella — Caterina Romano n. Rig». (Unione) PUBBLICAZIONI Aunuuziamo con vero piacere la comparsa del periodico bimensile l'Eco Industriale, fondato dall'associazione Triestina per le arti e l'industria, e redatto dal Signor Prof. Augusto Vierthaler in Trieste. Nel programma posto in capo al primo numero del 31 Ottobre troviamo brevemente descritta la via che si propone: farsi interprete fra le dottrine della scienza e fra i bisogni dell' industria ; insegnare al ceto possidente i modi più adatti per utilizzare il capitale inerte. Il campo delle difficili e benefiche ricerche comprenderà le contrade che attorniano i lidi dell'Adriatico cou riflesso specialmente allo sviluppo delle piccole industrie. Non si scoraggia per difficoltà; come sarebbero mancanza di combustibile, e di acque, — volere è potere — «e basta che alla nostra meta sinceramente volendo si associno tutte le capacità di quelle «contrade a cui questo Eco Industriale si rivolge. Noi, per quanto sapremo, cercheremo di contribuire la nostra parte di studj seguendo l'invito, e fin d'ora richiamiamo l'attenzione dell'Eco Industriale, sul possibile uso della forza motrice del fiume Risano posto a così breve distanza da Trieste, distanza che sarà ridotta a minor tempo appena sia costruita la ferrovia economica progettata. Il primo numero dell'Eco Industriale contiene: Il nostro programma — Progetto dell'Industria di soda ammoniacale iu Pirano — Progetto del Prof. L. Chiozza per la costruzione di una fabbrica d; soda ammoniacale in Pirano — Difetti dell'industria piccola no-strana — Rapporto del Segretario ,,dell' Associazione Triestina pen le Arti e l'Industria,, su quanto si è per essa operato fin qui per la progettata esposizione permanente iu Trieste — Una'nuova graticola piana americana— Estratto dagli atti «dell'Associazione Triestina per le Arti e Industrie„ — Piccole notizie. Varietà Nutrite i campi È bellissima, di torma e sostanza, la circolare che la Sezione del Club Alpino d'Intra ha spedito a tutti i contadini di quella montuosa Provincia. E una propaganda a fin di bene, che merita d'essere incoraggiata. « Fratello montanaro ! „La terra non è che una macchina. „Il letame è la materia che tu le consegni da convertire in quel prodotto che desideri. «Senza panna tu puoi lavorare giorno e notte colla zangola, ma non otterrai mai del burro ; parimenti la terra, per ben lavorata che sia, senza letame non produrrà mai frutti, o prodotti, non li porta a maturanza. «Le malattie della terra, come il marenco, l'asciutto, il veleno, ecc. ecc., non sono altro che mancanza dr concime. „L' uomo indebolito per mancanza di suffìcente nutrimento seute tutte le magagne: così la terra diventa cattiva, sterile ecc. per mancanza dell'ingrasso. «Il letame è la tua ricchezza. «La tua vacca, oltre il latte, è dessa che ti da questo tesoro in tanti escrementi. .,11 concime formato dagli escrementi devi premurosamente difenderlo con una tettoia, fosse anche di paglia, dalle pioggie e dai raggi solari, che sono i tuoi veri ladri. «Il letame stato esposto alla pioggia ed al sole ha perduto ogni virtù, quantunque in apparenza non sembri, e perde quanto perda una scodella di risotto pure esposto alla pioggia. «Questo avrà perduto ogni vigore, ogni efficacia; perchè la vera sostanza del letame ti venne portata via dalla pioggia, avvelenandoti per giunta le acque delle vicinanze, ove tu abbeveri il tuo bestiame. «Per raccogliere poi le orine, che rappresentano pure un gran valore, bisogna che la tua stalla abbia un suolo che non lasci filtrare, pendente, col suo canaletto per raccogliere e condurre le orine in una fossa esterna, ben cementata e coperta. «Una stalla non pavimentata non ti dà che il letame ordinario, ma se la pavimenti, oltre il letame ordinario, ti darà ancora 60 brente circa di orina all'anno per ogni vacca, che attualmente ti vanno perdute. «Se tu avrai cura del letame, delle orine, non vedrai più la miseria, non proverai più la fame, più non sarai obbligato ad emigrare ogni anno dal tuo bel paesello che ti vide nascere, abbandonare la tua famiglia, la tua affezionata sposa, i tuoi cari figliuoletti, ovvero la tua vecchia madre, che in te ravvisano il loro unico custode ed amato protettore. «La terra ti darà il necessario nutrimento, molto più di quello che tu credi, e tu vivrai felice in seno alla tua famiglia, insegnando ai tuoi figliuoli ad amare il lavoro, Iddio e la Patria. «Noi istituiremo dei premii per coloro che meglio seguiranno questi salutari precetti."___