Anno VIL Capopistria, Aprile-Maggio 1909 n. 4-5 PAGINE ISTRIAf® PERIODICO MENSILE * ' Nesazio ed Epulo nel drcimmci Epulo, re degli Istri, tragedia di Antonio Albertini. Epulo, re degli Istri, tragedia - corredata di note isjoriehe, fu pubblicata a Venezia nel 1827 dal tipografo Francesco Andreola in un libretto di 142 pagine, senza nome d'autore. E stampato con gran decoro di earta e di tipi, mentre I 'Epulo del Federici era una smilza edizione da libraio specu-latore. Lo stesso contrasto delle edizioni si ripete nelle due opere. Quanto 6 affrettato e turaultuario 1 'Epulo del Federici, altrettanto ponderato e 1 ima to e quello deli'Albertini; nel primo noncuranza di improvvisazione, nel secondo ostentazione di ricerche erudite; questo e un lavoro paziente e freddo di ta-volino, quello pare nato alla luce falsa ma vivace della ribalta, II primo rivela la sicurezza del mestiere, il secondo raostra d' essere il passatempo d' un coscienzioso dilettante. Antonio Albertini fu compreso da Emilio de Tipaldo tra i suoi Italiani iUustri (vol. IV. pagg. 480-482); la biografia appare desunta da quel che ne scrisse Gian Iacopo Fontana nell'Esan\e ragionato degli studii e le opere edite e inedite di A. Albertini'). Antonio Albertini naeque in Parenzo il 2 aprile del 177G da Francesco e da Maddalena Mainenti. Apprese gli elementi deli'istruzione nel convento dei Domenicani e, benche i suoi genitori fossero di povera condizione, pote attendere agli studi della giurisprudenza: con 1'ingegno sveglio e pronto percorse molto onorevolmente la carriera degli ufflci giudiziari. Vi entro gia nel luglio del 1792, come assistente poi vice-cancelliere civile al tribunale di Parenzo; fu quindi promosso a primo ') Venezia, Molinari, 1830. cancelliere votante eol titolo di giudice (1803), poi ad assessore anziano del giudizio eriminale (1807) e da ultimo a cancelliere presso la corte civile e eriminale deli'Istria, dimorando a Pa-renzo sino al 1819, tpiando fu trasferito a Venezia in qualita di assessore del tribunale d'appello generale. Abbandono l'uf-ficio eol titolo cli consigliere e si ritiro a vita privata per at-tendere agli studi prediletti; mori annegato, 1' 8 febbraio del 1836, nel canal grande di Venezia, essendo per accidente caduto nell' acqua dal pontile al traghetto clel Leon bianco. Compose un' importante opera sui diritto civile, vigente nelle prorincie lonihardo-venete, stampata a Venezia negli aoni 1824-1834; altre opere di giurisprudenza lascio inedite, tra altro una monografla sui rustici deli'Istria meridionale, ossia ricerche slorico-giuridiche diretfe a scoprire le cagioni dei freguenti delitti di rapina in quella provincia. Ma la parte maggiore, se non piu pregiata e duratura della sua produzione, appartiene alle lettere, delle quali fu coscienzioso e fervido cultore. Si provo, certo per esercizio, a tradurre dal latino, e molti versi compose cli suo, pubblicandoli per le raccolte o in occasione di nozze, tra altro un inno ali' eternita e un poe-metto per V imeneo di Napoleone con Maria Luigia (Capodistria, Tosi, 1810). Ma la sua ambizione tu il teatro, e piu spe-cialmente la tragedia; che oltre ali'Epulo, pubblico nelPanno 1819 una tragedia Ettore, e tre altre ne lascio inedite, Mirza 4), Cleopatra ed Atala, quest,' ultima piu volte rappresentata nel 1807, secondo la testimonianza del suo biografo; ma anche della teoria della tragedia fu studioso se lasci6, inedite, alcune osservazioni sulla Erisiadi Lampugnano di Carlo Angiolini-'). Alla tragedia e premessa, nella stampa, una lettera di »Giambattista Ranzanici veneto», con la (piale questi a nome dell'autore che non vuol esser nominato3!, la intitola «all'egregio 1 Foi-se non i\ se 11011 la tragedia Epulo, piu opportunainente iuti-tolata dal persoiiagg-io centrale deli' azioue. 5) Dell' Albertini parla anche il can. Pietro Stancovich nelle sue Xotizie degli Istriani viventi nel 1829 (Parenzo, Coana, 1834). A lui senza dubbio appartiene il franimento anoniino d' un' ode piudarica sui monu-menti di Pola riportato 111 chiusa delle note storiche che illustrano 1'Epulo. 3 Scrive il Ranzanici: «Sia modestia, sia diffidenza di se medesimo, o forse amore della pace per non entrare in lizze letterarie; sieno pur anche altre ragioni piu recondite che lo abbiano deterniinato a rimaner-sene occulto, io profitto ben volentieri del suo beneplaeito, ed indirizzo signor marchese Francesco Polesini d'Istria*. Francesco della nobil faraiglia dei marchesi Polesini, tu flglio di Gian Paolo Sereno (1730 1829), che illustro grandemente la sua famiglia') con il pregio della cortesia e della cultura assieme al fratello, il vescovo Francesco (1727-1819). Gian Paolo3) fu presidente del tribunale giudiziario che aveva sede in Parenzo, e quindi ebbe come proprio sottoposto 1'Albertini; ma, per quanto man-chino notizie esplicite, non e improbabile che questi avesse, sin dali' epoca dei suoi studi, obblighi di aiuti, di consigli e di protezione ai due fratelli Polesini. Forse il marchese Gian Paolo affido il proprio flglio Francesco per qualche insegna-raento ali'Albertini e si interesso anche ai tentativi letterari del suo dipendeute *). La tragedia e dedicata, come s' e visto, non al padre, bensi a Francesco che, nato a Parenzo il 23 dicembre del 1782, non uguaglio il padre nella farna degli studi, bensi ne imito 1' esempio deli' acquistarsi la tiducia dei propri concittadini che lo sollevarono ali' urficio di presidente della dieta, e in questa carica egli mori nell'anno 187.3. Antonio Albertini conosceva la tragedia del Federici, ed anzi io penso che si proponesse nell' animo suo di trattare degnamente quel soggetto .che stimava fosse stato dali'altro sciupato; giudicando «commendevole impresa per 1'alto scopo a cui mira, e pel glorioso etfetto che ne consegue, di far quasi proprie le gesta degli antenati e di alimentare il nazio-nale orgoglio nella esaltazione del suo primitivo splendore*. quest' opera a Voi, egregio Signor Marehese, che per quanto so deste alla medesima energ-ico impulso; a Voi che nato da famiglia antica e grande deli'Istria, e fornito di coltura ed amore per le arti belle, discendete inoltre da un personaggio molto conosciuto nella repubblica delle lettere*- ') Sulla nobil famiglia dei marchesi Polesini vedi maggiori notizie nelio studio del prof. Luigi Morteani intorno la Stori a di Mcmiona. inserito nell'Archeografo triestino vol. XIX (1891), soprattutto a pagg. 424-427, e 1' unito albero genealogico. *) Vedine la biografia in Pielro Stancovich, Biografa degli uomini distinti deli' Istria (Capodistria, Priora, 1888), pagg. 360-363. 3) Non voglio dimenticare che il marchese Gian Paolo era un appas-sionato raccoglitore di libri. Nella sua libreria pote aver accesso 1'Albertini; 1'opera del Carli sulle Anlichi a italiche che gli appartenne ed ora fa parte della biblioteca dei marchesi Benedetto e Giorgio Polesini, alla cui gentilezza devo di averla potuta vedere, appare molto consultata e interfogliata di frequent,i segnapagine nelle parti o ve si tratta degli antichi Istri. PAGINE I STR I AN K E, per vero, Giambattista Ranzanici nella lettera dedicatoria sottopone il componimento ad una specie di esame elogiativo, eontrappouendolo al lavoro del Federici, nel quale diee che »havvi i|iialehe colpo di scena, e qualclie concetto energico, ma nč il verso ne il dialogo spirano generalmente tragica dignita, e se la storia vi t'u per ogni conto violata, il earattere di Epulo non e meno difforme dal vero,........ e sempre incoe- rente». E piu giti: «L'azione segue negli accampamenti Romani presso Nesazio, ed i vi convengono a vicenda con libero accesso i Romani e gl' Istri, anche nei momenti di gnerra attuale e di strage, nei quali Epulo, abbandonando le sue truppe, perde il tempo in un soliloquio». E si comprende facilmente che queste critiche negative rispecchiano i criteri positivi che l'AI-bertini si propose, ma non seppe osservare. Piu accurata e la verseggiatura, ma non direi piu efficace; il dialogo poi non e punto tragico, anzi il tono e cosi dimesso c casalingo da attagliarsi assai meglio ai personaggi d' una commedia. Si deve pero riconoscergli un maggior desiderio di rispet-tare la fedelta storica e soprattutto una maggiore cura di sfruttare la narrazione liviana. Anzi della sua erudizionc egli si compiace di fare pompa, citando parecchi libri e aggiun-gendo note storiche. C' e in lui persino il tentativo della rico-struzione storica e artistica deli'ambiente; cosi descrive la scena della tragedia: «Vas ta sala nel eastello di Nesazio, so-stenuta da colonne di vario ordine, con piu ingressi e diverse armi, come lancie, aste e mazze sospese alle pareti. Sedili al-l'intorno senz'appoggio, coperti da pelli di animali. Padiglione reale a drit.ta, e sotto questo un sedile in forma di tripode, a sinistra in fondo magnifico arco con gradinata visibile, per cui si discende nelFantro di Ecate». Ma ne riesce, come si vede, uno scenario mezzo medioevale e mezzo barbarico, con qualche elemento classico, tale insomma che lo scenografe potesse far pompa del solito armamentario melodrammatico. Alla didascalia va poi aggiunta la seguente nota : »Indicata gia la scena del-1'azione, diremo che il vestiario degl'interloeutori non Romani dovrebbe imitare il costume Greco-barbaro, giacche 1' Illiria dividevasi nelle dne parti, greca e barbara. nell'ultima delle quali veniva compresa 1' Istria. I soldati dovrebbero essere armati di lunghe aste. e gli elmi configurare il capo di cpialche animale, come suolevasi presso i Galli primitivi. uso poscia qualche volta adottato da' Romani. L' ant.ica tamiglia dei Mar-chesi Polesini abitanti in Parenzo possiede un dipinto, che rappresenta antichissimo personaggio di quelle contrade; egli e coperto d' una veste bianca di lana, orlata di pelli e distesa insinu al ginocchio: una faseia gli cinge i lornbi, ed una ber-retta rossa ed ampia, sovrastata dalFelmo, gli sta sul capo l>. Ma i)iir avendo sfruttata la storia come meglio sapeva. anche 1'Albert.ini si trovo ad a vere una azione cosi smilza, che, pur non approvando il procedimento del Federici, dovette immaginare o, per dir piu esatto, scegliersi uivazione fantastica che desse una certa consistenza alla tragedia, ed anclie in questa scelta non sa sottrarsi aH'involontaria dipendenza dal Federici, al quale e pur sua intenzione di c-ontrapporsi. Nella tragedia del Federici c' e un istro innamorato d' una Romana che, in sul principio, e pero creduta istra lei pure; da questo spunto e facile il passaggio al motivo che 1'Albertini introduce nel suo eomponimento. cioe quello della donna innamorata del nemico della sua nazione e della sua tamiglia, e che egli non ebbe bisogno di andar ad attingere al racconto mitologico di Issipile amata e ingannata da Giasone o alTepisodio romano della Orazia sposa del Ouriazio, o alla tragedia shakespiriaua di liomeo e Giulietta o finalmente alla tragedia foscoliana di Ricciarda, bensi egli pote piu comodamente desumere dal melodramma eroico in dne atti di Felice Romani, La tacerdo-/ma d'Ir,ninsul, musicato da Giovanni Pacini e rappresentato a Trieste nel 1817. In questo melodramma Romilda, figlia del grande sacerdote Sennone, benche sacerdotessa lei pure, e innamorata del franco Ruggiero, che e prigioniero dei sassoni ed essa tenta di far fuggire; scoperti vengono condannati a morte, ma i Francih che sopravvengono vincitori, li salvano 4) II tfiiadro non esiste piu nella famiglia dei. marchesi Polesini. r) Anehe la Norma, composta da Felice Romani e musicata da Vin-cenzo Bellini C1832), benchfe desunta piu direttamente dali' omonima tragedia di Louniet e Belmontet, rappresentata nel 1831 ali' Odeon di Parigi, risale alla Sacerdotessa d' Irminsid; pero in questa non e'e un vero dramma, invece nella Xorma e' e il vivo eontrasto della gelosia e del-1'amore. Anche nelVAida 1'azione fantastica, che bal za su da un o sfondo, storicamente ed anche geograficamente fedele, deriva dalla stessa fonte. Aggiungo, a titolo di curiosita, che lo scrittore svizzero A. Ribaus \ olendo derivare da un fatto storico il suo dramma patriottico Divico, rappresentato nel teatro en plein air di Bevaix (Neuchatel) nel settembre del 1908, intreccio aH' episodio storico un dramma d' aniore simile alle azioni sinora esaminate. ta La scena 6 a Nesazio. Quando la tragedia comincia, i Romani hanno deviato il fiume (che viene identificato con 1'Arsa), il quaie scorreva intorno alla citta, e in questo modo hanno privato Nesazio deli' acqua e della difesa. Epulo, insofferente del lungo assedio e della nuova cala-mita, rnedita una sortita. Ma Ifldo, suo giovane guerriero, chiede per sfe 1' onore di capitanare 1'audace schiera; e il re di Nesazio soddisfacendo alla sua do man d a, se ne ni ostra anzi tanto contento che gli offre in isposa la propria figlia Mirza, che il giovane dal canto suo occultamente amava senza aver mai avuto il coraggio di dirlo a nessuno. L'arrivo del romano Marcello e la conseguente confidenza che Mirza fa al vecchio servo cui la aveva raccomandata la madre morente (strana trasformazione della classica nutrice!), ci offrono subito Toccasione di conoscere 1'azione che forma, a cosi dire, il ripieno della tragedia albertiniana. Ascoltiamo Mirza che racconta il suo amore; cosi avremo anche un saggio dei versi e della locuzione (atto L scena VI). Nelle valli Di Sestiliano dopo atroce pugna Avernmo tregua, tal che ognun potea Da insidia o agguato ostil vagar sicitro Liberamente. Curiosa brama ......a visitar mi spinse II tempio e la toresta, oltre il Timavo A Diomede sacri, e a quelli venni Con doppie fide scorte, ma le piante Non guari io posi entro il dehibro atigusto, Che a me dinanzi si mostro Marcello Leggiadramente ornato: oh! quanti oinaggi, Tenero, ei rni rendea! non tanti certo Giammai ne ottenne di queU' are il mirne, Come le mie sembianze, e 1' orgoglioso Aspetto mio lodava: oh! con qttai modi, Ignoti a noi, qnesti romani audaci Trovan le vie del eor! Lassa ! che dirti'? Arsi da quell' istante, e amor promisi A lui, che amor cbiedeami, e il cielo intese I mutui ginramenti...... Oltre sei lune Trascorser poscia e in duol profondo immersa Pace non ebbi piit. Come si vede, siamo in piena commedia, e dinanzi alla grottesca concezione del mondo romano e della guerra istriana che risulta dallo svolgimento ulteriore della tragedia, sarebbe prenderla troppo sul seri o 1' appimtare tutte le assnrdita sto-riche ed archeologiche. L' azione decade, si assottiglia e si esaurisce in una specie di duetto amoroso che di tragico non ha se non la pretesa; e il povero re Epulo, da protagonista che dovrebbe essere, diventa un intruso, un ingombro inutile. Ormai la difesa di Nesazio ha un pošto secondario, o, per lo meno, parrebbe che dipenda dal mat rim o ni o di Mirza. Essa, si capisce, vuol rimanere fedele a Marcello, eppero arriva a pregare Iftdo di rinunciare a lei; e il giovane, da vero inna-morato romantico, soffoca il proprio amore e dichiara ad Epulo di non volerla piu. Ma Epulo, comprende il sacrificio e vuole che il matriinonio avvenga subito; proprio in quel momento i Romani imprendono 1' assalto definitivo. Alla fine del terzo atto Nesazio e gia caduta; per tirare avanti sino al quinto, l'Albertini e costretto di violare la storia proprio in quello che essa ha di piu eroico e tragico; la morte di Epulo tra le flamme della citta espugnata. In quella vece si continua a trattare del matriinonio di Mirza; Ifido giura a Marcello di rinunciare ali' amore di lei, p ur che egli conceda salva la vita ad Epulo, il quale e vivo e nascosto in un luogo sconosciuto ai Romani. Per due att,i, il quarto e il quinto, Mirza tenteuna tra 1' obbeclienza al padre e 1' amore di Marcello ; ma Epulo, da ultimo, la costringe a giurare eterno odio ai Romani e, sorpreso dai nemici nel suo naseondiglio, si uccide. Per V Epulo, un parentino, Gabriele') Opplanicli, figlio di Girolamo, morto a diciannove anni nel 1824, scrisse un com-ponimento poetico del quale non rimangono se 11011 due versi: K oguun vedri meravigliando allora Quai fnro gl'Istri, e quai pur sono aneora. Ma, pubblicata la tragedia, ben cliverso, e ah ime piu giusto giudizio dava Pasquale Besenghi degli Uglii in certe sue con-cise e drastiche noterelle (1830): «....Per ultima sua disgrazia il povero Epulo ebbe a soffrire novello strazio da chi a questi giorni il prese a soggetto di tragedia«, e in altro luogo: «Bei *) Non Girolamo, come scrive il Ranzanici. Confronta anehe P. Stancovicli, op. ci t., pagg. 355-356. frutti rec6 il Ten te o leac/ien del Carli! Epu In! ecc. Erizia del fratello ')». Quel che Antonio Albertini possa aver attinto al Carli e che teoria estetica abbia scguito per la sua tragedia. sarebbe difficile a dire; o; meglio, e facile coneludere che non ne segui alcuno, e piutto.sto si laseio trasportare alla deriva dagli esernpi della trionfante opera in ninsica. Melodrammaticameiite farra-ginosa 6 la inessa in scena; melodrainmatiea e, ad esempio, la prima scena deli'atto terzo che il eompiaeente amico mette in rilievo tra le altre, quando Epulo convoca i grandi del regno e li interroga del loro consiglio, ed essi gridano: gnerra ! Non ci manca che il coro e il frastuono della grancassa e delle trombe. Dei due generi drammatici, che consentono anzi vogliono un soggetto storico, la tragedia e il melodramma, 1'Albertini avea sc-elto la prima. ma senza aeeorgersene era scivolato nel seeondo *). icontinua) Attilio Gentille. I Rumeni nel territorio di Saini li villaggio di Saini nonehe tutte le localita sparse e di-pendenti nei riguardi religiosi dalla cappellania omonima ap-partenente alla parrocchia di Barbana. seppelliseono i loro raorti in un vecchio cimitero collocato alla distanza di due chilometri da Saini in direzione di NE, nelle vieinanze dei casali di Schittazza, vicino al confine del comune censuario di Golzana. II sacro recinto ha forma qnadrata ed e comple-tamente isolato. M Vedi Giovanni Quarantolto. Itieerche e studi intonio a I'asqiiale Besenghi degli Ughi in Annuario del Ginnasio-recile pror. di Pisino, a. scol. 1907-1908. pagg. 6 e 18. *) Quando il fascicolo sta per uscire, 1' egregio signor Giorgio de Favento, di Capodistria, gentilmente mi informa ehe possiede nella sua biblioteca una eopia del libro deli'Albertini con la seguente annotazione in prima pagina : «Capodistria 21 gennaio 1828. Osservate le correzioni si permette la recita. Fayenz C. D.» e il timbro d'ufficio. Donde risulta che la tragedia fu certamente anche rappresentata. Per motivi di servizio io visitai parecchie volte quel cimitero e devo anche confessare che un paio di volte cio avvenne perche ebbe a sembrarmi non poco strano, che a differenza di quanto avviene dappertutto, esso abbia a trovarsi a distanza relativamente grande dalla chiesa cappellaniale. La carta di stato maggiore al 75.000, segna in quel sito una chiesa, che non esiste piu e che fu dedicata a S. Saba. diruta da parecchi decenni, com'ebbi a rilevare dai villici di cola. Pensai tosto che il luogo in tempi anteriori debba aver avuto una certa importanza e mi occupai della questione il meglio che potei e riescii a rilevare quanto segue: Le localita attuali di Saini e di Schittazza risiedono lungo una strada campestre decorrente in linea parallela alla distanza di circa un chilometro dali'antica strada romana che da Digna.no conduceva a Golzana e proseguiva a Peclena, toccando il castelliere di Terli, la villa di Orehi e ad oriente di Golzana recchia proseguendo con un ramo verso la valle (VArsa. per ascendere indi la costiera d'Albona. Nel tempo stesso che codesta via rendeva facili le comunicazioni fra Pola ed Albona, dali' altro canto facilitava i passaggi fra 1 'Albonese ed i territorii posti ad occidente della valle dell'Arsa. Nella prima meta del secolo XIII 1' irruzione tartara spinse nelle isole del Quarnero e da queste in Istria molto famiglie di Rumeni della Bosnia che d' antico stanziavano fra i fiumi Unna e Verbas. Parecchie famiglie soffermaronsi nel-1'Albonese (nel 1248); altre passarono 1'Arsa, collocandosi nel territorio di Momorano. Altre invece percorrendo la via prima indicata, attraversata 1' Arsa ed il territorio di Golzana, fer-maronsi sulle alture poste su quello compreso fra i confini deli'antico agro colonico romano di Pola ed il comune di Golzana. Quel territorio non era in quel tempo privo d' abitanti, perche popolazioni slave aveano gia nei primordii del secolo dodicesimo oceupata tutta la eampagna del Barbanese e di Golzana e di certo s' erano estese anche cola. Esse s' ernno |)oste alle dipendenze di due piccole abbazie, una situata sulle alture di Globotaz, ove ora si trova il villaggio di Bicici al titolo di S. Martino, I' altra vicino agli attuali casali di Schittazza al titolo di A Basso. La vicinanza ali' abbazia di S. Vineenzo che fu distinta, puo far pensare che quelle di & Martino e di S. Ikisso fossero alle sue dipendenze. L' epoca della loro erezione & ignota; ne di certo sara stata anteriore al 1000, come avvenne delle principal: residenze dei Benedet-tini in Istria, al qual' ordine esse di certo appartennero. E ignoto altresl il modo della loro erezione. Pervenuti i Rumeni su qnelle alture, soffermaronsi eola, aceolti non troppo favorevolmente dai vecchi abitanti, che affibbiarono loro il nomignolo di vagabondi e di ni d o d i ra-gabondi al sito ove posero le loro sedi. Perche Schittazzci o slavamente Shitača deriva dalla voce Shitati che vuol dire andar vagando, girandolando, come pure Skitač o Shitalac significa vagabondo e Skitačina vagabondaggio; allusione al peregrinaggio dei Rumeni dinanzi agli orrori tartari. Pero sembra che essi avessero pošto piede sicuro e stabile, nel luogo prescelto, perche le traccie rumene presentansi marcate molto bene nel secolo XIV, sicche anche il nome cli Scbittazza dato alla localiti dai vicini slavi pote nel suo significato rumeno trovare interpretazione corrispondente alla dimora divenuta loro gradita. Perclie Scliittazza ha nell' idioma romanico simile il termine Schitučiu ehe vuol dire allegro, ridente. S. Martino trovasi al contine deli' agro colonico di Pola romana e ritengo al sito d' un tempietto di Marte pošto a guardia del confine. Rovine d' euifizii coperti dal suolo trovansi attorno alla chiesa, posta sopra un'altura. Le popolazioni ro-maniche occuparono anche quella posizione e forse 1' attuale villaggio di Bicici appartenne loro. Nel secolo XIV quell'altura si chiamava Globo ta s, che si in slavo nonche in rumeno, si-gniticherebbe cima delle multe; allusione forse a gabelle che si pagavano in quel sito, collocato sul punto ove la strada romana usciva dali'agro colonico, per condurre verso Peclena. Traccie sieure di romanita esistono nel secolo XIV, sicche si puo dedurre che in quel secolo non fossersi estinte le famiglic rumene importate nel 1200. Quel clocumento famoso pubblicato nell'Archeografo trie-stino serie nuova vol. XI, riflettente un atto di perambulazione di confini, che e — come sembra accertato — una sofistica-zione, contiene pero delle notizie tratte da documenti che di certo esistettero. Fra queste per 1' argomento cla me trattato e di sommo interesse 1'esposizione della perambulazione av-venuta nel 1325 al confine fra Barbana. Sanvincenli e Golzana. La commissione toeco in primo luogo il confine fra il Barbanese, Dignano e Sanvincenti nel terreno detto Satcha della Abbatia della Gesia de San Martin della Cima de Glo-botaz e poi prosegui verso i conflni cli Golzana toccando il terreno deH'Abbazia di San Basso detto pure Satcha deli'Ab-bazia di San Basso c cpii dovette la commissi ne ascoltare le lagnanze di queH'abate. La via percorsa dalla commissione, che dirigevasi verso Golzana, fu quella che corre paiallela alla strada romana prima citata, siech6 1' abbazia di Sun Basso e da eollocarsi nei pressi di Schittazza, ove stava T or diruta chiesa cli S. Saba, ora cimitero. Oltre 1' esistenza accertata cli due abbazie in un territorio ora lontano da ogni comunicazione e senza importanza, spicca per la sua stranezza il termine Satcha sinonimo cli territorio dipendente dali'abbazia. Ora Satcha e termine prettamente rumeno. Nell' idioma romanico Sat signiflca villaggio, Sutean o Satesch vuol dire abitante del villaggio. Satcha equivale quindi nel caso nostro ai terreni abitati cli proprieta dell'abbazia. Ne solamente cio. Nell' atto stesso figura quale zuppano di Barbana un Bobos. Lo stesso cognome trovasi sull' Lcrizione del secolo XIV da me pubblicata altro ve (vedi Attraverso l'agro colonico di Pola, Atti e Memorie della Societa istriana d' archeologia e storia patria, vol. XAIV), dipinta nella chiesa di S. Martino. Bobos o Bobosio sono probabilmente la stessa per-sona e non sembrano di certo slavi, sebbene Bob in slavo si-gniflchi fava, bobov di fava, mentre il rumeno ci offre boboc, termine neo-greco, che vuol dire germoglio oppure giovane e bobos che signiflca la sfera oculare, 1' occhio. Deve quindi ritenersi che nel 1300 la popolazione rumena venuta nel secolo antecedente in quel territorio non solo non si fosse ancor estinta, ma che anzi fosse la prevalente in modo da far assumere 1' aspetto di romanita alle istituzioni esistenti, principalmente alle giurisdizioni abbaziali. Pero il tutto cess6 in breve. L' eccidiale epidemia di peste bubbonica che dal 1330 fino al 1348 desolo 1'Istria in modo orrendo, distrusse non v' ha dubbio anche quelle popolazioni. Le abbazie rimasero deserte e vennero abbandonate. La chiesa che il pio Bobosio avea eretta nel 1315, di certo sulle rovine d' una piu a n ti ca e forse su quelle del sacellum romano, cadde in abbandono ed appena piu tardi nel 1640 e nel 1761 venne restaurata. Probabilmente nel 1600 le nuove popolazioni im-portate dai pacsi croati c che esistono tuttora fecero restaurarc H tempietto, mentre ove trovaronsi le abitazioni dei monaci posero esse la Ioro sede, formando 1'attuale villaggio di Bicici, nome gentilizio della famiglia Bicich, ancor oggi esistente. Eguale sorte tocco ali' abbazia di S. Basso. Resa deserta dai monaci la chiesa cadde in abbandono e le popolazioni croate che seguirono, confondendo il santo titolare che suonava Ioro straniero, intitolarono la chicsa, che forse ricostruirono, al santo nazionale *San Sawa», figlio del principe serbo Stefano I Nemania, morto nel 1300, per piu tardi confonderlo ancora con San Saba abate (morto nel 531). (Sono mie supposizioni su nulla basate). 1 beni delle abbazie colle Ioro giurisdizioni formano ora il comune censuario di Saini, denominato dal villaggio omo-nimo, sede del cappellano e della chiesa cappellaniale di S. Pietro, di fattura relativaiuente recente. Saini e nome gentilizio di famiglia Sain o Saina d' originc italiana, ora estinta. Ad eccezione d' un paio di famiglie di tessitori carnici che vivono a Saini e che vanno slavizzandosi, tutto il rimanente della popolazione di quel territorio e slava. Dell' ordine mo-nastico, cui una volta appartenne il territorio non sono rimaste che vaglie memorie, nulla dicenti. Pola li 10 aprile 190'S 1$. dott. Schiavuzzi. -SA.Nr>nO B O TTICEJLLI. «Cio che e niusicale, šara gcniprv assai melanconico; e 11011 si puo ot-teuere alcuna bellezza vera, senza una piecola close rti tristez/.a . John Kuskin, La poeaia deli' arcJlitettvra, II, Che Alessandro di Mariano Filipepi, chiamato «all' uso nostro* Sandro, fosse detto Bol/icelli, perche cosi era sopran-nominato il suo fratello Giovanni, e una ragione che non m'e mai entrata. Questo e certo, che il Botticelli e novamente di moda; e, non dico nel solito mondo degli amatori, o nel pre-raffaellismo risuscitato dagli pseudo-primitivisti di Francia; ma nella vita e nella seienza deli' arte. Eceo qui, in men di due anni, quattro libri — e non si contano gli opuscoli e le altre partieolari scritture —: quello di Arturo lalm Rusconi, edito nel 1907, che, illustrando da par suo 1'opera del mistico pit-tore tiorentino dei tiori, e illustrato a sua volta di cento e cjiiarantadue bei disegni dali'Istituto italiano di arti grafiche; poi 1' altro di Emile Gebhardt apparso due volte in veste diversa nello stesso anno 1907 a Parigi: quindi 1'inglese dello liorne, non finito; e ora cjuesto di Igino Benvenuto Supino, professore di storia deli' a rte nell'Universita di Bologna, che annunziamo in calce della pagina*). I quali tutti ci portano, sia pure per vie e per viottoli, ma con il medesimo fine, allo stesso sentimento. L' artista che langui piu secoli disconosciuto nella falsa luce d' una farna incerta, il disegnatore di eonvenzione, il di-pintore di maniera, brancicante con le medesime mani nella calda sensualita del paganesimo e nei cupi lavacri di pieta cristiana, ha riconquistalo nel campo delParte quattrocentesca e in quello deli' indagine psicologica moderna tutto 1'alto concetto e tutta la riputazione ch'ebbero di lui i piu distinti personaggi della sua et/i, e che lo stesso Leonardo non dubito di confermargli. II libro del Gebhardt e un notevole esempio di questa indagine e ricostruzione deli'uomo interiore. II Supino non ne fa menzione; e anche la critica competente dice che quell'uomo e un Botticelli cieco, e che la sua biogratia e una biograiia-romanzo **). Romanzo a ogni modo, come il Romamo di Leonardo da Vinci di Demetrio Mereshkovvskv; al quale nessuno, per certo, che 1' abbia letto, nega il fondamento d' uno studio conscienzioso e vasto deli' opera vinciana e il valore d' una sintesi ricostruttrice e rappresentativa della vita e del genio e deli' anima di quel grande, da superare in efficacia molte erudite e sistematiche analisi. II Botticelli del prof. Supino e in vece il medesimo Botticelli delF edizione fiorentina del 1900, con questo, che s'e * I. B. Supino, Sandro Botticelli. N.o 1 della collezione Profili di A. F. Formiggini, editore. Bologna-Modena (sede in Modema), 1909. **) v. A. Gaririullo nella Oultura del 15 aprile 1908, pag. 2/i6 e seg. avvantaggiato nei resultati delle ricerche artistiche e storichc che vennero dopo, e s' e fatto piu perspicuo con la sapiente economia della composizione e con la libera disamina crono-logica di tutte le pitture botticelliane. Oltre di cid e piu pro-fondo nella visione deli' atmosfera dei tempi in cui quelle pitture uacquero e nell' aceorta comparazione con i fenomeni poetici sincroni e, per dir cosl om6foni che, piu o meno en-trarono a farle nascere; e, in line, anche piu maneggevole nella speditezza del succinto lavoro, nella semplicita e grazia della forma. E, cosl, abbiamo il primo volume di cotesti Profili. II quale non e soltanto un bel volume, come prometteva il manifesto librario, adorno di speciali fregi e illustrazioni, ma e anche, come dico, 1111 bel libro, che apre con ottimo auspicio la nuova Collezione (forse un po' farraginosa) del giovine edi-tore modenese. Di maniera che, nella sna cristallina serenita, diradati i preconcetti tradizionali, ognuno ormai pu6 vedere, quale artefice di nuova bellezza fosse il maestro che, alle classiche movenze deli'Anadijoinene degli Uflizi seppe trasfon-dere con la gracile nuditi il sentimento della sua anima cri-stiana; quale evocatore di arcane creazioni della mente mor-tale colui che, nell' allegorica Primavera, non ai versi di Lu-crezio o di Virgilio, come pare al Supino, ma, con gli interpreti colori, riuscl a dare forma sensibile e aspetto moderno al mi-stero della visione oraziana lam Cvtherea choros dueit Venus innunente luna, Iunetaeque Nvmphis Gratiae decentes Alterno terram quatiunt pede..... e ali' altra deli' ultima archilochea, Gratia cum Nymphis geminisque sororibus audet Ducere nuda choros..... Siena, 31 maržo 1909. Arturo Pasdera. - Eia Famiglia di piiiori Basiiani 11 Molmenti nel volume monumentale su Vittove Carpaccio l), per potei1 chiarire chi sia stato veramente il maestro di questo grande artista, dediča tutto il primo capitolo del libro (pag. 7-30) piu una appendice di ben novanta estratti di documenti (pag. .31 35) a Lazzaro Bastiani, la sua famiglia e la sua scuola. A noi istriani un tempo interesso moltissimo il pittore Lazzaro, perchč secondo la cronaca del padre Maria Car-gnatti '), trovata fra le memorie del minorita padre Giuseppe Tomasich s), si riteneva che questo pittore fosse nato a Capo- I distria e fosse stato altievo di Vittore Carpaccio. Oramai pero, ! dopo quanto publico il Molmenti, ogni dubbio deve svanire e Venezia pno indisturbata considerare anehe questo pittore quale suo tiglio. Un tanto per radiare definitivamente dalla distinta degli istriani celebri il pittore Lazzaro Bas turni. * Per la storia delle arti belle pero, avendo fatto oggetto di uno studio piu attento il volume del Molmenti, mi sento in dovere di rilevare alcune inesattezze nelle quali ineorse 1'autore nella fretta di aggiungere prove a prove per dimostrare quanto gli premeva. Anzi ritengo che il Molmenti stesso, incon-sciamente sentisse la diseordanza di certi documenti, tanto che non si azzardo neppure di costruire un albero genealogico della famiglia Bastiani, pur disponendo di un ricchissimo materiale documentario. ]\li sia ora concesso, con la seorta dei novanta estratti di documenti publicati dal Molmenti, di rettificare parecchi punti del capitolo primo anzidetto, di costruire 1'albero genealogico della famiglia dei pittori Bastiani e di dimostrare che il Molmenti diverse volte si riferl a prove che manifestamente non aveva esaminate con attenzione. J) Ludwig e Molmenti: Vittore Carpaccio. La vita e le opere. Ul-rieo Hoepli. Milano 190t>. 2) Morto nel 1789. 3) Morto a Capodistria nel 1854. E probabile che 1' autore si sia lasciato trarre in inganno dali'affinitA di nomi, si comtine nel medio evo, tanto a Venezia che nelle citta a lei soggette. E prima origine deli' errare fu la somiglianza dei nomi Bastian e Sebastian. C-rediamo inoltre, che 1' autore troppo leggermente (checche dica nella nota 1 della pag. 12) si ritenne autorizzato a dichiarare identiei indi-vidui i quali nei doeunrenti stessi che egli riporta, gia ad una prima, ogni poco attenta lettura, appariscono differenti (con-frontate la nota IG con quella 24 ')). Queste considerazioni, ci permettono di ritenere, che il Molmenti, dimenticandosi delle discussioni avute col Luihvig (pag. XIII XIV), riportasse tutte le notizie raccolte dal detunto amico suo, senza vagliarle nnovamente e solamente per rendere piu ricco di materiale il volume. Ecco perche noi troviamo neH'Appendice anche delle notizie che nulla hanno da fare con la famiglia Bastiani 2). Se noi ora seguiamo 1' invito che il Molmenti stesso ci rivolge nella nota 1 della pagina 13, se, ciofe, confrontiamo «passo a passo» il suo racconto con i documenti disposti in ordine numerico 3) nell' appendice, vedremo anzitutto che Laz-zaro Bastiani ora k flglio di un Iacopo, e sembra questi es-sere il vero protagonista voluto dal Molmenti perche la gran ') Nota 16) — 1489. 3 Gennaio — «Muore magistre Mareo Sebastian pentor». — Nota 24) — 1467. 10 Decembris .... Simon guondam Marci pietor .... '-) Nota 76) — 1509. — Paga (li Gennaro et Febbraro. Ali' anno ducati 40. Vineenzo ded Musaico... Nota 77) — 1508 — Libro di Paglie N.o 9, pag. 362. Vinccntius Sebastian?. a Musaico habere debeat... Nota 78) — 1512. — 18 Maržo — Aceedit de hessendo uno maistro Vineenzo lavoravn di musaico in ehiexia di San Marco quale fece quella Santa Tecla erra bon Maistro su certo soler che si lavora in chiexia zercha horra di noua una tavola li vene a maneho cascho vixe do horre e morite fo gran pechado e cossa piu non accaduta in ditta chiesia et perho ne ho voluto far nota. (Diarii di Marin Sanudo, vol. 15. C. 12 tergo). Questo Vineenzo Sebastiani a Musaico, mori dunque, e il Molmenti ne da notizia in tre note successive, il 18 maržo 1512. Leggiamo ora la nota che segue immediatamente a queste e vedremo che il Molmenti fu tratto in errore dal nome Sebastiani, perche Lazzaro Bastiani non avra avuto di certo contemporaneamente due tigli di nome Vineenzo. Nota 79) — 1513 — 9 Julij —-... Testis: Io Vineenzo di Sebastiani chondam misier Lazaro... 3') E non sempre cronologico ! parte dei doeumenti si riferisce alla disc-endenza di un Iacopo Bo s t in }i i j ora m vece k figlio di certo Sebastiano 1). Ma cio non e tutto. Lazzaro di Jacopo Bastiani, appena divisosi dal padre, il quale 6 detto sempre de eonfinio Saneti Leonis, prende alloggio a\Y Arcangelo Raffaele (de confin de San Rafael) e vi a bi ta fino al T maržo 1512, giorno di sua morte. Egli e fratello di Marco di Jacopo Bastian e di un certo Sebastiano 2), quest' ultimo a me sernbra affatto diflerente di Lazzaro quantunque il Molmenti lo includa nelle note ri-guardanti quest' ultimo. Dalla nota 48 3) poi, vediamo che Marco e Lazzaro avevano anche una sorella maritata con certo Iacomo Trivisano. In quanto a Lazzaro Bastiani vedemmo che il Molmenti 10 ritiene identico con Lazzaro di Sebastiano, pictor de eonfinio S. Leonis, il cui padre era morto avanti il 1449 (nota 47), lo identifica pure con un altro Lazaro di Sebastiano de eonfinio S. Nicolaj (nota 04, nominato irt un dociunento del 1502 e che non si potrebbe proporre che tutt' al piu quale fratello di Vincenzo d i Sebastiano dal musaico. E certo che a uno cli (juesti due ultimi Lazzaro di Sebastiano si debba aserivere 11 dipinto della Galieria Lochis di Bergamo, 1' «lncoronazione della Vergine«, segnato «Lasari Sebasdani venetipittura del 1490, differente da quelle di Lazzaro non solo per la firma ma anche per tipo e spirito. II giovane Lionello Venturi, appunto non facendo attenzione a queste differenze, cadde liti pure nell' errore del Molmenti5), M Nota 47) — 1449. 5 Aprilis — Testis: Lazarus pictor condam Sabastiani de eonfinio Saneti Leonis. Nota 64; — 1502. 30 Mag'gio Testes Iurati: Magister Lazarus de Sebastianis pictor de eonfinio Saneti Nicolaj. ») Nota 70 - 1500 — 14 Gennaio... presentibus testibus Ser Sebastiano pietore quondam ser Iacobi de eonfinio Saneti Rafaelis... 3) 1456, 18 novembris —... Io Znane de Iacomo Trivixano de confin de San Pantalon... Item constituisso mie fidel comessari mio barba Marcho depentor del confin de San Lio e mio barba Lazaro depentor del confin d<- San Rafael... i) Lazzaro Bastiani firmo ordinariamente Lazarus llastianns. II Molmenti da una riproduzione del dipinto della Galieria Locbis a pag. 14. ■ Le origini della pittura veneziana. 1300-1500. - Venezia. 1907, pag. 280. 90 PA (41N K ISTKIANE Anche di Marco di lacopo Bastiani il Molmenti non seppe racchiudere le notizie nei giusti limiti. Egli lo diee morto il 3 gennaio 14-89 (nota 16 gia riportata da noi), poi, confondendolo con un Marco cortinarius de contracta Saneti Augustini morto avanti il 1467 ne da le note 21, 23 e 24') e solamente perche anche questo Marco e padre di un Simone che di certo non sara stato Simone Bastiani. La confusione cresce ancora se si prende nota anche del documento 26 *), riferentesi ad un pittore Simone il cui padre, Marco, mori avanti il 1473. — E pure probabile che non si tratti di Marco di lacopo Bastiani neppure in quell' altro documento del 22 aprile 1473 ;!) ove figura quale teste un ser Marcus quondarn Iacobi pictor et cultrarius de confinio Sancte Justine. Anche il numero dei figi i di Marco di ,lacopo dovrebbe crescere, perche stimiamo alquanto arbitrario da parte del-1' autore ritenere che Ludovico ') ed Atvi.re 5) sieno 1' istessa persona. » Ed ora passiamo ali' albero genealogico della 1 Not.i 21) — 1467. 4 Julij — Testes... Simon r/uondam Marci cur-tinaris de contracta Sancti Augustini. Nota 23) — 1467. 1 Julij — Testes... Simon olim filius Marci cur-tinarius de contracta Sancti Augustini. Nota 24) — 1467. 10 Decembris — Simon <|Uondam Marci pictor de confinio Sancti Augustini. *' 1473. 25 Maij — Testis : ser Simon tjuondam ser Marci pictor de confinio Sancti Silvestri. 3) Nota 12) delFAppendice. *) Nota 28) — 1457. 7 Maij — Testes : Ser Marcus fjuondam ser Bastiani ])ictor, ser L idovicus filius supradicti ser Marci. 3) In tutte le altre note e detto Atvisius che e perfettamente identico ali'Aloisius della nota 37.: Franciscus (ilins Aloisij Bastiani. Famiglia «11 pittori BSastiaui IACOPO BASTIANI 1435, 1440, 1447, morto avanti il 1454. Marco 1435, 1440, 1447, 1454, 1454, 1457, 1459, 1463, 1468, 1470, 1480, 3 gen-naio 1489 mitorc. Pictor dc confinio Sancti Leonis Sebastiano una figlia pictore quond. maritata con Simone 1457, 1459, 1474 Ludovico 1457 nota 28 ser Iacobi de confinio S. Rafaelis 14 gennaio 1500 (nota 70) l Jacomo Tri vixano I Znane abi-tante a S. Pantaleone 1456 nota 48) Maria Alvise Paolo 1457 1459, 1485, chierico 1489, morto 1464, 1470, Lazzaro depentor del confin de San Rafael 1460, 1462, 1468, 1470, 1473, 1474, 1476, 1478, 149U, 1494, 1498, 1499, (e a Ferrara), 1505 (e d i nuovo a Venezia), 1508, 1512, rnuore dopo il 7 maržo di cjuest' anno avanti il 1494 1478 I Cristoforo ab. a S. Apol-linare 1494 Francesoo ab. a S. Luca 1511-1512 Sebastiano Faustina Iacopo prete 1509 1471 1489, 1493, 1494, 1495, 1497, 1500. Estranei alla famiglia Bastiani. Sebastiano morto avanti il 1449 [ Lazzaro pictor de confinio S. Leonis 1449 (nota 47 Sebastiano I Lazzaro pictor de confinio Sancti Nicolaj 1502 (nota 64) Marco morto il 2 o il 3 luglio 1467 I Simone eortinarius de contracta S Augustini 1467, 1471 (note 23 e 25) Marco morto avanti il 1473 I Simone pictor de confinio S. Silvestri 1473 (nota 26Ni Autoiiio Leiss. Un processo per eresia ne! XU! secoio (Nlatteo Patrizio da Cherso) Tenor relationis executionis suprascriptae citationis a tergo descriptae est tališ, viclelicet Die 24 Junij 1568. —- Retulit clericus Gaspar Ghiceta sacrista et nuncius collegiate ecelesie sanctae Mariae se con-tulisse domura solitae habitationis Joannis Georgij de Petris, ibique personaliter reperta d.na Anna uxore predicti Jo. Georgij eidem intimasse et insinuasse, ae perlegisse de verbo ad verbum monitorium sen citationem retroscriptam eum omnibus ut in eo vel ea, cuius etiara copiam in manibus reliquit. Pre-sentibus sp.le d.110 Joanne Petro de Movsis et raag.ro Tlioina cerdone testibus ad premissa vocatis et rogatis. Quibus eonfectis dieta d.na Anna respondit prefato clerico Gasparo. Dirai cosi al veseovo, che faria meglio a far li fatti suoi, perclie ghe ineago. et se li miei figliuoli fussero piu grandi adesso li farei dar su la testa. Presentibus quibus supra. Presbiter Franeiscus Buchina canonicus Chersensis nec non in praemissis notarius eleetus relationem huiusmodi mihi factam manu propria subseripsi. Tenor litterarum circa executionem et formatioiiem pro-cessus contra Jo. Georgium praedictuin. Ill.mi, rev.mi et ecc.mi sig.ri coi.mi. 11 veseovo di Ossero et il p.e fra Vicenzo da Fabriano inq.ie di questa isola, che resedono a Ossero venero a Cherso alli di passati a formare il processo contro Gio. Georgio de Petris secoudo 1' o rdi ne et commissione, che si contengono nelle lettere di V. S. ecc.me e rev.me del 19 di maržo, ma non lo potero spedire, perclie aH' hora alcuni contesti si tro-vavano a Venetia, li quali come sono stati di qua, et che il veseovo e stato liberato del travaglio et indispositione di gotte, ditto veseovo et 1' inquisitore sono ritornati, et 1' lianno ispedito essendovi noi sempre stato alla presentia, et cosi spedito con la citatione et relatione, la quale e molto brutta. II veseovo, 1'AUINE ISTRI AN E 93 noi ct 1' inquisitore mandiamo a vostre ill.me et rev.me signo-rie, aeci6 possino far quella giustitia, et quelle provisioni clie li paranno, le quali provisioni sono necessarie, clie si faccino forti et gagliardi, perehe Gio. Giorgio ha gran parentado, et e ricco, et potrebbe esser aiutato, et il flgliuolo con lo serivere et in persona potrebbe far gran male in questa isola al figliolo de miser Giacomo Profici, il quale si ritrova in časa del sig.r Rocco Gataneo auditore del rev.mo legato; dal detto flgliuolo de Gio. Giorgio fu scritto una lettera, come nella depositione
  • ro deventa la paia. la porta se strica de oro, Piere de marmo coversi la tera che iera do soto. 'Lova se senti la vose de Giove che apian ol ghe disi: «Dime, veceto pietoso, c. ti so' muier do lu degna, Cossa bramassi vialtri de ver piu de tuto a sto moiido ? L' 01110 ghe parla un momento a Bauci po' dopo ol ghe disi: Noi bratnaressimo ossor custodi de questo bel tcmpio K gavendo visii senza far fra de noi inai barufa, Noi volaressimo anca morir tuti do in t'una volta; Mi che no vedo mia moglie morir forsi prima, 116 ela Possi vederme morir, queste robe, Signor, domandemo. Giove li vol contentar e lori xe stai i custodi Fina la morte, ma un zorno che i stava sfinii per veciaia Sora i scalini del tempio, parlando fra lori de tante Robe d' un tempo, la d on a la vedi che 1' 01110 scominzia A deventar come un albero, e stibito anca sto altro Vedi che Bane i meteva e rami e rameti anca ela. Sempre de piii eaminava el legno sui corpi dei veci, Che, lino a rjuando i a podesto ,,adio, adio" i diseva, Fina che insieme le boehe s' a fato anca lore de legno. Ora preselite in quei loghi i do tronehi višini i ve mostra. Xel Febbraio 1909. Tita »idoli - Alessandro Verri e Gianrinaldo Carli Lettere inedite. (cont.) 9. Carissimo Amico Roma 19 Febbraio 1791. Vi spedisco nel preselite ordinario le opere da voi ordinateini, ec-cetto quella del prof. Bianeoni') che riguarda il far conoscere che i Si-ciliani ed i Calabresi precedessero i G reci nelle arti, mentre fatte tu t te le debite diligenze tal opera qui non e conosciuta, e si črede clie 11011 vi sia. E pero specificatemene il titolo ed il luogo della stampa, che allora potro se.rvirvi. Le opere che vi spedisco sono : »Della citta di A rej a ne' Vestmi« del Giovenazzi: «Fragmento di Livio«, dello stesso : Problema de anno nativitatis Christi, occasionein offerente vetere Herodi* A11 tipa nuininon del Magnan Minimo. — Riceverete il piego de' sudetti da Lodi, dove il corriere g'li ha lasciati a quella časa Astorri, la quale ve lo fara costa pervenire a časa vostra senza spesa. Ho preso un tal giro per rispanniarvi il porto čredo totalmente. — In seguito vi sapro dire il costo delle sudette opere, mentre aneora 11011 I10 stretto il prezzo eol Iibraro, con cui ho altri conti. — II duca di Vittemberg ha per moglie una signora che gia fu consorte di altro niarito, ma da un congresso di 1 Giov. Battista Bianeoni, filologo bolognese (1698-1781), iusegno lingua greca ed ebraica ne!l'Accadeiuia di Bologna. Serisse alcune opere letterarie e storiclie; 1'opera a cui allude il Verri e forse il »Parere sopra una medaglia di Siracusa ecc. > (1763), Teologi cvrt stato dicluarato nullo il primo matriinonio, e pero valido i I secondo. Fino da quando il Papa andd a Vienna, il Duca, per maggiore regolaritA deli'affare, progo il medesimo Papa a decidere: il Papa, dopo qualche tempo feee una Bolla, in cui decideva in valido il secondo matriinonio. II Duca ha qui spedito un ufliciale a cercare la revisione della eaiisa, e addusse nuovi doeumenti, onde e stata ora decisa da una con-gregazione di Cardinali a favore del Duca, cioe che sia nullo il primo matriinonio e valido il secondo. K pubblicato con le stampe il ristretto del processo contro il principe Ghigi. II suo delitto e pienamente provato. Sara giudicata la causa fra poehi giorni. Acklio di cuore. V. 10. Carissimo Amico Roma 26 Febbraio 1791 Čredo farvi una cosa grata eol ragguagliarvi che jeri fu giudicata la causa del Principe Ghigi come segue : Sigismondo Baldini che ha tentato in vari modi effettuare la propi-nazione di veleno al -Card.e Cavandini per mandato del principe Ghigi, la gallera perpetua con stretta custodia. Giovanni Sebastiani, giovane speziale che senza alcuna mercede, ma per semplicita compose ad intlueir/a del Baldini un' acqua da lui creduta veuefica, ma provata innocente dal giudizio de' periti, tre anni di carcere. Al principe Ghigi assento in contumaeia una fortezza in vita, senza speranza di grazia, e la privazione della carica ereditaria del Mare.scial-lato del Conclave, e della amministrazione di tutti i suoi beni. Ancora non e partito il corriere straordinario di Francia, e si stanno fabbricando Brevi al somuio lunghi. Le due figlie di .Luigi XV Madama Adelaide ed Eleonora, se non isbaglio i nomi, verranno in breve ad abitare presso questo Card.e de Bernis eol norne di Madaine de Belviie e Madame de Rambouillet, Cosi portano le ultimo lettere. Čredo che i libri che vi ho »poditi vi saranno giunti bagnati. perche, il corriere ha avuto disgrazia al Ponte Centino, dove 6 stato imuierso nell' acqua lino alla gola. In .Maržo quando verni il Sig.r Dell'Acqua potro al medesimo dire 1' importo de' sudetti. Intanto conservatemi la vostra amicizia, ed impie-gate la mia in cosa che sia di vostro piacere. Addio. 11. Caro Amico Roma 2 Aprile 1791. Vi spedisco il «Saggio di Lingua Etrusca» che importa paoli 27, cioe 25 sciolto e 2 per legatura a motivo che ci sono moltissimi pentimenti delFAutore, onde bisogna inserire molte facciate ristampate. II tutto com-prese le opere gia spodite vi ascende a paoli Romani 43, che mi sono stati riinborsati dal sig.r Dell'Acqua, il quale parte eol preselite. — La causa del Cagliostro e stata giudicata in prima instanza dalla congregazione de' Consultori del S. Offizio, ma eol solito segreto. In poehi giorni si črede che verni giudicata in ultimo grado nella congregazione pur detta del S. Offizio alla presenza del Papa, il qualo decide. Da quanto si e rac-colto il difensore del reo e talmente persttaso che siano vatli i timori eoneopit-i sulic suc corrispondenze, sul progetto di porrp in tumulto Roma c farvi una Rivoluzione, che non si quieta dal dodam are che qnesta causa e uniiliaute. Alcuno puro de' Consultori piu dotti e sensati si esprime con mezzo parole in quella medesima sentenza; ma il segretario delPIn-quisiziono, il Card. Seg'ret.o di Stato, e le persone che hanno prima par-lato con incredibile serietA di questo affare, tentano di sostenerlo. Vedremo P esito e ne sarete informato. — La disgrazia del conte Rezzonico, come čredo avervi scritto, proviene dalla causa cagliostrana, mentre questo Card. Segret.o di Stato ha creduto far servigio alle Corti Cattoliche, parte-cipando loro le risultanze del processo. In esso Cagliostro depone cli avere corrispondenza col conte Rezzonico o lo grava di essere incaricato seco di affari importanti per lo Loggo de' Franchi Muratori in Italia. II fatto č che il conte ha conosciuto Cagliostro in Trento4), dove lo ha voluto vodere per cnriosita, che in Roma pure lo ha trattato per lo stesso motivo, ma ne parlava sempre con srmmo disprezzo come di un eiarlatano. II Principe Rezzonico. Senatore di Roma, od il Card. Camerlengo, di lui fratello, hanno praticati col Papa i piu caldi ufflzi in 1'avore del Conte, aftinche si degnasse di rappresontare allTnfante che la notizia participata era un seinplice lumo, o non avova con se le prove. e poro che la instanza deli' accusato Conte di essere ammosso a giustiticarsi non si poteva escludero in regola di giustizia. 11 Papa ha promesso di scrive-re in questi sentimenti, e si c rodova che gia la lettera fosse spedita, ma le occupazioni straordinarie per la Francia, non gli hanno ancora lasriato il tempo di scriverla. — Col-1' ultimo corriere ordinario di Francia il Papa ha scritli i Monitori a' ve-scovi di Francia, comminando loro lo pene Cauoniche so non si astengono dagli esereizi vescovili, dichiarando mrlla la elezione. 11 Breve al vescovo di Basilea e genuino, ed il primo in cui il Papa spiegasse la sua mento. Da molte p avti e stato qui scritto per avernc copia autentiea. II secondo Breve, che spiega piu chiaramente 1' animo del Papa. e quello al Card.e di Brionne. L' ultimo poi scritto a' vescovi di Francia e di ventisei fogli di carta, c non in pergamena, mentre non ve n'e alcuna cosi grande che lo potesse contene.ro. — llo ricevuto e letto il Libro sull' Elottro di mon-signor Bossi •1 : avova io gia veduto ne' giornali 1' estratto deli' opera, la 1 II Cagliostro fu a Trento (22 ott. 1788), dove ebbe la protezione dol principe vescovo Pictro Vigilio Thunn, che gli diede lettere di raeco-mandazione per la sua audata a Roma (17 maggio 1789:. Nello stesso anno ('89) il Vannetti, cogliendo il lato ridicolo del eiarlatano pubblicava, in latino grosso o semplice, il suo «Liber memorabilis de Caleostro qmim esset Roboreti , che suscito proteste da piu parti, giacche i creduloni non orano ancora persuasi d' essere stati canzonati solennemente (cfr. Ferd. Pasini: (-Clemontino Vannetti« — Prolilo critico-biografico. — Rovereto, Tip. U. Grandi, 1907, p. 32-3(5 . ?).Luigi Bossi, milanese il758-183oi, letterato onciclopedico, dotto di lingua greca, latina od ebraica, studioso di paleografia, di diplomatica, di scionze naturali. Tradusse e annoto le opere del Fourcrov, del Millin o del Buffon ; notevole la sua «Introduzione allo studio deli'arte del di-segno , con un vocabolario il piu compiuto che si conosca. Fu anche giornalista. Scrisse sull' elettro, sni basilisehi e dragoni, animali creduti favolosi dagli antichi o dodico quesl' nltima opera al Carli, di cui scrisse 1' elogjo storico. quale pretende provare che la Platina era 1'Elettro degli antichi, e ni'eni parata 1111 sog-no. Molto piu me ne eonferina 1' opera erndita e giudiziosa che ora 111' a vete spedita, nella cjuale iniparo che 1'Elettro era anche nie-tallo, mentre finora non ne avevo altra eognizione che di Ambra gialla o di succino. Vi prego ringraziare distintamente Pautore per questo regalo, che ho gustato al sonnno. Oonservatemi la vostra amicizia. Addio. 12. Caro Amico. Roma 9 Aprile 1791. L' altro jeri alla prcsenza del Papa fu adunata la eong-regazione de' Cardinali e Consultori della Inquisizione, e vi si propose la causa di Cagliostro. Si credeva, atteso il segreto di quel Tribunale, che non si sa-rebbe avuta notizia alcnna, quando jeri mattina ali' iinprovviso si sparse per la citta la sentenza, palesata da Monsig.re Fiscale Barberi, il quale disse avere tale ordine superioruiente. A tenore di essa il Cagliostro e condannato, senza speranza di grazia, ad una fortezza in vita, previa un abiura privuta, e dovranno essere abbrunate dal carnefice in pnbblico le sue insegne della Massoneria e della Setta Egiziana. II capueeiuo e condannato ad anni dieci di carcere in un convento. La Sig.ra Cagliostro non 6 compresa nella sentenza, ma si dice che. volendo essa rimanere in Roma, dovrž, stare in un monastero a sita scelta, e volendo partire sara in sua piena liberta. II detto Monsig.re Fiscale invitava tutti a leggere in sua časa il processo, ed alcuni avevano gia incominciato a prevalersi di tale offerta : ma ora gli 6 vennto ordine superiore di non parlare piu della sentenza, ne della causa. Riguardo al merito di questa le piu accertate notizie portano che il Cagliostro sia condannato per Franco Muratore, e specialmente promotore di una riforma della Massoneria ehiamata la Loggia Egiziana o Copta ed anche degli illuminati. Gli f? stato ritrovato un suo manoscritto degli Statuti, regole e massime di questa Loggia Egiziana, in cui i Teologi Domenicani della Inquisizione hanno ritrovate eresie ed empieta copiosamente e materia di scandalo infinito. Per confutarle hanno composte delle profonde dissertazioni, so-s te mi to da testi de' Santi Padri e da Canoni: ma il ditensore della causa rispondeva ciie le pazzie non incritano questa tatica. II libro pero sara abbruciato dal carnefice in pnbblico, e saranno pure dal medesimo spez-zate in piazza una spada a spirale composta di latta, la. squadra, una specie di inedaglia da appendere al collo ed altre insegne quasi magiche e superstiziose trovate presso il reo. Egli non ha tenuta qui Loggia, ma si dice che gi;\ essa vi era, e formata da varie persone riguardevoli del paese. Risulta poi dal processo che il Cagliostro 6 un truffattore, un ruf-tiano della moglie, un seduttore di sciocehi, ed uno sciocco per gli uomini di giudizio. I suoi delitti sono commessi fuori del territorio romano, nel quale It entrato con la sicurezza di una lettera del Card.e Boncompagni allora segret.o di Stato, e con raccomandazione del vescovo di Trento. Pure 6 tale la disposizione a' sospetti, che si 6 persino detto che il do-funto- Card.e Boncompagni era della Setta degli illuminati. II Papa, a quanto si k penetrato, attese le sue attuali occupazioni per la Francia, non ha studiata molto questa causa, e si 6 reg-olato nello stringere la sentenza, la quale i; tutta in suo arbitrio, con una earta scrittagli da Monsig.r Fiscale, concopita con la massima di salvare il decoro del Tri-bunale, e sostenere ipiella iniportanza con la ipiale si annunzio al mondo questo processo, come se Roma fosse di nuovo salvata dalla congiura di Catilina. 11 Papa, benche di sua indole mite nelle pene, in questa causa inclinava al rigore. e voleva specialmente una pubbliea abiura del Cagliostro Ma vi si oppose il Card.e, Gerdil. sostenendo che un tale atto era pericoloso alla conveuienza di Roma, e di strepito soverchio. II detto Card.e l'u anche di opinione piu mite riguardo alla sentenza, stimando il reo piuttosto impostore e ciarlatano che persona d' importanza. Di questo sentimento era pure il Padre Giorgi Agostiniano, uno de' Consultori. Tali particolarita si sono seoperte, perclie sono molte le persone del segreto, e quelle clie non sono contente della sentenza, stentano a taeere. II capuceino t incolpato di avere qui trattato circa un vnese il Cagliost.ro, e di essere entrato ne' misteri della sua Setta. Ma risulta che avendogli il Cagliostro dato da copiare quel suo libro degli Statuti Egiziani, quan-d'egli vide in esso delle massime e dogmi tanto strani, lo restitui senza proseg'uirne la lettura. Si sa che egli e 1111 1101110 del rimanente dotto e savio. Nella earcere gli s'e mauitestato 1'incomodo della pietra, attribuito alla lnancanza di moto. Monsig.r Fiscale ha stesa una specie di vita del Cagliostro sulle risultanze del processo, e si vocifera che possa in seguito essere pubblicata. Conteniporaneamente alla prossima funzione deli' in-eendio degli Statuti Egiziani e delle Insegne di quella Setia, verri pubblicata una Boila, nella quale si dichiarano condanuate le tre Sette, de' Franchi Muratori, degli Egiziani, e degli Illuminati, contro a' ijuali tutti si procedera come contro ad Eretici. Essa non e altro chc una conferma di una simile gia pubblicata da Benedetto XIV. E siceome allora fu con-temporaneamente pubblicato uno editto di Segreteria di Stato il quale eondanna a morte i Franchi Muratori, cosi attuahnente pure si fara altro editto condannando alla medesima pena le tre sudette Societa. Vi abbrac-cio caramentc. Vostro aff.mo amico A. V. 13. Carissimo Amico Roma 13 Aprile 171)1. Vi accludo la sentenza1) de' cosidetti Consultori della Inquisizione nella causa Cagliostro, confermata poi da' Cardinali e dal Papa nella piena Congregazioue avauti il medesimo. II Cagliostro ha raccolta la sentenza con rassegnazione e con pianto. Ha fatta in Castello privata-mente la abiura in presenza deli' Inquisitore. Per ora non sono state ali-bruciate lc insegne della Loggia Egiziana, ed il libro degli Statuti della medesima. Si spora clie verra qui pubblicata una vita di Cagliostro-'), presa dal suo processo, con la quale si prcsume di giustificare P aeclusa . sentenza. E niaravigliosa, nelle preseliti disposizioni degli intelletti, una J) La sentenza non si trova fra i mss. '-) A Roma non fu pubblicata la vita del Cagliostro, ma solamente il processo. tal catisa ed il suo esito. Le riflessioni delle persone sensate, e di lueute quieta, qui pure sono quelle che si farauno in altre parti. Occorrendo novitfV su qnesto particolare ne avrete il seguito. Addio di cuore. V. 14. Carissimo Amico Roma. 14 Novembre 179-2. Avendo saputo che siete rltornato costa, mi procuro il piacere di scrivervi. GiA saprete che il timore di un insulto a queste spiagge per parte de' Francesi attualmentn padroni del .Mediterraneo, ha costretto lo Stato Pontificio a mnnire di canuoni ed artiglierie Civita Vecchia, e adu-nare milizie, come si vanno adunando 14 no ti di a n am en t e. Per ora sono a quanto sento sei mila, e che debbano arrivare a ventimila. Hanno cin-quantadue paoli al mese, e. il vestiario. Non v'e bisogno d'ingaggio sforzato, e tanti oziosi e miseri čredo che benedichino questa provvidenza. Per ora non vi 6 un capo che sappia il mestiere, e si dice che possa essere destinato il general Caprara. — Dopo 1' uscita mirabile deli' esercito Austro-Prusso dalla Francia e stato rieonosciuto in Napoli M.r Makeau per ministre della Repubbliea Francese, almeno e certo che gli si 6 per-messo di alzare alla sua abitazione 1'Arme esprimente1) una Donna eol-P asta ed il Pileo. Qui pure e cessato il vigore de' Monitorj, anzi avendo il sudetto Ministre M.r Makeau scritta qui un' otticiosa lettera al Card.e Segr.o di Stato nella quale ricercava due suoi nazionali detenuti e pro-cessati dali' lnquisizione circa tre mcsi la, accusati di avere composto un modello di statua rappresentante la Liberta che insulta la Religione. Difatti i modelli beu coperti sono stati trasportati ali' Inquisizione. come corpo del delitto. Non si parlava piu di questi disgraziati, ed ora in oc-easione che saranno rilasciati per 1' instanza sudetta ministeriale, si dice che un prete ignorante avendo veduto nello studio dello scultore il modello di Giove Fulminante, il quale per caso era vicino ad un separato modello della Religione, suppose che ambedue formassero un gruppo. E stato i 111— provvisamente, pure in mezzo di tanti tiniori d' invasione francese, dato ordine a Civita Vecchia che arrivando in quel porto due fregate francesi, le quali vi conducano un Ministro al Papa, debbansi ammettere con tutti gli onori. Non si sa chi abbia fatta alla Corte di Roma la previa inter-pellazione s' essa riceverebbe un Ministro dopo averne escluso Monsieur de Segur2): ma la nuova e confermata da tutte le lettere di Civita Vecchia, e non 6 qui smentita, se non che si ammette soltanto come una voce. II šolo Papa si mostra flnora degno di governare, mentre conserva la sna grandezza d'animo: gli Eminentissimi pero in gran parte si mostrano pronti alla fuga: molti hanno radunato del contante massime in oro: al-cuni hanno gia imballati gli argenti: piu d'uno tengono a Civita Vecchia una staffetta pronta a recar loro la nuova delle prime cannonate: e taluni 4) Voleva dire forse «rappresentante». Luigi Filippo conte di Segur (1753-1830) fu diplomatico e storico. Nel 1791 (maržo) fu inviato ambasciatore a Roma, ma si fermo a Firenze, percht? Pio VI rifiuto P entrata al rappresentante della rivoluzione francese; in compenso il Segur ebbe il grado di rnaresciallo di campo. perlino hauno ordinata la parrucca col eodiuo, per mascherarsi da secolari oeeorrendo invasione repentina. — II Marchese Vivaldi romano fuggito quando fu proso Cagliostro, perche era intervenuto ad una Loggia di Franchi Muratori, e poi ritornato su buone speranze a eostituirsi da s e segg. Sui precettori e maestri capodistriani fornisce notizie copiose (ma prive di critica) anche Gedeone Pusterla (A. Tomasich) ne' suoi Rellori di Egida ecc., Capo-distria, ("oboi i a uit in na i Italo Seiinio. HI BLIOG RAKI A Indes libroruni reeeiitiuin (indea: Ferrerio) : bullettino bibliogratico bimonsile con sominario delle riviste e dei periodici di seienze, lettere ed arti, e notizie degli articoli piii import-anti dei giornali (juotidiani. Anno L X" /, 20 maržo 1909, niigliaio, pagg. 10 in -4". — Si pubbliea il 5 e il 20 d' ogni raese. Abbonamento aunuo per P Italia L. 5, per 1' estero I.. 8. liieapito: Dott. Aristide Ferrerio dir. Bologna (Contea); telefono interurbauo 728. Sebbene 1' aspettazione di cotesta impresa in virtu d' esperienza non tosse grande, e la rendesse niinore non so qnal bizantinismo nei titoli e nei programnii; pure, alla prova, pare condotta a bene, o alrneno tale, che possa eondursi a bene. P' impulso a questo sentimento mi nasce so-prattutto dali' osservazioue deli' esattezza tecnica con cui i libri sono de-scritti. L' ordinamento bibllografico e in classi, conforine al sistema tenuto dal lloltetiino dillc imbblkazioni i ta tia ne della biblioteca nazionale centrale 1 Dipinti monoiconici. -i Dipinti policonici, inipropriamente delti politlici. 3i Trittici. di Eirenze; di cui appaiono le norme anche nelle nolasiioni dei I i liri e nell'indicazioue del šesto, che. come si sa, oggi viene detenninato sen-z'allro dali'altezza delle pagiuo, 11 primo 1'ascicolo, tinora, non contempla che pubblicazioni italiane : ed e probabile che anche gli altri terinineranno qui; benche tale limitazione non risnlti affatto dal frontespizio, per quanto complesso ed elegante. Di ogni opera e dato il sonnnario del soggetto che tratta in ciascuna parte: ed e cosa bcn fatta. Bisoguava tuttavia far succedere. nella forma e con le abbreviature d' uso la nota delle recensioni, che e parte integralne d' un bullettiuo bibliogratico. E degno di considerazione che, oltre ai libri. VJndex abbia cominciato a registrare anche gli articoli iniporlanti dei maggiori gioruali quotidiani. II che e conseguenza e p rova del progresso fatto in questi ultimi anui dal nostro giornalismo; il quale onnai non e solo un potere, ma anche una autorita e un organo efflcace di cultura Lo spoglio dei Periodiea, .leto et Collectanea occupa la meta del 1'ascicolo in fonclo: e redatto senza risparmio di spazio, e comodissimo. Rimaniaino dolenti a vedere che. fra tanti fogli, diari. riviste e bulletfini d'ogni mauiera, non si trovi alcuno dei niolti che si pubblicano nelle nostre province; non uno: non gli Alti e Memorie della Sueieta istriana di storia Iki tria. non 1' Arehirio per l Alto Adige, neppure P ArcJteografo trientino, che, pure, fra altri meriti, ha questo di essere il pritno giornale storieo in ordine di tempo, come quello ch'ebbe principio nel 1829 per opera di Domenico Rossetti, venti auni prima dellVlrc/MCTo storico italiano di Fi-renze. Buon per noi che. proprio in questo momento, ci faecia ampia ragione un uomo come Ginseppe Emnagalli; del qtiale un nobilissiiuo Studio sul giornalismo deli' Istria e del Trenti no apparira domani, nel numero d' aprile della Let t ura di Milanu. sima, 27 maržo 1909. A rt uro Pasdera. Dott. 1'. Miissia. Per lr orit/ini del nomr locale di (jrestioiiet/. I vre«. li>08, pp. 22. 11 professor Pietro Massia della scuohi tecniea d' Ivrea, autoro di altri scritti di toponoinastica, c' invia un opuseoletto in cui, con larga copia di fatti, dimostra che 1'etimo del nome locale valdostano Gressonev e Crescioneto significante luogo piantato a crescioni * . per la stessa ragione che Pineto signilica luogo piantato a pini. Carpineto luogo piantato a carpini eee. Le ragioni linguistiche addotte dali' egregio professore a soslegno della sua teši sono. a parer mio, inoppugnabili, sicche 1'etimo di Gressoney non e piu un mistero. sopra ai ."8 centimetri in dai 28 ai 08 20 » 28 8" » K!" » 2-1" 15 20 10 ■ 15 sotto ai 10 A'a&turtium officiiutle ispecie di lattuga L' opuscolo in questione ha reale valore scie-ntiflco senonche 1' autore, e quosto ci spiace, nella conclusione al suo lavoro, forse im po' pro-lisso, m ostra un disdegno olimpico por le ipotesi eincsse da al tri, priiua di lni |)i'i' i «tentativi inani, fantastici, fatti da coloro che assumevano, ina con molta leggerezza, la spiegazione delle origini del nome di Gres-soney». Som parole del professor Massia. Ebbeno, sono persuaso clic le strainpalate etimologie escogitato per il toponiino Gressonev non furono vane. Chi le ha elaborate ha senipre il meri to d' a ver proposto il quesito, e poi 11011 k forse vero c-he fra tante straniherie, 1' egregio studioso trovo ima eerta opinioue cbe g'li fu apportatrice «di verita e di luce» - pag. 6)V Per finire, racconiando il lavorino del prof. Massia agli studiosi, perche vi troveranno preziose informazioni di toponoinia botanica. Pi.shio. inar..o 1901). C. (>in<> Bertoliui, Tra Mussulmani e slavi in automebih' a traverao llosaiu eil Erzegovinct, Dalmcizia e Croazia. — Con fotografie originali. --Milano, Frat. Treves, ed. 1900. E' mi libro d'immagini, di pagiue parlate, come diee l autore stesso. libro nervoso, rapido indice della vita modema affannosa e incalzante. E una visione eineinatografica di paesi, di eostuini, di credenze; brevi le notizie storiehe e le note di viaggio cbe, efuando 1' automobile rallenta la sna eorsa, si fanno piu riposate, piu diffuse. Notevoli le osservazioni sul carattere germanico e inglese, sulla psicologia deH'automobile. Vissuto fra i tedesehi, ha d'essi la lingua semplice, incisiva. Per noi interessanti sono le note sulie nostre regioni. E qui 1' autore eade in (jualehe inesat-tezza: 1'Istria per lui e tutta sassosa, brulla; dimentica oppure non ha veduto i fiorenti vigneti, gli oliveti, i ridenti frutteti deli' Istria bassa e inarinara; la forte isola di Cherso si vede trasformata in /lerso ; 1'autore troppo si tida delle statistiche nfficiali, che noi sappiamo quanto siano veritiere; e inesatto aftermare che i croati imparino 1'italiano a rendere piu facile la loro conqnista, sono costretti invece a impararlo se vogliono comniereiare con le eitta marinare deli' Istria. Passando sopra questi nei, il libro si legge con piacere e tutto d' un fiato. Rinnova la memoria delle antiche rovine romane delle eitta dalmate, in cui risuona aneora la nostra lingua: ci passano davanti rapidamente Sebenico, Genova miniata, la forte Spalato, teatro di fiere lotte quotidiane, e le altre roccbe deli'italia-ilita. Ci fotografa Mostar, con i monti coronati di fortezze, Serajevo, eitta dei bevitori di caffe, dove si trovo il giorno in cui veniva affisso il pro-clama deli'annessione della Bosnia-Erzegovina; noto quindi 1'effetto da esso prodotto. Non so se tutti approveranno cio che 1' autore dice sulla posizione dei Serbi nella Bosnia-Erzegovina e sul loro carattere. Buone sono le pagine sul perieolo slavo lieil'Austria e sull' opera della Lega \azionale. Caldeggia l'unione tedeseo-magiaro-latina quale baluardo contro V invadente slavismo, spezza una lancia in favore deli'Universita italiana a Trieste. U. tliovanna d'Arco, azione drarnmatica in quattro atti di mons. cav. prof. Lorenzo Scbiavi. A ottantaun anno mons. Scbiavi ci da una Giovanna d Arco, dramnia per side donne, come nessuno avrebbe potnto far nieglio assai piu giovane di lui; un lavoro senza pretesa, bello nella sua serena semplicita, seritto con quel garbo e con quella purezza di stile, di cui mousignore ci die sag'g'io in quei tanti suoi scritti di svariatissiino argomento, ch'ei licenzio per le stampe. L' eroina di Orleans ci passa dinanzi nelle sne vesti di umi le e semplice pastorella, di valorosa gucrriera, di martire in tutta la sua veri t A storica, con un intreccio semplice quanto modesto, coni'e modesta la vita della cara vergine. Le sceno si svolgono dranimaticissimc in ijuattro atti con dialogo scorrevole e degno deli' alto soggetto, come son scorrevoli i versi con che 1'esiniio autore volle "volgere in polimetro per un oratorio, il dramma in prosa. P. L'Anima del Aord di (Vino Bertoliiii. E un vohune di oltre 400 pa-gine, ricco di interessanti fotografie; una odizione del Treves (Milano), assai nitida, corretta, gradevole aH' occhio, elegante. II Bertolini ci conduee a visitare con lui le principali citta della Danimarca e della Scandinavia, citta fra noi couosciute ben poco perche fin qui studiate assai poco. Ad ogni modo crodiamo egli per primo in Italia le abbia viste e studiate con ainoro sincero, e che 1' auima del nord abbia a lui aperto primo i suoi reconditi segreti. E un viaggio pia-cevole ed istruttivo, e sebben non tutti gli spiriti latini sappiano o vogliano comprendere il Nord. 1'autore ci lascia animirati di quei popoli intolligenti, torti, sereni, che improntano le loro azioni a senso di moderni ta vera-mente simpatico. Molto diligenti i riassunti storici, interessanti assai le osscrvazioni sulla vita sociale. bellissime e di rara freschezza di stile le pagino in cui si dice delle personalita piu spiccate della Scandinavia, il Bjorson, 1'Ibsen, il Nobel, il Grieg, lo Sinding... E un vohune che si legge d'un tiato e per la varieta delle impressioni e per la semplicita dello stile ; amiamo credere 1' autorp giovane assai, tanto e 1' entusiasmo ch' egli mostra nelle dipinture e nell' associar queste a veri trattati di sociologia, per cui se anche tal flata evvi fugacita di esplorazione, non vi manca la scorta di statistiche, di diagrammi accuratissimi. P. * L' egregio prof. Filippo Zamboni, ringraziaudoci delle amorose parole dette da noi a suo rignardo tra le Notizie del N." passato, ci co-munica (e noi si tmo ben lieti di farlo sapere ai nostri lettori) di non essersi del tutto ritirato dali' insegnamento. No, no, — dice — spero di poter dedicare ancora un po' di vita e di voce ai nostri giovani Ho rinunziato bensi ali' insegnamento della lingua italiana al Politecnico di Vienna, seguito pero ad esser libero docente di lettera tura dautesca. Riprendc.ro le mio lezioni. spero, nel ven turo turno scolastico che sarebbe il trentanovesimo e mi confido di poter arri-vare ali'nuno quarautesiino . Q a od eni in rotiš. ■S Elda (Vianelli a publicalo una »ualirica fuuebre in morte della signora Giulietta Cantoni. % II nostro collaboratore prof. Guido liustico puhlica nel periodico l'ro Benaco (Bollettino uffieiale detla Associazionc per gli interessi del Lago di Garda, 15 genu. 1909) un suo articolo su «Le accademie di Salo». % A Parenzo duraute la demolizione d' un murieciolo fu rinvennto un cippo sepolerale romano, diviso in due campi longitudinali e coronato da un semplice linipano portante un' ainpolla. A bei caratteri inciso leg-gesi sui due cainpi il nome della liberta Cornelia Erotis«. # II ehiarissiuio goriziano (Jiuseppe Mareotti a publicato a Firenze Tiberio a Caprf , opera lodata gia da parecchi giornali. Con singolare efficacia vi e descritta la vita scostumata e corrotta di Roma, i delitti e netjuizie della fainiglia Giulia, la rigidita di Tiberio. # II poeta triestino C'esai-e lfossi a publicato alcuni suoi versi d' augurio per le nozze Comuzzi-Tonello. Ta notata la limpidezra della forma e il caldo sentimento d' amor patrio, clie spira da tutta la publi-cazioue. Un altro triestino, il dott. Andrea IJennssi puhlico un suo studio Istitvzioni di diritto eommerciale. & Antoni« Pilot, nostro collaboratore, eontinua e finisce di publi-care Alcune fra le rime noferoli di Jacopo Žanr nel periodico Coltura e Laroiv iTieviso, aprile 1909 . t n t o ii io Pilot, nostro corrispondeute, puhlica in Ateueo \'encto Marzo-Aprilc 1909 un suo articolo Del protestantesimo a Vene »i a e poesie religioso di Celio Magno>. E useito i! Bollettino del Circolo Accademho Italiauo di Vienna con la bella cominemoraziono di Edmondo De Amicis, tenuta a Vienna nel primo meso della morte del Grando dal Dott. (Sario Baltisti. Gkmvvm Ikssaill etlilure e ruilattoro respunsabile. Stal. Tip. Cftiio Priorp.. CivpoiliRtrla.