UDK 929 Nodier C.:949.712»1809/1813« LA SITUAZIONE POLITICA E CULTURALE NELLA SLOVENIA NAPOLEONICA E CHARLES NODIER Marija Pirjevec Nel 1813 in qualità di direttore del Télégraphe Officiel, il foglio nfficiale deU'amministrazione delle Provincie Illiriche, stampato a Lubiana, Charles Nodier cominciô a pubblicare tina serie di articoli dedicati ai diversa aspetti dell'Illiria. In essi egli esprime un grande entusiasmo per la scoperta délia regione slovena concludendo le sue osservazioni, secondo la moda neoclassica del tempo, con immagini tratte dalla mitología greca. Nodier scrive: »De ce Polyphème et de cette belle Galatée dont les amours ont été chantés par Théocrite, naquirent Illyrius et Gala. Les Gaulois descendent de ce dernier, et les Illyriens de son frère, de sorte que ces deux peuples, si longtemps séparés par les institutions comme par les distances, ne son plus réellement que d'anciens collatéraux dont un protecteur généreux a ritrouvé les papiers de famille, et qu'il fait jouir sous ses auspices de toutes les douceurs de la félicité domestique.«' Questo inno a Napoleone e alla dominazione francese dei territori che vanno dal Tirolo alie Bocche di Cattaro e che nel 1809 con l'accordo di Schonbrunn sono stati riumti in un'entità statale semiautonoma sotto il nome di Provincie Illiriche, nasconde naturalmente una realtà alquanto diversa. Napoleone aveva riunito territori di lingua, costumi e passato estremamente eterogenei in un organismo a sé stante soprattutto per garantiré una oontà-nuità territoriale tra il dominio francese in Italia e quello in Dalmazia e a Ragusa. Il governo che egli impianto in questa »marca di frontiera« come egli la chiamava, fu un govemo di carattere principalmente militare, estraneo al paese, i cui interessi vemiero assoggettati agli interessi délia Francia. Un forte esercito stanziato nelle Provincie Illiriche, una macchina burocrática piuttosto complessa, per quanto senz'altro moderna rispetto a quella precedente asbur-gica, e la determinazione delle più alte autorità francesa a partiré dallo stesso governatore generale di arricchirsi al più presto, vennero a gravare su una popolazione numéricamente scarsa di appena un milione e mezzo di persone che nella sua grande maggioranza consideró il dominio francese con più o meno velata ostiliità.2 I contadini assoggettati da una tassazione estremamente rigorosa e non affrancati dai loro obblighi nei confronti dei signori feudali, costretti a pesan- 1 Charles Nodier, Statistique Illyrienne, Ljubljana 1933, a cura di F. Dobro-voljc, pag. 9. 2 Louis Chardigny, Les maréchaux de Napoléon, Editions »J'ai lu« (l'histoire), Librairie Jules Tallandier, 1977. 11 tissime leve militari, furono particolarmente ostili alla presenza francese e manifestarono tale stato d'animo con delle rivolte che assunsero anche dimen-sioni piuttosto preoccupanti e con fughe massicce nei boschi per sottrarsi all'obbligo del servizio militare. In Slovenia in questo periodo si ebbe un fenomeno alquanto diffuso, quello dei »rokovnjači«, di gente che si dava alla macchia, si costituiva in bande e viveva di assalti, ruberie ed imprese violente. La Chiesa fomentara la scontentezza delle vaste masse popolari, preoccupata per il diffondersi delle idee laiche e libertarie che l'amminiistrazione francese, nonostante il fatto che l'Impero avesse smorzato la carica innovativa suscitata dalla Rivoluzione, portava con sé. La borghesia, colpita nei suoii interessi eco-nomici dal blocco continentale imposto dall'Imperatore, era a sua volta assai scontenta del nuo-vo regime, e ad esso erano avversi anche quei rappresentanti délia classe aristocratica che non si erano trasferiti in Austria ma erano ri-masti nei loro possedimenti aviti. Favorevoli al nuovo regime furono dunque solo quei pochi intellettuali che videro nella situazione creatasi un'innaspettata possibilité di impostare la propria opera di rirmovamento culturale con l'appoggio e la benevola assi-stenza delle autorité statali.3 Nei corso del tardo Settecento anche le terre slovene vennero investite da quello spirito riformatore ed illuminista che aveva fatto scoprire, attra-verso l'opéra di filologi, letterati e studiosi, la lingua del popolo come mezzo essenziale per la crescita spiiituale ed economica deU'initera société. In questo senso a Lubiana fu particolarmente importante il circolo costituitosi intorno al barone Žiga Zois, l'uomo più ricco délia Carniola, che non fu solo uno studioso di mineralogía di fama europea, ma fu anche mentore e mecenate di giovani intellettuali decisi a riscattare la vita culturale slovena da quella oscuritá in cui giaceva fin dai tempi della controriforma e a creare una lette-ratura sganciata dalla Chiesa ed eminentemente laica. Uomini vicini a Zois, come lo storico e commediografo Anton Linhart, il poeta e grammatico Valentín Vodnik e il grande filologo Jernej Kopitar, uno dei padri della slavistica, si impegnarono a cavallo del secolo in un'intensa attività scientifica e letteraria che divenne la base sulla quale, nei corso dei decenni successivi, fu innalzato l'edificio della cultura slovena. Lo scossone provocato nella tranquillité provinciale della Carniola e delle altre terre slovene dalle guerre napoleoniche prima e dalla oostituzione delle Provincie Illiriche poi, fu avvertito da questi intellettuali con spirito favore-vole perché esso assecondô sotto molti aspetti la loro opera che si puô ben dire di risorgimento nazionale. È intéressante notare che la stessa situazione critica in cui venne a trovarsi la Monarchia asburgica a causa delle pressioni 3 Fran Zwitter, Napoleonove Ilirske province, Ljubljana 1964, pp. 25—36. Vasilij Melik, Les Provinces Illyriennes dans l'histoire slovene in: Les relations entre la France et les pays yougoslaves du dix-huitième au vingtième siècle, Ljubljana 1985, pp. 26—30. Peter Vodopivec, Les Slovènes et la Révolution française, ibidem, pp. 17—21. Monika Senkowska-Gluck, Illyrie sous la domination Napoléonienne, 1809—1813, Acta Poloniae Histórica, Varšava 1980, pp. 99—121. Monika Senkowska-Gluck, Razdy napoleonskie w Ilirii 1809—1813, Polska Aka-demia Nauk, Inštitut historii, Varšava 1980. Edward Madany, L'épisode napoléonien dans l'histoire des Balkans et la formation de la coscience nationale des Slaves méridionaux, in: L'époque napoléonienne et les Slaves, Académie polonaise des sciences, Varšava 1982, pp. 81—88. 12 degli eserciti napoleonici favori, gia prima dell'arrivo dei Francesi, le nazioni sottomesse, quelle dette comunemente ed erróneamente senza storia, nel loro difficile cammino verso l'emancipazione. Infatti allora per la prima volta le autorita di Vienna sentirono l'urgenza di rivolgersii alie popolazioni slave nella loro lingua e a fare propaganda tra di esse con proclami, testi, traduzioni di canti patriottici nel loro idioma. Si ricordino a questo proposito i canti di Collin Wehrmannslieder che vennero appunto tradotti dal tedesco in slo-veno da Valentin Vodnik per incarico dalle autorita e diffusi tra di popolo. Si ricordi ancora che nel 1810, quando ormai la maggior parte delle terre slovene erano state cedute dagli Asburgo a Napoleone, Jernej Kopitar, sotto l'influenza delle idee nazionali di Friedrich Schlegel, poté pubblicare a Vienna nella rivista Vaterländische Blätter degli articoli in cui poneva le basi dell'-austroslavismo, prospettando la trasformazione della Monarchia asburgica in una compagine di popoli tra i quali gli Slavi avrebbero avuto quel degno posto che ad essi spettava.4 Nel tentativo di trovare delle simpatie presso le popolazioni illiriche, come vennero chiamati secondo l'uso coito ed antico gli Slavi Meridionali, anche i Francesa non disdegnavano di favorire quei fermenti nazionali che si erano gia manifestati negli ultimi decenni del Settecento, permettendo che le lingue locali trovassero un loro posto nei proclami ufficiali, nei giornali e cosa piiü importante ancora, nelle scuole. Gia durante il dominio della Dalmazia, immediatamente precedente alia costituzione delle Provincie Illiriche, essi si mossero in questa direzione, pubblicando a Zara tra il 1806 e 1810 il foglio Kraglski Dalmatin (II Regio Dalmata) in lingua croata. Quando Lubiana divenne capitale delila neocosti-tuita Illiria, essi estesero tale politica di illuminato per quanto paternalistico appoggio alia cultura del popolo sottomesso, anche agli Sloveni, incaricando il Vodnik di preparare per le scuole dei manuali nella lingua lócale e pro-gettando la pubblicazione del Télégraphe Officiel anche in illirico oltre che in francese, tedesco ed italiano.5 Le loro idee sull'iillirico del resto erano piuttosto confuse in quanto, almeno per il periodo iniziale, non riuscirono ad individuare delle differenze tra la lingua parlata in Slovenia e quella parlata in Croazia, Dalmazia e la Frontiera Militare. Tuttavia essi accolsero l'osservazione di Valentín Vodnik, manifestata in un ampio memoriale del 1811, che si trattava di due paríate diverse e nelle loro pubblicazioni diedero alia lingua slovena pari dignitä di quella croata.6 Per quanto riguarda dunque la presenza francese in Slovenia e la sua influenza suilo sviluppo culturale della nazione, si puö ben diré che esse furono senz'altro positive. E non a caso il poeta piü importante di questo periodo, Valentin Vodnik — che abbiamo giä visto traduttore di canti patriottici e filoasburgici — pubblico nel 1811 un'entusiastica ode Iiiria rinata (Ilirija oživljena) in onore di Napoleone, che é un'eloquente testimonianza 4 Eduard Winter, Romantismus, Restauration und Früh-Liberalismus im österreichischen Vormärz, Wien 1968, pp. 67—68. 5 Milko Kos, Télégraphe Officiel in njegove izdaje, Glasnik Muzejskega društva za Slovenijo, Ljubljana 1926/27, pp. 10, 11. 6 Ivan Prijatelj, Slovenščina pod Napoleonom, Veda, Gorica 1911, pp. 320—323. France Dobrovoljc, Slovenska književnost v dobi Ilirije in odmev francoskih okupacij naših dežel v slovenskem leposlovju, in: Napoleonove Ilirske province, op. cit., pag. 87. 13 del fervore intellettuale e delle speranze che i Francesi seppero suscitare nell'animo di alcuni esponenti delTintellighenzia slovena contemporánea.7 In questo contesto il fatto che Lubiana sia diventata la capitale di uno Stato, per quanto periférico, non é senza importanza. Da centro amministra-tivo della Carniola essa divenne, nel periodo che va dal 1809 al 1813, una oittá con una sua corte in cui circolavano i piú diversi personaggi ed erano in auge le idee e le mode di Parigi e dá Milano. Intorno al governatore generale (il primo fu Marmont, e a lui seguirono i generali Bertrand, Junot e l'ex ministro di polizia Fouché), si riuni una piccola colonia dá intellettuali, ammini-stratori ed ufficiali francesi, ma anche funzionari italiani, croati, dalmati ed istriani, nobili tedeschi, vescovi ortodossi e cattoiici, capi di panduri alba-nesi, inviati di pasciá vicinli, che orearono a Lubiana un'atmosfera cosmopolita vagamente orientaleggiante. Nel palazzo del governatore, ex sede del vescovo costretto a sloggiare, venivano organizzate delle feste sontuose che diedero al dominio del periodo francese un tono di brillante mondanitá. Va detto a mérito dei padroni del momento che essi, nonostante l'atteggiamento di superioritá assunto nei con-fronti degli »indigeni«, non si chiusero nel loro guscio, ma cercarono di in-trattenere rapporti con la societá lócale riuscendo ad attirare nella loro cerchia i suoi uomini migliori. Basti considerare che i tre personaggi di mag-gior spicco della vita culturale slovena contemporánea, cioé Žiga Zois, Valentín Vodnik e Jernej Kopitar, furono individuati dai Francesi e riconosciuti per il loro valore. II maresoiallo Marmont fu ogni settimana ospite del barone Zois, il quale ebbe, a riconoscimento dei suoi meriti scientifici e culturali, anche la Legione d'onore. Del Vodnik, nominato direttore delle scuole slovene, abbiamo giá parlato, ma anche Jernej Kopitar che viveva a Vienna ed era legato, in quanto bibliotecario della Biblioteca imperiale, alia corte degli Asburgo, non poté sottrarsi ad una qualche collaborazione con i Francesa: egli fu infatti a fornire a Marcel de Serres, professore presso la Facoltá di Scienze dell'Universitá di Parigi e piü tardi ispettore delle arti, scienze ed industria in Austria e nei paesi assoggettati al dominio francese, delle informazioni e del materiale per l'ampio capitolo sugli Slavi e la loro lingua che egli inserí nel suo fondamentale Viaggio in Austria o saggio statistico e geográfico su questo Impero, pubblí-cato nel 1814 in quattro volumi a Parigi.8 Charles Nodier, giunto a Lubiana nel 1813, quando ormai la stella di Napoleone stava per tramontare, soggioornó nella capitale delle Provincie Illiriche per un periodo relativamente breve. Questa esperienza fu pero alquanto importante per la sua attivitá futura, perché egli tornato in Francia e trovato lavoro come direttore della Biblioteca dell'Arsenale, fu considérate per tutta la vita come un esperto delle cose illiriche. Egli stesso del resto coltivó tale convin-zione per quanto la sua conoscenza diretta deUllliria si limitasse alia citta di Lubiana e della Carniola e per quanto egli dovesse ricorrere per delle informazioni sulla vita, sulle abitudini e la cultura degli »Illirici« ai testi pubbli- 7 Valentin Vodnik, Ilirija oživljena; poesia pubblicata per la prima volta in Pismenost ali Gramatika za Perve šole, Ljubljana 1811 e ristampata insieme alla traduzione latina sul Télégraphe Officiel il 31 luglio 1811. 8 Ivan Prijatelj, Slovenščina pod Napoleonom, op. cit., pag. 130. 14 cati nel tardo Settecento da Alberto Fortis, e all'inizio dell'Ottocento da Francesco Appendini e dal conte Sorgo, ambasciatore di Ragusa a Parigi.9 Come notó lo storico Rudolf Maixner nel suo saggio Charles Nodier e l'Illiria, la maggior parte delle informazioni che Nodier spacciava per sue, erano per lo più variazioni di temi tratti dagli autori succitati, soprattutto dal Fortis, per cui si puô ben dire che lo scrittore francese nelle sue opere, articoli e romanzi presentó una sua Illiria alquanto fantastica per lo più inventata e di maniera.10 Típico in questo senso è il romanzo Jean Sbogar, pubblicato nel 1818 e tradotto per ben due volte in sloveno, in cui viene narrata la storia romántica di un famoso aiducco, signore del castello di Duino. In questo racconto movimentato e pittoresco, uno dei pochi elementi concreti oltre aile descri-zioni paesaggistiche, è il nome del protagonista, che il Nodier usó, ricordando il caso di un prigioniero di cui ebbe notizia durante il suo soggiorno in Illiria. Lo scritto che rispecchia in maniera più fedele l'esperienza di Nodier nella capitale delle Provincie Illiriche è l'articolo che egli pubblicô nel 1821 sul giornale La QuotidienneIn quell'anno si era riunito a Lubiana il Con-gresso délia Santa Alleanza a cui prese parte tra gli altri esponenti politici europei anche lo stesso zar di tutte le Russie, Alessandro I. Ció attirô l'atten-zione del pubblicô europeo sulla aittà, sede del Congresso, e spiinse il Nodier a pubblicare il suo articolo in cui egli non si limitó a parlare délia città, ma descrisse anche l'intero paese e il popolo di cui essa era la capitale. Attraverso di velo del ricordo e délia nostalgia egli dà una immagine assai favorevole del popolo sloveno, la cui lingua egli sa distinguere dal croato. »La langue nationale«, scrive nell'articolo il Nodier, »est le slave vindique qui diffère en peu de chose du croate et de l'istrien proprement dit; mais il n'y a personne qui n'y joigne la connaissance ou de l'allemand, ou de l'italien uo de grec moderne et souvent de toutes ces langues à la fois. Le séjour prolongé qu'y ont fait les Français pendant l'usurpation de Bonaparte, y a rendu la langue française très familière; de sorte que le petite éducation de ce pays est généralment polyglotte et que le moindre bourgeois réunit, en lui seul des éléments d'instruction que nous chercherions souvent inútilmente dans une académie... Quant aux qualtés morales de ce peuple, il est impossible d'en trouver de plus parfaites dans une société humaine. Sobre, pieux, hospi-taliter, laborieux, modéré dans tout ses penchants, le Carniolain ne passe pour un peu rusé aux yeux des peuples de l'Illyrie Orientale que par ce qu'il a sur eux quelques avantages de civilisation. Il n'a pas conservé d'ailleurs dans ses annales populaires, le souvenir d'une révolution, d'une orage politique, d'un désordre même passager; et, ce qui paraîtra plus étonnant c'est que des personnes qui ont résidé plusieurs années à Laybach, n'ont pas mémoire d'y avoir entendu parler d'un crime ...« Nel proseguiré l'autore ricorda tutta una serie di uomini di scienze e d'arte che egli aveva conosciuto a Lubiana e che evidentemente gli avevano fatto un'impressione assai favorevole se erano rimasti cosi vivi nella sua memoria. In questo elenco troviamo naturalmente il barone Zois, definito il ' Rudolf Maixner, Charles Nodier i Ilirija, Rad, Jug. ak., knj. 229, Zagreb 1924, pag. 14. 10 Rudolf Maixner, ibidem, pp. 20, 21. 11 Charles Nodier o Ljubljani, Življenje in svet, vol. VI, Ljubljana 1924, pp. 399, 400. Charles Nodier, Statistique Illyrienne, op. cit., pp. 103—108. 15 primo minerálogo d'Europa, il »profondo« Vodnik, Anton Jevnikar, innova-tore nel campo della medicina, il Kalister, professore della lingua francese al liceo, ed altri esponenti della cultura slovena del tempo.12 Il fatto che il Nodier abbia frequentato tutti questi personaggi e che abbia cercato, come risulta da questo e da altri suoi scritti di conoscere il passato del paese — egli consultó tra l'altro anche la storia di Lubiana del seicentesco Schônleben — dimostra con quale apertura mentale e con quale simpatía egli si sia awicinato al nuovo ambiente nel quale si trovó ad operare nel 1813. Charles Nodier conclude l'articolo dedicato a Lubiana con una lode all'amministrazione francese, sostenendo che fu grazie alla sua saggezza che i germi di cultura poterono svilupparsi tra il popolo sloveno. E si tratta alia fine di un giudizio che è possibile accettare. Per quanto, come abbiamo detto all'inizio, l'amministrazione francese fosse vista da molti con viva ostilità, non si puó non riconoscere che essa portó nello spazio politico e culturale sloveno tutta una serie di idee nuove e una rinata volontà ad operare nel campo della cultura nazionale che non passarono senza lasciar traccia. 12 Rudolf Maixner, Charles Nodier i Ilirija, op. cit., pp. 29, 30.