ANNALES Ser. hist. socioi. • 9 1999 • 2 (18) POROČILA iN OCENE / RELAZiONl S RECENSIOMt / REPORTS AND REVIEWS, 4U-5S1 Ostali sta tudi navezanost na tradicije in spomin na domači kraj, kar jih je vodilo k vključevanju v istrske begunske organizacije. Ostalo pa je še nekaj: zaverovanost v svojo nemoč, v nesmiselnost vsakršnega osebnega angažiranja za spremembo danih razmer in posledično privilegiranje intimnega družinskega življenja, skrbi za blagostanje svoje družine tudi preko osebnega odpovedovanja in žrtvovanja. Nobeden od pričevalcev namreč ne omenja kakega svojega političnega angažiranja (kar je lahko sicer tudi posledica osebnih izbir avtorice). Za vse pa je pomenila preselitev prej ali slej boljše življenje, saj mnogi poudarjajo, da je bil tovarniški 05emurni delovni urnik pravo "lenarjenje" v primerjavi s prejšnjim grožnjanskim garanjem. Če je pri beguncih nekaj izvirnega in izvornega še ostalo, pa so se njihovi sinovi in vnuki povsem "po-meščanilt". In to do take mere, da nekateri o Grožnjanu, tradicijah in izkušnjah svojih prednikov nočejo sploh nič vedeti. Kar pa seveda zelo greni njihove očete in dede. Knjiga se s tem poglavjem tudi zaključi, saj avtorica ni zapisala nikakršnega sklepa. Razloga za tako odločitev ne poznamo, vendar taka izbira ni nujno negativna. Bralcu je tako prepuščeno, da napisano, predvsem pričevanja, oceni sam. Kot že rečeno, knjiga Glorie Nemec ne daje veliko odgovorov, odpira pa mnogo vprašanj in raziskovalnih poti. In verjetno odsotnost sklepa tak pomen knjige še poudarja. Sandi Volk LUCE SULLA STORIA. Quindicinale, n. 27, La questione giulrana. Roma, Istituto Luce, 1999. L'lstituto Luce di Roma, probabilmente il ptù importante produttore italiano di documentan storici, ha iniziato da non molto a pubblicare una serie di fascicoli con relative vidéocassette. Questa iniziativa esplicita-mente commerciale vuole presentare ad un pubblíco molto vasto (i fasdcoli e le cassette vengono vendute dai giornalai) una panoramica sulla storia italiana dalla prima guerra mondiale fino alia nascita deiia repubblica attraverso il materiale degli archivi defl'lstituto Luce. II ventisettesimo fascicolo e la relativa cassetta sono dedicati alla questione del confine orientale italiano dopo la seconda guerra mondiale. Il fascicolo è composto da un'intervista con il sindaco di Trieste illy, da un cotloquio con Lucio di Priamo, membro deil'Associazione Nazíonale Dalmata (una delle organizzazioni dei profughi dai territori ceduti ali'ex jugoslavia), che ha fornito alcuni filmati inediti, e da una breve presenta* ione storica deila questione del confine orientale, curata da Luca Cri-scenti. II fascicolo è corredato da una ricca docu-mentazione fotográfica, la cui parte più intéressante è riunita in una parte a se stante. Nella sua interpretazione della storia ¡I sindaco di Trieste si discosta un po' dalle interprelazioni tra-dizionali di parte nazionalista italiana. Riconosce infatti 1'autoctonia degli sloveni di Trieste e giunge perfino a riconoscere che alia fine della guerra una parte (naturalmente numéricamente molto iimitata) dei tr i -estini (intesi naturalmente solo come itaíiani di Trieste) era dalla parte dei partigiani jugoslavi. Le sue risposte sono caratterizzate da un'interpretazione personale dei fatti e dei problemi, per la quale si awale di stereotipi vecchi e nuoví. E' molto indicativa giá il fatto che ufilizzi il termine triestini come sinonimo di itaíiani di Trieste. E, dopo averci fatto sapere che questí triestini avevano vissuto la liberazione e f'amministrazione jugo-slava come uno dei capitoli piü tragici delta loro storia, Illy ci si presenta come sostenitore della teoria che attribuisce la responsabilitá di tutte le tragedie della storia triestina agli opposti nazionalismi, naturalmente equivalenti ed equiparad. Coerentemente con tale visione ci presenta ci presenta come equivalenti anche le violenze perpetrate da "entrambe le parti" durante la guerra. Mentre ie foibe, in contrasto con tali presup-posti, vengono definite frutto di "pulizia ideológica" e non étnica. Tutto ció ha come risultato finale un'appello alia "pacificazione", che é pero abbastanza confuso e contraddittorio. Infatti, dopo aver affermato che a Trieste si é arrivati a un cambiamento importante e definitivo nei rapporti tra itaíiani e sloveni, il sindaco rinnega tale affermazione poco dopo, quando sostiene che Trieste si trova oggi nella condizione di poter solo contribuiré (seppur significativamente) alia pacificazione. La con-traddizione piü acula riguarda pero i soggettí della pacificazione. Dimenticandosi della defínízione delle foibe come strumenti di "pulizia ideológica" e non étnica, Illy ci rivela infine cht dovrebbe rappacificassi: sloveni e itaíiani. Risultato finale di tullo ció é la riproposizione di una proposta molto cara a certt ambienti di "pacificatori": il presidente della Repubblica di Slovenía ed il suo coliega italiano dovrebbero visitare assieme prima fe foibe e poi la Risiera di Trieste. Sí tratta di una proposta veramente interessante. in tal modo i due statisti renderebbero omaggio alie vittime degli "slavocomunisti" e dei nazisti tedeschi. Una mossa fantástica. Questo non sancirebbe solamente I' equi-parazione di vittime e carnefici, ma la rimozione delle atrocitá perpetrate dai fasciste e dallo stato italiano sarebbe un riconoscimento ufficiaie d¡ uno dei miti fondanti deila "¡dentitá nazionale comune" degli itaíiani (cosi cara al presidente delía Camera Violante): glt itaíiani (in questo caso queili di Trieste) sarebbero stati sempre e solo vittime, tanto dei nazisti tedeschi che degli sloveni (o meglío, degli "slavi", come sí usa diré a Trieste), E sarebbe ínoltre funzionale anche al raf-forzamento di un'altro mito, quello sugli sloveni (o meglío, gli "slavi") "popolo genocida". Alie elucubrazioní di Illy segue la raccolta di foto- 549 ANNALES • Ser. bist, socio}. 9 1999 2 (18) POROClLA IN OCtNE ! REIA2IONÍ t RECENSION!/REPORTS AND REVIEWS, 512-552 grafie, che si riferiscono lutte esclusivamente afl'atiività e ai "martirio" délia fazione pro Italia a Trieste negli anni 1945-1954. Esse sono corredate da breví (e spesso tendenziöse) comment! che contribuiscono a creare nel-I'insieme l'immagine di una Trieste compattamente ín lotta per l'annessione all'ltalia. Dove sono le mani-festazioni per l'annessione alia Jugoslavia, dove sono gli scioperi degii anni 1946/47, dov'è ta vioienza neofascista che apparve già ne! corso de! 1945? Non ha nessun significato il fatto che alla fine di queslo periodo Trieste conobbe, per la prima votta nella sua storia, il íenomeno dell'ernigrazione dei suoi cittadini? Tali "amnesie" non sono casuali, ma rispondono agit evidenti 5cop¡ patriottici dell'iniziativa con la quale l'lstituto Luce si propone di portare il suo contributo alia formazione délia famigerata "identité com une" degli italiani. La presentazione di Priamo dei due filmât! inediti riprodotti netla videocassetta è tesa a creare attorno ad essi un alone di mistero e complotto. La ragione del la loro pturionnale "sparizione" starebbe nella loro "peri-colosità", che deriverebbe dalla loro "verita". Di Priamo gonfia i fatti e ci presenta il loro ritrovamento come un vero e proprio giallo. Riguardo all'immancabile problema delle foibe, Di Priamo non si lancia nella consueta "cascata" di numeri, ma non rinuncia ad altri argomenti usuali ai circoii dei profughi: f'innocenza delle vittime (seppur non di tutíe, ma di moite) e la ferocia dei rnodi di uccisione. Da lui non veniamo pero a sapere nulla su uno dei dciti più important!, l'origine dei filmati Alla fine del fasdcolo Luca Criscenti ci presenta molto succintamente la "questione giuliana" ed il suo contesto. Il suo scritto è in linea con gli altri, anche se bisogna riconoscergli una maggiore obiettività (p. es. quando afferma che nelta Venezia Ciulia era molto problemático tracciare un confine étnico). Nonostante do, si limita a menzionare solo la persecuzione fascista degli sloveni e dei croati negli anni precedenti la guerra, saltando a piè pari quanto accadde durante la guerra -con l'aggressione italiana alla Jugoslavia ed i crimirii cornmessi dall'esercito e datlo stato italiano - por passare ¡inmediatamente al!e "gravi crudeità" ai danni délia popolazione italiana perpetrate durante ¡"'occu-pazione" jugoslava. Anche Criscenti coníribuisce cosí a creare nel lettore l'idea che all'epoca del Governo Militare Alleato fossero esistite a Trieste soto rnant-festazioni e vittime pro Italia. Questa lettura suscita naturalmente grande curiosité per il contenuto delta videocassetta. Ma altrettanto grande è la delusione quando scopriamo che si tratta soto di undici documentan e cinegiornali di propaganda. Le frasi suif ¡tal ianità délia Venezia Giulia, sull'ingiustizia dei nuovi confini italiani, sulle sofferenze dei "fratelti frrederiti", sulle atrocità "slave", sulla scelîa dei profughi quale "plebiscito d'italianità", sui profughi come esempio di patriottismo e stimolo per if supera-mento delle divisioni partitiche degli italiani tutti in nome di superiori interessi nazionaii sono ripetute fino alia nausea. Non si tratta di nient'altro che di un'tnsieme di affermazioni retoriche e propagandistiche úsate e sírausate. E tutto queslo viene presentato alio spettatore senza alcun commento critico. Alie generazioni piú giovani degli italiani sono cosi presentate te stesse "veritá" propagandistiche che fu roño date in pasto ai loro padri e alie loro madri. Credo sia del tutto evidente cosa cio possa significare per i rapporti tra popoii vicini. Condensando la valutazione possiamo diré che si tratta di un'iniziativa propagandística, il cui indirizzo non suscita peralten eccessivo stupore sapendo che ad essa hanno coliaborato la gia cifata Associazione Nazio-naíe Dalmata e I'organizzazione suprema del nazio-naíismo italiano a Trieste, la Lega nazionale. Tra i! materiafe presentato I'único degno di quafche interesse sono i documentan, ma solo come fortii per la storia degli argomenti e dei temi propagandistici di parte italiana e come documentazione iconográfica sull'aspet-to di alcuni tuoghi dell'Utria mezzo secolo fa. Come giá detto la pubblicazione non ha pretese scíentifiche. Questo pero non rende meno pericolosi i suoi scopi. Come molte iniziative simili (p. es. la serie Combat film) essa si presenta a! pubblico come una possibilitá di contatto diretto con la storia. Attraverso i documentar! lo spettatore avrebbe ía possibiíitá di cono-scere i fatti storici quasi di prima mano, in questa maniera si salvaguarderebbe dalle "deformanti" inter-pretazioni degli storici. La scienza storica e le sue inter-pretazioni cornpiesse sarebbero quindi del tutto superflue, se non addirittura dannose. II favore accordato dal pubblico a simili iniziative rafforza inoítre i dubbi sulla confusione generata in esso dalle piü svariate revisíoni delia storia e dalle "nuove" interpretazioni di essa, ma anche una riflessione sulla inadeguatezza del modo di comunicare degli storici con il pubblico piü vasto. Non si tratta di passare alia volgarizzazione del!a storia (cosa peraitro praticata da molti, Istituto Luce compreso), ma della capacita delia scienza storica di trasmettere le proprie conoscenze scientifiche anche ad un pubblico non speciaüstico. Gli storici devono diventare gli autori (e non solo i consuienti scientificl) di strumenti ctivul-gativi, ma sólidamente fondati scientíficamente, della storia e dei suoi temi. E devono sapersi avvalere di tutte le possibilitá offerte dai nuovi media e dalle nuove tecnologie. Di fronte ad iniziative di parte italiana carattcrizzate nei senso di queila in questione ed a! grande favore che esse incontrano tra ii pubblico (a Trieste il fascicolo e la cassetta sono andati esauriti in un paio di giorni) diventa sempre piú necessario per la storiografia siovena intervenire con un'approccio ade-guato, cosa per la quale sono disponibili tanto i! sapere che i! materiate necessari. Ma é soprattutto necessario indirizzare simili iniziative a pubbíici anche non sloveni (in questo caso quello italiano), per fornire ¡oro strumenti adeguati a crearsi uiVopinionc piú obiettiva 550 ANNALES • Ser. hist. sociol. - 9 • 1999 ■ 2 (18) POROČILA IN OCÍNE/RCLA2IOM f RECENSION! / RÍPORTS ANO REVtiWS, 412-551 sulla storia dei territori di confine. Senza per questo cadere ¡n ¡ntenti propagandistici, ma per contribuiré ad ¡mpedíre che si creino e affermino miti deleteri su presume ingiustizie patite dagli italiani. Per ii bene di entra mb i i popo!i. Sandi Volk Nevenka Troha: KOMU TRST. SLOVENCI IN ITALIJANI MED DVEMA DRŽAVAMA. Ljubljana, Modrijan, 1999, 327 strani. Na začetku poletja je založba Modrijan izdala zadnje delo slovenske zgodovinarke Nevcnke Troha Kornu Trsi? Slovenci in Italijani med dvema državama. Po dolgem času, ko se je zgodovinsko raziskovanje povojnega obdobja na Primorskem oz. Julijski krajini ubadalo skoraj izključno z diplomatsko in politično zgodovino na najvišji ravni, je Nevenka Troha postavila ponovno v središče pozornosti lokalne dejavnike, ki so cilje najvišjih vrhov konkretno uresničevali na f.erenu. Slovenska zgodovinarka je originalno povzela raziskovalno smer, ki je bila nakazana v temeljnem delu o naši povojni zgodovini Nacionalismo e neofascismo al confine oriéntate d'ltalia (in ni naključje, da je v Trohini knjigi med najpogosteje citiranimi znanstvenimi deli), a jo je tržaško zgodovinopisje kaj kmalu opustilo. Lahko bi rekli, da se z delom Trohove zgodovinopisje vrača h konkretnemu vsakdanu, da se z višin teorije in velikopoteznih načrtov spušča v temačne globine konkretnega udejanjanja z višin prihajajočih smernic. Njeno delo je sad desetletnega raziskovanja in se naslanja na izčrpno znanstveno literaturo, predvsem pa na zelo bogato slovensko, italijansko, britansko in ameriško arhivsko gradivo, iz katerega (predvsem iz slovenskega) avtorica črpa celo vrsto novih podatkov. Komu Trst je kralko-malo pomembno novo poglavje v znanstvenem raziskovanju našega povojnega obdobja. Nevenka Troha nam v svoji knjigi jasno in razčlenjeno opisuje politične tabore - z vsemi njihovimi notranjimi protislovji in značilnimi potezami - ki so se v burnih letih od konca vojne do uveljavitve mirovne pogodbe soočali v coni A Julijske krajine. Predvsem pa zelo jasno opredeljuje temeljne značilnosti dogajanja. Najprej to, da se je ob koncu vojne pričela tekma za prevzem oblasti. Bil se jc neusmiljen boj, ki je zajel celotno tukajšnjo družbo in na katerega so se vse vpletene strani pripravljale že v zadnji fazi vojne. To pa ni bil spopad med narodoma, kot se vse prerado poenostavlja, čeprav je nacionalni moment odigra! pomembno vlogo, ampak predvsem med dvema nasprotnima konceptoma družbene ureditve. Ker pa je bil to čas odločanja o novi razmejitvi, sc je spopad izkristaliziral okoli problema državne pripadnosti Primorske oz. julijske krajine. V boju za oblast so v tej fazi imeli konkretne izglede za le dva konkurenta, Zavezniško vojaško upravo (čeprav so Britanci in Američani imeli vsak svoje cilje in interese) in projugoslovanski tabor (kot ga z zelo posrečenim in znanstveno utemeljenim izrazom imenuje Trohova), zmagovalec pa je postal dokončno znan šele ob izteku obravnavanega obdobja. Politični tabor, ki je želel priključitev k Jugoslaviji, je združeval sile, ki so zahtevale spremembe v nacionalnih oz. družbenih razmerjih. Prvič v zgodovini je gibanje s slovenskim vodstvom predstavljalo poleg večine Slovencev tudi velik dei italijanskih nižjih slojev in je prevladovalo tudi v nekaterih povsem italijanskih krajih (npr. Tržiču in njegovi okolici). Ostale politične opcije, od proitalijan-ske do indipendentistične in slovenske antikomuni-stične, so igrale v tej fazi podrejeno vlogo in so si skušale ustvarjati prostor z naslanjanjem na enega ali drugega od glavnih akterjev. V tej igri pa prav nihče ni izbiral sredstev in je zato politični boj označevalo nasilje. V tem je svojo vlogo igrala tudi "navajenost" na uporabo nasilja, ki jo je prinesla vojna in je ni bilo mogoče odpraviti kar na en mah. Vendar je nasilje izviralo tudi iz pomembnosti tega, kar je bilo v igri - oblast. Če so razlike obstajale, so bile to razlike v gradaciji nasilja. Lahko bi rekli, da so bili do tedaj podrejeni, ki so z osvoboditvijo dobifi oblast v roke, nanjo povsem nenavajeni in niso bili sposobni "pravilno" uporabljati nasilja. Njihove napake pa so znali spretno izkoristiti oni, ki so bili oblasti vajeni in so nasilje znali dozirati ter ga predstaviti v bolj sprejemljivi obliki. Zavezniška vojaška uprava se je predstavljala kot zmerna in nevtralna oblast, a ni imela zadržkov, da bi njena policija ne streljala na projugoslovanske demonstrante in jih nekaj tudi ubila. Ciljem ZVU je odgovarjala tudi okrepitev proitalijan-skega tabora, ki jo je spodbujala. Tem ciljem pa je odgovarjalo tudi nasilje, ki so ga izvajale razne akcijske proitalijanske škvadre, saj je spodkopaval absolutno prevlado konkurenta ZVU za oblast. Tabor, ki je zagovarjal priključitev Italiji in v katerem sta kaj kmalu vodilno vlogo prevzeli cerkvena hijerarhija (s Santinom na čelu) in stranka Krščanske demokracije, je organiziral formalno "neodvisne" teroristične skupine, ki pa so uživale prikrito podporo italijanskega državnega aparata (predvsem vojske). Posebej poučno (in srhljivo) je to, kar piše Trohova o delovanju teh organizacij v s Slovenci poseljenih predelih Videmske pokrajine, tako da se človek vpraša (čeprav je za zgodovinarja razmišljanje o "čejih" povsem neznanstveno), kaj bi bilo, če bi Trst osvobodili "demokrati" CLN defla Venezia Giulia? Zanimiv je podatek, da je svoje "akcijske škvadre" imela tudi Krščanska demokracija. Obstajata pa je še ena razlika glede nasilja, ki bi nas v razmišljanju lahko popeljala zelo daleč: medtem ko so se aktivisti projugoslovan-skega tabora spuščali v poulične spopade "brezplačno", pa so bili "jurišni" italijanski aktivisti plačani!