Arheološki vestnik (Arh. vest.) 43, 1992, str. 175-190 175 L'Istria tra Giustiniano e Carlo Magno Jadran FERLUGA Izvleček Članek daje pregled večjega dela problemov iz zgodovine bizantinske province Istre med 6. in 8. st. V uvodu prikazuje metodološko izhodišče in vire za to temo. Pregledu prve faze organizacije nove italske province v času osvojitve in po njej v prvi polovici in sredini 6. st. sledi analiza druge faze, ki jo označuje vojaška organizacija, namreč ureditev eksarhata in mesto Istre v njem. V 7. in 8. st. so nastopile velike spremembe na političnem, gospodarskem in socialnem ter kulturnem področju, ki so radikalno spremenile sestavo eksarhata in njegovega dukata Istre. Postavlja se vprašanje usode Istre po prihodu eksarhata I. 751 pod langobardsko oblast. Če je tedaj tudi Istra prišla pod isto oblast, kdaj se je potem langobardska oblast v Istri nehala? Na koncu avtor predstavi nekaj vprašanj v zvezi z Rižanskim placitom iz 1. 804, v katerem se vidita razvoj in sestava bizantinskega dukata Istre v drugi polovici 8. st. (samouprava mest, regionalna avtonomija, davčni sistem, družbena struktura itd.). Abstract The paper exposes a greater part of the problems concerning the history of the Byzantine province of Istria from the 6lh to the 8th centuries. The methodological approach and the sources for this subject arc presented in the introduction. The survey of the first phase of the organization of the new Italic province during and after the conquest, in the first half and in the middle of the 6lh century, is followed by the analysis of the second phase, characterized by a military organization, i.e. the institution of the exarchate. Great political, economic and social changes during the 7lh and 8th centuries affected substantially the structure of the exarchate and of its ducate of Istria. Since the exarchate came under the control of the Lombards in 751, the question arises as to whether their domination included Istria and, if so, for how long. Finally, the author calls attention to some problems of the Rižana placitus from the year 804, containing information on the development and structure of the Byzantine ducate of Istria in the second half of the 8'1' century (autonomy of cities, regional autonomy, taxation system, social structure etc.). Su invito della Societa archeologica slovena, Sczione medievale, e del Museo regionale di Capodistria ho tenuto a Pirano il 1" giugno 1990 la lezione dal titolo sopra dato che. come eravamo d'accordo. doveva scrvire di introduzione ad una piu ampia discussione su problemi riguardanti 1'Istria bizantina (vedi Appen-dice). Mi propongo di riassumere qui i punti essenziali della mia esposizione.* I OSSERVAZIONI INTRODUTTIVE Tratto di alcuni problemi che mi sembrano fonda-mentali o molto discussi e che credo importanti; re-stano in sospeso delle questioni che in una trattazione estensiva dell'Istria bizantina non dovrebbero in alcun modo essere tralasciate c che riguardano per es. la cronologia, la demografia, la geografia, il clima, la toponomastica, I'onomastica ecc. Ad alcuni di questi problemi accennai in tin mio recentc articolo riguar-dantc la storia della provincia bizantina dell'Istria.1 Ringruzio cordialmcnte il mio eollega Matej Župančič del Museo Regionale di Capodistria per I'ccccllentc ed esemplarc traduzionc del riassunto slovcno nonchč per diverse pcrtincnti ed utili rcttifiche del testo. Per quanto riguarda le fonti mi pare chiaro che devono tutte essere utilizzate e che quindi oltre alle storie, cronache, diplomi, lettere, iscrizioni, sigilli ecc. non devono essere in alcun modo trascurate fra l'altro l'archeologia tanto di terraferma quanto quella piu giovane subacquea, la storia dell'arte e dell'architettu-ra, la linguistica. la toponomastica. I'onomastica. La provincia bizantina dell'Istria deve essere studiata nell'ambito della prefettura italica e dell'esarcato di Ravenna o d'ltalia di cui fece parte per due secoli e mezzo, e quindi anche nel piu ampio quadro della provincia bizantina, tenendo pero sempre conto degli aspctti e delle situazioni locali sia all'interno della regione che alle sue frontiere. II I/ORGANIZZAZIONE DELLA PROVINCIA: PRIMA FASE L'organizziizioiit.' civile Giii durante la guerra ostrogoto-bizantina furono prese le prime misure amministrative, di cui pero sappiamo relativamente poco anche sc per I'epoca possediamo una fonte eccezionale: le opere di Proco-pio di Cesarea. Delia provincia d'ltalia non facevano parte la Sardegna e la Corsica che erano province della prefettura dell'Africa, recentemente riconquistata. La Sicilia sotto un praetor fu sottomessa direttamente a Costantinopoli, anche se per questioni finanziarie di-pendeva da un comes patrimonii per Italiam. Anche se le fonti tacciono e evidente che la Histria assieme alia Venetia erano considerate come prima una unita provinciale, la regio X. Belisario, a lungo comandante supremo dell'esercito bizantino in Italia, introdusse, a mano a mano che la riconquista avanzava, lo stesso sistema che era in vigore nelle altre province dell'Impero, e che era in fondo quello dell'epoca di Diocleziano e Costantino, anche se con qualche modificazione. Belisario infatti nomino i primi due prefetti al pretorio dell'Italia, Fidelio e Atalarico, ambedue nobili italici. Ben presto pero, mentre erano ancora in corso le operazioni militari, i loro successori furono tutti nominati dal governo centrale ed erano alti funzionari imperiali inviati da Costantinopoli in Italia. Cio mi pare provato dalla Prammatica sanzione del 13 agosto 554 indiriz-zata a Narsi viro ill. praeposito sacri cubiculi e An-tiocho viro magnifico praefecto per Italiam. La Prammatica sanzione e il documento fondamentale con cui Timperatore Giustiniano I organizzava la nuova provincia. In 27 capitoli il governo centrale regolava la situazione italica estendendo alia nuova provincia la legislazione valevole in tutto lo stato. Per quanto riguarda I'lstria mi pare che essa sia compresa nel nuovo ordinamento: il governo bizantino riconosceva valevole quanto era stato concesso da Anialasunta, Atalarico e Teodato ma non dal »tiranno« Totila; si restituivano ai vecchi proprietari i loro possedimenti, i coloni e gli schiavi con la loro prole; si regolava il pagamento delle tasse, le competenze giudiziarie e gli aiuti finanziari ad alcune categoric di cittadini; i indices provinciarum, cioe i governatori civili della provincia, dovevano essere eletti dai vescovi e dai primati o magnati della regione e non dovevano piu pagare la tassa per I' elezione (suffragium), i senatori potevano liberamente venire a corte e rccarsi in Italia rimanden-dovi quanto volevano pro reparandis possessionibus. La Prammatica sanzione non tratta dei beni appar-tenenti agli Ostrogoti sconfitti ma da altra fonte č noto che i possedimenti della Chiesa ariana furono dati alia Chiesa cattolica, fra l'altro nel Ravennate; piu tardi la Chiesa cattolica possedeva ampi beni nella Venetia, in Lucania e Calabria nonche in Sicilia. Ci si p no quindi chiedere a ragione se sotto Venetia non sia da comprendere anche la parte istriana della provincia. E ben noto che Giustiniano I era in ottimi rapporti col vescovado di Pola, poiche nel 546 nominava il suo presule Massimiano, suo noto partigiano e costruttore di chiese, arcivescovo di Ravenna. Orguniz/.uzionc militare Ben poco, ancor meno che di quella civile, č noto dell'organizzazione militare in Italia dopo la vittoria bizantina sugli Ostrogoti. Parte dell'esercito campale fu, finita la guerra, trasferito su altri fronti; le truppe ausiliari furono in parte rinviate nelle loro sedi, come e noto per quelle longobarde.2 Modeste guarnigioni furono lasciate nelle citta e nelle fortezze (castra). Si suppone che esistesse un limes lungo la frontiera settentrionale che poggiava su »ducati«, province militari al comando di duces o di magistri militum (cos! Forum Iulii = Cividale del Friuli, Trento, Aosta). Secondo Paolo Diacono3 esisteva un limes longobardo che chiudeva le vie che attraverso le Alpi Giulie davano accesso alia pianura friulana, formato da castra e castella quali Cividale, Cormons, Nimis, Osoppo, Artegna, Ragogna presso San Daniele del Friuli; Ge-mona, Ibligo = Invillino presso Tolmezzo, a cui sono da aggiungere Venzone, Tarcento. Tricesimo, castrum Siliganum = Solkan ob Soči (Salcano), Castra = Ajdovščina, Iulium Carnicum = Zuglio e forse altri castelli come Farra presso Gradišča e Potium/Pucinum presso Duino.4 Questo limes o linea di fortezze risaliva in gran parte ai tempi ostrogoti e fu ereditato verso la meta del secolo VI dai Bizantini/ Non pare pero che il limes fosse molto efficace o perlomeno che i Bizantini lo avessero completamente riattivato, poiche al momento dell'invasione longobarda dell'Italia le truppe bizantine erano concentrate non nei castra ai piedi delle Alpi ma nelle grandi citta della pianura padana Oderzo, Padova, Monselice, Pavia, Cremona, Mantova.1' L'ltalia non aveva allora un magister militum per Italiam che dirigesse la difesa della provincia e fu i I prefetto al pretorio che dovette incaricarsene.7 Gran parte della storiografia moderna, fino ai piu recenti studi, ha supposto o semplicemente affermato che dopo la vittoria sugli Ostrogoti fosse stato intro-dotto in Italia, analogamente all'Africa riconquistata, I'istituto dei limitanei, cioe soldati che prestavano servizio militare ai confini della provincia avendo ottenuto per il loro mantenimento e per I'armamento un appezzamento di terreno, agevolazioni fiscali, forse un modesto soldo e versamenti in natural Ora per l'epoca giustinianea non vi e conferma alcuna nelle fonti che l'organizzazione del limitanei sia stata appli-cata in Italia ed i reperti archeologici riguardanti l'esistenza di soldati confinari lungo una linea difensiva nell'Istria settentrionale sono di un'epoca un po' piu tarda. Le analogic con I'Africa bizantina vanno fatte con la massima prudenza: in Africa si ha un altro tipo di fortificazioni di frontiera - del resto ancora oggi ben conservate - anche se si conosce molto poco l'aspetto delle fortificazioni italiche in gran parte dis-trutte o completamente ricostruite; differenti sono i nemici che attaccavano, premevano o investivano le frontiere imperiali, differenti i fini e quindi differenti le tattiche. Per sfortuna Procopio nel suo De aedificiis non descrivc l'ltalia. Poco o nulla quindi sappiamo sull'Istria dopo la riconquista. Durante la guerra fu territorio di passag-gio delle truppe bizantine verso l'ltalia e Ravenna ma anche punto di concentramento delle truppe. Belisario, partito da Salona, si trattenne per un certo tempo a Pola dove riorganizzč e riordin6 il suo esercito che pare fosse abbastanza modesto a giudicare da un rapporto ci i spie di Totila; verso la fine della guerra Fig. I: Divisionc amministrativa dcll'Italia verso il 580. SI. I: Upravna razdelitev Italije okoli leta 580. (Sccondo/po: B. Bavant, Le duehč byzantin de Rome, Mil. (Le. franf. Rome Moy. Age 91, 1971, 51) n Territori conquistati dai Longobardi. Langobardske osvojitve. l'lstria era ormai solidamente nelle mani bizantine poichč qui confluirono molti soldati che sconlitti vaga-vano per I'ltalia e quivi stimavano di poter »aspettare in pace« (rimr/ij Spevov) 1'arrivo tli un grosso esercito al comando di Germanu.11 Dei regimenti (numeri) che per un certo tempo rimasero in Italia ricorderei qui il Humerus equitum Pcrsoiustinianorum, il Humerus Cadi- sianus (problabilmente composto di Massageti) e il Humerus Tarvisianus, milites dei quali appaiono in iserizioni sul pavimento del duomo di Grado.12 L'invasione longobarda del 568, cosi ricca di conse-guenze immediate e soprattutto durature per I'ltalia, non canibio, almeno in un primo momento, quasi nulla della situazione dell'Istria. Altra fu la sorte della Venetia, soprattutto nella parte orientale dove i Longobardi si avvicinarono fra Aquileia e Concordia alle lagune separando cosi territorialmente le due parti della X regio, l'lstria cioe dalla Venezia. Aquileia fu abbandonata da numerosi profughi, primo fra essi il vescovo Paolo che porto con se a Grado, per sottrarrlo al saccheggio degli invasori, il tesoro della chiesa metropolitana. Nel 579 Elia vi consacro la nuova cattedrale di Santa Eufemia dove fece trasferire le reliquie aquileiesi; Grado divenne cosi la sede del metropolita dellTstria e naturalmente della Venezia. Pare che l'espansione longobarda portasse ad una prima riorganizzazione amministrativo-politica della provincia d'ltalia. Nella Descriptio orbis Romani di Giorgio Ciprio la situazione amministrativa dell'Italia parrebbe essere dell'epoca deH'imperatore Tiberio Co-stantino (578-582). L'ltalia vi e divisa in cinque province - eparchie, ciascuna delle quali raggruppava alcune vecchie province italiche o quanto di queste era rimasto: l'Urbicaria, la Campagna, la Calabria, l'Annonaria e 1'Emilia (fig. 1). L'Annonaria avrebbe abbracciato la parte orientale della vecchia Emilia e il sud della Venezia, mentre la parte centrale sarebbe rimasta nella nuova unita dello stesso nome. Sulla cartina l'lstria figura come facente parte dell'Italia bizantina e certamente all'epoca la Venezia e l'lstria non erano ancora divise.13 Affrontiamo ancora brevemente una questione ab-bastanza discussa nella storiografia concernente l'lstria: i suoi confini. In generale si ritiene che le frontiere della provincia romana e bizantina dell'Istria corressero dall'Arsia (Zaliv Raše) lungo il Monte Maggiore (Učka) fin verso Kastav (castellum?), sul Monte Nevoso (Snežnik), sullo Javornik ed il Monte Re (Nanos), che abbracciassero quindi 1'alta valle del Vipacco (Vipavska dolina) e scendessero poi verso il mare fino a Potium o Pucinum presso Duino (Devin). Corrispondevano quindi ai confini della diocesi medie-vale di Trieste. Senza voler entrare qui e ora in una dettagliata disamina vorrei far presente solamente due aspetti del problema. In primo luogo dalla meta del secolo VI alia fine dell'VIIl le frontiere della provincia bizantina dell'Istria non rimasero immutate. Mi pare plausibile che in seguito ad attacchi longobardi, avari e slavi si fosse formata verso la fine del secolo VI una catena difensiva sulla linea Tergeste - Tarsatica che poi nei secoli Vil e VIII fu trasferita al di qua dell'altopiano della Cicceria poggiando, come provano i recenti scavi archeologici, su Piquentum e su una serie di piccole fortezze che arrivava fino a Tergeste, centro del numerus Tergestinus. In secondo luogo si deve tener conto che il concetto medievale di frontiera o confine non deve in alcun modo essere identificato con quello moderno o dei nostri giorni per cui mi pare essere questo anche un punto che meriti al di la della discussione odierna di essere ulteriormente approfon-dito.14 Ill l/ORGANIZZAZIONE DELLA PROVINCIA: SECONDA EASE Istituzione dell'esarcato d'ltalia o di Ravenna. E dubbio che Decio, menzionato in una lettera del papa Pelagio II del 4 ottobre 584, fosse il primo esarco d'ltalia. Certo e pero che il primo esarco con pieni titoli e funzioni fu Smaragdo, che probabilmente governo a partire dal 585, come risulta da una lettera di Pelagio II a Elia patriarca d'Aquileia. Era dunque stata creata una nuova unita provinciale alia periferia dell'Impero (fig. 2) nella quale furono concentrati nelle mani dell'esarco, alto ufficiale impe-riale, non solo il potere militare ma anche quello civile. L'esarco era quindi comandante militare e go-vernatore civile dell'Italia. Responsabile dell'ordine interno, interveniva anche in questioni disciplinari ecclesiastiche. Poco dopo la creazione dell'esarcato d'ltalia fu introdotto in Africa lo stesso regime con la fondazione dell'esarcato d'Africa o di Cartagine. La creazione dell'esarcato trasformo l'ltalia bizantina, dandole una struttura ed un aspetto nuovi.1^ Era la fine di un lungo processo di dissoluzione del sistema introdotto da Diocleziano e Costantino caratterizzato dalla netta separazione del potere civile da quello militare nelle province dell'Impero; una trasforma-zione che con 1'introduzione dell'organizzaione tema-tica a partire dal VII secolo fu estesa a tutto l'lmpero cambiandone radicalmente la struttura sociale, econo-mica, amministrativa, militare e politica ma anche culturale."' I prefetti al pretorio non furono subito aboliti; persero sempre piu d'importanza e scompar-vero durante la prima meta del secolo VII. All'esarco erano sottoposti nell'amministrazione provinciale i duchi e i magistri militum che come lui concentravano nelle proprie mani il potere civile e militare nella circoscrizione che viene sempre piu spesso chiamata ducato. In Istria sono noti alcuni magistri militum. Verso la fine del secolo VI certamente lo furono Gulfario, forse Basilio non pero Mastalone.17 II Placito del Risano ne menziona altri: Basilio, Stefano; quasi certamente lo fu anche Costantino. II magister militum dell'Istria era il rappresen-tante dell'esarco nella sua provincia ed infatti scrive papa Gregorio I all'esarco Smaragdo nel giugno del 603: directis itaque excellentiae vestrae iussionibus his, qui in Histriae partibus locum vestrum agere; uno di questi non poteva non essere il magister militum. La struttura gerarchica dell'esarcato appare in tutta evi-denza nell'epigrafe di Torcello del 639 che ricorda I'inaugurazione della chiesa dedicata alia Dei Genitrix: cio avvenne Imperante Domno Nostro Heraclio perpe-tuo Augusto, la chiesa fu costruita ex iussione pio el devoto domno nostro Isaacio excellentissimo exarcho patricio e fabbricata per bene meritum Mauricium gloriosum magistromilitum Provincie Venetiarum.IK Duces e magistri militum erano in principio alti ufficiali dell'esercito, generali, comandanti di truppe in campagna. Cosi li troviamo in azione verso la fine del secolo VI contro i Longobardi e anche in Istria. Nel 599 papa Gregorio Magno scrive a Callinico exarclto Italiac rallegrandosi delle sue vittorie, quod inilii de Sclavis victorias nuntiasti, vittorie evidentemente con-seguite dal magister militum istriano a difesa fra I'altro di Capodistria e del suo distretto. Essendo i duces e magistri militum stazionati a lungo in una determinata zona quali comandanti dell'esercito provinciale, dovet-tero sempre piu dedicarsi all'amministrazione civile Fig. 2: Divisionc politica dell'Italia ca. 590-751. SI. 2: Politična razdelitev Italije v letih okoli 590-751. (Sccondo/po: T. S. Brown, Gentlemen anil Officers. Imperial Administration and Aristocratic Power in Byzantine Italy, A.D. 554-H00 [Rome 1984| 38) SICILI Divisionc amministrativa bizantina (sec. VII e inizio VIII). Bizantinska upravna razdelitev (7. st. in začetek 8. st.). Estcnsionc del tcrritorio bizantino (armistizio 605). Obseg bizantinskega področja (premirje leta 605). Tcrritorio conquistato da Agilulfo (590-615). Osvojitve Agilulfa (590-615). Tcrritorio conquistato dai Longobardi (636-675). Langobardskc osvojitve (636-675). Estcnsionc delPesarcato alia mortc di Liutprando (744). t/A Obseg eksarhata ob smrti Liutpranda (744). Vccchia Via Flaminia. Stara Via Flaminia. ___Nuovo pereorso della Via Flaminia (Via Armerina) da Roma a Rimini. Potek nove Vie Flaminic (Armcrinc) i/ Rima v Rimini. della regione che dai primi, come detto, prese il nome di ducato. Se verso la fine del secolo VI i limiti fra potere civile e militare nei ducati erano ancora relati-vamente fluidi, un secolo piu tardi la predominanza dei militari nei ducati era completa. Lo sviluppo assunse varie forme nelle diverse regioni dell'esarcato: basti ricordare la Venezia, Roma o Napoli; ma neirVIII secolo la formazione dei ducati dell'esarcato d'ltalia si era sostanzialmente conclusa e i duchi locali nella loro qualita di magistri militurn, di comandanti militari cioe, stavano a capo delle truppe indigene dipendenti formalmente dall'esarco. di fatto autonomi se non ancora indipendenti. Prova di cio e la lettera di papa Gregorio III del 740/741 ad Antonino, arcive-scovo di Grado, nella quale gli comunica che i Longo-bardi avevano preso Ravenna e che 1'esarco si trovava apud Venecias, per cui 1'arcivescovo doveva provve-dere a che Ravenna fosse ripresa e 1' esarco ripristinato nella sua sede. Cio evidentemente significava che i Venetici dovevano venire in aiuto dell'esarco. Giovanni Diacono riferisce infatti che i Venetici interven-nero navali cum exercitu, ripresero Ravenna e la restituirono all'esarco.19 L'Istria non fu mai »tema« bizantino come a lungo fu sostenuto. L'uso che del termine fa Costantino VII Porfirogenito20 e un anacronismo; qui esso ha il senso di regione. provincia o distretto. L'Istria fu quindi, come credo di aver dimostrato quasi 40 anni fa, un'unita militare e amministrativa di rango inferiore dell'organizzazione tematica come i drungariati, i cate-panati, le clisure, i ducati, le arcontie. L'Istria non fu elevata a rango di tema, forse col tempo lo sarebbe stata, come tante altre unita militari e amministrative di rango inferiore, ma essendo stata staccata dall'Im-pero in seguito all'occupazione franca il suo sviluppo nell'ambito dell'organizzazione tematica bizantina fu stroncato.21 Nelle citta e fortezze del ducato vi erano dei tribuni, ufficiali di rango inferiore sottoposti ai magistri militum e nominati dall'esarco. Originariamente erano comandanti di un bandon o numcrus (200-400 uomini) ma presto assunsero oltre alle competenze militari a capo della citta e del suo distretto anche funzioni civili e giudiziarie, como per es. a Napoli, a Otranto. Durante il VII e VIII secolo anche il tribunato segui lo sviluppo delle altre cariche nei ducati; aumentd I'autorita dei tribuni che erano profondamente radicati nelle citta e regione; essi divennero possessori terrieri, erano comandanti delle milizie indigene e col tempo formarono l'aristocrazia dei ducati. Fin verso la fine del secolo VI1 i tribuni venivano ancora nominati dall'esarco c dovevano recarsi a Ravenna per l'ordinazione; nei secolo seguente formavano l'aristocrazia ereditaria della regione e eventualmente si recavano nella capi-tale dell'Impero per ottenere titoli onorifici, fra i quali primeggiava quello di console (iiJtuxog). Nei Placito del Risano gli lstriani si lamcntano fra I'altro che il duca franco aveva abolito il tribunato affermando che anticamente all'epoca bizantina habueruni parentes no-stri consuetudinem habendi actus tribunali, domesticos scu vicarios nec non locoservalores. Credo che questi siano funzionari cittadini elencati gerarchicamente a cominciare dal tribuno fino ai luogotenenti; il seu sta evidentemente per et. Merita anche paragonare questo elenco con quello di un diploma carolingio del 753, tenendo conto pero della differente situazione: omnibus ducibus, comitibus, grafionibus, domesticis, vica-riis, centenariis vel omnes agentes.22 E stato posto anche il problema se la metropoli della provincia fosse stata Pola o Cittanova (Novigrad). Centro della provincia appare, dopo la riconquista bizantina, come risulta da Procopio, Pola; nei Placito del Risano prende per primo la parola il »primas« di Pola; Pola si trova in testa alia lista dei tributi che le citta e castella istriani versavano alia cassa imperiale ed e Tunica che viene definita civitas. Cittanova fu certo importante per i grandi possedimenti demaniali (fischo publico) e'non e escluso che il magister militum vi risiedesse saltuariamente. Verso la fine del VI secolo la struttura economica e sociale dell'esarcato era alquanto cambiata, sia in seguito all'invasione longobarda che al declino demo-grafico dovuto alle guerre, alle carestie, alia peste, alia mortalita bovina, alle inondazoni ed altre calamita naturali. L'avanzata longobarda aveva causato un'on-data di profughi che si erano rifugiati nell'esarcato, principalmente nelle citta. Lo stesso avvenne anche in Istria. ma essendo cio abbastanza noto non e il caso di entrare qui nei dettagli. Cambiata era anche, in parte, la struttura della grande proprieta in seguito al passaggio dalla produzione agricola alia pastorizia, mentre la politica difensiva bizantina aveva portato alia formazione di un ceto di piccoli e medi proprietari tenuti al servizio militare. La situazione demografica miglioro nei VII e VIII secolo non solo in seguito alio sviluppo interno ma anche grazie aH'immigrazione di elementi orientali relativamente benestanti quali i funzionari imperiali, i militari e I'alto clero esarcale. Forse nei Placito del Risano si riflette qualche aspetto di questo fenomeno. Lungo il confine con i Longobar-di, soprattutto nell'esarcato e nella Pentapoli furono insediati gruppi di Slavi, Avari e Bulgari; lo stesso avvenne anche ai confini istriani, come dimostrano i reperti archeologici. L'esercito esarcale comincio quindi ad essere vieppiu composto, in seguito al processo di territorializzazione delle varie unita, da un exercitus Ravennas, da un exercitus Romanus o altri corpi regionali in cui conflui-vano elementi militari indigeni. Dopo I'assassinio del-l'imperatore Costante II nei 668 intervennero in Sicilia contro l'usurpatore Mezzezio milites alii per Histriam, alii per partes Campaniae, Africae, Sardiniae, ed č quindi evidente che si era formato anche un exercitus histricus.21 IV. SCISMA DEI TRE CAPITOL1 E ICONOCLASMO Non č mia intenzione descrivere dettagliatamente il decorso dello seisma e analizzarc separatamente i problemi che vi si collegano. Lo sfondo teologico e gli avvenimcnti storici, anche se complessi, sono abbastanza noti e sono stati anche recentemcnte trattati. Pare che nella prima fase, cioe dopo la pubblicazione dell'editto nel 543 e poi del 553 (?) contro gli autori dei tre trattati i vescovi »illirici«, fra cui quelli dell'Istria, facessero piuttosto da intermediari fra i difensori e gli oppositori dell'editto. L'opposizione detta locale venne dapprima da tutto l'occidente, fu forte soprat-tutto in Africa ma anche nell'Illirico, in Dalmazia, in Italia, nella Gallia e nella Spagna, ma poi si limito all' Italia bizantina nord-orientale, compresa l'lstria, e alia fine si restrinse al patriarcato longobardo d'Aquileia. Bisogna anche tener presente che se dapprima si tratto di opposizione al governo bizantino a partire dal papato di Gregorio Magno l'opposizione si volse anche contro Roma. Per quanto riguarda i vescovi dell'Istria, compresa Grado, e della Venezia lagunare lo scisma termino ai tempi del papa Onorio (625-638), continuo pero sul territorio longobardo del patriarcato di Aquileia fin verso la fine del VII secolo. Ci si puo chiedere in quale rapporto stiano le tendenze autonomistiche loca-li, che di esse si parla in connessione con questo scisma ma anche in altri casi (per es. in Siria, in Egitto), e il fondamento teologico dello scisma stesso. Come spiegare la connessione o il legame fra le controversie cristologiche e le tendenze autonomistiche o di autogo-verno sul piano politico, amministrativo, militare? L'opposizione cosiddetta locale si basa, secondo certe interpretazioni, su differenze fra concezioni mi-stiche e razionalistiche. In fondo pero credo si tratti di opposizione politica, anche se e difficile dire perche prese proprio questa e non un'altra forma. Ritroviamo, credo, l'utilita della storia politica tanto spesso sotto-valutata o addirittura negata. Si pensi aH'importanza che ebbe lo stato longobardo per lo sviluppo dello scisma, all'influsso, anche se indiretto, del crollo dell'organizzazione ecclesiastica nella Rezia, nel Norico e in Pannonia, per cui la diocesi di Aquileia non fu solamente ridotta a meta ma fu nel 607 divisa fra Longobardi e Bizantini cosl che ai primi rimase la piu gran parte del territorio del patriarcato.24 V. OCCUPAZIONE LONGOBARDA DELL'ISTRIA? Gi& sull'invito per la conferenza avevo messo il punto interrogativo ed esso rimane anche oggi, poiche non saprei dare una risposta definitiva a questa doman-da. Del problema si sono occupati Benussi, Hartmann, Pasehini, Vergottini, per non citare che alcuni; ma dettagliatamente R. Cessi che respinse le conclusioni di parecchi autori moderni concludendo che l'lstria passd nel 770 sotto il dominio longobardo ma che i Bizantini ne sarebbero rientrati in possesso ancora prima del 774, ciofe al momento del crollo della dinastia longobarda. La notizia della Cronaca salerni-tana secondo la quale l'lstria sarebbe passata sotto il dominio longobardo subito dopo la caduta dell'esarcato (751) č, a pare re del Cessi, »testimonianza assai incerta«.25 Le fonti sono poche ma parlano con abbastanza evidenza degli avvenimenti. Nella lettera dell'arcive- scovo di Grado Giovanni a papa Stefano III del 770/772 (datata dal Kandler pero nel 768) e scritto quod gens perfida Langobardorum sanctae nostrae ecclesiae invaserunt haereditatem e ipsi sacviwimi l.an-gobardi pro iussione regis sui fanno ogni specie di mali e abusi, per cui l'arcivescovo spera nella misericordia di dio quam erga Ravennatium civitatem eiusque perti-nentibus oppidis et finibus per vestra apostolica aucto-ritate et defensione ostendere dignatus est.2" I Longobardi avevano dunque sotto il loro dominio l'lstria, si direbbe tutta e non solo una parte a giudicare dall'e-lenco di abusi fiscali ed altre novita da essi introdotte. Interessante e inoltre che l'arcivescovo Giovanni ri-corda il diploma rilasciato al papa da Pipino a Kiersy-sur-Oise nel 754, con il quale gli cedeva le province italiane occupate da Astolfo, documento che si poteva estendere a tutta l'ltalia ex-bizantina.27 Difatti Stefano III interpreto in questo modo il diploma e rispose all'arcivescovo Giovanni nel 771/772 quoniam in nostro pacto generali, quod inter Romanos et Francos et Longobardos dignoscitur provenisse, et ipsa vestra Istriarum provincia constat esse confirmata atque an-nexa simulque et Veneciarum provincia, aggiungendo che tanto lui, il papa, quanto tutti i suoi vicari difen-deranno sempre la provincia romana, l'esarcato di Ravenna e la vostra provincia. l'lstria cioe, pari modo ab inimicorum oppressionibus.2S Pare probabile che l'occupazione longobarda abbia avuto termine nel 774, ma sarebbe da considerare anche la possibility che cio sia avvenuto nel 776, poiche nel 774 Carlo Magno non altero la fisionomia politico-amministrativa dell'ex-regno longobardo.29 Rimane comunque aperto il problema se ne segui l'occupazione franca o vi rientrarono i Bizantini. Le fonti sono mute sulla restaurazione del dominio bizantino in Istria dopo il 774 e cosi anche su una eventuale spedizione militare franca, per cui, basandosi sul Placito del Risano, che riflette la situa-zione istriana all'epoca bizantina durante la seconda meta del secolo VIII, e chiaro che vi fu restaurato il potere bizantino e che solo piu tardi, a una data non certa, forse nel 788, come ritiene la maggioranza degli storici, l'lstria divenna franca. C'e pero un documento che non per me ma per alcuni storici pone in dubbio il susseguirsi dei cambiamenti di sovranita nell'Istria. In una lettera di papa Adriano 1 a Carlo Magno del 776/780 il papa si lagna che il vescovo istriano Mauri-zio, che stava raccogliendo per il papa le pensiones beati Petri, riconosciuto dai nefandissimi G reci, qui ibidem in praedicto territorio residebant Histriense, era stato assalito e che tam praedicti Greci quamque de ipsis Histriensibus gli avevano cavato gli occhi quasi ipsum territorium Histriense vestrae sublimi excellentiae tradere debuisset. II papa chiede a Carlo Magno che il duca Marcario (del Friuli) faccia in suo episcopio reverti il vescovo Maurizio. La lettera c del 776 e non e da escludere che cio sia avvenuto nel momento di transizione dal potere longobardo a quello bizantino, in un momento cioč di turbolenze dovute al reccnte sollevamento longobardo nel Friuli, tenendo conto fra I'altro che dopo il 774 non ci furono cambiamenti amministrativi. I Bizantini di cui si parla nella lettera non sono »elementi greci immigrati, stanziati c residen- ti« ma autorita bizantine. L'Istria e a quel tempo bizantina poiche altrimenti non avrebbe alcun senso quanto Greci e Istriani rinfacciano al vescovo, di voler cioe consegnare il territorio istriano a Carlo Magno. Difficile rimane pero spiegare il fatto che il papa richieda a Carlo di far reinstallare il vescovo su un territorio che non e il suo. Cessi elimina questa difficolta considerando che non era »in discussione il diritto di sovranita, bensi quello di proprieta«, che cioe il vescovo volesse confiscare o usurpare le proprieta greche o quelle di Istriani. VI. IL PLACITO DEL RISANO II tempo limitato ma anche la struttura e lo spazio di questa introduzione fanno si che mi limiti a trattare determinati aspetti e ad accennare ad alcuni punti che mi sembrano degni di essere discussi, ed eventual-mente piu tardi analizzati dal punto di vista deH'ammi-nistrazione provinciale bizantina. Le citazioni e quindi il foglio e la linea sono dati in base all'edizione di A. Petranovič e A. Margetič.30 La struttura della provincia dell'Istria poggiava fon-damentalmente su civitates e castella; sarebbe quindi da comparare con la Dalmazia imperiale, la Venezia lagunare, la regione di Durazzo e quella di Cherson in Crimea.31 Le citta e castella erano rappresentate al placito da 172 homines capitanei (f. 21 r, I. 9) e come gia propose il Kandler il numero corrisponde alia meta dei 344 solidi mancosi che si pagavano al palazzo imperiale.32 Chi erano questi capitani non si sa bene, ma pare che non corrispondano ai capitani che si incontrano piu tardi per es. a Milano.33 Per I'lstria e usato il termine generale provincia lstriensium, territo-rittm Istriense (f. 21r, I. 8 e I. 29-30). Non si puo quindi dedurre quale nome portasse ufficialmente la provincia in epoca bizantina; in ogni caso, come piu sopra constatato, essa era un' unita militare e ammini-strativa dell'organizzazione tematica bizantina di rango inferiore ai temi governata da un magister militum (f. 21r, I. 32-33 e f. 22v, I. 8-9). Forse si potrebbe applicare per I'lstria il termine di ducato, tipico per tutte le simili unitš dell'esarcato ravennate, come nei caso della Venetia dove duces e magistri militum si successero senza un online fisso. Gli Istriani prcsenta-rono ai messi imperiali breves per singulas civitates vel castella (f. 21r, I. 15) Brevis, Ppčfhov, PgePelov sono degli inventari, xuTUYyuqxn;3'1 qui si tratta di liste tli contribuenti con 1'enumerazione delle imposte e le somme dovute, forse in forma di quietanze, jurtti-xi«.35 La posizione del primas Pollensis ricorda quella del prior di Zara, del Jiy(imi)u>v, jiqu)tojioMtt|S di Cherson, del index di Cagliari.Gli Istriani si lagnano sul conto dei vescovi sostenendo che questi in precedenza versavano la meti) delle tasse e degli altri contributi, che i messi imperiali alloggiavano nei veseovato, che le carte emfiteutiche non venivano mai cambiate ne falsificate, che liberamente usufruivano del herbatico c glandatico, che delle vigne si prendeva solo il quarto, che si pescava liberamente; affermavano poi che le citta e castella di Pola. Rovigno, Parenzo, Albona, Pedena, Montona, Pinguente e il cancelliere di Cittanova versavano alia cassa statale 344 solidi mancosi nonche prodotti agricoli quali vino, olio, provenienti da varie tenute (casale Orcionis, Petriolo, Cancianico, Arbe, časa Zerontiaca, Priatello) e da quelle demaniali di Cittanova. Dalle lamentele sul conto del duca franco risulta che all'epoca bizantina gli Istriani racco-glievano doni, exenia (^eviov) per 1'imperatore e per-sonalmente ve li consegnavano, che raccoglievano per i messi imperiali solo una volta all'anno di cento pecore una, che versavano alia Chiesa decime. Una serie di lagnanze rivela che gli Istriani praticamente non prestavano servizi angariali e non dovevano certi versamenti in natura: non avevano mai dato foraggio, non avevano lavorato nelle »corti« e nelle vigne, non avevano fatto calcine, non avevano fabbricato case, non avevano lavorato nelle tegorias (?), non avevano nutrito cani padronali, non avevano fatto collette di pecore o agnelli, non avevano fatto trasporti per terra, per mare e per fiume ne con cavalli ne con navi. Per tutta la situazione riguardante tasse, imposte e servizi sarebbe da ricordare in particolare che i 344 solidi nonche in prodotti in natura dovuti alia cassa imperiale facevano parte del sistema tributario bizantino. Cosi avveniva per es. nella Dalmazia bizantina dove le citta, durante il secolo IX ma probabilmente anche prima, pagavano a Bisanzio, tramite il suo stratego, un tributo fisso di 792 nomismi che corrispondevano a 11 libbre d'oro e una parte in natura. Cosi avveniva anche a Cherson in Crimea dove il tributo delle citta rimaneva in parte nella cassa dello stratego.37 Una lista delle paghe degli strateghi (inizio sec. X) nota che quelli residenti su territorio europeo si mantene-vano con gli introiti del loro tema e ci si puo chiedere, con una certa prudenza pero, se cio non valga anche per le unita di rango inferiore ai temi, quale fu per es. I'lstria sotto i magistri militum durante la seconda mettl del secolo VIII.38 L'identificazione delle tenute, eccetto per quella denianiale di Cittanova, č per ora difficile, malsicura, se non addirittura impossibile. Interessante č la spiega-zione che casa Zerontiaca sia la traduzione di yepovToxonEiov cioe ospizio dei vecchi.3'' II govcrno bizantino aboil verso la fine del secolo VIII F obbligo per i pescatori di versare il terzo della pesca alia cassa statalc4" cio che corrisponderebbe alia situazione locale descritta dagli Istriani. A parte questi pochi punti particolari che approno nuovi problemi vorrei attirare l'attenzione suWaspctto generale che l'elencazione fatta dagli Istriani offre del sistema imponibile bizantino (tasse, imposte, versamenti, servizi ecc.). In uno studio recente N. Oikonomidčs analizza una lettera panegirica tli Teodoro Studita dell'801 che descrive le pratiche fiscali bizantine verso la fine del secolo VIII." L'autore constata che allora fini di essere compilato un catasto, un rcgistro dunque di tutte le propriety immobiliari, con la loro descrizionc e la relativa stima, impresa difficile e duratura iniziatasi col censimento delle persone nei VII c VIII secolo. Questo lii il fond.imento su cui poggič la nuova fiscalita bizantina dell'epoca media basata sulla impo-sta valutata in proporzione alia fortuna del contribuen-te. Cio fu opera dei primi imperatori iconoclasti nel loro sforzo di riorganizzare lo stato; Costantino V (741-775) estese a tutto l'lmpero la riscossione delle imposte dirette in danaro per cui prevalse per le finanze statali il sistema monetario. Bisanzio aveva dunque agli inizi del IX secolo un sistema di imposte dirette proporzionali ai patrimoni. sistema che compa-rira nell Europa occidentale dopo il XII secolo. Questo sistema, valevole in linea di principio per le grandi proprieta ed i villaggi. si basava sulla responsabilita fiscale collettiva, che era per il fisco d'importanza fondamentale ma che all'interno dell'unita soggetta a imposta ammetteva sgravi e riduzioni fiscali nell'even-tualita di catastrofi naturali o sparizione del contri-buente. Oikonomides termina questa eccellente analisi sottolineando che »tout compte fait, le sisteme fiscale meso-byzantin, etait raisonable et, somme toute, equitable« e cio mi pare confermato a pieno dalla situa-zione che gli Istriani descrivevano nel placito. Sempre nell'ambito dello sviluppo economico e so-ciale bizantino credo che sarebbe utile confrontare il passaggio riguardante le tasse collettive con la Legge agraria bizantina del secolo VII/VIII.42 Gli Istriani delle citta e castelli avevano all'epoca bizantina determinanti diritti su quello che definiscono nostras silvas, casale inferiore, nostras terras e nostras runcoras (dove il duca insediera gli Slavi), nostros prados, nostra pascua che credo fossero in parte terra comunale o collettiva. Tutto cio costituisce l'&ixepiaTog tojtog (art. 32 della Legge agraria) e in parte quella terra che a determinati intervalli di tempo veniva divisa fra i membri della comunita, cioe il xoivoq tojio;.43 A quest'ultima categoria mi pare che corrisponda nel placito: nostros confines (nel senso di terreni abbando-nati?) quos nostri parentes secundum antiquum consue-tudinem ordinabant (f. 22r, I. 12-13). Per quanto riguarda l'amministrazione dell'Istria in epoca bizantina, essa e caratterizzata da un alto grado di autonomia e autogoverno sia a livello provinciale che cittadino, il che corrisponde nelle linee generali a quanto e noto di altre unila provinciali dell'epoca quali per es. Cherson, Dalmazia, Sardegna.4' II magister militum era dapprima un funzionario bizantino; ma col tempo, come negli altri ducati dell'esarcato ravennate, soprattutto a partire dal secolo VIII i capi della provincia provenivano dall'aristocrazia terriera e da quella politica ormai quasi completamente fuse. Dall'altra parte che magistri militum venissero fino quasi all'ultimo inviati dal governo centrale pare si rifletta nella formulazione: magister militum Greco-rum. Pare che nell'Istria ci fosse un alternarsi di magistri militum di origine locale con quelli provenienti da Costantinopoli come fu il caso per es. nella vicina Venezia lagunare. Cio e in parte confermato dai poderi che i magistri militum possedevano nella provincia. Nelle cittci c castelli con i loro distretti I'autorita superiore erano i tribuni, che molto presto divennero dei magnali locali, dei »polenti«; sotto di loro c'era tutta una serie di funzionari locali quali i domestici, vicari ecc. di cui si č parlato piu sopra. Gli autogoverni locali confluivano nell'autonomia provinciale: et per ipsos honores ambulabant ad com-munione et sedebant in consessu unusquisque per suum honorem (f. 22r, 1. 17-18).41 Consessus e il xoivov xd>v dgxovTcov di Cherson nel secolo VIII; ma anche in Dalmazia doveva esistere una simile istituzione sia nell'epoca tardo-romana sia nel secolo XI.46 I tribuni si distinguevano fra di loro; alcuni fra di essi occupavano un posto d'onore piu alto degli altri, poiche a Costantinopoli avevano ottenuto il titolo onorifico di ypato e nella gerarchia provinciale veni-vano subito dopo il magister militum, che era il gover-natore della provincia. L'uso di conferire il titolo di console (ypato) e tipico dell'epoca anche se il titolo stesso era ormai abbastanza modesto e scomparve nel secolo X.47 Per quanto riguarda la struttura sociale il populus comprendeva l'aristocrazia di liberi e benestanti citta-dini, che detenevano il potere politico basato in primo luogo sulle ricchezze terriere. A questi appartenevano i tribuni con o senza il titolo di ypato, primo fra essi il primas Polensis, i domestici, i vicari, i lociservatores; tutti questi ed altri sono da intendersi sotto homines capitanei. Certo non minore era l'influsso sociale, culturale, economico e politico del clero, soprattutto dell'alto clero, dei vescovi, basato sia sulla loro auto-rita religiosa che sulle ricchezze terrene (terre, greggi, decime ecc.). Note sono ancora altre categorie sociali menzionate nel Placito: liberi homines che pero dovevano accom-pagnare i tribuni alia guerra, coloni che in fondo corrispondevano a quelli noti all'epoca tardo-romana e della legislazione giustinianea, liberti che erano schiavi liberati, advenae homines, i nuovi venuti, gli hospites, gli excusati (č'§xoikkt«toi ) che erano coloni sgravati dalle imposte o clienti commendati o uomini liberti addetti al servizio dei tribuni,50 servi, che po-trebbero corrispondere ai 60CX01 bizantini per cui non sarebbero piu schiavi ma la loro situazione sarebbe migliorata e questa pare essere anche l'opinione di Guillou.51 Tutto indicherebbc invece che si trattava proprio di schiavi e che non solo I'istituzione continuo ad esistere ma anche che il loro numero non diminui.52 A conferma di questa tcsi ricordo che la Legge agraria conosce appunto i douloi quali schiavi.53 Vorrei ricor-dare ancora non una categoria sociale ma un termine riguardante la societa. Gli Istriani si lamentarono che il duca Giovanni cum ipsos pauperes aedificant (scil. lui ed i suoi parenti) sibi pallatias (f. 22r, 1. 21-22). Ci si puo chiedere se si tratti di »poveri« nel semplice senso economico o se si tratti di un termine sociale. Prima di tutto devo ricordare la lettera panegirica di Teodoro Studita di cui sopra, secondo la quale verso la fine del secolo VIII il governo bizantino aveva posto fine al lavoro supplemental dei poveri che aveva quale scopo di rendere possibile a questi di pagare agli agenti del fisco una certa imposta.'4 Teofane nella sua CronograJ'ia nota per i primi anni del secolo IX che i poveri (jckuxoC) furono arruolati nell'esercito a spese dei loro comuni, i quali si assunsero anche il pagamento delle tasse da loro non effettuato. Credo che cos) ci avvieiniamo a quei »poveri« (jxrvi|xi"5) del secolo X che nella legislazione degli imperatori mace-doni sono opposti ai »potenti« (iaxvQotEQOi, 6uv(xtol) e per i quali e stato giustamente constatato che bisogna tradurre il termine non con »povero« ma con »debole«, poiche non si tratta di categoria economica ma socia-le.55 A quale epoca si riferiscono gli Istriani, nei Placito, parlando del passato? Avendo piu sopra chiarito o almeno discusso il problema dell'appartenenza statale dell'Istria dopo la caduta dell'esarcato (751) e certo che una parte della situazione descritta nei Placito e della seconda meta del secolo VIII. Leggendo il docu-mento si ha difatti in molti časi la precisa impressione che gli Istriani si riferiscano ad avvenimenti recenti e a misure di fresca data. In questo senso e da interpre-tare il passo: de iustitiis... quas Graeci ad suas tenue-runt manus usque ab illo die quo ad manus dominorum nostrorum pervenimus (f. 2 lv, 1. 26-27). Anche la lettera di Teodoro Studita conferma in molti punti questa conclusione. Lo conferma ancor di piu 1'uso dei solidi mancosi quale mezzo di pagamento dei tributi. Questa moneta venne in uso durante la seconda meta del secolo VIII. La prima menzione del mancus si trova in un documento del 778 di Šesto in Friuli, poi in uno per il monastero di Farfa del 786 e nei Liber pontificalis all'epoca di Papa Adriano (771-795). La spiegazione definitiva sull'origine di questa moneta e stata data da Ph. Grierson: »Pare che questo termine fosse inizialmente applicato al dinaro musulmano, che era un po' piu leggero del solidus (4,25 grammi), e che derivasse dalla parola araba manqush, che significa 'coniato', ma piu comunemente denotasse una moneta di conto ad esso corrispondente per valore«.56 Le altre indicazioni del Placito non permettono conclusioni precise: forse il patriarca Fortunato, parlando dei diritti che la sua Chiesa aveva in Istria ab antiquo tempore, si riferiva alia seconda meta del secolo VI. Forse al VII od VIII sono da attribuire Yantiqua consuetudo, le cartulae... ab antiquum tempus, men-tre assolutamente nulla dicono i riferimenti: tempore Graecorum, dum fuimus sub potestate Graecorum imperii e cosi anche le notizie che riguardano i parentes nostri. II Placito va quindi analizzato nelle sue varie parti ma penso che sara difficile od addirittura impossibile datarle, data la carenza di fonti piu o meno contempo-ranee. Affrontare qui il problema degli insediamenti slavi in Istria dal secolo VI all'epoca del Placito ci porterebbe troppo lontano. Molto si e scritto in merito con punti di vista ed interpretazioni differenti talvolta anche opposte, in parte dipendenti dalla nazionalitžt dello storico o dell'archeologo. Molto dobbiamo all'at-tivitii archeologica degli ultimi decenni e per lo storico questi risultati sono della piu grande portata. Penso qui all'opera di H. Marušič ma anche di molti altri colleghi che cito nella acclusa bibliografia. Detto in breve ci fu una prima antica fase di colonizzazione slava nei VII e VIII secolo, quella che segui alle incursioni predatorie e devastatrici; questa prima fase fu seguita all'epoca franca da una nuova ondata d'in-sediamenti, questi di carattere prettamente agrario, vale a dire diversi daH'immigrazione che segui le incursioni avvenute duecento anni prima. Contro questi ultimi insediamenti slavi protestano gli Istriani nei Placito.57 Per quanto riguarda i resti bizantini in Istria rimane ancora molto da fare non solo sul piano della storia dell'arte, dell'architettura e pittura, ma forse piu su quello della linguistica, toponomastica, onomastica ecc. Terminando devo ancora una volta sottolineare che si tratta di un' introduzione alia discussione e che molti problemi, forse anche piu importanti di quelli da me trattati, non sono stati oggetto del mio discorso. APPENDICE Tesi proposte per la discussione: La provincia bizantina dell'Istria: Organizzazione: Prima fase: Prammatica sanzione. Ripristino dell'an-tico regime, latifondi, diritti degli aristocratici, limita-nei. Seconda fase: Esarcato, ducati, dux e magister militum, civitates et castella, tribuni, vicarii. Importanza delle citta (economica, sociale, politica, religiosa quale sede vescovile); ripartizione delle citta nella penisola, ecc.). Scisma dei Tre capitoli e iconoclastia L'Istria e la caduta dcll'esarcato nei 751 1. Occupazione longobarda? 2. II Placito del Risano del!'8()4 (amministrazione, societa, economia, sviluppo politico, feudalesimo franco). Temi di discussione: Che cosa e rimasto in Istria dell'cpoca bizantina? a. Monumenti (Basilica Eufrasiana, chiese a Pola,...) b. Legami con Ravenna (ecclesiastici, legislativi) c. Le cittš come centri della latinita e successiva-mente dell'italianitci e gli Slavi della campagna. Nei contesto delle questioni etniche sono queste le radici dello sviluppo nazionale nei XIX c XX secolo? d. L'importanza dei provvedimenti franchi e i radi-cali mutamenti nella storia dell'Istria. ltll{|.l()(>KAI'IA Dč) qui un elenco di pubblicazioni. monografic, studi e carattcrc soggettivo c non prctcndc di csscrc complcta. Alcunc articoli che crcdo siano utili per i problemi riguardanti la pubblicazioni citate complctamcntc nelle note al testo, sono provincia bizantina dell'Istria. La scelta ha evidentemente state riprese nella bibliografia, suddivisa per argomenti, es- sendo parte essenzialc dello stesso. Vorrci ricordarc che sono in preparazione una Storia di Venezia e una Storia di Ravenna, chc dovrebbero uscirc I'anno prossimo. Opere di carattere generale L. M. Hartmann, Geschiclue Italiens im Mittelalter. Bd. 1: Das italienische Konigreiclr (Stuttgart. Gotha 1923); Bd. 2,1: Romer und Langobarden bis zur Theilung Italiens (Leipzig 1900); Bd. 2,2: Die Loslosung Italiens vom Oriente (Gotha 1903). G. Ostrogorsky. Geschiclue des Byzantinischen Staates3 (Miinchcn 1963) = Byzantinisches Handbuch, Band 1,2; id.. Zgodovina Bizanca (Ljubljana 1961); id.. Storia dell'impero bizantino (Torino 1968). Storia d'ltalia. Ed. da G. Galasso. Vol. 1: P. Dclogu, A. Guillou. Gh. Ortalli, Longobardi e Bizantini (Torino 1980); 1. P. Dclogu. II regno longobardo. 1-216; 2. A. Guillou. L'ltalia bizantina dall'invasione longobarda alia caduta di Ravenna. 217-338; 3. Gh. Ortalli. Venezia dalle origini a Pietro II Orseolo, 339-438. G. Cavallo, V. von Falkcnhauscn. R. Farioli Campanati, M. Gigante. V. Pacc. F. Pavini Rosati. I Bizantini in Italia (Milano 1982). J. Ferluga. L'ltalia bizantina dalla caduta dell'Esarcato alia meta del secolo IX, Settimane di studio del Centro italiano di studi sull'alto medioevo 34, Spoleto 1986, 169-995. J. Ferluga, Istricn. in: Lexikon des Mittelalters, Bd. 5/4 (Munchcn-Ziirich 1990) Koli. 701-705. Bibliografia riguardante I'esarcato Ch. Diehl, Etudes sur i administration byzantine dans I'exar-chat de Ravenne (568-751) (Paris 1888) = Bibliothcquc des Ecoles franfaises d'Athcncs ct dc Rome, Fasc. 53. H. Cohn. Die Stellung der byzantinischen Statthalter in Ober- und Mittelitalien (540-751) \ Berlin 1889). L. M. Hartmann, Untersucliungen zur Geschiclue der byzantinischen Verwaltung in Italien (540-750) (Leipzig 1889). R. 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Viccnza el reliquas Venetiue civitates ma non Padova, Monselicc e Mantova; ib. 2, 25: Pavia fu asscdiata per tre anni. 7 lb. 2, 5. Cf. anche T. S. Brown, Settlement and Military Policy in Byzantine Italy, in: Papers in Italian Archeology 1, BAR Suppl. Ser. 41. II (1978) 323-338. 8 Cf. Der Kleine Pauly (MUnchen 1978) s. v. Limes c Limilanei c per I'Africa bizantina vedi l'ordinamento del 534 nei Corpus luris Civilis, Codex lustinianus I, 2. ed. Kriiger (1915) 79-80. '' A. Guillou, Ri'gionulisme el independence dans /'empire byzantin au VII'' siicle. L'exemple de I'Exarchat el de la Pentupole d'llalie (Roma 1969) 149-150. 111 Prokop, Gotenkriege, ed. O. Veh (Munchcn 1978) 7, 10, 12 ss. 'I Ib., 7, 39, 23 ss. 1 R. Cessi, Documenti relativi alia storia di Venezia fino al Mille (Padova 1942) 1, 6-7. Ni. 13. 20 c b. llP. N. Conti. L'Italia bizantina nella Descriptio orbis Romani di Giorgio Ciprio (La Spezia 19752); B. Bavant, Le duchč byzantin de Rome, Mel. be. frant;. Rome Moy. Age 91, 1971, 49-53. 14 J. Ferluga, I confini dell'Impcro romano d'Oricntc: no-zionc e realtil, in: Atti III Sem. inter, st. stor. »I)a Roma alia terza Roma« (Roma 1986) 365-400. I<; V. v. Falkenhausen, I Bizantini in Italia, in: G. Cavallo el al., I Bizantini in Italia (Milano 1982) I2^»5. "' G. Ostrogorsky, Storia dell'lmpero bizantino (Torino 1968) 69, 87-89 o G. Ostrogorski, Zgodovina Bizarna (Ljubljana 1961) 90, 11-113 e dello stesso. L' Exarchat de Ravennc et 1'origine des ihčmes byzantins, in: Co rs o Cult. Arte rav. biz. 7, lase. 1 (Ravenna I960) 99-110. 17 L. Margctič, Histrica et adrialica. Raccolta di saggi sto-rico-giuridici e storici (Trieste 1983) 124-125. A. Pertusi, L'iscrizionc torcellana dei tempi di Eraclio. Zbor. rad. Viz. inst. 8/2, 1964, 317-339. La Cronaca veneziana del diacono Giovanni, in: Cro-naclie veneziane anlichissime 1, Fonti per la storia d'Italia 9. cd. G. Monticolo (Roma 1890) 95. Constantine Porphyrogcnitus. De administrando imperio, Greek Text cd. by Gy. Moravcsik. Engl. Transi, by R. J. H. Jenkins (Dumbarton Oaks 1967) cap. 30/116. J. Ferluga, Niže vojno-administrativne jcdinice tematskog uredjenja od VII do X veka. Zbor. rad. Viz. inst. 2. 1953, 93-94, anche in tedeseo in: dello stesso, Byzantium on the Balkans (Amsterdam 1975) 68-70. :: J. F. Nicrmcyer, Mediae lalinitatis lexicon minus (Leiden 1984) s. v. vicarius. 23 Hist. Lang. (n. 3) 5, 12. G. Cuscito, Aquileia c Bisanzio nella controversia dei Tre capitoli, Ant. Altoadr. 12, 1977. 231-252: R. Bratož, Vpliv oglejske cerkve na vzliodnoalpski in predalpski prostor od 4. do X. stoletja, Zbirka Zgod. čas. 8 (1990); R. Bratož, The Development of the Early Christian Research in Slovenia and Istria between 1976 and 1986, in: Acles du XI'' congris intern, d'arch. dir.. Coll. de I'Ec. fran?. de Rome (1989) 2345-2388; C. Capizzi. 1 vcscovi illirici e I'affare dei »tre capitoli«, Atti Mem. Soc. Dalm. Si. Pat. 12. n. s. 1, 1987, 71-117. Per I'ltalia cf. ora C. Carile. L'iconoclasmo fra Bisanzio e I'ltalia. Qua-derni di Synaxis 2, Palermo 1986. 13-54. - R. Cessi. L'occupazionc longobarda e franca dell'Istria nei sec. VIII e IX, Atti del R. 1st. Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, a. acc. 1940-1941, t. C. parte II. 289-313. 3!6 Cessi, Documenti (n. 12) 47, 48, 49. ■7 J. Ferluga, L'ltalia bizantina dalla caduta dell'Esarcato di Ravenna alia meta del secolo IX, Setlimane di studio del Centroital. di studi sull'aho Medioevo, Spolcto 1986, 172-173. Cessi, Documenti (n. 12) 52. P. Paschini, Storia del Friuli, vol. 1.2(Udinc 1953) 137. " Atti Cen. Ric. St. Rov. 14. 1983-1984, 55-75 con tradu-zione italiana che pcr6 lascia a desiderarc; il Placito č ristam-pato in: Contributi per la storia di Capodistria (Ljubljana 1989) 81-86 con traduzionc slovena e note di R. Bratož, 86-88. De admin, imp. (n. 20) s. v. Cf. J. Ferluga, L'amministrazione bizantina in Dalmazia (Venezia 1978) 141-143 e passim. " P Kandlcr, Codice Diplomatico Istriano (Trieste 1986) 118. 33 Per I'informazione ringrazio il prof. H. Keller dell'Uni-versita di Miinster (Germania) che mi comunico in una lettera del 29. 1. 1990: »Dcnn ich habe keine Briicke von dem istrisehen IVI,-' urn X04 zu den ersten mich interessierenden Bclcgcn tiber capitani aus der Mitte des 11. Jh. gefunden«. 34 Niermcycr, Lexicon (n. 22) s. v. brcvis. 35 Guillou. Regionalisme (n. 9) 295. n. 92. 36 Ferluga, Dalmazia (n. 31) 147-149. 37 lb., 176-178. 38 L. M. Hartmann. Untersuchungen zur byzantinischen Verwaltung in Italien (540-750) (Leipzig 1889) 78; J. Ferluga. Prilog datiranju Platnog spiska stratega iz »De caerimoniis aulae byzantinae«. Zbor. rad. Viz. inst. 4. 1956. 63-71 anche in tedeseo in: dello stesso. Byzantium on the Balkans (Amsterdam 1975) 87-95. 39 Guillon, Regionalisme (n. 9) 297. 40 N. Oikonomides. Dc l'impot de distribution a 1' impot de quotite a propos du premier cadastre byzantin (7e-9c siecle), Zbor rad. Viz. inst. 26, 1987, 14. 41 Oikonomides, De l'impot (n. 40) 9-19. 42 W. Ashburncr, The Farmer's Law. Jour. Hell. St. 30. 1910, 85-108 c 32. 1912. 68-95. Cf. la recente ed. Vizantijskij zemledel'ceskij zakon, red. I. P. Medvedcv (Leningrad 1984) e la traduzionc croata di L. Margetič, Zemljoradnički zakon (nomos georgikos). Zbornik Pravnog Fakulteta u Rijeci 3. 1982, 85-122. ambeduc con commcnti. 43 P. Lemcrlc. Esquisse pour une histoire agraire de Byzan-ce: les sources et les problemes. Rev. hist. 219, 1958. 59-60; St. Maslev. Die soziale Struktur der byzantinischen Landcsge-meindc nach dem Nomos Gcorgikos, in: Studien zum 7. Jh. in Byzanz und Probleme der Herausbildung des Feudalismus, hrsg. von H. Kopstcin u. F. Winkelmann ( Berlin 1976) 19-22; G. Ostrogorski. Vizantijska scoska opština. in: Sabrana dela 2 (Beograd 1969) 100-122 e la traduzione franccsc dello stesso. La commune rurale byzantine, in: Zur byzantinischen Geschiclue (Darmstadt 1973) 44-71. 44 Ferluga. Niže jedinice (n. 21) passim. 45 L. Margctič, Quclques aspects du plaid de Rižana. Rev. et. byz. 46, 1988, 129-130. 46 Ferluga, Dalmazia (n. 31) 134. 199-200. 47 N. Oikonomides, Les listes de preseance byzantines des IXx' et X* siecles (Paris 1972) 296. 4S Lemerle, Esquisse (n. 43) 45. 49 R. Udina, II Placito del Risano, Arch. Triest., Ser. Ill, 17. 1932. 3-84. 50 Guillou. Regionalisme (n. 9) 195; P. S. Leicht. Gli excusati nelle province italiane soggette all'impero d'Oricnte, Pap. Brit. Sch. Rome 24. 1956, 22-28; E. E. Lipšic. O putjach formirovanja feodal'noj sobstvennosti i feodal'noj zavisimosti v balkanskich i maloazijskich provincijach Vizantii, Vizantijskij Vremennik 13, 1958, 46 ss. 51 Guillou. Regionalisme (n. 9) 196. 52 Margetič, Plaid de Rižana (n. 45) 132-134. 53 Maslev, Die soziale Struktur (n. 43) 18. Oikonomides. De l'impot (n. 40) 15. 55 Lemerle, Esquisse (n. 43) 271-272; Ostrogorsky, Storia (n. 16) 240-241 e dello stesso, Zgodovina (n. 16) 256; J. Ferluga. Bisanzio: societa e stato (Firenze 1974) 98-99; E. Patlagean. Pauvrete economique et pauvrete sociale a Byzance, 4'-T siecles (Paris-La Haye 1977). 56 Ph. Grierson. La monetazione amalfitana nei secoli XI e XII, in: dello stesso. Later Medieval Numismatics (II'1'-16'1' Centuries) (London 1979) IV. 219. 57 E. Boltin-Tomc, Sulla questionc dcll'insediamento degli Slavi nel Capodistriano e nell'Istria settentrionale. Balcanosla-vica 4, 1975, 23-31. Istra med Justinijanom in Karlom Velikim Povzetek Na povabilo Zgodnjcsrcdnjcveške sckcijc Slovenskega arheološkega društva in Pokrajinskega muzeja Koper sem predaval o tej temi I. junija 1990 v Tartinijevi hiši v Piranu; predavanje naj bi služilo kot uvod v obsežnejšo razpravo o problematiki bizantinske Istre (glej dodatek!).* 1. UVODNA OPAŽANJA Izhajam iz nekaterih vprašanj, ki se mi zdijo temeljna ali še zelo odprta.1 Verjamem, da so vsa pomembna; ob tem ne bi smeli v bolj obsežni študiji zanemariti drugih vprašanj. Zdi se mi jasno, da morajo biti uporabljeni vsakršni viri. Bizantinsko Istro je treba proučevati v okviru italske prefek-ture in italskcga ali ravenskega eksarhata, katerih del je bila dve stoletji in pol, a tudi v širšem bizantinskem okviru, in vselej upoštevati istrsko notranje stanje, hkrati pa tudi stanje na njenih mejah. imamo na voljo izjemen vir: delo Prokopija iz Cezareje. Bclizar, že dolgo vrhovni poveljnik bizantinske vojske v Italiji, jc hkrati s ponovno osvojitvijo dežele uvajal enak sistem, kot jc žc veljal v drugih provincah imperija: imenoval jc prva dva prefekta pretorja Italije, vse njune naslednike jc imenovala osrednja oblast. Pragmatična sankcija jc temeljni dokument, s katerim jc Justinijan I. 13. avgusta 554 organiziral novo provinco. V 27 poglavjih jc osrednja vlada uredila italski položaj in raztegnila na novo provinco zakonodajo, veljavno v vsej državi. Zdi se mi. da je bila vključena v novo ureditev tudi Istra. Posesti arijanske cerkve so bile dane katoliški cerkvi. Pozneje jc imela ta ccrkcv v lasti velike posesti v Vcncciji, Lukaniji in Kalabriji. pa tudi na Siciliji. Zato lahko upravičeno domnevamo, da bi bilo potrebno k Vcncciji prištevati tudi Istro. Vojaška organizacija II PRVA FAZA ORGANIZACIJI' PROVINCK Civilna organizacija Že med vzhodnogotsko-bizantinsko vojno so bili sprejeti prvi upravni ukrepi, o katerih vemo sorazmerno malo, čeprav ' Kolegi Mateju Župančiču iz Pokrajinskega muzeja v Kopru se prisrčno zahvaljujem za zgleden prevod slovenskega povzetka ter za različne umestne in koristne popravke besedila. Po končani vojni je bil del vojske prestavljen na druge fronte. Pomožne enote so bile delno poslane na svoje sedeže." Skromne posadke so bile puščcnc v mestih in v trdnjavah (castra). Verjetno jc obstajal vzdolž severne meje limes,' ki so ga sestavljali castra in castclla, kot so Čedad, Krmin. Neme. Osoppo, Rtin, Ragogna pri kraju San Daniclc del Friuli, Humin, Ibligo/lnvillino pri Tolmezzu; tem jc moč dodati še Pušjo vas. Cento, Triccsimo, Castrum Siliganum/Sol-kan, Castra/Ajdovščino. lulium Carnicum/Zuglio in morda še druge kastelc, kot sta Fara pri Gradišču in Potium/Pucinum pri Dcvinu.4,5 Nc zdi pa sc, da bi bil limes zelo uspešen, še toliko manj pa, da bi ga Bizantinci popolnoma reaktivirali. saj v času langobardskega vdora v Italijo bizantinske enote niso bile v utrdbah ob vznožju Alp, ampak v velikih mestih Padske nižine (Oderzo, Padova, Monselice, Pavia, Cremona in Mantova).6'7 Za velik del modernega zgodovinopisja, vse do najnovejših študij, je značilna domneva ali enostavno trditev, da je bil po zmagi nad Vzhodnimi Goti uveden v Italiji, podobno kot v ponovno osvojeni Afriki, institut limitanov, to je vojakov, ki so služili ob mejah province in ki so za svoje vzdrževanje in oborožitev prejemali zemljišča, uživali davčne olajšave, mogoče skromno plačilo in povračila v naravi.8 Za justinijansko dobo do zdaj v virih nimamo potrditve, da bi bili limitani organizirani tudi v Italiji.9 Malo ali nič ne vemo o Istri po ponovni osvojitvi. Med vojno je bila prehodno območje za bizantinske čete proti Italiji in Raveni. a tudi zbirno mesto zanje. Po odhodu iz Salone se je Bclizar nekaj časa zadrževal v Pulju, kjer je na novo organiziral in preuredil svojo vojsko;10 proti koncu vojne je bila Istra trdno v bizantinskih rokah, saj so se sem zatekali mnogi vojaki, poraženi v Italiji, in čakali na prihod večje vojske pod Germanovim poveljstvom." 12 Langobardski vdor 1. 568 vsaj v začetku ni spremenil v položaju Istre skoraj nič. Drugačna je bila usoda Venecije; Langobardi so se med Oglejem in Konkordijo približali lagunam in so tako ozemeljsko ločili oba dela X. regije, to je Istro od Venecije. Mnogi begunci so zapustili Oglej, prvi med njimi škof Pavel, ki je s seboj odnesel zaklad stolne cerkve, da bi ga rešil pred plenitvijo osvajalcev; Gradež je postal sedež istrskega in seveda beneškega metropolita. Zdi se. da je langobardski pritisk pripeljal do prve provin-cialne upravnopolitične reorganizacije v Italiji. V spisu Des-cripiio orbis Romani Georgija Ciprskega je opisan upravni položaj Italije nekako za časa cesarja Tiberija Konstantina (578-582). Tedaj je bila Italija razdeljena na 5 provinc-eparhij; vsaka je združevala nekaj starejših italskih provinc ali kar je ostalo od njih (Urbikarija, Kampanja, Kalabrija, Anonarija, Emilija; si. I). Anonarija naj bi obsegala približno staro Emilijo in jug Venecijc. Na našem zemljevidu je Istra narisana kot del bizantinske Italije, ker tedaj Istra in Venccija zagotovo še nista bili ločeni." Splošno mnenje je, da je potekala provincijska meja rimske in bizantinske Istre od izliva Raše, vzdolž Očke do Kastava (castellum ?), na Snežnik. Javornik in na Nanos, da je zaobjela zgornjo Vipavsko dolino in se spustila do morja pri Potiumu ali Pucinumu blizu Dcvina. To bi ustrezalo tudi mejam srednjeveške tržaške škofije. Moram pa pripomniti, da od sredine 6. do konca 8. st. meje bizantinske province Istre niso ostale nespremenjene. Poleg tega se je treba zavedati, da srednjeveškega koncepta meje ne smemo enačiti z modernim konceptom današnjih dni.14 Ill DRUGA FAZA ORGANIZACIJE PROVINCE Vzpostavitev italskcga oziroma ravenskega eksarhata Prvi eksarh s polnimi naslovi in funkcijo je bil Smaragd, ki je vladal verjetno od I. 585. Na obrobju cesarstva je bila ustvarjena nova provincijska enota (si. 2), v kateri sta bili združeni v rokah eksarha, visokega cesarskega častnika, vojaška in civilna moč. To je bil konec dolgega procesa ločevanja sistemov, ki sta ga bila uvedla Dioklecijan in Konstantin, saj je bila v cesarstvu civilna oblast jasno ločena od vojaške. To je bila sprememba, ki se jc z uvedbo tematske organizacije od 7. st. dalje razširila na celo cesarstvo in ga temeljito spremenila (socialno, ekonomsko, upravno, vojaško in politično, pa tudi kulturno). ,5,lt Eksarhu so bili v provincialni upravi podrejeni duksi in magistri militum, ki so tako kot on sam v lastnih rokah združevali civilno in vojaško oblast v okrožju, ki se je vedno pogosteje imenovalo dukat. I/ Istre so znani nekateri magistri militum, tako Gulfarij in morda Bazilij.17 Rižanski placit omenja druge (Bazilij, Štefan); skoraj gotovo je bil to tudi Konstantin. Magister militum za Istro je bil predstavnik eksarha v svoji provinci.18 Duksi in magistri militum so bili v začetku visoki vojaški uradniki, generali, poveljniki vojaških enot. Ker so bili nastanjeni za dalj časa na določenem področju, so se morali vedno bolj ukvarjati tudi s civilno upravo pokrajine, ki je že spočetka dobila, kot že rečeno, naziv dukat. Ce je že bila. vsaj proti koncu 6. st., razmejitev med civilno in vojaško oblastjo še sorazmerno nejasna, jc bila stoletje pozneje premoč vojakov v dukatih popolna. V osmem stoletju se je oblikovanje dukatov v italskem eksarhatu v bistvu končalo in lokalni duks jc v vlogi magistra militum. torej vojaškega poveljnika, poveljeval domačim enotam in bil formalno odvisen od eksarha, dejansko pa je bil avtonomen, če ne celo neodvisen.19 Istra ni bila nikoli bizantinska "tema"; bila je, kot verjamem, da sem dokazal pred 40 leti. vojaška in upravna enota nižjega ranga v tematski organizaciji, kot so bili npr. drungariati. katepanati, klisure, dukati in arhontije.2"'21 V mestih in utrdbah so bili magistrom militum podrejeni tribuni, to je nižji častniki, imenovani od eksarha. Prvotno so bili poveljniki enega bandona ali numerusa (200-400 ljudi), toda kmalu so posegli, zunaj vojaških pristojnosti, ki so jih imeli kot voditelji mesta ali okrožja, tudi po civilnih in sodnih funkcijah. V 7. in 8. st. jc narasla oblast tribunov. ki so se ukorcninili v mestih in pokrajini; postali so zemljiški posestniki. poveljniki domačih milic in s časom so oblikovali aristokracijo dukatov. Vse do konca 7. st. je eksarh še imenoval tribune in ti so se morali ravnati po navodilih Ravene; v naslednjem stoletju so oblikovali nasledstveno aristokracijo v pokrajini in se po potrebi obračali na cesarsko prestolnico za častne naslove, med katerimi je bil najbolj iskan konzulski (liypa-los).22 Postavljeno jc bilo tudi vprašanje, ali jc bil metropola province Pulj ali Novigrad (Cittanova). Zdi se, da jc bil po ponovni bizantinski osvojitvi center v Pulju. Proti koncu 6. st. sta se ekonomska in socialna struktura eksarhata nekoliko spremenili, bodisi zaradi langobardskega vdora bodisi zaradi demografskega upada, ki so ga povzročile vojne, pomanjkanje, bolezni, goveja kuga, poplave in druge naravne nesreče. Napredovanje Langobardov jc povzročilo priliv beguncev v eksarhat, zlasti v mesta. Enako se jc zgodilo v Istri, a ker je to dovolj znano, se na tem mestu ne bomo spuščali v podrobnosti. Zaradi prehoda od poljedelskega načina k pastirskemu je bila delno spremenjena tudi sestava velikih posesti, obrambna bizantinska politika pa jc prispevala k nastanku malih in srednjih lastnikov, zavezanih vojaški službi. Demografski položaj sc v 7. in 8. st. ni izboljšal le zaradi notranjega razvoja, ampak tudi zaradi doselitve oricn-talccv s sorazmerno visokim položajem (cesarski uradniki, vojaki in visoka duhovščina eksarhata). Morda se ta položaj odslikava v Rižanskem plačilu. Vzdolž meje z Langobardi. predvsem v eksarhatu in Pcntapolisu. so bile naseljene skupine Slovanov, Avarov in Bolgarov; kot kažejo arheološke najdbe, sc jc enako dogajalo tudi na istrskih mejah. Vojska v eksarhatu je postajala vedno bolj sestavljena iz enot z vojaškim domorodnim prebivalstvom; oblikoval sc je tudi exercitus histricus.2' IV. SH1ZMA TREH POGLAVIJ IN IKONOKLAZKM Ni moj namen podrobno opisovanje poteka shizme in posebej s tem povezanih vprašanj. Kar se tiče istrskih škofov, je bila shizma končana v času papeža Honorija (625-638), nadaljevala pa se je na langobardskem področju oglejskega patriar-hata do konca 7. st. Lahko se vprašamo, v kakšnem razmerju so bile krajevne tendence k samostojnosti, o katerih je bil govor v zvezi s shi/.mo, tudi v drugih primerih (Sirija. Egipt) s teološkim temeljem same shizme. Kako razložiti zvezo in povezavo med kristološkimi protislovji in tendencami k avtonomiji ali samoupravi na političnem, upravnem in vojaškem področju? Kljub temu, da je težko reči, čemu je prišlo prav do te oblike in ne do kakšne drugačne, verjamem, da je v bistvu vzrok za to politično nasprotovanje. Tu ugotavljamo koristnost, često tolikanj podcenjene, politične zgodovine. Mislimo na pomen, ki ga je na razvoj shizme imela langobardska država, na vpliv, pa čeprav ne neposreden, propada cerkvene organizacije v Reciji, Noriku in Panoniji. zaradi katerega oglejska škofija ni bila le zmanjšana na polovico, ampak je bila 1. 607 razdeljena med Langobarde in Bizantince tako, da so prvi dobili večji del ozemlja patriarhata.24 V. LANGOBARDSKA OKUPACIJA ISTRE? Z vprašanjem se je podrobno ukvarjal Cessi, ki je ugotovil, da je Istra 1. 770 prišla pod langobardsko oblast, da se je uspelo Bizantincem vrniti še pred 774, to je v času propada langobardske dinastije.25 Virov je malo, a govore precej jasno o dogodkih. Langobardi so imeli, kot lahko presodimo po seznamu davčnih zlorab in drugih novosti, ki so jih uvedli,2'"28 pod seboj celotno Istro. Zdi se verjetno, da je langobardska okupacija prenehala 1. 774, toda upoštevati je treba tudi. da bi se to lahko zgodilo šele I. 776, saj I. 774 Karel Veliki ni spremenil politično-upravne podobe nekdanjega langobardskega kraljestva.2' Ostaja pa nerešeno, ali je temu sledila frankovska zasedba ali so se vrnili Bizantinci. Viri molče o obnovi bizantinske oblasti v Istri po 1. 774. a zdi se gotovo, da je bila obnovljena bizantinska oblast in da je šele pozneje, ob nedoločenem datumu, morda 1. 788, kot misli večina zgodovinarjev, Istra postala frankovska. Ne meni, pač pa nekaterim zgodovinarjem pomeni dokument, pismo papeža Hadrijana I. Karlu Velikemu, povod za dvom o sosledju oblasti v Istri. V pismu (776/780) se papež pritožuje Karlu Velikemu, da so istrskega škofa Mavricija, ki jc za papeža zbiral pensiones beali Petri, napadli Grki in Istrani in mu izgrebli oči. Papež prosi Karla Velikega, naj duks Marquart (furlanski) vrne Mavriciju škofijo. Bizantinci. o katerih govori pismo, niso priseljenci ("naseljeni in nastanjeni") grškega rodu. pač pa bizantinske oblasti. Istra je v tem času bizantinska, sicer ne bi imelo nobenega smisla, da Grki in Istrani oponašajo škofu, češ da hoče izročiti istrsko ozemlje Karlu Velikemu. Ostaja pa težko razložljivo dejstvo, da papež prosi Karla za ponovno namestitev škofa na področju, ki ni Karlovo. VI. RIŽANSKI PLACIT3" Na tem mestu obdelujem nekatere vidike in vprašanja, ki sc mi zde vredni razprave in bi jih bilo treba pozneje tudi analizirati s stališča provincialne bizantinske uprave. Struktura istrske province je temeljila predvsem na civitates in castella." Le-tc jc na Rižanskem placitu predstavljalo 172 homines capitanei; kot jc pokazal Kandler, to število ustreza polovici od 344 solidov mankozov. ki so jih plačevali cesarskemu dvoru;12 ne ve sc natančno, kdo so bili ti homines capitanei,33 Iz besedila ni moč razbrati, kakšno je bilo uradno ime province v bizantinski dobi; v vsakem primeru jc bila. kot je ugotovljeno že zgoraj, vojaška in administrativna enota tematske bizantinske organizacije nižjega reda od teme, ki ji je vladal magister militum (f. 2lr, 1. 32-33 in f. 22v, I. 8-9)! Morda bi za Istro lahko uporabili izraz dukat. tipičen za vse podobne enote ravenskega eksarhata. Istrani so predstavili cesarjevim odposlancem breves per singulas civitates vel castella (seznami davčnih zavezancev z naštevanjem davkov in zahtevanih vsot, morda v obliki pobot-nic).34"36 Pritožujejo se glede škofov, trdeč, da so v preteklosti ti plačevali polovico dajatev in drugih prispevkov, da so se cesarjevi odposlanci nastanjevali v škofovi palači, da pogodbe o dednem ali dolgoročnem zakupu niso bile nikoli spremenjene niti ponarejene, da so svobodno izrabljali senožeti (herbati-cum) in želod v gozdovih (glandaticum), da so od vinogradov jemali le četrtino, da je bil ribolov svoboden; zatrjevali so tudi, da so mesta in trgi, npr. Pulj, Rovinj, Poreč, Labin, Pičan, Motovun, Pazin, ter tajnik (canceliarius) iz Novigrada dajali državni blagajni 344 solidov mankozov, pa tudi poljedelske pridelke, npr. vino in olje z različnih posesti. Iz pritožb nad frankovskim vojvodom izhaja, da so v bizantinski dobi Istrani zbirali za cesarja darove, exenia, in jih izročali osebno, da so za cesarske odposlance le enkrat letno dali po eno ovco od stotih in da so dajali cerkvi desetino. Vrsta tožb opozarja, da Istrani praktično niso imeli delovnih obveznosti niti nekaterih obveznosti v naravi. Treba je spomniti, da vse dajatve, davki in dolžnosti, znesek 344 solidov, pa tudi obvezna oddaja pridelkov v naravi za cesarsko blagajno pomenijo obliko bizantinskih davčnih obvez.37'38 Lokalizacija posestev, z izjemo državnih pri Novigradu, je zaenkrat težavna, če ne celo nemogoča. Zanimiva je misel, da bi bila lahko hiša Zerontiaca prevod iz gerontokomeion, to je hospic za starce.39 Ob teh nekoliko postranskih ugotovitvah, ki odpirajo nove probleme, je potrebno poudariti splošno ugotovitev, da je naštevanje, kot so ga predstavili Istrani, del bizantinskega sistema dajatev (takse, davki, plačevanja, služnosti). Oikonomides v eni izmed zadnjih študij analizira panegirično pismo Teodorja Studita iz 1. 801, v katerem slednji opisuje bizantinsko davčno prakso iz konca 8. st.40'41 Avtor ugotavlja, da je bil tedaj dokončan kataster, torej register vseh nepremičnin. z opisom in ustrezno cenitvijo. Na njem je bil zasnovan nov bizantinski davčni sistem srednjega obdobja, utemeljen na obremenitvi, ki je bila sorazmerna s premoženjem zavezanca. Ta sistem, veljaven v bistvu za velike posesti in vasi, temelji na kolektivni davčni odgovornosti, ki je bila za državno blagajno bistveno pomembna. Ta sistem pa je v davčnem okrožju omogočal davčne razbremenitve ob naravnih nesrečah, begu ali ob odsotnosti zavezanca. Mislim, da je v ekonomskem in družbenem razvoju potrebno primerjati spremembo glede kolektivnih davkov v luči Agrarnega zakona (7./8. st.).42 Istrani v mestih in kastelih so imeli v bizantinskem času določene pravice do občinske, skupne zemlje, pa tudi do tiste, ki so jo občasno razdeljevali med člane skupnosti.43 Istrsko upravo v bizantinski dobi je odlikovala velika stopnja samostojnosti in lokalne samouprave na provincijski in na mestni ravni, kar jc v splošnem ustrezalo znanim razmeram v drugih provincialnih enotah, kot so bile Hcrson. Dalmacija, Sardinija.44 Magister militum jc bil spočetka bizantinski funkcionar: s časom, posebej od 8. st. naprej, so tudi v drugih dukatih ravenskega eksarhata izhajali vodje provinc iz zemljiške in politične, upravne in vojaške aristokracije, ki so se tedaj že skoraj zlile v eno. Samostojne lokalne uprave so se združevale v provincijskih avtonomijah: per ipsos honores ambula-bant ad communione et sedebant in consessu unusquisque per I 4S 4(i suum nonorem. Tribuni so sc med seboj razlikovali: nekateri med njimi so zasedali odličnejše mesto od drugih, ker so v Konstantinoplu dobili časten naziv hypatos in so v lokalni hierarhiji sledili neposredno magistru militum. ki je bil upravnik province. Običaj podeljevanja naslova konzula (hypatos) jc značilen za to obdobje. Kar sc tiče družbene strukture, jc populus pomenil aristokracijo svobodnih in premožnih meščanov, ki so uveljavljali svojo politično moč v prvi vrsti na podlagi svojih zemljiških posesti. Tem so pripadali tribuni, prvi med njimi puljski primus, domestici, vicari, lociservatores; vse te in druge štejemo med homines capitanei. Nedvomno ni bil manjši tudi družbeni, kulturni, ekonomski in politični vpliv klera, predvsem visokega. Poznane so tudi druge družbene kategorije, omenjene v Rižanskem placitu: liberi homines so bili dolžni spremljati tribune na vojno,48 coloni so v bistvu ustrezali tistim iz poznorimskega časa in justinijanske zakonodaje,49 liberti so bili osvobojeni sužnji, advenae homines prišleki, hospites, excusati so bili koloni, oproščeni prispevkov, ali odvisni ljudje pod varuštvom posestnikov ali osvobojenci v službi tribunov;5" servi bi mogli ustrezati bizantinskim douloi, toda zdi sc, da so bili v resnici sužnji in ne le, da jc ta institucija šc trajala, ampak da sc je njihovo število šc povečalo.51"53 Hotel bi omeniti šc izraz puuperes (cfr. f. 22r, I. 21-22). Možno je razmišljati o tem, ali sc to nanaša na "revne" v preprostem ekonomskem smislu ali pa je to socialni termin.54 Teofan v svoji kroniki omenja, da so bili v začetku 9. st. "revni" (/>tohoi) vpoklicani v vojsko na stroške njihovih občin, ki so plačale tudi njihove davke. Mislim, da se tako približamo "revnim" iz zakonodaje makedonskih cesarjev iz K), st., ki so nasprotje "močnim" (iscliyroteroi, dynatoi), za katere jc bilo pravilno ugotovljeno, da se termina ne sme prevajati z "reven", pač pa s "šibek", ker se ne nanaša na ekonomsko, pač pa na socialno kategorijo.55 Na katero obdobje se sklicujejo Istrani na rižanskem zboru, ko govore o preteklosti? Nedvomno je, da se del opisanega položaja nanaša na drugo polovico 8. st. Med prebiranjem dokumenta imamo v mnogih primerih jasen vtis, da se Istrani sklicujejo na skorajšnje dogodke in ukrepe. Tudi pismo Teodorja Studite potrjuje takšen sklep v mnogih točkah. Isto potrjuje tudi uporaba solidov mankozov kot plačilnega sredstva za dajatve. Ta denar se je začel uporabljati v drugi polovici 8. st. Prvič je mankoz omenjen v dokumentu iz Šesta v Furlaniji (778), nato v dokumentu za samostan v Farfi (786) in v Liber pontificalis v času papeža Hadrijana (771-795). Končno utemeljitev o izvoru tega novca dolgujemo Gricrsonu: "Zdi se, da je ta izraz najprej označeval muslimanski dinar, ki je bil nekoliko lažji od solida (4,25 g) in ki naj bi izviral iz arabskega izraza manqush, kar pomeni "kovan", a jc bolj splošno označeval po vrednosti ustrezen kovanec. Druge navedbe v placitu ne dovoljujejo natančnejših sklepanj. Placit je treba analizirati v raznih njegovih delih; mislim, da jih bo datirati težko ali pravzaprav nemogoče, saj ni dovolj bolj ali manj istočasnih virov. Predaleč bi segli na tem mestu, ko bi poskušali načeti problem slovanskih naselij v Istri od 6. st. do časa placita. Mnogo je bilo napisano o tem z različnih in tudi nasprotujočih si gledišč in nastalo jc mnogo interpretacij. Vse je bilo odvisno celo od narodnosti zgodovinarja ali arheologa. Arheološki dejavnosti zadnjih desetletij, ki je za zgodovinarja zelo pomembna, moramo izkazati veliko priznanje. Tu mislim na delo Branka Marušiča in drugih, katerih dela omenjam v priloženi bibliografiji. Če povzamem v kratkem, je prišlo v Istri v 7. in 8. st. do prvotne, starejše faze slovanske naselitve, ki je sledila roparskim in uničevalskim vdorom; tej prvi fazi je v frankovski dobi sledil nov val naselitev, tokrat čisto agrarne narave, torej različen od dose-Ijevanja, ki je sledilo vdorom dvesto let prej. Proti tem zadnjim slovanskim naseljencem protestirajo Istrani na placitu.57 V zvezi z bizantinskimi ostanki v Istri preostaja še veliko dela ne le na področju umetnostne zgodovine, arhitekture in slikarstva, pač pa morda še bolj na lingvističnem, toponoma-stičnem in onomastičnem področju in drugje. Prispevku sledi seznam publikacij, monografij, študij in člankov, ki so po mojem mnenju koristni za obravnavo problemov bizantinske Istre. Izbor je subjektiven in ne želi biti dokončen. Nekatere publikacije, ki so v opombah podane v skrajšani obliki, se ponavljajo v bibliografiji, urejeni po tematiki. Dela splošnega značaja ali pa posebnega pomena za bizantinsko zgodovino so citirana v ccloti. Pripominjam, da sta v tisku Zgodovina Benetk in Ravcnc. Dr. Jadran Ferluga Joakima Rakovca 25 a HR-51424 Motovun