Received: 2014-11-19 UDC 323.12(450=411.16)"1943/1945" Original scientific article PUREZZA E PERICOLO NELLA GUERRA CIVILE ITALIANA (1943-45): LA PERSECUZIONE DEGLI EBREI A VENEZIA Simon LEVIS SULLAM Universita Ca' Foscari Venezia, Dipartimento di Studi Umanistici, Dorsoduro 3484/D, 30123 Venezia, Italia e-mail: levissmn@unive.it SINTESI A oltre sessant'anni dall'ordine di arresto della popolazione ebraica emanato dai prefetti della Repubblica sociale italiana (30 novembre 1943), dopo che essa aveva di-chiarato nei suoi documenti fondativi gli ebrei italiani come "stranieri" e "nemici", questo articolo suggerisce una nuova riflessione sulle vicende e implicazioni della per-secuzione antiebraica e della deportazione dall'Italia. Utilizzando le categorie dell'an-tropologa Mary Douglas, l'articolo si chiede attraverso quali dinamiche le condizioni di "pericolo" costituita dal conflitto mondiale e dalla guerra civile italiana, innestandosi sulla precedente esperienza di antisemitismo fascista abbia condotto a una radicalizza-zione dell'immaginario e delle rappresentazioni della "purezza" nazionale italiana, fino a tradursi in un'azione violenta genocidaria. Parole chiave: guerra civile, genocidio, ebrei, fascismo, antisemitismo, purezza, pericolo, fascismo, Repubblica Sociale Italiana - RSI PURITY AND DANGER IN THE ITALIAN CIVIL WAR (1943-45): PERSECUTION OF THE JEWS IN VENICE ABSTRACT Over sixty years after the order of arrest of the Italian Jewish population given by the prefects of the Sald Republic, or Repubblica Sociale Italiana, on November 30, 1943, which followed the definition of Jews as "foreigners" and "enemies" in the Republic's founding documents, the article reads on new grounds the events and implications of the Italian anti-Jewish persecution and deportation from Italy. Using the categories of the anthropologist Mary Douglas, the article dwells on the dynamics through which the conditions of "danger" produced by the world war and the Italian civil war, together with the previous fascist anti-Semitic tradition, led to a radicalization of the imaginary and representations of Italian national "purity", which culminated in a violent genocidal action. Key words: civil war, genocide, Jews, fascism, anti-Semitism, purity, danger, fascism, Repubblica Sociale Italiana - RSI Simon LEVIS SULLAM: PUREZZA E PERICOLO NELLA GUERRA CIVILE ITALIANA ..., 131-142 PUREZZA E PERICOLO NELL'IMMAGINARIO RAZZISTA "I riti della purezza e dell'impurita creano I'unificazione dell'esperienza. Per mezzo loro vengono elaborati e resl pubbllcl del modelll slmbollcl Il potere politico vlene tenuto dl sollto in maniera precarla Analogamente l'ordlne ideale dl una socleta vlene garantlto dai perlcoll che minacclano coloro che lo trasgredlscono. Queste sensazloni dl perlcolo sono sla delle minacce che si usano per costrlngere un'altra persona, sla del perlcoll in cul si teme dl lncappare non appena si abbandona la retta via". Le riflessioni dell'antropologa Mary Douglas su Purezza e pericolo^ possono offrire delle suggestions per lndagare l'lmmaglnarlo politico della guerra civile ltallana del 1943-45 e in partlcolare della Repubbllca dl Salo, dell'ultimo fasclsmo, qulndl, e della sue pratlche polltlche razzlste, antlsemlte e genoclde. Posslamo pensare al razzlsmo come a un model- 10 slmbollco dl socleta, che in una sltuazlone dl perlcolo come quella della guerra - e in partlcolare della guerra clvlle, ln cul ll nemlco lnterno sl annlda potenzlalmente ovunque2 - vlene lmposto sugll altrl e su se stessl, per garantlre o rlstablllre o mantenere l'ordlne e 11 potere politico. "Le idee di separazione, purificazione, demarcazione e punizione delle trasgressloni", scrlve Douglas (1993), "svolgono come funzlone prlnclpale quella dl sl-stematizzare un'esperlenza dl per se dlsordlnata. E solamente esagerando la differenza tra unito e separato, sopra e sotto, maschio e femmina, con e contro, che si crea l'appa-renza dell'ordlne". E ancora: "Le idee sulla contamlnazlone si possono far rlsallre alla reazlone all'anomalla. L'lnizlale rlconosclmento dell'anomalla porta all'angoscla e dl qui all'ellminazlone o all'evltamento". In una sltuazlone dl "dlsordlne" e "perlcolo" la societa deve essere "purificata" attraverso l'imposizione di un "ordine" "esagerato", che sl fonda sulla "separazlone", sul "con" e "contro". Nella vlslone razzlsta e genoclda la presunta alterlta costltulsce l'"anomalla" contamlnante, che produce "angoscla" e, per reazione, l'"evitamento" o - come nel caso della Shoah - l'"eliminazione": l'identifica-zlone dell'ebreo come nemico interno, dl fronte all'eslgenza dl rlstablllre e mantenere il potere e l'ordlne (anche solo slmbollco), produce il progetto e la pratica della sua ellml-nazlone. Questo lmmaglnarlo e presente nel fasclsmo almeno dal 1937-1938, lntrecclan-do una tradlzlone antlebraica dl lungo periodo con l'emergere dl un razzlsmo dl Stato, dapprima in contesto coloniale e infine nella penisola. Attraverso la costruzione di un apparato teorlco, ldeologlco e politico, tradotto in una leglslazlone razzlsta, fu creato un sistema dl - potremmo dire con un anacronismo - "apartheid" nella socleta ltallana, oltre che in colonia. Nella RSI l'lmmaglnarlo razzlsta e in partlcolare antlsemlta si radlcallzza parosslsticamente, come anche la sua traduzlone leglslativa e polltica, dletro una splnta sla ldeologlca che pslcologlca3. Si veda, anche per le citazioni successive Douglas, 1993, 33, 35-36. In questo saggio riprendo, insistendo sull'approccio di Douglas, parti del mio lavoro I carnefici italiani. Scene dal genocidio degli ebrei, pubblicato recentemente presso l'editore Feltrinelli (Levis Sullam, 2015). Per un quadro storico comparativo vedi Ranzato, 1995. Per il periodo 1943-1945 in Italia come guerra civile Pavone, 1991. Per il contesto si veda Ganapini, 1999. 2 Simon LEVIS SULLAM: PUREZZA E PERICOLO NELLA GUERRA CIVILE ITALIANA ..., 131-142 GLI IDEOLOGI DELLA PUREZZA E DEL PERICOLO Espresslone sla della contlnulta dl produzlone dl queste concezloni nel corso del ven-tennio fascista, che della svolta del fascismo di Salo, e la figura di Giovanni Preziosi, ex sacerdote, giornalista, agitatore politico, gia diffusore fin dal 1921 del famigerato falso i "Protocolli dei Savi Anziani di Sion". Preziosi, tornato infine sulla scena nel tardo autun-no 1943, fu nomlnato nel 1944 capo dell'Ispettorato per la dlfesa della Razza con sede a Desenzano (Sarfattl, 2008; Parente, Gentlle, Grllllo, 2005). L'Ispettorato aveva funzlo-nl dl accertamento delle "poslzlonl razzlall", dl servlzlo lnformazlonl sulla massonerla, sulla "plutocrazla" e le "forze polltlche occulte", dl promozlone e studlo delle questlonl razziali, in particolare quella ebraica; aspirava al controllo delle attivita di confisca dei benl ebralca; doveva propagandare l'antlsemltlsmo, lllustrando l'azlone della coslddetta Internazionale ebraica, promuovendo l'insegnamento razziale nella scuola italiana e pub-bllcando la rlvlsta "Razza e clvllta" (Mauro Raspantl: L'Ispettorato generale per la razza, ln: Sarfattl, 2008, 116-117). Accanto a questa azlone dl propaganda Prezlosl elaboro alcune proposte tese a lnasprlre la leglslazlone antlsemlta, estendendo l provvedlmentl persecutorl a soggettl "mlstl" e "metlccl" sla stranlerl che ltallanl, e creando tra l'altro delle nuove "schede genealogiche" per la certificazione individuale del proprio "sangue ltallano". Sla gll aspettl organlzzatlvl dell'Ispettorato che la proposta leglslatlva dl Pre-zlosl sl avvlclnavano - e spesso sl rlferlvano espllcltamente - al modello nazlsta. Inoltre, quando Preziosi si riferiva a una soluzione radicale e definitiva del "problema ebraico", certamente era lnformato dl quella adottata dal tedeschl, dl cul aveva potuto apprendere dlrettamente l dettagll al plu tardl nell'autunno del 1943 durante ll suo sogglorno ln Ger-manla. In un memorlale per Mussollnl, l'ex sacerdote e glornallsta aveva scrltto: "Compl-to numero uno, non e la cosiddetta 'concordia nazionale', della quale assieme a[l filosofo Glovannl] Gentlle vanno blaterando tantl, ma la totale ellmlnazlone degll ebrel, comln-clando da coloro, e sono gla tantl, che tall sl rlvelarono nel censlmento, non mal reso pubbllco dell'agosto 1938. Pol scovare gll altrl plu o meno battezzatl o arlanlzzatl. Indl escludere da tuttl l gangll della vlta nazlonale, dall'eserclto, dalla maglstratura, dall'lnse-gnamento, dalle gerarchle centrall e perlferlche del Partlto, l metlccl, l marltl delle ebree e quantl hanno gocce dl sangue ebralco. Lo stesso va fatto per quantl hanno appartenuto alla massonerla" (Il memorlale ln: De Fellce, 1993, 612-619, ln partlc. 617). Nel memorlale a Mussollnl del gennalo 1944, dopo aver rlpercorso la proprla lunga fedelta al duce concretlzzatasl nella costante denuncla del ruolo pernlcloso dl massonerla ed ebralsmo, Prezlosl rlcordava a Mussollnl, che sl trovava allora nella fase costltuente dl Salo, una frase del Mein Kampf dl Hltler: "Prlmo complto non e quello dl creare una costltuzlone nazionale dello Stato, ma quello di eliminate gli ebrei La difficolta non consiste nel formare ll nuovo stato dl cose, ma nel fare posto per esse". Tra nuove proposte leglslatlve e rlnnovatl lmperatlvl polltlcl, sl trattava pluttosto espllcltamente dl una llcenza dl geno-cldlo, conceplto - e del resto ormal avvlato con la concreta attuazlone della "soluzlone finale" anche in Italia a partire dal dicembre 1943 - come un'impresa italo-tedesca. Queste concezlonl avevano moltl lnterpretl e rlpetltorl nella stampa dl Salo, ln lnl-zlatlve edltorlall e ln conferenze dl propaganda nel Centro-Nord Italla sotto ll controllo Simon LEVIS SULLAM: PUREZZA E PERICOLO NELLA GUERRA CIVILE ITALIANA ..., 131-142 fascista e nazista. A Venezia, cltta ministerlale e culturale del fasclsmo rlcostltulto, si dl-stinse in questa attlvlta Glocondo Protti, noto medico attivo in Laguna da oltre un decen-nio, che almeno dai prlml anni Quaranta era stato solertisslmo esecutore della leglslazlo-ne razzlsta nella sua quallta dl presldente dell'Unione provlnclale della Confederazlone fascista dei professionisti e degli artisti e segretario provinciale del Sindacato fascista dei medici4. Durante la RSI Protti assunse ll ruolo dl conferenzlere e sagglsta antisemlta, sla in cltta che in dlversl perlodlcl e pubbllcazloni della varlegata e pollcentrlca stampa ed editoria del fascismo rinato, venendo per questo elogiato e forse finanziato dagli stessi nazlstl. La natura dell'antlsemltlsmo dl Protti, che univa elementi dl antlgludaismo cat-tolico ad un razzismo biologista ispirato alla sua formazione e attivita scientifica, emerge tra l'altro dalle notizle dl una sua conferenza tenuta a Venezia ll 30 marzo 1944, dal tltolo II dramma di Israele, replicata una settimana piu tardi e infine pubblicata in "Orizzonti", numero unico delle Edlzloni Erre del 19445. Qui Protti trattando della "questlone ebraica come malattla dell'umanita"6, alludeva fin da principio alla persecuzione in corso: "Mi e stato osservato che parlare oggl contro gll ebrel e sommamente lngeneroso, perche non e caritatevole infierire contro gli oppressi". Ma l'intervento intendeva rovesciare questo punto dl vista ("slamo nol, dlsgrazlatl 'gentill' che soffriamo sotto ll loro glogo occulto, beffardo e secolare") e mostrare anzi le giustificazioni storiche della persecuzione. Queste si basavano in larga parte sul "celebri e spaventosl 'Protocolll del Savl anzlani dl Slon'" e sulla loro "paurosa potenza dlmostratlva". I "Protocolll" dlmostravano ll potere "enorme di corrosione ed infiltrazione" degli ebrei e la loro aspirazione alla richezza e al dominio in vista del quall erano governatl "da capl rabblni costituenti ll cervello dl un organismo lnternazlonale". Il mancato riconosclmento dl Cristo aveva causato negll ebrel una "mu-tllazlone congenlta dello splrlto" e l'lmposslblllta dl camblare nemmeno ln segulto al batteslmo (su questo, secondo Protti, la Chiesa e l tedeschi si trovavano d'accordo). Gll ebrel erano all'origlne della guerra attuale e rappresentavano un male lncurablle per la socleta: "L'ebreo puo qulndl essere conslderato come una mostruoslta splrituale lnserita nello splrito del mondo cosi come ll cancro e una mostruoslta blologlca che si lnnesta nella carne sana dell'umanita", scriveva ll medico. Un "grandloso, catartlco castigo dlvlno" attendeva qulndl gll ebrel "che si mantennero lontani da Cristo", concludeva Protti: una punizlone "ancora una volta senza rimedlo e senza posslblllta dl scampo" (Protti, 1944, 39-43). Da una relazlone del Console tedesco a Venezia della primavera 1944 risulta che questo lntervento sul "dramma dl Israele" fosse appunto ll frutto dl una conferenza tenuta all'Ateneo Veneto, sotto gll ausplcl dell'Istltuto fascista dl cultura, con buon successo dl pubbllco. Il console lndlcava lnoltre Protti come uno del primi aderenti della RSI a Tracce di questa attivita di Protti nel 1942 si trovano in ASV, Gabinetto Prefettura, versamento [vers.] 1956, busta [b.] 7, fascicolo [fasc.] Attivita professional Ebrei. L'esemplare di questo numero unico che ho potuto consultare in copia si trova presso la biblioteca dell'Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della societa contemporanea, Torino. Temi analoghi emergono anche in Giocondo Protti: Israele o Cristo? Il Solco fascista, Reggio Emilia, 6 e 10 gennaio 1944, cit. in Zambonelli, 2001, 53. La cronaca della conferenza e l'annuncio della sua replica ne II Gazzettino, 1 e 6 aprile 1944, sono editi in Segre, 1995, 170. 4 5 Simon LEVIS SULLAM: PUREZZA E PERICOLO NELLA GUERRA CIVILE ITALIANA ..., 131-142 Venezia e come collaboratore de "Il Regime fascista" di Farinacci; il diplomatico nazista auspicava infine che questo tipo di iniziativa potesse ripetersi, evidentemente segnalando il medico veneziano come conferenziere di fiducia7. LA TRADUZIONE POLITICA DELLA PUREZZA E datata 30 novembre 1943 l'ordinanza di Polizia n. 5 del Ministro degli Interni della RSI Guido Buffarini Guidi che ordinava l'arresto degli ebrei italiani e il sequestro dei loro beni. "Tutti gli ebrei, anche se discriminati, a qualunque nazionalita appartengano e comunque residenti nel territorio nazionale debbono essere inviati in appositi campi di concentramento; tutti i loro beni mobili e immobili debbono essere sottoposti ad imme-diato sequestro in attesa di essere confiscati nell'interesse della Repubblica Sociale Italia-na, la quale li destinera a beneficio degli indigenti sinistrati dalle incursioni nemiche^". Infine il provvedimento ingiungeva: "Siano per intanto concentrati gli ebrei in campi di concentramento provinciali in attesa di essere riuniti in campi di concentramento speciali appositamente attrezzati". Con quest'ordine, dunque, le autorita italiane avevano assunto in proprio ufficialmente l'iniziativa della persecuzione delle vite degli ebrei8. Pochi giorni piu tardi scatto anche a Venezia l'operazione di polizia, preparata in dettaglio dopo l'ordine del Ministero sulla base di elenchi anagrafici dei cittadini ebrei compilati e aggiornati fin dal 1938. Alle ore 14 del 5 dicembre 1943 il Questore ordinava quindi l'"immediato fermo elementi appartenenti razza ebraica": l'ordine era inviato a Commissariati di Pubblica Sicurezza, Comando Carabinieri e 49° Legione della Milizia Volontaria di Sicurezza Nazionale. Si era deciso di procedere nella notte, con il favore dell'oscurita per un'azione che poteva essere disapprovata dalla popolazione e, soprat-tutto, per cogliere di sorpresa, nel sonno o comunque presso la propria abitazione, le vittime designate. I commissariati disponevano degli elenchi con indirizzi degli ebrei delle rispettive zone e poterono organizzare l'invio di vari manipoli verso le abitazioni delle singole famiglie ebraiche di cui, nei giorni precedenti, avevano accertato la presenza a Venezia. "Predetti [ebrei]", ordinava il telegramma del Questore, "saranno tradotti alle locali Carceri di S. Maria Maggiore se di sesso maschile, alla Casa Penale della Giudecca se di sesso femminile, at centro minorenni se trattasi di minori"9. La sera successiva il prefetto comunicava al Ministero dell'Interno il successo dell'a-zione (con un telegramma in cui emergeva esplicitamente e letteralmente il tema della "purezza"): "Notte sul sei corrente in Venezia et provincia procedutosi in fermo numero 163 ebrei puri di cui 114 donne et 49 uomini". Esisteva gia un coordinamento con l'au-torita tedesca: "Conforme parere locale comando germanico non ancora provvedutosi at carico ebrei sposati con ariane aut viceversa che sono sottoposti vigilanza. Attendosi in 7 BA RM CEV, Materiali della mostra "Gli ebrei a Venezia 1943-45. Una comunita tra persecuzione e rinascita" (1995), copia di documento, 4 aprile 1944, conservato agli Yad Vashem Archives di Gerusalemme. 8 Per queste vicende le opere di riferimento restano Picciotto, 2002; Sarfatti, 2000. 9 Per le vicende veneziane salvo diversa indicazioni la ricostruzione e quella offerta da Segre, 1995. In totale gli ebrei deportati da Venezia e uccisi nel 1943-1945 furono 246. Per un altro contesto locale, con particolare attenzione al ruolo dei carnefici italiani, vedi ad esempio Osti Guerrazzi, 2005. Simon LEVIS SULLAM: PUREZZA E PERICOLO NELLA GUERRA CIVILE ITALIANA ..., 131-142 merite disposizioni". L'operazione era durata tutta la notte. All'alba la parte plu consl-stente degli arrestati erano stati imprigionati nelle carceri di Santa Maria Maggiore; altri nel Convitto Marco Foscarini, che fungeva anche da caserma della Guardia Nazionale Repubblicana e alloggiava sfollati e profughi; i minori in alcuni istituti. Ma la settimana successiva sarebbero tutti stati trasferiti nella Casa di ricovero israelitica in Ghetto Nuovo, che avrebbe funto da campo di transito: gli ebrei li rinchiusi erano alla fine oltre novanta, piantonati da agenti di Pubblica sicurezza. Nei giorni seguenti, tre agenti di polizia recatisi a ciascun indirizzo dove avevano arrestato un ebreo o una famiglia, ponevano sotto sequestro l'appartamento, dopo una minutissima elencazione scritta dei beni custoditi - cio che non esclude il prelevamento di singoli oggetti o averi non inclusi nelle descrizioni - e sigillavano la casa. Il 28 dicembre il Questore annunciava infine a commissariati e comando dei carabinieri la deportazione degli ebrei a Fossoli di Carpi: "Ministero dell'Interno dispone invio tutti gli ebrei fermati in questa Provincia in campo di concentramento di Carpi. Gli ebrei dovranno portare seco i propri effetti letterecci, materassi, lenzuola, coperte, federe, cuscini". La deportazione fu rapidamente organizzata: il 31 dicembre il commissario di Pubbli-ca sicurezza delle Ferrovie di Venezia comunicava l'avvvenuta partenza di 93 ebrei "scor-tati da Militari dell'Arma". "Prendevano posto su due vetture di terza classe messe at disposizione dalle Ferrovie", precisava il telegramma, "mentre loro effetti d'uso per circa 15 ql. viaggiano su carro merci agganciato stessa composizione". Il 31 dicembre 1943 erano dunque partiti per Fossoli di Carpi 93 ebrei. A questi si sarebbe aggiunto il 18 gen-naio 1943 un gruppo di piccolissimi minori che si trovavano in precedenza "in condizioni tali da non consentire il trasporto". Per ordine del questore questi bambini sarebbero stati ricongiunti ai genitori: il che significava avviarli allo stesso destino di morte. Il questore comunicava al direttore del campo di Fossoli, con questo messaggio, l'elenco dei bambini che sarebbero stati accompagnati in treno da "agenti di questo ufficio": "Levi Mario di Beniamino di anni 4; Levi Lino di Beniamino di anni 6; Todesco Sergio di Eugenio, di anni 4; Nacamulli Mara di Eugenio di anni 3" (Fonogramma della Questura di Venezia alla Direzione del campo di concentramento di Fossoli, in: Segre, 1995, 155). Circa un mese piu tardi, il 22 febbraio 1944, il convoglio diretto ad Auschwitz, includeva anche il gruppo di minori da non molto ricongiunto ai genitori, parti da Fossoli. Di esso faceva parte uno dei pochi che alla fine della guerra poterono tornare: Primo Levi. Assieme a lui altri 649 prigionieri stipati in dodici vagoni-merce: avrebbero compiuto un viaggio di quattro giorni fino al campo (Picciotto, 2002, 854). Nel corso delle settimane e dei mesi successivi la Questura di Venezia procedette nelle operazioni di confisca e inventariazione dei beni ebraici; nella caccia agli ebrei sfuggiti alla retata di dicembre; nella sorveglianza degli ultrasettantenni, dei malati e dei coniugi o dei figli di unione "miste" tra ebrei ed "ariani". I documenti di polizia mostrano la particolare insistenza con cui i commissariati continuavano a sorvegliare anche signore anziane o donne incinte. All'Ospedale Civile di Venezia erano piantonati ebrei ricoverati; lo stesso dicasi per gli anziani rimasti nella Casa di Ricovero, i cui spostamenti (general-mente verso l'ospedale), dovevano essere comunicati con solerzia. Cio avrebbe favorito le SS tedesche nelle operazioni di arresto dell'estate 1944, sotto la guida del capitano Simon LEVIS SULLAM: PUREZZA E PERICOLO NELLA GUERRA CIVILE ITALIANA ..., 131-142 Franz Stangl, gla comandante del campl dl Soblbor e Trebllnka. A questl arresti contrlbui anche ll collaborazlonlsta ebreo Grlnl, dl cul parleremo. Il 27 dlcembre 1943, dopo che Elena Fano era stata lncarcerata, pol trasferlta alla Casa di Ricovero, infine rilasciata in quanto ultrasettantenne, la Questura raccomandava al Commlssarlato dl San Marco "rlntracclo e sottoposlzlone a vlgllanza dell'ebrea allogglata a San Marco 2055 presso l fratelll". La slgnora e l fratelll, anch'essl anzlanl, furono infine deportati dai tedeschi nell'estate 1944 (Picciotto, 2002, 261-262). Ugual-mente, ll 3 magglo 1944 ll Commlssarlato dl Cannareglo comunlcava alla Questura che Blce Castelnuovo, dl 77 annl, "dl razza e rellglone ebralca", vlveva ancora, sola, presso ll suo domicilio. La Castelnuovo venne "diffidata a non allontanarsi da questa citta", mentre sl dlsponeva "sul suo conto la dovuta vlgllanza"10: alla fine a quanto pare le fu risparmiata la deportazlone. Il 31 marzo 1944 un maresclallo dl pollzla comunlcava alla Questura che una donna ebrea sposata ad un "arlano" cattollco era stata rlcoverata all'Ospedale perche "in travaglio di parto". Quindici giorni piu tardi la Questura si pnemurava di verificare se la stessa - evldentemente perlcoloso soggetto - avesse fatto rltorno presso ll proprlo domlclllo e chledeva dl preclsare la composlzlone della famlglla, asslcurando la "sottoposlzlone a deblta vlgllanza" della donna11. Le attivita di confisca dei beni ebraici proseguivano anche con la collaborazione di cit-tadlnl comunl che lnvlavano segnalazlonl e denunce: delazlonl. Il capo della provlncla se-gnalava al questore che ll slgnor F. C., che occupava ln segulto a requlslzlone l'appartamen-to della slgnora Amalla Cesana, aveva trasmesso l'elenco del moblllo dell'appartamento, segnalando pero che mancavano "materassl, coperte, blancherla, oggettl dl abbelllmento, vestlarlo e tuttl l servlzl da tavola e dl cuclna". Lo stesso slgnore "rlt[e]ne[va]" che questl oggettl "sl trov[asser]o nascostl" presso l parentl "dl razza arlana" della Cesana12. COLLABORAZIONISMO E DELAZIONE: 1 CONFINI Dl PUREZZA E PERICOLO RIDEFINITI Nello sfacelo morale della persecuzione genocida i comportamenti dei carnefici e delle vlttlme potevano confondersl. Alcune dl queste ultlme sl collocavano - ln quanto col-laborazlonlstl - nel pannl del persecutorl. In quella che Prlmo Levl ha chlamato la "zona grigia", anche i confini della "purezza" e del "pericolo" si rimescolavano, impedendo il supposto ristabilimento dell'"ordine" cui i carnefici aspiravano. Cosi avveniva almeno in principio: alla fine le vittime sarebbero infatti tornate ad essere e rimaste tali, come nel caso del delatore Grlnl. L'attlvlta delatorla dell'ebreo trlestlno Mauro Grlnl cl mostra come questo tlpo dl vlolenza, entrasse nella quotldlanlta del rapportl, lnfrangesse le norme e le attese della 10 ASV, Gablnetto dl Prefettura, vers. 1956, b. 4., fasc. Castelnuovo Blce fu Enrlco, Commlssarlo dl PS dl Cannareglo alla Questura dl Venezla, 3 magglo 1944. 11 ASV, Gablnetto dl Prefettura, vers. 1956, b. 4., fasc. C. N. dl C., sl vedano gll scambl tra ll Commlssarlato dl San Marco e la Questura, 31 marzo e 16 aprlle 1944. 12 ASV, Gablnetto dl Prefettura, vers. 1956, b. 4., fasc. Cesana Amalla, capo della provlncla dl Venezla a Questore dl Venezla, 6 marzo 1944. Simon LEVIS SULLAM: PUREZZA E PERICOLO NELLA GUERRA CIVILE ITALIANA ..., 131-142 convivenza, si determinasse in modo imprevedibile. Tra la primavera e l'estate del 1944 Grlni scese a Venezia da Trieste e si stabili in un hotel non lontano dalla stazione ferrovia-ria. Il suo ufficio si trovava presso il locale comando delle SS. Grini era venuto a cercare ebrei triestini rifugiatisi in Laguna, dove contavano di non essere riconosciuti: in diversi, inoltre, erano fuggiti li perche la citta non veniva bombardata, era affollata ma le risorse non mancavano trattandosi di uno dei centri maggiori della RSI. Grini aveva con se alcuni ipotetici indirizzi dove cercare, poteva contare su alcune informazioni di Polizia, batteva a tappeto alberghi, pensioni, locande controllando i registri degli ospiti. Infine si appostava in luoghi strategici di una citta dove, nonostante il dedalo di calli, gli assi viari su cui la gente si spostava, alcuni punti nevralgici e i trasporti pubblici erano invece facilmente controllabili, inclusi quelli di fuoriscita dalla citta. A Liberazione avvenuta Teresa Pescatori denuncio alla Questura di Venezia che il marito e il cognato Ignazio e Adolfo Luft, ebrei di origine polacca, erano stati fatti arrestare da Grini su di un treno nel tratto Venezia-Mestre "con la collaborazione della [polizia] ferroviaria"13: furono consegnati ai tedeschi dopo l'arresto da parte di italiani. Grini aveva fatto cosi a Trieste, fece lo stesso per un breve periodo a Brescia, e infine a Milano, dove, ormai nel marzo 1945, venne segnalato in un bollettino del Corpo Volon-tari della Liberta con questa descrizione: "GRUN di Trieste. Ebreo, si fa chiamare Grini o Verdi o dott. Manzoni. E al servizio della SS tedesca e si e specializzato nella cattura di correligionari da lui precedentemente conosciuti. Ha fatto catturare circa 300 ebrei a Trieste, un centinaio a Venezia ed a Milano continua alla media di due al giorno. Il padre, noto sarto, e a Trieste in campo di concentramento, percepisce 7.000 lire per ogni ebrei che fa arrestare. A Milano va sempre in compagnia di due tedeschi e gira per il centro, specie in Galleria. Alto di statura, molto ben vestito, 35/36 anni, calvizie incipiente alle tempie, capelli castani, naso marcatamente semitico"14. In un interrogatorio nel corso delle indagini del dopoguerra su Grini, Arturo Friedman, ebreo fiumano rifugiatosi a Venezia, riferi dell'arresto dello suocero dopo che egli era in-cappato in Grini nel centro della citta. Un giorno di agosto 1944 Simeone Levi fu fermato "da un individuo, i cui connotati corrispondevano a quelli del Grini Mauro, che egli non conosceva". Nonostante le raccomandazioni a Simeone dei familiari nascosti altrove a non girare per la citta, era seguito un nuovo incontro con Grini e infine l'arresto di Levi. Qualche giorno piu tardi Arturo Friedman intravide lo sucero su un vaporetto in servizio lungo il Canal Grande: quando fece per avvicinarglisi si accorse che era accompagnato da due individui; questi lo condussero dapprima presso la sua abitazione, quindi al carcere di Santa Maria Maggiore. Di li a qualche giorno Simeone Levi fu tradotto a Trieste, dove se ne "perdettero le tracce". In seguito Friedman seppe dalla domestica in servizio presso l'appartamento dove viveva lo suocero che vi si era recato Mauro Grini, "in compagnia 13 ACDEC, Processi ai criminali nazisti, Stralci di processi, b. 1, fasc. Corte d'Assise di Milano, Processo Grini, Teresa Pescatori alla Questura di Venezia, 14 luglio 1945. 14 ACDEC, Processi ai criminali nazisti, Stralci di processi, b. 1, fasc. Corte d'Assise di Milano, Processo Grini, estratto del "Bollettino del Servizio di Informazioni del Comitato di Liberazione per l'Alta Italia", n. 18, 1 marzo 1945. Simon LEVIS SULLAM: PUREZZA E PERICOLO NELLA GUERRA CIVILE ITALIANA ..., 131-142 di un tedesco, ed aveva fatto man bassa su quanto si trovava (vestiti, gioie, denaro ecc.)". Friedman riferi inoltre i nomi di altre quattro persone, tre donne e un uomo, che erano state denunciate da Grini15. Gli incontri che avevano dato origine alla delazione erano stati quindi casuali e la traduzione della vittima tratta in arresto su un mezzo pubblico, in pieno giorno, seppure con uomini in borghese. Ma in una lettera della primavera 1946 alla comunita israelitica di Trieste Egon e Walter Sussland, anch'essi rifugiatisi a Venezia, ricostruivano un vero e proprio "metodo" seguito da Grini: "Girava per le vie di Venezia ed incontrando qualche conoscente, lo salutava e proseguiva per via. Senonche evidentemente il Grini stesso si faceva seguire da qualche altra spia, che aveva l'incarico di pedinare la persona salutata, la quale, non vedendosi seguita dal Grini stesso, riteneva di non essere presa di mira. Questo sistema evidentemente mirava ad evitare che con un primo ed unico arresto, gli altri perseguitati si nascondessero. Fatto si e che il Grini - dopo aver fatto spargere appositamente la voce - si assentava da Venezia per qualche giorno, per poi ritornare a improvvisamente a stringere la rete stesa". Cosi furono individuati e arrestati diversi ebrei triestini ed anche il signor Carlo Macerata, "in campo San Bartolomeo" (una delle piazze piu centrali della citta, accanto al ponte di Rialto). Nei giorni successivi lo stesso Grini aveva picchiato Macerata in carcere per estorcergli informazioni sui suoi averi e si era quindi recato nel suo appartamento, saccheggiandolo. Egon Sussland aveva personalmente conosciuto un "questurino" che gli aveva rivelato di aver fatto lui stesso "i pedinamenti per conto del Grini". Un altro italiano quindi che, forse a tempo perso e probabilmente dietro compenso, partecipava al sistema di pedinamento e delazione. Infine i Sussland riferivano che una conoscente canadese si era trovata casualmente ad un festino cui partecipava anche Grini, il quale "in stato di ubriachezza [aveva detto] di ricevere per ogni ebreo catturato Lire 7.000 - ed inoltre un mensile fisso di Lire 10.000 - e pure allora disse d'aver fatto arrestare fino allora circa 1400 persone"16. I numeri erano probabilmente esagerati, ma tenuto anche conto di quelli denunciati nel Bollettino milanese del Corpo Volontari della Liberta e il fatto che vari arresti riguardavano gruppi familiari, le vittime di Grini poterono comunque aggirarsi sulle diverse centinaia. Secondo un'informativa del novembre 1944, Grini avvicinava persone, specie com-mercianti, anche solo sospette di essere ebree (ad esempio per il loro cognome), oppure persone per cui era in possesso di informazioni su loro particolari dotazioni economiche con lo specifico intento di depredarli. Tra le richieste che faceva alle sue vittime quella di denunciare la presenza di ebrei di cui fossero a conoscenza. Questa stessa fonte riferiva di un dott. lasonni che "prendeva ordini" dal Grini pur definendolo un "fior di farabutto", e raccontava che un ufficiale tedesco aveva detto al commissario di Polizia Andriulli: "quando il Grimm [sic, ma Grini] avesse finito il lavoro di ricerca degli ebrei cui e adi- 15 ACDEC, Processi ai criminali nazisti, Stralci di processi, b. 1, fasc. Corte d'Assise di Milano, Processo Grini, dichiarazione dattiloscritta, s.d. 16 ACDEC, Processi ai criminali nazisti, Stralci di processi, b. 1, fasc. Corte d'Assise di Milano, Processo Grini, Egon e Walter Sussland alla Comunita israelitica di Trieste, 23 maggio 1946. Simon LEVIS SULLAM: PUREZZA E PERICOLO NELLA GUERRA CIVILE ITALIANA ..., 131-142 blto^ qui fece un gesto con due dlta sotto la gola come per splegare che lo avrebbero soppresso"17. Nella primavera del 1947 la Corte d'Assise di Milano condanno infine per collabora-zlonismo "Grlni Mauro Grazladlo dl Samuele e dl Coen Luzzatto Cornelia, nato a Trieste ll 4 glugno 1910", "alla pena dl morte medlante fucllazlone nella schiena"18. Ma Grlni era probabllmente gla morto a San Sabba come tuttl l suol famillarl19. Il sistema della de-lazlone, che lmpllcava la collaborazlone delle vlttime e ll supporto dl varle forze e strut-ture dl pollzla, si concludeva con l'ellminazlone del delatore (o delatrlce) stessl quando essl rlsultassero non plu utlll o si rlbellassero alle norme della collaborazlone. Una volta definita e violentemente imposta la linea della "purezza" e del "pericolo", nel contesto del genocidio non era piu possibile una ulteriore ridefinizione dei rapporti tra carnefice e vittima, violare i confini e gli interdetti del "modello simbolico" razzista: non vi era piu alcuna salvezza. 17 ACDEC, Comunita ebraiche italiane, b. 4 Venezia, fasc. informativa n. 610, Venezia, 1 novembre 1944 (copia di documento dell'Archivio di Stato di Venezia). 18 ACDEC, Processi ai criminali nazisti, Stralci di processi, b. 1, fasc. Corte d'Assise di Milano, ritaglio del Corriere della Sera, 6 luglio 1947. 19 Per la vicenda di Grini e la sua conclusione Franzinelli, 2012, 190-193. Slmon LEVIS SULLAM: PUREZZA E PERICOLO NELLA GUERRA CIVILE ITALIANA ..., 131-142 ČISTOST IN NEVARNOST V ITALIJANSKI DRŽAVLJANSKI VOJNI (1943-45): PREGANJANJE JUDOV V BENETKAH Simon LEVIS SULLAM Unlverza Ca' Foscarl v Benetkah, Oddelek za humanlstlko, Dorsoduro 3484/D, 30123 Venezla, Itallja e-mall: levlssullam@gmall.com POVZETEK Več kot šestdeset let od naloga za aretacijo Judov, ki so ga 30. novembra 1943 izdali prefekti Italijanske socialne republike (Repubblica Sociale Italiana - RSI oziroma Saloj-ska republika - Repubblica di Sald), potem ko so v ustanovitvenih aktih deklarirali italijanske Jude kot "tujce" in "sovražnike", ponuja novo poglobitev v dogodke in posledice protijudovskih pregonov in deportacij iz Italije. Današnje zgodovinopisje nas navaja k razumevanju genocidnih procesov v njihovih različnih fazah, med katerimi je tudi ustvarjanje sovražnika in žrtve, njihove materialne prepoznavnosti, njihove aretacije, zaplembi vsega premoženja in sredstev za preživljanje, transportov na mesta segregacije: začetne faze, ki so bistvenega pomena za vzpostavitev pogojev za fizično uničenje. Čeprav italijanske politične sile, vojska in policija pa tudi civilno prebivalstvo (kolaboracija, tajni sodelavci, vohuni itd.) na splošno niso sodelovali pri fizičnem iztrebljanju Judov, so bili aktivno vključeni v te predhodne faze genocida. Z uporabo kategorij antropologinje Mary Douglas se avtor sprašuje, s kakšno dinamiko je stanje "nevarnosti", ki ga je proizvedla svetovna vojna in italijanska državljanska vojna v povezavi s prejšnjo izkušnjo fašističnega antisemitizma (in še starejšimi ideološkimi protijudovskimi tradicijami in predsodki, ki so bili razširjeni na polotoku), pripeljalo do takšne radikalizacije podobe in predstave o italijanski nacionalni "čistosti", ki je nato pripeljala do nasilnih genocidnih dejanj. Ključne besede: civilna vojna, genocid, Judje, fašizem, antisemitizem, čistost, nevarnost, fašizem, Italijanska socialna republika - RSI Simon LEVIS SULLAM: PUREZZA E PERICOLO NELLA GUERRA CIVILE ITALIANA ..., 131-142 FONTI E BIBLIOGRAFIA ACDEC - Archivio della Fondazione CDEC, Milano (ACDEC), Serie: Comunita ebrai-che italiane; Processi ai criminali nazisti. Stralci di processi. ASV - Archivio di Stato di Venezia (ASV), Gabinetto Prefettura. BA RM CEV - Biblioteca-Archivio R. 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